Magazine M - Luglio 2010

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M MAGAZINE MARE MARLINTREMITI Luglio 2010 quando la storia si affaccia al mare Number Three

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Magazine M

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MMAGAZINEMAREMARLINTREMITI

Lu

glio

2010

quando lastoriasi affaccia almare 3

N u m b e r T h r e e

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L’ARCIPELAGO DELLE ISOLE TREMITI

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L’ISOLA CHE NON C’È

PIANOSA

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con il patrocinio

Magazine MARLINTREMITI

In questo numero:Foto di Adelmo Sorci, Paolo Fossati, Pippo Cappellano

Progetto grafico MARLINTREMITI

Redazione

Direzione Adelmo [email protected] [email protected]

Attività Subacquee Michele [email protected]

Laboratorio del Mare Andrea [email protected]

Vincenzo [email protected]

Storia e cultura Rachele Di [email protected]

Testi e foto di proprietà MARLINTREMITI. E’ vietata la riproduzione totale o parziale dei contenuti e delleimmagine inserite nel presente Magazine M.

MagazineReportageStoriePhotoCultura

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Cari amici

siamo al terzo numero del Magazine M e ad oggi tutta leredazione non può che ringraziare tutti coloro che hannoespresso il loro apprezzamento all’iniziativa.

Un incentivo a migliorare tutta la struttura, per rendere ilmagazine sempre più interattivo, innovativo, tecnologicoe multimediale allo scopo di facilitarne anche la lettura.

Da questo numero infatti, viene utilizzata una nuovaapplicazione per la consultazione, a nostro avviso piùcompleta, con nuove funzioni oltre a quelle che consen-tonono comunque di scaricare,salvare e stampare e piùaccattivate sotto il profilo grafico.

Abbiamo inoltre migliorato la facilità di accesso e la visi-bilità sui motori di ricerca.

Ad oggi il Magazine M viene inviato a 25.000 utenti, edentro ottobre, grazie alle nuove applicazioni ne raggiun-geremo 100.000.

Insomma il “mondo delle isole Tremiti” ora viaggia nelweb a tutta velocità...

Adelmo Sorci

Magazine M

Magazine MARLINTREMITI

Sito internetwww.marlintremiti.it

[email protected]

Phone / fax+39 0882 46 37 65

Phone / Mobile+39 336 82 97 46

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10 Tremiti anno Mille

26 Nel Blu delle Isole Tremiti

32 L’Arte della Pesca

40 La Biodiversità della Riserva Marina

52 Ore 19:00 - Sorseggiando qua e la

58 Una “Fortezza” in fondo al mare

68 ... una strana convivenza

M Magazine MARLINTREMITI

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Sommario

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di Rachele Di PalmaStorica dell’Arte

Responsabile Attività CulturaliMARLINTREMITI

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n u m b e r t h r e e

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TREMITI

ANNO MILLE

NEL CUORE DEL MEDIOEVO

Spesso il visitatore che per la prima volta giunge alleIsole Tremiti rimane colpito alla vista dell'Isola di SanNicola. Lo sguardo è rapito dall'imponente facciatadella chiesa di Santa Maria a Mare che incombe conmaestosità sul piccolo arcipelago.La storia di questa abbazia affonda le sue origini nelMedioevo, e proprio della sua fondazione parleremoin questo articolo.Dal "Chartularium Tremitense" si evince che il primocentro religioso venne costituito ad opera deiBenedettini cassinesi verso la metà del IX secolo.Dallo stesso documento sappiamo anche che, nel1010 sulle isole era presente il monastero di S.Michele e S. Jacopo in Tremiti.

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Poi nel 1026 in un atto della città diCampomarino appare con il nome: "monaste-rium Beate Dei genitrici et Virginis Marie etSancti Jacobi apostoli", nome che le resteràfino ed oltre la metà del XI secolo per poiessere sostituito definitivamente con l'appella-tivo: "monasterum Beate Dei genitrici etVirginis Marie".Il primo "storico" delle isole Tremiti, BenedettoCocarella nella sua opera "Cronica Istoriale diTremiti" del 1606 sostiene che molto probabil-mente il primo centro religioso sia sorto sul-l'isola di San Domino e che solo successiva-mente i monaci si siano stabiliti sull'isola diSan Nicola, in quanto le sue alte coste si pre-stavano meglio per la difesa dagli attacchiprovenienti dal mare, perché di difficile acces-so.Secondo documenti analizzati dal Muratori ladata di nascita dell'abbazia di Tremiti risale al1045 anno in cui i monaci s'insediarono sul-l'isola di S. Nicola sotto la guida dell'abateAlberico .Sicuramente un ruolo principale per la diffu-sione del monachesimo benedettino nellaCapitanata fu svolto dai grandi monasteri del-l'aria beneventana, la cui azione è documen-tata con certezza a partire dal VIII secolo. E laparte da leone la faceva il monastero di MonteCassino , creando dipendenze attraverso unafitta opera di colonizzazione. Ma da sempre sulla nascita della chiesa aleg-gia anche una leggenda, narra di un uomoapprodò sulle coste tremitesi, allora deserte,desideroso di condurvi una vita da eremita.

Un giorno dell'anno 311 ebbe la prima appari-zione della Vergine che gli disse:"…Levati e prendendo 'l sarchiello và tosto à

cavare in cotesto luogo, ove troverai danari

non pochi sotterrati: i quali prendendo naviga

in Costantinopoli : ove comprerai quelle cose

che à fabbricare 'l tempio à mio modo sieno

necessarie…" .

Egli però, frastornato da tale visione dubitò diciò che aveva visto, credendolo frutto di unasua fantasia. Ma fu nuovamente visitato dallaVergine che con viso severo gli rimproverò dinon aver eseguito i suoi ordini intimandolo diprovvedere a ciò che precedentemente gli

aveva chiesto. Senza titubare oltre l'eremita si recò sul postoindicatogli dalla Madonna, dove rinvennealcuni vasi pieni di monete e una corona d'oroe, come ordinatogli, s'imbarcò su un battelloalla volta di Costantinopoli raggiungendola nelgiro di pochi giorni, addirittura alcuni dicono inuna notte, nonostante una distanza di mille-quattrocento miglia. Una volta giunto a destinazione trovò nelporto della città una nave carica di tutto quel-lo che gli occorreva, materiali e manodopera.Fece ritorno alle Tremiti dove edificò il santua-rio. Il quale ben presto divenne luogo di pelle-grinaggio da parte dei fedeli, in quanto innu-merevoli divennero i miracoli da parte dellaVergine Maria. L'eremita comprese l'importanza del fenome-no, si recò dal papa affinché intervenisse inqualche modo, e questi decise di dare ilgoverno dell'isola con la chiesa ai religiosicassinesi, questo secondo la leggenda. Storicamente invece si ipotizza che fu PaoloDiacono (pseudonimo di Paolo di Warnefrido,

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Cividale del Friuli 720 - Montecassino 799)autore della "Historia Longobardorum" esiliatoalle Isole Tremiti da Carlo Magno nel 776 peralto tradimento, a consigliare ai monaci cassi-nesi di insediarsi in questo arcipelago.Ma chi erano i Benedettini? Erano monaci

appartenenti all'Ordine di San Benedetto(480-549),la cui grande opera fu il monasterodi Monte Cassino . A coloro che volevano vivere l'esperienzamonastica si richiedeva di entrare in unacomunità religiosa evitando la solitudine ana-coretica, dando grande importanza al lavoromanuale ed intellettuale. Per questo i bene-dettini vennero associati alla conservazione ealla divulgazione della cultura. La regola ebbe un successo tale che in pocotempo i monasteri benedettini (maschili e fem-minili) fiorirono in tutta l'Italia e in Europa,divenendo un mezzo importante per l'evolu-zione e ricostruzione dei territori rurali. Il monaco vivendo in mezzo alla campagnaera più adatto di qualsiasi altra figura ecclesia-stica a mostrare ai contadini la strada giustadella salvezza. I due modelli originari di mona-co, quello solitario e quello che viveva incomunità, ebbero ambedue grande importan-za per lo sviluppo religioso del nostro paese.

Anche le isole Tremiti, come già detto,divennero centro di un monastero benedetti-no, la cui presenza costituisce uno deimomenti più importanti per la storia dell'arci-pelago.I monaci in principio mantennero uno strettorapporto con l'abbazia madre di MonteCassino, ma con lo scorrere del tempo le cosecambiarono, soprattutto perché l'abbazia diTremiti progressivamente assunse grandepotenza grazie alle continue donazioni, con-cessioni e privilegi fatti in suo favore, diven-tando padrona di molti territori sui quali sorge-vano chiese, castelli e conventi, in AbruzzoMolise e Puglia.Importante al fine di comprendere al megliochi fossero questi nuovi 'apostoli' di Dio èbene fare una breve esplorazione nella lororealtà quotidiana.La famiglia monastica era composta da figurefisse, a cui erano affidati compiti ben precisi, ilcapo famiglia, se così lo vogliamo definire, era

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l'Abate il quale veniva considerato il padre della comunità. Infatti San Benedetto nella sua regola scriveva: "…l'Abate deve

essere amato piuttosto che temuto…" . A lui tutti facevano riferimen-to per qualsiasi eventualità, ma non era solo nel dover assolvere aisuoi incarichi, si affiancava alla sua figura quella del Priore eSottopriore, costoro lo aiutavano nel controllo del monastero, il lorocompito più importante era quello di controllare l'abbazia al calaredella sera dopo l'ufficio della compieta assicurandosi che tutte leporte fossero chiuse e che i confratelli fossero a letto.Il monastero veniva ispezionato più volte durante la giornata, e que-ste funzioni venivano eseguite dal Circator, costui era investito delcompito di girare entro i laboratori e nelle varie zone del cenobio perassicurarsi che nulla di poco conveniente avvenisse tra le muradella comunità di religiosi. Il Cantore invece si occupava dell'arma-rium cioè del locale dove si raccoglievano i libri, teneva aggiornatol'elenco degli anniversari scritto in margine al martirologio dellefeste e dei martiri e santi, redigeva le partecipazioni da inviare aglialtri monasteri e gli veniva anche richiesta la manutenzione dei libri,per questo nella maggior parte dei casi era anche colui che si occu-pava della produzione della pergamena.Il Cellerario era il responsabile della cantina, egli provvedeva alnutrimento dei fratelli, per questo doveva ripartire in maniera equaquello che mangiava e beveva la comunità. Ogni sabato redigeva ilmenù della settimana adattandosi a regole ben precise, perché laquantità e la qualità degli alimenti variavano a seconda della solen-nità liturgica. Riforniva di pane il refettorio, si preoccupava del vinodell'approvvigionamento dei legumi, che erano alla base della dietamonastica insieme ai formaggi, e del pesce, facilmente reperibilenel caso del nostro monastero un po' meno per le altre realtà mona-stiche. Si occupava di vegliare sul sale, anche in questo casoTremiti era agevolata in quanto sull'isola di San Domino era facileda reperire, dato che si formavano all'interno di cavità naturalipozze piene di sale che veniva depositato li dal mare. Proprio aquesto proposito il Cocorella nella sua "Cronica Istoriale di Tremiti"scrive così:

'…Raccogliesi in oltre né scogli della medesima isola ,che si

distendono nel mare, quantità di sale bianchissimo, à sofficienza

per tutto l'anno, all'uso della mensa… Il quale nei stremi lidi de sco-

gli, d'acqua marina, che vi rimane, generalmente spontaneamente,

è colla spuma, e rugiada si condensa; è per ciò più bianco di ogni

altro sale…' .

Altre informazioni importanti sempre del Cocorella sono quelle rife-rite alla produzione agricola delle isole, importante è ricordare che imonasteri benedettini adottavano la politica dell'autarchia, quindiper loro era determinante riuscire a soddisfare da soli i bisogni dellacomunità senza essere troppo dipendenti dagli altri, e nel caso poidella realtà insulare tremitese ancora di più.Altre figure presenti all'interno della realtà monastica, erano ilSagrestano detto anche 'custos ecclesiale' cioè il guardiano della

San Benedetto

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San Benedetto

chiesa e la sua mansione era quella di vegliare su quest'ultima edanche sui tesori, si occupava anche di pulire e alimentare le lampa-de, curare le decorazioni della chiesa e soprattutto di chiudere leporte del tempio. Preparava anche il pane azzimo da cui poi si rica-vavano le ostie per le funzioni. Altra figura era quella dell'Economo, responsabile della biancheriada letto dei monaci, ed era anche colui che effettuava la lavanda deipiedi del sabato. Il Refettoriere si occupava di mettere sulla tavola il pane, il vinonelle coppe e di preoccuparsi dell'illuminazione del refettorio confe-zionando candele a base di pece e cera.L'Infermiere invece era colui che si occupava dei malati e di servireloro i pasti. E poi c'erano i Priori Rurali, che si occupavano di cura-re le proprietà abbaziali disseminate nei territori di sua proprietà : dipriori rurali Tremiti ne doveva avere molti, date le grandi proprietàche aveva sparse lungo la costa adriatica.All'interno dei conventi tutto era compiuto in funzione della Regoladettata da S. Benedetto: lo svolgimento della giornata, la preghiera,il lavoro, la cura del corpo, anche i pasti erano serviti in base a ciòche dettava la Regola, vivendo in comunità con gli altri.Giochi di potere si intrecciavano all'interno dei cenobi, non da menofurono quelli che videro protagonisti i monaci di questo arcipelago.Il monastero tremitese mal sopportava la subordinazione all'abba-zia di Monte Cassino, così alla fine del XI secolo, i rapporti con que-st'ultima s'interruppero. Durante il concilio tenutosi a Melfi nel 1059 in presenza del papaNiccolò II, i religiosi di Tremiti dovettero imporsi per evitare di paga-re troppi tributi all'abbazia madre e chiesero e ottennero l'indipen-denza da quest'ultima. A questo punto il monastero di Tremiti si trovò a dover fronteggiareda solo molti problemi logistici, per cui vennero dominate le popola-zioni dei paesi limitrofi della costa adriatica e della costa illirica deltransadriatico con una serie di rapporti pacifici e più spesso redditi-zi.La comunità isolana aveva bisogno di una serie di sostanze chenon riusciva a procurarsi in loco e che con l'influenza e la presenzareligiosa gli venivano forniti dall'esterno. Si trattava di beni di primanecessità, che il territorio delle isole non ha mai prodotto in quanti-tà necessaria per la sopravvivenza del piccolo cenobio.Il primo luogo di culto edificato sulla costa adriatica dai monaci funella zona di Lesina, con il lago che faceva da specchio al comples-so abbaziale. Altri terreni si aggiunsero al piccolo insediamento poco discosto dallago, e questo allargamento territoriale rappresentò un altro passoavanti per la sopravvivenza dei monaci.Vennero edificati piccoli cenobi a pochi chilometri di distanza l'unodall'altro riuscendo anche a stabilire rapporti con le coste dalmate,vennero fondati anche monasteri nelle isole dalmate, tra cui uno aRagusa (Dubrovnik) ed un altro sull'isola di Lacroma. Sulla costa adriatica le prime chiese che entrarono a far parte delmonastero tremitese furono: i piccoli conventi di Campomarino e

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Serracapriola, a pochi chilometri di distanza l'uno dall'altro, e quest' ulti-mo ha rappresentato il punto di convergenza del gruppo terminale bene-dettino al momento dell'abbandono della stessa abbazia tremitese. Altrettanto importante nell'anno fu l'offerta delle terre alla foce del fiumeFortore, per gli sbarchi commerciali dei religiosi, parallelamente al territo-rio di Termoli, perché da queste due zone i frati s'imbarcavano per rag-giungere le Isole Tremiti. L'imbarco a Termoli ai monaci non piacevamolto perché subivano il controllo della sede vescovile, e per questo pre-ferivano imbarcare alla foce del Fortore, dove gli sbarchi e gli imbarchierano meno controllati. Il loro rilievo politico, economico e religioso era poco capito dalle comuni-tà istituzionali del tempo. Ma le mire dei monaci non si limitarono al soloMolise estendendosi anche alle coste abruzzesi, in provincia di Chieti,mentre in Puglia si aggiudicarono la chiesa di Calena con annessi quat-tro appezzamenti di terreno in prossimità di Peschici e del Gargano. Il ter-ritorio dauno forniva al cenobio: orzo, grano, materiali utili alla lavorazio-ne dei filati, garantiti da zone che da sempre erano servite per la transu-manza, antica pratica del trasferimento delle greggi dall'Abruzzo freddo einnevato all'alta Puglia molto più temperata e calda. Anche queste vie,conosciute da sempre col nome di Tratturi furono punteggiate da piccolecostruzioni religiose che servivano come riferimento per la pratica religio-sa e lo sviluppo di un credo popolare che ripagava i frati con lasciti, dona-zioni e spesso creava i presupposti per una maggiore stabilità economicae politica.Le zone del Molise poco più assolate e più alte, come San Martino inPensilis, davano all'abbazia notevoli quantità di olio, fave e vini di pregia-ta qualità.Anche sulle colline del piccolo Cegne, torrente di una splendida vallataparallela al Biferno, la comunità di Coionisi (Guglionesi) con la chiesa inti-tolata a S. Chiara rappresentò un cespite inesauribile con vigneti e terre-ni coltivabili che assicuravano alla comunità isolana apprezzabili censi.Anche nel territorio abruzzese e in particolare sulle colture di Histonium(Vasto) la chiesa intitolata a S. Maria in Valle, forniva grandi quantitativi diolio.I lasciti più apprezzabili e molto remunerativi i monaci li ottennero dallacittà di Lanciano e, più a nord, sulle alture della Maiella, con il risultatoincredibile di costruzioni religiose di oltre trecento unità. Da Lancianoinfatti si ricavava una notevole quantità di beni: dalle lane agli armenti euna certa quantità di materiale lavorato che serviva per la sopravvivenzainvernale.Il Gargano con i suoi centri religiosi fin dall'antichità emanava un fascinonotevole sulle comunità pastorali, agricole e marinare della intera costa.La sede di Monte Sant'Angelo rappresentò una nota sfida per la comuni-tà tremitese, riuscendo ad intavolare un dialogo fattivo e di convincimen-to con le popolazioni limitrofe. Anche in queste zone nascono alcune pic-cole chiese, minuscoli agglomerati sotto il controllo dei monaci benedetti-ni che utilizzavano il semplice " do ut des " per ricavarne utilità economi-che e favore politico.

Elemento importante per l'egemonia monastica fu la costruzione del san-tuario di Calena e l'arrivo dell'icona della Madonna, opera realizzata dal-

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Anno 1000

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l'officina dei monaci tremitesi, dando nuovalinfa al fervore religioso mariano.Anche le città di Cagnano , di Carpino, diMontenero, e quelle delle zone del lago diVarano furono fonte di donazioni a favore deibenedettini. Da queste zone la comunità reli-giosa riceveva legname diverso dal pino loca-le, il quale non risultava sempre adatto allevarie necessità che si avevano, in quanto eramolto impregnato di resina, mentre più idoneoera l'utilizzo della quercia presente nelle zonedi Vieste, a cui si aggiungevano le disponibili-tà di legnami speciali utilissimi per l'artigiana-to.I terreni a ridosso dei tornanti che da Viesteportavano a Pugnochiuso fornivano invecegrandi quantità di limoni e arance utili agli spe-ziali dell'abbazia che li utilizzavano per la rea-lizzazione di prodotti liquorosi e medicamen-tosi. Dalle baie del Gargano i monaci riceve-vano grandi quantità di frumento, orzo, lino ecanapa, e anche qui le vigne a ridosso dellespiagge producevano vino di ottima qualitàdestinato all'uso del cenobio.Nuovo aspetto da sottolineare è l'importanzadella costa Garganica che da Mattinata scen-deva verso i lidi sipontini. Quello di Sipontoera un antico insediamento greco scelto da imonaci per la penetrazione e gli scambi conla costa, ma importante anche per le salinepresenti in loco.Ma i monaci tremitesi non godevano solo

della protezione delle coste limitrofe all'abba-zia, ma anche i veneziani aiutarono la realtàdel cenobio con la presenza della loro flotta,che mai occupò le isole. Tra i dogi veneziani e gli abati tremitesi c'eraun tacito accordo che favoriva entrambe leparti in causa: i monaci godevano della prote-zione offerta loro ei veneziani potevano traffi-care liberamente nell'Adriatico. Tra il 1038 e 1041 gli equilibri raggiunti trabizantini e longobardi nelle terre pugliesi furo-no travolti dalle invasioni dei Normanni, cheda violenti predatori sconfissero molte volte leforze locali. Questa situazione di pericolo portò molti pro-prietari fondiari nella condizione di dovercedere i propri beni a qualche chiesa o mona-stero per poterli salvare dalla furia normanna,sistema che fece accrescere ulteriormente lezone dominate dai monaci di Tremiti. Ma ilcarente controllo da parte dei monaci tremite-si verso i vari possedimenti negli anni, causa-rono il disfacimento del patrimonio immobilia-re dell'abbazia, ma nonostante tutto continua-vano ad affluire donazioni e privilegi.Fu soprattutto dopo l'anno 1155 che i beni delmonastero subirono grandi perdite, a causa diproblematiche politiche legate all'espansionedi altri grandi monasteri, come quello di S.Giovanni in Piano e quello di Torremaggiore,che avendo terreni confinanti con le proprietàtremitesi divennero causa di scontri irrimedia-

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bili.Tale situazione portò i monaci a cedere aisignorotti locali i terreni più lontani, in quantodifficili da controllare, tenendo per se quelli piùvicini alle isole, e che fossero utili all'economiadella comunità.Papa Alessandro III, nel 1172 concesse almonastero il privilegio che gli riconoscevatutte le proprietà ottenute negli anni, dalle piùremote alle più recenti, e inoltre rinnovava lapresenza dell'ordine monastico deiBenedettini. Tale occasione fu ottima per rimpossessarsidelle terre site in Vieste, la chiesa di S.Lorenzo fuori le mura, e quella di S. Giovanniall'interno delle mura di cinta della città, otten-nero poi anche ampie concessioni dai signoridi Lesina e San Nicandro.Da Roberto III di Loretello il monastero otten-ne varie concessioni di antichi possessi inCampomarino e altre zone del Gargano. Maciò nonostante le condizioni economiche delconvento decadevano al punto tale che nel1200 furono costretti a locare i terreni a terzepersone e a indebitarsi.

Verso il 1230 le proprietà versavano in totaleabbandono, i pochi padri rimasti sull'isola perfronteggiare la penuria di denaro si legaronoai pirati dalmatini esercitando il contrabbando,facendo delle isole un rifugio per i predoni, fla-gello delle coste adriatiche, anche per evitaredi essere sempre nelle loro mire.Il colpo di grazia fu inferto al monastero daArrigo VI, il quale durante la Crociata per lariconquista del Santo Sepolcro, venuto aconoscenza dello scempio attuato dai monacidecise di punirli saccheggiando l'abbazia edistruggendo il porto dell'isola di San Nicola.Da questo momento in poi tutti i monasteridelle coste pugliesi entrarono in crisi, a causaanche dell'inasprimento degli sgravi fiscaliimposti da Federico II a scapito dei ricchi con-venti.

Papa Alessandro III

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monaci in mezzo al mare

verso il passaggio ai monaci Cistercensi

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Nel 1233 fu Gregorio IX ad aprire un'inchiestasulle scorrettezze dei canonici retti dall'abateMauro, il quale si oppose all'operato dell'inchiestae imprigionò i canonici a lui contrari. Tale situazio-ne venne risolta nel 1234, sempre ad opera delpapa Gregorio IX che diede ordine ai vescovi diTroia e Lucera di agire prontamente contro l'abatedi Tremiti deponendolo e sostituendolo con l'abatePietro. Ma le cose non sarebbero cambiate di molto, infat-ti altre inchieste vennero istituite contro i monaci diTremiti, fino a quando nel 1237 per volere del pon-tefice furono deposti dall'abbazia i frati Benedettiniper integrarci i monaci dell'ordine dei Cistercensidel monastero di Casanova di Parma. Finiva così l'egemonia politico- sociale e culturaledei Benedettini e con loro quello dell'abbazia diSanta Maria a Mare delle Isole Tremiti.

monaci in mezzo al mare

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Il villaggio è situato nell'isola di San Domino, la più grande e verde dell'ar-cipelago, tra Punta del Diamante, da cui si gode una vista magnifica suiPagliai e Cala Tamariello, da cui si accede direttamente al mare e nellaquale è possibile l'attracco di piccoli natanti.

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di Michele Tancredi

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MARLINTREMITI26

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S n o r k e l i n g

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nel Bludelle Isole Tremiti

Lo snorkeling è uno sport semplice, divertente ed economico; non ci sonolimiti di età e può essere praticato quasi ovunque.Per ammirare le meraviglie del mondo sommerso si nuota a pelo d'acquaed occorrono: pinne, maschera ed occhi pieni di curiosità.

Nell'Area Marina Protetta delle Isole Tremiti sono innumerevoli i tratti dimare e le cale, dove è possibile ed entusiasmante praticare lo snorkeling.

Con al fianco i Biologi Marini del MARLINTREMITI sarete Guidati in tranquille e rilassanti esplorazioni tra le rocce del sottocostadell'Arcipelago, scoprirete e conoscerete tutte le straordinarie meravigliedel mondo marino.

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La pratica dello snorkeling è aperta a tutti. Dal bam-bino di almeno 6 anni alla persona adulta. Lo snor-keling è la risposta appropriata ad esigenze di movi-mento, di benessere psicofisico, di contatto con lanatura in modo "sostenibile".

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Tanti i percorsi Snorkeling proposti dal Laboratoriodel Mare :2 nella zona B dell’Isola di Capraia3 nella zona C dell’Isola di San Domino.di quest’ultimi uno è dedicato ad un percorso archeo-logico, particolarmente affascinate.

A.M.P. delle Isole T

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Come lasciarsi sorprendereda un piccolo Arcipelago sospeso tra Cielo e Mare

5 Isole per un Arcipelago incantevole la cuisuperficie complessiva supera di poco i 3 chi-lometri quadrati. Lo sviluppo costiero è piutto-sto esiguo e quattro isole su cinque distano traloro poche centinaia di metri.

Hanno caratteristiche assai diverse e curiosa-mente complementari. Le più grandi sonoS.Domino, S.Nicola e Caprara, poi un isolottopiccolo, il Cretaccio ed infine Pianosa, lontanaoltre 10 miglia.

Unico Arcipelago italiano nel Mare Adriatico,inaspettato per la limpidezza delle acque, alpunto di sembrare come sospeso nell'azzurro,non distinguendo quale quello del cielo equale quello del mare.

Sui Fondali si concentra quanto di megliol'Ambiente Mediterraneo è in grado di offrire

. delle Isole Tremiti

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L’Arte della pesca a Tremiti

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Rodolfo

Perfetti conoscitoridei fondali delleTremiti pur nonavendoli mai visti.

Per loro la pesca...un’arte, passioneper il mare, esoprattutto, un attività da svolgere lontanida occhi indiscreti.

Con questa rubricave ne presentiamoalcuni:

un pò pescatori,un pò personaggi.

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aragoste. Ben 30 astici nella rete in un solocolpo.

Una pesca la sua, fatta utilizzando reti daposta, calate con precisione sui fondali pro-fondi delle Tremiti senza l’ausilio di nessunstrumento. Li conosce pur non avendoli maivisti ed è in grado di indicarne la morfologiacon estrema accuratezza.Questa abilità, unità alla tecnica acquisita conla lunga esperienza e ad alcuni segreti che

non vale la pena nemmeno tentare di scopri-re... perchè “non parlerà mai”, come tutti ipecatori, lo rendo molto conosciuto.

Lo possiamo incontrare così, la mattina tra ilbar ristorante “il Pirata” e la “Livornese”. Insieme aPio Luigi, il figlio.Dalle 10 alle 12, fra una chiacchera e l’altra, conmodi discreti, non invadenti, aiuta Luigi nell’attività dinoleggio gommoni, magari appena tornato dalla sal-pata delle reti.E’ “Sgarza” o “Rodolfo” un abile pescatore che daglianni ‘80, alle Tremiti, ha dato vita all’attività di noleg-gio gommoni e al noto ristorante “da Pio”.

Parlare con lui è un vero piacere, e se si tocca l’ar-gomento pesca, o pesce ... è fatta!!!Sarà un continuo snocciolare di eventi, fatti, pesca-te mirabolanti (vere) che non possono non coinvol-gere chi ascolta.

Quintali di pesce pescato che lo hanno reso famosoa Tremiti e a Termoli e un concorrente spietato pergli altri pescatori, al punto da essere soprannomina-to dagli altri : “u’ bandito”.L’ultima pochi giorni fa, a giugno, 38 chili tra astici e

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La rete da postaè la rete da pesca più nota, più ingegnosa e di piùantico uso. È una rete passiva, rete cioè lasciataferma in mare in attesa che il pesce nei suoi movi-menti vi incappi e vi resti prigioniero. Per l'uso dellarete da posta non sono indispensabili strumenti sofi-sticati o motori potenti. La pesca con tale attrezzo puòessere fatta anche completamente a mano, solo conl'esperienza e la conoscenza delle zone di pesca del

pescatore.La rete da posta deve essere formata da filimolto sottili e flessibili per ammagliaremeglio il pesce che vi incappa ed inoltre que-sti devono essere il meno visibile possibileper evitare che il pesce si spaventi e non viincappi. In passato erano costruite con fibrenaturali principalmente canapa o cotone, condue grossi inconvenienti: il filo, per quantosottile, per poter reggere agli strappi cui loavrebbe sottoposto il pesce catturato neisuoi tentativi di liberarsi, era sempre troppogrosso ed inoltre, per lo stesso colore dellafibra, abbastanza ben visibile al pesce; ilsecondo inconveniente è rappresentatodalla putrescibilità della fibra naturale cheobbligava a una continua cura delle reti confrequenti asciugamenti al sole.La fibra sintetica ha eliminato ambedue que-sti problemi. Infatti per l'alta tenacità intrinse-ca nelle fibre sintetiche (nylon) si possonoarmare reti con fili sottilissimi ed estrema-mente resistenti. Le reti in fibra sintetica poi,non sono putrescibili e possono restare inpesca, bagnate, a tempo indeterminatosenza subire danni. L'invenzione del monofi-lo, subito utilizzato per costruire questo tipodi rete, ha aggiunto un'altra caratteristica: laquasi totale trasparenza.La rete da posta è una tipica rete artigianaleche può essere calata e salpata a mano.Negli ultimi tempi però, per alleviare la fatica

a bordo e quindi per poter calare e salpare un mag-gior quantitativo di rete, è stato introdotto il bozzello(verricello) meccanico.Questo metodo di pesca, come produttività, non puòcompetere con il ciancialo o con lo strascico a diver-genti, ma comunque ha alcuna caratteristiche che lorende ancora competitivo. Basti pensare che non ènecessario carburante o, nei casi di natanti motorizza-

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ti, ne è sufficiente una esigua quan-tità. Il pesce catturato è esclusivamenteformato da individui di buona tagliaed in perfette condizioni per cuisono venduti a prezzi elevati al mer-cato. Inoltre non su tutti i fondali sipuò operare con reti a strascico(asperità del terreno o divieti) anchese vi sono buone concentrazioni dipesce pregiato. Proprio su quei fon-dali la rete da posta si rivela attrez-zo utile per permettere buone cattu-re non altrimenti effettuabili.Con la rete da posta si possono cat-turare pressoché tutte le specieeconomiche importanti (purtroppoanche le tartarughe) , basta variarele dimensioni delle maglie.La più nota rete da posta è il trama-glio. Questa è formata da tre pezzedi rete sovrapposte, le due esterneidentiche sono formate da magliemolto grandi, mentre quella interme-dia ha maglie piccole. Il pesce cheincontra nel suo cammino il muro direte cerca di superarlo. Dopo aversuperato abbastanza agevolmentela maglia grande della pezza ester-na (il maglione) , finisce col premeresulla pezza a maglia piccole che,lasciata morbida e sovrabbondante,forma una sacca delimitata dallamaglia grande della terza pezza direte. In questa sacca mortale, ilpesce resta imprigionato senza nes-suna possibilità di fuga. La reteviene lasciata per diverse ore a cor-rente oppure fissa; è poi salpata dalpescatore che con cura provvederàa liberare ogni singola preda dallepiccole prigioni.Questo metodo di pesca estrema-mente artigianale, ha bisogno dimare calmo e di una perfetta cono-scenza dei fondali.

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Chi è “Rodolfo” ? E’ Staniscia Fernando, classei nel 1950.

In arte "Rodolfo" per la sua spiccata somiglianza in gioventù con il famoso attore degli anni '30, RodolfoValentino. Giovanissimo, asoli 13 anni, parte per lacittà, prima Roma, poiMilano, in cerca di esperien-ze lavorative. Cominciacome muratore, ma in pochianni diventa subito capoma-stro. A 25 anni ritorna nelMolise ed apre la sua primaimpresa di costruzioni aTermoli (CB), la StanisciaEdile. In 15 anni di impresaedile costruisce decine dipalazzine nella cittadinacostiera, tra cui il quartieredi Difesa Grande e il com-plesso Santa Monica aCampomarino. "Rodolfo" a40 anni poteva sentirsi giàrealizzato, da umile ragazzodi provincia a costruttore, isuoi obiettivi si erano giàrealizzati, ma la sua svolta divita doveva ancora arrivare,ed il lavoro da imprenditoregli stava stretto.Nel frattempo si sposa conla giovane maestra tremite-se Ersilia, e dopo qualcheanno nascono i suoi 2 figli:Pio Luigi e Maria Caterina.Comincia ad appassionarsial mare e alle Isole Tremiti,sua patria adottiva, e a metàdegli anni '80 decide diabbandonare la sua carrieradi costruttore e si mette inpensione anticipata per

potersi godere meglio i figli e dedicarsi alla sua nuova passione: la nautica.Non avrebbe mai pensato che da un suo hobby sarebbe nato un lavoro ancora più impegnativo…nasceper scherzo l'idea di aprire un noleggio di gommoni alle Tremiti, attività fino ad allora sottovalutata.Tra l'incredulità generale, in pochi anni mette su una flotta di svariate decine di gommoni, ma per lui ciòche conta non sono gli affari, la sua passione rimane sempre il mare.

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Acquista un peschereccio e comincia a dedicarsi atempo pieno alla pesca con le reti. Sviluppa tecnichecon le reti mai utilizzate sulle isole ed in poco tempoi risultati cominciano a farsi vedere.Effettua battute di pesca memorabili, quintali e quin-tali di pesci e crostacei si riversano come per miraco-lo nelle sue reti. C'è poco da fare, "Rodolfo" è un for-

tunato, a detta di tutti, ma secon-do lui la tecnica è tutto.Comincia a crearsi il problema didove portare il frutto delle suebattute di pesca, e nel 2001 apreun ristorante: Da Pio.A tutt'oggi il ristorante Da Pio è trai più conosciuti dell'arcipelago tre-mitese e Rodolfo continua apescare grosse quantità di pescee crostacei che vanno a finire suitavoli del suo ristorante.

Ristorante da Pio

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Riaperto nel 2001 sulla stessa struttura in cui sorgeva uno dei piùantichi ristoranti delle Isole Tremiti: "L'aragosta" di Tullio e Peppina

Gestito interamente a livello familiare, è situato lungo via AldoMoro, strada principale dell'isola. Lo si riconosce da lontano dallagigantesca Bouganville in cui è immerso.

Il ristorante ospita 55 persone al coperto e circa 25 sul terrazzino,per il quale necessità obbligatoriamente la prenotazione.

La cucina è curata dalla signora Ersilia, figlia di Pio Tullio, tremite-se da generazioni, che con la sua maestria tra i fornelli vi farà ritro-vare quegli antichi sapori tramandati da madre in figlia, per rende-re indimenticabile la vostra permanenza sulle isole.

Oltre ad offerte speciali per gruppi e comitive, Il ristorante "Da Pio"offre inoltre un servizio di navetta gratuito per il pranzo al ristoran-te per gruppi o comitive, in partenza tutti i giorni dalla banchina diSan Domino.

Specialità Spaghetti al sugo di aragosta Scorfano al forno con patate Aragoste e dentici Scialatielli ai frutti di mare

Ristorante "Da Pio" Via Aldo Moro 12, San Domino Isole Tremiti (FG) tel: 0882-463269 cell: 3392334905

Ristorante da Pio

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di Vincenzo Ferraro

Biologo marino

del

Laboratorio del Mare

MARLINTREMITI

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LaBiodiversitàdellaRiservaMarina

Con il termine "biodiversità" si intende il numero di specie vegetali e ani-mali presenti in un determinato luogo, regione o ecosistema. E' la diversi-tà biologica di tutti gli esseri viventi, la diversità fra le diverse specie, fra idiversi individui di una stessa specie. La diversità degli esseri viventi èinsieme fondamento e risultato dell'Evoluzione. La perdita di biodiversitàimpoverisce e rende precaria la biosfera. Come l'acqua, l'aria e il suolo, labiodiversità è un bene comune e indivisibile: proteggerlo ed averne curasignifica garantire il futuro del Pianeta e aderire a un'idea di pace univer-sale che includa tutte le specie viventi e gli ecosistemi di cui esse sonoparte. Molte attività umane causano il deterioramento degli habitat e quin-

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di un impoverimento della biodiversità. La scom-parsa di piante e animali crea ambienti "alterati edinnaturali" che appaiono biologicamente omoge-nei, cioè dominati solo da alcune specie resistenti.Gli ambienti "inalterati e naturali" presentano inve-ce un elevato grado di eterogeneità biologica obiodiversità, perché in essi vivono numerose spe-cie animali e vegetali in stretto equilibrio tra loro. E'quindi necessario capire l'importanza della biodi-versità come ricchezza, per raggiungere la consa-pevolezza che solo attraverso un nuovo modo dirapportarsi alle altre specie è possibile creare unosviluppo ecosostenibile senza intaccare irreversi-bilmente quello che resta del capitale naturale.

Pur avendo un'estensione modesta il MarMediterraneo può essere considerato un vero eproprio generatore di Biodiversità. Basti pensare aicontinui scambi con l'oceano Atlantico attraversolo Stretto di Gibilterra, ed il Mar Rosso tramite ilCanale di Suez. Particolare è l'ittiofauna dal MarAdriatico, in quanto esso è il bacino dove si trova-no le acque più fredde e meno salate di tutto il MarMediterraneo. Intuibile è quindi la peculiarità di talipopolazioni. Il maggior contributo è sicuramenteofferto dalla ricchezza di sostanze organiche pro-venienti dai numerosi fiumi che si riversanonell'Adriatico. Queste sostanze offrono infatti unhabitat ideale e tanto nutrimento per le specie ben-toniche filtratrici come spugne, policheti, idrozoi,madrepore, antozoi, tunicati e molluschi bivalvi,che rivestono completamente di colori i fondalimarini delle Isole Tremiti. Pareti rocciose giallocanarino colonizzate in ogni singolo centimetroquadrato da madrepore di polipi coloniali come

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AlgheAcetabularia acetabulum - ombrellino di mareCodium bursa - alga palla verdeHalimeda tuna - fico d'india di marePeyssonnelia rubra - rosa di mareDictyota dicotoma - alga a nastro bifidoPadina pavonica - coda di pavoneSpugneCrambe crambe - spugna dello spondiloAxinella cannabina - spugna cannaAxinella verrucosa Chondrosia reniformis - rognone di mareSpirastrella cunctatrix - spugna rossa Spongia officinalis - spugna da bagnoPolichetiSpirografo spallanzani - spirografoProtula tubularia -ciuffo biancoCelenteratiAlicia mirabilis - attinia aliceAnemonea sulcata - capelli di venereAstroides calycularis - madrepora arancioneParazoanthus axinella - margherita di mareCerianthus membranaceus - ceriantoAiptasia mutabilis - anemone brunoEchinodermiSphaerechinus granularis - riccio di prateriaCentrostephanus longispinus - riccio Diadema Paracentrotus lividus - riccio femminaHolothuria sanctori - cetriolo di mareMarthasterias glacialis - martasteriaChaetaster longipes - stella lungaMolluschiSeppia officinalis - seppiaOctopus vulgaris - polpoLuria lurida - cipreaPinna nobilis - naccheraCratena peregrina - cratenaFlabellina affinis - flabellina lillaJanulus cristatus - ianuloDiscodoris atromaculata - vacchetta di mareCrostaceiMaja squinado - granseolaStenopus spinosus - gambero meccanicoDromia personata - granchio facchinoScyllarides latus - magnosaScyllarus arctus - magnosellaPalinurus elephas - aragostaHomarus gammarus - asticeGalathea strigosa - galateaTunicatiHalocynthia papillosa - patata di mareClavellina lepadiformis - clavellina cristalloPesci bentoniciEpinephelus marginatus - cernia brunaSciaena umbra - corvinaConger conger - grongoMuraena helena - murenaScorpaena porcus - scorfano neroScorpaena scrofa - scorfano rossoPesci pelagiciSeriola dumerili - ricciolaSphyraena barracuda - barracudaDiplodus puntazzo - sarago pizzutoDiplodus vulgaris - sarago fasciatoDentex dentex - denticeSarda sarda - palamito

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Parazoanthus axinella, e da spugne dall'arancioneintenso e acceso come Axinella cannabina, che siprotendono spavalde dalle pareti rocciose, quasi asfidare quel blu verso l'esterno per accaparrarsipiù nutrimento possibile in balia delle correntimarine, e che regalano ai subacquei immersionidavvero indimenticabili, come quelle della Seccadella Vedova (notturna d'autore), Cala Sorrentino,Cala dei Turchi, Secca del Ferraio e Cala caffè.Tanta vita bentonica, ma anche tanto pesce ditana, come gronghi, murene e musdee in ognianfratto, scorfani di grossa taglia che si mimetizza-no perfettamente sul fondo, alla base di massiaccatastati, o a guardia delle numerose grottesommerse presenti lungo tutto l'arcipelago. E poimolluschi come polpi e seppie, nudibranchi colora-ti che pascolano tra le alghe palla verde e tra lespugne incrostanti, crostacei come aragoste, asti-ci, galatee, magnose, gamberi meccanici, granchifacchino, misidiacei, paguri, murici, che si nascon-dono tra le rocce, e poi ancora numerose specieittiche, dai comuni tordi pavone, alle donzelle, ailabridi, alle castagnole brune e rosse, alle boghe ealle menole, che sembrano quasi giocare con isubacquei, e ancora banchi di salpe, di pagelli e disaraghi, che offrono scenari davvero suggestivi.Foreste di gorgonie screziate, dal giallo al rosso-violetto, in quella che viene considerata una delledieci immersioni più belle del Mediterraneo, Seccadi Punta Secca, a nord di Capraia. Ma qui è ancheil regno dei grandi pelagici, come dentici, barracu-da, palamiti, ricciole, che si incontrano spesso inagguato nel blu.

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L'11 gennaio 2010 si è aperto ufficialmente l'AnnoInternazionale per la Biodiversità promosso dalle NazioniUnite. L'obiettivo dell'iniziativa è di riaffermare i valori dellaConvenzione Internazionale della diversità biologica e delCountdown 2010 (l'impegno preso nel 2002 da alcunenazioni, tra cui l'Italia, di ridurre significativamente la perditadi biodiversità entro il 2010), e aumentare la consapevolez-za dei governi e del grande pubblico dell'importanza delladiversità biologica per la vita sulla Terra.

A tal proposito il Laboratorio del Mare del MarlinTremiti sistà già mobilitando per la stagione estiva 2010: da un latoper educare e sensibilizzare i cittadini, i turisti ed i subac-quei, attraverso un programma di iniziative, incontri edeventi, ad una maggiore consapevolezza riguardo all'impor-tanza della biodiversità e della tutela Ambientale; dall'altroper iniziare un'intensa attività di monitoraggio degli organi-smi marini presso i fondali dell'AMP delle Isole Tremiti, coin-volgendo i subacquei ricreativi con attività pratiche di "visualcensus". Questa ricerca, denominata "Conservazione dellaBiodiversità nell'AMP delle Isole Tremiti", ha infine lo scopodi stimare il grado di diversità biologica degli ambienti mari-ni lungo le coste dell'Arcipelago, con l'obiettivo di trovaremetodi ecocompatibili sempre più attuali per una miglioregestione e tutela dell'Area Marina Protetta e delle sue risor-se biologiche.

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è Buio... nella scelta della località

per la Tua vacanza?

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Volta pagina...vieni alle Isole Tremiti

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Photo

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ORE

19:00SORSEG-GIANDOQUA ELA.

Ormai da qualche anno anchequi alle Isole Tremiti è diventatoappuntamento fisso l'aperitivo,ore 19 tutti in piazza Pertini omeglio conosciuta come laPiazzetta della Meridiana, quitroviamo diversi locali ognunodi essi con offerte al pubblicodifferenti ed interessanti allostesso tempo.C'è il bar la "Stella Marina"della signora Tullia, un'istituzio-ne qui, offre cornetti caldi almattino ottimo caffè, il tuttoaccompagnato dall'ultima edi-zione del vostro quotidiano pre-ferito, essendo anche edicola.E all'ora dell'aperitivo delizia iclienti con drink alla frutta alco-lici e non, bruschette di ognitipo, e prodotti tipici dellapuglia, lampascioni sott'olio,peperoni e tante altre specialità

a San Domino

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che riempiono gli occhi e il palato di colori e sapori. Poi a seguire troviamo l'enoteca "Era Ora", qui la scelta èampia già dalla colazione: cornetti farciti al momento, ciam-belle e torte (di produzione propria) e poi immancabile lamacedonia di frutta con yogurt e miele, qui anche i palatipiù difficili riescono a trovare ristoro. Per l'aperitivo il menùoffre grande scelta, dalla carta dei vini alle birre artigianaliche si sposano con le bruschette al pomodoro con capperie origano delle Tremiti che Angelo, il titolare, offre a tutti isuoi avventori. Altrettanto sfiziose sono poi le bruschettecon alici e le battilarde con salumi e formaggi tipici. Oltre troviamo il "Diomede" (bar- tabacchi-discoteca),anche questo aperto fin dal mattino, meta degli amanti del-l'aperitivo, nella corte interna troverete un ricco buffet, rusti-ci, olive, mozzarelline fritte , verdure pastellate e tanto altro,e per la scelta dei drink avrete solo l'imbarazzo della scelta.Ancora più avanti c'è il video-bar "Luna Matana", anche quidalle 19 in poi è possibile accomodarsi e saggiare vini eprosecchi di diverse cantine, e da stuzzicare, bruschette efocacce tutte rigorosamente di produzione propria.Poi per coloro che preferiscono tirare tardi in spiaggia inve-ce, possono fermarsi a bere qualcosa alla "Capannina"da Domenico e Fernanda, a 500 mt. dal porto salendoverso il paese (prendendo la strada con i tornanti). Stilespartano, ma non per questo meno accogliente, inoltre offreuna vista stupenda sulle altre isole circostanti e permette digodersi il tutto comodamente sdraiati sull'amaca.Ottimo panorama per chi preferisce sorseggiare un drinkgodendo delle bellezze paesaggistiche del luogo lo offreanche il bar "Belvedere", che affaccia sulla piazzetta omo-nima, rimarrete affascinati alla vista dell'isola di San Nicolaal tramonto. Per chi invece preferisce un luogo un po' più tranquillo elontano dal centro (neanche 300 mt.) potete ritrovarvi perl'aperitivo alla discoteca- ristorante e pizzeria "A'furmicola", qui potrete rilassarvi sorseggiando la vostrabevanda ascoltando musica dal vivo in compagnia diDemis, e spizzicando dal buffet quello che preferite: spiedi-ni di frutta, prosciutto e fichi, ed altre piccole bontà.

Allora, come rimaniamo d'accordo? Ore 19 in piazza e poi decidiamo….

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Il mondo delle Isole Tremiti in unMagazine

per informazioni

[email protected]

Responsabile pubblicità

Rachele Di [email protected]

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Il Tesoro delle Tremiti

Franate, secche, grotte e pareti che si spingono giù nelblu profondo ricche di vita, colore e frequentate da ogni specie di vita pelagica.Sono oltre 30 i siti d'immersione.

Subacquea...

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Una “Fortezza Volante” in fondo al mare - 52 metri

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” in fondo al mare - 52 metri

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L’Immersione:

Aereodella

II° Guerra Mondiale B-24Il sito d’immersione è sul lato sud-ovest dell’Isola diSan Domino e più precisamente nelle vicinanze delleSecca del Pigno ad una profondità compresa tra i 49e 54 metri.Un’immersione impegnativa, riservata ai subacqueicon esperienza e brevetto specifico molto affascinatee straordinaria se eseguita in notturna.

Discesa lungo una cima guida fino a 52 mt., cheviene posizionata prima dell'immersione. La fantastica discesa nel blu, porta proprio sopra iresti del relitto dell'aereo, attualmente avvolto i unarete a strascico. L'immersione regala forti emozioni eoltre a poter osservare alcune parti dell'aereo come:ala, serbatoio e componenti con ancora numeri dimatricola, consente di osservare, aragoste, gronghidi notevoli dimensioni e solitamente un enorme asti-ce: "il carro armato" che proprio li si nasconde.Tutt'intorno sul fondale di sabbia e sedimento nume-rose le "Pennatule", splendidi celenterati.

L'immersione prevede >In acqua: Guida Subacquea Tecnica Marlin, stazione decompressiva e/obombole di fase (Ean 40) >In superficie: numero 1 o 2 Assistenti Tecnici di superficie, dotazioni di sicu-rezza per immersioni, supporto logistico a terra.>Imbarcazione utilizzata: gommone 9 mt. non vincolato da ancoraggio.>Tempo di fondo: 12 minuti>Tempo totale d’immersione: 35 minuti

L’Aereo

di Adelmo Sorci

Responsabile

del

MARLINTREMITI

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Uno dei tanti relitti che il mare delle Tremiti custodi-sce, una delle tante aree di interesse storico ed archeologicoinserite nella riserva Marina, una stupenda immersione.

Impegnativa, è vero, sicuramente accessibile ai subacquei diesperienza e con brevvetto specifico, ma straordinariamenteaffascinante.Tutto è particolare ed entusiasmante, sin da quando si lancia ilpedagno, o meglio il “super padagno”, costruito appositamente

dal MARLINTREMITI per le immersioni profonde ed in mareaperto.Tutto viene pianificato nei minimi particolari al punto che ai più,sembra tutto facile.

Centrare una piccola aerea a -52 metri non è cosa facilissima,anche se il Gps ci consente margini di errore veramente bassi.“Attenzione siamo nelle vicinaze, difronte a noi, mancano 60metri, 50 metri, 40..., 30, 20 metri... ora”Via.. Il piombo di zavorra comincia la sua rapida discesa verso ilfondo trascinadosi velocemente la sagola armata con attenzionein una vasca di plastica. Pochi secondi e le boe di segnalazione

Subacquei fotografati dall’alto mentre esplorano una parte del relitto dell’aereo a -52

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sono trascinate in mare. La zavorra ha raggiunto il fondo e l’ob-biettivo.Ci avviciniamo con il gommone alle boe di segnalazione, verifi-chiamo la presenza o no di corrente e si da l’Ok per la preparazio-ne e la vestizione.La Pianificazione già elaborata a terra e discussa con il team èchiara, 12 minuti di fondo, di cui 3 per arrivare a -52, tre controllidi ceck a -20, -40, -50 in fase di discesa.

Poi controllo scorta aria al 6° minuto.Al 12° minuto stacco dal fondo ed inizio della fase decmpressiva.Un deep stop a -30, poi cambio gas a -25, altro deep stop a -18 esosta decmpressiva a -4,5per 6 minuti.Totale tempo d’immersione35 minuti.Per molti pochi, ma cosiintensi da rendere ogniistante un concentrato diemozioni, da quando si ini-zia la discesa verso il blu aquando si risale sul gommo-ne. Tutte le fasi danno sod-disfazione e ci appaganodell’impegno e dello sforzo,persino chi fa assistenza ingommone ne risulta entusi-sta per aver fatto parte delteam.

Sul fondo in 9 minuti si ha lapossibilità di esplorare tuttal’area su cui insistono i restidell’aereo, completamenteavvolto da una grande retea strascico.E’ evidente che l’aereo invo-lontariamente ingabbiato inaltro luogo è stato poiabbandonato dai pescatoricon tutta la rete, ormai irre-cuperabile nei pressi del-l’isola di San Domino.

Purtoppo un danno per ipescatori e un danno per lestrutture dell’aereo, compro-messe dal trascinamento esollevamento.Nonostante ciò molti elementi sono facilmente individuabili: le ali,i serbatoi, il carrello, una parte della fusoliera, cavi elettrici, siste-

Sul fondo, aragoste e pennatule

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mi idraulici (con ancora all’interno olio). Con specifiche immersioni il team esplrativo MARLINTREMITI èriuscito ad individuare numeri di matricola di alcuni componenti eattualemte sono attive delle ricerche di archio per poter risalire almodello e all’eqipaggio.Tra i resti del relitto dell’aereo si nascondono murene, gronghi,musdee, e nella parte più profonda si è stabilizzato un gigantescoastice “ il carro armato”, quasi a guardia del relitto. Tutto intornoe soprattutto ai piedi della secca fanno capolino grandi aragoste esul fondo sedimentoso decine di splendide “Pennatule”.

Decisamente spettacolare l’immersione in notturna. Purtroppo perpochi, visto le caratteristiche ancora più impegantive e tecnichedell’immersione, ma veramente unica.Il relitto è come se prendesse vita, il buio e l’intensità della luce

L’Aereo in Notturna64

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delle lampade esalta ogni piccolo particolare, tuttosembra più chiaro, tantè che molti particolari al vaglio eattualmente in fase di studio sono stati individuati pro-prio con immersioni notturne.

Il relitto dell’Aereo è stato individuato dal MARLIN-TREMITI nel giugno del 2008.Attualmente in collaborazione con esperti si stà proce-dendo ad esaminare campioni e numeri di matricolaindividuati su alcuni componenti.L’obbiettivo è identificare l’aereo e l’equipaggio.

Alcune immagini scattate in immersione notturnaIn primo piano il serbatoio inserito nell’ala

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KeyforEvolution

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di Andrea Riina

Biologo marino

del

Laboratorio del Mare

MARLINTREMITI

Anche alle Tremiti...

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...una strana convivenzaLa selezione naturale ha prodotto un'infinita varietà di organismi viventi, ciascuno dotato diparticolari adattamenti, consentendo così ad ogni specie di utilizzare al meglio la propria nic-chia ecologica. Nell'ambito delle relazioni interspecifiche esistono alcune singolari associazio-ni di specie che si evolvono insieme, stabilendo un legame intimo e duraturo che comporta unelevato grado di specializzazione da parte dei contraenti. Queste particolari relazioni ecologiche, nelle quali partners diversi concorrono a formare

un'unità funzionale di natura permanente o comunque prolungata nel tempo, si dicono simbio-si (dal greco symbiòsis, composto da syn = con, e biòo = vivere).

Adesso analizzeremo due specie così diverse tra loro ma così indispensabili l'una all'altra, unvero esempio di civile convivenza offertoci dalla natura.La Murena (Muraena helena), ha il corpo tipicamente anguilliforme , robusto, e lievementecompresso sui fianchi particolarmente nella parte posteriore sino alla coda. La testa, dal pro-filo convesso, è breve e termina in un muso corto di forma piramidale con mascella superiorepiù lunga. La colorazione varia dal marrone al bruno più o meno scuro talvolta tendente al ros-siccio o al verdastro con variegature irregolari gialle o color crema accompagnate da macchienere di minori dimensioni circondate da aloni chiari, la pelle liscia e priva di scaglie è ricoper-

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ta di muco. Sia l'apertura delle branchie, che i bordi delle bocca sono nero violacei. Le dimen-sioni possono superare i 130 cm e può pesare fino a 14 Kg.È un animale dal temperamento fiero e resiste abbastanza bene a periodi relativamente lun-ghi fuori dall'acqua.Considerato da molti un predatore molto vorace, tende agguati alle prede, invece di inseguir-le come fanno altre specie simili, per questo motivo si nasconde in grotte o cavita' dalle qualisferra attacchi a sorpresa alle prede. È un efficiente cacciatore notturno, si nutre di seppie,polpi e cefalopodi oltre che di crostacei e piccoli pesci che cattura, sfruttando la flessibilità ela forza del suo corpo, tale prerogativa la utilizza anche per spostarsi velocemente nell'acquagrazie a dei rapidi serpeggiamenti. Predilige gli ambienti rocciosi, ma non disdegna relitti oanfratti artificiali come i frangiflutti.La bocca, perennemente aperta per consentire la respirazione, è dotata di denti aguzzi cherendono difficile la fuga del malcapitato, ha mascelle sottili ma potenti; grande rapidità di azio-ne, gola esten-sibile, denti lun-ghi e acuminatiche ne fanno unpredatore temi-bile capace diattaccare ani-mali di notevolidimensioni, chedigerisce concalma nel suogrande stoma-co.Durante il gior-no vive solita-mente all'inter-no di cavità roc-ciose e rappre-senta un incon-tro abbastanzacomune e pia-cevole per isubacquei, edanche se è unanimale un po' diffidente, le probabilità di essere morsicati sono comunque minime a menoche la murena non venga avvicinata troppo e quindi infastidita o si senta minacciata. Il suo morso è considerato velenoso e può essere estremamente doloroso a causa dei dentimolto acuminati, in grado di produrre lacerazioni dei tessuti; può inoltre rappresentare un peri-colo, poichè nel caso si venga morsi, è molto probabile contrarre un'infezione che non ècomunque legata alla tossina presente nel suo sangue, la quale può causare comunque graviforme di avvelenamento, bensì ai residui di origine animale presenti nella bocca che costitui-scono un terreno di coltura per microorganismi che possono sovrainfettare le ferite.

Non di rado, nel blu dell'arcipelago delle Tremiti, è possibile assistere ad un incontro che, aduna prima osservazione può sembrare inspiegabile.Di fatti la murena convive con i gamberetti pulitori (Lysmata seticaudata), uno dei crostaceimediterranei più interessanti sia per bellezza che per la particolarità dei suoi comportamen-ti nei confronti degli altri organismi marini.

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Muraena helena e Lysmata seticaudata infatti,stringono tra loro, rapporti di simbiosi mutualisti-ca, dove entrambi traggono vantaggio, la murenaha la bocca costantemente ripulita da residuiorganici, il gamberetto pulitore in cambio nonviene insidiato o mangiato ed allo stesso tempo sinutre di quei residui.

Dal punto di vista biologico la lysmata seticauda-ta è elegante gambero di colore rosso più o menocceso con delle strisce biancastre longitudinali,piccolo crostaceo decapode della famiglia degliHyppolitidi, come tale è provvisto di 5 paia prin-

cipali di arti, di cui 4 utilizzati per la deambulazio-ne e uno trasformato in chele, utili per afferrare,tagliare o, come nel suo caso, per ripulire.Predilige vivere fra i rizomi della Posidonia, all'in-terno di piccoli anfratti o anche nei porticcioli,dove il cibo è abbondante. Lo si può rinvenire aduna profondità variabile tra i 2 ed i 50 metri. In natura è attivo prevalentemente durante le orenotturne, evitando, così, un gran numero di preda-tori ed è in genere estremamente sospettoso. È provvisto di esoscheletro che ricopre tutto il

corpo. Le zampe sono articolate e mobilissime,molto efficienti. La corazza esterna durante l'ac-crescimento deve essere cambiata periodicamen-

te, processo noto in tutti gli artropodi come muta.Gamberi e gamberetti vivono in ogni ambientemarino, sono rappresentati da moltissime specienonostante ciò molto spesso passano inosservatial subacqueo, perché o sono molto piccoli (vedimisidiacei), o hanno colorazioni criptiche, o tra-sparenti, o perché vivono in associazione strettacon altre specie animali, sulle quali si mimetizza-no perfettamente.In generale, è più facile osservare un numero ele-vato di gamberi durante l'immersione notturna,come alla Secca della Vedova, o alla grotta diCala Sorrentino, poichè di notte molti dei loro pre-

datori più temibilidormono, ilmomento è quindipiù favorevole percercare il cibo eaccoppiarsi.

Anthias, Chromis,Murene, Blennidi(di ridotte dimen-sioni), e piccoliesemplari diApogon, sono ipesci che apprez-zano una dote fon-damentale delLysmata: il suoruolo di pulitore. Come accade perdiverse speciemarine tropicalianche alle Tremitici si può imbatterein situazioni appa-

rentemente inspiegabili come questa, ma a benvedere, ci accorgiamo che si tratta di simbiosimutualistica: entrambi traggono vantaggio daquesta loro "S.p.a.". Con l'abile uso dei suoi"minuscoli attrezzi" il Lysmata è in grado di garan-tire una corretta igiene orale a Muraena helena,cibandosi dei più piccoli residui di cibo o eventua-li parassiti del pesce in questione. Questa suadote gli garantisce una sorta di immunità, quasi cifosse un tacito accordo di collaborazione trapesce e decapode.

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San Nicola

IsoleTremiti

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Tra le escursioni:

L'Abbazia fortezzadi San Nicola

Percorso storico-culturale sull'Isola di San Nicola per scoprire la storia , gli eventi che sisono susseguiti da 2000 anni ad oggi. Un percorso che consentirà di entrare nelle mura, neitorrioni e nell'Abbazia di Santa Maria e riviverne il glo-rioso passato.

durata escursione 2:00 h

Tra le escursioni:

Snorkeling & Sea watching

Lo snorkeling è uno sport semplice, divertente ed economico; nonci sono limiti di età e può essere praticato quasi ovunque.Per ammirare le meraviglie del mondo sommerso si nuota a pelod'acqua ed occorrono: pinne, maschera ed occhi pieni di curiosità.

Nell'Area Marina Protetta delle Isole Tremiti sono innumerevoli itratti di mare e le cale, dove è possibile ed entusiasmante praticarelo snorkeling.

Con al fianco i Biologi Marini del MARLINTREMITI sarete Guidati in tranquille e rilassanti esplorazioni tra le rocce del sotto-costa dell'Arcipelago, scoprirete e conoscerete tutte le straordinariemeraviglie del mondo marino.

durata escursione 2:00 h

Per conoscere le Isole Tremiti

Il Programma Multimediale

presso la sede del MARLINTREMITI

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n u m b e r t h r e e

EventiIsole Tremiti

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Il Mondo delle Isole Tremitiin un

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