JazzOff 2010-04

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Settembre - 2010 - Anno 02 - n°04 IL PERIODICO PER CHI AMA E VIVE LA MUSICA JazzOff Magazine Periodico di musica, cultura e territorio. Reg. Tribunale Cassino N° 02/2010 “Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale –70% Frosinone Aut. n. C/FR/053/2010 Periodico a cura dell’ufficio stampa della ComagSales S.r.l. - Copie 10.000 Atina Jazz 2010 un’edizione da incorniciare! un nuovo formato per tante novità dedicate ai nostri lettori!

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Settembre 2010. JazzOff, un giornale dedicato alla musica jazz e non solo. Rivista ufficiale del Festival Internazionale Jazz di Atina.

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Settembre - 2010 - Anno 02 - n°04

il periodico per chi ama e vive la musica

JazzOff MagazinePeriodico di musica, cultura e territorio.

Reg. Tribunale CassinoN° 02/2010

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Atina Jazz 2010un’edizione da incorniciare!

un nuovo formato

per tante novità

dedicate ai nostri

lettori!

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Home sweet home…magazine L’editoriale di Elide Di Duca

Nella vita spesso si cambia casa. Personalmente, nell’arco di una decina di anni, per studio o per

varie vicissitudini, ne ho cambiate ben nove, fino a quando non ho trovato, anzi, “ritrovato”, quella che mi apparteneva da sempre e cioè la casa delle mie origini.

E’ fondamentale, in un ambiente domestico, trovare la giusta dimensione degli spazi, dei colori, della luce, delle cose che troviamo nelle varie stanze: questo fa sì che una casa si trasformi da un semplice posto in cui vivere o mangiare o dormire, in un luogo delle emozioni e dei ricordi, in cui magari far crescere i propri figli.

Questa è successo e sta succedendo nella mia casa, questo, in un certo senso, sta succedendo anche a quella che posso considerare un’abitazione della mente e cioè JazzOff.

In fondo, questo piccolo esperimento editoriale è stato, da noi che lo abbiamo voluto e portato avanti, vissuto sempre così: come un altro modo di “abitare” la musica jazz e le sue molteplici sfumature, creando un ambiente nel quale ospitare artisti, amici, appuntamenti, immagini, oggetti…proprio come in una vera casa.

Siamo convinti, quindi, che una casa, per essere goduta a pieno, abbia bisogno ogni tanto di essere scoperta, o meglio, “riscoperta”, alla luce proprio dei cambiamenti e delle novità che fanno capolino nella propria esistenza. Magari basta poco: cambiare il colore delle pareti, spostare qualche mobile o quadro, valorizzare uno spazio poco usato, ingrandirne un altro o, perché no, ridimensionarlo. Questo sta succedendo in casa JazzOff: sono in corso lavori di ristrutturazione!

Che non si spaventino i nostro affezionati lettori, stiamo lavorando per voi (…cit.)!

Questo cambiamento, in un certo senso, era inevitabile. Abbiamo ancora fresco nella mente, forse

perchè non ancora passato del tutto, il famoso numero 25 di Atina Jazz, che ha segnato una svolta nel modo di concepire e percepire il Festival a livello territoriale e nazionale.

E allora, che svolta sia!

Molte le novità in cantiere per JazzOff, cominciando con il nuovo formato tabloid, per una più semplice consultazione, la frequenza che passa da bimestrale a mensile, una nuova e più capillare distribuzione con un significativo aumento della tiratura…

Vogliamo ospitare tanti vecchi e nuovi amici in questa nuova dimensione e lo facciamo già in questo primo numero del “nuovo corso” con “firme” anche prestigiose che di volta in volta ospiteremo, contenuti più snelli e più ampio spazio alle immagini, una scelta editoriale di sobrietà (i migliori pensatori affermano da sempre che è sempre più difficile togliere che aggiungere…).

Insomma, la matematica non sarà un’opinione ma per JazzOff dopo il 25 può venire il numero 0.

Una delle tendenze più fastidiose dell’ambiente jazz degli ultimi anni è lo spasmodico, esasperato e ingiustificato tentativo di trasportare il jazz in luoghi chiusi, centrali, cittadini (quello delle grandi metropoli in verità), rinchiuderlo in cornici che un bel po’ vanno strette a questa forma di arte che ha sconvolto il XX secolo.

Invece, la storia insegna, il jazz ha sempre popolato vicoli e piazze, borghi e periferie sono state a lungo luogo privilegiato per gli incontri dei più grandi musicisti.

Ben vengano dunque realtà locali, dove i ragazzi dei conservatori – tanto per citare una delle esperienze che più ha marcato e qualificato la XXV edizione della rassegna – hanno potuto stringere la mano ai propri idoli. Personaggi che nei luoghi di cui sopra sono diventati di carta, simulacri del proprio essere.

Ecco, ad Atina Ornette Coleman stringeva la mano a molti degli studenti del conservatorio di Frosinone accorsi il 23 luglio per rendergli omaggio.

Si inchinava persino davanti a loro, poi non negandosi affatto sul palco a qualche ora di distanza. Anzi, dimostrando a quei ragazzi quanto il jazz sia materia viva, che gode di un bisogno intrinseco di rinnovamento.

Ha bisogno di strade e piazze… sembrava urlare Ornette con quell’inconfondibile sassofono.

Ad Atina ha colpito anche una certa originialità della proposta: il progetto inedito cofirmato con il temibile Manfred Eicher di Ecm è un esempio di gran coraggio. In poche occasioni prima di ora qualcuno osò chiedere al condottiero Eicher di mettere in piedi una formazione originale, di stimolarlo a pensare un progetto che si riversasse nella piazza di un festival. Dino Saluzzi, il fratello Felix, Palle Mikkelborg alla tromba, John Surman ai sassofoni e clarinetto, Anja Lechner al violoncello e ritmica italiana composta da Ares Tavolazzi e U.T. Gandhi. Tutti, ad eccezione di Tavolazzi, avevano

precedentemente collaborato, insieme o separatamente, col maestro del bandoneòn.

Una serata da mandare a memoria, un riuscito tentativo di mescolare linguaggi ed estetiche: Saluzzi e i suoi hanno assorbito e riproposto desideri e passioni di ognuno dei partecipanti con estrema sensibilità.

Un concetto che, insieme all’originalità, sembra

sempre più estraneo ai molti ambasciatori del jazz di oggi.

Ad Atina, al contrario, sensibilità e originalità hanno popolato le vie e le piazze. Un modo, discreto ma profondo, per qualificarsi, per distinguersi dai molti altri festival italiani. E per divulgare passione a suon di jazz.

Con gli occhi di... AtinaJazz vista da Federico Scoppio, inviato di MUSICA JAZZ .

DAMIANI MIMI

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settembre 2010

Enrico Rava, un lettore d’eccezione per JAZZOFF, speriamo che continui a seguirci anche con il nuovo formato!

Carlo Pagnotta, patron di Umbria Jazz, mentre parla con Maurizio Ghini durante una delle serate di Atina...

Bolle qualcosa in pentola?!

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al telefono con... Gianmaurizio Foderaro

Il responsabile musica di Radio 1 Rai, presentatore d’eccezione della XXV edizione di Atina Jazz, ci racconta la sua esperienza del Festival. di Elide Di Duca

allora gianmaurizio, come è stato questo primo approccio con atina Jazz?Sicuramente l’impressione è stata quella di una grande macchina organizzativa, di un lavoro curato non solo dal punto di vista del cartellone artistico e della logistica, ma

soprattutto dal punto di vista umano. Mi spiego: la sensazione è stata quella di un coinvolgimento di tutti i protagonisti della manifestazione, dai musicisti ai partner istituzionali e commerciali, dai volontari al pubblico. Ad Atina Jazz si respira un’atmosfera di casa, di una bellissima casa in cui si è stati invitati volentieri.

Qual’è stata dal punto di vista artistico la serata più interessante per te?Il concerto di Ornette Coleman mi ha stupito, non solo per il livello musicale,

ma per la grandissima vitalità ed umanità che il personaggio emana. Avevo prima la prevenzione che questo grande artista vivesse un po’ di “rendita”,

arrivato ormai ad 80 anni; invece la sua autenticità è davvero spiazzante, come la magia che ti travolge quando prende il mano lo strumento. Un’altra serata straordinaria è stata quella del concerto ECM in cui non solo abbiamo avuto la possibilità di ascoltare un progetto inedito di assoluto livello, ma si è potuto percepire che Atina Jazz ormai può essere annoverata a pieno titolo tra le manifestazioni di riferimento in Italia. L’interesse dell’etichetta tedesca nei suoi confronti è una delle testimonianze più forti in questo senso.

Come vedi il futuro di atina Jazz insieme a Radio 1 Rai?Indubbiamente è un Festival in crescita, che non ha nulla da dimostrare dal punto di vista dell’offerta musicale, ma può caratterizzarsi con eventi ancora più grandi che richiamino un pubblico ancora maggiore. Il mio futuro personale nei confronti della manifestazione è legato ormai alla figura di “conducente” più che di “conduttore”, vista la mia esperienza quest’anno come autista personale della Bridgewater (e del suo cane…)!A parte gli scherzi, credo che RADIO 1 RAI ed Atina Jazz possano avere un futuro interessante di collaborazione, l’importante è trovare le strade giuste che riescano a coniugare i punti di forza e le eccellenze della manifestazione con le esigenze della prima radio italiana dal punto di vista del palinsesto del settore musicale e dei suoi obiettivi.

Ci metteremo al lavoro per questo!

Home sweet home…

Corso della Repubblica 233 - CASSINO

La venticinquesima edizione del Festival Jazz di Atina si è aperta il 21 Luglio con un concerto esplosivo. Ad inaugurare la splendida location (il fascino di Piazza Marconi è sempre prorompente) è stato il batterista friulano U.T.gandhi con la sua band di otto elementi, i Vertical invaders.

Lorena Favot alla voce, Mirko Cisilino alla tromba, Filippo Orefice al sax tenore, Paolo Corsini al fender rhodes e alle tastiere, Andrea Faidutti alla chitarra elettrica, Alessandro Turchet al contrabbasso, Luca Grizzo alle percussioni e voce e U.T.Gandhi, naturalmente, alla batteria, alla voce e alla direzione, per un omaggio originalissimo alle musiche di Joe Zawinul e dei Weather Report.

La prima cosa incredibile di questo concerto è stata la freschezza degli elementi. Questi giovani musicisti sono stati in grado di regalare al pubblico un grande concerto, carico di un’energia straripante ed estremamente coinvolgente. Certo, la direzione artistica di Gandhi ha avuto il suo peso.

L’idea di riproporre la musica di Zawinul affiancato da nuovi talenti del jazz (e non solo) italiano, perfettamente in grado di eseguire brani complessi, energetici, con inventive sonore di alto livello, l’ho trovata veramente efficace.

Ci siamo ritrovati, perciò, a battere il tempo in maniera spontanea. Abbiamo avuto difficoltà a restare seduti, composti, perché la voglia era quella di alzarsi in piedi e battere il tempo anche coi piedi.

È stato un concerto davvero emozionante anche perché Gandhi ha ricordato la sua amicizia personale con Zawinul e il suo sodalizio artistico: il giorno della sua morte è stato per lui uno dei più dolorosi della vita.

Accompagnati anche da brani di Miles Davis e Shorter abbiamo ripercorso la grande storia della musica jazz, quella fatta di energia pura, di umori che cambiano in modo vertiginoso e di pure invenzioni da lasciare a bocca aperta.

Gli “invasori” aprono la XXV edizione di AtinaJazz:

Bruna MarcelliCorso della Repubblica, 8 - CassIno - Largo Marconi, 3 - PonTECoRVo

Un caloroso ringraziamento a tutti quanti hanno contribuito al successo di questa 25ma edizione appena conclusa, a cominciare dai numerosissimi spettatori, agli artisti, ai tecnici,

ai ragazzi della Proloco di Atina, ai volontari dello staff, agli sponsor, fra i quali, un sentito ringraziamento va alla Banca Popolare del Cassinate che ha creduto fortemente nel nostro progetto.

Doveroso e sentito ringraziamento all’Amministrazione Provinciale di Frosinone e alla Regione Lazio, per il loro prezioso sostegno.

Un grazie a Gianmaurizio Foderaro di Radio 1 Rai, a tutta la stampa nazionale e locale che ha dato grande risalto al nostro sforzo, a tutti i ristoratori e albergatori che, siamo certi, hanno saputo ben rappresentare il nostro territorio ed, infine, un doveroso ringraziamento a chi ha fatto nascere questo festival e che, purtroppo, non è più con noi...

Grazie Vittorio...

Sulla scia del successo nella scorsa edizione del Corner CINZANO, quest’anno AtinaJazz ha fatto le cose in grande, allestendo, in collaborazione con il ristorante Pepenero di Cassino, un’area hospitality nello splendido cortile del Palazzo Cantelmi, appena restaurato, dove si sono tenuti concerti, incontri, mostre, degustazioni e tanti brindisi!

La suggestiva cornice del cortile, nonostante la pavimentazione “antitacco” (sarebbe più opportuno dire antitutto data l’incomprensibile finitura che forse voleva imitare, senza riuscirci, una pavimentazione preesistente), è stata quindi il teatro di una serie di eventi che hanno completato ed ampliato, la programmazione del Festival.

Indimenticabile l’incontro tra gli studenti del Conservatorio di Frosinone ed il grande Ornette Coleman, probabilmente uno dei momenti più significativi e toccanti dall’apparizione di Roberto Benigni sul palco di Atina jazz ormai più di qualche anno fa.

Il cortile è stato la cornice ideale per i concerti d’anteprima dove l’incontro con gli appassionati e gli artisti ha assunto una dimensione intima e rilassante, complice anche il buon Cabernet della Ferriera e la Falanghina di Telaro.

Sicuramente l’impatto, per chi entrava in quello spazio che trasudava storie di uomini e di cavalieri, era emozionante. Le luci calde dal basso, le candele, gli angoli catering curati nei particolari, la continua ricerca della qualità per le degustazioni dei prodotti tipici, ed in ultimo ma non per ultimo, il jazz, hanno contribuito a creare un’ambientazione suggestiva che, siamo certi, darà il suo fondamentale contributo al definitivo lancio del “Marchio AtinaJazz” come elemento di qualità rappresentativo dell’intero territorio.

La novità del Cortile con annesso anche il servizio ristorazione, ha “stimolato” gli spettatori ad anticipare la loro presenza ad Atina fin dal tardo pomeriggio, con ricadute positive per tutti gli operatori.

Un successo quindi questa nuova e prestigiosa location a disposizione degli amici di AtinaJazz dove, nei prossimi appuntamenti, potranno senz’altro vivere nuovi, piacevolissimi momenti di Jazz.

AtinaJazz e il suo cortile.

Maurizio Ghini

un’immagine del Cortile nel dopo-conceerto

Grazie!

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settembre 2010

La signora del jazz la sera del 22 luglio ad Atina si è fatta attendere (ne sa qualcosa

l’amico Gianmaurizio Foderaro di Radio 1), ma per le centinaia di persone che affollavano la magica Piazza Marconi ne è valsa davvero la pena.

Dee Dee Bridgewater, dopo anni, risale sul palco del

nostro Festival e lo fa con lo stile che

da sempre la

contraddistingue, con quell’eleganza propria delle grandi artiste che amano ancora, dopo decenni di carriera, salire su un palco e regalare qualcosa al pubblico.

E di emozioni ne ha regalate tante quella sera, con il suo omaggio personalissimo alla grande Billy Holiday, sottolineato da una voce calda e vigorosa, capace di raggiungere tonalità e sfumature ancora sorprendenti.

Il fatto di essere affiancata, poi, da musicisti straordinari come Edsel Gomez al piano, Kenny Davis al contrabbasso, Craig Handy al sax, Hans Van Oosterhour alla batteria, ha arricchito ancor

più il livello artistico, semmai ce

ne fosse bisogno,

della

sua performance. L’immagine di questa splendida dama d’altri

tempi, dalla testa completamente rasata, con in mano il suo grande ventaglio verde, rimarrà negli occhi degli spettatori che hanno ascoltato il concerto quella sera.

Una suggestione, a mio avviso, si può regalare non solo con le note o con la voce, ma anche col semplice gesto di una mano, con un sorriso, con il sedersi a terra per trovare, forse, un contatto ancora più forte con il suo pubblico.

Billy Holiday affermava: “I giovani mi domandano sempre da dove viene il mio stile, come si è formato e tutto quanto; cosa posso dire? Se scopri un pezzo che ha qualcosa a che fare con te, non devi costruirci niente. Semplicemente ti procura emozione, e quando lo canti anche altra gente proverà qualcosa.” Questo, crediamo, sia molto vicino all’approccio alla musica della “nostra” Dee Dee…

a cura della redazione

DeeDee Bridgewater, la Dama col ventaglio

Elide Di Duca

“Sono convinto che l’unico titolo necessario per praticare qualunque arte sia il desiderio di farlo. Credo che il “talento” sia, in fondo, proprio questo. La musica è la tua propria esperienza, i tuoi pensieri, la tua saggezza. Se non la vivi, non verrà mai fuori dal tuo strumento”.

Questo ci insegna il grande Charlie Parker e questo, in un certo senso, possiamo applicarlo a Mario Romano, uomo ed artista.

Gli incontri non avvengono mai per caso: conoscerlo era scritto nei destini di AtinaJazz e suo personale, che si sono incrociati inaspettatamente seguendo uno stesso percorso di “rinascita”.

Mi spiego meglio: dopo più di venti anni senza toccare il piano, Mario Romano da due anni a questa parte torna al jazz e lo fa con un’eleganza ed un’energia che possono essere in un certo senso paragonati alla vitalità e alla forza ritrovata dal Festival nello stesso identico periodo.

Coincidenza? Non possiamo saperlo, sappiamo solo che ospitare sul palco di AtinaJazz il concerto del pianista italo canadese la sera del 23 luglio è stato un enorme piacere.

Personalmente, anche una grande emozione visto l’omaggio pubblico (verbale e floreale) che Mario ha voluto riservarmi durante la performance. Non capita certo tutti i giorni una cosa del genere, che rimarrà di certo ben scolpita nella mia memoria.

Insieme ad altri tre bravissimi musicisti, il veterano Pat LaBarbera al sax, il contrabbassista di origini siciliane Roberto Occhipinti ed il giovane ma già navigato Mark Kelso alla batteria, Mario Romano ci ha regalato un concerto elegante, sobrio, proponendo i brani dell’ultimo disco dal titolo “Valentina”, omaggio alla figlia (deliziosa) dello stesso pianista.

Con un’ interpretazione che metteva in evidenza un lavoro di arrangiamento accurato ed originale, le nostre orecchie sono state ben contente di ascoltare i bellissimi standard della migliore tradizione jazz come Night in Tunisia, Autumn Leaves, Nardis, con addirittura incursioni inaspettate di pezzi come Norwegian Wood di Lennon e Mc Cartney seguiti da alcune composizioni originali.

Un appuntamento che ha contribuito ad arricchire il cartellone artistico di Atina Jazz di quella sana tradizionalità musicale che ogni Festival dovrebbe avere, di quella genuinità che solo un uomo come Mario, profondamente e spiritualmente legato alla musica e alla sua terra, alla famiglia e ai suoi valori di uomo semplice, ha potuto mostrare.

Per essere un bravo musicista bastano forse solo lo studio e la tecnica, questo non significa riuscire ad arrivare alla gente.

Per essere un grande artista bisogna essere prima

di tutto un uomo vero ed avere un cuore ed una sensibilità fuori dal comune.

Mario Romano è un artista nel senso più completo del termine, e questo il pubblico di Atina Jazz lo ha percepito, ne siamo convinti.

La strada più semplice per dimostrarcelo è la poesia con cui affronta le cose semplici della vita, dalla musica all’amicizia ai massimi sistemi, da un semplice piatto condiviso alla presentazione del suo lavoro sul palco.

E la musica, il grande amore della sua vita, ancora gli fa brillare gli occhi.

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IL concerto di Ornette Coleman, inserito nella programmazione

di AtinaJazz 2010, era uno degli appuntamenti che avevo annotato nella mia agenda personale, come uno di quelli da “incorniciare” nella storia venticinquennale di Atina Jazz.

mai previsione fu più fondata!Sin dal pomeriggio del 23 Luglio gli

animi si erano “scaldati” in seguito ad una toccante manifestazione svoltasi nel cortile del Palazzo Ducale di Atina. Il Conservatorio “Licinio Refice” di Frosinone aveva voluto omaggiare Coleman con un concerto degli allievi della cattedra di jazz e con la consegna di un attestato di riconoscimento alla carriera.

Alle ore 22:00 del 24 Luglio Coleman è salito sul palco.

Vedere Piazza Marconi gremita e plaudente è stato, di per sé, uno spettacolo unico.

Sin dai primi brani mi sono reso conto di trovarmi di fronte ad un evento jazzistico di notevole spessore. Anche se non sono un profondo conoscitore della musica jazz e del free jazz in particolare, mi sono lasciato trasportare dalle emozioni che il concerto suscitava.

Come è mia abitudine, ho cercato di entrare in sintonia con la musica che, dal palco, Coleman effondeva a piene mani.

Bene, il risultato è stato notevole!!Anche se non amo, in genere,

esprimere in maniera plateale il mio assenso all’artista che si è esibito, questa volta l’ho fatto!

Al termine del concerto scattare dalla sedia ed applaudire in modo vigoroso è stato spontaneo.

In tal modo ho voluto ossequiare chi, sebbene ottantenne, riesce ancora ad emozionarsi ed emozionarci con un genere musicale che, al di là di ogni considerazione critica, colpisce direttamente i nostri sensi, ci coinvolge, ci commuove.

Qualche anno fa a Perugia, al termine di un concerto di Sonny Rollino, lessi su un cartello: “La musica è vita…”

il 24 Luglio ad Atina riscrivere questa frase sarebbe stato opportuno, oserei dire doveroso.

Roberto Petrilli

L’uragano Coleman ad Atina...

Riflessioni di un neofita del free jazzRiflessioni di un neofita del free jazz

Sono passati cinquant’anni e spiccioli da quando Ornette Coleman accese la miccia

rivoluzionaria del free jazz. Un terremoto destinato a cambiare bruscamente la rotta di un genere musicale che si stava incanalando lungo sentieri un po’ troppo battuti.

Era il 1958: assieme a un manipolo di seguaci, tra i quali Don Cherry e Freddie Hubbard, Ornette dava vita a quelle eretiche dissonanze, tra sax di plastica e violini elettrificati, che facevano gridare allo scandalo i puristi, ma intanto spalancavano al jazz nuove, infinite strade. L’uragano Coleman costrinse tutti a fare

i conti con quella musica stralunata che si chiamava libertà.

Oggi l’ottuagenario sassofonista statunitense è un gigante del jazz ancora in piena attività, come ha dimostrato nel

suo breve tour italiano che

il 24 luglio scorso ha

fatto tappa anche ad Atina.

Affiancato dal contrabbassista Tony Falanga, da Al MacDowell al basso elettrico e dal figlio Denardo Coleman alla batteria, Ornette si è presentato sul palco in abito gessato viola. Tra il pubblico si percepiva un’atmosfera carica di emozione, e non solo tra i tanti estimatori di vecchia data, ma soprattutto tra i giovani e giovanissimi che negli anni Sessanta non c’erano e sono venuti fin quassù spinti dalla voglia di compiere dal vivo un’esperienza che hanno vissuto solo attraverso i dischi.

E il venerando maestro non li ha delusi.

Fin dalle prime note soffia, eccome, nel suo sax alto, traendo un suono ora aspro ora più morbido, forse temperato dall’età. Ogni tema appena accennato viene subito destrutturato e lacerato in fiati brevi e potenti che disegnano nel segno dell’improvvisazione nuovi, originalissimi percorsi sonori. Immutato in questo artista è il senso di condivisione, del fare musica d’insieme; e infatti sul palco ci danno dentro anche i comprimari del ‘Two Bass Quartet’, in particolare l’eccellente Tony Falanga, che incanta con gli arpeggi del suo contrabbasso.

Purtroppo però non sempre i risultati sono all’altezza, soprattutto a causa dell’invadente batteria di Denardo Coleman, che affronta ogni brano nella stessa rumorosa maniera. E affonda in un uragano kitsch perfino la delicata Suite n.1 di Bach, iniziata da Falanga in solitudine in punta di archetto. Denardo suona con il padre dalla tenera età di dieci anni, e forse sarebbe tempo, come ha fatto di recente un altro Grande Vecchio del jazz come il sassofonista Sonny Rollins con il nipote Clifton Anderson, peraltro musicista di ben altra levatura, di lasciar andare il pupillo per la sua strada…..

Dopo un’ora e mezza di concerto, i lunghi applausi finali sono tutti per Ornette, artista carismatico e generoso che non si sottrae all’abbraccio del pubblico.

Claudia Fayenz

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Ore 19:00. Tutto è pronto per l’inizio di un’altra splendida serata. All’interno del Cortile del Palazzo Ducale di Atina sta per svolgersi “un aperitivo” interessante. È venerdì 23 luglio. Il Festival è nel pieno. E, ad anticipare di un giorno il concerto più atteso dell’edizione, sta per avere luogo un appuntamento musicale in onore del maestro Coleman.

Sarà l’Orchestra Jazz del Conservatorio di Frosinone a rendergli omaggio.

Entro disinvolta nel Cortile, sono di casa ormai e, se pur “ospite fissa”, l’ingresso è sempre un’emozione.

Sarà la novità per Atina, sarà la novità per me, ma l’entrata è già un gran benvenuto.

Si staglia di fronte ai nostri occhi tutto il “palcoscenico” e dal “palcoscenico” anche l’artista ha una gran bella visione. È un cortile magico, intimo, familiare.

Appoggiata al muro, trovo la mia stabilità. Ma non dura molto. Alle prime note, mi rendo conto della forza che sta per travolgermi. Allora mi assesto meglio, ma più la musica va avanti e più il mio corpo è in fermento.

Cosa c’è nell’aria? Quale energia si libera intorno? E per un momento mi fermo.

Guardo avanti a me. Ci sono loro, e sono tanti. Un gruppo nutrito di giovani talenti, un’orchestra intera per Coleman.

Mi accorgo a poco a poco che dai loro visi si inebria un fervore inusuale.

Davanti i loro occhi uno spettatore unico e forse irripetibile.

Come fare a suonare con così tanta emozione?

E capisco che l’aria che aleggia all’interno del Cortile si libera tutta della loro energia.

È così bello perdersi e lasciarsi andare a questi suoni. È così bello perdersi nei loro occhi, così bello emozionarsi con loro. Diciotto elementi compongono la band.

Diciotto studenti fortemente uniti dalla loro passione.

Ad uno ad uno vengono “chiamati” dal direttore d’orchestra: i fiati, le voci i bassi, il piano, le percussioni.

Tutti omaggiano un gran Maestro. Sono “liberi” nei movimenti, “liberi” i suoni che s’intersecano tra loro (e il pubblico ne è cosciente).

Sarà che è il mio primo concerto “free”, ma subito mi approccio con grande interesse.

Ne vale la pena perché gli elementi sono validi, si intuisce immediatamente.

Le voci di Mauro, Leila e Diana mi catturano sin da subito. Non sono semplici voci, sono anch’esse fiati, corde, bassi e batterie. Ma poi il maestro Tocilj chiama in rassegna gli altri, in alternanza. I sassofoni prendono “fiato”, trombe e trombone pure.

Batteria e percussioni picchiano sulle pareti del Cortile. Ma non basta, ci vuole un po’ di piano, che riprende la melodia, e la chitarra.

Anche se spesso non ce ne accorgiamo, i bassi sono i primi che arrivano al cuore. E quelli del contrabasso di Joy Grifoni sono arrivati tutti, senza preavviso. Le mani e il corpo tremanti. Sta bene?, pensai. Domanda inutile. Lì in prima fila c’è forse l’uomo della sua vita, un suo maestro di vita. Come fare a restar calmi e a non lasciarsi andare in una situazione così? Ma desso che fa? Da le spalle al suo uomo? E nonostante ciò l’emozione che esprime non si spegne, anzi, aumenta sempre più.

Prende il posto da direttore e in un batti baleno “chiama” in raccolta i suoi “figli”.

I musicisti sono più “liberi” ora, respirano un po’, ma il momento non si è concluso, sta per iniziarne un

altro in questo pomeriggio: l’incontro con Ornette.

Se prima l’attenzione era concentrata più sul suono, ora è catturata dai nostri occhi, dalle immagini che come centinaia di fotografie si susseguono in tanti frame sul palco naturale del Cortile.

Il concerto è terminato ma un regalo sta per essere donato al Maestro: un libro musicale che ho trovato simpatico ed originale, un “premio” alla carriera. Coleman è in piedi. Attorno a lui iniziano ad accerchiarsi i fotografi, il pubblico, gli allievi del Conservatorio. Tutti per dare omaggio al Maestro. E loro, gli allievi, per donargli ancor di più i sentiti “grazie” per la musica che ha composto. La contrabbassista quasi sviene dall’emozione ed io, vedendola, faccio altrettanto.

Le mani che stringono le sue, le braccia che lo avvolgono per farsi ritrarre in foto con lui.

Lo sguardo di noi tutti sullo splendido look da ottantenne. Ci lascia incantati davanti ai suoi occhi. I suoi pochi passi calmi e “seducenti” ci attirano… è meraviglioso!

Non bastava accontentarci, voleva sbalordirci con i suoi inchini da gran cavaliere.

Così ricorderò per sempre uno splendido pomeriggio a “corte”, con l’emozione penetrante che sarà difficile da mandar via e l’immagine stampata di Atina che rimarrà nella storia del jazz..

Come anticipato il prossimo appuntamento con JazzOff sarà tra solo 4 settimane con il resoconto completo delle Anteprime 2010 e della Seconda edizione di Cassino Jazz, con uno special sul concerto di Rava e Bollani.Spazio inoltre alle novità in cantiere per il Winter 2010, con la presentazione del libro fotografico della 25sima edizione di Atina Jazz e tanto altro... A presto!

una splendida istantanea di Elide raggiante per l’omaggio floreale di Mario Romano durante il concerto del 23 luglio

settembre 2010

L’omaggio del Conservatorio di Frosinone ad Ornette Coleman Un incredibile mix di “libere” emozioni ...

Nel prossimo numero...

Per onorare un “ospite illustre”.Un “figlio” dell’arte.Non uno qualunque… E non scelto a sorte.La sala bandita.L’orchestra già pronta.Di voci. Di fiati. Di corde.Gli orecchi vibranti.Al suon di rullanti.

Contralto. Tenore. Trombone.Non manca il “direttore”.Che il tutto abbia inizio, allora signore!!Del suono “primizio” abbiamo il sentore.Siam pronti anche noi. (Il pensiero chiamò)E alla fine del tutto… la musica parlò…

Pomeriggio “free”…

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Laura Petrilli

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“Migrazioni”, titolo del debutto discografico del LokomotiveTrio, fotografa con precisione la natura della proposta artistica dei tre musicisti. Un flusso sonoro che rimbalza tra passato e futuro, con influenze rapite da Africa, Levante, Nordamerica, Balcani, mediterraneo.

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SEmPLIcITàeQuALITàleNOSTRE REGOLE

o r g a n i z z a z i o n e

cASEeVILLE LOcATION

La calda fascia equatoriale è il luogo di na-

scita del jazz e del cioccolato. Il contesto

- geografico in cui nascono e crescono con-

ferisce al jazz delle note malinconiche e al

cioccolato il suo tipico sapore amaro. Silva-

no Papa sostiene, non a torto, che “questa

jam-session di dolci percezioni prodotte

dalla musica jazz, alcol nella giusta misura

e i gusti delle cioccolate” sia “la chiave del

successo”. Ed è vero: le infinite armoniche

dei vari tipi di cioccolato e dei diversi ritmi

del jazz conquistano, stupiscono, seduco-

no. Provate a pensare di assaporare la sen-

sualità di un cioccolatino Papa ascoltando

del buon jazz suonato per voi, immagina-

te mani e teste che si muovono sui suoi

ritmi... e ora pensate alla sensazione che

questa atmosfera conviviale può regalar-

vi... questo è Jazz and Chocolate, un’espe-

rienza fatta di sensazioni e corde vibranti.

cioccolato dragees confetti

www.dolceamaro.com

in collaborazione con atina jazz festival, papa dolceamaro lancia il progetto “jazz and chocolate”, che unisce l’ascolto del buon jazz con la degustazione del suo cioccolato.

crea

iden

tity.

com

Un ringraziamento speciale a tutti coloro che ci hanno aiutato a realizzarequesto progetto e che ci hanno “sopportato” e supportato in questi mesi. ungrazie particolare a elide, Maurizio, Mirko, alessandro, Marco e tutto lo staff diJazzoff Collection e alle nostre famiglie.Grazie alla Calamus per la preziosa consulenza sulla musica popolare.

Credits:registrato presso ENTROPYA STUDIO – Balanzano (PG) – aprile 2010Missaggio di Roberto Liolile foto di copertina, gli adattamenti grafici e l’impaginazione sono di Mirko Macari (www.mirkomacari.it) e Ennio Romano Cecaro (www.ennioromanocecaro.it)le foto degli artisti sono di Marco LeoneStampato presso Enim Italia S.r.L. – Cassino (Fr)Produzione: JazzOff Collection & Rai Trade - www.jazzoffcollection.itManagement e Booking: Kunoichi Promotion [email protected]

piega

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Grand FourTour d’ITalIe

Booklet 3 ante:Booklet 24/06/10 12.22 Page 1

il 25 luglio un appuntamento straordinario ha chiuso le serate atinati. Sette splendidi musicisti, guidati dall’idea di realizzare un concerto in esclusiva mondiale per il Festival, hanno creato un piccolo miracolo musicale. La registrazione del live a marchio eCm, ci auguriamo, potrà dare la possibilità a chi quella sera non c’era, di ascoltare quello che noi abbiamo avuto la fortuna di ascoltare.

Immaginiamo una macchina da presa appesa al cielo. Il cielo andino, il cielo insanguinato dell’America Latina. Immaginiamo un film, che come

una chimera polifonica si dipana in forma di viaggio. Immaginiamo l’infinita possibilità di contrasti, risonanze, inquadrature. Immaginiamo che suoni e immagini si tendano la mano. Gerarchie azzerate: una rivoluzione creativa in movimento.

Queste, e non solo, sono le aperture intellettuali di Manfred Eicher: un grandangolare, una finestra spalancata sul mondo; una rivoluzione che non è legata solo all’uso del Jazz, e soprattutto nessun riferimento a ciò che chiamano “musica etnica”, bensì musica fondata su un processo progressivo anziché sul conservatorismo folklorico.

L’occhio della macchina da presa è in volo, è alieno agli umani pregiudizi: inquadra la malinconia sociale sudata dal bandoneon di Saluzzi come a farlo

fossero i camaleontici occhi di Luis Bunuel. Lars Von Trier guida i respiri glaciali e spettrali della tromba di Palle Mikkelborg mentre i labirinti sonori di John Surman sono immortalati dal pensieroso bianco e nero Bergmaniano.

Ad ognuno la sua cicatrice: lo spettro di Fassbinder aleggia intorno alla nobile postura di Anja Lechner. Tavolazzi e Gandhi colorano e dipingono neorealisticamente, quasi mai percuotono. Un peregrinare omerico dove i flussi e le correnti sono difficilmente identificabili ma che disegnano un assetto culturale comune. La musica espelle il superfluo, espelle gli ostacoli alla “visione” e raggiunge l’essenza spirituale dell’arte. Le note, fluide come l’acqua, non incontrano ostacoli, il suono è ondulante, malinconico, silenzioso.

Stili, culture e storie diverse si incontrano nel cielo sopra Atina. Sono storie dolorose sussurrate alla notte, storie di amicizia e di poesia, sono gli “occhi neri” di un bambino andino curvi sull’Europa, è quella straordinaria sacralità che accomuna la metafora delle anime. Nel cielo sopra Atina evaporano le religioni, muoiono i conflitti razziali, scompaiono i confini e le dogane tristi, angeli e demoni danzano nella notte stellata e sfiorano, quasi a toccare coi piedi, le vette dei pini giganteschi.

Chissà quante altre storie ci sono ancora sotto la luna, mentre l’agguato dell’alba è scongiurato, ma solo per una notte.

“ …Essa volò ancora sopra uno specchio d’acqua in cui galleggiava una secondaluna… sfiorando quasi coi piedi le vette

dei pini giganteschi…”

da “Il Maestro e Margherita”di Michail Bulgakov.

di Giuseppe Martini

i Grand Four ci invitano con questo disco a preparare la valigia per un viaggio interessante. Un progetto, che conduce in luoghi inconsueti visti e filtrati dagli occhi dei quattro musicisti che hanno voluto raccontare a loro modo l’italia.

colori e pensieri si fondono nelle composizioni originali quasi come in un diario offrendo così atmosfere pacate e languide, ritmate e vive, punti di contatto ideali con le mille culture d’italia, raccontando un’idea appassionata e sincera di un musicista in viaggio.

INFO punti vendita e acquisti online: [email protected]

Page 8: JazzOff 2010-04

PRESS: In questa pagina abbiamo voluto riportare solo alcuni dei tantissimi articoli dedicati alla 25sima edizione di Atina Jazz dalle principali testate nazionali e locali, per un doveroso ringraziamento a tutti i corrispondenti ed i giornalisti che ci hanno seguito nei vari concerti, per i tanti e prestigiosi titoli che hanno voluto riservare al Festival contribuendo all’affermazione di AtinaJazz come una delle

più dinamiche realtà del panorama italiano.

Sono state tantissime, infatti, le testate che ci hanno riservato ampio spazio, tra le tante, alcune citazioni d’obbligo a cominciare dal primo quotidiano nazionale, , che già il 25 maggio, dopo la conferenza stampa di presentazione del festival, ci ha dedicato una prestigiosa pagina intera, così come non possiamo non ringraziare il che, tra le altre, il 16 luglio ci ha particolarmente gratificato dividendo in maniera pressochè equa la pagina tra il nostro Festival e Umbria Jazz... (scusate se è poco!)

Un ringraziamento anche a che ha seguito con grande attenzione l’intera programmazione ed, in più di qualche occasione, ha segnalato gli appuntamenti di Atina tra quelli consigliati.

Un saluto d’obbligo a Massimo Pizzuti, editore del sempre più letto , che ci ha accompagnato con grande attenzione e puntualità.

Insomma un grazie a tutti, anche quelli che per evidenti limiti di spazio non abbiamo potuto citare.

Mai come quest’anno il festival è riuscito ad esportare il “marchio” atinaJazz fuori dai confini provinciali affermandosi come uno degli eventi di maggior richiamo dell’intera regione, così come confermato dalla massiccia presenza, tra il numeroso pubblico (+25%) di appassionati provenienti da roma, Napoli, chieti, pescara, Isernia, Caserta, un gruppo di appassionati addirittura da Matera!

Insomma il Progetto Atina Jazz comincia a funzionare anche come importante veicolo di promozione turistica del territorio.

Un ringraziamento particolare al nostro responsabile dell’ufficio stampa, Maurizio Quattrini, che con la sua proverbiale calma e educazione, termine che nel mondo della stampa sguaiata di queste ultime stagioni va sempre più diradandosi, ha saputo veicolare magistralmente AtinaJazz.

Un piccolo appunto ad alcuni media locali che, evidentemente, a differenza delle più blasonate testate nazionali, non hanno ritenuto interessante per il loro pubblico il Festival... “Nemo propheta in patria”.

Maurizio Ghini

JazzOff Magazine Anno 2 - Numero 04

Periodico di musica, cultura e territorio a diffusione gratuita

edito da Comag Sales srl - Reg. Trib Cassino N° 02/2010

Redazione: Via Lombardia 58

03043 cassino (Fr)

Direttore Responsabile: elide di duca

Responsabile Editoriale: maurizio Ghini

Hanno collaborato a questo numero:

claudia FayenzGianmaurizio Foderaro

Federico scoppioGiuseppe martini

Bruna marcellilaura petrilli

roberto petrilli

Foto: Mirko Macari, Riccardo Crimi, Luca

D’Agostino, archivio jazzoff

Grafica e impaginazione: maurizio Ghini

Staff Marketing: ComagSales

Info: [email protected] - www.

atinajazz.comtel: +39 392 95 45 762

+39 333 82 62 445

Stampa:Tipografia Francati – Isola del Liri

Tiratura: 10.000 copie