L'ago di Clusane numero 6

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CIRCOLO CULTURALE CLUSANESE U na cosa che ho sempre trovato difficile è parlare di politica. Lo trovo difficile perché non riesco ad essere obiettivo e coinvol- to nei confronti di quello che dovrei scrivere. Questo è dovuto ad un di- stacco dal mondo della politica che mi ha sempre portato ad un genera- le disinteresse nei riguardi di quello che circonda gli uomini di partito e le loro azioni. Indagando tra i miei amici, cono- scenti, parenti e via dicendo, vedo che la cosa è piuttosto condivisa. Eppure ho sempre provato una certa fascinazione per la storia della poli- tica e per la storia in generale, ma quando si parla di politica dei giorni nostri tendo ad estraniarmi dal di- scorso. Mi scaldo quando si parla di qualsiasi argomento che sia cinema, sport, letteratura, arte ma sulla po- litica non riesco mai a dire la mia con convinzione e cerco sempre di cambiare discorso. Non mi sento mai abbastanza preparato per farlo con le giuste argomentazioni. Riflet- tendo sulle cause di questo possibi- le distacco, sono giunto ad alcune possibilità e sono arrivato a riflette- re sulla credibilità delle informazioni che mi arrivano ogni giorno. Crescendo ho perso sempre di più la fiducia nella stampa e nell’infor- mazione, sia cartacea che televi- siva e anche la possibile salvezza derivata da una informazione più indipendente sul web non ha co- munque raggiunto l’obiettività e la credibilità che speravo. Televisioni e giornali sono da anni influenzati pesantemente dal potere e da que- sto punto di vista la molteplicità delle fonti giornalistiche è sicura- mente un bene per quanto riguarda la libertà dell’informazione, ma allo stesso tempo le informazioni diven- tano più frammentate e soprattutto mancano spesso di oggettività e di autorevolezza. Se tutti al giorno d’oggi possono diffondere le informazioni attraver- so blog e social network su internet, allo stesso modo è possibile mani- polare le stesse e diffondere notizie false e di propaganda. Uno dei problemi è proprio il conte- nuto delle informazioni che ci giun- gono riguardo la politica italiana e mondiale tra uomini di governo cor- rotti, inquisiti, coinvolti in scandali di droga, sesso, collusioni mafiose e via dicendo. Trovo realmente difficile per un gio- vane laureato (ma non solo ovvia- mente) immedesimarsi e credere ai discorsi di persone totalmente su un altro pianeta rispetto a lui, sia dal punto di vista morale che eti- co piuttosto che economico; questo credo derivi dal fatto che i problemi di chi governa sono totalmente dif- ferenti da quelli del popolo. Come può aiutare il futuro dei gio- vani gente che ha superato quell’età da un pezzo? Io credo che le decisioni economi- che e politiche non possano essere prese da persone che non hanno il minimo problema di disponibilità economica, di lavoro, di pensione e di potere. Non è possibile decidere Politica lontana Numero 6 Febbraio 2013 scriveteci il blog online [email protected] facebook la redazione lagodiclusane.wordpress.com Qui potrai scaricare tutti giornalini precedenti, potrai anche interagire con noi commentando gli articoli del blog. facebook.com/lagodiclusane Archetti Alessandra, Bianchi Giancarlo, Bianchi Paola, Bianchi Luigi, Bonardi Bruno, Cancelli Nicoletta Ferrari Deborah, Lopizzo Nicola, Pedemonti Giovanni, Sarnico Matteo, Treccani Carloalberto, Viti Benedetta. Grafica: Andrea Sabadini. di Nicola Lopizzo ... continua a pag. 2

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L'ago di Clusane numero 6

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C I R C O L O C U LT U R A L E C L U S A N E S E

Una cosa che ho sempre trovato difficile è parlare di politica. Lo trovo difficile perché non

riesco ad essere obiettivo e coinvol-to nei confronti di quello che dovrei scrivere. Questo è dovuto ad un di-stacco dal mondo della politica che mi ha sempre portato ad un genera-le disinteresse nei riguardi di quello che circonda gli uomini di partito e le loro azioni.Indagando tra i miei amici, cono-scenti, parenti e via dicendo, vedo che la cosa è piuttosto condivisa. Eppure ho sempre provato una certa fascinazione per la storia della poli-tica e per la storia in generale, ma quando si parla di politica dei giorni nostri tendo ad estraniarmi dal di-scorso. Mi scaldo quando si parla di qualsiasi argomento che sia cinema, sport, letteratura, arte ma sulla po-litica non riesco mai a dire la mia con convinzione e cerco sempre di cambiare discorso. Non mi sento mai abbastanza preparato per farlo

con le giuste argomentazioni. Riflet-tendo sulle cause di questo possibi-le distacco, sono giunto ad alcune possibilità e sono arrivato a riflette-re sulla credibilità delle informazioni che mi arrivano ogni giorno.Crescendo ho perso sempre di più la fiducia nella stampa e nell’infor-mazione, sia cartacea che televi-siva e anche la possibile salvezza derivata da una informazione più indipendente sul web non ha co-munque raggiunto l’obiettività e la credibilità che speravo. Televisioni e giornali sono da anni influenzati pesantemente dal potere e da que-sto punto di vista la molteplicità delle fonti giornalistiche è sicura-mente un bene per quanto riguarda la libertà dell’informazione, ma allo stesso tempo le informazioni diven-tano più frammentate e soprattutto mancano spesso di oggettività e di autorevolezza.Se tutti al giorno d’oggi possono diffondere le informazioni attraver-

so blog e social network su internet, allo stesso modo è possibile mani-polare le stesse e diffondere notizie false e di propaganda.Uno dei problemi è proprio il conte-nuto delle informazioni che ci giun-gono riguardo la politica italiana e mondiale tra uomini di governo cor-rotti, inquisiti, coinvolti in scandali di droga, sesso, collusioni mafiose e via dicendo. Trovo realmente difficile per un gio-vane laureato (ma non solo ovvia-mente) immedesimarsi e credere ai discorsi di persone totalmente su un altro pianeta rispetto a lui, sia dal punto di vista morale che eti-co piuttosto che economico; questo credo derivi dal fatto che i problemi di chi governa sono totalmente dif-ferenti da quelli del popolo.Come può aiutare il futuro dei gio-vani gente che ha superato quell’età da un pezzo?Io credo che le decisioni economi-che e politiche non possano essere prese da persone che non hanno il minimo problema di disponibilità economica, di lavoro, di pensione e di potere. Non è possibile decidere

Politica lontana Numero 6 Febbraio 2013

scriveteci

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Archetti Alessandra, Bianchi Giancarlo, Bianchi Paola, Bianchi Luigi,Bonardi Bruno, Cancelli NicolettaFerrari Deborah, Lopizzo Nicola,Pedemonti Giovanni, Sarnico Matteo,Treccani Carloalberto, Viti Benedetta.

Grafica: Andrea Sabadini.

di Nicola Lopizzo

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pag. 2 L’ago di Clusane

Ribaltando una figura manzoniana molto celebre, l’Innominato (speriamo che il grande Manzoni non si rivolti nella tomba per tale accostamen-

to), vorrei parlarvi di un personaggio politico odier-no, passato e probabilmente futuro che invade le nostre vite.Il Nostro è proprio l’antitesi dell’Innominato, potrebbe essere definito il “plurinominato”, infatti questo per-sonaggio trae la sua forza proprio dal fatto che tutti lo nominano, tutti pronunciano il suo nome, tutti parla-no di lui e della sua vita. La comunicazione è inflazio-nata dalla sua figura e dalle sue azioni, in ogni campo di discussione lui c’è ed è il protagonista principale.La politica è il suo campo principale, 20 anni fa ha deciso di scendere in campo per il bene degli italiani e ancora oggi ci vuole bene; in ogni campagna elettora-le c’è, al governo più o meno c’è sempre stato, se parli di politica difficilmente riuscirai a non nominarlo. Ca-valca l’onda del populismo e del revisionismo storico con punte nostalgiche del Ventennio. Fiore all’occhiel-lo rimane la sua partecipazione alla loggia massonica P2 con la tessera n. 1816, codice E. 19.78, gruppo 17, fascicolo 0625.Nel calcio c’è la squadra dell’Innominabile che vince, perde, pareggia, investe soldi, vende giocatori e lui stesso un giorno sì e l’altro pure si mette a disquisire di schemi, tattiche, allenatori, giocatori.In tv spadroneggia: possiede canali televisivi dagli anni ‘80, tutti i suoi sodali parlano di lui, anche i suoi nemici parlano di lui, anche male; altri che non lo di-sprezzano e non lo stimano ne parlano comunque sulla tv di stato. L’importante è che si parli di lui.Nell’editoria ha una bella casa di produzione e stampa qualsiasi libro, soprattutto quelli che parlano male di

lui. Possiede anche quotidiani nazionali e settimanali di gossip e “cultura” con una buona tiratura che lo incensano ogni santo giorno e gettano fango sui suoi antagonisti. Anche nel cinema c’è, distribuisce film in quantità.Nel campo della giustizia non si fa mancare nulla. Pro-cessi come se piovesse: reati che vanno dal falso in bilancio (che lui stesso ha depenalizzato) alla corru-zione di testimoni, dalla concussione alla prostituzio-ne minorile passando per la diffamazione.Essendo onnipresente la sua tattica comunicativa è abbastanza semplice: fa una dichiarazione eclatante (in pratica la spara grossa) in modo da farsi riprendere dai media, così ogni santo giorno lui è nominato, lui c’è, lui scandisce i tempi della nostra esistenza; poi puntualmente chiede scusa, rettifica, aggiusta il tiro, dice di non essere stato capito bene, dice che i media stravolgono le sue parole... e tutti di nuovo a nominarlo!Questo personaggio dovrebbe essere dimenticato o archiviato come una delle numerose pagine infauste della nostra storia; ha raccontato frottole sempre e comunque e le sta ancora raccontando per salvarsi dalla galera; ha portato e sviluppato negli italiani una cultura profondamente misogina e maschilista in cui l’arricchimento, il potere e la bellezza estetica sono alla base dell’esistenza, relegando le reali capacità dell’individuo ad un contorno vuoto.Da questa breve descrizione è chiaro che questo per-sonaggio è definibile “colui che è meglio non nomi-nare”, infatti penso che per dimenticarlo realmente ed evitare ogni volta un suo “eterno ritorno dell’uguale” di nietzschiana memoria, dovremmo iniziare a non no-minare il suo nome. Io ho già cominciato.

L’INNOMINATOdi Bruno Bonardi

per le sorti di un paese quando si è liberi di fare potenzialmente qual-siasi cosa si voglia, sia da un pun-to di vista economico che sessuale piuttosto che legale.Un altro punto che ho sempre trova-to difficile digerire è la supponenza con cui spesso la gente si confron-ta con la politica, quel dimostrar-si sempre a conoscenza dei fatti, quando in realtà non può essere così e quel cercare di sapere sempre come risolvere i problemi ed essere sempre critici nei confronti di tutto e di tutti, senza essere mai costrut-tivi veramente. Quel senso inoltre

di appartenenza e attaccamento che la gente si crea ad un partito lo trovo fondamentalmente privo di senso. Come posso sostenere e fare il tifo per persone di cui in realtà non saprò mai davvero cosa pensa-no e che sono lontane anni-luce da me?Un altro punto che mi ha sempre lasciato decisamente freddo è la differenza tra destra e sinistra. Su questo la famosa canzone di Gaber penso sia perfetta per semplificare il tutto, elencando ironicamente quali siano le azioni giudicate come tipiche di una persona di sinistra,

rispetto a quelle di una persona di destra; cercare per forza di inqua-drare un pensiero, un’idea, una leg-ge, un’azione dentro degli schemi separati è una cosa che ho sempre trovato inutile. Al giorno d’oggi non dovrebbero nemmeno esistere una destra, una sinistra, un centro ma solo diversi ideali in cui la gen-te possa riconoscersi e credere.“L’ideologia, l’ideologia malgrado tutto credo ancora che ci sia, è il continuare ad affermare un pensie-ro e il suo perché con la scusa di un contrasto che non c’è e se c’è chissà dov’è, se c’é chissà dov’é”.

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ELEZIONI 2013

PESSIMISMO E FASTIDIOCi incamminiamo stremati verso

la fatidica data del 24 febbraio, saturi di tutte le ennesime vacue

parole profuse dai candidati durante questa penosa campagna elettorale.Dopo poco più di un anno di un au-stero governo tecnico, siamo tornati al solito teatrino animato da volti noti poiché nell’ultimo ventennio i volti della politica sono sempre gli stessi.Questi sono tornati a tormentarci ad ogni ora e ad affacciarsi alla tv, sui quotidiani, alle radio e sulla rete allo scopo di elemosinare la nostra at-tenzione e il nostro voto... Ma siamo veramente esausti.I cittadini sono nuovamente richia-mati ai seggi per eleggere (anzi ri-eleggere) coloro che non rappresen-teranno affatto gli interessi della comunità civile ma che torneranno a perseguire interessi personali.Il sentimento diffidente della comu-nità civile è aggravato dalle difficoltà che accomunano tutti i diversi grup-pi sociali e dal bisogno disperato di soluzioni urgenti.La crisi, causata da un sistema eco-nomico iniquo, ha posto in piena luce il problema irrisolto della rap-presentanza, e sono emersi prepo-tentemente i difetti dell’odierno meccanismo di delega, che non è ca-pace di mettere in atto le riparazio-ni, i cambiamenti e i miglioramenti necessari sia alla Nazione che alle piccole comunità, bensì dilaziona nel tempo le responsabilità, allontanan-do le soluzioni.I cittadini rispondono con una cre-scente insofferenza alle istituzioni e taluni, appena possono, attuano furberie e strategie illegali per aggi-rare l’eccessiva pressione tributaria e finiscono per penalizzare coloro che sono irrimediabilmente soggetti de-boli della società (l’evasione fiscale e il lavoro nero sono solo due tristi esempi).Il malcontento comune è così diffuso che la rassegnazione dilaga e sempre più spesso sento manifestare il pre-ciso intento di non votare, e coloro

che sono decisi a farlo, sono com-battuti dall’incertezza.Alcuni ipotizzano di attuare un voto “di protesta” ponendo la propria pre-ferenza per quei movimenti esterni ai partiti che hanno raccolto un am-pio consenso negli ultimi mesi.I cittadini esprimono la loro rabbia non solo perché non si sentono rap-presentati, ma soprattutto perché non si sentono TUTELATI. La differenza che colgo rispetto ai precedenti periodi di campagna elet-torale è sostanziale: negli elettori c’è una maggiore consapevolezza, sep-pur conquistata con difficoltà a cau-sa della mala-informazione dei mass media; questi ultimi non fanno altro che occuparsi dichiarazioni pirotec-niche elargite quotidianamente dai candidati, impegnati a combattersi in una lotta di slogan, mentre trala-sciano l’approfondimento dei diversi programmi presentati dai partiti.Gli umori percepiti nella comunità in cui vivo, in famiglia, nel gruppo di amici e coetanei, nell’ambiente la-vorativo, nella scuola, sono pessimi e caratterizzati da demotivazione e sfiducia.Il malcontento della gente comune, espresso nelle rinunciatarie parole: “piove, governo ladro!”, ha lasciato il posto a discussioni accese e tur-bolente.Mi è capitato di assistere a dibatti-ti interessanti e a tratti sconfortanti tra pensionati e giovani, tra genitori e figli alle soglie del mondo del la-voro… Ciò che emerge è un comune sentimento di PESSIMISMO.Ma, se il pessimismo è sentimento comune, il FASTIDIO giunge dalle diverse “categorie sociali” che sono sempre più disgiunte.Una delle cose più degradanti in un Paese europeo è la crisi della soli-darietà sociale, e la popolazione che affronta questa crisi economica implacabile si ritrova frammentata, disunita, priva degli strumenti ap-propriati per fronteggiarla (i recen-ti aiuti finanziari alle banche non hanno certo avuto ripercussioni be-

nefiche su risparmiatori, famiglie, lavoratori, giovani coppie, piccole imprese).I lavoratori e le lavoratrici giunti ad un passo dal traguardo dell’ago-gnata pensione e che si vedono porre quel traguardo un po’ più in là, le famiglie che vedono scema-re sempre più il potere d’acquisto delle loro retribuzioni sacrificate sull’altare delle detrazioni e delle tasse, gli studenti che vivono in una scuola impoverita da sprechi, tagli e demotivazione dei docenti, i giovani che dopo aver concluso il loro percorso formativo si ritro-vano le porte del mondo del lavoro implacabilmente chiuse, le persone che hanno un lavoro ma regolamen-tato da contratti che non prevedo-no tutele e garanzie, alzano la loro voce al tavolo del dibattito, ciascu-no tentando di trovare un solo pro-gramma elettorale dentro al quale possa ritrovare l’intento concreto di attuare soluzioni, ma invano.Al di là dei programmi, inoltre, resta il problema dei canditati: per nulla credibili, disonesti, corrotti dalla seduzione del potere ad ogni costo per loro stessi e per i loro prescelti “compari”.Che siano parlamentari o titolari di un seggio alla giunta di un ente ter-ritoriale, essi hanno dimostrato im-barazzanti incompetenza e ambizio-ne personale, eppure si ripresentano con una sfrontatezza che nemmeno i corsari del XVII secolo.Cosa ci potrà riservare il periodo post-elettorale? I più guardano al prossimo futuro senza fiducia, anzi, con preoccupazione.Ai candidati resta la vergogna di tut-te le richieste non accolte che giun-gono non solo da parte dei cittadini adulti, ma soprattutto dalle giovani generazioni derubate di futuro, di buoni esempi da seguire e di ideali da perseguire.Da una nave che inesorabilmente affonda, sento salire un grido acco-rato: “SI SALVI CHI PUO’!” (...già, ma COME?).

di Deborah Ferrari

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Il parere dei cosiddetti “schizzinosi”Per cominciare il mio spun-

to di riflessione politica in questo periodo di serrata cam-pagna elettorale, vorrei fare un passo indietro a qualche mese fa, andando a ripescare l’uscita poco felice della ministra del lavoro e delle politiche sociali Elsa Fornero.La ministra, verso la fine dell’ottobre scorso, durante una conferenza, si rivolse ai giovani italiani consigliando loro di non essere troppo “choosy” nella scelta del primo lavoro, susci-tando fin da subito, com’è giu-sto che sia, reazioni negative da parte del popolo giovanile. Anch’io mi sento di condivide-re il punto di vista di chi ha voluto rivendicare, attraverso i più disparati mezzi di comuni-

cazione, il suo impegno e il suo spirito di sacrificio nel sapersi adattare a qualsiasi situazione pur di portare a termine i propri studi.Condivido con gli altri giovani la prontezza nel saper coglie-re al volo le opportunità che si presentano e la pazienza nel saper aspettare l’occasione giu-sta che possa dare un senso al proprio percorso di studi.

Con le sue parole la mi-nistra non ha fatto altro che aumentare la scar-sa considerazione che i giovani hanno nei con-fronti della classe diri-gente, allontanandoli ancor più dalle autorità politiche che governano il Paese e alimentando la diffidenza nelle rifor-me.Una classe dirigente che si riempie la bocca di-cendo di fare iniziative per i giovani, riforme per i giovani, attività per i giovani, quando invece l’unica cosa che dovrebbe fare per i gio-vani sarebbe un’azione concreta: farsi da par-te. Una classe dirigente che non ha il coraggio di prendere e andarse-ne, non ha il coraggio di ammettere di aver falli-to e che non si confron-ta con la realtà.Tornare ad ascoltare i bi-sogni reali delle persone

è un’opzione non più rinviabile, sia per lo spirito del tempo, sia per innalzare la qualità del di-battito politico italiano.È necessario riavvicinarsi alle necessità concrete della gen-te. Una strada percorribile per fare ciò è sicuramente quella di utilizzare nel modo corretto le nuove tecnologie. Le due cam-pagne elettorali USA (2008 e 2012) che hanno portato alla vittoria Obama, hanno fatto, ad esempio, ampio uso dei media interattivi e in generale della rete.E non potrebbe essere altrimen-ti, in un’epoca dove le persone possono esprimere il proprio parere sui social network, sui blog, sui forum e attraverso tutte le forme di comunicazione interattiva oggi disponibili.Non se ne può più della solita solfa fatta di grandi giri di pa-role, di solenni promesse ver-bali che non portano a nulla di concreto. Non ci crediamo più e abbiamo capito che, se voglia-mo qualcosa, dobbiamo andare a prendercelo con le poche ri-sorse che ci vengono messe a disposizione.I giovani italiani non sono allo sbando, sono solo sconcertati, ma si dimostrano pronti a tutto per finire gli studi, per trovare lavoro, per costruire il massimo con il poco a disposizione.Il giovane italiano è una tigre ferita, e come una tigre atten-de che passi lo stordimento per contrattaccare.

Il parere dei cosiddetti“SCHIZZINOSI”

di Luigi Bianchi

L’ANEDDOTOa cura di Andrea Sabadini

Nulla è fatto per caso”STRUTTURA DEL NOSTRO LOGOTIPO”

La scelta del logo parte da un gioco di parole creato dalla definizione “AGO” (strumento che punge) mescolato alla parola “LAGO”

Il “PERISCOPIO ” è stato scelto per identificare il nostro punto di vista su ciò che ci circonda.

“L’INCHIOSTRO”: una soluzione acquosa a cui noi attingiamo per diffondere le nostre idee, passioni e riflessioni.

In ultimo, ma non perordine di importanza,ho inserito un “PESCIOLINO”che sta a indicarele origini di Clusane,un paese di pescatori.

pag. 5 L’ago di Clusane

Difficile dare un unico giudizio circa l’at-tuale scenario politico italiano. Un teatrino dove le marionette si agitano,

litigano fra loro, si scontrano, ci confondono, ci illudono, ma si muovono per la medesima cau-sa: GOVERNARE.Malgrado ciò, riescono a raggiungere il loro scopo, fanno ridere, nel modo più teatrale che esista: un riso amaro, una pietà molto simile all’Umorismo Pirandelliano. Noi, spettatori annoiati dalla trama, senza avere pagato il biglietto, assistiamo allo show attraverso numerosi canali: tv, radio, giornali, web e con notizie costantemente aggiornate!Tra figure pseudo-teatrali e bu-rattini vari, uno in particolare dovrebbe rimanere dietro le quinte: Berlusconi, l’uomo agonizzante della po-litica italiana e che protagonista vuole ancora essere, suscitando in moltissi-mi la stessa domanda: “Perché”?“Il mondo finisce quando un uomo che ha distrutto per decenni l’Italia, si ri-presenta in politica”.“L’Italia e l’Europa hanno bisogno di stabilità e Berlusconi è il contra-rio della stabilità ed il suo ritor-no potrebbe essere una minaccia per l’italia e per l’Europa”.La prima citazione riguarda parte di un post circolato sul web in il 21 dicem-bre, circa la fantomatica fine del mondo. La seconda appartiene al Presidente del Parlamen-to Europeo, Martin Schulz, uno che il fatto suo lo sa benissimo.L’Italia ha già fatto imbarazzanti figure in Europa e la nostra credibilità come Paese è stata messa in discussione soprattutto a causa di una persona che dovrebbe godersi di più la vita, come fanno la maggior parte degli anziani. Molte delle leggi “ad personam”, promosse dal precedente governo, sono incoerenti, tanto per-ché questo signore si facesse gli affaracci suoi ed evitasse magari di finire in galera. E mentre il nostro Paese perdeva pezzi di sé, gior-no dopo giorno Berlusconi era solito fare incontri “istituzionali” in casa propria, accompagnato da

donne di dubbio impie-go. Tuttavia riesce ad

essere un uomo genero-so, mantenendo ragazze

rovinate da un processo per il quale non riescono ad avere lavoro. Fortuna

vuole le aiuti lui, evitando loro di trovarsi come quando frequentavano Arcore, cioè in mutande. Già uno che si fa chiama-re “Il Cavaliere” mi in-quieta, perché lo trovo di un’arroganza spaventosa,

ad ogni modo non voglio inveire solo su di lui, in

fondo nel grande caos po-litico salvare qualcuno affi-

dandogli il nostro voto è pres-soché impossibile.

Un tempo eravamo “Il Bel Paese”, adesso solo il formaggio è chiamato così, perché

oggi l’Italia è un Paese stanco. Sbiadito. De-bole.NON E’ UN PAESE PER VECCHI, prendendo in prestito il titolo del noto film, perché anche “i vecchi” sono impoveriti con esso. E non lo

è nemmeno per tutti gli altri, giovani al primo posto. I nostri politici, sappiamo, hanno a cuore il potere della loro carica e ci raccontano favole a cui non crediamo più. Da una favola ci si aspetta sempre il lieto fine, ma siamo profondamente dubbiosi sulla sua conclusione.Destra e Sinistra sono due parti indifferenti, non due opposizioni. I veri ideali se ne sono andati da un pezzo e nessuno combatte più per le proprie idee. Colui che governa lo fa per ambizione, car-riera. Soldi e privilegi. Sono questi, forse, i nuovi ideali? Ho sempre pensato che le mie idee non le avrei mai messe né a Destra né a Sinistra, ma le avrei messe nel giusto. Ed ORA, quale mai può essere il giusto? Nonostante le numerose liste elettorali, i nuovi partiti, i vecchi, rinnovati solo per inno o grafica, penso: a chi darò la mia (S)fiducia, stavolta?

di Cancelli Nicoletta

Il ballo dello stupido

pag. 6 L’ago di Clusane

L’Angolo dell’Educazione …

“L’alfabeto educativo”Carissimi lettori, ben ritrovati in

questo nostro spazio in cui l’edu-cazione viene posta come capo-

saldo di ogni altro argomento. Come avrete potuto leggere anche dai miei “colleghi redattori”, il tema di questo nostro numero è la politica. Da giorni cerco un argomento che possa coniu-gare queste due macro aree, senza venir meno al mio intento di dar voce all’alfabeto. Dopo aver approfondito le tematiche riguardanti la lettera “A” e la “B”, viene ora il momento della “C”, che darà poi spazio alla “D”.Come trovare, quindi, un nesso tra “C”, “D”, educazione e politica? Per qualcuno potrebbe essere ovvia la risposta: buona prassi sarebbe edu-care ed educarsi ad una vita politica corretta, così come la politica dovreb-be appoggiare e perseguire l’ideale di una buona educazione. Tante belle parole… vuote! Viviamo in un conte-sto in cui non si educa più al “bene comune” e dove la politica non ap-poggia più l’educazione!Desidero però lasciare spazio alla “C” e alla “D” che credo abbiano qualco-sa da insegnare ai nostri politici. “C” come Ciapetti, “D”, come Dario!Ciapetti Dario, sindaco “virtuoso” di Berlingo, deceduto lo scorso 17 di-cembre dopo un tragico incidente. Ho deciso di parlare di lui in questo mio “pezzo”, perché oltre alle tante polemiche che potrei aprire, vorrei lanciare un seme di speranza a tutti coloro che ancora credono nel vero “bene comune” e raggiungere con una piccola testimonianza tutti quelli che lavorano, e vengono stipendiati, per fare il “bene comune”.Vivere la politica onestamente è an-cora possibile, Dario ne è stato un esempio come Assessore delle poli-tiche sociali, dal 1995 al 1999, poi come vice sindaco fino al 2004 e suc-cessivamente come sindaco per due tornate (nel 2009 fu eletto con il 77% dei voti) nel comune di Berlingo.L’impegno politico e sociale lo ha re-spirato in casa fin dalla giovane età.

Suo padre, Carlo Ciapetti, deceduto nel 2000, era infatti stato consigliere comunale di Castegnato per 31 anni e sindaco per due mandati dal 1980 al 1990. Dario, nato il 2 febbraio 1965 e diplomatosi all’istituto Ballini, aveva inizialmente lavorato all’Unione Co-operative di Brescia, per poi iniziare una strettissima collaborazione con la cooperativa sociale Raphael, di cui ne è stato fondatore e presidente. Nel 2004 l’affermazione politica con la li-sta civica “Per un paese migliore” con la quale è stato eletto sindaco, per poi essere riconfermato nella tornata successiva. Nei giorni in cui combatteva tra la vita e la morte molte testate giornali-stiche hanno parlato di lui, della sua vita, ma soprattutto del suo impegno. Faccio buon uso degli scritti di tanti giornalisti per parlare di lui.Dario era un bravo sindaco. Meglio: era la guida della sua comunità, come i sindaci di una volta, che sapevano interpretare lo spirito della loro gen-te, ma anche superarlo, prendendola per mano. Per lui l’impegno politico e l’attività sociale erano la diversa de-clinazione di un unico dovere: porsi al servizio degli altri. Apprezzato anche fuori dai comuni bresciani per la sua capacità di anti-cipare le situazioni e per la sua vitali-tà che lo portava a elaborare progetti su progetti. Il Comune di Berlingo ha un impianto combinato fotovoltaico-geotermico che fornisce energia elet-trica e riscaldamento al polo scola-stico materna-elementare e al centro sportivo.In questo modo gli edifici sono auto-sufficienti a livello energetico e non producono inquinamento. Inoltre, già da anni sono in funzione un impian-to solare termico per il riscaldamento dell’acqua degli impianti sportivi, e un impianto fotovoltaico per il muni-cipio. Sistemando il campo delle boc-ce aveva riempito il tetto di pannelli fotovoltaici. “Gli anziani che vengono qui a giocare producono energia puli-

ta: un divertimento ecosostenibile”, lo aveva definito.Da primo cittadino Dario Ciapetti si è dedicato in particolare alla difesa dell’ambiente e alla tutela del territo-rio. Con i sindaci dei paesi confinanti ha costruito il progetto del Parco del-la Macogna come alternativa ad una destinazione del territorio ad altre cave e discariche. Timoniere attento alle problematiche della sua gente, ma anche e soprat-tutto attento e lungimirante: non ha caso con la sua giunta ha portato la piccola comunità di Berlingo ad essere vista un modello in campo nazionale, portandolo a far parte dell’Associa-zione nazionale dei comuni virtuosi, del cui direttivo faceva parte. È dello scorso 28 novembre, a Capannori pro-vincia di Lucca, l’ultima riunione cui ha partecipato, dalla quale è scaturi-ta la decisione di dar vita alla Scuola di AltrAmministrazione, con l’obiet-tivo di esportare in Italia i modelli delle buone pratiche ambientali, di salvaguardia del territorio, di parteci-pazione e di mobilità sostenibile, per formare una classe di amministratori pubblici virtuosi capaci di essere più vicini alle esigenze dei cittadini.Un sindaco instancabile, che cercava di prendere il meglio dall’esperienza di altri Comuni per applicarla nel pro-prio. Credeva nel ruolo del Comune come elemento trainante della so-cietà civile. Un amministratore con il bene pubblico come unico faro e con un alto senso delle istituzioni.Le molte persone che hanno cono-sciuto Dario così lo ricordano: - Una vita spesa tra impegno sociale e attività politica. Persona dedita alla ricerca del bene comune;- Passione nel mettersi al servizio del-la comunità;- Aveva una sensibilità estrema verso chi ha bisogno. Una persona mite, ma con una grande forza di volontà;- Uomo generoso;- Lui era l’esempio che “non bisogna fare domani ciò che si può fare oggi”;

di Benedetta Viti

pag. 7 L’ago di Clusane

- Consideriamo un patrimonio da far nostro la sua determinazione, la ca-pacità di far sintesi e di individuare soluzioni; la sua passione nel mettersi al servizio della comunità; l’amore per la politica che non è tale se non è onesta e partecipata; le priorità del suo operare: la famiglia, i più deboli e bisognosi di aiuto, la tutela del terri-torio e la salvaguardia dell’ambiente;- Mancherà il suo senso pratico, l’an-dare al sodo;- Un uomo buono nel senso più vero e alto del termine;- La sua politica, senza cedere al po-pulismo, era per la gente e con la gente.In uno dei suoi scritti possiamo co-gliere il suo testamento:“Ripartiamo dalla buona politica. Ripartiamo dalla buona politica. Ri-partiamo dalla politica che difende l’unico nostro grande interesse, il fu-turo dei nostri figli e il loro diritto a vivere in una società giusta, acco-gliente, ricca di opportunità.Ripartiamo dalla passione e dalla competenza, dal merito e dalla voglia di intraprendere.Ripartiamo da una comunità che met-te in rete le risorse e fa della sobrie-tà e della condivisione i suoi pilastri fondativi.Perché per far saltare il banco dei corrotti e dei corruttori, dei politici arraffoni e incompetenti, dei buro-cratici ottusi, dei manager strapagati e inconcludenti è necessario che le persone oneste e capaci si facciano avanti. Ripartiamo dalle azioni con-crete, perché di chiacchere ne abbia-mo piene le orecchie.”La sua umanità intrisa di umiltà che è la virtù dei forti, lo hanno reso un esempio, punto di riferimento per tut-ti. Ora il nostro impegno è di coltivare ciò che Dario ha seminato in questi anni per poter raccogliere i frutti, come doni che ci ha lasciato. Ora è tempo di cercare la forza per guardare al futuro.Mi sorgono spontanee alcune do-mande: Iseo per cosa potrebbe es-sere citato? I nostri amministratori e i nostri politici si stanno davve-ro mettendo al servizio della gente come dovrebbero fare? Di cosa pos-siamo andare fieri? Berlingo, esem-pio di comune virtuoso; Iseo, esem-pio di comune turistico?

Non voglio parlare della sche-da che tra pochi giorni ci verrà presentata e dei sim-

boli che essa contiene, nè tanto-meno far propaganda per questo o quel partito: siamo bombardati da manifesti elettorali e trasmis-sioni televisive da aver la nausea di certe facce e certi slogan.Vorrei cercare, invece, di ragio-nare sulla possibilità (nemmeno troppo remota, a quanto pare) che nessun candidato ci rappre-senti. Cosa fare in questo caso? Pare che non ci siano leggi pre-cise sul significato da attribuire alle schede elettorali lasciate bianche (senza traccia di segni che indichino una preferenza) e sulle schede nulle (segni che in-cludono più candidati o mancata identificazione di un partito). Fino a qualche decennio fa si supponeva che le schede bianche fossero paragonabili agli aste-nuti, ovvero a coloro che non si recano alle urne; tali cittadini si pensava lasciassero agli altri il compito di scegliere per loro, quasi una rinuncia alla propria re-sponsabilità.L’aumento del fenomeno delle schede bianche (arrivato nel 2001 a superare il 12% dei voti) ha fat-to sì che venisse fatta una rilet-tura del significato di quest’ulti-me: dal voto di chi è incapace a scegliere si è passati al voto di chi si rifiuta di scegliere. Un voto a tutti gli effetti quindi, espres-so da cittadini consapevoli che scelgono di esprimere un rifiuto all’offerta dei partiti candidati e alle loro proposte.Se, come dice l’articolo 48 della nostra Costituzione, ogni voto è eguale, allora anche il voto bian-

co dovrebbe avere una corrispon-denza nei risultati elettorali.Navigando nel web, ho trovato una proposta interessante ela-borata da Ester Tanasso: “dare alle schede bianche, in sede di computo elettorale, la stessa ri-levanza dei voti di preferenza e attribuire loro un certo numero di seggi, lasciandoli semplicemente vuoti, con la conseguenza di di-minuire il numero degli eletti in proporzione al numero delle sche-de bianche”.Un modo per spronare i nostri politici a migliorarsi e una minor spesa per le casse pubbliche che dovrebbero mantenere un minor numero di eletti.Ritornando alla Costituzione, se l’esercizio del voto è un dove-re civico, ritengo che il recarsi alle urne sia un obbligo morale a cui tutti dovrebbero adempiere per rispetto di chi in passato si è battuto per estendere questo diritto, perché il cittadino nel momento in cui delega la propria sovranità ad un rappresentate è davvero partecipe della vita del-la nazione.Se queste motivazioni non do-vessero bastare a portare i cit-tadini alle urne, forse bisogne-rebbe ricordare che il voto è una possibilità di cambiamento, rinunciando ad esso si deve ri-nunciare anche al diritto di la-mentarsi se le cose in Italia non vanno come vorremmo.Al di là di chi voteremo (o di chi non voteremo), ricordiamoci che recarci ai seggi il 24 e il 25 feb-braio è, forse, l’unica occasione che abbiamo per far sentire la no-stra voce e, personalmente, non voglio star zitta.

IL vOTO è PERSONALE ED EGUALE, LIbERO E SEGRETO.IL SUO ESERCIZIO è DOvERE CIvICO.di Paola Bianchi

[ART. 48 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA]

pag. 8 L’ago di Clusane

Vi è mai capitato di chieder-vi chi decida l’ordine delle notizie che ascoltate ai te-

legiornali ogni giorno?Perché viene sempre messa pri-ma la politica, mentre le notizie di economia e di borsa vengono spesso date in coda a una breve pausa pubblicitaria? E, addirit-tura, perché certi telegiornali concentrano la loro attenzione su determinati argomenti, men-tre altri dedicano alle medesime questioni solo pochissimi minu-ti d’orologio?Queste sono solo alcune delle domande che, seguendo i noti-ziari, senza distinzioni di rete televisiva ed orario, potrebbero scaturire in ognuno di noi.Nelle ultime settimane, inoltre, vi sarà capitato di notare come tutte le edizioni aprano con una serie di dati relativi alle ormai prossime elezioni politiche; ogni testata giornalistica decide qua-le peso dare alla notizia e quan-to tempo dedicarvi, generando anche nell’ascoltatore un indice di importanza.In colui che segue il Tg, infatti, s’instaura un processo secondo il quale le notizie ascoltate ven-gono classificate: se una notizia relativa ad un tragico inciden-te automobilistico viene posta dopo un servizio inerente all’ul-timo sondaggio telefonico ri-guardante il consenso elettorale, anche per l’utente le due notizie

trasmesse avrannoun valore diverso.L’ascoltatore condividerà l’importanza della prima parte del telegiornale, si aspet-terà di trovare notizie relative a questioni politiche e sicuramen-te degne di attenzione; mentre nella seconda parte troverà in-formazioni più leggere e spesso anche più frivole.Ma c’è una scaletta precisa? Sì e no !Tutto questo è determinato da una possibile strategia attuata dai mezzi di comunicazione che cercano di influenzare l’utente riguardo all’importanza e all’at-tendibilità della notizia data, ma è anche determinato da una considerazione sociale per cui la prima cosa che voglio sapere è anche quella più seria ed impor-tante.Gli esperti definiscono ciò come la teoria dell’agenda setting, che, secondo alcuni, è riassun-ta nell’abilità dei mass media a trasferire un argomento da un’agenda privata a quella pub-blica ( quella sociale, dei tele-spettatori) d’interesse generale più elevato.Ogni testata giornalistica avrà una propria agenda setting in base alla quale si deciderà l’ar-gomento cui dedicare una mag-giore quantità di tempo ed un approfondimento serale, oppure si deciderà di fornire delle in-

fo rmaz ion i flash per lasciare

al telespettatore il compito di cercare da solo ulteriori par-ticolari.Un esempio molto attuale ri-guarda la notizia inerente le di-missioni di Papa Benedetto XVI. Il mio articolo doveva trattare la sempre maggiore diffusione in qualsiasi orario e in qualsiasi telegiornale delle notizie riguar-danti la campagna elettorale. La notizia improvvisa giunta dal Vaticano ha modificato nell’ar-co di poche ore l’intera agenda setting programmata per queste settimane: le questioni elettora-li sono passate in secondo piano e ogni attenzione si è immedia-tamente rivolta al nuovo, epo-cale fatto di cronaca e a tutti i suoi approfondimenti.Queste considerazioni sono sta-te oggetto di studio da parte di molti sociologi ed esperti di comunicazione, ma, mettendo a confronto i diversi telegiorna-li, ciascuno di noi può trarre le proprie conclusioni.E’ necessario sottolineare, a questo punto, che i vari canali televisivi possono influenzare, ma non possono imporre al tele-spettatore il loro pensiero.Colui che non vorrà ascoltare la notizia, oppure non vorrà esser-ne coinvolto, potrà, in qualsiasi momento, con il proprio teleco-mando, cambiare canale.

DIETA MULTIMEDIALEIN CAMPAGNAELETTORALE: MA CHI SCEGLIELE SCALETTE DEI TG ?!

di Alessandra Archetti