L'Isola

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di Fabio Faini. Una rielaborazione del mondo fantastico ideato da Leandro Consumi e Gianfranco Enrietto, e sviluppato da Giochi Preziosi © .

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L'Isola

Transcript of L'Isola

  • di Fabio Faini.

    Una rielaborazione del mondo fantastico ideato da Leandro Consumi e Gianfranco Enrietto,

    e sviluppato da Giochi Preziosi .

  • Capitolo primo

    La Foresta Silente, incantevole amalgama di tronchi robusti, intricate ed intriganti ramificazioni, tenere e rigogliose fronde, era un miracolo della natura, una delle meraviglie pi affascinanti del mondo. Nata nel tempo prima del tempo, prima della venuta dei Semidi o degli Osservatori, secondo la religione, quando il mondo era giovane e indisturbato dal ronzare indaffarato di animali in cerca del cibo per sopravvivere a unaltra giornata, tentanti di sedurre i propri compagni e proliferare, arricchire le acque e la terra con numerosa prole nella speranza di resistere fino alla caduta del tempo, la Foresta Silente era davvero degna di questo elusivo titolo, come non lo sarebbemai pi stata nei tempi che furono e che saranno. Solitaria, senza nemici n competizione, la ricchezza della terra era tutta sua da poter sfruttare, e mai diminuiva o era fonte di problemi a causa della voracit con cui le radici impoverivano le fertili e morbide rocce, perch sempre ogni singolo albero e cespuglio ricreava se stesso e si rigenerava, abbandonando al suolo le vesti vecchie e raggrinzite di cui si era appena spogliato. La terra era tanto affamata che, se qualcuno dotato del dono della ragione avesse potuto osservare il panorama in quel remoto periodo della storia, avrebbe potuto vedere le rocce stesse aprirsi in due e divorare rami e foglie secchi, frutti e fiori che non avevano avuto successo e avevano perso colore e profumo, a mo di fauci.La terra, tuttavia, non covava rancore nei confronti dei famelici giganti di legno ed erba: aveva anchessa, prima di chiunque altro, subito il fascino che quella selva, tra tutte le altre figlie della terra, anche pi grandi ed estese, comparse per le superfici emerse ed asciutte, emanava da ogni gemma, petalo e bacca, ed era ben felice di riciclare i suoi scarti per fare in modo che la Foresta Silente non morisse mai n alcunombra offuscasse il suo splendore.La fortuna della Foresta Silente fu quella di poter sorgere e lussureggiare in un ambiente paradisiaco, perennemente caldo e mite; unoasi di fertilit nel mezzo delloceano, inaccessibile, sperduta al limitare di quello che fu poi denominato il Mare dei Serpenti, che gi allora, anche senzabestie marine a infestare le sue acque, era un inferno liquido devastato da gorghi infiniti e cavalloni impervi e dediti a uneterna lotta per il dominio del mare disabitato.Gli arbusti della Foresta Silente non videro mai le distese sterminate delloceano, salvo gli alberi maggiormente forti che si erano tanto innalzati verso il cielo da divenire i sovrani del manto verde; lacqua della pioggia invece la vedevano bene, ed era loro amica. Periodicamente dolci acquazzoni di gocce tiepide e corpose, floride di vita, intorpidivano ininterrottamente per molti giorni gli alberi e la terra, arricchendo gli uni e laltra con le esalazioni e i sali trasportati dal vento da luoghi che le piante della Foresta Silente non avrebbero mai potuto vedere, ma le cui esperienze assorbivano e condividevano attraverso i resti sospinti dallaria e dalle nuvole.Quando gli insetti emersero dalla terra secca e cominciarono a solcare i cieli protetti dai maestosi rami con le loro minuscole ali membranose, la Foresta Silente fu pi rigogliosa che mai.Piccoli operosi animaletti, figli mobili della terra, che svolgevano non solo il lavoro di mantenere intatta la grazia della Foresta meglio e pi velocemente che il suolo da solo, ma la estesero oltre i

  • confini originali, portando i suoi forti semi in luoghi che lo spirito della Foresta non aveva osato incamminarsi per paura di una perdita, e dando allintero bosco lesatta cognizione della grandezza e della maestosit della meraviglia che essa era.Via via animali sempre pi complessi furono partoriti dalla terra e dallacqua, e popolarono la divina foresta con gioia, gustando i suoi frutti e anche essi facendo la loro parte nel mantenere sempre viva e mai intaccata la sua bellezza. La Foresta non fu mai tronfia o avversiva nei confronti della nuova vita mobile, e condivise felicemente ci che aveva da offrire, che per eoni aveva sempretenuto per s.Fu poi il turno della vita intelligente. Grandi e magnanimi Semidi, portavoce degli elementi necessari al proliferare della vita, figli dei supremi Vegnet, Vorcan, Semal, Ertur e Infan, manifestazioni delle Somme Forze padrone e creatrici del cosmo, che giunsero sui mondi per donare lintelletto e la ragione, il dono e forse lobbligo di studiare le forze regolatrici delluniverso e di comprenderle. Su quel mondo, e in quellisola che al tempo non era ancora stata separata dal sopraggiungere delle acque, essi crearono i Aythis, gli abitanti, che diedero Gorm come nome della loro casa, e giunsero poi a chiamare se stessi Gormaythis e in seguito gormiti, gli abitanti di Gorm. Essi erano la razza prediletta, su quel mondo per quel che dato sapere dei Semidi, e diedero ad essi in dono il portentoso Occhio della Vita, da proteggere e venerare. Questo ci che dice la leggenda, e non tutti le credono alla lettera. Fu cos per secoli, ad ogni modo, finch la comprensione e la scienza dei gormiti crebbe cos tanto da mettere in discussioni gli antichi miti e scatenare una guerra fratricida. Quei tempi per sono passati: ora si vive in pace, su Gorm, e la solidariet riacquisita dopo quasi un millennio di storia conosciuta ha portato gli abitanti dellIsola ad estendere i suoi orizzonti e a conoscere e a mettere anche piede su sponde altre a quelle della loro isola madre.La Foresta Silente sub dei cambiamenti da quando la vita intelligente inizi a calpestarne il suo suolo e a sfruttare i propri poteri per migliorarsi la vita. Il popolo prescelto per abitare lesteso bosco non aveva problemi di sorta nelladattarsi alla selva. Esso era sempre cresciuto l, sapeva alla perfezione ci che ogni tipo di pianta esigeva per crescere e per fruttare, e sapeva riconoscere con ben poche tracce il pericolo di un animale selvatico e trovare una via di fuga funzionante.Il proliferare talmente intenso della Foresta Silente laveva per nelle ultime epoche resa selvaggia e impervia, e la vita senziente, pi debole e sensibile delle altre forme allo scopo di poter sostenere la propria intelligenza, specialmente coloro che venivano da fuori e non conoscevano i segreti della Foresta, trovava difficoltoso abituarsi ad essa.Il Popolo della Foresta aveva innata in s la capacit di convivere con la Foresta Silente, di adattarsie vivere in simbiosi con essa senza preoccupazioni eccessive, come parte integrante e non abusante,in particolar modo coloro che nel corpo pi assomigliavano agli alberi nati e cresciuti in quella porzione di isola. Il sopraggiungere delle comodit anche superflue e le richieste incalzanti dei Popoli esterni portarono alfine i gormiti della Foresta a mutare la loro casa con i propri poteri. Inizialmente la cosa fu indolore: il Popolo verde era capace di volgere a proprio piacimento la direzione e la conformazione dei rami e dei tronchi con facilit e naturalezza, in modo ben diverso da ci che era permesso dalla magia. A loro necessitava semplicemente volerlo e dare un verso al proprio desiderio con i movimenti delle mani. Case sugli alberi, rifugi nei tronchi a migliaia furono ottenute e scavati a questo modo in brevissimo tempo. Le loro abilit non si fermavano qui, anche se ora cos. Ci fu un tempo in cui tutti i gormiti possedevano non solo il potere di piegare gli elementi, ma anche di crearli, violando molte delle leggi naturali enunciate dai sapienti delle altre genti del mondo, nonch le proprie, ma poich gormiti e poteri furono nati insieme, gli abitanti dellIsola ci fecero ben presto labitudine, e per loro il controllo degli elementi fu sempre una normalit, non avendo mai avuto per molti secoli, del resto, possibilit di definire la stranezza della cosa con altre genti. Tali poteri non erano la sola stranezza dei gormiti, comunque.Accadde insomma che case in legno per i dissimili dalle piante e per i gormiti da fuori furono erette con queste abilit al solo prezzo della stanchezza non in termini commerciali, ovviamente e persino nuovi alberi furono eretti in tal modo, sebbene ci si accorse subitamente che non era nel

  • potere di alcun gormita creare la vita, solo controllarla per quelli della Foresta. Arrivarono in seguito anche dei disboscamenti per spianare dei sentieri nella Foresta Silente, ma in modo misuratoe mai senza pentimenti. Il Popolo della Foresta aveva molto a cuore il benessere della sua casa e madre in tutta la sua interezza, ed era quasi un crimine abbattere anche un singolo tronco quando per ere la Foresta era rimasta intatta e in perenne evoluzione. Quando i poteri vennero meno, anche se cera sempre la possibilit di piegare la materia, il Popolo della Foresta, ma non solo, inizi a cantare gli alberi e i rami. S, cantando nella Prima lingua, con incantesimi. Si levavano sia di giorno che di notti i cori tremendamente musicali delle magie che i gormiti evocavano per riparare i fusti danneggiati dalle lotte che in tempi molto recenti avevano vessato la Foresta Silente e lIsola intera.Nonostante tutto quello che ha passato, e i mutamenti nello stile di vita degli abitanti dellIsola di Gorm, la Foresta Silente rimane ancora una meraviglia e un prodigio, unopera di inimitabile sontuosit della natura che nemmeno lo sforzo congiunto di tutti i gormiti dellIsola potrebbe radereal suolo, solo il tempo.Il Cronista lo sapeva bene, lui amava la sua casa ed era bene al corrente di come, in barba a ci che igormiti le avevano fatto, la Foresta Silente fosse ancora un luogo selvaggio e irto di pericoli in varieforme, nelle zone lontano dai sentieri di terriccio dove i rovi e i cespugli si fanno pi fitti, e la luce stessa di Nejema fatica ad entrare.Lui sapeva con precisione, tutta la precisione possibile, gli eventi, le atrocit, i miracoli che sotto quelle foglie fameliche di luce si erano assecondati nel corso dellultimo secolo. Era il suo lavoro, e sapeva con esattezza, per suo studio e solo in piccolissima parte per partecipazione o per aver assistito, anche gli eventi accaduti al di fuori delle mura invisibili e imprecisate della Foresta Silente, che avevano comunque provveduto a cambiare il corso della storia anche per il Popolo verde. Spalanc gli occhi dorati, quasi di scatto come una tenaglia serrata, nonostante let gli permettesse ben pochi altri movimenti cos fulminei, ritrovandosi il bruno soffitto di rami saldamente e fittamente intrecciati che sovrastava il suo letto. Il barlume del primo sole illuminava fiocamente gliinterni di casa sua, alta su per lalbero di noce, attraverso rade piccole finestre, dove i viticci erano stati piegati lateralmente, coperte da tendine rosate. La luce mattiniera rischiarava debolmente la sua sedia e la scrivania del suo studio, nella stanza attigua e non separata da porte, ma da una tenda, anchessa scostata. Si era dimenticato di chiudere, la sera prima. Oltre ad essa, cera la cucina e sala da pranzo, che funzionava anche da soggiorno, e nullaltro. Era un gormita vegetale, il Cronista, e come ogni gormita simile alle piante necessitava di ben poco per vivere bene, contrariamente alla maggioranza della gente di Gorm. Non mancavano ovviamente alcuni suoi lussi, n quelli della moglie, ma nulla su cui egli pose lo sguardo appena svegliato.Si perse a osservare il soffitto, senza pensieri precisi, solo vaghi, nella testa. Ogni intreccio e ogni ramo brulicava di vita, di linfa. Aria e liquidi della terra che scorrevano senza sosta dallalto in basso e dal basso in alto, recando nutrimento dalle foglie e dalle radici a tutto il tronco e ad ogni ramo, in una crescita continua e senza fine, lenta e inesorabile. Solo un disastro avrebbe potuto fermare quella corrente flemme di energia, che fluiva anche in lui. E con disastro su Gorm, nella Foresta Silente, ci si poteva riferire unicamente alla follia di un individuo, o un gruppo di individui. I fenomeni atmosferici non provocavano mai danni enormi, in quella zona, e di terremoti, maremoti o tempeste di roccia dallo spazio vuoto oltre il cielo non se ne parlava. Le profezie lavrebbero annunciato previamente, anche se erano molto spesso inesatte e continuamente riadattate alla vera successione degli eventi.Mentre lilluminazione dellalba si faceva sempre crescente e il Cronista esitava ancora, sveglio ma immobile, sul suo letto e la riflessione improvvisata sullo scorrere dellenergia, paragonabile a quello del tempo, con la sola eccezione che era il tempo stesso a decretare la sua fine, e con essa quella di ogni cosa, il forestale si sofferm a riflettere su un particolare molto pi concreto e problematico del soffitto ramificato. Tra un viticcio e laltro, a tratti, si intravedevano alcuni spiragliluminosi, bianchi, e nei pi grandi cera addirittura una nota verdognola.

  • Per Krut! esclam tra s, stringendosi le labbra Questo grave. I rami si sono sfibrati, mi toccher andare a sistemarli, o mi entra tutta lacqua in casa. E non solo quella.Adocchi innervosito un paio di formiche che gironzolavano appiccicate per il legno su di un ramo. Concentr il suo sguardo su di esse. Anzi, una sola alla volta. Con un bersaglio cos piccolo e lontano, per di pi da seduti, non sapeva n poteva dare il meglio di s. La formica in questione si blocc. Aiutandosi con la mano, la quale nello sfilarsi dalle lenzuola urt la moglie distesa dormiente al fianco, che replic con un gemito, rimosse la formica dal legno, la fece fluttuare e la spinse oltre lapertura pi ampia, facendola schizzare via. La stessa sorte sub laltro insettino, soffermatosi a fissare esterrefatto la sua compagna prendere il volo senza ali e sparire, invece che mettersi immediatamente in fuga, zampettando ovunque. Se lavesse fatto, sarebbe forse sopravvissuta allesecuzione del Cronista, muovendosi troppo frettolosamente perch la potesse afferrare.Il gormita sorrise compiaciuto, ma il problema rimaneva. Altri insetti sarebbero potuti entrare dalle minuscole soglie, e magari anche qualche ricordino gettato da uccelli in viaggio che planavano sopra gli alberi. Molto meglio prevenire che curare, e rimediare subito a quei buchi.Non ora. si disse non molto contento, levandosi per mettersi seduto sul letto e stiracchiandosi piano, non volendo che la sua ossatura vegetale vecchia facesse rumori troppo grotteschi Devo andare a lavorare, e mi sa che gi tardi.Il suo orologio, adagiato sul mobile dello studio, lontano, segnava le orenon sapeva che ore segnasse. Il motivo non era che esso fosse troppo lontano per vederci bene a dire il vero anche quello bens che il Cronista non aveva mai imparato bene a leggere lorologio. Uninvenzione elfica, o forse vicia, non rammentava, importata solo di recente nella comunit gormitica. Sapeva adogni modo che quando le lancette di quel meccanismo erano in una certa posizione, quella era lora in cui lui doveva recarsi al lavoro, o ritornare da esso. E le lancette erano poste leggermente pi avanti rispetto allora prestabilita. Era in ritardo.Si alz quindi completamente dal letto gambe e assi sempre di rami intrecciati, su cui era poggiatoun materasso ripieno di piume, e un lenzuolo cucito insieme si stiracchi ancora un poco, emise un gridolino nel sentire male al collo per una torsione troppo spericolata, e prese la mantellina grigia riposta sul fondo del letto, il suo unico indumento. Nel senso che indossava solo quello insieme al nulla: ne aveva altri, seppur pochi, riposti nel piccolo armadio.Di gi, caro? mormor con voce stanca la moglie, guardandolo sofferente da sotto le lenzuola bianche, da cui pareva molto restia a separarsi.Di gi, Inamia. rispose il Cronista, indaffarato nel riempire la sua borsa a tracolla con tutto il necessario: lorologio portatile, una borraccia, sacchetti con polveri alimentari e medicinali, il suo libro. Il tutto senza degnare di uno sguardo la moglie, mentre riordinava la sua roba sulla scrivania. Quando infine imbracci la borsetta ben stipata, guard amorevole la cara sposa e le si avvicin, baciandola sulla fronte.Come ogni giorno a questora, tranne gli asildie e i patmedie. Lo sai. le disse Anzi, pure tardi.Far meglio sbrigarmi. Ah, se ti va, ho notato che il soffitto ha dei buchi.Daccordo. S, vedr di fare qualcosa. A dopo. Acconsent Inamia, sbuffando un poco.A dopo.Il Cronista si diresse in cucina. L, and immediatamente in direzione della bacinella dacqua e vi terse le mani. Ne prese un po tra le quattordici sottili dita e si bagn anche il viso. Poteva sentire la sua pelle assorbire lacqua come dopo una traversata nel Deserto di Roscamar; poi le dispose a conca, riemp e bevve avidamente. Bere lacqua nella modalit animale era di gran lunga pi rinfrescante che lasciarsi scorrere il liquido sulle membra.Alcune gocce gli caddero dal viso e dal mento rotondo, e il Cronista si sporse in avanti, non volendofar cadere lacqua sul pavimento. Sebbene gli parve poco igienico che lacqua passata da s ricadesse nella bacinella comune per poi venire riutilizzata.Andiamo, non niente. Chiss quante persone hanno abitato qui e si sono lavate con lacqua di questa vasca.

  • Goccia dopo goccia, onde circolari si spandevano sulla piatta superficie del liquido e si infrangevano tra di loro e contro i bordi legnosi del catino, facendo vibrare e contorcere limmagineriflessa del Cronista.Volto spigoloso, triangolare, solidago, segnato da rughe che non erano semplicemente l per natura corporea, ma per vecchiaia. Capelli semirigidi rivolti verso lalto, dipartendosi dalla fronte e dalla nuca, che sfumavano alle estremit in un giallino povero. Non molto lunghi, contorti e serpenticolari, ma non mischiati tra di loro in modo sconnesso o disordinato.Poteva vedere, l nella pozza, le spalle spioventi di un verde chiaro ancora vivido nonostante let, esporgendosi un po avrebbe anche potuto constatare la lunghezza delle braccia, che ancora conservavano il vigore dei muscoli di un tempo.No, non era il momento di rimanere l a fissare la propria immagine. Doveva sbrigarsi o non avrebbe trovato nessuno ad attendere lui e le sue storie.Impast le dita per alcuni istanti nel piatto su cui aveva cenato il giorno precedente, ancora pieno del pastone. Se ne impregn ben bene le dita, e rimase in attesa finch non riusc a sentire il cibo scorrergli dentro; ne prese un po e se lo mise in bocca, constatando che aveva ancora un buon sapore. Si lav nuovamente le mani, e usc.La casa del Cronista si trovava su un albero pi grande degli altri negli immediati dintorni, disposta sulla sommit del tronco. I primi che lavevano edificata avevano spianato la zona l sopra dirigendo i rami in modo da formare mura, pavimento, soffitto, e col tempo e con nuovi rami e nuovi inquilini la casa aveva subito diverse modifiche estetiche o di riparazione, come quelle che o lui o la compagna Inamia avrebbero dovuto svolgere, ma nella struttura interna non era mai cambiata. Tre stanze, due laterali cucina/soggiorno e studio una allestremit camera con bagno e un corridoio centrale. Si raggiungeva la cima dellalbero attraverso una scala impressa neltronco, e che ogni tanto aveva bisogno di una risistemata, perch il crescere perpetuo del legno ne aveva fatti sprofondare alcuni gradini, oppure si staccavano per lusura.Fra un po traslocheremo. Spero di trovare una casa confortevole come questa, o dovremmo farne una improvvisata.Discese lentamente, appoggiando cautamente i piedi al suolo una volta arrivato alla fine. Non avevapi il fisico per scorrere la scala con velocit e scartare gli ultimi gradini con un salto, che in quel momento gli sarebbe costato un piede rotto.Non si dispiaceva di non avere pi le membra energiche di un tempo, anche se conservava ancora un po di spirito combattivo. Il suo matrimonio con Inamia era stato un successo. Dopo tutti quegli anni nulla era cambiato in loro, e lamore ancora bruciava forte nonostante let. Ovviamente non passavano pi le giornate insieme come facevano anni prima, ma non aveva di cui lamentarsi. E sperava che anche per lei fosse cos.Lui aveva il suo lavoro, una professione che apprezzava e che esercitava con passione e originalit, ed era retribuito bene sia in termini economici che spirituali. Inamia aveva smesso di lavorare pubblicamente, continuando a coltivare saltuariamente alcune erbe, ma la famiglia non aveva ristrettezze finanziare.Raggiunse con passo felpato la radura predefinita, non molto distante dalla sua casa, e ben identificabile con la sedia di radici intrecciate che il Cronista stesso aveva dominato e piegato in quattro e quattrotto quando si ferm in quella zona di Dalarlnd.Un giovincello dalla corporatura mingherlina e una sorta di clava al braccio destro era gi l pronto in attesa, seduto con un ginocchio steso e laltra gamba dritta, come in procinto di andarsene a breve. Lo river con un inchino del capo quando arriv.Oh, Patmut. si disse disperato il Cronista, mentre allesterno mascherava la sua incertezza sotto uno sguardo sorridente e sistemava placidamente la vaschetta di vimini per il sale nero, e sprofondava nella sua sedia, la borsa adagiata ai suoi piedi E questo come si chiama? Non voglio fare figuracceah, s, si chiama Erdeviu, ne sono sicuro.Buongiorno, Erdeviu. lo salut col suo tono da mentore saggio e affabile Mattiniero, oggi. Di solito vieni sempre in ritardo.

  • Buongiorno a voi, maestro. Per siete voi in ritardo, oggi. Gli reiter, in modo non molto rispettoso, il ragazzino. vero, non lo nascondo. soggiunse E dunque, dove sono gli altri miei studenti? Forteceppo, Loctiu e gli altri ragazzi Sono anche loro in ritardo?No. Erano venuti qui prima di me, ma avevano visto che non arrivavate e sono andati in giro un attimo. disse prontamente, ma senza alcuna esitazione nei riguardi del tono con cui stava dialogando col suo maestro Se volete vado a chiamarliah, eccoli che tornano.Il Cronista si volse nella direzione indicata da Erdeviu, oltre le fronde e i tronchi scuri tuttintorno a loro. Non era ununica direzione: gli studenti si raggruppavano attorno al loro insegnante provenendo da ogni parte della radura erbosa baciata dal sole.Accorrevano con passo lento e ritmico, parevano quasi sincronizzati. Alcuni. Altri si ammucchiavano pi scalmanatamente, gridando un poco e spingendosi per prendere posizione pi vicino al Cronista. Tutti, comunque, mostravano il loro rispetto al maestro con cenni del capo. Era una cosa che il Cronista esigeva: chi abbassava il capo, tra quei cuccioli, in segno di saluto aveva sempre la sua simpatia e si mostrava sempre disponibile e non esitava a fare scherzi. Agli altri riservava, quasi per infantile ripicca, pi diffidenza e richiamava poco spesso la loro attenzione.Si contavano in tutto circa una dozzine di giovani studenti della Foresta, insieme a un gruppo di dieci gormiti degli altri Popoli, comunque dei cuccioli.Dopo la fondazione del Consiglio dei Signori e le conseguenze politiche, era normale vedere gruppidi gormiti cos misti, quando meno di dieci anni prima erano ancora ben separati.Ci siete tutti quanti, vedo. Ottimo. enunci il Cronista, compiacendosi dellaffluenza e dellinteresse che i giovani mostravano ai suoi racconti E vedo anche dei nuovi arrivati! Tu, laggi, come ti chiami? E da dove vieni?Sono Osmaniu. O-Osmaniu Delessi. rispose un gormita del Vulcano, dallaria timida nonostante le braccia tozze Vengo dalla Citt Occidentale. Da Ilabukh. Mi sono spostato qui lanno scorso.Bene, bene. Mi fa piacere avervi qui! esclam solare il Cronista, dopo essersi fatto dare le confidenziali dai quattro nuovi alunni Spero che i vostri amici vi abbiano riassunto ci che ho raccontato finora, perch, capirete, non posso mica tornare indietro ad ogni novellino! Eh, eh! Ma sono convinto che capirete benissimo anche senza sapere tutti i dettagli del passato. Ora - indic una forestale, bella sorridente, e anche lei gaia e soddisfatta del maestro che la richiamava Loctiu, mi ricordi dove eravamo arrivati laltra volta?Certamente, maestro. farfugli velocemente, scattando in piedi, petto gonfio; poi si schiar la voce e scand bene le successive ricercate parole Avete spiegato come si era andata evolvendo la situazione di discriminazione del Popolo del Vulcano negli anni intorno gli 830, e delle campagne di pace ideate tra gli altri da Kokkon Ubens, Raganels Galmari e Elimis Elimi.Il Cronista annu appagato. Loctiu, una delle studentesse migliori per interesse e partecipazione. Ne andava molto fiero, e mostrava una straordinaria sensibilit verso gli eventi che il maestro andava narrando. Sarebbe diventata una persona importante, in futuro.Proprio cos, Loctiu. Proprio cos. Ora, prestate bene attenzione.Il Cronista si fece serio in viso, facendo saettare un dito con cui fece calare il silenzio assoluto e linteresse pi vivo e misterioso. Fiss negli occhi ciascuno dei suoi studenti di quel giorno, cercando di captarne i sentimenti, leffettivo desiderio di conoscere, lattenzione che mostravano davvero.Ci che vado a raccontarvi linizio del periodo pi cupo e forse pi violento della storia di Gorm,ed anche molto pi vicino ai nostri giorni di quanto pensiate. Ma anche linizio di quel secolo di storia che cambi per sempre la faccia dellIsola, che determin la fine di unepoca di chiusura e di ignoranza, si pu dire.Il Vecchio Saggio! sbrait accaldato uno studente, battendo le mani Finalmente! lui, il Vecchio Saggio, vero?S, Shogurai, il Vecchio Saggio. annu, abbassando il dito, rilassandosi dopo che ebbe la certezza del coinvolgimento di tutti Questo pezzo di storia pu definirsi la storia del Vecchio

  • Saggio, lelfo venuto dallest, di come lui e le sue scelte hanno cambiato Gorm e i gormiti. Il Vecchio Saggio non aveva questo nome, un tempo. Lo ha scelto lui per nascondersi, e la sua storia, naturalmente, non inizia qui su Gorm, ma a oriente, nelle coste del Grande Golfo dove gli elfi hannoinsediato le loro citt - stato mai in guerra ma nemmeno veramente in pace. qui che inizia la storiadi questelfo, la storia di Razael Akkars.

  • decorato a tratti di onde platinate; all'estremit si trovava un rubino perfettamente sferico attorniato da quattro lame argentate.Ah! Magor! esclam lo stregone vestito di bianco, non prevedendo larrivo dellapprendista. Misenella tasca interna della tunica i suoi fogli, deciso a iniziare una bella conversazione rilassante, prima di entrare e parlare. Lo scrut curioso, poi rise.Magor! Che bei vestiti! Non te li avevo mai visti addosso disse, poggiandogli una mano sulla spalla. Erano effettivamente degli abiti inusuali per Magor, che amava vestirsi poco e con indumentileggeri della cui eleganza non importava. La camicia sbottonata era un chiaro segno, per chi lo conoscesse, di questa sua abitudine vestiaria.Non me lo ricordate. - sbuff Magor, bofonchiando - E stato il sindaco a costringermi a mettere, per una volta, ha detto, dei vestiti cos. Ma mi chiedo cosa centri io: siete voi a dover parlare.Be, tu sei il mio apprendista - spieg lo stregone - Sei famoso pi o meno quanto me, specie tra i vici. E per te non una gran cosa essere cos noto per i vici: alcuni ti osannano, altri ti odiano.Lo so benissimo, maestro - lo interruppe con un gesto delle mani - E sapete che non voglio ritornare su quellargomento. Quello che ho fatto stato fatto, e non ho rimpianti.S, va bene. - acconsent lo stregone - Ma piuttosto, perch sei venuto qui? Non assisterai alla mia vergognosa parlata di l?Non siate cos pessimista. - replic Magor - Comunque assister certamente: ho pagato per il mio posto, e non me lo prenderanno. Volevo vedere come ve la stavate cavando.Come puoi vedere sto bene - rispose, allargando le braccia - Solo un po timoroso. Non mi mai piaciuto parlare a un pubblico cos vasto. Ma grazie a te mi sono un po rilassato. E tra poco dovr andare, e dovrai andare anche tu se mi vorrai vedere.S, maestro. Una cosa: per quelS, Magor! Stai calmo, non mi assillare - lo interruppe bruscamente - Ti prometto che dopo il discorso, prima di partire domani, vedr i tuoi progressi, come ti ho gi promesso pi volte. E spero che tu ci sia riuscito, perch poi per un po non ci sar ad aiutarti.Ora dallaltra parte dellaula, sul palco, provenivano quasi magicamente forti e nitide le parole del sindaco che lo stregone bianco tanto aspettava e temeva.E adesso, miei cari ospiti, lasciamo entrare colui che vi parler esaustivamente della mia citt, colui che pi di me rappresenta questa citt e, lasciatemelo dire, lintera popolazione elfa. Ecco, sta per entrare il pi grande stregone elfo e non solo dei nostri tempi: Razael Akkars!Razael mise via i fogli tempestivamente, diretto verso la porticina coperta dal velo del palco.Maestro, maestro! - sussurr Magor - Il vostro bordone! e glielo porse. Un bastone meno raffinatodi quello di Razael, marrone chiaro, poco liscio e con le venature legnose ben visibili. Allestremit superiore si ingrossava parecchio, e qui vi era incastonato uno smeraldo dalle numerose sfaccettature.Grazie! mormor Razael, prendendolo, mentre Magor spariva, utilizzando lincantesimo del trasporto rapido.Razael comparve infine dallapertura del telone, salutando tutto il pubblico con il braccio destro concui reggeva il bordone.Un applauso, prego! il sindaco incit il pubblico, che gi aveva cominciato a farlo.Razael era un alto e magro uomo pelato sulla quarantina. La pelata era lucida e levigata: nessunimperfezione, non un neo, un brufolo, cicatrice o qualche selvaggio capello. Le rughe della fronte erano appena visibili. Indossava dei sandali senza calzini, dei lunghi e spessi pantaloni in tessuto di jeans bianco, rigati, tenuti al bacino con una cintura argentata. Sul petto portava una modesta camicetta bianca di lino a cerniera; il tutto ricoperto da una lunga tunica bianca con cappuccio, che ricadeva fino alle caviglie. Razael sal infine sul leggio, sopraelevato su una serie di gradini, si schiar un poco la voce e parl, ma non prima di dare una rapida occhiata al suo pubblico.Cerano davvero tutti: elfi di altre citt, i bassi felini vici nei posti pi vicini, gli alti e grossi zoari nelle sedie pi lontane e persino qualche paio di quei misteriosi esseri, gialli pelosi con le ali da

  • insetto e quelli blu cornuti con le ali da pipistrello, che si vedevano girovagare ogni tanto per le zone di quella terra, anche se nessuno sapeva chi fossero veramente e da dove provenissero.Magor era seduto sul suo posto, in seconda fila, in mezzo a dei vici. Pi lontano cera la sorella di Razael e suo marito, che lo guardavano sorridenti. Razael infine parl.Buon pomeriggio a tutti, elfi, vici, e zoari. E per me un grande piacere vedere che in cos tanti sono interessati alla mia citt natale. Ed per me un grande onore rappresentarla e parlarvi di essa, io invece che tanti altri con pi competenza di me. Ma sono cosciente della mia fama presso di voi, e non ho potuto rifiutare la richiesta del mio sindaco, il caro vecchio Asdurges. Lacedimora. Questo il nome della mia citt, un nome che ha radici lontane, quando la Zoah, lImpero dei Giganti, era ancora forte e temibile, quando Inverrith, il Regno dei Ghiacci di Klaus, era ancora disabitato e sconosciuto. Questa oggi fiorente citt stata fondata 238 anni or sono dal mago guerriero Lacen, nei tempi in cui la comunit elfa aveva da poco allargato i suoi orizzonti e si era spostata a nord e a est. Sin da allora, come le altre citt elfe, Lacedimora era stata un grande centro di persone esperte in magia e in medicina e in alchimia. Ma ci che la rese diversa anni fa dalle altre citt fu un importante evento durante la Grande Estate, che port le acque del mare molto pi vicine alla citt e allarg i laghi e fece straripare i fiumi. La gente di Lacedimora non fu sopraffatta da questo cambiamento, ma vi si adatt con eccelsa bravura. Da questacqua i lacedimoranti impararono larte della navigazione, della pesca, del nuoto, della costruzione di navi ed oggi grazie a queste navi che molte altre citt elfe, vicie e zoare hanno allargato ulteriormente i propri orizzonti, solcando i mari verso nord, est e sud.Oggi Lacedimora una citt prevalentemente marittima e mercantile: i negozi pullulano sin dal porto mai privo di navi esploratrici, pescherecci e trafficanti di merci di vario genere, provenienti dai traffici marittimi con Inverrith e la Setturnia dei vici. Ci non toglie che Lacedimora non abbia coltivato labilit elfa dellalchimia e della medicina, e che non disponga di campi fruttuosi e di ricchi allevamenti.Lacedimora sempre stata scarsa di catastrofi naturali serie, e ci ha favorito la crescita di imponenti edificazioni durature e intaccate da ogni intemperie se non quelle del tempo, incontrollabile ma siamo sempre stati in grado di riparare ai danni del tempo e di restaurare gli edifici non pi stabili come un tempo. I nostri edifici, e sono sincero, sono tutti ben decorati e ornati, nessuno semplicemente un parallelepipedo di pietra.Scuole aperte a tutti coloro che volevano apprendere pi del necessario, biblioteche, musei di storia e di arte, edifici pubblici semplici e umili come osterie, ristoranti, addirittura banche, farmaciee altro ancora, tutti questi edifici sono realizzati con maestria e raffinatezza. Ma nessuna di queste tipologie di edifici pu essere grandiosa come il Municipio del Governo, altissimo, realizzato con laiuto degli abili architetti zoari e decorato e dipinto da elfi e vici. Anche quest'ultimo, tuttavia, nulla pu contro il gigantesco Istituto di Magia, forse la meta pi ambita da ogni turista nel Venturgio. Il primo della storia, dove si incontrano maghi di ogni provenienza e razza, impareggiabile.Bisogna sapere che sin da giovani, qualsiasi sia la famiglia di appartenenza, il ceto o quant'altro, tutti venivano insegnati a un uso elementare della magia, uso che si poteva approfondire opzionalmente, nel corso del tempo, per diventare maghi e stregoni.Come spero sappiate, lIstituto diretto da una consulta a cui tutti i maghi considerati grandi stregoni oltre i 45 anni concesso farne parte e insegnare insieme agli altri stregoni, predicare, diffondere e difendere larte della magia in ogni dove e proteggere e limitare il suo uso.Purtroppo io non ne faccio ancora parte, ma mi mancano pochi anni e poi mi vedrete ancora pi spesso in giro. Ma non sono qui per parlare di me! Qui ho finito il mio discorso, temo. Siate liberi difarmi qualche domanda, se lavete. Se non lavete, lascer il posto al mio caro sindaco che poi vi dir cosa potrete fare in citt.Uno zoaro alz la sua mano a tre dita. Parlate pure. disse Razael, annuendoChi ha costruito lIstituto di Magia? Elfi, o zoari, o altri? chiese, con la voce roca tipica della specie.

  • Non ve lo so dire con certezza. Capisco dove vogliate arrivare, ma i dirigenti ve lo sapranno dire, se andrete a visitarlo.Una donna elfa alz la sua mano, a cui Razael diede la parola: Come vi sentite con la vostra citt ad aver ricevuto lambito premio Citt dellAnno, e come vi sentite a rappresentarla? E come nellessere ritenuto il pi potente stregone di questa era?Razael rise. Piano, piano. Una domanda per volta. Come dire, credo che Lacedimora se lo sia meritato. E grazie alle navi della citt che molti isolotti a nord, a sud e ad est sono stati scoperti e abitati. Come ho gi detto, un grandissimo onore per me essere stato scelto, e, modestamente, non biasimo il sindaco per aver scelto me. Per quanto riguarda lultima domanda, preferisco non rispondere qui, se non rispondere affatto. Non siamo qui a parlare di me, ripeto.Ancora un elfo, questa volta un vecchio uomo, chiese di poter parlare.Cosa n stato dellAntro del Tempo, a cui voi avete partecipato? E accessibile, si pu visitare?Ancora vedo che il vostro interesse si riversa su di me - rise lo stregone - Be, quellesperimento stato un esperimento. Anche se funziona non accessibile al pubblico, non lo mai stato. Oltretuttonon si trova in territorio lacedimorese.Infine fu un vicio a porre il suo quesito, con un tono abbastanza nervoso e da vittima: Che cosa avete da dire riguardo al suo apprendista Magor e al suo coinvolgimento con la fondazione della Repubblica Indipendente? E la citt non ha alcun dissidio con gli zoari che anni fa la attaccarono e che voi respingeste tutto da solo?Questa domanda era davvero impertinente. Razael aggrott la fronte ed esit a rispondere. La questione lo stava innervosendo: loro erano qui per la citt o per immischiarsi nei suoi affari?Magor, tirato in ballo dal vicio che era presumibilmente uno di quelli che lo odiava, era ugualmente nervoso. Sebbene fosse orgoglioso di essere lunico apprendista del pi grande mago, non gli piaceva che la gente lo mettesse sempre insieme al maestro Razael, come se fossero inseparabili, e che si soffermassero sempre su quellevento di qualche anno fa. Si alz di scatto, a capo chino, e usc a passo svelto dalla stanza, tenendo stretto il bordone con entrambe le mani.Fortunatamente si intromise il sindaco Asdurges: Per favore, miei ospiti. Non siamo qui per parlaredi politica o di antiche dispute. E non voglio che discorsi di questo genere vengano posti ancora. Signor vicio, se insiste con certe domande sar costretto a invitarla ad uscire.Il vicio in questione ringhi felinamente, e poi si mise a sedere al suo posto.Razael segu presto lesempio dellapprendista: scese dal leggio sopraelevato, ancora aggrottato.Signor sindaco, posso andare? domand piano, con la schiena rivolta al pubblico.Va bene, signor Akkars - mormor in risposta - Ma vi prego di porre un ultimo saluto.

    Razael abitava in un imponente grattacielo grande palazzo che si sviluppa in verticale, dove lavorano e abitano centinaia di persone - vicino allIstituto di Magia, ed era l che si stava dirigendo,subito dopo essere uscito dal teatro in cui aveva dato il suo discorso. Non aveva nemmeno aspettato di tenere lintervista con la donna che gli aveva chiesto del fatto di essere il mago pi potente.N aveva aspettato sua sorella e il marito o Magor. Voleva solo tornare a casa sua.Per fortuna domani lui sarebbe partito. Per molto tempo aveva progettato di partire per un lungo viaggio, nelle terre ignote del mare sud - occidentale. E infine vi era riuscito: con un suo amico, capitano di una nave, si era accordato per un viaggio alla scoperta di nuove terre. Avrebbe lasciato molte cose indietro: sua sorella Nadia, Magor e il suo insegnamento, il suo lavoro,diversi suoi esperimenti. Tutto questo per la fame di conoscenza, per la brama di avere nozione di nuove civilt, nuove isole, nuovi ambienti. Era sempre stato affamato di sapere, e sempre era interessato ai viaggi, perch non si pu conoscere un posto semplicemente studiandolo su un libro e osservandone immagini. Visitando un posto si entra a contatto con lessenza vera e propria di quel luogo, e quel luogo trattiene con s una parte dellindividuo che vi soggiornato.A questo pensava mentre saliva le scale, diretto alle sue stanze al quarto piano. Il suo lavoro di stregone era abbastanza remunerativo da permettergli laffitto di quelle camere solitamente adibite

  • al solo scopo lavorativo. Infatti non possedeva soltanto la camera da letto, il soggiorno, il bagno e lacucina, ma unintera altra stanza di fianco dove era solito compiere i suoi esperimenti magici, alchimistici e tecnologici. Ma i suoi possedimenti non finivano certo qui, e quella stanza degli esperimenti era minuscola in confronto a quella larga fetta di terra di cui si era appropriato a sud delVenturgio, dove effettuava esperimenti su larga scala, spesso non da solo.Estrasse la chiave dalla tasca dei pantaloni e apr la porta della sua camera. Con un sospiro appese la tunica bianca allattaccapanni di fianco alla porta, lasci il bordone in un angolo e poi si abbandon, sprofondando nella poltrona bruna.Miao!Il simpatico Edvinx, il suo gatto, gli salt tutto fusa sulla gambe e cominci a impastare contento sulla sua pancia. Era un bel gatto soriano, dal pelo grigio, bianco sulla pancia, e dalle macchie nere sulla fronte, sulla schiena e sui fianchi. La punta della coda, ritta, era bianca. Razael sussult non appena gli si pose sul ventre, ma poi, vedendo che si comportava normalmente, lo accarezz dolcemente, al che le sue fusa aumentarono.Ciao, Edvinx. Stai bene, oggi? gli parl, sorridente.Diede in seguito unocchiata al suo orologio: era ora di pranzo inoltrata, e si accorse di non aver toccato cibo da quella mattina. Anche Edvinx doveva esser rimasto senza mangiare, dal momento che sia lui che Magor, gli unici che si curavano di lui, erano stati entrambi fuori casa.Si alz scostando Edvinx e andando in cucina: effettivamente la ciotola del gatto era vuota, e solo quella dellacqua conteneva ancora qualcosa.Tir fuori dalla mensola il cibo riservato al suo micio, versandone una generosa quantit nel piattino. Edvinx mangi beatamente il pasto. Ora Razael doveva pensare al suo, di pasto.In quel momento suon leco di pugni alla porta. Razael si demoralizz: sentiva sempre pi la fame e proprio ora cera qualcuno che lo cercava. Chi poteva essere?Arranc verso la porta, pronto a mandare a casa se chiunque fosse dallaltra parte gli avesse procurato noia.Avanti. bofonchi.La figura alta e scura di Magor comparve. Accenn un sorriso e lapprendista lo salut Ciao, maestro.Non teneva gli stessi vestiti di quando aveva preso parte al discorso di Razael. Non aveva pi la camicia e i suoi stivali non erano pi quelli eleganti dalla punta rivolta in alto, ma dei comuni anfibiscuri. Portava solo una canottiera nera e sopra un corto mantellino grigio.Oh, Magor! - lo salut Razael, battendosi la fronte per essersi dimenticato - Diamine, me lero scordato!Non fa nulla, ora sono qui e ve lho ricordato, no? - rise Magor Piuttosto, - disse, diventando serio - Quel vicio alla riunione ha fatto un bel casino. Scommetto che - Non parliamone, su! lo zitt amichevolmente Razael mettendogli una mano sulla bocca.Non so tu, ma io non tocco cibo da stamattina - disse poi - Prima di cominciare vorrei pranzare, ti va bene?Mi va benissimo - acconsent Magor - Se posso favorireanchio non mangio da un po.

    Il cristallo cadde a terra, frantumandosi in miriadi di pezzi. Tali pezzi sembravano poi divenire di una sostanza sempre meno densa e pi liquida, da cui si sprigion uno strano fumo. Alla fine sul pavimento non cera altro che una polvere nera: polvere di carbone purissimo.No, no, Magor! - il maestro scosse la testa, deluso - Magor, Non ci siamo. ripet, innervosito.Te lo ripeto ancora: il diamante si crea con molta energia, facendola fluire lentamente, non il contrario! lo rimprover, a braccia conserte sulla sedia.Magor sospir, scostando deluso il carbone del diamante col suo bordone. Strinse i pugni e guard rabbioso il suo maestro.Non hai bisogno di chiedere: provaci ancora.Magor punt la punta del suo bordone verso la polvere nera e recit a mente la formula adeguata.

  • Mentre il carbone si alzava e rimaneva sospeso in aria, lapprendista cominci a muovere sia il bordone che la mano libera, per manipolare la polvere e lenergia necessaria alla trasformazione.La polvere prese una vaga forma quadrangolare e, con un sottofondo quasi di fuoco, il carbonio sembr schiarirsi e compattarsi, assumere trasparenza e durezza.Ora di fronte a Magor e a Razael cera un cristallo purissimo: doveva essere diamante. Magor sorrise entusiasta, certo di esserci finalmente riuscito. Ma il cristallo sospeso vacill, sembr liquefarsi e poi cadde a terra infrangendosi, ripetendo ci che era successo pi volte poco prima.Magor ringhi come una bestia, si alz e diede un calcio alla sedia su cui stava lavorando, mandandola contro la porta e facendo scappare indemoniato Edvinx.Magor, calmati, per lamor del cielo - lo ammon Razael, turbato da quella reazione ma mantenente una voce pacata e unaria tranquilla - La sedia non ti aiuter in alcun modo.Razael stesso infine si alz, sospirando e mettendo le braccia dietro la schiena.Magor, Magorsei sempre stato cos frettoloso mormor, guardando fuori dalla finestra del soggiorno, ma vedendo ben poco in quanto era ormai sera.Una volta facevi bene ad aver fretta - continu, chiudendo gli occhi e facendo riaffiorare i ricordi - Non ti era stato insegnato nulla della magia, avevi imparato da solo, ma ti mancava molto. E anche se di fretta, imparavi ugualmente bene, meglio di molti altri. E per questo che ho scelto te come apprendista, il mio unico apprendista. Ma la tua fretta ti ha aiutato sempre meno: col tempo sono giunto a insegnarti tecniche e magie che la fretta aiuta solo a sbagliare. Devi cambiare atteggiamento, Magor. disse infine, voltandosi verso lapprendista.Magor ignor il suo discorso, ancora voltato verso la porta. Poi parl, ma non era inerente a ci che aveva finora detto il maestro: Ditemi ancora perch devo imparare a creare il diamante.Che domanda sciocca! - esclam Razael - Creando il diamantetutu ti sostituisci alla natura, ai suoi meccanismi e crei da questo materiale cosinutile e debole, il minerale pi resistente che esista, in tempi brevissimi rispetto alla natura! Puoi creare la cosa pi dura di questo mondo! E unacosa molto importante, Magor. E lunica cosa che ancora separa me da te. Impara a creare il diamante, e sarai pari a me. Salvo qualche altra piccola tecnica.Non credo proprio - obiett Magor - Io non ho ancora manipolato il tempo n resistito e sconfitto decine di zoari da solo e solo con la magia. La tuavostra energia magica superiore, e la mia inferiore.Hai solo 26 anni, Magor - puntualizz Razael - Hai fatto progressi impareggiabili: avrai tutto il tempo per fare cose ben pi grandi di quelle che ho fatto io.Spero sia cos - Magor sospir: and a raccattare la sedia e la rimise al suo posto nel tavolo.Mi dispiace, Magor - Razael si avvicin a lui, e gli tese una mano sulla spalla - ma ora non c pi tempo: domani devo partire, e non mi sono ancora preparato. Il mio insegnamento si interrompe qui, ma non finisce. Esercitati quando sar via. S, maestro, lo far. acconsent Magor, sollevando il carbonio per terra e infilandolo nella sua ampolla, che poi consegn in mano a Razael.Prima che tu vada, per, Magor parl il mago insegnante. Segu un silenzio in cui Razael rimugin, come dubbioso, al che Magor non pot non parlare: S, che c', Razael? chiese, interessato.Vieni con me. gli ordin infine Razael, muovendo il dito e indicandogli di seguirlo e uscire dalla sua stanza, diretti nel suo laboratorio a fianco. Raramente qualcuno che non fosse il proprietario entrava in quella stanza adiacente, lo stesso Magor entrava pochissime volte, ed ogni volta rimanevacolpito da ci che trovava allinterno e da ci che succedeva. Oggi non sarebbe stato diverso.Il laboratorio era una stanza complicata. La luce allinterno era blu, proveniente da strane pietre e dauna vernice fosforescenti poste qua e l e pennellata sulla parete. La stanza, sebbene grande quanto le camere private del maestro, era molto pi stretta: lo spazio era occupata da una variet di strani alambicchi, bizzarri e complessi apparecchi metallici, elettronici, magici. Numerosissimi scaffali, su cui vi erano numerosi libri e anche teche e barattoli di cristallo, in cui erano posti liquidi misteriosi, pietre senza apparente utilit, fogli e foglie e radici. In alcuni

  • cerano addirittura piccoli animali imbalsamati.Razael indic una scatola di pietra aperta, sul tavolo centrale, con dentro curiosi ma per niente anomali granelli neri.Magor ne prese un pizzico tra le dita e lo analizz vagamente.Altro carbone? chiese, dubbiosoAffatto. Ti ricordi quella strana polvere nera che stata trovata sulla riva della sesta spiaggia? chiese all'allievo.Certo che lo ricordo. Vi ho avvisato io di quella stranacosa. Non pensavo fosse qualcosa di interessante. rispose Magor, guardandolo di sottecchi, rilevando un segreto scottante.Ebbene, li ho analizzati come potevo, e non corrispondono a niente che esiste sulle sponde orientali. Anche se uno di quei tizi gialli sembrava riconoscerlo, quando lo ha visto, ma non mi ha saputo dare un nome o una definizione. Che il cielo mi cada sulla testa, ho osato farne mangiare un po a Edvinx. ammise, vergognandosi di se stesso e notando che Magor non era affatto contento. Magor amava i gatti e Edvinx era teoricamente suo. E, come dire, diventato estremamente forte e selvatico. Gli ho mostrato un topo finto e ci si avventato contro. Lo ha disintegrato. Mi sono avvicinato e... - si avvicin a Magor, indicando una cicatrice sulla narice, di una ferita recente e curata magicamente per non influire sul suo aspetto estetico - a momenti mi tranciava il naso.Quindi qualsiasi cosa sia pericoloso, deduco. riflett Magor.Forse ho preso una quantit non adatta, forse le sue qualit si sono alterate, forse ancora questa polvere non adatta ai gatti.Stettero li a rimuginare per un po, poi Razael ruppe il silenzio.Ma ora basta, Magor. Io devo prepararmi, e tu devi esercitarti.S, avete ragione. concord il giovane mago.Uscirono dal laboratorio, che poi chiuse a chiave con tre scatti. Magor rientr un attimo in casa del maestro per recuperare il bordone, poi si posizion alla soglia della porta.Allora, maestro, ci vediamo domani, alla vostra partenza. disse infine.S - aggiunse il maestro - Domattina potremo salutarci meglio. Ora scusami ma nemmeno io sono immune alla fretta.

    L'alba di un nuovo giorno illuminava la citt di Lacedimora. Da oltre le montagne ad est la luce si propagava verso i campi della periferia, sul lago, infine sul centro e sul porto e le acque del mare.Lalba illumin della fioca prima luce tutta la cittadina. I raggi di luce entrarono nelle finestre dellappartamento di Razael.Questi, percependo la nascita del nuovo giorno, apr gli occhi, si svegli. Si mise seduto nel suo letto, del tutto riposato e per niente assonnato. Edvinx ronfava comodamente acciambellato su un lato del letto.Razael scese dal letto cercando di fare il minor rumore possibile e di non disturbare il gatto, cosa in cui non vi riusc. Edvinx apr gli occhi e stiracchi le zampe sulle lenzuola. Balz poi gi dal letto, strusciandosi sulle gambe del padrone che zoppicava nel tentativo di andare in bagno senza pestarlo. Qui si lav viso e corpo, e gli schizzi dacqua fecero rinunciare a Edvinx di stare attaccato al padrone. Ancora vestito da notte, si diresse in cucina per una rapida ma sostanziosa colazione. Sarebbe stata lultima colazione di quel genere che avrebbe avuto: i pasti sulla nave sarebbero stati tutti molto diversi e avrebbe dovuto abituarsi, ma sapeva bene i rischi per cos dire - che correva.Ritenendo fosse ancora presto per mettersi in cammino verso il porto, decise di sciacquare i piatti usati nella colazione al modo classico, per poi dirigersi nuovamente in bagno per pulirsi i denti e rinfrescare lalito. Questa volta il gatto non lo segu, impegnato a ingurgitare il suo pasto.Dopodich Razael torn in camera sua, tolse la veste da notte e si mise gli abiti che aveva scelto ieriper partire: jeans azzurri, camicia grigia e una delle tante tuniche bianche omologate che possedeva nel suo inventario.

  • Avendo gi posto nelle valigie unaltra veste da notte, ripieg quella tolta pocanzi e la mise sotto i cuscini, poi rifece il letto.Era ufficialmente pronto per lasciare Lacedimora, pronto ad attuare il viaggio che aveva aspettato tanto per compiere. Ovviamente aveva ancora dei compiti da sbrigare, quali salutare Magor e la sorella, e naturalmente raggiungere lamico ammiraglio che con i suoi marinai si era sicuramente svegliato prima di lui e stava ultimando i preparativi della nave. Si chiese di che fattura fosse la nave: lavrebbe scoperto presto.Caricato in spalla uno zaino, borsone in una mano, bordone nellaltra, chiavi e documenti nelle tasche, era ormai alla soglia del suo appartamento. Voltandosi, not Edvinx, acciambellato su un bracciolo della poltrona ma sveglio, che lo guardava. Non era uno sguardo indifferente, sembrava supplichevole, e supplichevole fu il fioco miagolio che usc dalla sua bocca.Ci vediamo, Edvinx - sospir Razael - Magor si prender cura di te. e detto ci, apr la porta, usc e la richiuse dietro di s.Scese rapido per quanto rapido il peso che aveva addosso gli permettesse - le scale del grattacielo.Molto tempo sarebbe passato prima che avesse visto nuovamente le mura grigio azzurre del palazzoe salito i larghi gradini. Quanto tempo non lo sapeva di preciso, ma poco importava: per anni aveva bramato di uscire da Lacedimora, uscire dai mondi conosciuti e aprirsi verso il mare ignoto delloccidente, e non avrebbe certo avuto ripensamenti proprio quel giorno in cui finalmente partiva.Usc definitivamente dal territorio del grattacielo, salutando il portinaio che si era da poco svegliato e aveva da poco aperto lentrata.Gi a pochi passi, il peso dello zaino e della borsa cominciarono ad essergli scomodi. Si fece forza, pensando al soggiorno sulla nave, morbidamente cullato dalle onde. Era stato in barca poche volte, e quelle poche volte lo avevano profondamente segnato: vivere in mare lo ricordava come una sensazione inappagabile.La strada, di mattina, era libera e silenziosa, disturbata solo da una fresca brezza marina. Ma gi vari personaggi mattinieri erano fuori dalle loro case, per avviarsi a lavoro o per allestire tende e bancarelle da mercato.Cera chi, tra quelle persone, si volse e riconobbe Razael, salutandolo. Tanta era la sua fama nella citt - e oltre - che era impossibile non riconoscerlo, e molti lo salutavano tanto per rispetto o per piacere che per vera e propria amicizia o conoscenza con lui.Certo, c'erano persone troppo indaffarate nei loro compiti per permettersi di distrarsi a salutare uno stregone, anche se quello stregone era Razael; questi, per, non pretendeva di essere al centro dell'attenzione: era un uomo umile, lui. E dopotutto, se tutti lavessero salutato e, perch no, interrotto e cominciato a parlare, avrebbe di certo ritardato il suo arrivo al porto, gravato il peso delle valigie, e, non lo nascondeva, avrebbe persino potuto provocargli ripensamenti.E lui non voleva nessuna di queste cose.Tra quei mattinieri, comunque, cerano anche persone che lo riconobbero, ma che non lo degnaronodi uno sguardo, di un sorriso o di un saluto. Sebbene nessuno odiasse la sua persona, molti dei suoi colleghi stregoni erano gelosi e invidiosi delle sue capacit, e di conseguenza si comportavano in modo antipatico.Ecco infine sopraggiungere, correndo, una figura familiare a Razael. Familiare in tutti i sensi.Era una giovane attraente donna dal fisico prestante. Indossava un particolare abito, tipico delle donne elfe del posto. Una sorta di tunica aderente, viola e ornata doro, stretta intorno al busto e al bacino da dei bottoni. Essa si rigonfiava attorno al bacino, creando una sorta di minigonna. Ai lati delle gambe e dietro la minigonna si prolungava in uneffettiva gonna che teneva scoperte le gambe,cinte da stivali da donna neri e pantaloni blu notte.I suoi capelli erano rossicci e lisci e, in sintonia con la tradizione, lunghi. Una frangia copriva diagonalmente la fronte. Dei vistosi orecchini, piccole sfere violetto pendenti da delle catene dorate,le decoravano il viso.Dietro di lei, meno frettoloso, cera un uomo dalla folta e densa capigliatura bruna.

  • Razael! Razael! lo salut, incrociando lo sguardo del fratello che si era fermato e aveva posato il suo bagaglio.Nadia, sorella mia. la accolse, non appena arriv, strofinando entrambe le guance sulle sue, come era costume elfo del luogo.Il marito Rober sopraggiunse, e Razael salut anchegli, strofinando per solo una guancia.Ebbene, oggi finalmente parti - disse Nadia, entusiasta per il fratello - Sono felice che tu ci sia infine riuscito.Non puoi immaginare quanto lo sia io - replic - Finalmente lascio questa citt per un lungo viaggio in mare.Ella strinse la mano libera di Razael con entrambe le sue mani, una delle quali portava a un dito lanello dargento del matrimonio.Promettimi che tornerai. E che tornerai presto - lo supplic - Sappi che qui c qualcuno che ti aspetta, e voglio che tu sia qui quando arriver.Razael era confuso. Quandoquando arriver? Non capiscoRazael, io aspetto un bambino rispose, sorridendo, Nadia.Razael fu colto da stupore, meraviglia e gioia. Un bambino! esclam, tastando il ventre della sorella.Quanto che?Appena due mesi rispose Nadia, cogliendo ci che voleva chiedere Razael.Questa si che una bella notizia! - si volt verso Rober - Che dire, caro: ottimo lavoro!Questo me lo dirai quando nascer - replic, avvicinandosi e abbracciando Nadia - Sar un bambino bellissimoSenza dubbio, con dei genitori cos. comment Razael.Razael, promettimi che tu ci sarai quando nascer. lo supplic, ma sembrava pi un ordine dal tono con cui lo diceva, Nadia.Far del mio meglio. Il mondo grande, ma cercher di esserci comunque.Ecco, prendi questo. disse poi Nadia, estraendo un foglio arrotolato dalla tasca della veste.E una fotografia della mia collezione. Siamo noi due e i nostri genitoriho pensato ti avrebbe fatto piacere, ma immagino tu abbia gi delle fotografie.Razael non srotol la fotografia, ma la strinse in mano. Di rado parlava dei suoi genitori, morti quel fatidico giorno in cui Razael si dimostr un abilissimo stregone. Non erano morti in modo brutale o troppo prematuramente, daltronde avevano avuto i due figli ad unet abbastanza inoltrata e avevano vissuta una vita piuttosto lunga. Razael e Nadia seppero superare la loro mancanza con facilit, tuttavia veder morire i propri genitori, anche se felicemente e senza rimpianti da parte loro non una bella cosa.Grazie, Nadia. La custodir con cura. disse infine.Si accomiat dalla sorella e dal cognato con i migliori auguri e solenni promesse, per continuare il suo tragitto verso il porto.Ecco che, con la spiaggia ormai a contatto visivo, si fece vedere Magor, che Razael temeva di non riuscire a contattare. Non poteva cercarlo con metodi convenzionali, dato che lapprendista non aveva una dimora fissa ma abitava in una caravan che non era mai allo stesso posto in citt, un rimasuglio del suo passato da artista circense.Magor era vestito ugualmente al giorno prima, e si dirigeva a passi larghi verso il maestro, sebbene fosse inutile, visto che Razael si dirigeva nel luogo da cui Magor proveniva.Magor, mio apprendista. Razael fu il primo a parlare, nonostante Magor fosse quello con pi frettaOggi ci salutiamo per bene, caro mio.Sembra proprio di s. - replic Magor - Non mi sono mai mostrato contrario alla vostra idea, e non lo far oggi.

  • Io non ci sar per diversi mesi, Magor. Ora il mio posto verr preso da te: sarai tu il pi potente stregone qui, prima del mio ritorno. No, non ribattere, sai che cos. Temo che con la mia assenza la gente si rivolger a te per i problemi che erano soliti far risolvere a me. Tieniti pronto.Lo sar. Forse ve ne siete dimenticato, ma diverse volte stato chiesto aiuto a me. rispose MagorMi fa piacere. Ora passando a cose pi personaliecco, ti lascio le chiavi del mio appartamento. Potrai vivere l finch non ritorno, e ti prego di dar da mangiare a Edvinx e di farlo uscire ogni tanto.Mi lascerai anche le chiavi del laboratorio?Certo che no, Magor! - rise Razael - Voglio che quello che l dentro rimanga segreto, a meno cheio non voglia il contrario. Non dubito che con un po di impegno tu riesca a rompere gli incantesimiche proteggono la serratura, ma ho fede che tu non mi disobbedirai. In fondo ti sto prestando la mia casa, e credimi non lho pagata poco.Magor abbass la testa. Perdonatemi.Su, su, non farne un dramma. lo risollev il maestro.Ti prometto che quando torner avr padroneggiato la creazione del diamante. Asser lapprendista, con un vivo fuoco negli occhi. Il tu invece del voi non stato un errore.Hai tutto il tempo per riuscire a farlo, Magor. Non metterti troppa fretta, io sar sempre orgoglioso di te.Razael strofin entrambe le guance su quelle di Magor, prima di congedarsi da lui. Ora devo andare. e oltrepass lapprendista.

    Finalmente arriv al porto, dinanzi a una pressoch semplice ma splendida e grandiosa nave in legno. Non era dipinta, era interamente di corteccia marrone con parti dorate. E le parti dorate eranodi oro vero, non semplice pittura. Razael ne rimase stupefatto. Nonostante non fosse decorata e dipinta con la raffinatezza e la precisione dei vascelli degli abbienti signori, lenorme quantit di elementi in oro la rendevano ricca oltremisura. Possedeva due alberi dotati di due vele dai riflessi dorati ciascuno, pi un terzo albero minore sulla prua vestito di una vela triangolare.Da fessure intarsiate in oro laddove lacqua toccava la nave emergevano diverse file di remi.A poppa, sopraelevato al ponte, si ergeva un largo castello navale. Mozzi e marinai salivano e scendevano dalla nave per terminare carichi e preparativi.Sul ponte, intravide il capitano che lo salutava e lo incitava a salire, chiamandolo a gran voce.Un ultimo dettaglio che lo colp, fu il nome della nave stampato in argento nei caratteri della lingua vicia che vici, zoari e elfi attualmente parlavano ma nella lingua originale elfa: Mudras, saggezza. Un chiaro simbolo riguardo la missione della nave.Sal sul ponte di legno che collegava e permetteva il passaggio tra ponte della nave e terraferma, in mezzo a molti marinai indaffarati, tra i quali diversi gli rivolsero saluti.Il capitano, trionfale, con le mani sui fianchi, nella sua giubba blu, decorata e rinforzata, con spalline dorate cos come i bottoni, lo aspettava sorridente. Un vecchio amico dinfanzia.Era un uomo pelato come lui, ma che pi di Razael mostrava i segni del tempo sebbene avessero la stessa et. Viso solido e bonario, un po pieno sotto il mento, ma allungato ed equilibrato, dal naso sottile fino alla fronte ampia dalle regolari rughe. Gemme di una indefinibile miscela di blu e di verde erano i suoi occhi. Era un uomo pelato. Si erano conosciuti molto tempo fa, ai tempi della scuola primaria, e sin da allora avevano percorso insieme la carriera scolastica, sebbene Razael abbandon presto la scuola di secondo grado per accedere direttamente alluniversit di magia, vistele sue capacit, ma non si erano mai persi di vista. Nemmeno la distanza tra Inverrith e Lacedimora imped che la loro amicizia fruttasse e maturasse, si mantennero in contatto con una dispendiosa, impegnativa quanto commovente corrispondenza. Era un uomo pelato, dico, perch la lunga permanenza ad Inverrith, il contatto con costumi nuovi e totalmente slegati da una tradizione mantenuta viva da una comunit omogenea e radicata, lo influenz e non si sent pi in dovere di mantenere il cranio calvo e liscio o coronato da fluenti capelli. Ostentava una zazzera molto corta, nera, vagamente riccioluta.

  • Si avvicinarono e si strofinarono amichevolmente le guance, ben tre volte.Allora, grande mago! - esclam il capitano Ricardo Tarrant, dandogli una possente pacca sulla spalla - Pronto per questo viaggio?Ora come lo sono sempre stato, caro mio. rispose entusiasta Razael.Ah, vecchia volpe! - diede unaltra pacca - E da un bel po che non ci vediamo. Ho fatto fatica a riconoscerti: lultima volta avevi i capelli biondi lunghi! Come mai questo cambiamento?La mia bella pelata fa pi effetto dei capelli lunghi. Insomma, in quanti hanno una crapa cos liscia? E stato doveroso radermi. Lasci cadere lo zaino e il bagaglio, sentendosi leggero e volendosi sentire ancor di pi ora che i suoi piedi non erano pi sulla dura e immobile terra ma sul legno galleggiante.Dai, ammettilo che eri geloso della mia! Quando lavevo, ovviamente. voci il solare capitano; siinterruppe e not i bagagli dellamico - Vuoi che te li faccia portare dentro? chiese.No, grazie, faccio da solo.

    Il ponte di collegamento fu rimosso. Le corde che relegavano la nave al suo posto nel porto sciolte eportate a bordo. Le vele furono spiegate.Levate lancora! risuon forte la voce del capitano dal ponte, dove si trovava il timone.La catena che teneva lancora legata al fondale fu riportata tutta allinterno del galeone.Si parte! Con una rapida manovra, il capitano ruot il timone e con esso lintera nave vir verso ilmare occidentale, col vento che magicamente aveva preso a soffiare forte nelle quattro vele.Facciamo vedere come andiamo veloci, uomini! sfid il capitano.I remi ai lati della nave presero a battere le onde con voga e la nave aument vertiginosamente velocit. Razael, in piedi sullestremit della prua, si godeva la brezza marina e la velocit della nave sullacqua, e gli spruzzi della spuma. Si rese conto che, se munita di arpioni e/o cannoni, la Mudras sarebbe stata migliore di molte navi dellesercito.Razael prov una sensazione di vita e di passione finora solo assaggiata e vagamente indovinata.Sorrise ampiamente mentre il la spinta dei robusti vogatori innalzava la nave verso lorizzonte blu sconosciuto, soffiando un vento profumato degli aromi dellignoto e degli abissi nel viso rilassato dello stregone.Un vento che riemp di desiderio di conoscere, di vedere panorami la cui luce mai incontr gli occhiimpauriti e superstiziosi dalla gente del Grande Golfo, di sfondare i limiti imposti al mondo dalla societ troppo pigra per abbandonare le proprie radici, di segnare nuovi contorni di isole e continenti nel grande mare inesplorato, da cui mai nave inoltratasi troppo aveva fatto ritorno sicuro.Avrebbe dimostrato che i progressi congiunti delle citt-stato degli elfi, della Repubblica Indipendente di Inverrith e della trib zoara dei Raminghi, che aveva partecipato ampiamente nella costruzione dellimbarcazione, avrebbero portato il successo tanto insperato per la misera gentaglia comune e aperto alla comunit di quella ristretta striscia di terra i cancelli dorati di un mondo meraviglioso e di unera di ricchezza e di sviluppo. In pi, a garantire il successo dellosteggiata missione esplorativa, vi era lui, il pi grande stregone del suo tempo. Non era un uomo pieno di s, e raramente soleva definirsi con queste parole, ma in fin dei conti era vero. E con lui nessun pericolo avrebbe potuto fermare il corso della Mudras.

    Avevano oltrepassato, dopo giorni di viaggio, il confine del mare conosciuto, e si erano inoltrati nelloceano aperto, prendendo una traiettoria rettilinea in direzione sud - ovest.Il viaggio dopo di ci fu lungo, tranquillo, e privo di qualsivoglia imprevisti. Quasi noioso. Ma non per Razael, che per il solo fatto di poter stare sulla nave era gioioso e frenetico, e quando non sostava nella sua stanza nella cambusa a tracciare i contorni e i nomi delle terre e delle acque che trovavano era sempre sul ponte a dare una mano.Si era inoltre ripromesso che non avrebbe usato la magia, se non in casi estremi. Una piccola sfida con se stesso che ogni buon stregone di professione doveva fare almeno una volta nella vita.

  • Le isole trovate furono pressoch piccoli atolli e isolotti, e quando erano abitati si trattava pi che altro di indigeni, non sempre accoglienti nei confronti dei forestieri.Ad ogni modo lequipaggio sost diversi giorni sugli atolli su cui era stato permesso viaggiare, non solo per motivi di esplorazione ma anche per rifornimento. In fondo il viaggio poteva essere molto lungo, le cibarie non sarebbero durate in eterno e la sola pesca non garantiva sufficiente sostentamento.Le comunit indigene ospitali trovate lungo il tragitto percorso non solo elfe - non erano incoscienti della magia, molti individui erano altres molto abili nella stregoneria, e pareva fossero coscienti della presenza di altre genti a est.A diversi fu chiesto di aggiungersi alla ciurma, se lo desideravano: met rispose con risate, met con insulti e toccate di ferro. Una reazione inaspettata che richiedeva spiegazioni.Si scopr infine che loro non erano i primi delle terre orientali ad aver percorso quel sentiero e ad aver incontrato quelle genti: diversi prima di loro si erano inoltrati verso ovest, ma quando le loro navi salparono dalle loro isole, non furono mai viste tornare indietro.Notizie sconfortanti, ma di cui il capitano non si preoccup: Noi non siamo i marinai di allora, le nostre tecniche e le nostre esperienze non sono le stesse di allora. E sempre possibile che siano rimasti nei luoghi che hanno scoperto o che siano tornati per un altro tragitto. aveva detto.Molti dellequipaggio non condividevano tali pensieri ottimisti e, quando fu il turno degli indigeni achieder loro se volessero unirsi alle loro trib, furono diversi ad acconsentire.Razael era indifferente alle dicerie, sia a quelle delle genti tribali sia a quelle degli stessi membri dellequipaggio, che affermavano che quello era un viaggio suicida, senza fine, che loro volevano tornare a casa e che il mondo in cui si trovavano fosse racchiuso da lembi di terra e il loro mare fosse solo un grande lago. Baggianate senza prova n evidenza. Lo stregone, seppur deluso dal non aver ancora incontrato nessuna di quelle misteriose creature gialline o azzurre, che apparivano e sparivano casualmente nelle terre orientali e di cui poco si sapeva, era interessato alle isole, alla terra e alla sua conformazione, ai fiumi, ai monti e ai loro nomi, alle usanze e tradizioni delle popolazioni locali e alla loro storia. Non era lunico ad essere interessato a questi temi, ma sicuramente lunico che mostrava interesse per tutti e con tanto impegno e passione, impareggiabili.

    Razael, allinterno della cambusa, aveva la testa poggiata su un rotolo di carta, su cui stava disegnando il profilo delle ultime isole. Stava dormendo: era rimasto tutta la notte a scribacchiare sulle sue carte, con pi fatica delle volte precedenti, dal momento che si erano imbattuti in un vasto arcipelago che includeva unisola ben pi grande di quelle trovate in precedenza, abitata da grossi zoari dalle corna piccole e dalla pelle chiara.Il suo sonno fu bruscamente interrotto dal grido acuto della vedetta, una donna dalla voce squillantee insopportabile quando alta. Invece che abituarsi, Razael e non solo - si irritava sempre di pi ogni volta che la udiva urlare, ma forse era meglio cos.Uomo in mare! Uomo in mare! continuava a gridare sulla cima dell'albero maestro, con locchio incollato al cannocchiale, tanto che sembrava essere un prolungamento dellocchio.Razael sussult, con la mente ancora tempestata dalle immagini dei sogni, che non erano molto diverse dalla realt: sognava di dover disegnare un numero spropositato di cartine che non riusciva mai a finire. Si diede qualche schiaffetto per svegliarsi, e scosse freneticamente la testa. Si alz, inciamp e nel farlo fece cadere qualche scartoffia, precedentemente ordinata, dal tavolo. Le raccolse frettolosamente e le rimise alla rinfusa sul ripiano, dove poi avrebbe dovuto fare nuovamente ordine. Fuori dalla sua stanza la vedetta non smetteva di urlare, e lurlo faceva dannare orecchie e animo di Razael e di chiunque ancora non fosse uscito per dare unocchiata a ci che era stato trovato.Non perse neanche il tempo a sbadigliare o a raccogliere il suo bordone appoggiato allangolo della stanza. Corse spedito verso la porta, incespicando, sal le scale e si piomb ai bordi della nave.

  • L Razael assistette al ripescamento di un uomo che non aveva mai visto prima. Nellacqua dalla quale veniva preso si trovavano i resti di una zattera. Era un elfo segnato dal tempo, magro e fiaccato, e da una mancata cura del proprio aspetto aveva una ridicola barba incolta e grigia; ridicola perch, come spero si sia capito ma temo non sia successo, gli elfi di Lacedimora e di quelle terre ponevano una particolare preoccupazione allaspetto estetico: si depilavano e si radevano costantemente, in modo da lasciare il proprio corpo liscio e impube, con la sola differenza della testa. I capelli erano tenuti o lunghi o non erano tenuti affatto: lunghi per chi poteva dedicare quotidianamente una cura adeguata alla propria chioma che doveva risultare impeccabile, testa pelata per chi possedeva un cranio perfettamente liscio, privo di una qualsivoglia imperfezione e che era doveroso mostrare ed esserne orgogliosi.Non era un uomo dellequipaggio, questo era pacifico, e ora lo stregone si chiese perch si fosse piombato l. Non era nel suo diretto interesse sapere che cera un naufrago che veniva ripescato.Bagnato e infreddolito, alluomo fu portata una coperta e una tazza con una bevanda calda.Egli accett entrambe senza troppi complimenti, mentre maggior parte della ciurma lo circondava e lo guardava, piena di quesiti da proporgli.Al contrario, fu luomo il primo a fare le domande.Chi siete, e dove state andando? parl nella lingua corrente vicia e bevve un lungo sorso.Siamo lacedimoresi, e siamo in un viaggio di esplorazione. rispose il capitano.La pelle delluomo, gi pallida dalla fatica e dal prolungato contatto con lacqua marina, sbianc ulteriormente.Viaggio? No, no! - grid, alzandosi tremante - Non dovete andare oltre! Tornate indietro! Tornate indietro! La paura che al primo grido si era presa possesso di lui si era ora tramutata in rabbia. Il suo ultimo avvertimento sembrava pi un ordine che unesclamazione.Calmati, marinaio. - replic un membro della ciurma - Che cosa c di tanto brutto avanti? e rise.No! No! - grid il naufrago, stizzito dalla risata, e gesticolava - Voi non capite! Non sapete cosa c avanti!Ebbene, cosa c avanti? Siamo venuti qui per scoprirlo. ribatt il capitano, a braccia incrociate, che cercava di mantenere un atteggiamento imperturbabile anche se il comportamento del naufrago lo preoccupava.No! Ilil diavolo! Il diavolo! Mostri terribili! url, facendo rovesciare sonoramente la tazza e il suo liquido, portando le mani alla testa.Il diavolo! Oooh e queste furono le sue ultime parole. Cadde per terra, svenuto.

    Il viaggio era gi durato diversi mesi del calendario elfo, i primi dei quali veramente poveri di novit e solo le ultime scoperte erano state alquanto sconcertanti e deprimenti, al contrario di ci che tutti a bordo si aspettavano, ad esempio ricchezze immense al di l del mare.Notizie di navi che si erano gi addentrate nelle acque occidentali senza farvi ritorno, un naufrago di chiss quali origini e provenienza che sembra essere stato in tali acque e aver visto chiss quali orrori.Luomo, dopo che cadde privo di sensi, fu portato nelle camere a riposare e curare. Unalta febbre cominci a infiammargli la fronte. Chiss da quanto tempo era stato trascinato nelle fredde acque, chiss che cosa gli era stato fatto nel posto in cui era approdato.Domande che dovettero rimanere senza risposta, in quanto il naufrago rimase a letto malato e non parl mai, se non versi incomprensibili nel sonno.Certo era che, comunque, la scena delluomo ripescato e le sue parole avevano colpito i marinai, molti dei quali cominciarono a credere seriamente che era ora di tornare a casa prima di non essernepi capaci. In fondo qualcosa avevano scoperto, ed era meglio fare subito marcia indietro prima di essere dati per morti e perduti dai loro concittadini e far s che, in un futuro, nessuno compiesse ancora il loro viaggio per brama di scoperte e subisse la sorte dei suoi predecessori.Tutte balle! gridava la vedetta, bevendo un boccale di birra sul ponte, di notte, insieme ad altri marinai, tra cui Razael, che si era preso una pausa dal suo scribacchiare.

  • Quelluomo, lavete visto, malato. - disse sorseggiando - Potrebbe essere impazzito e delirato. Non c da credere a una sola parole di quello che dice. Scommetto che non sa nemmeno come si chiama.E poi lavete sentito il capitano, no? - interloqu un altro marinaio - Noi non siamo gli stessi marinai dei vecchi viaggi. Qualunque cosa ci sia avanti, perch non dovremmo essere in grado di affrontarla? Chiss quanto tempo passato dallultima volta che quegli indigeni hanno visto una nostra nave, o una nave vicia o che altro, passare di qua. Sempre che non abbiano mentito.Ad ogni modo - continu la vedetta, addentando un pezzo di pane e pesce - c con noi Razael Akkars, il pi grande stregone di questo tempo! Non dobbiamo aver da temere con lui, giusto? e gli diede una pacca sulla spalla, e gli porse del pesce.Razael accett e sorrise, masticando il cibo e pensando che era sbagliato da parte loro porre cos tanta fiducia in lui, ma che forse era meglio cos: finch cera lui, almeno, i marinai si sarebbero sentiti al sicuro e non sarebbero fuggiti.Ma chi quelluomo comunque? - domand, meno ottimista della vedetta e del suo compagno, un altro marinaio - Come giunto qui? Da dove viene? Parlava la nostra lingua, e lavete vista tutti la zattera. Stava scappando da qualcosa.Forse voleva solo ritornare a casa. ribatt la vedetta, tralasciando completamente i quesiti irrisolvibili e molto importanti riguardo lidentit e la missione di quelluomo.Quando parlava normalmente, la voce della vedetta era amabile per Razael e i suoi discorsi sembravano risollevare il morale e lottimismo di tutto lequipaggio, quando non si trattava di strillariguardanti terre o uomini in mare.

    La mattina dopo Razael era bello addormentato nel suo letto, tranquillo e senza preoccupazioni. Gida qualche giorno aveva terminato le sue cartine, e per un po non se ne era dovuto preoccupare, vista la carenza di isole da esplorare e disegnare.Il risveglio fu meno brusco quel giorno quando la vedetta, gi sveglia e al pieno della sua potenza sonora comera possibile? La sera prima si era ritirata nella sua camera alla stessa ora di Razael e aveva mangiato molto pi pesce di quanto ne mangi lo stregone, cosa che non doveva giovare al sonno - grid nella voce che nulla ricordava lamabilit e lorecchiabilit della sera passata, ma che manteneva comunque un potere di sollevamento: lavvistamento di una terra era sempre una buona notizia.Razael si alz comunque alle grida con una certa pacatezza, e nonostante gli squilli della vedetta che not divenire pi deboli, cosa mai successa prima, semmai accadeva il contrario e a un certo punto si interruppero pure - che erano sempre un dolore per i timpani, gli riusc di alzarsi tranquillo,di darsi una modesta lavata al viso e di togliersi il pigiama senza fretta e di mettersi la sua tuta e la sua tunica, ormai abbastanza sporche, ma su una nave in viaggio non potevano cambiarsi sempre i vestiti. Fu anche in grado di prendere il suo bordone e il suo cannocchiale personale, ma non gli riusc di mangiare. Non cera un biscotto o del pane o una bottiglia di liquore nella camera, il che gli parve molto strano: se ne portava sempre un po in cambusa per tenersi sveglio e da adibirli come modesta prima colazione, e si ricordava che il giorno prima, dopo pranzo, non aveva cambiatole sue abitudini. Scroll le spalle, dopotutto non era un problema enorme, e si avvi fuori sul ponte a dare unocchiata a ci che avevano avvistato.I marinai che guardavano mormoravano silenziosi e quasi intimoriti, e cercavano di distogliere lo sguardo. La vedetta non urlava pi, e il capitano aveva unespressione torva sul volto.Qual era il motivo di ci? Non se lo seppe spiegare, e non colleg il loro cambiamento dumore conla vista della terra scoperta, siccome la vista di unisola non era solita provocare reazioni simili.Razael estrasse il cannocchiale dalla cintura, ma scopr che non ce nera bisogno, almeno non subito.La visione di quella terra sorprese lo stregone. Di pi. Lo atterr, era una visione di spaventose proporzioni, capace di instillare follia e disperazione nei pi deboli di cuore; cosa che sperava i marinai della Mudras non fossero, ma dopotutto quel viaggio stesso non era per coloro di animo

  • gracile. La paura per quel nero obliante che si stagliava come una fiamma di tenebra sullorizzonte non fu troppo grande perch il vivo interesse di Razael per tutto ci che era misterioso e inspiegabile a una prima analisi dei fallibili occhi di elfo.A sinistra della nave, in lontananza ma abbastanza nitida, si trovava unisola, o almeno cos sembrava. Una nube nera emergeva dalle acque, immobile e cupa come nebbia. Unoscurit fitta e densa che pareva urlare la sua fame attraverso nere fauci, modellate sulla sua irreale superficie dai raggi del sole, e inghiottire perennemente ogni cosa che lambisse la sua essenza.Non si era mai visto nulla di simile, o almeno di tali dimensioni. Razael deglut lo spaventi ed esamin il panorama col suo classico fare scientifico: un paesaggio del genere doveva essere frutto di qualche arcana magia o di una reazione chimica sconosciuta, cosa che attizz ancora di pi lo stregone. Sicuramente non era naturale, cera qualcuno di intelligente che lo aveva plasmato. Oltretutto sembrava molto grande, pi grande di tutto ci che era stato trovato finora.Razael cap il timore e il silenzio dei marinai, ma non cap perch stavano procedendo diritti invece che virare verso quella landa scura. Era evidente, cerano intelligenze dallaltra parte, e non era forse loro preciso obiettivo trovare nuove genti in quel mare inesplorato? Non potevano scoraggiarsi solo per quella scoraggiante dimostrazione di magia, che lui avrebbe saputo svelare in poco tempo, se lavesse avuta fra le mani. Sapevano difendersi, avevano le armi e lesperienza, non cera di cui temere.Si avvi verso il capitano, ancora torvo, rivolto dalla parte opposta della strana nebbia lontana.Capitano, che cosa sta succedendo? domand.Si procede con il tragitto scelto, come sempre. rispose prontamente, voltandosi verso di lui con uno sguardo severo che poche volte Razael gli aveva visto addosso.Non capisco. disse confuso Razael, e rabbiosamente stordito da quella decisione inconsulta. Abbass il capo, e poi gli venne in mente una buona frase da dire per farsi svelare la verit dal suo amico: Ti sei forse fatto abbindolare dalle pazzie di quel naufrago? Mi chiedo come sia diventato capitanoVacci piano, per favore! - ribatt il capitano, con tono di supplica - Non certo per paura mia che non vado versol. Devi capire che come capitano devo contare di tutti i miei marinai. Molti sono spaventati. spieg. Diede le spalle a Razael e le mani dietro la schiena. Sospir. La vista di quella nebbia nera ha provocato timore nei miei uomini, in molti di loro. E non lo nascondo, un po anche in me.A me non ha fatto niente. lo interruppe Razael, mentendo.Tu sei uno stregone e hai una mente pi forte. Noi no. C qualcosa in quelle tenebre che ci fa paura. Non timore, paura. Molti dei miei uomini, molti rematori, si sono rifiutati di proseguire in quella direzione. E non posso rischiare un ammutinamento, non adesso. Io mi sarei diretto l senza problemi, non ho paura delle magie con te a bordo. Ma non tutti sono stati daccordo.Prese il cannocchiale di Razael, che sapeva essere potenziato da incantesimi. Punt qualcosa in lontananza. Guarda laggi. Con questo dovresti vedere molto meglio. Ci stiamo dirigendo l, unisola proprio nel mezzo della nostra traiettoria, o quasi. La esploreremo, e poi torneremo a casa. E meglio cos.La parola casa non suon del tutto amabile a Razael, che con un ringhio si riprese il suo cannocchiale e guard l dove indicava il capitano.Mise a fuoco e vide, offuscata dalla prospettiva aerea, unisola apparentemente di grandi dimensioni, anche se era abbastanza lontana e poteva essere diversa da come appariva.Vedeva comunque chiaramente la sagoma di una montagna, o forse due.Va bene - ment lo stregone - Tieniti il cannocchiale, sar pi utile a te che a me.Si diresse spedito nelle sue stanze. Tir fuori le sue carte e i suoi strumenti. E adesso? Non sapeva come fosse fatta quella terra se ci fosse davvero una terra - nascosta dalla magica nebbia, ne a che lontananza fosse effettivamente.Tracci quindi una sagoma ellittica tratteggiata allestremit della mappa su cui lavorava adesso. Alsuo interno scrisse Oscuro Orizzonte.

  • Un nome azzeccato pens - Lo descrive bene e, perch no? fa paura. Nulla di meglio. Ma un giorno ci andr, dovessi abbandonare Magor e Nadia.Si pent di ci che aveva appena detto e si picchi la testa. Abbandonare il suo apprendista e sua sorella, le persone a cui teneva pi in assoluto. Non le avrebbe abbandonate per bighellonare su una terra che nemmeno esisteva, forse.Si sdrai sul suo letto, ed estrasse la fotografia che gli consegn Nadia. Aveva ancora i capelli lunghi in quella fotografia. Si chiese poi cosa avrebbero pensato i suoi genitori di quel viaggio.

    Non fu nemmeno sera che lisola era ora ben visibile e nitida. Tutti coloro che non erano impegnati nei lavori di manutenzione erano sul ponte o affacciati alle finestre a guardare la terra che si stagliava di fronte a loro, sempre pi vicina e grande.Molto pi grande di ogni isola vista nel viaggio finora, forse della stessa ampiezza di Inverrith.Mesi ci erano voluti per giungere fin l, e altrettanti mesi ce ne sarebbero voluti per tornare indietro.Una fortuita circostanza: proprio quando si scelto di terminare il viaggio e procedere verso casa, ecco apparire una landa ben pi vasta di quanto si potesse sperare, una landa che poteva contenere chiss quali ricchezze, quali misteri e popoli, che forse avrebbe avuto il potere di incitare il capitanoe i marinai a proseguire nel viaggio in direzione sud - ovest.Queste erano le speranze di Razael, appoggiato allestremit della prua della nave, insieme agli altri. Teneva la testa lucida appoggiata sulla mano, e guardava pensieroso innanzi a se.Le sue speranze non finivano qui: pregava con tutto il cuore che su quellisola avrebbe finalmente trovato almeno un membro di una delle due misteriose razze, e la speranza era accresciuta dalla grandezza dellisola, ma si sentiva comunque depresso dallimminente partenza. Si auspicava di poter sostare sulla vasta terra almeno per un mese, anche se dubitava enormemente che sarebbe successo.Gi da prima era possibile dedurlo, ma ora era chiaro e dimostrabile alla vista e che la nuova terra non era una sola isola, bens due isole molto vicine separate da uno stretto marino. Anche nella loro identit come isole separate invece che unica isola, erano vaste e spaziose. Su una, la pi vicina sulla sinistra della Mudras, stava un basso monte apparentemente privo di vegetazione e quello che sembrava una distesa desertica sormontata qua e l da pinnacoli rocciosi e radure, sull'altra, ancora non ben visibile e descrivibile, pareva esserci una montagna pi alta dalla cima innevata e dietro una distesa verdeggiante.Si erano ora avvicinati ulteriormente e a pochissimo dalla spiaggia, e lisola verde era ora impossibile da scorgere se non per una punta bianca che spuntava oltre il gigante bruno dellisola sabbiosa su cui stavano per approdare. Sulla battigia ormai vicinissima si potevano scorgere numerose rocce, ma nessun movimento di creature vive.Ciononostante, la fibrillazione per quella landa lussureggiante e variegata, dopo quasi met anno di scrupolose, noiose circumnavigazioni di arcipelaghi molto spesso disabitati e grandi quanto la nave,era palpabile con mano, la sua fragranza era nellaria. Tutti la intendevano, a bordo, non solo Razael.Il capitano, nella sua bella giacca blu linda e splendente al sole che era diventato improvvisamentepi caldo - si avvicin allo stregone.Pensi sia abitata? gli chiese, posandogli una mano sulla spalla.Lo spero con tutto il cuore, caro amico. rispose Razael, cercando di far trapelare il pi possibile ladelusione per il fiasco precedente e meno lentusiasmo per la nuova terra, per ripicca.Manca solo qualche migliaio di passi alla riva, e qui siamo ansiosiai remi! comand il capitano,e le sue parole furono presto obbedite.Fu aumentata la velocit, aggiungendo al vento nelle vele la forza dei rematori, per raggiungere l'isola, cio, le isole pi velocemente. Le parole del capitano erano veritiere: in tutti i marinai e i mozzi si leggeva ansia e fretta di arrivare a riva ed esplorare quellultima meta della loro rotta. Nessuno si ricordava pi dellepisodio e delle

  • maledizioni del naufrago, sebbene fossero solo di pochi giorni fa, ed egli stesse ancora cocente e moribondo nelle sue stanze.Fra poco getteremo lancora, e proseguiremo con le scialuppe. mormor il capitano a Razael.Quando giunse infine il momento per mettere in atto ci che aveva appena detto, la nave si blocc di colpo, facendo inciampare e cadere diversi uomini in piedi.Il capitano, uno di quelli che cadde, era alquanto stizzito da quanto successo e si alz innervosito.Chi che ha gettato lancora?! domand, sicuro che limprovviso arresto fosse causato da ci.Nessuno, capitano! risposero diverse voci.Lequipaggio libero, Razael compreso, si gett ai lati della nave ad osservare quale poteva quindi essere la possibile causa. La nave era incagliata in quel posto e l'acqua intorno alla nave era mossa e spumeggiante..Dev'essere una secca. - continuarono i mozzi - Non c' nulla di cui preoccuparsi. Adesso andiamo gi e risolviamo il problema.Un gorgoglio profondo e lontano, ma sempre pi vicino e potente.Oscure tenebre come artigli avvilupparono in una morsa fatale, impercettibili e rapidissime, i lati della nave.Travi che si spezzano, metallo che stride e si piega, urla di terrore e sgomento e dolore, la tela delle vele che si lacera. Pezzi di legno che saltano e volano, gli alberi che crollano, spezzando il ponte gi squarciato e schiacciando i malcapitati spaventati.In pochi secondi la bellissima e dorata Mudras era ridotta in macerie, dilaniata a met da una poderosa forza sottomarina invisibile e inarrestabile. Le vele sbrindellate coprivano come lenzuola lembi dacqua; accessori vari, provviste, cibo, carte, armi galleggiavano e affondavano senzordine tuttattorno ai due grossi pezzi pi o meno integri della nave, ormai irreparabili.Suo malgrado, Razael e gli altri mozzi si ritrovarono a lottare per la propria sopravvivenza in un ambiente sconosciuto contro una forza nemica invisibile, scivolando gi in acqua dal pavimento inclinato di ci che rimaneva della prua, che sprofondava inesorabilmente nelloceano.La poppa con il castello della nave era gi sprofondata, intrappolando senza via di scampo chiunquefosse allinterno al momento dellattacco. Non che chi fosse allesterno non andasse comunque incontro alla