PolieCo Magazine luglio 2010

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n. 11 - Luglio 2010 M A G A Z I N E Free Service srl Edizioni - Falconara M. (AN) - Supplemento n. 1 al n. 5 Maggio 2009 di Regioni&Ambiente - Poste Italiane s.p.a. - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1, comma 1, DGB Ancona periodico Omologato

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Supplemento Regioni&Ambiente luglio 2010

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L’Editore non assume responsabilità per eventuali errori di stampaGli articoli firmati impegnano solo i loro autori

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EDITORIALE

SOMMARIOTraffico internazionale di rifiutiUN NUOVO STRUMENTO PER IL CONTRASTO ALL’ILLEGALITÀPolieCo e Agenzia delle Dogane firmano un Protocollo di Intesa

di Stefano Agostinelli p. 3

Mercato del ricicloBIOPLASTICHE VS RICICLATO: UNO SCONTRO INESISTENTEIntervista a Christian Messori, responsabile commerciale di Mecoplast

di Stefano Agostinelli p. 6

Alla sua terza uscita per l’anno 2010, che segna anche il traguardo dei primi tre anni di vita del nostro strumento di comunicazione, PolieCo Magazine n. 11 vede la luce in un periodo dell’anno ormai estivo.La circostanza che vede con questo numero celebrato il triennio di comunicazione ap-punto del PolieCo Magazine mi consente di tornare ancora una volta a precisare co-me il presente “foglio” sia [e debba essere] utilizzato realmente in termini comunica-zionali: gli autori chiamati a collaborare - anche perché sia tenuto vivo il dibatti-to e l’aggiornamento - sono inviatati ad esprimersi correttamente ma liberamente, manifestando volta per volta opinioni che sono a tutti gli effetti di carattere perso-nale [anche allorquando siano espresse da chi sieda negli Organi del Consorzio]; salvo che non sia diversamente espresso, le dette opinioni non possono e non deb-bono essere fatte coincidere con quelle del Consorzio [e tutt’al più, se espresse da Consiglieri di Amministrazione, potrebbe-ro forse essere riferite - nella complessa e variegata alchimia consortile - alla singo-la Categoria di cui ciascuno degli stessi è espressione: ma, si ripete, mai potranno o dovranno essere attribuite al Consorzio nella sua interezza].La succitata circostanza che ci vede ormai prossimi ad un clima vacanziero con la pro-pensione alla sospensione del lavoro e delle responsabilità, induce mezzi di informazione e pubblico ad un sostanziale disinteresse per il problema rifiuti/riciclo.Singolare dinamica psicologica, questa, per-ché, guarda caso, proprio l’Estate è il periodo in cui si tocca con mano il degrado dell’am-biente ed il depauperamento delle risorse

delle bioplastiche, con particolare riferimen-to all’attività di riciclaggio.Ritengo, a questo punto, augurare a tutti i Let-tori una buona estate ricordando il prossimo appuntamento del II Forum Internazionale: “L’Economia dei Rifiuti”, che avrà luogo, ad Ischia i prossimi 24 e 25 settembre. L’evento sarà occasione per approfondire la tematica del riciclo in Italia e della sua internazionalizzazione alla luce delle pro-blematiche del mercato globale e nell’ottica ulteriore di un auspicabile approccio etico. La formula utilizzata sarà quella di una vasta Tavola Rotonda attorno alla quale si avvicen-deranno: economisti, giuristi, imprenditori ed amministratori pubblici che insieme con-correranno a presentare lo stato dell’arte e le prospettive future del settore cercando di non disgiungere la componente economica da quella prettamente ambientale.Inoltre, ampio spazio sarà dedicato ai temi della politica economica legata ai prodotti derivanti dal riciclo e al futuro della new economy rappresentata dall’implementazione nel mercato di tali prodotti.Conscio dell’opportunità economica of-ferta dalla gestione virtuosa dei rifiuti e del loro riciclo, PolieCo intende stimolare un dibattito fra Istituzioni ed Operatori sul futuro della new economy, specificando come quest’ultima dipenderà sicuramente dalla disponibilità di risorse offerte dalle materie derivanti dal riciclo.

naturali e territoriali causate da una diffusa scarsa attenzione alla destinazione dei rifiuti e dei materiali da riciclare.Certo non è nel potere della nostra singola struttura quello di operare magicamente per risolvere un problema che affligge tutto l’Oc-cidente industrializzato, tuttavia, con le forze e la caparbietà di cui disponiamo (che non son poche), possiamo garantire il massimo impegno affinché, pur nel nostro microcosmo settoriale, si possa realizzare quel cambio di prospettiva ecologica in chiave etica nei confronti dello sviluppo, da molti prospettata, non ultimo il Santo Padre nella sua Lettera Enciclica “Caritas in Veritate”.Pertanto è con questo spirito di rinnovamento e propulsione alle dinamiche virtuose nel settore industriale del riciclo che ospitiamo in questo numero un corposo approfondimento sul Protocollo di Intesa fra il nostro Con-sorzio e l’Agenzia delle Dogane.Al Direttore del Consorzio PolieCo, Claudia Salvestrini va tutta la nostra riconoscenza per la caparbietà con la quale ha perseguito questa strada sino al traguardo del Protocollo.Un secondo articolo focalizza i pro e i contro

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n. 11 - Luglio 2010Informazione e aggiornamento

di Stefano Agostinelli

UN NUOVO STRUMENTO PER ILCONTRASTO ALL’ILLEGALITÀ

Dopo la stipula dell’Accordo di Programma con la Re-gione Lazio per la gestione ottimale del riciclo dei teli agricoli e la risoluzione del problema legato allo smalti-mento dei fanghi derivanti dal lavaggio degli stessi teli, il PolieCo aggiunge un’altra vittoria nel suo personale medagliere di “buone pratiche” per l’implementazione delle attività di recupero e riciclaggio e per il contrasto dei crimini ambientali.Questa volta il destro è stato offerto dalla ricerca di una collaborazione attiva con l’Agenzia delle Dogane, volta alla minimizzazione e alla prevenzione delle irregolarità nei traffici internazionali di rifiuti.In questo senso, i due enti succitati hanno siglato, in data 14 giugno un Protocollo di intesa, il quale, ai sensi e per gli effetti dell’art. 234 del D. Lgs, n. 152/2006 (Testo Unico Ambientale) e successive modifiche ed in-tegrazioni, consente ora al PolieCo di essere ancora più incisivo nell’adempimento dei fini istituzionali allo stes-so assegnati, così come da approvazione del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, di concerto con il Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato.

Orbene, rientrante nei fini istituzionali del Consorzio, c’è il coordinamento e il controllo dei flussi di materiale (PE) presente sul territorio nazionale, sia per quanto concerne la materia prima che i prodotti costituiti dal polimero, per tutto il suo ciclo di vita, nonché nei pas-saggi compresi dall’importazione allo smaltimento, ed è noto come, nel perseguire fini di pubblico interesse il PolieCo sia dotato di poteri autoritativi che lo inseriscono pienamente – per quanto concerne le politiche ambientali nazionali – nell’amministrazione dello Stato.Infatti, il Consorzio stesso, (come già stabilito nell’ex art. 234, comma 8 del D. Lgs. n. 152 e successive modi-fiche ed integrazioni), deve promuovere la gestione del flusso dei beni e degli imballaggi e dei rifiuti a base di polietilene e, per realizzare tale assunto (così come ben definito dal comma 14 dello stesso articolo) ha anche una competenza specifica circa le spedizioni di rifiuti nell’UE e in Paesi extra UE.La prima affermazione mira al rispetto delle regole di mercato per i rifiuti a base di polietilene in “uscita”, affinché, ovviamente, non vi sia alcun danno di con-correnza sleale per le imprese che operano nell’ambito

PolieCo e Agenzia delle Dogane firmano un Protocollo di Intesa

Traffico internazionale di rifiuti

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del commercio; la seconda affermazione mira, invece, al rispetto delle regole di mercato per i rifiuti in “entrata” (affinché non vi siano dinamiche di evasione del con-tributo dovuto al Consorzio).Obiettivo del Protocollo di Intesa siglato con l’Agenzia delle Dogane è quello di sviluppare una positiva coope-razione al fine di contrastare i traffici internazionali illeciti di rifiuti, che costituiscono oggettivamente un pericolo grave per la salute e la sicurezza dei cittadini italiani ed europei, ma anche una violazione palese delle normative a tutela dell’ambiente e dell’attività lecita di impresa. Il documento sottolinea la comune volontà di approntare iniziative congiunte per la predisposizione di standard esecutivi rispondenti alle norme nazionali ed interna-zionali poste a tutela dell’ambente, in considerazione di quanto, negli ultimi anni, il mercato globale abbia favorito, in taluni casi, l’insorgenza di dinamiche illecite legate all’esportazione di rifiuti per avviare gli stessi a processi di riciclo su cui è difficile compiere controlli (anche a discapito delle aziende locali certificate ed autorizzate a procedere che vedono così sottrarsi del materiale prezioso per lo svolgimento dell’attività).L’accordo, siglato dal Dott. Giuseppe Peleggi, Direttore dell’Agenzia delle Dogane e dal Presidente del Consorzio PolieCo, Enrico Bobbio, prevede una serie di azioni che si possono così sintetizzare:Assistenza tecnica specialistica da parte di PolieCo alle strutture centrali e periferiche dell’Agenzia, nell’ambito delle attività di prevenzione e repressione degli illeciti nel settore di competenza delle Dogane, anche mediante relazioni peritali e analisi di laboratorio;Organizzazione congiunta di attività formativa in materia di gestione dei rifiuti a favore del personale dell’Agenzia delle Dogane;Scambi informativi e attività di monitoraggio sui flussi del commercio internazionale relativi allo specifico settore merceologico, al fine di verificare il rispetto della vigente normativa nazionale e comunitaria sui rifiuti;Redazione di dispense, comunicazioni, pubblicazioni, modulistica, criteri di auditing e strumenti tali da con-sentire agli operatori del settore, ai consorziati PolieCo, oltre che a terzi interessati, di essere aggiornati sulle prassi e sulle procedure tecniche documentali.

Il traguardo dell’accordo è l’ultimo frutto di una proficua collaborazione fra i due Enti, partita già da alcuni mesi e riconosciuta a livello nazionale; prova ne sia l’ampia cita-zione contenuta nel volume: “Ecomafia 2010 – Le storie e i numeri della criminalità ambientale”(Edizioni Ambiente), a cura dell’Osservatorio Ambiente e Legalità – di Legambiente, che si fregia della prestigiosa prefazione di Roberto Saviano e dell’introduzione del Procuratore Nazionale Antimafia, Piero Grasso.Ebbene, alle pagine 378-379, si legge: “… A livello ope-

rativo, inoltre, è stato predisposto un Accordo con il Consorzio PolieCo (Consorzio nazionale per il riciclag-gio di rifiuti di beni a base di polietilene) i cui tecnici, in molteplici occasioni, sono stati impegnati al fianco dei funzionari doganali, fornendo supporto tecnico in attività di controllo e analisi delle merci trasportate”.“Nell’ambito dello stesso accordo di collaborazione e con il prezioso contributo della Fondazione Santa Chiara, di professori universitari, e di magistrati, è stato realizzato un corso di formazione per i responsabili degli Uffici di Controllo e dei Servizi Antifrode degli uffici Doganali finora interessati dai maggiori flussi a rischio specifico, che sarà esteso a livello nazionale nei prossimi anni. Tale collaborazione ha già consentito di sviluppare migliori competenze tecniche da parte dei funzionari impegnati nei controlli. Le quantità sequestrate di rifiuti di mate-riali plastici “mascherati” da materie prime secondarie rappresentano bene la misura del valore dell’impegno sinergico profuso”.

A questo punto, per meglio approfondire l’argomento e sentire dalla viva voce dei protagonisti, le ragioni e gli obiettivi congiunti che hanno portato alla realizzazione di questo Protocollo di Intesa, abbiamo intervistato il Dott. Giuseppe Peleggi, Direttore dell’Agenzia delle Dogane e il Direttore del Consorzio PolieCo, Dott.ssa Claudia Salvestrini.

Dott. Peleggi, può rac-contarci com’è nata la collaborazione con il Consorzio PolieCo?Come lei sa, ne-gli ultimi anni è cresciuta la consa-pevolezza circa le gravi ripercussioni che il traffico illecito di rifiuti comporta sia sotto il profilo econo-mico che sotto quello ambientale.A tale risultato hanno

contribuito, insieme alla Agenzia delle Dogane, una mol-teplicità di soggetti, istituzionali e non, che con la loro attività si sono messi in luce nel denunciare e combattere questo fenomeno.Tra questi il Consorzio PolieCo si è certamente distin-to nel suo specifico ambito istituzionale per l’impegno profuso ed i risultati prodotti.È stato quindi naturale, che entrambe le Istituzioni, si siano cercate e trovate sul comune terreno del contrasto a queste tipologie di reato, nell’ambito di specifiche inchieste.

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n. 11 - Luglio 2010Informazione e aggiornamento

Quali sono gli aspetti di novità rappresentati dal Protocollo d’Intesa con PolieCo?Certamente questa intesa formalizza novità importanti nel rapporto di collaborazione avviato da tempo con il Consorzio PolieCo.Tra queste desidero sottolineare le iniziative realizzate in ambito formativo e indirizzate al personale dell’Agenzia, ma anche quelle realizzate a beneficio di operatori del settore e delle stesse Aziende del Consorzio. Inoltre, la scelta di avviare un sistematico scambio di informazioni sui flussi del commercio internazionale con-sentirà di monitorare in maniera più efficace il rispetto delle normative Nazionali e Comunitarie e di accrescere le nostre conoscenze circa le caratteristiche di questo particolare mercato rappresentato dalla gestione dei ri-fiuti.

Quali risultati si aspetta l’Agenzia delle Dogane dall’applicazione di questo accordo?Certamente questa collaborazione ha già consentito di sviluppare migliori competenze tecniche da parte dei funzionari impegnati nelle attività di controllo, come dimostrano le crescenti quantità di rifiuti mascherati da materie prime sequestrati negli ultimi due anni.Riteniamo quindi che le sinergie avviate possano pro-durre risultati ancora migliori per il futuro.Infine ci auguriamo che una sempre più efficace azione repressiva, unita ad una costante iniziativa di informa-zione, formazione e sensibilizzazione di tutti i soggetti interessati possa accrescere i livelli di legalità in questo settore.

Dott.ssa Salvestrini, può raccontarci com’è nata la col-laborazione con l’Agenzia delle Do-gane? Sono ormai oltre 10 anni che, fra le tante piste di lavoro se-guite per promuove una efficace cultura del riciclo, PolieCo si occupa e preoccu-pa delle dinamiche illegali connesse

all’esportazione di rifiuti dall’Italia verso Paesi terzi.Dopo aver osservato, con preoccupazione, la crescita del trend delle esportazioni incontrollate e illegali, abbiamo voluto promuovere iniziative mirate alla risoluzione del problema e, pertanto, abbiamo iniziato a coinvolgere tutti gli Organi di controllo ivi comprese le Dogane e

i loro Funzionari che, ovviamente rivestono un ruolo importantissimo e posso affermare, hanno maturato una competenza eccezionale.

Quali sono gli aspetti di novità rappresentati dal Protocollo di Intesa con detta Agenzia e quali risul-tati si aspetta PolieCo dall’applicazione di questo Protocollo? Innanzi tutto si consideri che il Protocollo d’Intesa siglato darà nuovo e più efficace impulso alle operazioni di controllo dei rifiuti in uscita dal Paese e mi auguro che questo Protocollo riesca vieppiù a sensibilizzare le Azien-de su sistemi e metodi da adottare per le esportazioni. Il fine degli enti firmatari è anche educativo, vorremmo cioè mettere in evidenza che esportando in modo incon-trollato non si aiuta il sistema industriale italiano, ma al contrario, si contribuisce alla chiusura delle Aziende di riciclo italiane; si mettono in difficoltà tutti i Produttori di beni o manufatti realizzati in materiale riciclato, il quali si vedono sempre più obbligati a reperire la materia prima rigenerata all’estero.E chi assicura poi gli acquirenti circa la bontà e la re-golarità dei cicli produttivi in Paesi ove i controlli non sono efficaci come da noi?Poi c’è il discorso economico e occupazionale che entra a ben diritto nella questione: incrementare le dinamiche di esportazione illecita di rifiuti significa compromettere irrimediabilmente quelle imprese che del riciclo hanno fatto il loro core businnes.Questo si aspetta PolieCo dall’applicazione del Protocol-lo: intensificazione dei controlli; risoluzione del problema delle esportazioni illegali; privilegiare rapporti commer-ciali seri e legali, far sì che operatori senza scrupoli cessino di avere vita facile.

Quale sarà il ruolo di PolieCo all’interno del Pro-tocollo di Intesa?Offriremo tutta la nostra assistenza tecnico-legale (ov-viamente per ciò rientra nei rifiuti plastici di nostra competenza) e assisteremo, qualora ce lo chiedano le Dogane, i loro Funzionari in ogni fase di verifica. Credo che i risultati e i benefici di questo Protocollo saranno evidenti nel breve e nel lungo periodo, tanto per quelle aziende che lavorano nel rispetto delle leggi, quanto per l’intero sistema ambientale.

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Approfondimento

di Stefano Agostinelli

BIOPLASTICHE VS RICICLATO:UNO SCONTRO INESISTENTEIntervista a Christian Messori, responsabile commerciale di Mecoplast

Mercato del riciclo

Capita troppo spesso che in un mondo caratterizzato dalla sovrabbondanza di informazione, sia proprio l’informazione stessa a soffrire e perdere di valore.Quando si trattano argomenti spinosi come quelli ambientali, poi, è fin troppo facile chiudersi in trincee ideologiche o abbandonarsi alla tentazione manichea della contrapposi-zione fra gli opposti.Nel comparto del riciclo, e del riciclo di materie plastiche, in particolare, la scacchiera del mercato vede giocare da tempo una accesa partita fra due schieramenti: i sostenitori delle bioplastiche contro quelli del riciclato.La posta in gioco non è di quelle da scherzarci su: 350.000 tonnellate rappresentate dal fabbisogno annuale italiano di shoppers; un segmento che fa gola, tanto più in considerazione del traguardo 2011, allorquando, in teoria, scatterà il divieto di commercializzazione di buste in plastica tradizionali.Ma è proprio vero che questo scontro è necessario?È possibile una convivenza fra le due tipologie di polimeri?Quali sono, in realtà, i pro e i contro della bioplastica?Per saperne di più, abbiamo intervistato Christian Messori, responsabile commerciale di Mecoplast, azienda lombarda che vanta oltre 30 anni di esperienza nel settore della rigene-razione di materie plastiche e della conseguente produzione di sacchi, sacchetti e shoppers.

Dott. Messori, come considera la prossima introduzione obbligatoria di manufatti in biopolimeri e come ritiene reagirà il mercato del riciclo?Chiariamo subito un primo punto ed un primo malinteso: le bioplastiche sono sul mercato già da diversi anni e, da questo punto di vista non costituiscono certo una grande novità. Esse vengono già utilizzate per esempio negli shoppers o nei sacchetti per la raccolta dei rifiuti, per contenere ciò che andrà a compostaggio (raccolta dell’umido e dell’organico in generale). Alla luce di questo, da operatore prima ancora che da ricicla-tore, penso che nel mercato ci sia posto tanto per i manufatti in plastica tradizionali, quanto per quelli in bioplastica, dal

momento che entrambi rispondono al meglio alle proble-matiche per le quali sono utilizzati.Tuttavia, voler introdurre attraverso un meccanismo di legge, un modo per incrementare l’utilizzo delle bioplastiche a discapito di quelle tradizionali, si trascina dietro una certa quantità di problemi.

Può essere più chiaro su questo punto?Innanzi tutto, quantitativi anche minimi di biodegradabile, qualora fossero inseriti nei cicli industriali della plastica tradi-zionale da rigenerare, causerebbero notevoli danni a livello di produzione. Faccio un esempio recente: proprio ieri è entrato circa mezzo quintale di biodegradabile nel nostro ciclo e abbiamo dovuto smaltire parecchio materiale che, diversamente sarebbe stato riciclato senza problemi.Poi, se consideriamo che il mercato italiano degli shoppers muo-ve circa 350.000 tonnellate all’anno, occorrerebbe un ugual quantitativo di bioplastica per rispondere alle esigenze attuali.Tuttavia, il colosso del settore, Novamont, a quel che mi risulta, produce solo 60.000 tonnellate all’anno. Vi sono, certamente, altri produttori europei ma, stando alle infor-mazioni provenienti dal mercato, le tonnellate che questi potrebbero mettere a disposizione per il mercato italiano sarebbero circa 40-50.000.

Dove si andrebbero a prendere le altre 240.000 ton-nellate?Probabilmente si potrebbe passare allo shoppers in carta, ma a quel punto il bilancio ambientale dell’operazione potrebbe non essere proprio positivo, sia per gli ingenti quantitativi, sia perché anche la carta dispersa in ambiente rilascia un certo numero di sostanza chimiche dannose; inoltre si andreb-bero a creare distorsioni sul mercato dovute al prevedibile innalzamento dei prezzi per la domanda.A quel punto, una risposta potrebbe essere quella di importare massicce quantità di biopolimero magari dalla Cina, ma anche in questo caso nel bilancio ambientale vanno conteggiati i co-sti del trasporto e dei conseguenti consumi di carburante…Un altro scenario possibile sarebbe quello di un massic-cio utilizzo di prodotti oxodegradabili, i quali, presentano ugualmente qualche problematica legata allo smaltimento, e allo stato dell’arte non sembrano rispondere alle normative comunitarie in materia di biodegradabilità.

Quindi la bioplastica non appare proprio come la so-luzione definitiva, o sbaglio?Guardi, quella dei biopolimeri è una realtà ben diversa da quanto generalmente comunicato: ad esempio a me risulta che il biopolimero, amido a parte, sia costituito al 50% da poliestere vergine derivante dal petrolio. Quindi non tutto deriva da fonte rinnovabile, ma solo per metà. Poi è vero che il polimero de-grada, ma viene prodotto utilizzando petrolio in partenza.Tra l’altro bisogna considerare che su questo tipo di polie-stere grava il brevetto esclusivo di una multinazionale che può giocare con il prezzo a suo piacimento, motivo per cui,

Christian Messori, responsabile commerciale di Mecoplast

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a tutt’oggi, il prezzo dei biopolimeri è 4-5 volte superiore ai polimeri sintetici “tradizionali”.Poi c’è l’aspetto più interessante dal punto di vista ambienta-le: sempre secondo quanto risulta agli operatori del mercato per ottenere i 500 g di amido necessari alla fabbricazione di 1Kg di biopolimero, occorrono fino a 4 Kg di prodotto agricolo, come nel caso del mais.Il problema è che questo tipo di coltivazione risulta particolar-mente idrovora, quindi nel costo “ambientale” del biopolimero vanno conteggiati gli impatti notevoli del consumo di acqua.Un ulteriore problema da tenere in considerazione è quello dell’importazione di prodotti agricoli a basso costo da Paesi molto lontani per approvvigionare i produttori occidentali.Infine, l’aspetto più tecnologico della questione: a parità di con-dizioni, il ciclo produttivo del biopolimero è più lento rispetto ai polimeri sintetici, anche in questo caso si verifica un grave impat-to ambientale dovuto al maggior consumo di energia elettrica.Insomma, dal mio punto di vista, sarebbe meglio che i consumatori avessero una più precisa informazione sui pro e i contro della plastica biodegradabile, alla luce di tutte le problematiche che, al momento, sussistono e che una volta diffuse e valutate potrebbero mettere in discussione l’opportunità di un utilizzo diffuso di biopolimero.

C’è poi l’aspetto del riciclo, cosa succederebbe nel com-parto del riciclo delle materie plastiche?È chiaro che il comparto ne risentirebbe fortemente, anche in considerazione del fatto che, attualmente, tutta la produ-zione di film e manufatti in film di polietilene, si basa sul riciclo di prodotti e rifiuti.350.000 tonnellate non prodotte sarebbero sottratte al riciclo e comunque, in un Paese come il nostro, dove i cosiddetti Acquisti Verdi non sono mai decollati del tutto, sarebbe difficile trovare un’altra nicchia di mercato per una così ingente quantità di prodotti riciclati.Ma quello che mi fa arrabbiare di più è il fatto che normal-mente sui biopolimeri venga propugnata una tesi sballata. Nonostante la vulgata, questi ultimi non sono in grado di “chiudere il ciclo della produzione”, perché, con la scusa della loro biodegradabilità, a fine vita, vengono semplice-mente buttati via.La tecnologia dei biopolimeri sfrutta diverse risorse naturali per produrre manufatti che sono destinati a diventare rifiuto come nella più trita concezione di sviluppo insostenibile.Viceversa, alcune tipologie di materiali plastici, come il polie-tene, teoricamente possono essere riciclati all’infinito, purchè venga adeguatamente raccolto una volta divenuto “rifiuto”.A questo punto si può ben comprendere come la questione di fondo sia sostanzialmente una: è il comportamento del consumatore che, adeguatamente informato, fa la differenza fra la sostenibilità di un prodotto o di un altro.

Quindi, visti sotto questi aspetti i biopolimeri non sarebbero proprio la risposta adeguata all’approccio anti-consumismo…

Infatti, rappresentano esattamente il pensiero opposto: il pen-siero consumista prevede che il consumatore non si preoccupi delle responsabilità connesse ai suoi consumi; nel caso speci-fico il bene esausto diventa non più utilizzabile e come tale va abbandonato. Viceversa è con il riciclo che nasce una nuova consapevolezza del ruolo ambientale del consumatore che è chiamato a fare la propria parte per rendere di nuovo una risorsa ciò che altrimenti sarebbe rifiuto.

È corretto dire che abbandonando le pratiche di ri-ciclo, nel lungo periodo si favoriranno dinamiche di dipendenza dalle materie prime-seconde di produzione extra-europea e si perderanno decenni di know-how acquisito, e per primi, in Italia?Guardi, il riciclaggio, in Europa è partito dall’Italia come ri-sposta adeguata alla sua carenza congenita di materie prime, a partire dagli anni 50’.Tuttavia da questo riconosciuto primato si sta passando, nel tempo, ad una diffusa dinamica di delocalizzazione dei cicli in Paesi emergenti come la Cina.Ebbene, proprio la Cina, da tempo, sta importando rifiuti da riciclare (che poi non ricicla del tutto perché non ha le tecnologie adatte) ed esporta, in Europa, materiale biode-gradabile.La logica è quella di costituire in loco le “miniere di domani”, mentre l’Europa si illude, così, di utilizzare prodotti “bio” che spariscano naturalmente dopo il loro utilizzo.Intanto continuiamo a smaltirli sul nostro suolo e allo stesso tempo siamo sempre più schiavi non già di sola materia prima vergine, ma anche di materia prima seconda di pro-venienza extra-Cee

Lo scontro è aperto, allora: biopolimeri contro plasti-che riciclate.È possibile, a suo avviso, una convivenza pacifica fra le diverse tipologie di prodotti?Chiarisco subito che da parte del comparto dei riciclatori non ci sono posizioni manichee tipo: buoni contro cattivi; ogni prodotto deve avere la possibilità di sfruttare al massimo le proprie caratteristiche intrinseche. Si usino pure le bioplastiche per quei processi che hanno nel compostaggio il loro traguardo, ma attenzione a che d’ora in poi non si dica tali polimeri possano essere utilizzati per tutti gli scopi, perché non è vero.Se è il Legislatore che deve intervenire, intervenga con giudizio cercando di ottimizzare tutte le risorse che la tecnologia offre.Non si tratta di fare crociate, semplicemente diffondere cor-rette informazioni, perché, infine, le problematiche ambientali riguardano tutti e la ricerca di un equilibrio fra sviluppo e sostenibilità ambientale, è responsabilità che deve essere condivisa tra consumatori-produttori-legislatore.

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