Tuttolibri n. 1708 (03-04-2010)

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Aspettando la Pasqua di un nuovo Concilio Il Vaticano II Un rigoroso studio del gesuita O’Malley ne ripercorre la storia e i documenti, le innovazioni, le resistenze e i contrasti: è stato applicato o ingabbiato, devitalizzato, come un dente che fa male? GIANANDREA PICCIOLI La messa in mora del Concilio non ha giovato, fino- ra, alla Chiesa cattolica: molti credenti, e anche parte del cle- ro, vivono in uno stato di sof- ferto scisma silenzioso («som- merso» l'aveva già definito l'ortodosso filosofo cattolico Prini), ben più ampio di quello del manipolo lefebvriano che tanto sta a cuore al Vaticano, mentre in soccorso dell'istitu- zione romana arrivano trup- pe spurie, spesso interessate, più che alla fede cristiana, a unregimedicristianità,ecioè a una strumentalizzazione po- litica a fini identitari di una re- ligione che dell'apertura all'al- tro, sia con la maiuscola sia con la minuscola, aveva fatto la propria ragion d'essere. Ma forse molti, a Roma, pensano con affettuosa nostalgia a Gre- gorio XVI, che bollava come deliramentum la separazione diChiesaeStato. Eppure il Concilio Vatica- no II è lì, difficilmente eludibi- le, e continua a produrre di- scussioni e bibliografia. E' ap- pena uscito un saggio destina- to probabilmente a diventare il libro standard sull'argo- mento per chiarezza, capaci- tà di sintesi, rigore ed equili- brio. L'autore, John O'Mal- ley, è uno storico gesuita, già noto al pubblico italiano per altri importanti lavori su Era- smo, sul Concilio di Trento, sull'articolarsi della cultura europea; il titolo Che cosa è successo nel Vaticano II (pp. 400, e 25), l'editore Vita e Pensiero, la casa editrice dell' Università Cattolica. Che cosa rende peculiare e importante questo studio? La novità dell'approccio. Libe- randosi dalle pastoie delle op- posizioni continuità/disconti- nuità, conservatori/progressi- sti, scegliendo semmai quella ideologicamente più neutra di maggioranza/minoranza, O' Malley descrive la situazione della Chiesa dalla modernità illuministica in poi; espone l'inadeguatezza complessiva delle risposte date dall'istitu- zione fino al secolo scorso; racconta con abbondanza di documenti e di particolari an- che gustosi la storia dei quat- tro periodi del Vaticano II; sottolinea la sorpresa, dopo l'incertezza iniziale sugli sco- pi dell'assemblea, del coagu- larsi di un'amplissima maggio- ranza dei 2500 padri concilia- ri attorno ai documenti, pur tra resistenze curiali, contra- sti asperrimi, dure contesta- zioni, temporeggiamenti, trap- pole degne di un film di Buñuel. E come strumento er- meneutico usa l'analisi lingui- stica e stilistica. Il Vaticano II è il primo Concilio che non segue il mo- dello legislativo e giudiziario mutuato dalla cultura roma- na: per la prima volta non ci sono, nei testi, ordinanze pre- scrittive con relativo anate- ma ai trasgressori. Né ci so- no dogmi o definizioni dottri- nali nelle 4 costituzioni o nei 9 decreti o nelle 3 dichiara- zioni. (Per farsi un'idea della novità basta ricordare che il Sinodo del 1960, considerato una sorta di prova generale del Vaticano II, aveva pro- mulgato ben 771 canoni, cioè ordinamenti prescrittivi o proscrittivi). Non solo: il genere lettera- rio adottato è quello epiditti- co, cioè del panegirico, che rende attraenti gli ideali cri- stiani e suscita l'emulazione: «Esso mira a conquistare l'as- senso interiore, non a impor- re la conformità dall'esterno. Insegna, ma mediante il sug- gerimento, l'accenno e l'esem- pio piuttosto che con il pro- nunciamento magisteriale; è uno strumento di persuasio- ne, non di coercizione». Con il genere letterario cambia an- che la terminologia, ed è inte- ressante seguire O'Malley nel- la sua analisi delle parole e delle espressioni usate (popo- lo di Dio, fratelli e sorelle, col- legialità, cooperazione, asso- ciazione, dialogo, conversazio- ne, pellegrina - la Chiesa -, ser- vo - il presbitero -, sviluppo, progresso, evoluzione, co- scienza, mistero, santità…) e di quelle evitate (tutte «quelle di estraniazione, esclusione, inimicizia, quelle di minaccia e intimidazione, quelle di sor- veglianza e di punizione»). Ge- nere letterario e terminologia consentono di delineare un orizzonte interpretativo in cui lo stile generale diventa espressione di valori, quindi, anche senza scomodare Mc Luhan, messaggio. E di coglie- recosìintuttalasuaevidenza uno dei tratti ricorrenti nei te- sti conciliari: la chiamata alla santità, che «si manifesta co- me servizio ad altri nel mon- do», per la Chiesa e per tutti. «E' un tema cui il nuovo gene- Leossessioni dottrinarie ecentralistiche dellaCuria romana hannoportato allarestaurazione Riconobbelalibertà di coscienza come diritto inalienabiledellapersona anche nel caso in cui andasse controlaverità A cura di: LUCIANO GENTA con BRUNO QUARANTA [email protected] www.lastampa.it/tuttolibri/ Einaudimandain libreriaunanuova edizione(curatada Francesco Biscione) delle«Lezionisul fascismo»diPalmiro Togliatti, pubblicate per laprimavoltanel1970, ripristinando il titolo originario: «Corso sugli avversari». Ilcorsofusvoltoda TogliattiaMoscanel 1935,abeneficiodei militanti comunisti riparati in Russia. Chisonogliavversari? Ovviamente i fascisti. Manonilpopoloin camicianera,bensìle organizzazioni. Il corso forniscechiavidilettura del regime mussoliniano deltuttoinediteper l'epoca,conlafamosa definizione di «regime reazionario di massa», confermando il talento intellettuale, oltre che politico, di Togliatti. Intalsenso,persino RenzoDeFelicesi abbeveròaquestafonte, perteorizzare- dimenticando tuttavia l'elemento coercitivo del fascismo-il«consenso» alregime. Piùingenerale,da queste pagine emergono,aldilà dell'oggetto specifico, due esigenze basilari: studiare attentamente gli avversari, cercando dicoglierequalifiliessi sianoingradoditessere perlegareaséunafetta, piùomenocospicua, di popolazione; e, insecondoluogo, non disprezzare quest'ultima, ossia chi simpatizzaovota per«glialtri». Un insegnamento, quello delprof.Togliatti,che forselasinistra,reduce daunanuovabatosta, farebbebeneameditare. Continuaapag.VI TUTTOLIBRI LA STAMPA NUMERO 1708 ANNO XXXIV SABATO 3 APRILE 2010 ALAIN-FOURNIER I miracoli di Meaulnes Anteprima: poesie, prose, un inedito RAFFAELI P.II-III DIARIO DI LETTURA Brizzi, in giro per l’Italia Nello zaino Salinger, Tondelli, Montanelli BOBBIO P. XI Ecce Homo E’iltitolodellamostracheripercorre«l’immaginediGesùnellastoriadel cinema»attraversoquasi300documenti,trafoto,manifesti,riviste,libri(quisopra,dal catalogo,unascenadal«Messia»diRobertoRossellini,1976).AcuradiS.Alovisio,N. Pacini,T.Sillo,finoal6giugnoallaMolediTorino,organizzatadalMuseodelcinema. p tutto LIBRI URGE UN ALTRO CORSO SUGLI AVVERSARI ANGELO D'ORSI ROMANZI Adolescenti in fuga Fox e Hartnett: due storie di famiglia D’AMICO-VOLTOLINI P. II-III IDEE Identità e razzismo Quando la cultura è un’ossessione AIME-LOEWENTHAL P. VI-VII I

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Aspettandola Pasquadi un nuovoConcilio

Il Vaticano II Un rigoroso studio del gesuita O’Malley ne ripercorrela storia e i documenti, le innovazioni, le resistenze e i contrasti:è stato applicato o ingabbiato, devitalizzato, come un dente che fa male?

GIANANDREAPICCIOLI

La messa in mora delConcilio non ha giovato, fino-ra, alla Chiesa cattolica: molticredenti, e anche parte del cle-ro, vivono in uno stato di sof-ferto scisma silenzioso («som-merso» l'aveva già definitol'ortodosso filosofo cattolicoPrini), ben più ampio di quellodel manipolo lefebvriano chetanto sta a cuore al Vaticano,mentre in soccorso dell'istitu-zione romana arrivano trup-pe spurie, spesso interessate,più che alla fede cristiana, aun regime di cristianità, e cioèa una strumentalizzazione po-litica a fini identitari di una re-ligione che dell'apertura all'al-tro, sia con la maiuscola siacon la minuscola, aveva fattola propria ragion d'essere. Maforse molti, a Roma, pensanocon affettuosa nostalgia a Gre-gorio XVI, che bollava comedeliramentum la separazionedi Chiesa e Stato.

Eppure il Concilio Vatica-no II è lì, difficilmente eludibi-le, e continua a produrre di-scussioni e bibliografia. E' ap-pena uscito un saggio destina-to probabilmente a diventare

il libro standard sull'argo-mento per chiarezza, capaci-tà di sintesi, rigore ed equili-brio. L'autore, John O'Mal-ley, è uno storico gesuita, giànoto al pubblico italiano peraltri importanti lavori su Era-smo, sul Concilio di Trento,sull'articolarsi della culturaeuropea; il titolo Che cosa èsuccesso nel Vaticano II (pp.400, € 25), l'editore Vita ePensiero, la casa editrice dell'Università Cattolica.

Che cosa rende peculiare eimportante questo studio? Lanovità dell'approccio. Libe-randosi dalle pastoie delle op-posizioni continuità/disconti-nuità, conservatori/progressi-sti, scegliendo semmai quellaideologicamente più neutra dimaggioranza/minoranza, O'Malley descrive la situazionedella Chiesa dalla modernitàilluministica in poi; esponel'inadeguatezza complessivadelle risposte date dall'istitu-zione fino al secolo scorso;racconta con abbondanza didocumenti e di particolari an-che gustosi la storia dei quat-tro periodi del Vaticano II;sottolinea la sorpresa, dopol'incertezza iniziale sugli sco-pi dell'assemblea, del coagu-larsi di un'amplissima maggio-ranza dei 2500 padri concilia-ri attorno ai documenti, pur

tra resistenze curiali, contra-sti asperrimi, dure contesta-zioni, temporeggiamenti, trap-pole degne di un film diBuñuel. E come strumento er-meneutico usa l'analisi lingui-stica e stilistica.

Il Vaticano II è il primoConcilio che non segue il mo-dello legislativo e giudiziariomutuato dalla cultura roma-na: per la prima volta non cisono, nei testi, ordinanze pre-scrittive con relativo anate-ma ai trasgressori. Né ci so-no dogmi o definizioni dottri-nali nelle 4 costituzioni o nei9 decreti o nelle 3 dichiara-zioni. (Per farsi un'idea dellanovità basta ricordare che ilSinodo del 1960, consideratouna sorta di prova generaledel Vaticano II, aveva pro-mulgato ben 771 canoni, cioèordinamenti prescrittivi oproscrittivi).

Non solo: il genere lettera-rio adottato è quello epiditti-co, cioè del panegirico, cherende attraenti gli ideali cri-stiani e suscita l'emulazione:«Esso mira a conquistare l'as-senso interiore, non a impor-re la conformità dall'esterno.Insegna, ma mediante il sug-

gerimento, l'accenno e l'esem-pio piuttosto che con il pro-nunciamento magisteriale; èuno strumento di persuasio-ne, non di coercizione». Con ilgenere letterario cambia an-che la terminologia, ed è inte-ressante seguire O'Malley nel-la sua analisi delle parole edelle espressioni usate (popo-lo di Dio, fratelli e sorelle, col-legialità, cooperazione, asso-ciazione, dialogo, conversazio-ne, pellegrina - la Chiesa -, ser-vo - il presbitero -, sviluppo,progresso, evoluzione, co-scienza, mistero, santità…) edi quelle evitate (tutte «quelledi estraniazione, esclusione,inimicizia, quelle di minacciae intimidazione, quelle di sor-veglianza e di punizione»). Ge-nere letterario e terminologiaconsentono di delineare unorizzonte interpretativo in cuilo stile generale diventaespressione di valori, quindi,anche senza scomodare McLuhan, messaggio. E di coglie-re così in tutta la sua evidenzauno dei tratti ricorrenti nei te-sti conciliari: la chiamata allasantità, che «si manifesta co-me servizio ad altri nel mon-do», per la Chiesa e per tutti.«E' un tema cui il nuovo gene-

Le ossessioni dottrinariee centralistichedella Curia romanahanno portatoalla restaurazione

Riconobbe la libertàdi coscienza come dirittoinalienabile della personaanche nel caso in cuiandasse contro la verità

A cura di:LUCIANO GENTAcon BRUNO QUARANTA

[email protected]/tuttolibri/

Einaudi manda inlibreria una nuova

edizione (curata daFrancesco Biscione)

delle «Lezioni sulfascismo» di Palmiro

Togliatti, pubblicate perla prima volta nel 1970,

ripristinando il titolooriginario: «Corso sugli

avversari».Il corso fu svolto da

Togliatti a Mosca nel1935, a beneficio deimilitanti comunistiriparati in Russia.

Chi sono gli avversari?Ovviamente i fascisti.

Ma non il popolo incamicia nera, bensì le

organizzazioni. Il corsofornisce chiavi di letturadel regime mussoliniano

del tutto inedite perl'epoca, con la famosadefinizione di «regimereazionario di massa»,confermando il talentointellettuale, oltre che

politico, di Togliatti.In tal senso, persino

Renzo De Felice siabbeverò a questa fonte,

per teorizzare -dimenticando tuttavia

l'elemento coercitivo delfascismo - il «consenso»

al regime.Più in generale, da

queste pagineemergono, al di là

dell'oggetto specifico,due esigenze basilari:

studiare attentamentegli avversari, cercandodi cogliere quali fili essi

siano in grado di tessereper legare a sé una fetta,

più o meno cospicua,di popolazione; e,in secondo luogo,

non disprezzarequest'ultima, ossia chi

simpatizza o votaper «gli altri».

Un insegnamento, quellodel prof. Togliatti, che

forse la sinistra, reduceda una nuova batosta,

farebbe bene a meditare.

Continua a pag. VI

TUTTOLIBRI

LASTAMPA

NUMERO 1708ANNO XXXIVSABATO 3 APRILE 2010

ALAIN-FOURNIER

I miracolidi MeaulnesAnteprima: poesie,prose, un ineditoRAFFAELI P.II-III

DIARIO DI LETTURA

Brizzi, in giroper l’ItaliaNello zaino Salinger,Tondelli, MontanelliBOBBIO P. XI

Ecce Homo E’ il titolo della mostra che ripercorre «l’immagine di Gesù nella storia delcinema» attraverso quasi 300 documenti, tra foto, manifesti, riviste, libri (qui sopra, dalcatalogo, una scena dal «Messia» di Roberto Rossellini, 1976). A cura di S. Alovisio, N.Pacini, T. Sillo, fino al 6 giugno alla Mole di Torino, organizzata dal Museo del cinema. p

tuttoLIBRIURGE

UN ALTROCORSO SUGLI

AVVERSARI

ANGELO D'ORSI

ROMANZI

Adolescentiin fugaFox e Hartnett: duestorie di famigliaD’AMICO-VOLTOLINI P. II-III

IDEE

Identitàe razzismoQuando la culturaè un’ossessioneAIME-LOEWENTHAL P. VI-VII

I

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Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - II - 03/04/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/02 - Autore: ROBSAB - Ora di stampa: 02/04/10 19.02

MASOLINOD’AMICO

Lo sapevamo ancheprima, ma questo libro lo con-ferma: in Paula Fox (classe1924), così felicemente risco-perta da Jonathan Franzen, laFazi Editore ha trovato unapiccola miniera, vale a dire,primo, una scrittrice origina-le, ossia dotata di una voce pro-pria molto caratteristica; se-condo, una scrittrice che ave-va scritto tanto, quindi con unampio repertorio cui attinge-re; terzo, almeno a giudicaredai sette romanzi finora appar-si in Italia, una scrittrice pocodisponibile a ripetersi, ciascu-na delle sue storie essendo di-versa per tema, epoca, ambien-tazione, taglio.

L’odierno Costa occidentale,uscito in origine nel 1972, è senon sbaglio il più lungo dei suoiromanzi tradotti finora, e an-che, se l’entusiasmo non mi favelo, il più imprevedibile e affa-scinante. Consiste in una seriedi avventure e peripezie dell’ac-cattivante protagonista, una ra-gazzetta senz’arte né parte, ilcui nome, Annie, non certo ca-

sualmente richiama quello del-l’orfanella eroina degli antichifumetti di Harold Gray.

L’arco di tempo va dal 1939al 1944, e il luogo è la Califor-nia, dove Annie approda pocodopo l’inizio e che lascia, pro-babilmente per sempre, alla fi-ne. Adolescente e vergine, que-sta ragazza è praticamente so-la al mondo, perché il suo pursimpatico padre, un artistoidedi origine italiana, è sparitocon una nuova compagna la-sciando vaghi recapiti e quasinessun soldo.

Si comincia durante un rigi-do inverno newyorchese, quan-do Annie capita in un ostellointernazionale sulla RiversideDrive, dove si trovano giovanidi varie nazionalità, e vi vieneavvicinata da Walter Vogel, at-torello disoccupato e comuni-sta militante. Annie ha già de-ciso di fuggire dal freddo diNew York unendosi a una biz-zarra amica molto più anzianadi lei che sta organizzando unatraversata in automobile ver-so il sole della California, tra-versata cui Annie contribuiràcoi suoi pochi risparmi.

Nei giorni che mancano al-la partenza Annie frequentaWalter, il quale la prende sot-to la sua ala, la porta a riunio-ni di partito e tenta di indottri-narla, caricandola di letture;conscia della sua ignoranza,bisognosa di una guida, lei glisi affida completamente an-che se buona parte di quelloche sente ai cenacoli le risultapoco comprensibile, o tedioso.Ma ha deciso comunque dipartire, e Walter le dà appun-tamento a Los Angeles, dovesi recherà lavorando a bordodi una nave.

Dopo questa premessa, ri-troviamo Annie sulla Costa Oc-cidentale. Il viaggio è stato lun-go e disastroso e Annie, che ha

perso gli amici e quasi tutto ilsuo denaro, non ha altre pro-spettive se non aspettare l’arri-vo di Walter. Ha bisogno, ovvia-mente, di lavorare, ma non safare nulla - nessuno si è mai oc-cupato di darle un’istruzione -e quindi è costretta a accettarele occasioni più miserabili. Fre-quenta il sottobosco di Hollywo-od e certi circoli marxisti, conti-nuando a sentirsi spaesata. «Lepersone che aveva incontratonelle ultime quarantott’ore era-no come perle di una collanarotta, che rotolavano senza sen-so per tutta la California meri-dionale. A parte Walter, chi al-tri conosceva che avesse uno“scopo”? Rabbrividì al pensie-ro che anche lei avrebbe potuto

rotolare in un angolo e morire,impazzire come Ivan, invec-chiare in una stanza come quel-la, diventare una strega comela vecchia in fondo al corridoioe spaventare qualche ragazzagiovane non ancora nata. Leerano piaciuti Jim St.Vincent eJake, e soprattutto Max Shore,perfino Ivan. Ma Walter avreb-be potuto salvarla, No, sussur-rò a se stessa, Walter non lepiaceva granché».

Alcuni di questi nomi ritor-neranno: con Jim Annie ha,malvolentieri, un breve flirt;Max è un onesto medico pur-troppo ammogliato che le reste-rà amico e in seguito la aiuterà.Dal canto suo, Walter ricompa-re e la sposa, ma dopo una luna

di miele sinistra ancorché eco-logica la pianta in asso per ri-partire con un’altra nave,uscendo dalla sua vita pratica-mente per sempre.

Mite, passiva ma non remis-siva, modesta ma non stupida,Annie continua allora ad arra-battarsi. Cerca di controllare lapropria esistenza con più osti-nazione che convinzione, sem-pre rotolando tra le perle di cuisopra, in una California deglianni di guerra magistralmenteevocata partendo dal basso, at-traverso decine di personaggi -sceneggiatori cinematografici,cameriere di drive-in, sfruttato-ri di lavoro nero, agitatori poli-tici, negri che si credono a tor-to emancipati... - che le appaio-no stravaganti o persino minac-ciosi come quelli che Alice in-contra nel Paese delle Meravi-glie, ma di ciascuno dei quali lamaestria di Paula Fox ci fa intu-ire anche la dissimulata insicu-rezza e la fragilità.

Anteprima Poesie, prose e pagine ineditedel Grand Meaulnes, un Holden primo ’900

DARIOVOLTOLINI

La ragazzina chiama-ta Plum, sulla soglia dei quat-tordici anni, ha un papà, unamamma e due fratelli: Cydare Justin, il maggiore. Lei è lapiù piccola ed è attraversatada tutti i cataclismi della suaetà, sembrerebbe di poter di-re nessuno escluso. Infinitainsicurezza, goffaggine fisi-ca ed estetica, complicazionirelazionali estreme, tonalitàemotiva assolutamente di-pendente da luoghi, situazio-ni, clima e ora del giorno. Vi-ve in una casa monofamilia-re, fredda, da molti punti divista. Il fratello Cydar se nesta in disparte dall'altra par-te del giardino in un suobunker pieno di acquari.Tutto ciò non toglie nulla al-la gradevolezza del sobbor-go, del verde, del parco e an-che della scuola, dove le ra-gazze possono stare negli in-tervalli sdraiate sui prati, si-tuazione in cui noi, urbanicementificati, ci sentirem-mo sollevata l'anima da unmare di ambasce.

Cydar è intelligente, scien-tifico, caustico, duro. Justin èun ventiquattrenne nel pienodella sua forza scarmigliata. Igenitori di Plum ci sono e nonci sono: fisicamente ci sono,per il resto vivono come al di làdi un vetro fonoassorbente.Per Plum ci sono soprattuttoJustin, Cydar e le amiche, com-pagne di scuola feroci con lei,implacabilmente crudeli. Tut-to ciò non toglie nulla all'im-portanza delle relazioni amica-li e parentali: semplicemente,sono cose che vanno così.

Nella casa vicina a quella diPlum e della sua famiglia viveuna donna tra i trenta e i qua-ranta, sposata e con un bambi-no, David. La donna è bella, vi-

tale, anticonvenzionale e intelli-gente. Per Plum diventa passodopo passo l'amica grande, laconfidente, la maestra di vita.Va a trovarla, parlano. Maure-en, così si chiama la donna, pun-tella la personalità di Plum conargomenti affettuosi, solerti,spesso geniali, le cambia persi-no nome: non più Plum, bensìAria. Le modifica l'autorappre-sentazione, la fa sentire impor-tante, persino bella, sexy in pro-spettiva, affascinante, sicura dise stessa, le fa regali importanti.Plum comincia a cambiare tuttala propria percezione della vitae di sé, una volta introdottaMaureen nel panorama (d'al-tronde la sua pulsione al cambia-mento è di per sé totale). Ma tut-

to ciò non toglie che l'interventodi Maureen sembri esagerato,mosso da inespresse cause e in-dicibili fini.

Questo è il quadro iniziale,che Sonya Hartnett componeun tocco dopo l'altro, sempreparlando di persone, delle loroemozioni, della loro vita interio-re in tensione con quella ester-na. La voce e il punto di vistadell'autrice sono infinitamentemimetici e tuttavia ironici, calei-doscopici e polifonici. Ma men-tre la narrazione allestisce isuoi punti di tensione e il climax(doppio: la festa di compleannodi Plum e il disvelamento di unsegreto), ci rendiamo conto chei veri attori della storia non so-no i personaggi, per quanto otti-

mamente costruiti, ma qualco-sa di meno tangibile e però dimolto potente. Sono le energiedella vita e della psiche, sono leforze delle passioni, sono movi-menti che appartengono più al-la sfera del clima e del cosmoche non a quelle delle umane de-cisioni e azioni. Persino l'impo-tenza (di comunicare, di soccor-rere, di capire) qui appare comeuna forza incoercibile. I dram-mi personali di Plum passanonella sua famiglia sfilando intat-ti: non una parola, non un aiuto,a parte in extremis quello diCydar, il meno adatto all'empa-tia, si direbbe. Eppure la fami-glia è un sistema di affetti, nonc'è malanimo, cattiveria, né ne-gligenza colpevole. Solo che lepersone giacciono incatenate al-la propria impotenza, all'impos-sibilità di toccarsi con moti dell'anima, perché quei moti vannoper conto loro, sembra dircil'autrice, e noi semplicemente limettiamo in scena, o meglio: so-no loro che mettono in scenanoi e ci fanno muovere o stareimmobili come gli gira.

Maureen ha un marito chenon compare veramente maisulla pagina. Un punto cieco. E

anche la famiglia di Plum parefondata tutta quanta su di unvuoto incolmabile. Tutto ciò nontoglie che la vita scorra comun-que per tutti, che le catastroficontinuamente sfiorate nel rac-conto vengano per la maggiorparte (cioè tutte quelle irrepara-bili) evitate all'ultimo istante,che il futuro esista per tutti loro,come a dire per tutti noi. Sel'adulto può guardare ai doloriche gli parevano infiniti da bam-bino con uno sguardo in gradodi relativizzarne l'entità, nonper questo sa guardare altret-tanto oggettivamente ai suoi do-lori di adulto e soprattutto nonsa affatto evitare di incrementa-re quelli dei bambini che fannoparte della sua vita. Sarà al co-spetto del piccolo David, il più in-nocente di tutti, che le tempestea lungo covate si sgraveranno.

I pesci negli acquari diCydar sono lì per indicarciqualcosa di noi stessi. Il talentodella Hartnett nel combinare imoti interiori più sottili di ma-schi e femmine di ogni età conquelli sovrumani della vita è im-pressionante.

pp Sonya Hartnettp ARIAp trad. di Giuseppina Onetop Fazi, pp. 233, € 17,50

Il titolo

pp Paula Foxp COSTA OCCIDENTALEp trad. di Silvia Castoldip Fazi, pp.504, € 19.50

MASSIMORAFFAELI

Chi è un autore perHappy Few, i felici pochi, e checos'è un libro di culto? Sem-brerebbero antipodi ma sonole due facce di una stessa me-daglia perché in genere si trat-ta di scrittori laterali ma capa-ci, tuttavia, di serbare lo spiri-to del tempo o riassumerlo inemblema. Così, se Il giovaneHolden annunciava in pienodopoguerra la generazionedei figli turbolenti e non-ricon-ciliati, Il Grande Meaulnes(1913) era stato per i loro pa-dri forse l'ultimo dono dell'Età dell'innocenza ma, esplo-dendo alla maniera di un trac-ciante, anche il primo presa-gio della nuova Guerra deiTrent'anni che nulla e nessu-no avrebbe risparmiato.

Miracoli è il volume postu-

mo che raccoglie le poesie e leprose disperse dell'autore diquell'unico romanzo, includen-do un capitolo rimasto inedito.Sono testi d'atmosfera, fra te-nebre decadenti e improvviseefflorescenze liberty, primeprove di un ragazzo, Alain-Fournier (pseudonimo di HenriAlban-Fournier, 1886-1914), lacui vita breve sembra anticipa-re, nel conflitto tra realtà e im-maginazione, la dinamica delGrande Meaulnes.

Figlio della Francia profon-da, provinciale e borghese, ilsuo apprendistato è una seriedi fallimenti: viene bocciato duevolte all'esame d'ammissioneall'Ecole Normale Supérieure,vivacchia a Parigi nel sottobo-sco politico e giornalistico, infi-ne accetta l'arruolamento nell'esercito. Alain-Fournier è por-tato a fidarsi del suo istinto ma

diffida della cultura accademi-ca, gode il privilegio di due verimaestri (Jacques Rivière, gran-de critico e patronus dellaN.R.F, suo futuro cognato ededitore; Charles Péguy, il fierodreyfusardo e cantore di Gio-vanna d'Arco) ma teme d'esser-ne schiacciato e, di fatto, sismarca da entrambi. Il roman-zo che scrive di getto come fos-se lo sfogo di un'acne o una rapi-da immersione in apnea è in ef-fetti il risultato di un duplice ri-fiuto, sia del Naturalismo, conle sue tranches invasive, sia delSimbolismo oramai congelatonello stile dei Preraffaelliti.

Viceversa Il grande Meaul-

nes sta tutto nel proprio infra-mondo, che è il reame dell'im-maginazione pura, come si trat-tasse di un sogno fatto ad occhiaperti. La vicenda ha un sotto-traccia verosimile e anzi tipicodi qualunque romanzo dell'ap-prendistato, l'amicizia da partedel protagonista per AugustinMeaulnes e l'amore per la bellis-sima Yvonne de Galais, ma lapurezza di entrambi i sentimen-ti, l'ansia e persino lo spasimodi verità che essi comportano,fatalmente ne decretano la va-nità. Perciò il romanzo ha la for-ma di un vortice che mobilita le

sue figure con l'evanescenza diuna misteriosa leggerezza: co-lui che dice «io», lo scrittoreadolescente sotto mentite spo-glie, è sempre in viaggio ma per-de il proprio bene ogni voltache sembra raggiungerlo, conspettacolare regolarità.

Suo è dunque l'inframondodell'adolescenza che aspira,per etimologia, all'ardore su-premo eppure teme, più o me-no oscuramente, di doverla li-quidare per il semplice fatto diostinarsi a vivere, a crescere;fatto sta che nel bellissimo ri-tratto-biografia che introduceMiracoli, Jacques Rivière sichiede a un certo punto: «Andòistintivamente in cerca di un og-getto inaccessibile, che potessedeluderlo?» Come se dicessemeglio la morte, il sogno dell'eterna amicizia e dell'amore as-soluto, meglio la pienezza pura-mente fantasmatica del mondoimmaginario che la vita qui-e-ora, intesa come accesso all'aldi là degli adulti e rinuncia all'utopia. (Non a caso la poesia diVittorio Sereni Il grande ami-co, negli Strumenti umani, è de-dicata ad uno spettro dileguan-te come non è un caso che nell'

unico romanzo italiano accosta-bile al Grande Meaulnes, cioè Ilragazzo morto e le comete -'51- diGoffredo Parise, si trovi riunitafra le macerie del secondo dopo-guerra una libera comunità diadolescenti vivi e morti. Né vadimenticato che già nel '40 Ro-mano Bilenchi, per sua esplici-ta ammissione, si ispirava alloscrittore francese nel redigerel'opera d'esordio, Conservatoriodi S. Teresa).

Le pagine raccolte in Miraco-li e la testimonianza di Rivièreconfermano, comunque, chenon è sempre data a uno scritto-re la libera uscita dalla propriautopia e che forse gli scrittori diculto sono proprio quelli percui la vita e il libro finiscono conl'essere una cosa sola, quasi fos-sero i custodi ma anche i marti-ri di un sogno fatto in esclusiva,una volta per sempre.

Chi ha scritto Il giovane Hol-den è sopravvissuto mezzo seco-lo da sepolto vivo in un villaggiodel New Hampshire, ma al ra-gazzo di ventisei anni che ha fir-mato Il Grande Meaulnes è anda-ta molto peggio: rinvenuti di re-cente in una fossa comune dellaGrande Guerra, nella zona diVerdun, da un secolo i suoi re-sti giacciono insieme con quellidegli Infelici Molti.

Scrittori stranieriIITuttolibri

SABATO 3 APRILE 2010LA STAMPA III

Lessi The Giver di LoisLowry la prima voltaquando uscì, in America,

17 anni fa. Mi aveva colpito il fat-to che da un lato avesse vinto ilpremio letterario più prestigiosodato ai romanzi per ragazzi, laNewbery Medal, e dall’altro chesi fossero scatenate intorno ad es-so violente polemiche, tentativi

di censura, campagne contro. Al-lora, io lo trovai sconvolgente, ebellissimo. A rileggerlo oggi - nel-la traduzione di Sara Congrega-ti e Angela Ragusa per Giunti(pp. 250, € 14,50; in Italia Mon-dadori lo aveva già edito nel1995) -, l’impressione è la stessa,in entrambi i sensi. E’ un roman-zo forte, duro, intenso, che nonconsente al lettore di restare di-

staccato ma lo coinvolge conse-gnandogli un fardello emotiva-mente pesante da portare. Un ro-manzo in qualche modo unico, trai libri per ragazzi, perché l’autricenon ha paura di spingere ben oltreil limite la soglia di quello che nor-malmente si ritiene possa soppor-tare un giovane lettore, rendendo-lo partecipe - in modo profondo,per l’identificazione che si dà colragazzino protagonista - di qual-cosa che è, a più livelli, terribile.

Per iniziare, la scoperta che ilmondo in cui si è cresciuti - un mon-do che era apparso amabile o addi-rittura perfetto (siamo di frontead una delle tante utopie mostratenel loro lato oscuro e disumaniz-zante) - cela dietro la propria fac-ciata segreti atroci, inconfessati einconfessabili se non ad uno soltan-to, l’eletto, il dodicenne Jonas ap-punto. Lui deve farsi carico di ina-spettate consapevolezze e non solo:deve portare sulle spalle tutta lasofferenza, la tragedia, l’ombra, ildolore che la Comunità ha decisodi eliminare dalla propria vitaquotidiana per mantenere un equi-

librio stabile. Si infrangono tuttauna serie di tabù implicitamentedati, nella letteratura per l’infan-zia odierna, molto politicamentecorretta e premurosa nei confrontidei più piccoli, a partire da quellodell’infliggere a un bambino tortu-re, di chiedergli di sopportare unlancinante male, anche fisico, co-me il suo compito speciale richiede.

Jonas deve accogliere su di sétutto quello che la sua società nonvuole. Nel suo mondo (così diversodal nostro?) quello a cui gli uominirinunciano per rafforzare l’ordinesociale sono le memorie collettive,l’ambiente naturale con la sua va-rietà, in favore di un’uniformitàartificiale, le proprie pulsioni, do-mate con una pillola, ma con ciòanche il dolore o l’amore, i legamipiù intensi e profondi, e perfino inparte i propri sensi, come si scopri-rà seguendo le esperienze «diver-se» che è insieme costretto a subirema felice di ritrovare l’eletto.

A lui, nel più totale isolamento,trasmette tutte le sensazioni chel’umanità ha vissuto nel tempo -perché la memoria non vada defi-

nitivamente perduta - un vecchioche lo ha preceduto in questo ruo-lo, e che ora è per lui «il donatore».

Il libro, con un bambino chia-mato a patire tutte le sofferenzedel mondo letteralmente sulla pro-pria pelle, è doloroso in modo qua-si insostenibile per il lettore adul-to, iperprotettivo verso l’infanzia,ma sono convinta che i ragazzi col-

gano invece in primo luogo il co-raggio di Jonas, che non si sottraeal solenne compito di Accoglitoredi Memorie ed usa ciò che impara -cioè ad essere sempre più autenti-camente umano - per mettere apunto un piano di rottura e percompiere un gesto eroico e commo-vente, anche se dall’esito incerto.

Il finale è, infatti, sorprendente-mente aperto.

Alain-Fournier:l’ultimo miracolodell’adolescenza

La ricerca dell’amiciziaeterna e dell’amoreassoluto, il sognodell’innocenza, il trionfodell’immaginazione

Il più imprevedibilee affascinante romanzodi una scrittrice capacedi non ripetersi mai,rilanciata da Franzen

«Costa occidentale»:negli anni di guerradal 1939 al 1944,tra circoli marxistie attori di Hollywood

I veri attori non sonoi personaggi, tra l’altroottimamente costruiti,ma le energie dellapsiche, le forti passioni

Lo scrittore morì nel 1914al fronte, aveva 27 anni:echi del suo capolavorosi ritrovano nei ragazzidi Parise e Bilenchi

«Aria»: famigliefondate su di un vuotoincolmabile, eppurecapaci di superarele inevitabili tempeste

«The Giver, il donatore»infrange il tabùdi una letteraturaper l’infanziapoliticamente corretta

Un bimbo chiamatoa patire tuttele sofferenze del mondo,un impavidoAccoglitore di Memorie

ALAIN-FOURNIER

Miracolicon un saggio di Jacques Rivièrea cura di Luana SalvaraniMedusa, pp. 144, € € 15,50

In «Miracoli» sono raccolte lepoesie e le prose disperse (tracui un saggio meditazione su«Il corpo della Donna») diAlain-Fournier, pseudonimo diHenri Alban-Fournier,1886-1914). Tra gli scritti insommario, un capitolo ineditodel «Grande Meaulnes», daltitolo «Il miracolo dellafattoressa». I «Miracles» sonointrodotti da Jacques Rivière,tra i maggiori critici letteraridel Novecento, amico fraternodello scrittore, dal liceo allamorte di lui, al fronte, pressoVerdun, appenaventisettenne (rievocata inalcune pagine di Rivière) .Il libro «Miracles» apparve nel1924 a Parigi, presso leedizioni della «NouvelleRevue Française».

Paula Fox Una giovane praticamente sola al mondofugge dal freddo di New York verso la California

Un’amica grandeti cambia la vita

Un po’ di soleper l’orfanella

Sonya Hartnett, nata a Melbourne nel 1968, è nota come scrittrice per i ragazzi

Sonya Hartnett La metamorfosi di una ragazzinaverso i 14 anni, attraversata da tutti i cataclismi dell’età

Lois Lowry,nata nel

1937 nelleHawaii, vive

nel WestCambridge

con il suocane Bandit,

ha scrittoThe Giver

nel 1993

PICCOLI LETTORI CRESCONOGIORGIA GRILLI

Il mondo è atroceper l’eletto Jonas

L’eroe di Lois Lowry si fa caricodi tutto ciò che la società non vuole

Paula Foxvista daLevine.

CopyThe New

York Reviewof Books -

Ilpa

Alain-Fournier in una foto del 1905 (dal sito «Le musée Alain-Fournier»)

Page 3: Tuttolibri n. 1708 (03-04-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - III - 03/04/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/02 - Autore: ROBSAB - Ora di stampa: 02/04/10 19.03

MASOLINOD’AMICO

Lo sapevamo ancheprima, ma questo libro lo con-ferma: in Paula Fox (classe1924), così felicemente risco-perta da Jonathan Franzen, laFazi Editore ha trovato unapiccola miniera, vale a dire,primo, una scrittrice origina-le, ossia dotata di una voce pro-pria molto caratteristica; se-condo, una scrittrice che ave-va scritto tanto, quindi con unampio repertorio cui attinge-re; terzo, almeno a giudicaredai sette romanzi finora appar-si in Italia, una scrittrice pocodisponibile a ripetersi, ciascu-na delle sue storie essendo di-versa per tema, epoca, ambien-tazione, taglio.

L’odierno Costa occidentale,uscito in origine nel 1972, è senon sbaglio il più lungo dei suoiromanzi tradotti finora, e an-che, se l’entusiasmo non mi favelo, il più imprevedibile e affa-scinante. Consiste in una seriedi avventure e peripezie dell’ac-cattivante protagonista, una ra-gazzetta senz’arte né parte, ilcui nome, Annie, non certo ca-

sualmente richiama quello del-l’orfanella eroina degli antichifumetti di Harold Gray.

L’arco di tempo va dal 1939al 1944, e il luogo è la Califor-nia, dove Annie approda pocodopo l’inizio e che lascia, pro-babilmente per sempre, alla fi-ne. Adolescente e vergine, que-sta ragazza è praticamente so-la al mondo, perché il suo pursimpatico padre, un artistoidedi origine italiana, è sparitocon una nuova compagna la-sciando vaghi recapiti e quasinessun soldo.

Si comincia durante un rigi-do inverno newyorchese, quan-do Annie capita in un ostellointernazionale sulla RiversideDrive, dove si trovano giovanidi varie nazionalità, e vi vieneavvicinata da Walter Vogel, at-torello disoccupato e comuni-sta militante. Annie ha già de-ciso di fuggire dal freddo diNew York unendosi a una biz-zarra amica molto più anzianadi lei che sta organizzando unatraversata in automobile ver-so il sole della California, tra-versata cui Annie contribuiràcoi suoi pochi risparmi.

Nei giorni che mancano al-la partenza Annie frequentaWalter, il quale la prende sot-to la sua ala, la porta a riunio-ni di partito e tenta di indottri-narla, caricandola di letture;conscia della sua ignoranza,bisognosa di una guida, lei glisi affida completamente an-che se buona parte di quelloche sente ai cenacoli le risultapoco comprensibile, o tedioso.Ma ha deciso comunque dipartire, e Walter le dà appun-tamento a Los Angeles, dovesi recherà lavorando a bordodi una nave.

Dopo questa premessa, ri-troviamo Annie sulla Costa Oc-cidentale. Il viaggio è stato lun-go e disastroso e Annie, che ha

perso gli amici e quasi tutto ilsuo denaro, non ha altre pro-spettive se non aspettare l’arri-vo di Walter. Ha bisogno, ovvia-mente, di lavorare, ma non safare nulla - nessuno si è mai oc-cupato di darle un’istruzione -e quindi è costretta a accettarele occasioni più miserabili. Fre-quenta il sottobosco di Hollywo-od e certi circoli marxisti, conti-nuando a sentirsi spaesata. «Lepersone che aveva incontratonelle ultime quarantott’ore era-no come perle di una collanarotta, che rotolavano senza sen-so per tutta la California meri-dionale. A parte Walter, chi al-tri conosceva che avesse uno“scopo”? Rabbrividì al pensie-ro che anche lei avrebbe potuto

rotolare in un angolo e morire,impazzire come Ivan, invec-chiare in una stanza come quel-la, diventare una strega comela vecchia in fondo al corridoioe spaventare qualche ragazzagiovane non ancora nata. Leerano piaciuti Jim St.Vincent eJake, e soprattutto Max Shore,perfino Ivan. Ma Walter avreb-be potuto salvarla, No, sussur-rò a se stessa, Walter non lepiaceva granché».

Alcuni di questi nomi ritor-neranno: con Jim Annie ha,malvolentieri, un breve flirt;Max è un onesto medico pur-troppo ammogliato che le reste-rà amico e in seguito la aiuterà.Dal canto suo, Walter ricompa-re e la sposa, ma dopo una luna

di miele sinistra ancorché eco-logica la pianta in asso per ri-partire con un’altra nave,uscendo dalla sua vita pratica-mente per sempre.

Mite, passiva ma non remis-siva, modesta ma non stupida,Annie continua allora ad arra-battarsi. Cerca di controllare lapropria esistenza con più osti-nazione che convinzione, sem-pre rotolando tra le perle di cuisopra, in una California deglianni di guerra magistralmenteevocata partendo dal basso, at-traverso decine di personaggi -sceneggiatori cinematografici,cameriere di drive-in, sfruttato-ri di lavoro nero, agitatori poli-tici, negri che si credono a tor-to emancipati... - che le appaio-no stravaganti o persino minac-ciosi come quelli che Alice in-contra nel Paese delle Meravi-glie, ma di ciascuno dei quali lamaestria di Paula Fox ci fa intu-ire anche la dissimulata insicu-rezza e la fragilità.

Anteprima Poesie, prose e pagine ineditedel Grand Meaulnes, un Holden primo ’900

DARIOVOLTOLINI

La ragazzina chiama-ta Plum, sulla soglia dei quat-tordici anni, ha un papà, unamamma e due fratelli: Cydare Justin, il maggiore. Lei è lapiù piccola ed è attraversatada tutti i cataclismi della suaetà, sembrerebbe di poter di-re nessuno escluso. Infinitainsicurezza, goffaggine fisi-ca ed estetica, complicazionirelazionali estreme, tonalitàemotiva assolutamente di-pendente da luoghi, situazio-ni, clima e ora del giorno. Vi-ve in una casa monofamilia-re, fredda, da molti punti divista. Il fratello Cydar se nesta in disparte dall'altra par-te del giardino in un suobunker pieno di acquari.Tutto ciò non toglie nulla al-la gradevolezza del sobbor-go, del verde, del parco e an-che della scuola, dove le ra-gazze possono stare negli in-tervalli sdraiate sui prati, si-tuazione in cui noi, urbanicementificati, ci sentirem-mo sollevata l'anima da unmare di ambasce.

Cydar è intelligente, scien-tifico, caustico, duro. Justin èun ventiquattrenne nel pienodella sua forza scarmigliata. Igenitori di Plum ci sono e nonci sono: fisicamente ci sono,per il resto vivono come al di làdi un vetro fonoassorbente.Per Plum ci sono soprattuttoJustin, Cydar e le amiche, com-pagne di scuola feroci con lei,implacabilmente crudeli. Tut-to ciò non toglie nulla all'im-portanza delle relazioni amica-li e parentali: semplicemente,sono cose che vanno così.

Nella casa vicina a quella diPlum e della sua famiglia viveuna donna tra i trenta e i qua-ranta, sposata e con un bambi-no, David. La donna è bella, vi-

tale, anticonvenzionale e intelli-gente. Per Plum diventa passodopo passo l'amica grande, laconfidente, la maestra di vita.Va a trovarla, parlano. Maure-en, così si chiama la donna, pun-tella la personalità di Plum conargomenti affettuosi, solerti,spesso geniali, le cambia persi-no nome: non più Plum, bensìAria. Le modifica l'autorappre-sentazione, la fa sentire impor-tante, persino bella, sexy in pro-spettiva, affascinante, sicura dise stessa, le fa regali importanti.Plum comincia a cambiare tuttala propria percezione della vitae di sé, una volta introdottaMaureen nel panorama (d'al-tronde la sua pulsione al cambia-mento è di per sé totale). Ma tut-

to ciò non toglie che l'interventodi Maureen sembri esagerato,mosso da inespresse cause e in-dicibili fini.

Questo è il quadro iniziale,che Sonya Hartnett componeun tocco dopo l'altro, sempreparlando di persone, delle loroemozioni, della loro vita interio-re in tensione con quella ester-na. La voce e il punto di vistadell'autrice sono infinitamentemimetici e tuttavia ironici, calei-doscopici e polifonici. Ma men-tre la narrazione allestisce isuoi punti di tensione e il climax(doppio: la festa di compleannodi Plum e il disvelamento di unsegreto), ci rendiamo conto chei veri attori della storia non so-no i personaggi, per quanto otti-

mamente costruiti, ma qualco-sa di meno tangibile e però dimolto potente. Sono le energiedella vita e della psiche, sono leforze delle passioni, sono movi-menti che appartengono più al-la sfera del clima e del cosmoche non a quelle delle umane de-cisioni e azioni. Persino l'impo-tenza (di comunicare, di soccor-rere, di capire) qui appare comeuna forza incoercibile. I dram-mi personali di Plum passanonella sua famiglia sfilando intat-ti: non una parola, non un aiuto,a parte in extremis quello diCydar, il meno adatto all'empa-tia, si direbbe. Eppure la fami-glia è un sistema di affetti, nonc'è malanimo, cattiveria, né ne-gligenza colpevole. Solo che lepersone giacciono incatenate al-la propria impotenza, all'impos-sibilità di toccarsi con moti dell'anima, perché quei moti vannoper conto loro, sembra dircil'autrice, e noi semplicemente limettiamo in scena, o meglio: so-no loro che mettono in scenanoi e ci fanno muovere o stareimmobili come gli gira.

Maureen ha un marito chenon compare veramente maisulla pagina. Un punto cieco. E

anche la famiglia di Plum parefondata tutta quanta su di unvuoto incolmabile. Tutto ciò nontoglie che la vita scorra comun-que per tutti, che le catastroficontinuamente sfiorate nel rac-conto vengano per la maggiorparte (cioè tutte quelle irrepara-bili) evitate all'ultimo istante,che il futuro esista per tutti loro,come a dire per tutti noi. Sel'adulto può guardare ai doloriche gli parevano infiniti da bam-bino con uno sguardo in gradodi relativizzarne l'entità, nonper questo sa guardare altret-tanto oggettivamente ai suoi do-lori di adulto e soprattutto nonsa affatto evitare di incrementa-re quelli dei bambini che fannoparte della sua vita. Sarà al co-spetto del piccolo David, il più in-nocente di tutti, che le tempestea lungo covate si sgraveranno.

I pesci negli acquari diCydar sono lì per indicarciqualcosa di noi stessi. Il talentodella Hartnett nel combinare imoti interiori più sottili di ma-schi e femmine di ogni età conquelli sovrumani della vita è im-pressionante.

pp Sonya Hartnettp ARIAp trad. di Giuseppina Onetop Fazi, pp. 233, € 17,50

Il titolo

pp Paula Foxp COSTA OCCIDENTALEp trad. di Silvia Castoldip Fazi, pp.504, € 19.50

MASSIMORAFFAELI

Chi è un autore perHappy Few, i felici pochi, e checos'è un libro di culto? Sem-brerebbero antipodi ma sonole due facce di una stessa me-daglia perché in genere si trat-ta di scrittori laterali ma capa-ci, tuttavia, di serbare lo spiri-to del tempo o riassumerlo inemblema. Così, se Il giovaneHolden annunciava in pienodopoguerra la generazionedei figli turbolenti e non-ricon-ciliati, Il Grande Meaulnes(1913) era stato per i loro pa-dri forse l'ultimo dono dell'Età dell'innocenza ma, esplo-dendo alla maniera di un trac-ciante, anche il primo presa-gio della nuova Guerra deiTrent'anni che nulla e nessu-no avrebbe risparmiato.

Miracoli è il volume postu-

mo che raccoglie le poesie e leprose disperse dell'autore diquell'unico romanzo, includen-do un capitolo rimasto inedito.Sono testi d'atmosfera, fra te-nebre decadenti e improvviseefflorescenze liberty, primeprove di un ragazzo, Alain-Fournier (pseudonimo di HenriAlban-Fournier, 1886-1914), lacui vita breve sembra anticipa-re, nel conflitto tra realtà e im-maginazione, la dinamica delGrande Meaulnes.

Figlio della Francia profon-da, provinciale e borghese, ilsuo apprendistato è una seriedi fallimenti: viene bocciato duevolte all'esame d'ammissioneall'Ecole Normale Supérieure,vivacchia a Parigi nel sottobo-sco politico e giornalistico, infi-ne accetta l'arruolamento nell'esercito. Alain-Fournier è por-tato a fidarsi del suo istinto ma

diffida della cultura accademi-ca, gode il privilegio di due verimaestri (Jacques Rivière, gran-de critico e patronus dellaN.R.F, suo futuro cognato ededitore; Charles Péguy, il fierodreyfusardo e cantore di Gio-vanna d'Arco) ma teme d'esser-ne schiacciato e, di fatto, sismarca da entrambi. Il roman-zo che scrive di getto come fos-se lo sfogo di un'acne o una rapi-da immersione in apnea è in ef-fetti il risultato di un duplice ri-fiuto, sia del Naturalismo, conle sue tranches invasive, sia delSimbolismo oramai congelatonello stile dei Preraffaelliti.

Viceversa Il grande Meaul-

nes sta tutto nel proprio infra-mondo, che è il reame dell'im-maginazione pura, come si trat-tasse di un sogno fatto ad occhiaperti. La vicenda ha un sotto-traccia verosimile e anzi tipicodi qualunque romanzo dell'ap-prendistato, l'amicizia da partedel protagonista per AugustinMeaulnes e l'amore per la bellis-sima Yvonne de Galais, ma lapurezza di entrambi i sentimen-ti, l'ansia e persino lo spasimodi verità che essi comportano,fatalmente ne decretano la va-nità. Perciò il romanzo ha la for-ma di un vortice che mobilita le

sue figure con l'evanescenza diuna misteriosa leggerezza: co-lui che dice «io», lo scrittoreadolescente sotto mentite spo-glie, è sempre in viaggio ma per-de il proprio bene ogni voltache sembra raggiungerlo, conspettacolare regolarità.

Suo è dunque l'inframondodell'adolescenza che aspira,per etimologia, all'ardore su-premo eppure teme, più o me-no oscuramente, di doverla li-quidare per il semplice fatto diostinarsi a vivere, a crescere;fatto sta che nel bellissimo ri-tratto-biografia che introduceMiracoli, Jacques Rivière sichiede a un certo punto: «Andòistintivamente in cerca di un og-getto inaccessibile, che potessedeluderlo?» Come se dicessemeglio la morte, il sogno dell'eterna amicizia e dell'amore as-soluto, meglio la pienezza pura-mente fantasmatica del mondoimmaginario che la vita qui-e-ora, intesa come accesso all'aldi là degli adulti e rinuncia all'utopia. (Non a caso la poesia diVittorio Sereni Il grande ami-co, negli Strumenti umani, è de-dicata ad uno spettro dileguan-te come non è un caso che nell'

unico romanzo italiano accosta-bile al Grande Meaulnes, cioè Ilragazzo morto e le comete -'51- diGoffredo Parise, si trovi riunitafra le macerie del secondo dopo-guerra una libera comunità diadolescenti vivi e morti. Né vadimenticato che già nel '40 Ro-mano Bilenchi, per sua esplici-ta ammissione, si ispirava alloscrittore francese nel redigerel'opera d'esordio, Conservatoriodi S. Teresa).

Le pagine raccolte in Miraco-li e la testimonianza di Rivièreconfermano, comunque, chenon è sempre data a uno scritto-re la libera uscita dalla propriautopia e che forse gli scrittori diculto sono proprio quelli percui la vita e il libro finiscono conl'essere una cosa sola, quasi fos-sero i custodi ma anche i marti-ri di un sogno fatto in esclusiva,una volta per sempre.

Chi ha scritto Il giovane Hol-den è sopravvissuto mezzo seco-lo da sepolto vivo in un villaggiodel New Hampshire, ma al ra-gazzo di ventisei anni che ha fir-mato Il Grande Meaulnes è anda-ta molto peggio: rinvenuti di re-cente in una fossa comune dellaGrande Guerra, nella zona diVerdun, da un secolo i suoi re-sti giacciono insieme con quellidegli Infelici Molti.

Scrittori stranieriIITuttolibri

SABATO 3 APRILE 2010LA STAMPA III

Lessi The Giver di LoisLowry la prima voltaquando uscì, in America,

17 anni fa. Mi aveva colpito il fat-to che da un lato avesse vinto ilpremio letterario più prestigiosodato ai romanzi per ragazzi, laNewbery Medal, e dall’altro chesi fossero scatenate intorno ad es-so violente polemiche, tentativi

di censura, campagne contro. Al-lora, io lo trovai sconvolgente, ebellissimo. A rileggerlo oggi - nel-la traduzione di Sara Congrega-ti e Angela Ragusa per Giunti(pp. 250, € 14,50; in Italia Mon-dadori lo aveva già edito nel1995) -, l’impressione è la stessa,in entrambi i sensi. E’ un roman-zo forte, duro, intenso, che nonconsente al lettore di restare di-

staccato ma lo coinvolge conse-gnandogli un fardello emotiva-mente pesante da portare. Un ro-manzo in qualche modo unico, trai libri per ragazzi, perché l’autricenon ha paura di spingere ben oltreil limite la soglia di quello che nor-malmente si ritiene possa soppor-tare un giovane lettore, rendendo-lo partecipe - in modo profondo,per l’identificazione che si dà colragazzino protagonista - di qual-cosa che è, a più livelli, terribile.

Per iniziare, la scoperta che ilmondo in cui si è cresciuti - un mon-do che era apparso amabile o addi-rittura perfetto (siamo di frontead una delle tante utopie mostratenel loro lato oscuro e disumaniz-zante) - cela dietro la propria fac-ciata segreti atroci, inconfessati einconfessabili se non ad uno soltan-to, l’eletto, il dodicenne Jonas ap-punto. Lui deve farsi carico di ina-spettate consapevolezze e non solo:deve portare sulle spalle tutta lasofferenza, la tragedia, l’ombra, ildolore che la Comunità ha decisodi eliminare dalla propria vitaquotidiana per mantenere un equi-

librio stabile. Si infrangono tuttauna serie di tabù implicitamentedati, nella letteratura per l’infan-zia odierna, molto politicamentecorretta e premurosa nei confrontidei più piccoli, a partire da quellodell’infliggere a un bambino tortu-re, di chiedergli di sopportare unlancinante male, anche fisico, co-me il suo compito speciale richiede.

Jonas deve accogliere su di sétutto quello che la sua società nonvuole. Nel suo mondo (così diversodal nostro?) quello a cui gli uominirinunciano per rafforzare l’ordinesociale sono le memorie collettive,l’ambiente naturale con la sua va-rietà, in favore di un’uniformitàartificiale, le proprie pulsioni, do-mate con una pillola, ma con ciòanche il dolore o l’amore, i legamipiù intensi e profondi, e perfino inparte i propri sensi, come si scopri-rà seguendo le esperienze «diver-se» che è insieme costretto a subirema felice di ritrovare l’eletto.

A lui, nel più totale isolamento,trasmette tutte le sensazioni chel’umanità ha vissuto nel tempo -perché la memoria non vada defi-

nitivamente perduta - un vecchioche lo ha preceduto in questo ruo-lo, e che ora è per lui «il donatore».

Il libro, con un bambino chia-mato a patire tutte le sofferenzedel mondo letteralmente sulla pro-pria pelle, è doloroso in modo qua-si insostenibile per il lettore adul-to, iperprotettivo verso l’infanzia,ma sono convinta che i ragazzi col-

gano invece in primo luogo il co-raggio di Jonas, che non si sottraeal solenne compito di Accoglitoredi Memorie ed usa ciò che impara -cioè ad essere sempre più autenti-camente umano - per mettere apunto un piano di rottura e percompiere un gesto eroico e commo-vente, anche se dall’esito incerto.

Il finale è, infatti, sorprendente-mente aperto.

Alain-Fournier:l’ultimo miracolodell’adolescenza

La ricerca dell’amiciziaeterna e dell’amoreassoluto, il sognodell’innocenza, il trionfodell’immaginazione

Il più imprevedibilee affascinante romanzodi una scrittrice capacedi non ripetersi mai,rilanciata da Franzen

«Costa occidentale»:negli anni di guerradal 1939 al 1944,tra circoli marxistie attori di Hollywood

I veri attori non sonoi personaggi, tra l’altroottimamente costruiti,ma le energie dellapsiche, le forti passioni

Lo scrittore morì nel 1914al fronte, aveva 27 anni:echi del suo capolavorosi ritrovano nei ragazzidi Parise e Bilenchi

«Aria»: famigliefondate su di un vuotoincolmabile, eppurecapaci di superarele inevitabili tempeste

«The Giver, il donatore»infrange il tabùdi una letteraturaper l’infanziapoliticamente corretta

Un bimbo chiamatoa patire tuttele sofferenze del mondo,un impavidoAccoglitore di Memorie

ALAIN-FOURNIER

Miracolicon un saggio di Jacques Rivièrea cura di Luana SalvaraniMedusa, pp. 144, € € 15,50

In «Miracoli» sono raccolte lepoesie e le prose disperse (tracui un saggio meditazione su«Il corpo della Donna») diAlain-Fournier, pseudonimo diHenri Alban-Fournier,1886-1914). Tra gli scritti insommario, un capitolo ineditodel «Grande Meaulnes», daltitolo «Il miracolo dellafattoressa». I «Miracles» sonointrodotti da Jacques Rivière,tra i maggiori critici letteraridel Novecento, amico fraternodello scrittore, dal liceo allamorte di lui, al fronte, pressoVerdun, appenaventisettenne (rievocata inalcune pagine di Rivière) .Il libro «Miracles» apparve nel1924 a Parigi, presso leedizioni della «NouvelleRevue Française».

Paula Fox Una giovane praticamente sola al mondofugge dal freddo di New York verso la California

Un’amica grandeti cambia la vita

Un po’ di soleper l’orfanella

Sonya Hartnett, nata a Melbourne nel 1968, è nota come scrittrice per i ragazzi

Sonya Hartnett La metamorfosi di una ragazzinaverso i 14 anni, attraversata da tutti i cataclismi dell’età

Lois Lowry,nata nel

1937 nelleHawaii, vive

nel WestCambridge

con il suocane Bandit,

ha scrittoThe Giver

nel 1993

PICCOLI LETTORI CRESCONOGIORGIA GRILLI

Il mondo è atroceper l’eletto Jonas

L’eroe di Lois Lowry si fa caricodi tutto ciò che la società non vuole

Paula Foxvista daLevine.

CopyThe New

York Reviewof Books -

Ilpa

Alain-Fournier in una foto del 1905 (dal sito «Le musée Alain-Fournier»)

Page 4: Tuttolibri n. 1708 (03-04-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - IV - 03/04/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/04 - Autore: ROBSAB - Ora di stampa: 02/04/10 19.03

pp Francesco Pacificop STORIA DELLA MIA PUREZZAp Mondadori, pp. 283, € 19

Come è misticala piccola Saigon

BRUNOQUARANTA

No, non è Proust. E’«color malta», la sua città, Ro-ma, non color malva, comeMarcel immaginava Parma.Sarà il caso di indugiare tra lemetropolitane mura per affer-rare il bandolo di Storia dellamia purezza, seconda, a metàfelice, prova di Francesco Paci-fico. Riandando, perché no?, al-la freudiana ipotesi fantasiosa(qui la fabula) che «Roma nonsia un insediamento urbanobensì un’entità psichica dalpassato altrettanto lungo e va-riegato, un’entità nella quale,quindi, nulla di quanto è anda-to creandosi si è perduto».

A Piero Rosini, ultrapapi-sta, sesso vade retro, succededi rappresentare, già nel fisi-co, goffo, ispessito, il caos ac-cumulatosi nei secoli intornoal Cupolone. Una pozione dipaganesimo e di incenso chesommamente stordisce. Chisiamo, da dove veniamo, doveandiamo? L’Urbe non è forse

«un carillon con le note mancan-ti»? Non è l’esito di infiniti sven-tramenti? Non è una barca-gro-viera?

Il neoconvertito Piero Rosini- chissà perché divenuto baciapi-le, esauritisi forse i ruoli, una so-rella scrittrice e progressista ecalamitata dagli uomini sposati,due fratelli oscillanti fra tennis,calcetto, fidanzate parioline, po-che letture - sbarca il lunario in

una reazionaria casa editrice,«Non Possumus», coltivando loscoop, un libro sul papa ebreo,alias Karol Wojtyla. Se non che,a mano a mano che sottopone lasupposta, straordinaria rivela-zione a editing, conosce, suben-done il fascino, tal Corrado Palo-schi, aspirante scrittore, tra Bel-Ami e Lucignolo, nel cassetto unromanzo politicamente correttosì e no («... la mia idea è prende-

re un po’ in giro i gay, non lo fanessuno... però io sono amicodei gay»).

Quello con Corrado (una figu-ra che a Pacifico sguscia via, cheesita a prendere forma, mentregli ulteriori personaggi sonosempre a un passo dall’abbando-nare il filo grottesco per il fumet-to) sarà il «grande incontro» diPiero Rosini. Non riuscendo afarne pubblicare l’opera, irremo-

vibili i vertici di «Non Possu-mus», si trasferirà a Parigi, men-talmente baloccandosi con le«Tette di Ada», la cognata, suaautentica folgorazione, neanchepatendo la separazione dalla at-traente moglie, Alice, assai di ra-do assaporata.

A Parigi, dove Piero Rosinitroverà asilo «lavorativo» in unanon memo oscurantista casa edi-trice cattolica, accadrà il corto-

circuito. Auspice - a propositodi grandi incontri - il rendez-vous con il juif Leo. E’ l’irrive-rente scetticismo ebraico, tra ilQuartiere Latino e il Marais e Pi-galle, a sfarinare (o a scombus-solare) le ottuse ritualità chesoggiogano l’«antisemita» PieroRosini. A impegolarsi, invece, èla vis narrativa di Pacifico: cosìintonata a Roma, così disartico-lata lungo la Senna (se solo sof-fiasse l’esprit combinatorio, adhoc per narrare l’inenarrabilebig bang).

Junghianamente - il cambiodi città esige il cambio di anali-sta - Leo e Parigi sono i mediciche dovrebbero liberare il no-stro supremo inetto della spaz-zatura psichica messagli den-tro, per guidarlo (Jung) «allameta indicata dalle alte paroledel poeta greco: diventa ciò chesei». Magari giungendo a conclu-dere che mors optima rerum...

Emanuele Trevi Il quaderno di una bambinacommentato da un gran lettore di psicoanalisi

ANGELOGUGLIELMI

Con Il libro della gio-ia perpetua Trevi compie unviaggio iniziatico verso il pro-prio autoriconoscimento e laconquista di una condizionedi nuova armonia. Ha a dispo-sizione per il suo viaggio unquaderno (Il libro) in cui unabambina di otto anni e mezzo(chiamata Saigon) raccontala storia di Roki e Clara appe-na più grandi di lei che vivonoa Lossiniere (paese di fanta-sia simile a quello reale in cuiSaigon ha antecedentementevissuto) dove condividono esperimentano un rapporto as-soluto così diverso da quello«aleatorio» che caratterizzal'incontro tra adulti; la mae-stra di scuola, di insolita sen-sibilità e intelligenza, che pos-siede il quaderno (una copia)e ha conosciuto la piccola au-trice di cui è stata non solol'insegnante; il marito grandecultore di scienze esotericheche per primo intuisce nelquaderno la presenza di unastraordinaria forza di orienta-

mento; infine La noce un rac-conto pubblicato dallo stessoautore in una rivista femmini-le dove si racconta, similmen-te a quel che avviene nel qua-derno della bambina, la sto-ria del rapporto (questa voltanon di fantasia) tra due ragaz-zi già adolescenti.

Giocando con queste car-te il protagonista autore svi-luppa il suo racconto tenen-do come carta di base (unasorta di briscola) il quadernodi Saigon che legge e com-menta con l'arguzia di uomocolto e gran lettore di testi dipsicanalisi avvertendo nellepiccole comuni avventure diRoki e Clara (la forte solida-rietà che li lega, il gioco congli amichetti anzi amiconi, il

primo viaggio nella grande cit-tà, l'arrivo del Natale, la sor-presa della neve, la scuola e leprime trasgressioni, la presen-za di uno zio burlone ecc) unsenso nascosto come collegatoa entità indefinibili di naturabenigna capaci di aiutarlo auscire fuori dall'angoscia e ilvuoto che lo opprime consen-tendogli a fine lettura di trova-re un qualcosa che chissà asso-

miglia alla felicità.Sennonché quel quaderno è

uno dei tanti che ne scrivono ibambini delle elementari (io neconosco più di uno) certamen-te buona occasione di curiositàma non capace di sostenerel'ambiziosa (e capziosa) inter-pretazione che l'autore ne fatanto da indurlo a sovrapporviper ottenere un minimo di cre-dibilità una serie di informazio-

ni che non può verificare di per-sona ma riceve dall'esterno epiù propriamente dalla mae-stra di Saigon che la ricorda co-me una bambina, «in cui erachiara una certa dose di regali-tà», che più di una volta sor-prendeva intenta alla lettura,seduta sul gradino più alto delgiardino, «muovendo le labbralentamente, così rapita da fartemere che un'attenzione tan-

to intensa avrebbe finito per in-cendiarle, quelle righe di lettu-ra, come uno specchio usto-rio». Così la straordinarietàdella bambina e il suo poteremagico è qualcosa che l'autoresemmai ricava da informazioniche riceve dall'esterno e nondalla lettura del quaderno cheallora si rivela una briscolaspuntata, mostrandosi, pur am-mantata di preziosi riferimenticulturali, nient'altro che unpretesto.

Ma se pur sembra non tene-re la struttura centrale e por-tante, non mancano nel roman-zo aspetti di reale interesse.Stanno tutti in quella forte ten-sione che lo percorre - nellaquale riconosciamo il respirodella vita - che si manifestaoscillando tra la ricerca di cuil'autore-protagonista si fa cari-co di una condizione di stabilità(di uscita dalla sordità esisten-ziale che lo opprime) e la consa-pevolezza che l'unica stabilitàpossibile è la morte. Tuttaviaintesa non come esito di annul-lamento finale ma come il luo-go di una resurrezione merita-

ta solo da coloro che sono staticapaci in vita di una preceden-te resurrezione.

Un forte misticismo laicopervade e intride l'intero rac-conto sul quale aleggia comeun incubo positivo il grandequadro Humana Fragilitas diSalvator Rosa in cui è rappre-sentato una bambino in brac-cio alla madre che scrive serioe imperturbabile mentre a te-nere fermo il foglio sono i ferociartigli dell'uccello della Morte.L'immagine è di forte sugge-stione manganelliana e ci ripor-ta alla mente Nuovo commentoin cui Giorgio Manganelli consomma maestria commenta unlibro che non c'è. Peccato che Illibro-quaderno di Trevi c'è ed èriportato a fondo volume.

DIALOGHI IN VERSIMAURIZIO CUCCHI

Non è ermeticoil Bambin Gesù

Tra un ospedale pediatrico e la sottilematerialità del mondo

Pacifico «Storia della miapurezza», tra scoop e tentazioni

SERGIOPENT

Marco e Domenico so-no fratelli. Marco ha quaranta-tré anni, Domenico qualcunoin più. Si vedono raramente,ma li lega un affetto profondo.Marco è un manager rampan-te, ha fatto carriera in una mul-tinazionale, è giunto a un pun-to cruciale del suo lavoro danomade degli affari, all'età incui puoi tentare il salto di quali-tà o cominciare il declino a fa-vore di energie giovani e menocostose, specie - siamo nel2008 - mentre si profila l'om-bra di una nuova grande crisi.

Domenico si è ritirato a vi-vere a Porto San Giorgio dopola morte del figlio Roberto.Vende infissi, esce con Teresa,madre di due bambini, vorreb-be sposarla, cerca di ricomin-ciare, in quel luogo tranquillodi provincia. Marco non ha fi-gli, sua moglie Isabella è anch'essa in carriera come giornali-sta: stanno bene insieme, mapiù come un dato di fatto checome una simbiotica necessi-tà. Lo snodo è la morte improv-visa di Domenico.

Dopo un fugace incontro

fraterno in una domenica set-tembrina piena di parole, di lu-ce, tra il pellegrinaggio al cimi-tero, la gita in barca a vela, lacena in trattoria, Marco ha unincontro decisivo con il suo su-periore, Alain de Bruyn. A Wa-terloo, in un colloquio freddo eformale, si combatte la batta-glia che potrebbe decidere ilfuturo di Marco nel vorticedell'azienda in cui non esisto-no esseri umani, ma solo pro-cacciatori d'affari sacrificabilisenza rimpianti.

Tra il futuro e il passato,c'è il doloroso presente in cuiMarco ritorna a Porto SanGiorgio per sovrintendere alleincombenze della morte im-

provvisa di Domenico. E in que-sti giorni luttuosi e smarriti siconfondono le idee, franano lecertezze, di fronte al silenzio diquel corpo ingombrante sul let-to di un alloggio popolare, ac-canto - soprattutto - all'acerbabellezza di Teresa, che con lesue ambiguità mette in gioco an-che i sentimenti, le sicurezze ac-quisite in una vita di disimpe-gno affettivo. Tutto tornerà co-me prima, crediamo, ma nientesarà più come prima.

Non è un peccato raccontarela trama del nuovo romanzo diSebastiano Nata, Il valore deigiorni, poiché non si voltano lepagine per scoprire indizi, masolo per accompagnare il prota-

gonista verso nuove consapevo-lezze, sull'onda di memorie fami-liari che rappresentano, al me-glio, le inquietudini nascoste nel-le pieghe del tempo.

Nata è un narratore parco esensibile, attento alle psicologiepiù che al gioco delle sorprese eai cambi di registro. Le sue sto-rie sono attuali nell'orizzonteaziendale verso cui muovono isuoi personaggi, e in questo pos-siamo accostarlo a una bella let-teratura industriale ormai in di-suso, quella dei Volponi, degliOttieri, dei Bigiaretti e dei Davì,con in più quella spolverata di ci-nismo tipica dei nostri giorni di-sumani e impietosi. D'altro can-to, gli stessi personaggi portanoa spasso memorie e nostalgie,cercano appigli in ambiti fami-liari in grado di rinvigorire lecertezze, di fornire connotazio-ni riconoscibili alla freddezza dicarriere asettiche, impersonali,intercambiabili. In questo scon-tro di esistenze e di finzioni si ce-la - e si cerca - «il valore dei gior-ni». Un barlume di coscienza,un gesto d'affetto gratuito, un ri-torno alle origini, la consapevo-lezza della fragilità umana: tut-to racchiuso in poche sequenzeche, ciascuna per sé e ognunaper tutte, si chiamano vita.

Questo percorso già ben deli-neato nelle prove precedentitrova qui una bella, sofferta con-ferma: un romanzo, che senzatanti infingimenti e artifici creaun commosso punto d'incontrotra l'algida ferocia di queste sta-gioni e il rumore minimo, som-messo, di un tempo che scorreall'infinito, anche senza di noi.

Scrittori italianiIVTuttolibri

SABATO 3 APRILE 2010LA STAMPA V

UN’«ADORAZIONE» TRA DIARIO E SAGGIO

Cartoline d’avanguardia= La maturità non esiste. Proprio perché is all, perdirla con Pavese (e Shakespeare), essa non viene mairaggiunta davvero. Il trentesimo anno, poi, già daitempi di Ingeborg Bachmann non è una soglia d'arrivo:è non più e non ancora. Raffaella D'Elia, romanadecentrata, è nata appunto nel '79: perfetto esempio diquesta condizione liminare.Cosa esattamente sia, il libro pubblicato col titoloAdorazione che è la sua a lungo covata opera prima(Edilet, pp. 131, € 12), è difficile dire. Non a casoEmanuele Trevi nella prefazione parla di «una vera

scienza senza nome, frutto di un'ardita contaminazionetra diverse strategie discorsive» (alludendo ad AbyWarburg e alla sua «decostruzione delle frontieredisciplinari», come l'ha definita GeorgesDidi-Huberman). Sono annotazioni fra il diaristico e ilsaggistico, inframmezzate da riproduzioni di opered'arte, ma anche di cartoline ricevute, appunti, schemimanoscritti.Proprio la maniera «esistenziale» della saggistica diTrevi, di Antonella Anedda o Edoardo Albinati puòessere citata come meno remoto termine di paragone,ma in D'Elia si avverte un turbamento in più: la sua è infondo la narrazione di un tormentato, perché appuntoinconcludibile, processo di formazione. E si sente, pure,

che tale formazione si colloca dopo il Novecento e le suecontrapposizioni. Difficile ad esempio che toni comequesti potessero in passato associarsi, come invece quiavviene con inquietante naturalezza, alla lettura diopere d'avanguardia: di Sanguineti si schizza il côtéarcimboldesco, ubuesco, che «si diverte come unpazzo»; del Grande vetro di Duchamp, danneggiato nelcorso di un trasporto, le rigature e le craquelures sono«le più straordinarie firme in calce ad un'opera d'arte».Questo libretto ricco e strano ci mostra come sia tempodi una critica «esistenziale», perché no?, alle operegrandi dell'avanguardia: che ci restituisca il loro senso difervore, di avventura, di eterna e felice incompiutezza. Andrea Cortellessa

Uno dei caratteri più evi-denti tra i poeti delle ul-time generazioni è la ri-

trovata, piena fiducia nella pos-sibilità di un dire aperto e linea-re, scorrevole e discorsivo. Di-ciamo che arditezze sperimenta-li, quanto oscurismi neoermeti-ci non li tentano minimamente,salvo pochissime eccezioni. Lo sipuò osservare anche leggendodue libri recenti, di quasi coeta-nei: Daniele Mencarelli (Bambi-no Gesù, nottetempo, p.96,€ 7), nato nel ’74, e MassimoGezzi (L’attimo dopo, Sossella,p. 100, € 12), nato nel ’76 e vinci-tore del premio Cetonaverdeper i giovani.

La poesia di Mencarelli èdensissima di emozioni e cose. Ilsuo è un realismo che affronta te-mi anche socialmente rilevanti,e comunque in grado di coinvol-gere con energia il lettore. E lo fapartendo dalla propria esperien-za, come nel capitolo ispirato al-la sua esperienza di lavoro in unospedale pediatrico, il BambinoGesù di Roma, a cui si deve il ti-tolo del libro. Magmatico, moltoprosastico, insolito ed efficace-mente comunicativo.

Massimo Gezzi ha toni piùlievi e movimenti più riflessivi. Isuoi percorsi sono articolati ecomplessi, eppure resi nello stiledi un controllato equilibrio stili-stico. E’ un poeta che sa osserva-re con acuta intelligenza la sot-tile materialità del mondo: «Lamaterialità dell'esistenza / è co-sa certa: nei pavimenti o sotto i

letti / le matasse di polvere na-scondono / organismi piccolissi-mi, i quali, al microscopio, / rive-lano corazze o altre parti di car-bonio». Ricorda il Tommaseoquando scriveva: «Minuta gocciad’acqua finissima / nutre invisibi-li abitatori».

Passando dai libri editi all’ine-dito, segnalo un poeta lucano, Al-fonso Guida, nato nel ’73, i cui ver-si compatti come blocchi matericipresentano anche una notevole in-quietudine stilistica, poco presen-te, come dicevo, nella maggior par-te dei suoi coetanei: «Non svaniscela succulenta polvere / del tuono.L’infanzia è dentro l’acuta / scan-sione di una mente sovrastante/[…] / dove vado sola e sperduta inquesta / Galilea d’oltreoceano?».Decisamente insolita e ad elevatatemperatura la sua Via Crucis.Rischia, e gliene va dato atto, conuna chiara tendenza all’eccessoche potrebbe meglio disciplinare.

Valentina Bufano è inveceun’autrice già apparsa in rubrica,che continua in un suo percorsomeritevole d’attenzione. Per gra-zia, tenera esattezza di linguag-gio, come quando si occupa di pic-cole vite, di animaletti domestici:«Dormirà dentro una scatola dicartone. / Hai sigillato bene la sca-tola di cartone / di nascosto dallapiccola che dorme. / Hai scavatocon gli occhi pieni di sonno, / haisollevato il corpo dalla cuccia / el’hai deposto nell’eternità. / Orascava. Guardandoti intorno / esulla tomba non piantare fiori /perché la differenza non si noti».

A ROMA

Piccoli lettori= «L’Italia che (non) legge.Lettori piccoli e grandi nell’eradigitale» è il tema delconvegno, in particolaresull’editoria per ragazzi (2300titoli nel 2009, triplicatirispetto al 1985), a Roma il 9 e10 aprile (via Milazzo, 11b). Vipartecipano, tra gli altri, FrancoFerrarotti, Anna OliverioFerraris, Franco Fabbroni, CarlaPoesio, Fernando Rotondo,Franco Cambi, Ermanno Detti,direttore della rivista IlPepeverde che, con l’UniversitàRoma Tre e la Libera Universitàdi Bolzano, organizza la duegiorni. Per info:www.litaliachenon.it

MICROLETTERATURA

128 battute= «Mediamente una donnaha più scarpe che occasioni incui indossarle». E’ fra le 128microstorie ciascuna di 128battute pubblicate ora daFeltrinelli (pp. 46, € 1). Sonostate scelte fra le circa diecimilache hanno partecipato alconcorso per scrittori concisi suTwitter.

LETTERE

Autore fantasma= Nell’autobiografia diFrancesco Guccini, Non so cheviso avesse ( Mondadori) , silegge a pagina 114: «Questolibro è un'autobiografia scrittaa quattro mani.FrancescoGuccini, per pudore e inusitataritrosia, non ama parlare delproprio lavoro e soprattuttodelle proprie canzoni, perciò dàla parola all'italianista, e amico,Alberto Bertoni».Si dice che gli editor e le caseeditrici spesso inventino gliscrittori, in vista del successocommerciale. Ora li accoppanopure, togliendo i loro nomidalla copertina. Lorenzo Catania

«L’INQUIETO VIVERE SEGRETO»

Un sogno cartesiano= Il romanzo di Franz Krauspenhaar L’inquietovivere segreto (Transeuropa, pp. 140, € 12,90) ha unafotografia in bianco e nero per copertina.Nella foto c’è un paio di gambe di manichinoaccoppiato e opposto a un altro paio di gambe, le duepaia posate tra il ramo e il tronco di un albero. Ci vuolepiù di un istante per renderti conto di cosa si tratta equando ce l’hai fatta rimani con il dubbio di non avercapito bene. Rimani spiazzato, straniato. Ebbenequesta copertina in cui fatichi a sistemare origine eterna d’assi cartesiani è la porta d’ingresso perfetta per

un romanzo che le somiglia: lo straniamento, il dubbio,sono i sentimenti che accompagnano la lettura.Franz Krauspenhaar (Milano, 1960) è stato talvoltaassociato per i suoi romanzi al genere giallo. Che quiassolutamente non c’è. È vero che c’è una mogliescomparsa, del cui possibile omicidio l’io narrantesospetta il figlio e la nuora, poi scomparsi anche loro.È vero che c’è stato un rapimento, durante il quale l’ionarrante e il figlio si son visti rivelare da uncommando mascherato la segreta attività di aguzzinonazista del padre e nonno. Ma sono solo elementi chesoffiano l’aria malata dell’enigma, dell’irrisolto,dell’incomprensibile che eppure accade, dentro unavita che sembra un’infinita esperienza onirica.

La chiave di lettura, in questo complesso romanzobreve, sta nel lavoro dell’io narrante, che è quellodello scrittore. È un romanzo che con le tinte delsogno e della visione porta alla luce il rovello di chi,scrivendo, si trova a fare i conti con lacontaminazione tra le proprie opere e la vita reale. Untema classico, a dir poco.Ma è bravo Krauspenhaar a nascondere origine e assicartesiani, come nella copertina: leggi e non sai se ipersonaggi si muovono nel quadrante della realtà o inquello del sogno. O in quelli criptati, dove l’io narrantenon parla a te, lettore, ma allo scrittore e a chi gli staintorno nella vita vera, e di ogni enigma ha la chiave. Piersandro Pallavicini

«Il valore dei giorni»:una bella, soffertaconferma, un narratoresensibile, con echidi Volponi e di Ottieri

Nata Due fratelli legati da un affetto profondo,una morte inattesa: nulla sarà più come prima

«Il libro della gioiaperduta»: una briscolaspuntata, anche seammantata di preziosiriferimenti culturali

Il titolo

Il titolo

Il primo viaggioin città, l’arrivodel Natale, la sorpresadella neve, la scuolae le prime trasgressioni...

Un lutto inceppail re degli affari

Il quadro «Humana Fragilitas» di Salvator Rosa aleggia nel libro di Trevi

Franz Krauspenhaar

SebastianoNata

è natoa Roma

nel 1955.Esordì

nel 1995da Theoria conIl dipendente.

Da Feltrinellisono usciti

La resistenzadel nuotatore

e Mentreero via.

Collabora agiornali e a

rivisteletterarie

Raffaella D’Elia

FrancescoPacificoè nato a Romanel 1977Ha esorditonel 2003con «Il casoVittorio»(minimum fax)

Bloc notes

pp Sebastiano Natap IL VALORE DEI GIORNIp Feltrinelli, pp. 251, € 16

La storia di due fratelli.

Marco ha quarantatré

anni, Domenico qualcuno

in più. Marco è un manager

rampante, in una

multinazionale. Domenico

si è ritirato a Porto San

Giorgio dopo la morte del

figlio.

pp Emanuele Trevip IL LIBRO DELLAp GIOIA PERDUTAp Rizzoli pp. 272, € 19.50

Emanuele Trevi è nato a

Roma nel 1964. Tra le sue

opere: «Istruzioni per l’uso

del lupo» (Castelvecchi),

«I cani del nulla. Una

storia vera» (Einaudi) e

«Senza verso. Un’estate a

Roma» (Laterza).

A Parigi un juifmanda all’ariail neoconvertito

ALAIN ELKANNNONNA CARLA

“Elkann tocca tutti i livelli espressivi di cui dispone. Il libro è importante, unico.”Furio Colombo, Il fatto quotidiano

“Nello spazio breve di un romanzo, Elkann ci racconta una ricerca interiore lunga dieci anni.”Fulvio Panzeri, Famiglia cristiana

“Questo libro, con la sua scrittura stringata e diretta, ha pagine di verità strazianti.”Giorgio Montefoschi, Io Donna

© Francesco Carrozzini

QUINTAEDIZIONE

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pp Francesco Pacificop STORIA DELLA MIA PUREZZAp Mondadori, pp. 283, € 19

Come è misticala piccola Saigon

BRUNOQUARANTA

No, non è Proust. E’«color malta», la sua città, Ro-ma, non color malva, comeMarcel immaginava Parma.Sarà il caso di indugiare tra lemetropolitane mura per affer-rare il bandolo di Storia dellamia purezza, seconda, a metàfelice, prova di Francesco Paci-fico. Riandando, perché no?, al-la freudiana ipotesi fantasiosa(qui la fabula) che «Roma nonsia un insediamento urbanobensì un’entità psichica dalpassato altrettanto lungo e va-riegato, un’entità nella quale,quindi, nulla di quanto è anda-to creandosi si è perduto».

A Piero Rosini, ultrapapi-sta, sesso vade retro, succededi rappresentare, già nel fisi-co, goffo, ispessito, il caos ac-cumulatosi nei secoli intornoal Cupolone. Una pozione dipaganesimo e di incenso chesommamente stordisce. Chisiamo, da dove veniamo, doveandiamo? L’Urbe non è forse

«un carillon con le note mancan-ti»? Non è l’esito di infiniti sven-tramenti? Non è una barca-gro-viera?

Il neoconvertito Piero Rosini- chissà perché divenuto baciapi-le, esauritisi forse i ruoli, una so-rella scrittrice e progressista ecalamitata dagli uomini sposati,due fratelli oscillanti fra tennis,calcetto, fidanzate parioline, po-che letture - sbarca il lunario in

una reazionaria casa editrice,«Non Possumus», coltivando loscoop, un libro sul papa ebreo,alias Karol Wojtyla. Se non che,a mano a mano che sottopone lasupposta, straordinaria rivela-zione a editing, conosce, suben-done il fascino, tal Corrado Palo-schi, aspirante scrittore, tra Bel-Ami e Lucignolo, nel cassetto unromanzo politicamente correttosì e no («... la mia idea è prende-

re un po’ in giro i gay, non lo fanessuno... però io sono amicodei gay»).

Quello con Corrado (una figu-ra che a Pacifico sguscia via, cheesita a prendere forma, mentregli ulteriori personaggi sonosempre a un passo dall’abbando-nare il filo grottesco per il fumet-to) sarà il «grande incontro» diPiero Rosini. Non riuscendo afarne pubblicare l’opera, irremo-

vibili i vertici di «Non Possu-mus», si trasferirà a Parigi, men-talmente baloccandosi con le«Tette di Ada», la cognata, suaautentica folgorazione, neanchepatendo la separazione dalla at-traente moglie, Alice, assai di ra-do assaporata.

A Parigi, dove Piero Rosinitroverà asilo «lavorativo» in unanon memo oscurantista casa edi-trice cattolica, accadrà il corto-

circuito. Auspice - a propositodi grandi incontri - il rendez-vous con il juif Leo. E’ l’irrive-rente scetticismo ebraico, tra ilQuartiere Latino e il Marais e Pi-galle, a sfarinare (o a scombus-solare) le ottuse ritualità chesoggiogano l’«antisemita» PieroRosini. A impegolarsi, invece, èla vis narrativa di Pacifico: cosìintonata a Roma, così disartico-lata lungo la Senna (se solo sof-fiasse l’esprit combinatorio, adhoc per narrare l’inenarrabilebig bang).

Junghianamente - il cambiodi città esige il cambio di anali-sta - Leo e Parigi sono i mediciche dovrebbero liberare il no-stro supremo inetto della spaz-zatura psichica messagli den-tro, per guidarlo (Jung) «allameta indicata dalle alte paroledel poeta greco: diventa ciò chesei». Magari giungendo a conclu-dere che mors optima rerum...

Emanuele Trevi Il quaderno di una bambinacommentato da un gran lettore di psicoanalisi

ANGELOGUGLIELMI

Con Il libro della gio-ia perpetua Trevi compie unviaggio iniziatico verso il pro-prio autoriconoscimento e laconquista di una condizionedi nuova armonia. Ha a dispo-sizione per il suo viaggio unquaderno (Il libro) in cui unabambina di otto anni e mezzo(chiamata Saigon) raccontala storia di Roki e Clara appe-na più grandi di lei che vivonoa Lossiniere (paese di fanta-sia simile a quello reale in cuiSaigon ha antecedentementevissuto) dove condividono esperimentano un rapporto as-soluto così diverso da quello«aleatorio» che caratterizzal'incontro tra adulti; la mae-stra di scuola, di insolita sen-sibilità e intelligenza, che pos-siede il quaderno (una copia)e ha conosciuto la piccola au-trice di cui è stata non solol'insegnante; il marito grandecultore di scienze esotericheche per primo intuisce nelquaderno la presenza di unastraordinaria forza di orienta-

mento; infine La noce un rac-conto pubblicato dallo stessoautore in una rivista femmini-le dove si racconta, similmen-te a quel che avviene nel qua-derno della bambina, la sto-ria del rapporto (questa voltanon di fantasia) tra due ragaz-zi già adolescenti.

Giocando con queste car-te il protagonista autore svi-luppa il suo racconto tenen-do come carta di base (unasorta di briscola) il quadernodi Saigon che legge e com-menta con l'arguzia di uomocolto e gran lettore di testi dipsicanalisi avvertendo nellepiccole comuni avventure diRoki e Clara (la forte solida-rietà che li lega, il gioco congli amichetti anzi amiconi, il

primo viaggio nella grande cit-tà, l'arrivo del Natale, la sor-presa della neve, la scuola e leprime trasgressioni, la presen-za di uno zio burlone ecc) unsenso nascosto come collegatoa entità indefinibili di naturabenigna capaci di aiutarlo auscire fuori dall'angoscia e ilvuoto che lo opprime consen-tendogli a fine lettura di trova-re un qualcosa che chissà asso-

miglia alla felicità.Sennonché quel quaderno è

uno dei tanti che ne scrivono ibambini delle elementari (io neconosco più di uno) certamen-te buona occasione di curiositàma non capace di sostenerel'ambiziosa (e capziosa) inter-pretazione che l'autore ne fatanto da indurlo a sovrapporviper ottenere un minimo di cre-dibilità una serie di informazio-

ni che non può verificare di per-sona ma riceve dall'esterno epiù propriamente dalla mae-stra di Saigon che la ricorda co-me una bambina, «in cui erachiara una certa dose di regali-tà», che più di una volta sor-prendeva intenta alla lettura,seduta sul gradino più alto delgiardino, «muovendo le labbralentamente, così rapita da fartemere che un'attenzione tan-

to intensa avrebbe finito per in-cendiarle, quelle righe di lettu-ra, come uno specchio usto-rio». Così la straordinarietàdella bambina e il suo poteremagico è qualcosa che l'autoresemmai ricava da informazioniche riceve dall'esterno e nondalla lettura del quaderno cheallora si rivela una briscolaspuntata, mostrandosi, pur am-mantata di preziosi riferimenticulturali, nient'altro che unpretesto.

Ma se pur sembra non tene-re la struttura centrale e por-tante, non mancano nel roman-zo aspetti di reale interesse.Stanno tutti in quella forte ten-sione che lo percorre - nellaquale riconosciamo il respirodella vita - che si manifestaoscillando tra la ricerca di cuil'autore-protagonista si fa cari-co di una condizione di stabilità(di uscita dalla sordità esisten-ziale che lo opprime) e la consa-pevolezza che l'unica stabilitàpossibile è la morte. Tuttaviaintesa non come esito di annul-lamento finale ma come il luo-go di una resurrezione merita-

ta solo da coloro che sono staticapaci in vita di una preceden-te resurrezione.

Un forte misticismo laicopervade e intride l'intero rac-conto sul quale aleggia comeun incubo positivo il grandequadro Humana Fragilitas diSalvator Rosa in cui è rappre-sentato una bambino in brac-cio alla madre che scrive serioe imperturbabile mentre a te-nere fermo il foglio sono i ferociartigli dell'uccello della Morte.L'immagine è di forte sugge-stione manganelliana e ci ripor-ta alla mente Nuovo commentoin cui Giorgio Manganelli consomma maestria commenta unlibro che non c'è. Peccato che Illibro-quaderno di Trevi c'è ed èriportato a fondo volume.

DIALOGHI IN VERSIMAURIZIO CUCCHI

Non è ermeticoil Bambin Gesù

Tra un ospedale pediatrico e la sottilematerialità del mondo

Pacifico «Storia della miapurezza», tra scoop e tentazioni

SERGIOPENT

Marco e Domenico so-no fratelli. Marco ha quaranta-tré anni, Domenico qualcunoin più. Si vedono raramente,ma li lega un affetto profondo.Marco è un manager rampan-te, ha fatto carriera in una mul-tinazionale, è giunto a un pun-to cruciale del suo lavoro danomade degli affari, all'età incui puoi tentare il salto di quali-tà o cominciare il declino a fa-vore di energie giovani e menocostose, specie - siamo nel2008 - mentre si profila l'om-bra di una nuova grande crisi.

Domenico si è ritirato a vi-vere a Porto San Giorgio dopola morte del figlio Roberto.Vende infissi, esce con Teresa,madre di due bambini, vorreb-be sposarla, cerca di ricomin-ciare, in quel luogo tranquillodi provincia. Marco non ha fi-gli, sua moglie Isabella è anch'essa in carriera come giornali-sta: stanno bene insieme, mapiù come un dato di fatto checome una simbiotica necessi-tà. Lo snodo è la morte improv-visa di Domenico.

Dopo un fugace incontro

fraterno in una domenica set-tembrina piena di parole, di lu-ce, tra il pellegrinaggio al cimi-tero, la gita in barca a vela, lacena in trattoria, Marco ha unincontro decisivo con il suo su-periore, Alain de Bruyn. A Wa-terloo, in un colloquio freddo eformale, si combatte la batta-glia che potrebbe decidere ilfuturo di Marco nel vorticedell'azienda in cui non esisto-no esseri umani, ma solo pro-cacciatori d'affari sacrificabilisenza rimpianti.

Tra il futuro e il passato,c'è il doloroso presente in cuiMarco ritorna a Porto SanGiorgio per sovrintendere alleincombenze della morte im-

provvisa di Domenico. E in que-sti giorni luttuosi e smarriti siconfondono le idee, franano lecertezze, di fronte al silenzio diquel corpo ingombrante sul let-to di un alloggio popolare, ac-canto - soprattutto - all'acerbabellezza di Teresa, che con lesue ambiguità mette in gioco an-che i sentimenti, le sicurezze ac-quisite in una vita di disimpe-gno affettivo. Tutto tornerà co-me prima, crediamo, ma nientesarà più come prima.

Non è un peccato raccontarela trama del nuovo romanzo diSebastiano Nata, Il valore deigiorni, poiché non si voltano lepagine per scoprire indizi, masolo per accompagnare il prota-

gonista verso nuove consapevo-lezze, sull'onda di memorie fami-liari che rappresentano, al me-glio, le inquietudini nascoste nel-le pieghe del tempo.

Nata è un narratore parco esensibile, attento alle psicologiepiù che al gioco delle sorprese eai cambi di registro. Le sue sto-rie sono attuali nell'orizzonteaziendale verso cui muovono isuoi personaggi, e in questo pos-siamo accostarlo a una bella let-teratura industriale ormai in di-suso, quella dei Volponi, degliOttieri, dei Bigiaretti e dei Davì,con in più quella spolverata di ci-nismo tipica dei nostri giorni di-sumani e impietosi. D'altro can-to, gli stessi personaggi portanoa spasso memorie e nostalgie,cercano appigli in ambiti fami-liari in grado di rinvigorire lecertezze, di fornire connotazio-ni riconoscibili alla freddezza dicarriere asettiche, impersonali,intercambiabili. In questo scon-tro di esistenze e di finzioni si ce-la - e si cerca - «il valore dei gior-ni». Un barlume di coscienza,un gesto d'affetto gratuito, un ri-torno alle origini, la consapevo-lezza della fragilità umana: tut-to racchiuso in poche sequenzeche, ciascuna per sé e ognunaper tutte, si chiamano vita.

Questo percorso già ben deli-neato nelle prove precedentitrova qui una bella, sofferta con-ferma: un romanzo, che senzatanti infingimenti e artifici creaun commosso punto d'incontrotra l'algida ferocia di queste sta-gioni e il rumore minimo, som-messo, di un tempo che scorreall'infinito, anche senza di noi.

Scrittori italianiIVTuttolibri

SABATO 3 APRILE 2010LA STAMPA V

UN’«ADORAZIONE» TRA DIARIO E SAGGIO

Cartoline d’avanguardia= La maturità non esiste. Proprio perché is all, perdirla con Pavese (e Shakespeare), essa non viene mairaggiunta davvero. Il trentesimo anno, poi, già daitempi di Ingeborg Bachmann non è una soglia d'arrivo:è non più e non ancora. Raffaella D'Elia, romanadecentrata, è nata appunto nel '79: perfetto esempio diquesta condizione liminare.Cosa esattamente sia, il libro pubblicato col titoloAdorazione che è la sua a lungo covata opera prima(Edilet, pp. 131, € 12), è difficile dire. Non a casoEmanuele Trevi nella prefazione parla di «una vera

scienza senza nome, frutto di un'ardita contaminazionetra diverse strategie discorsive» (alludendo ad AbyWarburg e alla sua «decostruzione delle frontieredisciplinari», come l'ha definita GeorgesDidi-Huberman). Sono annotazioni fra il diaristico e ilsaggistico, inframmezzate da riproduzioni di opered'arte, ma anche di cartoline ricevute, appunti, schemimanoscritti.Proprio la maniera «esistenziale» della saggistica diTrevi, di Antonella Anedda o Edoardo Albinati puòessere citata come meno remoto termine di paragone,ma in D'Elia si avverte un turbamento in più: la sua è infondo la narrazione di un tormentato, perché appuntoinconcludibile, processo di formazione. E si sente, pure,

che tale formazione si colloca dopo il Novecento e le suecontrapposizioni. Difficile ad esempio che toni comequesti potessero in passato associarsi, come invece quiavviene con inquietante naturalezza, alla lettura diopere d'avanguardia: di Sanguineti si schizza il côtéarcimboldesco, ubuesco, che «si diverte come unpazzo»; del Grande vetro di Duchamp, danneggiato nelcorso di un trasporto, le rigature e le craquelures sono«le più straordinarie firme in calce ad un'opera d'arte».Questo libretto ricco e strano ci mostra come sia tempodi una critica «esistenziale», perché no?, alle operegrandi dell'avanguardia: che ci restituisca il loro senso difervore, di avventura, di eterna e felice incompiutezza. Andrea Cortellessa

Uno dei caratteri più evi-denti tra i poeti delle ul-time generazioni è la ri-

trovata, piena fiducia nella pos-sibilità di un dire aperto e linea-re, scorrevole e discorsivo. Di-ciamo che arditezze sperimenta-li, quanto oscurismi neoermeti-ci non li tentano minimamente,salvo pochissime eccezioni. Lo sipuò osservare anche leggendodue libri recenti, di quasi coeta-nei: Daniele Mencarelli (Bambi-no Gesù, nottetempo, p.96,€ 7), nato nel ’74, e MassimoGezzi (L’attimo dopo, Sossella,p. 100, € 12), nato nel ’76 e vinci-tore del premio Cetonaverdeper i giovani.

La poesia di Mencarelli èdensissima di emozioni e cose. Ilsuo è un realismo che affronta te-mi anche socialmente rilevanti,e comunque in grado di coinvol-gere con energia il lettore. E lo fapartendo dalla propria esperien-za, come nel capitolo ispirato al-la sua esperienza di lavoro in unospedale pediatrico, il BambinoGesù di Roma, a cui si deve il ti-tolo del libro. Magmatico, moltoprosastico, insolito ed efficace-mente comunicativo.

Massimo Gezzi ha toni piùlievi e movimenti più riflessivi. Isuoi percorsi sono articolati ecomplessi, eppure resi nello stiledi un controllato equilibrio stili-stico. E’ un poeta che sa osserva-re con acuta intelligenza la sot-tile materialità del mondo: «Lamaterialità dell'esistenza / è co-sa certa: nei pavimenti o sotto i

letti / le matasse di polvere na-scondono / organismi piccolissi-mi, i quali, al microscopio, / rive-lano corazze o altre parti di car-bonio». Ricorda il Tommaseoquando scriveva: «Minuta gocciad’acqua finissima / nutre invisibi-li abitatori».

Passando dai libri editi all’ine-dito, segnalo un poeta lucano, Al-fonso Guida, nato nel ’73, i cui ver-si compatti come blocchi matericipresentano anche una notevole in-quietudine stilistica, poco presen-te, come dicevo, nella maggior par-te dei suoi coetanei: «Non svaniscela succulenta polvere / del tuono.L’infanzia è dentro l’acuta / scan-sione di una mente sovrastante/[…] / dove vado sola e sperduta inquesta / Galilea d’oltreoceano?».Decisamente insolita e ad elevatatemperatura la sua Via Crucis.Rischia, e gliene va dato atto, conuna chiara tendenza all’eccessoche potrebbe meglio disciplinare.

Valentina Bufano è inveceun’autrice già apparsa in rubrica,che continua in un suo percorsomeritevole d’attenzione. Per gra-zia, tenera esattezza di linguag-gio, come quando si occupa di pic-cole vite, di animaletti domestici:«Dormirà dentro una scatola dicartone. / Hai sigillato bene la sca-tola di cartone / di nascosto dallapiccola che dorme. / Hai scavatocon gli occhi pieni di sonno, / haisollevato il corpo dalla cuccia / el’hai deposto nell’eternità. / Orascava. Guardandoti intorno / esulla tomba non piantare fiori /perché la differenza non si noti».

A ROMA

Piccoli lettori= «L’Italia che (non) legge.Lettori piccoli e grandi nell’eradigitale» è il tema delconvegno, in particolaresull’editoria per ragazzi (2300titoli nel 2009, triplicatirispetto al 1985), a Roma il 9 e10 aprile (via Milazzo, 11b). Vipartecipano, tra gli altri, FrancoFerrarotti, Anna OliverioFerraris, Franco Fabbroni, CarlaPoesio, Fernando Rotondo,Franco Cambi, Ermanno Detti,direttore della rivista IlPepeverde che, con l’UniversitàRoma Tre e la Libera Universitàdi Bolzano, organizza la duegiorni. Per info:www.litaliachenon.it

MICROLETTERATURA

128 battute= «Mediamente una donnaha più scarpe che occasioni incui indossarle». E’ fra le 128microstorie ciascuna di 128battute pubblicate ora daFeltrinelli (pp. 46, € 1). Sonostate scelte fra le circa diecimilache hanno partecipato alconcorso per scrittori concisi suTwitter.

LETTERE

Autore fantasma= Nell’autobiografia diFrancesco Guccini, Non so cheviso avesse ( Mondadori) , silegge a pagina 114: «Questolibro è un'autobiografia scrittaa quattro mani.FrancescoGuccini, per pudore e inusitataritrosia, non ama parlare delproprio lavoro e soprattuttodelle proprie canzoni, perciò dàla parola all'italianista, e amico,Alberto Bertoni».Si dice che gli editor e le caseeditrici spesso inventino gliscrittori, in vista del successocommerciale. Ora li accoppanopure, togliendo i loro nomidalla copertina. Lorenzo Catania

«L’INQUIETO VIVERE SEGRETO»

Un sogno cartesiano= Il romanzo di Franz Krauspenhaar L’inquietovivere segreto (Transeuropa, pp. 140, € 12,90) ha unafotografia in bianco e nero per copertina.Nella foto c’è un paio di gambe di manichinoaccoppiato e opposto a un altro paio di gambe, le duepaia posate tra il ramo e il tronco di un albero. Ci vuolepiù di un istante per renderti conto di cosa si tratta equando ce l’hai fatta rimani con il dubbio di non avercapito bene. Rimani spiazzato, straniato. Ebbenequesta copertina in cui fatichi a sistemare origine eterna d’assi cartesiani è la porta d’ingresso perfetta per

un romanzo che le somiglia: lo straniamento, il dubbio,sono i sentimenti che accompagnano la lettura.Franz Krauspenhaar (Milano, 1960) è stato talvoltaassociato per i suoi romanzi al genere giallo. Che quiassolutamente non c’è. È vero che c’è una mogliescomparsa, del cui possibile omicidio l’io narrantesospetta il figlio e la nuora, poi scomparsi anche loro.È vero che c’è stato un rapimento, durante il quale l’ionarrante e il figlio si son visti rivelare da uncommando mascherato la segreta attività di aguzzinonazista del padre e nonno. Ma sono solo elementi chesoffiano l’aria malata dell’enigma, dell’irrisolto,dell’incomprensibile che eppure accade, dentro unavita che sembra un’infinita esperienza onirica.

La chiave di lettura, in questo complesso romanzobreve, sta nel lavoro dell’io narrante, che è quellodello scrittore. È un romanzo che con le tinte delsogno e della visione porta alla luce il rovello di chi,scrivendo, si trova a fare i conti con lacontaminazione tra le proprie opere e la vita reale. Untema classico, a dir poco.Ma è bravo Krauspenhaar a nascondere origine e assicartesiani, come nella copertina: leggi e non sai se ipersonaggi si muovono nel quadrante della realtà o inquello del sogno. O in quelli criptati, dove l’io narrantenon parla a te, lettore, ma allo scrittore e a chi gli staintorno nella vita vera, e di ogni enigma ha la chiave. Piersandro Pallavicini

«Il valore dei giorni»:una bella, soffertaconferma, un narratoresensibile, con echidi Volponi e di Ottieri

Nata Due fratelli legati da un affetto profondo,una morte inattesa: nulla sarà più come prima

«Il libro della gioiaperduta»: una briscolaspuntata, anche seammantata di preziosiriferimenti culturali

Il titolo

Il titolo

Il primo viaggioin città, l’arrivodel Natale, la sorpresadella neve, la scuolae le prime trasgressioni...

Un lutto inceppail re degli affari

Il quadro «Humana Fragilitas» di Salvator Rosa aleggia nel libro di Trevi

Franz Krauspenhaar

SebastianoNata

è natoa Roma

nel 1955.Esordì

nel 1995da Theoria conIl dipendente.

Da Feltrinellisono usciti

La resistenzadel nuotatore

e Mentreero via.

Collabora agiornali e a

rivisteletterarie

Raffaella D’Elia

FrancescoPacificoè nato a Romanel 1977Ha esorditonel 2003con «Il casoVittorio»(minimum fax)

Bloc notes

pp Sebastiano Natap IL VALORE DEI GIORNIp Feltrinelli, pp. 251, € 16

La storia di due fratelli.

Marco ha quarantatré

anni, Domenico qualcuno

in più. Marco è un manager

rampante, in una

multinazionale. Domenico

si è ritirato a Porto San

Giorgio dopo la morte del

figlio.

pp Emanuele Trevip IL LIBRO DELLAp GIOIA PERDUTAp Rizzoli pp. 272, € 19.50

Emanuele Trevi è nato a

Roma nel 1964. Tra le sue

opere: «Istruzioni per l’uso

del lupo» (Castelvecchi),

«I cani del nulla. Una

storia vera» (Einaudi) e

«Senza verso. Un’estate a

Roma» (Laterza).

A Parigi un juifmanda all’ariail neoconvertito

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MARCOAIME

Identità, purezza.Due parole belle: la prima,con il suo suono arioso, infon-de sicurezza, promette stabili-tà; la seconda ha un saporecristallino, che evoca bellezzaassoluta, scintillii e luce. Ep-pure queste due parole sonoavvelenate. Dice proprio così,«avvelenate», Francesco Re-motti, terribili e pericolose,che finiscono per condurre al-la solitudine, all'impoverimen-to e infine anche allo scontro.

Mai come negli ultimi an-ni le retoriche politiche sonostate caratterizzate dall'os-sessione dell'identità. Valeper i deliri fondamentalisti dicerti gruppi religiosi comeper i discorsi di molti politiciitaliani ed europei. Ciò che ac-comuna questi linguaggi è laconsiderazione dell'identitàquale dato essenziale, quasibiologico, naturale. Alla reto-rica della razza, che nel seco-lo passato ha segnato ideolo-

gie come quella nazista e fa-scista, si è sostituita quelladella diversità culturale, mala concezione della culturautilizzata è per certi versi si-mile a quella biologica dei raz-zisti dell'epoca: un dato «na-turale», legato alle origini epertanto inscalfibile.

Una visione che finisce perdare vita a un fondamentali-smo culturale, per cui gli esse-ri umani sono per natura por-tatori di cultura, le culture so-no distinte e incommensura-bili e i rapporti fra portatoridi culture differenti sono in-trinsecamente conflittuali.Anche la volontà di epurazio-ne rimane. Abbiamo creatoun razzismo senza razza; unasorta di tribalizzazione, cheesprime le molte forzature et-nico-culturali, che caratteriz-

zano molti movimenti attuali.Se la parola razzismo è dive-

nuta insostenibile (ma ne siamopoi certi?), identitarismo è inve-ce divenuta auspicabile, perché(potere delle parole!) volge inpositivo, a parole, la questione:il razzismo è contro gli altri,l'identità è per noi.

Noi chi? Noi, chiusi in un re-cinto impenetrabile per difen-dere la nostra purezza? È que-sto che sostengono gli ossessio-nati dell'identità, coloro che nehanno fatto un mito. Un mitoche però è falso, perché «pro-mette ciò che non c'è», affermaRemotti. Perché pretende di se-parare l'umanità in due: noi da-gli altri. Noi intrinsecamentebuoni, da difendere, gli altri perforza cattivi, perché diversi.Due mondi così costruiti, fini-scono, inevitabilmente perscontrarsi, perché nascondonola realtà dei molti noi a cui in re-altà diamo vita e che questi noisono intrisi di alterità, che ognicultura, così come ogni indivi-duo non sono monoliti inscalfi-bili, ma sono già multiculturali.

«Tutte le società produconostranieri: ma ognuna ne produ-ce un tipo particolare, secondomodalità uniche e irripetibili»,scrive Zygmunt Bauman para-frasando l'incipit tolstojano diAnna Karenina. Vittime di uneccesso classificatorio, si inca-sellano gli altri in spazi diversidal nostro, ignorando che quel

loro essere altri è frutto di unanostra costruzione.

Si parla di immigrati, stra-nieri, extracomunitari e si di-pinge un'armata immensa dipersone che ci si para davantiminacciosa. Poi, nella realtàquotidiana, finisce che ognunodi noi incontri uno, due, tre stra-nieri e che magari si trovi a par-lare con loro, ad ascoltarne lavoce: allora la massa, frantuma-ta in singole persone, diventaaccettabile, non fa più paura.Ciò che fa paura è la minacciasbandierata che tende ad allon-tanare la realtà degli individui,sostituendola a quella delle ca-tegorie: ancora noi contro loro.Ecco allora innescarsi la micciadell'identità, a sua difesa a ognicosto

Le conseguenze? L'odio e ilsangue, dice coraggiosamenteRemotti, ma anche un triste einesorabile impoverimento cul-turale, che nasce dalla perditadi quella ricchezza che ci vienedall'incontro con l'altro, che col-ma con l'alterità, la solitudine

dei nostri noi.È triste nel 2010 ritrovarsi

nuovamente a parlare di questitemi. Ingenuamente abbiamocreduto che il razzismo e i fana-tismi fossero polverosi ricordidella storia; che la tanto vanta-ta democrazia avrebbe realizza-to una nuova forma di conviven-za. Non è così. Non lo è affattose a oltre settant'anni dalla pro-mulgazione delle leggi razziali,sentiamo nuovamente propor-re classi separate per i bambinistranieri, se abbiamo introdot-to il reato di clandestinità, chepunisce un individuo per ciòche è e non per ciò che fa, se, co-me ricorda Remotti a propositodel White Christmas di Cocca-glio, utilizziamo il nome di Cri-sto per cacciare gli stranieri.

Il tutto in nome della difesadella nostra identità.

L’identità La cultura come datonaturale: una nuova ossessionenell’analisi dell’antropologo Remotti

ELENALOEWENTHAL

E' molto lontana dalvero l'idea che il popolo ebrai-co rivendichi l'esclusiva, o peg-gio ancora, il privilegio del do-lore come tratto distintivo.Nella morale d'Israele la soffe-renza non procura alcuna su-blimazione, non serve né ren-de migliori. Anzi, sfigura:«non devi giudicare l'uomonell'ora del dolore», dice un an-tico adagio. Non esiste insom-ma qui un'«economia» dellasofferenza, e per questo nonc'è nulla da rivendicare quan-do si dice di aver sofferto. An-zi, casomai i patimenti sono ilsegno di una colpa, punita dall'insondabile giustizia divina.Anche l'emarginazione e la se-gregazione come millenariaesperienza storica non dovreb-bero condurre, se non graziead alcune derive molto lonta-ne dall'essenza dell'ebraismo,a qualsivoglia pretesa moraleo anche soltanto didattica:l'ebraismo ha vissuto la dia-spora come un destino ingra-to, le privazioni come un pati-mento che prima o poi sareb-be passato, con la certezzache il Messia, o chi per esso,avrebbe capovolto la storia.

Casomai, è vista «dall'esterno» che la storia ebraica,con le sue peculiarità, può es-sere utile per leggere altre vi-cende, diverse nel tempo, nel-lo spazio e nelle circostanze.Così, può risultare utile appro-fittare dell'«onda lunga» edito-riale che il giorno della Memo-ria porta ormai regolarmentecon sé, per fare il punto non so-lo su quel passato ancora mol-to vicino, ma anche sul nostropresente.

I risultati di una ricercapubblicata di recente dallaConferenza delle Assembleedelle Regioni danno alle rifles-

sioni sociali e culturali un'urgen-za davvero pressante. Il sondag-gio condotto su un campione di2085 giovani fra i 18 e i 29 annidimostra che oltre il 45 per cen-to dei ragazzi italiani è xenofoboo razzista. E lo dichiara, seppu-re dietro il velo di privacy che un'indagine di questo genere ga-rantisce. Sembra quasi irreale,questo dato, con tutto ciò che lanostra società si affanna a farecontro i pregiudizi, dalle campa-gne pubblicitarie alle prioritàche la scuola si dà - ma che evi-dentemente non risultano poitroppo efficaci.

Forse, uno dei punti deboli di

questa falla (che è quasi una vo-ragine), sta nell'ammettere an-cora zone franche dove il razzi-smo, se non proprio tollerato,certo è guardato con indulgen-za. Gli spalti degli stadi, adesempio. Quanto il linguaggioconti, perché non è solo formama anche e soprattutto sostan-za, lo spiegano due recenti saggiche affrontano il rapporto fraletteratura e razzismo, fra co-struzione dell'immaginario e lie-vitazione del pregiudizio, a ca-vallo del fascismo, della guerrae delle persecuzioni.

Francesco Germinario hascritto un ampio studio su Co-

struire la razza nemica. La forma-zione dell'immaginario antisemi-ta tra la fine dell'Ottocento e gliinizi del Novecento, mentre Ric-cardo Bonavita ha racchiuso inSpettri dell'altro. Letteratura erazzismo nell'Italia contempora-nea alcuni saggi dedicati agli ste-reotipi dell'antisemitismo. Il lin-guaggio e le raffigurazioni sem-brano il «male minore» del raz-zismo, ma nella realtà spessorappresentano il motivo scate-nante.

Quanto questi aspetti nienteaffatto secondari si innestinonelle manifestazioni «reali» eviolente del razzismo, si eviden-

zia bene in altre due letture pa-rallele.

Fabio Levi in La persecuzioneantiebraica. Dal Fascismo al do-poguerra offre un quadro di am-pio respiro, partendo dalle leggirazziali e arrivando a casi speci-fici, come la realtà torinese diquegli anni. E affrontando poiun aspetto molto trascurato dal-la storiografia: il ritorno. Il diffi-cile reintegro di chi aveva attra-versato quella storia terribilenei modi più diversi, e dopo laquale non poteva che sentirsialienato al mondo, proprio per-ché sopravvissuto.

A proposito di alienazione, edella percezione malata dello«straniero» che, a giudicare dalsondaggio sul razzismo, i nostrigiovani paiono avere, vi è un al-tro aspetto della storia recentepoco affrontato, perché consi-derato marginale: la doppiaemarginazione vissuta dagliebrei stranieri residenti in Ita-lia durante le leggi razziali e lepersecuzioni. Giuseppe Perri,con Il caso Lichtner) racconta lastoria di due ragazzi viennesigiunti in Italia nel 1939 insiemeai genitori, in fuga dall'Austria,passati per Nizza, Ventimiglia eapprodati a Pescara. Sopravvis-suti, dopo la guerra presero la

remota via del Brasile. Perri neripercorre la vicenda durante ilfascismo, la guerra e le persecu-zioni, con attenzione a questodoppio ruolo di vittima. Che do-vrebbe ancora e più che mai farriflettere.

Se c'è un messaggio imme-diato che tutte queste letturetrasmettono con forza è proprioche il confine fra una condizionee l'altra è molto più labile e inde-finibile di quanto non si creda.Si fa molto in fretta, insomma, avalicarlo e diventare oggetto, in-vece che custode del pregiudi-zio. A trasformarsi in stranieri,senza quasi rendersene conto.

re letterario e il nuovo voca-bolario permettevano diemergere, così come il voca-bolario più giuridico dei con-cili precedenti l'inibiva, ed èanche quello che (…) impre-gnò l'intero Concilio dellapropria finalità».

L'attenzione è rivolta an-che a tre parole-chiave chein O'Malley diventano altret-tante categorie interpretati-ve: aggiornamento, sviluppo(o dispiegamento, di poten-zialità inespresse) e soprat-tutto ressourcement, ritornoalle fonti (neologismo conia-to da Péguy e ripreso in chia-ve teologica da Congar). Il ri-

torno alle fonti è una costantenella cultura europea: dalla ri-forma gregoriana dell'XI seco-lo in poi, Umanesimo, Erasmoe Lutero compresi, ma anchela Rivoluzione francese, che siispirava alle virtù della Romarepubblicana, e persino Verdi

(«Siamo moderni, torniamoall'antico!»), ogni movimentoriformatore si volge alle origi-ni, per attingere autenticità eslancio, per darsi un'identitànuova, per reinterpretarsi piùadeguatamente nel contempo-

raneo. Per i padri conciliari ilressourcement significò legge-re il passato «come norma inbase alla quale giudicare ilpresente», ritornare alla paro-la della Bibbia, alle origini cri-stiane prima che venisserotradotte negli schemi concet-tuali della cultura greca, ai Pa-dri della Chiesa e al loro lin-guaggio. Non è cosa da poco,se si pensa che solo pochi anniprima Pio XII, nella Humanigeneris, se l'era presa coi criti-ci del tomismo che pretende-vano di «effettuare un ritornoall’esposizione della dottrinacattolica con lo stile della Sa-cra Scrittura e dei Padri dellaChiesa»! Fu così che il Conci-lio poté affrontare positiva-mente tre nodi fondamentali:il rapporto fra identità e cam-biamento in un'istituzione

che è nella storia ma si viveanche trascendentalmente; ilrapporto fra centro e perife-ria, cioè collegialità di papa evescovi e Chiese locali; il mo-do in cui la Chiesa si situa nele si rivolge al mondo.

Tutto questo accadeva cin-quant'anni fa. E fu un'orad'aria nella lunga storia delcattolicesimo. La coincidenzacronologica col '68 e il terro-re paranoico di certe sue deri-ve, i rischi di sfrangiamentodei fedeli, le ossessioni dottri-narie e centralistiche dellaCuria romana, mai rassegna-ta alla fine dell'età costanti-niana sancita di fatto ancheistituzionalmente dalle assiseecumeniche, hanno portatoalla restaurazione. O' Malleyconclude il suo libro con la fi-ne ufficiale del Concilio (8 di-

cembre 1965) e non si occupadei lunghi anni postconciliari.Ma quei tre nodi sono ancorastretti, perché il Vaticanonon intende scioglierli: il Con-cilio in realtà non è stato maiapplicato, è stato «rettamen-te inteso», come si usa direOltretevere, cioè ingabbiato edevitalizzato, come un denteche fa male. Del Vaticano II sidiceva che era solo un inizio,che la sua ricezione avrebbeportato finalmente la Chiesa

a essere compagna di stradadell'uomo, viandante con luinel cammino della storia, te-stimone di una speranza enon detentrice di una verità.Occorrevano fede e gusto delrischio. Ha prevalso invece la

paura. E gli effetti catastrofi-ci sono ora sotto gli occhi ditutti: progressiva settarizza-zione del cattolicesimo e suariduzione a ostaggio della Cu-ria romana; quadri di riferi-mento linguistici, simbolici econcettuali ormai incompren-sibili agli stessi fedeli; inco-municabilità con un mondopluralistico che richiedereb-be invece una riformulazionedella pretesa di esclusivitàsalvifica del cristianesimo;scarso rispetto per la libertàdi coscienza, che invece ilConcilio aveva riconosciutocome diritto inalienabile del-la persona, anche nel caso incui questa libertà andassecontro la verità; poco casticonnubi con la politica alla ri-cerca di sostegni esterni…L'elenco sarebbe lungo. For-se, come molti auspicano, sa-rebbe necessario un terzoconcilio. Ma il mediocre e af-fannato ceto dirigente dellaChiesa di oggi come lo affron-terebbe?

AFRICA

Colonialismo e prostituzione= In senso stretto la Libia, in senso lato l’Afirca. DanieleComberiati, in La quarta sponda (Caravan, pp. 201, € 14)ripercorre il nostro colonialismo in Africa (e il suo influssosulle nuove generazioni) attraverso nove interviste adaltrettante donne, scrittrici di lingua italiana (tra cui IgiabaScego e Erminia Dell’Oro), nate in Libia, Somalia, Eritrea,Etiopia. Nigeriana, in particolare, è l’impronta delromanzo di Alberto Mossino, finalista al premio Calvino2009, Quell’africana che non parla nenache benel’italiano (terrelibere.org, pp. 238, € 10): un viaggio nelracket della prostituzione nera, tra vissuto e fantasia.

L’autore

ESPERIENZE

Da Rosarno alla Sicilia= Il reportage che annunciò la rivolta di Rosarno delgennaio scorso. Gli africani salveranno l’Italia di AntonelloMangano ritorna ora nella Bur (pp. 174, € 9,50). Dove siafferma che saranno gli immigrati, forse, a salvare Rosarno el’Italia, ormai gli unici a reagire alle mafie. Un filo di speranzalo tesse Mario Ricca raccontando il caso Riace, il futuro èpresente (Dedalo, pp. 188, € 16), la Calabra jonica, dovestranieri e rifugiati cooperano nel rilancio socio-economicodel territorio. Che cosa succede alle donne migranti capitatein Sicilia lo si scopre in Esilio/asilo, storie e analisi a cura diClelia Bartoli (:due punti, pp. 182, € 12).

I titoli

L’alfabetodel filo spinato

Saggi e vicende chehanno al centroil fascismo, la guerrae le persecuzioni controgli ebrei in Italia

Un sondaggio condottosu un campione di 2085giovani fra 18 e 29 anni:oltre il 45 per centoè xenofobo o razzista

ANTONIO PASCALE

L’Italia senza stile= Ritratto dell’Italia senza stile. Antonio Pascale, loscrittore da sempre attento alle metamorfosi urbane eantropologiche (La città distratta, Einaudi), leva il suogrido di dolore in Questo è il Paese che non amo(minimum fax, pp. 188, € 12). Una mutazione collettiva dicui l’autore scorge l’origine negli Anni Ottanta. Nuovetare o aggravemento dei mali di sempre? Dall’indifferenzaall’illegalità all’irresponsabilità. Concludendo che occorregarantirsi «il diritto all’inquietudine. E il dovere, verso noistessi e gli altri, di praticarla con costanza e metodo. (...).Indagare, indagare, indagare».

Il ritmo accelerato che la cultu-ra occidentale prima e l'inno-vazione dei mezzi di comunica-

zione di massa poi hanno impressoalla nostra percezione di eventi,abitudini e costumi, fa sì che ci tro-viamo a dover riflettere su proble-matiche decisive quasi sempre in si-tuazioni di emergenza, sotto laspinta di un'attualità che pretenderisposte immediate e guarda condiffidenza qualsiasi appello a mag-gior ponderatezza. Prudenza, ri-flessione, approfondimento sono

termini e atteggiamenti che infasti-discono, così come il fermarsi, fareun passo indietro, tacere e pensareprima di esprimere un'opinione e,soprattutto, prima di intraprende-re un'azione convinta ed efficace.

Anche la lettura subisce gli ef-

fetti di questa accelerazione: gli arti-coli di giornale devono essere semprepiù brevi, le notizie scorrono inces-santemente su uno schermo e trat-tengono l'attenzione per una frazio-ne di minuto, di un libro si valutal'uscita dal mercato dopo poche setti-mane dalla sua entrata...

Così perfino in questi giorni incui i cristiani celebrano il misterocentrale della loro fede, l'attenzioneche i media riservano al cristianesi-mo è interamente focalizzata sulgravissimo scandalo della pedofilia,gli interrogativi coinvolgono a spro-posito il celibato dei preti, la rilettu-ra della trasmissione della fede nelcorso dei secoli si arresta nei locali dialcuni collegi con educatori deprava-ti. Si fatica enormemente a orienta-re la riflessione - non le azioni giuri-diche e canoniche, che devono segui-re il loro corso, a lungo ritardato -sul problema del male presente nellasocietà e in ciascuno di noi, sul di-scernimento etico nell'evolversi deicostumi, sulla natura umana e i suoiaspetti più bui.

Ci sarebbe invece bisogno di in-terrogarsi con sincerità e serietà sul-

le radici in noi e attorno a noi di mo-di di pensare e di agire che finisconoper rivelarsi mortiferi, dovremmoprenderci il tempo di riandare alle ri-flessioni che da secoli l'uomo fa sullapropria vita interiore, sull'attrazio-ne che il male esercita, sugli strumen-ti per combatterlo. È quanto fa, consapienza e profondo discernimento,Giovanni Cucci nel suo non recentema sempre attuale libro Il fascinodel male (Edizioni AdP, pp. 368,€ 19), in cui scandaglia quelli che latradizione cristiana d'occidente hasempre chiamato «vizi capitali» eche in oriente sono stati letti come«pensieri malvagi»: superbia, invi-dia, ira, avarizia, gola, lussuria, ac-cidia. L'ordine, il nome e anche il nu-mero - sette oppure otto - possono va-riare a seconda degli autori, ma re-stano luoghi di «verità» che ci inter-pellano sulla qualità dei nostri rap-porti nella vita quotidiana. Come ciponiamo di fronte allo spazio, cheuso facciamo del tempo, qual'è il no-stro rapporto con il nostro corpo e lanostra sessualità, cosa cerchiamonel cibo e nei beni materiali, qualienergie mettiamo nel nostro fare,

che tipo di rapporto abbiamo con glialtri e con l'Altro?

L'autore, docente di filosofia epsicologia all'Università Gregoria-na, non si limita ad analizzare i sin-goli «vizi», affidandosi a una tradi-zione millenaria per svelarne originie caratteristiche, fascino e rischi, masa cogliere il profondo legame che liaccomuna rendendoli «un'enciclope-dia delle passioni umane», una sor-ta di tavole della legge del male incui ciascuno, se è onesto, ritrova tan-ta parte di se stesso nella quotidiana

lotta per dare alla vita un senso chesia più forte della morte. E uscendoda questa lettura del lato oscuro dise stessi con maggior consapevolez-za e strumenti adeguati per ritrova-re e riaffermare la propria e l'altruidignità umana.

GIANANDREA PICCIOLI

GIANCARLO MAJORINO

Se vince l’ignoranza= A contraddistinguere il nostro tempo è Ladittatura dell’ignoranza. E’ il j’accuse (Tropea, pp. 83,€ 10) di Giancarlo Majorino, poeta e critico letterario. Inche cosa consiste? «Sfrenato bombardamentopubblicitario, progressiva sostituzione del linguagigocon le immagini (...), dominio del Denaro e del Potere,netta benché spesso mascherata divisione tra chi ha, echi è, e tra chi non ha, e quindi non è». Un mondocapovolto, un «regime invisibile», attraversatoprofeticamente, fino all’estremo grido: «Non è chemanchino affetti / manca il sapere / girano come ciechi».

La purezzaè una melaavvelenata

Idee e societàVITuttolibri

SABATO 3 APRILE 2010LA STAMPA VII

La difesa della razza Come si è «costruito»l’immaginario antisemita tra fine ’800 e ’900,la letteratura e gli stereotipi del pregiudizio

STORIA

Popolazioni in cammino= Da sempre «spostarsi sul territorio è una prerogativadell’essere umamo, parte integrante del suo capitale»:Massimo Livio Bacci, professore di Demografia a Firenze,racconta in breve la storia delle migrazioni, dal ‘500 aquesto inizio di terzo millennio (In cammino, il Mulino,pp. 132, € 11). Sull’immigrazione in Italia, come e perché,si sofferma in particolare Maurizio Ambrosini in Richiestie respinti (Il Saggiatore, pp. 261, € 20). Come vivono quigli extracomunitari, tra lavoro legale e illegale, trasanatorie e decreti flussi (nonostante il governativo musoduro, il tasso di espulsione è inferiore al 3 %).

QUALESOLIDARIETA’

Con e senza Welfare= Il mito (l’obiettivo) dello Stato leggero. Vivere senzaWelfare, ovvero Ciascuno per sé (Marsilio, pp. 171, € 13) è loscenario proposto da Edoardo Narduzzi, imprenditore: ciattende l’ «Olibù», una società di oligarchie e tribù,in cuiconterà solo il gioco degli interessi individuali. Oltre lo statoassistenziale, oltre lo stato «infermiere», è la rotta che indicail sociologo danese Gost Esping - Andersen (Garzanti, pp.136, € 15, trad. di Alberto Mittone). Nel segno dellasolidarietà, della lotta alla povertà, undici esperienze europee(di cui 6 italiane) confluiscono in Costruire cittadinanza (IlSaggiatore, pp.338, € 17), a cura di Maurizio Ambrosini.

«Una volta, quando America era la terra delleopportunità, da noi migrante era una bella parola. Era

come dire coraggio, speranza, futuro». Così MarianaChiesa, origini argentine, ora di casa in Italia, ripensaai nonni che lasciarono l’Europa in guerra per cercare

riparo oltre Oceano. Da quei ricordi è nato un albumbifronte in cui due storie (ieri e oggi, oggi come ieri) si

incontrano a metà: partenze, separazioni, mari,approdi, accoglienze. Solo immagini: a farle parlare

saranno gli occhi (e il cuore) dei bambini.

Le speranze del Concilio

pp Francesco Remottip L'OSSESSIONE IDENTITARIAp Laterza, pp. 150, € 16

Francesco Remotti insegna

antropologia culturale

all’Università di Torino.

Ha svolto numerose

ricerche etnografiche ed

etnostoriche in Africa.

Tra i suoi titoli: Noi

primitivi. Lo specchio

dell’antropologia (Bollati

Boringhieri), Forme di

umanità (Bruno

Mondadori), Prima

lezione di antropologia e

Contro l’identità

(entrambi per Laterza),

tema ripreso e rielaborato

nel nuovo saggio.

Segue da pag. I

pp Mariana Chiesa Mateosp MIGRANDOp orecchio acerbo editore

in collaborazione conAmnesty Internationalp pp. 64, € 13

FRANCESCO GERMINARIO

Costruirela razza nemicaUtet, pp.XLII+381, € 18

RICCARDO BONAVITA

Spettri dell’altroil Mulino, pp. 227, € 22

FABIO LEVI

La persecuzioneantiebraicadal fascismoal dopoguerraZamorani, pp. 203, € 18

GIUSEPPE PERRI

Il caso LichtnerJaca Book, pp.285, € 24

C’era una volta un migrante

L’al

bum

illus

trat

o

Part.dalla

«Cacciatadal

Paradiso»di

Masaccio

Il muro contro muroalimenta l’odioe il sangue, chi nonsi confronta conl’altro è più povero

LONTANO E VICINOENZO BIANCHI

Come sono verii vizi capitali

«Il fascino del male»: un’attrazionenei secoli, gli strumenti per combatterlo

p

Tre parole-chiave:aggiornamento,sviluppo, ressourcement,il ritorno alle fonti,alla parola della Bibbia

Da sinistra, una copertina della rivista «La difesa della razza»diretta negli Anni Trenta da Telesio Interlandi, palestra del

pregiudizio «scientifico» antisemita e un manifesto di Boccasile neglianni di Salò, dopo lo sbarco in Italia dell’esercito americano

Un mito falso perchépromette ciò chenon c’è, pretendendodi separare l’umanitàin due, buoni e cattivi

La fatica di orientarela riflessione neigiorni focalizzatidal gravissimoscandalo della pedofilia

Per la prima volta nonci furono ordinanzeprescrittive (con relativoanatema) né dogmio definizioni dottrinali

Un’enciclopedia dellepassioni umane,una sorta di tavole dellalegge in cui ciascunopuò ritrovare se stesso

Page 7: Tuttolibri n. 1708 (03-04-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - VII - 03/04/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/06 - Autore: ROBSAB - Ora di stampa: 02/04/10 19.03

MARCOAIME

Identità, purezza.Due parole belle: la prima,con il suo suono arioso, infon-de sicurezza, promette stabili-tà; la seconda ha un saporecristallino, che evoca bellezzaassoluta, scintillii e luce. Ep-pure queste due parole sonoavvelenate. Dice proprio così,«avvelenate», Francesco Re-motti, terribili e pericolose,che finiscono per condurre al-la solitudine, all'impoverimen-to e infine anche allo scontro.

Mai come negli ultimi an-ni le retoriche politiche sonostate caratterizzate dall'os-sessione dell'identità. Valeper i deliri fondamentalisti dicerti gruppi religiosi comeper i discorsi di molti politiciitaliani ed europei. Ciò che ac-comuna questi linguaggi è laconsiderazione dell'identitàquale dato essenziale, quasibiologico, naturale. Alla reto-rica della razza, che nel seco-lo passato ha segnato ideolo-

gie come quella nazista e fa-scista, si è sostituita quelladella diversità culturale, mala concezione della culturautilizzata è per certi versi si-mile a quella biologica dei raz-zisti dell'epoca: un dato «na-turale», legato alle origini epertanto inscalfibile.

Una visione che finisce perdare vita a un fondamentali-smo culturale, per cui gli esse-ri umani sono per natura por-tatori di cultura, le culture so-no distinte e incommensura-bili e i rapporti fra portatoridi culture differenti sono in-trinsecamente conflittuali.Anche la volontà di epurazio-ne rimane. Abbiamo creatoun razzismo senza razza; unasorta di tribalizzazione, cheesprime le molte forzature et-nico-culturali, che caratteriz-

zano molti movimenti attuali.Se la parola razzismo è dive-

nuta insostenibile (ma ne siamopoi certi?), identitarismo è inve-ce divenuta auspicabile, perché(potere delle parole!) volge inpositivo, a parole, la questione:il razzismo è contro gli altri,l'identità è per noi.

Noi chi? Noi, chiusi in un re-cinto impenetrabile per difen-dere la nostra purezza? È que-sto che sostengono gli ossessio-nati dell'identità, coloro che nehanno fatto un mito. Un mitoche però è falso, perché «pro-mette ciò che non c'è», affermaRemotti. Perché pretende di se-parare l'umanità in due: noi da-gli altri. Noi intrinsecamentebuoni, da difendere, gli altri perforza cattivi, perché diversi.Due mondi così costruiti, fini-scono, inevitabilmente perscontrarsi, perché nascondonola realtà dei molti noi a cui in re-altà diamo vita e che questi noisono intrisi di alterità, che ognicultura, così come ogni indivi-duo non sono monoliti inscalfi-bili, ma sono già multiculturali.

«Tutte le società produconostranieri: ma ognuna ne produ-ce un tipo particolare, secondomodalità uniche e irripetibili»,scrive Zygmunt Bauman para-frasando l'incipit tolstojano diAnna Karenina. Vittime di uneccesso classificatorio, si inca-sellano gli altri in spazi diversidal nostro, ignorando che quel

loro essere altri è frutto di unanostra costruzione.

Si parla di immigrati, stra-nieri, extracomunitari e si di-pinge un'armata immensa dipersone che ci si para davantiminacciosa. Poi, nella realtàquotidiana, finisce che ognunodi noi incontri uno, due, tre stra-nieri e che magari si trovi a par-lare con loro, ad ascoltarne lavoce: allora la massa, frantuma-ta in singole persone, diventaaccettabile, non fa più paura.Ciò che fa paura è la minacciasbandierata che tende ad allon-tanare la realtà degli individui,sostituendola a quella delle ca-tegorie: ancora noi contro loro.Ecco allora innescarsi la micciadell'identità, a sua difesa a ognicosto

Le conseguenze? L'odio e ilsangue, dice coraggiosamenteRemotti, ma anche un triste einesorabile impoverimento cul-turale, che nasce dalla perditadi quella ricchezza che ci vienedall'incontro con l'altro, che col-ma con l'alterità, la solitudine

dei nostri noi.È triste nel 2010 ritrovarsi

nuovamente a parlare di questitemi. Ingenuamente abbiamocreduto che il razzismo e i fana-tismi fossero polverosi ricordidella storia; che la tanto vanta-ta democrazia avrebbe realizza-to una nuova forma di conviven-za. Non è così. Non lo è affattose a oltre settant'anni dalla pro-mulgazione delle leggi razziali,sentiamo nuovamente propor-re classi separate per i bambinistranieri, se abbiamo introdot-to il reato di clandestinità, chepunisce un individuo per ciòche è e non per ciò che fa, se, co-me ricorda Remotti a propositodel White Christmas di Cocca-glio, utilizziamo il nome di Cri-sto per cacciare gli stranieri.

Il tutto in nome della difesadella nostra identità.

L’identità La cultura come datonaturale: una nuova ossessionenell’analisi dell’antropologo Remotti

ELENALOEWENTHAL

E' molto lontana dalvero l'idea che il popolo ebrai-co rivendichi l'esclusiva, o peg-gio ancora, il privilegio del do-lore come tratto distintivo.Nella morale d'Israele la soffe-renza non procura alcuna su-blimazione, non serve né ren-de migliori. Anzi, sfigura:«non devi giudicare l'uomonell'ora del dolore», dice un an-tico adagio. Non esiste insom-ma qui un'«economia» dellasofferenza, e per questo nonc'è nulla da rivendicare quan-do si dice di aver sofferto. An-zi, casomai i patimenti sono ilsegno di una colpa, punita dall'insondabile giustizia divina.Anche l'emarginazione e la se-gregazione come millenariaesperienza storica non dovreb-bero condurre, se non graziead alcune derive molto lonta-ne dall'essenza dell'ebraismo,a qualsivoglia pretesa moraleo anche soltanto didattica:l'ebraismo ha vissuto la dia-spora come un destino ingra-to, le privazioni come un pati-mento che prima o poi sareb-be passato, con la certezzache il Messia, o chi per esso,avrebbe capovolto la storia.

Casomai, è vista «dall'esterno» che la storia ebraica,con le sue peculiarità, può es-sere utile per leggere altre vi-cende, diverse nel tempo, nel-lo spazio e nelle circostanze.Così, può risultare utile appro-fittare dell'«onda lunga» edito-riale che il giorno della Memo-ria porta ormai regolarmentecon sé, per fare il punto non so-lo su quel passato ancora mol-to vicino, ma anche sul nostropresente.

I risultati di una ricercapubblicata di recente dallaConferenza delle Assembleedelle Regioni danno alle rifles-

sioni sociali e culturali un'urgen-za davvero pressante. Il sondag-gio condotto su un campione di2085 giovani fra i 18 e i 29 annidimostra che oltre il 45 per cen-to dei ragazzi italiani è xenofoboo razzista. E lo dichiara, seppu-re dietro il velo di privacy che un'indagine di questo genere ga-rantisce. Sembra quasi irreale,questo dato, con tutto ciò che lanostra società si affanna a farecontro i pregiudizi, dalle campa-gne pubblicitarie alle prioritàche la scuola si dà - ma che evi-dentemente non risultano poitroppo efficaci.

Forse, uno dei punti deboli di

questa falla (che è quasi una vo-ragine), sta nell'ammettere an-cora zone franche dove il razzi-smo, se non proprio tollerato,certo è guardato con indulgen-za. Gli spalti degli stadi, adesempio. Quanto il linguaggioconti, perché non è solo formama anche e soprattutto sostan-za, lo spiegano due recenti saggiche affrontano il rapporto fraletteratura e razzismo, fra co-struzione dell'immaginario e lie-vitazione del pregiudizio, a ca-vallo del fascismo, della guerrae delle persecuzioni.

Francesco Germinario hascritto un ampio studio su Co-

struire la razza nemica. La forma-zione dell'immaginario antisemi-ta tra la fine dell'Ottocento e gliinizi del Novecento, mentre Ric-cardo Bonavita ha racchiuso inSpettri dell'altro. Letteratura erazzismo nell'Italia contempora-nea alcuni saggi dedicati agli ste-reotipi dell'antisemitismo. Il lin-guaggio e le raffigurazioni sem-brano il «male minore» del raz-zismo, ma nella realtà spessorappresentano il motivo scate-nante.

Quanto questi aspetti nienteaffatto secondari si innestinonelle manifestazioni «reali» eviolente del razzismo, si eviden-

zia bene in altre due letture pa-rallele.

Fabio Levi in La persecuzioneantiebraica. Dal Fascismo al do-poguerra offre un quadro di am-pio respiro, partendo dalle leggirazziali e arrivando a casi speci-fici, come la realtà torinese diquegli anni. E affrontando poiun aspetto molto trascurato dal-la storiografia: il ritorno. Il diffi-cile reintegro di chi aveva attra-versato quella storia terribilenei modi più diversi, e dopo laquale non poteva che sentirsialienato al mondo, proprio per-ché sopravvissuto.

A proposito di alienazione, edella percezione malata dello«straniero» che, a giudicare dalsondaggio sul razzismo, i nostrigiovani paiono avere, vi è un al-tro aspetto della storia recentepoco affrontato, perché consi-derato marginale: la doppiaemarginazione vissuta dagliebrei stranieri residenti in Ita-lia durante le leggi razziali e lepersecuzioni. Giuseppe Perri,con Il caso Lichtner) racconta lastoria di due ragazzi viennesigiunti in Italia nel 1939 insiemeai genitori, in fuga dall'Austria,passati per Nizza, Ventimiglia eapprodati a Pescara. Sopravvis-suti, dopo la guerra presero la

remota via del Brasile. Perri neripercorre la vicenda durante ilfascismo, la guerra e le persecu-zioni, con attenzione a questodoppio ruolo di vittima. Che do-vrebbe ancora e più che mai farriflettere.

Se c'è un messaggio imme-diato che tutte queste letturetrasmettono con forza è proprioche il confine fra una condizionee l'altra è molto più labile e inde-finibile di quanto non si creda.Si fa molto in fretta, insomma, avalicarlo e diventare oggetto, in-vece che custode del pregiudi-zio. A trasformarsi in stranieri,senza quasi rendersene conto.

re letterario e il nuovo voca-bolario permettevano diemergere, così come il voca-bolario più giuridico dei con-cili precedenti l'inibiva, ed èanche quello che (…) impre-gnò l'intero Concilio dellapropria finalità».

L'attenzione è rivolta an-che a tre parole-chiave chein O'Malley diventano altret-tante categorie interpretati-ve: aggiornamento, sviluppo(o dispiegamento, di poten-zialità inespresse) e soprat-tutto ressourcement, ritornoalle fonti (neologismo conia-to da Péguy e ripreso in chia-ve teologica da Congar). Il ri-

torno alle fonti è una costantenella cultura europea: dalla ri-forma gregoriana dell'XI seco-lo in poi, Umanesimo, Erasmoe Lutero compresi, ma anchela Rivoluzione francese, che siispirava alle virtù della Romarepubblicana, e persino Verdi

(«Siamo moderni, torniamoall'antico!»), ogni movimentoriformatore si volge alle origi-ni, per attingere autenticità eslancio, per darsi un'identitànuova, per reinterpretarsi piùadeguatamente nel contempo-

raneo. Per i padri conciliari ilressourcement significò legge-re il passato «come norma inbase alla quale giudicare ilpresente», ritornare alla paro-la della Bibbia, alle origini cri-stiane prima che venisserotradotte negli schemi concet-tuali della cultura greca, ai Pa-dri della Chiesa e al loro lin-guaggio. Non è cosa da poco,se si pensa che solo pochi anniprima Pio XII, nella Humanigeneris, se l'era presa coi criti-ci del tomismo che pretende-vano di «effettuare un ritornoall’esposizione della dottrinacattolica con lo stile della Sa-cra Scrittura e dei Padri dellaChiesa»! Fu così che il Conci-lio poté affrontare positiva-mente tre nodi fondamentali:il rapporto fra identità e cam-biamento in un'istituzione

che è nella storia ma si viveanche trascendentalmente; ilrapporto fra centro e perife-ria, cioè collegialità di papa evescovi e Chiese locali; il mo-do in cui la Chiesa si situa nele si rivolge al mondo.

Tutto questo accadeva cin-quant'anni fa. E fu un'orad'aria nella lunga storia delcattolicesimo. La coincidenzacronologica col '68 e il terro-re paranoico di certe sue deri-ve, i rischi di sfrangiamentodei fedeli, le ossessioni dottri-narie e centralistiche dellaCuria romana, mai rassegna-ta alla fine dell'età costanti-niana sancita di fatto ancheistituzionalmente dalle assiseecumeniche, hanno portatoalla restaurazione. O' Malleyconclude il suo libro con la fi-ne ufficiale del Concilio (8 di-

cembre 1965) e non si occupadei lunghi anni postconciliari.Ma quei tre nodi sono ancorastretti, perché il Vaticanonon intende scioglierli: il Con-cilio in realtà non è stato maiapplicato, è stato «rettamen-te inteso», come si usa direOltretevere, cioè ingabbiato edevitalizzato, come un denteche fa male. Del Vaticano II sidiceva che era solo un inizio,che la sua ricezione avrebbeportato finalmente la Chiesa

a essere compagna di stradadell'uomo, viandante con luinel cammino della storia, te-stimone di una speranza enon detentrice di una verità.Occorrevano fede e gusto delrischio. Ha prevalso invece la

paura. E gli effetti catastrofi-ci sono ora sotto gli occhi ditutti: progressiva settarizza-zione del cattolicesimo e suariduzione a ostaggio della Cu-ria romana; quadri di riferi-mento linguistici, simbolici econcettuali ormai incompren-sibili agli stessi fedeli; inco-municabilità con un mondopluralistico che richiedereb-be invece una riformulazionedella pretesa di esclusivitàsalvifica del cristianesimo;scarso rispetto per la libertàdi coscienza, che invece ilConcilio aveva riconosciutocome diritto inalienabile del-la persona, anche nel caso incui questa libertà andassecontro la verità; poco casticonnubi con la politica alla ri-cerca di sostegni esterni…L'elenco sarebbe lungo. For-se, come molti auspicano, sa-rebbe necessario un terzoconcilio. Ma il mediocre e af-fannato ceto dirigente dellaChiesa di oggi come lo affron-terebbe?

AFRICA

Colonialismo e prostituzione= In senso stretto la Libia, in senso lato l’Afirca. DanieleComberiati, in La quarta sponda (Caravan, pp. 201, € 14)ripercorre il nostro colonialismo in Africa (e il suo influssosulle nuove generazioni) attraverso nove interviste adaltrettante donne, scrittrici di lingua italiana (tra cui IgiabaScego e Erminia Dell’Oro), nate in Libia, Somalia, Eritrea,Etiopia. Nigeriana, in particolare, è l’impronta delromanzo di Alberto Mossino, finalista al premio Calvino2009, Quell’africana che non parla nenache benel’italiano (terrelibere.org, pp. 238, € 10): un viaggio nelracket della prostituzione nera, tra vissuto e fantasia.

L’autore

ESPERIENZE

Da Rosarno alla Sicilia= Il reportage che annunciò la rivolta di Rosarno delgennaio scorso. Gli africani salveranno l’Italia di AntonelloMangano ritorna ora nella Bur (pp. 174, € 9,50). Dove siafferma che saranno gli immigrati, forse, a salvare Rosarno el’Italia, ormai gli unici a reagire alle mafie. Un filo di speranzalo tesse Mario Ricca raccontando il caso Riace, il futuro èpresente (Dedalo, pp. 188, € 16), la Calabra jonica, dovestranieri e rifugiati cooperano nel rilancio socio-economicodel territorio. Che cosa succede alle donne migranti capitatein Sicilia lo si scopre in Esilio/asilo, storie e analisi a cura diClelia Bartoli (:due punti, pp. 182, € 12).

I titoli

L’alfabetodel filo spinato

Saggi e vicende chehanno al centroil fascismo, la guerrae le persecuzioni controgli ebrei in Italia

Un sondaggio condottosu un campione di 2085giovani fra 18 e 29 anni:oltre il 45 per centoè xenofobo o razzista

ANTONIO PASCALE

L’Italia senza stile= Ritratto dell’Italia senza stile. Antonio Pascale, loscrittore da sempre attento alle metamorfosi urbane eantropologiche (La città distratta, Einaudi), leva il suogrido di dolore in Questo è il Paese che non amo(minimum fax, pp. 188, € 12). Una mutazione collettiva dicui l’autore scorge l’origine negli Anni Ottanta. Nuovetare o aggravemento dei mali di sempre? Dall’indifferenzaall’illegalità all’irresponsabilità. Concludendo che occorregarantirsi «il diritto all’inquietudine. E il dovere, verso noistessi e gli altri, di praticarla con costanza e metodo. (...).Indagare, indagare, indagare».

Il ritmo accelerato che la cultu-ra occidentale prima e l'inno-vazione dei mezzi di comunica-

zione di massa poi hanno impressoalla nostra percezione di eventi,abitudini e costumi, fa sì che ci tro-viamo a dover riflettere su proble-matiche decisive quasi sempre in si-tuazioni di emergenza, sotto laspinta di un'attualità che pretenderisposte immediate e guarda condiffidenza qualsiasi appello a mag-gior ponderatezza. Prudenza, ri-flessione, approfondimento sono

termini e atteggiamenti che infasti-discono, così come il fermarsi, fareun passo indietro, tacere e pensareprima di esprimere un'opinione e,soprattutto, prima di intraprende-re un'azione convinta ed efficace.

Anche la lettura subisce gli ef-

fetti di questa accelerazione: gli arti-coli di giornale devono essere semprepiù brevi, le notizie scorrono inces-santemente su uno schermo e trat-tengono l'attenzione per una frazio-ne di minuto, di un libro si valutal'uscita dal mercato dopo poche setti-mane dalla sua entrata...

Così perfino in questi giorni incui i cristiani celebrano il misterocentrale della loro fede, l'attenzioneche i media riservano al cristianesi-mo è interamente focalizzata sulgravissimo scandalo della pedofilia,gli interrogativi coinvolgono a spro-posito il celibato dei preti, la rilettu-ra della trasmissione della fede nelcorso dei secoli si arresta nei locali dialcuni collegi con educatori deprava-ti. Si fatica enormemente a orienta-re la riflessione - non le azioni giuri-diche e canoniche, che devono segui-re il loro corso, a lungo ritardato -sul problema del male presente nellasocietà e in ciascuno di noi, sul di-scernimento etico nell'evolversi deicostumi, sulla natura umana e i suoiaspetti più bui.

Ci sarebbe invece bisogno di in-terrogarsi con sincerità e serietà sul-

le radici in noi e attorno a noi di mo-di di pensare e di agire che finisconoper rivelarsi mortiferi, dovremmoprenderci il tempo di riandare alle ri-flessioni che da secoli l'uomo fa sullapropria vita interiore, sull'attrazio-ne che il male esercita, sugli strumen-ti per combatterlo. È quanto fa, consapienza e profondo discernimento,Giovanni Cucci nel suo non recentema sempre attuale libro Il fascinodel male (Edizioni AdP, pp. 368,€ 19), in cui scandaglia quelli che latradizione cristiana d'occidente hasempre chiamato «vizi capitali» eche in oriente sono stati letti come«pensieri malvagi»: superbia, invi-dia, ira, avarizia, gola, lussuria, ac-cidia. L'ordine, il nome e anche il nu-mero - sette oppure otto - possono va-riare a seconda degli autori, ma re-stano luoghi di «verità» che ci inter-pellano sulla qualità dei nostri rap-porti nella vita quotidiana. Come ciponiamo di fronte allo spazio, cheuso facciamo del tempo, qual'è il no-stro rapporto con il nostro corpo e lanostra sessualità, cosa cerchiamonel cibo e nei beni materiali, qualienergie mettiamo nel nostro fare,

che tipo di rapporto abbiamo con glialtri e con l'Altro?

L'autore, docente di filosofia epsicologia all'Università Gregoria-na, non si limita ad analizzare i sin-goli «vizi», affidandosi a una tradi-zione millenaria per svelarne originie caratteristiche, fascino e rischi, masa cogliere il profondo legame che liaccomuna rendendoli «un'enciclope-dia delle passioni umane», una sor-ta di tavole della legge del male incui ciascuno, se è onesto, ritrova tan-ta parte di se stesso nella quotidiana

lotta per dare alla vita un senso chesia più forte della morte. E uscendoda questa lettura del lato oscuro dise stessi con maggior consapevolez-za e strumenti adeguati per ritrova-re e riaffermare la propria e l'altruidignità umana.

GIANANDREA PICCIOLI

GIANCARLO MAJORINO

Se vince l’ignoranza= A contraddistinguere il nostro tempo è Ladittatura dell’ignoranza. E’ il j’accuse (Tropea, pp. 83,€ 10) di Giancarlo Majorino, poeta e critico letterario. Inche cosa consiste? «Sfrenato bombardamentopubblicitario, progressiva sostituzione del linguagigocon le immagini (...), dominio del Denaro e del Potere,netta benché spesso mascherata divisione tra chi ha, echi è, e tra chi non ha, e quindi non è». Un mondocapovolto, un «regime invisibile», attraversatoprofeticamente, fino all’estremo grido: «Non è chemanchino affetti / manca il sapere / girano come ciechi».

La purezzaè una melaavvelenata

Idee e societàVITuttolibri

SABATO 3 APRILE 2010LA STAMPA VII

La difesa della razza Come si è «costruito»l’immaginario antisemita tra fine ’800 e ’900,la letteratura e gli stereotipi del pregiudizio

STORIA

Popolazioni in cammino= Da sempre «spostarsi sul territorio è una prerogativadell’essere umamo, parte integrante del suo capitale»:Massimo Livio Bacci, professore di Demografia a Firenze,racconta in breve la storia delle migrazioni, dal ‘500 aquesto inizio di terzo millennio (In cammino, il Mulino,pp. 132, € 11). Sull’immigrazione in Italia, come e perché,si sofferma in particolare Maurizio Ambrosini in Richiestie respinti (Il Saggiatore, pp. 261, € 20). Come vivono quigli extracomunitari, tra lavoro legale e illegale, trasanatorie e decreti flussi (nonostante il governativo musoduro, il tasso di espulsione è inferiore al 3 %).

QUALESOLIDARIETA’

Con e senza Welfare= Il mito (l’obiettivo) dello Stato leggero. Vivere senzaWelfare, ovvero Ciascuno per sé (Marsilio, pp. 171, € 13) è loscenario proposto da Edoardo Narduzzi, imprenditore: ciattende l’ «Olibù», una società di oligarchie e tribù,in cuiconterà solo il gioco degli interessi individuali. Oltre lo statoassistenziale, oltre lo stato «infermiere», è la rotta che indicail sociologo danese Gost Esping - Andersen (Garzanti, pp.136, € 15, trad. di Alberto Mittone). Nel segno dellasolidarietà, della lotta alla povertà, undici esperienze europee(di cui 6 italiane) confluiscono in Costruire cittadinanza (IlSaggiatore, pp.338, € 17), a cura di Maurizio Ambrosini.

«Una volta, quando America era la terra delleopportunità, da noi migrante era una bella parola. Era

come dire coraggio, speranza, futuro». Così MarianaChiesa, origini argentine, ora di casa in Italia, ripensaai nonni che lasciarono l’Europa in guerra per cercare

riparo oltre Oceano. Da quei ricordi è nato un albumbifronte in cui due storie (ieri e oggi, oggi come ieri) si

incontrano a metà: partenze, separazioni, mari,approdi, accoglienze. Solo immagini: a farle parlare

saranno gli occhi (e il cuore) dei bambini.

Le speranze del Concilio

pp Francesco Remottip L'OSSESSIONE IDENTITARIAp Laterza, pp. 150, € 16

Francesco Remotti insegna

antropologia culturale

all’Università di Torino.

Ha svolto numerose

ricerche etnografiche ed

etnostoriche in Africa.

Tra i suoi titoli: Noi

primitivi. Lo specchio

dell’antropologia (Bollati

Boringhieri), Forme di

umanità (Bruno

Mondadori), Prima

lezione di antropologia e

Contro l’identità

(entrambi per Laterza),

tema ripreso e rielaborato

nel nuovo saggio.

Segue da pag. I

pp Mariana Chiesa Mateosp MIGRANDOp orecchio acerbo editore

in collaborazione conAmnesty Internationalp pp. 64, € 13

FRANCESCO GERMINARIO

Costruirela razza nemicaUtet, pp.XLII+381, € 18

RICCARDO BONAVITA

Spettri dell’altroil Mulino, pp. 227, € 22

FABIO LEVI

La persecuzioneantiebraicadal fascismoal dopoguerraZamorani, pp. 203, € 18

GIUSEPPE PERRI

Il caso LichtnerJaca Book, pp.285, € 24

C’era una volta un migrante

L’al

bum

illus

trat

o

Part.dalla

«Cacciatadal

Paradiso»di

Masaccio

Il muro contro muroalimenta l’odioe il sangue, chi nonsi confronta conl’altro è più povero

LONTANO E VICINOENZO BIANCHI

Come sono verii vizi capitali

«Il fascino del male»: un’attrazionenei secoli, gli strumenti per combatterlo

p

Tre parole-chiave:aggiornamento,sviluppo, ressourcement,il ritorno alle fonti,alla parola della Bibbia

Da sinistra, una copertina della rivista «La difesa della razza»diretta negli Anni Trenta da Telesio Interlandi, palestra del

pregiudizio «scientifico» antisemita e un manifesto di Boccasile neglianni di Salò, dopo lo sbarco in Italia dell’esercito americano

Un mito falso perchépromette ciò chenon c’è, pretendendodi separare l’umanitàin due, buoni e cattivi

La fatica di orientarela riflessione neigiorni focalizzatidal gravissimoscandalo della pedofilia

Per la prima volta nonci furono ordinanzeprescrittive (con relativoanatema) né dogmio definizioni dottrinali

Un’enciclopedia dellepassioni umane,una sorta di tavole dellalegge in cui ciascunopuò ritrovare se stesso

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Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - VIII - 03/04/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/08 - Autore: ROBSAB - Ora di stampa: 02/04/10 19.03

PIEROBIANUCCI

Se qualcuno ricordachi sia stato Achille Dardanoalzi la mano. Difficile trovareun primo della classe. Tra gliautori che hanno descrittol'Italia e contribuito a formar-la, è il più ignorato. Eppuretutti conoscono la sua creatu-ra: il Calendario Atlante DeAgostini. Dal 1904 puntual-mente ci accompagna, è cre-sciuto con l'Italia e gli italia-ni. Lungo e stretto, copertinarossa (in origine era verde);nel 1904 aveva 56 pagine, nell'edizione 2010 sono 1160. Allo-ra il mondo aveva 1,6 miliardidi abitanti, l'Italia 32 milioni.Ora siamo quasi sette miliar-di e 60 milioni.

A saperlo leggere, niente èpiù istruttivo di un atlante. Lageografia è prima di tutto oce-ani e montagne, fiumi e vulca-ni, deserti e ghiaccio. Ma sullageografia «fisica» si innestanola storia, l'economia, la politi-ca, la società umana. Fatta diricchi e di poveri, sani e mala-ti, istruiti e ignoranti, liberi emeno liberi. Questa fu la gran-de intuizione di Achille Darda-no: interpretare il disegno deicontinenti e degli Stati attra-verso dati demografici, stori-ci, economici e politici. E co-glierne la rapida evoluzione di

giorno in giorno, come suggeri-sce la parola «calendario».

Più che scrivere, come ognicartografo Dardano disegnava.Nato a Firenze nel 1870, pocoprima che si giungesse al tra-guardo di Roma capitale, a Ro-ma nel 1890 incomincia a lavora-re come aiuto-cartografo allaSocietà Geografica Italiana sot-to la guida di Giuseppe Dalla Ve-dova. All'epoca le mappe si inci-

devano con il bulino su lastre dipietra importata dalle cave diSolenhofen (Germania). Biso-gnava scrivere i nomi a rove-scio, come in uno specchio. I piùbravi ne incidevano 10 all'ora,ogni lastra pesava 10 chili, unatavola richiedeva tremila ore di17 specialisti diversi.

Il 1˚ giugno 1901, sempre aRoma, il biellese Giovanni DeAgostini, fratello minore di Lui-gi, salesiano famoso per averesplorato la Terra del Fuoco,fonda il suo Istituto Geografico:era in via Novara, toponimo cheprefigura un destino: a Novaracittà arriverà nel 1908 in seguito

a una crisi finanziaria. La ban-ca novarese che lo salvò volleportarselo in casa. Nel 1919 DeAgostini cederà a Marco Boro-li, ma senza contraccolpi per ilmarchio.

Dardano disegna carteper l'Istituto De Agostini, in-venta il Calendario e tra il1907 e il 1912 realizza per ilTouring Club la grande Cartad'Italia in scala 1 a 250 mila. Ariprova che geografia e storiamarciano di pari passo, quan-do l'Italia si lancia nell'avven-tura coloniale tocca a lui car-tografare Libia, Tripolitania,Cirenaica, poi le terre conqui-state dal fascismo, Eritrea,Somalia, Etiopia. Muore a Ro-ma il 10 ottobre 1938, dopoaver firmato più di duemilacarte per l'Enciclopedia Trec-cani. Da un pezzo, ormai, il Ca-lendario era passato nelle affi-dabili mani di un altro grandecartografo, Luigi Visintin, na-to a Gorizia nel 1892, laurea infilosofia a Vienna, dal 1919 allaDe Agostini.

L'Italia uscita dalle guerred'indipendenza aveva immen-si problemi, che l'Atlante DeAgostini incomincia a fotogra-fare. Nel 1861, raggiunta unaancora imperfetta unità, c'era-no 26 milioni di italiani. La de-mocrazia era lontana: avevadiritto di voto appena l'1,9 per

cento della popolazione. Alle pri-me elezioni politiche (1861) votòlo 0,9 per cento della popolazio-ne, ogni votante decideva per107,5 persone che non avevanodiritto di voto. Questo 0,9% deicittadini italiani diede vita a unParlamento composto da 85principi, duchi e marchesi, 28 al-ti ufficiali militari, 72 notabili e52 professori universitari. Il pri-mo deputato operaio - Antonio

Maffi, fonditore di caratteri tipo-grafici - entra in Parlamento il22 ottobre 1882.

In quell'Italia contadina (nel1870 il 61 per cento della popola-zione lavorava nell'agricoltura)c'erano fasce di povertà cosìprofonde ed estese da produrregravi patologie: la pellagra, il«cretinismo» e la tubercolosi nesono tre esempi. Ancora nel1900 la speranza di vita in Italiaera di 44 anni.

L'istruzione non stava me-glio della sanità. Nel 1860 i quat-tro quinti della popolazione era-no analfabeti, con forti disugua-glianze: nel Nord gli analfabeti

erano il 54 per cento, nel Centroil 75%, nel Sud quasi il 90%. Nel1861 solo il 37 per cento dei ra-gazzi e delle ragazze tra i 6 e i 12anni frequentava il biennio discuola elementare introdottonel 1859 dalla Legge Casati (ob-bligatorio ma a carico delle fa-miglie). Nel 1877 la Legge Coppi-no estende a tre anni la scuola

dell'obbligo ma senza sanzioniper le «famiglie povere». Quat-tro anni dopo l'analfabetismo èancora al 62 per cento. Nel 1904- anno del primo Calendario DeAgostini - la Legge Orlando por-ta a sei anni la scuola dell'obbli-go. Tra il 1901 e il 1911 l'analfabe-tismo scende dal 48,5 al 37,6per cento.

E la giustizia? Nel 1880 su 131mila condannati (uno ogni 200abitanti!) per reati contro il pa-trimonio o la persona meno diduemila appartenevano alle ca-tegorie dei professionisti. In so-stanza, solo i poveri finivano inprigione. La situazione non cam-bia neppure dopo l'entrata in vi-gore del Codice Penale «libera-

le» Zanardelli del 1889: nel 1906su 145 mila condannati solo 538esercitano arti e professioni libe-rali e 1470 funzioni tecniche oamministrative.

Il De Agostini del 1904 regi-stra 54 Stati indipendenti (oggi192) e divide la popolazione mon-diale in bianchi, mongoli, africa-ni, papua e così via: la geneticanon aveva ancora smontato ilconcetto di razza. Napoli era lacittà più popolosa, seguita daMilano e Roma. L'emigrazione èuna costante. Nel 1951, poco pri-ma del miracolo economico, par-tirono per l'America 23 mila ca-labresi, 17 mila abruzzesi, 10 mi-la veneti, 3500 piemontesi. Maeravamo ancora indipendentinelle fonti energetiche: nel 1946il 93 per cento dell'elettricitàera di origine idroelettrica. Poitutto si è capovolto. Oggi dobbia-mo all'estero l'80 per cento dell'energia e nel 2006 l'Istituto Geo-grafico De Agostini ha dovutopubblicare 200 pagine di appen-dice al Calendario per rendere

conto delle migrazioni in corsonel mondo, fenomeno epocaleche qualcuno pensa di risolverecon virili «respingimenti».

Dalle mappe incise su pietraall'era del GPS e di Google Ear-th, su 106 volumi del Calendariosei generazioni di italiani hannoimparato che cosa è il mondo,hanno visto confini spostarsi, su-perpotenze tramontare, dittato-ri ascendere e cadere, capovol-gersi equilibri. E hanno misura-to i cambiamenti del proprio pa-ese. Non c'è opera né storica néletteraria che nel bene e nel ma-le abbia rispecchiato l'Italia cosìnitidamente.

FERDINANDOCAMON

È un libro di viaggi,solo che i viaggi sono sott'ac-qua; è un libro di incontri, so-lo che gl'incontri sono con irelitti. I relitti sono testimonidelle tragedie del passato,ma poiché tutto passa (cioè:tutto affonda, città e civiltà)sono racconti delle tragediepresenti e presagi delle futu-re. Scendere sott'acqua è ar-retrare nel tempo, renderepresente il passato, fonderli:gli scafi sommersi, minisom-mergibili monoposto come ilMolch o supercorazzate co-me la Wien sono mondi co-municanti col nostro mondo.

Scendiamo con l'autore-io narrante nel tratto di ma-re che «protende un braccioverso settentrione e reca alsuo dito l'anello d'oro, Trie-ste», e il passaggio fra il mon-do di sopra e il mondo di sot-to è un passaggio nel tempo,fra il tempo che è e il tempoche fu, e nel tempo che fu levittime ci aspettano per urla-re la loro storia.

Andiamo alla ricerca delMercurio, brigantino daguerra regnoitalico, affonda-to nel 1812, e prima di trovareil relitto troviamo un teschioa bocca spalancata che urlaverso di noi, dobbiamo ri-spondere, e la risposta è que-sto libro: se la morte delle vit-time contiene ingiustizie, im-perizie, ordini sbagliati, sba-gliate esecuzioni, il libro ren-de giustizia: è il compito del-la storia. Strana questa mis-sione di storia, questa vogliadi storia, in un tempo senzastoria, come il nostro. Noinon abbiamo guerre, combat-timenti in mare o in cielo,non abbiamo inabissamentidi portaerei o superbombar-dieri. Non abbiamo niente.Non abbiamo grandezza.

Il libro nasce proprio da

questo: è una caccia alla storiaper riempire la nostra vita sen-za storia. I relitti cercati, sco-vati, esaminati sotto e sopra edentro (col rischio di restarciintrappolati) sono tanti per-ché il Mediterraneo ne contie-ne un milione, e il golfo di Trie-ste è un'area dove la storia hapicchiato assiduamente nellaprima e nella seconda guerramondiale. Il piroscafo austria-co Baron Gautsch affondò ilgiorno stesso che cominciava

la prima guerra, non lontanoda lì 2500 anni prima era af-fondata una oneraria carica dianfore, il Bark greco AgiosNikolaos fu disancorato e cala-to a picco da un uragano, la co-razzata Wien fu silurata in pie-na notte dal Mas di Luigi Rizzonel dicembre 1917, il super-bombardiere B-24 precipitòforse nel febbraio 1945, il mini-sommergibile Molch fu autoaf-fondato dai tedeschi in fugasenza aver mai combattuto, e

forse era inadatto a combatte-re, non si capisce se il progettosballato era stato corretto ono… I relitti sono testimoni inun processo in cui noi siamoimputati: «I relitti, come la ter-raferma, predicano la cadutadi regni e imperi, ricordano lafutilità delle aspirazioni uma-ne, rappresentano la dissolu-zione dell'io nello scorrere deltempo».

I relitti sono specchi. L'au-tore-protagonista va con tuta,maschera e respiratore davan-ti ai relitti come davanti aspecchi, per avere l'immaginedi sé. E ce l'ha, fino al detta-glio. Si chiama Pietro Spiritocome suo nonno. Il nonno Pie-tro Spirito morì col cranio ta-gliato da una scheggia mentrescappava da un bombarda-mento. Il nipote Pietro Spiritosi trova, due generazioni dopo,a dialogare con un aviere ame-ricano che dal B-24 sganciavale bombe, e costui spiega consorridente indifferenza che il

90% delle bombe mancavanoil bersaglio. Forse costui hasganciato la bomba inintelli-gente che ha aperto il craniodel nonno? Siamo tentati di so-spettarlo, e l'autore con noi.Ma sarebbe una scoperta mi-nore. Varrebbe per un uomo,l'autore. In realtà questa rico-gnizione sottomarina dei relit-ti di guerra scopre una catenadi verità che valgono per tutti,valgono per l'umanità.

([email protected])

GIANFRANCOMARRONE

Ricordate The Termi-nal, quel film metafisico diSpielberg dove un personaggiodell'Est europeo viene bloccatoall'aeroporto di New York permolte settimane, a causa di uninghippo burocratico? Doposvariati incontri, il protagoni-sta Viktor Navorsky capisceche la Grande Mela è lì, al termi-nal aeroportuale, e non sentepiù il bisogno di visitare la veraManhattan.

Il film ha suscitato reazioniimpreviste. Dopo averlo visto,molta gente ha preso ad abita-re negli aeroporti. E non mancagiorno che i media non segnali-no la presenza di nuovi home-less da aerostazione sparsi peril mondo. Così, è naturale chel'amministrazione di Hea-throw, enorme aeroporto londi-nese, abbia sentito il bisogno dicapire che cosa si prova nel tra-sformare un luogo di passaggioin uno spazio di stallo, un «non-luogo» in una casa dolce casa.E, per farlo, ha pensato di affi-darsi all'acutezza di uno scritto-re come Alain de Botton, il qua-le per contratto ha vissuto inquel luogo per una settimana.

Quel che molti vivono comeincubo al minimo ritardo delvolo (stazionare in aeroporto!)diviene ricerca di mercato etrovata letteraria. Da cui un te-sto divertente, Una settimanaall'aeroporto, resoconto di quelche accade all'animo umanouna volta rinchiuso in uno spa-zio incongruo, con una doviziadi introspezione psicologica eattenzione etnografica che nes-sun partecipante al Grande Fra-tello avrebbe voluto e saputofornire. L'arte, forse, è anchesaper trasformare il differi-mento d'un volo in opportunitàcreativa.

Certo, la settimana lì tra-

scorsa dallo scrittore svizzeronon è stata proprio da barbone.Alloggiava in uno degli alberghidel Terminal 5 (progettato, osser-va, a imitazione di una cabina dibusiness class in un aereo ameri-cano). Lavorava in una scrivanianell'atrio delle partenze. E aveval'autorizzazione per intrufolarsidovunque ne avesse voglia (uffi-ci, cucine, piste di atterraggio, ga-rage, depositi), osservando la

gente, chiacchierando con essa,cercando di cogliere il senso delleloro piccole grandi storie. Si fan-no strada interrogativi d'un cer-to spessore: che cosa farà quel ti-zio che ha appena lasciato fra glistrazi più profondi la sua ragazzadinanzi ai controlli? tornerà a ca-sa piangendo? cercherà un diver-sivo? s'accascerà su una panchi-na? Niente di tutto questo: entrain un grande magazzino e com-

pra un sacchetto di mango secco,che assapora passeggiando fra lagente come un'anima in pena. Acosa starà pensando?

Tutt'altre storie hanno da rac-contare quelli che in aeroporto la-vorano: negozianti, lustrascarpe,magazzinieri, cuochi, sacerdoti,doganieri, prostitute, addetti allasicurezza, alle pulizie dei pavi-menti, ai bagni… Il lustrascarpe,per esempio, è un perfetto psico-logo: coglie dalle calzature dellagente il loro grado di depressio-ne, e sa come aiutarla a tirarsi su.La cappella della chiesa, poi, èluogo di straordinari incontri in-teretnici: induisti, islamici, buddi-sti, cristiani condividono lo stes-so spazio di culto, e forse non soloquello.

La cosa che colpisce di più è loscarto fra le aspettative iniziali ela realtà. Prima di quella settima-na iniziatica la macchina aero-portuale sembrava perfetta, tesaal raggiungimento del valore su-premo: la puntualità. A poco a po-co ci si accorge che la funzionali-

tà non è tutto, e che gli stessi diri-genti del luogo lavorano per ne-goziare valori, storie, idee, passio-ni di una gran massa di gente cheparte e arriva per i motivi più di-versi, e che in quel luogo di transi-ti finisce per esprimere al megliola propria identità. Come Navor-sky, de Botton ne conclude: l'ae-roporto è la metafora del mondo.Altro che non-luogo.

150O

Libri d’ItaliaVerso il 2011

pp Alain de Bottonp UNASETTIMANA ALL'AEROPORTOp trad.diAdaArduinip Guanda,pp.130, € 13

Il Calendario De Agostini Il «libretto rosso»in cui da sei generazioni si rispecchia il Paese

pp Pietro Spiritop L'ANTENATO SOTTO IL MAREp Guanda, pp. 204, € 15

I TESORI DEL BIBLIOFILOGIUSEPPE MARCENARO

Se evaporanogli Oceani

Le profezie (non avveratesi) dell’abateCampana, filosofo solitario del ’700

PercorsiVIIITuttolibri

SABATO 3 APRILE 2010LA STAMPA IX

Che bel viavaimentre aspettiil tuo volo

Se il tempo xe mato, nonson mato mi, è l'illuso-rio esorcismo contro i

malanni del meteo diffuso aTrieste. E non soltanto. Con-clamabile senz'indugio nellagran confusione meteorologi-ca dei tempi nostri. Sicura-mente sussurrato nelle assiseinternazionali sul clima dacui non viene mai fuori nulladi concreto per porre rimedioalle conseguenze terrorifichedell'effetto serra, con susse-guenti scioglimenti dei ghiac-ci e alluvioni e tifoni e quantepossibili rovine meteorologi-che predicate inutilmente daimaghi della pioggia, in tuttele lingue. Da sempre l'anda-mento e la capricciosità dei cli-mi è un sublime pallino degliuomini.

Capita perciò d'attualitàuna curiosa opera scritta datal Prospero Campana, abatecistercense originario di Fer-rara il quale, autodefinendosifilosofo solitario, nel 1761, conun suo Dissertazioni Fisichee Morali scritte col fine di di-lettare e istruire il lettore, in-tigna sul sempiterno tema dellivello dei mari. Per l'augusto

Campana in un tot di decennigli oceani si sarebbero prosciu-gati a causa dell'evaporazionee il pianeta, in fatto d'acqua sa-lata, sarebbe rimasto a secco.Che sarebbe poi l'effetto serraau contraire. Ai tempi nostri èinvece previsto un aumento dellivello dei mari tale da sommer-gere tutte le terre basse dei varicontinenti con l'inondazione diun bel numero di città costiere.

Lo scienziato ferrarese sdot-tora anche sopra le cause dell'incostanza dei venti e sulle con-seguenze. Sempre e comunquedisgrazie. Ed è sull'argomentoprecipuo dei cataclismi cheCampana redarguisce «la cu-riosità per gli spettacoli lugubriche suol essere negli uomini»: ilpredicare cataclismi, sperandoche avvengano, per gioirne davoyeur. Sarebbe questa la ragio-ne del diffuso successo del cata-strofismo technicolor dei gior-nali, della Tv e del cinema.Niente di nuovo sotto il sole sen-tenzia Qohèlet dalla notte deitempi.

Il volume di Prospero Cam-pana, assai raro, si può trovarepresso la Libreria Scriptoriumdi Mantova a 536 euro.

Sott’acqua c’èun brigantinoa bocca aperta

Part. da uno dei «Manifesti navali» raccolti da G. Cadringher per Jaca Book

Con Alain de Bottonnello scalo londinesedi Heathrow: valori,idee, passioni di unagran massa di gente

Dal 1904, un atlantetascabile che raccontaattraverso dati e cifrecome siamo cambiati,geografia e società

In viaggio Storie di relitto in relittocercando «L’antenato sotto il mare»

La creatura di AchilleDardano, tra coloroche hanno «fattol’Italia» disegnandola,rivelandola a se stesso

pp AA.VV.

p CALENDARIO ATLANTEDE AGOSTINI 2010p De Agostinip pp. 1256, € 16,90

Il Calendario esordì nel

1904. Allora aveva 56

pagine e la copertina verde,

costava 60 centesimi. Per

monogramma un

mappamondo in forma di

cuore sormontato da una

stella. Il suo primo artefice

fu Achillle Dardano,

cartografo, nato a Firenze

nel 1870. Tra il 1907 e il 1912

realizzò per il Touring Club

la grande Carta d'Italia in

scala 1 a 250 mila. L’Istituto

Geografico De Agostini fu

fondato il 1˚ giugno 1901, e a

Roma, dal biellese Giovanni

De Agostini: era in via

Novara, toponimo che

prefigura un destino.

Il titolo

Ill. diGiovanni

Mulazzani,copertina dellibro di Alain

de Botton

Per terra Che succede se si alloggiatutta «Una settimana all’aeroporto»

Sulle tracce del nonnomorto in guerra mentrescappava dalle bombe,Pietro Spirito scoprele vittime della Storia

Del primo Parlamento,eletto nel 1861 facevanoparte 85 principi, duchie marchesi, 28 ufficiali,52 professori universitari

Quando votavalo 0,9 per cento

Il tricolore Con le altre bandiere, in un manifesto Anni Venti, pubblicità per unaesposizione internazionale del «Ciclo e motociclo». L’immagine è tratta da volume«Bandiera Madre. I tre colori della vita» di Ugo Bellocchi, edito da Scripta Manentdi Reggio Emilia. Una documentata, preziosa rassegna storica e iconografica.

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Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - IX - 03/04/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/08 - Autore: ROBSAB - Ora di stampa: 02/04/10 19.03

PIEROBIANUCCI

Se qualcuno ricordachi sia stato Achille Dardanoalzi la mano. Difficile trovareun primo della classe. Tra gliautori che hanno descrittol'Italia e contribuito a formar-la, è il più ignorato. Eppuretutti conoscono la sua creatu-ra: il Calendario Atlante DeAgostini. Dal 1904 puntual-mente ci accompagna, è cre-sciuto con l'Italia e gli italia-ni. Lungo e stretto, copertinarossa (in origine era verde);nel 1904 aveva 56 pagine, nell'edizione 2010 sono 1160. Allo-ra il mondo aveva 1,6 miliardidi abitanti, l'Italia 32 milioni.Ora siamo quasi sette miliar-di e 60 milioni.

A saperlo leggere, niente èpiù istruttivo di un atlante. Lageografia è prima di tutto oce-ani e montagne, fiumi e vulca-ni, deserti e ghiaccio. Ma sullageografia «fisica» si innestanola storia, l'economia, la politi-ca, la società umana. Fatta diricchi e di poveri, sani e mala-ti, istruiti e ignoranti, liberi emeno liberi. Questa fu la gran-de intuizione di Achille Darda-no: interpretare il disegno deicontinenti e degli Stati attra-verso dati demografici, stori-ci, economici e politici. E co-glierne la rapida evoluzione di

giorno in giorno, come suggeri-sce la parola «calendario».

Più che scrivere, come ognicartografo Dardano disegnava.Nato a Firenze nel 1870, pocoprima che si giungesse al tra-guardo di Roma capitale, a Ro-ma nel 1890 incomincia a lavora-re come aiuto-cartografo allaSocietà Geografica Italiana sot-to la guida di Giuseppe Dalla Ve-dova. All'epoca le mappe si inci-

devano con il bulino su lastre dipietra importata dalle cave diSolenhofen (Germania). Biso-gnava scrivere i nomi a rove-scio, come in uno specchio. I piùbravi ne incidevano 10 all'ora,ogni lastra pesava 10 chili, unatavola richiedeva tremila ore di17 specialisti diversi.

Il 1˚ giugno 1901, sempre aRoma, il biellese Giovanni DeAgostini, fratello minore di Lui-gi, salesiano famoso per averesplorato la Terra del Fuoco,fonda il suo Istituto Geografico:era in via Novara, toponimo cheprefigura un destino: a Novaracittà arriverà nel 1908 in seguito

a una crisi finanziaria. La ban-ca novarese che lo salvò volleportarselo in casa. Nel 1919 DeAgostini cederà a Marco Boro-li, ma senza contraccolpi per ilmarchio.

Dardano disegna carteper l'Istituto De Agostini, in-venta il Calendario e tra il1907 e il 1912 realizza per ilTouring Club la grande Cartad'Italia in scala 1 a 250 mila. Ariprova che geografia e storiamarciano di pari passo, quan-do l'Italia si lancia nell'avven-tura coloniale tocca a lui car-tografare Libia, Tripolitania,Cirenaica, poi le terre conqui-state dal fascismo, Eritrea,Somalia, Etiopia. Muore a Ro-ma il 10 ottobre 1938, dopoaver firmato più di duemilacarte per l'Enciclopedia Trec-cani. Da un pezzo, ormai, il Ca-lendario era passato nelle affi-dabili mani di un altro grandecartografo, Luigi Visintin, na-to a Gorizia nel 1892, laurea infilosofia a Vienna, dal 1919 allaDe Agostini.

L'Italia uscita dalle guerred'indipendenza aveva immen-si problemi, che l'Atlante DeAgostini incomincia a fotogra-fare. Nel 1861, raggiunta unaancora imperfetta unità, c'era-no 26 milioni di italiani. La de-mocrazia era lontana: avevadiritto di voto appena l'1,9 per

cento della popolazione. Alle pri-me elezioni politiche (1861) votòlo 0,9 per cento della popolazio-ne, ogni votante decideva per107,5 persone che non avevanodiritto di voto. Questo 0,9% deicittadini italiani diede vita a unParlamento composto da 85principi, duchi e marchesi, 28 al-ti ufficiali militari, 72 notabili e52 professori universitari. Il pri-mo deputato operaio - Antonio

Maffi, fonditore di caratteri tipo-grafici - entra in Parlamento il22 ottobre 1882.

In quell'Italia contadina (nel1870 il 61 per cento della popola-zione lavorava nell'agricoltura)c'erano fasce di povertà cosìprofonde ed estese da produrregravi patologie: la pellagra, il«cretinismo» e la tubercolosi nesono tre esempi. Ancora nel1900 la speranza di vita in Italiaera di 44 anni.

L'istruzione non stava me-glio della sanità. Nel 1860 i quat-tro quinti della popolazione era-no analfabeti, con forti disugua-glianze: nel Nord gli analfabeti

erano il 54 per cento, nel Centroil 75%, nel Sud quasi il 90%. Nel1861 solo il 37 per cento dei ra-gazzi e delle ragazze tra i 6 e i 12anni frequentava il biennio discuola elementare introdottonel 1859 dalla Legge Casati (ob-bligatorio ma a carico delle fa-miglie). Nel 1877 la Legge Coppi-no estende a tre anni la scuola

dell'obbligo ma senza sanzioniper le «famiglie povere». Quat-tro anni dopo l'analfabetismo èancora al 62 per cento. Nel 1904- anno del primo Calendario DeAgostini - la Legge Orlando por-ta a sei anni la scuola dell'obbli-go. Tra il 1901 e il 1911 l'analfabe-tismo scende dal 48,5 al 37,6per cento.

E la giustizia? Nel 1880 su 131mila condannati (uno ogni 200abitanti!) per reati contro il pa-trimonio o la persona meno diduemila appartenevano alle ca-tegorie dei professionisti. In so-stanza, solo i poveri finivano inprigione. La situazione non cam-bia neppure dopo l'entrata in vi-gore del Codice Penale «libera-

le» Zanardelli del 1889: nel 1906su 145 mila condannati solo 538esercitano arti e professioni libe-rali e 1470 funzioni tecniche oamministrative.

Il De Agostini del 1904 regi-stra 54 Stati indipendenti (oggi192) e divide la popolazione mon-diale in bianchi, mongoli, africa-ni, papua e così via: la geneticanon aveva ancora smontato ilconcetto di razza. Napoli era lacittà più popolosa, seguita daMilano e Roma. L'emigrazione èuna costante. Nel 1951, poco pri-ma del miracolo economico, par-tirono per l'America 23 mila ca-labresi, 17 mila abruzzesi, 10 mi-la veneti, 3500 piemontesi. Maeravamo ancora indipendentinelle fonti energetiche: nel 1946il 93 per cento dell'elettricitàera di origine idroelettrica. Poitutto si è capovolto. Oggi dobbia-mo all'estero l'80 per cento dell'energia e nel 2006 l'Istituto Geo-grafico De Agostini ha dovutopubblicare 200 pagine di appen-dice al Calendario per rendere

conto delle migrazioni in corsonel mondo, fenomeno epocaleche qualcuno pensa di risolverecon virili «respingimenti».

Dalle mappe incise su pietraall'era del GPS e di Google Ear-th, su 106 volumi del Calendariosei generazioni di italiani hannoimparato che cosa è il mondo,hanno visto confini spostarsi, su-perpotenze tramontare, dittato-ri ascendere e cadere, capovol-gersi equilibri. E hanno misura-to i cambiamenti del proprio pa-ese. Non c'è opera né storica néletteraria che nel bene e nel ma-le abbia rispecchiato l'Italia cosìnitidamente.

FERDINANDOCAMON

È un libro di viaggi,solo che i viaggi sono sott'ac-qua; è un libro di incontri, so-lo che gl'incontri sono con irelitti. I relitti sono testimonidelle tragedie del passato,ma poiché tutto passa (cioè:tutto affonda, città e civiltà)sono racconti delle tragediepresenti e presagi delle futu-re. Scendere sott'acqua è ar-retrare nel tempo, renderepresente il passato, fonderli:gli scafi sommersi, minisom-mergibili monoposto come ilMolch o supercorazzate co-me la Wien sono mondi co-municanti col nostro mondo.

Scendiamo con l'autore-io narrante nel tratto di ma-re che «protende un braccioverso settentrione e reca alsuo dito l'anello d'oro, Trie-ste», e il passaggio fra il mon-do di sopra e il mondo di sot-to è un passaggio nel tempo,fra il tempo che è e il tempoche fu, e nel tempo che fu levittime ci aspettano per urla-re la loro storia.

Andiamo alla ricerca delMercurio, brigantino daguerra regnoitalico, affonda-to nel 1812, e prima di trovareil relitto troviamo un teschioa bocca spalancata che urlaverso di noi, dobbiamo ri-spondere, e la risposta è que-sto libro: se la morte delle vit-time contiene ingiustizie, im-perizie, ordini sbagliati, sba-gliate esecuzioni, il libro ren-de giustizia: è il compito del-la storia. Strana questa mis-sione di storia, questa vogliadi storia, in un tempo senzastoria, come il nostro. Noinon abbiamo guerre, combat-timenti in mare o in cielo,non abbiamo inabissamentidi portaerei o superbombar-dieri. Non abbiamo niente.Non abbiamo grandezza.

Il libro nasce proprio da

questo: è una caccia alla storiaper riempire la nostra vita sen-za storia. I relitti cercati, sco-vati, esaminati sotto e sopra edentro (col rischio di restarciintrappolati) sono tanti per-ché il Mediterraneo ne contie-ne un milione, e il golfo di Trie-ste è un'area dove la storia hapicchiato assiduamente nellaprima e nella seconda guerramondiale. Il piroscafo austria-co Baron Gautsch affondò ilgiorno stesso che cominciava

la prima guerra, non lontanoda lì 2500 anni prima era af-fondata una oneraria carica dianfore, il Bark greco AgiosNikolaos fu disancorato e cala-to a picco da un uragano, la co-razzata Wien fu silurata in pie-na notte dal Mas di Luigi Rizzonel dicembre 1917, il super-bombardiere B-24 precipitòforse nel febbraio 1945, il mini-sommergibile Molch fu autoaf-fondato dai tedeschi in fugasenza aver mai combattuto, e

forse era inadatto a combatte-re, non si capisce se il progettosballato era stato corretto ono… I relitti sono testimoni inun processo in cui noi siamoimputati: «I relitti, come la ter-raferma, predicano la cadutadi regni e imperi, ricordano lafutilità delle aspirazioni uma-ne, rappresentano la dissolu-zione dell'io nello scorrere deltempo».

I relitti sono specchi. L'au-tore-protagonista va con tuta,maschera e respiratore davan-ti ai relitti come davanti aspecchi, per avere l'immaginedi sé. E ce l'ha, fino al detta-glio. Si chiama Pietro Spiritocome suo nonno. Il nonno Pie-tro Spirito morì col cranio ta-gliato da una scheggia mentrescappava da un bombarda-mento. Il nipote Pietro Spiritosi trova, due generazioni dopo,a dialogare con un aviere ame-ricano che dal B-24 sganciavale bombe, e costui spiega consorridente indifferenza che il

90% delle bombe mancavanoil bersaglio. Forse costui hasganciato la bomba inintelli-gente che ha aperto il craniodel nonno? Siamo tentati di so-spettarlo, e l'autore con noi.Ma sarebbe una scoperta mi-nore. Varrebbe per un uomo,l'autore. In realtà questa rico-gnizione sottomarina dei relit-ti di guerra scopre una catenadi verità che valgono per tutti,valgono per l'umanità.

([email protected])

GIANFRANCOMARRONE

Ricordate The Termi-nal, quel film metafisico diSpielberg dove un personaggiodell'Est europeo viene bloccatoall'aeroporto di New York permolte settimane, a causa di uninghippo burocratico? Doposvariati incontri, il protagoni-sta Viktor Navorsky capisceche la Grande Mela è lì, al termi-nal aeroportuale, e non sentepiù il bisogno di visitare la veraManhattan.

Il film ha suscitato reazioniimpreviste. Dopo averlo visto,molta gente ha preso ad abita-re negli aeroporti. E non mancagiorno che i media non segnali-no la presenza di nuovi home-less da aerostazione sparsi peril mondo. Così, è naturale chel'amministrazione di Hea-throw, enorme aeroporto londi-nese, abbia sentito il bisogno dicapire che cosa si prova nel tra-sformare un luogo di passaggioin uno spazio di stallo, un «non-luogo» in una casa dolce casa.E, per farlo, ha pensato di affi-darsi all'acutezza di uno scritto-re come Alain de Botton, il qua-le per contratto ha vissuto inquel luogo per una settimana.

Quel che molti vivono comeincubo al minimo ritardo delvolo (stazionare in aeroporto!)diviene ricerca di mercato etrovata letteraria. Da cui un te-sto divertente, Una settimanaall'aeroporto, resoconto di quelche accade all'animo umanouna volta rinchiuso in uno spa-zio incongruo, con una doviziadi introspezione psicologica eattenzione etnografica che nes-sun partecipante al Grande Fra-tello avrebbe voluto e saputofornire. L'arte, forse, è anchesaper trasformare il differi-mento d'un volo in opportunitàcreativa.

Certo, la settimana lì tra-

scorsa dallo scrittore svizzeronon è stata proprio da barbone.Alloggiava in uno degli alberghidel Terminal 5 (progettato, osser-va, a imitazione di una cabina dibusiness class in un aereo ameri-cano). Lavorava in una scrivanianell'atrio delle partenze. E aveval'autorizzazione per intrufolarsidovunque ne avesse voglia (uffi-ci, cucine, piste di atterraggio, ga-rage, depositi), osservando la

gente, chiacchierando con essa,cercando di cogliere il senso delleloro piccole grandi storie. Si fan-no strada interrogativi d'un cer-to spessore: che cosa farà quel ti-zio che ha appena lasciato fra glistrazi più profondi la sua ragazzadinanzi ai controlli? tornerà a ca-sa piangendo? cercherà un diver-sivo? s'accascerà su una panchi-na? Niente di tutto questo: entrain un grande magazzino e com-

pra un sacchetto di mango secco,che assapora passeggiando fra lagente come un'anima in pena. Acosa starà pensando?

Tutt'altre storie hanno da rac-contare quelli che in aeroporto la-vorano: negozianti, lustrascarpe,magazzinieri, cuochi, sacerdoti,doganieri, prostitute, addetti allasicurezza, alle pulizie dei pavi-menti, ai bagni… Il lustrascarpe,per esempio, è un perfetto psico-logo: coglie dalle calzature dellagente il loro grado di depressio-ne, e sa come aiutarla a tirarsi su.La cappella della chiesa, poi, èluogo di straordinari incontri in-teretnici: induisti, islamici, buddi-sti, cristiani condividono lo stes-so spazio di culto, e forse non soloquello.

La cosa che colpisce di più è loscarto fra le aspettative iniziali ela realtà. Prima di quella settima-na iniziatica la macchina aero-portuale sembrava perfetta, tesaal raggiungimento del valore su-premo: la puntualità. A poco a po-co ci si accorge che la funzionali-

tà non è tutto, e che gli stessi diri-genti del luogo lavorano per ne-goziare valori, storie, idee, passio-ni di una gran massa di gente cheparte e arriva per i motivi più di-versi, e che in quel luogo di transi-ti finisce per esprimere al megliola propria identità. Come Navor-sky, de Botton ne conclude: l'ae-roporto è la metafora del mondo.Altro che non-luogo.

150O

Libri d’ItaliaVerso il 2011

pp Alain de Bottonp UNASETTIMANA ALL'AEROPORTOp trad.diAdaArduinip Guanda,pp.130, € 13

Il Calendario De Agostini Il «libretto rosso»in cui da sei generazioni si rispecchia il Paese

pp Pietro Spiritop L'ANTENATO SOTTO IL MAREp Guanda, pp. 204, € 15

I TESORI DEL BIBLIOFILOGIUSEPPE MARCENARO

Se evaporanogli Oceani

Le profezie (non avveratesi) dell’abateCampana, filosofo solitario del ’700

PercorsiVIIITuttolibri

SABATO 3 APRILE 2010LA STAMPA IX

Che bel viavaimentre aspettiil tuo volo

Se il tempo xe mato, nonson mato mi, è l'illuso-rio esorcismo contro i

malanni del meteo diffuso aTrieste. E non soltanto. Con-clamabile senz'indugio nellagran confusione meteorologi-ca dei tempi nostri. Sicura-mente sussurrato nelle assiseinternazionali sul clima dacui non viene mai fuori nulladi concreto per porre rimedioalle conseguenze terrorifichedell'effetto serra, con susse-guenti scioglimenti dei ghiac-ci e alluvioni e tifoni e quantepossibili rovine meteorologi-che predicate inutilmente daimaghi della pioggia, in tuttele lingue. Da sempre l'anda-mento e la capricciosità dei cli-mi è un sublime pallino degliuomini.

Capita perciò d'attualitàuna curiosa opera scritta datal Prospero Campana, abatecistercense originario di Fer-rara il quale, autodefinendosifilosofo solitario, nel 1761, conun suo Dissertazioni Fisichee Morali scritte col fine di di-lettare e istruire il lettore, in-tigna sul sempiterno tema dellivello dei mari. Per l'augusto

Campana in un tot di decennigli oceani si sarebbero prosciu-gati a causa dell'evaporazionee il pianeta, in fatto d'acqua sa-lata, sarebbe rimasto a secco.Che sarebbe poi l'effetto serraau contraire. Ai tempi nostri èinvece previsto un aumento dellivello dei mari tale da sommer-gere tutte le terre basse dei varicontinenti con l'inondazione diun bel numero di città costiere.

Lo scienziato ferrarese sdot-tora anche sopra le cause dell'incostanza dei venti e sulle con-seguenze. Sempre e comunquedisgrazie. Ed è sull'argomentoprecipuo dei cataclismi cheCampana redarguisce «la cu-riosità per gli spettacoli lugubriche suol essere negli uomini»: ilpredicare cataclismi, sperandoche avvengano, per gioirne davoyeur. Sarebbe questa la ragio-ne del diffuso successo del cata-strofismo technicolor dei gior-nali, della Tv e del cinema.Niente di nuovo sotto il sole sen-tenzia Qohèlet dalla notte deitempi.

Il volume di Prospero Cam-pana, assai raro, si può trovarepresso la Libreria Scriptoriumdi Mantova a 536 euro.

Sott’acqua c’èun brigantinoa bocca aperta

Part. da uno dei «Manifesti navali» raccolti da G. Cadringher per Jaca Book

Con Alain de Bottonnello scalo londinesedi Heathrow: valori,idee, passioni di unagran massa di gente

Dal 1904, un atlantetascabile che raccontaattraverso dati e cifrecome siamo cambiati,geografia e società

In viaggio Storie di relitto in relittocercando «L’antenato sotto il mare»

La creatura di AchilleDardano, tra coloroche hanno «fattol’Italia» disegnandola,rivelandola a se stesso

pp AA.VV.

p CALENDARIO ATLANTEDE AGOSTINI 2010p De Agostinip pp. 1256, € 16,90

Il Calendario esordì nel

1904. Allora aveva 56

pagine e la copertina verde,

costava 60 centesimi. Per

monogramma un

mappamondo in forma di

cuore sormontato da una

stella. Il suo primo artefice

fu Achillle Dardano,

cartografo, nato a Firenze

nel 1870. Tra il 1907 e il 1912

realizzò per il Touring Club

la grande Carta d'Italia in

scala 1 a 250 mila. L’Istituto

Geografico De Agostini fu

fondato il 1˚ giugno 1901, e a

Roma, dal biellese Giovanni

De Agostini: era in via

Novara, toponimo che

prefigura un destino.

Il titolo

Ill. diGiovanni

Mulazzani,copertina dellibro di Alain

de Botton

Per terra Che succede se si alloggiatutta «Una settimana all’aeroporto»

Sulle tracce del nonnomorto in guerra mentrescappava dalle bombe,Pietro Spirito scoprele vittime della Storia

Del primo Parlamento,eletto nel 1861 facevanoparte 85 principi, duchie marchesi, 28 ufficiali,52 professori universitari

Quando votavalo 0,9 per cento

Il tricolore Con le altre bandiere, in un manifesto Anni Venti, pubblicità per unaesposizione internazionale del «Ciclo e motociclo». L’immagine è tratta da volume«Bandiera Madre. I tre colori della vita» di Ugo Bellocchi, edito da Scripta Manentdi Reggio Emilia. Una documentata, preziosa rassegna storica e iconografica.

Page 10: Tuttolibri n. 1708 (03-04-2010)

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50922

32

100

Varia

Hanno tuttiragione

SORRENTINOFELTRINELLI

45

45

La mammadel sole

VITALIGARZANTI

34

1

Saggistica RagazziNarrativaitaliana

Aprendo Gesù di Naza-reth- Passione morte eresurrezione, Enzo

Bianchi dice: «La fede necessitaassolutamente della storia, maallo stesso tempo la trascende»: èla Morcelliana che pubblica que-sto testo di grande suggestione(per credenti e non) tra quelli cheaccompagnano la Pasqua 2010.E l’ editrice di Bianchi, la Qi-qajon, propone parallelamenteGesù è risorto! Storia e annun-cio, una meditazione di JosephMoingt, gesuita, tra i più impor-tanti teologi francesi.

A Vivere la Pasqua! invitala Queriniana con la riedizionedi un «classico» di Anselm Grûn;con Tu non sei solo della scritti-ce belga (laica) Colette Nys-Mazure ci soccorre in questi gior-ni Servitium, la «casa» di padreTuroldo, mentre le ardimentosePaoline sono presenti con La Sin-done- Storia di un’immagine diGian Maria Zaccone, direttorescientifico del museo omonimo:un probabile hit nella galassia

dei nuovi libri dedicati al «sacrolenzuolo» (in ostensione a Torinodal 10).

Di sicuro impatto, da metàaprile, Gesù Cristo spiegato dalPapa, una raccolta, per la Libre-ria Editrice Vaticana, di catechesie discorsi di Benedetto XVI scelti,introdotti e corredati di appendicida Giuliano Vigini, studioso e

scrittore raffinatissimo del cattoli-cesimo nonchè massimo esperto dieditoria entro il cui ambito quellareligiosa vive, pur nella generalecrisi, in controtendenza. Un «feno-meno» che corrisponde a 483 sigleglobalmente religiose, di cui 250cattoliche, 4 mila titoli nel 2008,per 9,7 milioni di copie, 5,8% delmercato.

E, per la prima volta, la religio-ne al secondo posto dopo la narra-tiva, con gli editori laici in lizza.Ma, sottolinea Vigini, «il fenome-no religioso, anche nell’editoria, ècomplesso. Se da mondo separato,quello della religione è diventato,negli ultimi decenni, parte inte-grante della società, l’editoria reli-giosa ne è lo specchio. Tenendo an-che conto che il settore può contaresu appuntamenti forti nel corsodell’anno, Quaresima, SettimanaSanta, Avvento e non solo. Nel2009 la nuova versione Cei dellaBibbia (il libro più letto del piane-ta) ha generato altre interpretazio-ni». Prospettive? «Essere semprepiù preparati alle sfide di oggi».

Il tempoche vorrei

VOLOMONDADORI

8

I cari estinti

PANSARIZZOLI

Il nipotedel negus

CAMILLERISELLERIO

49

Narrativastraniera Tascabili

LA CLASSIFICA DI TUTTOLIBRI È REALIZZATA DALL’ISTITUTO DEMOSKOPEA DI MILANO, ANALIZZANDO I DATI DELLE COPIE VENDUTE OGNI SETTIMANA, RACCOLTI IN UN CAMPIONE DI 120 LIBRERIE A ROTAZIONE, DI CUI 80 EFFETTIVE. SI ASSEGNANO I 100PUNTI AL TITOLO PIÙ VENDUTO TRA LE NOVITÀ. TUTTI GLI ALTRI SONO CALCOLATI IN PROPORZIONE. LA CIFRA FRA PARENTESI, SOTTO IL PUNTEGGIO, INDICA LA POSIZIONE IN CLASSIFICA NELLA SETTIMANA PRECEDENTE.LA RILEVAZIONE SI RIFERISCE AI GIORNI DAL 22 AL 28 MARZO.

37 9

Due

NÉMIROVSKYADELPHI

Il benemerito sito The Lite-rary Saloon, fatto dall'anco-ra più benemerito M. A. Or-

thofer, spulcia e riassume giornodopo giorno, da molti anni ormai,le notizie editoriali da tutto ilmondo. E non è un modo di dire.Prendete il Bhutan, per esempio.Se non fosse per l'encomiabile Or-thofer, ignoreremmo l'esistenzadel festival Mountain Echoes, inprogramma a Thimphu, capitaleappunto del Bhutan, dal 17 al 20maggio prossimi venturi.

Ora che ne conosciamo il pro-gramma, però, smaniamo per an-darci. Deve essere meraviglioso,un festival sospeso fra le cime hi-malayane e aperto da un discorsodel primo ministro, sua eccellenzaLuonpo Jigmi Yoser Thinley, sul-la GNH: la Gross National Happi-ness, la felicità interna lorda, Filinvece del Pil, ossìa il parametroche lo staterello montano ha adot-tato per misurare il benessere eco-nomico. Che cosa c'entra la lette-ratura? Già negli Anni Settanta,l'allora re del Bhutan diceva: la

cultura è il nostro unico elemento dipotenza, sovranità, identità.

Ecco. Quaggiù da noi la parola«identità» sembra ormai sinonimodi incultura, o di sottocultura, si faappello a tradizioni farlocche, a ri-sentimenti localistici, all'ignoranzafiera di essere tale. Invece lassù, fraCina e India, nell'aria sottile dellecime, la cultura diventa addirittu-

ra la misura della felicità. «In un'at-mosfera di serenità e misticismo, lestorie verranno narrate, i poemi re-citati, i canti cantati». Semplice-mente. Parteciperanno autori e arti-sti dal Bhutan e dall'India. Culturaè anche dialogo con gli stranieri,spiega il sito del festival. Già.

Nel frattempo, sempre tramitel'encomiabile Orthofer, giunge noti-zia della nona Fiera del Libro eri-trea. Si è appena conclusa. Il nume-ro delle novità pubblicate ed esposteè aumentato: da 24 a 28. Non 24 mi-la o 28 mila: 24 e 28. Qui, dove nullaè di troppo, i numeri non sono anco-ra da supermercato. Poco di tutto,ma idee chiare. Il tema della Fieradi Asmara era: «Reading: Invest-ment in Soft Power». La lettura co-me investimento per il futuro. Già.

Ogni tanto guardare lontano,verso Paesi remoti, immensamentemeno prosperi e più periferici del no-stro, e guardare a quel settore in ap-parenza marginale che è la cultura,serve. A capire quanto abbiamo per-so di vista le parole fondamentali:felicità, futuro.

1. Maigret e il caso Nahour 27SIMENON 19,00 ADELPHI

2. È una vita che ti aspetto 19VOLO 29,00 MONDADORI

3. Gomorra 16SAVIANO 310,00 MONDADORI

4. Il giorno in più 16VOLO 412,00 MONDADORI

5. Esco a fare due passi 14VOLO 79,00 MONDADORI

6. 1984 13ORWELL 129,00 MONDADORI

7. L’ombra del vento 13RUIZ ZAFÓN 513,00 MONDADORI

8. Un posto nel mondo 12VOLO 612,00 MONDADORI

9. Il gioco dell’angelo 11RUIZ ZAFÓN 1013,00 MONDADORI

10. Il giovane Holden 10SALINGER 912,00 EINAUDI

AI PUNTILUCIANO GENTA

È uscitoun poker

d’assi

Non so cheviso avesse

GUCCINIMONDADORI

316Le perfezioniprovvisorie

CAROFIGLIOSELLERIO

Così in terracome in cielo

GALLOMONDADORI

7Cotto emangiato

PARODIA. VALLARDI

1. Due 49NÉMIROVSKY -18,50 ADELPHI

2. La compagna di scuola 25WICKHAM 419,00 MONDADORI

3. La principessa di ghiaccio 24LÄCKBERG 118,50 MARSILIO

4. Tre secondi 24ROSLUND; HELLSTRÖM -21,00 EINAUDI

5. L’eleganza del riccio 21BARBERY 618,00 E/O

6. L’anima nera. Il diario del... 20SMITH 1212,90 NEWTON COMPTON

7. L’ipnotista 20KEPLER 218,60 LONGANESI

8. L’umiliazione 18ROTH 917,50 EINAUDI

9. La pattuglia all’alba 16WINSLOW 518,50 EINAUDI

10. L’albero delle lattine 15TYLER -16,00 GUANDA

1. Cotto e mangiato 37PARODI 114,90 A. VALLARDI

2. Non so che viso avesse... 31GUCCINI 218,00 MONDADORI

3. Dizionariobilingueitaliano-cane... 24MARCHESINI; CUVALIER 413,90 SONDA

4. I sogni fanno rima 17CARONE 315,50 MONDADORI

5. E’ facile smettere di fumare... 12CARR 510,00 EWI

6. Dizionariobilingueitaliano-gatto... 9CUVALIER 812,90 SONDA

7. Quello che i mariti non dicono 9BAL; BERBENNI 1017,00 MONDADORI

8. The secret 8BYRNE 718,60 MACRO EDIZIONI

9. Che Litti che Fazio 2. 2 Dvd 8LITTIZZETTO; FAZIO 622,00 MONDADORI

10. La forza del cuore 7GUERRITORE 917,50 MONDADORI

1. Il piccolo principe 14SAINT-EXUPERY 17,50 BOMPIANI

2. Il ladro di fulmini 13RIORDAN 217,00 MONDADORI

3. Diario di una schiappa (III) 10KINNEY 312,00 IL CASTORO

4. Il segreto dei tre samurai 6STILTON 88,50 PIEMME

5. Bentornato Mister! 6GARLANDO 411,00 PIEMME

6. Diario di una schiappa (I) 5KINNEY 712,00 IL CASTORO

7. Fiabe lunghe un sorriso 5RODARI -11,50 EINAUDI RAGAZZI

8. Il diario segreto di Patty 5AUTORI VARI 1416,50 SPERLING & KUPFER

9. Per questo mi chiamo Giovanni 4GARLANDO -9,90 RIZZOLI

10. Una parola per te... 4MARTINI; MODENA -16,00 SAN RAFFAELE

Adesso per un po’ non lamentiamoci: è uscito un belpoker d’assi rinnovando d’impeto il vertice dellaclassifica. Abbonato al primo posto, Camilleri ri-

porta il valore in copie vendute dei 100 punti verso quota10 mila con il suo Nipote del Negus: il furbo e spudoratoprincipino si ritrova a fine Anni Venti a Vigàta, studentealla Regia Scuola Mineraria, «virtuoso della bricconeriae atleta dell’inganno» come scrive nel consueto e sapido ri-svolto Salvatore Silvano Nigro. Intorno a lui, che perquanto nobile è pur sempre «un negro», stupisce, ansima es’impapocchia il Regime, dal Duce all’ultimo federale,passando per prefetto e questore, reverendo e brigadiere.

Il tutto in forma di missive - come già nella Concessionedel telefono - dove il documento d’archivio si mescola al-l’invenzione letteraria, la Storia alla fantasia: per far ri-saltare «il clima di autentica stupidità generale, tra farsae tragedia, che segnò purtroppo un’epoca», scrive nella no-ta finale l’autore. Lo tallona in seconda posizione il can-tante di Sorrentino, cocainomane e maiale, ma cuore tene-ro, all’impossibile ricerca di un vecchio amore puro, diun’altra vita, magari di un’altra Italia, paese che noncambierà mai, vista dall’aereo «un taglio di cucito senzasimmetrie». Ancor peggio di quando c’erano I cari estintiritratti a forti tinte da Pansa, il terzo nel mazzo: gli attori

della prima Repubblica, ieri vituperati e oggi forse un po-chino rimpianti, da Fanfani, Moro e Andreotti a Craxi,Spadolini e Berlinguer, senza dimenticare Almirante, conrelativi e imparagonabili epigoni: per ognuno Pansa tro-va l’antonomasia definitiva, il ricordo emblematico, e li in-cide col punteruolo, cronista implacabile di un Paese chenon esiste più. Chiude la partita la Némirovsky, quarta,con un romanzo elogio del matrimonio, dalla passione al«volersi bene», alla «pace dell’anima». Dunque classificaeffervescente con ulteriori novità in tabella, fra cui in sag-gistica un libro sui giardini di Pasti, un «manifesto di resi-stenza botanica». L’unica che ci rimane.

10

3 4

1. Il nipote del Negus 100CAMILLERI -13,00 SELLERIO

2. Hanno tutti ragione 92SORRENTINO 618,00 FELTRINELLI

3. Le perfezioni provvisorie 45CAROFIGLIO 114,00 SELLERIO

4. La mamma del sole 34VITALI 218,60 GARZANTI

5. Il tempo che vorrei 32VOLO 418,00 MONDADORI

6. Il peso della farfalla 28DE LUCA 37,50 FELTRINELLI

7. Bianca come il latte, rossa... 26D’AVENIA 519,00 MONDADORI

8. Acciaio 19AVALLONE 918,00 RIZZOLI

9. Sotto cieli noncuranti 16CIBRARIO 816,00 FELTRINELLI

10. La bellezza è un malinteso 12DAZIERI 717,50 MONDADORI

CHE LIBRO FA...IN BHUTAN

GIOVANNA ZUCCONI

La culturaè la misura

della felicità

1. I cari estinti 50PANSA -22,00 RIZZOLI

2. Così in terra, come in cielo 45Gallo 417,00 MONDADORI

3. Giardini e no 23PASTI -15,00 BOMPIANI

4. Ad personam 23TRAVAGLIO 116,90 CHIARELETTERE

5. Se niente importa... 18FOER 318,00 GUANDA

6. La malapianta 17GRATTERI; NICASO 217,50 MONDADORI

7. Laparolacontrolacamorra.Dvd 16SAVIANO -19,50 EINAUDI

8. La civiltà dell’empatia 15RIFKIN 522,00 MONDADORI

9. La vita autentica 12MANCUSO 713,50 R. CORTINA

10. Liberascienza in liberoStato 10HACK 1016,50 RIZZOLI

I PRIMI DIECI INDAGINE DEMOSKOPEA

PROSSIMAMENTE

MIRELLA APPIOTTI

Risorgel’editoriareligiosa

Classifiche TuttolibriSABATO 3 APRILE 2010

LA STAMPAX

5

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Page 11: Tuttolibri n. 1708 (03-04-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - XI - 03/04/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/11 - Autore: ROBSAB - Ora di stampa: 02/04/10 20.07

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JACK LONDON

Accendere un fuocoIbis, pp. 106, € 8

«Mi affascinano i raccontidell'uomo a contatto con lanatura, a partire da questastoria»

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GUIDO PIOVENE

Viaggio in ItaliaBaldini Castoldi Dalaipp. 917, € 10,90

«In questo periodo è il miolivre de chevet: tre anni ingiro per l'Italia»

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MARIO RIGONI STERN

Il sergente nella neveEinaudi, pp. 139, € 8,50

«Un libro importante percapire chi siamo oggi, unosguardo al passatotra lavaggi di cervelloe liberatorie reazioni»

I PREFERITI L’artefice di Jack Frusciante alla vigiliadi un viaggio alla ricerca del nostro Paesee dei suoi abitanti, 150 anni dopo l’Unità

SIMONEBOBBIO

La libreria Feltrinel-li sotto la torre degli asinellia Bologna rimane un toposimprescindibile per EnricoBrizzi: ci siamo dati appun-tamento qui, proprio doveprende avvio la storia deidue protagonisti della suaopera prima Jack Fruscianteè uscito dal gruppo, più di 15anni dopo la pubblicazione.Brizzi arriva trafelato, trapochi giorni, martedì 6 apri-le, partirà per un viaggio apiedi attraverso l'Italia, dall'estremità settentrionale del-la Vetta d'Italia in Alto Adi-ge, fino alla punta meridio-nale di Capo Passero in Sici-lia: un progetto chiamato«Italica 150», alla scopertadel nostro paese che si ap-presta a compiere 150 anni.

I preparativi fervono trale bozze del suo prossimo li-bro, che uscirà alla fine dell'estate per la collana Contro-mano di Laterza, e i dettaglilogistici di un'avventura chelo terrà lontano da casa peroltre 3 mesi, tra l'uscita dell'album musicale registratocon gli Yu Guerra Dio salviBologna, e la messa a puntodel sito www.italica150.itdal cui blog sarà possibile se-guire il viaggio in presa di-retta. «Sto ultimando - esor-disce Brizzi - una raccolta disette unità narrative sull'Ita-lia ai tempi della televisione,

attraverso i programmi dimaggior successo che io hoseguito dall'infanzia a oggi.Nei ritagli di tempo sto defi-nendo le tappe che ci con-durranno in questo lungocammino attraverso l'Italiain occasione del suo 150˚compleanno. È ormai venu-ta l'ora di consolare il piantodi moglie e figlie e mettersiin marcia!».

Brizzi non è nuovo a que-sto genere di esperienze do-ve un viaggio a piedi ispiraun'opera letteraria. Il primodel 2004, dal Tirreno all'Adriatico, ha tessuto la tra-ma di Nessuno lo saprà. Viag-gio a piedi dall'Argentario alConero (Mondadori). Nel2006 è stata la volta dellaVia Francigena da Canter-bury a Roma dove l'incontrocon uno strano camminato-re ha fornito lo spunto nar-rativo de Il pellegrino dallebraccia d'inchiostro (Monda-dori). Infine, nel 2008 da Ro-ma a Gerusalemme, Brizziha chiuso una sorta di pelle-grinaggio laico: l'esperienzaha trovato espressione in unoriginale libro La via di Ge-rusalemme. In cammino daRoma alla Città tre volte san-ta (Ediciclo Editori) che me-scola generi assai diversitra loro, narrativa, diario diviaggio e guida pratica perl'escursionista.

Forse il carattere a trattisfrontato e anticonvenziona-le della produzione di Brizzinon gli permette di levarsidi dosso l'etichetta di giova-ne scrittore, nonostante isuoi nove romanzi.

Perché mollare gli ormeg-gi e mettersi in cammino?

«Camminare è un modo perentrare in contatto con la re-altà che ci circonda. La vitasta nella pioggia che ti ba-gna, nel vento freddo che tischiaffeggia il volto, non nel-lo schermo della televisione

o di un computer. Io e i mieicompagni di viaggio partiamoper queste avventure tenendoa distanza qualsiasi forma diintegralismo atletico: lo faccia-mo per riprendere contattocon i ritmi ancestrali del pro-cedere lentamente, a passod'uomo. Ci piace vivere nellacontraddizione di chi ama la vi-ta sobria del camminatore, maanche un rumoroso concertorock o una serata al cinema.Non vogliamo restare isolatidal mondo contemporaneo,sconnessi dalla vita di tutti igiorni».

Che Italia si aspetta di incon-trare durante «Italica 150»?

«Passo metà della mia vita atenere conferenze in tutti gliangoli del paese, seduto dauna parte del tavolo con il pub-blico dall'altra. Ma percorren-do l'Italia in questo modo misembra di girare nella ruotadel criceto: non faccio in tem-po ad ascoltare racconti, a rac-cogliere storie. Insomma, se lamia vita fosse tutta così, nonsaprei più dove trovare l'ispi-razione per il mio lavoro. Inve-ce, durante il cammino prece-

dente, ho scoperto il fascino diviaggiare come un forestiero enon come l'ospite d'onore, dientrare in contatto con le per-sone chiedendo di riempirmila borraccia. L'anniversariodei 150 anni dell'Unità d'Italiami pareva dunque un'ottimaoccasione per andare alla ri-cerca del nostro paese e deisuoi abitanti attraverso il suo

cuore pulsante, la provinciaprofonda, i luoghi minori. So-no esperienze in parte già vis-sute, ma questa volta l'obietti-vo è quello di un viaggio unita-rio attraverso tutti quei confi-ni invisibili che ancora esisto-no all'interno della penisola.Penso al fattore linguistico,partiremo da una zona in cui siparla tedesco, poi passeremonelle terre ladine e attraverse-remo una pletora di dialetti

tutti praticamente incompren-sibili tra loro. All'estremo ditutto ciò ci sono certi villaggisull'Appennino dove cerchi laquintessenza dell'italianità, einvece nella piazza principalesenti parlare solo in romenoperché gli unici abitanti rima-sti sono i vecchi con le loro ba-danti».

Quali autori esprimono me-glio il rapporto tra letteratu-ra e viaggio?

«Quando si parla di viaggio,l'autore che più mi entusiasmae di cui posso dire di essere fanè Paolo Rumiz, mai abbastan-za lodato per la scoperta degliAppennini, la spina dorsaledella penisola, nel suo libro Laleggenda dei monti naviganti.In questo periodo però il mio li-vre de chevet è Viaggio in Italiadi Guido Piovene in cui l'auto-re racconta i suoi tre anni in gi-ro per l'Italia producendo pro-grammi radiofonici per la Rai.Naturalmente il mio sguardosi è anche concentrato sullastoria del Risorgimento e suGaribaldi in particolare, poi-ché la sua epopea, oltre a evo-care il tema del viaggio, unisce

gli avvenimenti politici con larealtà sociale di un paese pro-fondamente diviso e povero.Mi sono documentato attra-verso i racconti garibaldini diGiuseppe Cesare Abba DaQuarto al Volturno oltre a Gari-baldi di Indro Montanelli. E,ancora, mi affascinano i rac-conti dell'uomo a contatto conla natura, a partire da Accende-re un fuoco di Jack London, fi-no a Into the wild di JonKrakauer. Infine, mi ha appas-sionato il libro di Patrick Lei-gh Fermor recentemente pub-blicato in Italia con il titoloTempo di regali. A piedi fino aCostantinopoli, dal piccolo co-mune Hoek Van Holland finoal medio Danubio, in cui l'auto-re, un gentleman inglese, os-serva la deriva nazista attra-versando la Germania a piedi,subito dopo la presa del potereda parte di Hitler».

La storia è un tema ricorren-te nella sua produzione.

«È importante per capire chisiamo oggi; il nostro è un pae-se giovane che, nel suo formar-si, ha subito un'interruzione di

vent'anni. Il libro che riassu-me meglio quell'epoca è Il ser-gente nella neve di Rigoni Sternin cui un popolo che aveva su-bito per anni il lavaggio delcervello da parte del regime, sidimostrò succube nell'accetta-re in maniera acritica un'im-presa assurda come la campa-gna di Russia. Fu solo grazieagli eventi tragici, alla disa-strosa ritirata dal fronte rus-so, che la fiducia nella dittatu-ra iniziò a incrinarsi. Ho trova-to molto divertente immagina-re, nei miei ultimi due roman-zi, un esito diverso per gli av-venimenti legati all'epoca fa-scista e ora, prima della par-tenza per questo viaggio, misono immerso nello studio delRisorgimento».

Dove trae ispirazione unoscrittore diciottenne alle pre-se con il suo primo roman-zo?

«A 18 anni ti puoi permetteredi fare cose di cui a 30 ti vergo-gneresti. Il vecchio Alex, pro-tagonista di Jack Frusciante,ama i libri che amavo io in quelperiodo: Il giovane Holden diSalinger, Pier Vittorio Tondel-li e Andrea De Carlo. Un auto-re che dichiara le proprie pas-sioni letterarie all'interno delromanzo e non in una nota alfondo del libro, si toglie la ma-schera con atteggiamento un

po' ingenuo, ma molto roman-tico. Solo con il passare deglianni ci si dà un tono con certesottigliezze da salotto che por-tano a definire capolavoro unlibro che neppure si è letto.Per il mio primo romanzo,quelli erano i miei modelli disensazione, di cui volevo imita-re l'effetto. Ma, come i buonimaestri insegnano, bisogna,attraverso un duro lavoro distudio, capire la natura di un li-bro o di un autore per giunge-re poi a carpirne i segreti. Perquesto motivo leggo sempre lanarrativa con molta concen-trazione e senso critico, al pun-to che ormai le mie letture disvago sono diventati i saggi».

“Mi metteròin marciaa ritmo di rock”

«Dal vecchio Salingera Pier VittorioTondelli e AndreaDe Carlo: le passionidi quei miei 18 anni»

«Mi sono documentatoandando da Quartoal Volturno con Abbae leggendo il Garibaldidi Indro Montanelli»

«Sono un fandi Paolo Rumiz,mai abbastanza lodatoper la scopertadegli Appennini»

«Un modello? PatrickLeigh Fermor, osservòla deriva nazistaattraversandola Germania a piedi»

Diario di lettura TuttolibriSABATO 3 APRILE 2010

LA STAMPAXI

Enrico Brizzi

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La vita. Enrico Brizzi è nato nel 1974 a Bologna, dove ha frequentato il liceo Galvani. Si racconta in rete, in www.enricobrizzi.it. Nel sito www.italica150.it curerà un blog, in cui sarà possibile seguire il suo nuovo viaggio in Italia.

Le opere. Esordio nel 1994 con «Jack frusciante è uscito dal gruppo» (Transeuropa). Ultimi suoi titoli, i romanzifantastorici «La nostra guerra» e «L’inattesa piega degli eventi» (Baldini Castoldi Dalai). Altri titoli: «La vita quotidianaa Bologna ai tempi di Vasco» (Laterza), «Nessuno lo saprà. Viaggio a piedi dall'Argentario al Conero» (Mondadori)