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Robert J. Sternberg La freccia di Cupido Come cambia l’amore: teorie psicologiche Traduzione di Riccardo Mazzeo Erickson

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Robert J. Sternberg

La freccia di Cupido

Come cambia l’amore: teorie psicologiche

Traduzione di Riccardo Mazzeo

Erickson

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Indice

Prefazione 7

Prima Parte La composizione della freccia di Cupido. Che cos’è l’amore?

Capitolo primo Un’analisi dell’amore nelle sue tre componenti 13

Capitolo secondo Sette tipi di amore 27

Capitolo terzo I diversi triangoli dell’amore 37

Capitolo quarto Come misurare il triangolo dell’amore 57

Seconda Parte La traiettoria della freccia di Cupido. L’amore nelle varie epoche

Capitolo quinto La preistoria dell’amore 65

Capitolo sesto La storia dell’amore attraverso la cultura 73

Capitolo settimo La storia dell’amore attraverso la letteratura 91

terza Parte La freccia di Cupido scocca. L’amore nel corso della vita: l’inizio

Capitolo ottavo Il ruolo dell’infanzia e dell’adolescenza 121

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Capitolo nono Il ruolo dell’età adulta 129

Quarta Parte L’amore nel corso del tempo: la fase intermedia

Capitolo decimo Il ruolo della gratificazione 159

Capitolo undicesimo Il corso delle relazioni 171

Quinta Parte Quando la freccia di Cupido cade al suolo. L’amore nel corso della vita: la fine

Capitolo dodicesimo Il declino delle relazioni 191

Capitolo tredicesimo Fine del rapporto e inizio di nuove relazioni 201

Bibliografia 219

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Prefazione

Psiche era la più giovane delle tre figlie di un grande re. Era così bella, sia nell’aspetto sia interiormente, che da tutto il mondo arri-vavano a frotte per vederla. Venere, la dea della bellezza, ne divenne gelosa perché l’ammirazione tributata a Psiche induceva molta gente a trascurarla o addirittura a dimenticarla. Così ideò un piano: chiese a suo figlio Cupido, dio dell’amore, di far innamorare Psiche della creatura più odiosa del mondo. Per Cupido questo compito sarebbe stato facile, perché le sue frecce potevano far innamorare chiunque lui avesse scelto. Cupido fece in modo che Psiche venisse abbandonata dai suoi genitori sulla cima di un monte, dove sarebbe andata in sposa a un orribile e abietto serpente alato. Psiche pianse sul suo destino ma vi si rassegnò anche perché, quantunque fosse bellissima, nessuno si era fino ad allora veramente innamorato di lei.

Venere aveva trascurato un dettaglio, a dire il vero un dettaglio fondamentale, quando è in gioco l’amore. Cupido, vedendola, s’inna-morò perdutamente della fanciulla. Invece di condurla dal mostro, la portò con sé nel suo magnifico palazzo e ne fece la sua sposa. Tuttavia, dato che Psiche era mortale, Cupido non poteva permetterle né di sapere chi lui fosse né di vedere il suo aspetto. Dovette limitarsi a farle visita di notte e le fece giurare solennemente che non avrebbe mai cercato di vederlo. Psiche visse felice con Cupido, benché la sua vita fosse ammantata di mistero.

Dopo qualche tempo, le sorelle di Psiche, gelose della magni-ficenza in cui lei viveva, idearono un piano per causarne la rovina. Cominciarono così a insinuare che, se Cupido imponeva tutti quei

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segreti, doveva esserci qualcosa che non andava in lui. Era chiaro, le dissero, che alla fin fine era andata a vivere con il serpente alato. Tutte queste pressioni instillarono mille dubbi in Psiche che, ormai incapace di tollerare l’incertezza sull’identità del suo sposo, una notte, mentre Cupido dormiva, accese con cautela una lampada e l’avvicinò al letto nuziale per vedere il suo viso. Invece di un mostro repellente, vide il volto più bello che potesse immaginare e le mani le tremarono scoprendo quanto le piaceva il suo amatissimo sposo. Il tremito delle sue mani però fece cadere un po’ d’olio bollente dalla lampada sulla spalla di Cupido: lui si svegliò di soprassalto e, accorgendosi che Psiche aveva mancato al giuramento, la abbandonò.

Angosciata per aver tradito la fiducia del suo sposo, per avergli dato un dolore e per averlo perduto, Psiche decise che avrebbe passato tutto il resto della sua vita cercando di dimostrargli quanto lo amava. Andò a scongiurare tutti gli dei che l’aiutassero, ma nessuno se la sentiva di rischiare di suscitare il furore di Venere. Alla fine, disperata, Psiche andò a pregare la stessa Venere.

Cupido, nel frattempo, era volato da sua madre e le aveva chiesto di curare la sua ferita. Quando apprese che Cupido aveva sposato Psiche e che quest’ultima aveva mancato alla promessa fattagli, Ve-nere decise di punirla severamente. Quando Psiche le chiese di essere perdonata, Venere la insultò e la rimproverò di essere infida; aggiunse che l’unica speranza di essere perdonata era riposta nel riuscire a eseguire alcuni compiti. Tali compiti sarebbero stati chiaramente impossibili, ma Psiche non era disposta a rinunciare al tentativo di trovare il suo perduto amore. Il primo compito assegnato da Venere era il seguente: la dea prese alcuni minuscoli semi di grano, papavero e miglio, li mescolò e li lasciò cadere sull’erba. Diede tempo a Psiche fino al calar della sera per separare i semi. Psiche si rendeva conto che non ce l’avrebbe mai fatta e si mise a piangere, ma una colonna di formiche che passava di là s’impietosì e suddivise i semi in sua vece. Quando Venere tornò e vide quel che era successo, divenne ancora più furente.

Così le assegnò altri compiti ancora più impossibili, come andare a prendere il vello d’oro di alcune pecore feroci, o farsi dare dell’acqua nera dal fiume dei morti, lo Stige. Ogni volta, Venere era assolutamente certa che Psiche non sarebbe stata in grado di

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eseguire il compito. Ma ogni volta, con l’aiuto di qualcuno, Psiche ci riusciva. Alla fine, Cupido, che nel frattempo aveva ricominciato a struggersi per lei, andò dalla sua amata, la rimproverò dolcemente per la sua mancanza e le assicurò che la sua ricerca era finita. Aveva un ardente desiderio di ricongiungersi con lei e così si recò da Giove, e lo implorò di concedere a Psiche l’immortalità. Giove acconsentì, proclamò Psiche dea di fronte a un consesso di dei e celebrò il ma-trimonio dei due innamorati. Perfino Venere si rallegrò dell’evento: suo figlio aveva trovato una sposa degna di lui, senza contare che con Psiche nell’Olimpo invece che sulla Terra la gente non sarebbe più stata distratta dalla sua bellezza e avrebbe nuovamente celebrato la bellezza di Venere.

Trovo appropriato intitolare un libro sull’amore onorando Cupido, perché la storia di Cupido e Psiche ha molti degli elementi delle storie d’amore passate e presenti: desiderio, mistero, bellezza, confusione, ricerca, gelosia, fedeltà, infedeltà, perdono, aiuto da altre persone, resistenza da parte di altre persone, genitori arrabbiati e pentimento, fra gli altri. Soprattutto mi piace che Cupido — co-lui che lanciava le frecce dell’amore — si sia lui stesso innamorato inaspettatamente.

Lo scopo di questo libro è seguire il corso della freccia di Cu-pido; il testo parla dell’amore nel corso del tempo: il tempo storico, il tempo della vita, il tempo dell’amore.

Questo libro è rivolto a chiunque voglia imparare a comprendere l’amore. Si basa sulla mia teoria dei «triangoli» dell’amore che, nella parte prima, getta le basi del resto del libro. In questa parte parlo della composizione della freccia di Cupido; descrivo le tre componenti della teoria dei triangoli (capitolo primo), i sette tipi d’amore generati dalle tre componenti (capitolo secondo), come le tre componenti formino diversi triangoli dell’amore e come questi triangoli si sviluppino nel corso del tempo (capitolo terzo), e come l’amore, sulla base della teoria dei triangoli, possa essere misurato (capitolo quarto).

Nella parte seconda, considero le concezioni che la gente ha avuto dell’amore nelle diverse epoche. Comincia con la preistoria dell’amore (capitolo quinto) e continua con la storia dell’amore come è emersa dalla cultura in generale (capitolo sesto) e dalla letteratura in particolare (capitolo settimo).

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Nella parte terza, discuto come la freccia scocchi — come l’amore abbia inizio nella nostra stessa vita. Parlo del ruolo dell’in-fanzia e dell’adolescenza (capitolo ottavo) e dell’età adulta (capitolo nono) nella formazione delle nostre preferenze per il tipo di persona da cui saremo attratti.

Nella parte quarta, descrivo la freccia di Cupido sia durante il suo volo sia quando giunge a segno — come troviamo l’amore e come esso continua, e le sue fasi intermedie. Questa parte è incentrata sia su un meccanismo fondamentale per assicurare la durata delle rela-zioni, la gratificazione (capitolo decimo), sia sul corso delle relazioni (capitolo undicesimo).

Infine, nella parte quinta, considero che cosa succede quando la freccia di Cupido cade al suolo e le relazioni finiscono. In questa parte parlo del deterioramento (capitolo dodicesimo) e della fine delle relazioni, ma anche della loro rinascita (capitolo tredicesimo).

Sono grato a Julia Hough per l’accurato editing del libro. Ringrazio anche Anne E. Beall, coautrice del capitolo sesto, e Susan Hayden, coautrice del capitolo settimo. Anche gli altri miei collabo-ratori nella ricerca sull’amore, Susan Grajek, Michael Barnes, Sandra Wright e Mahzad Hojjat sono stati preziosissimi nello sviluppo del mio pensiero sull’argomento. Devo infine ringraziare tutte le persone che hanno contribuito alla mia comprensione dell’amore. I nomi e i riferimenti di tutti gli aneddoti del libro sono stati cambiati.

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Jason s’innamorò per la prima volta in prima elementare. La bambina, Irene, era una sua compagna di classe e viveva nello stesso isolato. Lei e Jason

trascorsero molto tempo insieme, facendo i soliti giochi infantili come na-scondino e mosca cieca e aiutandosi reciprocamente in tutti i modi possibili. Irene e Jason avevano un progetto assolutamente modesto: diventare il re e la regina del mondo e avere tutti gli altri come propri sudditi. Nel progetto figurava un altro minuscolo dettaglio: loro due avrebbero continuato a vestirsi, ma tutti gli altri avrebbero avuto l’obbligo di essere nudi. Non dubito che Freud si sarebbe sentito a suo agio con loro.Irene dopo qualche tempo si trasferì con i suoi in un’altra città, e così fini-rono sia la loro amicizia sia il loro regno. Jason non la rivide mai più. Questa storia d’amore non fu né passionale né risultò di lunga durata. Ma Irene e Jason erano caratterizzati da almeno un elemento fondamentale dell’amore: erano profondamente amici e condividevano un’intimità che non era aperta a nessun altro. Comunicavano bene fra loro e si sentivano sempre rallegrati dalla presenza reciproca. Benché il loro rapporto non possedesse tutte le componenti dell’amore, certamente ne aveva una delle più importanti: i due bambini si prendevano cura l’uno dell’altra e si sostenevano a vicenda. In breve, avevano una relazione emotivamente intima. Molti anni dopo Jason s’innamorò di Patti, che sedeva nel banco accanto al suo in una scuola superiore. La prima volta che Jason posò gli occhi su di lei, se ne innamorò follemente. Ma non riuscì mai a trovare il coraggio di confessarle i suoi sen-timenti per lei. Non è che non riuscisse a comunicare con lei perché il suo sentimento non era abbastanza forte. Pensava quasi sempre a Patti e, per un anno della sua vita, riuscì a stento a pensare a qualcos’altro. Svolgeva i suoi doveri scolastici con il pilota automatico. Quando parlava con chiun-que altro, si può dire che lo facesse una sola metà di se stesso perché in segreto pensava sempre a Patti. Tornava a casa quando le lezioni finivano e si struggeva per lei.

Capitolo primo

Un’analisi dell’amore nelle sue tre componenti

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I mesi passavano, ma Jason non riuscì a esprimere i suoi sentimenti. Al con-trario, agiva con una certa freddezza nei suoi confronti, perché aveva paura di tradirsi (anche se probabilmente Patti si accorse del suo turbamento). Si sentì annientato quando scoprì che Patti si era innamorata di un altro. Ciò che era peggio, questo ragazzo era un bravissimo atleta, mentre Jason era a disagio con qualunque sport. Tutto gli sembrò più nero di una notte senza né luna né stelle.Dopo qualche tempo, Jason guarì dalla sua ossessione per Patti, e i due diventarono anche abbastanza amici; Jason scoprì allora che lei gli piaceva meno di quando l’amava. Inoltre, più la conosceva e più sentiva di non avere quasi nulla in comune con lei.Il sentimento che Jason provava per Patti possedeva un secondo ingre-diente dell’amore: la passione. Mentre l’intimità che aveva vissuto con Irene era ricambiata, come è quasi sempre l’intimità, la passione che sentiva per Patti era unidirezionale, come è spesso la passione. Volgendo lo sguardo al passato, definì il suo amore per Patti un’infatuazione: si era sviluppato senza che neppure conoscesse la ragazza ed era continuato in assenza di qualunque relazione reciproca fra loro. Un’infatuazione è alimentata più dai dubbi e dalle incertezze che dalla consapevolezza di quel che una persona è realmente. L’anno successivo, Patti cambiò scuola e Jason non la vide mai più. Né ebbe mai più un particolare desiderio di rivederla.La terza volta Jason s’innamorò di Cindy, che conobbe poco tempo dopo. La sua relazione con Cindy era tutto quel che non era stata la sua relazione con Patti e viceversa. In una parola, la sua relazione con Cindy era «sensibile». Venivano da famiglie simili e anche le loro vite erano state abbastanza simili; andavano entrambi molto bene a scuola e avevano una gran voglia di riuscire nella vita professionale; insomma, erano quel che tutti avrebbero definito una coppia ben assortita. La loro relazione non aveva né la profonda intimità che Jason aveva avuto con Irene né la passione travolgente che il ragazzo aveva provato per Patti, ma aveva qualcosa che mancava agli altri due rap-porti. Cindy e Jason credevano di amarsi e si erano impegnati abbastanza rapidamente l’uno verso l’altra.

In ciascuna di queste relazioni era capitale uno dei tre ingre-dienti, o componenti, dell’amore: intimità (con Irene), passione (con Patti) e impegno (con Cindy).

L’amore può essere inteso come un triangolo (che non va con-fuso con un «triangolo amoroso» di tre persone), ciascun vertice del quale è una delle tre componenti: l’intimità, la passione e l’impegno (si veda la figura 1.1).

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intimità

PaSSione deciSione/imPegno

Fig. 1.1 Il triangolo dell’amore. L’assegnazione delle diverse componenti ai rispettivi vertici non ha valore gerarchico e deve considerarsi arbitraria.

Il triangolo dell’amore

Esistono prove consistenti che le componenti dell’intimità, della passione e dell’impegno rivestano un ruolo chiave nell’amore, al di là e al di sopra di qualunque altra componente (Sternberg, 1988a). Anche prima di raccogliere i primi dati che confermassero o smen-tissero la mia teoria, avevo numerose ragioni per scegliere queste tre componenti come sue fondamenta.

Prima di tutto, molti degli altri aspetti dell’amore risultano, a un esame approfondito, essere parti o manifestazioni di queste tre componenti. La comunicazione, ad esempio, è una pietra angolare dell’intimità, come lo è il prendersi cura o la compassione. Se si suddividessero l’intimità, la passione e l’impegno nelle loro sotto-componenti, la teoria conterrebbe così tanti elementi da diventare ingombrante. Naturalmente non esiste un’unica suddivisione «perfet-ta», ma quella che propongo funziona bene per molti riguardi, come spero di dimostrare in questo capitolo e nei successivi.

Secondo, la mia rassegna della letteratura sulle coppie, sia negli Stati Uniti d’America sia in altri Paesi, suggerisce che mentre alcuni elementi dell’amore sono legati ai tempi o sono specifici di particolari culture, i tre che propongo sono generali e connotano ogni tempo

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e ogni luogo. Le tre componenti non hanno la stessa importanza in tutte le culture, come vedremo, ma ciascuna di esse ha comunque, sempre e dovunque, un certo peso.

Terzo, le tre componenti sono ben distinte l’una dall’altra, benché esista naturalmente un certo grado di correlazione fra loro. Se ne può avere una senza un’altra o senza le altre due. Per contro, altre potenziali componenti di una teoria dell’amore — come ad esempio il sostegno e l’assistenza — tendono a essere difficili da separare sia logicamente sia psicologicamente.

Quarto, come spiegherò in seguito, molte altre analisi dell’amore sembrano apparentabili in qualche modo alla mia o a una sua parte. Se prescindiamo dalle differenze di linguaggio e di tono, lo spirito di molte altre teorie converge con quello della mia. Infine, ciò che più conta, la mia teoria tiene conto sia dei sentimenti sia delle loro componenti — come spero di dimostrare nel libro.

L’intimità

Nel contesto della teoria dei triangoli, l’intimità si riferisce a quei sentimenti che in una relazione promuovono la vicinanza, il vincolo e la connessione. La ricerca che ho condotto con Susan Grajek indica che l’intimità comprende almeno dieci elementi (Sternberg e Grajek, 1984).1. Il desiderio di alimentare il benessere della persona amata.

L’innamorato/a ha a cuore il partner e cerca di alimentare il suo benessere. Si può ricercare il benessere dell’altro anche a spese del proprio — sicuri che il partner farebbe lo stesso quando dovesse essercene bisogno. Si fa esperienza di questo elemento quando si vuole che il partner ottenga il posto di lavoro che desidera o quando gli si vuol far superare una dolorosa delusione.

2. Sentirsi felici con la persona amata. L’innamorato/a prova piacere nello stare con il partner. Quando fanno delle cose insieme, gli innamorati si divertono e accumulano un insieme di ricordi che possono rievocare nei tempi difficili. Inoltre, la condivisione di eventi felici rende ancora migliore la relazione. Si fa esperienza di questo elemento quando si sta benissimo con il partner sciando o ascoltando un concerto.

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3. Tenere in alta considerazione il partner. L’innamorato/a ha un grande concetto del partner e lo rispetta. Anche se l’innamorato è consa-pevole dei difetti del partner, tale consapevolezza non diminuisce la stima globale che nutre per lui o per lei. Si fa esperienza di questo elemento quando il proprio partner resta il migliore anche se non è riuscito a ottenere la promozione sperata.

4. Essere capaci di fare affidamento sulla persona amata in tempi di necessità. L’innamorato/a sente che il partner è presente quando c’è bisogno di lui/lei. Se la situazione precipita si sa di poter contare sull’altro/a e sul suo aiuto. Si fa esperienza di questo elemento quando la situazione finanziaria della famiglia è in grave crisi e la/il partner, che non lavorava, fa di tutto per ottenere immediatamente un posto di lavoro per contribuire al risanamento dei conti.

5. Avere una comprensione reciproca con la persona amata. Gli inna-morati si comprendono fra di loro. Conoscono i reciproci punti di forza e di debolezza e sanno come rispondersi in un modo che mostra una genuina empatia per gli stati emozionali del partner.

Ciascuno capisce come si sente l’altro. Si fa esperienza di tale comprensione quando entrambi comprendono, magari senza proferire parola, perché la coppia che sta cenando al tavolo di fianco al ristorante sta per lasciarsi.

6. Condividere se stessi e i propri averi con la persona amata. L’innamorato/a è felice di offrire se stesso, il proprio tempo e le proprie cose all’altro. Benché non sia necessario che tutte le cose vengano condivise, gli innamorati mettono a disposizione ciò che possiedono quando se ne presenta la necessità. E, ciò che più conta, condividono se stessi.

7. Ricevere supporto emozionale dalla persona amata. L’innamorato/a si sente sostenuto e perfino rinnovato dal partner, specialmente nei momenti di bisogno. Si sa che questo elemento è presente quando si ha la sensazione che non vada bene niente e poi ci si rende conto che una cosa invece va bene: il/la partner è lì accanto.

8. Dare supporto emozionale alla persona amata. L’innamorato/a sostiene la persona amata con l’empatia e appoggiandola emo-zionalmente in tempi di necessità. Si sa di essere in grado di dare tale supporto emozionale quando il partner si sta comportando in un modo oppositivo o incomprensibile al lavoro e ciò no-

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nostante lo si appoggia, indipendentemente dal fatto che si sia d’accordo con le sue azioni oppure no.

9. Comunicare intimamente con la persona amata. L’innamorato/a sa comunicare profondamente e onestamente con l’amato/a, condividendo i sentimenti più riposti. È il tipo di comunica-zione di cui si fa esperienza quando ci si sente a disagio a causa di qualcosa che si è fatto e ciò nonostante si riesce a parlarne al partner.

10. Valorizzare la persona amata. L’innamorato/a sente la grande importanza del partner nell’architettura della sua vita. Si sa di attribuire tale valore al partner quando ci si rende conto che lui o lei conta più di tutti i propri averi.

Questi sono solo alcuni dei possibili sentimenti che si possono provare attraverso l’intimità dell’amore; inoltre, non è necessario provarli tutti per fare esperienza dell’intimità. Al contrario, la nostra ricerca indica che si fa esperienza dell’intimità quando si prova un numero sufficiente di tali sentimenti, quale che possa essere il numero esatto. Generalmente questi sentimenti non si provano l’uno indi-pendentemente dall’altro, ma piuttosto come un sentimento globale.

Che cos’è che crea l’intimità? Psicologi differenti dicono in proposito cose simili, benché in modi diversi. L’intimità nasce da interconnessioni forti, frequenti e diverse fra le persone (Kelley, 1983).La coppia che vive l’intimità è quindi caratterizzata da forti legami e da frequenti interazioni di vario tipo. Le qualità dell’amicizia che sono fattori chiave per l’intimità sono: onestà, rispetto, fiducia, sostegno, generosità, lealtà, reciprocità, costanza, comprensione e accettazione (Rubin, 1985).

L’intimità probabilmente inizia con l’autorivelazione. Per essere intimi con qualcuno, è necessario abbattere i muri che separano una persona da un’altra. È ben noto che chi si confida induce quasi automaticamente l’altro ad aprirsi a sua volta: se si vuole arrivare a conoscere meglio qualcuno, è opportuno fargli conoscere qualcosa di se stessi. Ma l’autorivelazione è spesso più facile nelle amicizie fra persone dello stesso sesso che nelle rela-zioni amorose, probabilmente perché si crede che ci sia più da perdere scoprendosi in una relazione d’amore. Per quanto strano

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possa sembrare, due coniugi possono essere meno simmetrici di due estranei nell’autorivelazione, verosimilmente perché i costi dell’autorivelazione in amore possono essere altissimi. Dire al proprio innamorato qualcosa di brutto su se stessi può far sentire di mettere la relazione a rischio.

Uno studioso ha cercato di mettere assieme tutte le scoperte e i dati disponibili sull’autorivelazione e ha suggerito l’esistenza di una relazione curvilinea fra la reciprocità e l’autorivelazione. L’idea è che le gratificazioni della reciprocità nell’autorivelazione aumentino fino a un certo punto ma, quando una coppia diviene molto intima, i costi dell’autorivelazione divengono così alti che quest’ultima spesso diminuisce, almeno per uno se non per en-trambi i partner (Cozby, 1972; Derlega, Wilson e Chaikin, 1976; Morton, 1978).

A molti di noi è toccata l’esperienza di confidare un segreto importante e oscuro a qualcuno e di essere traditi nella fiducia che era stata concessa. Ricordo che una volta confidai a un amico quello che consideravo un segreto molto intimo. In seguito, parlando con un amico del mio amico, divenni dolorosamente consapevole del fatto che costui, che non era affatto mio amico, era al corrente di ogni dettaglio del mio segreto. Inutile dire che non mi confidai mai più con il mio amico e che, per un certo periodo, fui riluttante a confidarmi con chiunque altro.

L’intimità, dunque, è una delle basi dell’amore, ma è una base che si sviluppa lentamente, a sbalzi, e che è difficile raggiungere. Inoltre, quando è cominciata, rischia paradossalmente di tornare sui suoi passi a causa delle minacce che pone. Queste minacce non riguardano soltanto i pericoli dell’autorivelazione ma anche il peri-colo che si comincia ad avvertire per la propria esistenza come esseri separati, autonomi. Poche persone vogliono essere «consumate» da una relazione, ma si può cominciare a provare un certo disagio quando ci si avvicina troppo a un altro essere umano. Il risultato è un’oscillazione fra l’intimità e l’autonomia che si verifica nel corso della vita della maggior parte delle coppie, un altalenare che di rado consente di raggiungere un completo e stabile equilibrio. Ma questo non è negativo in se stesso: l’oscillare del pendolo dell’intimità fornisce parte dell’eccitazione che mantiene in vita molte relazioni.

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La passione

La componente passionale dell’amore implica uno «stato di intenso desiderio di unione con un’altra persona» (Hatfield e Walster, 1981). La passione è soprattutto l’espressione di desideri e bisogni — come l’autostima, la cura, l’affiliazione, il dominio, la sottomissio-ne e l’appagamento sessuale. La forza di questi diversi bisogni varia a seconda delle persone, delle situazioni e dei tipi di relazione amorosa. Questi bisogni si manifestano attraverso l’eccitazione (arousal) psico-logica e fisiologica, che spesso sono inseparabili fra loro.

La passione in amore tende a intrecciarsi con sentimenti di intimi-tà, e spesso queste due dimensioni si alimentano a vicenda. Ad esempio, l’intimità in una relazione può dipendere largamente dal grado in cui la relazione riesce a soddisfare il bisogno di passione di una persona. Per contro, la passione può essere attivata dall’intimità. In alcune rela-zioni strette con membri dell’altro sesso, ad esempio, la componente passionale si sviluppa quasi istantaneamente, mentre l’intimità impiega più tempo a farsi strada. La passione può aver attirato le due persone nella relazione, ma l’intimità aiuta a mantenere la vicinanza. In altre relazioni strette, invece, la passione, specialmente per quanto attiene all’attrazione fisica, si sviluppa solo dopo l’intimità. Succede infatti che due amici intimi di sessi diversi sviluppino col tempo un’attrazione fisica reciproca allorché abbiano raggiunto una certa intimità emozionale.

Talvolta la passione e l’intimità agiscono l’una contro l’altra. Ad esempio, nel rapporto con una prostituta, un uomo può cercare di focalizzarsi sull’appagamento sessuale riducendo al minimo, di proposito, l’intimità. Un contrasto fra intimità e passione può di-pendere sia dalla persona sia dalla situazione: alcuni pensano che il raggiungimento della vicinanza emozionale e dell’intimità interferisca con l’appagamento sessuale, o che il coinvolgimento passionale vada a detrimento dell’intimità emozionale. Ciò che comunque mi preme mettere in evidenza è che, semplicemente, benché l’interazione fra intimità e passione possa variare a seconda delle persone e delle situa-zioni, queste due componenti dell’amore interagiranno certamente nelle relazioni strette in un modo o nell’altro.

Le persone, quando pensano alla passione, la vedono in genere come qualcosa di sessuale — il classico sentimento del sentirsi «ecci-

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tati». Ma l’esperienza della passione può essere generata da qualunque forma di eccitazione psicofisiologica. Ad esempio, un individuo che abbia un grande bisogno di affiliazione può provare passione per un altro individuo che gli fornisca un’opportunità unica di affiliarsi, perché gli dà il senso di appartenenza che cercava ardentemente.

Si tratta di pattern di risposta stabiliti in anni di osservazione di comportamenti di altri significativi (i «modelli» della nostra vita) e talvolta attraverso esperienza diretta, e sono schemi comportamentali non suscettibili di essere cambiati facilmente da un assistente sociale, da uno psicoterapeuta o da chiunque altro in pochi mesi. Probabil-mente il meccanismo di apprendimento più importante per l’aumento di una risposta di passione è quello del rinforzamento intermittente, cioè la gratificazione periodica e talvolta casuale di una particolare risposta a uno stimolo. Se si cerca di fare o di ottenere qualcosa, e si è gratificati qualche volta sì e qualche altra volta no, si viene rinforzati in modo intermittente.

Per quanto possa apparire bizzarro, il rinforzamento intermitten-te è perfino più potente del rinforzamento continuo nel far perdurare o sostenere un determinato pattern di comportamento. È più facile perdere interesse in qualcosa o smettere di desiderarla, finendo per annoiarsi, se si ottiene sempre qualcosa quando la si cerca rispetto ai casi in cui la gratificazione a volte arriva e a volte no. Detto altrimenti, talvolta il divertimento è nel volere una cosa piuttosto che nell’averla. Naturalmente, se non si viene mai gratificati per un particolare pattern di comportamento, è facile che vi si rinunci (che «lo si estingua», come dicono gli psicologi dell’educazione), se non altro per l’assoluta frustrazione che si prova quando si agisce in quel modo.

La passione aumenta con il rinforzamento intermittente che è generalmente più intenso nei primi stadi di una relazione. Quando si desidera qualcuno, a volte si sente di esserglisi avvicinati di più, altre volte di meno — un’alternanza che tiene accesa la passione. Allo stesso modo il bambino, cercando sua madre, a volte sente di star facendo progressi nell’averla «tutta» per sé — ma a un certo punto deve venire a patti con il fatto che non può averla sempre nel modo in cui la vorrebbe.

Questi sentimenti appassionati tuttavia non scompaiono del tutto. Entrano invece in una fase di latenza pronti a essere riaccesi,

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generalmente molti anni dopo, da una compagna di scuola o da un’amica.

Lo stimolo che riaccende la passione è simile a quello del passato — la madre. E il pattern di rinforzamento intermittente ricomincia, con la differenza che questa volta si ha almeno qualche speranza di ottenere l’oggetto del proprio desiderio. Ma se ottenerlo o mantenerlo è troppo facile, e il rinforzamento continuo rimpiazza il rinforzamento intermittente, il ragazzo può, ironicamente, perdere interesse in quello che aveva cercato. Gli stessi principi si applicano alle femmine rispetto al padre.

La decisione e l’impegno

La componente dell’amore denominata «decisione/impegno» presenta due aspetti, uno a breve e l’altro a lungo termine. L’aspetto a breve termine è la decisione di amare una certa persona, mentre l’aspetto a lungo termine consiste nel far perdurare quell’amore.

Questi due aspetti della componente «decisione/impegno» non si verificano necessariamente insieme. La decisione di amare non comporta necessariamente un impegno nei confronti di quell’amore. Stranamente è possibile anche il contrario, laddove c’è l’impegno a una relazione che non si è decisa personalmente, come avviene nei matrimoni combinati. Alcune persone sono impegnate ad amare qual-cuno senza aver neppure mai ammesso il proprio amore. Il più delle volte, comunque, l’impegno è preceduto da una decisione. In realtà, l’istituto del matrimonio rappresenta la legalizzazione dell’impegno preso nei confronti della decisione di amare qualcuno per tutta la vita.

Benché la componente dell’amore decisione/impegno possa mancare del «calore» o della «carica» dell’intimità e della passione, le relazioni amorose hanno inevitabilmente i loro alti e bassi e, nei periodi meno felici, è la componente decisione/impegno che tiene in vita la relazione. Questa componente può essere essenziale per supe-rare le crisi e per ritornare a essere felici. Ignorandola o separandola dall’amore, si rischia di fare a meno proprio della componente delle relazioni amorose che permette di attraversare sia i tempi duri sia quelli rosei. Talvolta si ha bisogno di credere nel proprio impegno per riuscire a veder rispuntare i tempi migliori in cui si spera.

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Questa componente è interrelata sia all’intimità che alla pas-sione. Per la maggior parte delle persone, nasce dalla combinazione del coinvolgimento intimo e dell’eccitazione appassionata; tuttavia, il coinvolgimento intimo e l’eccitazione appassionata possono a loro volta seguire all’impegno, come in alcuni matrimoni combinati o in relazioni chiuse in cui non si ha la possibilità di scegliere un partner. Ad esempio, non si possono scegliere la madre, il padre, i fratelli, gli zii e i cugini. In queste relazioni date una volta per tutte si può scoprire che qualunque intimità o passione deriva più dall’impegno cognitivo nei confronti della relazione che da qualunque altra causa.

L’amore e l’impegno presentano un certo grado di sovrapponi-bilità, ma si può avere l’uno senza l’altro (Hatfield e Walster, 1981). Harold Kelley ne ha fornito un esempio commentando l’episodio in cui Michelle Triola cita in giudizio Lee Marvin, che era stato suo convivente, per obbligarlo a passarle gli alimenti. I due non si erano mai sposati e, sebbene si fossero certamente amati, a Marvin non era affatto chiaro l’impegno permanente che aveva assunto.

L’impegno è il grado in cui è verosimile che una persona sia attaccata a qualcosa o a qualcuno e consideri che ciò debba valere per sempre. Ci si aspetta che una persona che si sia impegnata nei confronti di qualcosa tenga duro fino a che l’obiettivo sotteso all’im-pegno assunto non sia stato raggiunto. Un problema delle relazioni di oggigiorno è che i due membri di una coppia possono avere idee differenti su che cosa voglia dire legarsi a qualcuno fino alla fine o fino al conseguimento di un obiettivo.

Queste differenze, oltretutto, possono non essere neppure mai formulate. Una persona, ad esempio, può considerare la «fine» il punto in cui la relazione non funzioni più, mentre l’altra persona può concepire la fine come il termine della vita di uno dei due part-ner. In un’era di cambiamenti dei valori e della nozione di impegno, diventa sempre più frequente trovarsi in disaccordo sull’esatta natura e durata dell’impegno reciproco. Quando gli impegni coniugali era-no regolarmente e automaticamente considerati per tutta la vita, il divorzio era chiaramente disapprovato. Oggi, invece, il divorzio in molte parti del mondo è decisamente più accettabile di quanto non lo fosse anche solo cinquant’anni fa, in parte perché molte persone hanno idee differenti sulla durata dell’impegno matrimoniale, visto

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che la situazione può cambiare. Si è anche molto più consapevoli della possibilità che gli individui cambino, per cui il coniuge può diventare una persona molto diversa da quella con cui era stato con-tratto l’impegno matrimoniale.

Le difficoltà che derivano dalle discrepanze fra le rispettive nozioni di impegno non possono sempre essere risolte discutendo le definizioni rispettive che se ne danno, perché queste definizioni possono cambiare nel tempo e in modi diversi per i due membri della coppia. Ad esempio, si può verificare il caso che i due partner vogliano impegnarsi per tutta la vita al momento del matrimonio, ma che uno di loro cambi idea dopo qualche tempo.

Peraltro, è importante distinguere fra l’impegno nei confronti di una persona e l’impegno verso la relazione. Anche se due persone si sono impegnate vicendevolmente, una di loro può vedere l’impegno come relativo alla persona e alla sua relazione con quella persona, ma voler cambiare il tipo di relazione che la coppia aveva avuto fino ad allora. Questa persona potrebbe voler modificare il tipo di relazione, come avviene quando la moglie vuole sì continuare ad avere una relazione con l’uomo che ha sposato, ma si rifiuta di impersonare ancora il ruolo sottomesso che ha rivestito in passato.

Le proprietà delle componenti dell’amore

Le tre componenti dell’amore hanno proprietà differenti (si veda la tabella 1.1). Ad esempio, l’intimità e l’impegno sembrano essere relativamente stabili nelle relazioni strette, mentre la passione tende a essere relativamente instabile e può fluttuare imprevedibilmente. Si ha un certo grado di controllo consapevole sui propri sentimenti di intimità (se se ne è consapevoli), un alto grado di controllo sull’im-pegno della componente decisione/impegno (ancora una volta, se presupponiamo che ve ne sia consapevolezza), ma si ha invece uno scarso controllo sulla quantità di eccitazione passionale che si può provare stando con o anche solo guardando un’altra persona. Si è solitamente consapevoli della passione, ma è meno facile essere pie-namente coscienti dell’intimità e dell’impegno. Talvolta si provano caldi sentimenti di intimità senza saperlo o senza essere capaci di

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definirli. Analogamente, spesso non si sa quanto si sia impegnati in una relazione finché altre persone o eventi non intervengono a mettere in discussione quell’impegno.

L’importanza di ciascuna delle tre componenti dell’amore varia, in media, a seconda del fatto che la relazione sia a breve o a lungo termine. Nei coinvolgimenti a breve termine, specialmente se romantici, la passione tende a occupare molto spazio, mentre l’intimità può rivestire un ruolo più modesto e la decisione/impe-gno riesce a stento ad avere un qualunque ruolo. Per contro, in una relazione a lungo termine, l’intimità e la decisione/impegno hanno la parte preponderante. In una simile relazione, la passione è meno importante, e il suo ruolo può perdere ulteriormente spessore nel corso del tempo.

TabELLa 1.1Proprietà del triangolo

Proprietà Intimità Passione Decisione/impegno

Stabilità Mediamente alta bassa Mediamente alta

Controllabilità conscia

Media bassa alta

Rilevanza delle esperienze

Variabile alta Variabile

Importanza tipica nelle relazioni a breve termine

Media alta bassa

Importanza tipica nelle relazioni a lungo termine

alta Media alta

Cameratismo nel corso delle relazioni amorose

alto basso Medio

Coinvolgimento psico-fisiologico

Medio alto basso

Suscettibilità alla consapevolezza cosciente

Mediamente bassa

alta Mediamente alta

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Le tre componenti dell’amore si differenziano anche per la loro presenza nelle diverse relazioni d’amore. L’intimità è palesemente il cuore stesso di molte relazioni d’amore quando si tratta dei genitori, dei fratelli o di un amico (appunto) «intimo». La passione tende a essere circoscritta a determinati tipi di relazione amorosa, specialmente alle relazioni romantiche, mentre il grado di decisione/impegno può variare enormemente da un tipo di relazione all’altra. Ad esempio, l’impegno tende a essere alto nei confronti dei figli, mentre è in genere piuttosto basso verso gli amici che vanno e vengono durante la propria esistenza.

Le tre componenti differiscono anche per il grado di eccitazione psicofisiologica che offrono. La passione ne dipende fortemente, mentre la decisione/impegno coinvolge risposte in cui l’eccitazione psicofisiologica c’entra poco e l’intimità ne implica generalmente una quantità media.

Insomma, le tre componenti dell’amore hanno proprietà in qualche modo diverse, e danno vita a sette tipi diversi d’amore, come viene discusso nel capitolo secondo.