L'ago di Clusane numero 8

8
Q ualcuno dice che “cultura è tutto quello che pensiamo non sia cultura”, ottima spie- gazione per dire che cultura può essere tutto quello che ci circonda e che intendiamo in tal senso... Ne avete avuto la prova qualche weekend fa, quando, passeggiando sul lungo lago di Clusane, vi siete imbattuti, o consciamente adden- trati, nel mercatino che abbiamo allestito: c’era un pò di tutto! Quel “un pò di tutto”, libri, cd, giocattoli, graffiti, prodotti locali, musica... aspetti materiali e imma- teriali, erano, ciascuno a suo modo, portatori sani di cultura. Credo che nell’epoca contempo- ranea la cultura venga studiata in una prospettiva relazionale e re- ticolare e che quindi sia legata ai luoghi solo indirettamente e senza, spesso, una precisa necessità logi- ca. Ciò che invece ci tiene legati al luogo d’origine sono le tradizioni. Mia nonna, ma magari anche la vo- stra, mi diceva sempre: “Vai dove devi o vuoi andare, fosse anche dall’altro lato del mondo, ma non dimenticare mai, per nessun moti- vo, da dove vieni”. Quando da piccola sentivo questa frase, non la comprendevo fino in fondo. Ero solo una bambina, non sapevo quanto la nonna ritenesse importante il legame con le tradi- zioni e nemmeno quanto lo sarebbe diventato poi per me. Crescendo, ho imparato a dare il giusto significa- to alle sue parole e a comprendere che le tradizioni sono un tassello fondamentale nella nostra storia e che per questo vanno mantenute vive nel tempo. Ognuno di noi possiede una crono- logia storica, un passato che inizia molto prima del giorno della pro- pria nascita, tradizioni che ci han- no segnato e che ci hanno fatto diventare ciò che siamo. È quindi importante saper cogliere quanto di buono e vitale ci ha trasmesso l’esperienza di coloro che ci hanno preceduto, nella consapevolezza che anche il nostro patrimonio di vita possa trasmettersi alle future generazioni. Le tradizioni personali sono sì importanti, ma assumono significato non indifferente anche quelle ad ampio raggio, che coin- volgono più persone, più famiglie, persino un intero paese. Mi capi- ranno bene coloro che, vivendo in una realtà piccola e più o meno circoscritta, come quella del pae- se, hanno ben chiaro il valore delle tradizioni, che, saggiamente custo- dite e conservate, rendono genuino il tempo che quotidianamente si vive. Credo che le tradizioni, perfino quelle familiari, costituiscano qua- si una via tracciata dalle genera- zioni passate, lungo la quale il cammino della vita può essere più agevole. Questo era il senso del no- stro mercatino, del nostro weekend culturale: darvi la possibilità di ri- Il nostro WEEKEND tra cultura e tradizione Numero 8 Dicembre 2013 scriveteci il blog online [email protected] facebook la redazione lagodiclusane.wordpress.com Qui potrai scaricare tutti giornalini precedenti, potrai anche interagire con noi commentando gli articoli del blog. Gruppo: L’ago di Clusane Archetti Alessandra, Bertoletti Paola, Bianchi Paola, Bianchi Luigi, Cancelli Nicoletta, Colosio Laura, Ferrari Deborah, Lopizzo Nicola, Pedemonti Giovanni, Piccinelli Veronica, Treccani Carloalberto, Viti Benedetta. Grafica: Andrea Sabadini. di Veronica Piccinelli ... continua a pag. 2

description

L'ago di Clusane numero 8

Transcript of L'ago di Clusane numero 8

Page 1: L'ago di Clusane numero 8

Qualcuno dice che “cultura è tutto quello che pensiamo non sia cultura”, ottima spie-

gazione per dire che cultura può essere tutto quello che ci circonda e che intendiamo in tal senso...Ne avete avuto la prova qualche weekend fa, quando, passeggiando sul lungo lago di Clusane, vi siete imbattuti, o consciamente adden-trati, nel mercatino che abbiamo allestito: c’era un pò di tutto!Quel “un pò di tutto”, libri, cd, giocattoli, graffiti, prodotti locali, musica... aspetti materiali e imma-teriali, erano, ciascuno a suo modo, portatori sani di cultura.Credo che nell’epoca contempo-ranea la cultura venga studiata in una prospettiva relazionale e re-ticolare e che quindi sia legata ai luoghi solo indirettamente e senza, spesso, una precisa necessità logi-ca. Ciò che invece ci tiene legati al

luogo d’origine sono le tradizioni. Mia nonna, ma magari anche la vo-stra, mi diceva sempre: “Vai dove devi o vuoi andare, fosse anche dall’altro lato del mondo, ma non dimenticare mai, per nessun moti-vo, da dove vieni”.Quando da piccola sentivo questa frase, non la comprendevo fino in fondo. Ero solo una bambina, non sapevo quanto la nonna ritenesse importante il legame con le tradi-zioni e nemmeno quanto lo sarebbe diventato poi per me. Crescendo, ho imparato a dare il giusto significa-to alle sue parole e a comprendere che le tradizioni sono un tassello fondamentale nella nostra storia e che per questo vanno mantenute vive nel tempo.Ognuno di noi possiede una crono-logia storica, un passato che inizia molto prima del giorno della pro-pria nascita, tradizioni che ci han-

no segnato e che ci hanno fatto diventare ciò che siamo. È quindi importante saper cogliere quanto di buono e vitale ci ha trasmesso l’esperienza di coloro che ci hanno preceduto, nella consapevolezza che anche il nostro patrimonio di vita possa trasmettersi alle future generazioni. Le tradizioni personali sono sì importanti, ma assumono significato non indifferente anche quelle ad ampio raggio, che coin-volgono più persone, più famiglie, persino un intero paese. Mi capi-ranno bene coloro che, vivendo in una realtà piccola e più o meno circoscritta, come quella del pae-se, hanno ben chiaro il valore delle tradizioni, che, saggiamente custo-dite e conservate, rendono genuino il tempo che quotidianamente si vive.Credo che le tradizioni, perfino quelle familiari, costituiscano qua-si una via tracciata dalle genera-zioni passate, lungo la quale il cammino della vita può essere più agevole. Questo era il senso del no-stro mercatino, del nostro weekend culturale: darvi la possibilità di ri-

Il nostro wEEkENDtra cultura e tradizione

Numero 8 Dicembre 2013

scriveteci

il blog [email protected]

facebook

la redazione

lagodiclusane.wordpress.comQui potrai scaricare tutti giornaliniprecedenti, potrai anche interagire con noi commentando gli articoli del blog.

Gruppo: L’ago di Clusane

Archetti Alessandra, Bertoletti Paola, Bianchi Paola, Bianchi Luigi,Cancelli Nicoletta, Colosio Laura,Ferrari Deborah, Lopizzo Nicola,Pedemonti Giovanni, Piccinelli Veronica,Treccani Carloalberto, Viti Benedetta.

Grafica: Andrea Sabadini.

di Veronica piccinelli

... continua a pag. 2

Page 2: L'ago di Clusane numero 8

pag. 2 L’ago di Clusane

CONTEST DI GRAFFITIdi Lorenzo Fantetti (1° Classificato)

Attraverso una metafora morfologica, il mio lavoro rappresenta una persona in un particolare momento di ebbrezza alcolica, dovuta non al consumo di una particolare bevanda dall’elevata gradazione etilica, bensì all’abuso

dell’acqua di lago, elemento predominante nel meraviglioso paesaggio sovra-stante la riva di Clusane; la bottiglia agitata dal protagonista della mia immagi-ne non contiene vino o altro, ma l’elisir dell’appagamento visivo, l’elemento che inevitabilmente lo meraviglia senza sosta e lo fa sentire ubriaco di bellezza.L’idea alla base della mia immagine nasce dal-la volontà che sentivo di condividere il tema dell’importanza primaria del paesaggio nel pa-trimonio delle esperienze di vita della comu-nità: se Clusane Culture Week è stato pensato, organizzato e vissuto sul lungolago del paese, significa che, anche se ci può sembrare ovvio, il paesaggio è ciò che inconsciamente ci chiama al divertimento all’aria aperta, ciò che alimenta la nostra voglia di vita. Sapevo che avremmo lavorato in questo contesto e la mia intenzio-ne spontanea, pensando al tema dell’acqua, è stata quella di lanciare una riflessione su cosa rappresenti questo elemento nell’ambiente che abbiamo attorno; solo una caratteristica sottin-tesa, un fondale sempre uguale o una sorgente inesauribile di sensazioni genuine?Se penso alla soddisfazione che mi ha dona-to quest’esperienza, mi vengono in mente le espressioni vivaci e spontanee delle persone di tutte le età che mi hanno osservato, criticato e apprezzato mentre lavoravo e ricordo l’emo-zione genuina, appunto, degli sguardi che ho scambiato con loro nei momenti brevi in cui staccavo l’attenzione dai colori.

assaporare il gusto per le tradizioni e la cultura, di farvi ricordare cosa significhi viversi il proprio paese, di farvi riscoprire il piacere di una passeggiata sul lungolago che aves-se un sapore diverso, di farvi capire che la realtà artistica, casereccia, teatrale, culturale di un paese va difesa e sostenuta.Obiettivo parallelo era quello di farci conoscere come gruppo, di-mostrandovi che i giovani, quelli con “la testa sulle spalle”, ci sono ancora... che se anche ci troviamo in una società in cui il progresso è inarrestabile, in cui la tecnologia prende spesso il sopravvento sulla comunicazione e sulle relazioni, in cui il tempo per dedicarsi agli altri non si trova mai, in cui le giornate dovrebbero essere di 36 ore per ri-uscire a fare tutto quanto, ci sono ragazzi desiderosi di rispolverare le peculiarità del proprio paese, di rileggere ai propri compaesani pagine di una storia che non deve andar perduta, provando, altresì, ad aggiungere fogli a quella bio-grafia, che in fondo è anche un pò loro. Abbiamo cercato di mettere in scena (e mi passi il termine chi in scena ci è andato davvero) mani-festazioni di creatività e tradizio-ni popolari, perché crediamo che la protezione della cultura si riveli mezzo indispensabile per sviluppa-re, perpetuare e diffondere il patri-monio, di inestimabile valore, di un paese. Speriamo, così avendo fatto, di aver gettato le basi per qualcosa di solido, di avervi trasmesso l’en-tusiasmo che ha animato noi e la voglia di seguirci e sostenerci.Questa iniziativa, benché realizzata nel modo più semplice possibile, ci è parsa giusta... e per dirla con le parole di un grande della tradizione letteraria classica: “se non v’è di-spiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l’ha resa possibile, e anche un pochino a chi l’ha organizzata, ma se invece non fossimo riusciti a soddisfarvi credete che non s’è fat-to apposta”.

... prosegue da pag. 1

Page 3: L'ago di Clusane numero 8

pag. 3 L’ago di Clusane

di alessandra archetti

CULTURE wEEk?!TANTE CULTURE GRAZIE ALL’AGO DI CLUSANE

Sabato 21 e domenica 22 settembre la nostra asso-ciazione ha unito tutte le sue forze per proporre un fine settimana ricco di eventi, occasioni di incon-

tro e momenti di svago.Se mi avessero posto la domanda “Ma cos’è questo cul-ture week?”, la mia risposta avrebbe giocato attorno al sostantivo inglese culture, che in italiano viene uti-lizzato per indicare una varietà plurale di culture. Così è stato, ad esempio, il nostro mercatino che è stato rielaborato attraverso una serie di angoli in cui trovare diversi elementi culturali.Molto apprezzato è stato il mercatino di libri e cd musi-cali usati; lo spazio con giocattoli e letture per bambini ha attirato l’attenzione di nuovi piccoli fan dell’Ago di Clusane e le leccornie proposte dalla Bottega del Porto hanno permesso ai numerosi turisti di assaggiare ed in-serirsi nella cultura enogastronomica tipica.Culturale è stato anche il programma del sabato sera, grazie allo spettacolo portato in scena dalla compagnia teatrale “Nuova Impronta” che ha ottenendo riscontri positivi da parte di tutti; con l’augurio che questa nuo-va collaborazione possa continuare.Il nostro week end ha proposto anche un continuo sot-tofondo musicale, spaziando attraverso diverse linee culturali, dalla musica dei giovani del gruppo Drop Cirle, passando per il gruppo Old Musical Trip e Crispy Ponies, arrivando alle melodie incantevoli di Angèl.

Il nostro intento era quello di permettere ai diversi mu-sicisti di farsi conoscere, ma anche di diffondere alcuni stili musicali; la musica, infatti, è un ventaglio di diverse culture e il desiderio di farle conoscere sarà sicuramente una delle linee guida per i nostri prossimi eventi.Il successo del week end è da attribuire anche alle due giornate di sole e caldo quasi estivo che ci hanno ac-compagnato ed hanno attirato molti visitatori.Infine, grande successo hanno avuto anche le opere re-alizzate dai writers che hanno partecipato al concorso. In molti hanno osservato incantati questi ragazzi che, armati di bombolette e colori, rappresentavano ideal-mente la loro concezione di acqua.In conclusione, quindi, il culture week è stato uno dei nostri primi progetti, grazie al quale ci siamo uniti an-cora di più in un gruppo compatto, abbiamo approfon-dito quali potrebbero essere in futuro le tematiche da seguire ed abbiamo dato un volto ai nomi che spesso trovate sul giornalino che avete tra le mani.Attendiamo anche i vostri riscontri! Critiche costruttive e consigli per il futuro saranno sicuramente tenuti in considerazione; nuovi progetti sono già in costruzione ed un aiuto da parte dei lettori e dei partecipanti sarà sicuramente fondamentale per creare l’evento al me-glio!Grazie a tutti coloro che hanno collaborato, aiutato e partecipato al nostro primo culture week!

Page 4: L'ago di Clusane numero 8

pag. 4 L’ago di Clusane

di deborah Ferrari

Esattamente un anno fa, nel luglio

2012, gli abitanti di Via Toscana a Bresciascoprono da un articolo generico pubblicato dalla più importante te-stata cittadina che le loro abitazioni lì situate sarebbero state abbattute per il passaggio della TAV. I proget-ti definitivi a riguardo risalgono però al 2009 e nessun abitante ne era a conoscenza.Nell’agosto 2012 giungono le prime comunicazioni dell’Italferr alle fami-glie coinvolte. L’azienda chiede for-malmente di formulare una proposta di indennizzo da parte delle pubbli-che istituzioni per l’esproprio delle loro 23 abitazioni. Dai dati scaricati dal sito Italferr, però, i residenti ap-prendono che è già stato deciso l’am-montare complessivo dei rimborsi. Nessun ente competente o portavoce delle istituzioni locali ha spiegato alle famiglie cosa accadrà e in che modo.Il 2 ottobre 2012 ha luogo l’incontro tra l’Italferr, il Comune di Brescia e gli abitanti di via Toscana, dopo una pressante sollecitazione mediatica da parte degli espropriati. Durante l’incontro, emerge la determinazio-ne da parte di Italferr sulla prose-cuzione del progetto così com’è, la riluttanza ad effettuare modifiche e il disinteresse a ricercare una solu-zione concordata che miri a salva-re le abitazioni. Il 26 ottobre 2012 Italferr, con un annuncio su Brescia-Oggi e Giornale di Brescia, comunica l’affidamento dei lavori e annuncia la prevista conclusione dell’opera nel 2016.Nel dicembre 2012, dopo mesi di at-tesa, Italferr concede agli abitanti di Via Toscana l’accesso agli atti, per-mettendo però di visionare solo una parte della documentazione arbitra-

riamente scelta da Italferr, rendendo impossi-bile agli abitanti stessi verificare la correttezza delle procedure di espro-prio e di realizzazione dell’opera. Nel febbraio 2013 gli abitanti di Via Toscana ricevono una raccomandata nella quale Italferr richiede la di-sponibilità delle case vuote entro gennaio 2014. Come per altre simili questioni ac-compagnate da accese contesta-zioni, c’è da chiedersi se la grande opera del TRENO AD ALTA VELOCITÀ a Brescia sia utile o meno, e quali dan-ni arrechi ai siti prescelti per il suo passaggio. La TAV richiede ingenti investimenti, che vengono sottratti ad altri capitoli di spesa della Re-gione e della Provincia, perchè ha un forte impatto sul territorio che la ospita. Le ipotesi di traffico sulle cui basi s’è fondato il suo progetto non convincono sulla necessità e sull’urgenza della sua realizzazione. Il costo totale del lotto Treviglio - Brescia ammonta a 2.050.000.000 euro. Inevitabile il pensare a tutte quelle voci del bilancio pubblico sta-tale, regionale e provinciale più utili ed urgenti: il sostenere le piccole e medie imprese del territorio, gli one-ri di previdenza sociale, le ristruttu-razioni alle scuole pubbliche, l’alleg-gerimento delle tasse universitarie nelle pubbliche accademie, il miglio-ramento dei servizi di trasporto pub-blico urbano e ferroviario locale.Quest’opera risulta dannosa per l’am-biente e la salute, sia nella sua rea-lizzazione che nel suo funzionamen-to. Il tracciato della TAV si inserisce in un contesto territoriale dove già esiste un’altissima concentrazione

di infra-strutture: l’esi-

stente ferrovia MI-VE, l’autostrada BS-MI, la BRE-BE-MI. Il tracciato costituisce anche un ele-mento di frammentazione e distru-zione di molte aree verdi, aziende agricole, cascine presenti sul terri-torio (a Lonato avverrà il deturpa-mento dell’Anfiteatro morenico del Basso Garda, e un centinaio di ettari di colture a vitigno Lugana di Origi-ne Controllata verranno eliminate). La parte del percorso che si svolgerà allo scoperto è destinata a produrre inquinamento acustico per gli abi-tanti, mitigabile solo parzialmente con barriere di 6 - 8 metri d’altezza, con evidenti danni al paesaggio e di-sagi agli abitanti delle zone limitrofe alla ferrovia. Il rischio ambientale è costituito dall’aumento esponenzia-le delle emissioni di ossidi di azoto, polveri sottili e particolato.Durante la fase di costruzione, l’in-quinamento dato dai motori a com-bustione provocherà l’insorgenza di patologie respiratorie e cardiocirco-latorie. Questo inquinamento am-bientale va a sommarsi a quello già presente a Brescia e in provincia, tra le meno vivibili e più inquinate in Italia.È dunque un’opera INDISPENSABI-LE? I BENEFICI che porta con sé sono davvero superiori ai SACRIFICI che essa richiede? Il costo per so-stenerla è, a conti fatti, SOSTENI-BILE?L’unico dato certo è l’amarezza nel constatare che i diritti e le opinioni dei cittadini vengono spesso tra-scurati e non c’è trasparenza nel-la trasmissione delle informazioni riguardanti tali opere. Per questo motivo, di frequente la cittadinanza percepisce (e a ragione) di essere impotente dinnanzi alle decisioni

Page 5: L'ago di Clusane numero 8

pag. 5 L’ago di Clusane

Un recente sondaggio riportato da alcuni quotidia-ni indicava come il 33% dei genitori italiani non sia in grado di descrivere la professione esercitata

dai propri figli. Se penso al mio caso specifico, ... beh, io stessa, a volte, mi trovo nella difficoltà di spiegare con parole semplici cosa faccio nella vita. Sembrerebbe immediato per chi, come me, ha una laurea in Architet-tura: “L’architetto è quello che costruisce case”.Non è così e già Vitruvio (80 a.C - 15 a.C. circa) nel De Architectura scrisse: “Il sapere dell’architetto è ricco degli apporti di numerosi ambiti disciplinari e di cono-scenze relative a vari campi, e al suo giudizio vengono sottoposti i risultati prodotti da altre tecniche”. Non si parla esplicitamente di costruire case: piuttosto di organizzare competenze diverse. E quindi, per raccontare la “mia architettura”, potrei rifarmi ad altri rilevanti studiosi che indicano questa disciplina come parte integrante di un sistema più com-plesso e articolato nel quale rientrano le scienze del territorio. Tali studiosi sottolineano, così, come non ci si possa occupare di architettura senza porsi in dialogo con il territorio stesso. Un progetto molto difficile e ambizioso, ma credo importante da affrontare.Un architetto non può operare da solo: deve essere in grado di interessare altri professionisti, anche di diversi settori, ma soprattutto di coinvolgere tutti quelli che quotidianamente vivono il territorio: gli abitanti, che devono essere sempre più responsabili del proprio ruo-lo.Per semplificare la questione, vorrei parlare di paesag-gio invece che di territorio. Come sottolinea la Conven-zione Europea del Paesaggio (un documento firmato nel 2000 da tutti gli stati dell’Unione Europea), paesaggio è quella “parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fatto-ri naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni”. Beh, l’uomo, le sue attività e la sua percezione sono per tale definizione elementi cardine.

Ho avuto l’occasione di illustrare questo argomento in una scuola media e i ragazzi erano stupiti. Inizialmente. Poi hanno provato a condividere le loro idee sul con-cetto di paesaggio. Si è parlato di campi, di boschi, di fiumi, di case e di edifici, di strade, di campi sportivi, di palestre e piscine. Ogni elemento citato era collegato ad un racconto particolare ... o alla quotidianità! E i ragazzi si sono resi conto che il paesaggio non è solo quello riportato nelle cartoline che una volta si manda-vano dalle vacanze, ma è ciò che viviamo ogni giorno e che spesso non siamo in grado di apprezzare. Credo che la mia riflessione possa valere per tutti noi. Forse, com’è avvenuto nel confronto di idee proposto agli studenti, dobbiamo giungere a una più profonda consapevolezza del valore del paesaggio in cui viviamo. Siamo abituati a pensare solo “a paesaggi eccezionali”, alle Dolomiti piuttosto che alla località Belvedere sul monte di Clusane, al lungomare di Reggio Calabria (che Gabriele D’Annunzio definì come il più bello), ma non al lungolago di Clusane... Ciò non significa non vederne le differenze, ma vuol dire anche che bisogna riscoprire il valore di tutto quello che quotidianamente possiamo vivere. E se tutti ci riconoscessimo in questo sforzo di riscoperta, probabilmente avremmo più cura dei luoghi che frequentiamo e tutti li rispetteremmo di più: anche nei gesti quotidiani.Magari non troveremmo più mozziconi di sigaretta sul-le strade, spazzatura abbandonata nei nostri campi ... basterebbe riscoprire il senso civico che è in noi e ri-cordarci che ognuno di noi è una parte importante del paesaggio.Ecco, cari mamma e papà, sono un Architetto e tra le mie pratiche professionali, ogni tanto, quando ne ho la possibilità -e molto spesso a titolo volontaristico- mi occupo del Paesaggio, così come è stato definito dalla Convenzione Europea. E penso che i momenti di dialo-go, di riflessione e di confronto con le persone siano tra i più stimolanti e interessanti del mio lavoro.

delle istituzioni e delle aziende più influenti, e inevitabile è la diffi-denza da parte della “base” che si manifesta poi con un dissenso più o meno eclatante, a meno che “la grande opera” non venga annuncia-ta con toni trionfalistici (il ponte

sullo Stretto, per citare un esem-pio). Mi sovviene un’ironica canzo-ne del cantautore Caparezza: “Una grande opera, d’importanza storica, che i massoni rifocillerà... Per la grande opera tutti i sudditi in città grideranno Viva sua Maestà!”.

Seguiremo i risvolti di questa vi-cenda che ci riguarda piuttosto da vicino e approfondiremo quella del quartiere cittadino di Chiesanuova, avvelenato per decenni da PCB, e dei disagi dei bambini della scuola primaria Grazia Deledda.

di Laura Colosio

ARCHITETTURA, PAESAGGIO E ABITANTI: UNA RELAZIONE DA RISCOPRIRE

Page 6: L'ago di Clusane numero 8

pag. 6 L’ago di Clusane

di paola Bertoletti

DIETRO LA FACCIATA, NIENTE

Nella città di Taxxi e i suoi se-quel, una combinazione di lin-gue e suggestioni riscoperte

anche nei sapori: dall’ironica “bestia buia” conosciuta come bouillabaisse (ricchissima zuppa di pesce), ai pro-fumi tradizionali di erbe provenzali, si raggiungono le note acute dei pe-scatori che, dalle prime ore dell’alba, commerciano il pesce sulle banchine del Vieux Port, affiancati oggi dal-la sfavillante tettoia dell’architetto Norman Foster. Marsiglia, la città in questione, è stata selezionata, insie-me alla slovacca Kosice, per ricoprire il ruolo di Capitale della Cultura Eu-ropea dell’anno in corso. Una sfida per la città “radiosa”, un tentativo di prendere il posto di nuova capita-le del mare che, insieme alla Proven-za, da La Camargue a Hyères, tenta di surclassare le grandi città di Bar-cellona, Genova, Napoli e Atene per concorrere al ruolo di primadonna del Mediterraneo.La scommessa dei francesi fonda le proprie radici nel progetto tra i più riusciti della Comunità Europea. Nato negli anni Ottanta, per volon-tà dell’allora ministro della cultura greco, “la Capitale Europea della Cultura” vuole essere un’opportunità per le città selezionate ogni anno di poter mostrare non tanto quello che sono, bensì cosa vogliono diventare. Come sottolinea il manifesto: “una città diventa Capitale della Cultura se il suo programma è fatto di conte-nuti, di trasformazioni, di processi, non solo di eventi - e per ottenerlo - è indispensabile una partecipazione dal basso verso l’alto dei cittadini.”Nell’immaginario comune, Marsiglia è una città multiculturale che, a par-tire dagli anni Settanta, ha dato il via ad una progressiva crisi delle sue industrie e del suo porto, portando la città ad un declino demografico

ed economico. La disoccupazione al 12,5% tocca il 40% nei quartieri a nord della città; inoltre, proprio per la crisi che ha condotto i disoccupati a migrare, la città è divenuta per mol-ti decenni la capitale francese della criminalità organizzata al centro di traffici illeciti a scala mondiale.Su un terreno come questo la neces-sità di fare pulizia (con una passata di sapone di Marsiglia - ovviamente) era d’obbligo.Si riparte dall’acqua, dalla riquali-ficazione lungo la zona del litorale. Tra gli interventi più significativi rientra il vecchio porto; completa-mente riorganizzato e chiuso al traf-fico, è divenuto un’ampia passeg-giata pedonale di pietra arenaria nel quale si ritrova il già citato Ombriè-re di Foster. La pensilina, altissima ed esile, rispecchia il porto, il mare e la gente. La città si riproduce in quell’angolo di cielo che riflette sé stessa attraverso un continuo gioco

di rimandi tra spazio reale e spazio artificiale riprodotto dalla superficie specchiante in acciaio. Si tratta di uno luogo pubblico, di comunicazio-ne. Indipendentemente dal valore estetico e funzionale di “tettoia”, se il risultato dell’installazione è quello di riunire le persone attraverso il ri-conoscimento dell’identità dei luoghi e la riscoperta del piacere di condivi-dere non è già una bella conquista?Proseguendo lungo la costa, si giun-ge all’intervento de l’Esplanade e al Fort Saint Jean. Spazzati via i disor-dinati parcheggi di autobus turistici, che nascondevano l’enorme valore paesaggistico dell’area, sono sta-ti costruiti per l’occasione il museo civico Mucem e il centro internazio-nale per il dialogo e gli scambi Villa Méditerranée. L’inserimento di que-ste architetture a fianco della fortez-za seicentesca ha permesso di leg-gere un importante valore simbolico: il legame con la memoria. L’antico

uNa passeggiata NeLLa CapitaLe deLLa CuLtura 2013

Page 7: L'ago di Clusane numero 8

pag. 7 L’ago di Clusane

• Tappa obbligatoria alla Cité Radieuse (Le Corbusier, 1952)

La nuova Marsiglia• Villa Méditerranée - centro internazionale per il dialogo e gli scambi nel Mediterraneo (Stefano Boeri, 2013)• Musée Regards de Provence (Atelier 9, 2013)• Mucem - Musée de civilisations de l’Europe et de la Méditerranée (Rudy Ricciotti, 2013)• Centre de conservation et de restauration du Mucem (Vezzoni & Associés, 2012)• J1 - hangar marittimo (Bonte, 2013 - recupero)• Silo - sale per spettacoli e uffici (Castaldi, 2011 - recupero)• La Belle de Mai - ex manifattura di tabacchi (Poitevin per Armarchitecture, 2004 - recupero)• Museo Frac - Fonds Régional d’Art Contemporain (Kengo Kuma, 2013)• Torre GMA-CGM (Zaha Hadid, 2010)

attraverso la storia• Vieux-Port con l’Ombrière, la nuova pensilina in acciaio (Norman Foster)• Fort Saint-Jean e il nuovo intervento• Cattedrale La Major (Vaudoyer, 1893)• Basilica Notre Dame de la Garde (Jacques Henri Esperandieu, 1864)• Palazzo e parco Longchamp (Henry Esperandieu, 1869)• Opéra (Joachim Bénard, 1787)• Quartiere Panier - l’antica Marsiglia

• Per i più dinamici: Mama Shelter (Philippe Stark 2012)• Per i cultori dell’architettura: Hotel Le Corbusier (Le Corbusier, 1952)

• Per gli amanti del pesce: l’intramontabile bouillabaisse, celebre zuppa di pesce che fa da piatto unico a chi non rinuncia al goccetto• Da non perdere il Pastis, bevanda ufficiale a base di anice

Forte è stato collegato direttamente al museo per mezzo di una passerel-la, un ponte sopra al mare che get-ta l’ancora nella storia e sbarca nel contemporaneo. La forza mediatica di questa opera, data dal rapporto col passato, non è rimasta un caso

isolato. I recuperi di alcuni hangar marittimi ed edifici industriali, come il deposito per la conservazione dei cereali e la manifattura di tabacchi, hanno permesso la rigenerazione urbana fondata sulla comprensione del lavoro dell’uomo interpretata at-

traverso la semplice esibizione delle proprie mura. Sorge spontaneo do-mandarsi: cosa c’è dietro a queste architetture?Immagini bellissime, suggestive, ri-assunte in pochi numeri: 570 milioni di investimento per 2.200.000 abi-tanti, 98 milioni di euro fissati per le manifestazioni, comunicazioni e organizzazioni, 480 ettari di terreno urbano e decine di architetti di fama internazionale interpellati per realiz-zare edifici che sfidano le forze della statica.Risultato: splendide architetture fini a sé stesse.Musei vuoti o quasi. Tutto questo è buona cultura?Una sfida ambiziosa quanto speri-mentale. Marsiglia, la seconda città della Francia, ha messo in moto un intervento tra i più vasti e comples-si finora realizzati dal programma Comunitario, perdendo a volte di vista il fine ultimo di alcune sue opere. Nonostante il molto lavo-ro ancora da svolgere, soprattutto quando capirà come riempire questi “contenitori architettonici”, è co-munque stata in grado di giocarsi la carta della memoria con la qua-le attraverso le morfologie urbane, prospettive, scelta e uso dei mate-riali, ha ritrovato il senso del luogo e dell’identità.Quest’ultimo, strumento politico e professionale, non è ciò che ci ac-compagna tutti i giorni nella nostra vita e nelle nostre azioni? È attra-verso la consapevolezza e la cono-scenza che si operano scelte concre-te e razionali per dare un contributo utile al prossimo. La Capitale della Cultura inizia da noi! Dall’impe-gno di tramandare con entusiasmo la nostra conoscenza, dal Rispetto profondo del genius loci, delle ca-ratteristiche, del linguaggio, del senso intrinseco di un luogo, un paesaggio, una città. Un’immagine dove Uomo e Territorio convivono, si influenzano e in cui il rispetto è prima di tutto una questione di contenuti, un valore morale oltre che culturale.

COSA vEDERE:

DOvE DORMIRE:

COSA MANGIARE:

Page 8: L'ago di Clusane numero 8

pag. 8 L’ago di Clusane

di Nicoletta Cancelli

UNTITLEDIn merito a cosa si mi-

sura una guerra? Al nu-mero delle armi impie-

gate? Al numero che forma l’esercito? Ai metri di terra conquistata/occupata in base ai punti di vista? O al numero dei feriti, dei muti-lati, dei morti, forse? La cosa assurda di una guerra è proprio questa: i residenti di quel luogo se ne devono andare. Un amico un giorno ha det-to: “Esisterà mai un Paese che (NON) vuole la guer-ra? Appendete pure al vostro balcone sbiadite bandiere della Palestina, dimenticate alcuni fatti e pertanto vi spiattello due o tre cose. Così, per rivederle, per condi-viderle. Contrariamente a quel che si pensa, il conflitto tra Israele e Palestina non è UNICO al mondo, né tanto-meno ha caratteristiche differenti da altri. A me non frega nulla se l’Onu ha stabilito o no dei confini. Israele non è il solo Stato ad aver occupato dei territori in modo illegale, eppure all’occhio vigile delle Nazioni Unite deve essere sfuggito qualcosa. La Cina ha occupato il Tibet in maniera violenta e del tutto illecita, arrogandosi il diritto di definire quel territorio una sua estensione. Dal 1974 la Cipro greca è sotto il controllo turco e l’isola è divisa. I Balcani sono un gran casino. Avete idea dove sia il Kurdistan? Ironicamente, per definizione, sta per “il Paese dei Curdi”, mentre in realtà è controllato da Turchia, Iran ed Iraq. Una Nazione, non uno Stato, con tre padroni!Con che diritto la Russia ha il pieno controllo di alcu-ne isole giapponesi? Queste isole, chiamate Curili, sono state addirittura trasformate in basi aeree e navali!Spagna ed Irlanda non sono da meno e vantano grup-pi terroristici simili ad Hamas ed Hezbollah in grado di fare saltare in aria chiunque in nome di un’insana rivendicazione d’indipendenza. Il Libano è occupato dai siriani e ciò che accade lo conosciamo bene. I libanesi sono diventati i loro servitori.Il Tibet non si è svegliato una mattina decidendo di invadere per tre volte la Cina. I ciprioti greci non hanno ammazzato nessuno, sono rimasti zitti e non proprio al loro posto, ma non hanno nemmeno fatto sparire nessuno gettandolo nel Mediterraneo.

La Germania, allora, dovreb-be cominciare un conflitto a fuoco con la Francia orien-tale, con la Polonia e la Re-pubblica Ceca, reclamando vecchi confini? L’India non è la terra della spiritualità? (Trovo però che dovremmo dire ERA poiché ORA di mi-stico ha quasi nulla, dopo le ripetute tragedie ai dan-ni di bambine e donne...) Che fine hanno fatto i pa-kistani-musulmani? Si sono

dovuti inventare uno Stato perché alcuni indiani non li volevano. Ammetto che non ho una particolare simpatia per il mondo arabo, ma non condanno a priori come troppe volte ancora accade. Non si giudica se non si conosce. E si conosce informandosi. Condanno Hitler per il male che ha fatto, condannerei la sua vita se fosse ancora vivo. Condanno coloro che ritengono il Mein Kampf un capolavoro, sebbene sia una bestemmia.Condanno chi se la prende con Israele (la storia non può essere riassunta in poche righe) definendolo un nemico, titolare di una guerra esclusiva. Condanno chi crede an-cora che la parola ebreo sia un dispregiativo. Condanno quelli per cui il loro radar morale funziona unicamen-te per determinati punti della Terra, tipo la Striscia di Gaza! Condanno chi finge di non sapere quanti morti ci sono stati, e ci sono, per le guerre in Africa Centrale, nei Balcani, in Armenia, nella ex Jugoslavia, in Sudan. Un conflitto di sangue, sinonimo della fastidiosa parola guerra, non si misura certamente da un pezzo di terra in più o in meno, ma, con tutto il rispetto per l’Onu, ci sono luoghi in cui, oggi, le vittime sono in un numero molto maggiore rispetto all’ostilità tra Israele e Palestina. L’indignazione del mondo resta focalizzata quasi sola-mente da una parte, ritenendo tale scontro fra eserciti esclusivo.Queste mie parole non sono il frutto di idee maturate in un giorno, bensì in anni di informazione, di confronto e talvolta, scontro. E non sono neppure una giustifica-zione. Sono consapevole che Israele, come un qualsiasi altro Stato, non è difendibile perché molti altri hanno cercato di “impadronirsi” di un territorio. Il mondo arabo non è intoccabile. Non per me.Io sto con israele.

“Avremo mani abbastanza grandi? Avremo orecchie, ossa, nervi?

Tutti qui in fila a contarci i tortiTutti qui in fila a contarci i denti?Avremo spalle, muscoli, guanti?

Tutti vestiti eleganti e belli? Tutti composti sorrisi coltelli

Un padre nostro a salvarci i morti”(REQUIEM FOR PAOLA P, un amico)

(Ma perChé gLi iNdiaNi haNNo tutti La Fiat puNto?)