L'Annuncio - Novembre 2010 n°2

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L’Annuncio PERIODICO DI SPIRITUALITA’ CRISTIANA NON DI SOLO PANE CON PAOLO, PRIGIONIERO DEL VANGELO MESSAGGIO AL POPOLO DI DIO IN OCCASIONE DELL’ANNO PAOLINO DIOCESANO Sua Ecc.za Gennaro Pascarella, Vescovo della Diocesi di Pozzuoli IL VANGELO OGGI : SAN PAOLO E FAMIGLIA: UN CONNUBIO ANCO- RA ATTUALE 2 AGENDA DELLA PARROC- CHIA : LA PAROLA NELLA NOTTE 3 TESTIMONIANZE DI CA- RITA’: INTERVISTA A SUOR DOMENICA 4 IL SALE DELLA TERRA: IL MOTORE DI TUTTO 5 PESCATORI DI UOMINI : SAN PAOLO 6 DALLA PRIMA PAGINA 7 NEL PROSSIMO NUMERO 8 Annunciamo... Si pubblica di seguito in estratto il messaggio al popolo di Dio reso dal nostro Vescovo in occa- sione dell’avvio dell’Anno Paolino Diocesano. Fratelli e sorelle carissimi, quando arrivai in diocesi il carissimo don Angelo D’Ambrosio[...] per farmi conoscere la storia della nostra Chiesa, tra varie pubblicazioni me ne consegnò una sulla celebra- zione dei 1900 anni dell’approdo di san Paolo a Pozzuoli. Il pensiero andò subito al 2011, alla ricorrenza dei 1950 anni dell’evento raccontato dagli Atti degli Apostoli: «Dopo tre mesi salpammo (da Malta). Approdammo a Siracusa, dove rimanemmo tre giorni. Salpati di qui, giungemmo a Reggio. Il giorno seguente si levò lo scirocco e così l’indomani arrivammo a Pozzuoli. Qui trovammo alcuni fratelli, i quali ci invitarono a restare con loro una settimana» (28,11-14). [...] Perché la celebrazione di un Anno Paolino Diocesano, dopo che si è celebrato l’Anno Internazionale dedicato all’Apostolo? Per conoscere di più san Paolo e il suo “Vangelo”, ma anche per riscoprire le radici apostoliche della nostra Chiesa. Ad inizia- re dalla catechesi ordinaria dobbiamo penetrare nelle tematiche paoline, lasciarci da esse illuminare per riconvertirci.[...] Ascoltando e seguendo l’Apostolo, punteremo ancora una volta sull’essenziale: Gesù Cristo, crocifisso e risorto, nostro Signore. «Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel cor- po, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (Gal 2,20). [...] Come l’Apostolo, lasciando vivere Cristo dentro di noi nella fede, sempre rinnova- ta e alimentata, vogliamo testimoniarlo agli altri. Se ci lasceremo invadere dal “fuoco” SPECIALE SAN PAOLO Continua a pag. 7 NOVEMBRE 2010 Anno I - Numero 2

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L’Annuncio PERIODICO DI SPIRITUALITA’ CRISTIANA

NON DI SOLO PANE

CON PAOLO, PRIGIONIERO DEL VANGELO

MESSAGGIO AL POPOLO DI DIO IN OCCASIONE DELL’ANNO PAOLINO DIOCESANO

Sua Ecc.za Gennaro Pascarella, Vescovo della Diocesi di Pozzuoli

IL VANGELO OGGI : SAN PAOLO E FAMIGLIA: UN CONNUBIO ANCO-RA ATTUALE

2

AGENDA DELLA PARROC-CHIA : LA PAROLA NELLA NOTTE

3

TESTIMONIANZE DI CA-RITA’: INTERVISTA A SUOR DOMENICA

4

IL SALE DELLA TERRA: IL MOTORE DI TUTTO

5

PESCATORI DI UOMINI : SAN PAOLO

6

DALLA PRIMA PAGINA 7

NEL PROSSIMO NUMERO 8

Annunciamo...

Si pubblica di seguito in estratto il messaggio al popolo di Dio reso dal nostro Vescovo in occa-

sione dell’avvio dell’Anno Paolino Diocesano.

Fratelli e sorelle carissimi,

quando arrivai in diocesi il carissimo don Angelo D’Ambrosio[...] per farmi conoscere

la storia della nostra Chiesa, tra varie pubblicazioni me ne consegnò una sulla celebra-

zione dei 1900 anni dell’approdo di san Paolo a Pozzuoli. Il pensiero andò subito al

2011, alla ricorrenza dei 1950 anni dell’evento raccontato dagli Atti degli Apostoli: «Dopo

tre mesi salpammo (da Malta). Approdammo a Siracusa, dove rimanemmo tre giorni. Salpati di qui,

giungemmo a Reggio. Il giorno seguente si levò lo scirocco e così l’indomani arrivammo a Pozzuoli.

Qui trovammo alcuni fratelli, i quali ci invitarono a restare con loro una settimana» (28,11-14). [...]

Perché la celebrazione di un Anno Paolino Diocesano, dopo che si è celebrato l’Anno

Internazionale dedicato all’Apostolo? Per conoscere di più san Paolo e il suo

“Vangelo”, ma anche per riscoprire le radici apostoliche della nostra Chiesa. Ad inizia-

re dalla catechesi ordinaria dobbiamo penetrare nelle tematiche paoline, lasciarci da

esse illuminare per riconvertirci.[...] Ascoltando e seguendo l’Apostolo, punteremo

ancora una volta sull’essenziale: Gesù Cristo, crocifisso e risorto, nostro Signore. «Sono

stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel cor-

po, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (Gal 2,20).

[...] Come l’Apostolo, lasciando vivere Cristo dentro di noi nella fede, sempre rinnova-

ta e alimentata, vogliamo testimoniarlo agli altri. Se ci lasceremo invadere dal “fuoco”

SPECIALE SAN PAOLO

Continua a pag. 7

NOVEMBRE 2010

Anno I - Numero 2

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Colossesi 3, 18-21: “Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come conviene nel Signore. Voi, mariti, amate le vostre mogli e non trattatele con durezza. Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. Voi, padri, non esa-sperate i vostri figli perché non si scorag-gino”. Nel 2007 in Italia risultano 81.359 separazioni (+ 1,2% rispet-to all’anno precedente) e 50.669 divorzi (+2,3%). La durata media dei matrimoni che terminano con la separazione è di 14 anni, mentre è di 17 anni la durata media dei matrimoni terminati con il divor-zio. I figli complessivamente coin-volti sono 149.339 (dati Istat). I numeri riportati sopra sono asso-lutamente sconvolgenti, specie quelli riferiti al numero dei figli coinvolti. Circa 150.000 tra bambi-ni, adolescenti e giovani, un nume-ro enorme di persone che frequen-ta aule scolastiche, sale di catechi-smo, palestre, discoteche, universi-tà. La loro formazione, il loro pro-cesso evolutivo risulta evidente-mente condizionato dall’esperien-za della separazione dei loro geni-tori. Ritornando alle parole di S. Paolo, si avverte fortemente la contraddizione tra gli insegnamen-

ti dell’Apostolo delle Genti e i freddi e significativi numeri dell’I-stat. La Chiesa, nella sua sapienza e lungimiranza, propone all’attenzio-ne dei fedeli il brano di S. Paolo ai Colossesi nella domenica imme-diatamente successiva al S. Natale, tradizionalmente dedicata alla San-ta Famiglia di Nazareth. Evidente-mente in quelle parole viene indivi-duato il segreto del successo di un’-esperienza di matrimonio e di fa-miglia cristiana. Quelle parole però sono state anche bersaglio di forti critiche da parte del movimento femminista che probabilmente ha omesso di contestualizzarle nella mentalità dell’epoca in cui furono scritte e ha fatto di esse una lettura poco attenta. La sottomissione al marito, a cui Paolo fa riferimento anche nella lettera agli Efesini, va letta anche in chiave ecclesiologica come di sottomissione della Chie-sa, sposa di Cristo, al suo Sposo. E’ un parallelismo che non va mai tralasciato; la Chiesa non si sente schiava del Suo Sposo, ma inonda-ta del suo amore. La chiave di let-tura che oggi scaturisce dal brano di Paolo è quella di una sottomis-sione reciproca; chi ama non può sentirsi sminuito dal sottomettersi al soggetto e all’oggetto dell’amore, anzi ne è orgoglioso. Chi ama la propria moglie e si sente amato da lei, non può non essere lieto di es-sere a lei sottomessa, anzi questa sottomissione non umilia, ma e-salta e rende felice. Sottomettersi vuol dire, pertanto, tener conto della volontà dell’altro, dialogare,

comprendersi. La parola coniuge dal latino vuol dire letteralmente “sotto lo stesso giogo”. Due animali sotto lo stesso giogo non possono camminare in direzioni diverse, al-trimenti finiscono per farsi del male e il giogo diventa uno strumento di tortura. Il giogo può essere anche pesante, duro, ma se si fa forza in due alla fine il risultato sarà assicu-rato. Ovviamente quella della sepa-razione e del divorzio è una realtà che la Chiesa non può e non vuole ignorare e alle coppie in crisi la Chiesa rivolge il suo sguardo pre-muroso. Io, da sposo cristiano, mi sento di consigliare a quanti vivono una crisi familiare di non tralasciare mai la preghiera, individuale e co-munitaria. Inoltre è auspicabile non vivere l’esperienza della crisi fami-liare nella solitudine, ma chiedere aiuto ad altre coppie, ai sacerdoti e in generale a quanti, per esperienza e competenza, siano in grado di aiu-tare a fare chiarezza in sé stesso. A volte è sufficiente mettere da parte l’orgoglio e la presunzione di aver ragione per ritrovare serenità ed armonia. Sulla crisi delle famiglie ci sarebbe da parlare a lungo e non abbiamo ricette miracolistiche. Noi abbiamo voluto soltanto lanciare una piccola provocazione che faccia cogliere il forte stridore tra le parole di S. Paolo e la realtà delle famiglie del nostro tempo con una certezza: i cristiani hanno la responsabilità di difendere la sacralità del vincolo matrimoniale e di fuggire la mentali-tà corrente, votata alla distruzione e al relativismo.

IL VANGELO OGGI

SAN PAOLO E FAMIGLIA: UN CONNUBIO ANCORA ATTUALE Maurizio De Simone

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AGENDA DELLA PARROCCHIA

LA PAROLA NELLA NOTTE III EDIZIONE DELLA NOTTE BIANCA - VENERDI’ 19 NOVEMBRE 2010 PARROCCHIA GESU’ DIVIN MAESTRO QUARTO

Venerdì 19 novembre 2010 dalle

21 presso la Parrocchia Gesù Divi-

no Maestro in Quarto, si terrà l’edi-

zione 2010 della “Notte bianca” .

Giunta alla sua III edizione la ma-

nifestazione, che quest’anno pren-

de il titolo: “la Parola nella Notte”,

nasce con l’intento di lanciare un messag-

gio di speranza e condivisione della fede

in Cristo.

“la Parola nella Notte” vuole invitare i

giovani a rispondere al messaggio che

Giovanni Paolo II dedicò loro: “in

realtà, è Gesù che cercate quando sognate

la felicità; … è Lui che suscita in voi il

desiderio di fare della vostra vita qualcosa

di grande, la volontà di seguire un ideale,

il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla me-

diocrità, il coraggio di impegnarvi con

umiltà e perseveranza per migliorare voi

stessi e la società, rendendola più umana

e fraterna. … Non abbiate paura di

affidarvi a Lui. Egli vi guiderà, vi darà

la forza di seguirlo ogni giorno e in ogni

situazione”.

L’evento, che si prolungherà tutta

la notte fino alle ore 8 del 20 no-

vembre, avrà inizio alle ore 21 del

19 novembre con una celebrazione

presieduta dal Parroco, e prosegui-

rà con un programma ricco di

momenti di preghiera, adorazione

e riflessione individuale e di grup-

po, che vedranno il coinvolgi-

mento di tutti i gruppi della par-

rocchia.

Nella notte si alterneranno 56

lettori, chiamati a leggere di con-

tinuo il Vangelo secondo Matteo

e gli Atti degli Apostoli. Saranno

2 i punti di incontro della Notte:

la Chiesa dove si potrà ascoltare

la, e la Sala “tenda” all’interno

della quale si potrà sostare in ado-

razione ai piedi di Gesù Eucare-

stia.

La preparazione de “la Parola nella

Notte” prevede la scelta di lettori che si

alterneranno nella proclamazione della

Parola e di 10 musicisti che potranno

eseguire un canto dopo ogni 6 capitoli

letti, da concordare con gli organizzatori

dell’evento.

Sul sito della Parrocchia Gesù Divino

Maestro www.divinmaestro.it è possi-

bile proporsi per la lettura di 1 dei

capitoli disponibili e per l’esecu-

zione dei brani musicali compi-

lando il form di prenotazione.

Il Parrocco don Genny, il Vice

Parroco don Giorgio e i giovani

della comunità, impegnati nell’or-

ganizzazione dell’evento/incontro,

invitano i Giovani e non ad avere

coraggio di partecipare …

Pagina 3 L ’Annuncio Anno I - Numero 2

Informazioni don Gennaro Guardascione

tel. +39 081 8768526 [email protected]

www.divinmaestro.it

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TESTIMONIANZE DI CARITA’

INTERVISTA A SUOR DOMENICA

Pagina 4 L ’Annuncio Anno I - Numero 2

Suor Domenica è una dolcissima suora angolana ospite in ottobre per una settimana nella nostra parrocchia al fine di sen-sibilizzare con il gruppo di volontari della Obriganda onlus la nostra comunità sulla necessità della costruzione di una scuola nel villaggio di Ganda, in Angola. Stimolare la nostra carità cristiana a “gareggiare” tra noi, usando le parole dell’Apostolo delle genti, nel contribuire a soddisfare i bisogni di alcuni nostri piccoli fratelli lontani è la sua missione di donna di Dio. Grazie allo Spirito che alberga in comunità siamo riusciti a devolvere ben 13.000 € circa, ottenute da 5.000,00 € sottratte dai fondi raccolti per l’acquisto dell’Organo; da una mensilità di stipendio del nostro parroco; dal ricavato della sagra della Mela Annurca ed, infine, dalle offerte delle messe domenicali del 24 ottobre. Di seguito pubblichiamo l’intervista rilascia-ta da suor Domenica per “L’Annuncio”. Chi siete? Siamo l’associazione laica Obriganda onlus. Per ora siamo 6 volontari attivi ed altri collaboratori occasionali. Chi è Suor Domenica? Sono nata a Chongoroi , poco distante da Ganda. Sono figlia della guerra, avendo in prima persona vissuto le atrocità della guerra civile che dal 1975, stesso giorno dell’indipendenza dell’Angola dal Portogallo, al 2002 ha dilaniato il paese. 1 milione e mezzo di morti. Interi villaggi distrutti, senza salvare neanche le donne e i bambini. Durante il conflitto anche alcune mie consorelle sono state rapite dai ribelli e tenute in ostaggio per diversi mesi. Oggi come si vive in Angola? Pensate che l’Angola è uno dei Paesi più ricchi di materie prime, petrolio e diamanti soprattutto, al mondo. Economica-mente è un Paese in forte crescita, tanto che la capitale Luanda è una delle città più care del mondo. Ma tutta la ricchezza è nelle mani delle multinazionali straniere che fanno affari con il governo. Quindi solo i pochi che riescono ad entrare nell’elite economica del paese sono ricchi. Tutti gli altri, compresi gli impiegati pubblici, gli insegnanti vivono nella più totale povertà, immaginate coloro che non hanno studiato. Cosa fa la vostra associazione? Facciamo progetti di sviluppo in Angola. Il nostro scopo non è il semplice aiuto assistenziale ma fare in modo che le comunità che sosteniamo possano crescere e diventare gradualmente autonome. Quali progetti avete realizzato fino ad ora? Abbiamo realizzato un forno presso la comunità di Ganda: le suore producono il pane che viene venduto alla gente del posto ad un prezzo inferiore a quello di mercato, in modo che questi ultimi possano poi rivenderlo al mercato. Un modo per render autonome le suore e dare la possibilità di un minimo commercio alla comunità locale. Abbiamo inoltre portato internet a Lobito: così la gente ha la possibilità di connettersi quando la rete funziona e di avere maggiori possibilità di informazione. Ed infine la scuola: la madre di tutti i progetti realizzati fino ad ora. Perché una scuola? Innanzi tutto perché ce l’hanno chiesto le persone del posto, abbiamo cercato di rispondere ad un bisogno sentito da tut-ti, grandi e piccoli. A Ganda non c’e’ nulla, manca tutto: dalle fognature alla corrente elettrica, dall’acqua alle strade. Arri-vando li è facile lasciarsi prendere dall’emotività e pensare di dover provvedere subito a tutto. Ma non è possibile. Non è nelle nostre possibilità e non è forse neanche di nostra competenza. A Ganda c’e’ una sola scuola per 90.000 bambini: ciò vuol dire che non tutti riescono a frequentarla e che le suore sono costrette a fare lezione sotto ai grossi alberi di mango, dunque quando piove o fa troppo caldo è infrequentabile. Inoltre ci sono molti adulti che devono essere alfabetizzati , visto che durante il periodo della guerra non hanno potuto studiare e come dice il nostro slogan, rubato a Nelson Mande-la: l’istruzione e la formazione sono le uniche armi che possono cambiare il mondo. Io stessa sto prendendo il diploma in Italia. Abbiamo sentito che questo potevamo farlo. A che punto sono i lavori? C’e’ lo scheletro e pensiamo che grazie agli aiuti della Vostra parrocchia, riusciremo a completarla per l’estate. Lo speria-mo. Il vostro aiuto è stato davvero prezioso e voglio approfittare del vostro giornale per dirvi Obrigada a nome di tutta la comunità di Ganda. Con i soldi raccolti credo che riusciremo a fare tanto. Grazie a Don Genny che ha fatto sua la nostra causa, ai giovani che con entusiasmo si sono fatti coinvolgere totalmente, agli adulti che ci hanno sostenuto praticamente ed emotivamente. Ai bambini del catechismo che con le loro curiosità durante tutta la settimana hanno dimostrato sensi-bilità e attenzione per i loro coetanei di Ganda. Siete un gruppo di persone davvero speciali, difficile da trovare oggi. E spero che un giorno qualcuno di voi possa venire in Angola e vedere i frutti del sacrificio fatto per noi.

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TESTIMONIANZE DI CARITA’

INTERVISTA A SUOR DOMENICA

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Una Suora de La Salette tra bimbi ango-lani

Quali sono i vostri progetti futuri? Ci piacerebbe mettere a posto un’infermeria che è stata semidistrutta nel periodo della guerra: alcune mie consorelle stu-diano medicina e sono infermiere, sarebbe importante per la gente. Ed in futuro ci piacerebbe implementare dei progetti di microcredito, sul modello dell’economista Yunus, il banchiere dei poveri, che ha avuto per questo il premio Nobel per la pace. Anche noi siamo fermamente convinti che l’unico modo per avere un mondo senza guerra sia dare la possibilità a tutti di poter accedere a quelli che sono i bisogni essenziali per vivere : cibo e acqua. Ma anche di poter acceder all’istru-zione ed avere la possibilità di costruirsi un futuro diverso, migliore. Cosa si può fare per aiutarvi?

Innanzi tutto andando sul nostro sito www.obriganda.it dove pubblichiamo le iniziative e le novità sui nostri progetti. Organizziamo eventi musicali e teatrali a cui ci piacerebbe i nostri sostenitori partecipassero per conoscerci e scambiarci opinioni, oltre che per raccogliere fondi. Chi invece volesse fare le donazioni o le adozioni a distanza può farlo sul conto corrente postale n.05867449 intestato a Obriganda onlus, oppure tramite bonifico bancario Unicredit Banca di Roma IBAN: IT17C0300274792000401389115 Bic agenzia: BROMTR1NA5 intestato a Associazione Obriganda onlus oppure scrivendoci all’indirizzo [email protected].

Se mi venisse chiesto di tracciare velocemente il profilo di un buon cristiano, dinanzi ai miei occhi prenderebbe forma, di certo, l’im-magine di un uomo partecipe alle celebrazioni dei sacramenti, atten-to all’ascolto della Parola,che vede nella preghiera non un accessorio da tirar fuori in determinati mo-menti della propria vita,ma il fuo-co che la alimenta ogni giorno. Non che tutto questo sia sbaglia-to,ma anche io come tanti altri a-vrei commesso il grave errore di non considerare la CARITA’ il pilastro dell’esperienza e dell’esi-stenza cristiana. Cos’è la carità? “Semplicemente” una delle virtù teologali? Un con-cetto astratto a cui è impossibile dare una consistenza? Un modo per sentirsi appagato? La carità è solo amore disinteressato nei con-fronti degli altri; essa realizza la più alta perfezione dello spirito umano in quanto, al contempo,r ispecchia e glorifica la natura di Dio e, pro-prio per questo,comporta nelle sue forme più alte il sacrificio di sé.

E’ proprio attraverso la carità che l’uomo realizza il comandamento dell’amore che Gesù ha lasciato ai suoi discepoli. San Paolo dice “Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri,se dessi il mio corpo per essere arso, e non avessi la carità,non mi giove-rebbe a nulla”.Beh, nel nostro tem-po, nella nostra società, sembra quasi un’impresa titanica fare della carità il fondamento della vita, il principio che precede l’azione: in-vece credetemi, è possibile. A spaz-zar via ogni mio dubbio,un incon-tro….un incontro davvero impor-tante per la nostra comunità.Suor Domenica,angolana ci incontra e ci racconta quanto lei e le suore de La Salette fanno per i bambini del Ganda, aiutate e supportate dall’as-sociazione italiana Obriganda. La guardo…fisso i suoi occhi…vorrei tanto cercare di afferrare ogni sin-glola emozione,ogni sensazione che senza alcuna fatica ci trasmette per capire cosa c’è dietro uno slancio di solidarietà e carità così grande. Poi capisco….è l’amore per Dio e di

Dio il motore di tutto. Questa testimonianza insieme a tan-te altre che quotidianamente danno la Caritas ed altri gruppi parrocchiali vivamente impegnati nel volontaria-to,ma anche i singoli all’interno delle proprie mura domestiche o in ambiti poco più allargati rappresentano il modo concreto con cui l’essere u-mano fa propria la stessa cura che Dio ha da sempre dell’uomo. Dice Gesù (Giovanni 12,8) “I poveri li avete sempre con voi,sono un ere-dità e non un peso, un dono e non un avanzo da scartare”. La carità dunque è un modo per fare la Sua volontà, è il modo di sentirsi più vicino a Lui…è quindi il modo per raggiungere la felicità.

IL SALE DELLA TERRA

IL MOTORE DI TUTTO Antonella Amazzini

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La vita di San Paolo si può dividere in due parti del tutto contrapposte tra di loro: una prima parte, in cui egli da fer-vente propagatore e di-fensore della Legge si schiera fanaticamente contro il nascente Cri-stianesimo, da lui consi-derato come una defor-mazione della più pura tradizione giudaica; una seconda parte in cui, af-fascinato dall’incontro col Cristo Risorto sulla via di Damasco, scoprirà in Lui l’unica via di sal-vezza. Il regime della Legge, infatti, era sola-mente una tappa del grandioso disegno salvi-fico di Dio che, in Cristo e per Cristo, doveva e-stendersi a tutti gli uomi-ni. Paolo era un fervente discepolo della legge mo-saica alla quale viene e-ducato proprio nell’am-bito della sua famiglia. Egli nasce a Tarso di Ci-licia, dove la famiglia era emigrata da tempo ed aveva fatto anche una discreta fortuna, tanto da aver conquistato la “cittadinanza” romana. Cittadinanza tanto riven-dicata da Paolo e fiero di quel titolo fin dalla nasci-ta ( At.22,25-28). Dai genitori dunque viene

educato ad una rigorosa osservanza della Legge mosaica: dimostrando, poi, una intelligenza vi-vacissima, viene inviato a Gerusalemme per appro-fondire, appunto, lo stu-dio della Legge mosaica. Qui Paolo frequenta la scuola di Gamaliele, uno dei maestri più rinomati della tradizione giudaica. Nella città Santa Paolo ha modo di conoscere anche altre correnti del giudaismo, come quello degli Esseni e di altri gruppi di ispirazione a-pocalittica, i movimenti battesimali come quello di Giovanni Battista e di imparare anche la lingua greca che gli permetterà in seguito di comunicare con le popolazioni più disparate, ma soprattutto per realizzare la sua ope-ra di evangelizzazione. Secondo gli scritti del Nuovo Testamento, Pa-olo viene presentato con il doppio nome di Saulos e di Paulos. Il secondo nome è quello con cui viene presentato nel libro degli Atti degli Apostoli a partire dal suo incontro a Pafo con il proconsole Sergio Paolo, tanto che si è pensato che fosse in omaggio a questo singo-lare convertito che egli

abbia assunto tale nome. Comunque sia, sta di fatto che il secondo nome ha prevalso sul primo e in tutte le intestazioni delle sue lettere l’Apostolo si presenterà sempre come Paolo. Si veda, ad esem-pio, l’intestazione della lettera ai Romani: Paolo servo di Cristo Gesù , apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il vangelo di Dio… (Rom.1,1) Il nome Paolo, invece che quello di Saulo, lo accrediterà me-glio come particolare apo-stolo dei “ Gentili”, come di fatto egli è stato. Infatti egli, che fino alla conver-sione si sentiva fanatica-mente Giudeo, di fatto diventerà “ l’Apostolo del-le genti” per eccellenza. Questo fanatismo religio-so fa diventare Paolo fu-rioso e irrazionale, minac-cia e fa strage contro i di-scepoli del Signore, fino a presentarsi al sommo sa-cerdote a chiedere lettere per le sinagoghe di Dama-sco, al fine di essere auto-rizzato a condurre in cate-ne a Gerusalemme uomini e donne seguaci della dot-trina di Cristo ( At. 9,1-2). Ma è proprio in questo frangente che Dio irrompe nella sua vita e la trasfor-ma radicalmente. Da lupo feroce diventerà agnello

PESCATORI DI UOMINI

SAN PAOLO Silvana Di Giorgio

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mansueto, anche se molto combattivo in favore del nuovo Signore della sua vita : Gesù di Nazareth, che fino a poco prima egli considerava come il nemi-co e demolitore della sua fede ebraica. È meraviglio-so e interessante il raccon-to della conversione che ne fa Luca nel libro degli Atti: Sulla via di Damasco… In-fatti il contrasto tra la “luce abbagliante”, che avvolge Paolo, e la “cecità” che colpisce i suoi occhi sta ad esprimere il faticoso “ Pas-saggio” dalla oscurità in cui si era impigliato il suo ani-mo nei riguardi dei cristiani alla “luce” nuova che gli si apriva nella rivelazione di Cristo, che egli di fatto per-seguitava perseguitando i suoi discepoli. Paolo viene quindi tutto trasformato: da nemico di Cristo, a “strumento eletto” per an-nunciare al mondo intero la salvezza, che solo nel Nome di quel Cristo che egli detestava si poteva ot-tenere. Chi ci separerà dall’a-more di Cristo? Né la tribola-zione , né la morte (Rm 8, 31-39)... potrà mai separarci da Lui e auguro a me che scrivo ed a tutta la comuni-tà di essere, come S. Paolo, gli “ Afferrati” da Cristo, per essere come lui buoni annunciatori del Vangelo.

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dell’amore di Dio, non potremo non comunicarlo agli altri: “Guai a me, se non predicassi il Vangelo!” (1Cor 9,16).

[...] Con san Paolo vogliamo “ripartire” da Gesù Cristo, metterlo al centro della nostra vita, fare nostro il suo

“pensiero”, i suoi “sentimenti”, il suo stile di vita. Tagliare tutto ciò che ha a che fare con “l’uomo vecchio”,

soprattutto ciò che crea liti, divisioni, lotte, tutto ciò che è contro la carità e l’unità. Sappiamo quanto l’Aposto-

lo insista sulla carità, sulla comunione, sull’unità che devono caratterizzare la comunità cristiana. Ancora nel

Libro del Sinodo evidenziavamo l’amore e l’unità: «Vescovo, sacerdoti, religiosi, religiose, diaconi, seminaristi, catechisti, ani-

matori della liturgia, operatori della carità, ogni fedele laico, uomo o donna, bambino o giovane o adulto o anziano… tutti insieme

dobbiamo camminare in cordata, per rendere la nostra Chiesa più bella, almeno un po’ simile al più bello dei figli degli uomini:

Gesù Cristo nostro Signore. La Chiesa è bella se è amore, se è unita, se testimonia la pace!» (n. 141.3). Riscoprire le nostre

radici apostoliche è ripensare la nostra vita sulla scia della primitiva comunità cristiana, secondo il modello che

troviamo negli Atti degli Apostoli (cf. 2,42-47; 4,32-35; 5,12-16). Dobbiamo verificare se “i pilastri” su cui si fon-

davano le primitive comunità cristiane sono anche i fondamenti della nostra Chiesa oggi: ascolto della Parola,

eucaristia, preghiera, comunione, missione. Nella nostra Chiesa sono presenti e vissute queste realtà? Dobbia-

mo soprattutto interrogarci sull’ospitalità, un valore sacro per la Bibbia e per i primi cristiani. La primitiva co-

munità di Pozzuoli invita Paolo e il suo seguito a rimanere per una settimana. La nostra diocesi, le nostre co-

munità parrocchiali sono accoglienti? Quali passi ulteriori fare per crescere nell’ospitalità? A Pozzuoli approda

insieme all’Apostolo anche l’autore degli Atti degli Apostoli, che ha registrato questo evento: «arrivammo a Pozzuo-

li… trovammo alcuni fratelli» (28,13-14). Vogliamo in quest’anno ricordare anche san Luca, lasciarci guidare da lui,

dal Vangelo che ha redatto, per conoscere di più l’unico Maestro, e dal libro degli Atti per ritornare all’essenzia-

le della prima ora della Chiesa [...] Riteniamo che il dono più grande portato nella nostra città è il Vangelo? L’A-

postolo certamente conferma nella fede i cristiani presenti a Pozzuoli al suo approdo. L’Anno Paolino non do-

vrebbe essere occasione propizia, perché nella nostra città e nella diocesi si manifesti “una fede vibrante” e le

nostre chiese siano più belle? Ciò che rende “bella” la nostra Chiesa è soprattutto la carità, la comunione, l’uni-

tà. Sappiamo quanto stavano a cuore all’Apostolo queste realtà. Per costruire insieme la comunità, per Paolo «la

via migliore di tutte» è la carità (1Cor 12,31). «Senza l’amore non sono niente» (1Cor 13,2), scrive ancora nell’Elogio dell’a-

more. Sono se amo, se non amo “sono niente”! Potremmo trasferire queste parole anche alla comunità: se la sua

vita non è intrisa di carità, è “niente”. L’Apostolo invita con forza a riscoprire i fondamenti dell’unità della co-

munità cristiana, ed esorta con passione all’unità: «Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo,

a essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire» (1Cor

1,10). Come non fare mia l’esortazione all’unità che Paolo rivolge alla comunità di Filippi: «…rendete piena la mia

gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi. Non fate nulla per rivalità o per vanagloria,

ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello

degli altri» (Fil 2,2-4)? [...]

Gennaro, vescovo

Pozzuoli, 30 /05/2010 Domenica IX del Tempo Ordinario, Santissima Trinità

CON PAOLO, PRIGIONIERO DEL VANGELO

Pagina 7 L ’Annuncio Anno I - Numero 2

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Page 8: L'Annuncio - Novembre 2010 n°2

“L’Annuncio”

Periodico di spiritualità cristiana

Redazione

Marcello Buonaurio - Maurizio De Simone -

Antonella Amazzini

Parrocchia Gesù Divino Maestro via Marmolito, 1/a Quarto, Napoli

Tel./fax: 081. 876 85 26 [email protected]

www.divinmaestro.it/lannuncio

NEL PROSSIMO NUMERO

“LA VITA: ANNUNCIO DI SPERANZA, DONO DI DIO” Il prossimo numero de “L’Annuncio” celebrerà il tempo di Avvento avendo a tema il divino dono della Vita

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