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180304 RASSEGNA STAMPA 180303 BANDITO IL BIODIESEL DA OLIO DI PALMA ENTRO IL 2020. FORSE agrapress 180303 BIOMETANO, PARERE POSITIVO DELLA COMMISSIONE EUROPEA SUL DECRETO agronotizie 180303 EGITTO MINISTRO DELL'AGRICOLTURA, "PIANO D'EMERGENZA" PER PROMUOVERE SVILUPPO AGRICOLO NEL NORD DEL SINAI agenzianova 180304 DAZI, TRUMP MINACCIA L'AUTO EUROPEA IN CASI DI RISPOSTA UE Il Sole 24 Ore

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18-­‐03-­‐04  RASSEGNA  STAMPA    18-­‐03-­‐03  BANDITO  IL  BIODIESEL  DA  OLIO  DI  PALMA  ENTRO  IL  2020.  FORSE  agrapress    18-­‐03-­‐03  BIOMETANO,  PARERE  POSITIVO  DELLA  COMMISSIONE  EUROPEA  SUL  DECRETO    agronotizie    18-­‐03-­‐03  EGITTO-­‐  MINISTRO  DELL'AGRICOLTURA,  "PIANO  D'EMERGENZA"  PER  PROMUOVERE  SVILUPPO  AGRICOLO  NEL  NORD  DEL  SINAI    agenzianova    18-­‐03-­‐04  DAZI,  TRUMP  MINACCIA  L'AUTO  EUROPEA  IN  CASI  DI  RISPOSTA  UE    Il  Sole  24  Ore  

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Bandito il biodiesel da olio di palma entro il 2020. Forse La  Francia  frena:  tiene  di  più  alla  vendita  d'armi  che  ai  propri  agricoltori.  A  cura  di  Mario  A.  Rosato  

Lo scorso 17 gennaio si è tenuta la votazione sulla necessità di rettificare e aggiornare la direttiva 2009/28/EC sulle energie rinnovabili (detta Red, in euroburocratese). Nonostante le proteste di Malesia e Indonesia, principali fornitori di olio di palma della Ue (si veda L'Eurobarometro dei biocarburanti), l'Europarlamento ha dato il via con schiacciante maggioranza ai lavori di revisione (482 parlamentari a favore di una revisione, 88 contrari e 107 astenuti, secondo quanto riferisce l'agenzia Ends), ma con ben duecento e quindici emendamenti sul testo originale proposto dalla Ce.

Il testo provvisorio della risoluzione 17 gennaio 2018 si può già consultare online e dallo stesso emergono cinque emendamenti specifici per l'olio di palma.

Molto  rumore  mediatico  ma  pochi  passi  concreti  verso  un'economia  sostenibile  Innanzitutto, il voto non è una revisione concreta e non modifica la Red, che rimane in vigore. Quindi per almeno due anni continueremo a fare il pieno di gasolio contenente fra il 3% e il 7% di olio di palma, e gli incentivi alle centrali di biomasse e biogas non subiranno alcun cambio.

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Il voto del 17 gennaio è solo una espressione politica della volontà della maggioranza degli europei di procedere con la revisione di una direttiva molto controversa, in quanto accusata di promuovere la deforestazione e l'iniquità sociale con le sovvenzioni alle biomasse e ai biocarburanti di prima generazione, in particolare quelli di origine extracomunitaria.

L'olio di palma è il primo incriminato fra i vettori energetici sovvenzionati dalla Red, e abbiamo già dimostrato in "L'olio di palma nuoce all'agricoltura italiana", statistiche ufficiali alla mano, come la concorrenza sleale asiatica, con la complicità dell'Eni, stia danneggiando il comparto oleicolo italiano. Ma anche le biomasse forestali, il biogas da coltivazioni dedicate e l'etanolo (di prima generazione) sono finiti nel mirino dell'opinione pubblica a causa delle politiche incentivanti di Bruxelles, che hanno favorito la deforestazione (dentro e fuori del territorio comunitario) si veda ad esempio l'indagine "Sopravvivenza nella giungla europea del pellet, I parte" e II parte.

Come succede solitamente in questi casi, c'è chi canta vittoria come se la battaglia fosse già vinta, e chi fa la vittima con lo scopo di influenzare politici al Governo e ottenere qualche beneficio addizionale. Nel primo caso, qualche militante ecologista non si lascia sfuggire l'occasione di disseminare informazione falsa, come ad esempio il portale Euroactiv, il quale presenta il risultato della votazione come se fosse già sicuro che l'olio di palma verrà tolto dalla lista dei biocarburanti incentivati. Nel secondo caso, il ministro malese Mah Siew Keong accusa l'Ue di "apartheid agricolo" (Fonte: Reuters), come se il risultato delle votazioni europarlamentari del 17 gennaio avesse motivazioni razziste. Nonostante l'atteggiamento vittimista del ministro malese, in realtà la sovranità popolare degli europei, espressa mediante il voto in questione, conta relativamente poco, perché le decisioni sono il risultato di negoziazioni fra il Parlamento europeo, la Commissione europea ed il Consiglio dei ministri. Pertanto, l'ultima parola in merito agli eventuali cambiamenti della Red, ce l'ha la casta.

E la casta è corsa subito al riparo: il ministro francese Hulot, poche settimane dopo la vittoria elettorale di Macron, si dichiarava favorevole all'eliminazione dell'olio di palma dal mix energetico (Fonte: Reuters). Ora, invece, la Francia fa marcia indietro per bocca della ministra Florence Parly per proteggere gli accordi per la vendita di un sottomarino, elicotteri e aerei militari ai sultani malesi. Altra ipotesi di questa inversione di rotta, potrebbe essere dipesa dalla volontà di tutelare la compagnia petrolifera statale, la Total, che ha investito 200 milioni di euro nell'impianto di idrogenazione dell'olio di La Mède. Chissà, magari entrambe le ragioni potrebbero giustificare questa politica incoerente di Macron: armi e petrolio contano sempre di più dell'agricoltura, per i politici affaristi.

La Spagna di Rajoy, notoriamente affine alle banche e alle utilities del petrolio, il carbone ed il nucleare, ha dichiarato l'intenzione di non interrompere le importazioni di olio di palma. La motivazione: una cospicua industria della transesterificazione di olio vegetale, di palma in primis.

Secondo due rapporti della European palm oil alliance, associazione di categoria promotrice di un meccanismo di tracciabilità e certificazione della sostenibilità dell'olio di palma, il primo importatore europeo è l'Olanda, il secondo l'Italia ed il terzo la Spagna. Senza entrare nel merito su quale sia l'attendibilità di una certificazione di parte, dobbiamo osservare che il 90% dell'olio importato in Olanda è Cspo (Certified sustainable palm oil), nel nostro paese solo il 49% è certificato, e in Spagna appena il 26%. Tragga dunque il lettore le proprie conclusioni.

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I  cinque  emendamenti  contro  l'olio  di  palma  Il testo originale della Red rivista, proposto dalla Ce, non conteneva alcun riferimento all'olio di palma, ma includeva come "sostenibili" i biocombustibili dai rifiuti della sua estrazione: gusci (Figura 2), acque di vegetazione, ecc.. Gli emendamenti contenuti nel testo provvisorio, citato nel primo paragrafo, sono invece molto espliciti:

• si fa espresso richiamo alla raccomandazione del 4 aprile 2017 di bandire l'uso di tutti ibiocarburanti che contribuiscono alla deforestazione, olio di palma in primis;

• il contributo dei biocarburanti da olio di palma al mix energetico della Ue sarà nullo apartire dal 2021;

• entro il 31/12/2019 la Ce dovrà rivedere l'effettivo contributo della coltivazione di soia,palma e altre oleaginose alla deforestazione e cambio indiretto di uso del suolo, stabilendovalori separati per ciascuno e tenendo in conto l'effetto dei sottoprodotti proteici neiconteggi (tale metodologia di conteggio favorisce colza, soia, e altre oleaginose europee,dalle quali si ricava il pannello proteico assieme all'olio, e penalizza la palma, che soloproduce olio, acque di vegetazione e polpa fibrosa inadatta all'alimentazione - Notadell'autore);

• vengono eliminati i residui della produzione dell'olio di palma dalla lista delle biomasseammissibili agli incentivi, in quanto provenienti da una lavorazione ad elevato impattoambientale;

• in linea di massima, entro il 2031 i biocarburanti basati su colture dedicate dovrebberosparire, per essere rimpiazzati con "biocarburanti avanzati" (ancora il mito delle alghe enon meglio precisate produzioni biotecnologiche, tanto caro agli euroburocrati; si veda "Ibiocarburanti da alghe in Europa". L'emendamento ribadisce ancora l'eliminazione totaledell'olio di palma dal mix energetico europeo entro il 2021.

Conclusioni Possiamo nutrire un cauto ottimismo sulla possibile ripresa della domanda di olio vegetale comunitario a partire dal 2020, ma ancora non ci sono certezze.

Francia e Spagna hanno palesi intenzioni di continuare con le importazioni di olio di palma, per non vedere intaccati i propri interessi commerciali. L'Inghilterra, grazie alla Brexit, si trova in una posizione che potrebbe consentirle di importare l'olio, negoziando prezzi più bassi rispetto agli attuali, e beneficiare così di una certa competitività differenziale (tutta da dimostrare) rispetto all'industria del continente.

La Germania non si è pronunciata ufficialmente dopo le votazioni del 17 gennaio. E' un dato di fatto che Mercedes e Lufthansa hanno trovato fiorenti mercati nel Sud Est asiatico, quindi la paura delle ritorsioni commerciali, minacciate dal ministro malese Mah e dagli omologhi indonesiano e thailandese, potrebbe spostare i voti degli europarlamentari tedeschi verso uno status quo.

Non possiamo fare pronostici su quale sarà la posizione italiana prima delle prossime elezioni, ma poiché l'Eni ha investito 100 milioni di euro nell'impianto di biodiesel di Marghera, è sicuro che il futuro Governo riceverà pressioni per non bandire l'olio di palma. I fantomatici "bioliquidi avanzati" rimangono ancora nel limbo, quindi il vero concorrente da battere per l'industria europea è l'olio asiatico di basso costo. Che peraltro continuerà ad arrivare alle nostre tavole, nostro malgrado, perché la decisione dell'Europarlamento riguarda solo i biocarburanti da olio di palma, non i suoi usi come olio commestibile.

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Ancora una volta, l'unica alternativa che rimane per l'agricoltore italiano è puntare sul prodotto alimentare di qualità.

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Biometano, parere positivo della Commissione europea sul decreto Gattoni,(presidente(del(Cib:("Premiati(gli(sforzi(del(sistema(paese(a(difesa(del(biometano(da(matrici(agricole"(

“Un risultato che premia gli sforzi dell’intero Sistema paese e che la filiera del biogas/biometano agricolo italiano attendeva da lungo tempo". Così Piero Gattoni, presidente del Cib, Consorzio italiano biogas, sulla notizia giunta ieri, 1° marzo 2018, del parere positivo della Commissione europea sul decreto biometano, documento che delinea il sistema di supporto alla filiera del biometano di origine agricola, per un ammontare indicativo di 4,7 miliardi di euro tra il 2018 e il 2022.

Nella nota della Commissione, che riporta una dichiarazione della Commissaria per la concorrenza Margrethe Vestager, si riconosce l’importanza dei biocarburanti avanzati prodotti da matrici agricole sostenibili come il biometano, poiché non richiedono consumo aggiuntivo di terreno e possono aiutare l’Italia a raggiungere gli obiettivi fissati dalla direttiva europea sulle energie rinnovabili che impone agli Stati membri di destinare ai trasporti almeno un 10% di carburanti da fonti rinnovabili.

Il presidente Gattoni ha poi ringraziato "Mise, al Mipaaf e Mattm, ai ministri e ai loro staff, per aver sostenuto con forza e determinazione questo dossier a Bruxelles, consapevoli dell’importanza del biometano quale asset strategico per lo sviluppo e per il conseguimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni in atmosfera e di decarbonizzazione dell’economia. Ci auguriamo ora che il decreto venga firmato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale nel più breve tempo possibile”.

“Per il Cib – ha aggiunto Gattoni – si tratta di un momento di svolta dopo una lunga battaglia che ci ha visti impegnati in una vasta campagna di sensibilizzazione sulle caratteristiche di qualità e di sostenibilità del biometano agricolo italiano nei confronti di aziende agricole, industrie, decisori pubblici e cittadini”.

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!Le!potenzialità!del!biometano!in!Italia!e!in!Europa!Secondo il Cib, l’Italia sarebbe nelle condizioni di raggiungere una produzione di 10 miliardi di m3 di biometano al 2030, di cui almeno 8 da matrici agricole pari a circa il 15% dell’attuale fabbisogno annuo di gas naturale e ai due terzi della potenzialità di stoccaggio della rete nazionale. Di questo si è discusso all'evento annuale del Cib, Biogas Italy.

Uno studio presentato dalla società di consulenza ambientale Althesis parte da questa stima per definire uno scenario al 2050, dove un potenziamento della produzione di biometano potrebbe evitare emissioni di CO2 per 197 milioni di tonnellate. Lo sviluppo della filiera consentirebbe, inoltre, già entro il 2030, di creare oltre 21mila posti di lavoro e di generare un gettito tributario di 16 miliardi di euro tra imposte sulle imprese e fiscalità di salari e stipendi. Le ricadute economiche complessive al 2030 si misurerebbero in 85,8 miliardi di euro, di cui 17,7 miliardi di euro nell’uso elettrico, 15 miliardi di euro nel settore dei trasporti e 53,1 miliardi di euro grazie all’immissione nella rete.

La settimana scorsa, inoltre, il Consorzio Gas For Climate, che riunisce sette aziende europee di primo piano nel trasporto di gas naturale (Snam, Enagás, Fluxys, Gasunie, Grtgaz, Open Grid Europe e Tigf) e due associazioni attive nel settore del gas rinnovabile (Consorzio italiano biogas e European biogas Association), ha sottolineato come sia possibile aumentare la produzione di gas rinnovabile in Europa a più di 120 miliardi di metri cubi annui entro il 2050, includendo sia l’idrogeno rinnovabile sia il biometano. L’utilizzo di questo biometano potrebbe generare risparmi annui intorno ai 140 miliardi di euro entro il 2050.

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Egitto: ministro dell'Agricoltura, "piano d'emergenza" per promuovere sviluppo agricolo nel nord del Sinai

Il Cairo - (Agenzia Nova) - Il ministro dell'Agricoltura egiziano, Abdel Moneim al Banna, ha annunciato un piano d'emergenza per promuovere lo sviluppo in campo agricolo nella regione del nord del Sinai, sulla base delle direttive del presidente dell'Egitto, Abdel Fatah al Sisi. Il piano si concentra su diversi aspetti dello sviluppo del settore agricolo, quali i semi, il bestiame, la pesca. Il piano, inoltre, fornirà i servizi agricoli essenziali ai contadini nel nord del Sinai e prevede la costruzione di comunità industriali agricole tra villaggi. Il piano si concentra sull'espansione dell'industria ittica in alcuni villaggi costieri, oltre ad aiutare i contadini fornendo semi e piantine sovvenzionati al 50 per cento. L'annuncio di Al Banna giunge il giorno dopo il via libera del presidente Al Sisi alla costruzione di cinque nuove città che si affacciano sul Mediterraneo nel nord del Sinai: New Rafah, New el Alamain, Salam Misr, New Port Said e New el Mansoura. "La costruzione della città di New Rafah sarebbe dovuta iniziare tre anni fa, tuttavia circostanze legate al terrorismo hanno impedito la realizzazione del piano. Le moschee avranno un ruolo fondamentale nella lotta al terrorismo a New Rafah" ha dichiarato ieri il presidente Al Sisi. (Cae) © Agenzia Nova - Riproduzione riservata

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