Lopinione pubblica non esiste (1973) Analisi dell'opinione pubblica 2010/11.

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P. BOURDIEU “L’opinione pubblica non esiste” (1973) Analisi dell'opinione pubblica 2010/11

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Analisi dell'opinione pubblica 2010/11

P. BOURDIEU“L’opinione pubblica non esiste” (1973)

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Analisi dell'opinione pubblica 2010/11

La tesi “Il sondaggio d’opinione è […] uno strumento

d’azione politica; la sua funzione più importante consiste forse nel creare l’illusione che esista un’opinione pubblica come pura addizione di opinioni individuali”

“Questa opinione pubblica è un artificio puro e semplice la cui funzione consiste nel dissimulare il fatto che lo stato dell’opinione, in un determinato momento, è un sistema di forze, di tensioni e non vi è nulla di più inadeguato di un calcolo percentuale per rappresentare lo stato dell’opinione”.

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3 postulati contestabili

I sondaggi d’opinione si fondano su 3 postulati impliciti e, secondo Bourdieu, errati:1. La produzione di un’opinione politica è alla portata di

tutti

2. Tutte le opinioni si equivalgono (per forza, peso specifico, capacità d’influenza, prima ancora che per competenza) e quindi possono essere sommate su una stessa scala, con la stessa unità di misura

3. Tutte le domande (da quelle politico-sociali a quelle etico-morali) meritano indifferentemente di essere poste, e il significato di ciascuna di esse sarà interpretato allo stesso modo da tutte le categorie sociali

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A domanda (non) risponde La probabilità di avere un’opinione varia a seconda della relazione

tra una data questione e la categoria sociale di chi risponde Le donne rispondono meno degli uomini alle domande “politiche” Sui problemi etici (sui modi di relazione tra gli individui, come: “dobbiamo

essere severi con i bambini?” o sul rapporto tra insegnanti e studenti) non ci sono differenze significative di non-risposte tra classi sociali

Ma le implicazioni politiche dei problemi etici, che più interessano i sondaggisti e i politici (problema dell’“imposizione della problematica”), sono colte essenzialmente dai membri delle classi superiori

Certe categorie sociali rispondono meno a domande che sono per loro generatrici di tensioni (come sull’invasione sovietica della Cecoslovacchia per gli elettori comunisti)

Per ogni questione, sapere quanti e quali intervistati hanno un’opinione (e conoscere quindi il tasso di non risposte per ogni sottogruppo) non è meno importante che sapere qual è l’opinione della maggioranza

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I principi di produzione delle opinioni La capacità di applicare delle categorie propriamente

politiche nella comprensione della domanda è una precondizione specifica della produzione delle opinioni

Questa capacità è tuttavia inegualmente ripartita fra le persone: la “competenza politica” dipende infatti largamente dal grado di istruzione e quindi dalla posizione sociale delle stesse

In mancanza di questa capacità, le “opinioni” espresse nei sondaggi sono piuttosto delle disposizioni allo stato implicito che riflettono “l’ethos di classe” (o habitus) dei rispondenti

Il secondo principio di produzione delle “opinioni” è quindi l’habitus, quel sistema di disposizioni inconscio e socialmente interiorizzato che genera le risposte delle persone ai più disparati problemi (dai gusti culturali agli enunciati d’opinione)

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Autoritarismo delle classi popolari? Dalle domande di sondaggio, ad esempio, emerge invariabilmente quello

che è stato definito come working class authoritarianism (SM Lipset) Le classi popolari tendono sempre a dare risposte più autoritarie, repressive e

culturalmente meno liberali (questioni di genere, rapporti genitori-figli, ecc.) Questo atteggiamento conservatore vale però per le questioni etiche che

riguardano i modelli di relazioni tra individui Al contrario, le classi più elevate sono più conservatrici per quanto

riguarda l’ordine sociale, meno favorevoli alla trasformazione delle strutture sociali come operativizzata nei sondaggi ad es.: la legittimità degli scioperi come strumento di riduzione delle

diseguaglianze Vanno quindi distinte due dimensioni diverse del fenomeno: una segue

un principio etico di produzione delle opinioni, l’altra un principio politico L’autoritarismo delle classi popolari, in quanto tale, “non è né vero né

falso”, ma piuttosto l’effetto dell’imposizione di una problematica che non distingue tra principi diversi di produzione delle opinioni

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L’opinione mobilitata “Il sondaggio d’opinione sarebbe più vicino alla realtà se si

trasgredissero completamente le regole dell’obiettività e si desse alla gente i mezzi per potersi collocare come avviene nella realtà pratica, vale a dire in base a delle opinioni già formulate” Ex.: enunciando “una serie esplicita di prese di posizione dei

gruppi deputati a costruire le opinioni e a diffonderle” “Particolarmente nei momenti di crisi […] la gente si trova

davanti a opinioni precostituite, opinioni sostenute da gruppi, opinioni tra le quali si deve scegliere perché si deve scegliere tra i gruppi” Effetto di politicizzazione proprio delle crisi Scelta tra gruppi che si definiscono politicamente

○ Gruppi di pressione mobilitati attorno a un sistema di interessi

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“Comunemente si dice una ‘presa di posizione’ […] ma esistono posizioni già previste e uno le prende. Ma non le prende a caso. Si prendono le posizioni che si è predisposti a prendere a seconda della posizione che si occupa in un certo campo”

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“Nelle situazioni reali, le opinioni sono delle forze e i rapporti d’opinione sono conflitti di forza”

“L’opinione mobilitata è quella della gente la cui opinione, come si dice, ha un peso”

“Nella realtà, il ministro agisce assai di più [che in funzione dei risultati di un sondaggio d’opinione] in funzione delle forze d’opinione effettivamente costituite che affiorano alla sua percezione nella misura in cui esse hanno una forza d’influenza e nella misura in cui esse sono forti perché sono mobilitate”

“Si può, quindi, concludere che solo le minoranze attive sono capaci di mobilitare l’opinione”

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La critica al “sistema elettorale”

Allo stesso modo del sondaggio d’opinione, “è assolutamente illusorio che si possa arrivare all’uguaglianza davanti alle urne”

“Io penso che il sistema elettorale sia uno strumento che, per la sua stessa logica, tende ad attenuare i conflitti e le fratture e che, per questo, tende naturalmente a servire la conservazione”

“Se si vuole che il gioco elettorale sia meno assurdo” […] “occorrerà che la gente sia in possesso dei mezzi di produzione delle opinioni. Si dovrà, dunque, dargli il modo di appropriarsene. Ciò significa che già nella classi elementari si dovrà impartire una vera educazione politica ” (1973...)