Tuttolibri n. 1740 (13-11-2010)

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Andrew Wilson IL TALENTO DI MISS HIGHSMITH trad. di Laura Bussotti e Nazzareno Mataldi ALET, pp. 573, e 19 Anticipiamo qui un brano dalla biografia premiata con l’Edgar Allan Poe Award, una sintesi di «vita e arte», attraverso l’esame scrupoloso delle opere, le confessioni dei diari, le testimonianze di amici e familiari. Ben più che un’autrice di gialli, una scrittrice di talento, una donna che ebbe per muse le sue (numerose) amanti, un’anima aggrovigliata come i suoi personaggi, portati sullo schermo da Hitchcock (L’altro uomo, tratto da Sconosciuti in treno) a Wenders (L’amico americano da Il gioco di Ripley) da René Clement (Delitto in pieno sole)a Minghella (Il talento di Mr. Ripley). I romanzi della Highsmith sono tradotti da Bompiani: è uscito l’anno scorso il cofanetto in 5 volumi con Tutto Ripley (pp. 1405, e 41,50). Da minimum fax, Come si scrive un giallo (pp. 142, e 9). Patricia Highsmith La scrittrice dell’inquietudine, la cartografa del crimine amata da Hitchcock: nel suo «eroe» Tom Ripley rivivono Poe, Dostoevskij e Bacon con uno stile gotico, grottesco, crudele ANDREW WILSON La Highsmithpotrebbe «essere definita un’autrice di ballate sullo stalking» scrisse Susannah Clapp sul New Yorker. «L’ossessione di una persona per un’altra, in un mix diattrazioneeantagonismo,oc- cupa un ruolo di rilievo quasi in ogni sua storia». In particolare, lascrittriceusavaledonnedella sua vita – ebbe una sbalorditiva sequela di amanti – come muse, attingendoaisuoiambiguisenti- menti nei loro confronti e riela- borandolinellasuascrittura. Come molti romantici, a vol- te la Highsmith era di facili co- stumi, ma il suo saltare da un letto all’altro stava a indicare, piùcheaconfutare,lasuaricer- caincessante dell’ideale. Per pa- rafrasare il romanzo di Djuna Barnes La foresta della notte, che le era stato regalato da una delledonnecheleivenerava,nel suo cuore giacevano i fossili di ognunadelledonneamate,inta- gli della loro personalità che cia- scuna di loro le aveva lasciato. «Il lavoro di tutta la mia vita sa- rà un monumento senza dedica a una donna» scrisse nel diario. Lei stessa riconosceva che le sue amanti possedevano la chia- ve per aiutarla a capire la sua personalità e la sua narrativa. «E chi sono io?» si domandava all’inizio degli Anni Cinquanta. «Un riflesso negli occhi di colo- rochemiamano».[...] A partire dagli Anni Sessan- ta, quando recensori e editor per primi cominciarono ad ac- corgersi che i romanzi della Hi- ghsmitheranomoltodiversidal- la maggior parte della narrativa dozzinale sfornata dagli autori di gialli, anche i critici iniziarono a interrogarsi sulla collocazione della scrittrice nella letteratura contemporanea. Ancora oggi cercare di «inquadrarla» in un contesto o in una tradizione let- terari è quasi impossibile, come leistessaammetteva.«Nonpen- so mai al mio “posto” nella lette- ratura,eforsenonnehouno.Mi consideroun’intrattenitrice». Il suo goticismo – l’appetito insaziabile per il grottesco, il crudele e il macabro, particolar- mente evidente nei racconti – deve molto a Edgar Allan Poe, con cui condivideva il giorno di nascita, il 19 gennaio, mentre il suo stile fu influenzato anche dai romanzi noir degli anni Trenta e Quaranta. Ma i temi e gli argomenti filosofici al centro della sua narrativa riflettono il cupo esistenzialismo di Dostoe- vskij, Kierkegaard, Nietzsche, Kafka, Sartre e Camus, autori chebenconosceva.LaHighsmi- th pensava che sia impossibile prevedere il comportamento o ildestinoumano,echeleletture deterministiche dell’esistenza privino l’uomo proprio di ciò chelodifferenziadalleformein- feriori di esistenza. «Ammettia- mo che la vita umana possa es- sere guidata e ogni possibilità venga eliminata» scrisse in uno dei quaderni, citando Tolstoj. La scrittrice celebrava l’irrazio- nalità,ilcaosel’anarchiaemoti- va, e considerava i criminali l’esempio perfetto dell’eroe esi- stenzialista del Ventesimo seco- lo, uomini che riteneva «attivi, li- beridispirito». L’annoprecedenteallastesu- ra del suo primo romanzo pub- blicato, Sconosciuti in treno, les- se Lo straniero di Albert Camus, ilcuiprotagonistaMeursaultin- carnal’eroedisturbatotantoca- ro alla Highsmith. In un’annota- zione del 1947, si chiedeva se Meursault rappresentasse «la volontà, forse come il seguace dell’esistenzialismo?», e prose- guiva citando Memorie dal sotto- suolo di Dostoevskij, un altro racconto della dissociazione di un uomo dalla società. Osservò come il protagonista preferisse porre fine alla propria esistenza anziché sopportare una vita ra- zionale, prestabilita, pianificata eprevedibile. Amava i dipinti di Francis Bacon e, negli ultimi anni di vi- ta, teneva sulla scrivania una cartolina con la riproduzione del suo Study Number 6. «Per meFrancisBaconritrael’imma- gine più autentica di quello che succede nel mondo» disse, «il genere umano che vomita nel gabinetto con il sedere nudo in vista». La narrativa della High- smith, come la pittura di Bacon, ci aiuta a percepire le terribili forzeoscurecheplasmanolano- stra vita, documentando al con- tempo la banalità del male. Ciò che è banale e futile viene posto sullo stesso piano di ciò che è si- nistro e raccapricciante, ed è questa inquietante giustapposi- A cura di: LUCIANO GENTA con BRUNO QUARANTA [email protected] www.lastampa.it/tuttolibri/ Qualiletture consigliare ai nostri ministri,nelcasochesi ritrovino liberi prima del previsto dagli impegni di governo? Lapiùurgentesarebbe untrattato di politologia che spieghi loro cos'è la responsabilità politica: quel principio basilare, cioè, delle democrazie distampo anglosassonepercui unministro,quando capita un disastro dovuto a negligenza ocorruzionenelsuo dicastero,nonètenuto adimettersisolo nelcasochel'accaduto siacolpasua,ma deve comunque rassegnare l'incarico, perchéquestoèl'unico modopergarantire cheiresponsabili,a tuttiilivelli,si faccianoinquattroper evitarli, i disastri. Inattesachequalche lettore ci segnali iltestogiusto, possiamosempre ripiegaresuun romanzo.Peresempio unromanzone del1834,forsel'opera più famosa di quell'astuto autore dibest-sellerchefu Bulwer-Lytton, l'uomo che coniò l'immortale incipit«Eraunanotte buia e tempestosa». Ilromanzoneè ambientato proprio nel nostro Paese, elodescrivecon magistrale preveggenza: sichiama«Gliultimi giornidiPompei». Un ritratto della Highsmith ventenne PatriciaHighsmith(1921-1995)inunafotografiadiRolfTietgens p Continuaapag.II TUTTOLIBRI LA STAMPA NUMERO 1740 ANNO XXXIV SABATO 13 NOVEMBRE 2010 ALESSANDRO BARBERO ERA ED E’ UNA NOTTE BUIA E TEMPESTOSA tutto LIBRI PatriciabambinainunafotoconlamadreMary FEUILLETON Faletti così Bravo Venditore di donne a Milano Anni 70 PENT P. IV DIARIO DI LETTURA In Russia con la Vitale Da Dostoeveskij alla Cvetaeva SERRI P. XI Nellavitaenell’arte celebròl’irrazionalità el’anarchiaemotiva: una biografia di Andrew Wilsonin anteprima La signora in nero messa a nudo NARRATIVA La luce di McEwan Tra belle donne e fotovoltaico D’AMICO P. II TODOROV Elogio del moderato Un’intervista autobiografica P. IX I

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Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - I - 13/11/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/01 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 12/11/10 19.40

Andrew Wilson

IL TALENTODI MISS HIGHSMITHtrad. di Laura Bussottie Nazzareno MataldiALET, pp. 573, € 19

Anticipiamo qui un branodalla biografiapremiata conl’Edgar Allan Poe Award,una sintesi di «vita e arte»,attraverso l’esamescrupolosodelle opere, leconfessionidei diari, letestimonianzedi amici efamiliari. Ben più cheun’autricedi gialli, unascrittricedi talento, unadonnache ebbe per muse lesue (numerose)amanti,un’animaaggrovigliatacome i suoi personaggi,portati sullo schermodaHitchcock (L’altro uomo,tratto da Sconosciuti intreno) a Wenders (L’amicoamericanoda Il gioco diRipley) da René Clement(Delitto in pieno sole) aMinghella (Il talento di Mr.Ripley). I romanzi dellaHighsmithsono tradotti daBompiani: è uscito l’annoscorso il cofanetto in 5volumi con Tutto Ripley (pp.1405, € 41,50). Daminimum fax, Come si scriveun giallo (pp. 142, € 9).

Patricia Highsmith La scrittrice dell’inquietudine, la cartografadel crimine amata da Hitchcock: nel suo «eroe» Tom Ripley rivivonoPoe, Dostoevskij e Bacon con uno stile gotico, grottesco, crudele

ANDREWWILSON

La Highsmith potrebbe«essere definita un’autrice diballate sullo stalking» scrisseSusannah Clapp sul NewYorker. «L’ossessione di unapersona per un’altra, in un mixdi attrazione e antagonismo, oc-cupa un ruolo di rilievo quasi inogni sua storia». In particolare,la scrittrice usava le donne dellasua vita – ebbe una sbalorditivasequela di amanti – come muse,attingendo ai suoi ambigui senti-menti nei loro confronti e riela-borandoli nella sua scrittura.

Come molti romantici, a vol-te la Highsmith era di facili co-stumi, ma il suo saltare da unletto all’altro stava a indicare,più che a confutare, la sua ricer-ca incessante dell’ideale. Per pa-rafrasare il romanzo di DjunaBarnes La foresta della notte,che le era stato regalato da unadelle donne che lei venerava, nelsuo cuore giacevano i fossili diognuna delle donne amate, inta-gli della loro personalità che cia-scuna di loro le aveva lasciato.«Il lavoro di tutta la mia vita sa-rà un monumento senza dedicaa una donna» scrisse nel diario.Lei stessa riconosceva che lesue amanti possedevano la chia-ve per aiutarla a capire la suapersonalità e la sua narrativa.«E chi sono io?» si domandavaall’inizio degli Anni Cinquanta.«Un riflesso negli occhi di colo-ro che mi amano».[...]

A partire dagli Anni Sessan-

ta, quando recensori e editorper primi cominciarono ad ac-corgersi che i romanzi della Hi-ghsmith erano molto diversi dal-la maggior parte della narrativadozzinale sfornata dagli autoridi gialli, anche i critici iniziaronoa interrogarsi sulla collocazionedella scrittrice nella letteraturacontemporanea. Ancora oggicercare di «inquadrarla» in uncontesto o in una tradizione let-terari è quasi impossibile, comelei stessa ammetteva. «Non pen-so mai al mio “posto” nella lette-ratura, e forse non ne ho uno. Miconsidero un’intrattenitrice».

Il suo goticismo – l’appetitoinsaziabile per il grottesco, ilcrudele e il macabro, particolar-mente evidente nei racconti –deve molto a Edgar Allan Poe,con cui condivideva il giorno dinascita, il 19 gennaio, mentre ilsuo stile fu influenzato anchedai romanzi noir degli anniTrenta e Quaranta. Ma i temi egli argomenti filosofici al centrodella sua narrativa riflettono ilcupo esistenzialismo di Dostoe-vskij, Kierkegaard, Nietzsche,

Kafka, Sartre e Camus, autoriche ben conosceva. La Highsmi-th pensava che sia impossibileprevedere il comportamento oil destino umano, e che le letturedeterministiche dell’esistenzaprivino l’uomo proprio di ciòche lo differenzia dalle forme in-feriori di esistenza. «Ammettia-mo che la vita umana possa es-sere guidata e ogni possibilità

venga eliminata» scrisse in unodei quaderni, citando Tolstoj.La scrittrice celebrava l’irrazio-nalità, il caos e l’anarchia emoti-va, e considerava i criminalil’esempio perfetto dell’eroe esi-stenzialista del Ventesimo seco-lo, uomini che riteneva «attivi, li-beri di spirito».

L’anno precedente alla stesu-ra del suo primo romanzo pub-

blicato, Sconosciuti in treno, les-se Lo straniero di Albert Camus,il cui protagonista Meursault in-carna l’eroe disturbato tanto ca-ro alla Highsmith. In un’annota-zione del 1947, si chiedeva seMeursault rappresentasse «lavolontà, forse come il seguacedell’esistenzialismo?», e prose-guiva citando Memorie dal sotto-suolo di Dostoevskij, un altro

racconto della dissociazione diun uomo dalla società. Osservòcome il protagonista preferisseporre fine alla propria esistenzaanziché sopportare una vita ra-zionale, prestabilita, pianificatae prevedibile.

Amava i dipinti di FrancisBacon e, negli ultimi anni di vi-ta, teneva sulla scrivania unacartolina con la riproduzionedel suo Study Number 6. «Perme Francis Bacon ritrae l’imma-gine più autentica di quello chesuccede nel mondo» disse, «ilgenere umano che vomita nelgabinetto con il sedere nudo invista». La narrativa della High-smith, come la pittura di Bacon,ci aiuta a percepire le terribiliforze oscure che plasmano la no-stra vita, documentando al con-tempo la banalità del male. Ciòche è banale e futile viene postosullo stesso piano di ciò che è si-nistro e raccapricciante, ed èquesta inquietante giustapposi-

A cura di:LUCIANO GENTAcon BRUNO QUARANTA

[email protected]/tuttolibri/

Quali lettureconsigliare ai nostri

ministri, nel caso che siritrovino liberi prima

del previsto dagliimpegni di governo?

La più urgente sarebbeun trattato

di politologia chespieghi loro cos'èla responsabilità

politica: quel principiobasilare, cioè,

delle democraziedi stampo

anglosassone per cuiun ministro, quando

capita un disastrodovuto a negligenzao corruzione nel suo

dicastero, non è tenutoa dimettersi solo

nel caso che l'accadutosia colpa sua, ma

deve comunquerassegnare l'incarico,

perché questo è l'unicomodo per garantireche i responsabili, a

tutti i livelli, sifacciano in quattro per

evitarli, i disastri.In attesa che qualche

lettore ci segnaliil testo giusto,

possiamo sempreripiegare su un

romanzo. Per esempioun romanzone

del 1834, forse l'operapiù famosa

di quell'astuto autoredi best-seller che fu

Bulwer-Lytton, l'uomoche coniò l'immortaleincipit «Era una notte

buia e tempestosa».Il romanzone è

ambientato proprio nelnostro Paese,

e lo descrive conmagistrale

preveggenza:si chiama «Gli ultimi

giorni di Pompei».

Un ritratto della Highsmith ventenne

Patricia Highsmith (1921 - 1995) in una fotografia di Rolf Tietgens

p Continua a pag. II

TUTTOLIBRI

LASTAMPA

NUMERO 1740ANNO XXXIVSABATO 13 NOVEMBRE 2010

ALESSANDRO BARBERO

ERA ED E’UNA NOTTE

BUIA ETEMPESTOSA

tuttoLIBRI

Patricia bambina in una foto con la madre Mary

FEUILLETON

Faletticosì BravoVenditore di donnea Milano Anni 70PENT P. IV

DIARIO DI LETTURA

In Russiacon la VitaleDa Dostoeveskijalla CvetaevaSERRI P. XI

Nella vita e nell’artecelebrò l’irrazionalitàe l’anarchia emotiva:una biografia di AndrewWilson in anteprima

La signorain neromessa a nudo

NARRATIVA

La lucedi McEwanTra belle donnee fotovoltaicoD’AMICO P. II

TODOROV

Elogiodel moderatoUn’intervistaautobiografica P. IX

I

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Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - II - 13/11/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/02 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 12/11/10 20.45

McEwan Un Nobel collezionista di consortie all’avanguardia nella ricerca sul fotovoltaico

MASOLINOD’AMICO

A differenza di certigrandi narratori americanisuoi coetanei come PhilipRoth e Don DeLillo, che ulti-mamente dopo opere di gran-de impegno sono passati al«poco-e-spesso» (racconti al-lungati e non più romanzi cor-posi; d’altro canto, non fu Boi-leau a dire che un sonetto sen-za errori vale da solo un poe-mone?), il britannico IanMcEwan sorprende sgancian-do Solar, il suo libro più riccoed elaborato da un bel po’ ditempo a questa parte.

Non solo; ma, anche qui an-dando contro la tendenza deisuoi surricordati colleghi, ilpessimismo delle cui storiesembra cresciuto di pari pas-so con la diminuzione dellamole delle medesime, risulta,sorprendentemente e brillan-temente, comico; e la comici-tà, per quanto amare possanoesserne le conclusioni, non èmai veramente disfattista.

Ultima novità, questoMcEwan si è imbattuto in unpersonaggio nuovo, le cui ma-nifestazioni non si stanca maidi osservare con un diverti-mento che il lettore condividevolentieri. Si tratta di un tipi-co antieroe moderno, pieno didifetti ma anche di vitalità, de-

gno di non esaurirsi con un so-lo libro (e infatti qui campeg-gia al centro di tre storie colle-gate ma autonome), come ilConiglio di Updike o certi mo-nologanti di Saul Bellow.

E’ costui un sessantenne(poco meno nel primo episo-dio, che avviene nel 2000, po-co più nell’ultimo, del 2009)piccolo di statura, pingue, spe-lacchiato, smodato nei viziet-ti, cibo, alcol e conquiste fem-minili, ma molto intelligente,come attestano sia un premioNobel per la fisica conseguitoa poco più di trent’anni, siasporadici exploit del tipo diquando a Oxford per conqui-

stare una ragazza che studiavalettere si fece, partendo da ze-ro, una competenza enciclopedi-ca sul poeta John Milton in unasola settimana.

Quella ragazza, che poi di-ventò la sua prima moglie, ap-partiene al passato remoto.Quando noi incontriamo Micha-el Beard, lo troviamo in amba-sce riguardanti la sua quintaconsorte, che stufa dei tradi-menti subiti gli sta rendendo lapariglia con un violento idrauli-co tuttofare. Pur senza pentirsidelle proprie malefatte, Beardsente ora di desiderare la bellaPatrice come mai nel passato,ma non sa come comportarsiper riconquistarla, senza conta-re che la sua attività gli concedeben poco tempo per il privato.

Nei vent’anni e passa tra-scorsi dal Nobel, infatti, piùche continuare a studiare eglisi è concesso di diventare unaautorità vaga ma assai indaffa-rata, accettando la direzionedi istituzioni statali e private,viaggiando per tutto il mondoa dare consulenze, partecipan-do a convegni e via dicendo.La sua prontezza gli ha sem-pre concesso di cavarsela da-vanti alle emergenze, ma luiper primo sa di non averespessore. Adesso comunque ilprogetto di cui è alla testa, eche procede abbastanza sgan-gheratamente, riguarda unaquestione vitale per la soprav-vivenza dello stesso pianeta,vale a dire il riscaldamentoglobale e la necessità di limita-re le emissioni di carbonio.

Beard, che aveva iniziato la-vorando sulla luce, si trova cosìall’avanguardia nella ricercasul fotovoltaico, tema che inquesto episodio come nei due

successivi fa da sfondo alle sueperipezie private. Queste ri-guardano: il rapporto con laquinta moglie e con gli amantidi lei, con un risvolto addirittu-ra giallo; la caduta in disgraziadi Beard presso il grande pub-blico in seguito a un’affermazio-ne fraintesa dai media, combat-tuta contemporaneamente alproblema postogli dalla sestacompagna ufficiale, che gli an-nuncia a sorpresa di essere in-cinta; la convergenza di femmi-ne che vogliono la resa dei contie di altri ancora più minacciosifantasmi del passato sulla citta-dina del Nuovo Messico dove sista per sperimentare un nuovo

avveniristico impianto perestrarre energia dall’acqua,ideato da Beard e finanziato daun affarista ora assai preoccu-pato della piega che le cosestanno prendendo.

Con impressionante compe-tenza McEwan sciorina unaquantità di informazioni certoaggiornatissime sulla questio-ne che tutti ci riguarda e suimodi con cui la scienza potreb-be proporsi di affrontarla, sen-za ignorare le ulteriori difficol-tà poste dagli interessi di corpo-razioni, politici e via dicendo. E’un reporter formidabile, bastaa dimostrarlo la verve con laquale inserisce nelle vicissitudi-

ni di Beard una spedizione ver-so il Polo Nord per constatarelo scioglimento dei ghiacciai,analoga a una alla quale, l’auto-re dice nei ringraziamenti, eglistesso prese parte, e durante laquale ebbe l’idea del libro.

McEwan è evidentementeun maestro nel tesaurizzareogni esperienza, compresequelle casuali. Io stesso mi tro-vai con lui, con l’allora sindacodi Roma Veltroni ed altri, a visi-tare la Domus Aurea; e poi tro-vai quella giornata perfetta-mente ricostruita e attribuitaal protagonista di un altro ro-manzo, peraltro assai meno riu-scito di questo.

ELENALOEWENTHAL

Andrà pure d’accor-do con la ginnastica, come so-steneva il caro e vecchio Ed-mondo De Amicis: con il sen-so dell’umorismo, invece,l'amore ha decisamente menoconfidenza. Certo, è facile ri-dere e far ridere alle spalle del-le disavventure di cuore al-trui. Lo è molto meno quandosubentra la prima persona.Perché, come ben si sa, l'amo-re è una faccenda delicata,che tocca tasti sensibili. Ed èmolto raro trovare qualcunodisposto a condire la narrazio-ne sentimentale di sé con unpizzico di spirito, di autoiro-nia, di sarcasmo vero e pro-prio. Perché è così facile cade-re o nel patetico o nel grotte-sco, perdendo ogni credibili-tà. Soprattutto quando capitadi scoprire, in amore, segretiinattesi, risvolti urticanti, sen-timenti molto scomodi.

Howard Jacobson, adesempio, o meglio il suo alterego Felix (nomen assai pocoomen...) Quinn - un affermatolibraio antiquario inglese, haimparato che l’amore ha stra-ne regole di possesso, capaci dicapovolgere le apparenze, efors’anche la sostanza. Questoed altro si racconta nel suonuovo romanzo, tradotto in ita-

liano come Un amore perfetto(ma perché non optare perqualcosa di più vicino all'origi-nale The Act of Love?). Già,quando ami una donna alla fol-lia, ti può capitare di sentirel’impellente, tenace e assurdodesiderio di vederla fra le manidi un altro uomo. Una sorta digenerosità folle, che parados-salmente è anche l’orgoglio diun possesso esclusivo (lei èmia, non tua!) e che trasformala gelosia in qualcosa che asso-miglia al suo contrario anchese è il frutto del suo eccesso.

In parole povere, dopoaver scippato la moglie al pre-cedente marito, l’inquieto e as-

sai poco felice Felix passa il suotempo a cercarle degli amantiadeguati. Spinto da un’ossessio-ne che è fatta in egual misura dismania e di paura, il sofisticatolibraio diventa machiavelliconel tramare alle spalle della nonsi sa bene quanto ignara Mari-sa. S’ingegna per stabilire coin-cidenze e incontri, che peraltroteme come uno spettro nefasto.E poi si trova di fronte al fattocompiuto. Nella fattispecie conun ombroso individuo che por-ta il nome di Marjus e conduceun’esistenza enigmatica, finan-co un po’ losca.

Jacobson riesce a tratteg-giare questa vicenda in un mo-

do quasi leggero, con frequentinote caustiche ai danni di sestesso, o meglio dell’io narran-te. E’ un po’ meno convincentenel tratteggiare i personaggi,se stesso a parte. Marisa restauna figura ambigua, al lettorenon è mai dato vederla vera-mente in viso, non si capiscequanto sia complice attiva equanto marionetta sorrettadai fili dell’accorgimento narra-tivo. E anche l’amante non per-suade appieno, nella sua natu-ra sfuggente. Marjus è un pocodi buono ma è anche schiavodelle proprie debolezze. Deci-samente più corporea è inveceDulcie, la segretaria del prota-

gonista: un personaggio secon-dario che fa brevi e arbitrariecomparse, ma di cui il lettorecoglie appieno il melodrammasentimentale. Ma forse è dav-vero così che vuole l’autore,sfumando i suoi personaggiprincipali e offrendoci di fattouna lunga, coinvolgente digres-sione sull’amore e le sue ine-sauribili pene.

GIOVANNIBOGLIOLO

Il blu ha tanti signifi-cati e simbologie quante so-no le sue tonalità e sfumatu-re. Per molti, da Goethe aglischiavi afroamericani dellepiantagioni di cotone, è sta-to il colore della nostalgia,per Rimbaud quello della vo-cale o, Kieslowski ne ha fattol'emblema della difficile con-quista della libertà indivi-duale, Éluard ha sentenziatoche la terra era blu come un'arancia; nei loro film, FritzLang e David Linch - anchese per il tramite di due can-zoni: Blue Gardenia di NatKing Cole e Blue Velvet diBobby Vinton - lo hanno con-notato di angoscia e di terro-re. Ora la traduzione italia-na del romanzo Indigo, per laquale lo scrittore franceseGérard de Cortanze ha recu-perato tutto quanto il suoaristocratico cognome pie-montese, ne fa, senza mezzitermini, Il colore della paura.

In realtà, pauroso non ètanto il colore blu che produ-ce con ossessiva dedizione ilprotagonista Jean-AntoineGiobert, un savoiardo d'ori-gine italiana - più esattamen-te piemontese, del Roero -,che ha avuto la famiglia mas-

sacrata durante il Terrore,quanto quello che misteriosa-mente ha assunto la sua fac-cia, suscitando leggende e so-spetti di stregoneria.

E paurosa è la sequela diorripilanti uccisioni che si ac-compagnano e spesso sembra-no intrecciarsi con la sua spa-smodica marcia di avvicina-mento al blu assoluto. Ad ogninuova tappa - blu sera, blu lu-na, blu cielo, blu notte, blu ac-qua di mare, blu crepuscolo,blu infinito - viene scopertoun nuovo e più efferato delit-to, di cui tutte le circostanzesembrano additare come au-tore il misterioso fabbricantedi indaco.

Queste fosche vicende sisvolgono tra il 1859 e il 1860 es'incardinano nelle tensionipolitiche e nei rivolgimenti so-

ciali del passaggio della Savo-ia alla Francia. Teatro ne so-no la stessa Savoia e Torino,descritte, soprattutto la pri-ma, con colorito realismo epuntigliosa precisione topo-grafica e ambientale.

Seguiamo il protagonistanelle sue peregrinazioni per

borghi alpini e strade malfi-de, nelle sue soste in bettolefumose e sperdute locande,nei suoi viaggi - in treno, incarrozza e a cavallo - ad Anne-cy e a Torino, ma soprattutto

lo vediamo nella sua casa-ma-niero intento a redigere unTrattato dell'indaco e a inse-guire, con particolari accorgi-menti nella coltivazione dell'Isatis tinctoria e attraverso ar-

dite sperimentazioni chimi-che e alchemiche, forme sem-pre più perfette di blu.

Cortanze si destreggia constraordinaria competenza econ dovizia di dottrina nelladescrizione dei complicati pro-cessi di fabbricazione dell'in-daco e attorno a questo docu-mentato filo conduttore tesseun formicolante intreccio di vi-cende favolose: incubi ricor-renti, apparizioni, visioni, sco-perte che sembrano frutto diun intervento soprannaturale,realtà che, proprio nei momen-ti cruciali, sfuggono al control-lo della conoscenza razionale esfumano in sogni angosciosi.

L'amalgama è perfetto, a di-spetto di un'onomastica biz-zarra: alcuni personaggi porta-no nomi fiabeschi (PiccoloCuore, Cavaliere Rosso, San-gue di Drago), altri si fregianodi cognomi celebri (Gioberti,Galeani Napione e, con unabuffa femminilizzazione, unMonsignor Dupanlouve), altriancora, come il tedesco Blau-sein, hanno nomi parlanti; unalienista che discetta sul son-nambulismo si chiama Teodo-ro Lovati, come un illustreostetrico suo contemporaneo,e non mancano, nella Torinodel 1860, un Pier Massimo Pro-sio e un Giuliano Soria.

Un modo come un altro perammiccare al lettore e sugge-rirgli di mantenere il divertitoe indulgente distacco che ri-chiedono i feuilletons.

I GIALLINORDICI

PIERO SORIA

Ora Mankellincorona

Edwardson

CLAUDIOGORLIER

«Quel posto emana-va l’odore dell’epoca in cuila Florida era un luogo re-moto, il paradiso un po’spartano dei ricchi, e nonancora la casa di riposo e illuna park della grande de-mocrazia americana». CosìJohn Updike nel racconto«Libero», nella raccolta Lelacrime di mio padre, uscitanel 2009, a ridosso dellasua morte, a settantatré an-ni, e ora tradotta abilmen-te da Federica Oddera. C’èqui una riprova della folgo-rante capacità dello scritto-re americano a reinventa-re i luoghi, a introiettarvi ipersonaggi: basta pensareal suo indubbio capolavoro,Corri coniglio.

Updike diventa una sortadi epica degradata, quotidia-na, della borghesia america-na di provincia, evitando sem-pre la tentazione del melo-dramma, con un singolarescambio tra sofferta banalitàe introiettata ironia, tra ambi-gua esistenza e morte inatte-sa, impreparata. Ecco un mo-mento decisivo e, appunto, pa-radossalmente ambiguo, nelracconto che dà il titolo al li-bro: «Più che distruggergli il

cervello, l’Alzheimer accentuòla benigna confusione e la ten-denza a lasciarsi assorbire daipropri pensieri che l’avevanosempre caratterizzato. Al fune-rale della moglie, morta di can-cro, si girò verso di me primache avesse inizio il rito e mi dis-se: “Be’, James, non so bene co-sa stia succedendo, ma suppon-go che tutto si chiarirà”».

Così, le lacrime non esprimo-no nulla di sconvolgente: sonouna manifestazione naturalmen-te fisiologica. In una simile feno-menologia contestuale, lo scritto-re assume la parte del personag-gio, dell’attento commentatore:«Le nonne mentono - leggiamo in«L’apparizione» -, spesso per pu-ra cortesia o per il semplice desi-derio di migliorare una storia, mariescono anche a registrare detta-gli che agli uomini sfuggono».

I personaggi di Updike han-no il dono istintivo di raccontar-si. Siamo nel cuore della vecchiaAmerica, tra New England ePennsylvania - dove Updike eranato -, e il paesaggio acquista unvalore fondamentale: ci si vive,lo si attraversa, viaggiando al

tempo stesso nella realtà concre-ta, riscoperta, e nella memoria.

I personaggi talora viaggia-no, si spingono in Europa - Spa-gna, Italia -, in Africa - Marocco-, in India, ma quel paesaggio selo portano dietro, non meno del

loro privato continuamente ri-messo in gioco. Basta pensareal pullulare di tradimenti, di di-vorzi. Penso a uno dei romanzipiù fortunati, Coppie, caratteriz-zato da tutta una serie di adulte-ri incrociati, in una cittadinaanonima. A un certo punto cadeun fulmine sul campanile dellachiesa, e i recensori parlano tut-ti di un puritano «Dio adirato».Ma Updike, sorridendo, mi dis-se una volta: «No, è semplice-mente annoiato».

Un critico americano ha so-stenuto che i personaggi diUpdike sono degli «anfibi spiri-tuali», nei quali alberga una«doppiezza spirituale», che - at-tenzione - non va confusa pura-mente e semplicemente con ilpeccato, ma con una condizionedi «sì, ma», o «già e non ancora».La vita, come propone un altro

racconto, è un bicchiere d’acquae dipende se e quanta ne bevi.

Persino la catastrofe, cheemerge imperiosamente in que-sto libro nel racconto - quasi unromanzo breve - «Varietà di espe-rienze religiose», prendendo lemosse dell’attentato alle Torri Ge-melle, ricade nel privato, spostan-dosi con un inarrivabile maestriatra la vicenda in sé e la sua imma-gine testimoniale. Se Victoriaspiega al nonno che le «personedentro gli edifici sono andate tut-te in Paradiso», Dan osserveràche «quelle torri erano più alte delnecessario» e che «gli arabi nonavevano tutti i torti a considerar-le una forma di millanteria», la so-rella conclude: «La mia maestradice che quelle luci sono come l’ar-cobaleno. Significano che non suc-cederà più». Contano le storie,non la Storia. Un caleidoscopio.

Blu crepuscolo,blu notte,blu delitto

Sono Felixse mia moglieha un amante

A CUNEO

Scrittorincittà= «Idoli» è il tema delladodicesima edizione di«Scrittorincittà» a Cuneo dal18 al 21 novembre. Gli idoli delpotere, della musica, dellosport, della tecnologia, dellamoda. Inaugura lamanifestazione il premioCampiello Michela Murgia.Tra gli altri ospiti: il premioStrega Antonio Pennacchi,Marco Belpoliti (su Pasolini, acui ha dedicato il nuovo libro),Domenico Starnone, OlivieroBeha, Massimo Gramelliniautore di L’ultima riga dellefavole (Longanesi).

PREMIO CHATWIN

A Nooteboom= Allo scrittore olandese CesNooteboom (da Iperborea è direcente uscito Le volpivengono di notte) è statoconferito il premio Chatwin«Una vita di viaggi e passioneletteraria». La cerimonia il 20novembre a Genova. I Premispeciali andranno alfotoreporter Ivo Saglietti, almusicista Vinicio Capossela,all’attore Paolo Briguglia, aFlaviano Bianchini (autore di InTibet). Saranno presenti,anche, lo scrittore ErmannoRea, il fotoreporter MarioDondero, la vedova di ChatwinElizabeth. Nell’occasione saràpresentata una selezione dilettere inedite di Chatwin,dalla raccolta Under the Sunche nel 2011 uscirà da Adelphi.

PREMIO

Paolo Volponi= Nicola Lagioia, SebastianoNata e Laura Pugno sono ifinalisti del premio letterario«Paolo Volponi», che verràassegnato il 27 novembre aPorto Sant’Elpidio. Un premiospeciale andrà ad Altan. Lemanifestazioni collegate alPremio cominciano a Fermomartedì 16. In programmafilm, monologhi teatrali, unamostra fotografica di UlianoLucas, presentazione di libri.

L’aveva detto tante vol-te: «ora chiudo». Mala decisione vera è arri-

vata solo ora: HenningMankell ha davvero appeso alchiodo il suo ispettore Wallan-der che sullo schermo ha meri-tato l’interpretazione straor-dinaria di Kenneth Branagh.L’uomo inquieto (trad. diGiorgio Puleo, Marsilio, pp.557, € 19) è infatti il canto delcigno di un personaggio tantoamato. In una vicenda che -per lo meno nel tratto dellavecchiaia e delle riflessioni sulveloce volo della vita - ha lun-ghi tratti autobiografici.

Inaspettatamente Wallan-der diventa nonno e incappa inun brutto incidente professio-nale: si ubriaca e smarrisce lapistola in un ristorante. Segna-li! Mentre è sospeso sparisce ilnovello consuocero, Hakan vonEnke, ex alto ufficiale di mari-na che da anni si batte per farluce sul segreto di un sottoma-rino russo lasciato scappare acausa di un ordine tanto assur-do quanto perentorio mentreera in acque svedesi, chiuso inun’ermetica trappola. Chi hatradito? Un ministro del gover-no Palme? Lo stato maggiore?Qualcuno ha regolato i conticon l’imbarazzante e insoppor-tabile curiosità di Von Enke ilcui corollario è il Grande Mi-stero nazionale, ovvero l’omici-dio dello stesso Palme?

Aleggia continuo, nellosvolgimento del «tema», unasorta di accorato addio al let-tore. Ovvero, il senso che le co-se, prima o poi, devono finire.Ma in questa scelta c’è anche -firmato Mankell sulla coperti-na de Il cielo è un posto sul-la terra (trad. di CarmenGiorgetti Cima, B. C. Dalai,pp. 453, € 19,50) - un pubblicoed esplicito passaggio di conse-gne, l’individuazione di un de-gno erede personale in Ake Ed-wardson.

E il buon Henning ha ragio-ne. Ake il prediletto si limita aspostare la scena da Ystad aGöteborg. Ma il racconto man-tiene la medesima lievità,l’identica propensione ad arzi-gogolare sulla propria e altruiesistenza, il cameratismo con icolleghi, l’intreccio continuo diindagini diverse, la leggerezzadel narrare anche quando lecose si fanno più nere e distur-banti. In questo caso, le azionidi un pedofilo che avvicinabambini all’asilo o ai giardi-netti dopo averli spiati a lun-go per impadronirsi di tutte leloro azioni durante la giorna-ta. E che, dopo quattro tentati-vi di prova, al quinto rapisceun piccolo nel passeggino du-rante un attimo di distrazionedella madre, intenta a far com-pere tra i banchi di un immen-so centro commerciale. L’eroeè un umanissimo commissarioWinter che però si trova coin-volto - apparentemente - in unsecondo filone: una serie di vio-lente aggressioni - più che al-tro, pestaggi punitivi - nei con-fronti di ambigui studenti uni-versitari, eseguite con la piùstrana delle armi: un ferrousato anticamente per mar-chiare le vacche come faceva-no i cowboy del West.

Al pari di Mankell, Edwar-dson è maestro di soluzioni lo-giche ma inattese, ambientatein paesaggi assai affascinanti.

E’ un luna parkla borghesiad’America

Roero di Cortanze «Il coloredella paura», un fosco feuilleton

Updike Un’epica degradatatra New England e Pennsylvania

ANDREW WILSON

Jacobson L’impellente, assurdodesiderio di un libraio antiquario

Tutte le donneche han fatto luce

pp Ian McEwanp SOLARp trad. di Susanna Bassop Einaudi, pp. 344, € 20p McEwan è nato nel 1948, vive a

Londra. È autore, tra l’altro, diLettera a Berlino, Cani neri,Espiazione, tutti editi da Einau-di. Il protagonista di Solar è unsessantenne piccolo di statura,pingue, smodato nei vizietti, mamolto intelligente.p McEwan presenterà il suo libro

a Torino, Circolo dei lettori, il15 novembre, alle 21p A Roma, il 25 novembre prima

italiana dell'opera su suo li-bretto, "For you", per l’ Accade-mia filarmonica.

pp Gérard Roero di Cortanzep IL COLORE DELLA PAURAp trad. di Doriana Comerlatip Garzanti, pp. 294, € 18,60

pp Howard Jacobsonp UN AMORE PERFETTOp trad. di Milena Zemira Ciccimarrap Cargo, pp. 382, € 20p Jacobson ha vinto il Man Booker Pri-

ze 2010 con The Finkler Question

pp John Updikep LE LACRIME DI MIO PADREp trad. di Federica Odderap Guanda, pp. 309, € 18,50

Segue da pag. I

Ian McEwan sarà a Torino il 15/11

Vicenda drammaticatrattata in un modoquasi leggero,un po’ meno feliceil disegno dei personaggi

Tra la Savoia e la Torinodel 1860, la sanguinosamarcia di un francesed’origine piemontese(come il suo autore)

«Solar»: un libro riccoed elaborato comenon accadeva da tempo,un antieroe moderno,tra difetti e vitalità

«Un amore perfetto»:una sorta di follegenerosità, l’orgoglio(paradossalmente)di un possesso esclusivo

zione che dà tanta forza allasua opera. Come TerrenceRafferty scrisse sul NewYorker: «I romanzi di PatriciaHighsmith sono inquietanti co-me nessun altro: non grandiincubi catartici, ma banali so-gni cattivi che ci rendono in-quieti e insonni per il resto del-la notte». [...]

Lo scrittore Will Self, inuna trasmissione di BBC2 sul-l’eredità della Highsmith, dis-se: «Patricia Highsmith sta ailibri gialli come Polanski aifilm thriller [...] Penso che laHighsmith sarà ricordata co-me uno dei grandi cartografidella psicopatologia crimina-le e, in un certo senso, una pre-corritrice dell’ossessione col-lettiva per i serial killer e ilmale che ha preso piede nelnostro mondo; una pioniera,se volete». [...]

La creatura più famosadella Highsmith è Tom Ri-pley, l’affascinante psicopati-co che compare in cinque deisuoi ventidue romanzi. È unassassino spietato, con un gu-sto per le cose più raffinatedella vita. Dipinge e disegna,suona al clavicembalo Scarlat-ti e le Variazioni Goldberg diBach, legge Schiller e Molièree va molto fiero della sua colle-zione di opere d’arte (quadridi Van Gogh e Magritte, ac-canto a disegni di Cocteau ePicasso). Il tonfo di un cadave-re in una fossa appena scava-ta gli dà un piacere indicibile,e ride alla vista di due dellesue vittime mentre brucianoin un’auto. Eppure, è lo stessouomo che si commuove da-vanti alla tomba di Keats.

La Highsmith usò il perso-naggio di Ripley per scardina-re la ripetitività dei gialli tradi-zionali. Secondo W.H. Auden,la formula standard della nar-rativa poliziesca poteva esse-re sintetizzata come segue:«C’è un omicidio; ci sono moltiindiziati; vengono eliminatitutti i sospetti meno uno, che èl’assassino; l’assassino vienearrestato o muore». Non cosìin un romanzo della Highsmi-th. «Penso che concentrarsisul “Chi è stato?” sia un modosciocco di stuzzicare la gente»disse del romanzo poliziesco.«A me questo non interessaper niente. [...]È come una spe-cie di rompicapo, e i rompica-pi non mi affascinano».

La scrittrice induce abil-mente il lettore a identificar-si con Ripley, e alla fine le no-stre reazioni morali sono cosìingarbugliate che facciamo atutti gli effetti il tifo per l’as-sassino, sperando che sfuggaalla punizione – come in effet-ti avviene, con crescente vir-tuosismo, in ogni libro. Senzadubbio la Highsmith ammira-va quella «razza superiore»di assassini; le vittime, vice-versa, spesso le consideravacittadini di seconda catego-ria. «In alcuni dei miei libri levittime sono individui cattivio scialbi, perciò l’assassino èpiù importante di loro» dice-va. «Questo è il parere di unascrittrice, non quello legaledi un giudice». Graham Gree-ne, uno dei suoi più grandifan, la definì «la poetessa del-l’inquietudine», una scrittri-ce che ha creato «un mondosenza esiti morali [...] Nienteè certo una volta superataquesta frontiera».

«Le lacrime di miopadre»: ultimi racconti,personaggi che hannoil dono di rivelarsievitando il melodramma

Bloc notes

p

Highsmith,la signorain neromessa a nudo

Scrittori stranieriIITuttolibri

SABATO 6 NOVEMBRE 2010LA STAMPA III

Gérard Roero di Cortanze

Part. da un manifesto pubblicitario di Giovanni Maria Mataloni, Roma, 1895

HowardJacobson

è nato aManchester

nel 1942.Sempre

da Cargo sonousciti i suoi

romanzi«KalookiNights» e

«L’imbattibileWalzer».

Quest’anno havinto il Man

Booker Prizecon «The

FinklerQuestion»

John Updike è scomparso nel 2009

R

Page 3: Tuttolibri n. 1740 (13-11-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - III - 13/11/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/02 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 12/11/10 20.45

McEwan Un Nobel collezionista di consortie all’avanguardia nella ricerca sul fotovoltaico

MASOLINOD’AMICO

A differenza di certigrandi narratori americanisuoi coetanei come PhilipRoth e Don DeLillo, che ulti-mamente dopo opere di gran-de impegno sono passati al«poco-e-spesso» (racconti al-lungati e non più romanzi cor-posi; d’altro canto, non fu Boi-leau a dire che un sonetto sen-za errori vale da solo un poe-mone?), il britannico IanMcEwan sorprende sgancian-do Solar, il suo libro più riccoed elaborato da un bel po’ ditempo a questa parte.

Non solo; ma, anche qui an-dando contro la tendenza deisuoi surricordati colleghi, ilpessimismo delle cui storiesembra cresciuto di pari pas-so con la diminuzione dellamole delle medesime, risulta,sorprendentemente e brillan-temente, comico; e la comici-tà, per quanto amare possanoesserne le conclusioni, non èmai veramente disfattista.

Ultima novità, questoMcEwan si è imbattuto in unpersonaggio nuovo, le cui ma-nifestazioni non si stanca maidi osservare con un diverti-mento che il lettore condividevolentieri. Si tratta di un tipi-co antieroe moderno, pieno didifetti ma anche di vitalità, de-

gno di non esaurirsi con un so-lo libro (e infatti qui campeg-gia al centro di tre storie colle-gate ma autonome), come ilConiglio di Updike o certi mo-nologanti di Saul Bellow.

E’ costui un sessantenne(poco meno nel primo episo-dio, che avviene nel 2000, po-co più nell’ultimo, del 2009)piccolo di statura, pingue, spe-lacchiato, smodato nei viziet-ti, cibo, alcol e conquiste fem-minili, ma molto intelligente,come attestano sia un premioNobel per la fisica conseguitoa poco più di trent’anni, siasporadici exploit del tipo diquando a Oxford per conqui-

stare una ragazza che studiavalettere si fece, partendo da ze-ro, una competenza enciclopedi-ca sul poeta John Milton in unasola settimana.

Quella ragazza, che poi di-ventò la sua prima moglie, ap-partiene al passato remoto.Quando noi incontriamo Micha-el Beard, lo troviamo in amba-sce riguardanti la sua quintaconsorte, che stufa dei tradi-menti subiti gli sta rendendo lapariglia con un violento idrauli-co tuttofare. Pur senza pentirsidelle proprie malefatte, Beardsente ora di desiderare la bellaPatrice come mai nel passato,ma non sa come comportarsiper riconquistarla, senza conta-re che la sua attività gli concedeben poco tempo per il privato.

Nei vent’anni e passa tra-scorsi dal Nobel, infatti, piùche continuare a studiare eglisi è concesso di diventare unaautorità vaga ma assai indaffa-rata, accettando la direzionedi istituzioni statali e private,viaggiando per tutto il mondoa dare consulenze, partecipan-do a convegni e via dicendo.La sua prontezza gli ha sem-pre concesso di cavarsela da-vanti alle emergenze, ma luiper primo sa di non averespessore. Adesso comunque ilprogetto di cui è alla testa, eche procede abbastanza sgan-gheratamente, riguarda unaquestione vitale per la soprav-vivenza dello stesso pianeta,vale a dire il riscaldamentoglobale e la necessità di limita-re le emissioni di carbonio.

Beard, che aveva iniziato la-vorando sulla luce, si trova cosìall’avanguardia nella ricercasul fotovoltaico, tema che inquesto episodio come nei due

successivi fa da sfondo alle sueperipezie private. Queste ri-guardano: il rapporto con laquinta moglie e con gli amantidi lei, con un risvolto addirittu-ra giallo; la caduta in disgraziadi Beard presso il grande pub-blico in seguito a un’affermazio-ne fraintesa dai media, combat-tuta contemporaneamente alproblema postogli dalla sestacompagna ufficiale, che gli an-nuncia a sorpresa di essere in-cinta; la convergenza di femmi-ne che vogliono la resa dei contie di altri ancora più minacciosifantasmi del passato sulla citta-dina del Nuovo Messico dove sista per sperimentare un nuovo

avveniristico impianto perestrarre energia dall’acqua,ideato da Beard e finanziato daun affarista ora assai preoccu-pato della piega che le cosestanno prendendo.

Con impressionante compe-tenza McEwan sciorina unaquantità di informazioni certoaggiornatissime sulla questio-ne che tutti ci riguarda e suimodi con cui la scienza potreb-be proporsi di affrontarla, sen-za ignorare le ulteriori difficol-tà poste dagli interessi di corpo-razioni, politici e via dicendo. E’un reporter formidabile, bastaa dimostrarlo la verve con laquale inserisce nelle vicissitudi-

ni di Beard una spedizione ver-so il Polo Nord per constatarelo scioglimento dei ghiacciai,analoga a una alla quale, l’auto-re dice nei ringraziamenti, eglistesso prese parte, e durante laquale ebbe l’idea del libro.

McEwan è evidentementeun maestro nel tesaurizzareogni esperienza, compresequelle casuali. Io stesso mi tro-vai con lui, con l’allora sindacodi Roma Veltroni ed altri, a visi-tare la Domus Aurea; e poi tro-vai quella giornata perfetta-mente ricostruita e attribuitaal protagonista di un altro ro-manzo, peraltro assai meno riu-scito di questo.

ELENALOEWENTHAL

Andrà pure d’accor-do con la ginnastica, come so-steneva il caro e vecchio Ed-mondo De Amicis: con il sen-so dell’umorismo, invece,l'amore ha decisamente menoconfidenza. Certo, è facile ri-dere e far ridere alle spalle del-le disavventure di cuore al-trui. Lo è molto meno quandosubentra la prima persona.Perché, come ben si sa, l'amo-re è una faccenda delicata,che tocca tasti sensibili. Ed èmolto raro trovare qualcunodisposto a condire la narrazio-ne sentimentale di sé con unpizzico di spirito, di autoiro-nia, di sarcasmo vero e pro-prio. Perché è così facile cade-re o nel patetico o nel grotte-sco, perdendo ogni credibili-tà. Soprattutto quando capitadi scoprire, in amore, segretiinattesi, risvolti urticanti, sen-timenti molto scomodi.

Howard Jacobson, adesempio, o meglio il suo alterego Felix (nomen assai pocoomen...) Quinn - un affermatolibraio antiquario inglese, haimparato che l’amore ha stra-ne regole di possesso, capaci dicapovolgere le apparenze, efors’anche la sostanza. Questoed altro si racconta nel suonuovo romanzo, tradotto in ita-

liano come Un amore perfetto(ma perché non optare perqualcosa di più vicino all'origi-nale The Act of Love?). Già,quando ami una donna alla fol-lia, ti può capitare di sentirel’impellente, tenace e assurdodesiderio di vederla fra le manidi un altro uomo. Una sorta digenerosità folle, che parados-salmente è anche l’orgoglio diun possesso esclusivo (lei èmia, non tua!) e che trasformala gelosia in qualcosa che asso-miglia al suo contrario anchese è il frutto del suo eccesso.

In parole povere, dopoaver scippato la moglie al pre-cedente marito, l’inquieto e as-

sai poco felice Felix passa il suotempo a cercarle degli amantiadeguati. Spinto da un’ossessio-ne che è fatta in egual misura dismania e di paura, il sofisticatolibraio diventa machiavelliconel tramare alle spalle della nonsi sa bene quanto ignara Mari-sa. S’ingegna per stabilire coin-cidenze e incontri, che peraltroteme come uno spettro nefasto.E poi si trova di fronte al fattocompiuto. Nella fattispecie conun ombroso individuo che por-ta il nome di Marjus e conduceun’esistenza enigmatica, finan-co un po’ losca.

Jacobson riesce a tratteg-giare questa vicenda in un mo-

do quasi leggero, con frequentinote caustiche ai danni di sestesso, o meglio dell’io narran-te. E’ un po’ meno convincentenel tratteggiare i personaggi,se stesso a parte. Marisa restauna figura ambigua, al lettorenon è mai dato vederla vera-mente in viso, non si capiscequanto sia complice attiva equanto marionetta sorrettadai fili dell’accorgimento narra-tivo. E anche l’amante non per-suade appieno, nella sua natu-ra sfuggente. Marjus è un pocodi buono ma è anche schiavodelle proprie debolezze. Deci-samente più corporea è inveceDulcie, la segretaria del prota-

gonista: un personaggio secon-dario che fa brevi e arbitrariecomparse, ma di cui il lettorecoglie appieno il melodrammasentimentale. Ma forse è dav-vero così che vuole l’autore,sfumando i suoi personaggiprincipali e offrendoci di fattouna lunga, coinvolgente digres-sione sull’amore e le sue ine-sauribili pene.

GIOVANNIBOGLIOLO

Il blu ha tanti signifi-cati e simbologie quante so-no le sue tonalità e sfumatu-re. Per molti, da Goethe aglischiavi afroamericani dellepiantagioni di cotone, è sta-to il colore della nostalgia,per Rimbaud quello della vo-cale o, Kieslowski ne ha fattol'emblema della difficile con-quista della libertà indivi-duale, Éluard ha sentenziatoche la terra era blu come un'arancia; nei loro film, FritzLang e David Linch - anchese per il tramite di due can-zoni: Blue Gardenia di NatKing Cole e Blue Velvet diBobby Vinton - lo hanno con-notato di angoscia e di terro-re. Ora la traduzione italia-na del romanzo Indigo, per laquale lo scrittore franceseGérard de Cortanze ha recu-perato tutto quanto il suoaristocratico cognome pie-montese, ne fa, senza mezzitermini, Il colore della paura.

In realtà, pauroso non ètanto il colore blu che produ-ce con ossessiva dedizione ilprotagonista Jean-AntoineGiobert, un savoiardo d'ori-gine italiana - più esattamen-te piemontese, del Roero -,che ha avuto la famiglia mas-

sacrata durante il Terrore,quanto quello che misteriosa-mente ha assunto la sua fac-cia, suscitando leggende e so-spetti di stregoneria.

E paurosa è la sequela diorripilanti uccisioni che si ac-compagnano e spesso sembra-no intrecciarsi con la sua spa-smodica marcia di avvicina-mento al blu assoluto. Ad ogninuova tappa - blu sera, blu lu-na, blu cielo, blu notte, blu ac-qua di mare, blu crepuscolo,blu infinito - viene scopertoun nuovo e più efferato delit-to, di cui tutte le circostanzesembrano additare come au-tore il misterioso fabbricantedi indaco.

Queste fosche vicende sisvolgono tra il 1859 e il 1860 es'incardinano nelle tensionipolitiche e nei rivolgimenti so-

ciali del passaggio della Savo-ia alla Francia. Teatro ne so-no la stessa Savoia e Torino,descritte, soprattutto la pri-ma, con colorito realismo epuntigliosa precisione topo-grafica e ambientale.

Seguiamo il protagonistanelle sue peregrinazioni per

borghi alpini e strade malfi-de, nelle sue soste in bettolefumose e sperdute locande,nei suoi viaggi - in treno, incarrozza e a cavallo - ad Anne-cy e a Torino, ma soprattutto

lo vediamo nella sua casa-ma-niero intento a redigere unTrattato dell'indaco e a inse-guire, con particolari accorgi-menti nella coltivazione dell'Isatis tinctoria e attraverso ar-

dite sperimentazioni chimi-che e alchemiche, forme sem-pre più perfette di blu.

Cortanze si destreggia constraordinaria competenza econ dovizia di dottrina nelladescrizione dei complicati pro-cessi di fabbricazione dell'in-daco e attorno a questo docu-mentato filo conduttore tesseun formicolante intreccio di vi-cende favolose: incubi ricor-renti, apparizioni, visioni, sco-perte che sembrano frutto diun intervento soprannaturale,realtà che, proprio nei momen-ti cruciali, sfuggono al control-lo della conoscenza razionale esfumano in sogni angosciosi.

L'amalgama è perfetto, a di-spetto di un'onomastica biz-zarra: alcuni personaggi porta-no nomi fiabeschi (PiccoloCuore, Cavaliere Rosso, San-gue di Drago), altri si fregianodi cognomi celebri (Gioberti,Galeani Napione e, con unabuffa femminilizzazione, unMonsignor Dupanlouve), altriancora, come il tedesco Blau-sein, hanno nomi parlanti; unalienista che discetta sul son-nambulismo si chiama Teodo-ro Lovati, come un illustreostetrico suo contemporaneo,e non mancano, nella Torinodel 1860, un Pier Massimo Pro-sio e un Giuliano Soria.

Un modo come un altro perammiccare al lettore e sugge-rirgli di mantenere il divertitoe indulgente distacco che ri-chiedono i feuilletons.

I GIALLINORDICI

PIERO SORIA

Ora Mankellincorona

Edwardson

CLAUDIOGORLIER

«Quel posto emana-va l’odore dell’epoca in cuila Florida era un luogo re-moto, il paradiso un po’spartano dei ricchi, e nonancora la casa di riposo e illuna park della grande de-mocrazia americana». CosìJohn Updike nel racconto«Libero», nella raccolta Lelacrime di mio padre, uscitanel 2009, a ridosso dellasua morte, a settantatré an-ni, e ora tradotta abilmen-te da Federica Oddera. C’èqui una riprova della folgo-rante capacità dello scritto-re americano a reinventa-re i luoghi, a introiettarvi ipersonaggi: basta pensareal suo indubbio capolavoro,Corri coniglio.

Updike diventa una sortadi epica degradata, quotidia-na, della borghesia america-na di provincia, evitando sem-pre la tentazione del melo-dramma, con un singolarescambio tra sofferta banalitàe introiettata ironia, tra ambi-gua esistenza e morte inatte-sa, impreparata. Ecco un mo-mento decisivo e, appunto, pa-radossalmente ambiguo, nelracconto che dà il titolo al li-bro: «Più che distruggergli il

cervello, l’Alzheimer accentuòla benigna confusione e la ten-denza a lasciarsi assorbire daipropri pensieri che l’avevanosempre caratterizzato. Al fune-rale della moglie, morta di can-cro, si girò verso di me primache avesse inizio il rito e mi dis-se: “Be’, James, non so bene co-sa stia succedendo, ma suppon-go che tutto si chiarirà”».

Così, le lacrime non esprimo-no nulla di sconvolgente: sonouna manifestazione naturalmen-te fisiologica. In una simile feno-menologia contestuale, lo scritto-re assume la parte del personag-gio, dell’attento commentatore:«Le nonne mentono - leggiamo in«L’apparizione» -, spesso per pu-ra cortesia o per il semplice desi-derio di migliorare una storia, mariescono anche a registrare detta-gli che agli uomini sfuggono».

I personaggi di Updike han-no il dono istintivo di raccontar-si. Siamo nel cuore della vecchiaAmerica, tra New England ePennsylvania - dove Updike eranato -, e il paesaggio acquista unvalore fondamentale: ci si vive,lo si attraversa, viaggiando al

tempo stesso nella realtà concre-ta, riscoperta, e nella memoria.

I personaggi talora viaggia-no, si spingono in Europa - Spa-gna, Italia -, in Africa - Marocco-, in India, ma quel paesaggio selo portano dietro, non meno del

loro privato continuamente ri-messo in gioco. Basta pensareal pullulare di tradimenti, di di-vorzi. Penso a uno dei romanzipiù fortunati, Coppie, caratteriz-zato da tutta una serie di adulte-ri incrociati, in una cittadinaanonima. A un certo punto cadeun fulmine sul campanile dellachiesa, e i recensori parlano tut-ti di un puritano «Dio adirato».Ma Updike, sorridendo, mi dis-se una volta: «No, è semplice-mente annoiato».

Un critico americano ha so-stenuto che i personaggi diUpdike sono degli «anfibi spiri-tuali», nei quali alberga una«doppiezza spirituale», che - at-tenzione - non va confusa pura-mente e semplicemente con ilpeccato, ma con una condizionedi «sì, ma», o «già e non ancora».La vita, come propone un altro

racconto, è un bicchiere d’acquae dipende se e quanta ne bevi.

Persino la catastrofe, cheemerge imperiosamente in que-sto libro nel racconto - quasi unromanzo breve - «Varietà di espe-rienze religiose», prendendo lemosse dell’attentato alle Torri Ge-melle, ricade nel privato, spostan-dosi con un inarrivabile maestriatra la vicenda in sé e la sua imma-gine testimoniale. Se Victoriaspiega al nonno che le «personedentro gli edifici sono andate tut-te in Paradiso», Dan osserveràche «quelle torri erano più alte delnecessario» e che «gli arabi nonavevano tutti i torti a considerar-le una forma di millanteria», la so-rella conclude: «La mia maestradice che quelle luci sono come l’ar-cobaleno. Significano che non suc-cederà più». Contano le storie,non la Storia. Un caleidoscopio.

Blu crepuscolo,blu notte,blu delitto

Sono Felixse mia moglieha un amante

A CUNEO

Scrittorincittà= «Idoli» è il tema delladodicesima edizione di«Scrittorincittà» a Cuneo dal18 al 21 novembre. Gli idoli delpotere, della musica, dellosport, della tecnologia, dellamoda. Inaugura lamanifestazione il premioCampiello Michela Murgia.Tra gli altri ospiti: il premioStrega Antonio Pennacchi,Marco Belpoliti (su Pasolini, acui ha dedicato il nuovo libro),Domenico Starnone, OlivieroBeha, Massimo Gramelliniautore di L’ultima riga dellefavole (Longanesi).

PREMIO CHATWIN

A Nooteboom= Allo scrittore olandese CesNooteboom (da Iperborea è direcente uscito Le volpivengono di notte) è statoconferito il premio Chatwin«Una vita di viaggi e passioneletteraria». La cerimonia il 20novembre a Genova. I Premispeciali andranno alfotoreporter Ivo Saglietti, almusicista Vinicio Capossela,all’attore Paolo Briguglia, aFlaviano Bianchini (autore di InTibet). Saranno presenti,anche, lo scrittore ErmannoRea, il fotoreporter MarioDondero, la vedova di ChatwinElizabeth. Nell’occasione saràpresentata una selezione dilettere inedite di Chatwin,dalla raccolta Under the Sunche nel 2011 uscirà da Adelphi.

PREMIO

Paolo Volponi= Nicola Lagioia, SebastianoNata e Laura Pugno sono ifinalisti del premio letterario«Paolo Volponi», che verràassegnato il 27 novembre aPorto Sant’Elpidio. Un premiospeciale andrà ad Altan. Lemanifestazioni collegate alPremio cominciano a Fermomartedì 16. In programmafilm, monologhi teatrali, unamostra fotografica di UlianoLucas, presentazione di libri.

L’aveva detto tante vol-te: «ora chiudo». Mala decisione vera è arri-

vata solo ora: HenningMankell ha davvero appeso alchiodo il suo ispettore Wallan-der che sullo schermo ha meri-tato l’interpretazione straor-dinaria di Kenneth Branagh.L’uomo inquieto (trad. diGiorgio Puleo, Marsilio, pp.557, € 19) è infatti il canto delcigno di un personaggio tantoamato. In una vicenda che -per lo meno nel tratto dellavecchiaia e delle riflessioni sulveloce volo della vita - ha lun-ghi tratti autobiografici.

Inaspettatamente Wallan-der diventa nonno e incappa inun brutto incidente professio-nale: si ubriaca e smarrisce lapistola in un ristorante. Segna-li! Mentre è sospeso sparisce ilnovello consuocero, Hakan vonEnke, ex alto ufficiale di mari-na che da anni si batte per farluce sul segreto di un sottoma-rino russo lasciato scappare acausa di un ordine tanto assur-do quanto perentorio mentreera in acque svedesi, chiuso inun’ermetica trappola. Chi hatradito? Un ministro del gover-no Palme? Lo stato maggiore?Qualcuno ha regolato i conticon l’imbarazzante e insoppor-tabile curiosità di Von Enke ilcui corollario è il Grande Mi-stero nazionale, ovvero l’omici-dio dello stesso Palme?

Aleggia continuo, nellosvolgimento del «tema», unasorta di accorato addio al let-tore. Ovvero, il senso che le co-se, prima o poi, devono finire.Ma in questa scelta c’è anche -firmato Mankell sulla coperti-na de Il cielo è un posto sul-la terra (trad. di CarmenGiorgetti Cima, B. C. Dalai,pp. 453, € 19,50) - un pubblicoed esplicito passaggio di conse-gne, l’individuazione di un de-gno erede personale in Ake Ed-wardson.

E il buon Henning ha ragio-ne. Ake il prediletto si limita aspostare la scena da Ystad aGöteborg. Ma il racconto man-tiene la medesima lievità,l’identica propensione ad arzi-gogolare sulla propria e altruiesistenza, il cameratismo con icolleghi, l’intreccio continuo diindagini diverse, la leggerezzadel narrare anche quando lecose si fanno più nere e distur-banti. In questo caso, le azionidi un pedofilo che avvicinabambini all’asilo o ai giardi-netti dopo averli spiati a lun-go per impadronirsi di tutte leloro azioni durante la giorna-ta. E che, dopo quattro tentati-vi di prova, al quinto rapisceun piccolo nel passeggino du-rante un attimo di distrazionedella madre, intenta a far com-pere tra i banchi di un immen-so centro commerciale. L’eroeè un umanissimo commissarioWinter che però si trova coin-volto - apparentemente - in unsecondo filone: una serie di vio-lente aggressioni - più che al-tro, pestaggi punitivi - nei con-fronti di ambigui studenti uni-versitari, eseguite con la piùstrana delle armi: un ferrousato anticamente per mar-chiare le vacche come faceva-no i cowboy del West.

Al pari di Mankell, Edwar-dson è maestro di soluzioni lo-giche ma inattese, ambientatein paesaggi assai affascinanti.

E’ un luna parkla borghesiad’America

Roero di Cortanze «Il coloredella paura», un fosco feuilleton

Updike Un’epica degradatatra New England e Pennsylvania

ANDREW WILSON

Jacobson L’impellente, assurdodesiderio di un libraio antiquario

Tutte le donneche han fatto luce

pp Ian McEwanp SOLARp trad. di Susanna Bassop Einaudi, pp. 344, € 20p McEwan è nato nel 1948, vive a

Londra. È autore, tra l’altro, diLettera a Berlino, Cani neri,Espiazione, tutti editi da Einau-di. Il protagonista di Solar è unsessantenne piccolo di statura,pingue, smodato nei vizietti, mamolto intelligente.p McEwan presenterà il suo libro

a Torino, Circolo dei lettori, il15 novembre, alle 21p A Roma, il 25 novembre prima

italiana dell'opera su suo li-bretto, "For you", per l’ Accade-mia filarmonica.

pp Gérard Roero di Cortanzep IL COLORE DELLA PAURAp trad. di Doriana Comerlatip Garzanti, pp. 294, € 18,60

pp Howard Jacobsonp UN AMORE PERFETTOp trad. di Milena Zemira Ciccimarrap Cargo, pp. 382, € 20p Jacobson ha vinto il Man Booker Pri-

ze 2010 con The Finkler Question

pp John Updikep LE LACRIME DI MIO PADREp trad. di Federica Odderap Guanda, pp. 309, € 18,50

Segue da pag. I

Ian McEwan sarà a Torino il 15/11

Vicenda drammaticatrattata in un modoquasi leggero,un po’ meno feliceil disegno dei personaggi

Tra la Savoia e la Torinodel 1860, la sanguinosamarcia di un francesed’origine piemontese(come il suo autore)

«Solar»: un libro riccoed elaborato comenon accadeva da tempo,un antieroe moderno,tra difetti e vitalità

«Un amore perfetto»:una sorta di follegenerosità, l’orgoglio(paradossalmente)di un possesso esclusivo

zione che dà tanta forza allasua opera. Come TerrenceRafferty scrisse sul NewYorker: «I romanzi di PatriciaHighsmith sono inquietanti co-me nessun altro: non grandiincubi catartici, ma banali so-gni cattivi che ci rendono in-quieti e insonni per il resto del-la notte». [...]

Lo scrittore Will Self, inuna trasmissione di BBC2 sul-l’eredità della Highsmith, dis-se: «Patricia Highsmith sta ailibri gialli come Polanski aifilm thriller [...] Penso che laHighsmith sarà ricordata co-me uno dei grandi cartografidella psicopatologia crimina-le e, in un certo senso, una pre-corritrice dell’ossessione col-lettiva per i serial killer e ilmale che ha preso piede nelnostro mondo; una pioniera,se volete». [...]

La creatura più famosadella Highsmith è Tom Ri-pley, l’affascinante psicopati-co che compare in cinque deisuoi ventidue romanzi. È unassassino spietato, con un gu-sto per le cose più raffinatedella vita. Dipinge e disegna,suona al clavicembalo Scarlat-ti e le Variazioni Goldberg diBach, legge Schiller e Molièree va molto fiero della sua colle-zione di opere d’arte (quadridi Van Gogh e Magritte, ac-canto a disegni di Cocteau ePicasso). Il tonfo di un cadave-re in una fossa appena scava-ta gli dà un piacere indicibile,e ride alla vista di due dellesue vittime mentre brucianoin un’auto. Eppure, è lo stessouomo che si commuove da-vanti alla tomba di Keats.

La Highsmith usò il perso-naggio di Ripley per scardina-re la ripetitività dei gialli tradi-zionali. Secondo W.H. Auden,la formula standard della nar-rativa poliziesca poteva esse-re sintetizzata come segue:«C’è un omicidio; ci sono moltiindiziati; vengono eliminatitutti i sospetti meno uno, che èl’assassino; l’assassino vienearrestato o muore». Non cosìin un romanzo della Highsmi-th. «Penso che concentrarsisul “Chi è stato?” sia un modosciocco di stuzzicare la gente»disse del romanzo poliziesco.«A me questo non interessaper niente. [...]È come una spe-cie di rompicapo, e i rompica-pi non mi affascinano».

La scrittrice induce abil-mente il lettore a identificar-si con Ripley, e alla fine le no-stre reazioni morali sono cosìingarbugliate che facciamo atutti gli effetti il tifo per l’as-sassino, sperando che sfuggaalla punizione – come in effet-ti avviene, con crescente vir-tuosismo, in ogni libro. Senzadubbio la Highsmith ammira-va quella «razza superiore»di assassini; le vittime, vice-versa, spesso le consideravacittadini di seconda catego-ria. «In alcuni dei miei libri levittime sono individui cattivio scialbi, perciò l’assassino èpiù importante di loro» dice-va. «Questo è il parere di unascrittrice, non quello legaledi un giudice». Graham Gree-ne, uno dei suoi più grandifan, la definì «la poetessa del-l’inquietudine», una scrittri-ce che ha creato «un mondosenza esiti morali [...] Nienteè certo una volta superataquesta frontiera».

«Le lacrime di miopadre»: ultimi racconti,personaggi che hannoil dono di rivelarsievitando il melodramma

Bloc notes

p

Highsmith,la signorain neromessa a nudo

Scrittori stranieriIITuttolibri

SABATO 6 NOVEMBRE 2010LA STAMPA III

Gérard Roero di Cortanze

Part. da un manifesto pubblicitario di Giovanni Maria Mataloni, Roma, 1895

HowardJacobson

è nato aManchester

nel 1942.Sempre

da Cargo sonousciti i suoi

romanzi«KalookiNights» e

«L’imbattibileWalzer».

Quest’anno havinto il Man

Booker Prizecon «The

FinklerQuestion»

John Updike è scomparso nel 2009

R

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Faletti Un uomo inutilmente fascinosoche alle sue belle può solo donare profitti

RENATOBARILLI

Francesco Piccolo è ilfelice cultore di un genere che, ainostri giorni, gli appartiene qua-si in esclusiva, mentre per il pas-sato gli si potrebbero trovare au-torevoli padrini, come il CesareZavattini di Parliamo tanto di me.Si tratta di portare l'attenzionesulla ridda di tic, manie, idiosin-crasie, piccoli tabù, superstizioniche costellano la nostra vita, cau-sandoci angosciosi calcoli delleprobabilità, quasi impegnandociin una continuamorra cinese.

Tipico in tal senso un raccon-to con cui, a metà dei '90, Piccolosi era genialmente manifestato,raccontando di un bambino inca-ricato di portare a scuola un fra-tello minore, ma con l'ordine ditenerlo dalla parte del muro enon del traffico. Interrogativotormentoso: i genitori lo faceva-no per proteggere il più amatofratellino, o riconoscevano il ran-go superiore del primogenito?Ma, trovato il garbuglio iniziale,in seguito Piccolo si era impegna-

to per costruirvi attorno un inte-ro racconto, come è avvenutocon L'Italia spensierata, 2007,che indagava sul coacervo di ste-reotipi suscitati, poniamo, dallasosta in un autogrill. Quindi, neLa separazione del maschio, l'esa-me si è esteso a tutta la condizio-ne di lui nei confronti di lei.

Ora invece, con Momenti ditrascurabile felicità, l'autore ha ri-nunciato a un intento di costru-zione, di estensione, sembra pre-so da un'incontenibile bulimiache lo porta a infilzare nello spie-do questi momenti l'uno dopol'altro, senza dargli tempo di ma-turare, se non per lo spazio limi-tato di una pagina o due. Ne vie-

ne non più un racconto, bensì unprontuario, un dizionarietto, undiario di registrazioni rapide e in-calzanti, talvolta racchiuse in unasola riga. Ma così il lettore è coltoda un piacevole bombardamento,tra cui sarebbe imbarazzato a sce-gliere e dare la palma dell'eccellen-za.

Ci sono i guai che ci procuria-mo in auto, quando per accorreredall’amata del giorno siamo inter-rotti da una serie di passaggi a li-

vello, e così l'ardore risulta frena-to, fino a spegnersi. Oppure, la cor-sa spericolata per passare in testa,davanti ad altri veicoli, in quanto ilnostro diarista in preda a mille ne-vrosi confessa che non sopporta disostenereuna fila al semaforo. Per-fino ai supermarket, quando si pre-senta alla cassa col carrello dellemerci, se vede che ci sarebbe da at-tendere,preferisce rimetterle al lo-ro posto, con delicatezza e cura,perché in questi suoi comporta-menti immersi in un delirio freddoegli non viene mai meno al rispettodelle buone regole. Anche se, d'al-tra parte, deve pur riconoscersiuna punta di sadismo, come quan-do, in treno, si nasconde in attesadella partenza, per poi precipitarsia reclamare il posto prenotato al-lontanandone il malcapitato, illusoche fosse rimasto libero. Sadismoanche nel chinarsi, durante la pro-iezione di un film già visto, ad anti-cipare al vicino l'arrivo delle scenemigliorio più eccitanti.

Ma forse il capolavoro in que-sta serie di inciampi, contraddizio-ni, vicoliciechi, sta nella riflessionesuscitata dal martelletto che neitreni viene proposto per rompere ivetri in caso di emergenza, e intan-to se ne sta protetto dietro solidicristalli.

Come si vive, in un mondo cosìirto di ostacoli? In definitiva, nonmale, ci sonoappunto i momenti difelicità annunciati dal titolo, anchese trascurabili, ovvero esigui, con-viene però saperli accettare. L'infe-licità sta semmai in uno scrupolo-so rispettodelle norme.

EMANUELETREVI

«Ma insomma - sichiedeva il grande Henri Mi-chaux sul transatlantico di-retto dalla Francia in Ecua-dor -, dove è questo viag-gio?». Interrogazione genia-le e scoraggiante, quella delgiovane Michaux (Ecuadoruscì nel 1929). Perché se ogniluogo del mondo (almeno pernoi moderni) possiede le suecoordinate, non altrettantosi può dire di quel singolareimpasto di spazio e di tempoche è il viaggio consideratoin sé.

Il fatto è che nessun viag-giatore, nemmeno il più di-sposto al fascino dell’estra-neità, è un automa cartesia-no. Se vuole davvero cono-scere ciò che registra con losguardo, è nel pozzo oscurodella propria identità che glitocca calarsi, rinunciando al-le abitudini più rassicuranti,sollecitando poteri a lungoassopiti o latenti.

Forse per questo tutti i li-bri di viaggio decisivi dellanostra epoca, da In Patago-nia di Bruce Chatwin al Pe-sce-scorpione di Nicolas Bou-vier, fino agli Anelli di Satur-no di W.G. Sebald, sono dellesorprendenti cartografie in-teriori, capaci di rinnovarel’antico genere delle confes-sioni proprio là dove menoce lo aspettavamo.

Non facevano eccezionealla regola alcuni libri pubbli-cati da Antonio Tabucchi alprincipio degli Anni Ottantadel secolo scorso, e destinatia un meritato e duraturo suc-cesso, come Donna di PortoPim e Notturno indiano. Aquelle ormai lontane espe-rienze sono dedicate alcunedelle pagine più intense diViaggi e altri viaggi, raccoltadi scritti dispersi del Tabuc-chi on the road ben curata daPaolo Di Paolo.

Tutti i luoghi in cui ci capi-

ta di approdare, scrive Tabuc-chi in un articolo del 2006 inti-tolato Le mie Azzorre, testimo-niano di noi almeno tantoquanto noi testimoniamo di lo-ro. «Ci siamo arrivati il giornogiusto o il giorno sbagliato, maquesto non è responsabilitàdel luogo, dipende da noi».

Alla stessa maniera, quan-do raccontiamo un sogno, mol-to spesso ci rendiamo conto diriferire fatti banali, che hannoun significato solo se accantoa questi sopravvive anche il ri-cordo delle emozioni che ne ab-biamo provato. Più che una

convinzione filosofica astrat-ta, questo empirismo radicaleè un metodo narrativo al qualelo scrittore non rinuncia innessun caso.

Anche quando è costrettoalla misura breve di una rubri-ca di giornale, il viaggio di Ta-bucchi si tiene sempre in equi-librio fra la descrizione e il suocontraccolpo interiore. Comese il mondo, nell’infinita varie-tà delle sue apparenze, avessebisogno di passare di lì, per lacruna dell’ago dell’Io, per rag-giungere un accettabile gradodi credibilità.

Intendiamoci, Tabucchinon è affatto così ingenuo daignorare che anche l’Io, se lo

mettiamo alle strette, non èche un’illusione fra le altre.Ma il viaggiatore che si raccon-ta in queste pagine non è allaricerca di una solida teoria del-la realtà. Vigile, curioso, co-sciente di quei limiti nei qualigli è concesso di godersi ciòche gli tocca in sorte, ha da-vanti a sé obiettivi molto menoambiziosi. Ogni suo atto di co-noscenza è una specie di pattoprovvisorio con l’illimitato.

Nemmeno lo spettro piùterrificante per ogni scrittoredi viaggi, quello del turismo, ècapace di paralizzarlo. «Forse

siamo tutti turisti, a questomondo», riflette Tabucchi nelbel mezzo di un’esplorazionedi Creta. Ma che senso avreb-be opporsi in maniera frontalea questa immane mutazioneantropologica? Fino a qualchedecennio fa, i più raffinati siostinavano a evitare le vie piùbattute, rifugiandosi in un al-trove sempre più minacciato.Oggi non resterebbero, a que-sti ultimi romantici, che le zo-ne devastate dalla guerra e daidisastri industriali.

Il libro di Tabucchi ci mo-stra un’altra via. L’altrove piùincontaminato è sotto i nostriocchi, basta avere la pazienzadi cercarlo. E’ un interstizio,una crepa quasi invisibile nel-la monotonia del cliché e del ri-saputo. Quasi accettando unasfida impossibile, Tabucchi celo dimostra parlando di Pisa.E’ vero, le migliaia di personeche ogni giorno, vomitate da-gli autobus, riempiono la Piaz-za dei Miracoli condividono ungrado dell’esperienza prossi-mo allo zero assoluto. Il souve-nir si sovrappone alla realtà efinisce per corroderla, comese quelle persone fossero tra-sportate per magia all’internodi un posacenere, di un calen-dario, di una bolla con la nevefinta. Eppure, anche se intrap-polati in questa situazione limi-te, sarà possibile una salutareevasione: basterà abbandona-re il gruppo per qualche minu-to, imboccare via della Faggio-la, e fermarsi a contemplare lafacciata armoniosa del vec-chio Palazzo Soderini, doveuna targa ricorda che Leopar-di trascorse quasi un anno traquelle mura, scrivendo A Sil-via e Il Risorgimento.

Il viaggiatore di Tabucchi,insomma, è colui che esercitaal massimo grado possibile lasua libertà: facendo il passo inpiù necessario a riappropriar-si di quel mondo che, a primavista, gli è stato per sempresottratto.

SERGIOPENT

«Chiamatemi Ismae-le»... «Io mi chiamo Bravo e nonho il cazzo». L'incipit fa il classi-co, in alcuni casi. Oppure ag-gancia il lettore e lo costringe acercare una risposta fin da subi-to, per scoprire come e quandoil determinato Bravo sia rima-sto privo di un dettaglio non in-differente della sua anatomiamaschile. Con una buona dosedi pazienza, il mistero verràsvelato appena prima del theend esotico in cui Giorgio Falet-ti colloca - alquanto felicemen-te nonostante l'irritante meno-mazione- il suo protagonista.

Ma qualche logico sospettomalavitoso serpeggia nellamente di chi percorre il suonuovo romanzo, drammone ati-pico, sbaffato di nostalgia. Ap-punti di un venditore di donne è iltentativo singolare - finora l'uni-co dell'autore - di raccontareuna storia italiana, lontana da-gli standard cosmopoliti che glihanno garantito fama, venditee consensi. Senza contorsioni-smi disumani o attraversamen-ti col rosso, Faletti cerca un per-corso quasi personale, in parteforse vissuto - almeno nell'at-mosfera ancora sopportabile diuna Milano pre-bevute fine An-ni 70 - in parte ricostruito in un

tracciato narrativo schietto, ve-loce, privo di eccessi e sbavatu-re.

Raccontare anche solo par-te della vicenda metterebbe illettore su una pista destinata asminuire il piacere della scoper-ta. Dopo i logici «preliminari»,infatti, il susseguirsi dei colpi discena, dei cambi di prospettiva,degli enigmi irrisolti e delle ma-schere calate diventa inarresta-bile, fino alla conclusione, inparte telefonata, soprattuttonell’epilogo chiarificatorio incui ogni dettaglio torna - anche

troppo - al suo posto.Ma il resto è un malloppo di di-

vertimento assicurato, in questaMilano datata aprile 1978 in cuil'Italia ha il fiato sospeso in attesadi sviluppi sul rapimento di AldoMoro. Bravo è l'uomo senza caz-zo, un trentacinquenne inutil-mente fascinoso che alle donnepuò regalare solo un'alta percen-tuale di profitti derivati dagli in-contri intimi che predispone perloro in ambienti altolocati, dallaborghesia alla politica. Bravo èl'osservatore attento che vive iltransito di un'epoca in una cittàpredisposta a manovre sotterra-

nee che già fanno subodorare ilbunga bunga dietro l'angolo. Dal-le bische clandestine agli affaricon i boss della mala, il venditoredi donne si ritrova al centro di unimprecisato complotto nel qualepuò perdere solo la vita - il resto ègià stato asportato anni prima -ma da cui cerca di risalire conun’astuzia che lascia intuire acca-dimenti più che tenebrosi.

Carla, la bella donna delle puli-zie che accetta al volo di diventa-re una nuova accompagnatrice -le escort non erano neanche anco-ra autoveicoli - della schiera diBravo; Daytona, l'amico scom-mettitore forse non così candidocome sembra; Giorgio, l'aspiran-te cabarettista; Lucio, il vicino dicasa, musicista cieco con cui Bra-vo si diletta nella soluzione di re-bus da Settimana enigmistica; Ta-no Casale, il boss al quale il prota-gonista promette qualcosa di

troppo, tipo una schedina del To-tocalcio da mezzo miliardo di li-re… Ognuno di questi personaggiavrà un ruolo determinante nelgran casino che si crea in quellaprimavera milanese del ’78, dovele macchine erano solo numeri -500, 127, 128 - dove tirar tardi si-gnificava respirare la città deser-ta prima dell’alba, dove giovanicomici sconosciuti tentavano lasorte in una specie di cantina dal-la quale uscirono vestiti di suc-cesso non pochi personaggi delcinema e della tv.

La disinvoltura della narrazio-ne si sposa con il tentativo di rico-struire un'Italia - e una Milano -che non ci sono più. Una sorta diamarcord con morti ammazzatiche lascia galleggiare la nostramemoria verso quell’epoca tutta-via più spensierata e sincera, incui un giovane comicodagli occhiazzurri si preparava a piombaresui nostri teleschermi domenica-li chiedendo con aria pazzerella etrasognata «è qui che c’è le don-ne nude?».

TORNANOI «QUADERNI»DEDICATI A GADDA

Nel cantiere dell’Ingegnere= Sia reso un merito speciale a Luigi Brioschi di aversalvato dall'estinzione e anzi rilanciato sotto l'egida dellaFondazione Pietro Bembo i Quaderni dell'ingegnereper antonomasia, Carlo Emilio Gadda. In questi tempi dibraccini corti, non è impresa di tutti i giorni.Già fondati nel 2001 da Dante Isella (per Ricciardi, poipassati a Einaudi tre anni dopo) segnano lo sviluppo delcantiere che aveva superbamente condotto acompimento l'edizione delle Opere nei garzantiani «Libridella Spiga». Venuto a mancare Isella, e dopo di luiFranco Gavazzeni, li dirige ora Clelia Martignoni con un

team di studiosi d'alto valore, per lo più allievi e sodali delMaestro. La rivista (Guanda, pp. X-310, € 24) è bilanciatatra testi inediti (godibilissimi sempre), studi approfonditie utili strumenti di lavoro, indispensabili a nuovi scavi.Se il lavoro da fare è ancora molto, specie alla luce dinuove acquisizioni (quali i Fondi Roscioni e Citati, i dueangeli custodi del periodo romano), non può finire inmani migliori. Spiccano in questo numero La casasolitaria, un racconto noir del 1932 con venature«fantasioso - ironiche»; una prosa di viaggio (in auto conLinati a Venezia); le lettere 1963-70 a Gian Carlo Roscioniin cui l'apprenti cadavre sfoga nelle consuete pirotecnieverbali nevrosi e stanchezze («i disturbi cui mi affliggo ele cure relative fanno di me un infermo oscillante e un

buono a nulla autentico... Il caldo umido-afoso e ilpolverone del cantiere, con ululati di cani alla prima luce,sono a perfezionare il quadro... le mie condizioni dimalade pas du tout imaginaire»). E ancora, i disegni delTaccuino di Caporetto, le indagini di Claudio Vela (suipersonaggi minori del Pasticciaccio, «fugaci mamemorabili»), Andrea Silvestri (la terminologia tecnicanascosta nell'uso lessicale corrente), Ornella Selvafolta(la sede del Circolo Filologico assai cara all'ingegnere)Donata Martinelli (Gadda e la Treccani), CleliaMartignoni (lo pseudo-dialogo premesso all'edizione1963 della Cognizione). Anche ad apertura casuale dipagina, la gratitudine del lettore scatta immediata Ernesto Ferrero

Mi chiamoBravo, ma Luinon ce l’ho

Un dizionariettorapido e incalzante(talvolta in una solariga) di «Momentidi trascurabile felicità»

«Viaggi e altri viaggi»:una raccolta di scrittidispersi, in equilibriofra la descrizione e il suocontraccolpo interiore

Se on the roadappare Leopardi

Un passaggioa livelloci separa da lei

MATTEO B. BIANCHI, «APOCALISSE A DOMICILIO»

Viaggio in un mondo gay= Cosa fareste se in un mattino qualunque di lavorovostro fratello venisse a farvi visita a sorpresa, vi facessescendere dall'ufficio e in un bar, imbarazzato e sconvolto,vi raccontasse che una sensitiva di comprovata infallibilitàgli ha preannunciato la vostra morte? Tra la risata, gliscongiuri, l'insulto e l'angoscia, il protagonista diApocalissea domicilio (Marsilio, pp.240, € 18) sceglieun'altra via: poiché la data di morte presunta è per un paiodi mesi più tardi, prende la decisione di spenderli in unasospensione dal lavoro e dalla vita routinaria, in viaggio,per ritrovare gli amici del passato. E, soprattutto, per fare

un'ultima volta sesso con le sole tre persone che abbia maidavvero amato. Questo è il motore di Apocalisse adomicilio, quarto romanzo di Matteo B. Bianchi,autore-bandiera della giovane cultura gay italiana e, nelsuo lavoro per riviste, radio, televisione, da sempreentusiasta ricognitore su tutto ciò che è pop,metropolitano, nuovo. Il viaggio comincia dalla Sardegna,in un mare fuori stagione dove andare a ritrovare l'angolosperduto, la zona temporaneamente autonoma in cui ungruppo di amici vive, da lustri, come in una specie di Thebeach meno paranoico ed esclusivo. Qui, per unprotagonista che nell'avvio di romanzo va per laquarantina, c'è Michele, il grande amore di quando siavvicinava ai trenta. Lasciata la Sardegna, a Roma cerca e

ritrova l'unica donna della sua vita, Chiara: il primo amore,il più tenero, la porta d'ingresso al sesso ai tempi del liceo.Poi, a San Francisco, mentre la data infausta si avvicina,l'incontro è con Jason, fascinoso scrittore e truffatoreinformatico, l'amore più recente, quello della maturità.Al di la della suspense che la vicenda dell'annuncio feralepuò o meno creare, piace ritrovare in questo romanzo lacifra di Matteo B. Bianchi: quel senso di rilassata normalitàper una vita spesa in un mondo gay che, ecco il punto,non è affatto «a parte». Ma che è semplicemente ilmondo. Quello di tutti. In cui vivere in pace la propria vita,briosa e ricca di volti, di amicizie, di amori, buoni antidotiper quella fine di percorso che tutti attende. Piersandro Pallavicini

pp Giorgio Falettip APPUNTI

DI UN VENDITORE DI DONNEp B. C. Dalai, pp. 397, € 19

pp Antonio Tabucchip VIAGGI E ALTRI VIAGGIp Feltrinellip pp.269, € 17,50

pp Francesco Piccolop MOMENTI

DI TRASCURABILE FELICITÀp Einaudi, pp. 134, € 12,50

Piccolo Ostacoli, equivoci, inciampi,vicoli ciechi della nostra esistenza

Un drammone schietto,veloce, divertente, privodi eccessi e sbavature:tra bische e affari,tra la mala e il cabaret

Antonio Tabucchi: una raccolta di scritti per giornali e riviste

Tabucchi Dalla piazza della sua Pisa alle Azzorre,a Creta: il mondo allo specchio di un turista mai per caso

«Appunti di unvenditore di donne»:nella Milano fineAnni 70 che già covail bunga bunga

Scrittori italianiIVTuttolibri

SABATO 13 NOVEMBRE 2010LA STAMPA V

Matteo B. Bianchi

Giorgio Falettisi misura per

la prima voltacon una storiatutta italiana,lontana dagli

standardcosmopoliti deisuoi precedenti

successie fa riviverela Milano in

cui mosse iprimi passi di

attor comicodal palco

del Derbyalle luci

della tv con«Drive in»

Gadda ritratto da Capocchini

INCONTRI LETTERARI

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Faletti Un uomo inutilmente fascinosoche alle sue belle può solo donare profitti

RENATOBARILLI

Francesco Piccolo è ilfelice cultore di un genere che, ainostri giorni, gli appartiene qua-si in esclusiva, mentre per il pas-sato gli si potrebbero trovare au-torevoli padrini, come il CesareZavattini di Parliamo tanto di me.Si tratta di portare l'attenzionesulla ridda di tic, manie, idiosin-crasie, piccoli tabù, superstizioniche costellano la nostra vita, cau-sandoci angosciosi calcoli delleprobabilità, quasi impegnandociin una continuamorra cinese.

Tipico in tal senso un raccon-to con cui, a metà dei '90, Piccolosi era genialmente manifestato,raccontando di un bambino inca-ricato di portare a scuola un fra-tello minore, ma con l'ordine ditenerlo dalla parte del muro enon del traffico. Interrogativotormentoso: i genitori lo faceva-no per proteggere il più amatofratellino, o riconoscevano il ran-go superiore del primogenito?Ma, trovato il garbuglio iniziale,in seguito Piccolo si era impegna-

to per costruirvi attorno un inte-ro racconto, come è avvenutocon L'Italia spensierata, 2007,che indagava sul coacervo di ste-reotipi suscitati, poniamo, dallasosta in un autogrill. Quindi, neLa separazione del maschio, l'esa-me si è esteso a tutta la condizio-ne di lui nei confronti di lei.

Ora invece, con Momenti ditrascurabile felicità, l'autore ha ri-nunciato a un intento di costru-zione, di estensione, sembra pre-so da un'incontenibile bulimiache lo porta a infilzare nello spie-do questi momenti l'uno dopol'altro, senza dargli tempo di ma-turare, se non per lo spazio limi-tato di una pagina o due. Ne vie-

ne non più un racconto, bensì unprontuario, un dizionarietto, undiario di registrazioni rapide e in-calzanti, talvolta racchiuse in unasola riga. Ma così il lettore è coltoda un piacevole bombardamento,tra cui sarebbe imbarazzato a sce-gliere e dare la palma dell'eccellen-za.

Ci sono i guai che ci procuria-mo in auto, quando per accorreredall’amata del giorno siamo inter-rotti da una serie di passaggi a li-

vello, e così l'ardore risulta frena-to, fino a spegnersi. Oppure, la cor-sa spericolata per passare in testa,davanti ad altri veicoli, in quanto ilnostro diarista in preda a mille ne-vrosi confessa che non sopporta disostenereuna fila al semaforo. Per-fino ai supermarket, quando si pre-senta alla cassa col carrello dellemerci, se vede che ci sarebbe da at-tendere,preferisce rimetterle al lo-ro posto, con delicatezza e cura,perché in questi suoi comporta-menti immersi in un delirio freddoegli non viene mai meno al rispettodelle buone regole. Anche se, d'al-tra parte, deve pur riconoscersiuna punta di sadismo, come quan-do, in treno, si nasconde in attesadella partenza, per poi precipitarsia reclamare il posto prenotato al-lontanandone il malcapitato, illusoche fosse rimasto libero. Sadismoanche nel chinarsi, durante la pro-iezione di un film già visto, ad anti-cipare al vicino l'arrivo delle scenemigliorio più eccitanti.

Ma forse il capolavoro in que-sta serie di inciampi, contraddizio-ni, vicoliciechi, sta nella riflessionesuscitata dal martelletto che neitreni viene proposto per rompere ivetri in caso di emergenza, e intan-to se ne sta protetto dietro solidicristalli.

Come si vive, in un mondo cosìirto di ostacoli? In definitiva, nonmale, ci sonoappunto i momenti difelicità annunciati dal titolo, anchese trascurabili, ovvero esigui, con-viene però saperli accettare. L'infe-licità sta semmai in uno scrupolo-so rispettodelle norme.

EMANUELETREVI

«Ma insomma - sichiedeva il grande Henri Mi-chaux sul transatlantico di-retto dalla Francia in Ecua-dor -, dove è questo viag-gio?». Interrogazione genia-le e scoraggiante, quella delgiovane Michaux (Ecuadoruscì nel 1929). Perché se ogniluogo del mondo (almeno pernoi moderni) possiede le suecoordinate, non altrettantosi può dire di quel singolareimpasto di spazio e di tempoche è il viaggio consideratoin sé.

Il fatto è che nessun viag-giatore, nemmeno il più di-sposto al fascino dell’estra-neità, è un automa cartesia-no. Se vuole davvero cono-scere ciò che registra con losguardo, è nel pozzo oscurodella propria identità che glitocca calarsi, rinunciando al-le abitudini più rassicuranti,sollecitando poteri a lungoassopiti o latenti.

Forse per questo tutti i li-bri di viaggio decisivi dellanostra epoca, da In Patago-nia di Bruce Chatwin al Pe-sce-scorpione di Nicolas Bou-vier, fino agli Anelli di Satur-no di W.G. Sebald, sono dellesorprendenti cartografie in-teriori, capaci di rinnovarel’antico genere delle confes-sioni proprio là dove menoce lo aspettavamo.

Non facevano eccezionealla regola alcuni libri pubbli-cati da Antonio Tabucchi alprincipio degli Anni Ottantadel secolo scorso, e destinatia un meritato e duraturo suc-cesso, come Donna di PortoPim e Notturno indiano. Aquelle ormai lontane espe-rienze sono dedicate alcunedelle pagine più intense diViaggi e altri viaggi, raccoltadi scritti dispersi del Tabuc-chi on the road ben curata daPaolo Di Paolo.

Tutti i luoghi in cui ci capi-

ta di approdare, scrive Tabuc-chi in un articolo del 2006 inti-tolato Le mie Azzorre, testimo-niano di noi almeno tantoquanto noi testimoniamo di lo-ro. «Ci siamo arrivati il giornogiusto o il giorno sbagliato, maquesto non è responsabilitàdel luogo, dipende da noi».

Alla stessa maniera, quan-do raccontiamo un sogno, mol-to spesso ci rendiamo conto diriferire fatti banali, che hannoun significato solo se accantoa questi sopravvive anche il ri-cordo delle emozioni che ne ab-biamo provato. Più che una

convinzione filosofica astrat-ta, questo empirismo radicaleè un metodo narrativo al qualelo scrittore non rinuncia innessun caso.

Anche quando è costrettoalla misura breve di una rubri-ca di giornale, il viaggio di Ta-bucchi si tiene sempre in equi-librio fra la descrizione e il suocontraccolpo interiore. Comese il mondo, nell’infinita varie-tà delle sue apparenze, avessebisogno di passare di lì, per lacruna dell’ago dell’Io, per rag-giungere un accettabile gradodi credibilità.

Intendiamoci, Tabucchinon è affatto così ingenuo daignorare che anche l’Io, se lo

mettiamo alle strette, non èche un’illusione fra le altre.Ma il viaggiatore che si raccon-ta in queste pagine non è allaricerca di una solida teoria del-la realtà. Vigile, curioso, co-sciente di quei limiti nei qualigli è concesso di godersi ciòche gli tocca in sorte, ha da-vanti a sé obiettivi molto menoambiziosi. Ogni suo atto di co-noscenza è una specie di pattoprovvisorio con l’illimitato.

Nemmeno lo spettro piùterrificante per ogni scrittoredi viaggi, quello del turismo, ècapace di paralizzarlo. «Forse

siamo tutti turisti, a questomondo», riflette Tabucchi nelbel mezzo di un’esplorazionedi Creta. Ma che senso avreb-be opporsi in maniera frontalea questa immane mutazioneantropologica? Fino a qualchedecennio fa, i più raffinati siostinavano a evitare le vie piùbattute, rifugiandosi in un al-trove sempre più minacciato.Oggi non resterebbero, a que-sti ultimi romantici, che le zo-ne devastate dalla guerra e daidisastri industriali.

Il libro di Tabucchi ci mo-stra un’altra via. L’altrove piùincontaminato è sotto i nostriocchi, basta avere la pazienzadi cercarlo. E’ un interstizio,una crepa quasi invisibile nel-la monotonia del cliché e del ri-saputo. Quasi accettando unasfida impossibile, Tabucchi celo dimostra parlando di Pisa.E’ vero, le migliaia di personeche ogni giorno, vomitate da-gli autobus, riempiono la Piaz-za dei Miracoli condividono ungrado dell’esperienza prossi-mo allo zero assoluto. Il souve-nir si sovrappone alla realtà efinisce per corroderla, comese quelle persone fossero tra-sportate per magia all’internodi un posacenere, di un calen-dario, di una bolla con la nevefinta. Eppure, anche se intrap-polati in questa situazione limi-te, sarà possibile una salutareevasione: basterà abbandona-re il gruppo per qualche minu-to, imboccare via della Faggio-la, e fermarsi a contemplare lafacciata armoniosa del vec-chio Palazzo Soderini, doveuna targa ricorda che Leopar-di trascorse quasi un anno traquelle mura, scrivendo A Sil-via e Il Risorgimento.

Il viaggiatore di Tabucchi,insomma, è colui che esercitaal massimo grado possibile lasua libertà: facendo il passo inpiù necessario a riappropriar-si di quel mondo che, a primavista, gli è stato per sempresottratto.

SERGIOPENT

«Chiamatemi Ismae-le»... «Io mi chiamo Bravo e nonho il cazzo». L'incipit fa il classi-co, in alcuni casi. Oppure ag-gancia il lettore e lo costringe acercare una risposta fin da subi-to, per scoprire come e quandoil determinato Bravo sia rima-sto privo di un dettaglio non in-differente della sua anatomiamaschile. Con una buona dosedi pazienza, il mistero verràsvelato appena prima del theend esotico in cui Giorgio Falet-ti colloca - alquanto felicemen-te nonostante l'irritante meno-mazione- il suo protagonista.

Ma qualche logico sospettomalavitoso serpeggia nellamente di chi percorre il suonuovo romanzo, drammone ati-pico, sbaffato di nostalgia. Ap-punti di un venditore di donne è iltentativo singolare - finora l'uni-co dell'autore - di raccontareuna storia italiana, lontana da-gli standard cosmopoliti che glihanno garantito fama, venditee consensi. Senza contorsioni-smi disumani o attraversamen-ti col rosso, Faletti cerca un per-corso quasi personale, in parteforse vissuto - almeno nell'at-mosfera ancora sopportabile diuna Milano pre-bevute fine An-ni 70 - in parte ricostruito in un

tracciato narrativo schietto, ve-loce, privo di eccessi e sbavatu-re.

Raccontare anche solo par-te della vicenda metterebbe illettore su una pista destinata asminuire il piacere della scoper-ta. Dopo i logici «preliminari»,infatti, il susseguirsi dei colpi discena, dei cambi di prospettiva,degli enigmi irrisolti e delle ma-schere calate diventa inarresta-bile, fino alla conclusione, inparte telefonata, soprattuttonell’epilogo chiarificatorio incui ogni dettaglio torna - anche

troppo - al suo posto.Ma il resto è un malloppo di di-

vertimento assicurato, in questaMilano datata aprile 1978 in cuil'Italia ha il fiato sospeso in attesadi sviluppi sul rapimento di AldoMoro. Bravo è l'uomo senza caz-zo, un trentacinquenne inutil-mente fascinoso che alle donnepuò regalare solo un'alta percen-tuale di profitti derivati dagli in-contri intimi che predispone perloro in ambienti altolocati, dallaborghesia alla politica. Bravo èl'osservatore attento che vive iltransito di un'epoca in una cittàpredisposta a manovre sotterra-

nee che già fanno subodorare ilbunga bunga dietro l'angolo. Dal-le bische clandestine agli affaricon i boss della mala, il venditoredi donne si ritrova al centro di unimprecisato complotto nel qualepuò perdere solo la vita - il resto ègià stato asportato anni prima -ma da cui cerca di risalire conun’astuzia che lascia intuire acca-dimenti più che tenebrosi.

Carla, la bella donna delle puli-zie che accetta al volo di diventa-re una nuova accompagnatrice -le escort non erano neanche anco-ra autoveicoli - della schiera diBravo; Daytona, l'amico scom-mettitore forse non così candidocome sembra; Giorgio, l'aspiran-te cabarettista; Lucio, il vicino dicasa, musicista cieco con cui Bra-vo si diletta nella soluzione di re-bus da Settimana enigmistica; Ta-no Casale, il boss al quale il prota-gonista promette qualcosa di

troppo, tipo una schedina del To-tocalcio da mezzo miliardo di li-re… Ognuno di questi personaggiavrà un ruolo determinante nelgran casino che si crea in quellaprimavera milanese del ’78, dovele macchine erano solo numeri -500, 127, 128 - dove tirar tardi si-gnificava respirare la città deser-ta prima dell’alba, dove giovanicomici sconosciuti tentavano lasorte in una specie di cantina dal-la quale uscirono vestiti di suc-cesso non pochi personaggi delcinema e della tv.

La disinvoltura della narrazio-ne si sposa con il tentativo di rico-struire un'Italia - e una Milano -che non ci sono più. Una sorta diamarcord con morti ammazzatiche lascia galleggiare la nostramemoria verso quell’epoca tutta-via più spensierata e sincera, incui un giovane comicodagli occhiazzurri si preparava a piombaresui nostri teleschermi domenica-li chiedendo con aria pazzerella etrasognata «è qui che c’è le don-ne nude?».

TORNANOI «QUADERNI»DEDICATI A GADDA

Nel cantiere dell’Ingegnere= Sia reso un merito speciale a Luigi Brioschi di aversalvato dall'estinzione e anzi rilanciato sotto l'egida dellaFondazione Pietro Bembo i Quaderni dell'ingegnereper antonomasia, Carlo Emilio Gadda. In questi tempi dibraccini corti, non è impresa di tutti i giorni.Già fondati nel 2001 da Dante Isella (per Ricciardi, poipassati a Einaudi tre anni dopo) segnano lo sviluppo delcantiere che aveva superbamente condotto acompimento l'edizione delle Opere nei garzantiani «Libridella Spiga». Venuto a mancare Isella, e dopo di luiFranco Gavazzeni, li dirige ora Clelia Martignoni con un

team di studiosi d'alto valore, per lo più allievi e sodali delMaestro. La rivista (Guanda, pp. X-310, € 24) è bilanciatatra testi inediti (godibilissimi sempre), studi approfonditie utili strumenti di lavoro, indispensabili a nuovi scavi.Se il lavoro da fare è ancora molto, specie alla luce dinuove acquisizioni (quali i Fondi Roscioni e Citati, i dueangeli custodi del periodo romano), non può finire inmani migliori. Spiccano in questo numero La casasolitaria, un racconto noir del 1932 con venature«fantasioso - ironiche»; una prosa di viaggio (in auto conLinati a Venezia); le lettere 1963-70 a Gian Carlo Roscioniin cui l'apprenti cadavre sfoga nelle consuete pirotecnieverbali nevrosi e stanchezze («i disturbi cui mi affliggo ele cure relative fanno di me un infermo oscillante e un

buono a nulla autentico... Il caldo umido-afoso e ilpolverone del cantiere, con ululati di cani alla prima luce,sono a perfezionare il quadro... le mie condizioni dimalade pas du tout imaginaire»). E ancora, i disegni delTaccuino di Caporetto, le indagini di Claudio Vela (suipersonaggi minori del Pasticciaccio, «fugaci mamemorabili»), Andrea Silvestri (la terminologia tecnicanascosta nell'uso lessicale corrente), Ornella Selvafolta(la sede del Circolo Filologico assai cara all'ingegnere)Donata Martinelli (Gadda e la Treccani), CleliaMartignoni (lo pseudo-dialogo premesso all'edizione1963 della Cognizione). Anche ad apertura casuale dipagina, la gratitudine del lettore scatta immediata Ernesto Ferrero

Mi chiamoBravo, ma Luinon ce l’ho

Un dizionariettorapido e incalzante(talvolta in una solariga) di «Momentidi trascurabile felicità»

«Viaggi e altri viaggi»:una raccolta di scrittidispersi, in equilibriofra la descrizione e il suocontraccolpo interiore

Se on the roadappare Leopardi

Un passaggioa livelloci separa da lei

MATTEO B. BIANCHI, «APOCALISSE A DOMICILIO»

Viaggio in un mondo gay= Cosa fareste se in un mattino qualunque di lavorovostro fratello venisse a farvi visita a sorpresa, vi facessescendere dall'ufficio e in un bar, imbarazzato e sconvolto,vi raccontasse che una sensitiva di comprovata infallibilitàgli ha preannunciato la vostra morte? Tra la risata, gliscongiuri, l'insulto e l'angoscia, il protagonista diApocalissea domicilio (Marsilio, pp.240, € 18) sceglieun'altra via: poiché la data di morte presunta è per un paiodi mesi più tardi, prende la decisione di spenderli in unasospensione dal lavoro e dalla vita routinaria, in viaggio,per ritrovare gli amici del passato. E, soprattutto, per fare

un'ultima volta sesso con le sole tre persone che abbia maidavvero amato. Questo è il motore di Apocalisse adomicilio, quarto romanzo di Matteo B. Bianchi,autore-bandiera della giovane cultura gay italiana e, nelsuo lavoro per riviste, radio, televisione, da sempreentusiasta ricognitore su tutto ciò che è pop,metropolitano, nuovo. Il viaggio comincia dalla Sardegna,in un mare fuori stagione dove andare a ritrovare l'angolosperduto, la zona temporaneamente autonoma in cui ungruppo di amici vive, da lustri, come in una specie di Thebeach meno paranoico ed esclusivo. Qui, per unprotagonista che nell'avvio di romanzo va per laquarantina, c'è Michele, il grande amore di quando siavvicinava ai trenta. Lasciata la Sardegna, a Roma cerca e

ritrova l'unica donna della sua vita, Chiara: il primo amore,il più tenero, la porta d'ingresso al sesso ai tempi del liceo.Poi, a San Francisco, mentre la data infausta si avvicina,l'incontro è con Jason, fascinoso scrittore e truffatoreinformatico, l'amore più recente, quello della maturità.Al di la della suspense che la vicenda dell'annuncio feralepuò o meno creare, piace ritrovare in questo romanzo lacifra di Matteo B. Bianchi: quel senso di rilassata normalitàper una vita spesa in un mondo gay che, ecco il punto,non è affatto «a parte». Ma che è semplicemente ilmondo. Quello di tutti. In cui vivere in pace la propria vita,briosa e ricca di volti, di amicizie, di amori, buoni antidotiper quella fine di percorso che tutti attende. Piersandro Pallavicini

pp Giorgio Falettip APPUNTI

DI UN VENDITORE DI DONNEp B. C. Dalai, pp. 397, € 19

pp Antonio Tabucchip VIAGGI E ALTRI VIAGGIp Feltrinellip pp.269, € 17,50

pp Francesco Piccolop MOMENTI

DI TRASCURABILE FELICITÀp Einaudi, pp. 134, € 12,50

Piccolo Ostacoli, equivoci, inciampi,vicoli ciechi della nostra esistenza

Un drammone schietto,veloce, divertente, privodi eccessi e sbavature:tra bische e affari,tra la mala e il cabaret

Antonio Tabucchi: una raccolta di scritti per giornali e riviste

Tabucchi Dalla piazza della sua Pisa alle Azzorre,a Creta: il mondo allo specchio di un turista mai per caso

«Appunti di unvenditore di donne»:nella Milano fineAnni 70 che già covail bunga bunga

Scrittori italianiIVTuttolibri

SABATO 13 NOVEMBRE 2010LA STAMPA V

Matteo B. Bianchi

Giorgio Falettisi misura per

la prima voltacon una storiatutta italiana,lontana dagli

standardcosmopoliti deisuoi precedenti

successie fa riviverela Milano in

cui mosse iprimi passi di

attor comicodal palco

del Derbyalle luci

della tv con«Drive in»

Gadda ritratto da Capocchini

Page 6: Tuttolibri n. 1740 (13-11-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - VI - 13/11/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/06 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 12/11/10 19.40

Jovine «Signora Ava», nel Molise tra l’arrivodi Garibaldi e l’eclisse di Franceschiello

Con il tricoloree con i briganti

MASSIMORAFFAELI

Il tricolore in fiammedavanti a una discarica da cuirisuonano i tumulti di una sol-levazione popolare insiemecon il passo degli agenti anti-sommossa è l'istantanea piùrecente della questionale meri-dionale e perciò della guerratra «cafoni» e «galantuomini»che sembra confermare ineterno i pronostici del Princi-pe di Salina, nel Gattopardo,secondo cui tutto sarebbecambiato perché tutto rima-nesse com'era: appunto, le pa-role di un uomo infinitamentecinico e reazionario, di un no-bile che vedeva il mondo solodalla parte dei nobili.

Una splendida eccezioneal meridionalismo aristocrati-co e fatalista è Signora Ava(1942) di Francesco Jovine,scrittore a lungo sottovaluta-to e quasi dimenticato il cui ca-polavoro viene riproposto daGoffredo Fofi, suo lettore dilungo periodo, che firmando-ne la prefazione ricorda comegli «si è rimproverata, da de-stra come da sinistra, la stes-sa cosa: di non essere un bor-ghese, ma solo un intellettualedi origine contadina attarda-tosi a studiare il suo mondo».

Molisano di Guardialfiera,dove nasce nel 1902, maestroelementare e poi direttore di-dattico (già assistente di Giu-seppe Lombardo Radice, spo-serà Dina Bertoni, insigne sto-rica della scuola), Jovine muo-re a Roma a soli quarantotto

anni, nel 1950, al culmine diuna biografia breve e brucian-te che annovera soggiorni all'estero tra Tunisi e Il Cairo, lapartecipazione alla Resisten-za e una successiva militanzanel Pci. Legatissimo alla terrad'origine cui dedica numerosireportage e i racconti di L'im-pero in provincia (Einaudi1945), firma appena tre roman-zi, da Un uomo provvisorio ('42)che svela paradossalmente unautore di educazione cosmo-polita e un lettore di Freud, aLe terre del Sacramento (Einau-di 1950), opera di grande ambi-zione che, uscita postuma e inpiena Guerra fredda, lo impri-giona tuttavia nell'etichetta discrittore neorealista o persinodi adepto di un realismo socia-lista all'italiana.

Romanzo baricentrico, Si-gnora Ava rivela viceversa

una complicità primordiale conla propria materia, a partire daltitolo che rovescia un'indulgen-te oleografia settentrionale («iltempo in cui Berta filava») nell'immagine più decrepita dell'An-cien Régime in Meridione che,stando ad una filastrocca popo-lare, condannava a morte gliamanti clandestini.

Lo spazio del romanzo è ilmicrocosmo che in Molise uni-sce Guardialfiera e Larino, iltempo è scandito dai fatti del1860 e dunque tra l'arrivo di Ga-ribaldi, l'eclissi del regime diFranceschiello e la resistenzadei «briganti» borbonici e sanfe-disti. A sua volta la struttura èdivisa nettamente in due parti:la prima è tutta d'atmosfera, do-minata dal grigiore in cui vege-tano i nobili De Risio, esponentidi un mondo che agonizza neisuoi riti atavici, mentre la se-conda precipita a ritmo incal-zante nella storia d'amore emorte tra la giovane AntoniettaDe Risio e un domestico dal no-

me fatale, Pietro Veleno, il qua-le la rapisce, la sposa e con lei sidà alla macchia per combatterecontro le Camicie Rosse e leGuardie Nazionali. Scagliati inuna centrifuga troppo più gran-de di loro, accecati dalla fedeltàad un mondo la cui sola perfe-zione è l'inerzia, entrambi pa-gheranno il prezzo più alto.

Pubblicato dieci anni dopoFontamara di Ignazio Silone, Si-gnora Ava ne retrocede di mez-zo secolo gli ambienti ma ne ri-badisce sia l'impianto corale siala collocazione del punto di vi-sta, che si vuole fraterno e d'enbas. Fermo al dettato di una lin-gua scabra senza essere arida,a momenti elettrizzata dal di-scorso libero indiretto, Jovinenon prende mai direttamente laparola se non per interpostopersonaggio, nel qual caso è lafigura di un prete, don MatteoTridone, che davvero non haeguali nel nostro Novecento let-terario: un uomo che è parte in-tegrante di un presepe senza

tempo eppure sa trascenderloper un suo particolare stato diperplessità dove si alternano ilbuon senso e il gaio ottimismodella persona umile ma anche ildisincanto di colui che guardaal Sud inabissato, materia da et-nologi e folcloristi, con gli occhidi un morituro.

Don Matteo ora è il Socratedei novelli sposi, ora invece undon Abbondio e il subalterno si-lenzioso alla mensa dei nobili,ma egli resta un personaggio atutto tondo nella cui humanitasnon è prevista, per necessariaeccezione, l'arroganza del Prin-cipe di Salina. Parla volentierianche lui per proverbi, ma glisbottano da dentro o comunquegli vengono dal basso della con-dizione umana: «Tutti grassiRe e galantuomini, i cafoni tuttimagri: chissà perché?»; oppu-re: «Quando si misurano Ducatia staia, si dice bello a chi è brut-to». E' il primo a esporre in chie-sa il tricolore ma finisce con isuoi pupilli tra le fila dei brigan-ti, tanto che il lettore di SignoraAva è costretto ogni volta a do-mandarsi da che parte esatta-mente stia: sempre sospettatodi tradire la classe d'origine, ilparadosso di don Matteo è lavendetta del medesimo France-sco Jovine, un galantuomo con-sapevole di esserlo che, peramore del suo mondo, provò aguardarlo finalmente dalla par-te dei cafoni.

Atlante Dalle origini al Rinascimento, le vite e le operedei nostri letterati ricostruite attraverso mappe e grafici

I suoi «corsivi» Da Sainte-Beuvea Curtius, da Pascal a Primo Levi

EZIORAIMONDI

Quando, sul finire degliAnni 50, la rivista il Mulino deci-se di dare più spazio e attenzio-ne al mondo plurimo dei libri, siconvenne che le recensioni inprogetto dovessero essere sem-plici schede ordinate, rendicon-ti brevi di lettura tra giudizio eimpressione. Non so come, an-ch’io venni coinvolto nell’opera-zione il cui compenso consiste-va nel possesso del libro recensi-to e nella possibilità di rivolgerele richieste direttamente aglieditori non solo nazionali, in unfertile e invitante mercato euro-peo. Non restava che mettersialla prova. E presto scopersiche l’anonimato delle collabora-zioni apriva la strada ad un di-scorso più libero e sciolto, al difuori delle maschere accademi-che e degli obblighi istituzionali,con una libertà d’osservazione eanche forse,di scrittura.

Schede saggistiche, dun-que, o «notizie», come avrebbedetto Giuseppe Raimondi, loscrittore-stufaio bolognese. Siparlava di un libro come in unaconversazione tra amici, conaperture, associazioni, gusti,analogie nel segno di un’amici-zia che dava alla curiosità la ca-denza affettiva di un’intelligen-za, per così dire, in «libera usci-ta», affidata alla consuetudinepiù rara della mano sinistra.Del resto, erano gli ultimi anni

in cui a Bologna si poteva ancorastazionare in alcune ospitali libre-rie di tradizione (tra Zanichelli eCappelli), dove si ragionava dei li-bri aperti e sfogliati sul bancone,leggendo, confrontando, discu-tendo talvolta con una sorta di fu-ria festosa e un’attenzione sem-pre pronta a fermarsi sull’idea vi-

va, sulla prospettiva inedita diuna pagina o di una frase.

Comedimenticarlo?Ciò che passava nella scheda

concordata della rivista era in fon-do il primo umore di una letturapiù di uno scorcio che di fronte, inuno stile che conservava ancora

la dimensione sospesa e quasi in-terrogativa del parlato. La descri-zione rapida ma schietta di un’ipo-tesi o di una tesi si associava con ilgusto convergente dell’attualità,con il brusio del presente e il sen-so delle sue figure o delle tenden-ze ancora in divenire. E vi si ag-giungeva qualche volta il plaisirdell’anticipazione, la congetturadel nuovo, nel tentativo di capireper tempo il valore di un libro, lasua capacità di illuminare qual-che angolo dell’enciclopedia con-temporanea, sempre più estesa ecomplessa. Il rischio di sbagliareera coperto dalla pagina senza no-

me, dalla certezza o dall’illusionedi prestare un servizio e di render-lo più intenso ed efficace, sottrat-to dalla routine disciplinata da uncanonico ethos bibliografico.

Vero è che per l’artigiano cheattendeva al suo compito presta-bilito di recensore, questo lavoroinformativo diventava anche unesercizio di scrittura, un modoper mettere alla prova la propriavoce e i suoi possibili gesti interio-ri, quasi un atto di conoscenza diun proprio «Sé» meno noto e for-se timido, che rimaneva infatti aimargini della pagina sottoscrittadalla sigla responsabile di un no-me e di un ruolo.

Di qui il piacere sussidiario diuno specchio in cui si rifletteva unvolto più oscuro ed inquieto, comein uno sdoppiamento, con una«notizia» da tenere per sé, lascian-do al lettore, se mai lo voleva, di in-tuire qualcosa di questo segretogioco aggiunto. Ma forse, conside-rato a distanza di oltre mezzo se-colo, tutto questo valeva soltantoper il recensore, in una stagionedella sua piccola storia personaledi professore. E gli basta ora aver-lo ricordato nel tempo della no-stalgia e della memoria.

ANDREACORTELLESSA

Disse una volta, unoche di a priori se ne intende-va: «La vicenda di ciò che ac-cade in tempi diversi, che èpropriamente la storia, non èaltro che una ininterrotta ge-ografia, perciò è una delle piùgrandi manchevolezze stori-che quando non si sa in qualeluogo una cosa sia accaduta,o che cosa questo abbia com-portato». La citazione kantia-na figura in testa all'Atlantedella letteratura tedesca l'an-no scorso uscito da Quodli-bet; ma di certo avrà fatto dastella polare pure per SergioLuzzatto e Gabriele Pedullà,nel concepire l'equivalenteitaliano che ora finalmenteapproda in libreria col primodei suoi tre volumi (gli altriusciranno nel corso del 2011).

Assai diversa la «scala»delle due opere (entrambe apiù voci, con l'ambizione diriunire il meglio di diverse ge-nerazioni di studiosi): che nel-la cartografia einaudiana ten-de alla capillarità, e di conse-guenza assume proporzioniciclopiche (l'impaginato ospi-

ta migliaia di cartelle di testooltre a centinaia di grafici,istogrammi, appunto cartinevariamente realizzate - a vol-te rese non del tutto perspi-cue, a cercare il pelo nell'uo-vo, dalla scala di grigi chenon riesce a non far rimpian-gere la quadricromia).

Alle spalle, un'opera chedel pari coniugava efficaciadi sintesi e ardimento meto-dologico: l'Arte dal 1900 cu-rata nel 2004 dai quattromaggiori storici dell'arteUsa - Hal Foster, RosalindKrauss, Yve-Alain Bois eBenjamin H. D. Buchloh (inItalia uscito due anni dopo,da Zanichelli, a cura di ElioGrazioli). L'idea è che se dav-vero si vuole tener conto an-che del reticolo spaziale degliavvenimenti, non sia possibi-le mantenere relativamenteinvariate le corrispondenticategorie temporali (come èinvece accaduto a coloroche, nei decenni scorsi, han-no voluto raccogliere le pio-nieristiche proposte del Car-lo Dionisotti di Geografia estoria della letteratura italia-na: a partire da Alberto AsorRosa e Franco Moretti). Ilche significa frazionare la du-rata storica in una miriade,quasi una nube probabilisti-ca di «eventi»: dove atti fon-dativi di longues durées posso-no coesistere con fatti o fat-toidi preteriti o «segreti».

Si ridisegna così, com'èovvio, lo spazio: nella direzio-ne policentrica a suo tempoindicata da Dionisotti, percui le «capitali» medievali so-no sì Firenze ma anche Pado-va e l'Avignone della «cattivi-tà» pontificia (opportuna-mente, del resto, Silvia DeLaude ricorda come il primostorico della letteratura ita-

liana, il Dante del De vulgarieloquentia, a sua volta adottas-se un'ottica geografica, ma ro-vesciata rispetto a quella cuisiamo abituati); ma, meno ov-viamente e non meno radical-mente, cambia il modo di consi-derare il tempo.

Vent'anni fa un grande mae-stro - profeta dello spatial turnin corso che più si vorrebbe ve-dere ricordato - come il semiolo-go delle culture Jurij M. Lot-

man, nel suo testamentario Lacultura e l'esplosione, polemizza-va con la «positiva» filosofia del-la storia di Hegel rea di aver tra-scurato che «ciascuno deglieventi realizzati è circondatoda una nube di eventi non realiz-zati», «strade perdute» che dan-no un senso diverso a quelle ef-fettivamente percorse. E face-va un paragone singolare: lo sto-rico è come chi «guarda per laseconda volta un'opera teatra-

le»: da un lato «sa come finisce»ma al tempo stesso «nuovamen-te prova il sentimento dell'igno-to». Che è un altro modo, se vo-gliamo, di declinare la lezione diWalter Benjamin (da tutti, que-sta sì, tenuta ben presente) del-la «storiografia espressioni-sta», quella che «spazzola la sto-ria contropelo».

All'arrivo del messale ei-naudiano, dopo tanto mi sonorituffato con voluttà nel marecaldo, ancorché spesso agita-to, della nostra tradizione.Erano vicende che in gran par-te conoscevo (molte no, per laverità), ma ogni volta mi appa-rivano in una luce tutta nuova.Cura non ultima di Luzzatto ePedullà - che, ciascuno a suomodo, sono anche narratori - èstata la salvaguardia, nel rac-cogliere queste tante voci, del-la loro qualità di scrittura; edè anche per questo che si hadavvero l'impressione, leggen-do, di stare a teatro. Le vitedei letterati sono seguite neiloro più o meno traumaticispostamenti - esilî (con annes-sa mitologia romantico-nazio-nalista), periodi di studio, pre-miazioni (la variopinta casisti-

ca delle incoronazioni poeti-che, codificata da Petrarca inCampidoglio ma già nel Cin-quecento interpretata ironica-mente, come ai nostri tempi fa-rà Zanzotto), incontri e scon-tri, ambascerie e spedizioni,fughe e roghi - e la formalizza-zione grafica di tutto ciò trac-cia a volte disegni singolari, ir-cocervi fantastici, veri e pro-pri arabeschi (si veda, a titolod'esempio, quello di p. 783).Tutto storicizzato - documen-tato com'è da preziose schedebibliografiche - ma, nondime-no, tutto imprevedibile.

Innumerevoli i possibiliesempi - mi limiterò a tre. Sileggono come gialli la rico-struzione, da parte di Alessan-dro Barbero, della censoriacodificazione della legendabiografica francescana da par-te di Bonaventura da Bagno-regio ma anche quella, di Cor-rado Bologna, dello scambioepistolare di Dante con Gio-vanni del Virgilio (e della sto-ria da brivido, raccontata daBoccaccio, di un originale per-duto della Commedia in lati-no…), per non parlare di quell'horror metafisico che è la No-vella del Grasso legnaiuolo, ri-condotta da Silvano Nigro al-le sue matrici di scenografia(appunto) illusionistica.

Il Bel Paese, si sa, è ricco evario. Storicamente, lo è statosin troppo. Ma mentre tradi-zionalmente s'è guardato allaletteratura come a un fattoreunificante, l'effetto di questaricognizione rovescia, quasi,tale edificante vulgata. Il che,se può non rassicurare tropposul Paese, certo conferma laricchezza e la varietà - cioè labellezza - della sua letteratura.Siamo solo alla fine del primoatto, insomma, ma già scro-sciano gli applausi.

PER I RAGAZZI: UN’ORIGINALE PROVA DI LOGICA

Tre pinguini spiegano Dio= Tre pinguini e una colomba sono i protagonisti di unoriginale e straordinario racconto, L’Arca parte alle ottodei tedeschi Ulrich Hub e Jörg Müle (Rizzoli, pp. 89, € 10),il cui sottotitolo è quanto mai invitante: «L’esistenza di Diospiegata da tre pinguini». I quali, in una terra dove tutto èghiaccio e neve, forse per ingannare la noia discutono diDio e dei suoi attributi. Con dialoghi di strepitosoumorismo e ironia. Finché arriva una colomba che li invitaa fare le valigie perché Dio ha mandato il diluvio perpunire gli uomini che litigano sempre ecc. ecc., ma miraccomando, presto presto, l’Arca sta per partire.

Qui nasce il primo grosso problema, gli animali sonoaccettati solo in coppia, così che il più piccolo dei tre vienestrizzato in valigia e imbarcato. Ma la colomba, ignaradell’inganno, ha dimenticato qualcosa di importante,anche se non ricorda che cosa.Relegati in fondo all’Arca i nostri eroi proseguono con leloro domande e dubbi metafisici e surreali, non perchéintenzionalmente (da parte degli autori) ridicoli ogrotteschi, come quando scioccamente si vuol ridere delleingenuità infantili, ma perché, letteralmente, vanno soprae oltre la realtà materiale e mentale ordinaria.Investendo così alla radice, con una logica che appartienesolo a spiriti vergini, non inquinati o deformati dasovrastrutture ideologiche o pedagogiche, questioni di

fondo: chi è Dio, le prove dell’esistenza, la fede, ilproblema del male, la colpa e il castigo, il peccatooriginale…ma anche Lui può sbagliare.Mentre si sviluppano situazioni molto movimentate esempre divertenti, con il terzo pinguino che arrivaaddirittura a fingersi Dio per ingannare la colomba,questa finalmente reca il fatidico ramoscello d’olivo e glianimali possono scendere a terra a due a due.Ed ecco l’ennesimo colpo di scena: la colomba si accorgedi aver dimenticato di portarsi un compagno. La soluzionefinale è fulminante e spiazzante, con qualche animale chesi scandalizza un po’. Ma nessuno e niente sono perfetti,forse nemmeno i più intelligenti disegni divini. Fernando Rotondo

BRUNOQUARANTA

I risvolti-stiletto diVittorini. I tarli di Cecchi. IPreludi di Debenedetti. I corsi-vi di Ezio Raimondi. La brevi-tas come uniforme necessaria(la indosserà pure Cicerone)di colui che passa in rassegna,magari affrettandosi lenta-mente, ma inesorabilmentechiamato a distinguere, a co-gliere, a saggiare.

Nella Stagione di un recenso-re - ulteriore anello della pre-giata collana «Opere inedite dicultura», a cura di Ivo Iori, dacui è tratto il brano che sopraanticipiamo - il «maggiore» bo-lognese aduna cinquanta cor-sivi affidati, fra gli Anni Cin-quanta e Sessanta, al Mulino.Ne sortirà un «diario di biblio-teca», come Raimondi defini-sce le prove giornalistiche diCurtius, «l’umanista europeo»rivelatogli da Contini, a lui co-sì affine, ossia il defensor diuna cultura che crocianamen-te è vita morale.

Raimondi accosta laicamen-te la pagina. La tribuna, il pulpi-to, la torre d’avorio gli sono

estranei. Sa che non esiste il letto-re, «ma sempre i lettori», che ilgusto, di generazione in genera-zione, muta, nell’attesa dell’oraestrema, quando - come rammen-terà il Sainte-Beuve di Port-Royal- gli «specchi s’infrangeranno»,ri-velando infine il Bello e il Vero.

Un filo giansenistico cuce non

a caso la galleria di Ezio Raimon-di, «lettore» maiuscolo di Don Li-sander. Chiosando Les Ecrivainsde Port-Royal non manca di ono-rare la civiltà letteraria lievitataintorno al monastero di Mère An-gélique: «una austera civiltà lette-raria, un gusto della parola testi-monianza di verità», un’aria fami-liareche naturalmente riconduce«alla passione intellettuale, allostile di riflessione del Manzoni»,sospingendosi a intendere il «suo-no fermo e chiaro» della parola diPrimo Levi nella Tregua.

L’orma di Port-Royal, così niti-da nella Stagione di un recensore.Che accosta Pascal attraverso laVita narratane dalla sorella Ma-dame Périer (traduzione di Ro-berto Cantini per Il Saggiatore) efelicemente «sta» fra le Rilegatu-re giansenistiche di Pietro PaoloTrompeo, a cui riconosce il pre-

gio di inoculare, «tra la baldanzadella metodologia», il sospetto:«alla fine, ogni storia è la letturadi un’anima, il racconto, o la rive-lazione,di un caso spirituale».

La tirannia del metodo, cheumilia le ragioni del cuore. Egual-mente, Raimondi rifugge i virtuo-sismi di Emilio Cecchi (Libri nuo-vi e usati), nel giocoliere dei Pescirossi cogliendo «il rischio di sacri-ficare il pensiero, la tesi, all’ele-ganza». Una seduzione che - di-verso paesaggio - impronta ilcammino di Alain Robbe-Grilletnella Gelosia: là dove «un virtuosi-smo da erborista» talvolta intac-ca il «pensare un’emozione».

Conoscitore del tedesco, Rai-mondi accosterà direttamente,con spirito geometrique, il Musildi Tagebücher, Aphorismen, Es-says und Reden come l’Auerbachdi Literatursprache, apprezzando-ne la «fede schietta di umanistasenza retoriche». Come il suo Re-nato Serra, che confessava: «Inme non esiste altro che la mia hu-manitas e il dovere del mio me-stiere». L’humanitas che Heideg-ger contrapponeva all’umani-smo. L’uomo (non la sua astrazio-ne) unica bussola, unica vena.

“Così macinavorecensioniper il Mulino”

pp Francesco Jovinep SIGNORA AVAp introduzione di Goffredo Fofip postfazione di F. D’Episcopop Donzelli, pp. XV+223, € 23

Laboratorio dei criticiVITuttolibri

SABATO 13 NOVEMBRE 2010LA STAMPA VII

pp Sergio LuzzattoGabriele Pedullà(a cura di)p ATLANTE DELLA

LETTERATURAITALIANA, vol. IDalle originial Rinascimentop a cura di Amedeo

De Vincentiisp Einaudip pp. XXV-860, € 85

pp Ezio Raimondip LA STAGIONE

DI UN RECENSOREp A cura e con uno scritto

di Andrea Manettip MUP, pp. 160, € 15p Per i tipi di Il Mulino, di Ezio Rai-

mondi, «Ombre e figure», saggi suLon ghi, Arcangeli e la critica d’ar-te (pp. 126, € 13, a cura GabriellaFenocchio e Giorgio Zanetti).

NEI TASCABILI: IL CLASSICO DI GONCAROV

Oblomov, spettatore della vita= «Non era stato educato come un gladiatore per l’arena,ma come un pacifico spettatore della lotta; il suo animotimido e pigro non avrebbe saputo sopportare né iturbamenti della felicità, né i colpi della vita». Così,pacificato, pensa Il'a Il'ic Oblomov, giunto ormai alla finedella sua parabola discendente, persa la terra, persa ladonna di cui era innamorato e che lo ricambiava, persa persempre quell’unica stagione di frenesia che avrebbe potutocambiarlo. E questa sua dichiarazione, sospesa traaccettazione di sé stesso e consapevole estraneità rispetto almondo, lo fa diventare l'eroe letterario di un tempo mai

tramontato, il prototipo umano di tantissime figure diapatici, sognanti, infantili, riflessivi, inerziali che ancoraabitano le pagine dei romanzi contemporanei più riusciti.Si saluti dunque con partecipazione la nuova edizione delromanzo di Goncarov Oblomov negli Oscar Mondadori (pp.621,€ 15, in appendice brani dal celebre saggio di N.Dobroljubov). Già allora fu chiara la portata rivoluzionaria diun simile testo, nella denuncia si celava in verità un'adesioneprofonda, una nascosta volontà di rispecchiamento: unalettura ambivalente, seduttiva e scomoda al tempo stesso.In Oblomov infatti i contemporanei trovarono delineati itratti archetipi dell’aristocratico: l'attaccamento al decoro, ailuoghi dove si è cresciuti, ai riti quotidiani, alla servitù. E inOblomov, dopo più di un secolo, ci piace identificare

quell’atteggiamento di ironica passività, di eleganzaformale e irriducibile volontà di tenersi fuori dai giochi chehanno connotato grandi personaggi del nostro costume.Inoltre, grazie alla perfetta trasposizione cinematograficadel 1979 di Nikita Michalkov, film tutto visivo che riuscì a farvivere la campagna ideale di Oblomovka, con le sue raduredove passeggiare senza meta, solo sospinti dai proprioccasionali pensieri, il personaggio di Oblomov è quasientrato nella conoscenza comune.A dispetto della violenta opposizione dello stesso Lenin cheproclamò la necessità di «uccidere l’Oblomov che è in noi» lasua attitudine alla vita è persistente, connaturata quasiall'essenza stessa dell’essere umano. Camilla Valletti

Cerca Dante sullacarta geografica

150O

Libri d’ItaliaVerso il 2011

Una parolache sia di verità

Anteprima Le letture «anonime»di Raimondi, maestro della critica

A cavallo fra AnniCinquanta e Sessanta,nell’officina bologneseragionando di libricon una furia festosa

Un presepe senza tempo,l’opera d’un galantuomoche per amore provòa guardare il suo mondodalla parte dei cafoni

L’anti-Gattopardo,apparso nel 1942:un’eccezione splendidaal meridionalismoaristocratico e fatalista

Ezio Raimondi (1924) insegna letteratura italiana all’Università di Bologna

Una miriade di eventiproposti in una lucenuova, un reticolospaziale di luoghi e fatti:sembra di stare a teatro

pp PatriziaTraversop PREFERISCO LEGGEREp TEA, pp. 158, € 12p L’autrice, dopo esperienze di

lavoro tra design e editoria, sidedica alla fotografia. Il suosito è: www.patriziatraverso.it

La donna che legge dimentica tutto

Contro la tiranniadel metodo, le passionidi un umanista convintoche ogni storia èla lettura di un’anima

Album di immagini Un elogio della lettura, sempre e ovunque:in cucina o in camera da letto, al bar o su una panchina, dallapettinatrice o al museo. Per ogni fotografia una citazioned’autore, da Seneca a Flaubert, dalla Austen alla Dickinson, daPessoa a Borges, da Proust a Sartre, da Pound a Nabokov, daSalinger aWoody Allen («Leggo per legittima difesa»)

Francesco Jovine

L’inizio di un viaggiotra incoronazionied esili, fughe e roghi,registi Sergio Luzzattoe Gabriele Pedullà

Goncarov Illustrazione di Jörg Mühle

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Page 7: Tuttolibri n. 1740 (13-11-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - VII - 13/11/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/06 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 12/11/10 19.40

Jovine «Signora Ava», nel Molise tra l’arrivodi Garibaldi e l’eclisse di Franceschiello

Con il tricoloree con i briganti

MASSIMORAFFAELI

Il tricolore in fiammedavanti a una discarica da cuirisuonano i tumulti di una sol-levazione popolare insiemecon il passo degli agenti anti-sommossa è l'istantanea piùrecente della questionale meri-dionale e perciò della guerratra «cafoni» e «galantuomini»che sembra confermare ineterno i pronostici del Princi-pe di Salina, nel Gattopardo,secondo cui tutto sarebbecambiato perché tutto rima-nesse com'era: appunto, le pa-role di un uomo infinitamentecinico e reazionario, di un no-bile che vedeva il mondo solodalla parte dei nobili.

Una splendida eccezioneal meridionalismo aristocrati-co e fatalista è Signora Ava(1942) di Francesco Jovine,scrittore a lungo sottovaluta-to e quasi dimenticato il cui ca-polavoro viene riproposto daGoffredo Fofi, suo lettore dilungo periodo, che firmando-ne la prefazione ricorda comegli «si è rimproverata, da de-stra come da sinistra, la stes-sa cosa: di non essere un bor-ghese, ma solo un intellettualedi origine contadina attarda-tosi a studiare il suo mondo».

Molisano di Guardialfiera,dove nasce nel 1902, maestroelementare e poi direttore di-dattico (già assistente di Giu-seppe Lombardo Radice, spo-serà Dina Bertoni, insigne sto-rica della scuola), Jovine muo-re a Roma a soli quarantotto

anni, nel 1950, al culmine diuna biografia breve e brucian-te che annovera soggiorni all'estero tra Tunisi e Il Cairo, lapartecipazione alla Resisten-za e una successiva militanzanel Pci. Legatissimo alla terrad'origine cui dedica numerosireportage e i racconti di L'im-pero in provincia (Einaudi1945), firma appena tre roman-zi, da Un uomo provvisorio ('42)che svela paradossalmente unautore di educazione cosmo-polita e un lettore di Freud, aLe terre del Sacramento (Einau-di 1950), opera di grande ambi-zione che, uscita postuma e inpiena Guerra fredda, lo impri-giona tuttavia nell'etichetta discrittore neorealista o persinodi adepto di un realismo socia-lista all'italiana.

Romanzo baricentrico, Si-gnora Ava rivela viceversa

una complicità primordiale conla propria materia, a partire daltitolo che rovescia un'indulgen-te oleografia settentrionale («iltempo in cui Berta filava») nell'immagine più decrepita dell'An-cien Régime in Meridione che,stando ad una filastrocca popo-lare, condannava a morte gliamanti clandestini.

Lo spazio del romanzo è ilmicrocosmo che in Molise uni-sce Guardialfiera e Larino, iltempo è scandito dai fatti del1860 e dunque tra l'arrivo di Ga-ribaldi, l'eclissi del regime diFranceschiello e la resistenzadei «briganti» borbonici e sanfe-disti. A sua volta la struttura èdivisa nettamente in due parti:la prima è tutta d'atmosfera, do-minata dal grigiore in cui vege-tano i nobili De Risio, esponentidi un mondo che agonizza neisuoi riti atavici, mentre la se-conda precipita a ritmo incal-zante nella storia d'amore emorte tra la giovane AntoniettaDe Risio e un domestico dal no-

me fatale, Pietro Veleno, il qua-le la rapisce, la sposa e con lei sidà alla macchia per combatterecontro le Camicie Rosse e leGuardie Nazionali. Scagliati inuna centrifuga troppo più gran-de di loro, accecati dalla fedeltàad un mondo la cui sola perfe-zione è l'inerzia, entrambi pa-gheranno il prezzo più alto.

Pubblicato dieci anni dopoFontamara di Ignazio Silone, Si-gnora Ava ne retrocede di mez-zo secolo gli ambienti ma ne ri-badisce sia l'impianto corale siala collocazione del punto di vi-sta, che si vuole fraterno e d'enbas. Fermo al dettato di una lin-gua scabra senza essere arida,a momenti elettrizzata dal di-scorso libero indiretto, Jovinenon prende mai direttamente laparola se non per interpostopersonaggio, nel qual caso è lafigura di un prete, don MatteoTridone, che davvero non haeguali nel nostro Novecento let-terario: un uomo che è parte in-tegrante di un presepe senza

tempo eppure sa trascenderloper un suo particolare stato diperplessità dove si alternano ilbuon senso e il gaio ottimismodella persona umile ma anche ildisincanto di colui che guardaal Sud inabissato, materia da et-nologi e folcloristi, con gli occhidi un morituro.

Don Matteo ora è il Socratedei novelli sposi, ora invece undon Abbondio e il subalterno si-lenzioso alla mensa dei nobili,ma egli resta un personaggio atutto tondo nella cui humanitasnon è prevista, per necessariaeccezione, l'arroganza del Prin-cipe di Salina. Parla volentierianche lui per proverbi, ma glisbottano da dentro o comunquegli vengono dal basso della con-dizione umana: «Tutti grassiRe e galantuomini, i cafoni tuttimagri: chissà perché?»; oppu-re: «Quando si misurano Ducatia staia, si dice bello a chi è brut-to». E' il primo a esporre in chie-sa il tricolore ma finisce con isuoi pupilli tra le fila dei brigan-ti, tanto che il lettore di SignoraAva è costretto ogni volta a do-mandarsi da che parte esatta-mente stia: sempre sospettatodi tradire la classe d'origine, ilparadosso di don Matteo è lavendetta del medesimo France-sco Jovine, un galantuomo con-sapevole di esserlo che, peramore del suo mondo, provò aguardarlo finalmente dalla par-te dei cafoni.

Atlante Dalle origini al Rinascimento, le vite e le operedei nostri letterati ricostruite attraverso mappe e grafici

I suoi «corsivi» Da Sainte-Beuvea Curtius, da Pascal a Primo Levi

EZIORAIMONDI

Quando, sul finire degliAnni 50, la rivista il Mulino deci-se di dare più spazio e attenzio-ne al mondo plurimo dei libri, siconvenne che le recensioni inprogetto dovessero essere sem-plici schede ordinate, rendicon-ti brevi di lettura tra giudizio eimpressione. Non so come, an-ch’io venni coinvolto nell’opera-zione il cui compenso consiste-va nel possesso del libro recensi-to e nella possibilità di rivolgerele richieste direttamente aglieditori non solo nazionali, in unfertile e invitante mercato euro-peo. Non restava che mettersialla prova. E presto scopersiche l’anonimato delle collabora-zioni apriva la strada ad un di-scorso più libero e sciolto, al difuori delle maschere accademi-che e degli obblighi istituzionali,con una libertà d’osservazione eanche forse,di scrittura.

Schede saggistiche, dun-que, o «notizie», come avrebbedetto Giuseppe Raimondi, loscrittore-stufaio bolognese. Siparlava di un libro come in unaconversazione tra amici, conaperture, associazioni, gusti,analogie nel segno di un’amici-zia che dava alla curiosità la ca-denza affettiva di un’intelligen-za, per così dire, in «libera usci-ta», affidata alla consuetudinepiù rara della mano sinistra.Del resto, erano gli ultimi anni

in cui a Bologna si poteva ancorastazionare in alcune ospitali libre-rie di tradizione (tra Zanichelli eCappelli), dove si ragionava dei li-bri aperti e sfogliati sul bancone,leggendo, confrontando, discu-tendo talvolta con una sorta di fu-ria festosa e un’attenzione sem-pre pronta a fermarsi sull’idea vi-

va, sulla prospettiva inedita diuna pagina o di una frase.

Comedimenticarlo?Ciò che passava nella scheda

concordata della rivista era in fon-do il primo umore di una letturapiù di uno scorcio che di fronte, inuno stile che conservava ancora

la dimensione sospesa e quasi in-terrogativa del parlato. La descri-zione rapida ma schietta di un’ipo-tesi o di una tesi si associava con ilgusto convergente dell’attualità,con il brusio del presente e il sen-so delle sue figure o delle tenden-ze ancora in divenire. E vi si ag-giungeva qualche volta il plaisirdell’anticipazione, la congetturadel nuovo, nel tentativo di capireper tempo il valore di un libro, lasua capacità di illuminare qual-che angolo dell’enciclopedia con-temporanea, sempre più estesa ecomplessa. Il rischio di sbagliareera coperto dalla pagina senza no-

me, dalla certezza o dall’illusionedi prestare un servizio e di render-lo più intenso ed efficace, sottrat-to dalla routine disciplinata da uncanonico ethos bibliografico.

Vero è che per l’artigiano cheattendeva al suo compito presta-bilito di recensore, questo lavoroinformativo diventava anche unesercizio di scrittura, un modoper mettere alla prova la propriavoce e i suoi possibili gesti interio-ri, quasi un atto di conoscenza diun proprio «Sé» meno noto e for-se timido, che rimaneva infatti aimargini della pagina sottoscrittadalla sigla responsabile di un no-me e di un ruolo.

Di qui il piacere sussidiario diuno specchio in cui si rifletteva unvolto più oscuro ed inquieto, comein uno sdoppiamento, con una«notizia» da tenere per sé, lascian-do al lettore, se mai lo voleva, di in-tuire qualcosa di questo segretogioco aggiunto. Ma forse, conside-rato a distanza di oltre mezzo se-colo, tutto questo valeva soltantoper il recensore, in una stagionedella sua piccola storia personaledi professore. E gli basta ora aver-lo ricordato nel tempo della no-stalgia e della memoria.

ANDREACORTELLESSA

Disse una volta, unoche di a priori se ne intende-va: «La vicenda di ciò che ac-cade in tempi diversi, che èpropriamente la storia, non èaltro che una ininterrotta ge-ografia, perciò è una delle piùgrandi manchevolezze stori-che quando non si sa in qualeluogo una cosa sia accaduta,o che cosa questo abbia com-portato». La citazione kantia-na figura in testa all'Atlantedella letteratura tedesca l'an-no scorso uscito da Quodli-bet; ma di certo avrà fatto dastella polare pure per SergioLuzzatto e Gabriele Pedullà,nel concepire l'equivalenteitaliano che ora finalmenteapproda in libreria col primodei suoi tre volumi (gli altriusciranno nel corso del 2011).

Assai diversa la «scala»delle due opere (entrambe apiù voci, con l'ambizione diriunire il meglio di diverse ge-nerazioni di studiosi): che nel-la cartografia einaudiana ten-de alla capillarità, e di conse-guenza assume proporzioniciclopiche (l'impaginato ospi-

ta migliaia di cartelle di testooltre a centinaia di grafici,istogrammi, appunto cartinevariamente realizzate - a vol-te rese non del tutto perspi-cue, a cercare il pelo nell'uo-vo, dalla scala di grigi chenon riesce a non far rimpian-gere la quadricromia).

Alle spalle, un'opera chedel pari coniugava efficaciadi sintesi e ardimento meto-dologico: l'Arte dal 1900 cu-rata nel 2004 dai quattromaggiori storici dell'arteUsa - Hal Foster, RosalindKrauss, Yve-Alain Bois eBenjamin H. D. Buchloh (inItalia uscito due anni dopo,da Zanichelli, a cura di ElioGrazioli). L'idea è che se dav-vero si vuole tener conto an-che del reticolo spaziale degliavvenimenti, non sia possibi-le mantenere relativamenteinvariate le corrispondenticategorie temporali (come èinvece accaduto a coloroche, nei decenni scorsi, han-no voluto raccogliere le pio-nieristiche proposte del Car-lo Dionisotti di Geografia estoria della letteratura italia-na: a partire da Alberto AsorRosa e Franco Moretti). Ilche significa frazionare la du-rata storica in una miriade,quasi una nube probabilisti-ca di «eventi»: dove atti fon-dativi di longues durées posso-no coesistere con fatti o fat-toidi preteriti o «segreti».

Si ridisegna così, com'èovvio, lo spazio: nella direzio-ne policentrica a suo tempoindicata da Dionisotti, percui le «capitali» medievali so-no sì Firenze ma anche Pado-va e l'Avignone della «cattivi-tà» pontificia (opportuna-mente, del resto, Silvia DeLaude ricorda come il primostorico della letteratura ita-

liana, il Dante del De vulgarieloquentia, a sua volta adottas-se un'ottica geografica, ma ro-vesciata rispetto a quella cuisiamo abituati); ma, meno ov-viamente e non meno radical-mente, cambia il modo di consi-derare il tempo.

Vent'anni fa un grande mae-stro - profeta dello spatial turnin corso che più si vorrebbe ve-dere ricordato - come il semiolo-go delle culture Jurij M. Lot-

man, nel suo testamentario Lacultura e l'esplosione, polemizza-va con la «positiva» filosofia del-la storia di Hegel rea di aver tra-scurato che «ciascuno deglieventi realizzati è circondatoda una nube di eventi non realiz-zati», «strade perdute» che dan-no un senso diverso a quelle ef-fettivamente percorse. E face-va un paragone singolare: lo sto-rico è come chi «guarda per laseconda volta un'opera teatra-

le»: da un lato «sa come finisce»ma al tempo stesso «nuovamen-te prova il sentimento dell'igno-to». Che è un altro modo, se vo-gliamo, di declinare la lezione diWalter Benjamin (da tutti, que-sta sì, tenuta ben presente) del-la «storiografia espressioni-sta», quella che «spazzola la sto-ria contropelo».

All'arrivo del messale ei-naudiano, dopo tanto mi sonorituffato con voluttà nel marecaldo, ancorché spesso agita-to, della nostra tradizione.Erano vicende che in gran par-te conoscevo (molte no, per laverità), ma ogni volta mi appa-rivano in una luce tutta nuova.Cura non ultima di Luzzatto ePedullà - che, ciascuno a suomodo, sono anche narratori - èstata la salvaguardia, nel rac-cogliere queste tante voci, del-la loro qualità di scrittura; edè anche per questo che si hadavvero l'impressione, leggen-do, di stare a teatro. Le vitedei letterati sono seguite neiloro più o meno traumaticispostamenti - esilî (con annes-sa mitologia romantico-nazio-nalista), periodi di studio, pre-miazioni (la variopinta casisti-

ca delle incoronazioni poeti-che, codificata da Petrarca inCampidoglio ma già nel Cin-quecento interpretata ironica-mente, come ai nostri tempi fa-rà Zanzotto), incontri e scon-tri, ambascerie e spedizioni,fughe e roghi - e la formalizza-zione grafica di tutto ciò trac-cia a volte disegni singolari, ir-cocervi fantastici, veri e pro-pri arabeschi (si veda, a titolod'esempio, quello di p. 783).Tutto storicizzato - documen-tato com'è da preziose schedebibliografiche - ma, nondime-no, tutto imprevedibile.

Innumerevoli i possibiliesempi - mi limiterò a tre. Sileggono come gialli la rico-struzione, da parte di Alessan-dro Barbero, della censoriacodificazione della legendabiografica francescana da par-te di Bonaventura da Bagno-regio ma anche quella, di Cor-rado Bologna, dello scambioepistolare di Dante con Gio-vanni del Virgilio (e della sto-ria da brivido, raccontata daBoccaccio, di un originale per-duto della Commedia in lati-no…), per non parlare di quell'horror metafisico che è la No-vella del Grasso legnaiuolo, ri-condotta da Silvano Nigro al-le sue matrici di scenografia(appunto) illusionistica.

Il Bel Paese, si sa, è ricco evario. Storicamente, lo è statosin troppo. Ma mentre tradi-zionalmente s'è guardato allaletteratura come a un fattoreunificante, l'effetto di questaricognizione rovescia, quasi,tale edificante vulgata. Il che,se può non rassicurare tropposul Paese, certo conferma laricchezza e la varietà - cioè labellezza - della sua letteratura.Siamo solo alla fine del primoatto, insomma, ma già scro-sciano gli applausi.

PER I RAGAZZI: UN’ORIGINALE PROVA DI LOGICA

Tre pinguini spiegano Dio= Tre pinguini e una colomba sono i protagonisti di unoriginale e straordinario racconto, L’Arca parte alle ottodei tedeschi Ulrich Hub e Jörg Müle (Rizzoli, pp. 89, € 10),il cui sottotitolo è quanto mai invitante: «L’esistenza di Diospiegata da tre pinguini». I quali, in una terra dove tutto èghiaccio e neve, forse per ingannare la noia discutono diDio e dei suoi attributi. Con dialoghi di strepitosoumorismo e ironia. Finché arriva una colomba che li invitaa fare le valigie perché Dio ha mandato il diluvio perpunire gli uomini che litigano sempre ecc. ecc., ma miraccomando, presto presto, l’Arca sta per partire.

Qui nasce il primo grosso problema, gli animali sonoaccettati solo in coppia, così che il più piccolo dei tre vienestrizzato in valigia e imbarcato. Ma la colomba, ignaradell’inganno, ha dimenticato qualcosa di importante,anche se non ricorda che cosa.Relegati in fondo all’Arca i nostri eroi proseguono con leloro domande e dubbi metafisici e surreali, non perchéintenzionalmente (da parte degli autori) ridicoli ogrotteschi, come quando scioccamente si vuol ridere delleingenuità infantili, ma perché, letteralmente, vanno soprae oltre la realtà materiale e mentale ordinaria.Investendo così alla radice, con una logica che appartienesolo a spiriti vergini, non inquinati o deformati dasovrastrutture ideologiche o pedagogiche, questioni di

fondo: chi è Dio, le prove dell’esistenza, la fede, ilproblema del male, la colpa e il castigo, il peccatooriginale…ma anche Lui può sbagliare.Mentre si sviluppano situazioni molto movimentate esempre divertenti, con il terzo pinguino che arrivaaddirittura a fingersi Dio per ingannare la colomba,questa finalmente reca il fatidico ramoscello d’olivo e glianimali possono scendere a terra a due a due.Ed ecco l’ennesimo colpo di scena: la colomba si accorgedi aver dimenticato di portarsi un compagno. La soluzionefinale è fulminante e spiazzante, con qualche animale chesi scandalizza un po’. Ma nessuno e niente sono perfetti,forse nemmeno i più intelligenti disegni divini. Fernando Rotondo

BRUNOQUARANTA

I risvolti-stiletto diVittorini. I tarli di Cecchi. IPreludi di Debenedetti. I corsi-vi di Ezio Raimondi. La brevi-tas come uniforme necessaria(la indosserà pure Cicerone)di colui che passa in rassegna,magari affrettandosi lenta-mente, ma inesorabilmentechiamato a distinguere, a co-gliere, a saggiare.

Nella Stagione di un recenso-re - ulteriore anello della pre-giata collana «Opere inedite dicultura», a cura di Ivo Iori, dacui è tratto il brano che sopraanticipiamo - il «maggiore» bo-lognese aduna cinquanta cor-sivi affidati, fra gli Anni Cin-quanta e Sessanta, al Mulino.Ne sortirà un «diario di biblio-teca», come Raimondi defini-sce le prove giornalistiche diCurtius, «l’umanista europeo»rivelatogli da Contini, a lui co-sì affine, ossia il defensor diuna cultura che crocianamen-te è vita morale.

Raimondi accosta laicamen-te la pagina. La tribuna, il pulpi-to, la torre d’avorio gli sono

estranei. Sa che non esiste il letto-re, «ma sempre i lettori», che ilgusto, di generazione in genera-zione, muta, nell’attesa dell’oraestrema, quando - come rammen-terà il Sainte-Beuve di Port-Royal- gli «specchi s’infrangeranno»,ri-velando infine il Bello e il Vero.

Un filo giansenistico cuce non

a caso la galleria di Ezio Raimon-di, «lettore» maiuscolo di Don Li-sander. Chiosando Les Ecrivainsde Port-Royal non manca di ono-rare la civiltà letteraria lievitataintorno al monastero di Mère An-gélique: «una austera civiltà lette-raria, un gusto della parola testi-monianza di verità», un’aria fami-liareche naturalmente riconduce«alla passione intellettuale, allostile di riflessione del Manzoni»,sospingendosi a intendere il «suo-no fermo e chiaro» della parola diPrimo Levi nella Tregua.

L’orma di Port-Royal, così niti-da nella Stagione di un recensore.Che accosta Pascal attraverso laVita narratane dalla sorella Ma-dame Périer (traduzione di Ro-berto Cantini per Il Saggiatore) efelicemente «sta» fra le Rilegatu-re giansenistiche di Pietro PaoloTrompeo, a cui riconosce il pre-

gio di inoculare, «tra la baldanzadella metodologia», il sospetto:«alla fine, ogni storia è la letturadi un’anima, il racconto, o la rive-lazione,di un caso spirituale».

La tirannia del metodo, cheumilia le ragioni del cuore. Egual-mente, Raimondi rifugge i virtuo-sismi di Emilio Cecchi (Libri nuo-vi e usati), nel giocoliere dei Pescirossi cogliendo «il rischio di sacri-ficare il pensiero, la tesi, all’ele-ganza». Una seduzione che - di-verso paesaggio - impronta ilcammino di Alain Robbe-Grilletnella Gelosia: là dove «un virtuosi-smo da erborista» talvolta intac-ca il «pensare un’emozione».

Conoscitore del tedesco, Rai-mondi accosterà direttamente,con spirito geometrique, il Musildi Tagebücher, Aphorismen, Es-says und Reden come l’Auerbachdi Literatursprache, apprezzando-ne la «fede schietta di umanistasenza retoriche». Come il suo Re-nato Serra, che confessava: «Inme non esiste altro che la mia hu-manitas e il dovere del mio me-stiere». L’humanitas che Heideg-ger contrapponeva all’umani-smo. L’uomo (non la sua astrazio-ne) unica bussola, unica vena.

“Così macinavorecensioniper il Mulino”

pp Francesco Jovinep SIGNORA AVAp introduzione di Goffredo Fofip postfazione di F. D’Episcopop Donzelli, pp. XV+223, € 23

Laboratorio dei criticiVITuttolibri

SABATO 13 NOVEMBRE 2010LA STAMPA VII

pp Sergio LuzzattoGabriele Pedullà(a cura di)p ATLANTE DELLA

LETTERATURAITALIANA, vol. IDalle originial Rinascimentop a cura di Amedeo

De Vincentiisp Einaudip pp. XXV-860, € 85

pp Ezio Raimondip LA STAGIONE

DI UN RECENSOREp A cura e con uno scritto

di Andrea Manettip MUP, pp. 160, € 15p Per i tipi di Il Mulino, di Ezio Rai-

mondi, «Ombre e figure», saggi suLon ghi, Arcangeli e la critica d’ar-te (pp. 126, € 13, a cura GabriellaFenocchio e Giorgio Zanetti).

NEI TASCABILI: IL CLASSICO DI GONCAROV

Oblomov, spettatore della vita= «Non era stato educato come un gladiatore per l’arena,ma come un pacifico spettatore della lotta; il suo animotimido e pigro non avrebbe saputo sopportare né iturbamenti della felicità, né i colpi della vita». Così,pacificato, pensa Il'a Il'ic Oblomov, giunto ormai alla finedella sua parabola discendente, persa la terra, persa ladonna di cui era innamorato e che lo ricambiava, persa persempre quell’unica stagione di frenesia che avrebbe potutocambiarlo. E questa sua dichiarazione, sospesa traaccettazione di sé stesso e consapevole estraneità rispetto almondo, lo fa diventare l'eroe letterario di un tempo mai

tramontato, il prototipo umano di tantissime figure diapatici, sognanti, infantili, riflessivi, inerziali che ancoraabitano le pagine dei romanzi contemporanei più riusciti.Si saluti dunque con partecipazione la nuova edizione delromanzo di Goncarov Oblomov negli Oscar Mondadori (pp.621,€ 15, in appendice brani dal celebre saggio di N.Dobroljubov). Già allora fu chiara la portata rivoluzionaria diun simile testo, nella denuncia si celava in verità un'adesioneprofonda, una nascosta volontà di rispecchiamento: unalettura ambivalente, seduttiva e scomoda al tempo stesso.In Oblomov infatti i contemporanei trovarono delineati itratti archetipi dell’aristocratico: l'attaccamento al decoro, ailuoghi dove si è cresciuti, ai riti quotidiani, alla servitù. E inOblomov, dopo più di un secolo, ci piace identificare

quell’atteggiamento di ironica passività, di eleganzaformale e irriducibile volontà di tenersi fuori dai giochi chehanno connotato grandi personaggi del nostro costume.Inoltre, grazie alla perfetta trasposizione cinematograficadel 1979 di Nikita Michalkov, film tutto visivo che riuscì a farvivere la campagna ideale di Oblomovka, con le sue raduredove passeggiare senza meta, solo sospinti dai proprioccasionali pensieri, il personaggio di Oblomov è quasientrato nella conoscenza comune.A dispetto della violenta opposizione dello stesso Lenin cheproclamò la necessità di «uccidere l’Oblomov che è in noi» lasua attitudine alla vita è persistente, connaturata quasiall'essenza stessa dell’essere umano. Camilla Valletti

Cerca Dante sullacarta geografica

150O

Libri d’ItaliaVerso il 2011

Una parolache sia di verità

Anteprima Le letture «anonime»di Raimondi, maestro della critica

A cavallo fra AnniCinquanta e Sessanta,nell’officina bologneseragionando di libricon una furia festosa

Un presepe senza tempo,l’opera d’un galantuomoche per amore provòa guardare il suo mondodalla parte dei cafoni

L’anti-Gattopardo,apparso nel 1942:un’eccezione splendidaal meridionalismoaristocratico e fatalista

Ezio Raimondi (1924) insegna letteratura italiana all’Università di Bologna

Una miriade di eventiproposti in una lucenuova, un reticolospaziale di luoghi e fatti:sembra di stare a teatro

pp PatriziaTraversop PREFERISCO LEGGEREp TEA, pp. 158, € 12p L’autrice, dopo esperienze di

lavoro tra design e editoria, sidedica alla fotografia. Il suosito è: www.patriziatraverso.it

La donna che legge dimentica tutto

Contro la tiranniadel metodo, le passionidi un umanista convintoche ogni storia èla lettura di un’anima

Album di immagini Un elogio della lettura, sempre e ovunque:in cucina o in camera da letto, al bar o su una panchina, dallapettinatrice o al museo. Per ogni fotografia una citazioned’autore, da Seneca a Flaubert, dalla Austen alla Dickinson, daPessoa a Borges, da Proust a Sartre, da Pound a Nabokov, daSalinger aWoody Allen («Leggo per legittima difesa»)

Francesco Jovine

L’inizio di un viaggiotra incoronazionied esili, fughe e roghi,registi Sergio Luzzattoe Gabriele Pedullà

Goncarov Illustrazione di Jörg Mühle

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Page 8: Tuttolibri n. 1740 (13-11-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - VIII - 13/11/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/DUMMY [DUMMYNZ] - Autore: ENZDEG - Ora di stampa: 12/11/10 20.29

SABATO 13 NOVEMBRE 2010 LA STAMPA VIII

Page 9: Tuttolibri n. 1740 (13-11-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - IX - 13/11/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/09 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 12/11/10 19.40

Con lei non ci sono mai op-posizioni radicali, due cam-pi che si escludano in mo-do assoluto. Lei lavora sul-le intersezioni, sui punti diincontro sulle sfumature,sulle «zone grigie», lei cer-ca una terza via che riducail conflitto [...]

«Aristotele faceva l’elogiodella via mediana, equidi-stante tra due estremi. Il co-raggio, per esempio, si oppo-ne sia alla pigrizia sia alla te-merarietà, allo spirito sca-vezzacollo. [...] Mettiamo daparte l’attitudine totalitaria,scelta oserei dire,“eterocida”, propria di tuttele forme di manicheismo: ilbene da una parte, il maledall’altra, dunque si potran-no far scomparire i portatoridel male. Scartiamo anche lascelta inversa, quella riguar-dante la decostruzione gene-ralizzata di ogni opposizione,là dove tutto va. In ciò che re-sta è possibile identificare di-verse forme di pensiero chericonoscono la differenzasenza renderla assoluta. In-tanto, il rifiuto degli estremi,alla maniera di Aristotele, os-sia la moderazione nel sensocomune del termine». [...]

In fondo lei non cessa di fa-re l’elogio della moderazio-

ne, per tutto. Secondo lei,però, la moderazione nonpresenta pure le sue traver-sie, i suoi effetti perversi, isuoi limiti?

«Montesquieu, che ne faceval’elogio, rivelava già un primoinconveniente: come in tuttele posizioni centrali, si ricevo-no colpi da destra e da sini-

stra. Paragonava il destino del-le persone moderate a coloroche «abitano il secondo pianodelle case e sono disturbati dalrumore del piano superiore».Questo è stato proprio il suodestino, ma anche quello di al-tri umanisti; così, Rousseau,considerato troppo religiosodai filosofi e troppo ateo daicattolici, o ancora, BenjaminConstant, non abbastanza ri-voluzionario per gli uni, nonabbastanza conservatore pergli altri. Non è necessariamen-te una posizione comoda».

Io pensavo ad altri inconve-nienti. Innanzitutto mi chie-

do se la moderazione nonsia condannata a restareuna petizione di principio,se essa non rischi di portarea un eccesso di prudenza, auna incapacità di scegliere.

«La moderazione non si con-fonde con l’indecisione, né conquel tipo di atteggiamento chetende a far «aprire i parapiog-gia», ossia a moltiplicare leprecauzioni e a proteggersidai rischi. La moderazione po-litica difende il pluralismo e lalibertà di scelta. Questa sceltadeve essere ferma, deve ser-virsi della forza contro gliestremismi. La difesa della mo-derazione, in questo senso, ci

avrebbe imposto di resistere aHitler, prima della sua ascesaal potere e dopo. Gli estremistinon sarebbero in grado di trar-re beneficio dalla protezioneaccordata alle opinioni dissi-denti nel quadro del plurali-smo. La moderazione dunquecorrisponde bene a una scelta,

a una via; essa non portal’astensione, non è affatto pu-sillanime. Se ci si può rimpro-verare, a me e ad altri «mode-rati», di non intervenire abba-stanza, la colpa non è dellascelta politica ma del nostroegoismo, del nostro attacca-mento alle comodità, della no-stra pigrizia. Le persone mo-derate, come le altre, non vivo-no sempre all’altezza delle lo-ro esigenze».

Non c’è però un rischio nelfatto che la moderazioneconduca al pensiero unico,all’eclettismo, alla «mozio-ne di sintesi»: tutto, piutto-sto che il conflitto?

«Il rischio è reale, e forsenon gli si può sempre sfuggi-re a forza di «anche se». Non

è però più scusabile smarrir-si in questa strada piuttostoche ostinarsi sempre a vede-re il mondo nei termini diuna guerra senza quartiere:tra classi, tra razze, tra na-zione, tra sessi, e oggi anchetra civiltà?»

La moderazione è ragione-vole e nobile, ma da dove de-riva allora la difficoltà ad en-tusiasmarsi per essa?

«Insipidezza della moderazio-ne: è incontestabile. Si puòscoprire dunque l’attrattivitàdell’insipidezza, come in cer-te civiltà orientali, o fare inmodo di rendere estrema lamoderazione (unico estremi-smo possibile), darle intensi-tà, spingerla sino all’estasi. Alei la scelta!»

ALBERTOSINIGAGLIA

Patriarca profumad’Oriente, rimanda ai padriantichi, all’autorità moraleche consentì loro di condurrepopoli fuori da deserti natura-li e spirituali. Patriarca, comea Costantinopoli, è ancora ilcapo della Chiesa a Venezia.Lo furono Giovanni XXIII eGiovanni Paolo I. Anche Gio-vanni Urbani, successore diRoncalli in San Marco, sem-brava destinato a diventarepapa se la morte non l’avessefermato sulla soglia.

Tutti e tre guidarono i fe-deli con un’attenzione parte-cipe alle disuguaglianze so-ciali e ai problemi del vivereinsieme, aprirono con specia-le disponibilità un dialogo fe-condo con altre religioni. Sisentivano eredi della Repub-blica del leone, per secoli«società plurale» di popoli,fedi, culture, costumi. L’isti-tuzione del ghetto per gliebrei nel 1516, metastasi del-l’emarginazione spagnola ir-radiatasi sull’Europa, nonaveva impedito loro una pre-senza proficua nella vita cit-tadina. Accoglienza, tolle-ranza, convivenza erano for-ti nella Serenissima quantole leggi che regolavano ac-que, commerci, alleanze.

Con tanta eredità corrobora-ta da vasta dottrina, il patriarcaAngelo Scola offre ora Buone ra-gioni per la vita in comune (Mon-dadori, pp. 108, € 17,50). Dal2002 sulla cattedra marciana,l’insigne teologo si chiede «chisia l’uomo del terzo millennio»sulla Terra mutata dai traumidel crollo del Muro di Berlinovent’anni fa, delle Torri Gemel-le di New York nel 2001 e del-l’economia mondiale. Sessuali-tà-matrimonio-famiglia, aborto-eutanasia, lavoro-capitale-pro-fitto, opinione pubblica-domi-nio delle reti, natura-laboratoridella tecnoscienza: l’incalzante«meticciato di civiltà e culture»fa più sensibili i nervi scopertidella società, più disorientata lacoscienza personale.

È urgente «un nuovo pensie-ro della laicità» che, oltre la neu-tralità e la tolleranza, riconosca«il potenziale di positività» nellereligioni e nel dialogo tra loro,purché rompano con le deriveintegraliste e fondamentaliste.Tra Aristotele e von Balthasar,Eliot e Buber, Jonas e Maritain,Matteo e Nietzsche, Tommasoe Quinzio, il patriarca cerca larotta per una «moralità comu-ne», che trasformi la differenzain ricchezza. Consiglia Dio qua-le «presenza “conveniente”», of-fre una «nuova grammatica»per narrarlo.

Anteprima Todorov elogia chi cerca la «terza via»e rifiuta la guerra tra classi, razze, nazioni, sessi, civiltà

Scola Come volgere la differenzain ricchezza, tra Eliot e Maritain

Il Patriarcaindica la rotta

Un’opera diSieger Köder,

sacerdotee artistatedesco.

Il volumedi testi

cristianidelle origini«Seguendo

Gesù»è curato daEmanuela

Prinzivallie Manlio

Simonetti

LONTANO&VICINOENZO BIANCHI

Alle radicidell’amor cristianoIl messaggio delle beatitudini secondo

i padri apostolici dei primi secoli

Personaggi e idee TuttolibriSABATO 13 NOVEMBRE 2010

LA STAMPA IX

pp Tzvetan Todorovp UNA VITA DA PASSATOREp Conversazione

con Catherine Portevinp a cura di Gabriella D’Agostinop Sellerio, pp. 482, € 20p Era un giovane «paesano del Da-

nubio» Todorov quando a 24 an-ni, nel 1936 arrivò dalla sua natiaBulgaria a Parigi, «straniero, assi-milato, spaesato» e dove sareb-be diventato il più «europeo» de-gli intellettuali francesi.In questalunga, densa, profonda intervistasi racconta e si spiega: gli incon-tri con i fratelli maggiori da Ge-nette a Barthes, i conti con lostrutturalismo, il maggio ‘68 aVincennes (quando gli sembròche la «volgarità» galoppasse), ilsuo umanesimo, le sue idee distoria, morale, giustizia.p Di Todorov esce da Garzanti an-

che «La bellezza salverà il mon-do», saggio su Wilde, Rilke, Cve-taeva (pp. 286, € 18).

Ci sono opere editorialiche non inseguono tira-ture eclatanti né si pre-

figgono di raggiungere un va-sto pubblico, che non rincorro-no la moda né inseguono l'at-tualità, ma che percorrono ri-solutamente un cammino con-trocorrente eppure, forse an-che per questo, fecondo di frut-ti. Sono iniziative di ampio re-spiro, che possono contare suadeguati sostegni finanziariindipendenti dal mercato e cherendono un prezioso servizioalla collettività, mettendo a di-sposizione testi classici arric-chiti dalle più recenti acquisi-zioni degli studiosi in materia.

Ne è esempio emblematicola produzione della Fondazio-ne Lorenzo Valla, edita daMondadori, che con regolaritàe cura ammirevoli pubblica lacollana «Scrittori greci e lati-ni» spaziando tra testi «poeti-ci e storici, filosofici e religiosi,teatrali e scientifici, narrazio-ni e viaggi» dell'antichità. Ilvolume più recente (SeguendoGesù. Testi cristiani delle ori-gini vol. I, pp. 628 + XVI,€ 30) raccoglie una prima par-te di quei testi del cristianesi-mo dei primi secoli che vannonormalmente sotto il nome discritti dei «padri apostolici». Icuratori - Emanuela Prinzival-li e Manlio Simonetti - non nuo-vi, specie il secondo, a questeencomiabili imprese - presenta-no tre blocchi di testi tra i piùricchi del patrimonio cristianocoevo della redazione del Nuo-vo Testamento: la Didachè o«Istruzioni degli apostoli», laLettera di Clemente ai Corinzie l'insieme delle Lettere diIgnazio di Antiochia. Ogni te-sto è preceduto da un'ampia eapprofondita introduzione chene ricostruisce la storia e l'in-flusso nel corso dei secoli, poiviene presentato con l'origina-

le greco a fronte e infine è svisce-rato con un commento puntuale,quasi versetto per versetto, chesa coniugare le indicazioni piùpropriamente filologiche con ilretroterra teologico e le intuizio-ni spirituali soggiacenti.

Ritroviamo, ridetto con altreparole il messaggio delle beati-tudini, sentiamo riecheggiare in-ni e preghiere delle prime assem-blee liturgiche, avvertiamo l'ar-dore appassionato del pastoreche si avvia consapevolmente al

martirio, confessando con forza«Ora comincio a essere un disce-polo... cui è stata fatta miseri-cordia di essere qualcuno, seraggiungo Dio».

Pertanto sarebbe riduttivoconsiderare destinato solo aglistudiosi l'apparato che il volumeoffre: in realtà, consente a tuttidi «interrogarsi non solo sullevarie declinazioni della fede agliinizi, ma anche sui caratteri e lemodalità della nascita di un'or-todossia cristiana, sulle strade

via via percorse e su quelle inter-rotte». E in questo cammino del-la fede nel corso della storia, ilnudo testo spicca per la sua ori-ginalità e fa splendere la limpi-dezza della testimonianza diquelle prime generazioni di cri-stiani: uomini e donne semplicis-simi, capaci di mostrare nel quo-

tidiano il loro intimo legame conil Signore risorto e il loro bru-ciante anelito di comunione.

Davvero, come osservano i cu-ratori, ciascuno degli autori anti-chi qui presentati «dimostraquanto sia stato arduo, fin dalleorigini, calare nel concreto dellavita comunitaria il comanda-mento dell'amore, pur sentito co-me il lascito distintivo di Gesù».Insegnamento, questo sull'attua-lizzazione dell'amore cristiano,quanto mai necessario oggi.

“Sono moderato,non pusillanime”

Un brano dall’intervistaautobiografica «Una vitada passatore», il suopercorso intellettualetra lingue, culture, idee

Una posizione che non ècomoda e non significaastenersi, non scegliere,ma non dividere il mondoin Bene e Male assoluti

Proponiamo, per gentileconcessione dell’editoreSellerio, un brano da«Una vita da passatore»,conversazione di TzvetanTodorov con CatherinePortevin,da ieri in libreria,un ritratto del poliedricointellettuale: «il bulgaro eil francese, il semiotico el’umanista, l’amante del-la letteratura e lo storico,lo studioso e il moralista»che ha sempre preferitol’incontro di culture agliscontridi civiltà

«Seguendo Gesù»:le modalitàe la nascità di unaortodossia cristiana,un commento puntuale

Tzvetan Todorov in un’illustrazione di Ettore Viola

Page 10: Tuttolibri n. 1740 (13-11-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - X - 13/11/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/10 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 12/11/10 20.16

194

1313 10

432 42

LamanomissionedelleparoleCAROFIGLIORIZZOLI

8

XY

VERONESIFANDANGO

Il cimiterodi Praga

ECOBOMPIANI

100

L’uomoinquieto

MANKELLMARSILIO

5

La cadutadei giganti

FOLLETTMONDADORI

L’oroscopo2011

FOXCAIROPUBLISHING

14

Il sorrisodi Angelica

CAMILLERISELLERIO

17

13

Io e te

AMMANITIEINAUDI

14

Le ricettedi casa Clerici

CLERICIRIZZOLI

Narrativaitaliana

Viaggie altri viaggi

TABUCCHIFELTRINELLI

Ragazzi

96

3

Saggistica Tascabili

1

VariaNarrativastraniera

1. Addio, Fairy Oak 5GNONE 15,90 DE AGOSTINI

2. Il mare dei mostri 4RIORDAN 17,00 MONDADORI

3. Sesto viaggio nel regno... 3STILTON 23,50 PIEMME

4. Finale a sorpresa 2GARLANDO 11,00 PIEMME

5. Il mio primodizionario. Nuovo MIOT 2- 9,90 GIUNTI JUNIOR

6. La storia de I promessi sposi 2ECO 12,90 L’ESPRESSO

7. Il diario segreto di Antonella 2- 16,50 SPERLING & KUPFER

8. Caccia al libro d’oro 2STILTON 14,50 PIEMME

9. Le guerre del mondo emerso 2TROISI 22,00 MONDADORI

10. Il piccolo principe (pop up) 1SAINT-EXUPERY 30,00 BOMPIANI

LA CLASSIFICA DI TUTTOLIBRI È REALIZZATA DALLA SOCIETÀ NIELSEN BOOKSCAN, ANALIZZANDO I DATI DELLE COPIE VENDUTE OGNI SETTIMANA, RACCOLTI IN UN CAMPIONE DI 900 LIBRERIE.SI ASSEGNANO I 100 PUNTI AL TITOLO PIÙ VENDUTO TRA LE NOVITÀ. TUTTI GLI ALTRI SONO CALCOLATI IN PROPORZIONE. LA RILEVAZIONE SI RIFERISCE AI GIORNI DAL 31 OTTOBRE AL 6 NOVEMBRE.

7

1. Lasolitudine deinumeriprimi 9GIORDANO 13,00 MONDADORI

2. Il piccolo principe 4SAINT-EXUPERY 7,50 BOMPIANI

3. È una vita che ti aspetto 4VOLO 9,00 MONDADORI

4. Il giorno in più 4VOLO 12,00 MONDADORI

5. L’ombra del vento 3RUIZ ZAFÓN 13,00 MONDADORI

6. Un posto nel mondo 3VOLO 12,00 MONDADORI

7. Uomini che odiano le donne 3LARSSON 13,80 MARSILIO

8. La regina dei castelli di carta 3LARSSON 13,80 MARSILIO

9. Esco a fare due passi 3VOLO 9,00 MONDADORI

10. La ragazza che giocava col ... 3LARSSON 13,80 MARSILIO

1. La caduta dei giganti 14FOLLETT 25,00 MONDADORI

2. L’uomo inquieto 13MANKELL 19,00 MARSILIO

3. Mangia prega ama 5GILBERT 18,50 RIZZOLI

4. Medusa 5CUSSLER; KEMPRECOS 19,60 LONGANESI

5. Le valchirie 4COELHO 18,00 BOMPIANI

6. La figlia sbagliata 4DEAVER 18,50 RIZZOLI

7. Il giocatore occulto 3PÉREZ-REVERTE 20,00 TROPEA

8. Il malinteso 3NEMIROVSKY 12,00 ADELPHI

9. La psichiatra 3DORN 18,60 CORBACCIO

10. Un viaggio chiamato vita 3YOSHIMOTO 13,00 FELTRINELLI

1. Le ricette di Casa Clerici 17CLERICI 15,90 RIZZOLI

2. L’oroscopo 2011 13FOX 10,00 CAIRO

3. Cotto e mangiato 9PARODI 14,90 VALLARDI

4. L’unica cosa che conta 3MORELLI 17,50 MONDADORI

5. Instant English 3SLOAN 16,90 GRIBAUDO

6. È facile smettere di fumare... 3CARR 10,00 EWI

7. The secret 2BYRNE 18,60 MACRO EDIZIONI

8. Vini d’Italia 2011 2- 30,00 GAMBERO ROSSO

9. Osterie d’Italia 2011 2- 20,00 SLOW FOOD

10. La paura è una sega mentale 2GIACOBBE 16,00 MONDADORI

I PRIMI DIECI INDAGINE NIELSEN BOOKSCAN

La Spagna conquistò l'Ame-rica Latina conficcandovidue lettere, la F e la Y,

iscritte sulle stendardo branditoda Cristoforo Colombo sbarcan-do sull'isola di Guanahani, il 12ottobre del 1492. La F di Fernan-do e la Y di Ysabel, i re cattolici.Soltanto molti decenni dopo la re-gina Ysabel divenne Isabel, per-dendo consonanza grafica con ilsuo stemma che raffigurava ungiogo, yugo con la ypsilon, ap-punto. Ora, per contraccolpo, laSpagna perde dominio in Suda-merica, proprio per via della Y.

La settimana scorsa si sonoriunite le 22 Academias de laLengua Española attive al diqua e al di là dell'Atlantico, peruniformare le convenzioni orto-grafiche di una lingua che è ma-drelingua per 450 milioni di per-sone in, appunto, 22 Paesi. È sta-to convenuto che in tutti la Y nonsi chiamerà più i griega, com'èd'uso in Spagna, bensì ye, che è ilsuo nome latinoamericano. Pro-teste sui giornali e nei blog: specu-

lari a quelle di argentini, messicanieccetera, i quali dovranno smetteredi chiamare be alta e be baja la B ela V, e uniformarsi all'uso spagno-lo. E poi: Iraq si scriverà Irak, Qa-tar Catar, ex marido exmarido, etildi e doppie LL armonizzerannoancor di più idiomi distanti geogra-ficamente ma già molto vicini lessi-calmente. Purché le regole condivi-

se non rimangano, come spesso ac-cade, inerti esercizi accademici:già lo scrittore Javier Marías, chepure è membro della Real Acade-mia Española, ha spiegato conqual certo sarcasmo che «ci sonopersone molto sagge che hanno i lo-ro motivi per fare cambiamentinon eccessivi né traumatici», ag-giungendo però: «Io continuerò ascrivere come mi pare».

Che poi, come spesso accade,l'equilibrio anche conflittuale fraregole e libero arbitrio è semplice-mente sorpassato dai fatti. Mentreci si impiglia e impuntiglia su mi-nuzie ortografiche e relativi orgo-gli nazionali, ecco che un argentinoche scrive sul País ed è diventatomilionario grazie a un testo teatra-le visto da un milione di persone(Más respeto, que soy tu madre),investe su una rivista letterariacartacea di 208 pagine, intitolataOrsai: e la vende e la distribuisce,tramite internet, in Spagna e in Su-damerica. Non è ancora uscito ilprimo numero, ed è già una piccolarivoluzione, con o senza Y.

Eadesso povera Angelica? Certo il suo sorriso ancoranon è spento ma già dalla scorsa settimana lei erasotto assedio e Montalbano «sintì che correva il piri-

colo di squagliarsi come un gelato sutta al soli». Perché Ecoha fatto un superbotto, 100 punti che in copie vendute, nelnostro campione di sole librerie, valgono oltre 40 mila co-pie. Mentre la fimmina fatale di Camilleri è scesa da 25 a 17mila e si ritrova abbarbicato, neanche fosse il suo Medoro,un lanciatissimo Ammanniti. Dunque, tre titoli in fuga,pensando già all’ambito traguardo natalizio, tutti gli altriattestandosi ben sotto quota 10 mila. Di qui in avanti saràuna maratona, si vedrà chi dei tre ha più filo e più fiato. In-

tanto a sorridere, o meglio, visto il personaggio, a ghigna-re, è quel gran farabutto di Simonini, emblematico motoredi una «macchina del fango» ancor più orrida di quelle ese-crate da Saviano. Di cui è forse vittima l’illustre, irreprensi-bile protagonista del romanzo di Piperno, nuovo ingressonella narrativa italiana. Mentre in quella straniera salel’ispettore Wallander di Mankell, più che mai malinconico,incombendo la pensione. E Tabucchi con le sue storie diviaggio guida la saggistica, in cui la Nielsen colloca tuttociò che è non fiction. Tabucchi e Mankell sono le novità del-la settimana tra i primi 10, insieme a Paolo Fox, detectivedegli astri: il suo arrivo conferma che già tira aria di stren-

ne. Gli oroscopi ne sono un consueto condimento. A modoloro ci parlano di quel futuro tanto evocato quanto nebulo-so, mentre per il conforto del rovinoso presente non abbia-mo che le ricette culinarie, di cui è ghiotto anche il raspellia-no Simonini. Ed invece, a un’Italia in frantumi servirebbe-ro «attente salvaguardie e umili cure», sperando si raccol-ga presto e bene il monito levatosi come sempre con incisivasobrietà dal Colle più alto. Perché in troppi, giovani e vec-chi, non si debba amaramente ripetere il titolo delle memo-rie di Ciampi, ora edite dal Saggiatore: Non è il paese chesognavo. Ben sapendo che per il cinico falsario di Eco e isuoi accoliti queste son solo parole di «anime belle».

AI PUNTILUCIANO GENTA

Simoninisi stramangia

Angelica

Scrive Camus: «... tutto ciòche di fatto degrada la cul-tura accorcia le strade che

portano alla servitù». Ce lo ricor-da Jean Daniel nel saggio Resi-stere all’«aria del tempo» (conCamus) pubblicato nel 2009 daMesogea. Un messaggio che puòperfettamente rappresentare lospirito della sigla messinese, ilcui «viaggio» tra le due spondedel Mediterraneo «per conosceree dar voce alle molteplici identi-tà di un mosaico di culture spes-so reciprocamente ignorate e ri-mosse»,è cominciato nel 1999 periniziativa di Ugo Magno, erededi una dinastia del libro che par-te nell’800 e continua nella coe-renza di una scelta di campo cosìsintetizzata dall’editore: «La no-stra è una motivazione politicaancor prima che culturale. L’uni-ca speranza per il Meridioned’Italia è essere non una perife-ria ma una terra di confine con ilMediterraneo».

I 30 titoli in catalogo ne con-fermano il rigore: autori dell’«al-

tra riva» (in senso lato) come Rit-sos, Adonis, Colovic, Feraoun, ol-tre a un buon numero di nomi pernoi «emergenti» (ultimo il maroc-chino Kilito che, in Tu non parle-rai la mia lingua, indaga le «rela-zioni tra lingue, sistemi di pensie-ro, culture») accanto a Consolo eDe Luca, Duby e Goytisolo, Pizzu-to e Ripellino.

Condotta da un comitato diredazione ad alto profilo coordi-nato da Silvio Perrella (il critico-scrittore che ha appena termina-to un nuovo libro narrativo ed èdirettore della rivista omonimadella «casa»), l’editrice sta perampliare le sue offerte: con unacollanina «Micro» per piccoligrandi testi (Valéry, Grenier,Sgalambro), ma soprattutto conla pasoliniana collana «Petro-lio», inchieste, reportages, memo-ir, il cui impegno civile si dichia-ra dalla prima uscita, a fine me-se, con Un anno di Giuseppe Fa-va: gli scritti, per la rivista «I Si-ciliani», del giornalista assassi-nato dalla mafia nell’84.

La massima sfida della Meso-gea verrà però dall’Iliade nellatraduzione di Daniele Ventre dicui Perrella sottolinea «la resaquasi orale della lingua, capacedi recuperare tutta la forza delleorigini». Una traduzione che«riapre il confronto su teorie epratiche del tradurre» e attornoalla quale «si discuterà molto».

1. Viaggi e altri viaggi 14TABUCCHI 17,50 FELTRINELLI

2. La manomissione delleparole 13CAROFIGLIO 13,00 RIZZOLI

3. La pancia degli italiani 12SEVERGNINI 16,00 RIZZOLI

4. I segreti del Vaticano 11AUGIAS 19,50 MONDADORI

5. Leopardi 7CITATI 22,00 MONDADORI

6. I vinti non dimenticano 6PANSA 19,50 RIZZOLI

7. Terroni 6APRILE 17,50 PIEMME

8. Trent’annie unachiacchierata... 6FERRO 16,00 KOWALSKI

9. C’era una volta l’Italia 5CAPRARICA 18,50 SPERLING & KUPFER

10. Ho sognato un mondo senza... 5MANDELLI; COLOMBO 18,00 SPERLING & KUPFER

CHE LIBRO FA... IN SPAGNA

GIOVANNA ZUCCONI

Si cambia:i griega

diventa ye

Classifica TuttolibriSABATO 13 NOVEMBRE 2010

LA STAMPAX

PROSSIMAMENTE

MIRELLA APPIOTTI

Mesogea:l’Iliade

quasi orale

1. Il cimitero di Praga 100ECO 19,50 BOMPIANI

2. Il sorriso di Angelica 43CAMILLERI 14,00 SELLERIO

3. Io e te 42AMMANITI 10,00 EINAUDI

4. XY 19VERONESI 19,50 FANDANGO

5. Momenti di trascurabile... 11PICCOLO 12,50 EINAUDI

6. Leielui 9DE CARLO 18,50 BOMPIANI

7. La fine del mondo storto 7CORONA 18,00 MONDADORI

8. Persecuzione 6PIPERNO 20,00 MONDADORI

9. Canale Mussolini 5PENNACCHI 20,00 MONDADORI

10. Le luci nelle case degli altri 5GAMBERALE 20,00 MONDADORI

Page 11: Tuttolibri n. 1740 (13-11-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - XI - 13/11/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/11 - Autore: SILRUF - Ora di stampa: 12/11/10 19.40

MARK TWAIN

Le avventuredi Huckleberry FinnFeltrinelli, pp. 285, € 6,40

«Lo sto leggendo in inglese,ma anche in traduzione vabenissimo, una linguamirabile»

CARLO FRUTTERO

Mutandine di chiffonMondadori, pp. 238, € 12,95

«Mi riconcilia con la vita,questa raccolta di memoriein un paese, il nostro, senzamemoria. Un libro scritto inuno stato di grazia totale»

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W. SOMERSET MAUGHAM

HonoluluAdelphi, pp. 237, € 18

«Appartiene al genere chepreferisco, quello che miporta lontano. Intrecciperfetti e storie crudeli traBorneo, Malesia, Hawaii»

Una «contrabbandiera» della letteratura,tra l’Italia e la gelida Mosca, seminando poliziottie spie: ora si racconta in «A Mosca, a Mosca!»

MIRELLASERRI

Fine dicembre 1978,uno degli inverni più gelidi del se-colo. A Mosca il termometro se-gna trentaquattro gradi sotto ze-ro: la giovane italiana esce dall'al-bergo e controlla se «loro» sonoancora lì. Le due Zaporozhets in-granano la prima e si muovonolentamente slittando sul ghiac-cio. Anchese si è abbigliatacomeuna moscovita doc con cinquechili di karakul nero, irsuta pellic-cia-corazza contro gli spifferi ge-lidi, non riesce a passare inosser-vata, la slavista Serena Vitale.Da qualche giorno percorre sem-pre lo stesso tragitto con un taxi.Le due macchine - ognuna condentro stipati quattro giganti daicappottoni di pelle - seguono l'au-to pubblica su cui è salita la scrit-trice che in quegli anni fa la spolacon l'Urss, abbandonando ognitanto Roma o il sole di Puglia, ter-ra natale. Gli spioni la «scorta-no» alla casa del celebre formali-sta russo Viktor BorisovichShklovskij, ex futurista e provo-catorio intellettuale.

La Vitale stava lavorando aun'intervista al saggista (sareb-be uscita dagli Editori Riuniti, Te-stimone di un'epoca), punteggiatadi tanti «non so», «non ricordo»,«ma come si permette di chieder-mi questo?». Questa memoria la-

bile era un riscontro del regimedi terrore costruito attraversosofisticate «cimici» intercettatri-ci, disseminate negli apparta-menti, a cui si poteva far frontesolo parzialmente con lo sciac-quonedel wc premuto più volte.

Con Shklovskij, Serena di so-lito si intratteneva fino a pome-riggio inoltrato. Ma quel 29 di-cembre la Vitale, intorno alle ore12, esce di corsa dal portone condue lacrimoni che rotolano giùper le guance prima di diventareperle gelate. «Gli avevo chiestose le nuove generazioni lo avesse-ro dimenticato e se ora fosse en-trato a far parte dell'establish-ment», ricorda nella sua bella ca-sa milanese nei pressi della Cat-tolica. «Non l'avessi mai detto,Shklovskij impermalositomi cac-cia via, per poi scusarsi il giornodopo per lo scoppiod'ira».

Comunque gli otto angeli cu-stodi che stanno alle calcagnadella ricercatrice decidono di da-re una bella lezione all'intrapren-dente che si occupa di un criticoletterario il cui fratello,Vladimir,filologo romanzo e teologo, è sta-to chiuso nel gulag e poi freddatocon un colpo alla nuca. Una spal-lata ben assestata la fa planaresul marciapiede della metropoli-tana e le incrina un paio di costo-le. Il giorno dopo uno dei duemacchinoni le punta addosso ilsuo brutto muso grigio provocan-dole altre contusioni e fratture.«Ancora oggi non mi è completa-mente chiaro il motivo dell'ag-gressione. Ero ospite ufficialedell'Unionedegli scrittori sovieti-ci e avevo un contratto con laVaap (Agenzia dei diritti d'auto-re, filiale letteraria degli Organidella sicurezza di Stato), eppuremi vollero kappaò».

In questo «Gorky Park» incui si traffica di libri, tra pedina-menti, inseguimenti,cazzotti, mi-crofilm occultati e alfabeti segre-ti, si è svolta la vita «editoriale»di Serena Vitale, razza rara nellatribù degli intellettuali italiani,agente segreto ovvero contrab-bandieradi cartastampata.

Ora la scrittrice in A Mosca, aMosca! (Mondadori), con stile esi-larantee raffinato, ci restituisce isuoi «calienti» anni moscoviti. Vi

descrive la capitale sovietica dallafine degli Anni Sessanta in poi,quando, studentessa del grandeesperto di lingue e letteratureorientali Angelo Maria Ripellino,va a far ricerca nella biblioteca Le-nin (altro covo di spie e di occhiutisorveglianti) per portare a termi-ne la sua tesi su AndrejBelyj.

Oggi è un'autrice di gran suc-cesso (da Il bottone di Puškin a L'im-broglio del turbante) ed è una dellepiù note e feconde traduttrici diMarina Cvetaeva, Il poeta e il tem-po, e di Nabokov, Il dono, o anche diPuškin, Piccole tragedie. La sua esi-stenza l'ha trascorsa tra volumiche da «avventure dell'anima» sisonotrasformati in «avventure delcorpo» e anche in trappole micidia-li, dice la Vitale con l'understate-mente l'ironiache le sono cari.

Data di inizio della trasposi-zione?

«Mi sono sempre piaciuti gli scrit-tori che mi portavano lontano. Dapiccola la parola “tormenta” inDostoevskij mi faceva impazzire,dal momento che a Brindisi di tor-mente non ce n'erano. I miei auto-ri sono stati negli anni Balzac, Dic-kens, Goethe, Austen, James,Manzoni,Nabokov, Mandel'štam,

Dostoevskij e tantissimi altri. Lapassione per far diventare il librouna realtà avventurosa l'avevo pe-rò fin da ragazzina. Mia madre miporta a visitare le grotte di Castel-lana: all'epoca ero tutta presa daLe avventure di Tom Sawyer che siperde mentre esplora cunicoli ecaverne. Così abbandono il grup-po e cerco di imitare le gesta del

mio piccolo eroe. Mi vengono acercarecon la polizia».

E l'università l'ha incoraggiatanella sua vocazione alla sco-perta culturale?

«Certamente. Ho avuto professo-ri di grande valore oltre a Ripelli-no, Giovanni Macchia, Giulio Car-lo Argan, Giacomo Debenedetti lecui meravigliose lezioni si teneva-no in piccole aule, a orari improba-bili della mattina o della sera. So-no stata molto fortunata per avercompiuto i miei studi prima del

Sessantotto. La mia voglia di rom-pere vincoli e barriere e di far co-noscere in Europa e al mondo li-bri censurati è nata anche nelleaule della Sapienza di Roma. Unimpulso che, comunque, mi hacreatonon pochi guai».

Vi sono state alcune volte incui ha immaginato di essere allimite, di finire nelle segretestanze dalle luci sempre acce-se della tetra Lubjanka?

«Uno dei peggiori momenti me loha riservato Padiglione cancro diSolzenicyn che sottoforma di mi-crofilm stavo cercando di portareall'Einaudi. La pellicola l'avevo ac-quistata a suon di dollari da ungruppo di intellettuali non allinea-ti. Il mio treno viene fermato aChop, un paesetto di confine conl'Ungheria. Salgono dei militi ar-mati. Stanno cercando propriome, quasi sicuramente a seguitodi una spiata di un “caro” amico odegli stessi “non allineati”, forseimbroglioni patentati. Mi fannoscendere e mi trattengono senzaaver trovato la pellicola che stadavanti ai loro occhi in una reti-cella di frutta, dentro una fintaarancia. Nella stazioncina battu-ta dalla neve, il medico di turno,

Valentin, mi aiuta: fa una diagno-si falsa, dice che sono malata dicuore e riesce a ingannarli. Mi ac-coglie nel suo studio, mi addor-menta e si approfitta brutalmen-te della mia incoscienza. Il giornodopo vengo caricata su un trenoper Budapest dove sbarco in pie-na notte. Sono senza bagaglio eaddirittura in tailleur, con quelfreddo: ho dovuto regalare il pel-licciotto e tutto il resto alle poli-ziotte per farmi rilasciare. Con isoldi arrivo a malapena a un bi-glietto per Zagabria. Qui incontroun italiano che, informato dellemie disgrazie e del fatto che sonoa corto di quattrini, ripetendocontinuamente "povera figlia!"mi propone di “darmi una mano”.Altro che mano! È un malintenzio-nato e sono costretta a rifugiarmiin ambasciata. Finalmente siapre uno spiraglio e posso rientra-re. Successivamente trascorreràqualche anno prima che io torniin Urss. C'era stata l'invasione

della Cecoslovacchia e le vicendeche mi avevano coinvolto mi ave-vano profondamente segnato».

Come faceva a far transitare idattiloscritti proibiti verso lidipiù ospitali?

«In tanti modi, certo non c'eranomacchine per le fotocopie. Inven-tai un inesistente carteggio Flau-bert-Turgenev per far passare ol-tre frontiera Lettera all'Amazzonedella Cvetaeva, di cui un apprez-zato critico di regime aveva scrit-to: “non ha nulla da dire, la suaopera assomiglia a una cava di pie-tra aperta e vuota”. L'epistolariodella stessa autrice, invece, lo sot-trassi a uno studioso che amavamolto la vodka. Mentre ronfava,imbottito dall'alcol di cui gli avevofatto consistente omaggio, portaiil malloppo alla redazione di Re-pubblica e fotocopiai a rotta di col-lo. Poi bussai all'alba a casa dell'ambasciatore Sergio Romanoche mi accolse molto gentilmenteancora in vestaglia ma che si mo-strò ligio e mi negò la valigia diplo-matica. Alla fine trovai altre stra-de. Altre volte alternavo in grandiquaderni la copiatura a mano diuna pagina “proibita” e di una pa-gina di un autore su cui non c'eranessunveto».

Le sensazioni di quegli anni?«Il malessere per la cultura del so-spetto: se una donna aveva unanellino d'oro ci si chiedeva sel'avesse ottenuto a seguito di unadelazione e a tavola quando uncommensale andava via per pri-mo... si pensava che fosse andatoa fare una spiata. Nella bella abita-zione del figlio di Pasternak, sem-pre per timore delle maledette“cimici”, si comunicava tramiteuna piccola lavagna».

E al rientro in Italia, la sua vi-ta intellettuale a fianco diGiovanni Raboni, un protago-nista per anni del mondo cul-turale?

«E' stata molto ricca. Da AttilioBertolucci, personaggio straordi-nario e di grande umanità e mi-tezza d'animo, ad Antonio Portaa Elsa Morante, la “gattara” concui condividevo la singolare pas-sione per i mici, eravamo comeuna famiglia. C'erano rapporti discambio intenso, quasi quantoquelli indimenticabili, suggellatida mille difficoltà, che per anni hocoltivato a Mosca».

I PREFERITI

«Nella bella abitazionedel figlio di Pasternak,per timore delle cimici,si comunicava tramiteuna piccola lavagna»

«Oltrecortina sinda piccola, quandola parola “tormenta”in Dostoevskijmi faceva impazzire»

“Con la vodkaho salvatola Cvetaeva” «Da Giovanni Raboni

a Attilio Bertolucci,da Antonio Portaa Elsa Morante: eravamocome una famiglia»

«Sottrassi le letteredi Marinaa uno studioso cheamava molto bere,mentre ronfava...»

Diario di lettura TuttolibriSABATO 13 NOVEMBRE 2010

LA STAMPA XI

La vita. Serena Vitale è nata a Brindisi nel 1945. All’Università è stata allieva di Angelo Maria Ripellino. Hainsegnato Lingua e Letteratura russa a Milano, Genova, Napoli, Pavia e, attualmente, alla Cattolica di Milano.Le opere. E’ appena uscito da Mondadori «A Mosca, a Mosca!» (pp. 250, € 18,50). Tra i suoi libri: «La casa dighiaccio» (Mondadori), «Il bottone di Puskin» (Adelphi), «Testimone di un'epoca», conversazioni con ViktorŠklovskij (Editori Riuniti). Ha tradotto, fra gli altri, Nabokov («Il dono»), Marina Cvetaeva (« Il poeta e iltempo»), Kundera («Il valzer degli addii»), Osip Mandel'štam («Poesie»), Esenin («Poemi rivoluzionari»).

Serena Vitale

La

slav

ista