ROCCA MASSIMA

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Mensile dell’associazione culturale “Mons. Giuseppe Centra” ROCCA MASSIMA Anno 14 numero 5 Associazionismo è confronto Sabato 3 Maggio 2014 “POSTE ITALIANE - Spedizione in A.P. Tassa Pagata 70% art. 2 L 662/96 DC Latina” “In caso di mancato recapito inviare al CPO di Latina per la restituzione al mittente previo pagamento resi” ROCCA MASSIMA feste di maggio ROCCA MASSIMA rinnovo Consiglio Comunale VELLETRI una scuola di lunga storia I giorni scorsi la televisione ci ha fatti partecipi di un evento straordinario, finora unico nella storia della Chiesa: due papi, uno “emerito” (in pensione) e l’altro, quanto mai attivo, hanno di- chiarato ufficialmente santi, secondo tutte le regole vigenti, due loro prede- cessori: Papa Giovanni XXIII (An- gelo Giuseppe Roncalli) e Papa Giovanni Paolo II (Karol Wojtyla). L’evento ha suscitato tanto entusia- smo in tutto il mondo e una moltitu- dine enorme di persone entusiaste e felici, si è riversata su Roma, mal- grado notevoli disagi, problemi orga- nizzativi, di traffico, di vigilanza per la sicurezza… Due sole riflessioni. La prima. Da quando la Chiesa, con la caduta di Porta Pia (1870) ha perso il territorio e il potere temporale, ha avuto grandi Papi, anche se tutti non sono canoniz- zati (alcuni lo saranno), ma sono stati grandi per le loro qualità personali e per Sommario Quattro Papi 1 Invito alla lettura 2 Tra natura e leggenda 3 Rinnovo del Consiglio Comunale 4 Programma delle Feste di Maggio 5 Eventi culturali a Rocca Massima 6-7 “Quel ramo del lago di Como” … 7 Gita culturale nel Frusinate 8-9 Momenti di gioia 10 Scuola “A. Velletrano” 11 Lingua e linguaccia 12 La ricetta della Massaia 13 Amore: unica forza creativa 13 Artenelterritoriopontino 14-15 “La cucina mia e di nonna Maria” 15 Le bugie dei bambini 16 quanto hanno realizzato per la Chiesa (Pio IX, Leone XIII, San Pio X, Bene- detto XV, Pio XI, Pio XII…). Nel Me- dioevo e soprattutto nel Rinascimento, anche i Papi sono stati talora fragili uo- mini del loro tempo, ma quelli più vi- cini a noi sono stati veri servitori della Chiesa e diffusori del Vangelo con la predicazione e l’esempio. La seconda considerazione. Ab- biamo visto persone passare la notte fuori, all’aria aperta, per trovare un posto la mattina presto nella grande Piazza S. Pietro, che non è stata suffi- ciente a contenere tutti i convenuti, tanto che hanno dovuto fermarli in altre piazze dove sono stati installati grandi schermi perché potessero ve- dere in diretta la cerimonia. Abbiamo constatato l’entusiasmo di tante per- sone, soprattutto dei giovani, molti dei quali, specialmente dell’America Meridionale, hanno risparmiato per un anno intero per poter pagare il viaggio per Roma. Perché molti no- stri ragazzi e giovani, che si dicono credenti, sono freddi verso la reli- QUATTRO PAPI gione, quasi la “sopportano”? Cosa manca a far scattare l’entusiasmo? A chi attribuire la mancanza? Parroc- chie, Azione Cattolica, educatori, do- centi di religione… tutti coloro che si dedicano ai ragazzi dovrebbero riflet- tere e aiutarli a superare gli ostacoli della società e delle persone di oggi per accogliere il messaggio cristiano pienamente e con entusiasmo. Il 27 maggio la Chiesa ci ha proposto due modelli, pieni di qualità umane e felici di accettare il messaggio del Cristo con gioia, in tutte le circostanze della vita. Enrico Mattoccia

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Mensile dell’associazione culturale “Mons. Giuseppe Centra”

ROCCA MASSIMA

Anno 14 numero 5 Associazionismo è confronto Sabato 3 Maggio 2014

“POSTE ITALIANE - Spedizione in A.P. Tassa Pagata 70% art. 2 L 662/96 DC Latina”“In caso di mancato recapito inviare al CPO di Latina per la restituzione al mittente previo pagamento resi”

ROCCA MASSIMAfeste di maggio

ROCCA MASSIMArinnovo Consiglio Comunale

VELLETRIuna scuola di lunga storia

I giorni scorsi la televisione ci ha fattipartecipi di un evento straordinario,finora unico nella storia della Chiesa:due papi, uno “emerito” (in pensione)e l’altro, quanto mai attivo, hanno di-chiarato ufficialmente santi, secondotutte le regole vigenti, due loro prede-cessori: Papa Giovanni XXIII (An-gelo Giuseppe Roncalli) e PapaGiovanni Paolo II (Karol Wojtyla).L’evento ha suscitato tanto entusia-smo in tutto il mondo e una moltitu-dine enorme di persone entusiaste efelici, si è riversata su Roma, mal-grado notevoli disagi, problemi orga-nizzativi, di traffico, di vigilanza perla sicurezza… Due sole riflessioni. La prima. Daquando la Chiesa, con la caduta diPorta Pia (1870) ha perso il territorio eil potere temporale, ha avuto grandiPapi, anche se tutti non sono canoniz-zati (alcuni lo saranno), ma sono statigrandi per le loro qualità personali e per

Sommario

Quattro Papi 1Invito alla lettura 2Tra natura e leggenda 3Rinnovo del Consiglio Comunale 4Programma delle Feste di Maggio 5Eventi culturali a Rocca Massima 6-7“Quel ramo del lago di Como” … 7Gita culturale nel Frusinate 8-9Momenti di gioia 10Scuola “A. Velletrano” 11Lingua e linguaccia 12La ricetta della Massaia 13Amore: unica forza creativa 13Artenelterritoriopontino 14-15“La cucina mia e di nonna Maria” 15Le bugie dei bambini 16

quanto hanno realizzato per la Chiesa(Pio IX, Leone XIII, San Pio X, Bene-detto XV, Pio XI, Pio XII…). Nel Me-dioevo e soprattutto nel Rinascimento,anche i Papi sono stati talora fragili uo-mini del loro tempo, ma quelli più vi-cini a noi sono stati veri servitori dellaChiesa e diffusori del Vangelo con lapredicazione e l’esempio.La seconda considerazione. Ab-biamo visto persone passare la nottefuori, all’aria aperta, per trovare unposto la mattina presto nella grandePiazza S. Pietro, che non è stata suffi-ciente a contenere tutti i convenuti,tanto che hanno dovuto fermarli inaltre piazze dove sono stati installatigrandi schermi perché potessero ve-dere in diretta la cerimonia. Abbiamoconstatato l’entusiasmo di tante per-sone, soprattutto dei giovani, moltidei quali, specialmente dell’AmericaMeridionale, hanno risparmiato perun anno intero per poter pagare ilviaggio per Roma. Perché molti no-stri ragazzi e giovani, che si diconocredenti, sono freddi verso la reli-

QUATTRO PAPI

gione, quasi la “sopportano”? Cosamanca a far scattare l’entusiasmo? Achi attribuire la mancanza? Parroc-chie, Azione Cattolica, educatori, do-centi di religione… tutti coloro che sidedicano ai ragazzi dovrebbero riflet-tere e aiutarli a superare gli ostacolidella società e delle persone di oggiper accogliere il messaggio cristianopienamente e con entusiasmo.Il 27 maggio la Chiesa ci ha propostodue modelli, pieni di qualità umane efelici di accettare il messaggio delCristo con gioia, in tutte le circostanzedella vita.

Enrico Mattoccia

Ultimamente in questa rubrica ho presen-tato romanzi storici ma per questo mesevoglio ritornare sul racconto di pura fan-tasia; il prossimo mese, se mi piacerà illibro che sto leggendo in questi giorni, ri-torneremo su un testo di carattere storico. Il libro che vi propongo di leggere è “Uncuore semplice”, breve ma bellissimoracconto di Flaubert, che fu pubblicatoinsieme ad altri due: “La leggenda diSaint Julien l’Hospitalier” e “Hérodias”.Nella nostra biblioteca troverete un’edi-zione Viviani in cui manca “Hérodias”. Illettore che vorrà leggere questi due rac-conti si troverà di fronte a due protagoni-sti assolutamente diversi. Saint Julien, èun eroe medioevale che passa dalla sfre-natezza alla santità mentre Félicité, laprotagonista di “Un cuore semplice”, èuna donna che “a venticinque anni ne di-mostrava quaranta. Dopo i cinquantanon dimostrò più nessuna età”. Mi sof-fermerò brevemente su Félicité perché èun personaggio che non si dimentica eche per certi versi richiama alla memoriamadame Bovary e Frédéric (vittime delle

gioie dell’amore verso i bambini accu-dendo Virginie e Paul, i figli della sua pa-drona. Ma la solitudine di nuovol’avvolse allorché i ragazzi furono man-dati in collegio.La vita le riserva solo un altro sprazzo difelicità quando, ritrovata casualmenteuna sua sorella, si affezionò in modo in-dicibile a un figlio di lei, Victor. Questi siimbarcò come mozzo su una nave ma giàal suo primo viaggio fu colpito dalla feb-bre gialla e morì portando con sé tutti ipensieri più teneri di Félicité.Da quel momento per la sfortunata donnagli anni passarono “tutti uguali e senzaaltri avvenimenti che il ripetersi dellefeste maggiori: Pasqua, l’Assunzione,Ognissanti”.Sempre più vecchia e sola, ormai diven-tata sorda, trascorre i suoi ultimi giornivagando come un fantasma nella casa eparlando con Loulou il pappagallo che leera stato regalato dalla sua padrona che,benché di molto più giovane, era mortaprima di lei.

Remo Del Ferraro

La Biblioteca: invito alla lettura“Un cuore semplice”di Gustave Flaubert

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loro illusioni), personaggi molto più co-nosciuti perché protagonisti di romanzipiù famosi scritti da Flaubert.Un destino crudele le tolse presto i geni-tori e la sua fu una vita di miseria. Al ser-vizio di tutti e incapace di vivere una vitapropria, è un misto di bontà, di stupiditàe primitività.In verità, un giorno visse l’ebbrezza del-l’amore; ma fu solo un momento perchéThéodore, dopo averla chiesta in moglie,scelse un partito migliore.Finita a fare la serva presso madame Au-bain, assaporò per breve tempo anche le

SCELTA PER IL CINQUE PER MILLELa legge finanziaria ti permette di destinare il cinque per mille dell’IRPEF già pagata, senza alcun aggravio e senzamutare la destinazione dell’otto per mille. Se vuoi, indica al tuo commercialista o al CAF il codice fiscale dell’As-sociazione “Mons. G. Centra”, oppure segnalalo tu stesso nell’apposito spazio del CUD che poi consegnerai al-l’Agenzia delle Entrate.È possibile destinare il cinque per mille alla nostra Associazione perché essa è inserita nell’elenco della Regionee dell’Agenzia delle Entrate per i suoi meriti culturali, sociali e divulgativi.Ti invitiamo a destinare il cinque per mille all’Associazione culturale “Mons. Giuseppe Centra”; ci conosci ab-bastanza per verificare e controllare l’uso che ne facciamo.Il codice fiscale dell’Associazione, da indicare, è il seguente: 91056160590Se ti è possibile e lo ritieni opportuno, comunicalo anche ai tuoi amici e sollecita anche loro a destinare il cinqueper mille all’Associazione “Mons. G. Centra”

Non leggo per imparare,leggo per vivere (Flaubert)

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liacee, con foglie basali di forma lineare at-traversate da una linea bianca centrale. I suoifiori, talvolta più di uno sullo stesso stelo,sono a sei petali a forma di stella, dai qualispunta una corona con sei denti dalle puntegialle, gli stami; i petali sono di colorebianco all’interno, mentre nella parte infe-riore verde chiaro, da non confondere conl’ aglio napoletano con stelo florale alto 20-50 cm, che ha come infiorescenza un maz-zetto di fiori bianchi a stella a sei punte mapiù piccoli e, se colto, odora di aglio. Il suo strano nome viene dal greco e signi-fica latte di uccello o di gallina, mentre dallatino viene la parola che richiama laforma di ombrello. Questo fiore è chia-mato anche Stella di Betlemme, in quanto,in Terra Santa, dove la pianta è molto dif-fusa, esso formò, secondo una leggenda,una corona di stelle intorno al capo diGesù Bambino; mentre per i greci, i bian-chi gigli dell’ornitogalo erano nati, ca-dendo sulla Terra, dalle gocce di lattesgorgato dal seno della dea Giunone, pro-tettrice delle donne e moglie di Giove.Nella floriterapia di Bach, la perfezionedella struttura dell’ornitogalo, che ricordala stella di David, è considerata un rime-dio per coloro che soffrono per le conse-guenze di uno shock fisico, emotivo omentale.Come tutte le Liliacee, la pianta, anche semolto bella, è nociva, in particolare lo è ilbulbo che produce la colchicina, sostanzacomune anche al falso crocus o colchico.

Luciana Magini

TRA NATURA E LEGGENDAa cura della professoressa Luciana Magini

MAGGIO

Myosotis e Ornitogalo Mentre in questo mese fioriscono la rosa ca-nina e il biancospino, delle cui bacche rosseavevo già parlato in settembre e ottobre, nelnostro erbario mensile appaiono due fiori,che sbocciano ora lungo i bordi delle stradedi montagna e sono: il celeste MYOSOTIS oNON TI SCORDAR DI ME e il bianco can-dido ORNITHOGALUM UMBELLATUM,chiamato anche STELLA DI BETLEMME.Il MYOSOTIS ovvero il NON-TI-SCOR-DAR-DI-ME, che fa parte della famigliadelle Borraginacee, è una pianta dai piccolifiori azzurri con un “occhio” giallo, che com-pare nei luoghi umidi da maggio a settem-bre. Caratteristica è la sua infiorescenza amazzetto e il suo portamento cespuglioso ecompatto, con foglie sottili e lanuginose(forse da questa caratteristica della foglia de-riva il termine myosotis che significa orec-chio di topo) e fiori minuscoli con caliceprofondamente diviso in cinque lobi. Unadelle tante leggende sull’origine del nomedel myosotis è quella che si rifà addiritturaal giorno della creazione universale. Il buonDio, sfinito dalla fatica per aver distribuitoad ogni sua creatura un nome e vicino a con-siderare concluso il suo lavoro, sentì d’untratto levarsi un lamento: “Non ti scordar dime, Signore”. Quando il Signore si accorsedel piccolo fiore azzurro decise che quellosarebbe stato il suo nome.Gli antichi lo chiamavano “erba sacra” per-ché veniva usato nella preparazione di unapozione benefica per gli occhi. Per questo

Gli articoli di questa rubrica sono dedicati soprattutto a coloro che amano passeggiare tra i boschi o lungo le stradeche da Rocca Massima portano a Segni, a Cori o a Giulianello, per scoprire che anche piante poco appariscenti hannouna loro bellezza, una loro importanza in fitoterapia e spesso nei tempi passati sono state usate come unici rimedi me-dicinali dai nostri antenati. Erano conosciute già nell’antichità e chi ne possedeva i segreti era una persona privile-giata con in mano grandi poteri. Intorno a queste piante sono nate leggende e storie che vi proponiamo, mentre voiosservate lo spettacolo della natura che vi circonda e che cambia in ogni stagione dell’anno

Contrada Boschetto, 53 - ROCCA MASSIMA (LT)Tel. (+39) 06.9664152 - Fax (+39) 06.9665388

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Da 60 anni, la qualità e la genuinitàdei nostri prodotti sulla vostra tavola.

motivo Plinio il Vecchio (naturalista del I^ sec.) ricorda che il nontiscordardime eraconsiderato il simbolo della salvezza da tuttociò che poteva incupire la vita e quindi anchedal dolore.Le sue qualità terapeutiche con il tempo sonostate un po’ dimenticate, ma il myosotis havirtù curative per gli occhi, in quanto i fioridi questa pianta sono ritenuti capaci di preve-nire e di curare l’opacizzazione e l’induri-mento del cristallino e di opporsi valida-mente all’incipiente sorgere della cataratta. Il myosotis è, secondo alcune leggende, ilsimbolo dell’amore eterno. Ispirandosi aquesto simbolismo, Edoardo VIII, che nel1936 aveva rinunciato al trono d’Inghilterra,assumendo il titolo di duca di Windsor persposare nel 1937 Wally Simpson, per duevolte divorziata, volle che il giorno dellenozze decine di mazzi di nontiscordardimedecorassero la loro casa.Il myosotis è stato adottato, a livello interna-zionale, come il fiore della FESTA DEINONNI.A molti di noi è capitato, almeno una volta,per la via di Segni, subito dopo il cimitero, diosservare con meraviglia questi splendidifiorellini a forma di stella a sei punte di co-lore bianco latte. È l’ORNITHOGALUMUMBELLATUM, pianta perenne provvistadi bulbo, appartenente alla famiglia delle Li-

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CITTADINANZA CONDIVISA

Sindaco: Angelo Tomei

Vicesindaco: Mario Lucarelli

Consiglieri: Angelo Coriddi, Gino Battisti,Tommaso Del Ferraro, Franco Cianfoni,Daniele Del Ferraro, Umberto Tomei.Metodo di lavoro: Competenza - Parteci-pazione - Collaborazione

Sintesi del Programma Amministrativo:

VIVIBILITÀ - Continuare la riqualificazione del centro sto-rico anche con incentivazione a creare attività artigianali ecommerciali; percorsi di collegamento tra le varie aree verdi,specialmente con il Parco della Memoria; ricerca e utilizzofondi europei, nazionali e regionali per lo sviluppo e la tuteladell’ambiente e della fauna.

VIABILITÀ - Pianificazione della viabilità per rendere pedo-nali alcune aree; miglioramento della viabilità rurale con re-lativa segnaletica; attivare tutte le procedure per poter crearenuovi parcheggi.

SOCIALE - Sostegno alle famiglie specialmente le giovanicoppie; edilizia convenzionata; recupero edifici fatiscenti; as-sistenza bambini di primissima età in sinergia con strutture“nido”; piani di zona con servizi e assistenza a domicilio peranziani.

CRESCITA - Rilanciare e sostenere le attività produttive, spe-cialmente filiera olio e olive; incentivazione delle attività tu-ristico-culturali con la creazione di nuove strutture turistiche;miglioramento del servizio raccolta e smaltimento rifiuti;piano coordinato ed integrato per iniziative commerciali eproduttive in armonia con il tessuto sociale urbanistico e am-bientale.

URBANISTICA - Revisione del PGT; edilizia convenzionataa favore dei giovani, anziani, bisognosi e delle persone chenecessitano di agevolazioni; riassetto del decoro e amplia-mento del cimitero.

AMMINISTRAZIONE - Conti in ordine e trasparenti; elimi-nare gli sprechi; investire in opere strategiche per rinnovo esviluppo del paese; contenere il livello di tassazione perse-guendo criteri di equità.

IDEE NUOVE PER ROCCA MASSIMA

Sindaco: Michele Tora

Vicesindaco: Aurelio Alessandroni

Consiglieri: Paolo Mariani, Danilo Cian-foni, Walter Cianfoni, Sarah Lucarelli, Fer-dinando Pasqualini, Alessio Priori, SoniaPriori, Sara Salvucci.Metodo di lavoro: Collaborazione - Rinno-vamento - Ascolto e confronto con la gente.

Sintesi del Programma Amministrativo:

“IDEE NUOVE PER ROCCA MASSIMA”: si pone come unprogetto politico-amministrativo promosso da persone prove-nienti da esperienze diverse ma con uno scopo comune: cogliereappieno, incrementandole, le potenzialità del sistema locale coniniziative atte a rendere il paese più vivibile ed invertire la ten-denza verso il diminuire della popolazione residente.

CIVICO E SOCIALE: Rappresentare l’intera comunità, ascol-tare gli anziani, colmare il distacco della politica dalla realtà, gi-rare pagina e far agire i giovani che devono essere protagonisti.“Rompere con il passato” è la testimonianza della candidaturadi Michele Tora e di tanti giovani. Oggi c’è bisogno di altro, dinuovo, di diverso, di qualcuno che sia in grado di agire senzavincoli di alcun genere se non quello di servire il paese per ilbene comune.

AMMINISTRAZIONE: Massima trasparenza, taglio dellespese amministrative superflue e delle consulenze esterne; va-lorizzazione delle risorse interne con un’attenzione particolareall’ambiente, alla tutela del patrimonio boschivo. Istituire un uf-ficio agricolo a supporto delle attività produttive. Sistemare per-corsi e vie esistenti; realizzare un collegamento stradale traRocca Massima e Artena per avvicinare autostrada e FF.SS.

SERVIZI: Implementare il servizio bus-navetta per favorire iltrasporto dei pendolari alle stazioni ferroviarie limitrofe. Atti-vare i referenti politici per ampliare il “programma europeo dimetanizzazione delle zone rurali” affinché Rocca Massima nepossa beneficiare. Riorganizzare gli uffici pubblici principalianche con nuove aperture dislocate tra centro e contrade. Entrarenella gestione della rete idrica in modo che si possa realizzarefinalmente la rete fognaria nelle contrade e la revisione del ca-none fisso diventato ormai troppo oneroso.

CULTURA, TURISMO, SPORT: Valorizzare le iniziative cul-turali già esistenti anche attraverso la promozione di forme eco-nomico-sociali stabili come le Fondazioni per dare continuitàagli eventi e nuove opportunità occupazionali. Particolare atten-zione alle politiche giovanili con la costituzione di una ConsultaGiovanile Comunale, organo consultivo e di coordinamento diiniziative che mirano a valorizzare il protagonismo dei giovani.

ROCCA MASSIMA25 Maggio - Rinnovo del Consiglio Comunale

Presentiamo ai cittadini le liste elettorali per il rinnovo del Consiglio Comunale e il programma amministrativoin una sintesi fornitaci da loro stessi.

Ricordiamo che si vota soltanto nella giornata di domenica 25 maggio 2014 dalle ore 07,00 alle ore 23,00. I seggi elettorali sono

allestiti: sez. n.1 presso l’edificio scolastico in via Ficorelle; la sez. n. 2 presso l’edificio scolastico di Boschetto.

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PRO MEMORIA PER LE VOTAZIONI1. Andare a votare. È un diritto e un dovere, un modo per contribuire a migliorare cose e situazioni per le quali ci lamentiamo

spesso. 2. Ogni partito propone il proprio programma; esaminiamolo bene e confrontiamolo con quello degli altri, diffidando di chi

promette troppo. 3. Facciamo molta attenzione alle persone che concorrono per la guida delle istituzioni, delle nazioni e dei paesi:

- Informiamoci della competenza, dell’onestà, della fedeltà alla parola data di chi aspira a governarci.- Cerchiamo di capire se una persona alla quale vogliamo dare il voto, una volta eletta, penserà al paese, alla Città...o ai propri affari, direttamente o indirettamente.

PROGRAMMA FESTE DI MAGGIO

Sant’Isidoro agricoltore9-10 Maggio: Triduo in onore del Santo10 Maggio: Ore 20,30 - Recita del Santo Rosario

Ore 21,00 - Esposizione della statua del Santo e celebrazione della Messa 11 Maggio: Ore 11,00 - Santa Messa solenne cantata dal coro parrocchiale

Ottavario

17 Maggio: Ore 18,00 - Arrivo della banda musicale di Trevi nel Lazio - Breve concerto bandistico in piazza S. MarianiOre 20,00 - Recita del Santo RosarioOre 20,30 - Messa cantata dal coro parrocchiale e, a seguire, processione per le

vie del paese con fuochi d’artificio

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Maria SS. Della Pietà22-23-24 Maggio: Triduo in onore di Maria SS della Pietà24 Maggio: Ore 10,30 - Recita del Santo Rosario

Ore 11,00 - Esposizione dell’immagine della Madonna e celebrazione della Messa25 Maggio: Ore 09,00 - Santa Messa e confessioni

Ore10,00 - Breve concerto in piazza della banda città di Ailano (CE)e deposizione di una corona d’alloro al Monumento dei caduti

Ore 11,00 - Santa Messa cantata dal coro parrocchiale e, a seguire, processione per le vie del paese.

Ore 16,00 - Teatro e spettacolo per i bambiniOre 17,30 - Spettacolo musicale in piazza con “ALESSANDRO FINOTTI BAND”

Ottavario

31 Maggio: Ore 18,00 - Arrivo della banda musicale “Città di Frascati” - Breve concerto bandistico in piazzaOre 20,00 - Recita del RosarioOre 20,30 - Santa Messa cantata dal coro parrocchiale e, a seguire, processione per le vie del paese con

spettacolari fuochi d’artificio

Le luminarie sono realizzate dalla ditta Claudio Draghetti e i fuochi d’artificio sono eseguiti dalla ditta Roberto Gabriele

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biamo, tanto che la Società DanteAlighieri lo ha proclamato “amba-sciatore di Dante nel mondo”. Eglieffettivamente ha concorso a farconoscere (e continua) Dante in Eu-ropa, in America (nord e sud), nellenazioni dell’est….La sua vita è unviavai continuo all’estero e in Italiaper conferenze, dibattiti, incontri….su Dante, a tutti i livelli scolastici eduniversitari; ha un calendario di im-pegni che non gli dà respiro, ma nonsa dire di no a nessuno quando sitratta di Dante!A Rocca Massima e dintorni, l’in-contro è stato apprezzato ed ha regi-strato numerosi partecipanti, mal-grado il giorno feriale. All’inizio unintervento del presidente dell’Asso-ciazione (Enrico Mattoccia) ha illu-strato brevemente la vita, le opere el’attività dell’oratore; un altro inter-vento del vicepresidente (Remo DelFerraro) ha ricordato come Danteimmagina l’inferno con i suoi cerchidestinati ai dannati.Il prof. Onorati, subito dopo, hacommentato il famoso canto di Paoloe Francesca; dopo l’intervento ilcanto è stato letto in parte dallaprof.a Patrizia Audino, socia del-l’Associazione, il resto (circa lametà) è stato declamato a memoriadal prof. Onorati, con la passioneche lo impegna e il patos che soloegli sa comunicare. I presenti, com-mossi e pensosi, hanno affidato leloro emozioni ad un lungo e calo-roso applauso.

La divina Commedia è senz’altro ilpoema più alto che sia stato scrittofinora e noi Italiani ne siamo giusta-mente orgogliosi; però saremmosciocchi se continuassimo a lodare ilpoema senza conoscerlo, ovvia-mente secondo le capacità di cia-scuno.Anni fa, in molte città, in appositiluoghi attrezzati, soprattutto la do-menica, si faceva la “Lectura Dan-tis”, cioè si commentavano, da partedi qualche esperto, uno o due deicento canti che compongono la Di-vina Commedia. Ora la televisioneha preso lodevoli iniziative con lerecite di Benigni che probabilmentecontinueranno, visto che sono stateben accolte dal grande pubblico.Non sempre però si possono organiz-zare manifestazioni a livello nazio-nale e allora ci sono professori chemettono a disposizione la loro cul-tura per far conoscere Dante a tutti.L’Associazione Culturale “Mons. G. Centra” il giorno 11 aprile ha or-ganizzato un incontro con il famosoprof. Aldo Onorati, esperto dantista,anzi uno dei migliori dantisti che ab-

Il Professore, nel suo intervento, haillustrato soprattutto il pensiero –anzi la “pietà” - di Dante, cioè il tur-bamento e la perplessità nella evo-cazione della tragedia dei dueamanti, nella considerazione dellapotenza devastatrice della colpa edella perversione dei più nobili af-fetti in una persona generosa. Purgiudicando con severità i due amantiche, per mano del marito offeso, pa-garono con la morte l’adulterio esono all’inferno, Dante non inveisce,anzi si rattrista, agisce e scrivecome se fosse coinvolto personal-mente fino al punto di perdere isensi dinanzi al pianto di Paolo, allafine del racconto di Francesca: “…ecaddi come corpo morto cade”. Ledue anime, vittime del peccato, siapure come conseguenza della “ fata-lità della passione”, si incontranocon un’anima che anela a vincere lecondizioni del peccato e per questoha iniziato un lungo cammino di pu-rificazione attraverso l’inferno e ilpurgatorio per giungere fino a Dionel paradiso.L’umanità e la commozione di Danterimangono sempre vive; egli è giu-dice severo ma non rinuncia allasensibilità umana e, pur eviden-ziando problemi morali ed intellet-tuali, li sottomette alla fantasia e alsentimento, insomma il “Dantepoeta” è sempre presente e al disopra di tutto.

Enrico Mattoccia

EVENTI CULTURALI A ROCCA MASSIMA11 Aprile: “Lectura Dantis” - Canto V dell’Inferno

in un’altra occasione, Rocca Massimapuò essere considerato il paese dellamusica perché la rassegna organisticaè certamente la manifestazione più ri-levante ma nel corso dell’anno ven-gono organizzati diversi concerti, siastrumentali che vocali, e tutti di buonlivello artistico. L’ultimo concerto èstato eseguito lo scorso 13 aprile, la

Come si arriva in paese c’è un grandecartellone su cui campeggia la scritta“Rocca Massima paese della RassegnaOrganistica Internazionale”. Il cartel-lone rende omaggio e promuove l’im-portante evento culturale che hacontribuito moltissimo a far conoscereil nostro paese anche al di fuori dei con-fini nazionali. Ma, come già ho scritto

Domenica delle Palme.Per ricordare il decennale dell’inaugu-razione della monumentale Via Crucische arricchisce la nostra chiesa di SanMichele Arcangelo, opera dello scul-tore Mario Toffetti, il coro Musicanovae l’ensemble del conservatorio “Lo-renzo Perosi” di Campobasso, direttidal M° Fabrizio Barchi, hanno eseguito

13 Aprile: Concerto per il decennale della Via Crucis

monico fra voci e strumenti.Il primo movimento, con sorprendentidissonanze iniziali, e l’Agnus Dei sonostati i brani che più mi hanno colpito.La Proloco che organizza la maggiorparte degli eventi musicali di RoccaMassima fa opera meritoria per l’alfa-betizzazione musicale dei cittadini e deivilleggianti che frequentano il paesecontribuendo notevolmente alla cre-scita culturale della comunità. Sempreper portare il mio esempio, non solo hoscoperto un nuovo musicista ma hoscoperto anche uno strumento nuovo:il glockenspiel (simile allo xilofono macon un suono più chiaro simile a cam-panelle) e approfondendo un po’ hoscoperto anche che uno dei brani mu-sicali in cui lo strumento ha un ruolofondamentale è il “Flauto magico” diMozart.

Remo Del Ferraro

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il Requiem di John Rutter, grande mu-sicista e direttore di coro contempora-neo.La bravura del coro, apprezzata in unaltro loro concerto a Rocca Massima lascorsa estate, ha richiamato un foltopubblico; la chiesa era strapiena e moltihanno dovuto seguire in concerto inpiedi. Chi è intervenuto ha potuto go-dere un pomeriggio di eccellente mu-sica.Io non avevo mai ascoltato musica diRutter ma dopo questo concerto sicu-ramente farò ricerche su internet pertrovare qualche altro suo brano perchéil Requiem l’ho trovato coinvolgentecon interessanti alternanze di ritmi e ar-monie.La chiara e brillante presentazione delM° Barchi ha aiutato chi, come me,non è un esperto di musica a coglierealcune sfumature e a capire il gioco ar-

acque”, l’altro brano, retaggio delle let-ture scolastiche, è la manifestazioneesplicita che quei luoghi sono cari aManzoni: torna a descriverli non conl’analisi della ragione conoscitiva, macon la penna del cuore in pena, per dirciche per essi sente profondo amore.Solo una profonda conoscenza e il con-traccolpo dell’amore possono portarcinel terreno della fede. La fede è un fe-nomeno che nasce nell’uomo che sitrova nel mondo e vive, e conosce, eama, e cerca, e perde, e trova; la fedeaffiora e fiorisce come un evento checoinvolge sia la ragione che il cuoredentro la avventurosa provocazionedella realtà quotidiana.Se avessimo la penna di Manzoni po-tremmo scrivere “Quella collina da-vanti il lago di Giulianello”… chenasconde i casolari oltre Artena, gliulivi ordinati e il bosco che salgonoverso Rocca Massima, il torrente chedelimita Colle Tenne da Colle Illirio,le ultime abitazioni verso “Bassole-case” e la verde costa che da Zacca-gnini limita a Monte Civetta da unlato e dall’altro verso gli Speroni, lerade abitazioni che popolano Colle

Liberti, le nuove popolose zone diColle Gorgone, Costabona, fin sottola Cava abbandonata, “i santi olivi”che accom- pagnano la strada tor-tuosa... sono i luoghi a cui ciascunoha dato della sua affettività e la naturaha rivelato parte della bellezza e ve-rità che nasconde.Questo carico di ragione e amore, dibellezza e verità, questa esperienza dianalisi e sentimento, noi chiamiamola fede, che guida a discernere, giudi-care e capire cosa c’è in gioco nellarealtà quotidiana, nella storia, nei de-stini dell’uomo e del mondo.La “nostra terra” mostra bellezza everità specialmente nel mese di mag-gio; con l’aggiunta del nostro amoreabbiamo la fede. Insieme alla naturamanifestiamo la nostra fede, nel mesedi maggio, specialmente con la festadella Madonna: un insieme di ragionee amore, di ricordi e ritorni, di fram-menti dispersivi e connessione, disuperficie e fondamento, radicato innoi come nella bellezza amorevoleche ci circonda.

Virginio Mattoccia

“Quel ramo del lago di Como…”“Addio monti sorgenti dalle acque”.Sono le espressioni dei “PromessiSposi” più ricordate tra le letture scola-stiche. Nel primo capitolo Manzoniapre al lettore un ampio e rapido pano-rama di golfi, promontori, torrenti,valli, paesi e profili di montagne. Conpoche e incisive parole Manzoni fa tra-sparire profonda conoscenza di queiluoghi e positività affettiva per essi,sentimenti che solo la natura in certeoccasioni è in grado di mostrare. Si in-tuisce chiaramente che Manzoni provaun sentimento di amore e comunioneper quella terra, per quella realtà posi-tiva nella quale trova la bellezza, la ve-rità, l’amore, che lo coinvolge in tutta lapersona e gli dona certezze fondamen-tali per l’esistenza. Il finale del capitolonove, “Addio, monti sorgenti dalle

“Quel ramo del lago di Como”…“Quella collina oltre il lago di Giulianello”

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GITA A CASAMARI E DINTORNIle immagini raccontano

1. Pronti? Tutti a sedere, si parte!

4. Tutti attenti a seguire le spiegazioni della guida. Per idistratti è pronto il battipanni!

5. Foto di gruppo davanti alla cascata sul fiume Liri.

2. Verso l’ingresso dell’Abbazia diCasamari.

3. L’esperta guida illustra la seco-lare storia dell’Abbazia.

6. Sora: ingresso dellaBasilica dellaBeata Vergine Maria edi San Domenico Abate

7. Tutti in carrozza:il ristorante ci aspetta;la vitella e le patate sono in forno,l’abbacchio sulla griglia,i cannelloni sono stati appenainfornati e l’acqua delle fettuccinesta per bollire...!

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dà subito una sensazione di solennità e mi-sticismo. È a tre navate; le finestre moltoalte contribuiscono ad attenuare un po’ laluce e si crea così un’atmosfera particolareche aiuta la preghiera. La chiesa è ben cu-rata, ma non ci sono affreschi né statue,come prescrivono le “leggi” cistercensi; lì

c’è un’eccezione: nella navata destra c’èuna statua della Madonna, perché dal 1935la chiesa è anche parrocchia; per lo stessomotivo c’è anche un grande organo (1423canne) e le formelle della “Via Crucis”. L’al-tare è rialzato e vi si accede con un’ ampiagradinata, rifatta di recente dopo i danni su-biti per il terremoto. Sotto l’altare c’è unabellissima e suggestiva cripta, sorretta damolte colonne antiche, diverse fra loro (do-riche, ioniche, corinzie) che facevano partedella villa di Marco Tullio Cicerone, il fa-moso oratore e console romano nativo dellavicina Arpino. Chiesa e abbazia sono sul ter-reno appartenente alla villa della quale ri-mangono solo pochi segni. La cripta è moltosuggestiva, sia per la forma, per l’atmosferae anche per la presenza del corpo di S. Do-

menico da Foligno, per il quale la popola-zione ha grande venerazione. Nel 2009 fu-rono realizzate 4 porte bronzee per la chiesa;sono opera dello scultore Alessandro Ro-mano, autore anche delle formelle della ViaCrucis e dei tabernacoli della chiesa e dellacripta, tutte vere opere d’arte. Una chiesaeccezionale, affascinante, pur nella suasemplicità.Nell’abbazia c’è stato per lungo tempo unseminario per ragazzi e giovani che aspira-vano alla vita religiosa cistercense. Studia-vano, avevano un gruppo musicale e intantomisuravano pian piano le loro forze per lavita piuttosto dura dei monaci. Dal 1947 fu-rono accolti anche ragazzi esterni che segui-vano solo il corso di studi secondo iprogrammi scolastici e fraternizzavano coni compagni interni. Ovviamente, di questiultimi non tutti diventavano monaci e sacer-doti, ma l’educazione cristiana ricevuta, siapure con qualche limite che oggi noi nonaccetteremmo, li accompagnava per tutta lavita. In fondo, anche il seminario eraun’opera di evangelizzazione di alto livello,con esempi viventi di monaci eccellentinella cultura, nel lavoro, nella disponibilitàverso il prossimo.L’abbazia di Sora, in un certo senso è statala “madre” di Casamari, perché da essa par-tirono, circa due secoli dopo la sua costru-zione, i monaci che diedero vita a Casamari,più conosciuta per il maggior numero dimonaci, la famosa biblioteca, i vari pro-dotti... i personaggi famosi che in essa si for-marono.

Enrico Mattoccia

UNA CHIESA DI MILLE ANNIPer il 6 aprile scorso, l’Associazione “Mons.G. Centra” ha organizzato una gita culturalea Casamari, Isola del Liri, Arpino, Lago diPosta Fibreno. La cronaca è affidata allefoto che si trovano qui sopra e nella paginaa fianco; io aggiungo solo che abbiamo sco-perto tante cose belle sia dal punto di vistaartistico che paesaggistico. Uno dei monu-menti più belli e interessanti è stata senz’al-tro la chiesa della “Beata Madre di Dio eVergine Maria e S. Domenico” a Sora, pro-prio al confine con il territorio di Isola delLiri. Si tratta di una chiesa costruita da S. Dome-nico, nato a Foligno nel 951 e chiamato“l’eremita errante”, perché, con l’esempio ela parola risvegliò la coscienza cristiana invarie zone dell’Abruzzo; fondò eremitaggi,otto monasteri per i religiosi e due per le re-ligiose. Trascorse gli ultimi anni della suavita al monastero della “Beata VergineMaria…” a cui poi, dopo la canonizzazionefu aggiunto “e di s. Domenico”.Il monastero con la chiesa è alla confluenzadi due fiumi (Fibreno e Liri), secondo leusanze dei monaci cistercensi che edifica-vano in zone pianeggianti e vicine all’acqua.La chiesa è del 1011, di stile romanico-ci-stercense, diversa da quella di Casamari cheè più “giovane” di circa duecento anni.Nel 2011, per celebrare il millennio dellachiesa di Sora, sono state organizzate di-verse manifestazioni ed eventi, nel corso diun anno intero. La chiesa da papa BenedettoXVI è stata dichiarata “Basilica Minore” (lemaggiori sono a Roma), con privilegio pon-tificio. L’edificio della chiesa è molto alto e

8. Tutti i salmi finiscono in Gloria…finalmente se magna!

9. C’è chi ha ancora energie per sa-lire al castello di Arpino.

10. Relax al lago di Fibreno.

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malgrado le numerose promesse nonsempre mantenute; è chiaro che in que-ste condizioni il viaggio diventa fati-coso per chiunque. Aggiungiamoci cheMarco ha viaggiato per i primi anni dasolo, senza conoscere nessuno…fino aquando è arrivato Massimiliano, com-pagno universitario e di cortometraggi.Marco ha saputo organizzare così beneil tempo che è riuscito a non abbando-nare gli esercizi di allenamento e leesibizioni del gruppo “Storici Sbandie-ratori delle Contrade di Cori”, anchequando si tratta di trasferte all’estero,come nel prossimo agosto: Russia,Portogallo, Grecia…Marco abita a Colle Illirio; i suoi nonnierano di Rocca Massima, scesi in pia-nura per i soliti motivi che cono-sciamo: mancanza di lavoro in paese,difficoltà nel fare tutti i giorni i pendo-lari tra il Paese e le “vigne”, a piedi oal massimo…con l’asino!La tesi di laurea è un po’ difficile dacomprendere per noi “profani”, es-sendo sperimentale e all’avanguardiaper le costruzioni attuali, specialmentein alcune nazioni: “Soluzioni tipo tec-nico-morfologiche per facciate cineti-che”. Oggetto della ricerca è investi-gare le possibilità di introdurre strut-ture mobili adattabili nello spazio ar-chitettonico.Secondo quanto mi ha detto in una pia-cevole conversazione qualche giornodopo la laurea, alla Facoltà si è trovatobene, i professori si sono mostrati non

solo padroni esperti della materia edesigenti, ma anche comprensivi e di-sponibili, salvo qualche rara eccezionenei 5 anni.Il giorno più lieto, dopo quello dellalaurea, è stato quello del superamentodell’esame di “Storia dell’architetturaantica e medievale”, materia poco gra-dita da gran parte degli studenti. Ora Marco, senza troppi sogni, staesplorando un po’ l’orizzonte per esa-minare le opportunità che si presen-tano, per sceglierne la migliore e piùvantaggiosa per il suo avvenire, nonsolo dal punto di vista retributivo. Sefosse necessario, è disponibile ad an-dare all’estero…anche negli EmiratiArabi. Il suo motto rimane quello sisempre: “Prima il lavoro e poi il resto”.Marco è figlio di agricoltori, i genitorilavorano la terra ma appartengono aquelle categorie di persone che hannoun certo rammarico per non aver potutostudiare, stimano molto la cultura esono le prime a gioire, anzi ad essereorgogliose della laurea dei figli.La redazione de “Lo Sperone, mentrepartecipa alla gioia dei genitori (Aldo eCaterina), di nonna Clara (Oh!, se cifosse ancora nonno Romolo!), deinonni paterni (Vincenzo e Fiorina),della sorella (Fiorella), di tutti i parentie di tutti gli amici…, fa i migliori au-guri a Marco perché possa raggiungereanche altre mete con la decisione e te-nacia che ha mostrato per laurearsi(E.M.)

MOMENTI DI GIOIA1. Laurea in Architettura U.E. per Marco Cioeta

2. Battesimo di Angelica CianfoniIl giorno 26 aprile 2014 nella chiesa parrocchiale San Michele Arcangelo a Rocca Massimasi è celebrato il battesimo della piccola Angelica Cianfoni nata il 14 settembre scorso. La ce-rimonia è stata celebrata dal parroco Don Gianmarco Falcone davanti agli emozionatissimi pa-drini Romolo ed Albertina e a numerosi presenti.Il Battesimo è una delle cerimonie più commoventi perché quando i protagonisti sono i bam-bini ci si sente particolarmente coinvolti; essi rappresentano il nostro futuro. La redazione de Lo Sperone si unisce alla gioia dei genitori Paolo e Alessandra e di tutti i fa-migliari ed augura alla piccola Angelica ogni bene e felicità (A.A.)

SCRIVETE A “LO SPERONE”Con il prossimo numero il nostro mensile avrà una nuova rubrica per accogliere spiegazioni, richieste di consigli, opinioni deinostri lettori. Indicheremo le modalità e i modi di presentazione.

Il 26 marzo scorso Marco Cioeta haconseguito la laurea in ArchitetturaU.E. all’Università la Sapienza, consoli tre punti al di sotto del massimoche è 110. Il tipo di laurea prevede unciclo unico di cinque anni e Marco haraggiunto la meta in cinque anni, senzamai alcun tentennamento, senza riman-dare esami; è stato assiduo alle lezioniviaggiando tutti i giorni in treno daVelletri a Roma per raggiungere la fa-coltà nei pressi di Piazzale Flaminio.La linea ferroviaria Velletri-Roma èstorica perché è una delle prime in Ita-lia, realizzata sotto Papa Pio IX, manon è stata aggiornata alle esigenze dioggi e da quelli che la usano tutti igiorni è considerata antiquata, sco-moda, poco rispettosa degli orari...

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lenza che, con il tempo, hanno contrad-distinto la “Velletrano” e ancora, grazieall’impegno e alla determinazione di tutti,continuano a farlo. Da una parte abbiamolo sport, un valore davvero sentito nellanostra scuola e che negli anni ci ha fattovincere molte sfide, due per tutte: l’ag-giudicazione lo scorso anno del “Trofeoatletica scuola”, che dal 1992 vede impe-gnate tutte le rappresentanze sportivedelle scuole dei castelli, e il primo postonel Trofeo Barigelli lo scorso Natale, di-sputato con le altre scuole medie del ter-ritorio. Che dire poi del talento musicale dei no-stri alunni e della voglia di imparare chehanno? È così, che nel 2010 nasce il pro-getto LAMIFA, che ha l’obiettivo di av-vicinare i giovani al mondo della musicacon corsi pomeridiani tenuti da docentiinterni che insegnano a suonare uno stru-mento come il flauto, il violino, il sasso-fono, le percussioni o il clarinetto. Daquesta esperienza entusiasmante, a giu-dicare dal numero dei ragazzi parteci-panti, nasce l’idea di creare un’orchestra.È la giovane orchestra della Velletrano,appunto “LAMIFA”, che, dapprima, riu-nisce tutti gli studenti della scuola desi-derosi di suonare insieme, poi, manmano, si arricchisce di elementi prove-nienti dalla Marcelli e dalle varie scuoledi ordine e grado presenti sul territorioveliterno e non solo. Un’orchestra che haaccompagnato con la sua musica alcunimomenti significativi non solo della Vel-letrano, ma anche alcuni eventi e mani-festazioni curate dal Comune di Velletri. E non è un caso che l’orchestra LA-MIFA, partecipando al “ XX Concorsoper giovani Musicisti 2012” (nella cate-goria Laboratori Musicali Scolastici, Corie Orchestre) si sia classificata al 1° postonella propria categoria. Grande tradizione ancora alla Velletranoper quanto riguarda l’approfondimentodello studio delle lingue. Attiva da anni,infatti, è l’attività di certificazione lingui-stica con docenti di madrelingua che per-mettono di superare i diversi livelli delTrinity per l’inglese, del Delf per il fran-cese e del Dele per lo spagnolo. Così è

sempre da anni che la nostra scuola è TestCenter per gli esami della Patente euro-pea del computer (ECDL). I sette moduliper il conseguimento della patente sonotenuti di pomeriggio da docenti interni eal termine gli studenti possono affrontarel’esame in sede con gli stessi insegnantiche li hanno seguiti lungo il percorso distudio. L’attenzione alle nuove tecnolo-gie però non si ferma qui: da circa seianni collaboriamo con la FondazioneMondo Digitale di Roma e, grazie a que-sto, sono nati i progetti “Nonni su Inter-net” e “Genitori su Internet”, che hannomesso insieme sui banchi di scuola nonnie giovani studenti, in un incontro stimo-lante tra generazioni.Tante altre ancora le attività che ci carat-terizzano e che ci rendono orgogliosi del-l’impegno dei nostri ragazzi: la vogliache hanno di raccontarsi e che ha vistocrescere con gli anni la partecipazione aconcorsi letterari in cui hanno conqui-stato posizioni di primo piano, come“Goccia d’oro” e “150 strade”; la serietàcon cui affrontano temi, anche scottanti,di attualità dalle pagine del giornalinod’istituto “Noi Centro”, la curiosità cheli spinge a metter su, insieme ai docenti,laboratori teatrali che uniscono studio edivertimento. E ancora una serie di pro-getti come, tanto per citarne alcuni,quello relativo alla matematica “Con lemani e con la mente” in collaborazionecon l’Accademia dei Lincei, il laborato-rio di ceramica per sviluppare la creati-vità e la manualità dei ragazzi o ilprogetto per sviluppare competenze de-cisionali “Orienta-menti”, finalizzato allascelta della scuola dopo il triennio dellemedie inferiori.Insomma, tanto altro ancora ci sarebbe dadire, non si riesce a raccontare in pocherighe tutto quello che si fa e che si pro-getta costantemente di fare per i nostristudenti. Con queste poche righe, però,una cosa forse l’abbiamo raccontatabene: la voglia di continuare su questastrada con impegno ed entusiasmo sem-pre nuovi.

Luisella Ada Marigliani

La “Andrea Velletrano” ha una lunga sto-ria alle spalle. Nasce infatti nel 1871come “Regia Scuola Tecnica”, come ri-portato in un documento dell’ArchivioCentrale dello Stato e nel 1896, su deci-sione della Giunta Municipale di Velle-tri, viene intitolata al pittore AndreaVelletrano. Diviene scuola media nel1962 e, dagli anni ’50 è ospitata nell’edi-ficio di viale Regina Margherita, nel cen-tro storico di Velletri, che, costruito nel1924 come “Colonia” della Croce Rossa,è stato ristrutturato e ampliato all’iniziodegli anni Ottanta. Il 1 settembre 2012,dall’unione della “Velletrano” e dellascuola primaria “Giuseppe Marcelli”,nasce l’Istituto Comprensivo Statale“Velletri Centro”, a completamento delquale concorrono anche due sedi discuola dell’infanzia: quella di via delleMura e di via Marandola. La media Vel-letrano conta oggi circa 700 studenti cheutilizzano le diverse strutture di cui è do-tata la scuola: una palestra con tribuna,un’Aula Magna, due laboratori informa-tici, un laboratorio di Scienze, un labora-torio Musicale. Sui banchi della Velle-trano sono passate molte generazioni distudenti e di insegnanti, ma ci sono unpaio di cose che non cambiano coltempo: la voglia di fare, la volontà di ac-compagnare al meglio i ragazzi duranteil loro percorso di crescita e, infine,l’apertura al dialogo con tutti gli interlo-cutori esterni. Diversi i campi di eccel-

“Andrea Velletrano”una scuola con una lunga storia…

Con questo numero de “Lo Sperone” iniziamo la presentazione delle Scuole che partecipano al “Premio Gocciad’Oro”. Saremo lieti di pubblicare quanto ci invieranno i docenti o gli alunni.

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pio, ai verbi onnicomprensivi “coniu-gare, posizionare” che ne stanno fa-cendo dimenticare tanti altri piùappropriati ai vari argomenti trattati equesto è un male...Sfogliando il dizionario si può scoprireche varie parole sono doppioni quasi

inutili di altre già esistenti e di essel’elenco potrebbe esser lungo. Questidoppioni non costituiscono un arricchi-mento della lingua; non è il numero diparole qualsiasi che fa ricca la lingua,ma quello di parole giuste. Il diziona-rio, proprio perché ha la funzione “nor-mativa”, oltre a quella informativa,dovrebbe dire in modo tassativo checerte forme sono errate; poi chi lo con-sulta si può comportare come crede, macertamente sarà spinto ad evitare l’er-rore.Con la posizione dell’accento “tonico”si indica la pronuncia precisa della pa-rola; tale accento diventa “fonico”quando posto sulle vocali “e, o” servea indicare se hanno “suono aperto”(accento grave: pèsca) o “suonostretto” (accento acuto: pésca). Le vo-cali “i, u” sono di suono stretto e ri-chiedono l’accento acuto, ma quasitutti i dizionari usano quello grave. Idizionari devono essere o no un puntodi riferimento valido per chi vuole tro-vare la forma corretta? Quante volteperò essi non danno la sicurezza dellaprecisione!Prendiamo, ad esempio il verbo “eva-porare” nel quale la “o” accentata hasuono stretto (quindi accento acuto, maquasi tutti i dizionari mettono quello

LINGUA E LINGUACCIAPiccola rubrica del professor Mario Rinaldi sulle più importanti regole

per parlare e scrivere correttamente la nostra bella lingua

SUPPLICANDOIL DIZIONARIO

L’umanità in tutta la sua storia ha fattocontinui progressi e per ogni nuovaidea, per ogni conquista c’è stato biso-gno di trovare parole nuove. Noi vi-viamo in un’epoca in cui le situazionicambiano e le invenzioni sono continuee quindi molte sono le parole nuove cheusiamo e che entrano nel dizionario.Soprattutto nel nostro tempo c’è una“vigorosa produttività” di neologismi.Non è però detto che tutta questa pro-duzione sia oro colato.I neologismi nascono perché la comu-nicazione lo richiede e, se sono validi,entrano nell’uso comune. Spesso suigiornali, sulle riviste e nel linguaggiosono usate parole ed espressioni rite-nute valide e corrette, ma ci si può ac-corgere che non sempre lo sono. Molteparole o espressioni talora nasconoquasi per un gusto di novità e spessoanche perché si sbaglia e lo sbaglio,specie se fatto da persone influenti,viene ritenuto una forma corretta.Prendiamo, ad esempio, un’espressioneche la maggior parete delle personedice, che “impazza” sulla bocca di tantie nelle comunicazioni televisive e suigiornali: “da subito” (che novità stu-penda!). Io la considero un obbrobrionella lingua italiana: se a “subito” so-stituiamo i suoi equivalenti (prendo daidizionari): “ora, senza indugio, pronta-mente, immediatamente, senza portempo in mezzo, in brevissimo tempo,all’improvviso” ci si accorge che leespressioni “da prontamente... da al-l’improvviso” sono sbagliate; potrebbeandare bene “da ora”, ma solo se si fariferimento al momento in cui si parla osi scrive, caso piuttosto unico che raro.Si è detto anche “La soluzione si devetrovare prima di subito”! E come si fa?È così bello dire solamente “subito”che va bene in ogni situazione! Quando si stampa un dizionario, chi locompila vi inserisce le parole nuoveche meritano di essere registrate. Ri-tengo che nel fare ciò sia bene agirecon molta avvedutezza per non esseredi manica larga. Sembra talora che cisia una gara a chi più ne mette.Oggi si nota una voglia di neologismi,di nuove espressioni, di nuovi signifi-cati che hanno preso il sopravvento suforme preesistenti. Si pensi, ad esem-

grave). Uno riporta “evapòro, diffusoma meno corretto di evàporo”, due di-cono solo “evàporo”, un altro reca solo“evapóro”, uno “evapóro, non beneevàporo”. Con “edile” si ha quasi la stessa cosa:due dizionari riportano solo la formagiusta “edìle”, due hanno “edìle, evi-tare èdile”, uno ha “edìle, diffuso mameno corretto èdile”. Come si dice “sa-lùto, salùta, salùtano”, così è precisodire “valùto, valùta, valutano”; le pa-role differiscono solo per la lettera ini-ziale che non influisce sull’accento. Laforma “meno corretta” non dovrebbecomparire nei dizionari: una parola o ècorretta o non lo è, non può esseremezzo corretta e mezzo sbagliata.Oltre alle parole doppioni si sonocreate quelle di origine straniera. C’è“attivare” fin dal secolo XVIII, non ba-stava e si è creato “attivizzare” (1963)che ha lo stesso significato; c’è “meno-mare” (1300, dall’antico toscano me-nomo) ed è nato “minimizzare” (dalfrancese minimiser, inglese to mini-mize, deriv. di minimum che è latino).“Migliorare, maggiorare, peggiorare”sono del secolo XIII, mancava “ otti-mare, da ottimo”(1965) che non dicevatutto e si è creato “ottimizzare” (1970).Vuol dire quasi la stessa cosa e la pa-rola “deriva da ottimo con - izzare subase inglese to optimize”.Molte parole italiane derivano da lin-gue straniere da lunga data in conse-guenza delle dominazioni subite dal-l’Italia nei secoli passati; anche oggisembra che siano crollate le difese.Dall’inglese shock si è formato il verbo“scioccare” che non è un bel verbo, cisono tanti verbi italiani che possono so-stituirlo, come: impressionare, turbare,sbigottire, sconcertare, sconvolgere,costernare, stordire: c’è ampia possibi-lità di scelta. Sono state formate anchealtre parole, metà in inglese e metà initaliano: shockante-scioccante... e an-che il verbo shockare che si coniuga “ioshocko, tu shocki…”. Che dire? Non cisono parole.Nei paesi le famiglie facevano le puli-zie pasquali in occasione della benedi-zione delle case; non sarebbe male sesi ripulisse almeno un po’ il patrimoniolinguistico italiano eliminando le brutteforme.

Mario Rinaldi

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LA RICETTA DELLA MASSAIACrostata di ricotta

Ingredienti per 10 personePer la pasta frolla300 g di farina; 50 g di zucchero; 150 g di burro; 2 tuorli d’uovo; 1 uovo intero; sale q.b.; ½ scorza di limone grattugiata.Per il ripieno500 g di ricotta vaccina fresca; 250 g di zucchero; 50 g di cioccolato; 1 uovo; 2 tuorli d’uovo;un pizzico di cannella; 100 g di canditi misti; buccia di ½ limone e di ½ arancia grattugiata;un bicchierino di rum; 1 uovo per pennellare.Preparazione

30 minuti per la preparazione + 20 minuti per la cotturaPreparate una pasta frolla impastando il burro lasciato ammorbidite a temperatura ambiente con lo zucchero, aggiungendo leuova e incorporando per ultima la farina alla quale va aggiunto un pizzico di sale e la buccia grattugiata di mezzo limone. Fa-tela riposare per 30 minuti avvolta nella carta stagnola. In una terrina mescolate la ricotta passata al setaccio, lo zucchero, duetuorli e un uovo intero, la buccia grattugiata di mezzo limone e di mezza arancia, una spolverata di cannella e un bicchierinodi rum. Quando il composto sarà omogeneo, unite i canditi e rimescolate il tutto in modo da distribuirli uniformemente.Stendete con un mattarello sulla spianatoia infarinata i ¾ della frolla (spessore 3 mm) e rivestitevi il fondo imburrato di unateglia rotonda, lasciando il bordo leggermente in rilievo. Versate all’interno dello strato di pasta il composto di ricotta e livel-latelo. Con la restante pasta preparate alcune strisce da disporre in modo da formare un bordo circolare lungo il margine dellatortiera e un intreccio sopra il composto di ricotta.Spennellate queste striscioline con l’uovo sbattuto e mettete in forno già caldo a temperatura media 180°C fino a quando lestrisce di pasta saranno dorate e croccanti. Lasciate raffreddare. Prima di servire cospargete la crostata con una spolverata dizucchero vanigliato.

Antonella Cirino

AMORE: UNICA FORZA CREATIVA (Segnalato da Giancarlo Rossi)

Un docente universitario inviò i suoi studenti di sociologia nei quartieri poveri di Baltimora per raccogliere dati sulla situa-zione sociale di duecento ragazzi. Gli studenti dovevano scrivere una valutazione sul futuro di ciascun ragazzo. In ogni casoscrissero: “Non ha possibilità”. Venticinque anni dopo, un altro docente di sociologia trovò per caso lo studio precedente e in-caricò i suoi allievi di compiere un’indagine di controllo per vedere che cosa ne fosse stato di quei ragazzi. Con l’eccezionedi 20 di loro che si erano trasferiti o erano morti, si apprese che 176 dei rimanenti 180 avevano ottenuto un successo supe-riore alla media in qualità di avvocati, medici e uomini d’affari.Il Docente rimase sbalordito e decise di approfondire l’argomento. Per fortuna tutti gli uomini si trovavano nella zona e il pro-fessore fu in grado di domandare a ciascuno: “Come spiega il suo successo?”. In ogni caso la risposta emozionata fu: “Me-rito dell’insegnante”. L’insegnante era ancora viva, per cui il professore la rintracciò e domandò all’anziana ma arzilla signoraquale formula magica avesse usato per far uscire quei ragazzi dai bassifondi e dar loro un futuro di successo.Gli occhi dell’insegnante brillarono e le labbra si incresparono in un lieve sorriso: “Davvero è molto semplice” disse “ho vo-luto bene a quei ragazzi”.

Eric Buttenworth

(Pensiamo che il fatto dovrebbe far riflettere seriamente non solo gli insegnanti ma anche i genitori.)

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E quando fu uscito si ritrovò sdraiato su un letto d’ospedaleattaccato ad una macchina che lo aiutava a respirare e una chemonitorava il suo cuore; tubi e tubicini lo avvolgevano comecoralli nel mare e un via vai di camici bianchi faceva da con-traltare ai colorati pesci che lo avevano assecondato nelleacque tropicali. Ancora quella luce che gli sobbalzava da unocchio all’altro! Ma ora le voci erano più chiare e si sentivachiamare per nome, col nome di battesimo che quasi nessunoormai usava più.<Signor Valentini! Gianni! Riesce a sentirmi? Se mi sentebatta gli occhi due volte!>Vanni non capiva perché non potesse parlare per rispondere,ma batté gli occhi due volte per confermare che aveva udito.<Bene Gianni! Lei è in ospedale; ha avuto un incidente di-verse settimane fa. È intubato, per questo non può parlare néprovi a farlo finché non glielo dico io. Mi ha capito?>Vanni batté gli occhi due volte per confermare.<Bravissimo! Ora le tiriamo via quel tubo>Vanni quasi non se ne accorse e si ritrovò senza quell’affarein gola in pochi istanti. I medici continuavano a girargli in-torno controllando macchine e segni vitali. Tutto pareva inordine e fu data autorizzazione ad entrare ad un gruppo dipersone che era in attesa fuori la stanza.Tra questi Vanni riconobbe Alberto Chiarucci, l’idraulico chelo aveva accompagnato alla tenuta di Borgo Sabotino. Cinqueuomini e una donna si misero in semicerchio intorno al suoletto, congratulandosi con lui per essere tornato alla vita dopotre lunghi mesi.Tre mesi… ecco perché in un angolo della stanza capeggiavaun piccolo albero di Natale dalle luci rosse e blu.Tornarono diverse volte nei giorni successivi, dando modo aVanni di conoscere in una volta sola tutte e sei le persone cheil notaio gli aveva elencato.Una serqa arrivò anche una donna che non aveva mai vistoprima. Entrò quasi in punta di piedi, timorosa e con l’aria af-franta. Portava con sé un pacco regalo e chiese il permesso diavvicinarsi al suo letto. Vanni acconsentì non trovando mo-tivo per negarle l’autorizzazione.La donna si accostò, restando ai piedi del letto. In principionon disse nulla , poi si rese conto che Vanni non sapeva chifosse.<Signor Valentini… mi chiamo Rosaria. È colpa mia se lei è

qui!>Vanni cadde come dalle nuvole e si fece spiegare il tutto. Nonera arrabbiato con quella donna che l’aveva quasi ucciso! Ve-deva in lei come un bivio, un segno. C’era qualcosa in quelladonna che gli ricordava piacevoli sensazioni. Ci pensò alungo quando fu solo, contemplando il cellulare nuovo che ladanna gli aveva regalato e il biglietto che lo accompagnava.<Il suo è andato distrutto nell’incidente> gli aveva confes-sato.Distrutto nell’incidente … La giusta metafora della sua vitafino a pochi mesi fa. In un incidente aveva perso moglie efigli e in un incidente aveva perso i suoi genitori, poche set-timane prima di partire per Taranto, dove era stato selezio-nato per importanti lavori in una raffineria petrolifera.<Ma certo!!> esclamò all’improvviso, facendo sobbalzare ilsuo compagno di stanza che si era da poco assopito. Aveva ca-pito cosa quella donna gli ricordava: una donna che aveva co-nosciuto durante quei due anni trascorsi in Puglia a lavorarealla raffineria. Si chiamava Rossana, come la sua sposa, conla quale i primi anni di matrimonio non erano stati proprioidilliaci.Una donna bellissima, fantastica, divertente ma sposata. Conquella donna aveva intrecciato un rapporto più che amiche-vole, molto intimo. Erano praticamente amanti e senza che iloro rispettivi consorti si fossero mai accorti di nulla. Vanni ri-cordava quei momenti come i migliori della sua vita in cui sisentiva pieno di energia, desiderato e travolto dalla passioneche Rossana sapeva trasmettere. Ricordava ancora il suo nu-mero di telefono; impressionante davvero come si fissino inmemoria certi dettagli!Prese coraggio; tanto non aveva nulla da perdere. Compose ilnumero che ricordava e, cuore in gola, attese gli eventi. Unosquillo… poi un secondo… e una voce di donna rispose al-l’altro capo.<Pronto?><Pronto… salve… è casa Ruggero?><Si, esatto!><Sto cercando il signor Antonio; è in casa?><No; mio marito non c’è. Chi lo cerca?<Ah bene, quindi lei è Rossana?>La donna rimase un attimo in silenzio, confusa, poi rispose:<Si, sono io… Ma lei chi è?>

Movimento culturale “Artenelterritoriopontino” e non solo

Tel. 3450885421 e-mail: [email protected] scritto a più mani dai lettori de Lo Sperone. Riassunto delle puntate pre-cedenti: dal suo paese, nelle Valli di Comacchio, Vanni va a Roma perché convo-cato dal notaio Sciallocca che gli comunica che suo nonno gli aveva lasciato ineredità un podere a Borgo Sabotino. Prima di ereditare il podere dovrà contattareuna serie di persone indicategli dal notaio. Con il signor Chiarucci, il primo dellalista, raggiunge il podere rimanendo estremamente deluso dallo stato di abbandonodel luogo. In un bar, dove era entrato a prendere un caffè, vede le immagini dellepiene che stavano sconvolgendo le sue valli e tra i veicoli travolti dalla piena rico-nosce la macchina di sua moglie. Il giornalista conferma che la conducente è mortacon i suoi figli. Esce sconvolto dal locale e viene investito riportando gravissimeferite ed entra in coma.

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Vanni sorrise. <Sono Vanni…> lasciò passare qualche se-condo prima di continuare <Ti ricordi di me?><Certo che mi ricordo…><Rossana… sappi che quei due anni sono stati per me i mi-gliori della vita!>Dall’altro capo del telefono dei sospiri precedettero la vocestrozzata della donna

<Dove sei ora?><Sono ancora lontano, ma più vicino di quando andai via!Posso lasciarti il mio numero, così se ti va possiamo sentircidi nuovo?>Rossana acconsentì e appuntò il numero di Vanni. Forse ungiorno lo avrebbe richiamato.

Continua…

questo territorio.La passione lo ha portato a sperimen-tare nuove tecniche ma stando sempreben attento a non stravolgere questi sa-pori e profumi ben miscelati da unacentenaria esperienza. Nel corso dellasua lunga carriera è venuto a contattocon tradizioni culinarie diverse apprez-zandole tutte perché ognuna ha una suaparticolarità e da ognuna ha presoqualcosa ma il suo riferimento è stata erimane la cucina lepina che non soloha esaltato nel suo lavoro ma se ne èanche fatto appassionato ambasciatore. Soprattutto attraverso la F.I.C. (Fede-razione Italiana Cuochi) di cui fa partedal 1995, per farla conoscere ed ap-prezzare, ha organizzato convegni,concorsi e manifestazioni varie; ne haparlato in programmi televisivi a cuiha partecipato (come l’Isola dei famosie Uno Mattina); l’ha presentata in im-portanti concorsi (lo scorso anno ha ot-tenuto l’argento agli Internazionalid’Italia con un tipico piatto lepino: lazuppa di cicerchie con cicoria dicampo e marroni).Nel libro, fra le diverse ricette, vienedato un particolare rilievo, anche conriferimenti storici, a tre piatti che sonosicuramente l’espressione più tipicadel territorio: j’appallocco, la pecoraaglio callaro, i fregnaquanti.Il libro, oltre alle ricette, contieneanche brevi cenni su metodi per la con-servazione di alcuni alimenti, la pre-sentazione di piante aromatiche espezie comuni sui Lepini e un praticomodo per misurare le dosi senza ricor-rere alla bilancia.Leggendo il libro si avverte chiara-mente la passione che lo ha ispirato esi capisce che il nostro chef svolge ilsuo lavoro non limitandosi alla solaapplicazione delle competenze tecni-che; il ristorante per lui non è solo unposto dove mangiare ma un ambiente,

A Segni, a Rocca Massima e nei paesidel circondario sono in tanti che cono-scono lo chef Marco Graziosi; egli, in-fatti, con la collaborazione dellamoglie e dei figli, gestisce il ristorante“Panorama” a Segni e il ristorante“Antico convento” a Rocca Massima.In questi due ristoranti (il giorno 6aprile a Rocca Massima e l’11 a Segni)lo chef ha invitato i suoi amici e gliabituali clienti alla presentazione delsuo libro “La cucina mia e di nonnaMaria”.Graziosi, dopo tanti anni di studio, ri-cerca, ed esperienze, ha sentito l’esi-genza di scrivere un libro di ricettespinto essenzialmente da due motiva-zioni: la prima, per fare una riflessionesu quanto è riuscito a realizzare fino adoggi per proiettarsi verso il futuro connuovi e più ambiziosi obiettivi; la se-conda, per mettere a disposizione diquanti lo desiderano, il suo patrimoniodi esperienze nel campo dell’arte del-l’enogastronomia.Questo secondo aspetto fa parte delDNA di Marco Graziosi: per lui è statofondamentale seguire la tradizione cu-linaria di sua madre e, prima ancora, disua nonna: da loro ha imparato a cono-scere e poi cucinare i prodotti genuinidella generosa terra lepina e sente il bi-sogno di adoperarsi per far si che latradizione non si interrompa. Il sottoti-tolo “Saperi e sapori dei Monti Lepini”rivela il suo grande attaccamento a

“La cucina mia e di nonna Maria”presentazione del libro di Marco Graziosi

non necessariamente lussuoso, dove siviene accolti con premura e dove si hail piacere di offrire cose genuine.Marco Graziosi ha sempre ispirato ilsuo lavoro a questo modo di pensare ei semi che ha seminato hanno datobuoni frutti perché anche i figli si sonoappassionati al suo lavoro e sicura-mente proseguiranno la tradizione difamiglia arricchendola con nuove idee.Fatto insolito ma molto indicativo èche l’introduzione al libro è statascritta dal figlio Fabrizio.In sintesi, per il nostro Autore, la ga-stronomia che ha come unica preoccu-pazione il guadagno ha il fiato corto eporta all’appiattimento dei sapori per-ché in cucina entreranno solo prodottidi larga scala, raccolti non nel periodomigliore di maturazione ma in quellocompatibile con la commercializza-zione; la cucina di qualità richiede pro-dotti di qualità e che rispettino lastagionalità.

Remo Del Ferraro

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LE BUGIE DEI BAMBINI:COSA SIGNIFICANO?

Come reagire di fronte a un bambino che racconta delle bugie? Innanzitutto senza al-larmarsi: è normale che i bambini ogni tanto raccontino delle bugie, non bisogna farneun dramma. Soprattutto per i più piccoli, fino ai cinque anni circa, le bugie sono deitentativi di plasmare la realtà a proprio piacimento: i bimbi di questa età infatti ancoranon distinguono bene la finzione dalla realtà, molto spesso trasformano il “fare finta”in “verità” e i primi a crederci sul serio sono proprio loro! A partire invece dai cinqueanni c’è l’intenzionalità di mentire e le bugie diventano più complesse e articolate. Maperché i bambini raccontano le bugie? Spesso i genitori pensano che il proprio figlio vo-glia ingannarli o prenderli in giro magari sminuendo la loro autorità o sfuggendo al con-trollo, ma sgridare o punire eccessivamente il bambino il più delle volte conduce alrisultato contrario ovvero il piccolo sarà spinto a perfezionare le sue bugie così da nonessere scoperto le volte successive. Un bambino può mentire per un’infinità di motivied è bene tenerne conto. Esistono infatti diversi tipi di bugie ed è opportuno che i geni-tori si comportino nel modo più saggio. Ci sono le bugie di discolpa in cui il bambinomente per paura di essere rimproverato o perché non vuole deludere i propri genitori;ad esempio raccontare di avere preso un bel voto a scuola quando in realtà il compitoè andato male. Bisogna fare molta attenzione in questi casi perché la bugia diventa unadifesa, è allora importante rassicurare il bambino insegnando che si può sbagliare e chele conseguenze non saranno irreparabili. In questo modo il piccolo potrà acquisire mag-giore sicurezza e ammettere i propri errori senza doversi nascondere dietro una bugiaper paura di non essere accettato. Le bugie consolatorie sono dei tentavi di modificarealcuni aspetti della realtà che fanno soffrire il bambino; le bugie servono allora per con-solarsi o per risolvere delle situazioni difficili. Un bambino con i genitori separati, adesempio, potrebbe raccontare che la prossima estate farà un viaggio bellissimo insiemealla mamma e al papà; si tratta in questi casi di veri e propri desideri. Queste bugie pos-sono dare molte utili indicazioni al genitore attento che può comprendere così desiderie paure del proprio figlio. Le vanterie sono bugie che vogliono soprattutto richiamarel’attenzione degli altri e possono indicare un’insicurezza del bambino che può non sen-tirsi all’altezza in alcune circostanze; ad esempio raccontare di avere vinto una gara dinuoto quando invece si ha paura dell’acqua, aiuta a sentirsi importanti e al pari degli altri.Come per le bugie consolatorie, bisogna essere molto attenti a capire i veri bisogni delbambino e le sue eventuali difficoltà. Le calunnie sono delle bugie che vogliono incol-pare gli altri anziché ammettere un proprio sbaglio. In questi casi si preferisce incolpareun altro pur di salvare sé stessi. Si tratta di comportamenti piuttosto gravi che vanno af-frontati prontamente con atteggiamento comprensivo ma fermo: è importantissimo farriflettere il bambino insegnando che ci sono altri modi per affrontare le situazioni. Lebugie possono svelare al genitore moltissimi aspetti del proprio figlio; meglio alloraevitare gli allarmismi ma capire invece perché sta mentendo e a quale scopo.

Dott.ssa Nicoletta Agozzino Psicologa Psicoterapeuta

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il 30 Aprile 2014

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