La lettera Febbraio 2015

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La lettera Bollettino della parrocchia prepositurale di san Giovanni Battista in Palazzago FEBBRAIO 2015 anno XXIX numero 1

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Bollettino Parrocchiale Palazzago febbraio 2015

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  • La letteraBollettino della parrocchia prepositurale di san Giovanni Battista in Palazzago

    FEBBRAIO2015

    anno XXIXnumero 1

  • Vi ricordate, dal catechismo di Pio X, la risposta alla domanda: Quale il Mistero fondamentale della fede cristi ana? Certamente s. Ma ripassiamolo: Unit e Trinit di Dio. Incarna-zione, passione, morte e risurrezione di nostro Signore Ges Cristo.Doveva saperlo bene lignoto pitt ore di ambito lombardo, ancor prima che papa Sarto lo de nis-se, quando nel 600 realizz la tela che custodi-ta nel museo parrocchiale. Infatti , troviamo le tre persone divine: il Padre che allarga le braccia, nel gesto di un dono tota-le, quasi croce invisibile per le braccia del Figlio

    che da poco lhanno lasciata e ora, esanimi, si ab-bandonano, luna lungo il corpo reso nel bianco cadaverico e laltra come ancorata alle ginocchia del Padre. Tra i due, la colomba, inconfondibile simbolo dello Spirito Santo: nella forza dellAmore che ha scandito i suoi giorni sulla terra, quel Cristo risor-ger, nuovo in principio della vita redenta che aleggia sullumanit. Bravo, vero, questo pitt ore?E beati noi a vivere di questo Mistero: Unit e Trinit di Dio. Incarnazione, passione, morte e risurrezione di nostro Signore Ges Cristo.

    Orari Sante Messe

    Sabatoore 17.00 Beitaore 19.00 Chiesa Parrocchiale

    Domenicaore 08.00 Montebelloore 09.00 Beitaore 10.30 Chiesa Parrocchiale ore 18.00 Chiesa Parrocchiale

    Giorni FerialiLuned ore 16.30 Brocchione Marted ore 16.30 PrecornelliMercoled ore 16.30 BeitaGioved ore 09.00 Chiesa ParrocchialeVenerd ore 16.30 Ca Rosso

    Recapiti Don Giuseppe 035.550336-347.1133405Don Lorenzo 035.540059-339.4581382Don Giampaolo 338.1107970Oratorio e Sagrestia 035.551005

    www.oratoriopalazzago.itparrocchia@[email protected]@diocesibg.it

    Segreteria Parrocchiale (Via Maggiore 108) da marted a venerd, dalle 10.00 alle 12.00. Ci si pu rivolgere ai volontari per certificati, pratiche, richieste, fotocopie, ritiro materiale,...

    Indice

    [03] Esagerato[04] La satira estrema che abusa di Dio[07] Ci sto![08] Natale: nella casa un mobile[10] Concorso Presepi[11] Stavano insieme... una casa per Ges![12] Impressioni da Roma... aspettando la Cresima[14] Un solo corpo un solo spirito[17] Casa di Comunit[18] Un cuor solo e unanima sola... alla stessa tavola[24] 2015: anno della vita consacrata[26] Artefede[28] Pillole[30] Rendere grazie[33] 1815-2015: due secoli con San Giovanni Bosco[34] In volo con il Papa[36] Anagrafe parrocchiale

  • La Lettera [3]febbraio 15

    [Editoriale]Esagerato...

    Ci sono dei particolari, nella vita come nel Vangelo, che fanno pensare.

    Uno di questi riguarda il profumo, quel profumo abbondantissimo sparso da Maria sui piedi di Ges che mette in allerta Giuda, non perch gli importasse dei poveri, ma perch era ladro.

    Questo racconto si trova nel capitolo 12 di Giovanni. Ma in quello precedente, la rianimazione di Lazzaro, Maria era gi identificata come quella che aveva cosparso i piedi di Ges con il profumo. Cio, Giovanni definisce Maria secondo ci che accadr dopo, come a suggerirci che il dono, quello vero, gratuito, sovrabbondante, non ha categorie spazio-temporali, ma si diffonde sempre, anche prima che avvenga. Il profumo di certi martiri lo si sentiva gi prima, in una vita fatta dono.Cos come il profumo buono emanato dalla storia di Ges. Ed interessante che la passione e la morte di Ges siano racchiusi nel gesto di alcune persone -Maria, Giuseppe dArimatea e Nicodemo- che hanno a che fare con il profumo.Chi ha capito il dono smisurato -senza misura- del Signore non pu che dare a piene mani, senza calcoli, senza interessi,

    senza secondi fini.Per un morto bastava mezza libbra di profumo. Nicodemo ne porta trecento (come per la sepoltura dei re). Per dei piedi ancora meno: Maria, secondo la stima di Giuda, ne versa per 300 denari.

    Charitas sine modo, un amore senza misura, come nel cammino di Quaresima di alcuni anni fa. Amore senza misura quello di Cristo e di chi ha capito cosa significa stargli dietro. Una buona misura, pigiata,

    scossa e traboccante vi sar versata nel grembo (Lc 6,38). Maria e Nicodemo celebrano una esagerazione perch hanno compreso lamore esagerato del Cristo: Il tuo nome profumo (Cantico dei Cantici 1,3)

    Sulla tavola della nostra Quaresima, ci sar questo profumo buono di dono?

    Cristo in Piet con Padre e Colomba,anonimo lombardo del 600.

  • La Lettera [4] febbraio 15

    La satira estrema che abusa di Dio [di Alberto Carrarada LEco di Bergamo16 gennaio 2015]Gioved mattina, Bergamo, via Mazzini. Incrocio un anziano, ultraot-tantenne certamente. Porta in mano alcuni giornali: sopra, a far da contenitore agli al-tri, spicca il verde smagliante della prima pagina di Charlie Hebdo: una delle cinque milio-ni di copie vendute dal giorna-le satirico alla sua ricomparsa in edicola dopo la strage del 7 gennaio. I media avevano in-formato che, prima ancora di essere stampato, il giornale aveva suscitato proteste da parte del mondo islamico che contestava, precisamente, limmagine di Maometto che troneggia in prima pagina: per i musulmani, infatti, il Profeta non pu essere rappresen-tato. Charlie Hebdo, per non rinnegare se stesso, ritorna a fare ci che ha sempre fatto e a correre i rischi che ha sem-pre corso. Per cui i problemi di cui si tanto parlato nei giorni scorsi, tornano puntualmente a galla Uno soprattutto: il di-ritto di satira. Di che diritto si tratta e quali sono i suoi limiti? Allindomani dellattentato, molte vignette di Charlie Heb-do sono state pubblicate da molti giornali, in omaggio ai giornalisti uccisi. Anche il Cor-riere ne ha pubblicate diverse, tra le quali una in cui si vedo-no un rabbino, un vescovo e un iman andare a braccetto e gridare insieme: il faut voi-ler Charlie Hebdo. ll Corriere

    traduce: Bi-sogna oscu-rare Charlie Hebdo (per la verit sa-rebbe meglio tradurre: Bi-sogna met-tere il velo a Charlie Heb-do con una evidente allu-sione al velo i s l a m i c o ) . E poi spiega: la prima pagina di un numero spe-ciale uscito nel 2007 in occasione del processo al giornale, cita-to in giudizio dalla Grande mo-schea di Parigi e dallUnione delle organizzazioni islamiche francesi per aver pubblicato le caricature di Maometto che avevano fatto scalpore in Da-nimarca. Dunque il proces-so era avvenuto per iniziativa delle autorit religiose ebree e musulmane, non di quelle cat-toliche o cristiane. Ma mettere solo iman e rabbino faceva ri-dere dimeno. Mettere invece il vescovo, con tanto di mitria e di pastorale, non vero ma fa ridere di pi. La satira questo: deve distorcere la realt per-ch precisamente quella di-storsione che suscita il riso di chi legge. soprattutto la sati-

    ra, infatti, che usala caricatura: la realt non viene riprodotta, fotografata: quello lo fa la cro-naca. La satira carica, gonfia, deforma Deve, altrimenti non satira l che si misura la dif-ferenza fra satira e ironia. Li-ronia rispetta la realt, la sati-ra no. Lironia sorride, la satira non ride: fa ridere con i suoi eccessi. A quel punto nascono le doman-de: esistono limiti agli eccessi della satira o, in omaggio alla libert, i limiti non ci devono essere? Giorgio Forattini non ha mai rappresentato il Papa nudo, Charlie Hebdo s, Gian-nelli, il vignettista del Corriere, usa spesso immagini religiose,

  • La Lettera [5]febbraio 15

    Le immagini postate dalla coppietta Coulibaly-Bou-meddiene mentre si adde-stra a sparare assomigliano non poco a quelle degli stra-gisti dei college americani, a quelli dei nazi alla Breivik, a quelle dei killer paranoici del mondo intero. Esiste, trasversale ai ter-rorismi, un narcisismo del-le armi in pugno, qualcosa come credevate fossi solo il cretino della porta accan-to, guardate qui, invece, che razza di impavido guerrie-ro. Rimando al giudizio, pi competente, degli psicanali-sti, ma viene da pensare che la componente pi contem-poranea del terrorismo, me-glio dei terroristi, sia il narci-sismo. La ricerca disperata di unim-magine nella quale rispec-chiarsi e finalmente appro-varsi e affermarsi. ll famoso anonimato delle periferie devessere una soma ben pesante se in cos tanti, pur di liberarsene, diventano as-sassini pazzi. Rimane il mi-stero di come in precedenza e per generazioni, lanoni-mato sia stato una pena cos leggera da sopportare, quasi impercepibile. Forse la fame, il freddo e altri problemi pi assillanti, riguardanti il corpo e non lanima, suggerivano di rimandare il lusso di sentirsi protagonisti. E poi, certo, la mediaticit moltiplica la que-stione del chi sono io? al punto che non c stragista, oramai, che non certifichi sul web di esserlo, uno stragista. Come fa il professionista con iI biglietto da visita.

    M. S., 11 gennaio 2015.

    ma evita commistioni fra temi religiosi e temi sessuali. Per Charlie Hebdo, invece quelle commistioni sono ricorrenti, quasi una idea fissa Ovvio che non si pu risolvere il proble-ma proibendo tutto, ma al-trettanto ovvio che non si pu neppure risolvere non proi-bendo nulla. Charlie Hebdo manca di quel settore delleti-ca dellinformazione che il ri-spetto che viene dalle esigen-ze dellaltro. Spingendo tutto allestremo si rischia sempre di suscitare re-azioni estreme. quello che successo ed quello che, probabilmente, succeder ancora .Tra le tante attestazioni in fa-

    vore del settimanale francese ce n una molto particolare. In tutte le religioni, dice, ci sono credenti e estremisti. La differenza che gli estremisti mettono Dio alloro servizio, mentre i credenti si mettono al servizio di Dio. Sono parole di Guy Gilbert, prete operaio. Ve-rissimo. Con una annotazione, per. La satira che usa e abusa di immagini e temi religiosi, si serve di Dio per un altro sco-po: far ridere. Anche questo un uso improprio di Dio e della religione, e dunque una for-ma particolare di estremismo. Che non giustifica, certo, nes-sunaltra forma di estremismo, ma che fatica anche, mi pare, a giustificare se stessa.

    Il papa, ancora una volta, ci ha sorpreso, in aereo, nel dialogo con i giornalisti, con laffermazione : si aspetti un pugno chi offende mia madre avere dunque la libert senza offendere ma se il dr. Gasparri, che un amico, dice una parolaccia contro

    mia mamma, si aspetti un pu-gno (il papa fa il gesto di dare un pugno).E evidente il linguaggio del paradosso, ma che permette al Papa di sottolineare come due siano i diritti fondamentali :la libert religiosa e la libert de-

    spressione. Parliamo chiaro, per andiamo a Parigi. Non si pu nascondere una verit, ognuno ha diritto di esprimere la propria religione senza offendere. Secondo: non si pu offendere e fare la guerra, uccidere in nome della propria religione, in nome di Dio. A noi ci che succede adesso stupisce. Ma pensiamo alla nostra storia: quante guerre di religione abbiamo avuto. Pen-siamo alla notte di San Bartolomeo. Anche noi siamo stati pec-catori su questo, ma non si pu uccidere in nome di Dio. Questa una aberrazione.

  • La Lettera [6] febbraio 15

    MONDO (Cremonini-Jovanotti )

    Ho visto un posto che mi piace si chiama Mondo Ci cammino, lo respiro la mia vita sempre intorno

    Pi la guardo, pi la canto pi la incontro Pi lei mi spinge a camminare come un gatto vagabondo

    Ma questo il posto che mi piace si chiama mondo

    Uomini persi per le strade, donne vendute a basso costo Figli cresciuti in una notte come le fragole in un bosco

    Pi li guardo, pi li canto pi li ascolto Pi mi convincono che il tarlo della vita il nostro orgoglio

    Ma questo il posto che mi piace si chiama mondo s questo il posto che mi piace

    Viviamo in piccole citt (nascosti dalla nebbia) prendiamo pillole per la felicit (misericordia)

    Non siamo virgole (amiamo lInghilterra) Crediamo nelleternit

    Ho visto un posto che mi piace si chiama Mondo Dove vivo non c pace ma la vita sempre intorno

    Pi mi guardo, pi mi sbaglio, pi mi accorgo che Dove finiscono le strade e proprio li che nasce il giorno

    Ma questo il posto che mi piace si chiama mondo. s questo il posto che mi piace

    Viviamo in piccole citt (nascosti dalla nebbia) prendiamo pillole per la felicit (misericordia)

    Non siamo virgole (amiamo lInghilterra) Viviamo delleternit

    Gira e gira e non si ferma mai ad aspettare Sorge e poi tramonta come un delfino dal mare

    Muove la sua orbita leggero e irregolare Distribuisce sogni e ritmo buono da danzare Mondo cade, Mondo pane, Mondo dabitare

    Mondo che ci salva, Mondo casa da ristrutturare Tutto falso, tutto vero, tutto chiaro, tutto scuro

    Questo il posto che mi piace aldiqu aldil del muro

    Viviamo in piccole citt (nascosti dalla nebbia) prendiamo pillole per la felicit (misericordia)

    Non siamo virgole (amiamo lInghilterra) Viviamo delleternit

    Ho visto un posto che mi piace si chiama Mondo

    Gira e gira e non si ferma mai ad aspettare Sorge e poi tramonta come un delfino dal mare

  • La Lettera [7]febbraio 15

    [Veglia nella Notte di Natale]Ci sto!

    Ho visto un posto che mi piace si chiama MONDOUn UOMO e un POSTO. Il posto di ogni uomo. La sua CASA.E Ci STO. CI STO, due parole per dire la volont di unappartenenza a questo mondo, l dove Dio in Ges di Nazareth ha fatto CASA.Un mondo che piace e un CI STO da vivere.

    CI STO a cantare con la vita Ho visto un posto che mi piace e si chiama mondo

    CI STO a spalancare orizzonti di sguardo e pensiero sul mondo

    CI STO a scorgere i germogli di vita nella nostra storia per farne segni di speranza e slanci di cammino

    CI STO a fermarmi e lasciarmi prendere dal sentimento di meraviglia davanti al mondo

    CI STO a sognare il sogno di Dio, un regno di pace e di giustizia

    CI STO a fare del mondo la casa comune dellumanit.

    Ci siamo introdotti cos alla notte del Natale, accendendo man mano tantissime lanterne, portate dai partecipanti ai gruppi nelle case, nei diversi momenti della veglia e accogliendo la statua di Ges Bambino.Dallalto del pulpito maggiore don Giampaolo proclamava il profeta Michea, aprendo cos i tre momenti della nostra preghiera:

    Con che cosa mi presenter al Signore, mi prostrer al Dio altissimo? Mi presenter a lui con olocausti, con vitelli di un anno? Gradir il Signore migliaia di montoni e torrenti di olio a miriadi? Gli offrir forse il mio primogenito per la mia colpa, il frutto delle mie viscere per il mio peccato?.Uomo, ti stato insegnato ci che buono e ci che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la piet, camminare umilmente con il tuo Dio . (Michea 6, 8).

    S! CI STO a praticare la giustizia!CI STO ad amare la piet!CI STO a camminare umilmente con Dio!

    Anche il segno dato al termine della celebrazione, trasformava in cammino laugurio: tre bastoncini di incenso avvolti ad una casetta di legno, per profumare di buono questo mondo, la nostra casa.

  • La Lettera [8] febbraio 15

    Natale: nella casa un mobile [Itineraio Avvento-Natale]

    La casa ci ha accompagnato in tutto lAvvento. E anche a Natale.Allora interessante guardare anche dentro casa, scopren-do che, almeno dal Seicento, esiste un mobile chiamato in ita-liano credenza. Anzi, se si appro-fondiscono le in-dagini, si scopre che credenza non designava solo un mobile su cui si posavano i piatti e le portate da servire in tavola, ma anche lassaggio che veniva fatto delle bevande e dei cibi da parte del mae-stro credenziere e inoltre la maniera di porgere in tavola le portate da parte della servit. Letimologia del vocabolo ita-liano rinvia evidentemente al latino credere, ma non tanto nel senso di depositare, affi-dare (luogo dove vengono de-positati i piatti e le portare pri-ma di servirli in tavola), quanto nel senso di dare fiducia. Dalla competenza tecnica e dallaffidabilit del personale di cucina e di sala dipendeva la vita del padrone: gli avve-lenamenti erano molto te-muti ... Significativamente, in italiano tanto il mobile su cui siappoggiavano i cibi freddi e i piatti, quan-to la modalit di porgere le vivande senza toccarle con le mani, prendendole tra due tovaglioli, tra due

    pezzi di pane o tra due piatti avevano il nome di credenza, derivato dal verbo latino credo, dare fiducia . Nelle grandi e ricche famiglie nobiliari dellepoca esisteva

    dunque un vero e proprio servizio di credenza che doveva verificare la genuinit dei cibi per salvare dai rischi di av-velenamento e intossicazione i commensali. Da

    quanto abbiamo detto emer-gono alcune osservazioni ri-guardanti pi in generale la fiducia. La fiducia ha a che fare con la vita; investe lam-bito dellesistenza quotidiana; essa serve a rassicurare, ma non esente da rischi: il servo particolarmente fidato che ha il compito di assaggiare i cibi corre i suoi rischi. Anche nellam-bito liturgico si introdur-r lassaggio del vino da parte dei suddiaconi, pri-ma che venisse portato al Vescovo per la celebra-zione. Nei presbitri, infatti, il

    mobile su cui si appoggiano calice, ampolle e manutergio si chiama cre-denza. Lhan-no scoperto anche i nostri c h i e r i c h e t t i nella notte del Natale ascol-

    tando la riflessione.Inoltre, la fiducia permette la vita associata, la conviven-za, cos come lusanza della credenza aveva come fine di salvaguardare e consentire la convivialit. Dalla credenza possiamo dunque passare alla fiducia.

    La fiducia quotidiana

    Lesperienza umana avviene allinterno e grazie alla dimen-sione della fiducia. Qualsiasi pratica umana si fonda sulla fiducia. Vi una fiducia di base, originaria, nata nello spazio corporeo ed emotivo prever-bale, grazie alla quale il bam-bino pu vivere e che gli con-sentir di sviluppare lattivit

    critica e di dubbio. Ha scritto Wittgenstein: Il bambino im-para, perch crede agli adulti. Il dubbio vien dopo la credenza.Sono innumerevoli i gesti della vita quotidiana che noi com-piamo accompagnandoli con un atto minima- le ma basilare di fiducia negli altri e nella vita stessa: se tut-to, nella nostra vita, dovesse continuamente venire sotto-

  • La Lettera [9]febbraio 15

    posto a dubbio sistematico, a verifica, a discussione, la vita si muterebbe in un inferno. Senza il con-creto vissuto della dispo-sizione fidu-ciale non possibile al-cuna comu-nit umana n alcuna prassi socia-lizzante: una vita sociale impensabile senza una rete di fidu-cia originaria a partire da cui i vari membri si possono ri-conoscere e incontrare . Noi viviamo di fiducia molto pi di quanto ne siamo co-scienti. Facciamo fiducia a ci che il maestro insegna a scuo-la, crediamo che la forma dell Australia sia come disegnata negli atlanti geografici, cre-diamo che il nostro nome sia effettivamente quello con cui siamo sempre stati chiamati anche se non abbiamo fatto

    verifiche e ricerche allanagra-fe. In tante situazioni la fiducia spontanea, naturale, ovvia.

    Entriamo in un ristoran-te che non abbiamo mai provato, di cui non co-n o s c i a m o n gestori n cuochi, e crediamo che i cibi che ci verranno serviti non saranno av-velenati o avariati. In tante situa-

    zioni assumiamo comporta-menti che diamo per scontato che anche gli altri che vivono la medesima si-tuazione assumano. La strategia degli attentati suicidi mina in radice la fiducia soppiantando-la con il terrore perch conduce a sospettare dellassembramento su un autobus, della gente che affolla una sala ci-

    nematografica, delle persone che si incrociano in un aeroporto, ovvero di colo-ro che vivono situazioni in cui ci si attende un comportamen-to uniforme da parte di tutti. Capiamo perch la fiducia sia colta negli studi sociali come una forza che rende possibi-le lo sviluppo della socialit e come un meccanismo che opera la riduzione della com-plessit . Su questa base essenziale di fiducia luomo si apre alla fede. Ma noi in casa abbiamo la credenza?

  • La Lettera [10] febbraio 15

    Concorso Presepi

    1Lorenzo e

    Nicholas Vecchi

    Giorgia Agazzi

    3Elena

    Ernani Locatelli

    4

    Giorgia

    2

    Ismaele e Sephora Mangili

    [CATEGORIA SIMBOLICO]

    [CATEGORIA TRADIZIONALI]

    [PREMIO FEDELTA]

    1

    2

    Daniele Pedretti

    Davide Mazzoleni

    La Lettera

    [PREMIO ORIGINALITA]Matteo, Nicola, Paolo e Beatrice Nava [PREMIO SIMPATIA]

    Scuola Infanzia sez. Verde

    Scuola Infanzia sez. Giallo[PREMIO SIMPATIA]

  • La Lettera [11]febbraio 15

    Titolo Titolo Titolo[Camposcuola Adolescenti]

    Stavano insieme... una casa per Ges!

    Dal 27 al 30 dicembre abbia-mo vissuto la bella esperienza del camposcuola invernale a Mezzoldo, insieme a Barzana e Gromlongo: un gruppo di 48 adolescenti. Guidati da don Lorenzo, don Fa-brizio, dagli animatori e dalle cuoche Renza e Lucia abbiamo cercato di vivere questi gior-ni nella gioia, nella condivisione degli spazi, nel prenderci cura gli uni degli altri lavando, asciu-gando piatti e pentole, etc.; ma soprattutto abbiamo messo in comune le nostre idee su come siamo e come viviamo. Imma-ginando di essere una casa, ab-biamo pensato la porta come il luogo dellaccoglienza (chieden-

    Verbum caro factum est: il Verbo si fatto carne, ma, anche, casa e pane: Verbum Panis factum est. Betlemme: casa del pane.

    Tra i personaggi che vanno alla capanna c il ciclo del pane: terreno arato, seminato e germogliato, grano maturo, macinato e reso farina, impastato e cotto al forno. Pane, di tanti tipi, come i paesi e le culture.

    LItalia, ospita lEsposizione Universale, con il tema: Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita. Expo Mi-lano 2015 si confronta con il problema del nutrimento delluomo e della Terra e si pone come mo-mento di dialogo tra i protagonisti della comunit internazionale sulle principali sfide dellumani-t. Il modellino fedele e in scala del Duomo di Milano ci porta proprio nella citt sede dellEXPO; nello sfondo, una delle immagini-guida dellesposizione che unisce in modo suggestivo il mondo e la vita, con un bambino che attinge il latte. Per lui quel seno il mondo, il cibo, la vita. Anche Ges stato bambino; anche Ges ha attinto al seno della Mamma cibo e vita.

    Grazie a coloro che hanno realizzato il presepe in chiesa parrocchiale, sempre attenti a ci che si sta vivendo in Comunit e nel mondo.

    doci quanto siamo accoglienti gli uni gli altri), la cucina (chiedendoci quanto sappiamo gustare il dono della fraternit), la camera da let-to (chiedendoci se siamo capaci di riflettere su quanto viviamo e di conoscere noi stessi) e infine la porta in uscita per portare a casa qualcosa di buono di quanto ab-

    biamo vissuto nellesperienza. Sono stati giorni molto belli, con giochi e divertimento, in un con-testo educativo e formativo. La gioia di stare insieme non manca... per questo stavano in-sieme (che era il titolo del cam-poscuola) diventato alla fine: stiamo e staremo insieme!

  • La Lettera [12] febbraio 15

    Titolo Titolo TitoloImpressioni da Roma...aspettando la Cresima

    [Pellegrinaggio a Roma con i cresimandi delle Parrocchie della zona pastorale: Barzana, Burligo, Gromlongo e Palazzago27-30 dicembre 2014.A cura di Federica]

    Ci che ci colpisce di Roma la sua grandezza. La grandezza delle chiese, la grandezza delle piazze e degli edifici. E la grandezza del cielo, che in queste giornate ci ha accompagnato, regalandoci sempre il suo tempo migliore. Ma anche la grandezza dei ragazzi, pronti ad accogliere questa esperienza e affrontarla insieme. Ma si pu fare davvero un selfie col Papa? Questa domanda si diffonde durante il tragitto in pullman. Arriviamo in piazza San Pietro con grandi aspettative quella domenica. Un po dispersi, ma ci ritroviamo tutti sotto a quella finestra, come se sapessimo che dovevamo arrivare tutti l. Il Papa esce e il cuore scoppia di gioia. Un applauso spontaneo sale dalla piazza. Dopo di che, il silenzio. La cosa che pi ci colpisce in questa piazza il silenzio che si crea, nonostante la presenza di circa 100.000 persone. Un silenzio non solo nelle voci, ma anche nelle azioni. Un ragazzo toglie timidamente il cellulare dalla tasca, ma poi ci ripensa e lo mette via, pensando forse che meglio vedere il papa dal vivo, piuttosto che attraverso uno schermo. Colpisce il silenzio di tutti i ragazzi, con il naso rivolto verso lalto a fissare il Papa. Alcuni si stringono la mano, altri si agitano per salutare. Papa Francesco ad un certo punto dice: I cresimandi di Bergamo. Siamo noi, siamo noi!. S, ma il Papa ci chiede di pregare per lui. E cos preghiamo. Preghiamo tutti insieme. E partecipiamo allAngelus, quella preghiera con la quale iniziamo spesso la nostra catechesi. Noi lo sappiamo in italiano, qui in latino: per abbracciare tutto il mondo, come ricorda il possente colonnato del Bernini nel quale siamo raccolti. Federica

    Questa la riflessione su Roma... E stato

    qualcosa di bellissimo. Questesperienza mi

    ha dato la possibilit di visitare una citt

    stupenda e di vedere con i miei occhi opere

    darte spettacolari ma soprattutto di co-

    noscere nuove persone, farmi nuovi amici

    e condividere questesperienza con loro nel

    modo pi divertente possibile. Grazie a

    tutti per questa gita un bacio! Chiara

    Sono Raffaela volevo dirti che la gita a Roma mi piaciuta moltissimo! La c

    osa che mi ha colpito di

    pi stata la Domenica in Piazza San Pietro quando abbiamo visto il Vatican

    o e abbiamo assistito all

    Angelus di Papa Francesco! Perci volevo ringraziare tutti quelli che hanno c

    ollaborato a organizzare

    questa gita! Grazie mille Raffaela!!!

    Lesperien-za a Roma mi piaciuta moltissimo, stato divertente vede

    re i vasi

    monumenti con i propri amici e girare la

    c i t t a piedi. Il monumento che mi piaciuto di

    pi stata la Basilica di S.Pietro. L ho trovata davvero

    affascinante e interessante, soprattutto per le varie sta-

    tue e per laltare dove celebra la messa esclusivamente il

    papa. Emozionante stato anche lAngelus in piazza S.

    Pietro... non pensavo che mi sarebbe piaciuto cos tanto!

    Le serate in compagnia sono state molto belle e mi sono

    piaciute molto le camere e il Gianicolo. Devo dire che

    questa gita stata una tra le pi belle che io abbia mai

    fatto ed stata anche un esperienza per crescere visto

    che ci dovevamo gestire da soli. Se devo riassumere con

    un aggettivo questa gita direi favolosa! Alessia P. di

    Gromlongo.

    La visita a Roma stata davvero fantastica, mi

    sono divertita molto e ho imparato molte cose nuo-

    ve. Roma una citt favolosa, molto ricca e bella.

    Le chiese che abbiamo visitato sono veramente bel-

    le. Lalbergo carino e il cibo molto buono. La parte

    della giornata che preferisco la sera. Ho incon-

    trato nuove persone che non conoscevo e con cui ho

    legato molto. stato una gita bellissima, la rifarei

    altre mille volte. Giulia

    Sono Serena e volevo dirti che la gita a Roma stata

    bella con molti monumenti; certo, le chiese ci sembravano uguali, ma

    ognuna per aveva delle caratteristiche diverse con anche contenuti significa-

    tivi anche per il nome dato alla chiesa. stato bello salire la scala santa in

    ginocchio e visitare il Colosseo , la Fontana di Trevi e soprattutto il Papa visto

    che io a Roma non ci sono mai stata; per me stata una bella esperienza.

    un aggettivo questa gita direi favolosa! Alessia P. di

    Lesperien-

    Questa la riflessione su Roma... E stato

    qualcosa di bellissimo. Questesperienza mi

    ha dato la possibilit di visitare una citt qualcosa di belliss

    imo. Questesperienza mi

    ha dato la possibilit di visitare una citt qualcosa di belliss

    imo. Questesperienza mi

    stupenda e di vedere con i miei occhi opere

    Lesperien-za a Roma mi piaciuta Lesperien-za a Roma mi piaciuta Lesperien-

    moltissimo, stato divertente vedere i vasi za a Roma m

    i piaciuta moltissimo, stato divertente vede

    re i vasi za a Roma mi piaciuta

    monumenti con i propri amici e girare la

    Sono Serena e volevo dirti che la gita a Roma stata

  • La Lettera [13]febbraio 15

    Andare a Roma stata un esperienza fantastica soprat-

    tutto ricevere la benedizione del papa,mi ha arricchito

    spiritualmente. Ringrazio don Giuseppe e le catechiste.

    Francesco Di Sciacca

    Mi piaciuto tantissimo

    il pellegrinaggio a Roma. Forse i giorni sono

    stati un po pochi, ma

    stare con gli amici fuori casa stato davvero

    fantastico. E stato bello

    visitare tutte le chiese, fare foto, mangiare tu

    tti insieme. Le cose che

    pi mi hanno emozionato sono state: vedere il

    papa, piazza San Pietro,

    il colosseo, ma soprattutto stare in cima alla

    lta cupola vedendo tutto

    il panorama della fantastica citt. Mi sono

    molto divertita! Ciao da

    Martina Austoni.

    Sono Eleonora Panza di Gromlongo. Questa gita a Roma mi piaciuta molto e mi sono divertita tantissimo. Il Don e voi catechiste siete stati bravissimi con noi e sempre disponibi-li. stata unesperienza favolosa che non mi sarei aspettata, infatti mi ha stupito molto. Le opere che mi sono piaciute di pi sono tre: il Colosseo per la sua grandezza (avrei vo-luto visitarlo anche allinterno); piazza San Pietro per la sua spettacolare bellezza religiosa; la Cupola di S. Pietro, (allinterno per la sua struttura, per la bellezza rappresen-tata dalle opere che la ricoprono; allesterno per la visuale che si affaccia su piazza S. Pietro e tutta Roma). Ma a dirla tutta, tutte le opere visitate mi hanno entusiasmato! Grazie, a presto Eleonora.

    Laura Baracchetti: il giorno che mi piaciuto di pi stato lulti-mo, perch, anche se eravamo tutti tirati perch dovevamo tornare alle nostre case e quindi alla vita di sempre, per me stato un ri-cordo che mi porter dietro. Ora vi racconto cosa mi successo di tanto entusiasmante. Dopo essere partiti e aver lasciato il nostro ho-tel, siamo arrivati in piazza San Pietro. Adesso arriva il bello della giornata. Quando siamo scesi dalla cupola siamo andati a celebrare la messa nellaltare laterale della basilica, dedicato a San Giuseppe e mentre mi stavo sedendo il don mi dice: e io sono andata a non ho subito realizzato il concetto che stavo facendo il chierichetto nella Basilica di San Pietro, nella chiesa pi importante del mondo. Ma non finita qui, perch dopo la messa il don mi ha chiesto di andare con lui in sagrestia e io lho seguito, e siamo stati accompagnati da un maggiordomo, il quale continuava a farci strada tra la gente che si voltava a guardare chi passava, fino ad arrivare nella sagrestia. In quel momento mi sono sentita importante; quando siamo entrati e stavo posando il calice il Monsignore addetto mi ha chiamato reverendo, mentre il don sor-rideva; ho anche visto dei cardinali e i chierichetti del papa. Ma una cosa bella stata vedere dei preti che al-cuni giorni dopo ho visto alla televisione e continuavo a dire io li ho visti quelli

    Sono Elisa. Per me que-sta esperienza stata molto in-teressante: le chiese, le basiliche e le cattedrali erano stupende e non avevo mai visto cose del genere; don Giuseppe spiegava molto bene questi monu-menti e mi piaciuta un sacco la Cappella Sistina. Inoltre mi sono divertita il secondo giorno quando abbiamo passato tutto il pomeriggio camminando per la citt visitando edifici e monumenti spettaco-lari. Insomma, questa esperienza stata una delle pi belle della mia vita, se non la pi bella, e questi 4 giorni sono stato a dir poco fantastici... lunica cosa che mi fa stare male il fatto che non rica-piter pi una vacanza cos con i propri amici, ma sono felice di averla vissuta.Grazie di tutto (anche per avermi aiutato quando avevo mal di pancia).

    il panorama della fantastica citt. Mi sono

    molto divertita! Ciao da

    Martina Austoni. il panorama della fan

    tastica citt. Mi sono molto divertita! Ciao d

    a

    Martina Austoni. il panorama della fan

    tastica citt. Mi sono molto divertita! Ciao d

    a

    Sono Eleonora Panza di Gromlongo. Questa gita a Roma mi piaciuta molto e mi sono divertita tantissimo. Il Don e voi

    Sono Eleonora Panza di Gromlongo. Questa gita a Roma mi piaciuta molto e mi sono divertita tantissimo. Il Don e voi

    Sono Eleonora Panza di Gromlongo. Questa gita a Roma mi catechiste siete stati bravissimi con noi e sempre disponibi-

    piaciuta molto e mi sono divertita tantissimo. Il Don e voi catechiste siete stati bravissimi con noi e sempre disponibi-

    piaciuta molto e mi sono divertita tantissimo. Il Don e voi li. stata unesperienza favolosa che non mi sarei aspettata,

    catechiste siete stati bravissimi con noi e sempre disponibi-li. stata unesperienza favolosa che non mi sarei aspettata,

    catechiste siete stati bravissimi con noi e sempre disponibi-infatti mi ha stupito molto. Le opere che mi sono piaciute

    li. stata unesperienza favolosa che non mi sarei aspettata, infatti mi ha stupito molto. Le opere che mi sono piaciute

    li. stata unesperienza favolosa che non mi sarei aspettata,

    La Lettera[13]febbraio 15

    Francesco Di Sciacca

    Sono Elisa. Per me que-sta esperienza stata molto in-

    Sono Elisa. Per me que-sta esperienza stata molto in-

    Sono Elisa. Per me que-

    Grazie di tutto (anche per avermi aiutato quando avevo mal di pancia).

  • La Lettera [14] febbraio 15

    [A cura di Vanessa]Un solo corpo un solo spirito

    Questi 3 incontri durante lAv-vento sono stati per noi un modo per incontrare il Signore nella quotidianit di una casa, di una famiglia accogliente che ha saputo spalancare le porte ai fratelli; questo ci ha fatto sentire comunit viva e ci ha fatto ca-pire che il Signore veramente pi concreto di quello che pen-

    siamo. Cos, a volte, labbiamo incontrato in un sorriso, in un ricordo, in una preghiera, in un canto insieme.E quella sedia che, casualmente, ogni sera restava vuota ha dato verit alla frase Perch dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro.

    Stefania e Fabio (Carosso)

    Vorrei trasmettere alcune im-pressioni sulla catechesi fatta dai nostri giovani in una del-le case del nostro paese. Al primo impatto viene da chie-dersi Cosa ci faccio io qui? Cosa possono insegnarmi dei ragazzi cos giovani che io gi non so?, ma nonostante ci ho voluto vivere questa esperien-

    Il Vescovo Francesco scrive nella Lettera Donne e uomini capaci di Eucarestia:

    Leggiamo qui alcune impressioni dei partecipanti.

    La forma eucaristica della Chie-sa quella del corpo. Nella se-conda preghiera eucaristica, il presidente prega con queste pa-role: Ti preghiamo umilmente: per la comunione al corpo e al sangue di Cristo, lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo. Lo scopo dellEucaristia dun-que di trasformare quellassem-blea in un solo corpo e un solo spirito, il Corpo e lo Spirito del Crocifisso Risorto. Il corpo sa-cramentale di Cristo, diventa un Corpo esistenziale e storico. Non difficile immaginare cosa si-gnifichi questo, rispetto ad ogni forma di individualismo, di di-visione, di ostilit, di diffidenza, di indifferenza nella Chiesa e da parte della Chiesa.La preghiera ricorrente nellEu-caristia quella per lunit della

    Chiesa: non ununit funzionale al potere, ma alla testimonianza dellamore di Dio, manifestato in Cristo Signore. ununit che non mortifica i doni diver-si, i carismi, le vocazioni, le condizioni esistenzial i , le esperienze spirituali, anzi si arricchisce e vive di tut-te queste. ununit generata dallamore e vivente testimonianza di amore, capace di raggiungere tutti gli uomini, come lamore di Cristo. Il peccato di ogni battezzato, di-venta in qualche modo il peccato di tutta la Chiesa, una deforma-

    zione del corpo di Cristo; la gra-zia e il bene di ogni battezzato grazia e bene di tutta la Chiesa.

    I tempi della comunit eu-caristica di-ventano quelli delle relazioni familiari, del lavoro che c e che manca, dei rapporti di vicinato che non vogliamo rassegnarc i a consegna-

    re allassoluto anonimato, della dedizione e della responsabilit per il territorio. Il tempo di que-ste esperienze, pu assumere un valore eucaristico non solo in termini personali, ma anche co-munitari.

    Dunque, unit e diversit, unit nella diversit.Lesperienza dei gruppi di preghiera e catechesi iniziata con lAvvento in 7 case e continuata a gen-naio in 8 grazie alla disponibilit di alcuni animatori, ci ha fatto sperimentare la verit di ci che il Vescovo scrive e che troviamo anche nella Sacra Scrittura. Giorni e luoghi diversi, ma con quello spirito di unit che ha fatto sentire una sola famiglia le 110 persone che hanno partecipato. Set-tanta di loro hanno portato settanta lampade nella notte del Natale, scandendo i momenti della Veglia e della celebrazione eucaristica.

  • La Lettera [15]febbraio 15

    za. Pensavo che questi ragazzi potessero trasmettere poco dal punto di vista della cate-chesi, ed invece Vi dico che lesperienza stata davvero positiva e il fatto che sia stata organizzata dai nostri giovani ha reso ancora pi belli gli in-contri.Noi, i giovani di un tempo, sia-mo soliti dire che non si prega pi come una volta: forse vero, ma ritrovarsi in una casa, in un ambiente cos domestico, mi ha riportato a quando ero bambina e ricordato quando i miei non-ni ci raccontavano che ai loro tempi la famiglia si ritrovava nella stalla, allora lambiente pi caldo nelle serate invernali, tutti insieme per raccontarsi la giornata e per pregare.Non si prega pi come una vol-ta, eppure in questi incontri ho respirato latmosfera raccon-tata nelle storie dei miei non-ni quindi ho pensato che forse non poi cos vero e che se an-che lo fosse, ci non detto sia un male.Pregare, fare la catechesi con i giovani stato bellissimo: ve-dere come pregano mi ha fatto riflettere su come preghiamo spesso noi adulti. Mi sono detta che non vero che non si prega pi, che non vero che i giovani sono lontani da noi: semplice-mente sono diversi i tempi e i modi. Forse oggi i giovani che hanno fede sono pi pochi ri-spetto ad anni fa, ma quelli che credono hanno per me una fede pi forte!Noi adulti spesso e volentieri preghiamo per abitudine; i no-stri giovani pregano diversa-mente da noi, mi trasmettono una preghiera molto pi pro-fonda e una fede molto meno vacillante di chi abituato.

    Ben venga quindi il non si prega pi come una vol-ta: una volta passato, il presente ora. E i giovani hanno bisogno di fiducia, anche nel loro modo di porsi nella fede Perch questi incontri mi han-no dimostrato quello che sono in grado di fare! E stata unesperienza emozionante, da rivivere e da rifare Quante cose abbiamo imparato da loro!

    Margherita (Al Forno)

    Gli incontri di preghiera sono stati una bella occa-sione per condividere sto-rie ed esperienze di vita famigliari e personali e per ritrovare nella testimo-nianza degli altri limpor-tanza della fede in Ges, che nato per noi.

    Elena Paganelli (Beita)

    La nostra comunit acco-glie il periodo dellAvvento con le riflessioni, lascolto della Parola di Dio, la testi-monianza e soprattutto la preghiera.Le animatrici, Francesca e Tabita, sulla base della loro esperienza e dei loro ta-lenti, ci hanno proposto di vivere insieme nellascol-to, nella comunione, nel perdono e nella preghiera. Ritornare ad essere come i primi cristiani nella risco-perta che Dio dolcezza e amore, vivendo la vita con attenzione e consapevo-lezza, nel rispetto di una societ che per certi aspet-ti non riconosce o non vive pi quei sentimenti ritenuti ormai superati dalla storia e dal progresso.

  • La Lettera [16] febbraio 15

    Il nostro esempio e i nostri valori devono prima continuare a vi-vere nella famiglia, come Chiesa domestica, nei gesti e nei sim-boli quotidiani, non nasconden-doci ma cercando di produrre buoni frutti operosi.E Natale, Ges la Via, la Veri-t e la Vita: per tutti la nostra luce; ascoltiamolo per riscoprire con gioia, crescere e sperare.

    Carletto Mangili (Beita)

    Incontri per rafforzare le mura della nostra casa (comunit) che ha tanto bisogno di perso-ne che sincontrano, che pre-gano per il futuro della nostra parrocchia. Questultima in-fatti come una casa dove tutti devono dare ed attingere per crescere insieme.E stato bello vedere persone di ogni et partecipare a que-sti incontri, ascoltando gli altri, condividendo i problemi, ri-schiarando i dubbi e pregando per crescere insie-me.

    Lucia Previtali (Carosso)

    Sono stata presen-te al gruppo di pre-ghiera di Brocchio-ne solo un gioved sera perch, a cau-sa dei turni di lavo-

    ro, sono stata costretta a partecipare alle serate in case diverse.Il momento di preghiera di questo gruppo stato particolarmente raccolto e meditato; ci sono stati i canti e la lettura del li-bretto guida con una ri-flessione degli animatori del gruppo: il sig. Antonio stato molto profondo ed in alcuni tratti anche un

    po difficile ma la sig.ra Ivana intervenuta con spiegazioni ed esempi pi semplici ed im-mediati. C stato poi anche un momento di confronto e di dialogo tra le persone pre-senti che per, a mio avvi-so, durato poco; c sta-to solo un accenno mentre sarebbe stato ancora pi bello ed interessante ri-portare il tema della sera-ta allinterno della nostra quotidianit.Complessivamente per limpressione di questo gruppo stata positiva: il clima raccolto ha consen-tito di vivere pi internamen-te il momento, e la presenza di una persona preparata a guidare la meditazione ha aiutato nellapprofondimento del testo.

    Ivonne Frigeni

    Il caldo abbraccio del calore di

    una casa, la fievole luce di una lanterna accesa, laccoglien-te atmosfera di una musica che accompagna, un grande tavolo dove pregare, raccon-tare, ascoltare, condividere: queste sono le immagini che sono rimaste dette tre serate di incontro nelle famiglie.Ritrovarsi insieme per prega-re mettere al centro della preghiera la quotidianit di una famiglia che molto as-somiglia alla quotidianit di tutte le nostre famiglie vuol dire raccontarci, confrontarci, ascoltarci; vuol dire mette-re nella preghiera riflessio-ni, pensieri, dubbi, doman-

    de, preoccupazioni; vuol dire parlare delle nostre casa, delle nostre famiglie, della nostra Chiesa, dei nostri sa-cerdoti. Cos i pensieri diven-tano preghiera anche quando questultimi sembrano fuori argomento.Forse tre serate possono solo essere linizio di un cammino, ma noi in cammino ci siamo messi ed stato davvero pia-cevole.Non dimentichiamo poi che le torte di Maria sono sempre state ottime e ci hanno aiuta-to a concludere le serate in al-legria prima della buona notte.

    Gruppo Brocchione

  • La Lettera [17]febbraio 15

    [A che punto siamo?]Casa di Comunit

    I permessi (Soprintendenza, Curia di Berga-mo, Comune) ci sono tutti (non stata ope-razione semplice n immediata).

    I soldi non ci sono tutti, anzi! Abbiamo come base 110.000,00 euro della

    vendita del terreno di Montebello; si aggiun-gono 75.000,00 (met del finanziamen-to C.E.I che verr dato allinizio dei lavori); speriamo di poter concludere la vendita del terreno di Via Longoni (Comune Almenno S.B.) per portarci a casa il doppio di quello gi venduto.

    Cos avremmo di che partire (La Curia chiede che ci sia almeno il 20% della spesa totale) avendo quasi met dellimporto. E sarebbe bellissimo.

    La Commissione Casa proporr poi le diver-se modalit con cui contribuire da parte di singoli, famiglie, Ditte, Istituzioni(quota annuale, prestiti, donazioni, testamenti) sapendo bene che tutto ci che abbiamo si-

    stemato in questi anni (con questi importi avremmo potuto costruire alcune case di Co-munit) stato pagato grazie alla generosit di tutti e alle tante iniziative realizzate.

    Dovremo poi sicuramente aprire un mutuo che impegner la Parrocchia almeno otto anni.

    Il Consiglio Affari Economici ha inviato alcu-ne lettere alle Ditte Edili presenti sul terri-torio (valutando la disponibilit di persone e mezzi, vista lentit dellintervento) perch possano presentare le proposte dappalto (entro met febbraio).

    Cos si spera di partire con i lavori entro le-state 2015 (anche perch il contributo C.E.I decadr improrogabilmente se entro otto mesi dalla comunicazione non saranno ini-ziati i lavori, ai sensi dellart. 7, quinto com-ma del Regolamento).

    Su tutto, siamo decisamente convinti che la Provvidenza ci dar una mano.

    Il titolo di una Lette Rina di gennaio diceva: Santa Lucia a Gennaio, riferendosi allo stanziamento di 150.000 che la Conferenza Episcopale Italiana (C.E.I.) ha fatto per la nostra Casa di Comunit. Ma quale il punto della situazione?Lo riassumiamo cos:

  • La Lettera [18] febbraio 15

    Anche il tema di Quaresi-ma-Pasqua ispirato dalla lettera pastorale del nostro vescovo: Donne e uomini ca-paci di Eucaristia. In partico-lare in questo tempo lazione messa in risalto quella dello spezzare insieme il pane, me-moriale dellultima cena con Ges e gesto concreto di con-divisione fraterna.Spezzavano il pane la frase estrapolata dal testo degli Atti degli Apostoli (2,42-47) che viene intrecciata con litine-rario di Quaresima e Pasqua. Essa evoca la dimensione co-munionale del vivere evan-gelico: lEucaristia rende pos-sibile la comunione dei cuori e dei corpi, mentre si celebra tale comunione visibile e possibile. La preghiera ricor-rente nellEucaristia quella per lunit della Chiesa: non ununit funzionale al potere, ma alla testimonianza della-more di Dio, manifestato in Cristo Signore. ununit che non mortiica i doni diversi, i

    carismi, le vocazioni, le condi-zioni esistenziali, le esperienze spirituali, anzi si arricchisce e vive di tutte queste. ununit generata dallamore e vivente testimonianza di amore, ca-pace di raggiungere tutti gli uomini, come lamore di Cristo.

    Il peccato di ogni battezza-to, diventa in qualche modo il peccato di tutta la Chiesa, una deformazione del corpo di Cri-sto; la grazia e il bene di ogni battezzato grazia e bene di tutta la Chiesa (Francesco Beschi, Donne e uomini capaci di Eucaristia, 2014).Ripetere la frase Spezzavano il pane... permette di rileggere

    tutta la vicenda di Ges ino al suo compimento. Il suo corpo oferto alla tavola di Gerusa-lemme e sulla croce al Calva-rio lo stesso in fasce che da poco abbiamo contemplato a Betlemme. I cristiani impara-no da Ges a spezzare il pane

    ainch nella loro vita si com-pia il miracolo della condivi-sione che moltiplica i pani e i pesci. I cristiani spezzano il pane per dare vita alla comu-nione dei cuori e dello stesso unico pane si nutrono per di-ventare ci che mangiano, per rinascere nello Spirito nuove donne e nuovi uomini, capaci di Eucaristia.

    Titolo Titolo Titolo[Quarta TappaQuaresima-Pasqua]

    Un cuor solo e unanima sola... alla stessa tavola

    Vivi con entusiasmo e impegno lEucarestia domenicale, non solo come un precetto, ma con la gioiosa consapevolezza che Io, il Vivente, sono sempre con te.

    E allora la domenica sar veramente il giorno del Signore, della comunit, delluomo.Non lasciarti rubare la comunit e lamore fraterno.

    E a prezzo della passione e della morte di Ges che ancora oggi possiamo sentirci figli amati e fratelli fra noi, condividendo lunico Pane di Vita.

    [IL RIFERIMENTO ALLICONA BIBLICA DI ATTI]

  • La Lettera [19]febbraio 15

    MERCOLED CENERI Matteo 6,1-6.16-1 Una tavola per iniziare 1 DI QUARESIMA Marco 1,12-15 Una tavola per la sobriet 2 DI QUARESIMA Marco 1,12-15 Una tavola per contemplare 3 DI QUARESIMA Giovanni 2,13-25 Una tavola per condividere 4 DI QUARESIMA Giovanni 3,14-21 Una tavola inondata di luce 5 DI QUARESIMA Giovanni 12,20-33 Una tavola per offrire DOMENICA DELLE PALME Marco 11,1-10 Una tavola per Ges GIOVED SANTO Giovanni 13,1-15 Una tavola per essere fratelli VENERD SANTO Giovanni 18,1-19,42 Una tavola per il sacrificio PASQUA Matteo 28,1-10 Una tavola per il pane nuovo

    Il tema di questa Quaresima-Pasqua invita tutta la diocesi a mettere al centro la celebrazione eucaristi-ca, cogliendone anche quegli aspetti concreti, umani, quotidiani che la legano alla vita di ciascuno. Lim-magine della tavola (coperta da una tovaglia o al cui centro posto un paniere) limmagine ricorrente. La tavola il luogo deputato al mangiare, un mangiare umano che solleva da terra il cibo per portarlo vicino alla bocca, ma anche per allargare lo sguardo sugli al-tri commensali. Il cibo intrecciato da sguardi e parole diventa nutrimento non solo per il corpo, ma anche per lanima, si svela veicolo di relazione.Il 2015 anche lanno del grande evento dellExpo che ci vede particolarmente vicini e coinvolti. Si tratta di unoccasione di incontro e di conoscenza, di scambio e di apertura sul mondo che ci sorprender e potr rendere le nostre comunit pi ricche, pi fraterne. Inoltre i Cre questa estate vivranno appieno il tema del mangiare e sicuramente coinvolgeranno le loro famiglie in questa incredibile avventura.

    [MYSTERIUM: I COLORI DELLA PASQUA]Nelle pagine seguenti sono presentate le opere esposte in Chie-sa Parrocchiale dellartista Cosetta Arzuffi che accompagnano il cammino di Quaresima.

    [LIMMAGINE DEL PANE E DELLA TAVOLA]

    [LE SCANSIONI DELLE SETTIMANE]Ogni settimana/domenica di Quaresima e Pasqua si cerca-propone una tavola per....Linvito quello di sedersi alla tavola di Ges per imparare a mangiare (e a vivere) da fratelli nella riconoscenza e nella condivisione.

  • Mysterium: ricordare il mistero della passione. Ricor-dare significa letteralmente ri-dare al cuore, cio mettere nel cuore, metterci il cuore. Passioneinvece una parola che raccoglie due poli estremi: passione la sofferenza pi atroce, passione lamore pi bruciante. Il mysterium ne il segreto e lenergia. Ricordare Ges che muore, solo, nudo, nellangolo pi misero dellimpero - mentre a Roma, capitale politica, si gestisce il potere e ad Atene, capitale culturale, si elabora il pensiero - spinge a cambiare prospettiva di visuale: non ci che tramo (Roma) o ci che escogito (Atene) ma solo la passione che met-to in gioco d senso alla storia e alle mie storie, anche se si compie nel buio di un angolo remoto (Gerusalemme). I colori e i simboli di queste opere di Cosetta Arzuffi, come sistole e diastole di un cuore palpitante, ci prendono per mano per farci camminare nella via santa della passio-

    ne: introdotti dalla porta del dolore, sbirciamo alla fine-stra del cenacolo, ci accostiamo con le vertigini al baratro degli inferi, veniamo illuminati dalla pallida luce dellalba che accarezza la pietra spostata del sepolcro, per ritrovar-ci davanti alla porta del nostro cuore, chiusa dal di dentro come quella del cenacolo, attraverso la quale il Crocifis-so Risorto passa, lasciandola chiusa. Sta a noi decidere di aprire quella porta. lopzione fondamentale della libert, la nostra dignit di figli di Dio. La stessa sinfonia della passione viene intonata da Pilato con voce greve, Ecco luomo!, ed ha il suo culmine nel canto sussurrato dellan-gelo del mattino di Pasqua: Non abbiate paura! Non pi qui: risorto!. Dentro questa passione ci sta lenigma delluomo, il problema serio della vita: Adamo sal sullal-bero del bene e del male per andare contro Dio; Cristo sale sullalbero della croce per andare incontro alluomo.

  • Cosetta Arzuffi nata a Zanica (BG) ed figlia darte. Si accosta infatti giovanissima alla pittura nellatelier dello zio paterno Pasquale Arzuffi che la indirizza alla compo-sizione classica. Dopo gli studi professionali frequenta corsi di disegno figurato presso lIstituto Marangoni di Milano diplomandosi nel 1963. Prosegue la sua forma-zione artistica sotto la guida del maestro Luigi Arzuffi e del pittore Piero Urbani. Apprende larte dellincisione dal pittore Ignazio Nicoli. Frequenta inoltre corsi di pittu-ra antica, restauro pittorico e ligneo. Dal 1970 partecipa alla vita artistica con numerose mostre personali e col-lettive sia in Italia che allestero. Le sue opere figurano in raccolte pubbliche e private in Italia, Francia, Inghilterra, Svizzera, Olanda, Belgio, Canada, Giappone e Austra-lia. E presente anche in molte chiese, con opere di arte sacra dal carattere fortemente simbolico. Dal 1985 ad

    oggi si dedicata agli studi di ricerca sulla luce, sul colo-re e sullespressione simbolica del pensiero. Di lei hanno scritto numerosi critici in Italia e allestero. Vive e lavora a Bergamo.

  • La Lettera [22] febbraio 15

    [MERCOLED DELLE CENERI, 18 FEBBRAIO] ore 9.00 e ore 20.30: Celebrazioni Eucaristiche con imposizione delle ceneri

    (Beita 16.30) ore 15.00: Confessioni e imposizione delle Ceneri per ragazzi

    [CONFESSIONI]Allinizio dellitinerario quaresimale e vicino al Triduo Pasquale celebreremo lincontro con la Misericordia. Sabato 14 febbraio, ore 15.45: Ragazzi alla Beita Mercoled 18 febbraio, ore 15.00: Ragazzi in Chiesa Parrocchiale Venerd 20 febbraio, ore 20.30: Giovani e Adulti Mercoled 25 marzo, ore 15.00: Ragazzi in Chiesa Parrocchiale Sabato 28 marzo, ore 15.45: Ragazzi alla Beita Luned 30 marzo, ore 20.30: Adolescenti con il Vicariato a Palazzago Marted 31 marzo, ore 20.30: confessioni Comunitarie in Chiesa Parrocchiale Sabato 4 aprile dalle 15.00 alle 19.00: per tutti in Chiesa Parrocchiale

    [VIA CRUCIS] ogni giorno, ore 15.00 in Chiesa Parrocchiale ogni venerd, 20.30 in Chiesa Parrocchiale animata da alcuni gruppi di catechesi

    (alla Beita ore 20.00, come nelle date sotto e anche il 27 marzo)

    Venerd 20 febbraio: Terza Media (con possibilit di confessioni) Venerd 27 febbraio: Seconda Media Venerd 6 marzo: Prima Media Venerd 13 marzo: Quinta Elementare Venerd 20 marzo: Quarta Elementare

    Luned 23 marzo: Via Crucis con i gruppi missionari del Vicariato, ore 20.30 ad Almenno S.B. Venerd Santo, 3 aprile: Via Crucis itinerante

    partendo dalla Chiesa Parrocchiale e salendo alla LongaLa regia affidata ai giovani che coinvolgeranno la diverse realt associative della comunit(Alla Beita viene proposta con Gromlongo)

    [CONVEGNO MISSIONARIO RAGAZZI] Domenica 1 marzo, ore 8.30-17.00, Cattedrale S. Alessandro, Citt Alta

    Partecipano 4 e 5 elementare e 1 media

    [CATECHESI ADULTI E GIOVANI]Un percorso sul cammino spirituale di Santi, con le comunit dellUnit Pastorale. Dopo le tre A, le tre T, le tre C e le tre S arriviamo alla M di Monoteismo: Dio nellIslam (don Massimo Rizzi). Marted 3 marzo Oratorio di Barzana Dio nellEbraismo (Mons. Patrizio Rota Scalabrini) Marted 10 marzo Oratorio di Palazzago Dio nel Cristianesimo (don Giovanni Gusmini) Marted 17 marzo Oratorio di GromlongoGli incontri iniziano alle 20.30

    [RITIRI] Domenica 1 marzo: Bambini e Genitori Prima Confessione Domenica 8 marzo: Bambini e Genitori Prima Comunione Domenica 16 marzo: Ragazzi e Genitori Cresima

    (dalle 9.15 alle 16.30 per ragazzi; dalle 15.00 anche i genitori)

  • La Lettera [23]febbraio 15

    [DOMENICA DELLE PALME, 29 MARZO] ore 10.00: Benedizione ulivi, corteo e celebrazione eucaristica

    I ragazzi della catechesi con i catechisti, dopo la messa, passeranno di casa in casaper portare lulivo benedetto (cos anche alla Beita, sabato 28 aprile)

    [GIOVED SANTO, 2 APRILE] ore 20.30: Celebrazione della Cena del Signore con il gesto della lavanda dei piedi

    I ragazzi porteranno le offerte per le Missioni raccolte nel paniere-salvadanaio Adorazione allaltare della reposizione fino a mezzanotte

    [VENERD SANTO, 3 APRILE] ore 9.00: Lodi ore 10.30: Preghiera allaltare della reposizione per ragazzi e chierichetti (seguono le prove) ore 11.00: Preghiera allaltare della reposizione per adolescenti ore 15.00: Memoria della Morte del Signore ore 20.30: Via Crucis itinerante partendo dalla Chiesa Parrocchiale e salendo alla Longa

    (alla Beita Via Crucis con Gromlongo)

    [SABATO SANTO, 4 APRILE] ore 15.00: Benedizione delle uova in Chiesa Parrocchiale

    (dalle 13.30 decorazione uova in oratorio) ore 22.00: SOLENNE VEGLIA PASQUALE

    [PASQUA DI RISURREZIONE, DOMENICA 5 APRILE] Messe da orario festivo ore 17.30: Vespri Solenni

    [SETTIMANA DELLADDOLORATA, 20 27 MARZO] Gruppi nelle case da luned a mercoled, ore 20.30 Celebrazioni Eucaristiche con riflessione: da mercoled a venerd, ore 9.00 Venerd 20 marzo, ore 20.30: Presentazione restuaro Addolorata e Stabat Mater di Pergolesi Venerd 27 marzo, ore 20.00: Messa e Processione con il simulacro dellAddolorata

    [PROPOSTE] Libretto per la preghiera in famiglia (si pu ritirare nelle chiese) Cartoncino con preghiera e impegno per ragazzi Adorazione eucaristica in chiesa parrocchiale ogni domenica dalle 17.00 alle 18.00: via crucis quotidiana (ore 15.00). Evangeliario allingresso della chiesa e libro per riflessioni, preghiere Raccolta economica per missioni diocesane e Terrasanta (per i ragazzi, nel paniere-salvadanaio) Riflessione-preghiera con gli Adolescenti (luned in chiesa, ore 20.15) Canto guida: Re di gloria

    [I SACRAMENTI] Dalla Pasqua scaturiscono i Sacramenti della Chiesa che celebreremo cos: Domenica 12 aprile: ore 15.00, Prima Riconciliazione Domenica 3 maggio: ore 10.30 ,Cresima

    (Raduno cresimandi vicariato con il Vescovo a Pontida, Domenica 19 aprile, ore 15) Domenica 17 maggio: Battesimi, ore 10.30 Domenica 24 maggio: Prima Comunione, ore 10.30

  • La Lettera [24] febbraio 15

    2015: anno della vita consacrata

    Svegliate il mondo! Illumina-telo con la vostra testimonian-za profetica e contro corrente.

    E lesortazione del Papa aprendo lAnno della Vita Con-sacrata, da lui indetto, a 50 anni della promulgazione del decreto conciliare Perfectae caritatis sul rinnovamento della vita religiosa. Francesco, nel messaggio letto nella Ba-silica Vaticana, si stringe in un abbraccio reciproco alle consa-crate e consacrati, mostra la bellezza e la preziosit di que-sta peculiare forma di sequela

    Christi, rappresentata - spie-ga - da tutti coloro che hanno deciso di lasciare ogni cosa per imitare Cristo pi da vici-no mediante la professione dei consigli evangelici. Guardando alle tante iniziative che sa-ranno attuate in ogni parte del mondo, il Papa esorta alla te-stimonianza luminosa indican-do, ancora una volta, tre parole programmatiche: Essere gio-iosi, ovvero mostrate a tutti che seguire Cristo e mettere in pratica il suo Vangelo riempie il cuore di felicit. Essere corag-giosi perch - scrive - chi si

    sente amato dal Signore sa di riporre in Lui piena fiducia, po-tendo come i vostri fondatori aprire vie nuove di servizio al regno di Dio. Terzo punto es-sere donne e uomini di comu-nione. Siate instancabili co-struttori di fraternit - sprona - specialmente nei confronti dei pi poveri, mostrate che la fraternit universale non unutopia, ma il sogno stesso di Ges per lumanit intera.

    Modelli di vita, testimoni, punti di riferimento per le comunit par-rocchiali: i religiosi e le religiose sono tutto questo e molto di pi. Lanno dedicato alla vita consa-crata si aperto anche a Berga-mo con una veglia il 30 novembre e, come ha suggerito il vescovo di Bergamo Francesco Beschi, rap-presenta unoccasione per pen-sarci, per vedere cosa succede. Come vediamo oggi la vita consa-crata nelle nostre parrocchie? Che genere di sguardo posiamo sui religiosi, che cosa pensiamo del loro ruolo nelle nostre comunit? Lindagine parte dal Consiglio pa-

    storale diocesano, attraverso un questionario, elaborato da unap-posita Commissione, ed esteso alle parrocchie per cogliere alcuni elementi di unesperienza di incon-tro. In generale, i dati che riguarda-no la realt bergamasca parlano ancora di ricchezza: ci sono in diocesi 1872 consacrate, presenti in 153 comunit, distribuite in 42 famiglie religiose o congregazioni. Il quadro diventa pi complicato se guardiamo la loro et: solo 76 hanno meno di 50 anni, 62 tra 50 e 60, 193 tra 61 e 70, 466 tra 71 e 80, ben 897 hanno superato gli 80 anni. Sono ancora molti, come ha chiarito al consiglio pastora-le diocesano suor Gemma Bo-schetto, i compiti e i servizi di cui queste donne si incaricano: dalle scuole alle collaborazioni in par-rocchia, dallattenzione alle donne in difficolt (in carcere, accanto alle vittime della tratta) alla pa-storale sanitaria, dalla vicinanza ai poveri allattenzione ai migranti.

    I monasteri di clausura sono 10 e accolgono 143 monache di 5 or-dini: Benedettine, Francescane, Domenicane, della Visitazione e Carmelitane. Ci sono poi 13 istituti secolari, due dei quali maschili, che hanno in tutto 135 membri, e lor-do virginum, che comprende otto consacrate pi due in formazione. I religiosi sono 218 in tutto, suddi-visi in 18 istituti maschili. Certo, sono molte le difficolt e le fatiche, ma ci sono anche nuove sfide da accoglier e tra le pi im-portanti sicuramente quelle della vita fraterna, della collaborazione con i laici e dellattenzione ai po-veri. Un dato certo: Quello della vita consacrata -ha sottolineato il vescovo- non un mondo a par-te, ma riguarda tutti. Parlando dei consacrati parliamo di noi, delle nostre comunit. Questo ci fa ca-pire quanto sia importante que-sta presenza che rappresenta un dono e un segno preziosi.

  • La Lettera [25]febbraio 15

    Il logo dellanno dedicato esprime lorizzonte della vita consacrata: Una colomba sostiene sulla sua ala un globo poliedrico, mentre si adagia sulle acque da cui si levano tre stelle, custodite dallaltra ala. [La colomba sulle acque] La colomba, planando su un mare gonfio di vita inespressa, richiama la fecondit paziente e fiduciosa, mentre i segni che la circondano rivelano lazione creatrice e rinnovatrice dello Spirito. La colomba evoca altres la consacrazione dellumanit di Cristo nel battesimo. [Le acque]Formate da tessere di mosaico, indicano la complessit e larmonia degli elementi umani e cosmici che lo Spirito fa gemere secondo i misteriosi disegni di Dio (cf Rom 8, 26-27) perch convergano nellin-contro ospitale e fecondo che porta a nuova creazione. Tra i flutti della storia la colomba vola sulle acque del diluvio (cf Gn 8, 8-14). [Le tre stelle]Ricordano lidentit della vita consacrata nel mondo come confessio Trinitatis, signum fraternitatis e servitium caritatis. Esprimono la circolarit e la relazionalit dellamore trinitario che la vita consacra-ta cerca di vivere quotidianamente nel mondo. Le stelle richiamano anche il trino sigillo aureo con cui liconografia bizantina onora Maria, la tutta Santa, Madre di Dio, prima Discepola di Cristo, modello e patrona di ogni vita consacrata.[Il globo poliedrico]Il piccolo globo poliedrico significa il mondo con la variet dei popoli e delle culture, come afferma Papa Francesco (cf EG 236). Il soffio dello Spirito lo sostiene e lo conduce verso il futuro: invito ai consacrati e alle consacrate a diventare portatori dello Spirito (pneumatophroi), uomini e donne autenticamente spirituali, capaci di fecondare segretamente la storia (VC 6).

  • La Lettera [26] febbraio 15

    [Sorpresa]Artefede

    Pu essere questa la sintesi del primo appuntamento con Artefede di Domenica 25 gen-naio.Sorpresa per il numero dei partecipanti- pi di cento- che si sono dati appuntamento alle 16.00 davanti al Monaste-ro di Pontida.Sorpresa per la visita ad un luogo cos vicino eppure mai conosciuto cos.Sorpresa per la testimonian-za che il monaco Manuel, la guida, ha dato, intrecciata alla visita del Basilica e del Mona-stero.Cos, di sorpresa in sorpresa ci siamo immersi nellatmosfe-ra severa eppure accogliente della Basilica, sorretta da otto pilastri in pietra (dei dodici di quella antica), sotto lo sguardo benedicente del Cristo Pan-tocrator, mosaica del 1944. Il coro, luogo importante per la preghiera e il canto dei Mo-naci e la mensa (sotto la qua-le sono collocate due lastre di pietra dellantica tomba di S. Alberto da Prezzate, fondatore di Pontida nellXI secolo; la pi grande con il Cristo nimbato in trono con larcangelo S. Mi-

    chele che offre su un mantile lanima di S. Alberto; a sinistra S. Benedetto, S. Giacomo e di nuovo S. Alberto; la pi piccola raffigura una psicostasi o pe-satura delle anime).Poi la sagrestia, tutto un invito al silenzio e alla preparazione delle azioni liturgiche, a parti-re dalla scritta sopra la porta dingresso: Probet se ipsum homo (1 Cor 11,28), Luo-mo esamini se stesso.Il concetto della reden-zione domina tutto lam-biente rina-scimentale. In alto lEterno Padre, ai lati sopra le fine-stre lo Spirito Santo e lan-nunciazione, nella lunetta il Cristo morto, nel centro la-dorazione dei pastori, nelle finte nicchie S. Benedetto e S. Giustina a sinistra, S. Sebast iano e S. Cateri-na a destra. Nella volta in diciotto me-daglioni, due angeli, il precursore, gli apo-stoli con S. Paolo e gli evan-gelisti.

    Il passaggio nel chiostro supe-riore con venti arcate e venti pilastri in forme cinquecen-tesche e limmancabile pozzo centrale, ci avvia alla sala capi-tolare tutta in pietra, con ampio portale fiancheggiato da due eleganti bifore. Nella lunetta sopra la porta affrescato S. Benedetto tra i santi Mauro e Placido e con la leggenda Me-

    mor esto congregationis tuae (ricordati della tua famiglia). Nella regola che S. Benedetto

    Alberto da Prezzate, appartenente a unimportante e potente famiglia bergamasca di probabili origini lon-gobarde, fond labbazia nel 1076, inserendola, nella vasta rete conventuale che faceva capo a Cluny.Labbazia trae origine da un piccolo edificio ecclesiale dedicato a san Giacomo donato da Alberto assieme ad altri beni ai monaci cluniacensi. Aderente ai principi ri-formatori cluniacensi ne fu uno strenuo propugnatore in Lombardia dove fond anche labbazia di SantEgi-dio, XI secolo. Il monastero ebbe fin dalle origini un grande sviluppo, specialmente sotto la gestione di Ubaldo da Vimerca-te, inizi del XII secolo, che per la sua vicinanza politica al comune di Milano ne ebbe numerosi benefici tanto da potere essere ampliato nel 1118. Il periodo di decadenza del monastero inizi con le lotte tra i guelfi e i ghibellini che coinvolsero tutta la bergamasca, culminando nel grave danneggiamento subito per opera di Bernab Visconti nel 1373. Alla fine del XV secolo, 26 settembre 1491, il complesso fu affidato da papa Alessandro VI, in accordo con Vene-zia, ai monaci benedettini che si adoperarono fattiva-mente per la sua rinascita. Segu un nuovo periodo di sviluppo e di ampliamenti che port alla costruzione di nuovi locali, di due chiostri e della sala capitolare. Con il periodo napoleonico sub la soppressione e la con-seguente dispersione di beni e clero entrando cos in un nuovo stato di decadenza fino ai primi anni del XX secolo quando fu affidata nuovamente ai benedettini che ne curarono lo sviluppo materiale e liturgico.

  • La Lettera [27]febbraio 15

    regge aperta in mano leggia-mo Neque dissimulet abbas peccata delinquentium, sed mox ut coeperint oriri radicitus ea ut praevalet amputet. Ex Reg. cap. II (Labate non dissi-muli i peccati dei trasgressori, ma subito appena spuntano fuori, li recida decisamente alla radice). Chiara allusione alla specifica funzione della sala capitolare, dove labate deve caritatevolmente correggere i difetti morali dei monaci.Le strutture della sala e gli af-freschi che ladornano sono ancora cinquecenteschi. Sopra il seggio abbaziale abbiamo lAddolorata col Cristo morto, e con ai lati S. Giovanni e S. Be-nedetto, S. Maria Maddalena e S. Scolastica. Nel centro della volta domina il Cristo risorto, c i r c o n -dato da monocro-ma man-dorla di cherubi-ni. Sopra la fascia dellorna-to delle q u a t t r o pareti sono distribuiti i quattro evangelisti. La sala anche il cimitero monastico, sotto gli avelli del pavimento, custodi-sce le ceneri dei monaci. Le sorprese continuano nella Biblioteca dove le pareti sono ricoperte da scaffali pieni di libri che partono dallera della carta stampata. Nel 1740 Don Alberto Maz-zoleni da Caprino Bergama-sco (1695-1760) che ricopriva lufficio di priore claustrale, im-piant nello stesso monaste-ro una tipografia per potervi stampare il suo imponente

    catalogo della col-lezione numisma-tica Pisani-Correr da lui studiata an-tecedentemente, mentre soggiorna-va nei monasteri di Venezia e di Pado-va. Quei quattro stupendi volumi, finemente incisi, formano ancor oggi uno dei pi preziosi possessi della bi-blioteca pontidese, a causa delle dicitura del frontespizio che li dice stampati In mona-sterio Benedictino-Cassinate S. Jacobi Pontidae Agri Ber-gomatis Apud Joannem San-tinum Sumptibus Societatis anno MDCCXL.Fu proprio questa inusitata dicitura a richiamare su quei

    libri lat-tenzione dellallora delegato a p o s t o -lico ad Istambul, m o n s . A n g e l o Giuseppe Roncalli,

    il quale li rinvenne durante lul-tima guerra su una bancarella in riva al Bosforo e , dopo aver-ne fatto acquisto per la sua personale biblioteca, da Parigi, dove nel frattempo era stato trasferito come Nunzio, li invi in dono a Pontida nel 1949. Senza quel generoso in-tervento lattua-le biblioteca del monastero non avrebbe nemme-no pi una copia di quella sua uni-

    ca, ma pur prestigiosa pubbli-cazione. Infatti lantica biblio-teca monastica di Pontida, in seguito alla soppressione na-poleonica del monastero, nel 1798 venne venduta a peso di carta, mentre il ricchissimo archivio venne trasferito allar-chivio di Stato di Milano.Lultimo passaggio ci porta al Museo, vero e proprio scri-gno darte: statue, tele, quadri, oggetti di uso liturgico sono riuniti in alcune sale che testi-moniano stili e gusti di diverse epoche.Cos si conclude il nostro per-corso, mentre il suono delle campane annuncia lora della messa vespertina. Poi, dopo la cena, la giornata degli un-dici monaci che iniziata alle 5.15 terminer con la pre-ghiera di Compieta. E nel si-lenzio ognuno entrer nella sua cella. Ce ne sono quindici. Quattro sono ancora libere. Chiss

  • La Lettera [28] febbraio 15

    Pillole

    [IMMACOLATA]Mons. Patrizio Rota Scalabrini ha presieduto la celebrazione a Brocchione nella solennit dellImmaco-lata. Strano, come diceva qualcuno, non sentire suonare le campane della frazione. Ma niente paura: sono ritornate pi belle di prima, squillanti dopo il restauro che stato richiesto dal loro stato precario. Inciso nel bronzo troviamo: Prima campana: A fulgure et tempestate libera nos Domine

    (Dai fulmini e dalla grandine liberaci Signore) Fonderia Santini Bergamo 1749

    Seconda campana: Immaculate M.V. (Dedicata alla Vergine Immacolata) Brocchione 1953 Fonderia Crespi Crema Offerenti: Coniugi Rota Scalabrini Pietro, Migliorini Caterina; Coniugi Cimadoro Giuseppe e Pelosi Adele e figlio Angelo; Sac Giovanni Migliorini Prev., don GianMaria Carrara Coad.

    Terza campana: S. Antonio (Dedicata a S. Antonio) Brocchione 1953 Fonderia Crespi Crema Offerenti: Benedetti Francesco e Rota Bul Maria; Sac Giovanni Migliorini Prev., don GianMaria Carrara Coad.

    Il restauro di due gi stato offerto. Grazie

    [POLENTA E]Piatto base tipico bergamasco di sempre e anche della cena fatta in Oratorio il 7 dicembre. Taglieri va-riegati per accompagnare questo cibo dorato, fino a giungere al dolce, sempre in tema (polenta e uccelli).Non poteva poi mancare la festa dellultimo dellanno, dopo aver elevato il grazie per il tempo che ci dato con il Te Deum e la benedizione.

  • La Lettera [29]febbraio 15

    [CASSE DIGITALI]Adesso non si pu pi neppure dormire ha detto qualcuno sentendo leffetto dei microfo-ni appena sistemati. Bastano due casse digitali di ultima ge-nerazione per far giungere la voce in ogni angolo del grande abbraccio della chiesa parroc-chiale e anche nei vuoti che la configurazione dellaula liturgi-ca creava. Abbiamo cominciato anche a intervenire sulle luci, sostituendo le lampadine dei quadri della Via Crucis con lam-pade a led. Effetto migliorato, costo dimezzato (nelle fatture di energia). E sul campanile? La croce tornata ad essere inte-ramente luminosa, accompa-gnata nel periodo di Natale da quattro stelle pi calde.

    Per il pittore Masolino (S. Maria del Carmine, Cappella Brancacci, 1424-1425 Firen-ze) anche alla Predica di Pie-tro, qualcuno dormiva...

    [LOURDES]Abbiamo celebrato la giornata dellammalato nel giorno della Ma-donna di Lourdes, 11 febbraio, con la preghiera del rosario, seguito da un momento fraterno in Oratorio con tanto di merenda e tombolata. Va da s che i fortunati son sempre quelli

    [SANTA LUCIA]Puntuale arrivata Santa Lucia, avvolta in un manto gial-lo che risaltava nel buio delle strade, dove avanzava con tanto di carretto e asinello, accompagnata dalle note della Banda. La chiesa, traboccante di bambini e genitori, ha ac-colto questo momento della tradizione. Poi, tutti sotto le coperte, per la notte pi lunga.

    [G.A.S].Metano? Nien-te paura, non ci sono bollette da pagare. C inve-ce il Gruppo Ani-mazione Stabile composto da una dozzina di ado e gio che sta facendo lanno di rodaggio, proponendo lanimazione delle domeniche insieme e delle feste organizzate. A volte erano quasi pi loro dei ragazzi, ma non si perdono danimo, in attesa della grande esplo-sione estiva.

  • La Lettera [30] febbraio 15

    [Andr Fossion: ri-Cominciare a credere]

    Rendere Grazie

    La storia della Chiesa presenta diverse modalit di vivere e pensare la fede cristiana. Per meglio comprendere la nostra missione di evangelizzazione oggi, distinguiamo tre figure di cristianesimo.

    IL CRISTIANESIMO DELLA LEGGE

    E il cristianesimo imparato e vissuto dai nostri nonni e , prima di loro, da numero-se generazioni di cristiani. E il cristianesi-mo dei tre che scandiscono i catechismi classici: le verit che bisogna ricevere. La vita cristiana appariva cos come un ordine da eseguire, un imperativo da onorare, una conformit da rispettare, in sintesi come una forma di obbedienza a Dio e alla Chiesa. Questo cristianesimo ha educato e affinato la coscienza di numero-se generazioni. Molti vi hanno trovato una guida e vi hanno riconosciuto non solo un dovere, ma un ideale di vita che si sono im-pegnati ad assolvere con fedelt e, ricono-sciamolo, con sufficiente amore e libert da sentirsi veramente felici. Ma sappiamo che questo cristianesimo di osservanza ha ge-nerato ugualmente molte coscienze infeli-ci, rinchiuse nellimmagine di un Dio Giudi-ce, nellossessione della colpa e nella paura dellinferno, a dispetto della buona notizia evangelica.Anche se non pi dominante, questo cri-stianesimo della legge sempre vivo in noi come uno strato di noi stessi ricevuto in eredit il quale, in certe circostanze, pu riaffiorare con forza. Teniamo anche conto che esso continua a essere ben presente nella memoria profonda di coloro che se ne sono allontanati, perch lo hanno spe-rimentato come sempre pi soffocante piuttosto che liberatorio. Nel loro allonta-namento, conservano, in maniera duratu-ra e senza possibilit di ritorno, un ricordo amaro. Per luomo doggi, in particolare per i giovani, questo cristianesimo della legge appare assai poco adatto a suscitare il gu-sto, il desiderio, la gioia di essere cristiani.

    IL CRISTIANESIMO DELLA PROMESSA

    E il cristianesimo di coloro che hanno trova-to nel messaggio cristiano non un dovere da compiere, ma un appello a impegnarsi libera-mente nel mondo per renderlo migliore, testi-moniando la potenza liberatrice del vangelo. E il cristianesimo del militante, dei movimenti, delle organizzazioni caritative, delle comunit di base che, in nome del vangelo, si prendono decisamente a carico le cause umanitarie e le sfide sociopolitiche, con uno spirito di servizio soprattutto verso i pi poveri. E questo un cri-stianesimo di azione e di impegno, che mira a rendere presenti, nella misura del possibile e gi da ora, le promesse del Regno con la spe-ranza che si compiranno definitivamente alla fine dei tempi.Questo impegno per un mondo migliore co-stitutivo della vita cristiana e della missione di evangelizzazione. Cosa sarebbe, infatti, la testi-monianza resa al vangelo se non si incarnasse in unopera di trasformazione del mondo? Tut-tavia, senza negare nulla della sua importanza e della sua urgenza, occorre riconoscere che questo cristianesimo della promessa, conside-rato o presentato in maniera isolata, non basta pi. Prima di tutto per il fatto che la militanza si rivela oggi difficile in un mondo interdipenden-te, estremamente complesso e governato da logiche economiche implacabili, di fronte alle quali gli individui si sentono presto impotenti. Poi, perch limpegno per la trasformazione del mondo necessita anzitutto di convinzioni for-ti, le quali non nascono nelle persone che non hanno attraversato le questioni esistenziali del senso della vita, la ricerca di identit e lintegra-zione nel proprio ambiente sociale. Per questo motivo, nella missione di evangelizzazione, ci sembra opportuno valorizzare oggi una terza forma di cristianesimo, quello della grazia.

  • La Lettera [31]febbraio 15

    Dalla sua pienezza, noi tutti abbiamo ricevuto

    e grazia su grazia(Gv 1,16)

    IL CRISTIANESIMO DELLA GRAZIA

    Dentro questa prospettiva, essere cristiani non prima di tutto assolvere un dovere o agire per un mondo migliore ma, in ogni circostanza e senza condizioni, ricevere un dono gratuitamente offerto. Lannuncio evangelico ci dice, infatti, che ci donata una relazione di con Dio e che siamo invitati a viverla e a diffonderla in tut-ti i rapporti umani. Ma in cosa consiste que-sta relazione di grazia? Il senso della parola lo suggerisce. E una relazione connotata di gratuit (), di perdono (), di piacere (, ), di riconoscenza (), di fine dolcezza () e di bellezza (). Notiamo che la parola lati-na gratia ha il suo corrispondente greco in charis, che si trova nelle parole , , . Cos, ci a cui il messaggio cristiano ci invita la ricono-scenza nel pi intimo di noi stessi di questo dono di grazia; una grazia pi originale del peccato, una grazia che in ogni circostan-za, malgrado le nostre manchevolezze, nel cuore stesso delle infelicit e sofferenze che possono colpirci, ci tiene in piedi, ci custodi-sce, ci rialza o ci riconduce nella dignit dei figli e delle figlie di Dio. E questa grazia che il vangelo di Ges Cristo annuncia per la no-stra gioia. Se possiamo separarci dallamore di Dio, non possiamo per spegnere lamore che Dio ha per noi. Lopera di Dio consiste nello strapparci dallinferno nel quale pos-siamo mettere noi stessi e non nel portarci o farci sprofondare in esso. Poich Dio non pu che amare. (Rm 8,39). E questo il messaggio fondamentale di ogni evangelizzazione.

  • La Lettera [32] febbraio 15

    Se questo lamore di Dio per noi, vivere da cristiani consiste prima di tutto nel , nel considerare se stessi sotto lo sguardo amante di Dio e nel lasciar fiorire in noi la nostra condizione di figlie e figlie di Dio. Come dice san Pa-olo, (Rm 8,15). Riconoscersi amati in questo modo, senza condizioni, dona ali alla vita. Dilata lesistenza. I nostri errori risultano relativiz-zati e siamo liberati da un sen-so di colpa che ci fa rinchiudere in noi stessi. La grazia di Dio, in ogni circostanza, ci ricupera allamore di noi stessi e ci apre continuamente a un futuro di speranza. Cos, per grazia di Dio, siamo condotti verso le pi alte aspirazioni alle quali non potremmo tendere con le no-stre sole forze. fa della vita cristiana non

    un punto di osservanza timo-rosa, ma una saggezza, unarte di vivere. La salvezza appare in questo modo come la scrit-tura della nostra vita con Dio. Questa scrittura della nostra vita questa - non mai conclusa; per la grazia di Dio che ci accompa-gna lungo il cammino essa pu essere sempre riletta, ripre-sa, salvata. Essa costituisce in qualche modo una nuova pa-gina di vangelo, pagina scritta personalmente nella forza dello Spirito con gioia, immaginazio-ne e libert. Questo cristiane-simo della grazia include le due altre dimensioni della legge e della promessa, ma in una nuo-va prospettiva. La grazia, infatti, tocca i soggetti nel loro intimo pi profondo, ma tuttavia non li allontana dallimpegno, dalla-zione per la trasformazione del mondo. Perch la grazia confe-risce a tutti, indipendentemen-te dalla loro storia, la pi elevata dignit e promessa. Vivere nella grazia sar dunque impegnarsi

    con unaccresciuta determina-zione nel compito di stabilire, per quanto possibile, le condi-zioni sociali che corrispondono alla dignit ed alla vocazione di eternit di tutti gli esseri umani, soprattutto l dove le condizio-ni sono pi carenti. Quanto alla legge, essa viene ripresa non pi in una prospettiva timo-rosa di osservanza, ma come principio di vita, a servizio della dignit umana, in quanto parte-cipe del dinamismo della gra-zia. La legge, quindi, non pi vissuta come un comando da osservare, ma come il frutto di una storia di salvezza, di unal-leanza senza dominio, di una libera scrittura sempre in corso delluomo con Dio. Il problema pi grande dellevangelizzazio-ne oggi di rendere il cristia-nesimo non solo comprensibile, ma molto di pi, desiderabile, buono per la propria vita. La vita cristiana trova la sua sorgen-te nella buona novella. Non va quindi, allora e prima di tutto, assaporata?

  • La Lettera [33]febbraio 15

    1815-2015: due secoli con san Giovanni Bosco

    Nato nel piccolo regno dei Savoia, che ha sempre amato e rispettato, don Bosco lo sent troppo stretto per la sua missione educativa. Ecco che allora super rapidamente gi nei primi anni cinquanta del XIX se-colo i confini liguri-piemontesi per raggiungere con la sua stampa educativa e religiosa quanti leggevano la lingua italiana; e nei secondi anni settanta eccolo aprire opere e case nellormai sorto Regno dItalia del 1861 (Toscana, Lazio, Sicilia, Veneto, Lombardia), sia pure allindomani delle prime case in Argentina e in Francia (1875). Non solo, ma gi nella stessa Valdoc-co dei primi decenni di esistenza erano accolti ragaz-zi da molte regioni dItalia e nel 1856 aveva scritto una fortunata Storia dItalia con decine di edizioni nel mezzo secolo successivo. Senza dimenticare che ha avuto contatti personali ed epistolari con la maggior parte delle autorit politiche nazionali, che pur nella diversit delle opinioni politiche, non hanno mancato di riconoscere il valore della sua azione educativo-as-sistenziale in favore dei giovani pi svantaggiati.

    Fra laltro sono numerosi gli educatori, sacerdoti e lai-ci, che si ispirarono a don Bosco nelle loro opzioni e

    fondazioni educative, culturali, scolastiche, dei mezzi di comunicazione di massa. Una missione e una ispi-razione che facevano di lui una vera sentinella, atten-to alla Parola di Dio e ai tempi (anche se ancora non si parlava dei segni dei tempi).

    Per non si tratta oggi qui di incensare ancora una volta la sua persona, perch lui non ha bisogno di incenso e fuochi di artificio. Basta che facciamo me-moria di questo uomo umile e attaccato agli ultimi che ha vissuto molto sul serio le parole dette da Ges ai dodici: Se uno vuol essere il primo, sia lultimo di tutti e il servo di tutti. E sappiamo bene che questi tutti, sia per Ges, sia per Don Bosco, sono stati so-prattutto i pi piccoli e quelli pi svantaggiati. Nelle parole del nostro padre: i pi poveri, abbandonati e in pericolo.

    Stralci dellOmelia del Rettor Maggiore della Congregazione Salesiana ngel Fernndez Ar-time nella celebrazione nazionale italiana del Bicentenario di Don Bosco (Basilica di Maria Ausiliatrice, 24 gennaio 2015).

    Nella festa di San Giovanni Bosco, abbinata alla giornata della vita e della famiglia, la riflessione a pi voci don Giuseppe, don Giampaolo e ragazzi ha delineato il volto di questo grande santo, nella sua grande capacit di incontrare le persone, incarnando la forza che il Vangelo faceva emergere in Ges, mentre liberava luomo posseduto dallo spirito impuro. Abbiamo trovato una bella sintesi dei diversi motivi che ci hanno raccolto Domenica 1 febbraio, nella frase di unaltra grande figura di santit, Madre Teresa, la quale diceva: Io sono solo una matita nelle mani di Dio.Questo messaggio stato abbinato ai vasetti di primule e alla matita donata alle famiglie. E, sorpre-sa, nel pomeriggio abbiamo gustato in Teatro lo spettacolo delle Simpatiche canaglie dal titolo: La guerra dei colori, pastelli litigiosi fino a quando comprendono la bellezza di ciascuno, per scrivere pagine di pace.Colorate, ma soprattutto buone, anche le torte con le quali abbiamo fatto merenda.

  • La Lettera [34] febbraio 15

    In volo con il Papa

    E durata quasi unora la confe-renza stampa come di con-sueto a braccio che il Papa ha tenuto a bordo dellaereo che dalle Filippine, seconda tappa del suo secondo viaggio in Asia durato una settimana, lo sta-va riportando a Roma. Vedere il popolo di Dio pregare dopo la catastrofe del tifone, a Tacloban, pensare ai miei peccati. Mi sono sentito annientato. Quasi non mi veniva la voce, ha detto France-sco ricordando la messa sotto il diluvio nelle zone sconvolte dalla catastrofe naturale.

    RIFIUTARE OGNI MONDANITA Centrale, come ovvio che fosse dopo i momenti intensi vissuti sullarcipelago asiatico, il ricor-do di quanto toccato con mano nelle Filippine, a cominciare dalla povert. I poveri sono le vittime di questa cultura dello scarto. Oggi non si scarta solo quello che avanza, ma le persone, ha det-to Francesco, che ha aggiunto: Questa la povert e la Chiesa deve dare esempio ogni volta di pi nel rifiutare ogni mondanit. Per noi consacrati, vescovi, preti, suore e laici, il peccato pi grave la mondanit.

    LA COLONIZZAZIONE IDEOLO-GICA DEL GENDERTornando a uno dei concetti pi forti ribaditi dal Papa a Manila, la colonizzazione ideologica in corso, Francesco ha voluto chiarire cosa intendesse dire: Dir un esempio che ho vi-sto. Ventanni fa una ministra dellistruzione aveva chiesto un

    prestito per costruire le scuo-le dei poveri. Glielo hanno dato a condizione che nelle scuole ci fosse un libro di scuola per bambini, preparato bene, dove si insegnava la teoria del gender. Questa la colonizzazione ideo-logica. Colonizzano con una idea che non ha niente a che fare con il popolo per cambiare una men-talit o una struttura.

    PAOLO VIE LAPERTURA ALLA VITAChiaro, poi, Francesco stato sulla Humanae Vitae di Paolo VI, il Pontefice da lui beatificato lo scorso ottobre a chiusura del Si-nodo straordinario sulla famiglia: Lapertura alla vita condizione del sacramento del matrimonio. Paolo VI ha studiato come aiuta-re tanti casi particolari, problemi

  • La Lettera [35]febbraio 15

    di tutti i giorni. Non stato anti-quato, chiuso, ma un profeta. Il suo rifiuto non era legato solo ai casi personali, dir ai confessori di essere misericordiosi, di capi-re. Ma lui guardava al neo-mal-thusianesimo universale che cercava un controllo della nata-lit da parte delle potenze.

    FARE FIGLIMA NON COME CONIGLIProprio su questo punto, il pro-blema della denatalit nel mon-do e lo squilibrio tra Occidente e periferia, il Pontefice ha osser-vato che un cristiano non deve fare figli in serie, ho rimprovera-to una donna che era allottava gravidanza dopo sette parti ce-sarei: vuole lasciare orfani i sette figli? Questo tentare Dio. Tre, a giudizio di Francesco, il nu-mero di figli che gli esperti riten-gono importante per mantenere la popolazione. Quando si scen-de, succede ci che ho sentito dire, e cio che nel 2024 in Italia non ci saranno soldi per paga-re i pensionati. La parola chiave paternit responsabile. Alcuni credono che per essere buoni cattolici si debba essere come conigli.

    LA LIBERT DESPRESSIONEDEVE ESSERE PRUDENTEBergoglio poi tornato sullor-mai celebre frase del pugno che pu capitare a chi provoca e irride le fedi altrui: In teoria possiamo dire che una reazione violenta davanti a una offesa, a una provocazione, non si deve avere. Che