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7 Luigi Rossi Danielli: l’uomo e l’archeologo PAOLO GIANNINI I n questa Sala Regia che illustra i fasti di Viterbo, là sull’architrave della porta che adduce al portico, è scritto ben chiaro: HEROES AGNO- SCITE VESTROS che richiama il detto evangelico: Nemo propheta in Patria. Questa troppo diffusa “regola” del vivere sociale, noi oggi siamo qui per cambiarla, per annullarla. Oggi Noi, la Patria, la Terra, il Comune di Luigi Rossi Danielli rendiamo omag- gio e riconosciamo il profetaMa chi era o meglio è- perché è il ricordo che fa vivere gli esseri umani- Luigi Rossi Danielli?. Il primo archeologo moderno della Tuscia nacque il 29 agosto 1870 in via Chigi n.19 nel cuore del centro storico di Viterbo nella parrocchia di S. Maria Nuova dove fu battezzato. La sua era una famiglia che ap- parteneva alla colta borghesia di Vi- terbo tanto da avere il privilegio di un proprio sepolcro all’interno della più importante chiesa cittadina: il Duomo. Non ne cercate i resti perché oggi è scomparso dopo i rifacimenti del 1878. Di Luigi Rossi Danielli si cono- sce poco: il Tempo ha dilavato i ri- cordi. A questo si aggiunge la sua natu- rale modestia e ritrosia; sono le sue opere, le ricerche e le intuizioni che parlano per lui. Andrea Scriattoli che gli fu amico e compagno di studi e di fe- conde ricerche scrive che “ compì con onore i suoi studi, conseguendo la li- cenza d’Istituto nella sezione di Agri- mensura”. (1) Nell’anno 1903 a trentatre anni, e gli rimanevano ancora solo 6 anni di vita, in seguito a un terribile incidente di caccia, rimase privo del braccio de- stro, ma con una eccezionale forza di volontà (noi Viterbesi qualche volta la chiamiamo tigna), benché già adulto, riuscì ad addestrare la mano sinistra così bene che dopo qualche tempo scriveva memorie di luoghi e scavi di tombe e disegnava perfettamente piante e profili archeologici in quei taccuini dove sono raccolte tanto utili notizie. (2) Fu per alcuni anni consigliere co- munale e membro di molte commis- sioni cittadine a carattere culturale. Si unì in matrimonio con Rosa Calcagnini dalla quale ebbe tre figlie: Anna che sposò il dott. Luigi Ca- talano ed ebbe figli: Giovan Battista e Vincenzo ancora viventi; Teresa che sposò il gen. Gio- vanni Moramarco; Maria che sposò Filippo Cec- chetti ed ebbe un figlio: Bonaventura al quale dobbiamo il ricordo del nonno attraverso l’intitolazione di una Via della nostra città (consenziente l’allora assessore ai Lavori pubblici Corrado Buzzi) e la lapide all’interno della scena del teatro posta nel luglio 1957. (3) Quando per Luigi Rossi Danielli ebbe inizio l’amore e la passione e lo studio per l’archeologia non lo sap- piamo, sappiamo però che essa si ma- nifestò apertamente sul finire dell’800 ed i primi anni del ‘900. …ed è per questo che gli anni più intensi della sua vita sono i suoi ultimi nove. (4) 1901 S. Giuliano: fu il primo ad ese- guire scavi nella necropoli di S. Giu- liano e in località Noce portò alla luce abbondante materiale votivo da un tempio e un pozzo sacro (diametro m. 7 profondità m. 20). (5) Il 1901 è l’anno anche delle prime mirate indagini e scavi condotti a Ferento tra l’orchestra e la scena con il ritrovamento della decorazione scultorea ad essa pertinente tra cui le statue delle muse e il Pothos. (6) Tali inusitati, imprevisti e impor- tanti ritrovamenti indussero lo Stato italiano a riservare a sé lo scavo del teatro e ad acquistare il materiale re- perito (1902) che dopo una lunga per- manenza al Museo Archeologico di Firenze è tornato ad essere visibile dal settembre 1984 nel Museo della Rocca Albornoz della nostra città. (7) Nel 1902 è tra i fondatori della Società Viterbese per la Conserva- zione dei Monumenti dalla quale de- riverà più tardi la attuale ed ancor viva Associazione degli Amici dei Monumenti. 1903: scava a Poggio Montano (Vetralla) 59 tombe di diverso pe- riodo. E’ una necropoli di notevole importanza che unisce tombe a cre- mazione, a fossa e a camera simile alla più famosa necropoli dei Quattro Fontanili di Veio. Egli - come potete vedere nel taccuino in mostra - prende scrupolosi appunti che tuttavia non potrà pubblicare; lo farà per lui undici anni dopo, G.A.Colini in Notizie Scavi. (8) Ricordo che nello stesso anno ebbe quel terribile incidente di caccia cui ho accennato. (9) L.R.D. esamina dei reperti appena recuperati.

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Luigi Rossi Danielli: l’uomo e l’archeologo

PAOLO GIANNINI

I n questa Sala Regia che illustra ifasti di Viterbo, là sull’architrave

della porta che adduce al portico, èscritto ben chiaro: HEROES AGNO-SCITE VESTROS che richiama ildetto evangelico: Nemo propheta inPatria.

Questa troppo diffusa “regola”del vivere sociale, noi oggi siamo quiper cambiarla, per annullarla. OggiNoi, la Patria, la Terra, il Comune diLuigi Rossi Danielli rendiamo omag-gio e riconosciamo il profeta…

Ma chi era o meglio è- perché èil ricordo che fa vivere gli esseriumani- Luigi Rossi Danielli?.

Il primo archeologo modernodella Tuscia nacque il 29 agosto 1870in via Chigi n.19 nel cuore del centrostorico di Viterbo nella parrocchia diS. Maria Nuova dove fu battezzato.

La sua era una famiglia che ap-parteneva alla colta borghesia di Vi-terbo tanto da avere il privilegio di unproprio sepolcro all’interno della piùimportante chiesa cittadina: ilDuomo. Non ne cercate i resti perchéoggi è scomparso dopo i rifacimentidel 1878.

Di Luigi Rossi Danielli si cono-sce poco: il Tempo ha dilavato i ri-cordi.

A questo si aggiunge la sua natu-rale modestia e ritrosia; sono le sueopere, le ricerche e le intuizioni cheparlano per lui.

Andrea Scriattoli che gli fuamico e compagno di studi e di fe-conde ricerche scrive che “ compì cononore i suoi studi, conseguendo la li-cenza d’Istituto nella sezione di Agri-mensura”. (1)

Nell’anno 1903 a trentatre anni,e gli rimanevano ancora solo 6 anni divita, in seguito a un terribile incidentedi caccia, rimase privo del braccio de-stro, ma con una eccezionale forza divolontà (noi Viterbesi qualche volta lachiamiamo tigna), benché già adulto,riuscì ad addestrare la mano sinistracosì bene che dopo qualche temposcriveva memorie di luoghi e scavi di

tombe e disegnava perfettamentepiante e profili archeologici in queitaccuini dove sono raccolte tanto utilinotizie. (2)

Fu per alcuni anni consigliere co-munale e membro di molte commis-sioni cittadine a carattere culturale.

Si unì in matrimonio con RosaCalcagnini dalla quale ebbe tre figlie:

Anna che sposò il dott. Luigi Ca-talano ed ebbe figli: Giovan Battistae Vincenzo ancora viventi;

Teresa che sposò il gen. Gio-vanni Moramarco;

Maria che sposò Filippo Cec-chetti ed ebbe un figlio: Bonaventuraal quale dobbiamo il ricordo delnonno attraverso l’intitolazione di unaVia della nostra città (consenzientel’allora assessore ai Lavori pubbliciCorrado Buzzi) e la lapide all’internodella scena del teatro posta nel luglio1957. (3)

Quando per Luigi Rossi Danielliebbe inizio l’amore e la passione e lostudio per l’archeologia non lo sap-piamo, sappiamo però che essa si ma-nifestò apertamente sul finire dell’800ed i primi anni del ‘900.

…ed è per questo che gli anni piùintensi della sua vita sono i suoi ultiminove. (4)

1901

S. Giuliano: fu il primo ad ese-guire scavi nella necropoli di S. Giu-liano e in località Noce portò alla luceabbondante materiale votivo da untempio e un pozzo sacro (diametro m.7 profondità m. 20). (5)

Il 1901 è l’anno anche delleprime mirate indagini e scavi condottia Ferento tra l’orchestra e la scenacon il ritrovamento della decorazionescultorea ad essa pertinente tra cui lestatue delle muse e il Pothos. (6)

Tali inusitati, imprevisti e impor-tanti ritrovamenti indussero lo Statoitaliano a riservare a sé lo scavo delteatro e ad acquistare il materiale re-perito (1902) che dopo una lunga per-manenza al Museo Archeologico diFirenze è tornato ad essere visibile dal

settembre 1984 nel Museo dellaRocca Albornoz della nostra città. (7)

Nel 1902 è tra i fondatori dellaSocietà Viterbese per la Conserva-zione dei Monumenti dalla quale de-riverà più tardi la attuale ed ancorviva Associazione degli Amici deiMonumenti.

1903: scava a Poggio Montano

(Vetralla) 59 tombe di diverso pe-riodo. E’ una necropoli di notevoleimportanza che unisce tombe a cre-mazione, a fossa e a camera similealla più famosa necropoli dei QuattroFontanili di Veio. Egli - come potetevedere nel taccuino in mostra - prendescrupolosi appunti che tuttavia nonpotrà pubblicare; lo farà per lui undicianni dopo, G.A.Colini in NotizieScavi. (8)

Ricordo che nello stesso annoebbe quel terribile incidente di cacciacui ho accennato. (9)

L.R.D. esamina dei reperti appena recuperati.

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Nel 1904 i numerosi reperti degliscavi di Poggio Montano sono donatial Comune di Viterbo in parte dal pro-prietario del fondo (Achille Piatti) ein parte dai concessionari dello scavo,Danielli, Balestra e Falcioni.

Contemporaneamente, a propriespese, incrementa la raccolta perso-nale di materiale archeologico trovatosempre nell’area viterbese

Sempre in questo anno fa partedella Commissione per il Museo Co-munale del quale si avvertiva, dopo leultime donazioni, più pressante l’ur-genza d’una definitiva e appropriatasistemazione. La commissione oltreche da lui è composta da Cesare Pinzi,Pietro Egidi, Edoardo Costa, Vin-cenzo Falcioni, Valerio Caposavi,Giuseppe Signorelli e Andrea Scriat-toli. (10)

La commissione, e possiamo benimmaginare il nostro al lavoro, operaimmediatamente la necessaria classi-ficazione dei materiali e la suddivi-sione in quattro principali categorie:reperti preistorici, etruschi, romani,medievali/ moderni. Essi furono tutticlassificati, numerati e catalogati e perciascun oggetto venne poi compilatauna apposita scheda.

Contemporaneamente lo stesso

Rossi Danielli assieme a DomenicoSansoni riceve ed espleta il delicatoincarico di avviare contatti per la re-stituzione al Comune dei materiali asuo tempo depositati presso il Semi-nario–Collegio Vescovile; ne restal’inventario redatto dai due. (11)

Il riordino e l’incremento dei re-perti rese pubblica e ancor più mani-festa la necessità di disporre di localiadatti per la loro conservazione edesposizione al di fuori del PalazzoComunale…, si pensò a Palazzo San-toro. (12)

Sempre in quell’anno - 1904 -egli scava alla non distante Macchiadel Conte a Civita Musarna doverinviene 40 tombe di vario tipo e di-versa cronologia e ci lascia in un di-segno preciso la pianta della necropolicon l’indicazione delle sepolture oggiper la gran parte scomparse.(13)

1905: presso Viterbo, in contradaBarigello scava e studia 8 tombe i cuimateriali poi confluiranno nel MuseoCivico.

Nel 1096 a seguito del susse-guirsi delle scoperte e delle difficoltàanche finanziarie - fino ad alloraaveva lavorato pagando di tasca pro-pria - promuove assieme ad AnselmoAnselmi e Domenico Sansoni la co-

stituzione della Società “Pro Fe-

rento”, diversa, ma interagente conquella della Conservazione di Monu-menti, avente lo scopo precipuo diprocedere “ad uno scavo sistematiconella località dell’antica Ferento”.(14)

Quale prestigioso presidenteviene eletto il duca Pietro Lante dellaRovere.

Contemporaneamente sempre inaccordo con la Società per la Conser-vazione dei Monumenti vede la luceil Bollettino storico archeologico vi-

terbese che conobbe purtroppo unasola annata, il 1908, e due fascicoli.(15)

Nel luglio 1908, il giorno 22 – hainizio la prima campagna di scavi a Fe-rento della nuova Società. La direzionedei lavori è ovviamente affidata a LuigiRossi Danielli registrando anche lapresenza di diversi e qualificati sociquali Pietro Lante della Rovere le cuifirme si alternano in calce ai resocontigiornalieri degli scavi. (16)

Le ricerche proseguono interrottefino al 5 dicembre. Egli è sempre pre-sente e trascorre giornate intere pertutta l’estate e l’autunno avanzato sulluogo di scavo, prendendo meticolosiappunti, tracciando disegni, scattandofoto che lo documentino.

Luigi Rossi Danielli: l’uomo e l’archeologo

Nelle foto a fianco

La squadra di operai al lavoro durante gli scavidi Ferento del 1901.

Pianta del teatro di Ferento e la posizione delleMuse al momento del ritrovamento.

Nelle foto sotto

Luigi Rossi Danielli e la moglie Rosa Calca-gnini.

L.R.D., la moglie e le figlie Teresa, Anna eMaria.

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Quando si riprenderanno i lavori,il 22 giugno 1909, Luigi Rossi Da-nielli non firma più il Verbale degliScavi.(17)

In precedenza, il 18 marzo 1909,c’era stata la delibera comunale allaquale forse non fu estranea la autore-vole e diplomatica azione del Presi-dente della Società, il duca PietroLante della Rovere che aveva indivi-duato e stabilito nella chiesa di S.Maria della Verità la sede del Museo.Possiamo solo immaginare la gioia ela soddisfazione di Luigi.

Gli restavano appena 53 giorni divita.

Nel corso di un rinnovato fervoreper l’allestimento del nuovo museo daun lato e la preparazione della campa-gna di scavo del giugno seguente dal-l’altro, Luigi Rossi Danielli, che diambedue le iniziative era il principaleanimatore, venne a mancare nel maggionel pieno fiorire della primavera….

Morì il 10 maggio 1909 per unamalattia cardiaca, che da lunghi annine minava la esistenza.

Ingenerosa fu la sua morte, av-vertita anche dal mondo accademicocome ben rileva G.A Colini (18)

La precoce morte che oggi ricor-diamo non gli permise di assistereall’inaugurazione del Museo Civiconella Chiesa della Verità per il qualetanto si era prodigato ed al quale“contribuì” per strano che possa sem-brare, in maniera determinante anchedopo la morte!

Fu infatti la donazione testamen-taria (deposito perpetuo) della sua in-gente collezione archeologica adinfluire sull’accelerazione delle prati-che per l’atteso trasferimento del vec-chio museo municipale. (19)

Tre anni dopo la sua morte, nellaprimavera del 1912, la sua collezionefu portata nel nuovo Museo la cuiinaugurazione avvenne il 16 giugnodello stesso anno. (20)

La sua figura e la sua opera si le-gano principalmente a Ferento etruscae romana.

Per primo superò l’odio e l’indif-ferenza tra Viterbo e Ferento resti-tuendo dignità storica e archeologicaa questa città.

Ricordiamo che nello statuto del1251 (settantanove anni dopo la di-struzione) ancora si proibiva di colti-vare qualcosa nel territorio di Ferentoe si dava ordine ai consoli di distrug-gere il teatro di Ferento allora trasfor-mato in una sorta di fortezza. (21)

Indicò con sicurezza la Ferentoetrusca ( fino ad allora ignota) e me-glio delineò la storia di quella ro-mana.

A.Pasqui scrive: “ Tra le mi-gliaia e migliaia di tombe ritrovatefino ad ora nessuna aveva offerto ma-teriali degni di studio, e nemmeno siaveva un’idea della civiltà del popolodi Ferento etrusca.

Dobbiamo veramente ascriverealla fortuna se nelle ultime ricerchefatte dai signori Rossi Danielli e Ba-lestra presso Ferento, tra centinaia ditombe del tutto spogliate e guaste, nesiano venute in luce quattro, sfuggitealla devastazione generale antica erecente; e dobbiamo alla diligenzadei prefati signori se di tale rinveni-mento si possa dare un’esatta narra-zione, avendo , essi fornite le notiziescritte ed orali ed i rilievi grafici con

le indicazioni degli oggetti in situ almomento della scoperta…” (22)

Pasqui pone l’accento sui rinveni-menti delle tombe, ma la scoperta dellaFerento etrusca sul colle di S. France-sco (oggi Acquarossa) non ebbe a basele tombe, fu soprattutto la sua diligentericerca sul campo con uno scrupolosoesame ed una acuta interpretazione diquanto il terreno “offriva”.

Gli studi, da lui iniziati, furonoripresi solo negli anni ‘60 del secoloscorso con le importanti scoperte ope-rate dall’Istituto Svedese di StudiClassici di Roma oggi qui presentenella persona della dr.ssa BarbaraSantillo Frizell. (23)

Le ricerche più intense e fecondedi risultati e reperti di Luigi Rossi Da-nielli sono state compiute a Ferentoromana in una felice sintesi che an-dava dalla città dei morti (necropolicorrispondenti all’abitato etrusco-ro-mano cioè alle pendici del colle diPianicara e sul colle del Talone) allacittà dei vivi con particolare atten-zione al teatro prima e alle terme poi.Attenzione in questi ultimi anni ri-presa dalla dr.ssa Maria Fenelli del-l’Università di Roma “La Sapienza”e dagli archeologi dell’Universitàdella Tuscia i cui ultimi operatori laprof.ssa Elisabetta De Minicis e ilprof. Carlo Pavolini sono presenti aquesto tavolo.

Ma a questo punto non dob-biamo e possiamo dimenticare glistudi della compianta prof.ssa Ga-briella Maeztke la cui determinazionescientifico-didattica ha dato l’avvioalle attuali ricerche.

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Quindi noi dobbiamo a LuigiRossi Danielli la concreta scoperta diFerento etrusca; la conoscenza dei piùrilevanti monumenti di Ferento ro-mana e direttamente l’uso attuale delteatro, la creazione del Museo civicoed il materiale ivi esposto.

C’è di che esserne orgogliosi!Possiamo anche definire Luigi

Rossi Danielli come il primo archeo-logo moderno del nostro territorio equesto perchè i suoi scavi erano mi-rati, preceduti sempre da ipotesi ge-nerate da precise ricerche sul campoe da ore di studio. (24)

Di lui scrive un mese dopo lamorte l’amico Andrea Scriattoli:

“Né egli limitava il suo interes-samento alle cose paesane,giacchépotrebbe dirsi che nessuna parte dellanostra regione, dal punto di vista ar-cheologico, aveva secreti per lui che

visitandola con frequenti escursioni,aveva rintracciato, spesso rettifi-cando errori topografici sulle carte,una gran parte dell’antica rete stra-dale dalle crepidini delle grandi vieconsolari ai sinuosi diverticoli etru-sco romani e come conosceva tutte lenecropoli, fin le più umili che nellevarie epoche erano state esploriate,così non gli sfuggiva la probabile ubi-cazione di quelle che dormivano an-cora da secoli il loro sonnoindisturbato in qualche impervio ba-cino dei nostri fossati.” (25)

Fu il primo nella Tuscia e uno deiprimi in tutta Italia a documentare fo-tograficamente monumenti e scopertein varie fasi e ciò tutto unito ai suoi ni-tidi disegni come ben hanno documen-tato i nipoti Luigi e Vincenzo Catalanocon le loro pubblicazioni e come illu-strano le fotografie della Mostra.

Io penso che la sua morte siastato veramente un trauma oltre chepersonale anche culturale per la cittàdi Viterbo; la sua immatura scom-parsa influendo sulla mancata prose-cuzione del Bollettino e sullaprosecuzione degli scavi e delle ricer-che ci ha privati di pagine di storia edi migliaia di reperti.(26)

Allora i nostri suoli erano ancorvergini e intatti; aratri a scasso pe-sante, scavi e furti clandestini nonavevano depauperato il nostro mille-nario patrimonio.

Negli ultimi decenni del secoloscorso la collezione di Luigi RossiDanielli e le vicende del Museo Ci-vico ad essa così strettamente colle-gate hanno avuto una intelligente edapprofondita valorizzazione attra-verso una attenta e critica ricercascientifica ad opera della dr.ssaAdriana Emiliozzi del Centro Nazio-nale delle Ricerche che si è concretiz-zata in valide pubblicazioni,(27)

Proprio da lei riprendo il giudiziosul nostro archeologo così come lomanifesta nella introduzione del vo-lume dedicato alla sua collezione

E’ questa una figura d’appassio-nato ricercatore d’antichità, interes-sato alla storia antica del suo paese eseriamente intenzionato a recare conla sua opera, qualche contributo chene metta in luce ulteriori particolari.Del suo entusiasmo per queste ricer-che dà prova l’aver preso parte attivaalla fondazione e alle attività di una“Società per la Conservazione deiMonumenti”, prima, della “SocietàPro Ferento” poi (nel 1908, insiemea Gargana allo Scriattoli e al Pinzi)e alla pubblicazione del BollettinoStorico Archeologico Viterbese.

Sebbene fosse in materia archeo-logica un autodidatta, era infatti geo-metra, il Rossi Danielli ha saputotener fede ai suoi propositi condu-cendo con competenza vere e propriecampagne di scavo) che avrebbe in-

Luigi Rossi Danielli: l’uomo e l’archeologo

Nelle foto sotto

Pianta delle Terme di Ferento (disegno diL.R.D.).

Nella foto a fianco

Ritrovamento di una statua acefala femminilenegli ambienti delle Terme. A destra della sta-tua L.R.D..

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tegralmente pubblicato e, siamo si-curi, con capacità, se non fosse ve-nuto a mancare in troppo giovane età.Alcuni contemporanei cultori di ar-cheologia che lo conobbero (Scriat-toli, Pasqui) concordano nelsottolineare con quale cura eseguissegli scavi riportando disegni, fotogra-fie e annotazioni particolari di quantoveniva alla luce: noi troviamo nellasua collezione anche quel materialeche agli inizi del secolo si usava an-cora spesso abbandonare sul terrenoperché ritenuto di scarso interesse eprivo di valore antiquario. Sappiamoinoltre che per la sua raccolta egli ac-quistava numerosi oggetti (prove-nienti comunque dal territorioviterbese) sostenendo spese ingenti;lo affiancava in questo l’amico An-selmo Anselmi ,un “volenteroso” diceScriattoli, il cui nome spesso compareaccanto a quello di Rossi Danielli neiriferimenti alla Collezione. I familiarirammentano con quanta attenzione illoro Congiunto custodisse in suoi ap-punti in attesa di elaborarli per lapubblicazione e studiasse il materialeche allora sicuramente – a differenzadi come a noi è giunto – egli tenevasuddiviso per provenienza. La sua im-matura scomparsa avvenuta il 10maggio 1909, ha reso ingiustizia alsuo impegno ed al suo zelo: gli ap-punti, rimasti per lo più in stato di ab-bozzo, sono stati parzialmente editimolti anni dopo a cura del familiareDr. Luigi Catalano al quale dobbiamoin questo momento molto del mate-riale fotografico in esposizione.

Fu merito dello stesso Luigi Ca-talano la pubblicazione nel 1959 a di-stanza di 50 anni dalla morte dei suoiscritti, disegni e appunti raccolti in duevolumi sotto il titolo comune di: Gli

Etruschi nel Viterbese con il primotomo riguardante Ferento (21 marzo

1959) ed il secondo Gli Etruschi nel

Viterbese 9 maggio (giorno anniver-sario prima della sua morte) 1962.

Mi piace anche riferire quanto hascritto sul nonno lo stesso Catalanonella presentazione del primo volumecon lucida obiettività:“Luigi Rossi Danielli è uno di questigrandi cittadini, modesti, colti, ope-rosi, di nessuna pretesa, che non pos-sono passare alla storia nazionale, masi stagliano nettamente nella storiacittadina e meritano che qualcuno listacchi dalla comune sepoltura e li ad-diti all’ammirazione e alla ricono-

scenza di chi è stato da essi beneficatoe non li conosce.

Fu dunque un volontarista, un au-todidatta, un ricercatore silenzioso,quantunque malato. La sua fu una vitasemplice e, se morì giovane e produsse… si può agevolmente immaginarequanto avrebbe prodotto dopo i trenta-nove anni della sua travagliata esistenza.

Geometra sul biglietto da visita,ebbe il culto della sua terra in altrosenso; in senso etrusco. Ne sentì lagrandezza antica, la ripercorse inlungo e in largo a ritroso nel tempo,la trattò con grande studio e grandeamore, ricercando nelle sue viscere levestigia di civiltà sepolte, racco-gliendo voci lontane, spendendosomme cospicue pur di possedere siapur un “balsamario” degli antenatietruschi. Passò i più begli anni così,fra uno scavo ed una data, fra un buc-chero ed un candelabro di bronzo, frauna “bulla” e gemme preziose di cor-niola e d’onice. La sua breve giornatafu però conclusiva perché ha lasciatoper la nostra ammirazione nel CivicoMuseo quel tanto che ci permette dipenetrare l’arte etrusca nei vari secoli( a cominciare dal 1000 a.C. cioè dalla1^ età del ferro) seguendo la sua solacultura ed i suoi mezzi di indagine,abbondanti nella raccolta e precisi ( sipuò ben dirlo oggi, dopo mezzo se-colo di investigazioni consecutive)nella interpretazione.”

Questo è stato l’uomo e questo èl’archeologo che oggi ricordiamo: unuomo ed un archeologo di cui Viterbopuò essere fiera.

Prima di concludere voglio ricor-dare quanti dopo di lui hanno lavorato

e studiato Ferento etrusca e romana emedievale, oggi scomparsi, ma pre-senti in spirito in questa nostra sala: ilsoprintendente dr. Mario Moretti, s.m.il re Gustavo VI Adolfo di Svezia,l’ammiraglio Eric Wetter, il dr. CarlEric Ostenberg, la dr.ssa GabriellaMaetzke dell’Università della Tusciae tanti altri. Se c’è in cielo un angoloche accoglie gli archeologi, in questomomento tutti insieme vedono e co-noscono le vere vicende di questa no-stra antica città che in vita cercaronodi scoprire e rivelare a tutti noi.

Permettetemi ancora un auspicioed una proposta.

L’auspicio è che in tempi brevivengano terminati i lavori di restauroal museo e di conseguenza la suacompleta riapertura in tempi brevi.

La proposta del tutto personale,ma che credo possa avere e riscuoterel’approvazione ed il consenso di tuttivoi, autorità e pubblico è la seguente:oggi il Museo di Viterbo la cui con-creta realizzazione si deve come hodetto all’opera e al lascito di LuigiRossi Danielli non ha nome: è sem-plicemente Museo Civico. Io pro-

pongo qui ufficialmente di intitolarlo

a questo nostro grande archeologo,

si che il nostro, diventi Museo Ci-

vico: Luigi Rossi Danielli.

Sarà l’omaggio più vero, tra l’al-tro pienamente meritato, che la nostragente, la nostra città e la cultura di Vi-terbo gli deve e possa fare.

Grazie per la vostra presenzacosì qualificata e numerosa con laquale rendete e rendiamo viva la suapresenza fra di noi.

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Note e Bibliografia

1) LUIGI ROSSI DANIELLI, Gli Etruschi delViterbese, vol. I Ferento e vol II, (acura di Luigi Catalano), Viterbo1959.

MAURO GALEOTTI, L’Illustrissima città diViterbo, Viterbo 2002, p. 523.

2) CONSORZIO GESTIONE BIBLIOTECHE VI-TERBO, Mostra del libro di Archeo-logia, Manoscritti VII, Viterbo 1990,p. 11.

3) Ambulacro II a sinistra: Luigi Rossi Da-nielli/ 1870-1909/ che i resti monu-mentali di Ferento romana/ primo asue spese mise in luce/ e sul colle diS.Francesco/ la Ferento etruscaesplorò/ rilevando tesori d’arte/ ondearricchì il Museo Archeologico di Fi-renze/ e quello civico di Viterbo. Il Co-mune riconoscente pose. Luglio1957.

4) VINCENZO CATALANO, Da Musarna aSan Francisco, Viterbo 1982, p. 145.

5) GABRIELLA BARBIERI, Viterbo e il suoterritorio, Roma 1991, p. 118.

6) AUGUSTO GARGANA, Ferento – Guidadegli scavi, Viterbo 1935, p. 26;

PATRIZIO PENSABENE, Il teatro romano diFerento, Roma, 1989, IX, pp. 11, 14;

GABRIELLA BARBIERI , Op. cit., p. 60.

7) PATRIZIO PENSABENE, Op. cit., p. 20.

8) G. A. COLINI, Notizie degli scavi di an-tichità, Anno 1914, fasc. 9 pag. 297-

362;

LUIGI ROSSI DANIELLI, Op. cit., Vol. II, p.

10-97.

9) LUIGI ROSSI DANIELLI, Op. cit. volume

I, p. XVII.

10) ADRIANA EMILIOZZI, Il museo civico diViterbo, storia delle raccolte archeo-logiche,Roma 1986 p. 134.

11) ADRIANA EMILIOZZI, Op. cit., pp. 134,135 e 191 – 198.

Dalla lettera inviata il 4 giugno 1906 daLuigi Rossi Danielli e DomenicoSansoni a Cesare Pinzi in qualità diPresidente della Sottocommissioneper il riordinamento del Museo.

“…Nello stesso tempo sembra ai sotto-scritti che essi verrebbero meno ad undovere ove non lamentassero pressola S.V. anche in qualità di RegioIspettore per gli Scavi e Monumenti,lo stato veramente deplorevole degliambienti del nostro civico Museo,mancanti di luce, deficienti di spazio,e difettosi per l’umidità; dolorosi in-convenienti questi che non fanno chemenomare e pregiudicare grande-mente il valore artistico ed il pregiostorico degli oggetti quivi ammassatianzichè raccolti,e per i quali sareb-bero oltremodo necessarie le relativescancie che li proteggessero.”

ADRIANA EMILIOZZI , Op. cit. p. 192.

12) ADRIANA EMILIOZZI, Op. cit. p. 137.

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Luigi Rossi Danielli: l’uomo e l’archeologo

Nelle foto sotto

Due pagine del taccuino di L.R.D. con appuntie disegni.

Page 7: Luigi Rossi Danielli: l’uomo e l’archeologo€¦ · 7 Luigi Rossi Danielli: l’uomo e l’archeologo PAOLO GIANNINI I n questa Sala Regia che illustra i fasti di Viterbo, là

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13) LUIGI ROSSI DANIELLI, Scavi nella ne-cropoli di Musarna ( Civitas Mu-sarna) Pago etrusco del territorio diViterbo in Gli Etruschi del Viterbese,vol. II, (a cura di Luigi Catalano),Viterbo 1959, pp. 99-136;

VINCENZO CATALANO, Op. cit., p. 6/7 e 13-30;

GABRIELLA BARBIERI , Op. cit., p. 79.

14) ADRIANA EMILIOZZI, Op. cit. p. 137;BOLLETTINO STORICO-ARCHEOLO-

GICO VITERBESE, Anno I, Fasc. 1,Atti Ufficiali IV, Viterbo 1908.

15) CONSORZIO GESTIONE BIBLIOTECHE

VITERBO, Op. cit. Riviste, p. 31.

16) CONSORZIO GESTIONE BIBLIOTECHE

VITERBO, Op. cit., Manoscritti VIII,p. 11.

Vedi anche la riproduzione in copia ana-statica curata dalla Società Archeo-logica Viterbese “Pro Ferento “Viterbo, 1997.

17) CONSORZIO GESTIONE BIBLIOTECHE

VITERBO, Manoscritto, Società ProFerento –Verbale di scavo p. 46, 47.

18) G. A. COLINI, Op.cit. Introduzione pp.5, 6.

19) ADRIANA EMILIOZZI, Op. cit. p. 138.

20) ADRIANA EMILIOZZI, Op. cit., Roma1986 p. 143, 144;

GIUSEPPE SIGNORELLI, Il primo nucleo delmuseo viterbese, in COMUNE DI VI-TERBO, Per l’inaugurqzione delMuseo Civico di Viterbo -, Viterbo1912, p.19 (nota 35) e p. 36;

GABRIELLA BARBIERI, Op. cit., Roma1991, p. 23;

COMUNE DI VITERBO (a cura dellaCooperativa Archeologia ed Am-biente), Museo Civico di Viterbo,Montefiascone 2002, p. 38;

Gli oggetti esposti provengono dalla colle-zione del viterbese Luigi Rossi Da-nielli(1870-1909) che la realizzò tra lafine dell’800 e gli inizi del secolo scorso;

Nel 1912 per espressa volontà del pro-prietario, gli oltre mille pezzi costi-tuenti la raccolta entrarono a farparte delle collezioni archeologichedel Comune di Viterbo;

L’archeologo Luigi Rossi Danielli, spintodall’amore per questa disciplina,partecipava personalmente allecampagne di scavo, che organizzavain concessione statale e dalle qualitratteneva per sé, secondo la leggevigente al tempo, una parte dei ma-teriali archeologici rinvenuti.

21) PATRIZIO PENSABENE, Op. cit., p. 7, 9.

22) CARL ERIC OSTENBERG, Case etruschedi Acquarossa, Roma 1976, pp. 9,10;

CARL NYLANDER (a cura di ), Architetturaetrusca nel Viterbese, Roma 1986, p.31;

GABRIELLA BARBIERI, Op. cit., p. 21 e 54;AUGUSTO GARGANA , Op. cit., pp. 8, 9.

23) COMUNE DI VITERBO Op. cit., p.38.

Agli scavi di Luigi Rossi Danielli nel sitodi Acquarossa hanno fatto seguito, apartire dal 1966, gli scavi archeolo-gici condotti dall’Istituto Svedese, icui risultati hanno delineato i carat-

teri essenziali dell’edilizia dome-stica e degli impianti proto urbanidei piccoli centri dell’Etruria meri-dionale interna, in età villanoviana.

GABRIELLA BARBIERI, Op. cit., p. 16 e

segg.;

CARL ERIC OSTENBERG , Case etrusche diAcquarossa, Roma 1976;

CARL NYLANDER ( a cura di ) , Architetturaetrusca nel Viterbese – Ricerche sve-desi a S. Giovenale e Acquarossa -1956 - 1986, Roma 1986.

24) ORSOLA GRASSI, New York – Viterbo,

Il ritorno di un sarcofago etrusco,Viterbo 1997, p. 13;

G. A. COLINI, Op. cit., Introduzione pp.

5,6.

25) LUIGI ROSSI DANIELLI, Op. cit. volume

I, pp. 6-10.

26) ADRIANA EMILIOZZI, Op. cit. pp. 137,

138.

27) ADRIANA EMILIOZZI, La collezioneRossi Danielli nel Museo Civico diViterbo, Consiglio Nazionale delle

Ricerche, Musei e Collezioni d’Etru-

ria, Roma 1974;

Per una storia delle raccolte archeologi-che comunali, Comune di Viterbo,

Viterbo 1985;

Il museo civico di Viterbo, storia delleraccolte archeologiche, Roma 1986

pp. 13.