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- 1 © 2011 RCS Libri S.p.A., Milano/La Nuova Italia – M. Sambugar, G. Salà - Letteratura+ sezione-3 Dagli anni Cinquanta ai giorni nostri - 1 Jerome-David-Salinger La-vita-e-le-opere Nato a New York il primo gennaio del 1919, Jerome David Salinger seguì gli studi univer- sitari e partecipò alla seconda guerra mondiale. Ottenne la fama grazie al romanzo The Catcher in the Rye, in italiano Il giovane Holden. Dopo il grande successo dell’opera, che venne presto con- siderata come l’inizio di un nuovo genere di let- teratura, Salinger pubblicò Nove racconti (1953), Franny and Zooey (1961) e Alzate l’architrave, car- pentieri, (1963). Schivo e poco incline alla vita pubblica, trascorse gli ultimi decenni sulle colline di Cornish, nel New Hampshire, rifiutandosi di rilasciare interviste e di partecipare a incontri con il pubblico, fino alla morte, avvenuta nel 2010. Il giovane Holden-(1951) La- trama Dopo essere stato espulso da va- rie scuole per scarso rendimento, Holden viene cacciato anche dal prestigioso college Pencey, in Pennsylvania. Prima che i genitori ricevano la lettera di espulsione, egli decide di fuggire di casa. Girovaga per New York, dove incontra amici che non lo capiscono, ragazze da cui non si sente attratto, adulti che lo deludono non meno dei suoi coetanei. Deciso a non fare più ritorno a casa, si tiene in contatto solo con la sorellina Phoebe, che va anche a trovare di nascosto, e vive ossessionato dal ricordo del fratello morto di leu- cemia. Il romanzo si conclude con il ricovero di Holden in ospedale, dove viene sottoposto a una cura psicanalitica, prima di riprendere gli studi l’autunno successivo. Il- protagonista- e- il- suo- tempo-- Holden Caul- field è un personaggio che ha influenzato l’esi- stenza quotidiana, lo stile di vita e il linguaggio, soprattutto dei giovani. Holden interpreta il mu- tare dei tempi; non è un eroe, non compie grandi imprese, ma stimola l’emulazione perché coglie il nuovo spirito del tempo, e lo traduce in paro- le, gesti, azioni. Holden è un angry young man, un giovane arrab- biato che odia il denaro, la borghesia, la stupidità dei coetanei. Il- significato- dell’opera- - Il romanzo è incen- trato sul mondo interiore di un adolescente che sta diventando uomo, di cui si vengono a conoscere la maturazione, l’anticonformismo, la ricerca di uno stile di vita personale, la difficoltà di mantenere un equilibrio senza diventare come gli altri. Holden parla dell’abbandono del college, della curiosità per la vita degli adulti e del sospet- to nei loro confronti; racconta la scoperta della metropoli, le lunghe passeggiate senza meta. Ma al centro della narrazione c’è l’intimo ragionare di Holden, il suo continuo dialogo con se stesso attraverso cui emerge un senso di rabbia spesso immotivata nei confronti degli altri e delle situa- zioni in cui si viene a trovare. Il- linguaggio- e- lo- stile- Il protagonista usa un linguaggio gergale aggressivo e assume conti- nuamente atteggiamenti spacconi dietro cui si celano una purezza disarmata e una ingenua sincerità. Il suo linguaggio non è propriamente un dialetto, ma non è neanche la lingua comune- mente parlata: è un insieme di espressioni dello slang studentesco e di storpiature. Anche attraverso il modo di parlare di Holden, in- formale e colloquiale, Salinger costruisce il per- sonaggio del “duro”, che sarà un modello per il cinema e la letteratura americana.

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La­narrativa­stranieradel secondo Novecento

© 2011 RCS Libri S.p.A., Milano/La Nuova Italia – M. Sambugar, G. Salà - Letteratura+

sezione­3 Dagli anni Cinquantaai giorni nostri

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Jerome­David­Salinger

La­vita­e­le­opere

Nato a New York il primo gennaio del 1919, Jerome David Salinger seguì gli studi univer-sitari e partecipò alla seconda guerra mondiale. Ottenne la fama grazie al romanzo The Catcher in the Rye, in italiano Il giovane Holden. Dopo il grande successo dell’opera, che venne presto con-siderata come l’inizio di un nuovo genere di let-

teratura, Salinger pubblicò Nove racconti (1953), Franny and Zooey (1961) e Alzate l’architrave, car-pentieri, (1963). Schivo e poco incline alla vita pubblica, trascorse gli ultimi decenni sulle colline di Cornish, nel New Hampshire, rifiutandosi di rilasciare interviste e di partecipare a incontri con il pubblico, fino alla morte, avvenuta nel 2010.

Il giovane Holden­(1951)

La­ trama Dopo essere stato espulso da va-rie scuole per scarso rendimento, Holden viene cacciato anche dal prestigioso college Pencey, in Pennsylvania. Prima che i genitori ricevano la lettera di espulsione, egli decide di fuggire di casa. Girovaga per New York, dove incontra amici che non lo capiscono, ragazze da cui non si sente attratto, adulti che lo deludono non meno dei suoi coetanei. Deciso a non fare più ritorno a casa, si tiene in contatto solo con la sorellina Phoebe, che va anche a trovare di nascosto, e vive ossessionato dal ricordo del fratello morto di leu-cemia. Il romanzo si conclude con il ricovero di Holden in ospedale, dove viene sottoposto a una cura psicanalitica, prima di riprendere gli studi l’autunno successivo.

Il­ protagonista­ e­ il­ suo­ tempo­ ­ Holden Caul-field è un personaggio che ha influenzato l’esi-stenza quotidiana, lo stile di vita e il linguaggio, soprattutto dei giovani. Holden interpreta il mu-tare dei tempi; non è un eroe, non compie grandi imprese, ma stimola l’emulazione perché coglie il nuovo spirito del tempo, e lo traduce in paro-le, gesti, azioni.Holden è un angry young man, un giovane arrab-biato che odia il denaro, la borghesia, la stupidità dei coetanei.

Il­ significato­ dell’opera­ ­ Il romanzo è incen-trato sul mondo interiore di un adolescente che sta diventando uomo, di cui si vengono a conoscere la maturazione, l’anticonformismo, la ricerca di uno stile di vita personale, la difficoltà di mantenere un equilibrio senza diventare come gli altri. Holden parla dell’abbandono del college, della curiosità per la vita degli adulti e del sospet-to nei loro confronti; racconta la scoperta della metropoli, le lunghe passeggiate senza meta. Ma al centro della narrazione c’è l’intimo ragionare di Holden, il suo continuo dialogo con se stesso attraverso cui emerge un senso di rabbia spesso immotivata nei confronti degli altri e delle situa-zioni in cui si viene a trovare.

Il­ linguaggio­e­ lo­ stile­ Il protagonista usa un linguaggio gergale aggressivo e assume conti-nuamente atteggiamenti spacconi dietro cui si celano una purezza disarmata e una ingenua sincerità. Il suo linguaggio non è propriamente un dialetto, ma non è neanche la lingua comune-mente parlata: è un insieme di espressioni dello slang studentesco e di storpiature.Anche attraverso il modo di parlare di Holden, in-formale e colloquiale, Salinger costruisce il per-sonaggio del “duro”, che sarà un modello per il cinema e la letteratura americana.

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Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com’è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield1, ma a me non mi va proprio di parlarne. Primo, quella roba mi secca, e secondo, ai miei genitori gli ver-rebbero un paio d’infarti per uno se dicessi qualcosa di troppo personale sul loro conto. Sono tremendamente suscettibili su queste cose, soprattut-to mio padre. Carini e tutto quanto – chi lo nega – ma anche maledettamen-te suscettibili. D’altronde, non ho nessuna voglia di mettermi a raccontare tutta la mia dannata autobiografia e compagnia bella. Vi racconterò sol-tanto le cose da matti che mi sono capitate verso Natale, prima di ridurmi così a terra da dovermene venire qui a grattarmi la pancia2. Niente di più di quel che ho raccontato a D.B., con tutto che lui è mio fratello e quel che segue. Sta a Hollywood, lui. Non è poi tanto lontano da questo lurido buco, e viene qui a trovarmi praticamente ogni fine settimana. Mi accompagnerà a casa in macchina quando ci andrò il mese prossimo, chi sa. Ha appena preso una Jaguar. Uno di quei gingilli inglesi che arrivano sui trecento all’ora. Gli è costata uno scherzetto come quattromila sacchi o giù di lì. È pieno di soldi, adesso. Mica come prima. Era soltanto uno scrittore in piena regola, quando stava a casa. Ha scritto quel formidabile libro di racconti, Il pesciolino nascosto, se per caso non l’avete mai sentito nominare. Il più bello di quei racconti era Il pesciolino nascosto. Parlava di quel ragazzino che non voleva far vedere a nessuno il suo pesciolino rosso perché l’aveva comprato coi soldi suoi. Una cosa da lasciarti secco. Ora sta a Hollywood, D.B., a sputtanarsi. Se c’è una cosa che odio sono i film. Non me li nominate nemmeno.

Voglio cominciare il mio racconto dal giorno che lasciai l’Istitu-to Pencey. L’Istituto Pencey è quella scuola che sta ad Agerstown in Pennsylvania. Probabile che ne abbiate sentito parlare. Probabile che abbiate visto gli annunci pubblicitari, se non altro. Si fanno la pubblicità su un migliaio di riviste, e c’è sempre un tipo gagliardo a cavallo che salta una siepe. Come se a Pencey non si facesse altro che giocare a polo tutto il tempo. Io di cavalli non ne ho visto neanche uno, né lì, né nei dintorni. E sotto quel tipo a cavallo c’è sempre scritto: «Dal 1888 noi forgiamo una splendida gioventù dalle idee chiare». Buono per i merli. A Pencey non forgiano un accidente, tale e quale come nelle altre scuole. E io laggiù non ho conosciuto nessuno che fosse splendido e dalle idee chiare e via discor-rendo. Forse due tipi. Seppure. E probabilmente erano già così prima di andare a Pencey.

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351.­ David­ Copperfield: protagonista dell’omo-nimo romanzo di Char-les Dickens (1812-1870).2.­grattarmi­ la­pancia: oziare.

È l’inizio dell’opera e il giovane Holden si presenta ai lettori. Il ragazzo seleziona gli episodi da rac-contare limitandosi alle poche ore che precedono

l’abbandono della costosa scuola privata che sta frequentando, il college Pencey in Pennsylvania.

Il giovane Holden si presenta ai lettori(il giovane holden, cap. i)

CONTENUTI La critica a una scuola frequentata da studenti di famiglie abbienti Il senso di estraneità del protagonista rispetto all’ambiente

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Ad ogni modo, era il sabato della partita di rugby con Saxon Hall. La partita col Saxon Hall, a Pencey, era un affare di stato. Era l’ultima partita dell’anno e pensavano che dovevi per lo meno ammazzarti se il vecchio Pencey non vinceva. […]

Io me ne stavo là sulla Thomsen Hill, e non giù alla partita, per il sem-plice motivo che ero appena tornato da New York con la squadra di scher-ma. Ero lo stramaledetto manager della squadra di scherma. Un affare di stato. La mattina eravamo andati a New York per quell’incontro con la Scuola McBurney. Ma l’incontro non c’era stato. Avevo lasciato fioretti3, equipaggiamento e tutto su quella metropolitana della malora. Non era stata tutta colpa mia. Dovevo continuare ad alzarmi per guardare quella carta, se no non sapevamo dove scendere. Sicché eravamo tornati a Pencey verso le due e mezzo invece che per l’ora di cena. In treno, mentre torna-vamo, tutta la squadra mi aveva messo al bando. Era stato abbastanza da ridere, a pensarci.

L’altro motivo per cui non mi trovavo giù alla partita era che dovevo andare a salutare il vecchio Spencer, il mio professore di storia. Aveva l’influenza e compagnia bella, e io pensavo che probabilmente non l’avrei rivisto prima che cominciassero le vacanze di Natale. Mi aveva scritto quel biglietto per dirmi che voleva vedermi prima che andassi a casa. Sapeva che non sarei tornato a Pencey.

Questo mi ero dimenticato di dirvelo. Mi avevano sbattuto fuori. Dopo Natale non dovevo più tornare, perché avevo fatto fiasco in quattro materie e non mi applicavo e le solite storie. Mi avevano avvertito tante volte di mettermi a studiare – specie a metà trimestre, quando i miei erano venuti a parlare col vecchio Thurmer4 – ma io niente. Sicché mi avevano liquidato. A Pencey succede spessissimo che liquidino qualcuno. È una scuola ad alto livello, Pencey. Altroché.

Ad ogni modo, era dicembre e tutto quanto, e l’aria era fredda come i capezzoli di una strega, specie sulla cima di quel cretino d’un colle. Io addosso avevo soltanto il cappotto doubleface5 senza guanti né altro. La settimana prima, qualcuno era andato fino in camera mia a rubarmi il cap-potto di cammello, coi guanti foderati di pelliccia in tasca e tutto quanto. A Pencey c’erano un sacco di farabutti. Una quantità di ragazzi venivano da famiglie ricche sfondate, ma c’erano un sacco di farabutti lo stesso. Una scuola, più costa e più farabutti ci sono – senza scherzi. Ad ogni modo, io continuavo a starmene vicino a quel cannone scassato, guardando la partita e gelandomi il sedere. Solo che alla partita badavo poco. Se me ne restavo lì era perché cercavo di provare il senso di una specie di addio. Voglio dire che ho lasciato scuole e posti senza nemmeno sapere che li stavo lasciando. È una cosa che odio. Che l’addio sia triste o brutto non me ne importa niente, ma quando lascio un posto mi piace saperlo, che lo sto lasciando. Se no, ti senti ancora peggio.

da Il giovane Holden, trad. A. Motti, Torino, Einaudi, 1961

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3.­fioretti: spade sottili e flessibili, prive di ta-glio usate negli incon-tri di scherma.4.­ Thurmer: il preside della scuola.5.­doubleface: si dice di indumenti che posso-no essere reversibili.

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COMPRENSIONE

Il­riassunto

1.  ��Riassumi in circa 5 righe il contenuto del brano.

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La­famiglia­di­Holden

2.  ��Quale aggettivo usa il protagonista per definire la propria infanzia? Perché?

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3.  ��Chi è David Copperfield e perché il narratore vi fa riferimento?

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­VERSO­L’ESAME­­ 1a­prova,­tip.­A Analisi�di�un�testo�in�prosa

  Fin dalle prime battute Holden appare come un “giovane arrabbiato” che parla in modo spregiudica-to dei suoi familiari e ostenta disprezzo per la scuola elegante e costosa che lo ha «sbattuto fuori». Egli rac-conta la sua vicenda con un atteggiamento “da duro”, come se non gli importasse di niente e di nessuno, ma dalle sue parole traspare un bisogno di affetto e di relazioni umane sincere: «dovevo andare a salutare il vecchio Spencer, il mio professore di storia. Aveva l’influenza e compagnia bella, e io pensavo che proba-bilmente non l’avrei rivisto prima che cominciassero le vacanze di Natale» (rr. 52-55).

  L’atteggiamento ribelle di Holden si esprime nel tono­sprezzante o ironico con cui si riferisce alla scuola e ai compagni – «È una scuola ad alto livello, Pencey. Altroché» «A Pencey c’erano un sacco di farabutti» –, ma a questo ostentato modo di esprimersi fa da con-trappunto, nella parte finale del brano, un’amarezza

che rivela l’ingenuità e il candore del ragazzo: «Che l’addio sia triste o brutto non me ne importa niente, ma quando lascio un posto mi piace saperlo, che lo sto lasciando. Se no, ti senti ancora peggio» (rr. 77-78).

  Il protagonista coinvolge in modo diretto il lettore nella sua narrazione, rivolgendosi in modo confiden-ziale a un immaginario interlocutore: «Se davvero avete voglia di sentire questa storia…», «ragazzi…», ecc. Salinger usa uno stile che imita il parlato sia nella strut-tura­sintattica, costruita attraverso frasi brevi paratatti-che, sia nel lessico, caratterizzato da frequenti­ripetizio-ni, da espressioni che sottintendono una prosecuzione del discorso che non viene esplicitata – «e compagnia bella», «e quel che segue» –, da formule tipiche del lin-guaggio­giovanile e dello slang studentesco – «schifa», «baggianate», «maledettamente», «sputtanarsi» – da esagerazioni che rendono il discorso vivace e colorito.

­PER­LAVORARE­SUL­TESTO

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4.  ��Di quali membri della sua famiglia parla Holden? Quali sentimenti esprime verso di loro?

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La­scuola

5.  ��Holden è stato espulso dall’Istituto Pencey. Come lo comunica ai lettori?

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6.  ��Holden non va alla partita di rugby della sua scuola per due ragioni: quali?

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ANALISI

I­personaggi

7.  ��Nel suo disorganico racconto Holden presenta, in forma molto rapida, alcuni personaggi ai quali è legata la sua sto-ria: i genitori, il fratello D.B., il professor Spencer e i compagni di scuola. Quali caratteristiche ne mette in evidenza?

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8.  ��Ricostruisci la personalità di Holden sulla base di quanto egli stesso dice di sé e dei suoi rapporti con gli altri. Soffermati sull’atteggiamento “da duro” di Holden, sulla sua ironia e sul modo spregiudicato che ha di considerare la famiglia, la scuola, il mondo dei ricchi, ma anche sulle riflessioni che lasciano intravedere i suoi sentimenti e le sue esigenze.

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Il­linguaggio

9.  ��Holden usa un gergo aggressivo, ripetitivo, ricco di espressioni colorite, articolato in una struttura sintattica sempli-ce e sconnessa che bene esprime il rapido susseguirsi dei suoi pensieri. Ricerca nel brano le espressioni che ritieni più esemplificative di questo tipo di linguaggio.

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APPROFONDIMENTO

Il­confronto

10.   Il giovane Holden è il romanzo del disagio giovanile della generazione americana del dopoguerra. L’opera riassume l’assurdità del mondo contemporaneo e individua nel rifiuto dell’universo degli adulti il primato del mondo dell’ado-lescenza. Metti a confronto Holden con altre figure di giovani che vivono con difficoltà la loro adolescenza. Puoi, per esempio, fare un confronto tra Holden e Michele, il protagonista degli Indifferenti di Moravia (vedi il Manuale, p. 816).

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