La memoria è la cult - RSI

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cult La memoria è la nostra coerenza Progetto Martha Argerich Intervista a Lucinda Childs Il mensile culturale RSI Giugno 2016

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cultLa memoria è la nostra coerenza

Progetto Martha Argerich

Intervista a Lucinda Childs

Il mensile culturale RSIGiugno 2016

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ACCENTO

La memoria è la nostra coerenza

Sandra SainProduttrice Rete Due

SGUARDI

4Progetto Martha Argerich alla 15. edizione: W il pianoforte!

ONAIR

8Alla riscoperta di Hermann Scherchen

10Il Cardinale Scola e il filosofo Cacciari incontrano il pubblico

12Un instant-drama sul bombardamento dell’ospedale di Kunduz

16Portrait: un’estate con l’arte

DUETTO

18Intervista a Lucinda Childs

RENDEZ-VOUS

24L’agendadi giugno

NOTA BENE

26Recensioni

27Proposte Club

È il 1985. Oliver Sacks, neurologo ed accademico di chiara fama che da qualche anno si è fatto conoscere dal grande pubblico grazie alla pubblicazione di Risvegli, dà alle stampe L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello, raccolta di casi clinici in cui alla precisione dell’indagine e dell’analisi scientifica Sacks riesce ad unire limpidezza divulgativa e il calore di uno sguardo empatico, stupito. Le persone ritratte hanno spesso in comune dei proble-mi neurologici che intaccano il normale funzionamento della memoria e si confrontano con amnesie di vario tipo, come quella strana perdita della capacità di riconoscere le immagini che porta un brillante docente di musica a scambiare, letteralmente, sua moglie per un cappello e provare a prenderne la testa per indossarla… Tra i casi che più colpiscono c’è quello di Jimmie la cui memoria si è fermata al 1945. La sua mente non è in grado di trattenere alcuna informazione per più di qualche secondo facendone un uomo senza ieri, perso in un mondo e in una vita di istanti isolati e sconnessi. Con approccio ben poco scientifico e con la leggerezza di un’efficace commedia anche Hollywood ha provato a immaginare un uomo coniugato in un eterno presente. Groundhog day vede Bill Murray costretto a celebrare in eterno il Giorno della marmotta fino a che l’intervento di Cupido non spezzerà il fatale incantesimo.Il 20 di giugno Rete Due, come le altre reti RSI, inaugura il palinsesto estivo che sarà costellato di nuovi programmi e nuove produzioni, a testimoniare l’impegno, lo slancio e la curiosità che cerchiamo di coltivare. Allo stesso tempo ci siamo tuffati nei nostri archivi riemergendone con delle perle: le serie di Roberto Leydi sulla musica, le trasmissioni dedicate al jazz di Pieranunzi, le voci delle grandi personalità italiane che nel corso dei decen-ni hanno varcato la frontiera contribuendo a fare cultura e aprire gli orizzonti della nostra radio.Il caso di Jimmie è introdotto da Sacks con le parole di Luis Buñuel: “Senza memoria la vita non è vita. La nostra memoria è la nostra coerenza, la nostra ragione, il nostro sentimento, persino il nostro agire. Senza di essa non siamo nulla”. In radio lo si sa bene: il presente scompare in un batter d’ali e prendiamo tutti, sempre, le mosse dal passato. In copertina: la farfalla rappresenta da sempre la trasformazione nel segno della continuità. Hermann Hesse la

definiva “emblema sia dell’effimero, sia di ciò che dura in eterno”. E se liberandosi in volo porta con sé la memoria della crisalide, spesso sa anche adattarsi sorprendentemente al contesto in cui si muove.

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È un’occasione di grande importanza, per la Rete Due, quella del Progetto Martha Argerich: numerosi gli appuntamenti concertistici che ci vedono impegnati in diretta, cinque volte dall’Auditorio Stelio Molo, una dal LAC e una dal Teatro Socia-le; sì, perché questa 15. edizione del Pro-getto partirà proprio da Bellinzona, per una maratona pianistica tutta dedicata a Bach. Ritorno a Bach, questo il titolo del-la serata concertistica che vedrà alternare otto pianisti alle tastiere dei due pianoforti sul palco del Sociale; si tratta di pagine del cantor di Lipsia arrangiate per due piano-forti da Max Reger e Ferruccio Busoni; la serata sarà preceduta, il 1. giugno, da una conferenza di Guido Salvetti, nell’ambito del ciclo delle Serate d’ascolto promosse dall’Ufficio cultura ed eventi della Città di Bellinzona. La conferenza verrà registrata da Rete Due per essere in seguito diffusa. I concerti serali in diretta non costituiran-no tuttavia l’unico momento dedicato da Rete Due al Progetto: i concerti verranno successivamente diffusi nell’àmbito di Reteduecinque, nel pomeriggio a partire dalle ore 14.00; nello stesso spazio pome-ridiano la nostra programmazione preve-

de l’attualità legata al Progetto, con inter-viste e commenti. Le dirette serali saranno inoltre offerte al circuito internazionale radiofonico Euroradio, e trasmesse in di-retta, con conduzione doppia da Lugano e da Roma, anche da RaiRadioTre nel pro-gramma RadioTreSuite.

‹ Irrinunciabile il concertodel 24 giugno,

con Fasolis, Bartoli e Argerich al LAC. ›

Numerosi anche quest’anno i luoghi deputati a ospitare il Progetto: a Lugano, oltre all’Auditorio Stelio Molo della RSI, essi saranno la Chiesa evangelica, la Sala delle Palme di Villa Castagnola, l’Aula Magna del Conservatorio, e, novità del 2016, la Sala Teatro del nuovo LAC.

Tre sono i concerti ospitati dal LAC: i due appuntamenti sinfonici dell’OSI, diretti da Diego Fasolis e Alexander Ve-dernikov, e un concerto da camera, il 26 giugno. Tra le eccellenti presenze svizzere, ricordiamo anche Giuliano Sommerhal-der, impegnato nel geniale Settimino di

SGUARDI

Progetto Martha Argerich alla 15. edizione: W il pianoforte!Giuseppe Clericetti

Rete Due segue da vicino il programma, di grandissimo interesse e importanti contenuti, dei 19 appuntamenti musicali. Il Progetto della pianista argentina ci offre l’opprtunità di gustare la Grande Musica, dal 7 al 30 giugno prossimi, con un pre-ambolo il 1. giugno, una conferenza intro-duttiva di Guido Salvetti.

Martha Argerich

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Chopin. Saremo invece all’Auditorio Ste-lio Molo per ascoltare il recital offerto da Stephen Kovacevich, che, dopo la Quarta partita di Bach, interpreterà sei composi-zioni di Brahms. Il recital del 20 giugno sarà a 4 mani, con i pianisti Alio Coria e Sergio Escalera. Il concerto sinfonico del 10 giugno offrirà l’opportunità di ascol-tare ben cinque concerti solistici: il Primo concerto di Chopin, oltre a composizioni di Busoni, Szpilman, Ravel e Lalo, con solisti come Polina Leschenko, Renaud Capuçon, Akane Sakai, Martha Argerich e Mischa Maisky.

‹ Martha Argerich torna al repertorio solistico

con Gaspard de la nuit di Ravel. ›

Tra le presenze storiche nelle varie edizioni del Progetto, figura il mitico vio-linista Ivry Gitlis, che quest’anno organiz-zerà una Master Class al Conservatorio, con la possibilità per il pubblico di assi-stere alle lezioni, il pomeriggio del 13 e 14 giugno.

Il Progetto chiuderà l’edizione 2016 con un gran finale, il 30 giugno all’Audito-rio Stelio Molo, dove, accanto alla monu-mentale Sonata per due pianoforti KV 448 di Mozart con Martha Argerich e Sergey Ba-bayan, ascolteremo pagine di Sant-Saëns alternate a tanghi di Piazzolla, Hubert, Nisinman, con l’ensemble ReEncuentros.

Informazioni aggiornate sul sitorsi.ch/argerich

Saint-Saëns, ed Elena Schwarz, grande specialista del Novecento, direttrice del Kammerkonzert di Berg.

‹ Sette i concerti in diretta,con la conduzione doppia

da Lugano e da Roma,insieme alla RAI. ›

Il concerto del 24 giugno si annuncia come un appuntamento irrinunciabile: sul palco del LAC Diego Fasolis, con l’OSI e il Coro della RSI, dirigerà brani di Mozart e di Beethoven, con la presenza di Cecilia Bartoli, sua partner musicale da diversi anni, artista con la quale ha registrato di-schi osannati dalla critica e apprezzati dal pubblico. Il concerto si chiuderà con due meraviglie, la cantata Meeresstille und glüc-kliche Fahrt, su testo di Goethe, e la Fantasia corale op. 80, che affianca un’impegnativa parte solistica di pianoforte alla presenza di soli e coro: una Nona in miniatura! Ce-cilia Bartoli, sempre con Martha Argerich, sarà presente in un’altra occasione, came-ristica, il 26 giugno al LAC, per una serie di canti di Rossini e di Schubert.

Martha Argerich vestirà i panni con-certistici e cameristici: offrirà l’esecuzio-ne del Concerto in sol di Ravel, nonché il Prélude à l’après-midi d’un faune di Debus-sy con Kovacevic, la Sonata Arpeggione di Schubert con Mischa Maisky, e soprattut-to, dopo anni di rinuncia a eseguire brani per pianoforte solo, nientemeno che Ga-spard de la nuit di Ravel, con l’aggiunta dei poemi di Aloysius Bertrand, alla base della composizione di Ravel, recitati da Annie Dutoit.

A proposito di pianoforte solo, i reci-tal pianistici che si svolgeranno alla Chie-sa evangelica saranno cinque, e tutti tema-tici e ben profilati: Jorge Menor propone un concerto monografico dedicato a En-rique Granandos nel centenario della na-scita; Mauricio Vallina sceglie nove brani che riguardano il mondo latinoamerica-no, dal Souvenir de la Havane di Gottschalk fino al repertorio della zarzuela; Dina-ra Klinton esegue l’integrale degli Studi d’esecuzione trascendentale di Liszt; Sergey Babayan l’intero primo libro della Tastie-ra ben temperata di Bach; Dong-Hyek Lim esegue un recital interamente dedicato a

SGUARDI

Diego Fasolis

Cecilia Bartoli Mischa MaiskyStephen Kovacevich

Alexander Vedernikov

Fotografie: pagina 5, Martha Argerich - Adriano Heitmann. Pagina 6, Diego Fasolis, Alexander Vedernikov - Dániel Vass. Cecilia Bartoli - cecilia-bartolionline.com. Pagina 7, Stephen Kovacevich - theartdesk.com. Mischa Maisky - Hideki Shiozawa

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Rete Due / Reteduecinqueda lunedì 6 a venerdì 10Rete Due / Colpo di scena da lunedì 6 a venerdì 17 alle ore 13.30rsi.ch/colpo-di-scena LA 1 / Paganinidomenica 12 alle ore 10.30rsi.ch/paganini

Alla riscoperta di Hermann ScherchenChristian Gilardi

e contribuì massicciamente a divulgare il difficile itinerario musicale di un’esperienza programmaticamente rivolta al pro-gresso dell’uomo ma nello stesso tempo apparentemente nega-ta alla massa. La sua esperienza (fu anche direttore musicale della Radio svizzera tedesca e direttore titolare dell’Orchestra dello studio di Beromünster) lo portò ad individuare e valoriz-zare la radio come strumento di affermazione di un ideale estetico moderno, capace di essere portatore di sviluppo sociale e culturale, in grado di abbattere anche le differenze sociali. La radio dunque vista come mezzo di comunicazione di massa capace di acculturare gli strati del pubblico rimasto fino ad allora escluso dal patrimonio storico della musica. Il Settore Musicale RSI dedica una serie di ascolti allo Scher-chen direttore, a cinquant’anni dalla scomparsa, all’interno di Reteduecinque; in Colpo di scena va invece in onda Una vita senza respiro - alla ricerca di Hermann Scherchen di Cesare Ferrario. La trasmissione televisiva Paganini il 12 giugno proporrà un documentario realizzato negli anni ’80 da Hansjörg Pauli e un’intervista alla musicologa Angela Ida De Benedictis.

Uno dei musicisti più influenti ed interessanti che ha soggior-nato e vissuto nel nostro Paese è Hermann Scherchen (1891–1966), direttore d’orchestra, compositore, teorico, pedagogo e animatore musicale. Già nel 1934, il direttore tedesco soggior-nò a Riva San Vitale ma fu a partire dal 1954 che si stabilì a Gravesano dove fondò uno Studio Sperimentale Elettroacu-stico, le cui ricerche confluirono nei “Gravesaner Blätter”, alla cui redazione diedero il loro contributo numerosi studiosi con dissertazioni su un ampio ventaglio di argomenti musicali. Alcuni aspetti di questa straordinaria esperienza scientifica e artistica, purtroppo oggi quasi completamente dimenticata, sono stati rievocati da Carlo Piccardi, Ermanno Briner e Abraham Moles sul n. 48 di Bloc Notes (giugno 2003) con un importante contributo di Paolo Keller. Pochi direttori, della generazione del nostro, hanno giocato un ruolo determinante, come operatori e didatti, per la diffusio-ne della musica moderna e la formazione didattica dei giovani. Oltre ad essere interprete del repertorio sinfonico e concerti-stico, tenne a battesimo oltre 200 prime assolute che attraver-sano le fasi più importanti del Novecento, dal Pierrot Lunaire di Schönberg (nel 1912) a Terretektorh di Xenaxis (nel 1966). Scherchen fu molto vicino all’avanguardia musicale italiana dell’immediato dopoguerra (Nono, Maderna, Manzoni)

ONAIR

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1110ONAIR

Rete Due / Lasergiovedì 16 e venerdì 17 alle ore 9.00rsi.ch/retedue

Il Cardinale Scola e il filosofo Cacciari incontrano il pubblico Michela Daghini

Comprendere il nostro tempo, è questo il titolo della serata pub-blica di lunedì 13 giugno all’USI di Lugano, organizzata dalla RSI, che vede a dialogo un teologo e un filosofo per riflettere sul complesso momento storico che stiamo vivendo.L’incontro si inserisce nei Dialoghi di vita buona pensati dal cardinale Angelo Scola come l’avvio di un processo il cui obiet-tivo è da un lato far percepire il carattere epocale del momento attuale, e dall’altro la forza della religione e di visioni etiche sostantive come energia per il cambiamento e la trasformazio-ne. La cifra della fine di un paradigma e di un modello cultu-rale non è da declinare in termini apocalittici, ma da assumere piuttosto come strumento di ricerca: si sente il bisogno di luoghi e di parole che aiutino a comprendere il senso profondo della transizione in atto, per depotenziare il fatalismo e l’im-potenza con cui si guarda ai grandi fenomeni che ci toccano da vicino, nel nostro quotidiano (dall’economia alle migrazioni, al clima, passando per la riconfigurazione di tutta l’area me-diorientale come conseguenza di un conflitto di identità inter-no al mondo islamico). A questa impotenza va imputato lo sfaldamento dei legami sociali e istituzionali in atto in Europa, oltre che la forte crisi di valori che sta sgretolando l’unità e l’identità dell’Unione europea. Una riflessione aperta quindi, di fronte alle sfide, alle fatiche ma anche alle opportunità di questo tempo.

Lunedi 13 giugno 2016, ore 18.30Auditorium USI, Lugano

Intervengono: il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano e il filosofo Massimo Cacciari, Università Vita-Salute. Modera Michela Daghini

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1312ONAIR

Rete Due/ Colpo di scenada lunedì 20 giugno a venerdì 1. luglio alle ore 13.30rsi.ch/colpo-di-scena

Un instant-drama sul bombardamento dell’ospedale di KunduzGuido Piccoli, autore-regista

sono stati insigniti del Nobel della Pace rispettivamente nel 1999 e nel 2009) la Rete Due della RSI ha realizzato uno sceneggiato radiofonico, quasi un instant-drama, che narra non solo l’attacco all’ospedale, ma anche l’encomiabile opera di servizio di Msf nei giorni precedenti, sempre nel rispetto del principio di neutralità in una zona di conflitto. I principali personaggi dello sceneggiato sono i medici e gli infermieri. Oltre a quelli di fantasia, interpretati tra gli altri da Claudio Moneta e Augusto di Bono, ci sono le quattordici vittime afgane di Msf, alle quali si è voluto fare un omaggio alla memoria per il loro sacrificio. Accompagnano la recitazione degli attori varie musiche afgane e gli effetti originali della guerra in corso nel paese orientale, in un montaggio curato da Thomas Chiesa, con la regia di Guido Piccoli e la produzio-ne di Francesca Giorzi.

Nella notte tra il 2 e 3 ottobre 2015, l’ospedale di Medici senza frontiere (Msf) di Kunduz, Afghanistan, fu bombardato e mitragliato a più riprese da un aereo AC-130 delle forze Usa presenti nel paese. Il bilancio dell’azione, che si protrasse per 75 minuti nonostante i disperati appelli lanciati dallo staff locale e internazionale di Msf, fu di 42 vittime, tra cui molti bambini ricoverati e 14 tra medici e infermieri. Quello di Kunduz, dov’era in atto una battaglia tra le forze governative afgane e i talebani, è stato il primo di una serie di attacchi contro le strutture di Msf in vari paesi in guerra, come lo Yemen e la Siria, l’ultimo dei quali ad Aleppo il 26 aprile scorso. Ma è stata anche un’azione grave e indicativa della bar-barie delle guerre moderne che, a differenza di quanto accadeva in passato, non rispettano civili e, appunto, nemmeno gli ospedali. Ed è ancora più grave perché a condurlo non sono state delle forze armate fuori controllo di paesi “canaglia” oppure delle unità ribelli, ma l’aviazione statunitense sotto il comando Nato che oltre tutto alla fine di aprile, dopo una specie d’inchiesta interna, si è auto assolta, sostenendo di non avere riscontrato, nell’azione di Kunduz, elementi sufficienti per configurarla come “un crimine di guerra”. Col titolo significativo - e sarcastico - di Bombe di pace (ricorda che sia Msf che Barack Obama, capo delle Forze Armate Usa,

Quello che rimane dell’ospedale di Kunduz dopo i bombardamenti ad opera delle forze USA.

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La nostra memoria beneficia da sempre di supporti esterni che si sono evoluti e modificati nel corso della storia. Dalle incisioni su pietra alla carta fino alle contemporanee memorie digitali. Uno sviluppo continuo e sempre più veloce

che mette a dura prova storici e archivisti e obbliga a un costante trasferimento e salvataggio di dati da una tecnologia a quella successiva.

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1716ONAIR

LA 1 / Portraitda giovedì 16 giugno a giovedì 25 agosto alle ore 23.05rsi.ch/portrait

Portrait: un’estate con l’arteSilvana Bezzola Rigolini

L’estate alla RSI si tinge di creatività per la seconda edizione dell’appuntamento con la documentaristica sull’arte, Portrait.Dal 16 giugno al 25 agosto, undici incontri con artisti sviz-zeri ed europei per accompagnare la visita a grandi esposizioni oppure per ripercorrere vita e opere di artisti che celebrano proprio quest’anno anniversari importanti. Un percorso che spazia dalla Svizzera primitiva all’Europa intera e che abbraccia diverse correnti artistiche, dal realismo al postimpressionismo, dai pittori del Rinascimento agli artisti dell’esplorazione della percezione. Per iniziare, un maestro della rivoluzione artistica postim-

pressionista, Paul Gauguin (16 giugno, Paul Gauguin. Alla ricerca dell’Eden), artista che sta vivendo in questi ultimi mesi una rinascita popolare esplosiva, dalla magnifica esposizione alla Fondazione Beyeler di Basilea nel 2015 a quella più recen-te al museo delle culture MUDEC di Milano, con giocosità polinesiane. Della stessa corrente artistica, ma con incursioni nell’arte naïve, di cui è stato il precursore, è Henri Rousseau (18 agosto, Henri Rousseau, il doganiere autodidatta), di cui è in corso un’importante retrospettiva al Musée d’Orsay di Parigi fino al 17 luglio.Inserito nella corrente Realista invece Gustave Courbet (28 luglio, Ma chi è lei, signor Courbet?), che nel 1866 fece scanda-lo con l’ormai famosissima opera L’origine del mondo e di cui si ripercorreranno vita e opere con il bel documentario svizzero di Isabelle Brunnarius.Nella programmazione non poteva poi mancare la figura dell’artista svizzero per eccellenza, molto diversa dagli artisti citati sopra, di cui ricorre quest’anno l’anniversario dei 120 anni dalla nascita, che ha vissuto e operato nella Svizzera profonda delle origini, Heinrich Danioth (4 agosto, Danioth, il pittore del diavolo).Portrait non mancherà di sottolineare i vent’anni dalla morte di Alberto Giacometti (23 giugno, Alberto Giacometti, scultore dello sguardo), i 100 dalla nascita del movimento artistico svizzero DADA, i 30 anni dalla morte dell’artista surrealista svizzera Meret Oppenheim, l’inaugurazione del LAC e della prima mono-grafia ivi esposta, quella dello svizzero Markus Raetz. Infine la programmazione terminerà con un documentario sul pittore del diavolo per antonomasia, Hieronymus Boesch, l’olandese di cui ricorrono quest’anno i 500 anni dalla morte, celebrata anche nella sua città natale, Bois-le-Duc, con un’imperdibile esposizio-ne (25 agosto, Hieronymus Boesch, baciato dal diavolo).

Paul Gauguin La donna dei manghi, 1896, olio su tela 97 x 130 cm, Museo Pushkin, Mosca

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1918DUETTO

Lucinda Childs Quando l’avanguardia diventa un valore permanente

Intervista a cura di Tiziana Conte

L’occasione di incontrare Lucinda Childs è stata data dal Festival Antigel che in collaborazione con l’ADC, Association Contemporaine de danse a Ginevra, l’ha invitata con un suo spettacolo leggendario del 1979: Dance, un capolavoro che ha segnato la storia della danza, creato sulla musica di Philip Glass e l’impianto visivo di Sol LeWitt, per la prima volta presentato in Svizzera.

Vorrei iniziare questa conversa-zione partendo da Dance, un capolavoro. Come è riuscita ad intessere delle collaborazioni con Philip Glass e Sol LeWitt, ciascuno di loro, come lei stessa, mostri sacri nella galassia della propria arte?

Ho iniziato a lavorare con Philip Glass per l’opera Einstein on the beach e dopo quest’esperienza per me magnifica (era la prima volta che lavoravo con un compo-sitore) abbiamo deciso di continuare a lavorare insieme. E siccome sarebbe stata una produzione più o meno classica in te-atro, abbiamo voluto coinvolgere un arti-sta visivo contemporaneo e Sol LeWitt ha accettato di partecipare. LeWitt mi disse che non gli interessava realizzare qualcosa di decorativo davanti al quale i danzatori avrebbero ballato, secondo lui il mio la-voro era già molto astratto e visualmente complesso. Così decise che la scenografia doveva essere fatta con gli stessi danzatori, da qui l’idea di filmare i danzatori men-tre eseguono la stessa coreografia che allo stesso tempo danzano in scena, benché oggi, dopo trent’anni non siano più gli stessi danzatori.

“Come i veri innovatori, i più coraggiosi o avventati, quelli che sperimentando si assumono i rischi di territori impervi o inesplorati, l’americana Lucinda Childs, portavoce del più cristallizzato e dispotico astrattismo, visse un debutto di contrasti burrascosi. Oggi si dimostra tutt’altro: un paradigma di elegante classicismo. Un prodotto solido, perfettamente contemporaneo: un valore che basta a se stesso, nella sfida a ogni etichetta di tendenza. Un’avanguardia che non è più tale, che sa resistere al tempo e alle mode”. Così scrive di lei la giornalista Lietta Tornabuoni. È un’opinione condivisa dagli storici e critici della danza che definiscono Lucinda Childs la sacerdotessa della danza minimalista. Nata a New York nel 1940, Lucinda Childs inizia a danzare all’età di 6 anni. La sua formazione avviene, cresce e si alimenta in quella corrente artistica nata e sviluppatasi a New York, conosciuta come “post modern dance”. Nella sua formazione e storia artistica fondamentali sono stati gli incontri avvenuti al Sarah Lawerence College, dove il suo maestro è Merce Cunningham. In quegli anni incontra Yvonne Reiner, con la quale partecipa ai lavori di ricerca del Judson Dance Theater insieme a Steve Paxton e Trisha Brown. In seguito, nel 1973, fonda a New York la Lucinda Childs Dance Company.

rsi.ch/laser

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DUETTO

Come si svolge il suo lavoro nella fase di creazione? Lei è definita un’artista radicale, che scrive delle partiture corporee in modo quasi matematico. Inizia dal corpo o si lascia ispirare dalla musica...? Qual è il suo metodo di lavoro?

Inizio sola, in studio, ascoltando la musica, scritta in questo caso da Philip Glass, e a poco a poco sviluppo il materiale. Devo poi preoccuparmi che la mia scrittu-ra possa essere appresa dai danzatori, che si possa contare, che vi sia un’evoluzione dei movimenti e che i danzatori la possano imparare.

Sviluppo poi le relazioni insieme ai danzatori, frase dopo frase, ad esempio 2 volte 6, poi la seconda frase 4 volte 6, la ter-za è un mix tra la prima e la seconda...tutto diventa sempre più complesso, lungo, in contrasto, sviluppando un dialogo tra la coreografia e la musica.

Per i danzatori è necessario sapere in ogni momento dove sono rispetto alla mu-sica, che possano memorizzare la struttura della musica ed essere molto precisi, sapere dove sono le entrate, le uscite, ecc. E dopo tutto questo, scrivo la partitura visiva, tra-scrivo per ogni danzatore quello che deve fare esattamente e lo faccio per tutti i miei balletti. Ci sono dei libri di 60, 100 pagi-ne sulle partiture. Tutto questo materiale sarà ora conservato al Centro Internazio-nale della danza a Parigi.

Nella sua storia artistica ci sono stati degli incontri fondamentali, in particolare penso alla sua formazione con Merce Cunningham, agli anni newyorkesi nel Judson Theater Dance... Mi pare di intuire

che l’eredità di Cunningham, il suo modo di lavorare con John Cage, sia stata una lezione che lei ha mantenuto nella sua ricerca.

Ho trovato ammirevole la coesisten-za della musica e della danza in John Cage e Merce Cunningham, a volte i danzatori non potevano sentire la musica che il gior-no della prima dello spettacolo. I danzato-ri contavano i tempi da sé, la coreografia si mescolava alla musica, ma ogni volta in modo diverso. Io faccio esattamente il con-trario, perché lavoro con la musica, per me la musica è una sorta di “tavola armonica” per il movimento e per l’esperienza di met-tere insieme la struttura coreografica con quella musicale.

Nel suo lavoro anche l’arte visiva riveste un ruolo evidente, non solo per quanto riguarda Dance e la collaborazione con Sol LeWitt...

Sì è vero, a New York nel periodo del Judson, negli anni sessanta, vi era un mo-mento di grande apertura, c’era la pop art di Andy Warhol e l’inizio del movimen-to post moderno e minimalista, da Sol LeWitt, a Robert Morris, a Frank Stella e via dicendo. Così a poco a poco mi sono avvicinata a questo secondo movimento, perché il primo per me è più legato alle idee di Cage, molto più concettuale. Sì c’erano delle relazioni molto forti con gli artisti vi-sivi a New York in quegli anni.

Fondamentale è stato - ed è tutt’ora, visto che prossimamente farete un nuovo lavoro insieme - l’incontro e la collaborazione con Bob Wilson

che per lei ha scritto opere fondamen-tali per la storia delle arti sceniche del XX secolo. Com’è nata la vostra collaborazione?

Quando ho incontrato Bob Wilson era il 1974, la fine del periodo Judson. Mi trovavo in una fase di transizione. Mi chie-se di fare parte di Einstein on the beach. Per me era interessante perché dovevo esse-re un po’ danzatrice, un po’ attrice. Non c’erano frontiere, si richiedeva la parteci-pazione di tutti, una specie di performan-ce. È stato interessante per me lavorare per lui e con lui allo stesso tempo.

Corinne Rondeau, autrice di un saggio su di lei, afferma che nel suo lavoro lei ricerca la variazione attraverso la ripetizione, un’eredità della dissociazione della musica dalla danza e che di fatto - prenden-do a sua volta in prestito le parole che Susan Sontag scrisse su di lei - il suo lavoro è una ricerca della purezza. Lei che ne pensa?

In effetti per me il materiale è molto importante, bisogna che questo sia buono per i danzatori, per la musica, visivamente, ma la cosa più importante è quello che fac-cio con il materiale.

C’è la ripetizione che però per me non è mai ripetizione, perché ogni volta inserisco qualcosa di diverso, le relazioni cambiano poco a poco. È questo che mi interessa enormemente... che è poi anche l’estetica di Philip Glass. Sono cambia-menti sottili, ci vuole un’attenzione altis-sima per vederli. La gente può dire “ah, ma guarda: fanno sempre la stessa cosa”, ma non è per niente così.

Lei è stata definita come una delle maggiori esponenti della postmodern dance. Una definizione, quella di postmoderno, entrata nel linguaggio comune. Ma cosa caratterizza la postmodern dance e da quale esigenza è nata?

La postmodern va vista in relazione alla modern dance: quella di Martha Gra-ham, José Limon, di tutti i grandi balleri-ni americani il cui lavoro è legato ad una narrazione, ad una storia, un po’ come a teatro. Merce Cunningham ha liberato la danza da questo concetto, perché la dan-za è assolutamente astratta, rimanendo però al contempo molto umana. C’è sem-pre un’emozione anche se non so sempre dire di quale emozione si tratti. Il postmo-dern dunque è soprattutto anti narrativo, astratto.

Lei ha più volte affermato che i danzatori ballano e non parlano e che la danza va danzata, non spiegata. Che rapporto ha con il pubblico, ci pensa quando crea?

Il pubblico è importante, perché esse-re in scena è una responsabilità e ogni dan-zatore deve trovare il suo modo di essere in scena con una sua presenza sincera. Io posso aiutare ad aprire le porte, ma sta a ogni performer portare questa qualità nel presentare lo spettacolo.

Dance è stato presentato in occa-sione del festival Antigel per la prima volta in Svizzera, offrendo a molti la possibilità di vederlo dal vivo. È uno spettacolo del 1979 che lei ha

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DUETTO

ripreso nel 2009. Lo scorso anno al Festival d’automne ha riproposto Available light e qualche anno fa Concerto. Come mai l’esigenza di riprendere produzioni del passato?

Per Dance mi è stata fatta una richie-sta da un festival negli Stati Uniti che voleva riproporlo. Sol LeWitt era morto qualche anno prima. Il film di Sol LeWitt però era rovinato, il 35 mm è fragile, si de-teriora, era impossibile riproiettarlo senza riversarlo in digitale, una tecnologia che solo 15 anni fa non esisteva. È un film che deve avere forza e chiarezza nell’immagine. Con le nuove tecnologie le immagini e il suono ora sono migliori. Ma non mi aspet-tavo questo successo, lo spettacolo ha con-tinuato ad essere richiesto e noi continu-iamo a presentarlo perché ci è richiesto e non perché fosse un mio bisogno.

La ripresa di Dance permette un’amplificazione del tempo e dello spazio, elementi che già sono insiti nella concezione della pièce, ma ora vediamo danzare in scena i danzatori dell’epoca insieme ai danzatori di oggi. Secondo lei, che valore aggiunto ha questo tipo di operazione?

È evidente: i danzatori nel film non sono quelli sulla scena, portano le scarpe da ginnastica, hanno un modo di usare le braccia diverso che si rifà alla ricerca di uno stile di quel tempo che si voleva più libero, eccetera, eccetera. Il film non ha più nien-te a che fare con l’oggi. Con l’Opera Ballet di Lyon ora stiamo ricostruendo l’intero spettacolo con i loro danzatori, seguendo la coreografia originale ma anche lo story-

board del film di LeWitt perché è troppo lontano dall’oggi. La prima è stata in aprile e per la prima volta ho avuto l’occasione di rifare il film come lo fece Sol LeWitt.

Un’altra possibilità per riscoprire il suo lavoro è stata offerta dal rifacimento di tre sue pièce giovanili, degli anni sessanta, che lei ha dato a sua nipote Ruth, anche lei danza-trice, come una sorta di eredità famigliare. Cosa l’ha spinta a questo ”passaggio di testimone”?

Mia nipote Ruth si è trasferita a Gi-nevra dove vive da 12 anni e dove ha fre-quentato il Ballet Junior, ed è diventata una professionista.

Abbiamo incominciato a lavorare in-sieme a dei piccoli progetti. In particolare mi ha aiutata con la ripresa ad Aix-en-Pro-vence di Concerto. In quell’occasione Ruth mi ha parlato dei mei solo, del fatto che le sarebbe piaciuto riprenderli. Questi solo non sono facili, come non è facile trovare qualcuno di veramente capace e che al con-tempo sia così fortemente motivato come lo era lei. Per me è stato un piacere e una grande occasione lavorare insieme.

Sono dei lavori realizzati negli anni Sessanta, molto diversi dalla ricerca che ha sviluppato in seguito.

Sì, era un periodo molto diverso: ave-vo lasciato il Judson dopo aver realizzato 13 lavori, quasi tutti dei solo, in cui ave-vo sviluppato un vocabolario che partisse dalla manipolazione degli oggetti, degli oggetti trovati, partendo dalle idee di Mar-cel Duchamp, di John Cage... una ricerca

di fatto concettuale... come si vede bene nel pezzo Museum Piece. Dopo quel perio-do sono voluta ritornare al movimento, ho così iniziato un lavoro in silenzio, sulle camminate, come si vede nel video Calico Mingling... per me era interessante lavora-re sul cambio di direzione, vedere cosa si-gnificava per il corpo, dove portava questa ricerca.

A questo proposito vorrei ripren-dere una definizione, un po’ misteriosa, scritta da Susan Sontag, sul suo lavoro: “La bellezza della sua arte è nel rifiuto”.

È di Susan Sontag... bisogna chiedere a lei... È stato magnifico, ha seguito il la-voro di Bob Wilson e il mio... era venuta anche al Judson anche se all’epoca era in Francia. Poi quando ho avuto mandato dal Museo di Los Angeles di realizzare Available Light con John Adams e Frank Gehry nel 1983, gli stessi organizzatori hanno chiesto a Susan Sontag di scrivere qualcosa su questo lavoro. Ci ha seguito nella produzione, alla prima, e ora il suo testo è contenuto in Abécedaire.

Lei è riconosciuta come una figura centrale della storia della danza, ne ha consapevolezza? Cosa pensa a tale proposito?

La danza è un lavoro di ogni gior-no, quindi si ricomincia ogni giorno... se no si è perduti. Non si può racchiudere la danza in una cornice, bisogna farla. È una disciplina...è la mia vita, è qualcosa che continuo a fare. Continuo ad allenarmi per poter mostrare le figure ai danzatori, e

per questo bisogna essere in forma, benché oggi abbia limitato la mia attività. Penso che la danza sia un lavoro molto fragile perché, come detto, è qualcosa che si fa ogni giorno, non ci si ferma mai.

E Lucinda Childs è davvero in gran forma, lo dico per chi non può vederla. Sembra che lei stia attraversando una sorta di “Back to the future”... è piena di progetti...

Si, abbiamo un progetto con Philip Glass per il 2017 con James Turell e credo che la prima sarà a New York, per festeg-giare l’ottantesimo compleanno di Philip Glass

Vorrei ricordare, a proposito della fragilità della danza, che lei ha donato il materiale cartaceo dei suoi lavori all’archivio del Centro nazionale di danza a Parigi...

Sì, hanno accettato di conservare i li-bri sulla mia danza. Sono molti, per ogni balletto esiste un libro. Hanno già i film per un lavoro che ha realizzato il regista Patrice Bensart, hanno anche conservato il film di Sol LeWitt. Il materiale d’archi-vio verrà presentato il prossimo settembre in un’esposizione sia al Centro Nazionale della danza di Parigi sia in una grande gal-leria a Parigi Pantin, la Galerie Thaddaeus Ropac. È la prima volta e credo che sarà qualcosa di molto importante.

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Page 13: La memoria è la cult - RSI

2524RENDEZ-VOUS

Ve 17ore 20.30Auditorio RSI, Lugano Besso

Progetto Martha ArgerichMusiche di Mozart, Fauré, Vogel, Ravel e Rachmaninov

In diretta su Rete Due e in videostreamingrsi.ch/retedue

Ma 21ore 20.30Auditorio RSI, Lugano Besso

Progetto Martha ArgerichMusiche di Bach, Ravel, De Falla, Guastavino e Schubert

In diretta su Rete Due e in videostreamingrsi.ch/retedue

da Gio 23a Sa 2.7da lunedì a venerdì su Rete Due dalle 19.30 alle 20.00, su Rete Unodalle 20.05 alle 24.00 sabato e domenica dalle 19.05 alle 24.00

Lungolago di AsconaJazzAscona 2016

Collegamenti e ospiti in diretta rsi.ch/reteuno e rsi.ch/retedue

Ve 24ore 20.30Sala Teatro, LAC Lugano

Progetto Martha ArgerichOrchestra della Svizzera italianaCecilia Bartoli e Coro della Radiotelevisione svizzera Direttore Diego FasolisMusiche di Mozart e Beethoven

In differita su Rete Due sabato 25.6 alle ore 20.30rsi.ch/retedue

Ve 24 Sa 25ore 20.00Piazza Governo, Bellinzona

Bellinzona Blues Sessions

In diretta su Rete Trersi.ch/retetre

Do 26ore 10.00Chiesa di Mario Botta, Mogno

Musiche di PalestrinaCoro della Radiotelevisione svizzeraDirettore Diego Fasolis

Do 26ore 20.30Sala Teatro, LAC Lugano

Progetto Martha ArgerichMusiche di Dohnányi, Schubert, Rossini, Argerich, Mogilevsky e Nowakowski

In differita su Rete Due lunedì 27.6 alle ore 20.30rsi.ch/retedue

Ma 28ore 20.30Auditorio RSI, Lugano Besso

Progetto Martha ArgerichMusiche di Šostakovič, Dvořák e Schubert

In diretta su Rete Due e in videostreamingrsi.ch/retedue

Gio 30ore 20.30Auditorio RSI, Lugano Besso

Progetto Martha ArgerichMusiche di Mozart, Saint-Saëns, Piazzolla, Debussy, von Weber, Hubert, Nisinman

In diretta su Rete Due e in videostreamingrsi.ch/retedue

Ma 7ore 20.30Teatro Sociale, Bellinzona

Progetto Martha ArgerichRitorno a BachMusiche di Bach e Busoni

In diretta su Rete Duersi.ch/retedue

Me 8ore 20.30Studio 2 RSI, Lugano Besso

Showcase Elisa

In diretta su Rete Trersi.ch/retetre

Ve 10ore 20.30Sala Teatro, LAC Lugano

Progetto Martha ArgerichOrchestra della Svizzera italianaDirettore Alexander VedernikovMusiche di Chopin, Busoni, Szpilman, Ravel e Lalo

In diretta su Rete Duersi.ch/retedue

Lu 13ore 11.00Studio 2 RSI, Lugano Besso

Conferenza stampaPresentazione nuova stagioneConcerti RSI 2016-2017

È gradita la prenotazione: [email protected] o Tel. +41 91 803 93 84

Lu 13ore 18.30Auditorium USI, Lugano

Comprendere il nostro tempoDialogo tra il cardinale Angelo Scola e il filosofo Massimo CacciariModeratrice Michela Daghini

Incontro aperto al pubblicoÈ gradita la prenotazione: [email protected] o Tel. +41 91 803 95 84

Lu 13ore 20.30Auditorio RSI, Lugano Besso

Progetto Martha ArgerichDirettore Elena SchwarzMusiche di Brahms, Campo-grande, Schubert e Berg

In diretta su Rete Due e in videostreamingrsi.ch/retedue

Gio 16ore 20.30Auditorio RSI, Lugano Besso

Progetto Martha ArgerichMusiche di Bach, Brahms e Debussy

6.2016

Me 1ore 18.30Sala Consiglio comunale, Palazzo civico, Bellinzona

Progetto Martha ArgerichSerate d’ascoltoBach dalle sette viteConferenza di Guido Salvetti

bellinzona.ch

Ve 3 ore 19.30Studio 2 RSI, Lugano Besso

Incontro con l’artistaaperto al pubblicoospite Markus Poschnerin diretta su Rete Due

ore 20.30Auditorio Stelio Molo RSI, Lugano Besso

MediterraneaOrchestra della Svizzera italianaDirettore Markus PoschnerSolista Mísia, voceMusiche di Schubert, Mísia e Rodrígues

In diretta su Rete Due e in videostreamingrsi.ch/retedue

Page 14: La memoria è la cult - RSI

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club

NOTA BENE

Mia madre e altre catastrofiFrancesco AbateEinaudi

Laura Forti

Di mamma ce n’è una sola, ma quella di Francesco Abate fa per due. Deve infatti sosti-tuire un padre malato che scompare prematuramente e prendere su di sé le redini della famiglia tanto da arrivare a usare il battipanni per mante-nere la disciplina con i due figli maschi. Ideologica e tenera, ironica e lamentosa è lei, la signora Mariella, la protagonista di questo romanzo originale. Mia madre e altre catastrofi è un libro che diverte e commuo-ve, soprattutto quando si intui-sce dietro al dialogo apparen-temente leggero la presenza appunto della catastrofe che può rompere il fragile equilibro degli affetti, il dolore cui la famiglia ha dovuto far fronte. La signora Mariella non è per-fetta, ma riesce a insegnare davvero qualcosa ai figli, a tra-mandare loro dei valori. Francesco Abate riesce a farci sentire la potenza di questo legame che fortifica, che fa del bene anche a chi legge e re-stituisce il ritratto di una donna importante: una madre da augurare a tutti.

La pazza gioiadi Paolo Virzì, con Micaela Ramazzotti e Valeria Bruni Tedeschi (Italia 2016)

Marco Zucchi

Unire l’ontologica anima popo-lare del cinema con la sua aspirazione a farsi arte sociale: risultato ragguardevole e raro. È molto più frequente che la questione si polarizzi. Uno dei grandi meriti di Virzì riuscirci qui, arrivando allo spettatore con il cuore e con la testa, gra-zie a una scrittura brulicante e a malinconie silenziose altret-tanto forti. Opposti incarnati nelle due “pazze” del titolo - l’aristocratica mitomane (Bruni Tedeschi) e la ex-cubista tatuata (Ramazzotti) - che fanno ridere e fanno piangere, che smarriscono e poi ritrovano la strada.

Andando el TiempoCarla Bley, Andy Sheppard, Steve SwallowECM Records 2487

Paolo Keller

Pubblicato all’inizio dello scorso mese di maggio proprio in occasione dell’80.esimo compleanno di Carla Bley, Andando el Tiempo è un nuo-vo capitolo del percorso del trio composto dalla grande compositrice, pianista e orga-nista americana, dal bassista (e suo compagno di vita) Steve Swallow e dal sassofonista inglese Andy Sheppard. Attiva dalla metà degli anni ’90, questa formazione è uno dei veicoli principali attraverso il quale si è espressa la vena creativa di Carla Bley in questa recente fase di carriera. A differenza del precedente Trios basato su vecchi materiali rivisitati, quest’album - pure registrato all’Auditorio RSI di Lugano, in collaborazione con Rete Due - è articolato attorno ad un repertorio nuovo, più intimo ed emozionale, compo-sto per l’occasione. Una nuova preziosa testimonianza della verve d’autrice della Bley e delle intatte risorse espressive di uno degli ensemble di vaglia del jazz cameristico contemporaneo.

Dimensione Disegno a Villa dei Cedri“Il disegno si trova veramente fra le arti maggiori dei nostri tempi poiché offre questa possibilità semplice e immedia-ta di essere spontaneo ma, soprattutto, di essere allo stesso tempo concettuale”. Così scrive Karine Tissot nel catalogo della nuova esposizione al Museo Civico di Villa dei Cedri di Bellinzona.

Dimensione Disegno. Posizioni contemporanee affronta il mondo del disegno visto attraverso le opere di una decina di giovani artisti svizzeri che non si limitano al foglio bianco e alla grafite ma propongono una serie di lavori che esplora la materia, i supporti, i formati e le infini-te combinazioni di un’arte non più regalata allo studio preparatorio o al gabinetto da disegno. Anzi, quest’espo-sizione arriva a trasformare, e talvolta a sconvolgere, gli spazi espositivi in un gioco sorprendente che coinvol-ge i visitatori.

Sabato 11 giugno alle ore 11.15 il Club Rete Due propone a soci e simpatizzanti una visita guidata per approfondire temi, implicazioni e percorsi artistici della mostra Dimensione Disegno. Posizioni contem-poranee.

Durata 1 ora (ritrovo 5 minuti prima, Villa dei Cedri, piazza San Biagio 9, 6500 Bellinzona).

Prezzo ridotto CHF 7.-

IscrizioniFosca Vezzoli T +41 91 803 56 60, [email protected]

Domenica 4 settembre Al KKL per il Lucerne Festival

Anne-Sophie Muttercon l’Orchestra della Lucerne Festival Academy diretta da Alan Gilbert

Alban BergConcerto per violino e orchestraDem Andenken eines Engels, In memoria di un angeloNorbert MoretEn rêve Concerto per violino e orchestra da cameraArnold SchönbergPelléas und Mélisande op. 5

ProgrammaAlle ore 12.30 partenza dagli Studi Radio di Besso e alle ore 13.00 da Camorino sulla strada principale davanti all’Aldi. Lungo il tragitto un redattore musicale di Rete Due introdurrà il concerto. Arrivo a Lucerna, tempo a disposizione e cena libera. Alle 19.30 inizio del concerto al KKL. Al termine, rientro in Ticino.

Prezzola quota di partecipazione comprendente la trasferta in pullman e il biglietto in plateae 1. balconata è di CHF 160.- per i soci (190.- per i non soci), in 2. balconata di CHF 110.- per i soci (140.- per i non soci)

IscrizioniFosca Vezzoli T. +41 91 803 56 60 [email protected]

Page 15: La memoria è la cult - RSI

Club Rete Duecasella postale6903 LuganoT +41 (0)91 803 56 60F +41 (0)91 803 90 85

Ccp69-235-4

[email protected]

Internetrsi.ch/rete-due

Produttrice Rete Due Sandra Sain

Redazione Cult Fosca Vezzoli

Art Director RSIGianni Bardelli

Progetto graficoAckermann Dal Ben

FotolitoPrestampa Taiana

StampaDuplicazione RSI

© RSItutti i diritti riservati

Freq

uen

ze di r

ete du

e Fm

Bellinzonese 9

3.5

Biasca e R

iviera 90

.0 97.9 93.5

Blenio 9

0.0

Bregaglia 9

7.9 99.6 96.1

Calanca 9

0.2

Leventina 9

0.0

93.6 96.0

Locarnese 97.8

93.5 92.9 Luganese 9

1.5 94.0

91.0

Malcantone 9

7.6 91.5

Mendrisiotto 9

8.8

M

esolcina 90

.9 91.8 92.6

Maggia-O

nsernone 97.8

93.9 91.6

Rivera-Taverne 9

7.3 92.8 Val Poschiavo 9

4.5

100.9

Verzasca 9

2.3 92.7

Galleria M

appo-Morettina 9

3.5

inter

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retedue.rsi.ch SA

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Satellite Hotbird 3 P

osizione 13° est Frequenza 12.39

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