Lingua italiana (CT) 2002-2003 Principi di testualità (1) Il testo e le sue caratteristiche.

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Lingua italiana (CT)2002-2003

Principi di testualità (1)Il testo e le sue caratteristiche

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Argomenti della lezione

Questa lezione avvia il ciclo di quelle dedicate allo studio del testo e delle sue caratteristiche.

Sono oggetti di analisi, in questa lezione: il concetto di testo, secondo impostazioni

teoriche diverse; le caratteristiche fondamentali dei testi, nei

modelli presi in considerazione.

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Il senso della questione

Il comunicatore professionale è un tecnico della testualità, sia e soprattutto nella sua forma verbale scritta, che in altre.

Perché egli possa realizzare testi funzionali, deve sapere con esattezza che cosa sia un testo e quali siano le caratteristiche che ne rendono più facile l’identificazione e la fruizione.

In questa lezione ci occupiamo di questi problemi.

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Definizione di testo

In queste lezioni, noi considereremo il testo come l’unità fondamentale dell’attività comunicativa umana.

Quella di definire il testo come unità comunicativa è una precisa scelta.

Non tutti i testi, infatti, debbono avere un immediata applicabilità comunicativa; alcuni sono realizzati per fini diversi da quello comunicativo: per esempio per stivare dati, per mettere alla prova le risorse del codice, per facilitare la riflessione, per puro e semplice divertimento.

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Definizione di testo

Oltre che come unità comunicativa, considereremo il testo come unità linguistico-verbale.

Anche questa è una scelta precisa e restrittiva: in alcuni ambiti disciplinari infatti il termine è utilizzato in accezioni più estensive, ad indicare un grande numero di fenomeni comunicativi fondati sull’impiego di segni.

In questi ambiti il termine viene riferito anche a sequenze cinematografiche, immagini, realizzazioni architettoniche, statuaria e via dicendo; in biosemiotica si parla di testi in relazione a catene di informazioni codificate chimicamente, come il Dna, in riferimento al quale, in effetti, si utilizzano metafore come quella della trascrizione e della compilazione.

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L’uso del testo

Nelle interazioni che hanno finalità comunicativa, il testo è la manifestazione fisica (nel nostro caso: linguistica, scritta o orale) di un messaggio inviato da un emittente ad uno o più destinatari perché questi lo assoggettino ad interpretazione e giungano alla sua comprensione (si ricordi quanto detto nella lezione sulla comunicazione).

Si noti: il testo non è il messaggio; è la sua trascrizione.

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Testo, interpretazione, comprensione Interpretazione e comprensione saranno parole

chiave di questa lezione. In essa, infatti, cercheremo di mostrare come il

testo sia il frutto della fatica interpretativa del destinatario dei messaggi.

In essa mostreremo anche come un insieme di enunciati sia riconosciuto come testo solo a seguito di un’interpretazione riuscita, ossia solo in seguito a comprensione.

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Il riconoscimento del testo

In quanto unità comunicativa, il testo: deve essere riconosciuto come caratterizzato da

individualità fisica; è sempre prodotto e fruito in un contesto interazionale

ben definito, e da esso assume senso. Per poter essere impiegato, esso:

deve essere riconosciuto come unitario nelle sue manifestazioni di superficie (della forma linguistica);

deve essere riconosciuto come compatto a livello di quelle profonde (dei contenuti veicolati).

In altri termini un testo, per poter essere considerato tale deve essere riconosciuto come autonomo ed unitario.

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Caratteri costitutivi?

Sostenere che un testo “debba essere riconosciuto” come tale indica che esso non si qualifica tale per qualche ragione metafisica o solo perché il suo autore lo vuole, ma in seguito al processo di interpretazione del suo destinatario, che ne riconosce l’unità complessiva.

Tale riconoscimento è reso possibile dall’elaborazione di dati linguistici alla luce di conoscenze linguistico/dizionariali ed enciclopediche ed è dunque reso più o meno difficoltoso da variabili contestuali in parte imprevedibili, che costituiscono la vera sfida per il comunicatore professionale.

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Caratteri costitutivi?

Ciò significa che, almeno secondo alcuni modelli teorici (quelli cognitivo-inferenziali), un testo non è testo in quanto tale, ma solo in seguito al riconoscimento del suo interprete.

Secondo altri modelli (quelli componenziali), tuttavia, lettori ed ascoltatori, posti di fronte ad una catena di enunciati, verificherebbero, per stabilire se si tratti di un testo, la presenza di alcuni requisiti fondamentali, cui è stato dato il nome di caratteri costitutivi.

In questi modelli la caratteristica di testualità sarebbe presente o non presente a seconda della presenza o assenza di un certo numero di tratti, che sarebbero, dunque, tratti necessari e sufficienti.

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Caratteri costitutivi?

In buona sostanza, gli approcci componenziali e quelli cognitivi si contrappongono così nel caso del testo come in quello, più generale, del significato (si ritorni alle lezioni sulla semantica).

Nel primo caso si ritiene possibile definire un oggetto/evento sulla base di elementi atomici che si ritengono ben definibili.

Nel secondo si crede che non sia possibile affrontare il problema in termini così risolutamente strutturali, ma che sia necessario un modello più elastico.

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I caratteri del testo

Ma torniamo ai caratteri di autonomia ed unitarietà.

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Autonomia del testo

Un testo si può considerare autonomo se presenta i segni di una relativa indipendenza da altri testi con i quali cooccorra, dai quali sia “circondato”.

Sono vari gli elementi, linguistici e non, che permettono di delimitare gli estremi del testo. In un testo orale, i limiti sono in genere costituiti da frasi di ingresso

(Senti, il problema è questo...) e di uscita (Bene, allora restiamo d’accordo così.), da elementi ritmici, come il silenzio, da codici o paracodici non linguistici, come quello cinesico.

In un testo scritto si danno in genere ben precisi confini fisici (in un volume, il titolo di inizio, l’ultima parola dell’ultimo capitolo).

in un testo scritto trasmesso (in un testo Web, ad esempio) sono invece soprattutto indizi di tipo paratestuale a guidare il lettore nel giudizio (cambiano sito – uscendo da un testo in formato ipertestuale – mutano ad esempio l’impostazione della pagina, i colori, la grafica, oltre che, spesso, la lingua, lo stile, gli argomenti…).

Il comunicatore professionale si deve impegnare attentamente per rendere evidente l’autonomia del testo.

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Unitarietà del testo

Possiamo definire, nella maniera più irenica possibile, unitario un testo che presenti al suo destinatario: una superficie linguistica in cui tutti gli elementi siano

collegati tra di loro un contenuto tematicamente continuo, nel quale

l’argomento che costituisce il centro del suo discorso appaia trattato in maniera sufficientemente esaustiva sia in relazione ai fini dell’emittente che alle aspettative presumibili del destinatario.

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Unitarietà nei modelli componenziali Questa definizione si declina, nei modelli

componenziali, in una serie di tratti la cui presenza o assenza risulta determinante; di tratti, cioè, necessari e sufficienti.

Sono stati stilati elenchi più o meno estesi di tali tratti: uno molto noto è quello presentato in De Beaugrande e Dressler 1994.

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Caratteri costitutivi del testonei modelli componenziali In esso si individuano sette tratti costitutivi:

La coerenza la coesione l’intenzionalità l’accettabilità l’informatività la situazionalità l’intertestualità

Ad essi si aggiungono tre tratti che hanno natura differente (e che sono infatti chiamati principi regolativi): l’efficienza l’efficacia (o effettività) l’appropriatezza.

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Problemi dei modelli componenziali

1. Tutti i tratti sono necessari?2. La loro presenza è sufficiente alla

determinazione di un testo?3. Tutti i tratti sono sullo stesso livello?4. Tutti hanno le medesime caratteristiche? Per

esempio: coerenza e coesione sono uguali agli altri?

5. Perché – sulla base di quale logica – i principi regolativi costituiscono una classe a parte?

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Problemi dei modelli componenziali: esempi Testo “marginale” Marina passa le mattine

in acqua. Giovanni sta per ore sulle

panche e sulle macchine. Aldo due giorni la

settimana tra cavalli e tappetini.

I miei figli sono veri sportivi

Testo? Sotto la panca la capra

canta, sopra la panca la capra crepa.

Essa è un animale docile e molto parco, mentre le pecore lo sono meno.

Le panche di viale Mazzini, d’altra parte, sono del tutto scrostate.

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Caratteri del testo nei modelli non componenziali Nei modelli non componenziali i tratti che

permettono il riconoscimento del carattere di testualità ad un insieme di enunciati non sono considerati necessari e sufficienti.

In essi il testo diviene tale non tanto perché possiede il carattere x o y, ma in quanto il suo interprete è in grado di riconoscerlo, immediatamente o a seguito di inferenza, come unità comunicativa dotata di continuità, di unitarietà.

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Caratteri del testo nei modelli non componenziali In sostanza, nei modelli non componenziali si

postula che esistono testi prototipali un grande numero di caratteri della testualità e testi non prototipali che ne possiedono meno.

Anche i testi meno esemplari – in quanto riconosciuti come validi dai loro interpreti – si devono considerare testi a tutti gli effetti.

Si veda lo schema che segue.

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coesione

intenzionalità

accettabilità

informativitàsituazionalità

Inter-testualità

coerenza

1) Testo prototipale

3) Testo?

2) Testo marginale

Caratteri del testo nei modelli non componenziali

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Caratteri del testo nei modellinon componenziali Nei modelli non componenziali, in sostanza, un

testo viene considerare unitario (e riconosciuto come, così, come testo):

1. se presenta una superficie linguistica in cui tutti gli elementi siano collegabili tra di loro.

2. Se presenta un contenuto riconducibile a continuità tematica; quando, cioè, l’argomento che costituisce il centro del suo discorso appaia trattato in maniera sufficientemente esaustiva sia in relazione ai fini dell’emittente che alle aspettative presumibili del destinatario.

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Unità superficiale

L’unità superficiale di un testo è determinata, ad esempio:da reggenze e concordanze;da unità di referenza anaforica e cataforica;dalla presenza di congiunzioni e legamenti

(connettivi);dalla ricorrenza di schemi lessicali (sinonimi,

iponimi, iperonimi, meronimi, olonimi).

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Testo 3: sostituenti ed unità

Mario ha acquistato i manuali per il prossimo esame: si tratta di libri di diritto privato che lui deve leggere accuratamente e poi, dopo averli sottolineati, riassumere. I riassunti, in seguito, dovranno rileggerli anche i suoi amici, soprattutto Luigi, il suo compagno di studi, che non ha molto tempo a disposizione per studiare, perché lavora.

Carlo andava sempre in giro con il suo cane. Un giorno, quando lo incontrai al parco con il mio, i due animali si slegarono e cominciarono a ringhiare. Il suo cane tentò di azzannare il mio, il mio morsicò il suo e ne nacque una zuffa furibonda.

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Testo 4: connettivi ed unità

La vita del data-entry deve essere una delle più tristi e solitarie del mondo. Intanto, ciascun impiegato è seduto alla sua scrivania, davanti al suo computer, circondato dai tre pannelli del suo gabbiotto e schiacciato dai fogli che deve copiare. Poi, i colleghi addetti allo smistamento delle pratiche passano in continuazione accanto a ciascuno dei gabbiotti, ma nessuno si ferma abbastanza per un saluto o per quattro chiacchiere; alcuni, anzi, non rivolgono loro neppure una parola e si limitano a sovrapporre pacchi di carta a quelli già in giacenza sul tavolo. Molti impiegati data-entry, inoltre, lavorano di notte, e ciò rende più difficile la sincronizzazione con i ritmi del resto del mondo. Spesso, oltretutto, hanno anche che fare con colleghi distributori che li considerano un’appendice del Pc e li trattano con disprezzo, dando la colpa a loro per il loro sovraccarico di lavoro. Insomma: questi lavoratori non hanno rapporti con i loro più stretti colleghi: a parte la pausa caffè una o due volte al giorno hanno ben poche possibilità di parlare e di dirsi qualche barzelletta per rendere il loro lavoro meno alienante.

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Anche la localizzazione del linguaggio umano nel cervello è speciale. I richiami vocali dei

primati non sono controllati dalla corteccia cerebrale, ma da strutture nervose filogeneticamente

più antiche situate alla base del cervello e nel sistema limbico, strutture che sono coinvolte stret-

tamente nelle emozioni. Le vocalizzazioni umane diverse dal linguaggio, come singhiozzare,

ridere, gemere e urlare di dolore, sono anch’esse controllate dai centri sottocorticali. Questi so-

vrintendono pure all’imprecazione che segue la martellata su un dito, che emerge come tic invo-

lontario nella sindrome di Tourette o che può sopravvivere come unica verbalizzazione negli

afasici di Broca. Il linguaggio genuino, come abbiamo visto nel capitolo precedente, è collocato

nella corteccia cerebrale, principalmente nella regione sinistra del perisilvio.

tematica (? topic/comment), logi-ca (non-contraddittorie-tà), funzionale e strutturale-formale

Testo 1: lessico ed unità

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tematica (? topic/comment), logi-ca (non-contraddittorie-tà), funzionale e strutturale-formale

Anche la localizzazione del linguaggio umano nel cervello è speciale. I richiami vocali dei

primati non sono controllati dalla corteccia cerebrale, ma da strutture nervose filogeneticamente

più antiche situate alla base del cervello e nel sistema limbico, strutture che sono coinvolte stret-

tamente nelle emozioni. Le vocalizzazioni umane diverse dal linguaggio, come singhiozzare,

ridere, gemere e urlare di dolore, sono anch’esse controllate dai centri sottocorticali. Questi so-

vrintendono pure all’imprecazione che segue la martellata su un dito, che emerge come tic invo-

lontario nella sindrome di Tourette o che può sopravvivere come unica verbalizzazione negli

afasici di Broca. Il linguaggio genuino, come abbiamo visto nel capitolo precedente, è collocato

nella corteccia cerebrale, principalmente nella regione sinistra del perisilvio.

Testo 2: lessico ed unità

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Una revisione degli esempi di testi problematici Testo “marginale” Marina passa le mattine

in acqua. Giovanni sta per ore sulle

panche e sulle macchine. Aldo due giorni la

settimana tra cavalli e tappetini.

I miei figli sono veri sportivi

Testo? Sotto la panca la capra

canta, sopra la panca la capra crepa.

Essa è un animale docile e molto parco, mentre le pecore lo sono meno.

Le panche di viale Mazzini, d’altra parte, sono del tutto scrostate.

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Unità profonda

Possiamo definire dotato di unità profonda un testo che presenti: unità referenziale unità tematica unità logica (non-contraddittorietà) unità funzionale unità strutturale-formale.

Chi ricevesse un messaggio, secondo tale ipotesi, sfrutterebbe la loro “lettera”, le informazioni codificate linguisticamente, per ricostruire, grazie a conoscenze in suo possesso, un quadro concettuale soddisfacentemente unitario.

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Continuità referenziale e tematica

La continuità referenziale è la caratteristica di un testo nel quale siano istituiti, tramite appositi strumenti linguistici, legami riconoscibili con elementi che fanno parte del testo stesso o che sono al di fuori di esso.

La continuità tematica è la caratteristica di un testo nel quale l’interprete sia in grado di cogliere – tramite l’analisi degli elementi lessicali semanticamente “pieni” – il riferimento ad un certo numero di concetti oggetto del discorso, collegati accettabilmente tra di loro.

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Continuità logica e funzionale

La continuità logica (o anchenon-contradittorietà) è la caratteristica posseduta da un testo che appaia al suo interprete come inquadrabile in una serie di schemi conoscitivi più o meno generali (e determinati da esperienze personali e da condizionamenti sociali) che egli impieghi per comprendere e valutare la realtà.

La continuità funzionale è la caratteristica posseduta da un testo che si riveli riconoscibilmente collegato a fini coerenti ( è dunque una funzione linguistica di ordine pragmatico). L’interpretazione e la comprensione un testo dipendono infatti anche dal riconoscimento e dall’accettazione dei suoi valori illocutorio e perlocutorio; una sequenza di enunciati, dunque, per essere riconosciuta come un testo, deve presentarsi come unitaria rispetto ai fini impliciti ed espliciti.

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Continuità strutturale-formale

La continuità strutturale-formale è la caratteristica posseduta da un testo che:

1. presenti un’organizzazione ed una distribuzione delle sequenze testuali evidente, razionale e funzionale alla comunicazione dei suoi contenuti: possiamo chiamare questa forma della continuità strutturale-formale strutturalità *;

2. presenti una forma collegabile a schemi stilistici e formali riconoscibili e coerenti, culturalmente accreditati: possiamo chiamare questa forma della continuità strutturale-formale paradigmaticità **;

3. presenti confini identificabili, ossia un inizio ed una fine che permettano di separarli da tutti i messaggi che li precedono, li seguono, li circondano: possiamo chiamare questa forma della continuità strutturale-formale, cui abbiamo già fatto riferimento, individuabilità.

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Interpretazione e comprensione del testo nei modelli cognitivi Nei modelli cognitivo-inferenziali, dunque,

il riconoscimento del carattere di testualità ad una stringa di enunciati è effetto del lavorìo interpretativo del suo destinatario.

Questi agisce, nella sua ricognizione, sulla base di attese, conoscenze ed indizi di ordine linguistico.

Si vedano le diapositive che seguono.

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Interpretazione e comprensione del testo nei modelli cognitivi Nel caso il testo presenti difficoltà,

l’interprete – di norma collaborativo – farà alcuni sforzi per cercare di attribuire ad esso un senso complessivo.

Procederà, per questo, per tentativi ed errori; in qualche caso anche interattivamente con l’emittente.

Si veda la diapositiva seguente.

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Interpretazione e comprensione del testo: un caso clinico M. Scusi, ma lei mangia graffe? P. Ma sì, ogni tanto, se capita... M. Ma come? Cosa vuol dire ogni tanto quando le

capita... Guardi che fanno male... P. Sì, lo so che fanno male... Ma infatti ne mangio una

volta ogni tanto... M. Sì, ma sarebbe meglio se non ne mangiasse del

tutto... P. Ma non è che tutti i giorni io mangio krapfen... M. Ma cosa dice...? Io ho detto graffe! Ne ha una

nell’addome...

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Il paratesto

Anche alcuni elementi esterni al testo propriamente detto possono contribuire al riconoscimento dell’autonomia e dell’unitarietà: quelli “paratestuali”.

Secondo una definizione “larga”, farebbero parte del paratesto:

1. gli elementi prefatori (in un testo scritto: frontespizi, prefazioni, note editoriali; in un testo orale: preamboli, avvertimenti, anticipazioni).

2. Quelli organizzativi (in un testo scritto: titoli, sottotitoli, indici; in un testo orale: pause, variazioni intonative, componenti cinesici).

3. Quelli di presentazione (in un testo scritto: tabelle, elenchi, note a margine; in un testo orale, elementi cinesici, elementi prossemici, elementi prosodici [► prosodia]).

4. Quelli di accompagnamento esplicativo, di arricchimento informativo e di commento (in un testo scritto: illustrazioni, grafici, note a piè di pagina, note di chiusura, appendici, allegati; in un testo orale ancora elementi cinesici, prossemici e prosodici). 

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Uso e gestione del paratesto

Tanta è la loro importanza che alcuni elementi del paratesto si sono istituzionalizzati: hanno ricevuto una sanzione culturale e sono entrati a fare parte del sistema di attese degli utenti, di cui finiscono per condizionare la percezione e la capacità di impiego dei testi; costituiscono così, di fatto, insieme ad altri, uno dei contrassegni di quelli che chiamiamo generi testuali. (1)

Nella produzione di testi scritti funzionali, hanno rilievo particolare i seguenti tratti paratestuali: la titolazione la suddivisione del testo [segmentazione e paragrafazione] l’apparato iconografico, le tabelle e gli elenchi le modalità della sua presentazione fisica [gli aspetti salienti

della grafica, ad esempio].

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Importanza del paratesto

Gli elementi paratestuali contribuiscono a rendere più agevole la fruizione e la comprensione del testo in quattro modi fondamentali: facilitandone la lettura fisica; rendendone più semplice l’estrazione delle

informazioni; mettendone in risalto la struttura e chiarendone

l’organizzazione tematica (ossia quella degli argomenti attorno ai quali esso si articola);

agevolandone la memorizzazione.

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Testi e paratesto

Influenza S.O.S.

Riconoscerla imparando a distinguere i suoi sintomi da quelli di altre malattie dell’apparato respiratorio, che vanno trattate in modo diversoPrevenirla facendo per tempo e in anticipo la vaccinazione anti-influenzale, soprattutto se si è anziani o se si appartiene a qualche altra categoria a rischio di complicazioniCurarla rispettando le tradizionali prescrizioni, come quella fondamentale del riposo a letto, ma anche affidandosi ai nuovi farmaci che ne possono ridurre la durata, se presi in tempo.Un virus sempre puntuale

 

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Il testo in quanto azione

Il testo che abbia finalità comunicative è la manifestazione di fini e si risolve in un atto. In questo senso possiamo dire, come abbiamo fatto, che esso si realizza pienamente solo nell’ambito di un’interazione (inter-azione).

Alle azioni (agli atti) – che si possono compiere nel corso di una serie di enunciazioni hanno dedicato attenzione studiosi come John L. Austin e John R. Searle, inglese il primo (1911-1960), statunitense il secondo (1932-), di cui si è detto nella lezione sui modelli della comunicazione.

Ricordiamo che, in estrema sintesi, essi sostennero che l’attività linguistica si risolve in atti diretti (che si compiono nell’atto stesso dell’enunciazione: atti illocutori) o indiretti (effetto secondario dell’enunciazione, e difficilmente prevedibili: atti perlocutori), e che il riconoscimento e l’elaborazione della loro forza illocutoria è la premessa al riconoscimento dell’unità di un testo e, quindi, alla possibilità di comprenderlo

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Efficienza ed efficacia di un testo

In quanto strumento, un testo è impiegabile con maggiore o minore abilità e fortuna. Un testo costruito abilmente si rivelerà funzionale, ossia tale da fare sì che chi lo ha prodotto raggiunga i fini che si è prefisso.

Tali fini, però, potranno essere conseguiti con maggiore o minore efficienza ed efficacia.

Si definisce efficiente un testo che sia in grado di fare raggiungere i fini per i quali è stato realizzato in maniera economica, ovvero in modo tale da richiedere al suo destinatario uno sforzo interpretativo limitato. (1)

Si considera efficace un testo che sia in grado esplicare la propria funzione con forza, energicamente, per così dire. (2)

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Il rapporto tra efficienza ed efficacia

I testi molto efficaci tendono ad essere poco efficienti e, viceversa, quelli efficienti poco efficaci.

Ciò dipende dal fatto che efficacia ed efficienza di un testo, sono funzioni della sua prevedibilità. Documenti che non richiedano l’attivazione di

complessi meccanismi inferenziali o l’accesso ad un grande quantità di informazioni enciclopediche e che, quindi, siano, per il destinatario, relativamente prevedibili sono efficienti

Quelli che hanno caratteristiche opposte sono efficaci.

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Testi, media e contatti

Che le caratteristiche del testo dipendano anche dal canale, dal mezzo/ veicolo, dal supporto e dal contatto abbiamo visto parlando di scrittura e oralità.

È precisa responsabilità dell’autore del messaggio la scelta di quelle che garantiscono i risultati migliori; la capacità di discriminare tra le possibilità offerte dai mezzi disponibili distingue anzi il comunicatore professionale dagli altri.