360° - novembre 2010

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Periodico a distribuzione interna realizzato dagli Studenti Luiss e finanziato dalla Luiss Guido Carli. Il giornale con l’Università intorno Novembre focus on: ItaliaCamp 2010

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360° - novembre 2010

Transcript of 360° - novembre 2010

  • Periodico a distribuzione internarealizzato dagli Studenti Luisse nanziato dalla Luiss Guido Carli.

    Il giornale con lUniversit intorno Novembre 2010

    focus on:

    ItaliaCamp 2010

  • Fondato nel 2002

    Fondatori: Fabrizio Sammarco, Luigi Mazza, Leo Cisotta

    Direttore:Alex Giordano

    Responsabile Organizzativo:Federico Ronca

    Cosmoluiss SP: Zaira Luisi

    Cosmoluiss EC:Elena PonsFrancesco Sbocchi

    Cosmoluiss GP:Gabriele Maria Spagnoli

    Speakers corner:Giuseppe Carteny Alessandro Tutino

    International: Alessandra Micelli

    Fuori dal mondo:Nicola Del MedicoFabiana Nacci

    LEretico:Edoardo Romagnoli

    Articio:Mariafrancesca TarantinoTiziana Ventrella

    Ottava nota:Andrea Buccoliero

    Cogitanda:Agnese CurtiElisabetta Rapisarda

    Cinema & Teatro:Giulia Montuoro

    Lifestyle:Martina Monaldi

    Calcio dangolo:Matteo OppizziEmanuela Perinetti

    Delegato fondi:Mariastella Ruvolo

    Stampato su carta riciclata da:Rubbettino Industrie Grache ed Editoriali

    Progettazione graca:Diego Lavecchia

    Copertina:Diego LavecchiaFilippo Scian

    Se volete contattarci scrivete a:[email protected]

    Novembre 2010

    Sommario

    Editoriale Eravamo quaatro amici al BarCamp,

    che volevano cambiare il mondo . . . .pag. 3

    CosmoLuiss ItaliaCamp, che il Paese cresce.. . . . . . . . . 4 Lavoro e impresa

    Alla ricerca di un futuro migliore e di opportunit per il lavoratore . . 5

    No al diritto al lavoro, si alla creazione del diritto . . . . . . . . . . . . . 5

    Ricerca, Scienza e Tecnologia Healthcare&Tecnology

    transfer (for dummies) . . . . . . . . . . . 6 Conversazione con Ignazio

    Marino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6 Intervista a Luigi Frati,

    Rettore delluniversit La Sapienza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6

    Innovology: tra business e social innovation . . . . . . . . . . . . . . . . 7

    Energia, Ambiente e Infrastrutture Cantiere 209. Qui si fabbrica

    energia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8 Rispondono i coordinatori

    dellaula . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8 Il cittadino, tra reti e infrastrutture . 9

    Economia, Finanza e Mercati Alla ricerca del credito perduto . . . 10

    Cultura e Societ Sapere e integrazione: istruzioni

    per luso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11 Politica, Istituzioni e

    Pubblica Amministrazione Pubblica Amministrazione e

    Pubblica Discussione . . . . . . . . . . . . 12

    Speakers Corner Accade in Italia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13 Rai: never ending story . . . . . . . . . . . . . . . 13 Buon appetito Italia . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14 E meglio parlarne (al Politik Agor) . . . 14

    International Cera una volta la speranza . . . . . . . . . . . . . 15 Kosovo Serbia! . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15

    fuori dal mondo Intervista col Corano

    Islam: fede o tradizione? . . . . . . . . . 16

    LEretico L urlo strozzato di Ginsberg . . . . . . . . . 18

    Cogitanda Folle follia della folla . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19 Lordine della folla . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19 Laollata essenza della solitudine . . . . . . 19 Sola in mezzo alla folla . . . . . . . . . . . . . . . . 20 La folla: Attori, spettatori, strumenti,

    ostacoli, secondo il vento . . . . . . . . . . . . . 20 Un attimo tra la folla . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20

    Il poeta e la folla . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21

    Happy hour: folla e follie . . . . . . . . . . . . . . 21

    Folla & singolarit: due facce dellastessa medaglia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21

    Ottava nota

    Mad Richard, sei proprio tu? . . . . . . . . . 22

    e Wombats - e Japaneseinvasion . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22

    Artificio Gocce darte: la Linea . . . . . . . . . . . . . . . . . 23 (Larte di) Vendere larte . . . . . . . . . . . . . . . 24 Lespressione come arte . . . . . . . . . . . . . . . . 24

    Cinema & Teatro Nuovo musical al Brancaccio . . . . . . . . . . 25

    La musica nel cuore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25

    Cinema, che passione! . . . . . . . . . . . . . . . . 26

    Lifestyle La febbre del Venerd sera . . . . . . . . . . . . . 27 Quieres bailar con migo? . . . . . . . . . . . . . 27 Cadute . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28 Re e reginette della notte . . . . . . . . . . . . . . 28 Le TRANSgressive notti romane . . . . . . 28

    Calcio dAngolo Respect. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29 Giorgio Perinetti scrive per 360:

    nuovo, vecchio calcio . . . . . . . . . . . . . . . . . 30 Il nuovo re della MotoGP . . . . . . . . . . . . . 31 Italvolley: che peccato! . . . . . . . . . . . . . . . . 31 Storie (fuori) dal mondo . . . . . . . . . . . . . . 31

  • 3editoriale

    NOI SIAMO ITALIANI,e ci riutiamo di cre-dere che il Paese sta morendo.

    Noi italiani siamo un popolo strano, capace ditirar fuori l'orgoglio patriottico soloquando scatta l'ora dei mondiali di calcio oquando la Ferrari sta per vincere il titolo costrut-tori. Ma siamo anche capaci di sorprendere, di ti-rare fuori dal cilindro quell'iniziativa che non tiaspetti e che riesce a far leva su motivazioni sicu-ramente pi nobili di quelle a cui i media e la so-ciet civile ci hanno, ahim, abituato. cos chenasce il progetto ItaliaCamp, sospinto da quellavoglia di cambiamento che soltanto nei giovani cos forte da riuscire ad eliminare tutti gli ostacoliche possono impedire di gettare solide fonda-menta per un disegno destinato a far parlare di sa lungo. Non mia intenzione soermarmi ec-cessivamente sulle dinamiche e gli obiettivi diquesta serie di incontri che vedranno al lavoro iragazzi di ItaliaCamp da qui a Maggio 2011, inun tour de force che toccher le citt di Lecce, Mi-lano e Bruxelles: nelle prossime pagine, special-mente nell'intervista a Fabrizio Sammarco, il temaverr sviscerato da persone sicuramente pi com-petenti di chi scrive.Quello su cui voglio invitarvi a riettere piutto-sto la passione che sta dietro all'evento visibile, aci che va in scena, e che risponde all'imperativodel cambiamento, della voglia di dare un segnaleforte ad un Paese che attraversa uno dei momentipi duri della sua storia recente. Ma che non morto. E a pensarla cos ci sono sicuramente le1300 persone che hanno partecipato al BarCampdi Roma del 16 ottobre e che, in una mattinatadensa di contenuti, hanno partorito pi di 120idee, inseguendo un'ideale di rinnovamento che,inevitabilmente, deve partire dal basso e che deveprescindere dallangosciante lentezza delle deci-sioni che scaturiscono dai vertici delle istituzioni.La nostra Universit stata quindi invasa da genteche ha smesso di credere che l'italiano medio siacos interessato alla contingenza della propriaquotidianit da ignorare volutamente i processidecisionali capaci di dare un nuovo volto, spon-taneo e vivo, alla citt, alla regione ed al Paese incui vive.Giorgio Gaber, nellormai lontano 1972, in unodei suoi singoli pi conosciuti urlava che "la li-bert partecipazione", ed questo il messaggioche va assimilato per capire davvero il percorsoche i ragazzi di ItaliaCamp hanno coraggiosa-mente deciso di intraprendere. Il Paese molto pi vicino a noi di quanto ab-biamo sempre creduto e proprio per questa ra-gione toccher a noi dettare le linee guida di ciche sar: ogni BarCamp diventa cos l'occasioneper mettersi alla prova, per toccare con mano illo diretto che lega le istituzioni ai cittadini, aiu-tandoci a svestire i panni della comparsa per in-

    dossare nalmente quelli, sicuramente pi grati-canti, di un protagonista libero e capace, attra-verso le proprie idee, di modicare quello che nonfunziona e di creare quello che ancora non c.Risvegliare la nostra coscienza non pi una pos-sibilit remota, da poter prendere in considera-zione o da lasciar cadere nelloblio. Nel dicilecontesto di una Nazione in aanno, abbiamo ildovere di prenderci cura di noi stessi e di coloroche verranno, di caricare sulle nostre spalle il pesodellimmagine di un Paese in divenire. Le nostreidee possono muovere i fatti, secondo uno slogandellassociazione ItaliaCamp, e partendo dalleproposte migliori si pu davvero sperare di pian-tare i primi semi di una nuova e duratura spe-ranza. Insomma, arrivato il nostro turno. Non pi il momento di aspettare inermi delle conces-sioni dallalto, per poi essere pronti a lamentarci seil risultato nale non conforme a quanto ave-vamo desiderato. Non pi il momento di de-mandare ad altri la concretizzazione dei nostridesideri, il perseguimento dei nostri obiettivi.Fin dai tempi dei latini, ci hanno sempre inse-gnato che ognuno di noi deve avere il coraggio diessere artece del proprio destino, scegliendo chiessere domani e in che Paese vivere.Grazie ad ItaliaCamp arrivata loccasione di rim-boccarsi le maniche, spolverare i propri sogni epartire alla volta della prossima tappa, che nel casoin questione sar Lecce, sabato 20 Novembre

    allUniversit del Salento. Perch in fondo, anchese ci piace ngerci pessimisti non riusciamo a cre-dere che tutto sia destinato a rimanere cos com.Esiste qualcosaltro dietro le etichette dei giovanidoggi, spenti e chiusi nel rumore dei propri iPod;esiste qualcosaltro dietro il lassismo che, nono-stante gli sforzi del ministro Brunetta, riempie gliuci pubblici e le fabbriche di tutta Italia, senzadierenza fra il Nord e il Sud. C una generazione che muore dalla voglia di la-sciare il segno, agitata da una stupenda ansia disentirsi viva.Una generazione che ha imparato a respirare la -ducia nel cambiamento. E sa che c bisognoanche e soprattutto del suo contributo per fare inmodo che il nostro Paese torni ad essere una Na-zione allavanguardia, in cui i sogni possano tra-sformarsi in obiettivi e, da l, in certezze.Tocca a noi fare da traino, infondendo, nel pic-colo delle nostre azioni, quella voglia di andareoltre, di non fermarsi mai.Perch abbiamo tra le mani la possibilit di mo-dellare il nostro futuro, e sono certo che non ce lafaremo sfuggire.Cos come sono certo che tutti coloro che legge-ranno questeditoriale si riutano di credere che ilPaese stia morendo.Perch noi siamo italiani.

    ALEX GIORDANO

    Eravamo quattro amici al BarCamp, che volevanocambiare il mondo.

  • 4 coSmoluiSS

    ItaliaCamp, che il Paese cresce..

    Erano queste le domande per unaudio-intervistasu ItaliaCamp.. 1) Il titolo del concorso lanciato da ItaliaCamp "Latua idea per il Paese". Semplicemente: Cosa signica?Qual l'obiettivo del vostro progetto?2) ItaliaCamp: come dice la parola stessa, la parti-colarit dei quattro eventi (Roma, Lecce, Bruxelles,Milano) sta nel modo in cui si svolgono le conferenze,o meglio non-conferenze. A cosa si deve la scelta delmetodo Barcamp?3) Nel precedente numero di 360, il Direttore Celli,Presidente di ItaliaCamp, ha attribuito i meriti delsuccesso dell'associazione ai ragazzi che l'hanno isti-tuita. Chi questo gruppo di ragazzi? Dove nasce?E come arrivato ad ideare questo ambizioso pro-getto?4) Lo scorso 16 Ottobre, proprio in Luiss, si con-cretizzato il primo appuntamento dell'ItaliaCamp.Quali obiettivi sono stati gi raggiunti e su qualiaspetti, invece, credi che l'associazione dovr farmaggiormente leva per i prossimi eventi?5) Inne, da laureato Luiss, da studente molto at-tivo nella vita universitaria quale sei stato e da rap-presentante di un'associazione che si propone di con-tribuire all'innovazione del nostro Paese, cosa sentidi poter dire agli studenti della nostra Universit, inquesto particolare momento di crisi generale e so-prattutto di dicolt ad accedere al mondo del la-voro?

    E poi, invece, in viaggio verso il Salento per lor-ganizzazione della nuova tappa dellItaliaCamp,niente audio ma un foglio vero, uno di quelli sca-rabocchiati a caldo nel mentre di una riunione,pronto per essere rielaborato a freddo di fronte unpc, in una luminosa notte salentina; mentre tuttointorno fermo. S perch nel Salento ad un certopunto tutto si ferma, seguendo la pi naturalelegge biologica dellintercedere del tempo, chescorre a tratti fermandosi. Scrivere sulle pagine di 360 a qualche anno dellasua nascita, mette abbastanza i brividi. E come seti voltassi indietro e rivolgessi lo sguardo a ci che stato in questi ultimi 5 barra 6 anni.E capisci che si tratta di una lunga lezione di lea-dership collettiva. E successo che dopo la LUISS,lubriacata della laurea, la festa al rientro dagli Sta-tes, la cena per il tuo contratto a tempo indeter-minato e la sbornia per aver conseguito il dotto-rato, il tuo destino parla di ItaliaCamp. E larisposta non quella di sempre, perch ti rendiconto che non sei pi tu, ma sorprendentementesei diventato tu elevato alla venti. Cerco di esserepi semplice respirando laria di casa delle paginedi questo giornale.Tutto cominciato da un manipolo di amici, daun giornale realizzato al secondo anno di univer-sit (quello che oggi accoglie questo pezzo), unas-sociazione, un paio di elezioni, una laurea e poidopo il lavoro, tutti hanno trovato un lavoro. Ma

    c qualcosa in pi che un lavoro nonpu renderti, dicesi contributo peril Paese in cui vivi. Certo, dimenti-cavo di dire che tutti hanno trovatolavoro a livelli medio-alti (nei piimportanti studi legali, sta di pre-sidenti, amministratori delegati, ca-mera e senato, prospettive interna-zionali eccetera eccetera) quindi nonsi tratta del classico esempio di in-soddisfazione professionale, ma qualcosa di diverso. Cerco di spie-gare di cosa si tratta. incredibile pensare che a qualcheanno dalla nascita di questo giornale, quel gruppointegrato da altra gente - che come se in quelgruppo ci fosse sempre stata - prende il nome diventialle20 (perch in venti ad incontrarsi alle ore20). Parlano di BarCamp, vivono con successo ilprimo LUISS BarCamp, lo ribattezzano Italia-Camp ed entrano a Palazzo Chigi. Entrano nellaPresidenza del Consiglio dei Ministri, dalla portaprincipale, quella del Sottosegretario alla Presi-denza del Consiglio dei Ministri Gianni Letta(che di ItaliaCamp diventa il Presidente Onorario)e accanto a Pier Luigi Celli (Presidente di Italia-Camp), Antonio Catrical, (Presidente dellAnti-trust), Giovanni Puglisi (Presidente FondazioneBanco di Sicilia) presentano - dai microfoni dellasala stampa della stanza dei bottoni del nostroPaese ItaliaCamp. Lanciano il concorso La tuaidea per il Paese con lobiettivo di individuare10 idee per il Paese.La giornata diventa di 25 ore, ventialle20 si tra-sforma nella sda temporale del duemilaventi,perch se oggi tutti i componenti del gruppohanno dai 20 a 35 anni nel 2020 toccher a loro.Non parlano di disoccupazione, crisi e delle colpedella generazione che li ha preceduti, ma guar-dano a chi oggi frequenta le scuole medie, i licei,le universit per uscire dalla contingenza di que-sta situazione di emergenza (e scusate il gioco diparole). Molti cominciano a denirlo progettoNext. Quale obiettivo? Creare una rete interge-nerazionale, interprofessionale e soprattutto tran-snazionale di persone che individui progetti, lirealizzi, e consegni alla collettivit il risultato naledel lavoro svolto. Il modello anglosassone, si parla di crowdsour-cing, valorizzare cio la saggezza, le idee e le solu-zioni che provengono dalla gente. Mi spiego me-glio. Non si chiede allo studente, al ricercatore, oallavvocato di interrompere la propria attivit perfare il politico, ma al contrario linvito di impe-gnarsi anche per lo sviluppo di un progetto conforti ricadute su tutta la collettivit. Non si con-feriscono poltrone o assegnano consulenze, ma siretribuisce il contributo che sar dato per la rea-lizzazione di un progetto con un forte commit-ment istituzionale. Il presidente della Repubblica

    Giorgio Napolitano, infatti, ha assegnato ad Ita-liaCamp il premio di Alta Rappresentanza cheverr consegnato alla migliore idea realizzata amaggio 2011.No, non un modo alternativo di fare politica, un modo nuovo per sviluppare il concetto di cit-tadinanza attiva. La logica quella dellintegra-zione. Lambizione la costituzione di un centrodi competenze per fornire a istituzioni, impresee universit gente nuova, compente per la forma-zione ricevuta o per lesperienza vissuta sul campo.Sono pi di 40 le universit che hanno aderito alprogetto e sono stati pi di 1300 i partecipanti alprimo ItaliaCamp tenutosi in LUISS lo scorso sa-bato 16 ottobre, in cui sono state presentate pi di100 idee. Chi nanzier e come verr realizzato il tutto?Tutto sar realizzato grazie allintervento misto trapubblico (dallo Stato alla comunit europea noa giungere al singolo comune di provincia, in re-lazione allestensione del progetto), privato (im-prese, business angels e venture capital) e colletti-vit (crowdfunding emulando il sistemaamericano di raccolta fondi passando anche da Fa-cebook, President Obama docet). Il come?Ognuna delle 10 idee sar realizzata da una speci-ca ItaliaUnits, cio da ununit di consegna com-posta da esponenti della societ civile che avr ilcompito di realizzare concretamente il progetto,nei limiti temporali previsti secondo le risorseeconomiche a disposizione. Si tratta di leadership collettiva, e cio quel pro-cesso che trasferisce la sovranit dallindividuoalle relazioni tra gli individui, attribuendo la cen-tralit al valore di legame della comunit. Lac-cento posto sulla rete e sulla circolazione tra gliindividui che arricchisce la relazione e le personeche ne sono protagoniste. La leadership diviene alservizio della relazione, e non viceversa. I valoriper il suo sviluppo: ascolto, solidariet operativa,condivisione (contaminazione e apertura), coe-sione sociale, trasparenza, trust & condence. Glistrumenti di diusione sono le reti sociali, nonsolo virtuali: appunto, ItaliaCamp.

    fabrizio sammarco

  • 5Sabato 16 ottobre 2010 nellaula 404 della sede diViale Romania Luiss Guido Carli di Roma, si af-frontato il tema del lavoro e dellimpresa con me-todologia barcamp (denita come un non-confe-renza collaborativa in cui nessuno spettatore e tut-ti contribuiscono alla riuscita dellevento ed in cuilunico moderatore il tempo). Lintento stato quel-lo di raccogliere il maggior numero possibile di ideeper avviare un processo di innovazione con la pos-sibilit per le dieci idee vincitrici che usciranno dai

    quattro barcamp (Roma, Lecce, Bruxelles e Mila-no) di giungere no al Parlamento. Riferendoci al-laula lavoro e impresa lo scopo da realizzare, permezzo di queste proposte, come indicato dal pre-sidente dellINPS Mastrapasqua, non solo crea-re lavoro ma anche conservarlo. Conservare lavo-ro fa parte di una nuova cultura che oggi giorno pi che mai attuale. Sempre secondo Mastrapasquale persone creano lavoro e poi si fermano, mentredovrebbero poi seguire una formazione on the job.

    No al diritto al lavoro-si alla creazione del dirittoQueste le parole con cui esordisce il preside dellafacolt di giurisprudenza Pessi durante la confe-renza di Italia camp nella sezione lavoro e im-presa. Per tutte le tre ore di conferenza il tema picaro a concorrenti e giudici stata proprio la ne-cessit di crezione del lavoro, necessit di fantasia,di idee, e di spunti da cui partire. Lo hanno sot-tolineato a pi riprese il gi menzionato presidePessi, il dott. Satta, il professor Ghera, e il presi-dente dellINPS Mastrapasqua. In un breve in-tervento di questultimo, emerge come passato epresente si allontanino sempre di pi, i nostrinonni parlavano di ricerca del lavoro, oggi dob-biamo parlare di creazione e conservazione diesso. Dietro a queste parole si nasconde lessenzadel lavoro odierno, che devessere frutto di una ri-cerca continua, di un miglioramento assiduo che,come sottolinea Mastrapasqua, oggi manca. Oggichi trova lavoro si ferma, niente pi scuole seraliniente pi voglia di quella scalata lavorativa che inpassato stata dominante. Ci vogliono coraggio,conoscenze, spirito di sacricio e soprattutto ilsenso di ci che uno vuole essere; e come tappafondamentale per questo nuovo lavoro non pumancare la formazione on the job; i gran voti, lelauree cum laude non bastano pi. Relativamenteallimportanza di questo tipo di formazione ilprofessore di diritto al lavoro Michel Martone, an-chegli presentatore di una delle idee in concorso,year o , ne riprende i contenuti. Al posto diuna cassa integrazione totale limpresa pagherebbemeno i lavoratori dandogli pero la possibilit difare un anno allestero, di acquisire nuove espe-rienze, di farsi conoscenze in altri ambienti e chilo sa, magari di intraprendere unattivit impren-ditoriale in un paese che lo permette pi facil-mente. LAVORO e IMPRESA stato il bino-

    mio attorno al quale si sono sviluppate le idee inconcorso, esposte con grande entusiasmo, spa-ziando dal portale web, allorientamento profes-sionale, a una ridistribuzione delle forze. La di-colt nella proposta di queste idee risiede nellemolteplici caratteristiche che devono avere: nuove,fresche, originali, ma allo stesso tempo concretiz-zabili e che non gravino n sulla singola impresa ntantomeno sullo Stato. Per primo ci prova uncommerciante di preziosi che fa della fantasia lasua arma vincente. Per lavorare pietre preziosepersone normalissime in molti paesi del mondo,un esempio a caso i lavoratori indiani costretti aventi ore di lavoro quotidiane, sono diventate di-sabili. Allora, si chiesto perch non sfruttare inItalia come gi accade in altri paesi europei la po-tenzialit delle persone diversamente abili che la-vorando potrebbero non avere pi bisogno di unsostentamento statale, ma soprattutto vedersi rea-lizzati nonostante la loro diversit? Grazie a unostudio coadiuvato dallonorevole Guidi si osser-vato che quelle otto ore seduti su una sedia sonoimproduttive per alcuni ma assolutamente natu-rali per altri. Lanello debole, o meglio ci che ri-chiede un nanziamento economico la strut-tura da realizzare per questa scuola-impresa. Ivantaggi da ltro canto sarebbero notevoli. Le cen-tinaia di persone alla conferenza e soprattutto chici ha dedicato tempo energie e lavoro per un annosono la speranza del nostro paese, che vuole creare,immaginare e costruire qualcosa di migliore. Con-temporaneamente alla conferenza, a qualche chi-lometro da viale Romania, sede dellitalia camp, sisvolgeva una manifestazione che ha immobilizzatobuona parte della citt. Italia camp e la manife-stazione sono due vie diverse per giungere allostesso ne, un cambiamento. Sta a noi sceglierequale pecorrere.

    Tutto ci non basta ancora: non serve uno stage dipochi mesi; il mondo del lavoro corre e sta a noi sta-re al passo con esso. E proprio questo obiettivo chela maggior parte dei relatori si sono pressati di rag-giungere spaziando tra varie aree del mondo del la-voro: dal web a progetti di dottorato, da propostetributarie retributive a nuove modalit di impiego.Nel corso della sessione il Preside di facolt di Giu-risprudenza della Luiss Guido Carli Prof. Rober-to Pessi (membro del comitato scientico) ha in-dicato i punti cardine e nevralgici dellargomento:a Suo avviso il diritto del lavoro non pu far nullaper creare lavoro, non si pu realizzare una disciplinamigliore nellambito degli ammortamenti e nei mec-canismi dell INPS e le strade repressive sono sta-te tutte gi seguite. Inoltre crede che si crei lavorodando lavoro, che il futuro deve guardare al mon-do del mercato dei marchi e dei brevetti seguendoil modello marchio ONU universale e che biso-gnerebbe seguire il principio di delocalizzazione. Nu-merose sono state le proposte accattivanti. Inte-ressanti sono stati il progetto SIDA secondo cuibisogna guardare con un ottica diversa i diversa-mente abili, trasformando il loro handicap in unpunto di forza durante il momento del lavoro e ilprogetto JP Web che concepisce il bilancio comesito internet ed in cui ogni impresa pu emetterefatture solo se entra nel circuito nazionale di fat-turazione nel web, creando lavoro per agenzie di so-ware. Aascinanti sono il progetto del Prof. MichelleMartone del periodo sabbatico incentivo che per-mette allazienda che non ha pi posto per un la-voratore di mandarlo per un periodo compreso trai 6 e i 24 mesi in giro per il mondo con la possibi-lit di lavorare allestero per altre aziende attraver-so un contratto essibile e formando le proprie co-noscenze tecniche oltre a fare un esperienza di vitaed il progetto di Stefano Filippini Vera secondo ilquale con lintroduzione di un coeciente retri-butivo si incentiverebbe il rapporto tra azionista emanager. Importanti sono anche il progetto di Ste-fano Salvato che mette a punto un modello di dot-torato gi impiegato in alcuni atenei con lo scopodi agevolare il passaggio dal mondo delluniversi-t a quello del lavoro e il progetto CROSS di con-sulenza di carriera legato al momento precedentequello della formazione, ovverosia quello del-lorientamento professionale. Sono emersi anchespunti di riessione da personaggi di spicco di questarea tematica: secondo Monticelli sta allo Stato cer-care strumenti per mantenere i posti di lavoro; se-condo lavv. Ghera la politica della progressivit delsistema tributario unidea vecchia e secondo Luiil diritto del lavoro si deve porre lobiettivo di nonostacolare il lavoro (tesi questultima condivisa an-che dal Prof. Pessi).

    No al diritto al lavoro, si allacreazione del diritto

    Alla ricerca di un futuro migliore e di opportunitper il lavoratore.

    a cura di Gabriele Maria Spagnoli e Guendalina Anzolin

    Lavoro e Impresa

  • 6 coSmoluiSS

    Healthcare&Tecnology transfer (for dummies)a cura di Gian Mario Bachetti, Martina Monaldi

    Ricerca, Scienza e Tecnologia

    Meno male, non stata la criptica riunione di cer-velloni e topi di laboratorio che ci aspettavamo.Daltronde lo spirito di ItaliaCamp sta proprionella sua trasversalit e nella libera condivisione diidee, come ci dice Velio Macellari, membro delComitato Scientico della nostra sessione. An-che noi, da semplici studenti di Scienze Politiche,qualcosa abbiamo capito; in fondo la buona ideasi riconosce subito, anche senza competenze di set-tore, con le parole di Manuela Arata, altro mem-bro del Comitato. Certo, alcune idee erano pi utili e realizzabili dialtre: Luigi Nicolais, ex ministro per le Riforme elInnovazione nella pubblica amministrazione, ciconferma che a suo giudizio alcuni dei progettipresentati non sono maturi. Il problema chemolti di questi rimangono arenati nella cosiddettaDeath Valley, la fase di transizione tra il depositodel brevetto e leettiva realizzazione industriale.Il rapporto tra ricerca e industria infatti semprepi legato alla commerciabilit del prodotto de-rivante dallinnovazione tecnologica e al ritornoeconomico che questo pu garantire alle aziende.

    Risulta quindi ovvio che ad avere lultima parolasul successo di una tecnologia il consumatore,senza dimenticare che un prodotto fatalmenteconnesso allepoca in cui viene realizzato cadeproprio questanno il cinquantenario dellinven-zione dellinutile laser, denito ai tempi una so-luzione in cerca di un problema. Tra inchiostritermosensibili, centri nazionali di risonanze ma-gnetiche e bizzarri utilizzi dei prodotti Apple(liPad pu essere usato nei reparti ospedalieriper la consultazione di cartelle cliniche, Macel-lari) siamo giunti alla ne. Fine di uniniziativa chepu essere antidoto allassenza di meritocrazianella ricerca e nelluniversit, ma che ha mostratoanche qualche limite. Come fa notare Sylvie Coyaud, coordinatrice dellasessione, i proponenti erano talvolta troppo vec-chi: si assistito alla stessa situazione che si veri-ca allinterno delle universit, dominate da verie propri dinosauri. Quello che la giornalista fran-cese sostiene, inne, che lItalia non pu salvarsida sola, daltronde Cristoforo Colombo ha sco-perto lAmerica, non il Pincio.

    Conversazione con Ignazio Marino

    La prerogativa migliore del-lItaliaCamp che permette, at-traverso il confronto tra addettiai lavori impegnati in campi dif-ferenti, di selezionare le idee mi-gliori tra una serie di progetti. questa lopinione di IgnazioMarino, chirurgo e senatore delPD, al quale abbiamo chiestole sue impressioni riguardo i la-vori a cui stava assistendo. D'al-tronde questa idea rispecchia ladisciplina introdotta dal sena-tore nella legge nanziaria del2008 che riservava una quotadei nanziamenti pubblici ai progetti presentati daricercatori di et inferiore ai quarantanni, sele-zionati da un comitato composto da ricercatoridella medesima et. Cos nasce spontanea la ten-denza a selezionare i migliori. Sulla stessa linealidea che Marino presenta in veste di Barcamperproponendo di attuare anche in Italia lesperienzadel programma Incubator, sviluppato negli USAnel 2005. Il progetto ha garantito linvestimentodi denaro pubblico nella realizzazione di 100.000idee, di cui circa il 20% ha prodotto un guadagnomolto superiore allimporto del nanziamento,

    permettendo cos un reinvestimento in nuovi pro-getti. In questo modo si creato un circolo vir-tuoso allinsegna di criteri meritocratici.In con-clusione, nellanalizzare il rapporto tra ricerca eclasse politica, il giudizio del senatore netto:questultima carente di conoscenze tecniche evive con schemi di ragionamento del secolo pas-sato, non capisce limportanza di scienza e tecno-logia nella societ contemporanea, che da queste stata cambiata radicalmente. Se la politica non vaal ritmo della scienza determina un ritardo nellosviluppo e nelleconomia del Paese.

    intervista a luigi Frati, rettore delluniversit la Sapienza

    Secondo lei un progetto del genere puessere esportabile in ununiversit come laSapienza?

    Alla Sapienza c stata unesperienza diversa;abbiamo selezionato 800 persone da 80.000candidati e li abbiamo fatti incontrare conle imprese. Queste dovevano garantire due cose: o as-sumere almeno cinque persone o impe-gnarsi a fare lo spin o, alcune di queste in-vece di cinque ne hanno assunti 50.Labbiamo fatto con un sistema person toperson fra persone e impresa, una formuladiversa che ha dato straordinari risultati eche pensiamo di ripetere.

    Celli ha parlato di una collaborazione conmolte universit sia italiane che estere. Tra La Sapienza e la LUISS c una colla-borazione molto buona; voi siete ununi-versit di nicchia con tre facolt per quelloche riguarda noi gestionali, noi siamoununiversit generalista, con il 60% sultecnologico che a voi manca.In un momento cosi delicato per la ricercaqueste iniziative quanto possono esserutili?

    Il mondo politico pensa ad altro. Voi sietemolto vicini al mondo politico dei gover-nanti, noi meno, siamo senza politica, di-ciamo le cose come stanno. Paesi come la Francia e la Germania hannoaumentato linvestimento in ricerca e svi-luppo nei periodi di crisi portandoli no al3%, si sa che facendo cos si genera occupa-zione tecnologica. Il problema pi grave che in Italia gli skil-led jobs, che abbiamo in misura paragona-bile al resto dEuropa, non sono stati prati-cati con vera cultura tecnologica: rispettoalla Francia perdiamo un 14% di occupa-zione intellettuale in skilled jobs.

  • 7Innovology: tra business e social innovationa cura di Nicola Del Medico, Fabiana Nacci

    Se lItaliaCamp il forum in cui condividere pro-getti e opinioni personali per forgiare le nuoveidee utili per il Paese, era quasi naturale che unadelle sue sessioni fosse dedicata allinnovazione ealla tecnologia. Innovology, questo il nome della terza sedutadella conferenza pluri-straticata ospitata lo scorso16 ottobre dalla Luiss. In una tta cornice di iPad,iPod, iPhone e altri marchingegni vari ed even-tuali, necessariamente marchiati dalla celebre melamordicchiata, giovani e meno giovani talenti delsettore dellIT hanno dato sfoggio della propriacreativit tecnologica, presentando progetti e ideedi sicuro valore commerciale e, purtroppo solo inalcuni casi, anche sinceramente votati a un ne divalenza sociale. I progetti mostrati nel corso di In-novology erano davvero innovativi e perfetta-mente intonati con latmosfera tutta web 2.0, so-cial-networking e wired che riempiva di s,animandolo, il susseguirsi delle presentazioni,ognuna rigorosamente illustrata in un lasso di po-chi minuti e scandita dal feed-back proveniente

    dalluditorio. Molto interessanti i progetti che, -gli dellera di facebook, si proponevano di esten-dere le possibilit di condivisione virtuale alcampo dellassunzione del personale da parte delleaziende, come nel caso di GeekJob, o a quello tu-ristico, come DineWithItalians, servizio che oreai turisti stranieri la possibilit di gustare a paga-mento una cena preparata direttamente da coppieo famiglie di italiani doc iscritti al portale del pro-gramma. Utilissimi i piani di razionalizzazionedella vita e delloperato delle aziende, come ecceCustomer, piattaforma di business intelligenceche, monitorando i social network, potrebbe for-nire succulenti dati alle compagnie aderenti al-liniziativa. Arguta lidea di due giovanissimi bar-camprer che, allItaliaCamp, hanno presentato uncongegno semplice e pur sempre molto valido, unmouse a pannelli solari alimentati dalla luceemessa dal desktop. Tra i progetti con ricadute sociali pi direttevanno annoverati Carpooling, un servizio di con-divisione di auto private e degli spostamenti, Fi-

    reghtingCapsule, bomba di plastica contro gli in-cendi boschivi, e Angels, occhiali che trasmet-tono informazioni sulla sicurezza dellambientedi lavoro. Certamente utile e vantaggiosa lidea presentata daNicola Mattina e riguardante la creazione di unabanca di dati digitali per linnovazione delle Pub-bliche amministrazioni.Le idee presentate sono state molto interessantie di spessore - ha commentato Alex Giordano,strategic e creative director di Ninja Lab - Ladimensione del mercato ha colonizzato in ma-niera eccessiva limmaginario, mentre letica delnetworking avrebbe dovuto informare di s le di-namiche sociali. Sarebbe stato bello individuareuna soluzione che, mettendo insieme alcuni ele-menti, avrebbe potuto essere una risposta al falli-mento del presente. Ma forse il merito piimportante dellItaliaCamp proprio quello di la-vorare per far penetrare nel contemporaneo unconcetto di social-innovation che non ancoramolto chiaro in Italia.

  • 8 coSmoluiSS

    Quale energia per il Paese, quale ambiente per la Personaa cura di Linda Patumi, Chiara Bisirri, Laura Lisanti e Zaira Luisi

    Energia, Ambiente e Infrastrutture

    Cantiere 209. Qui si fabbrica energia24 progetti per rinnovare lenergia del paese e lambiente attorno a noi

    Cera un progetto e cerano le menti.Cerano le idee e cerano le braccia. Selobiettivo era fare incontrare i promo-tori di queste idee e chi potrebbe con-cretizzarle, beh, stato centrato. Diquello che Zingaretti ha chiamato capi-tale umano, allitaliacamp di sabato neerano pieni i corridoi. Daccordo con ilpresidente della provincia di Roma an-che il dott. Ayra di Enel Green Power.Ai nostri microfoni ha detto Si respiraaria di inquietudine. questo il valoreaggiunto che muove noi giovani al dia-logo sulle nuove proposte per il paese.Quell inquietudine che ci spinge a pro-porre idee e a non accontentarci delmondo cos come ce lhanno lasciato igrandi. E stavolta erano i grandi che dovevanoascoltare i giovani, in quelle che da semplici auleerano diventate laboratori di idee. Anche laulaEnergia&Ambiente ha provato a cambiare le cose: in quel cantiere 209 che si sono costruiti i 24 pro-getti, i quali vertevano su informazione, mobilite tempo. Cinque minuti a testa per esporre la pro-pria idea e dieci per sentirla commentare dai mainbar camper. Il comune denominatore di tutte leidee? Necessit di informare e responsabilizzare ilconsumatore per dargli gli strumenti per formu-lare giudizi consapevoli. Giorgio Boldini dellAi-vep auspica che da una maggiore informazionepossa derivare una rivoluzione culturale: dalla cul-tura del cemento alla cultura del verde, insomma.Ma per diondere lidea del cambiamento su scalamondiale Palmieri propone lEco-Info, un sistemadi centraline a energia rinnovabile impiantabile inaree senza rete elettrica (i paesi del Terzo Mondone sarebbero grati). Portiamo lelettricit dovenon c, esportiamo linformazione: date loro in-ternet, vi risolleveranno il mondo. Con un click sipotranno anche trovare trasparenza e genuinit:Agricult di Vitale propone una piazza mercatoonline in cui la distanza consumatore-produt-tore si fa minore e il consumatore pu seguire letrasformazioni che un prodotto come il formag-gio subisce no alla sua tavola. Dal rumore dellacagliata alla vendita (ebbene s, allitaliacamp sisente anche che rumore fa il formaggio!). Chi in-

    vece rivolge la sua attenzione all(in)formazionedei pi piccoli apprezzer la proposta di Fare Am-biente: se da piccoli avessimo avuto un videogiocosullenergia nucleare al posto di Gino il conta-dino, saremmo stati ugualmente prevenuti? Op-pure la nostra societ si sarebbe approcciata alla di-scussione senza preconcetti? Il tema della mobilitha visto protagoniste idee sostanzialmente pocoinnovative e simili tra loro. Certo non ci stupiscepi sentir parlare di autobus a idrogeno e car poo-ling (variante privata del car sharing), ma ognitentativo in tal senso comunque apprezzato. Allane tutta una questione di tempo. Non restache valutare il trade o tra gli investimenti nelnucleare a lungo termine e quelli nelle energierinnovabili che sono gi operative nel territorio. InItalia, a lungo ed erroneamente, si trattato di sce-gliere tra luno e le altre senza considerare lipotesidi utilizzarle in modo complementare. Lo so-stiene, tra gli altri, Enrico Testa del Forum Nu-cleare Italiano, il quale chiarisce inoltre che lacompetizione per il soddisfacimento della do-manda energetica fra gas, petrolio e nucleare. Lerinnovabili, quindi, non sono un sostituto ma unausilio. Il moderatore Galeazzi, direttore StaettaQuotidiana, tira le somme: di fronte a un temacos ampio e eterogeneo sarebbero state oppor-tune idee meno parziali e pi dierenziate tra lorotali da toccare ambiti come i combustibili fossiliche avrebbero meritato una seppur minima trat-

    rispondono i coordi-natori dellaula

    Come rispondereste al ragazzo che du-rante i lavori dellaula ha criticato lIta-liacamp denendolo la brutta copia diun vero barcamp, solo una passerella diistituzioni?Tommaso: Risponderei che i giovani o se-dicenti tali dovrebbero smetterla di pian-gersi addosso e parlare solo in maniera au-toreferenziale, ma apprezzare questoprimo passo che, solo con le nostre soleforze, abbiamo fatto per dare un palco-scenico vero alle idee.

    Qual stato il feedback dei barcamper?Alessandro: Le idee pi interessanti sonostate quelle di carattere tecnico, anche se didicile comprensione per le persone nondel settore. Le idee di taglio pi "politico"invece sono state banali o totalmente inu-tili perch non erano da considerarsi idee,ma commenti sullo stato attuale delle coseo, peggio ancora, propaganda lobbistica.

    Quali sono state le maggiori dicoltche hanno ostacolato il progetto? Riccardo: Le parole chiave sono sinergia efocalizzazione sugli obiettivi. Le maggioridicolt riguardano la qualit e l'ecaciacon la quale riusciremo a comunicare ilnostro progetto. Pi di ostacoli parlereidi opportunit. Bisogna sempre ragionarein maniera propositiva e cercare di trovaresoluzioni. Gli ostacoli diventano tali sol-tanto nel momento in cui si manifesta pa-lesemente un fallimento.

    tazione. La colpa di ci non da attribuirsi agli or-ganizzatori dellaula Energia&Ambiente, chehanno fabbricato un prodotto di valore, semmai aigiovani bar camper che ne hanno usufruito passi-vamente lasciando la parola ai soliti grandi. Inne-gabile merito dellitaliacamp, parafrasando Tom-maso, uno degli organizzatori, stato il non essereil solito evento in cui tutti vanno per il buet, maun evento in cui tutti, mentre sono in attesa delbuet, accendono il cervello.

  • 9Il cittadino, tra reti e infrastrutturea cura di Agnese Curti

    LUISS sabato mattina: poco affollata, qualchestudente di economia che passeggia in statocomatoso per andare a seguire le lezioni di lin-gua; e poi i fedelissimi delle aule studio, la ca-sta irraggiungibile che si chiude ermeticamentetra libri e appunti. LUISS, mattina di sabato 16ottobre: stand di Bulgari (un po come il prez-zemolo, sta bene ovunque), banchetti per ac-crediti, e niente fedelissimi delle aule studio,declassati a paria per far posto a caff e cor-netti. E le aule piene, che per loccasione cam-biano nome. La metamorfosi Italiacamp ha avuto inizio.Laula 5 ha subito una trasformazione forse piradicale delle altre, infatti ospitava il tema ilcittadino fra reti e infrastrutture infrastrut-ture connesse e sostenibili, allapparenza di-stante dalla dinamica di ununiversit di studisociali. Con il passare delle ore e degli inter-venti ogni dubbio crollato, e la patina inge-gneristica scomparsa. Ad aprire la sessione il moderatore GiorgioSantilli, giornalista de il Sole24 ore, a seguirei responsabili di aula, Sara Frazzingaro, Do-nato Cavaliere e Francesco Calabria.Il tema delle infrastrutture ampio e com-plesso, un Giano bifronte che esprime da unlato conflitto sul territorio al momento del-linvestimento, e dallaltro la necessit di vi-sualizzare linfrastruttura come contenitoredi servizio prima della sua realizzazione. Inol-tre, in questo contesto, il cittadino pu sia do-minare la scena, sia essere relegato a figura pas-siva, privando, nel secondo caso, il progetto dipotenziali sinergie produttive che contribui-rebbero allo sviluppo di reti sociali e di pro-gresso e allontanerebbero il fantasma della reteocculta delle mafie. La naturale conseguenza di tale scenario ungap infrastrutturale che limita la creazione diservizi a valore aggiunto, dove le reti materialied immateriali, e.g. le strade e la banda larga,non sono sfruttate appieno. necessario dunque che lo Stato si muova, in-teragisca tra reti e cittadini. Per far ripartire ilcantiere Italia si deve pescare nella societper poi proporre al decision maker pubblico.Il primo bar camper stato Nicola Zingaretti,presidente della Provincia di Roma, che haaperto una parentesi sul Grande RaccordoAnulare esprimendosi contrario al pedaggio,perch il GRA interno ad una dimensioneumana, e non pu essere considerato un trattoautostradale a tutti gli effetti. Zingaretti ha poi illustrato tre pilastri: Pro-vincia WiFi, Zero digital divide e i Centri dicreativit e innovazioni. Il primo progetto ha il

    target di estendere a 500 le aree WiFi ad oggisono attive 403. Zero digital divide, come si deduce dal nome,ha lobbiettivo di aumentare la democrazia di-gitale; infine i Centri di creativit e innova-zioni saranno i luoghi dellalfabetizzazione di-gitale, propedeutici a un buon utilizzo dellarete; il target 20 centri in 20 scuole, i primi 5nei prossimi 2 anni. Sulla scia della banda larga intervenuto LuigiGubitosi (AD Wind Telecomunicazioni s.p.a.),ribadendo lurgenza di una maggiore informa-tizzazione della Pubblica Amministrazione edella Sanit per abbassare i costi nel settorepubblico. A seguire ha preso la parola Vito Gamberale(AD F2i fondi italiani per le infrastrutture), ri-tenuto il guru italiano di quel che si pronun-cia allinglese ma non si pratica in Italia, cioil project financing. Le critiche da lui espresse nei confronti delcantiere Italia hanno rilevato unarretratezzarispetto al resto dEuropa con un gap infra-strutturale in aumento; lItalia vanta la mediapi bassa di km autostradali per abitante e unacrescita lentissima della rete autostradale: negliultimi 10 anni sono stati costruiti solo 77 ver-gognosi km contro i 3000 della Spagna. Altro punto rilevante stata lintroduzionedellespressione khomeinismo anti infra-strutturale che ha costituito il punto focale delresto della conferenza: la sindrome che affliggeil Bel Paese percepisce alcune tecnologie, i ter-movalorizzatori ad esempio, come simbolo di

    antiambientalismo mentre al Nord Europa rap-presentano il progresso. Il riscontro concreto di questa affermazioneemerge con le 21 sub autorizzazioni necessa-rie per ottenere lautorizzazione per linstalla-zione di un campo solare o tra i titoli del Cor-riere della Sera le grandi opere soffocano iterreni agricoli. Il Prof. Police ha poi evidenziato i due princi-pali limiti del Paese, cio limpossibilit adagire per competenze esclusive della PA, sep-pellita sotto metri di frammentazione buro-cratica, e la difficile distinzione tra partecipa-zione come cittadino o come privato aldibattito sulle infrastrutture. Santilli ha fatto notare limportanza del dibat-tito come essenza della democrazia, che perdeve tradursi in sintesi operativa. Le idee infatti, dopo il brain storming del con-fronto, dovrebbero essere strutturate e convo-gliate in progetto, per costituire la vera mo-dalit di fare sistema, dice Alessandro Garofalo(AD Trentino Sviluppo), che ha fornito il va-demecum del progetto vincente: 1) semplice,2) credibile, 3) concreto, 4) ad alto tasso dioriginalit, emozioni e sorpresa.Le proposte pi interessanti sono state quelledi Trotta (prototipo di 1 km di strada auto-sufficiente grazie allinstallazione in loco delmicroeolico o di pannelli solari); Martiniello(banca dati del project financing, con info siaitaliane che straniere) e Ravaioli (rivalorizza-zione aree limitrofe alle stazioni).

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    Alla ricerca del credito perdutoa cura di Francesco Sbocchi

    Economia, Finanza e Mercati

    Sabato 16 ottobre 2010.LUISS, viale Romania,32;Area Tematica 4 Economia,Finanza e Mercati,Aula 6,ore 11:00.

    Il tema che stato trattato nellaula si pu riassu-mere nella formula scelta dai coordinatori di Ita-liaCamp: alla ricerca del credito perduto. In eetti la tesi di partenza per la discussione al-linterno dellaula partiva dalla seguente ipotesi:per prevenire nuove crisi economiche e far ri-partire leconomia occorre non solo ripensare la re-golamentazione del sistema creditizio, ma ancheindividuare nuove soluzioni per agevolare lac-cesso al credito di famiglie e imprese.. Frediano Finucci (Caporedattore economia TG La7) il moderatore daula e responsabile di far ri-spettare le regole della formula Italiacamp. Il co-mitato scientico era composto da Gennaro Oli-vieri (Professore Ordinario MatematicaFinanziaria LUISS Guido Carli), Marino OttavioPerassi (Responsabile Servizio Consulenza legaleBanca dItalia), Carlo Borgomeo (Presidente Fon-dazione per il Sud).Durante la giornata sono state presentate varieidee per risolvere i problemi di accesso al creditoche stanno bloccando l'economia italiana: parti-colarmente ecace stato il primo intervento deldott. Stefano Mieli, Direttore Centrale per lareadella vigilanza bancaria e nanziaria di BancadItalia. Nellintervento sono individuate le principalicause della dicolt dellaccesso al credito: la crisiha dimostrato uninsuciente quantit di denarotenuto dalle banche come deposito, quindi biso-gna incrementare un'attivit di vigilanza che ga-rantisca che i depositi trattenuti dagli istituti sianoproporzionali alla domanda di liquidi. C poi la necessit che la restante parte dei ri-sparmi che le famiglie mettono in banca vada in-vestita in aziende adabili con progetti a lungoperiodo, in modo da creare naturalmente nuovocapitale e non incorrere quindi nel rischio di unanuova crisi nanziaria dettata da una scatola cinesedi insolvenze dei debiti contratti. Si sente la necessit di maggiore trasparenza e cor-rettezza tra le varie gure che compongono lo sce-nario micro e quindi macroeconomico e tuttoquesto, sottolinea il dott. Mieli, non pu avve-rarsi se alla base dei rapporti economico-nanziarinon si aancano alle regole di certi standard cre-ditizi, altri standard di tipo etico. A questo proposito ci siamo quindi chiesti: non che forse sarebbe meglio implementare tutta unaserie di regolamentazioni che abbiano come sog-getto questi strumenti che se usati ad hoc pos-sono creare bolle nanziarie come quella che hascatenato la crisi immobiliare iniziata nel 2008? Loabbiamo chiesto al professor Oliviero che, dopo

    un primo commento entusiasta sulla giornata eliniziativa di Italiacamp, ci risponde che nel-lambito della nanza ci sarebbe un bisogno fortedi regolamentazione (e non di deregolamenta-zione come si vaneggia oggi). Critica la mentalit che si diusa questa vo-lont di fare soldi in mondo facile e la nanzaaiuta in tutto questo senso perch dava delle spe-ranze e in alcuni casi delle realizzazioni di guada-gni fortissimi. Ma, aggiunge, la nanza gio-chino a costo zero, se da qualche parte cqualcuno che guadagna, dallaltra c qualcunoche ci sta perdendo e quindi non migliora la si-tuazione del mondo in generale, anzi, la nanza lapeggiora perch a seguito della crisi della nanzac stata anche la crisi delleconomia reale. Poi ar-riva lamara confessione: io ho qualche perplessitche si riesca a regolamentare per bene questa si-tuazione perch lunica soluzione sarebbe vietarealcune cose ed un po dicile perch linterme-diario nanziario quello che in tutto questogioca e guadagna sempre. Ci dobbiamo quindi rassegnare a unidea della -nanza fatta pi di scommesse che di investimentisu progetti dei quali si condividono scopi o settoriche si vuole contribuire a far sviluppare?

    Rimanendo in tema di piccole medie imprese sipu citare lidea di Francesco Mengucci che conuna grande coerenza e presa di coscienza del tes-suto industriale italiano propone un sistema dirating per le SME, essendo una metodologia gitestata ed avviata, potrebbe essere estesa a questo

    tipo di azienda per vericarne e testarne la qualitdel prodotto e per essere valutato come fattore perconcedere l'accesso al credito.

    Oltre che di aziende, intermediari e nanza si an-che discusso di persone e della dicolt dellac-cesso al credito che si fa pi sensibile nei giovanisotto i trent'anni per i quali riuscire ad ottenere inanziamenti per un eventuale start-up pratica-mente impossibile. Un intervento che ha molto colpito la platea diascoltatori stato quello del Direttore GeneraleBanca Finnat Euramerica, Andrea Crovetto, cheha aermato che, un giovane serio, dovrebbe esseresovvenzionato perch se ha unidea vincente alloraquelliniziale credito pu diventare un investi-mento a medio-lungo periodo per lintermediario.Poi si lanciato in una divertente quanto pi checondivisibile provocazione, aermando che ilcredito non risolve i problemi del reddito e che ilcredito deve essere ricercato, prima che in ogni al-tra cosa, nel risparmio e nella gestione del bilan-cio familiare.

    Le idee per rendere il mondo della nanza pifair ci sono, il punto fondamentale per sem-pre e solo uno: il mercato diverr eciente soloquando i vari protagonisti dello stesso sarannocredibili e riusciranno a meritarsi la ducia dellagente. Vogliamo credere che queste idee riporterannoletica nella nanza? Se si, il capitale e quindi il cre-dito, saranno nuovamente stanati.

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    Un uomo solo che guarda il muro un uomo soloma due uomini che guardano il muro il principiodi evasione.

    Sapere e integrazione: istruzioni per luso il ti-tolo dellarea di Italiacamp dedicata alla cultura.Proprio nellambito culturale, infatti, fondamen-tali sono il confronto e la condivisione delle ideeche fanno da aspirapolvere in un paese impolve-rato. E cos tante sono state le idee proposte che,per poter dare a ciascuna il proprio spazio, si scelto di separare questa macroarea in due parti:una dedicata al sociale e laltra alla cultura.

    Sociale:Sociale tutto, pervade ogni ambito del nostrovivere (Cristina Di Milano). La sessione dedi-cata a questo tema non poteva che essere compo-sta da due anime: una pi educativa, sui processidi apprendimento e la loro valutazione in conte-sti interculturali e una pi prettamente dedicata atemi sociali. Partecipanti attivi sono stati soggettiuniversitari ma grande stata anche la presenzadellassociazionismo, emersa soprattutto nella se-conda parte.Eterogeneit, dunque, dei partecipanti e dei temipresentati, una linfa vitale che permette di spaziarenei pi diversi ambiti della comunit. Parolachiave in questo quadro deve essere partenariato,capacit di lavorare insieme, dotandoci della mu-scolatura culturale necessaria per creare una retesociale.

    Una comunit dunque dove risuonano echi difratellanza, dove si palpa lebbrezza di moriresparsi e rinascere uniti per creare e condividere unnuovo futuro. Sociale tutto, stato per moltotempo unutopia ed oggi anche un sentimento,un traguardo, un orizzonte nelloceano dellindi-vidualismo, unancora di salvezza negli abissi diquesto mondo.

    Cultura: La domanda culturale sempre pi elevata e in ri-sposta nascono dal basso numerosi fermenti che,nonostante leterogeneit, dimostrano di avere unminimo comune denominatore: la propensione alcambiamento per valorizzare il passato e costruireil futuro.Nei due settori, spazi e territori, arti e culturesono emersi progetti validi ed originali: da un to-tem per la valorizzazione del territorio dei Ca-stelli romani, alla microurbanistica qualicata perla rifunzionalizzazione dei forti militari, a un do-cumentario per rilanciare il territorio delle forestecamaldolesi. E ancora dal quadrato nomade mo-stra itinerante per le periferie nalizzata adunazione culturale di recupero, al Benegionaleun giornale per diondere e condividere le buonenotizie.Oggi che il conne tra spazio pubblico e privato sempre pi labile Pietro Garau ha presentato laBiennale dello spazio pubblico, un modo di af-fermare la funzione gratuita e conviviale della citte porre rimedio cos al vizio italiano della non

    curanza degli spazi concepiti per la comunit.Se vero che tutti questi fermenti culturali cheprovengono dal basso rischiano di essere dispersi,del loro coordinamento si occupa Kublai di cui ciha parlato Nicola Salvi, sottolineando il partico-lare approccio di questa organizzazione del tuttoal di fuori dellamministrazione. Kublai , nomeche ricorda Il milione, un progetto senza bar-riere dingresso che, evitando che lidea venga pla-smata attorno al modo in cui si decide di nan-ziarla, si propone di riconoscere ci che non inferno, farlo durare e dargli spazio per orientarei singoli progetti dotandoli di una maggiore sta-bilit.Fondamentale, in una societ che cerca di ren-dere attuali gli antichi valori attraverso nuovi me-todi di condivisione, il ruolo dellarte. Paolo Ar-rigoni ha espresso la necessit di raorzare i nuovimedia che fanno da ponte tra le vecchie e nuovegenerazioni per far s che larte e il nostro patri-monio perda quella visione invecchiata che lo ca-ratterizza. Non perch venga stravolto il suo valoreoggettivo che non pu essere alterato, ma perchsappia essere comunicato secondo come la gente inquesto periodo agisce, pensa, vuole, sente e ama.Ed ecco che necessario introdurre anche in que-sto ambito il marketing, cio la capacit di acca-lorare, di emozionare le persone anch risco-prano quanto arricchimento c nellespressioneartistica che da sempre il Ministero dei beni cul-turali si propone di tutelare.

    Ma questa originalit che oggi si manifesta celadietro di s la consapevolezza che tutto gi statodetto o tentato o invece la manifestazione diuna eettiva volont di cambiamento? Siamo difronte a una nottola di Hegeliana memoria o la so-ciet grazie ai suoi nuovi stimoli pronta per spic-care un nuovo volo? Con le parole di Diego Cugia Oggi viviamo sti-pati come sardine ma sotto inussi spiccatamenteindividualisti. E' tragico e buo. Si tratta di un in-dividualismo da poveri, o da vorrei ma non posso,generato dal marketing pubblicitario e televisivoche ci fa assurgere a eroi per un minuto. Credo chela societ debba spiccare un nuovo volo perestrema necessit. D'altronde l'unico motivo per gettarsi dall'altosenza le ali -escluso il suicidio- far di necessitvirt: costruirsele. Il mondo credo sia arrivato auno di quei capolinea ben rappresentati nei fu-metti tipo Nembo-Kid. Questo eroe veniva da un altro mondo condan-nato all'implosione. I genitori l'avevano salvatolanciandolo nello spazio. Sulla terra Nembo-Kidtrova le condizioni necessarie per intraprendereuna nuova vita. Italiacamp una fabbrica di ali perlanciarsi in nuovi mondi.

    Sapere e integrazione: istruzioni per lusoa cura di Elisabetta Rapisarda

    Cultura e Societ

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    Sentire, incuriosirsi e interagire, con laccentosullultima parte dellultima parola: agire. InunItalia che, soprattutto grazie alla sua politicaristagnante d laria di decomporsi ogni giorno dipi, un barlume di speranza nasce un sabato mat-tina di ottobre alla Luiss, dove nel contesto del-lItaliaCamp abbiamo seguito proprio la sessionesu Politica, Istituzioni e Pubblica Amministra-zione. Le parole dapertura dellarticolo sono delProfessor Pizzetti, Presidente dellAutorit Ga-rante per la protezione dei dati personali, membrodel Comitato Scientico che giudicher le ideeche, in questo settore, sono state (Roma) o ver-ranno proposte a Lecce, Milano e Bruxelles. Allavigilia era facile pensare che questa sessione, il cuititolo esatto era Il governo multilevel dei beni co-muni, sarebbe stata incentrata esclusivamentesullarea prettamente politica. Con gran sorpresa (e piacere) dei main barcampere del Comitato scientico le idee hanno riguar-dato in gran parte la pubblica amministrazione:discussa, sviscerata e messa al centro di progettipi o meno innovativi da persone comuni e daesponenti politici in posizioni chiave come, soloper citarne due, Gianni Pittella (PD) e RobertaAngelilli (PDL), vice presidenti del ParlamentoEuropeo.Con la moderazione di Sergio Rizzo la formuladella conferenza destrutturata, in cui tutti hannolo stesso tempo e la stessa importanza, partita

    critico sulla presunta novit dellidea dellOnore-vole Ravetto. Ha discusso inoltre i tre piani su cui intervenire sultema classe dirigente in Italia e i tre equivoci in cuisi cade: giovanilismo, meritocrazia e territorio.Termini che useremmo in maniera semplicisticaquando siamo in presenza di crisi delle tradizionaliagenzie di formazione della classe dirigente. Non possibile , ha detto Antonelli, che le am-ministrazioni locali siano incapaci di vedere gli ef-fetti delle proprie scelte in ottica nazionale (e vi-ceversa) e che vi siano sette diverse scuole diformazione per la PA. Un discorso, questultimo,criticato da Pizzetti e condiviso da Fiorentino,che ha ricordato come questa fosse uniniziativa lo-devole del Governo Prodi, non andata in portoper motivi certamente non nobili. Giulio Napo-litano, ordinario di Diritto Pubblico allUniversitRoma Tre, ha criticato la formazione tradizionaledella PA insistendo su una sua necessaria interna-zionalizzazione e apertura ai giovani (cui impe-dito laccesso se non per aliazione politica acausa del blocco dei concorsi), e ricordando che ilruolo nuovo della PA dovrebbe essere quello difacilitatore delliniziativa privata. Ci sono state poi altre ottime iniziative: il giovaneimprenditore Davide DAtri ha parlato di rendi-contazione e di tracciabilit. Luca Garulli ha pro-posto di creare un portale di monitoraggio deglieletti alle cariche pubbliche secondo metodologiequantitative. E ancora: Linnea Passaler ci ha fattoconoscere il suo portale (www.pazienti.org), gi at-tivo, dove i pazienti possono condividere opinionisul Sistema Sanitario Nazionale, le sue strutture ele sue cure in modo rigorosamente anonimo; Ideeche chiedevano incentivi alluso della moneta elet-tronica, la proposta di Oriana Bellorio di conver-tire, per i non abbienti, multe e ammende in gior-nate di lavori socialmente utili, la critica delProfessor Russo a un sistema che delega respon-sabilit ma non risorse alle regioni. Purtroppo lo spazio non ci basta per descriveretutte le idee delliniziativa che, con entusiasmo econcretezza ha colpito tutti i maggiori protago-nisti. In questo mare magnum di grandi idee darealizzare, un piccolo risultato oltre alla giornatacostruttiva gi c: la proposta rivolta agli stu-denti dallassessore di Roma Di Raimondo persuggerire allamministrazione locale un progettoper il controllo e il monitoraggio della qualit deiservizi sociali. Un suggerimento da mettere subito in atto.Nonmale come risultato di soli cinque minuti dellaprima giornata di un progetto che ha ancora tantoda orire allItalia e ai suoi cittadini.

    proprio dai due attori europei: entrambi hannosottolineato come lUE sia fondamentale per tu-telare il bene comune. Solo un player sovranazio-nale pu garantirlo e giocare un ruolo chiave nellagovernance mondiale. Lazione individuale e na-zionale non possono pi bastare. Dopo questi interventi il discorso passato dal-lEuropa al livello nazionale. Il Professor Fioren-tino, Segretario Generale dell Autorita' Garanteper la Concorrenza ed il Mercato, ha ribadito sianellaula che in unintervista concessa a 360 comela mancanza di giovani nelle leve di comando siaun problema italiano gravissimo. LOnorevoleMogherini, deputata PD, si concentrata sullacapacit di governo e sulla trasparenza dei luoghidella decisione pubblica come premesse indi-spensabili alla realizzazione del bene comune, or-mai minacciato dalla conittualit esasperata trale diverse comunit locali. LOnorevole Ravetto,Sottosegretario per il Ministero con i rapporti peril Parlamento, nel pieno spirito del concorso Ita-liaCamp ha proposto due idee: la prima riguar-dava la creazione di un portale con cui migliorarelinformazione sulla domanda e loerta di lavoronella Pubblica Amministrazione. La seconda idea parlava della necessit della tra-sparenza dei partiti sulla storia giudiziaria dei pro-pri candidati.Ma la losoa del BarCamp ha fattos che non parlassero solo i politici: ecco allora An-tonelli, del centro ricerca amministrazione Luiss,

    Pubblica Amministrazione e Pubblica Discussionea cura di Alessandro Tutino

    Politica, Istituzioni ePubblica amministrazione

  • 13SpeakerS corner

    Accade in Italia

    Angelo Vassallo, per chi lo avesse dimenticato, quel sindaco di Pollica, comune del salernitano,caduto il 5 settembre molto probabilmente permano della camorra. Ai suoi funerali erano pre-senti politici locali e nazionali oltre a migliaia dipersone, ma la sua morte non ha forse attiratolattenzione dei politici come avrebbe meritato.Anzi, dobbiamo chiederci come mai veniamo aconoscenza di storie come quella di Vassalloquando troppo tardi. Il sindaco di Pollica, percome ci stato descritto, non aveva paura di an-dare controcorrente e amava a tal punto la suaterra da non rassegnarsi a vederla inghiottita daquel buco nero che la camorra. per questo che morto. Ennesimo martire della lotta alle mae,

    ha pagato per la fermezza con cui aveva detto noalle pressioni che la criminalit organizzata stavafacendo per fare del porto di Acciaroli un avam-posto del commercio di droga. Angelo Vassallo eraun ambientalista convinto che per aveva saputorilanciare il turismo della sua zona facendole gua-dagnare riconoscimenti importanti. Piaceva atutti, trasversalmente, e quando aveva criticato ilPD, il suo partito, lo aveva fatto per dargli una sve-gliata, perch alla Campania e al Sud intero servepi decisionismo. A detta del pm di Salerno, il sin-daco pescatore (cos era chiamato) lo chiamavaspesso quando sentiva puzza di bruciato, la puzzadella criminalit e segnalava tutto ci che di stranoaccadeva sotto i suoi occhi. Quanti altri Vassallo

    servirebbero in Italia! In fondo la sua storia unadi quelle che senza lepilogo tragico della mortenon conosceremmo mai. Conosciamo molte vit-time delle mae ma ignoriamo in eetti quantiogni giorno lottano contro qualcosa che certa-mente pi grande di loro. Chi ha pagato con lamorte la propria forza danimo diventato eroefuori tempo massimo, ora un simbolo di resi-stenza ma rimane una gura astratta quasi comeun santo. A pensarci, se fossimo a conoscenza diqueste vicende quando il protagonista ancora invita penseremmo che non poi impossibile te-nere la schiena dritta. Ma forse il destino di Vas-sallo, e di altri come lui, quello di rimanere in unmondo irreale, quasi irriso per aver fatto qualcosache non avrebbe dovuto fare. E le istituzioni? Aparte i volti presenti ai suoi funerali non che sisiano levate molte voci di solidariet e ricono-scenza per limpegno che il sindaco di Pollica hamesso in campo. Ecco, Angelo Vassallo s che sceso in campo, ma cosa ha detto ad esempio Ber-lusconi in merito? Un Presidente del Consiglionon ha forse il dovere morale di esprimere ferma-mente la propria opinione su determinate vi-cende? Ma, in ogni caso, questa estate eravamotutti interessati a capire di chi fosse la casa di Mon-tecarlo, a capire come funzionano le societ o-shore e a rispondere ai sondaggi se il governo sa-rebbe caduto o meno. Forse per questo che unAngelo Vassallo, esempio di senso civico, legalite coraggio non pu avere troppo spazio sui gior-nali, in tv e nella coscienza degli italiani. Senza ilracconto dei fatti non si possono cambiare i fatti.Segnali positivi ci sono se guardiamo alla follache gli ha dato un ultimo abbraccio, ma poco,troppo poco perch spesso agli slogan non fannoriscontro i fatti, quei fatti che voleva Angelo Vas-sallo.

    Francesco Angelone

    Rai: never ending story

    Vaan bicchiere!. Era comin-ciata cos la prima puntata di que-sta stagione di Annozero: con ilmonologo del conduttore, Mi-chele Santoro, indirizzato al di-rettore generale della Rai, MauroMasi, con tanto di paroloccia -nale. Pochi giorni prima della par-tenza del programma il dg avevainviato una circolare sui talkshow, che prontamente il giorna-lista aveva detto di non voler se-guire. Dopo il problema dei con-tratti di Travaglio e Vauro latrasmissione sembrava essere nalmente decol-lata, e invece dopo la prima puntata del talk-show,tra laltro seguitissima, Masi decide per la sospen-sione di dieci giorni per Santoro. Immediata la rea-zione del conduttore, che ha parlato di deci-sione di gravit inaudita e anche del presidentedella Rai Garimberti in difesa di Santoro, rite-nendo il provvedimento sproporzionato. Non sisono fatte attendere, ovviamente, le reazioni po-litiche. Se il Pdl ha giusticato la sanzione disci-plinare, il Pd ha parlato di decisione sconcer-tante. Anche i niani hanno difeso il conduttore,con Italo Bocchino che ha parlato di sospensionedi trenta giorni, per par condicio, del direttoredel Tg uno Augusto Minzolini. Ed proprio Min-zolini un altro personaggio di questo bollenteautunno Rai. Il direttore del primo Tg nazionale stato accusato pi volte di essere di parte, con ser-vizi e interviste che sono a favore del Governo. Malui, come ha ribadito pi volte, semplicementetratta alcune notizie, altre no. Ma la Rai in questoperiodo non riesce proprio a dormire sogni tran-quilli. Infatti degli stessi giorni dottobre lo scop-pio di una nuova polemica, quella su Report, ac-

    cusato ancor prima di andare inonda. Il programma condottodalla Gabanelli aveva come argo-mento il caso Berlusconi - Anti-gua, cio linchiesta sulle pro-priet del Premier nellisola deiCaraibi. Prima della messa inonda lavvocato del Premier avevaparlato di Accuse inconsistenti ediamatorie, con la conduttriceche non capiva come si potesseparlare e giudicare prima di avervisto. Nonostante chi nonavrebbe voluto la messa in onda,

    alla ne Report stato trasmesso, con tanto dinuove polemiche al seguito. Ma avranno mai nequeste diatribe? I programmi potranno tornarenuovamente liberi di realizzare come meglio cre-dono i propri palinsesti? E la Rai torner nuova-mente unazienda televisiva e non un partito po-litico? Ai posteri lardua sentenza. Intanto c chiparla di privatizzazione della Rai, ma un peccatovedere come un servizio pubblico, per colpa dipochi, debba essere tolto ai cittadini. Ma la Raisembra essere sulla strada sbagliata, con il futuromolto in certo del programma di Saviano e FazioVieni via con me. Garimberti non transige sullalibert, ma il solito Masi sembra fare da bastiancontrario. Questa volta per Garimberti sembraaver adottato il pugno duro, parlando di una Raiche nel suo ideale dovrebbe essere pluralista e chedovrebbe nire solamente una volta lanno suigiornali, magari per parlare del bilancio. Riusciril principe Garimberti a salvare lamata Rai?Loscopriremo nella prossima puntata di questa sto-ria innita.

    Eleonora Fanfoni

  • 14 SpeakerS corner

    Buon appetito Italia

    il 7 ottobre. Piazza Mon-tecitorio, una curva da sta-dio. La tavola della pace inondata da polente, riga-toni alla vaccinara e vino deiCastelli. Umberto Bossi, Gianni Ale-manno e Renata Polverinisbirciano il banchetto, siscambiano un sorridentecenno dintesa e buon appe-tito, Italia. Un lato della piazza pullula di nordici,verdi da capo a piedi, che scandiscono Padanialibera. Dallaltro lato arrivano i cori dei ro-mani(sti) Alemanno sindaco di Roma. Cos, pi per par condicio di tifoseria che per al-tro. Del genere, se urlate voi, perche noi no? Pi de-lati invece i romani permalosi, quelli che al leaderleghista non perdonano la scherzosa interpreta-zione dell S.P.Q.R. Urlano: Annate a casa vostraa magn!. Questo 7 ottobre stato stipulato il patto dellapajata. Il padre della Padania (e del Trota) ha ab-boccato, irresistibile lesca inforchettata dalla Pol-verini: un rigatone fumante. E cos anche il leader del partito leghista e antisi-stema, ha ceduto (e non la prima volta) ai mira-colosi eetti che il cibo ha sui nostri rappresen-tanti. Perch di patti a tavola gli esponenti dellanostra politica gastronomica (o politica dellin-ciucio?) ne hanno fatti tanti. Era il 23 dicembre del 1994, quando il Lider Ma-ximo D Alema inaugur, proprio a casa Bossi,con il patto delle sardine, la stagione delle con-vergenze culinarie, partecipe anche Buttiglione, al-lora leader Ppe. Si narra che durante il frugale pa-sto a base di sardine in scatola, pane in cassetta ebirra siano state tirate le la del piano che avrebbepoi fatto cadere il governo Berlusconi del tempo(ma non era luomo nuovo?). Tre anni dopo eccobello e succulento il patto della crostata a casaLetta. Berlusconi, Fini, Marini e D Alema si riunisconoattorno al dolce della signora Maddalena (mogliedi Gianni) per parlare, dicono, della Bicamerale,che, presieduta da D Alema, rischiava di arenarsi.Buon appetito Italia. Ecco il susseguirsi di altri incontri-inciuci neglianni a seguire: patto del risotto alla milanese traProdi e Bossi nel 2007, patti della spigola (Fini eD Alema; Formigoni e Tremonti) nel 2008, pattodellamatriciana tra Fini e D Alema nel 2010. E' vero, ci si mettono anche i giornalisti poco fan-tasiosi che ripetono sempre lo stesso schema. Mal'attovagliamento (termine di Roberto D'Ago-stino, pap di Dagospia) non si nega a nessuno.Sempre questanno, la cena a casa Vespa simpati-camente denominata patto della prostata da Tra-vaglio, a sottolineare let avanzata dei commen-

    sali. Tra questi: Casini eBerlusconi. Organizzata, sivocifera, per sedurre Ca-sini nel mezzo della co-siddetta compravenditaparlamentare. Tanti ne hanno fatti din-ciuci culinari che ultima-mente si parla di unanuova stagione politica dei patti del digiuno: i lea-

    der politici sincontrano a ora di pranzo ma di-giunano, terrorizzati allidea che i vertici siano ri-

    battezzati con i nomi delle pietanze ingurgitate .Ora si limitano a prendere ca, vedi lincontro traBocchino e Alfano. Che abbiano smesso di attovagliarsi? Meglio noncontarci troppo. Volgare pajata o ecientista ca, conta il gesto,lintenzione, il pensiero aettuoso, quel vole-mose bene che ha sempre ingorgato le istituzionie i Palazzi con una grande marmellata consocia-tiva. Buona digestione, povera Italia.

    Alessandra Buccini

    E meglio parlarne (al Politik Agor)

    Quella del confronto tra Italiani ed Est Europei una lunga storia. Gli sviluppi che avvengonogiorno dopo giorno con esiti sempre meno posi-tivi sembrano contrastare con lauspicio di unapacica convivenza. Troppe dierenze. Le realt diun Paese sono metri di giudizio che a volte ren-dono il confronto con laltro impossibile e tra di-verse lingue, culture, religioni, credenze popolarie il resto si creano contrasti cos profondi da far di-menticare per un attimo il concetto dintegra-zione.Lopinione pubblica, sempre pi chiusa eimmobile, fermamente convinta che lo stereo-tipo di europeo dellest che le viene fornito sialunico vero modello al quale fare riferimento. Or-mai facile per qualsiasi cittadino italiano asso-ciare la donna di nazionalit romena con lavoriumili, come quello di badante, o il cittadino mol-davo con attivit legate alla criminalit.Ma in nes-sun caso bisogna generalizzare: che siano italiani,romeni, moldavi, poco ci interessa. Ci che mettein relazione tutti i cittadini dei Paesi citati, e dimolti altri ancora, lignoranza.Anzi, pi che di ignoranza sarebbe meglio parlare di disinteresse.E, infatti, solo un problema di questo tipo chepu portare alla mancanza di conoscenza dellal-tro, tradotta poi in mancanza dinformazione e in-ne concretizzata in violenza a causa dellassenzadi un qualsiasi tipo di dialogo tra le persone.Lim-portante compito svolto dallultimo incontro di Politik Agor , iniziativa di ASP (AssociazioneScienze Politiche), stato proprio quello di pro-muovere il dibattito come unica base abbastanzasolida sulla quale poter costruire la comprensionedella diversit. Sviluppando un tema come la vio-lenza si pu infatti discutere con maggiore consa-pevolezza e di dare una spiegazione a eventi recenticome la vicenda dellinfermiera romena Maricica,uccisa brutalmente da un giovane italiano o par-

    lare di Igor Bogdanov, capo degli ultr serbi chedurante lincontro Italia - Serbia dello scorso 12ottobre incitava i suoi connazionali al disordine,dando sfogo allestremizzazione delligno-ranza.Questi episodi di natura tuttaltro chechiara, allindomani hanno visto sorgere opinionidivise sul versante della giustizia, sulla gravit del-laccaduto, sulle storie personali dei protagonistima soprattutto sulle loro nazionalit. Come a direche tutto ci utile, o peggio suciente, a spie-gare le intenzioni delle persone coinvolte o al-meno come sono andati i fatti.In questottica nes-suna assunzione particolare potr mai pretenderedi avere ragione sulle altre. Sono in ogni caso gio-vani che assalendosi hanno deciso di intraprenderela strada dellestremismo nazionalista, trasportatidal furore e dalloscurantismo.In situazioni coseterogenee la possibilit di incontrare il presunto opposto su un terreno interlocutorio non vasprecata e grazie a Il Ponte della Violenza nonsolo stato possibile studiare il problema da duepunti di vista diversi, sentire ragioni discordanti,ma anche addentrarsi in realt politiche, econo-miche e culturali per molti versi dierenti dallanostra giungendo alla conclusione, non banalema spesso banalizzata, che meglio parlarne.

    Laura Lisanti

  • 15international

    Cera una volta la speranza

    Diciamo che cera una volta un paese chiamato Af-ghanistan. Diciamo che in questo paese cera unadittatura (preceduta da unaltra di stampo sovie-tico) da parte di un gruppo fondamentalista che chiameremo Talebani durata dal 1996 al2001 (sempre pura fantasia). Nel 2001 poi, piprecisamente l11 settembre, vengono eettuatidegli attentati terroristici nei confronti di un se-condo paese, gli Stati Uniti dAmerica, che sa-ranno rivendicati da una gura accostabile a LordVoldemort (per quanta paura suscita il solonome), Osama Bin Laden. Ecco, questa una sto-ria nota a tutti, il primo capitolo del XXI secolo.Durante gli attentati negli U.S.A. morirono 2974persone, 19 terroristi e si contano ancora 24 di-spersi, il numero di feriti incalcolabile ma si at-testa sopra ai duemila circa. La guerra ha causatopi di 8400 morti e 25000 feriti solo nelle forze ar-mate di pace, mentre fra civili e talebani si con-tano oltre 20000 morti e mille prigionieri. E que-sti numeri non smettono di crescere. C chi puessere daccordo o no con la guerra, per tutti sidovrebbero trovare daccordo su di un punto il va-lore delle morti che non dovrebbero divenire inu-tili. Cosa che invece starebbe succedendo, contanto di conferma da parte del Generale Petraeus,

    attuale comandante dellISAF in Afghanistan.Sembrerebbe infatti che il presidente afgano Ha-mid Karzai, starebbe discutendo con dei rappre-sentanti del Quetta Shura (il massimo organo diconsiglio talebano), un piano per formare unnuovo governo con esponenti talebani. Un bel ri-torno al passato. Quindi sorge il dubbio, perchsiamo entrati in guerra? Perch abbiamo investitomiliardi di euro, mandando ragazzi con famigliea sparare senza motivo, per tornare in una cassa dilegno? Petraeus ha dichiarato che non esiste altrasoluzione per fermare la guerra, quindi sonomorti migliaia di militari e civili per nulla. Anzi,per tornare alla stessa situazione di oltre un de-cennio fa, solo con meno talebani nel governo. Sa-rebbe comunque un governo fragile e ricattabile,primo passo per raggiungere laccordo secondofonti attendibili del Washington Post il ritirograduale ma completo entro 18 mesi di tutte letruppe estere. Secondo passo la formazione di ungoverno dunit nazionale con rappresentanti ta-lebani. Questo nuovo (probabile) scenario farebbepiombare lAfghanistan nel caos. La nuova legi-slazione si troverebbe a dover fare i conti con deitalebani che sono stati cacciati come prede peroltre 9 anni e che ora si troverebbero nella condi-

    zione di ricattare il parlamento, minacciando unafatale guerra civile. In ogni caso sembra che laconclusione sia inevitabile, visto che anche Karzaisi arettato a dichiarare che I contatti con i ta-lebani ci sono da un paio di mesi, ma niente di u-ciale.. Prepariamoci quindi a vedere ritornare isoldati delloccidente a casa, scontti, ma non lorodirettamente, sono stati i gerarchi a perdere inquesto caso, con una politica di caccia al coniglioche si nascondeva in un territorio vasto quanto ilSahara. Lunica cosa che a questo punto si pufare sostenere organizzazioni come Emergencyo Medici Senza Frontiere, gli unici che resterannoin un paese nel quale le parole futuro e libertrischiano di diventare pura utopia.

    Kian Andrea Saggiadi

    !kosovo Serbia!

    La partita di calcio Italia Serbia disputata loscorso 12 Ottobre a Genova ha suscitato non po-che polemiche sulla sicurezza negli stadi e ha sca-tenato una non indierente, ma comunque leg-germente velata, campagna di razzismo ( etnico eculturale). Per capire cosa c dietro a quei gestinon serve parlare di calcio. Sarebbe pi utile inveceparlare di storia e di politica internazionale. La re-gione del Kosovo considerata dai Serbi e daglistorici, la culla della civilt serba stanziata in quellazona dal VI secolo d.C.; ma dopo un secolo di pu-lizia etnica turca, gli albanesi mussulmani sono di-ventati maggioranza in quella zona e hanno ri-vendicato lindipendenza nel 1996 scatenandouna guerra civile in cui intervenuta anche lanato. Dalla ne della guerra in Kosovo governa l

    Unmik (United Nations Interim AdministrationMission in Kosovo), formato da una classe diri-gente reclutata tra i pi importanti e ricchi clanmaosi kosovari che si dividono la zona in sfere diinuenza controllando limponente traco didroga (l80% delleroina che arriva in Occidentepassa per le loro mani). Ma il Kosovo anche unimportante centro nevralgico per il passaggio digreggio dal mar Caspio allAdriatico: nel 1995 cstato linizio della costruzione di un oleodotto -nanziato dalla Kellogg, Brown and Root, che lastessa compagnia che ha costruito, proprio in Ko-sovo guarda caso, la pi grande base militare sta-tunitense dai tempi del Vietnam. Mentre gli al-banesi kosovari fanno pulizia etnica, al di l dellafrontiera Belgrado continua giustamente a riven-dicare il Kosovo come parte del proprio Stato na-zionale perch, in fondo, i motivi religiosi stori-camente non sono mai stati un problema per lacoesistenza pacica in Jugoslavia e il fatto che visiano (ora) pi albanesi che serbi in quella zonanon giustica unautodeterminazione allindi-pendenza, perch gli albanesi uno Stato nazio-nale ce lhanno gi ed la Repubblica di Albania; come se tra un secolo in Piemonte (culla delloStato italiano), per qualsiasi motivo, abiteranno

    pi stranieri che italiani, questo giusticher unaloro richiesta di indipendenza? Io penso di no,perch lidentit di una terra non appartiene soloa chi la abita in quel momento, ma appartiene an-che alla storia di quella regione. Ultimo aspettodellindipendenza kosovara (dichiarata nel 2008,non riconosciuta da tanti Stati tra cui Spagna,Grecia, Cipro, Romania per linstabilit internache potrebbe derivarne), che questa ha scoper-chiato un incredibile vaso di Pandora, destandonon poche domande a riguardo: ora che gli alba-nesi kosovari hanno fatto valere le loro ragionicome poter negare una patria ai curdi, o ai tibe-tani? Come non riconoscere i movimenti indi-pendentisti di catalonia o dei paesi baschi oppurele rivendicazioni corse o bretoni? Come non con-cedere la scissione a irlandesi del nord o agli scoz-zesi? Ora ci si potrebbe aspettare anche che i serbidi Bosnia (che sono il 90% della popolazione nellaRepubblica Srpska) proclamino unilateralmentela loro indipendenza ingrandendo enormementela Serbia e polverizzando la Bosnia-Erzegovina.Perch no?

    Marcello [email protected]

  • 16 Fuori dal mondo

    Intervista col CoranoIslam: fede o tradizione?

    Hamza Bogari, 28 anni, ha studiato Economia aRiyad e conseguito un master in Human Resour-ces a Londra. Arabo e musulmano, da anni coltiva studi daautodidatta sui pi importanti libri sacri dellegrandi religioni, dalla Bibbia cristiana ai Vedaind, che tiene gelosamente nella sua vasta libre-ria assieme al Corano, di cui conosce a memoriabuona parte dei versetti. Ama il suo Paese, lArabia Saudita, di cui allostesso tempo detesta il velo di ignoranza e tabche spesso lavvolge e che, insieme, abbiamo pro-vato a lacerare per poter pi chiaramentearontare questioni delicate come quella delladenizione della natura e dellessenza della fedeper un islamico.

    Una persone si autodenisce in base a ci chemette al primo posto della sua personalit.Come ti deniresti: musulmano, uomo o arabo?

    Mi considero prima di tutto un essere umano, nsuperiore n inferiore a chiunque altro; sonoHamza Bogari, e sono musulmano. Io sono tuttoquesto, e ne vado molto ero.

    Quanto inuisce la tua religione nel tuo mododi pensare e agire, sia allinterno della tua vitaquotidiana che rispetto alle tue relazioni inter-personali?

    La mia fede inuisce su ogni cosa della mia vita,a partire dal mio pensiero no alla concezionedella mia persona e degli altri. Soprattutto per quando riguarda Dio: la mia fede la risposta a molte mie domande, soprattutto dicarattere esistenziale, mi fa capire ci che giu-sto e ci che sbagliato. la mia guida insomma,e ti assicuro che non mi abbandona mai.Tutti noi viviamo prima o poi dei momenti di dif-colt che ci rendono deboli e demoralizzati,pessimisti. Io ne ho come chiunque altro, ma proprio la miafede in Dio a rendermi pi forte e a donarmi unpunto di vista dierente di ci che mi accade.

    Parliamo un po del tuo Paese: prevista la penadi morte in Arabia Saudita? E per quali reati?

    E prevista la pena di morte per assassinio, spac-cio di elevate quantit di droga e stupro.

    Un tema scottante spesso arontato in Occi-dente la condizione della donna allinternodellIslam e degli Stati arabi.

    Prima di tutto, vorrei precisare che vi sono dellecospicue dierenze tra lessere arabo e lesseremusulmano: un arabo pu appartenere a qualun-que religione o a nessuna. Conosco molti arabi cristiani, in Egitto per esem-pio. Molti mescolano erroneamente lessere arabi conlessere musulmani e credono che ci che sta acca-dendo alle donne sia frutto della nostra religione.In verit, moltissimi casi sono legati alla tradi-zione araba e dunque alle leggi statali: so che sitratta del mio Paese, ma voglio essere onesto.Prima dellarrivo del nostro profeta Mohamed, ledonne si trovavano in un netto stato di inferioritrispetto alluomo, un po come si pu leggereanche allinterno dellAntico Testamento: Moha-med ha cambiato le cose, ha aermato che uominie donne sono uguali e hanno pari diritti.

    Tuttavia non puoi negare che vi un passo delCorano in cui si incitano gli uomini a battere leproprie donne.

    S conosco quel brano, e posso assicurarti che stato spesso inteso erroneamente. Prima di spiegartelo, vorrei ripeterlo a voce alta,nella mia lingua: Gli uomini sono preposti alledonne, a causa della preferenza che Allah concedeagli uni rispetto alle altre e perch spendono peresse i loro beni. Le [donne] virtuose sono le devote, che proteg-gono nel segreto quello che Allah ha preservato.Ammonite quelle di cui temete l'insubordina-zione, lasciatele sole nei loro letti, battetele. Se poi vi obbediscono, non fate pi nulla controdi esse. Allah altissimo, grande. Quando Mohamed fu interpellato riguardoappunto la parola battere, egli sconsigli ferma-mente qualsiasi tipo di violenza: la parola araba,infatti, assume la doppia valenza di picchiare eporre ne con fermezza. a questa seconda accezione che si riferisce real-mente il versetto.

    Come viene denito il suo ruolo e la sua condi-zione sociale allinterno del Corano?

    Il Corano rivaluta fortemente il ruolo delladonna: nella IV Sura si legittima leredit anchealle donne, e si proibisce di ereditare questultimecome accadeva ad esempio in caso di morte delmarito.

    segue a pag. 17

    FUORIDALMONDO FUORIDALMONDO FUORIDALMONDO FUO-RIDALMONDO FUORIDALMONDO FUORIDALMONDO FUORIDAL-MONDO FUORIDALMONDO FUORIDALMONDO FUORIDALMONDOFUORIDALMONDO FUORIDALMONDO FUORIDALMONDO FUO-RIDALMONDO FUORIDALMONDO FUORIDALMONDO FUORIDAL-MONDO FUORIDALMONDO FUORIDALMONDO FUORIDALMONDOFUORIDALMONDO FUORIDALMONDO FUORIDALMONDO FUO-RIDALMONDO FUORIDALMONDO FUORIDALMONDO FUORIDAL-MONDO FUORIDALMONDO FUORIDALMONDO FUORIDALMONDOFUORIDALMONDO FUORIDALMONDO FUORIDALMONDO FUO-RIDALMONDO FUORIDALMONDO FUORIDALMONDO FUORIDAL-MONDO FUORIDALMONDO FUORIDALMONDO FUORIDALMONDOFUORIDALMONDO FUORIDALMONDO FUORIDALMONDO FUO-RIDALMONDO FUORIDALMONDO FUORIDALMONDO FUORIDAL-FUORIDALMONDO FUORIDALMONDO FUORIDALMONDO FUO-RIDALMONDO FUORIDALMONDO FUORIDALMONDOFUORIDALMFUORIDALMONDO FUORIDALMONDO FUORIDALMO

    Fuori dal Mondo la rubrica che d voce a

    fatti, persone, tematiche e storie che non

    sempre attirano lattenzione dei media.

    Ogni mese un viaggio cartaceo alla scoperta

    di spazi non sempre concreti che tuttavia

    meritano di essere esplorati.

    Per info e collaborazioni:

    [email protected]

  • 17

    segue da pag.16

    Qual il signicato del velo e del burqa e in chemisura vengono accettati dalle donne?

    Il Corano invita le donne a indossare un velo checopra i capelli, ma il burqa solo un altro segnodella tradizione araba. Mohamed diceva che ci che importa realmente il cuore, non lapparenza; la polizia non ha ildiritto di costringere una donna a velarsi, ma tut-tavia vi sono ancora molti gruppi di facinorosireligiosi che fermano le donne che girano senzavelo.Limportante non sottostare alle loro lamentele:mia sorella gira sempre senza velo, e conoscendolacredo che se incontrasse una di queste personenon perderebbe tempo a cacciarla via a calci!

    Cosa ne pensi dello Stato Confessionale?

    Penso che sia giusto, il problema non mescolarela fede con i falsi precetti della tradizione.

    In Arabia Saudita non sono presenti Chiese otempli di altre fedi, e un cristiano pu esserearrestato e frustato se colto a praticare la propriafede in pubblico. Come si rapporta lIslamnei confronti delle altre reli-gioni?

    E vero, in Arabia Saudita vietato costruire chiese, e perquesto alcuni cristiani pre-gano in luoghi privati, ma invia del tutto uciosa. Sinceramente non conoscoil motivo di questa legge:probabilmente il mio Paese considerato un luogo sacroper i musulmani, come nellaCitt del Vaticano, il luogosacro per i Cattolici in cuinon sono presenti moschee. Personalmente, noi liberalinon abbiamo interesse aescludere le altre religioni:nella Storia dellArabia Sau-dita sono presenti numerosechiese, anche nella mia citt,a Ryad. Poi, tutto cam-biato.

    Quand che tutto ha

    cominciato a cambiare?

    Quando lArabia Saudita diventata un Regno,circa 80 anni fa se non sbaglio.

    Cosa ti piace e cosa invece disapprovi del tuoPaese e della tua religione?

    Ci sono molte cose che mi piacciono: mi piacepregare verso la Mecca, la nostra citt sacra, eandare in visita a Medina, dove si trova la tombadel nostro profeta Mohamed. Del mio Paese adoro in particolar modo laregione ovest: l s respira unaria di cordialit egentilezza spesso non proprio presenti nel restodellArabia Saudita. Non mi piacciono le regole ormai desuete cheancora vigono nel mio Paese e che colpisconosia uomini che donne: siamo nel XXI secolo,dobbiamo stare al passo con i tempi e con lealtre nazioni del mondo per non rimanereindietro. Non mi intendo molto di politica,ma credo che il nostro ordinamento sia ilmigliore del Medio Oriente, almeno perquanto riguarda le relazioni internazionali:abbiamo cercato anche di instaurare un pro-cesso di apertura nei confronti dei cristianicon la visita al Papa da parte del nostro re,qualche anno fa, a Roma. Poi, tutto comin-ciato a precipitare.

    A quando ti riferisci, di preciso?

    Mi riferisco a quelle oensive vignette pubblicatein Danimarca che schernivano il nostro profetaMohamed. Da quel momento in corso unaccesa discus-sione a riguardo, ma al contrario di molti mieiconnazionali non credo che la galera sia una solu-zione: credo per che quando si commettequalcosa di stupido e irrispettoso si dovrebbequantomeno chieder