Lunarfollie maggio 2016

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I.I.S. LUNARDI - BS Maggio 2016 rienza non lasciano mai indif- ferenti e uguali a prima. Que- sti dicono che esisto, che vi- vo, che mi emoziono, che sof- fro, che piango, che amo. Perché il bello di viaggiare è che non riguarda solo il volo, il cammino, il pullman o la strada fatta a piedi, ma tocca corde che dentro vibrano e ri- suonano di umanità. Mauro Toninelli da, la condivisione, lappro- fondimento, la fatica, il sudo- re, il disagio, il sorriso, i colo- ri, gli odorisono ancora vi- vi. Forse, per assurdo, qualcu- no ancor più di quando si è viaggiato. E la visione particolare di cia- scuno rende, anche a distanza di tempo, speciale il viaggio. Con qualcosa di particolare, personale e magico. Ricordando una piazza per un colore, una località per quel cibo, il mercato per quellodo- re, la via per quella sensazione e per quel vociareDa condividere. Cartoline che nonostante il tempo non ingrigiscono, me- glio di qualunque scatto più o meno moderno o di qualunque selfie che dica che io esisto. Perché un incontro, unespe- Anno 24 Numero 3 Qualcuno dice che il bello di un stia nel percorso che porta alla meta e non tanto nella meta. Condivisibile o meno. Cè qualcosa che affascina tan- to nel viaggiare quanto nello scoprire il luogo in cui si va. Ma, a dirla tutta, cè qualcosa che affascina anche prima di partire, quando la meta ancora la si pensa e il viaggio è alle porte. Cè qualcosa che freme, qualcosa che agita il nostro es- sere, qualcosa che genera quelladrenalina che si spegne solo dopo che dal viaggio si è tornati. E il viaggio accenda la- drenalina, in modo diverso, an- che quando si è permesso al tempo di far sedimentare i ri- cordi, le emozioni, gli sguardi, le persone, i luoghi e i partico- lari. Perché dopo il viaggio, la stra- IN QUESTO NUMERO: Berlino pag. 2 Dublino pag. 3 Folkestone pag. 4 Cannes pag. 5 Praga pag. 6 Valencia pag. 6 Movies Viaggiare... con i film pag. 7 From Tibet with love pag. 8

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I.I.S. LUNARDI - BS Maggio 2016

rienza non lasciano mai indif-ferenti e uguali a prima. Que-sti dicono che esisto, che vi-vo, che mi emoziono, che sof-fro, che piango, che amo. Perché il bello di viaggiare è che non riguarda solo il volo, il cammino, il pullman o la strada fatta a piedi, ma tocca corde che dentro vibrano e ri-suonano di umanità.

Mauro Toninelli

da, la condivisione, l’appro-fondimento, la fatica, il sudo-re, il disagio, il sorriso, i colo-ri, gli odori… sono ancora vi-vi. Forse, per assurdo, qualcu-no ancor più di quando si è viaggiato. E la visione particolare di cia-scuno rende, anche a distanza di tempo, speciale il viaggio. Con qualcosa di particolare, personale e magico. Ricordando una piazza per un colore, una località per quel cibo, il mercato per quell’odo-re, la via per quella sensazione e per quel vociare… Da condividere. Cartoline che nonostante il tempo non ingrigiscono, me-glio di qualunque scatto più o meno moderno o di qualunque selfie che dica che io esisto. Perché un incontro, un’espe-

Anno 24 Numero 3

Qualcuno dice che il bello di un stia nel percorso che porta alla meta e non tanto nella meta. Condivisibile o meno. C’è qualcosa che affascina tan-to nel viaggiare quanto nello scoprire il luogo in cui si va. Ma, a dirla tutta, c’è qualcosa che affascina anche prima di partire, quando la meta ancora la si pensa e il viaggio è alle porte. C’è qualcosa che freme, qualcosa che agita il nostro es-sere, qualcosa che genera quell’adrenalina che si spegne solo dopo che dal viaggio si è tornati. E il viaggio accenda l’a-drenalina, in modo diverso, an-che quando si è permesso al tempo di far sedimentare i ri-cordi, le emozioni, gli sguardi, le persone, i luoghi e i partico-lari. Perché dopo il viaggio, la stra-

IN QUESTO NUMERO: Berlino pag. 2 Dublino pag. 3 Folkestone pag. 4 Cannes pag. 5 Praga pag. 6 Valencia pag. 6 Movies Viaggiare... con i film pag. 7 From Tibet with love pag. 8

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musicali in concertini improv-visati. Berlino, dove la Storia con la esse maiuscola ha se-gnato ogni angolo, nel bene e nel male, alfa e omega della nostra cultura europea, ich liebe dich!

Marina Raggi

sole (Tempelhof): il tutto mar-cato dalle tubazioni colorate che sbucano ovunque e sembrano davvero il sistema cardiocirco-latorio di un organismo alieno… Magica l’atmosfera che vi re-gna, contrassegnata dalle incre-dibili diversità umane che la popolano i cui idiomi si mesco-lano all’infinito in un orchestra di suoni talvolta allietati da note

Forte, salato, mesco-lato a brezze marine ed effluvi fognari degni del peggiore angiporto, con es-senze aromatiche di spezie lontane… questo è l’odore di Berlino, l’unica, tra le molte città da me visitate, che saprei riconoscere a naso, anche ad occhi ben-dati. Una città com-plicata ma facile da visitare, percorrere, vivere grazie ad una rete di trasporti ca-pillare ed efficace, dove assaporare il contrasto in ogni angolo, passando da strade e piazze gigantesche (soprattutto ad est) a vicoli impegnativi, da grandi palazzi a cortili minuscoli che non rinunciano ad alberi enormi , arterie ingolfate di nego-zi (Ku’damm) e oasi di pace dove si respira cultura raffinata (Fasanenstrasse) o spazi infiniti regalati alla popolazione avida di

L’ODORE DI BERLINO

REDAZIONE Sofia Bandera 5CL Simone Belleri 2BL Stefano Bregoli 2B Giulia Brianza 5BL Sara Cucciol 4BL Lorenzo Favier 2CL Rossella Giarrizzo 2AL Leila Kridla 5A Direttore responsabile: prof. Mauro Toninelli

Vice Direttore prof.ssa Marina Raggi

Consulenza redazionale prof.ssa Cristina Foltmann Composizione e stampa a cura di Lino Martinazzoli

Lunarfollie viene pensato, prodotto, stampato e distri-buito presso il CIMP dell’

IIS “A. LUNARDI” via Riccobelli, 47 Tel. 030/2009508/9/0 Email: [email protected]

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Come ogni anno è arrivato il tem-po di stage e scambi al Lunar-di e, per la prima volta, pure io sono partito ver-so un nuovo pae-se con una nuova cultura tutta da scoprire: l’Irlan-da. Nello specifico sono stato a Du-blino, la capitale della Repubbli-ca, città centro dello sviluppo economico dello stato de-gl’ultimi anni, piena di pub (e starbucks), che ti accoglie a braccia aperte e ti colpisce per il suo mix di vecchio e nuovo, edifici dei primi anni del Novecento in parte a ne-gozi di vestiti super scontati o addirittura l’uno dentro l’altro. Dublino è moderna e cosmo-polita, i suoi cittadini proven-gono da tutte le parti del glo-bo e ciò lo si può notare già dalle principali vie del centro in cui puoi trovare maestre

che richiamano gli alunni con un forte accento spagnolo da-vanti a ristoranti di cucina tipi-ca thailandese. Spostandosi però di poco in periferia si può vedere il suo vero punto forte: il paesaggio. Che tu sia davanti all’oceano o in pianura resterai comunque affascinato dalla grandezza della spiaggia piuttosto che dalle pittoresche terre inconta-minate che in questo periodo stanno assistendo all’arrivo della primavera con lo sboc-ciare dei narcisi.

Certamente non tutto è perfet-to e ne è un esempio la cuci-na, che era anni luce da quella italiana (e chi l’avrebbe mai detto), piena di patatine fritte e praticamente senza frutta e verdura, oltre al fatto che i negozi dublinesi sono abba-stanza cari. In ogni caso i luoghi da visita-re sono molti come la Natio-nal Gallery of Ireland per gli amanti dell’arte o la Guinness Storehouse, il museo situato in parte alla fabbrica che mo-stra il processo e gli ingre-

dienti con cui la famosa birra è fatta. La settimana è volata e in attimo ero già di ri-torno con una valigia più pesante della par-tenza, probabilmente per i regali che ho do-vuto prendere, ma so-prattutto per ogni nuova esperienza che ho vissu-to, amicizia che ho stretto ed emozione che ho provato.

Simone Belleri 2°BL

DESTINAZIONE DUBLINO

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Caro diario, È da un po’ che non ci si sen-te, eh? Ti avevo abbandonato in quello scatolone con tutti i miei quaderni delle elementa-ri, e ritrovandosi ho deciso di riempire una pagina, come per testimoniare che la mia vita vada avanti. Comunque, senza fare i filo-sofi, devo assolutamente rac-contarti di ciò che è successo nello scorso marzo (ora è aprile 2016) , precisamente dal 6 al 12. La mia classe, la magnifica 2CL, ha partecipato ad uno stage linguistico nella punta sud-est dell’Inghilterra, in un paesino di 45.000 abitanti chiamato Folkestone, nella regione del Kent. Omettendo le grandi aspettati-ve creatasi da settembre e du-rate fino all’arrivo effettivo in paese, è stata una settimana che rifarei altri milioni di vol-te, per ogni punto di vista: la guida sul lato sinistro della strada, i taxi neri, le cabine telefoniche, i double deckers (i bus a due piani), le villette a schiera perfettamente uguali (terraced in inglese),ecc; in-somma, un Paese non perfetto

(ogni cosa ha un difetto, ani-mata o non animata che sia) che in qualche modo ti fa sen-tire a casa, ti coccola; sei coc-colato quando senti un senso di protezione, tranquillità, morbidezza, esattamente quel-la che si prova in una casa in-glese camminando sulla mo-quette: un pavimento morbi-dissimo, come camminare su una distesa di nuvole, che si estende per tutta la casa; dei cuscini che corrono in ogni meandri dell’appartamento, su, giù e lungo le scale che ti

parlano, ti sussurrano: ”Sei a casa, ora rilassati dalla vita frenetica inglese e riposati anche camminando”. Lo stage comunque è stato fantastico: ci siamo uniti co-me classe, discutevano di quanto non ci piacesse il ci-bo, facevamo lezioni con in-segnanti fanatici di musica vecchio stile; tutte piccole cose che ci hanno reso più coscienti, più responsabili, più forti, migliori. Sincera-mente, in Inghilterra tornerei davvero domani se potessi, anche senza assolutamente nulla, solo per rivedere un altro mondo, a cui ormai so di appartenere. Credo di averti stufato abba-stanza con la mia inesistente filosofia; però grazie per avermi fatto riaffiorare a mente tutta la mia esperienza. Alla prossima,

Lorenzo Favier 2CL

L’INGHILTERRA, DOVE LA MOQUETTE IN CASA È (QUASI) D’OBBLIGO

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Ok, persa è una parola grossa. Diciamo che anni e anni di orientamento nelle città sono andati a farsi friggere. Vi rac-conto come è andata. Torniamo a quel famoso Ve-nerdì, ultimo giorno passato a Cannes. Le professoresse ave-vano deciso che dalle 14:00 alle 17:00 avremmo avuto del tempo libero per fare shop-ping a Cannes. Io ero molto contenta, visto che mi manca-va ancora il regalo per mia sorella e avevo visto qualcosa per me (ovvero una fantastica salopette, ma dettagli). Fatto sta che io decisi di partire da sola, visto che il negozio che dovevo raggiungere era lonta-no dalla via principale. Finita di fare tutti i miei acquisti de-cisi di tornare al punto di par-tenza e chiamai una mia com-pagna. Il mio cellulare, non so come, chiuse la chiamata, co-

me se fosse caduta la linea. Riprovai due volte e alla terza decisi di chiamare un’altra mia compagna. Stesso caso, il tele-fono non voleva partire. Qui iniziai a farmi prendere la pa-nico. Provai con altre due mie compagne e ancora non parti-va. Iniziai a girare sul lungo-mare in cerca di qualche mia compagna di classe ma niente. A quel punto, iniziai a chiede-re a qualche commerciante se poteva prestarmi il telefono per chiamare i miei compagni, ma nessuno voleva prestarme-lo, visto che erano numeri ita-liani. Una si offrì di mandare un messaggio al mio compa-gno di classe, ma il messaggio non arrivò. Dopo circa un quarto d’ora che girovagavo a casaccio, decisi di riprovare a chiamare le mie compagne. Provai e finalmente la chiama-ta partì ma, ahimé, lei non ri-

spose, probabilmente perché aveva il telefono in silenzio-so o non lo sentiva. Provai con un'altra e un'altra ancora, quando all’improvviso, per pura fortuna, una mia amica aveva visto la chiamata e mi richiamò subito. Le chiesi di venirmi a prendere e lei, in-sieme ad altri miei compagni, mi raggiunse. Infine, facem-mo un giro sul lungo mare e alla fine andammo in un bar per berci una Coca. E’ stata la giornata più brutta della mia vita, ma posso dire che alla fine mi sono diverti-ta. Ancora adesso rido di questa mia piccola avventura. E voi, quando andate in gita, ascoltate sempre i vostri pro-fessori e cercate di ricordarvi il punto di ritrovo, per non finire come me.

Rossella Giarrizzo

MI SONO PERSA A CANNES

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Come tutti ben sappiamo, il mese di Marzo, per i lu-nardini, significa gite, gite e ancora gite. Le nostre classi (5Bl, 5Cl e altre) hanno trascorso una settima-na a Praga, capitale della Repubblica Ceca. Ciò che salta subito all’occhio della città è l’unione fra lo sfarzo degli edifici più antichi e la tragicità della se-conda guerra mondiale che caratterizza luoghi come il ghetto e il cimitero ebraico, oltre che al campo di concentramento di Terezin, situato fuori città. Praga mostra il suo lato più "regale" attraverso la maesto-sità delle sue chiese gotiche come la Cattedrale di San Vito, l'imponenza dei ponti, i colori brillanti dei palazzi e la vorticose linee della Casa Danzante. Dall'altra parte, la drammaticità della seconda guer-ra mondiale diventa improvvisamente reale nel tro-varsi davanti alle pareti del Museo ebraico, comple-tamente ricoperte dai nomi delle vittime dell'olocau-sto, oppure di fronte ai disegni dei bambini del tem-po che mostrano la sofferenza delle persecuzioni. Il tutto è affiancato dal vecchio cimitero ebraico, le cui 12 000 lapidi antiche (1400-1700) rendono l'atmo-sfera ancora più sconvolgente. Un'altra caratteristica impressionante della capitale sono le sue grandi dimensioni che la portano addirit-tura ad essere divisa in ben 22 distretti. Questa pe-culiarità si rispecchia nell'ampiezza delle sue piazze e viene messa in risalto dagli stretti vicoli che per-mettono di raggiungerle. Ciò che non manca mai nella tradizione di un popolo sono i piatti tipici, come il fantastico goulasch e il dolce tipico, il trdlo, acquistabile ovunque per le vie del centro. Non dimentichiamo la famosa birra pra-ghese, bevanda nazionale e a buon mercato. Insomma, Praga è decisamente una città da visitare, grazie al suo fascino dovuto alla combinazione fra la sua bellezza artistica e l’enorme quantità di storia che ha da offrire.

Giulia Brianza(5Bl) e Sofia Bandera(5Cl)

Salve a tutti ragazzi! Come sapete, nel mese di marzo molte classi sono partite per gli Stage in molte città dell’Europa: Dublino, Berlino, Praga, Cannes…. Io pe-rò sono qui per parlarvi dello Stage svolto a Valencia dalle classi 3AL e 4AL. Io per questo articolo mi sono occupata di inter-vistare la professoressa Mazzoleni, ac-compagnatrice della classe quarta. Ecco l’intervista.

Come è stata l’esperienza in Spagna? L’esperienza è stata complessivamente positiva, è stata piacevole dal punto di vi-sta della città ma impegnativa riguardo la gestione delle classi e degli studenti. I suoi alunni si sono comportati bene? Io avevo solamente una classe e posso dire che anche chi di solito a scuola è un po’ vivace è stato molto autonomo (questo riferito alla quarta). Il viaggio in aereo all’andata e al ritorno come è stato? E’ andato bene: c’è stato un po’ di mal-tempo e qualche piccola turbolenza all’an-data, ma nonostante questo l’aereo è arri-vato puntuale a destinazione. Ha trovato difficoltà con lo spagnolo? Partendo dal fatto che io non lo conosco, mi sono arrangiata insieme all’altra profes-soressa e alla fine è stato semplice, visto che la lingua era facile da comprendere e gli spagnoli, vedendo che noi eravamo stranieri, erano molto gentili e parlavano lentamente per farci capire. La ringrazio professoressa per le sue risposte e le auguro buona giornata, così come a tutti inostri lettori!

Rossella Giarrizzo, 2AL

STAGE

LINGUISTICO A

VALENCIA!

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Viaggiare... con i film Per chiunque non abbia tem-po, voglia o possibilità di viaggiare, ecco alcuni film che vi faranno girare il mondo.

Into the wild (2007) - Chr i-stopher McCandless è un gio-vane benestante: subito dopo la laurea in scienze sociali all'U-niversità Emory nel 1990, dona i suoi risparmi all'Oxfam e abban-dona amici e famiglia per sfuggi-re ad una società consumista e capitalista nella quale non riesce più a vivere. La sua inquietudine lo porta a viaggiare per due anni negli Stati Uniti e nel Messico del nord, con lo pseudonimo di Alexander Supertramp. Durante il suo lungo viaggio verso l'Ala-ska incontrerà sulla sua strada diversi personaggi a cui cambie-rà la vita con il suo messaggio di libertà e amore fraterno e dai quali riceverà la formazione ne-cessaria per affrontare le immen-se terre dell'Alaska. Qui trova la natura selvaggia ed incontamina-ta che, con il passare del tempo, lo porta ad uno stato di felicità interiore, da cui viene pervaso. Una tragica storia che fa riflette-re sul valore dell'esistenza delle persone e sulla costruzione del futuro. Viaggio al centro della terra (2008)– Tratto dall'omonimo libro, in una chiave moderna, racconta l'avventura dello scien-ziato Trevor Anderson, che in-sieme al nipote Sean, cerca di proseguire le ricerche del defun-to fratello riguardo alcuni vulca-ni in Islanda. Giunti sul posto, con l'aiuto della guida Hannah riescono a decifrare alcuni ap-punti scritto dal fratello di Tre-vor, che li condurranno ai piedi di un vulcano spento. I tre ven-gono sorpresi da un temporale che li costringe a rifugiarsi in una grotta, il cui ingresso viene però bloccato dalla caduta dei

massi staccati dalla monta-gna da un ful-mine. In cerca di un'uscita alternativa, i tre si calano in una buca pro-fonda 60 me-

tri, finendo così in un'antica mi-niera, dove una parete fatta crol-lare da Sean li farà cadere in un cunicolo lunghissimo e profon-dissimo. Si ritrovano sulla riva di un laghetto sotterraneo, da cui parte un tunnel che si rivela esse-re la via per il "centro della Ter-ra". Qui parte un'avventura attra-verso i sotterranei della Terra, attraversati da creature fantasti-che e estinte. Vacanze romane (1953) - La principessa Anna, erede al trono di un regno immaginario, giunge a Roma dopo aver visitato altre capitali europee. La rigida eti-chetta che è obbligata ad osserva-re la esaspera ed una sera, esce sola per le strade. Poiché il medi-co, per mitigare il suo nervosi-smo, le ha praticato un'iniezione calmante, le accade di addormen-tarsi su un muretto. Qui la scopre il giornalista Joe Bradley, il qua-le, non riuscendo a sapere da lei il suo indirizzo, la porta a casa sua, dove la sconosciuta s'addormenta su un divano. Le notizie raccolte la mattina seguente al giornale rivelano a Bradley che la scono-sciuta è la principessa Anna ed egli si appresta a ricavare dal ca-suale incontro un articolo sensa-zionale. Segue la giovane princi-pessa nel suo vagabondaggio, mentre un amico, unitosi a loro, va scattando fotografie. La sera alcuni agenti riconoscono la prin-cipessa in un dancing, ma Brad-ley e il suo amico riescono a ri-portarla a casa. Benché tra Brad-ley ed Anna sia fiorito, in quelle ore, un tenero sentimento, la prin-cipessa, conscia dei suoi doveri, ritorna all'ambasciata. Bradley

rinuncia a pubblicare il suo servi-zio e il giorno dopo, durante una conferenza stampa, offre in omaggio ad Anna le fotografie scattate dall'amico. Un film in bianco e nero, nella città di Roma degli anni '50, con la famosissima Audrey Hepburn Sette anni in Tibet (1997)- La storia vera di Heinrich Harrer (1912), scalatore austriaco adot-tato dal nazismo, nel 1939 si ag-grega a una spedizione per scala-re una montagna del Tibet. L'im-presa non riesce. Di ritorno al campo Heinrich viene arrestato dagli inglesi che nel frattempo sono entrati in guerra contro la Germania. Evade e in compagnia dell'amico Peter comincia a vaga-re per il Tibet. Passano gli anni e i due giungono a Lhasa, la città sacra dove vive il Dalai Lama bambino. Fra il "dio incarnato" ed Heinrich si forma un'amicizia che diventa affetto. Nei sette anni passati nella città sacra accadran-no fatti importanti, primo fra tutti l'invasione del Tibet da parte dei cinesi, che costringerà tutti a fug-gire, Lama compreso. Tornato in patria Herrer riprenderà la sua attività, dopo aver recuperato l'af-fetto di un figlio (vero) che non aveva mai visto. L'uomo, autore del libro da cui è tratto il film, tuttora vivente, è ancora amico del Dalai Lama eternamente esu-le. Il tè nel deserto (1990) - Afr ica 1947 - Le vicende di tre america-ni in Africa: una coppia di artisti in crisi, Kit e Port e l'amico Geor-ge, danaroso ed invadente. Si par-te da Tangeri e si percorre un lun-go itinerario, un viaggio tra noia ed esperienze anche drammati-che, che rispecchia il vuoto di tre esistenze. Un film drammatico ricco di in-trecci amorosi, tra i paesaggi dell'Africa negli anni dopo la guerra.

Sara Cucciol 4BL

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As you have probably already noticed, six Tibetan teenagers are being hosted by Lunardi this month. Actually, they are from the North of India because some years ago their parents decided to escape from the Chinese gov-ernment, which was very oppres-sive, to give a better future to their children. Today an association has given them the opportunity to stay here for some time, to get our country and culture and obviously, we of Lunarfollie couldn’t do without a little interview with them. What do you like of Italy? “Oh we love the cuisine (especially pasta), the culture, all the places, the landscape, also the trees… everything.” Is there anything you dislike? “No, absolutely not, although I’m a bit sick I like the bad

weather too” says Tsering, Which is the biggest difference between Italy and India? “People of course, says Lhundup, in India people are really shy, closed and they aren’t used to talk about their feelings.” “And Italy is the very opposite, adds Tsering, everybody here is open and welcoming, whenever you meet people, they always come to you and say hi, how are you? Then also the relationship be-tween teachers and students is different, in our country they aren’t so available, and it’s diffi-cult to talk to them.” Would you like to return? “I’d like to stay forever because I love this country and I love the people living here” says Lhundup but among his mates not every-body agrees with him. Somebody

would like only to come back and others don’t want to return either. Is Italian food better than yours? “Certainly, here there are so many ingredients, so many types of meat, fruit and vegetable that you can cook and eat plenty of different dishes … In India we have only the tsampa which is roasted barley flour blended with different things like butter, milk or cheese.” In the first day at Lunardi every-body saw you wearing a uni-form, so how come you haven’t got it anymore? “It’s true, they say laughing, but when we arrived here we saw all the students with modern clothes, so fashionable and we just decid-ed to adapt ourselves.”

Simone Belleri 2°BL