Virginio B. Sala - Testo e testualità la scrittura per l’editoria digitale

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Paratesti Dalla quarta di copertina ai metadati

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Paratesti

Dalla quarta di copertinaai metadati

Prometeo, che rubò il fuoco agli dèi per darlo agli uomini, è assunto da David Landes come simbolo della maggiore trasformazione che l'umanità abbia conosciuto: la rivoluzione industriale. Dall'artigianato alla manifattura, fino alla fabbrica come sistema di produzione, la storia della competizione internazionale per la ricchezza ha preso un andamento vorticoso, caratterizzato da aspetti diversi eppure omogenei, tra accelerazioni e frenate. Le innovazioni tecnologiche hanno dato origine e continuità al processo di industrializzazione e al tempo stesso a una serie di mutamenti nella struttura del potere, nei modi di governo, negli ordinamenti sociali e negli atteggiamenti culturali. In questo quadro, muovendosi con attenzione tra i vari modelli interpretativi, Landes indaga sulle cause, il corso e la localizzazione dello sviluppo. La struttura del credito e il sistema scolastico, il potenziale militare e l'incremento demografico ci vengono resi nei loro rapporti di interdipendenza e di subalternità alle leggi e ai ritmi dell'industrializzazione. Una gara a inseguimento in cui la guida spesso cambia di mano, responsabile di enormi costi sociali. Ogni innovazione è infatti affidata all'intelligenza dell'uomo, ai suoi timori e alla sua speranza.

Copertina e quarta

Sono un vestitoE un biglietto da visita

Se il libro è un supporto per copertina, come diceva Manganelli, è perché la

copertina non è una geometria amena e di capriccio: un contenitore di sola

qualità decorativa.

Nei suoi spazi, l’editore e il lettore si danno il buongiorno. E si stringono la

mano. Per i suoi luoghi strategici passa l’iniziativa progettuale. L’intimidazione pubblicitaria, quando si va al peggio.

Lo strillonaggio del titolo, quando si va al chiassoso. Lo stile di una scelta

e di una riconoscibilità, se lo sbracciamento e le cerimonie

si ricompongono in confidenza e cordialità d’incontro.

Le risorse della copertina si condensano nel risvolto. Per il quale vale la «teoria»

che Borges elaborò per il prologo: «Nella triste maggioranza dei casi», il risvolto

«confina con l’oratoria del dopotavola o con i panegirici funebri e indulge a iperboli irresponsabili che lettura

incredula ammette come convenzioni del genere».

Ma «quando gli astri sono propizi», il risvolto «non è una forma

subalterna del brindisi; è una specie collaterale della critica».

Salvatore Silvano Nigro

Rex Stout, Due rampe per l’abissoIn quel suo vasto e attento studio sulla Tecnica del romanzo novecentesco, Joseph Warren Beach dice di questo libro: «Rex Stout, pur inserendo una considerevole vicenda nelle meditazioni retrospettive del protagonista, limita tuttavia in un modo particolarmente interessante le circostanze in cui quelle meditazioni hanno luogo. Il personaggio sta salendo le scale per raggiungere un appartamento dell’ultimo piano. Gli stadi della salita sono indicati da brani in corsivo messi in testa a ciascuno dei sedici capitoli, e quello che accade all’arrivo viene sbrigato brevemente alla fine del sedicesimo.

Il corpo di ciascun capitolo consiste di quella parte della vicenda che il personaggio ripensa durante un breve tratto della salita. In tal modo tutta la vicenda passa per la sua mente nel breve tempo richiesto per salire quelle scale. È un’impresa tecnica molto interessante…». Rex Stout è lo scrittore dei gialli con Nero Wolfe protagonista. Questo suo romanzo, del 1929, precede la sua attività di giallista e forse ne è (la parola cade in taglio) il movente): per l’insuccesso che allora ebbe. Ingiusto insuccesso, come ogni lettore sarà in grado di giudicare.

(1980)

Fjòdor Dostojevskij, Il villaggio di Stepàncikovo

A parodia del famoso incipit di un capitolo di promessi sposi – «Carneade! Chi era costui?» – nel recente racconto di uno scrittore italiano corre ad un certo punto la domanda «Fomà Fomíč! Chi era costui?»; e vi si svolge una grottesca ricerca dell’identità del personaggio. Che è poi il protagonista di questo «romanzo umoristico» di Dostojevskij, ma assunto dallo scrittore italiano a prefigurazione, premonizione e simbolo dello stalinismo.

Il libro è del 1859. Probabilmente, Dostojevskij lo scrisse a caricaturare uno di quei letterati inconclusi e inconcludenti, prepotenti ipocriti e parassiti della società aristocratico-borghese della provincia russa, che non mancavano nel suo tempo come non mancano nel nostro. Ma crediamo valga la pena di provare a leggerlo nella chiave del senno del poi, a fronte degli avvenimenti tragicamente grotteschi o grottescamente tragici che l’intolleranza ha generato dal suo secolo al nostro.(1981)

Massimo Bontempelli,La scacchiera davanti allo specchio

Sarebbe da inventariare il posto e il ruolo che gli specchi hanno nella letteratura, e specialmente dall’Uno nessuno centomila di Pirandello in poi. Ma anche annovera, la letteratura, scacchiere e partite a scacchi allusive, simboliche, reali e surreali da tenere in conto: memorabile, e quasi sconfinante nella recente cronaca di una partita campionale, quella del Nostro agente all’Avana di Graham Greene.

In questo racconto di Bontempelli, scritto per i ragazzi ma godibile ad ogni età, abbiamo specchio e scacchiera: e con effetti visuali e fantastici tra i più alti raggiunti dal suo «realismo magico», approssimativa, come tutte le definizioni che vogliono essere concise e rapide, ma non infondate a rendere la capacità di Bontempelli ad assumere spazio, tempo ed oggetti in una sfera (e pensiamo alla sfera di cristallo dei veggenti) appunto magica e visionaria.(1981)

Nel content.opf di un epub<metadata xmlns:dc="http://purl.org/dc/elements/1.1/">

<meta name="generator" content="Adobe InDesign" /><meta name="cover" content="cover.jpg" /><dc:publisher>TARKA</dc:publisher><dc:title>La cucina trevigiana</dc:title><dc:creator>Giuseppe Maffioli</dc:creator><dc:date>2013-12-20</dc:date><dc:language>it</dc:language><dc:rights xmlns:dc="http://purl.org/dc/elements/1.1/">Copyright © 2013 Tarka/Fattoria del Mare s.a.s di Franco Muzzio</dc:rights><dc:subject>Cucina / Alimentazione / Cucine regionali italiane / Veneto / Treviso</dc:subject><dc:description>Dopo aver proposto storia e piatti della cucina veneziana di città e di mare, Giuseppe Maffioli si rivolge ora alla storia e alle ricette della cucina trevigiana, che è cucina di terraferma, la “cucina in villa” con tutte le risorse della campagna, con quelle della caccia e della pesca, nelle “chiare dolci e fresche acque” di laghetti e di fiumi ancora non inquinati. Tuttavia questo è anche un libro diverso, perché, ispirato alla storia antica e più recente della città e della sua provincia nota, meritatamente, come Marca Gioiosa. Quest’opera di Maffioli, è testimonianza d’amore per questa nobile terra, e soprattutto un punto di riferimento autorevole e ineguagliabile, la cui importanza può essere colta da ognuno quando si pensi che Treviso e la sua Marca sono divenute (per riconoscimento degli addetti ai lavori), la città e la provincia gastronomicamente al primo posto in Italia. Il volume illumina, attraverso rapidi excursus storici, personali memorie di tempi più vicini ed una ricchissima proposta di ricette remote e attuali (sono ben 850), un aspetto non trascurabile della civiltà di questa terra, che ha saputo usare con amore, intelligenza e continua creatività le risorse di una natura ricca, varia e amabile come quella trevigiana. </dc:description><meta property="dcterms:modified">2013-12-20T12:00:00Z</meta><dc:identifier id="bookid">9788898823123</dc:identifier>

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