Jazz per non cult - Radiotelevisione svizzera

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cult Un’equazione illuminante Jazz per non arrendersi Intervista a Catherine Manson Il mensile culturale RSI Novembre 2020

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cultUn’equazione illuminante

Jazz per nonarrendersi

Intervista a Catherine Manson

Il mensile culturale RSINovembre 2020

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ACCENTO

Un’equazione illuminante

Sandra SainProduttrice Rete Due

Quando le luci in sala si sono spente, siamo ammutoliti dietro le nostre mascherine. Erano mesi che non varcavo la soglia di un teatro e tornarvi dopo tanto tempo aveva il sapore di una dolce conquista, la stessa che vedevo riflessa negli sguardi dei soliti habitué sorprendentemente esitanti e spaesati.Sul palco Sergio Blanco, autore e regista franco- uruguayano con il suo “Memento mori” che, ad un tratto, propone questa riflessione:“Essere come non essere sono due stati che mi opprimono uno quanto l’altro. Questo spiega perché l’unico universo che mi interessa è quello dell’arte, dove le cose sono e non sono allo stesso tempo, sfidando tutte le leggi della fisica e alterando così le sue equazioni. Alla domanda di Shakespeare essere o non essere?, mi piace rispondere che è possibile essere e non essere allo stesso tempo. Essere e non essere, questa è la mia equazio-ne.” All’uscita da questo spettacolo del FIT, Festival Internazionale del Teatro, queste parole sono rimaste con me, come impigliate tra i pensieri.Le equazioni sono strumenti di altissima precisione che ci permettono di risolvere problemi e descrivere il mondo. Sergio Blanco con il suo spet-tacolo ha indagato l’idea della scomparsa, della morte, e la nostra rela-zione controversa con essa. Ne ha fatto spettacolo proponendo un testo intenso, pieno di vita.Ma da qualche giorno le sue parole risuonano in me in modo diverso. Già, perché siamo nuovamente alle prese con delle misure restrittive legate al diffondersi del virus Covid-19 e perché torniamo a fare i conti con la paura della separazione dai nostri cari, una paura che va affron-tata e controllata.Ecco che, in questa prospettiva, essere e non essere sembra la sintesi di questi tempi bizzarri in cui la nostra presenza si disincarna, in cui impa-riamo a starci vicini essendo lontani, in cui ci prendiamo cura gli uni degli altri senza mai darci un abbraccio.Concita De Gregorio ha scritto: “L’assenza è una più acuta presenza. Vale per la voce, per l’udito. Vale per le persone che c’erano e non ci sono più. Vale per noi che non smettiamo un momento di cercare ciò che non c’è. Di desiderare quello che manca”. Ecco che, nella difficoltà, abbia-mo davanti un’occasione per mettere meglio a fuoco ciò che è davvero importante per noi, ciò che conta. Possiamo decidere su cosa vogliamo che si accendano le luci dei riflettori quando in sala si fa buio. In copertina: le nostre sagome riflesse: nelle nostre ombre siamo e non siamo.

@ istockphoto

SGUARDI

4Jazz per nonarrendersi

ONAIR

8Un condominio tra le pagine: ritornano i libri di Turné Soirée

10Per mezzo della radio, in contatto col nostro mondo

12Osservare, lasciarsi ispirare dal territorio e… scendere in miniera

16Trimedialità per 900presente

DUETTO

18Intervista a Catherine Manson

RENDEZ-VOUS

24L’agendadi novembre

NOTA BENE

26Recensioni

27Proposte Club

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54SGUARDI

Appellativo di una stagione di concerti dove confluiscono generi e tendenze lega-te al concetto di improvvisazione, Tra jazz e nuove musiche - prodotta dalla Rete Due sin dalla fine degli anni ’80 - ha ospitato nel corso della sua lunga storia numerosi tra i più acclamati nomi della scena musi-cale contemporanea, accanto a molti gio-vani musicisti emergenti.

Nata nel leggendario Studio 2 della RSI di Lugano Besso, la rassegna si pro-pone oggi regolarmente anche al di fuori degli spazi dell’ente radiotelevisivo, con concerti e spettacoli nati in collaborazio-ne con altri enti, associazioni e organizza-zioni attivi sul territorio.

Tra jazz e nuove musiche vuole essere la griffe di un ciclo di concerti trasversale, condiviso da chi opera nella Svizzera ita-liana nel segno di un interesse non solo per un jazz inteso in senso lato ma anche per quelle musiche attuali dove conver-gono elementi e caratteri che hanno fatto l’unicità della musica afro-americana: in-contro, confronto, dialogo, sincretismo.

L’accento del programma è posto da una parte sulla scena del jazz e dell’im-provvisazione svizzeri, con la presenza di musicisti di primo piano, tutti di spessore internazionale.

Un secondo filo rosso lo si può indi-viduare negli appuntamenti che daranno spazio al format del piano trio, classica formazione del jazz qui declinata da tre specialisti molto diversi dal punto di vista generazionale e stilistico.

I primi appuntamenti sono previsti al Jazz in Bess di Lugano.

Il 22 ottobre saranno di scena due gruppi guidati da leader di solida caratu-ra. Pius Baschnagel, batterista zurighese, è da tempo impegnato con propri progetti tra cui questo quintetto, che dà vita alle sue composizioni unendo tradizione e modernità, swing e groove, sonorità acu-stiche ed elettriche.

Christoph Irniger, sassofonista nato nel 1979, è pure zurighese. Segnalatosi per l’accattivante progetto Pilgrim, da qualche tempo si produce anche nel formato ridot-

Jazz per non arrendersiPaolo Keller

Riparte la stagione radiofonica di concerti Tra jazz e nuove musiche dopo lo stop forzato dal marzo scorso dovuto ai noti motivi. La prima parte della rassegna 2020/2021, tra ottobre e inizio dicembre, proporrà cinque appuntamenti che Rete Due condivide con il Jazz in Bess di Lugano, il Jazz Cat Club di Ascona e l’Associazione Musibiasca.

Baschnagel Group

Christoph Irniger

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76SGUARDI

Sessanta. Lo svedese Bobo Stenson si è ri-tagliato un ampio consenso tra gli aman-ti del jazz, sin dagli esordi accanto agli americani di passaggio in Scandinavia, con le successive collaborazioni con Jan Garbarek, Charles Lloyd, Tomasz Stanko e la carriera di leader di proprie formazio-ni. Torna nella Svizzera italiana con il suo trio stabile su iniziativa di Musibiasca e della RSI, nel cui Auditorio registrerà su-bito dopo il concerto del 5 dicembre pure un nuovo album, il quarto per ECM pro-dotto in questa sede.

to del trio senza strumento armonico, nel quale spesso accoglie ospiti scelti. Insieme al bravo bassista Raffaele Bossard e al raf-finato batterista israeliano Ziv Ravitz, sarà stavolta della partita anche il sassofonista di Appenzello Reto Suhner.

Samuel Blaser è tra gli improvvisa-tori svizzeri che nell’ultimo decennio si sono maggiormente segnalati a livello internazionale. In particolare il trombo-nista neocastellano, gran virtuoso dello strumento, vanta una proficua esperienza nuovayorkese che gli ha aperto le porte. Early in the Mornin’, il progetto presentato nella rassegna il 28 ottobre, è uno splen-dido omaggio alle radici più profonde del blues e della musica americana, oltre che vetrina di composizioni del leader ispirate a tale tradizione.

Tullio De Piscopo è uno dei più ce-lebrati batteristi italiani, attivo nel cam-po del pop, del rock, della world music e dell’improvvisazione. Il trio che ha costi-tuito mette in comunicazione due città marinare di grande tradizione, come la

sua Napoli e la Genova del pianista Dado Moroni e del bassista Aldo Zunino. Filo conduttore del loro doppio spettacolo al Teatro del Gatto il 17 novembre sarà la musica di Pino Daniele, uno dei grandi della scena partenopea sin dalla fine dei Settanta, con cui De Piscopo aveva una profonda intesa artistica e umana.

Altro trio di spessore quello formato dal pianista basilese Hans Feigenwinter, dal contrabbassista di Berna Bänz Oester e dal batterista vallesano Norbert Pfam-matter. Un Weltklasse Trio come lo de-finiscono, senza bisogno di traduzione, i nostri amici d’oltre Gottardo.

In effetti questo triumvirato di lumi-nari del jazz svizzero riunitosi nel 1996, è fra le formazioni di assoluto livello inter-nazionale che la nostra scena ha espresso. Saranno sul palco dello Studio 2 della RSI giovedì 26 novembre.

E per terminare la prima parte di ras-segna, e la succinta ricognizione sul piano trio contemporaneo, uno dei grandi pia-nisti europei sulla breccia sin dalla fine dei

Bobo Stenson

Samuel Blaser

Tullio De Piscopo

Feigenwinter - Oester - Pfammatter

La serie di concerti è realizzata in collaborazione con:

Jazz in Bess, Lugano Jazz Cat Club, Ascona Associazione Musibiasca, Biasca

Le serate saranno trasmesse in diretta su Rete Due e sul suo sito rsi.ch/rete-due.

Presentazione dei concerti, prezzi dei biglietti,informazioni su prenotazioni e condizionid’accesso, nonché altri dettagli sono pubblicatisu rsi.ch/jazz sotto “Calendario” e “Info e biglietti”.

Programma con riserva di modifiche.

Fotografie: pag. 5 piusbaschnagel.com © Laura Pe - christophirniger.com © Anja Illmaier / pag. 6 samuelblaser.com © Alex Troesch - tulliodepiscopo.it / pag. 7 feigenwinter-oester-pfammatter.com © Klemens Schiess - bobostenson.com

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LA 1 / Turné Soirée ogni sabato dal 31 ottobre alle ore 20.40rsi.ch/turnesoiree

Un condominio tra le pagine: ritornano i libri di Turné SoiréeMoira Bubola

La trasmissione del sabato sera, dedicata ai libri, non è più iti-nerante, ha trovato finalmente una casa: confortevole, con molte stanze e anche con una panchina nel piazzale di fronte.Si tratta di miniappartamenti dagli interni colorati e persona-lizzati, dei locali che ci raccontano molto di chi li abita. Vedremo uno studio di registrazione, una camera con specchie-ra, lo scorcio di un salottino, una cucina con il tavolo imban-dito e una lavanderia con tanto di panni stesi ad asciugare. Gli inquilini sono personalità curiose ed originali che hanno accettato di mettersi in gioco misurandosi con i libri. Ogni romanzo racchiude tanti temi e gli ospiti di Turné Soirée prenderanno parola sui vari argomenti che affiorano dalle pagine. Incontreremo una fashion blogger, un sacerdote, un comico cantante, una mamma lavoratrice e suo figlio adole-scente e ritroveremo uno dei volti della trasmissione, Mariarosa Mancuso. Ogni puntata inoltre avrà un ospite a sorpresa che potrà avere a che fare, in un modo o nell’altro, con il soggetto della serata.

Alcuni dei protagonisti sono dei lettori, altri invece preferisco-no guardare la TV, andare al cinema, praticare sport o dedicarsi agli abiti e agli accessori di moda, ma lo sappiamo: le storie e i personaggi dei libri, con le loro avventure, non coinvolgono soltanto gli appassionati. Damiano Realini sarà in cortile ad ascoltare e, a volte, a provocare la discussione, prestandosi per un commento o per un consiglio. La prima serata del sabato sera, con la regia di Giovanni Speranza, sceglie i libri proponen-do un titolo conosciuto per ogni puntata. Non si tratterà però di un classico, verranno sfogliate, commentate e discusse le pagine di romanzi molto apprezzati e letti. Ci sarà come sempre lo spazio per le novità dell’editoria della Svizzera italiana e per alcuni consigli d’autore. Turné Soirée ama stare in compagnia del pubblico con leggerezza, divertimento e tante storie, di carta e di vite vissute!

@ RSI - Loreta Daulte

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1110ONAIR

Rete Due / Colpo di scena dal lunedì al venerdì alle ore 13.30Domenica in scenaogni domenica alle ore 17.35rsi.ch/radiodrammi

Per mezzo della radio, in contatto col nostro mondoFrancesca Giorzi

ne di Arzo, orfano quest’anno di folla e corti, con la registra-zione radiofonica di Se mi Amy di Naya Dedemailan, fortunato spettacolo proposto nel 2019 frutto della collaborazione tra il festival stesso e Radix Ticino destinato a viaggiare nelle scuole raccontando una dipendenza invadente che tocca anche gli adolescenti: l’alcool, un tema complicato che Dedemailan affronta con naturalezza incrociando la vita della protagonista Elen con le canzoni e il destino di Amy Winehouse. Non mancheremo di omaggiare il “nostro” premio svizzero di letteratura, Alberto Nessi che il 19 novembre compirà 80 anni. La domenica potremo riascoltare Il Carpino e la Gru commissio-nato da Rete Due nel 2017 e poi fare una scoperta, grazie al nostro sconfinato archivio, Il passero di campagna… un racconto che Nessi ricorda di aver scritto, ma non quando, e soprattutto non ricordava di averlo consegnato alle cure della radioscuola di Giancarlo Zappa. Era il 1964, Nessi aveva 24 anni e in lui albergavano già la sensibilità, la delicatezza, i temi che lo scritto-re avrebbe sviluppato attraverso tutta la sua carriera autorale, con già in evidenza la critica verso lo sviluppo urbanistico che “sconvolge prepotentemente paesaggio e realtà di chi lo vive”, gente semplice come semplice e umile appare Frullo, il passero di campagna. Auguri da tutti noi ad Alberto Nessi, al mondo letterario, a quello teatrale.

La responsabilità del servizio pubblico in questo particolare periodo è anche quella di portare agli ascoltatori storie che non sono riuscite, negli ultimi mesi, ad essere veicolate altrimenti. Soprattutto se il mezzo è quello radiofonico sentiamo il dovere di continuare a creare una solida comunità d’intenti e conte-nuti che possa portare voglia di creatività e speranza al settore culturale, letterario o teatrale che sia. È quanto succede in questi mesi negli spazi della Fiction radiofonica. Forse qualcu-no se n’è già accorto… abbiamo avuto nel mese di ottobre (recuperabile in podcast e sul sto) A briglia sciolta di Monica De Benedictis, spettacolo acustico che avrebbe dovuto debut-tare al Teatro Sociale di Bellinzona, Il talento di vivere di Massimo Loreto e Gran tour del lago di Como di Andrea Vitali, racconti che hanno girato “poco poco” questa estate. Poi ricordate? La fortunata serie durante il lockdown costruita in collaborazione con l’Associazione svizzera degli scrittori di lingua italiana Geografie di… 30 scrittori a raccontare i loro, limitrofi, luoghi del cuore. Ora l’occhio attento alla creazione scrittoria ha coinvolto Gilberto Isella con Faustina radio-dramma originale attraverso il quale l’autore si diverte a far passare le tematiche a lui più congeniali costruendo un ambien-te acustico che bene si sposa con la sua scrittura. A fine mese abbiamo il piacere di fare un omaggio al Festival di narrazio-

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Rete Due / Domenica in scenadomenica 1. e 8 novembre alle ore 17.35Rete Uno / AudioFictionda lunedì 2 a venerdì 6 novembre alle ore 23.05rsi.ch/radiodrammi

Osservare, lasciarsi ispirare dal territorio e… scendere in minieraFranco di Leo e Ferruccio Cainero

Ripercorrendo questi racconti siamo tornati indietro nel tempo, nel 1958 per la precisione, sei anni dopo la chiusura definitiva della miniera. Abbiamo immaginato tre liceali luganesi che tornano a Sessa per le vacanze estive. Qui, oltre a ritrovare le vecchie storie sui giacimenti auriferi, i ragazzi conoscono due coetanee milanesi, Marisa e Ornella, tra un piano per conquistare le ragazze e un contro-piano per tenere al loro posto i ragazzi, si arriva infine all’esplorazione della miniera abbandonata, ma qui…No, non andiamo avanti naturalmente. Come tutte le storie che si rispettino, il finale va gustato piano piano, attraverso le due puntate domenicali su Rete Due e/o parallelamente nel nuovo spazio dedicato alla Fiction su Rete Uno alle 23.05. Possiamo però anticiparvi una curiosità importante: quello che sentirete è stato registrato dal vivo. La troupe infatti ha lavorato lo scorso agosto, nella miniera di Sessa (un ringra-ziamento particolare va a Martino Molinari, Toto Colosio e Daniele Ryser) e nelle vie del paese, per ricreare quell’atmo-sfera di autenticità che rende ancora più speciali gli accadi-menti… tra le gallerie illuminate dalla fioca luce delle lampade sui caschi dei minatori, le strette vie e le piazzette acciottolate di Astano, i greti dei torrenti e il sagrato della Chiesa di San Martino a Sessa. Un preciso lavoro acustico creato dai tecnici del suono Thomas Chiesa e Yuri Ruspini.

Una miniera d’oro, chiusa, tutta da esplorare. Quanti di noi da giovani, e non solo da giovani, sarebbero stati in grado di resistere al fascino della scoperta? Se poi ci avessero detto che questa miniera si trovava non in un luogo impervio e solitario, difficile da raggiungere, ma a pochi chilometri da casa nostra, ci saremmo forse mossi al più presto per iniziare la nostra avventura, timorosi solo che si trattasse di fantasie e nient’altro. Ebbene, questa miniera esiste davvero: si trova a Sessa, in un angolo appartato ma non inaccessibile del Malcantone, unica miniera d’oro di tutta la Svizzera.La miniera è la protagonista silenziosa, ma sempre presente, che ha sulle spalle secoli di storia; dagli antichi Romani che avevano scoperto tracce d’oro nel torrente Lisora, al conte milanese Dal Verme che aveva capito come estrarre l’oro dalla montagna, all’ingegnere scozzese Burford e al professore malcantonese Pani che avevano gestito con competenza gli ultimi anni di vita della miniera.

Associazione Minierad’oro di Sessa

Informazioni e visite:minieradoro.ch

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Una foto di scena dello spettacolo di Sergio Blanco “Memento mori, o la celebracion de la muerte” andato in scena per il FIT Festival. Blanco mette in scena una “Conferenza autofinzionale” che ci parla non solo della morte stessa, ma del modo

intimo in cui il suo autore l’avvicina, soffrendo e tormentandosi e, allo stesso tempo, vivendola con gioia e diletto. Facendone ricordo intimo, caldo e poetico. Facendone avventura e offrendo speranza. Foto @ Matilde Campodónico

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Rete Due / 900presentedomenica 15 alle ore 20.30Auditorio Stelio Molo RSI, Lugano Bessorsi.ch/retedue

Trimedialità per 900presenteFrancesca Giorzi

La XXII stagione di 900presente si apre il 15 novembre 2020 rinnovando la consolidata collaborazione tra il Conservatorio della Svizzera italiana e la Fiction radiofonica della RSI. In occasione del centenario della nascita di Bruno Maderna si propone il suo più importante e sperimentale radiodramma, scritto per il Premio Italia del 1962: Don Perlimplin. L’opera, tratta dalla commedia del 1928 di Garcia Lorca, è presentata in una versione che unisce l’originale dimensione radiofonica a quella dell’esecuzione dal vivo; attori e musicisti divisi tra Auditorio e Studio 2, saranno connessi con videocamere e microfoni, separati per permettere al delicato suono di essere composto nel modo più attento e preciso. Musiche pre-registra-te, brani suonati dal vivo, intermezzi elettronici e improvvisa-zioni acustiche si sommeranno alla vocalità degli attori per mostrare al pubblico il meccanismo stesso della composizione radiofonica e di renderne visibili gli aspetti più sperimentali, a partire dal dialogo tra i personaggi recitanti e cantanti e quelli, come il flauto / Don Perlimplin, che parlano attraverso la voce degli strumenti. A dirigere l’Ensemble900 Arturo Tamayo in creativa collaborazione con la regista Sara Flaadt. Il radiodramma avrà una messa in scena che permetterà, a chi vorrà seguire l’evento in videostreaming, di assistere ad uno spettacolo creato tenendo conto anche del piano visivo, con proiezioni che racconteranno parte dell’universo poetico dell’autore spagnolo.

Dama en el balcón, 1927. © Archivio del Centro Federico García Lorca - Granada

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DUETTO 1918

Catherine MansonDi musica si vive!

Intervista a cura di Davide Fersini

Insieme ad un gruppo di musicisti scelti, lo scorso settembre Catherine Manson ha suonato nella specialissima 75ma edizione delle Settimane Musica-li di Ascona. In quell’occasione l’abbia-mo incontrata per parlare di musica da camera, prassi esecutiva, insegnamen-to, Covid e Brexit.

Signora Manson, la sua carriera si divide con successo tra la musica da camera e quella per orchestra, senza parlare delle sue esperienze come solista. Ma se consideriamo il ruolo che lei ha nel London Haydn Quartet, formazione da lei peraltro fondata, sembra che la musica da camera sia il suo genere preferito. È proprio così? E perché?

Eh già! Devo dire che i primi contatti con la musica da camera risalgono a quan-do avevo otto anni! Penso che sia stato proprio il mio incontro con un quartetto di Haydn a quell’età a farmi innamorare di questo genere. Ne divenni ossessiona-ta! C’era qualcosa di magico in quel creare la musica insieme; capii allora che volevo passare il resto della mia vita facendo solo quello! Ed è esattamente quello che ho fat-to: non solo suono musica da camera ma la

La violinista scozzese Catherine Manson si è formata musicalmente presso l’International Cello Centre in Scozia specializzandosi nel repertorio cameristico. In questo ambito si è esibita con l’Atlantic String Quartet, l’Endellion Quartets, il Florestan Trio e il Nash Ensemble ed ha collaborato tra gli altri con Steven Isserlis, Anner Bylsma, Trevor Pinnock, Ton Koop-man, Leslie Howard, Malcolm Bilson e Michael Chance. Come solista si muove soprattutto nell’ambito della musica antica anche in qualità di primo violino di formazioni storicamente informate come l’Amsterdam Baroque Orchestra. Nel 2000 ha fondato il London Haydn Quartet con cui ha registrato l’integrale dei quartetti di Haydn per l’etichetta Hyperion riscuo-tendo un enorme successo di critica a livello internazionale.

L’intervista è andata in ondail 16 settembre in ReteDueCinqueed è reperibile sulla paginadedicata alle 75sime Settimane musicali di Ascona sul sitorsi.ch/retedue

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2021DUETTO

insegno, la registro, insomma è diventato il centro della mia vita e la cosa bella è che posso muovermi in un repertorio pressoc-ché infinito in tutti i periodi storici. Anche solo prendendo ad esempio i quartetti di Haydn, Mozart e Beethoven, ce n‘è abba-stanza per passarci una vita intera. Sono pagine cui si può tornare in continuazio-ne senza mai avere la sensazione di averle pienamente comprese. Ogni volta si sco-pre qualcosa che era sfuggito, o si capisce qualcosa che non ci era chiaro. Insomma! è un repertorio senza limiti!

La carriera e il catalogo di registra-zioni di Catherine Manson sono dedicate principalmente alla musica barocca e ovviamente lei suona uno strumento storico. Il suo ultimo CD, però, apparso per l’etichetta Glossa è dedicato alla musica di Carl Maria von Weber e di Franz Krommer. È forse l’inizio di nuove esplorazioni in repertori diversi?

Ad essere sinceri, ho passato l’intera vita a suonare su strumenti originali con corde di budello e archetti coerenti con il periodo della storia da cui proveniva la musica che stavo suonando. Ma per me la musica non si ferma con la nascita degli strumenti moderni; non c’è un solco inva-licabile tra Monteverdi e Schoenberg, anzi! Non riesco a trovare un motivo per disin-teressarmi alle composizioni cronologi-camente più vicine a me: se c’è un pezzo interessante, perché non dovrei suonarlo? Quindi non è proprio un nuovo interes-se quello che mi ha portato verso Weber, semplicemente il bello di questo mestiere è continuare a lasciarsi affascinare dalla grande varietà della musica. Peraltro, nei

corsi in cui insegno quartetto, sono spes-so confrontata con compositori della se-conda scuola viennese e devo dire che ho imparato moltissimo su Bach suonando Schoenberg e anche su che cosa Schoen-berg avesse appreso studiando Bach. Se si legge la storia senza pregiudizi, non si può non vedere come esistano delle linee che attraversano la musica trasversalmente. La musica è soltanto musica, quello che cambia è il modo di trattare la materia… e per i compositori la cosa è vera oggi come lo è stata nell’intero corso della storia della musica.

A proposito di Bach, durante le 75me Settimane musicali di Ascona lei ha eseguito insieme al Maestro Ton Koopman al cembalo, la Sesta Sonata per violino BWV 1019 di Johan Sebastian Bach. Che rapporto ha con la musica del Kantor?

Per iniziare direi che non esiste una pagina di Bach che non sia un capolavoro assoluto e le sonate a cembalo obbligato non fanno eccezione! Io e Ton le abbiamo eseguite diverse volte insieme e come po-tete immaginare questo ci ha imposto di provarle molte volte e di ragionare sul loro significato oltre che sulla loro esecuzione. Sono composizioni che amiamo alla follia, tanto che qualche anno fa abbiamo anche deciso di registrarle. La sesta in particolare ha un fascino del tutto singolare. Anzitut-to ha un numero di movimenti maggiore rispetto alle altre ed ha alcuni tratti che la caratterizzano come una sonata misterio-sa per così dire. Penso che lo stesso Bach fosse particolarmente orgoglioso della musica che aveva scritto per questa sonata,

al punto da riutilizzarla più e più volte in altre composizioni. La fantasia e l’inventi-va che contiene sono veramente sorpren-denti! E del resto credo che questo sia il tratto caratteristico di Bach: in lui trovia-mo tutto ciò che è stato scritto prima di lui e tutto quello che verrà. Si tratta di mu-sica che pur essendo perfettamente calata nel tempo in cui è stata concepita, esplora possibilità e vie che erano ancora ben lun-gi dall’avverarsi. A questo, poi, bisogna ag-giungere che per l’esecutore si tratta sem-pre di una sfida, perché non basta suonare le note, per quanto bene si riesca a farlo: come dicevo, bisogna ragionarci, capire che cosa significa quel preciso segno sulla pagina e di conseguenza come va eseguito. In questo senso la si può considerare an-che musica perfetta per la didattica.

Veniamo quindi alla sua attività come insegnante: è interessante notare che lei è ancora molto giovane, eppure già attivissima nell’ambito educativo da diversi anni. Anzi, questa passione l’ha addirittura spinta a fondare una scuola in Inghilterra proprio per approfondire i temi e il re-pertorio della musica da camera. Ma da dove arriva la passione per l’insegnamento?

Curiosamente anche questo amore è nato in me all’età di otto anni. Deve essere stato un anno impegnativo! (sorride) Re-centemente ho addirittura ritrovato tra i reperti di casa un volantino disegnato da me a quell’età in cui pubblicizzavo la mia scuola di musica da camera, con tanto di tabella oraria ed elenco dei corsi proposti! Venti anni più tardi, con alcuni colleghi

appassionati alla materia, sono poi riu-scita a realizzare quel sogno infantile. Si tratta di corsi per giovani musicisti di ogni livello, dai 5 ai 30 anni, che purtroppo si sono interrotti durante il lockdown… Tut-tavia non abbiamo sprecato il tempo e ci siamo attrezzati per continuare l’insegna-mento a distanza, magari focalizzandoci più sull’analisi della musica che sulla sua esecuzione: è stato un bel modo per non interrompere la relazione con la musica.

E visto che siamo sull’argomento, le devo chiedere come è cambiata la vita e la carriera di Catherine Manson dopo il Covid?

Essenzialmente ha cambiato tutto perché tutto è diventato estremamente confuso! Non abbiamo idea di ciò che succederà da un giorno all’altro e per noi musicisti questo significa non poter pia-nificare viaggi o addirittura garantire la presenza in una stagione o in un concer-to. Eravamo abituati a programmare un calendario con quattro o cinque anni di anticipo e in questo momento non sappia-mo nemmeno che cosa faremo tra quattro o cinque giorni… Ma non solo!! Il gioco in-crociato delle quarantene, riduce la possi-bilità di spostamento tra un paese e l’altro e così per poter suonare ad Ascona ho do-vuto rinunciare ad un concerto in Olanda che era già fissato da anni, perché la qua-rantena mi avrebbe impedito di partire per la Svizzera. Insomma, dal punto di vista pratico è stata una catastrofe! Ma volendo trovare un aspetto positivo, come dicevo, abbiamo potuto apprezzare la musica in una prospettiva completamente diversa. È stato un po’ come tornare indietro nel tempo, quando suonare significava stare

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seduti con il proprio sparito e il proprio strumento: nient’altro! Una routine quo-tidiana fatta di studio e ascolto. Niente ae-rei, alberghi, prove, concerti, agenti, diret-tori… Questo aspetto della vicenda covid mi ha veramente rigenerato. Ovviamente non ho apprezzato tutto il resto!

E come non condividere queste parole! Secondo un recente studio britannico, il 64% dei musicisti inglesi sta pensando di cambiare carriera o ha addirittura già iniziato a ridefinire il proprio curriculum. Pensa che si tratti di un dato realistico?

É molto difficile valutare quale sia la risposta giusta. Mi sembra una proiezione tristemente realistica, forse addirittura ottimista. Ciò non significa che assiste-remo ad un’improvvisa riconversione di migliaia di carriere, quanto piuttosto che molte persone, anche nella mia cerchia di conoscenze, ne stanno parlando o stanno pensando di farlo. Il problema principale è che i musicisti del Regno Unito hanno bi-sogno di viaggiare per sostentarsi, perché il mercato inglese è troppo piccolo per ga-rantire la sopravvivenza di tutti, soprattut-to dopo la riduzione di finanziamenti alla cultura causata dalla Brexit. Al momento la maggioranza dei liberi professionisti del nostro settore sopravvive grazie ai sussidi del governo, ma sappiamo bene che non potremo continuare così all’infinito. C’è poi la questione del pubblico: faccio fatica ad immaginare che la riapertura dei teatri possa coincidere con folle di appassionati che si accalcano per ascoltare un’opera. Il distanziamento sociale sta modificando il nostro modo di stare insieme e questo

inevitabilmente si ripercuoterà sul busi-ness dei concerti. A questo si aggiunga la sostanziale insensibilità della classe diri-gente inglese nei confronti della musica, che da sempre tende a vedere la nostra arte come un intrattenimento non essenziale. È un quadro non felice ma spero veramen-te che si trovi presto una via d’uscita.

Fotografia @ Giorgia Bertazzi

Arti liberaliArti liberali è un progetto originale in cui alcuni dei grandi protagonisti della scena scientifica, artistica e filosofica danno vita ad un cortocircuito virtuoso capace di esprimere nuove idee. Ideato da Carmelo Rifici nell’ambito del programma LAC edu e realizzato in collaborazione con RSI - Radiotelevisione Svizzera, Arti liberali è un vero e proprio format che coniuga la forma teatrale ad una azione divul-gativa e che intende riscoprire l’importanza della libertà creativa e di pensiero dell’essere umano. Il progetto, che attualmente si declina in tre conversazioni, si avvale di una scenografia creata ad hoc allestita in Sala Teatro. Dopo il primo incon-tro con Fabiola Gianotti, direttrice del CERN di Ginevra, e Paolo Giordano, fisico e scrittore Premio Strega 2008, il prossimo 21 novembre saranno di scena David Quammen, ricercatore e autore del bestseller mondiale Spillover, insieme a Telmo Pievani, filosofo della scienza ed evoluzionista. Il 6 dicembre sarà la volta di Romeo Castellucci, regista e fondatore della Societas Raffaello Sanzio e Nicholas Ridout, professore di teatro, per uno scambio che esplori il tema del linguaggio, formidabile mezzo di comunicazione e sottile strumento di potere.Le serate, che diventeranno anche programma televisivo, sono condotte da Sandra Sain, Produttrice Responsabile Rete Due RSI.

Gli appuntamenti di Arti liberali sono gratuiti e avranno luogo in Sala Teatro; saranno inoltre trasmessi in diretta streaming sulla pagina web dedicata all'incontro.

La partecipazione in Sala Teatro è soggetta a prenotazione obbligatoria.

Arti liberali è organizzato nel rispetto del piano di protezione quadro del governo federale per le manifestazioni pubbliche (dal 22 giugno 2020).

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Gio 19ore 20.30Sala Teatro LAC, Lugano

Concerti RSI-OSI al LACOrchestra della Svizzera italiana Direttore François LeleuxSolista Sergej Krylov violinoCarl Maria von WeberDer Freischütz ouvertureNiccolò PaganiniConcerto per violino e orchestra n. 5 in la minoreJohannes BrahmsSinfonia n. 3 in fa maggiore

In diretta su Rete Due e videostreamingrsi.ch/livestreaming

Con il sostegno della CORSI

Informazioni e prevendita:osi.swiss

Gio 26alle ore 21.00Studio 2 RSI, Lugano Besso

Tra jazz e nuove musicheFeigenwinter - Oester -PfammatterHans Feigenwinter pianoBänz Oester contrabbassoNorbert Pfammatter batteria

Produzione RSI Rete Due in collaborazione con Jazz in Bess

In diretta su Rete Due

Informazioni: rsi.ch/jazzPrenotazione obbligatoria, posti limitati: rsi.ch/eventi

2425RENDEZ-VOUS

Lu 9dalle 14.30 alle 15.30Studio 2 RSI, Lugano Besso

“Live” di ReteDueCinqueMusicaViva Trio NovaChristian Zatta chitarraFlorian Bolliger bassoFlorian Hoesl batteria In diretta su Rete Due e videostreamingrsi.ch/retedue

Lu 9ore 19.30Auditorio Stelio Molo RSI,Lugano Besso Serata di premiazioneMiglior SportivoTicinese 2020 In diretta streaming su rsi.ch/livestreaming

Me 11ore 20.15Teatro Sociale, Bellinzona

Modem EventoIniziativa multinazionali responsabili

Ingresso su prenotazione al sito rsi.ch/eventi

Do 15ore 20.30Auditorio Stelio Molo RSI,Lugano Besso 900presenteConcerto di apertura stagione2020/21Prima esecuzione svizzeraDon PerlÌmplin di Bruno MadernaDirettore Arturo TamayoRegia Sara Flaadtcon Moira Albertalli (Belisa)Jasmin Mattei (Marcolfa)Matteo Carassini (Narratore) Prenotazioni: [email protected] +41 (0)91 960 23 61 In diretta su Rete Duee videostreamingrsi.ch/livestreaming

Ma 171. set ore 19.002. set ore 21.00Teatro del Gatto, Ascona

Tra jazz e nuove musicheDe Piscopo - Moroni - Zunino Around Pino Tullio De Piscopo batteriaDado Moroni pianoAldo Zunino contrabbasso

Una collaborazione Jazz Cat Club - RSI Rete Due

In diretta su Rete Due alle ore 21.00

Informazioni: rsi.ch/jazzPrenotazione obbligatoria, posti limitati: [email protected] +41 (0)78 733 66 12

11.2020

Il trio Nova ospiti di “Live” ReteDueCinque. © novamusic.ch

Page 14: Jazz per non cult - Radiotelevisione svizzera

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club

NOTA BENE

La scomunica di Adolf Hitler Oscar LevyEdizioni Casagrande

Massimo Zenari

Ebbe una vita che bene esprime le tensioni paradossali del suo tempo, Oscar Levy, nato in Pomerania nel 1867 e morto a Oxford nel 1946. Medico di formazione, cosmo-polita, “ebreo di destra” (subì l’influenza delle teorie razziste di Gobineau), Oscar Levy si dedicò anima e corpo al pensiero di Nietzsche, le cui opere pubblicò in inglese fra il 1909 e il 1913 (oggi è Casa Nietzsche di Sils Maria che ne conserva le carte). È quindi di assoluta rilevanza la lettera aperta che nel giugno del 1938, da Parigi, Levy indirizzò al Führer per impartirgli una lezione sul pensiero del filosofo tedesco. Una presa di posizione “in tempo reale”, nota come La scomunica di Adolf Hitler e finora sorpren-dentemente inedita in italiano. Nel volume - ben curato e introdotto dallo storico Vin-cenzo Pinto - le fa da pendant la prima esposizione teorica dell’antisemitismo politico di Hitler, uno scritto d’occasione, anch’esso inedito in italiano, redatto con farneticante consequenzialità nel 1919.

LacciDaniele Luchetti

Moira Bubola

Una famiglia è un groviglio di destini che si intreccia nell’arco degli anni. Daniele Luchetti sceglie ancora una volta un ro-manzo di Domenico Starnone, Lacci, per raccontare la crisi di una coppia nella Napoli di inizio anni Ottanta. Il film si apre con una scena corale nella quale il movimento e la musica sottolineano gli sguardi feriti e preoccupati dei due protago-nisti, Aldo e Vanda. Una volta arrivati a casa Aldo confessa il suo tradimento deci-dendo di ricostruirsi una vita a Roma. Passano i mesi e nel momento in cui Aldo ritorna per rivedere i suoi figli, i rap-porti con Vanda si riallacciano e iniziano a stritolare i giorni e gli anni. Luigi Lo Cascio e Alba Rohr-wacher prestano il volto ad Aldo e Vanda nei primi anni di matrimonio, quando li ritroviamo, incrudeliti da una vita senza amore, sono Laura Morante e Silvio Orlando, convincenti in un’interpreta-zione mai sopra le righe.

Ghirlandasul podiocon HändelAlexander’s Feast or The Power of Music

Giovanni Conti

Torna sulla scena lo svizzero-italiano Lorenzo Ghirlanda alla testa della VoxOrchestrer questa volta affiancata dal Coro. Al centro una delle ope-re di maggior successo che Georg Friedrich Händel scrisse a Londra Alexander’s Feast or The Power of Music. Händel la compose in omag-gio a Santa Cecilia basandosi sulla grande tradizione corale inglese e raccontando la vicenda di Alessandro Magno spinto a grandi imprese dal potere della musica. In un’eccellente nuova regi-strazione, la giovane compagi-ne, specializzata in esecuzioni storiche, presenta il capola-voro haendeliano edito dalla Deutsche Harmonia Mundi dando vita anche ad un Coro di eccellente qualità e affidan-do le parti solistiche a Marie Sophie Pollak (soprano), Tobias Hunger (tenore) e Kresimir Strazanac (baritono). La direzio-ne di Ghirlanda è limpida e lineare e restituisce in tutta la sua luminosità una delle pagine più straordinarie che fece del Sassone il musicista più amato dagli inglesi.

Sabato 14 novembre alle ore 14.00

MASI e La Congiunta di GiornicoHans Josephsohn In occasione della mostra con la quale il MASI rende omaggio a Hans Josephsohn nel centenario dalla nascita, il Club Rete Due pro-pone una giornata alla scoperta della sua opera che parte dalle sale del museo luganese e approda a Giornico dove si trova il Museo La Congiunta, uno spazio originale dedicato ad una importante serie di opere dello scultore tedesco. L’esposizione del MASI si concentra su una selezione di opere in ottone realizzate tra il 1950 e il 2006, senza avere la pretesa di ripercorrere retrospettivamente l’intera car-riera dello scultore. Le opere presentate ben esemplificano la centra-lità della figura umana nella ricerca artistica di Josephsohn e docu-mentano tutte le tipologie in cui lo stesso artista catalogò il suo lavoro: figure in piedi, sedute, distese, mezze figure e rilievi. Sebbene il punto di partenza per le sue sculture siano modelli reali - principal-mente femminili, individuati nella cerchia di amici e parenti - il lavoro di Josephsohn rifugge un approccio realistico privilegiando imme-diatezza e vivacità, enfatizzando elementi anatomici e sommando diversi punti di vista che rendono difficile individuare la frontalità della scultura. L’allestimento, progettato dal Kesselhaus Josephsohn di San Gallo, presenta volutamente un aspetto provvisorio, non-finito, che ben si accorda all’immediatezza tipica delle sculture presentate.

Le opere di Hans Josephsohn sono visibili in maniera permanente al museo La Congiunta di Giornico che verrà visitato insieme a Emanuela Burgazzoli, giornalista di Rete Due e curatrice di Voci Dipinte, trasmissione dedicata al mondo dell'arte in onda ogni dome-nica mattina alle 10.35.

Durata della visita dalle 14.00 alle 17.00 ca. (1 ½ h ca. al MASI a Lugano in seguito trasferimento con auto private fino a Giornico e visita a La Congiunta) si consiglia scarpe comode e abbigliamento per camminata in esterno.

Prezzo ridotto per persona CHF 12.- (entrata MASI)

Iscrizioni: Fosca Vezzoli T +41 58 135 56 60 oppure scrivendo a [email protected]

Recital del tenore Francesco Meli

Concerto per André Derain

Francesco Loi, flauto Giacomo Battarino, pianoforte

Regia e visual design Roberto Mucchiut

Un progetto di Barbara Paltenghi Malacrida in esclusiva per il Museo d’arte Mendrisio

Centro Manifestazioni di Mendrisio

Sabato 7 novembre alle ore 17.30

Alcuni biglietti in omaggio per i soci del Club Rete Due telefonando al numero +41 58 135 56 60

Page 15: Jazz per non cult - Radiotelevisione svizzera

Club Rete Duecasella postale6903 LuganoT +41 (0)58 135 56 60

Ccp69-235-4

[email protected]

Internetrsi.ch/rete-due

Produttrice Rete Due Sandra Sain

Redazione Cult Fosca Vezzoli

Art Director RSIGianni Bardelli

Progetto graficoADCD CommunicationDesign

FotolitoPrestampa Taiana

StampaFontana Print

SpedizioneInclusione Andicap Ticino

© RSItutti i diritti riservati

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