Tuttolibri n. 1769 (11-06-2011)

11
TUTTO COMINCIÒ CON UN POMPIERE, MOLTO DOPO MEZZANOTTE Un romanzo, un titolo diventato un archetipo, Fahrenheit 451, scritto da Ray Bradbury a 33 anni, nel 1953, portato sullo schermo nel 1966 da Truffaut: un simbolico, visionario futuro in cui la Tecnica e il Potere bruciano i libri perché non possono accettare il libero arbitrio, l'indipendenza, la creatività dell’individuo. Ora esce un’antologia, Era una gioia appiccare il fuoco, curata negli Stati Uniti da Donn Albright e Jon Eller, tradotta e annotata per gli Oscar Mondadori da Giuseppe Lippi, in cui si riuniscono i due lunghi racconti «preparatori» del romanzo: Il Pompiere del 1951 e il precedente Molto dopo mezzanotte, che si può considerare il manoscritto primitivo rimasto inedito fino al 2006. A essi si aggiungono episodi che sarebbero dovuti rientrare nelle Cronache marziane e storie più recenti, come Il Falò che anticipiamo in questa pagina: il comun denominatore, come ben spiega l’introduzione di Lippi, è l’occhio profetico di Bradbury, la sua angoscia per il tracollo di una civiltà che sacrifichi la Bellezza al Dominio, le idee al Dogma, la morale al Successo, con la miopia di chi prepara per tutti un nuovo, definitivo rogo del Pianeta. Ecco perché i libri fanno paura: per Bradbury, scrive Lippi, conservano «la memoria dell’età dell’oro» e presagiscono «la catastrofe». Questo mondo è all’ultimo Falò Con la videointervista di Maggiani e la memoria di Soldati Anteprima Un inedito di Ray Bradbury da «Era una gioia appiccare il fuoco», antologia di racconti in cui si anticipa o prosegue «Fahrenheit 451»: qualcuno sta per premere il tasto «cancella» RAY BRADBURY A William Peterson di- spiaceva innanzitutto per Shakespeare, Platone, Ari- stotele, Jonathan Swift, William Faulkner, le poesie di Weller e magari per Robert Frost, John Donne e Robert Herrick. Natu- ralmente, tutti nel Falò. Poi co- minciò a pensare ad alcuni dei quadri appesi nei musei o ripro- dotti nei libri che conservava al suo rifugio, per esempio i buoni Picasso:nonquellibruttimaira- ri buoni; e ai buoni Dalì (perché ce n’era qualcuno, effettivamen- te), al miglior Van Gogh, alle li- nee di un certo Matisse, per non parlare del colore e del modo in cui Monet creava fiumi e corsi d’acqua, o del sottilissimo velo che pareva posarsi sulle facce di pesca delle donne di Renoir, nel- l’ombra d’estate. Per andare più indietro nel tempo, c’erano i me- ravigliosi El Greco illuminati dal livido dei lampi e i corpi dei santi allungaticomedaunagravitace- leste verso bianchi, sulfurei nu- volonitemporaleschi. Dopo aver passato in rasse- gna quei candidati alla combu- stione (perché non sarebbero serviti ad altro), Peterson penso alle massicce sculture di Miche- langelo, al ragazzo David con i polsi tondi e il collo muscoloso dellagioventù,lamorbidabocca, le mani e gli occhi sensibili; e alle coppieappassionatediRodin,al- la fossetta delicata sul posterio- re del nudo che si poteva ammi- rareinunsaloneinternodelMu- seum of Modern Art, l’invitante fossetta su cui, passando, avreb- be posato volentieri una mano per congratularsi con l’arte di Lehmbruck... William Peterson rimase in studio fino a tardi, con le luci spente;soloilriflessorosadelgi- radischi sfiorava il suo volto os- suto. La musica filtrava nella stanza con il più dolce movimen- to, un coro di locuste dalla Sinfo- nia di Jena di Beethoven, un piz- zicato che scrosciava come piog- gia fra la Quarta di Ciaikovskij e la Sesta di Shostakovic, un fanta- smadalla Valse. A volte Peterson si toccava il viso con la mano e scopriva un che di umido sotto le palpebre. Non è autocompassione, vero? E’ solo la frustrazione di non po- terfareniente,inquellasituazio- ne. Per secoli i loro pensieri si erano propagati nel mondo, vi- vendo ancora. Domani sarebbe- ro morti: Shakespeare, Frost, Huxley, Dali, Picasso, Beetho- ven, Swift, tutti insieme. Finora, benché i loro corpi fossero con- sumati dai vermi, non erano morti veramente; adesso ci avrebbepensatoilfuoco. Squillòiltelefono.WilliamPe- terson mosse una mano nella stanzabuiaepreseilricevitore. «Bill?» «Oh,ciao,Mary». «Chestaifacendo?» «Ascoltounpo’dimusica». «Nontiandrebbedifarequal- cosadispeciale,stasera?». «Ecosaciresta?»ribattelui. «Dio sa dove saremo domani aquest’ora,quindipensavo...». «Non ci sarà domani a que- st’ora»lainterruppePeterson. «CisaràilFalòebasta». «Che strano modo di dirlo. E che vergogna» disse la donna da lontano. «Pensavo allo spreco. Mia madre mi mette al mondo, mi alleva, mio padre mi manda a scuola e lo stesso i tuoi, Bill. Lo stessoperduemiliardidiabitan- ti della terra. Eppure succederà ugualmente». «Non solo» pensò lui, con gli occhi chiusi, il microfono vicino alla bocca. «Ci sono voluti milio- ni di anni per arrivare a questo punto. So che potresti chieder- mi: dove siamo andati? A che punto siamo arrivati? Il fatto e che comunque siamo qui, nel be- neenelmale.Ecisonovolutimi- lioni di anni perché l’umanità strisciasse dov’è ora. Mi fa sem- plicemente infuriare che un pu- gno di individui arroccati nei po- sti che contano possano fare ta- bularasa.L’unicaconsolazionee che bruceranno anche loro». Aprì gli occhi. «Tu credi nell’in- ferno,Mary?». «Non ci credevo. Adesso sì. Dicono che una volta accesa, la terra brucerà per un miliardo di anni,comeunpiccolosole». «Sì, l’inferno è quello e noi ci siamo dentro. Non ci avevo mai pensato, ma le nostre anime ar- rostiranno qui, nell’aria, tratte- nute finché la terra non sarà al- trocheunfalò». Lei cominciò a piangere nel- Oggi tuttoLIBRI iPad Edition A cura di: LUCIANO GENTA con BRUNO QUARANTA [email protected] www.lastampa.it/tuttolibri/ p Ray Bradbury p ERA UNA GIOIA APPICCARE IL FUOCO p trad., intr. e note di Giuseppe Lippi p Oscar Mondadori p pp. XIII - 368, e 10,50 NUMERO 1769 ANNO XXXV SABATO 11 GIUGNO 2011 DIARIO DI LETTURA Paolo Terni parole e note Un musicologo tra Morante e Einaudi SINIGAGLIA P.XI Continuaapag.II VARGAS LLOSA Un fiero irlandese Il «Celta» che lottò contro i colonialisti BIANCHINI P. IV STORIE Le Mille vite spezzate Dopo Garibaldi suicidi e fughe BOATTI P. IX TUTTOLIBRI LA STAMPA IL VIAGGIO Violante sulle orme di Lilith LA CLASSIFICA Camilleri e i rivali: Nesbo e la Cornwell tutto LIBRI «Tu hai scritto tre fra i più bei libri della nostra epoca, per niente. Poiarrivaqualcuno conun fiammifero» «Fahrenheit451»,ilrogodeilibri;inaltoadestral’autoreRayBradburyinunacaricaturainRete p «E’ questa la cosa meravigliosaestupida. Siamo andati avanti pur sapendochesaremmo finitinellafornace» DANTE ALIGHIERI Così preparò la Commedia L’officina del poeta «sperimentatore» BECCARIA-BARBERO P.VI-VII LA COVER Guardando con gli occhi di Dondero I R

description

Tuttolibri, italian review of books, from www.lastampa.it

Transcript of Tuttolibri n. 1769 (11-06-2011)

Page 1: Tuttolibri n. 1769 (11-06-2011)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - I - 11/06/11 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/01 - Autore: DANCRU - Ora di stampa: 10/06/11 21.38

TUTTO COMINCIÒ CON UN POMPIERE, MOLTO DOPO MEZZANOTTEUn romanzo, un titolo diventato un archetipo, Fahrenheit 451, scritto da

Ray Bradbury a 33 anni, nel 1953, portato sullo schermo nel 1966 da

Truffaut: un simbolico, visionario futuro in cui la Tecnica e il Potere

bruciano i libri perché non possono accettare il libero arbitrio,

l'indipendenza, la creatività dell’individuo. Ora esce un’antologia, Era una

gioia appiccare il fuoco, curata negli Stati Uniti da Donn Albright e Jon

Eller, tradotta e annotata per gli Oscar Mondadori da Giuseppe Lippi, in cui

si riuniscono i due lunghi racconti «preparatori» del romanzo: Il Pompieredel 1951 e il precedente Molto dopo mezzanotte, che si può considerare il

manoscritto primitivo rimasto inedito fino al 2006. A essi si aggiungono

episodi che sarebbero dovuti rientrare nelle Cronache marziane e storie

più recenti, come Il Falò che anticipiamo in questa pagina: il comun

denominatore, come ben spiega l’introduzione di Lippi, è l’occhio

profetico di Bradbury, la sua angoscia per il tracollo di una civiltà che

sacrifichi la Bellezza al Dominio, le idee al Dogma, la morale al Successo,

con la miopia di chi prepara per tutti un nuovo, definitivo rogo del Pianeta.Ecco perché i libri fanno paura: per Bradbury, scrive Lippi, conservano «la

memoria dell’età dell’oro» e presagiscono «la catastrofe».

Questo mondoè all’ultimo Falò

ConlavideointervistadiMaggianie lamemoriadiSoldati

Anteprima Un inedito di Ray Bradbury da «Era una gioiaappiccare il fuoco», antologia di racconti in cui si anticipa o prosegue«Fahrenheit 451»: qualcuno sta per premere il tasto «cancella»

RAY BRADBURY

A William Peterson di-spiaceva innanzitutto

per Shakespeare, Platone, Ari-stotele, Jonathan Swift, WilliamFaulkner, le poesie di Weller emagari per Robert Frost, JohnDonne e Robert Herrick. Natu-ralmente, tutti nel Falò. Poi co-minciò a pensare ad alcuni deiquadri appesi nei musei o ripro-dotti nei libri che conservava alsuo rifugio, per esempio i buoniPicasso: non quelli brutti ma i ra-ri buoni; e ai buoni Dalì (perchéce n’era qualcuno, effettivamen-te), al miglior Van Gogh, alle li-nee di un certo Matisse, per nonparlare del colore e del modo incui Monet creava fiumi e corsid’acqua, o del sottilissimo veloche pareva posarsi sulle facce dipesca delle donne di Renoir, nel-l’ombra d’estate. Per andare piùindietro nel tempo, c’erano i me-ravigliosi El Greco illuminati dallivido dei lampi e i corpi dei santiallungati come da una gravita ce-leste verso bianchi, sulfurei nu-voloni temporaleschi.

Dopo aver passato in rasse-gna quei candidati alla combu-stione (perché non sarebberoserviti ad altro), Peterson pensoalle massicce sculture di Miche-langelo, al ragazzo David con ipolsi tondi e il collo muscolosodella gioventù, la morbida bocca,le mani e gli occhi sensibili; e allecoppie appassionate di Rodin, al-la fossetta delicata sul posterio-re del nudo che si poteva ammi-rare in un salone interno del Mu-seum of Modern Art, l’invitantefossetta su cui, passando, avreb-be posato volentieri una manoper congratularsi con l’arte diLehmbruck...

William Peterson rimase instudio fino a tardi, con le lucispente; solo il riflesso rosa del gi-radischi sfiorava il suo volto os-suto. La musica filtrava nellastanza con il più dolce movimen-to, un coro di locuste dalla Sinfo-nia di Jena di Beethoven, un piz-zicato che scrosciava come piog-gia fra la Quarta di Ciaikovskij ela Sesta di Shostakovic, un fanta-sma dalla Valse.

A volte Peterson si toccava ilviso con la mano e scopriva unche di umido sotto le palpebre.Non è autocompassione, vero?E’ solo la frustrazione di non po-ter fare niente, in quella situazio-ne. Per secoli i loro pensieri sierano propagati nel mondo, vi-vendo ancora. Domani sarebbe-ro morti: Shakespeare, Frost,Huxley, Dali, Picasso, Beetho-ven, Swift, tutti insieme. Finora,benché i loro corpi fossero con-

sumati dai vermi, non eranomorti veramente; adesso ciavrebbe pensato il fuoco.

Squillò il telefono. William Pe-terson mosse una mano nellastanza buia e prese il ricevitore.

«Bill?»«Oh, ciao, Mary».«Che stai facendo?»«Ascolto un po’ di musica».«Non ti andrebbe di fare qual-

cosa di speciale, stasera?».«E cosa ci resta?» ribatte lui.«Dio sa dove saremo domani

a quest’ora, quindi pensavo...».«Non ci sarà domani a que-

st’ora» la interruppe Peterson.«Ci sarà il Falò e basta».«Che strano modo di dirlo. E

che vergogna» disse la donna dalontano. «Pensavo allo spreco.Mia madre mi mette al mondo,mi alleva, mio padre mi manda ascuola e lo stesso i tuoi, Bill. Lostesso per due miliardi di abitan-ti della terra. Eppure succederàugualmente».

«Non solo» pensò lui, con gliocchi chiusi, il microfono vicinoalla bocca. «Ci sono voluti milio-ni di anni per arrivare a questopunto. So che potresti chieder-mi: dove siamo andati? A chepunto siamo arrivati? Il fatto eche comunque siamo qui, nel be-ne e nel male. E ci sono voluti mi-lioni di anni perché l’umanitàstrisciasse dov’è ora. Mi fa sem-plicemente infuriare che un pu-gno di individui arroccati nei po-sti che contano possano fare ta-bula rasa. L’unica consolazione eche bruceranno anche loro».Aprì gli occhi. «Tu credi nell’in-ferno, Mary?».

«Non ci credevo. Adesso sì.Dicono che una volta accesa, laterra brucerà per un miliardo dianni, come un piccolo sole».

«Sì, l’inferno è quello e noi cisiamo dentro. Non ci avevo maipensato, ma le nostre anime ar-rostiranno qui, nell’aria, tratte-nute finché la terra non sarà al-tro che un falò».

Lei cominciò a piangere nel-

Oggi

tuttoLIBRIiPad Edition

A cura di:LUCIANO GENTAcon BRUNO QUARANTA

[email protected]/tuttolibri/

pp Ray Bradbury

p ERA UNA GIOIA

APPICCARE IL FUOCO

p trad., intr. e note di Giuseppe Lippi

p Oscar Mondadori

p pp. XIII - 368, € 10,50

NUMERO 1769ANNO XXXVSABATO 11 GIUGNO 2011

DIARIO DI LETTURA

Paolo Terniparole e noteUn musicologo traMorante e EinaudiSINIGAGLIA P.XI

Continua a pag. II

VARGAS LLOSA

Un fieroirlandeseIl «Celta» che lottòcontro i colonialistiBIANCHINI P. IV

STORIE

Le Millevite spezzateDopo Garibaldisuicidi e fugheBOATTI P. IX

TUTTOLIBRI

LASTAMPA

IL VIAGGIO

Violantesulle ormedi Lilith

LA CLASSIFICA

Camillerie i rivali: Nesboe la Cornwell

tuttoLIBRI

«Tu hai scritto trefra i più bei libri dellanostra epoca, per niente.Poi arriva qualcunocon un fiammifero»

«Fahrenheit 451», il rogo dei libri; in alto a destra l’autore Ray Bradbury in una caricatura in Rete

p

«E’ questa la cosameravigliosa e stupida.Siamo andati avanti pursapendo che saremmofiniti nella fornace»

DANTE ALIGHIERI

Così preparòla CommediaL’officina del poeta«sperimentatore»BECCARIA-BARBERO P.VI-VII

LA COVER

Guardandocon gli occhidi Dondero

I R

Page 2: Tuttolibri n. 1769 (11-06-2011)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - II - 11/06/11 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/02 - Autore: DANCRU - Ora di stampa: 10/06/11 20.18

ANGELOGUGLIELMI

Gianfranco Calligari-ch è un grande costruttore distorie. E di queste la più gran-de è questa che con Privatiabissi ha arditamente architet-tato. Caratteristica delle gran-di storie è di poter essere spe-se tanto per costruire una fic-tion televisiva che per erigereun grande romanzo. In fondola La Certosa di Parma o lo stes-so Il rosso e il nero non fanno ri-ferimento a trame (ovviamen-te in un contesto diverso) capa-ci di fare piangere folle di lettri-ci assidue acquirenti di fogli diappendice? Certo poi intervie-ne il linguaggio a fare la diffe-renza, distinguendo tra la pro-posta consolatoria e di intrat-

tenimento e la cosiddetta ope-ra d’arte (che è difficile defini-re altrimenti).

Non voglio defraudare il let-tore dal piacere di scoprirla luistesso anticipando la lussuosatrama di Privati abissi. Mi limi-to a dire che è davvero lussuo-sa e contiene ogni sorta di lu-singhe (e seduzioni) per il letto-re più esigente e affamato.Amori travolgenti ma impossi-bili, ferite inguaribili, colpepassate irrimediabili, fallimen-ti inevitabili e poi straordinariprotagonisti, bellezza, elegan-za, ricchezza, tormenti, doloriinestinguibili, castità, peccato,tradimenti, morte. Altrettantostraordinari sono gli scenari incui il racconto si dipana tra Ro-ma intorno a Piazza Navona,l’azzurrissima Capri, Barcello-na «felice di essere stata co-

struita», il Mare Ligure, i percor-si sognanti che tra declivi e sali-te portano in Svizzera, il lago diLugano e le ville cattedrali chelo circondano. E una Porche de-cappottabile bianca.

Ma quale è il trattamento lin-guistico che Calligarich dedicaa questa ribollente materia?L’autore evita la lingua di riferi-mento che ne valorizzerebbegli aspetti di contenuto punen-done le valenze espressive e at-tua un linguaggio paratattico,violentemente frantumato, unalingua martoriata e come feri-ta, sovrabbondante di punteg-

giatura, con parole-funzione(per indicare il cuore il muscolocardiaco, la ricchezza ciò che con-ta e il mestiere dell’io che rac-conta - è un giocatore di poker -i tavoli del mio sostentamento) econ frasi di ardua crescita ma-gari con il soggetto in chiusura,l’oggetto dopo il verbo e le for-me modali in apertura.

Mi chiedo il perché di un con-torsionismo così sfrenato e az-zardo più risposte. Intanto l’au-tore cerca di frenare l’enfasivieppiù crescente della materiaopponendole forme di resisten-za che ne ritardino la marcia; o

forse cerca di nasconderla (quel-l’enfasi) rivestendola di pannilinguisticamente punitivi; anco-ra si convince di conquistare me-glio quella materia (in realtà co-sì incontenibile) moltiplicando espezzettando lo sforzo (l’arma-mentario) di penetrazione.

Quali che siano i motivi - unodi quelli indicati o tutti e tre - neconsegue che il romanzo siapre con un semplice Allora se-guito da punto fermo e si chiu-de con una serie di punti fermiquanti sono i singoli componen-ti della frase finale: Per andareal posteggio dei. Taxi. A raggiun-gere i tavoli del mio. Sostenta-mento. Di là dai. Ponti. Dall’al-tra. Parte. Del. Fiume (senzapunto, come per un prolunga-mento senza fine del finito).

Ma che ne è di tanto accani-mento linguistico? Serve a ga-rantire esiti di maggiore vitalitào riduce la forza del romanzo?Certo di gagliarda misura e po-

tente impatto è il racconto dellevicende che si svolgono nel Pa-lazzo cattedrale di Locarno difronte a un lago livido di morte;più insicure e involontariamen-te caricaturali sembrano le pagi-ne dedicate alle avventure roma-ne dei protagonisti soprattuttotenendo conto che gli anni in cuiquelle avventure si svolgevanoerano gli anni in cui a Roma, inparticolare intorno dei PiazzaNavona, infuriava il sessantotto.

E’ destino dei progetti arditila difficoltà di governarli; e sel’ardimento acquista il voltodell’ambizione decisa a esplora-re gli spazi abissali della vitadell’uomo dove ha residenzastabile la tragedia allora il falli-mento patito è il solo modo divincere: non è vero che tutti gliuomini muoiono, la morte biso-gna meritarla.

Calligarich Da piazza Navona a Capri, da Barcellonaa Lugano: amore, colpe, fallimenti, eleganza, ricchezza

l’appartamento all’Altro capodella città.

«Non piangere, Mary» dis-se Peterson. «Mi addolora piùil tuo pianto di qualsiasi altracosa, in questo schifo».

«Non posso farne a meno»disse lei. «Sono veramente fu-riosa. Pensare che abbiamosprecato le nostre vite, consu-mato il tempo... Tu hai scrittotre fra i più bei libri della no-stra epoca, e tutto per niente. Ela gente, migliaia di ore di scrit-tura, pensieri, progetti che nonsi possono neanche contareperché il totale sarebbe spaven-toso. Poi arriva qualcuno conun fiammifero».

Lui le concesse un lungo mi-nuto di sfogo nel silenzio, poidisse: «Credi che non ci abbia-no pensato anche gli altri? Ab-

biamo tutti la nostra piccola cro-ce, tutti diciamo: Gesù, è per que-sto che il nonno ha attraversatole pianure, Colombo ha scopertol’America, Galileo ha fatto cade-re quei pesi dalla torre? E’ perquesto che Mosè ha attraversa-to il Mar Rosso? Quello che staper succedere azzera di colpol’equazione e rende inutile qualsi-asi conquista, perché invece deltasto “totale” abbiamo deciso dipremere il tasto “cancella”».

«E non c’è niente che possia-mo fare?».

«Io ho fatto parte di tutte leorganizzazioni, ho parlato, hopicchiato i pugni sul tavolo, hovotato e adesso sono ridotto al si-lenzio» rispose Peterson. «Ab-biamo tentato di tutto, ci è sfug-gito di mano lo stesso. Verso il1940 qualcuno ha buttato il vo-lante dal finestrino e a nessuno èvenuto in mente di controllare ifreni».

«Perché ci siamo dati tantoda fare, allora?» ribatte Mary.

«Non lo so. Vorrei tornare in-dietro e dire al me stesso del1939: stai attento, ragazzo, nonaffrettarti, non correre, non ecci-tarti troppo, non torturarti il cer-vello, non scrivere racconti enon pubblicare libri, non è benee non serve a niente, perché nel1960 butteranno te e tutto il re-sto nell’inceneritore! E mi piace-rebbe dire a Matisse: smettila didipingere quelle belle linee, e aPicasso: lascia perdere Guernica,e a Franco: non affannarti a sot-tomettere il tuo popolo. Nessunoavrebbe dovuto preoccuparsi diniente!».

«Invece era necessario, dove-vamo andare avanti».

«Sì» ammise lui. «E’ questa lacosa meravigliosa e stupida. Sia-mo andati avanti pur sapendoche saremmo finiti nella fornace.Potremo vantarci fino alla fine:suonavamo il violino, dipingeva-mo, parlavamo, ci riproduceva-mo, fingevamo che tutto sarebbecontinuato per sempre. Una vol-

ta mi sono ingannato, pensandoche almeno una parte della terrasi sarebbe salvata, che qui e làqualcuno avrebbe messo al sicu-ro Shakespeare, Blake, il fram-mento di un mio racconto. Perun po’ ho creduto che asiatici epolinesiani avrebbero ereditatoil mondo, ma stavolta e diverso.

Stavolta siamo in gioco tutti».«A che ora pensi che succede-

rà?».«Ormai, da un momento al-

l’altro».«Non sanno quali effetti pro-

durrà la bomba, vero?».«Ci sono le stesse probabilità

in un senso e nell’altro. Perdonail mio pessimismo, credo sia un

grosso errore di calcolo».«Vuoi venire da me?» do-

mandò lei.«Perché?»«Potremmo parlare, alme-

no».«Perché?».«Avremmo qualcosa da fa-

re...».«Perché?».«Per discutere».«Perché, perché, perché?».Lei aspettò un momento.«Bill?»Silenzio.«Bill!»Nessuna risposta.Peterson pensava a una po-

esia di Thomas Lovell Beddoes,a un pezzetto di pellicola trattodal vecchio film Quarto potere;pensava all’alone bianco e legge-ro come una piuma in cui volteg-giavano le ballerine di Degas, almandolino di Braque, a una chi-tarra di Picasso, a un orologio diDalì, a un verso di Housman.Pensava alle mille mattine in cui

si era buttato l’acqua fredda infaccia, al miliardo di mattine e almiliardo di persone che si eranobuttate l’acqua fredda in facciaprima di andare al lavoro negliultimi diecimila anni. Pensava aprati d’erba, di frumento e dentidi leone. Pensava alle donne.

«Bill, sei sempre là?».Nessuna risposta.Finalmente, dopo aver deglu-

tito, ammise: «Sì, sono qui».«Io...» lei disse.«Avanti».«Io voglio...».La terra scoppiò e brucio

continuamente per mille milionidi secoli.

Ray Bradbury, Bonfire (2006)Dal volume: A Pleasure to Burn

Copyright @ 2010 by Ray Bra-dbury. All right reserved

@ 2011 Arnoldo MondadoriEd. S.p.A, Milano. I Edizione Pic-cola Biblioteca Oscar giugno 2011.

Traduzione, introduzione e no-te di Giuseppe Lippi

RAY BRADBURY

IL PREMIO VON REZZORI

Con Zadie Smith= Una lectio della scrittriceamericana il 15 giugno a FirenzeZadie Smith per il Premio vonRezzori, che da quest’annositrasforma in tre giorni di«Festivaldegli scrittori». Ilpubblico inconterà i finalisti:AleksandarHemon (Il progettoLazarus, Einaudi), DavidMitchell (I mille autunni di Jacobde Zoet, Frassinelli), MarieNDiaye (Tre donne forti, Giunti),Miguel Syjuco (Ilustrado, Fazi),Wells Tower (Tutto bruciato,tutto devastato, Mondadori).Premiazione il 17. Già decisi ivincitori per «la migliortraduzione»: ex aequo a FrancaCavagnoli, Tommaso Pincio eRoberto Serrai per il GrandeGatsby di Scott Fitzgerald.

A GENOVA

Festival poesia= «Parole spalancate» aGenova, finoal 19 giugno, inPalazzo Ducale e in altri luoghidel centro, il 17˚ festival dellapoesia. Con un omaggiospeciale a Edoardo Sanguineti,scomparsoun anno fa e lalettura integrale dell’Ulysses diJoyce in 23 punti della città, il 16giugno per il Bloomsday.

A TORRE PELLICE

Torre di Libri= Anteprima a Torre Pellice,oggi, della manifestazione UnaTorre di libri. AlessandroBarberopresenta il suoromanzo Gli occhi di Venezia(Mondadori). Il 26,inaugurazioneufficiale conAndrea Camilleri, che riceverà lacittadinanzaonoraria. Tra gliospiti degli incontri, tra giugnoe luglio, Agnello Hornby,Giovanni De Luna, ElenaLoewenthal,Mario Calabresi,MargheritaOggero.

STEFANOFERRIO: RITROVARSISUL CAMPODI CALCIO

La vita è una Partita= C’è sempre una via Paal nei destini del mondo.Anche nel Veneto di fine Anni Settanta. Il villaggio diStefano Ferrio, giornalista e scrittore vicentino. Ilmicrocosmo dei suoi involontari picari, prima incalzoncini corti, quindi nelle strade che si sono fabbricateo che si sono parate loro dinanzi.Dura una vita La partita (Feltrinelli, pp. 204, € 15). Incampo gli idealisti e i fighetti (gli sfigati e i figli di buonafamiglia?). Gli uni battezzatisi Inghilterra (ancoravibrante l’eco dei campioni di Wembley 1966, da Banks aBobby Charlton), gli altri più ovviamente, più pigramente

ancorati alla quotidiana amaca, il Bar Fantasia.Sfidarsi e, quindi, darsi appuntamento - stessorettangolo d’erba - di lì a trentatré anni, nel nuovosecolo e millennio. Per continuare la partita interrotta,causa pallone resosi irreperibile, una volta atterratonel campo di mais (allora unico era non solo il partito,anche il pallone).Rieccoli, i comuni eroi, chi avvocato, chi medico, chionorevole, chi professore universitario, chi morto esepolto, chi terrorista in permesso speciale, a furordi popolo bipartisan. E’ la Partita di Calcio, arbitrol’incorrotto, incorruttibile signor Greco di Sorrento.Come finirà? Non è nell’aria il 4-3 diGermania-Italia, Messico Settanta? O forse no? Il

«tiro al volo disegnato da Dio» concederà il bis?Stefano Ferrio cuce una storia epica nelle intenzioni,non così quando affonda (o mira ad affondare) itacchetti nelle zolle. Troppo veloce e, insieme,oltremodo al rallentatore. Studiata a tavolino conun eccesso di meticolosità perché nell’arco deinovanta minuti con recupero riesca mitica, ossia unracconto, così à point da non reclamare aggettivi.Una partita interrotta, il copione di Stefano Ferrio?Diciamolo pure. La scommessa era ardita: mescolarele letture di Keynes o di Voltaire con i lanci di GianniRivera e i seni al vento di Brigitte Bardot. Alprossimo colpo di fischietto. Bruno Quaranta

pp Gianfranco Calligarichp PRIVATI ABISSIp Fazip pp. 237, € 18

Qui sopra, GianfrancoCalligarich, già autore di molti

sceneggiati Rai. A sin. PiazzaNavona dipinta da Scipioni:

uno tra gli scenari del suoromanzo «Privati abissi»

Bloc notes

«Privati abissi»:una lussuosa tramache contiene ognisorta di lusinghe peril lettore più esigente

Un linguaggioviolentementefrantumato,una lingua martoriatae come ferita

«Una volta mi sonoingannato, pensandoche almenouna parte della terrasi sarebbe salvata»

Il falò, prima e dopo Fahrenheit

Il contorsionistastupisce ovunque

Segue da pag. I

Scrittori italiani TuttolibriSABATO 11 GIUGNO 2011

LA STAMPAII

Stefano Ferrio

p

Page 3: Tuttolibri n. 1769 (11-06-2011)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - III - 11/06/11 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/03 - Autore: DANCRU - Ora di stampa: 10/06/11 20.18

AndreaCamilleri IL GIOCO DEGLI SPECCHI

Sellerio, pp. 253, € 14

Orson Wellesin soccorso

di Montalbano

Una bomba davanti a un magazzinovuoto, un motore di automobile messofuori uso, un’altra bomba in un altro

magazzino vuoto, un proiettile che si infila nellacarrozzeria dell’auto di Montalbano. E poilettere e telefonate anonime, piccoli e grandispacciatori, una (va da sé) bellissima signora(torinese, questa volta) che intrattiene relazioniclandestine nell’indifferenza del consorterappresentante di computer e insidia pure ilcommissario, in modo troppo esibito per noninsospettire, strani movimenti sulla spiaggia,davanti alla verandina della celebre casetta

diventata - grazie anche ai film tv - il sogno ditanti italiani. E naturalmente un paio di mortiammazzati: ed ecco Il gioco degli specchi diAndrea Camilleri.

Ci sono almeno due scogli da aggirare in ungiallo seriale come quelli che hanno perprotagonista Montalbano: il primo è comemantenere la tensione, sapendo che alla finel’eroe uscirà in un modo o nell’altro vincitore; ilsecondo è come disseminare tracceapparentemente irrelate, sapendo che prima opoi convergeranno tutte in uno stesso intrigo.

In questo diciottesimo episodio della saga,dove rispetto ad altri precedenti c’è forse menoambiente ma più trama, Camilleri riesce fino

all’ultimo a confondere il lettore attraverso unagirandola di spiazzamenti che ogni voltamodificano, o ribaltano, la verità fino a quelmomento (in apparenza) acquisita.

Lo strumento privilegiato di questa operazioneè appunto lo specchio che entra nel titolo, un toposborgesiano e di molta letteratura e filmografianovecentesca. Lo specchio rivela e insiemeconfonde, riflette l’immagine della realtà ma larestituisce ribaltata. Montalbano se ne rendeconto abbastanza presto. Ripensa a un vecchiofilm di Orson Welles, La signora di Shanghai, lacui scena finale si svolgeva nel labirinto deglispecchi di un luna park «e uno non capiva cchiù

indove s’attrovava, pirdiva il sensodell’orientamento e cridiva di parlari con uno chegli stava davanti mentre ’nveci quello era darrè alui». Con il commissario qualcuno (o forse piùd’uno) vuole fare lo stesso gioco, lui lo sa ma questonon gli giova granché. Fino a quando impara amuoversi in un mondo ribaltato.

Alla fine, nella consueta Nota, Camilleriavverte che questo giallo, a differenza di altri, èpura invenzione. Nessun nesso con fatti realmenteaccaduti. Anche se, certo, potrebbero accadere. «Einfatti è accaduto, nell’estate del 2010, dopo cheavevo terminato di scrivere il romanzo». L’ultimocolpo di coda, l’ennesimo gioco di specchi: dellarealtà, questa volta, che riflette la fantasia.

Maurizio Assalto

Dodici coppieper il grandeScomunicato

Il chirurgo,la donna ferita

e la stella Br

Le vecchietteche allevanopesci voraci

Stragi d’Italia,un giornalistacome segugio

Dieci anni dopouna trappola

per Pellegrini

Se l’Uomo Neroinforca

la bicicletta blu

LucaDi Fulvio IL GRANDE SCOMUNICATO

Bompiani, pp. 230, € 17

Dopo aver sperimentato noir ad altissima tensione e romanzidi formazione dal respiro internazionale, Luca Di Fulvio siconcede una parentesi orwelliana in cui la trama si rivela

quella di un ibrido thriller fantapolitico calato in una dimensionesenza tempo, che tuttavia possiede non pochi difetti congeniti deinostri tempi. Il Grande Scomunicato è l'uomo per tutte le stagioniche decreta vita e morte dei suoi sudditi. E' l'uomo più malvagio eopportunista che abbia mai calpestato la terra: ha vissuto, odiatoe ucciso fino a quando, per un banale errore di valutazione, non ècaduto in disgrazia. Ma sa rinascere altrove, in un territorioabitato da dodici coppie di «mentecatti» che non conoscono tempoe dolore. Il Grande Scomunicato ricostruisce il suo immensopotere, ma sarà l'amore di un ragazzo per la sua unica figlia adeterminare la sconfitta definitiva.

In questo feroce apologo intessuto di violenza e soprusi, DiFulvio ha trovato una nuova dimensione del suo narrare, semprepronto a mettersi in gioco e a scommettere sui grandi temi dellaletteratura, tra noir quotidiano e mali dai contorni assoluti.

Bel romanzo di memoria, oltre che thriller di buona fattura,L’odore acido di quei giorni di Paolo Grugni. Un testo ricco diaccadimenti datati 1977, anno di piombo a ridosso di altri anni

di piombo, in cui l'eversione di certe frange pseudo-politiche mise in seriopericolo le ragioni di Stato, seminando morte e rancori - anche postumi -in un Paese alla deriva. La vicenda è personale ma allargabile aqualunque militante dell'epoca: Alessandro Bellezza, chirurgo radiatodall'albo a causa di un fatto di sangue in cui lo coinvolsero le BrigateRosse, è diventato una specie di raccattacadaveri di animali lungo lastatale tra Persiceto e San Giacomo di Martignone. Evita incidenti agliautomobilisti, ma non evita di trovare, su quel tratto di strada, unadonna ferita, che si porta a casa per cercare di curarla.

Una mano assassina sembra condurre i sospetti della polizia suBellezza, ma la rivelazione, condita di illuminanti flash-back sullacronaca politica dell'epoca, sarà solo un’umana, impotente rivelazionesu ciò che l'Italia cominciò a nascondere da allora: segreti cherimangono a galla nella memoria, in quel luogo oscuro in cui nessundetective e nessun scrittore possono arrivare.

Lo scaltro, surreale racconto di Carabba Con un poco dizucchero sarebbe potuto appartenere a Tommaso Landolfi.Non «due zittelle», ma due amiche attempate - Giulia e

Camilla - sole in una antica, immensa dimora fiorentina dalla qualeosservano il mondo cambiare a velocità troppo elevata.

Nobilmente recluse, le due arzille vecchiette si fanno derubare daun rosticciere perfido e volgare e allevano con cura una nutrita seriedi voraci pesci della taiga. Rimaste senza fornitore di «pozionemagica» - l'unico loro vizio di sempre - le due donne si ritrovano amal partito dopo aver malmenato un piccolo spacciatoreoccasionale. La vendetta a cui dovrebbero essere sottoposte, diventauna stralunata gara di sopravvivenza all'interno della vecchiamagione, mentre una piena dell'Arno rischia di seppellire ogni cosa,come in una catartica apoteosi del male.

Giocato su toni ambiguamente isterici e grotteschi, il romanzotrova la sua generosa credibilità in un contesto fuori dal tempo, in cuiogni figura sembra felicemente ritagliata da un bozzettismo toscanod'altri tempi, aggiornato su toni perfidi e diabolici.

L’incontro tra un giallista di razza - Fogli - e un attentogiornalista d'inchiesta - Pinotti - dà vita a un romanzo ampio esuperbo, ambiguo e dolente, che mette il dito nelle piaghe

sempre aperte dei misteri d'Italia. Non voglio il silenzio - il «romanzodelle stragi», come recita il sottotitolo -, è quasi un invito aperto a nonmettere il sigillo di chiusura su troppe verità ancora da rivelare delnostro recente passato. Tra mafia e politica, stragi di magistrati etangentopoli, il romanzo è un abile susseguirsi di ipotesi e ricerche, chepassano attraverso la figura di un bel protagonista, un giornalista cheripercorre la trama delle pagine più oscure della nostra storia sociale.

La telefonata di una sconosciuta, il suo omicidio in un'aula ditribunale, un nome: Solara. Forse l'uomo dovrebbe lasciar perdere,dovrebbe badare a Giulia, la figlia che deve crescere da solo dopo lamorte della moglie. Ma nomi come Falcone e Borsellino, e poi le bombedi Firenze, Milano e Roma, sono un invito a tuffarsi nei meandri delmale. Con il rischio di venirne risucchiati per sempre.

Un romanzo straordinario, provocatorio, irritante, sulla cui tramasarebbe sempre più necessario riflettere.

MassimoCarlotto ALLA FINE DI UN GIORNO NOIOSO

e/o, pp. 177, € 17

Non è una bella cosa l'attrazione nei confronti di un personaggionegativo. Ma ciò che il lettore prova , ritrovando in Alla fine di ungiorno noioso la figura perfida e senz'anima di Giorgio Pellegrini

(Arrivederci amore ciao), è una sensazione di delirio da lettura senzafreni, diabolica e contemporanea, in cui affondare con il beneplacito diun'altra appartenenza, morale e sociale. Pellegrini è il perfetto, asetticoemblema di un opportunismo che non conosce valori o sentimenti, checerca di restare in piedi ad ogni costo e in ogni circostanza, sfruttando ilprossimo - o annientandolo - pur di concedersi tutto il concedibile da unavita fatta di sesso, soldi e violenza. Un antieroe che cresce di statura - sepossibile - in questa storia selvaggia, che ce lo presenta proprietario di unvivace locale alla moda della provincia veneta: sposato con Martina - chedomina e ammansisce con le sue perfide torture -, trafficone eprocacciatore di escort, Pellegrini si ritrova - dieci anni dopo la storiaprecedente - messo al palo dall'onorevole Sante Brianese, suo ex-avvocatoe alleato in affari. Quando la trappola scatta, Giorgio è lesto a liberarsi e asfruttare le sue doti di predatore. Il resto è un limpido delirio di violenzaassai poco fantastica. Un Carlotto superbamente impietoso.

Eraldo Baldini L'UOMO NERO E LA BICICLETTA BLU

Einaudi, pp. 275, € 17,50

Dal gotico alla nostalgia rurale: il mondo di Baldini è felicementeracchiuso in una geografia provinciale - Ravenna e «paludi»limitrofe - in cui il Male esercita i suoi influssi violenti in

atmosfere spesso solari e arcaiche, dove il dolore e l'orrore piombano comeelementi assoluti e annichilenti.

C'è meno orrore, in questo romanzo in cui l'autore tenta un serenorecupero memoriale della sua generazione, quella che attraversò incalzoni corti e sogni lunghi l'estate del 1963. L'estate in cui Gigi sbava perla bicicletta blu vista in vetrina, anche se i soldi mancano, la famiglialangue in crisi economica mentre la televisione - per chi la possiede -trasmette le velleità di un mondo che comincia a correre in fretta.

Ma per Gigi il sogno rimane ben presente, accanto all'amicizia con labella coetanea Allegra, di famiglia benestante ma assai affettuosa con ilsuo compagno di basso rango. E' un'estate magica e ricca di figuresquinternate e ruspanti, almeno fino a quando l'Uomo Nero dellestrampalate favole raccontate dalla Tugnina fa la sua comparsa nelpeggiore dei modi. Allora torna l'orrore, allora torna in pista il Baldinisubdolo, cattivo ma assai ammaliante che ben conosciamo.

L’antieroe di Carlotto Di Fulvio orwelliano

Paolo Grugni L'ODORE ACIDO DI QUEI GIORNI

Laurana,pp. 284, € 16,50

EnzoFileno Carabba CON UN POCO DI ZUCCHERO

Mondadori, pp. 181, € 18

Patrick Fogli - Ferruccio Pinotti NON VOGLIO IL SILENZIO

Piemme, pp. 539, € 19,50

Le paludi di Baldini

Ripensando a un vecchio film,«La signora di Shanghai»,il commissario imparaa muoversi in un mondo ribaltato

«Il gioco degli specchi»: bombe,proiettili, telefonate anonime,piccoli e grandi spacciatori,una bella torinese, due cadaveri

Grugni, anni di piombo Surreale Carabba Misteri Fogli&Pinotti

Patrick Fogli

Pagine gialle TuttolibriSABATO 11 GIUGNO 2011

LA STAMPA III

La saga di Camilleri

Andrea Camilleri

Massimo Carlotto Luca Di Fulvio

Orson Welles con Rita Hayworthnel film «La signora di Shanghai»

Paolo Grugni Enzo Fileno Carabba

Eraldo Baldini

.

SCHEDE A CURA DI SERGIO PENT

Page 4: Tuttolibri n. 1769 (11-06-2011)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - IV - 11/06/11 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/04 - Autore: DANCRU - Ora di stampa: 10/06/11 20.18

Tutti gli innamorati diLa versione di Bar-ney, il long seller di

Mordecai Richler faranno be-ne a non lasciarsi sfuggireMordecai, un libriccino pub-blicato da Adelphi (pp. 106,€ 7) che contiene tre contribu-ti diversi, tutti e tre, ciascunoa suo modo, destinati a raffor-zare il loro innamoramento.

«Papà, il film e io», di NoahRichler, figlio di Mordecai, con-ferma e arricchisce di particola-ri tutto ciò che sapevamo dellapassione per gli alcolici e per ibar del gran bevitore Mordecai(e quei bar dove lo scrittoreascoltava e «metabolizzava» lestorie raccontate dagli avvento-ri hanno un sapore curiosamen-te simile alle scomparse «piole»e agli scomparsi «trani» dellaTorino e della Milano di un tem-po). Ma incuriosisce soprattut-to per il ritratto del set di Laversione di Barney, il film delromanzo, con un Dustin Hoff-man strabordante e un PaulGiamatti, «un attore molto do-tato, ma anche molto serio», te-so e preoccupato.

Il terzo contributo, «Morde-cai remix», è dovuto a MatteoCodignola, il traduttore del ca-polavoro di Richler. Codignolaricama brillantemente su alcu-ne delle promozioni giornalisti-che che accompagnarono quel«passaparola» che trasformòun romanzo quasi ormai desti-nato ad essere ritirato dagliscaffali delle librerie in uno stre-pitoso best seller.

La promozione anomala einaspettata fu quella del quoti-diano Il Foglio. Le promozionicanoniche furono quelle orga-nizzate dalla casa editrice, conMordecai Richler impegnato afare, come lui stesso diceva, ilvenditore ambulante di se stes-so: è significativo il rispetto, ilriserbo, la delicatezza con cuiCodignola, tra il racconto diuna miseria e l’altra del mondodell’informazione, regala al let-tore piccoli episodi, fulminee no-tazioni, rapidi flash, che ci fan-no intravedere una faccia inparte diversa dell’irriverente,

impudente, sfacciato e graffianteMordecai Richler.

Il quale conferma tutte le no-stre impressioni (e risponde pie-namente alle nostre aspettative)nell’articolo, «Diario di un ambu-lante», che apre il libriccino. Il di-ritto morale a criticare gli altridovrebbe essere basato sulla ca-pacità di applicare lo stesso rigo-re critico nei propri confronti. Ri-chler si fa beffe, in questo articolocome nei suoi romanzi, dell’esta-blishment culturale, della deter-minazione feroce degli editori edei giornalisti, della vacuità di

certi ambienti universitari, di cuimette in ridicolo le ipocrisie, le fal-sità, la prosopopea, l’immeritataalta considerazione di sé.

Con lo stesso disincanto, conla stessa ironia graffiante, Rich-ler si fa beffe del suo ruolo divenditore ambulante, di promo-tore dei propri libri. E ci conse-gna una serie di osservazionifulminanti, di immagini grotte-sche, di aneddoti comicamentesconfortanti in cui il lettore diBarney riconoscerà immediata-mente il talento ironico del suoamato autore.

Richler è un maestro di ironiaanche perché sa essere radical-mente autoironico, come è nellagrande tradizione anglosassone.Come è nella tradizione ebraica.E lui le incarna entrambe.

OSCAR WILDE

Prose scelteFucuratadaRobertRossl’antologiaL’arte, lavitaealtremenzogne ,prosesceltediOscarWilde, conbrani e lettere inedite,orapropostadaMattioli1885 (pp.163, € 15,90,postfazionediAngelicaChondrogiannis).Rossne fu l’esecutoretestamentarioper laparte letteraria: «LaprosadiWilde- scriveva- sidistingueperstraordinariedisinvolturaechiarezzaeper l’assenza-moltosingolarenel suocaso-diricercatezza».DiWilde laPianoBEdizionihadi recenteraccoltoaltriscritti, con il titoloLadisciplinadeldandy (pp.124, € 11).

Vargas Llosa La vera (e inventata)storia dell’irlandese Roger Casement,anticolonialista e indipendentista

MASOLINOD’AMICO

Rilasciato dopo dueanni di carcere duro, OscarWilde approdò all’alba a casadi un conoscente, dove si cam-biò d’abito (la sera stessaavrebbe lasciato l’Inghilterraper sempre) e dove lo rag-giunsero pochi sodali, imba-razzati sul contegno da tene-re. Tra questi c’era solo unadonna, Ada Leverson, chel’esteta amava chiamare«Sfinge». «Sfinge, - le disseandandole incontro e affet-tando un tono leggero persdrammatizzare la circostan-za - che meraviglia! Solo tupotevi sapere che cappellinoci si mette alle sette di matti-na per incontrare un amicoche è stato via».

Lo avrebbe raccontato leistessa, in uno dei più vivacitra i numerosi libri di remini-scenze su Wilde. Ada Lever-son (1862-1933), nata Beddi-gton, era la moglie di FrankLeverson, ricco figlio di un

commerciante in diamantinonché, pare, pessimo mari-to. Donna vivace e spiritosa,contribuì a Punch e scrisse ro-manzi di tono brillante e leg-gero, oggi dimenticati.

A giudicare dal libro Amo-ri e malintesi, uscito nel 1908 eora tradotto, il suo talento ec-celleva nell’osservazione deipersonaggi e dei costumi so-ciali ma non si curava troppodi costruire trame: delle dueche qui si incrociano, alter-nando gli episodi, una nonpuò nemmeno definirsi tale -sono soltanto momenti nellavita di una giovane coppia - el’altra, pur originale nellospunto, si conclude in manie-ra scontata. La pagina tutta-via è sempre piacevole, e l’at-tenzione rivolta ai personag-gi femminili, di solito assaipiù intelligenti di quelli ma-schili, è penetrante.

La giovane coppia è forma-ta da Bruce e Edith e vive inuna piccola casa alla moda(siamo agli albori del secoloscorso) - una vera casa dibambola ibseniana, col tron-fio marito che tratta la mogliecome una ingenua sciocche-rella e lei che si adegua asse-condandolo, pur di ottenere

quello che è necessario permandare avanti il ménage.

Nella sua prosopopea Bru-ce disprezza i propri genitoriborghesi e delega alla consor-te il compito di spremernequalche indispensabile quattri-no, mentre ingenuamente va-gheggia piccole evasioni mon-

dane. Una di queste è la parte-cipazione alle attività di una fi-lodrammatica, dove si renderidicolo quando corteggia gof-famente una collega. Decisa asalvare il matrimonio a ognicosto (ma quanto durerà anco-ra?), Edith finge di ignorare labrutta figura di Bruce e anzi loconsola e rassicura.

Nell’altra vicenda campeg-gia una bellissima ereditiera,Hyacinth, che vive con una da-ma di compagnia. Tutti sono in-namorati di Hyacinth, il part-ner ideale per la quale sembrasenz’altro il non meno attraen-te e facoltoso Cecil. Spinta dalcoro di coloro che la circonda-no, Hyacinth finisce per inna-morarsi di Cecil, il quale, soc-combendo a pressioni analo-ghe, la ricambia. SennonchéCecil era e rimane irresistibil-mente attratto da un’altra don-na, più anziana e meno avve-nente di Hyacinth, la signoraRaymond; per noi di oggi è irre-sistibile pensare al celebretriangolo Carlo-Diana-Camilla.

Saggiamente la signoraRaymond respinge Cecil e spo-sa suo zio, mentre Cecil si con-vince a impalmare Hyacinth,ma poi non riesce a dimentica-re davvero la donna che non lovuole. Può il buon senso indiriz-zare i sentimenti? Forse sì, di-ce l’autrice, ma anche nel casodi questa seconda storia, la-sciando nel lettore qualche ra-gionevole dubbio.

CLAUDIOGORLIER

Thomaston, cittadi-na sperduta nella parte set-tentrionale dello Stato diNew York; cittadina che po-tremmo definire moribonda,perché inquinata da una con-ceria ormai agli estremi, laquale ha procurato tumori aparecchi abitanti. Da un lato,Thomaston è un microco-smo, dall’altra, il luogo dalquale si desidera fuggire. Ec-co allora una dimensione in-sieme concreta, realistica edall’altra il suo rovescio sim-bolico, emblematico, in cui sicolloca La donna del quadro, ilpoderoso romanzo di Ri-chard Russo.

Il privato, le vicende deipersonaggi, quasi ne scaturi-scono: un filone peculiare del-la narrativa americana chedura, se volete, almeno finodalla Lettera Scarlatta diHawthorne. Un’altra costan-te del romanzo, non menoesemplare, riguarda la par-

tenza, il viaggio per l’Euro-pa, a scoprire, o riscoprire,se stessi e il mondo: in parti-colare, Venezia, non a caso iltitolo originale del romanzoè Bridge of Sighs, «Ponte deisospiri».

La storia ce la racconta, inprima persona, il sessantenneLou C. Lynch, curiosamentesoprannominato Lucy, il qua-le ha deciso di lasciare alme-no temporaneamente Thoma-ston per ritrovare, appunto aVenezia, un amico d’infanzia,Bobby Marconi, che ha adot-tato uno pseudonimo, RobertNoonan, con il quale è divenu-to un pittore famoso. Qua-rant’anni prima, a Thoma-ston, Lucy, Bobby e Sarah, fi-glia di un insegnante di Sto-ria, hanno costruito un ter-zetto intensamente legato,forse proprio per la loro di-versità: Lucy, con un solidobuonsenso, Bobby pronto ainseguire avventura e ri-schio, Sarah appassionata,sensuale, amata da entrambigli amici, la cui decisione disposare Lucy - anche se usa-va dire «c’è posto per tre» -contribuisce alla fuga di Bob-by in Europa.

Quarant’anni per ripensa-

re, in parte rivivere, un ménageà trois non privo di risvolti tor-bidi, in un mondo insidiato dal-le contraddizioni, le incertezze,i rischi talora fatali, la follia enel quale l’amore può valere co-me salvezza e come trappola.

Venezia servirà a ripercor-rere un passato del quale aiprotagonisti erano sfuggiti, de-liberatamente o meno, innume-revoli risvolti. Una sorta di illu-minazione simbolica scaturiràdalla contemplazione di un qua-dro sublime, il Giudizio univer-sale del Tintoretto, referenteutilizzato nel titolo della brillan-te traduzione italiana di MariaLuisa Cantarelli.

Generazione dopo genera-zione, a partire dai genitori deitre protagonisti, si dipanano

drammi e contraddizioni giova-nili fino a raggiungere la com-prensione, più sottile ma anchepiù triste, che sopravviene conl’età matura. Si ritorna a casa,Noonan morirà a New York,Lynch erediterà il commerciodi famiglia, perché la tentazio-ne di lasciare il vecchio mondoin cui è cresciuto non funziona,proprio all’opposto dell’amiconaturalmente ribelle, Sarah so-pravvissuta a una dura lottacon un cancro al seno, adottauna ragazzina nera.

Russo, nato nel 1949, vincito-re di un Pulitzer nel 2002 con Ildeclino dell’impero Whiting, quisi conferma come lo scrittoreamericano capace, a mio avvi-so più di ogni altro, di ripensa-re originalmente una nozionedel romanzo che padroneggiaun astuto realismo e riprendealla grande la lezione di un’im-periosa allegoria.

Conferma il suo talento ilsuo precedente romanzo, di mi-sura più limitata ma di non me-

no penetrante respiro, La ma-gia dell’ultima estate. Griffin, ilprofessore destinato a viaggia-re in auto dapprima con una epoi con due urne cinerarie dacollocare, è anch’egli una figu-ra peculiare della provinciaamericana, e il termine «magi-co» che appare nel titolo qualifi-ca appropriatamente la strate-gia di Russo, che qui riesce a co-niugare il quotidiano, l’imprevi-sto, il drammatico e l’ironico otalora il comico, scanditi dal rit-mo dell’esistenza domestica, incui il matrimonio occupa unaposizione privilegiata.

A cinquant’anni la tua vitapuò volare serena come il gab-biano che si alza nel capoversofinale del libro. Bisogna capire,bisogna accettare.

ANGELABIANCHINI

Nella bella e agileversione di Glauco Felici,esce ora in Italia Il sogno delCelta, la cui pubblicazione inspagnolo coincise con il No-bel a Mario Vargas Llosa.

Protagonista, un personag-gio ben noto e ancora oggimolto discusso: Roger Case-ment, irlandese, nato a Dubli-no nel 1864 e morto, perchécondannato all’impiccagione,a Londra nel 1916, in piena Pri-ma Guerra Mondiale. E’ lui ilcelta che tirato su come prote-stante dal padre militare e(forse) segretamente battez-zato dalla madre, che tuttaviamorì quando lui aveva noveanni, si orientò fin dall’inizioverso la carriera diplomaticainglese. In qualità di console,fu inviato nel 1903 dal gover-no nel Congo belga. E scoprìle incredibili crudeltà a cuierano sottoposti gli indigeni,destinati alla raccolta e allosfruttamento del lattice, indi-spensabile per la creazionedel caucciù.

Dopo il tragico successo su-scitato dalla sue denunce, a Ca-sement toccò l’incarico di pro-seguire le indagini in AmericaLatina: dal Brasile passò al Pe-rù dove, incontrando altre orri-

bili crudeltà andò a scontrarsicon la Peruvian Amazon So-ciety, di proprietà inglese, macontrollata da potentissimibaroni locali e, come se nonbastasse, le rivalità politichetra Perù e Colombia. Nel frat-tempo, tuttavia, i suoi corag-giosi rapporti sulle tragediedel colonialismo avevano ri-svegliato oltre all’opinionepubblica inglese, quella mon-diale, e a Casement fu conferi-to il titolo di «Sir».

Contemporaneamente, peruna terribile fatalità, nell’ani-mo di Casement, si erano risve-gliati il ricordo e la nostalgiadella patria irlandese, anch’es-sa seppure in altro modo sfrut-tata dal governo inglese. Di quinon soltanto il suo ritiro dal ser-vizio consolare nel 1913, ma l’or-ganizzazione di un corpo di vo-lontari per l’Irlanda, l’infittirsidel suo sostegno alle attivitàpro Irlanda e anti Inghilterra. Ilculmine fu raggiunto nel 1914,alla vigilia della guerra, quandocostituì una sorta di coalizionecon la Germania che lo portò adorganizzare con i tedeschi addi-rittura una spedizione militare

di armi in favore dei volontari del-la Settimana Santa in Irlanda nel1916. Le armi, a bordo di un sotto-marino, non furono mai conse-gnate, la nave intercettata, Case-ment arrestato e poi impiccato.

Su questa esistenza, di persé fin troppo eccezionale, riccadi incontri fatali, Vargas Llosacostruisce uno straordinario ro-manzo, fatto di vuoti e di pieni,di chiusure e aperture, di mate-riale storico e proprie esperien-ze narrative.

L’avvio del primo capitolo(«Quando aprirono la porta del-la cella, insieme al fiotto di lucee a un colpo di vento, entrò an-che il rumore della strada che imuri di pietra attutivano deltutto, e Roger si ridestò, spa-ventato») continua attraverso icapitoli dispari mentre, in con-trasto, in quelli pari dovrebbe-ro trovar posto soltanto le veri-tà oggettive della vicenda.

In realtà, i due versanti dellereminiscenze si mescolano di

continuo anche se è il chiusodella cella a rivelare a Case-ment i ricordi, i rimorsi e con-traddizioni della propria condi-zione di omosessuale. Questaera emersa durante le missionicivilizzatrici e costituirà unodei più potenti argomenti in fa-vore della sua condanna.

Affascinante è per il lettore

l’affollarsi di personaggi noti:non solo quell’Henry MortonStanley che anni prima avevaaperto le vie dell’Africa, trovan-do anche il famoso esploratoreDavid Livingstone, non solo glistessi ricordi di Vargas Llosa del-l’Amazonia e, in particolare diIquitos, dove già aveva ambienta-

to parte dei romanzi La casa ver-de e Pantaleón e le visitatrici.

I punti forti di questo granderomanzo storico, così diverso datanta letteratura domestica im-perante oggi un po’ in tutto ilmondo, sono davvero molti, manon va taciuta quella che è la suavera originalità: innanzituttol’umana anche se critica simpa-tia per il protagonista e le sue de-bolezze. E, più importante anco-ra per la nostra coscienza, unacritica del colonialismo che, an-dando al di là tante connivenzepolitiche degli orrori fisici, dellecrudeltà, a tutt’oggi ancora tragi-camente radicate, è un vero eproprio furto di cultura.

E’ questo furto di cultura,che, accomunando il Congo al-l’Irlanda, rappresenta il post co-lonialismo di oggi e fa di Case-ment, secondo la citazione diJosé Enrique Rodó, posta al-l’inizio del romanzo, non unoma molti uomini. Insomma unodi noi e del nostro tempo.

Saggi e autobiografiaL’editore Libri Scheiwilleravvia lapubblicazionedegli scrittisaggisticiememorialisticidiMarioVargasLlosa, lo scrittoreperuvianopremioNobel l’annoscorso. Iprimi trevolumi sono,Epitaffioperunimperoculturale (pp.162, € 18, trad.diChiaraTana),Latentazionedell’impossibile (pp.213,€ 20,acuradiAntonellaCiabatti)e Ilpescenell’acqua (pp.615, € 24,trad.ecuradiVittoriaMartinettoeAngeloMorino).InEpitaffioperun imperoculturalesonoraccolti scrittideglianni1962-67, tra la rivoluzionecubana e il Vietnam, tral’appoggio al movimentoguerrigliero di Paul Escobar e lacondanna dell’Urss per larepressione degli scrittori, trauna visita a Marx e un ritratto diDe Gaulle.Latentazionedell’impossibileèunostudiocriticosuVictorHugoeIMiserabili.Ilpescenell’acqua,ora inuscita,èunaponderosaautobiografia:dall’infanziatraPerùeBoliviaallaformazione letteraria,dagli amoriallazia Julia,dai viaggi inEuropaalla (dis)avventurapolitica(candidatopresidentenel1990,sconfittodaFujimori).

C’è un consoleche aspettal’impiccagione

«La donna nel quadro»:da una moribondacittadina americanaa Venezia, osservandoil «Giudizio universale»

«Amori e malintesi»:penetrante l’attenzionerivolta ai personaggifemminili, anche sesono flebili le trame

Sul ménageà trois fa luceTintoretto

Nella casadi bambolache buffa coppia

Un talento confermatonel precedente romanzo,«La magia dell’ultimaestate», il prof in viaggiocon le urne cinerarie

IL PERSONAGGIOPAOLO BERTINETTI

Il passaparolaMordecaiPer meglio conoscere

l’autore di «La versione di Barney»

pp Mario Vargas Llosap IL SOGNO DEL CELTAp trad. di Glauco Felicip Einaudi, pp. 422, € 22

pp Richard Russop LA DONNA NEL QUADROp trad. di Maria Luisa Cantarellip Frassinelli, pp. 627, € 20,50p Richard Russop LA MAGIA DELL’ULTIMA ESTATEp trad. di Stefano Bortolussip Frassinelli, pp.309, € 18,50

La passione per i bar,il set del filmcon Dustin Hoffman,le promozioni, canonichee non, del longseller

pp Ada Leversonp AMORI E MALINTESIp trad. di Marcella Bonsantip Astoria, pp.254, € 16

Ada Leverson Le storie brillantie leggere di un’amica di Oscar Wilde

Russo Tra realismo e allegoria,il capolavoro di un premio Pulitzer

Uno straordinarioromanzo di criticasociale, che alternamateriali storicied esperienze narrative

«Il sogno del Celta»:denunciò le crudeltànel Congo belga,lottò per la liberazionedella Patria sfruttata

Mordecai Richler

Richard Russo

Roger Casement in Amazzonia, dove fu inviato dopo la missione in Congo

Scrittori stranieriIVTuttolibri

SABATO 11 GIUGNO 2011LA STAMPA V

Page 5: Tuttolibri n. 1769 (11-06-2011)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - V - 11/06/11 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/04 - Autore: DANCRU - Ora di stampa: 10/06/11 20.18

Tutti gli innamorati diLa versione di Bar-ney, il long seller di

Mordecai Richler faranno be-ne a non lasciarsi sfuggireMordecai, un libriccino pub-blicato da Adelphi (pp. 106,€ 7) che contiene tre contribu-ti diversi, tutti e tre, ciascunoa suo modo, destinati a raffor-zare il loro innamoramento.

«Papà, il film e io», di NoahRichler, figlio di Mordecai, con-ferma e arricchisce di particola-ri tutto ciò che sapevamo dellapassione per gli alcolici e per ibar del gran bevitore Mordecai(e quei bar dove lo scrittoreascoltava e «metabolizzava» lestorie raccontate dagli avvento-ri hanno un sapore curiosamen-te simile alle scomparse «piole»e agli scomparsi «trani» dellaTorino e della Milano di un tem-po). Ma incuriosisce soprattut-to per il ritratto del set di Laversione di Barney, il film delromanzo, con un Dustin Hoff-man strabordante e un PaulGiamatti, «un attore molto do-tato, ma anche molto serio», te-so e preoccupato.

Il terzo contributo, «Morde-cai remix», è dovuto a MatteoCodignola, il traduttore del ca-polavoro di Richler. Codignolaricama brillantemente su alcu-ne delle promozioni giornalisti-che che accompagnarono quel«passaparola» che trasformòun romanzo quasi ormai desti-nato ad essere ritirato dagliscaffali delle librerie in uno stre-pitoso best seller.

La promozione anomala einaspettata fu quella del quoti-diano Il Foglio. Le promozionicanoniche furono quelle orga-nizzate dalla casa editrice, conMordecai Richler impegnato afare, come lui stesso diceva, ilvenditore ambulante di se stes-so: è significativo il rispetto, ilriserbo, la delicatezza con cuiCodignola, tra il racconto diuna miseria e l’altra del mondodell’informazione, regala al let-tore piccoli episodi, fulminee no-tazioni, rapidi flash, che ci fan-no intravedere una faccia inparte diversa dell’irriverente,

impudente, sfacciato e graffianteMordecai Richler.

Il quale conferma tutte le no-stre impressioni (e risponde pie-namente alle nostre aspettative)nell’articolo, «Diario di un ambu-lante», che apre il libriccino. Il di-ritto morale a criticare gli altridovrebbe essere basato sulla ca-pacità di applicare lo stesso rigo-re critico nei propri confronti. Ri-chler si fa beffe, in questo articolocome nei suoi romanzi, dell’esta-blishment culturale, della deter-minazione feroce degli editori edei giornalisti, della vacuità di

certi ambienti universitari, di cuimette in ridicolo le ipocrisie, le fal-sità, la prosopopea, l’immeritataalta considerazione di sé.

Con lo stesso disincanto, conla stessa ironia graffiante, Rich-ler si fa beffe del suo ruolo divenditore ambulante, di promo-tore dei propri libri. E ci conse-gna una serie di osservazionifulminanti, di immagini grotte-sche, di aneddoti comicamentesconfortanti in cui il lettore diBarney riconoscerà immediata-mente il talento ironico del suoamato autore.

Richler è un maestro di ironiaanche perché sa essere radical-mente autoironico, come è nellagrande tradizione anglosassone.Come è nella tradizione ebraica.E lui le incarna entrambe.

OSCAR WILDE

Prose scelteFucuratadaRobertRossl’antologiaL’arte, lavitaealtremenzogne ,prosesceltediOscarWilde, conbrani e lettere inedite,orapropostadaMattioli1885 (pp.163, € 15,90,postfazionediAngelicaChondrogiannis).Rossne fu l’esecutoretestamentarioper laparte letteraria: «LaprosadiWilde- scriveva- sidistingueperstraordinariedisinvolturaechiarezzaeper l’assenza-moltosingolarenel suocaso-diricercatezza».DiWilde laPianoBEdizionihadi recenteraccoltoaltriscritti, con il titoloLadisciplinadeldandy (pp.124, € 11).

Vargas Llosa La vera (e inventata)storia dell’irlandese Roger Casement,anticolonialista e indipendentista

MASOLINOD’AMICO

Rilasciato dopo dueanni di carcere duro, OscarWilde approdò all’alba a casadi un conoscente, dove si cam-biò d’abito (la sera stessaavrebbe lasciato l’Inghilterraper sempre) e dove lo rag-giunsero pochi sodali, imba-razzati sul contegno da tene-re. Tra questi c’era solo unadonna, Ada Leverson, chel’esteta amava chiamare«Sfinge». «Sfinge, - le disseandandole incontro e affet-tando un tono leggero persdrammatizzare la circostan-za - che meraviglia! Solo tupotevi sapere che cappellinoci si mette alle sette di matti-na per incontrare un amicoche è stato via».

Lo avrebbe raccontato leistessa, in uno dei più vivacitra i numerosi libri di remini-scenze su Wilde. Ada Lever-son (1862-1933), nata Beddi-gton, era la moglie di FrankLeverson, ricco figlio di un

commerciante in diamantinonché, pare, pessimo mari-to. Donna vivace e spiritosa,contribuì a Punch e scrisse ro-manzi di tono brillante e leg-gero, oggi dimenticati.

A giudicare dal libro Amo-ri e malintesi, uscito nel 1908 eora tradotto, il suo talento ec-celleva nell’osservazione deipersonaggi e dei costumi so-ciali ma non si curava troppodi costruire trame: delle dueche qui si incrociano, alter-nando gli episodi, una nonpuò nemmeno definirsi tale -sono soltanto momenti nellavita di una giovane coppia - el’altra, pur originale nellospunto, si conclude in manie-ra scontata. La pagina tutta-via è sempre piacevole, e l’at-tenzione rivolta ai personag-gi femminili, di solito assaipiù intelligenti di quelli ma-schili, è penetrante.

La giovane coppia è forma-ta da Bruce e Edith e vive inuna piccola casa alla moda(siamo agli albori del secoloscorso) - una vera casa dibambola ibseniana, col tron-fio marito che tratta la mogliecome una ingenua sciocche-rella e lei che si adegua asse-condandolo, pur di ottenere

quello che è necessario permandare avanti il ménage.

Nella sua prosopopea Bru-ce disprezza i propri genitoriborghesi e delega alla consor-te il compito di spremernequalche indispensabile quattri-no, mentre ingenuamente va-gheggia piccole evasioni mon-

dane. Una di queste è la parte-cipazione alle attività di una fi-lodrammatica, dove si renderidicolo quando corteggia gof-famente una collega. Decisa asalvare il matrimonio a ognicosto (ma quanto durerà anco-ra?), Edith finge di ignorare labrutta figura di Bruce e anzi loconsola e rassicura.

Nell’altra vicenda campeg-gia una bellissima ereditiera,Hyacinth, che vive con una da-ma di compagnia. Tutti sono in-namorati di Hyacinth, il part-ner ideale per la quale sembrasenz’altro il non meno attraen-te e facoltoso Cecil. Spinta dalcoro di coloro che la circonda-no, Hyacinth finisce per inna-morarsi di Cecil, il quale, soc-combendo a pressioni analo-ghe, la ricambia. SennonchéCecil era e rimane irresistibil-mente attratto da un’altra don-na, più anziana e meno avve-nente di Hyacinth, la signoraRaymond; per noi di oggi è irre-sistibile pensare al celebretriangolo Carlo-Diana-Camilla.

Saggiamente la signoraRaymond respinge Cecil e spo-sa suo zio, mentre Cecil si con-vince a impalmare Hyacinth,ma poi non riesce a dimentica-re davvero la donna che non lovuole. Può il buon senso indiriz-zare i sentimenti? Forse sì, di-ce l’autrice, ma anche nel casodi questa seconda storia, la-sciando nel lettore qualche ra-gionevole dubbio.

CLAUDIOGORLIER

Thomaston, cittadi-na sperduta nella parte set-tentrionale dello Stato diNew York; cittadina che po-tremmo definire moribonda,perché inquinata da una con-ceria ormai agli estremi, laquale ha procurato tumori aparecchi abitanti. Da un lato,Thomaston è un microco-smo, dall’altra, il luogo dalquale si desidera fuggire. Ec-co allora una dimensione in-sieme concreta, realistica edall’altra il suo rovescio sim-bolico, emblematico, in cui sicolloca La donna del quadro, ilpoderoso romanzo di Ri-chard Russo.

Il privato, le vicende deipersonaggi, quasi ne scaturi-scono: un filone peculiare del-la narrativa americana chedura, se volete, almeno finodalla Lettera Scarlatta diHawthorne. Un’altra costan-te del romanzo, non menoesemplare, riguarda la par-

tenza, il viaggio per l’Euro-pa, a scoprire, o riscoprire,se stessi e il mondo: in parti-colare, Venezia, non a caso iltitolo originale del romanzoè Bridge of Sighs, «Ponte deisospiri».

La storia ce la racconta, inprima persona, il sessantenneLou C. Lynch, curiosamentesoprannominato Lucy, il qua-le ha deciso di lasciare alme-no temporaneamente Thoma-ston per ritrovare, appunto aVenezia, un amico d’infanzia,Bobby Marconi, che ha adot-tato uno pseudonimo, RobertNoonan, con il quale è divenu-to un pittore famoso. Qua-rant’anni prima, a Thoma-ston, Lucy, Bobby e Sarah, fi-glia di un insegnante di Sto-ria, hanno costruito un ter-zetto intensamente legato,forse proprio per la loro di-versità: Lucy, con un solidobuonsenso, Bobby pronto ainseguire avventura e ri-schio, Sarah appassionata,sensuale, amata da entrambigli amici, la cui decisione disposare Lucy - anche se usa-va dire «c’è posto per tre» -contribuisce alla fuga di Bob-by in Europa.

Quarant’anni per ripensa-

re, in parte rivivere, un ménageà trois non privo di risvolti tor-bidi, in un mondo insidiato dal-le contraddizioni, le incertezze,i rischi talora fatali, la follia enel quale l’amore può valere co-me salvezza e come trappola.

Venezia servirà a ripercor-rere un passato del quale aiprotagonisti erano sfuggiti, de-liberatamente o meno, innume-revoli risvolti. Una sorta di illu-minazione simbolica scaturiràdalla contemplazione di un qua-dro sublime, il Giudizio univer-sale del Tintoretto, referenteutilizzato nel titolo della brillan-te traduzione italiana di MariaLuisa Cantarelli.

Generazione dopo genera-zione, a partire dai genitori deitre protagonisti, si dipanano

drammi e contraddizioni giova-nili fino a raggiungere la com-prensione, più sottile ma anchepiù triste, che sopravviene conl’età matura. Si ritorna a casa,Noonan morirà a New York,Lynch erediterà il commerciodi famiglia, perché la tentazio-ne di lasciare il vecchio mondoin cui è cresciuto non funziona,proprio all’opposto dell’amiconaturalmente ribelle, Sarah so-pravvissuta a una dura lottacon un cancro al seno, adottauna ragazzina nera.

Russo, nato nel 1949, vincito-re di un Pulitzer nel 2002 con Ildeclino dell’impero Whiting, quisi conferma come lo scrittoreamericano capace, a mio avvi-so più di ogni altro, di ripensa-re originalmente una nozionedel romanzo che padroneggiaun astuto realismo e riprendealla grande la lezione di un’im-periosa allegoria.

Conferma il suo talento ilsuo precedente romanzo, di mi-sura più limitata ma di non me-

no penetrante respiro, La ma-gia dell’ultima estate. Griffin, ilprofessore destinato a viaggia-re in auto dapprima con una epoi con due urne cinerarie dacollocare, è anch’egli una figu-ra peculiare della provinciaamericana, e il termine «magi-co» che appare nel titolo qualifi-ca appropriatamente la strate-gia di Russo, che qui riesce a co-niugare il quotidiano, l’imprevi-sto, il drammatico e l’ironico otalora il comico, scanditi dal rit-mo dell’esistenza domestica, incui il matrimonio occupa unaposizione privilegiata.

A cinquant’anni la tua vitapuò volare serena come il gab-biano che si alza nel capoversofinale del libro. Bisogna capire,bisogna accettare.

ANGELABIANCHINI

Nella bella e agileversione di Glauco Felici,esce ora in Italia Il sogno delCelta, la cui pubblicazione inspagnolo coincise con il No-bel a Mario Vargas Llosa.

Protagonista, un personag-gio ben noto e ancora oggimolto discusso: Roger Case-ment, irlandese, nato a Dubli-no nel 1864 e morto, perchécondannato all’impiccagione,a Londra nel 1916, in piena Pri-ma Guerra Mondiale. E’ lui ilcelta che tirato su come prote-stante dal padre militare e(forse) segretamente battez-zato dalla madre, che tuttaviamorì quando lui aveva noveanni, si orientò fin dall’inizioverso la carriera diplomaticainglese. In qualità di console,fu inviato nel 1903 dal gover-no nel Congo belga. E scoprìle incredibili crudeltà a cuierano sottoposti gli indigeni,destinati alla raccolta e allosfruttamento del lattice, indi-spensabile per la creazionedel caucciù.

Dopo il tragico successo su-scitato dalla sue denunce, a Ca-sement toccò l’incarico di pro-seguire le indagini in AmericaLatina: dal Brasile passò al Pe-rù dove, incontrando altre orri-

bili crudeltà andò a scontrarsicon la Peruvian Amazon So-ciety, di proprietà inglese, macontrollata da potentissimibaroni locali e, come se nonbastasse, le rivalità politichetra Perù e Colombia. Nel frat-tempo, tuttavia, i suoi corag-giosi rapporti sulle tragediedel colonialismo avevano ri-svegliato oltre all’opinionepubblica inglese, quella mon-diale, e a Casement fu conferi-to il titolo di «Sir».

Contemporaneamente, peruna terribile fatalità, nell’ani-mo di Casement, si erano risve-gliati il ricordo e la nostalgiadella patria irlandese, anch’es-sa seppure in altro modo sfrut-tata dal governo inglese. Di quinon soltanto il suo ritiro dal ser-vizio consolare nel 1913, ma l’or-ganizzazione di un corpo di vo-lontari per l’Irlanda, l’infittirsidel suo sostegno alle attivitàpro Irlanda e anti Inghilterra. Ilculmine fu raggiunto nel 1914,alla vigilia della guerra, quandocostituì una sorta di coalizionecon la Germania che lo portò adorganizzare con i tedeschi addi-rittura una spedizione militare

di armi in favore dei volontari del-la Settimana Santa in Irlanda nel1916. Le armi, a bordo di un sotto-marino, non furono mai conse-gnate, la nave intercettata, Case-ment arrestato e poi impiccato.

Su questa esistenza, di persé fin troppo eccezionale, riccadi incontri fatali, Vargas Llosacostruisce uno straordinario ro-manzo, fatto di vuoti e di pieni,di chiusure e aperture, di mate-riale storico e proprie esperien-ze narrative.

L’avvio del primo capitolo(«Quando aprirono la porta del-la cella, insieme al fiotto di lucee a un colpo di vento, entrò an-che il rumore della strada che imuri di pietra attutivano deltutto, e Roger si ridestò, spa-ventato») continua attraverso icapitoli dispari mentre, in con-trasto, in quelli pari dovrebbe-ro trovar posto soltanto le veri-tà oggettive della vicenda.

In realtà, i due versanti dellereminiscenze si mescolano di

continuo anche se è il chiusodella cella a rivelare a Case-ment i ricordi, i rimorsi e con-traddizioni della propria condi-zione di omosessuale. Questaera emersa durante le missionicivilizzatrici e costituirà unodei più potenti argomenti in fa-vore della sua condanna.

Affascinante è per il lettore

l’affollarsi di personaggi noti:non solo quell’Henry MortonStanley che anni prima avevaaperto le vie dell’Africa, trovan-do anche il famoso esploratoreDavid Livingstone, non solo glistessi ricordi di Vargas Llosa del-l’Amazonia e, in particolare diIquitos, dove già aveva ambienta-

to parte dei romanzi La casa ver-de e Pantaleón e le visitatrici.

I punti forti di questo granderomanzo storico, così diverso datanta letteratura domestica im-perante oggi un po’ in tutto ilmondo, sono davvero molti, manon va taciuta quella che è la suavera originalità: innanzituttol’umana anche se critica simpa-tia per il protagonista e le sue de-bolezze. E, più importante anco-ra per la nostra coscienza, unacritica del colonialismo che, an-dando al di là tante connivenzepolitiche degli orrori fisici, dellecrudeltà, a tutt’oggi ancora tragi-camente radicate, è un vero eproprio furto di cultura.

E’ questo furto di cultura,che, accomunando il Congo al-l’Irlanda, rappresenta il post co-lonialismo di oggi e fa di Case-ment, secondo la citazione diJosé Enrique Rodó, posta al-l’inizio del romanzo, non unoma molti uomini. Insomma unodi noi e del nostro tempo.

Saggi e autobiografiaL’editore Libri Scheiwilleravvia lapubblicazionedegli scrittisaggisticiememorialisticidiMarioVargasLlosa, lo scrittoreperuvianopremioNobel l’annoscorso. Iprimi trevolumi sono,Epitaffioperunimperoculturale (pp.162, € 18, trad.diChiaraTana),Latentazionedell’impossibile (pp.213,€ 20,acuradiAntonellaCiabatti)e Ilpescenell’acqua (pp.615, € 24,trad.ecuradiVittoriaMartinettoeAngeloMorino).InEpitaffioperun imperoculturalesonoraccolti scrittideglianni1962-67, tra la rivoluzionecubana e il Vietnam, tral’appoggio al movimentoguerrigliero di Paul Escobar e lacondanna dell’Urss per larepressione degli scrittori, trauna visita a Marx e un ritratto diDe Gaulle.Latentazionedell’impossibileèunostudiocriticosuVictorHugoeIMiserabili.Ilpescenell’acqua,ora inuscita,èunaponderosaautobiografia:dall’infanziatraPerùeBoliviaallaformazione letteraria,dagli amoriallazia Julia,dai viaggi inEuropaalla (dis)avventurapolitica(candidatopresidentenel1990,sconfittodaFujimori).

C’è un consoleche aspettal’impiccagione

«La donna nel quadro»:da una moribondacittadina americanaa Venezia, osservandoil «Giudizio universale»

«Amori e malintesi»:penetrante l’attenzionerivolta ai personaggifemminili, anche sesono flebili le trame

Sul ménageà trois fa luceTintoretto

Nella casadi bambolache buffa coppia

Un talento confermatonel precedente romanzo,«La magia dell’ultimaestate», il prof in viaggiocon le urne cinerarie

IL PERSONAGGIOPAOLO BERTINETTI

Il passaparolaMordecaiPer meglio conoscere

l’autore di «La versione di Barney»

pp Mario Vargas Llosap IL SOGNO DEL CELTAp trad. di Glauco Felicip Einaudi, pp. 422, € 22

pp Richard Russop LA DONNA NEL QUADROp trad. di Maria Luisa Cantarellip Frassinelli, pp. 627, € 20,50p Richard Russop LA MAGIA DELL’ULTIMA ESTATEp trad. di Stefano Bortolussip Frassinelli, pp.309, € 18,50

La passione per i bar,il set del filmcon Dustin Hoffman,le promozioni, canonichee non, del longseller

pp Ada Leversonp AMORI E MALINTESIp trad. di Marcella Bonsantip Astoria, pp.254, € 16

Ada Leverson Le storie brillantie leggere di un’amica di Oscar Wilde

Russo Tra realismo e allegoria,il capolavoro di un premio Pulitzer

Uno straordinarioromanzo di criticasociale, che alternamateriali storicied esperienze narrative

«Il sogno del Celta»:denunciò le crudeltànel Congo belga,lottò per la liberazionedella Patria sfruttata

Mordecai Richler

Richard Russo

Roger Casement in Amazzonia, dove fu inviato dopo la missione in Congo

Scrittori stranieriIVTuttolibri

SABATO 11 GIUGNO 2011LA STAMPA V

Page 6: Tuttolibri n. 1769 (11-06-2011)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - VI - 11/06/11 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/06 - Autore: DANCRU - Ora di stampa: 10/06/11 20.18

ALESSANDROBARBERO

Cinque anni prima discomparire in un lager stalinia-no, il poeta russo Osip Man-del’stam scrisse un libretto inti-tolato Conversazione su Dante,in cui fra l’altro osservava chela Commedia non è neppurepensabile senza i commentiche l’hanno accompagnata at-traverso i secoli. Non perché al-trimenti sarebbe troppo diffici-le da capire, ma perché i com-menti sono cominciati non ap-pena il poema è stato pubblica-to, forse addirittura quandoDante era ancora vivo, e fin dal-l’inizio formano con l’opera untutto unico, un paratesto cora-le inscindibile dal testo. «La na-ve portento è uscita dal cantie-re con piccole conchiglie già ap-piccicate alla carena», scrive-va Mandel’stam, con un’imma-

gine memorabile che giustamen-te Andrea Mazzucchi ha sceltoper aprire la nota introduttiva diquesto monumentale Censimen-to dei commenti danteschi, da luicurato insieme all’ideatore, e edi-tore, Enrico Malato.

Fa parte della grandezza del-la Commedia il fatto che fin dalsuo primo apparire essa sia sta-ta riconosciuta in tutta Italia co-me un’opera senza precedenti,da mettere nella stessa catego-ria della Bibbia o del Corpus IurisCivilis. Testi che avevano susci-tato legioni di commentatori,

ognuno dei quali aveva aggiuntola sua pietruzza all’immenso edi-ficio, trasformando l’opera con-clusa nel tempo in un cantieresempre aperto. La Commedia, in-somma, venne inclusa fra quellepochissime opere immense incui gli intellettuali del Medioevoriconoscevano il fondamento del-la propria civiltà, e che bisogna-va assaporare alternando e fon-dendo il testo e la glossa.

La vera e propria industriadantesca suscitata dalla com-parsa del poema nell’Italia delTrecento si può misurare dal

fatto che due dei figli di Dante,Jacopo e Pietro, divennero a lo-ro volta famosi come commen-tatori del poema paterno. Com-mentare Dante poté diventarelo scopo d’una vita: un coeta-neo del poeta come Guido da Pi-sa arrivò a concepire un interopoema di introduzione alla

Commedia, composto di ottocanti in volgare e in terza rima,oltre a realizzare un vastissimocommento dell’Inferno.

Sono ben 42 i commenti me-dievali alla Commedia censiti inquesti due volumi, di cui 29 attri-buibili ad autori con nome e co-gnome, compreso Giovanni Boc-caccio. Ma gli oltre cinquecentomanoscritti che ci hanno tra-mandato questo patrimonio rap-presentano un fenomeno ancorapiù stupefacente, ben medievalesenza dubbio, ma proprio perquesto stranamente moderno. Il

punto è che dato un manoscrit-to, non sempre è facile identifi-care esattamente di quale com-mento si tratta. I copisti infatti,che spesso erano anche gli uti-lizzatori del commento e lo tra-scrivevano per proprio uso, nonsi facevano scrupolo di fondereinsieme brani tratti da commen-tatori diversi, interessandosi so-lo del contenuto e per nulla del-la paternità, condensando e ag-

giungendo in base alle proprieesigenze e intervenendo anoni-mamente a modificare il testo,in una visione collettiva della co-noscenza che non è poi tanto di-versa da quella che ispira oggile pagine di Wikipedia.

Censire tutti i manoscrittidei commenti danteschi, identifi-

care e presentare, in corposi me-daglioni, tutti gli autori, infineschedare puntualmente ogni sin-golo manoscritto, è un impegnocolossale, che ha richiesto quasivent’anni di lavoro e l’interventodi cinquantasette collaboratori,nonché scontri defatiganti conun ministero avaro di finanzia-menti e con una corporazione ac-cademica, quella dei dantisti, fa-mosa per le sue divisioni interne.

Solo un editore ben dotato diquella che gli americani chiama-no vision poteva condurre in por-to questa prima tappa (si sta la-vorando, ora, alla seconda: il cen-simento dei commenti a stampafino al 2000), continuando, nelfrattempo, l’impresa ancor piùvisionaria dell’edizione integraledei Commenti stessi, di cui sonousciti finora 28 tomi per com-plessive 18.000 pagine.

Chi dedica la sua vita agli stu-di filologici non si aspetta di soli-to di ricavarne la gloria, ma inquesto caso non è fuori luogoconcludere che siamo di fronte aun’impresa gloriosa.

Valente italianista cheha lasciato l’Italia emi-grando ad Oxford non

senza strascichi polemici (siveda il suo I Baroni, edito daFeltrinelli), Nicola Gardinipubblica sulle «Mappe» dellabenemerita Piccola Bibliote-ca Einaudi una sua guida a«Cinquantadue classici dellaletteratura italiana», intitola-ta Per una biblioteca indispen-sabile (pp.329, € 21).

È un ottimo lavoro, a cui,come ad ogni operazione se-lettiva (ne sa qualcosa chi quiscrive, responsabile presso lostesso editore tre anni fa diun Novecento italiano, con ol-tre seicento schede), si posso-no muovere tante critiche

quanti sono gli addetti chesentono il diritto-dovere di in-tervenire. Può lasciare per-plesso quell’aggettivo (indi-spensabile come assolutamen-te necessario o come minimo?);il numero delle opere trascel-te (perché 52 e non 64 o 76?);la disposizione in ordine alfa-betico (un po’ civettuola) enon cronologico.

Si possono (c’è semprequalcosa di lievemente sadi-co nel farlo) discutere le in-clusioni, protestare per leesclusioni, eccepire per qual-che divagazione impertinen-te (tre pagine e mezzo distroncatura - nell’introduzio-ne - del dannunziano Il piace-re, quando il suo capolavoronella prosa è Notturno, nonincluso), fare notare qualchesvista (i Sei personaggi è del1921, giro di boa del teatro eu-ropeo, del ’25 è una stesurariveduta per la stampa).

Ma, insomma, come avreb-be detto Totò, queste sonopinzillacchere e quisquilie: ilrisultato d’insieme è eccellen-te; le schede (quasi tutte) cri-ticamente solide, scritte conuna lodevolissima concretez-za empirica di schietta marcaanglosassone. Non piacerà achi scrive per il proprio piace-re onanistico (Smaterializza-zione ed egolatria nel «Piace-re»: il titolo l’ho inventato io,per far sorridere Gardini: maè tipico della saggistica acca-demica nostrana, esclusiva-mente concorsuale, anche do-po che si è vinta una catte-dra): ma tant’è, un poco dipragmatismo ermeneutico fa

bene, come l’acqua mineraledopo tante ebbrietà parolaie.

Piuttosto mi chiedo a chiservirà (uso a bella posta que-sto verbo) la guida. Ai cattedra-tici no, perché le 52 opere le co-noscono tutte (anche se mi pia-cerebbe sottoporli ad un esami-no sul prescelto Adone); agli al-lievi delle facoltà umanisticheneppure, per il semplice fattoche non leggono («A cosa miserve leggere? a scrivere la miatesina di 30 pagine per portarea casa, insieme ai fiori di mam-ma e zia, il mio scontato 110?no, di sicuro!»); ai librai suscite-rà la consueta reazione di fasti-dio («Ma che rompic... ’sto Gar-dini, che mi costringe a staredieci minuti al computer per iTrionfi del Petrarca, con tutti iMoccia che ho da vendere!»);c’è da sperare che solletichiqualche pensionato (il solitoonesto avvocato di provincia,che vuole nel tempo libero ri-mediare alle carenze del suo re-moto triennio liceale)...

Ma il mio terrore è che sene impadroniscano gli editori.Eh, sì, perché - convinti comesono, oggi molto più di ieri, chei classici italiani sono noiosi -dopo aver affidato al solito ze-lante cococò (leggasi: il redat-tore da sei, sette anni non as-sunto) di verificare sul loro ca-talogo quanti dei fatali 52 titolisono presenti e dopo aver ap-preso che almeno una trentina

ci sono (ovviamente, i più scon-tati), con i restanti e con tantialtri non inclusi avranno paga-to il loro debito per gli anni chea loro restano da lavorare:«Ma, dico, caro il mio professo-re, non pretenderà mica che iole stampi le Stanze per la gio-stra del Poliziano? Ma sa quan-te ne venderei? Un 1500 in treanni! Ma vuole scherzare?».

Per i nostri editori i classicisono «bollino giallo», come lichiama il protagonista dellespassose Memorie di un vendito-re di libri di Antonio Franchini(Marsilio): escono dal magazzi-no delle novità solo per finiresubito in quello delle rese. E’strano, però, che 1500 copie intre anni le vendono anche l’ot-tanta per cento dei 300 roman-zi-opera prima, che quegli stoli-di degli editori (proprio gli stes-si) hanno avuto la faccia tostadi mandare in libreria nei dodi-ci mesi dell’anno scorso.

Petrarca aveva un gusto in-fallibile nello scegliersi i po-sti belli in cui trascorrere

la vita. La palma spetta senzadubbio alla Fontaine de Vauclusein Provenza, che il poeta solevachiamare il suo «Elicona transal-pino» e che immortalò nei suoibellissimi versi, come ad esempiol’incipit della canzone Chiare,fresche e dolci acque.

Al primo colpo d’occhio, si re-sta stupefatti per la massa d’ac-qua; né si crederebbe che essa pro-venga da un punto solo. È veroche esiste una fontanella anchesulla riva destra, ma essa non ag-giunge quasi niente alla quantitàd’acqua che trabocca da un gorgoai piedi della roccia calcarea chechiude la valle. E dato che il gor-

go, che ha quasi l’aria di un pozzosacro, non si vede finché non ci si èsopra, mentre l’occhio del visita-tore è colpito dalla rupe a stra-piombo che chiude a semicerchiola valle, lì per lì ci si chiede: ma dadove sbuca tutta quest’acqua cri-stallina? Viene dal basso in alto,anziché dall’alto in basso. Solonelle descrizioni dei poeti, peresempio nell’Orlando Furioso, èforse possibile trovare un luogoaltrettanto bello. Nella realtà,l’unico luogo che potrebbe gareg-giare con questo in fatto di bellez-za e di abbondanza d’acqua sonole Terme di Varrone ai piedi del-l’abbazia di Montecassino.

Alcuni commentatori si chie-dono perché Petrarca, nell’estateo nell’autunno del 1337, si sia riti-rato come un asceta nell’amenis-sima Valchiusa. Lo stesso poeta,soprattutto nella Lettera ai po-steri, spiega molto chiaramenteil motivo di quel ritiro: «Non po-tendo sopportare l’odio e il fasti-dio naturalmente insiti nel mioanimo per la città, ma soprattut-to per Avignone, e cercando unqualche rifugio appartato, quasiun porto per me, scoprii una vallemolto piccola, ma solitaria e ame-na, che si chiama Valchiusa e chedista quindicimila passi da Avi-gnone. Vi nasce la Sorga, reginadi tutte le fonti. Affascinato dallabellezza del luogo, mi trasferii làcon tutti i miei libri, quando miero lasciato alle spalle il trenta-cinquesimo anno di età».

Sui luoghi petrarcheschi, a co-minciare naturalmente da Val-chiusa, abbiamo ora un superbovolume, curato da Domenico Lu-ciani e Monique Mosser per contodella Fondazione Benetton Studi

e Ricerche (Petrarca e i suoi luo-ghi, pp. 218, € 28). Il libro raccogliegli interventi di diversi petrarchi-sti. Ricchissime le illustrazioni,compreso il celebre disegno dellostesso Petrarca, che raffigura Val-chiusa. È così bello da poter direche Petrarca si sarebbe affermatoanche come pittore o disegnatore.

Ma sono soprattutto i partico-lari sulla vita di Petrarca che inquesto volume affascinano. Val-chiusa, allora, era naturalmentepiù selvaggia e suggestiva. Pochecapanne o casupole di contadini. Efu proprio in una di esse che il poe-ta, all’inizio, dovette sistemarsi al-la bell’e meglio. Quando non lavo-ra con la penna, lavora nel giardi-no. E che c’è di più bello?

Non si creda, però, che egli, ol-tre alla vita cittadina, avesse ri-nunciato anche ai piaceri dellacamicia, come li chiamava il Fau-no di Ceresole Reale. Per due vol-te gli scappò anche l’asino dallacavezza, per così dire, e impregnòdue donne di cui non conosciamoil nome. Così Petrarca ebbe due fi-gli naturali: Giovanni, che fu ilsuo tormento, e Francesca, che fula sua consolazione.

Il suo soggiorno a Valchiusadurò, sia pure con interruzioni piùo meno lunghe, dal 1337 al 1352.Là egli scrisse o almeno concepìquasi tutte le sue opere. Il guaio èche di lui, ormai, si conosce solo ilCanzoniere, che non esaurisce ilpoeta e non dà tutta la misura delsuo genio. Quanti conoscono l’Afri-

ca, la maggiore opera poetica diPetrarca? È un poema pieno dislancio e ha un grande respiro epi-co. Ci sono poi le opere storiche e ilricchissimo epistolario, ora acces-sibile a tutti grazie all’eccellentetraduzione di Ugo Dotti.

Quando, nella primavera del1353, Petrarca fece definitivamen-te ritorno in Italia, la salutò conparole commosse dall’alto delMonginevro: «Salve, santissimaterra cara a Dio; salve, o terra si-cura ai buoni e terribile ai super-bi». Ingenuo! Ma presto si pentìdi esserci ritornato: «Non pensa-vo che sotto il nostro cielo ci fosse-ro simili cialtroni».

L’Italia è meglio vederla auna certa distanza, come i quadridegli impressionisti. Chi è vissutoall’estero questo lo sa o almenodovrebbe saperlo. Va anche dettoche l’Italia ripaga male quelli chel’amano. O li mette a morte, comefece con Cola di Rienzo e con tantialtri, o li dimentica.

DanteinterpretaDante

Le chiavi della civiltàcustodite nella Commedia

Meridiano «Rime», «Vita Nuova»e «De Vulgari Eloquentia»: l’officinadi un irrequieto sperimentatore

Censimento I commenti di tradizione manoscrittache si debbono agli intellettuali medioevali (fino al 1480)

GIANLUIGIBECCARIA

Il I volume delle Operedi Dante pubblicato nei «Meri-diani» Mondadori contiene leRime, la Vita Nuova e il De vul-gari eloquentia. A parte i fonda-mentali contributi testuali e ilcommento amplissimo, va se-gnalata l'importante Introdu-zione di Marco Santagata, otti-mamente costruita, documen-tata, e anche elegantementeraccontata. Promette nel titoloquello che puntigliosamente di-mostra nel corso delle pagine:mette cioè in rilievo la sistema-ticità e la coerenza nell'operaintera di Dante, vale a dire iprecisi e profondi collegamentiinstaurati tra le opere: ogni te-sto rimanda all'altro, il Convi-vio preannuncia il De vulgari, laVita nuova preannuncia la Com-media, il Convivio prende espli-citamente le mosse dagli ultimiparagrafi della Vita nuova.

Santagata ci mette davantiagli occhi, con tanto di citazionie rinvii puntuali, un Dante chetende sempre in avanti, la sua«ansia proiettiva» che lo spin-ge a bruciare i tempi: non fini-

sce il Convivio e già riparte conla Commedia. Costruisce opereallacciate in modo inestricabi-le. Vita nuova e Commedia dan-no la sensazione nel nome diBeatrice di raccontare una sto-ria unitaria: la storia di una Be-atrice che prima era diventatanelle Rime oggetto di un ciclomolto ampio di poesie amoro-se, per trasformarsi poi in per-sonaggio attivo nella Vita nuo-va, e ricomparire come un'anti-Beatrice a personificare nelConvivio la Filosofia.

Dante ci appare dunque co-

me un irrequieto e già modernosperimentatore che reinterpre-ta e ricostruisce, che pensa e ri-pensa di sé, riprende spunti daun'opera all'altra. Diverge da Pe-trarca, perché colloca le proprieopere «dentro un percorso unita-rio di tipo ascendente», metteogni volta in risalto «il succeder-si delle maniere»; non è percorsoda quell'«ansia di aggiornarsi edi aggiustare la propria immagi-ne nel corso degli anni» come faPetrarca, che ritorna incessante-mente sull'opera sua riscriven-do e correggendo.

Dante invece non si riscrive,ma nel corso della sua intera pro-duzione letteraria ogni volta sireinterpreta. Torna su se stessonon già per aggiustare e riforma-re un testo, ma dialoga/polemiz-za col suo precedente, magari locontraddice. Tutto ciò è fonda-mentale per l'interpretazione.Questo modo di procedere ci por-ta continuamente a rivedere e aridiscutere molti passi della Com-media. Basti un accenno al V dell'Inferno, dove tutto l'episodio diFrancesca vuole non solo splen-didamente raccontarci una sto-ria d'amore, ma attestare soprat-tutto il superamento dello stadiodell'amor cortese, dell'etica mon-dana che perdurava nello Stil no-

vo e si prolungava nella Vita nuo-va. Vuole mostrarci che France-sca e Paolo sono stati prigionieridella letteratura, delle parole deipoeti, come lo era stato lui da gio-vane, prigioniero degli stessi poe-ti, degli stessi generi letterari, de-gli stessi libri. Nel V dell'InfernoDante dialoga con se stesso. Me-dita sulla dolcezza e sulla forzadel desiderio amoroso e sulla col-pa, sui principi dell'amore teoriz-zato dai poeti e il risultato con-creto dell'applicazone di questiprincipi. Le parole di Francescahanno ribadito le leggi dell'amo-

re cortese, quelle a cui Danteaveva aderito, ma adesso gli paio-no peccato e causa di eterna con-danna. Il V dell'Inferno è una sor-ta di meditazione intorno alla re-sponsabilità della letteratura,della ideologia letteraria giovani-le, della partecipazione alla teo-rizzazione di amore dei due Gui-do, di Cino, di Arnaldo Daniello,fedeli a quella teoria dell'amorecortese che ha condotto France-sca a Paolo al «doloroso passo».

Dante vuol dirci che la dottri-na di Andrea Cappellano, Al corgentil di Guinizelli, Donna me pre-ga di Cavalcanti avevano propo-sto soluzioni che ormai gli paio-no eterodosse. Ora, nella Comme-dia, li sta ridiscutendo. La pietàper i due cognati che si sono la-sciati irretire dall'ingannevole di-scorso dei poeti e dei romanzid'amore («Galeotto fu il libro...»),è pietà per un errore che Dantestesso ha superato, a partire dal-la Vita nuova. Il canto V è una ri-

presa di un discorso interrottocon la Vita nuova, là dove Danteprendendo congedo dalle dolci ri-me d'amore annuncia che sareb-be ritornato ad esse con voce piùdegna, e si avviava, col poema sa-cro, a una graduale conquista diquel senso religioso della poesiacome rivelatrice di verità celesti.Il canto V è nella sostanza uncanto antistilnovistico. Un ripen-samento.

Ho ripensato appunto al Vcanto a seguito del convincenteinvito di Santagata a leggere incontinuità-discontinuità e per ri-chiami interni l'opera dantesca,grandioso esempio di interte-stualità. Ma non vanno taciute lerilevanti pagine dedicate ai ca-ratteri dell'autobiografismo dan-tesco, alle sue marche di eccezio-nalità. A cominciare dall'eccezio-nalità della Vita nuova, esperien-za mistica sospesa tra sogno e vi-sione, cui segue una Commediapur'essa interpretabile come vi-

sione o sogno e la conseguentecomponente profetica. L'analisidi Santagata mi ha portato apensare che una delle compo-nenti fondamentali della Vitanuova, il «sogno», sarebbe in re-altà visione che entra nell'ordinedella «profezia», vale a dire del«veridico». Quando Dante utiliz-

za i materiali della tradizionecortese (vedi per esempio il fa-moso sogno-visione del cuoremangiato) non ci dà affatto unatraslitterazione simbolica dellasituazione amorosa, ma intendeinvece promuovere una rivela-zione escatologica: non a casoqui si tratta della profezia della

morte di Beatrice. Per Dante, co-me per un lettore medievale, ladecodificazione di ogni visione èun atto insieme drammatico etranquillizzante: è certezza, enon evanescenza di un sogno. Èun riconoscimento di un qualco-sa di misterioso ma insieme di si-curo (proprio come lo era la pro-fezia). Ogni evento è nella visio-ne sempre promosso a dignità ti-pica, a esperienza universale, acertezza futura. Non assistiamoa sogni-simbolo. Il simbolo è unqualcosa che si esaurisce in quel-lo che dice. Qui invece è un sogno(in quanto visione-profezia) rea-lissimo, un sogno certezza.

Molte pagine della Vita nuovapossono sembrare vaghe e com-plicate per noi moderni, ma nonlo erano certo per il «codice» me-dievale. Non dobbiamo applica-re i criteri del simbolismo moder-no. Mentre l'interpretazione «fi-gurale» che occorre applicare aitesti medievali decifra l'avveni-

mento, chiarisce o prefigurachiaramente la storia, il simboli-smo moderno è una fuga dall'in-terpretazione rassicurante: indi-ca che la realtà possiede un mi-stero, un fondo oscuro, ha la fun-zione di liberare l'immaginazio-ne, mentre l'esegesi figurale ras-sicura, pone dei limiti esatti allacomprensione: il senso «morale»è incluso nel senso «letterale». Ilsimbolo invece comporta relazio-ne oscure, polivalenti.

Il «Meridiano» contiene nellaprima l'ingente corpus poeticodelle Rime, splendidamente edi-te e annotate da Claudio Giunta:una singolare raccolta di versiche si distinguono dalla poesiadell'età moderna per una funzio-ne ch'essa ha progressivamenteperduto, «la funzione cioè di stru-mento per il dialogo tra l'autoree un destinatario o un gruppo didestinatari selezionati».

Chiude il volume un De vulga-ri eloquentia curato da Mirko Ta-

voni, un testo di un eccezionaleardimento innovativo, e di fon-damentale portata storica, sepensiamo all'investimento cheDante fa sul volgare presente efuturo. Quest'opera segna la da-ta d'inizio dell'unità ideale dellanostra lingua. Dante già vedel'Italia, dall'Adriatico alla Sici-lia, come lo spazio geografico sucui una lingua letteraria ha dadiffondersi. La sua è un'audacis-sima conquista intellettuale, un'idea nuova che da allora faràparte del patrimonio culturaleitaliano fino ai nostri giorni. Laparola letteraria egli la vede giàstendersi su un'unità geograficae culturale prima che essa esi-sta realmente. Prefigura unaideale unità linguistica e lettera-ria, proposta alla reale, fraziona-ta varietà dei tempi suoi.

È un grande testo auguraleper il compleanno della nostraraggiunta Unità che di questitempi andiamo festeggiando.

GLI INDISPENSABILIGUIDO DAVICO BONINO

Toh, chi si rivede,l’Adone di Tasso...

Cinquantadue titoli da salvare:ma chi li pubblica e li difende?

I LUOGHI DI PETRARCAANACLETO VERRECCHIA

Dolci acquedi ProvenzaUn asceta nell’amenissima

Valchiusa, con qualche vizio

NELL’ARCHIVIO DI FRANCO FORTINI

Lezioni sulla traduzione= Era il 1989 quando Franco Fortini - scomparirà aMilano nel 1994 - tenne quattro Lezioni sullatraduzione, ora proposte da Quodlibet (pp. 231, € 16,a cura di Maria Vittoria Tirinato, premessa di LucaLenzini). Versione «poetica» o «filologica»? »Servire» o«interpretare» il testo? Un distillato di esperienza esapienza, offerto da chi, nel corso della sua vita, si è viavia misurato con Goethe ( sua la versione del Faust),Milton, Proust, Brecht, Kafka, Flaubert, Gide, Eluard,Doblin, Simone Weil... Le Lezioni sono conservatepresso l’Archivio Fortini dell’Università di Siena.

PAGINE D’ARTE

Da La Capria a Bonnefoy= Altre nugae per la collana «Sintomi» dell’editoresvizzero Pagine d’arte (www.pagined’arte.ch). DiRaffaele La Capria La nostalgia della bellezza (pp. 50,€ 12): «Si può parlare di Bellezza, in un tempo come ilnostro così poco propizio alla contemplazione e cosìindaffarato in guerre e massacri?». Di Yves Bonnefoy,poeta e critico d’arte, Osservazioni sul disegno. Ildisegno e la voce (pp. 64, € 12): «Che vibrazioni inquesto tratto che si arrischia talvolta a farsi macchia,con i rinforzi di un po’ di colore: il disegno!». Tra gliautori della collana: Baudrillard, Tadini, Proust, Nizon.

pp CENSIMENTODEI COMMENTI DANTESCHIp 1. I commenti di tradizione

manoscritta (fino al 1480)p a cura di Enrico Malato

e Andrea Mazzucchip Salerno, 2 voll.,p pp. LXXXIII - 1180, € 140

IL CINEMA RITROVATO

Cento anni fa l’Inferno= E’ il primo lungometraggio italiano ispirato allaDivina Commedia. Apparve nel 1911, il titolo è Inferno,ne furono autori Francesco Bertolini, Adolfo Padovan eGiuseppe De Liguro. La pellicola viene ora ripropostadalla Cineteca di Bologna, che lo ha restaurato, in uncofanetto (dvd+libro, curato da Michele Canosa,€ 14,90). Con due inedite interpretazioni musicali (unaelettronica, l’altra per pianoforte). Un film dai moltirecord, in lunghezza (più di mille metri) e come costi.Realizzato in tre anni, debutterà nel marzo 1911,proiezione al Teatro Mercadante di Napoli.

«VANVERE»: TRA PARODIE E INVENZIONI DI PAROLE

Così la lingua si mette in gioco= Docente di filologia romanza, Monica Longobardisi aggira tra parodie, giochi letterari, invenzioni diparole in Vanvere (Carocci, pp. 254, € 19). Di capitolo incapitolo: da «Invenzioni» (in primis i trovatoriprovenzali) a «Bricolage» (kit pronti per la scrittura), da«Suoni» («Quante cose si possono fare con unsinghiozzo, un raddoppio di sillabe: catene, scale diparole e addirittura poesie per balbuzienti») a «Cloni»(parodie, falsi, riscritture, l’arte «di sublimare e depurarealla fiamma del riso il carico di nozioni filologiche, puressenziali alla parodia, verso uno stato più gassoso».

STORIE DI LIBRI E DI EDITORI CON EVALDO VIOLO

Ah, la vecchia (e nuova) Bur!= Quella con la mitica copertina grigia, inventata da Ruscanel ‘49 e realizzata da Lecaldano, chiusa nel ‘72; e quellarinata con Spagnol nel ‘73: è l’avventura ripercorsa da EvaldoViolo in Ah la vecchia Bur! (Unicopli, pp. 186, € 14), unracconto nato da un anno di dialoghi con Marco Vitale. Classe1934, laurea in filosofia con Paci, esperienze al Saggiatore e inMondadori, Violo guidò la collana Rizzoli tra il ‘74 e il 2000,ora è consulente di Aragno: una miniera di incontri e progetti,ricordi e giudizi. Tascabili e classici, lavoro editoriale, pubblicoe mercato, un’idea di cultura insieme alta e popolare, sobria eduratura. E un ofelé che ben ha saputo fare so mesté.

pp Dante Alighierip OPERE VOL. 1p a cura di Claudio Giunta,

Guglielmo Gorni, Mirko Tavonip intr. di Marco Santagatap Mondadorip pp. CCXLVIII-1686, € 65

UN THRILLER: L’ALIGHIERI ALLA DAN BROWN

Il libro segreto del Poeta= Un codice da Vinci nascosto nella DivinaCommedia? E’ la tensione che si respira in Il librosegreto di Dante, un thriller di Francesco Fioretti(Newton Compton, pp. 274, € 9,90). I versi più oscuridel Poeta quale verità nascondono? Davvero l’Alighierimorì di malaria? O fu assassinato? La figlia, suor

Beatrice, un ex templare e un medico indagano. In unTrecento affollati di personaggi reali (da

Francesco Petrarca a Giovanni Boccaccio)e immaginari. Un girotondo intorno

all’endecasillabo killer.

Illustrazione di Amos Nattiniper il canto XI del Purgatorio

Il poeta torna su di sénon già per aggiustaree riformare un testo,ma dialoga/polemizzacol suo precedente

«Dante in esilio»,ritratto di Anonimo

Ventinove (su 42 testi)attribuibili ad autoricon nome e cognome,da Boccaccio a Jacopoe Pietro, figli di Dante

Evaldo VioloFranco Fortini

Per i nostri editorisono il «bollino giallo»del venditore di libridi Franchini: prontiper finire nelle rese

Schede criticamentesolide di Gardini,con una lodevolissimaconcretezza empirica,di stile anglosassone

Il sogno come profezia,i versi come dialogo traautore e destinatario,l’unità della linguabase della futura Italia

Ritornò in Italianel 1353, commosso,e presto si ricrederà:«Non pensavo ci fosserosimili cialtroni»

Vi si ritirò per scriveree per accudireil giardino,ma non trascuròle grazie femminili

L’ ottima introduzionedi Santagata ci spingea collegare e ridiscutere:così Paolo e Francescaappaiono antistilnovisti

I nostri classiciVITuttolibri

SABATO 11 GIUGNO 2011LA STAMPA VII

Page 7: Tuttolibri n. 1769 (11-06-2011)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - VII - 11/06/11 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/06 - Autore: DANCRU - Ora di stampa: 10/06/11 20.18

ALESSANDROBARBERO

Cinque anni prima discomparire in un lager stalinia-no, il poeta russo Osip Man-del’stam scrisse un libretto inti-tolato Conversazione su Dante,in cui fra l’altro osservava chela Commedia non è neppurepensabile senza i commentiche l’hanno accompagnata at-traverso i secoli. Non perché al-trimenti sarebbe troppo diffici-le da capire, ma perché i com-menti sono cominciati non ap-pena il poema è stato pubblica-to, forse addirittura quandoDante era ancora vivo, e fin dal-l’inizio formano con l’opera untutto unico, un paratesto cora-le inscindibile dal testo. «La na-ve portento è uscita dal cantie-re con piccole conchiglie già ap-piccicate alla carena», scrive-va Mandel’stam, con un’imma-

gine memorabile che giustamen-te Andrea Mazzucchi ha sceltoper aprire la nota introduttiva diquesto monumentale Censimen-to dei commenti danteschi, da luicurato insieme all’ideatore, e edi-tore, Enrico Malato.

Fa parte della grandezza del-la Commedia il fatto che fin dalsuo primo apparire essa sia sta-ta riconosciuta in tutta Italia co-me un’opera senza precedenti,da mettere nella stessa catego-ria della Bibbia o del Corpus IurisCivilis. Testi che avevano susci-tato legioni di commentatori,

ognuno dei quali aveva aggiuntola sua pietruzza all’immenso edi-ficio, trasformando l’opera con-clusa nel tempo in un cantieresempre aperto. La Commedia, in-somma, venne inclusa fra quellepochissime opere immense incui gli intellettuali del Medioevoriconoscevano il fondamento del-la propria civiltà, e che bisogna-va assaporare alternando e fon-dendo il testo e la glossa.

La vera e propria industriadantesca suscitata dalla com-parsa del poema nell’Italia delTrecento si può misurare dal

fatto che due dei figli di Dante,Jacopo e Pietro, divennero a lo-ro volta famosi come commen-tatori del poema paterno. Com-mentare Dante poté diventarelo scopo d’una vita: un coeta-neo del poeta come Guido da Pi-sa arrivò a concepire un interopoema di introduzione alla

Commedia, composto di ottocanti in volgare e in terza rima,oltre a realizzare un vastissimocommento dell’Inferno.

Sono ben 42 i commenti me-dievali alla Commedia censiti inquesti due volumi, di cui 29 attri-buibili ad autori con nome e co-gnome, compreso Giovanni Boc-caccio. Ma gli oltre cinquecentomanoscritti che ci hanno tra-mandato questo patrimonio rap-presentano un fenomeno ancorapiù stupefacente, ben medievalesenza dubbio, ma proprio perquesto stranamente moderno. Il

punto è che dato un manoscrit-to, non sempre è facile identifi-care esattamente di quale com-mento si tratta. I copisti infatti,che spesso erano anche gli uti-lizzatori del commento e lo tra-scrivevano per proprio uso, nonsi facevano scrupolo di fondereinsieme brani tratti da commen-tatori diversi, interessandosi so-lo del contenuto e per nulla del-la paternità, condensando e ag-

giungendo in base alle proprieesigenze e intervenendo anoni-mamente a modificare il testo,in una visione collettiva della co-noscenza che non è poi tanto di-versa da quella che ispira oggile pagine di Wikipedia.

Censire tutti i manoscrittidei commenti danteschi, identifi-

care e presentare, in corposi me-daglioni, tutti gli autori, infineschedare puntualmente ogni sin-golo manoscritto, è un impegnocolossale, che ha richiesto quasivent’anni di lavoro e l’interventodi cinquantasette collaboratori,nonché scontri defatiganti conun ministero avaro di finanzia-menti e con una corporazione ac-cademica, quella dei dantisti, fa-mosa per le sue divisioni interne.

Solo un editore ben dotato diquella che gli americani chiama-no vision poteva condurre in por-to questa prima tappa (si sta la-vorando, ora, alla seconda: il cen-simento dei commenti a stampafino al 2000), continuando, nelfrattempo, l’impresa ancor piùvisionaria dell’edizione integraledei Commenti stessi, di cui sonousciti finora 28 tomi per com-plessive 18.000 pagine.

Chi dedica la sua vita agli stu-di filologici non si aspetta di soli-to di ricavarne la gloria, ma inquesto caso non è fuori luogoconcludere che siamo di fronte aun’impresa gloriosa.

Valente italianista cheha lasciato l’Italia emi-grando ad Oxford non

senza strascichi polemici (siveda il suo I Baroni, edito daFeltrinelli), Nicola Gardinipubblica sulle «Mappe» dellabenemerita Piccola Bibliote-ca Einaudi una sua guida a«Cinquantadue classici dellaletteratura italiana», intitola-ta Per una biblioteca indispen-sabile (pp.329, € 21).

È un ottimo lavoro, a cui,come ad ogni operazione se-lettiva (ne sa qualcosa chi quiscrive, responsabile presso lostesso editore tre anni fa diun Novecento italiano, con ol-tre seicento schede), si posso-no muovere tante critiche

quanti sono gli addetti chesentono il diritto-dovere di in-tervenire. Può lasciare per-plesso quell’aggettivo (indi-spensabile come assolutamen-te necessario o come minimo?);il numero delle opere trascel-te (perché 52 e non 64 o 76?);la disposizione in ordine alfa-betico (un po’ civettuola) enon cronologico.

Si possono (c’è semprequalcosa di lievemente sadi-co nel farlo) discutere le in-clusioni, protestare per leesclusioni, eccepire per qual-che divagazione impertinen-te (tre pagine e mezzo distroncatura - nell’introduzio-ne - del dannunziano Il piace-re, quando il suo capolavoronella prosa è Notturno, nonincluso), fare notare qualchesvista (i Sei personaggi è del1921, giro di boa del teatro eu-ropeo, del ’25 è una stesurariveduta per la stampa).

Ma, insomma, come avreb-be detto Totò, queste sonopinzillacchere e quisquilie: ilrisultato d’insieme è eccellen-te; le schede (quasi tutte) cri-ticamente solide, scritte conuna lodevolissima concretez-za empirica di schietta marcaanglosassone. Non piacerà achi scrive per il proprio piace-re onanistico (Smaterializza-zione ed egolatria nel «Piace-re»: il titolo l’ho inventato io,per far sorridere Gardini: maè tipico della saggistica acca-demica nostrana, esclusiva-mente concorsuale, anche do-po che si è vinta una catte-dra): ma tant’è, un poco dipragmatismo ermeneutico fa

bene, come l’acqua mineraledopo tante ebbrietà parolaie.

Piuttosto mi chiedo a chiservirà (uso a bella posta que-sto verbo) la guida. Ai cattedra-tici no, perché le 52 opere le co-noscono tutte (anche se mi pia-cerebbe sottoporli ad un esami-no sul prescelto Adone); agli al-lievi delle facoltà umanisticheneppure, per il semplice fattoche non leggono («A cosa miserve leggere? a scrivere la miatesina di 30 pagine per portarea casa, insieme ai fiori di mam-ma e zia, il mio scontato 110?no, di sicuro!»); ai librai suscite-rà la consueta reazione di fasti-dio («Ma che rompic... ’sto Gar-dini, che mi costringe a staredieci minuti al computer per iTrionfi del Petrarca, con tutti iMoccia che ho da vendere!»);c’è da sperare che solletichiqualche pensionato (il solitoonesto avvocato di provincia,che vuole nel tempo libero ri-mediare alle carenze del suo re-moto triennio liceale)...

Ma il mio terrore è che sene impadroniscano gli editori.Eh, sì, perché - convinti comesono, oggi molto più di ieri, chei classici italiani sono noiosi -dopo aver affidato al solito ze-lante cococò (leggasi: il redat-tore da sei, sette anni non as-sunto) di verificare sul loro ca-talogo quanti dei fatali 52 titolisono presenti e dopo aver ap-preso che almeno una trentina

ci sono (ovviamente, i più scon-tati), con i restanti e con tantialtri non inclusi avranno paga-to il loro debito per gli anni chea loro restano da lavorare:«Ma, dico, caro il mio professo-re, non pretenderà mica che iole stampi le Stanze per la gio-stra del Poliziano? Ma sa quan-te ne venderei? Un 1500 in treanni! Ma vuole scherzare?».

Per i nostri editori i classicisono «bollino giallo», come lichiama il protagonista dellespassose Memorie di un vendito-re di libri di Antonio Franchini(Marsilio): escono dal magazzi-no delle novità solo per finiresubito in quello delle rese. E’strano, però, che 1500 copie intre anni le vendono anche l’ot-tanta per cento dei 300 roman-zi-opera prima, che quegli stoli-di degli editori (proprio gli stes-si) hanno avuto la faccia tostadi mandare in libreria nei dodi-ci mesi dell’anno scorso.

Petrarca aveva un gusto in-fallibile nello scegliersi i po-sti belli in cui trascorrere

la vita. La palma spetta senzadubbio alla Fontaine de Vauclusein Provenza, che il poeta solevachiamare il suo «Elicona transal-pino» e che immortalò nei suoibellissimi versi, come ad esempiol’incipit della canzone Chiare,fresche e dolci acque.

Al primo colpo d’occhio, si re-sta stupefatti per la massa d’ac-qua; né si crederebbe che essa pro-venga da un punto solo. È veroche esiste una fontanella anchesulla riva destra, ma essa non ag-giunge quasi niente alla quantitàd’acqua che trabocca da un gorgoai piedi della roccia calcarea chechiude la valle. E dato che il gor-

go, che ha quasi l’aria di un pozzosacro, non si vede finché non ci si èsopra, mentre l’occhio del visita-tore è colpito dalla rupe a stra-piombo che chiude a semicerchiola valle, lì per lì ci si chiede: ma dadove sbuca tutta quest’acqua cri-stallina? Viene dal basso in alto,anziché dall’alto in basso. Solonelle descrizioni dei poeti, peresempio nell’Orlando Furioso, èforse possibile trovare un luogoaltrettanto bello. Nella realtà,l’unico luogo che potrebbe gareg-giare con questo in fatto di bellez-za e di abbondanza d’acqua sonole Terme di Varrone ai piedi del-l’abbazia di Montecassino.

Alcuni commentatori si chie-dono perché Petrarca, nell’estateo nell’autunno del 1337, si sia riti-rato come un asceta nell’amenis-sima Valchiusa. Lo stesso poeta,soprattutto nella Lettera ai po-steri, spiega molto chiaramenteil motivo di quel ritiro: «Non po-tendo sopportare l’odio e il fasti-dio naturalmente insiti nel mioanimo per la città, ma soprattut-to per Avignone, e cercando unqualche rifugio appartato, quasiun porto per me, scoprii una vallemolto piccola, ma solitaria e ame-na, che si chiama Valchiusa e chedista quindicimila passi da Avi-gnone. Vi nasce la Sorga, reginadi tutte le fonti. Affascinato dallabellezza del luogo, mi trasferii làcon tutti i miei libri, quando miero lasciato alle spalle il trenta-cinquesimo anno di età».

Sui luoghi petrarcheschi, a co-minciare naturalmente da Val-chiusa, abbiamo ora un superbovolume, curato da Domenico Lu-ciani e Monique Mosser per contodella Fondazione Benetton Studi

e Ricerche (Petrarca e i suoi luo-ghi, pp. 218, € 28). Il libro raccogliegli interventi di diversi petrarchi-sti. Ricchissime le illustrazioni,compreso il celebre disegno dellostesso Petrarca, che raffigura Val-chiusa. È così bello da poter direche Petrarca si sarebbe affermatoanche come pittore o disegnatore.

Ma sono soprattutto i partico-lari sulla vita di Petrarca che inquesto volume affascinano. Val-chiusa, allora, era naturalmentepiù selvaggia e suggestiva. Pochecapanne o casupole di contadini. Efu proprio in una di esse che il poe-ta, all’inizio, dovette sistemarsi al-la bell’e meglio. Quando non lavo-ra con la penna, lavora nel giardi-no. E che c’è di più bello?

Non si creda, però, che egli, ol-tre alla vita cittadina, avesse ri-nunciato anche ai piaceri dellacamicia, come li chiamava il Fau-no di Ceresole Reale. Per due vol-te gli scappò anche l’asino dallacavezza, per così dire, e impregnòdue donne di cui non conosciamoil nome. Così Petrarca ebbe due fi-gli naturali: Giovanni, che fu ilsuo tormento, e Francesca, che fula sua consolazione.

Il suo soggiorno a Valchiusadurò, sia pure con interruzioni piùo meno lunghe, dal 1337 al 1352.Là egli scrisse o almeno concepìquasi tutte le sue opere. Il guaio èche di lui, ormai, si conosce solo ilCanzoniere, che non esaurisce ilpoeta e non dà tutta la misura delsuo genio. Quanti conoscono l’Afri-

ca, la maggiore opera poetica diPetrarca? È un poema pieno dislancio e ha un grande respiro epi-co. Ci sono poi le opere storiche e ilricchissimo epistolario, ora acces-sibile a tutti grazie all’eccellentetraduzione di Ugo Dotti.

Quando, nella primavera del1353, Petrarca fece definitivamen-te ritorno in Italia, la salutò conparole commosse dall’alto delMonginevro: «Salve, santissimaterra cara a Dio; salve, o terra si-cura ai buoni e terribile ai super-bi». Ingenuo! Ma presto si pentìdi esserci ritornato: «Non pensa-vo che sotto il nostro cielo ci fosse-ro simili cialtroni».

L’Italia è meglio vederla auna certa distanza, come i quadridegli impressionisti. Chi è vissutoall’estero questo lo sa o almenodovrebbe saperlo. Va anche dettoche l’Italia ripaga male quelli chel’amano. O li mette a morte, comefece con Cola di Rienzo e con tantialtri, o li dimentica.

DanteinterpretaDante

Le chiavi della civiltàcustodite nella Commedia

Meridiano «Rime», «Vita Nuova»e «De Vulgari Eloquentia»: l’officinadi un irrequieto sperimentatore

Censimento I commenti di tradizione manoscrittache si debbono agli intellettuali medioevali (fino al 1480)

GIANLUIGIBECCARIA

Il I volume delle Operedi Dante pubblicato nei «Meri-diani» Mondadori contiene leRime, la Vita Nuova e il De vul-gari eloquentia. A parte i fonda-mentali contributi testuali e ilcommento amplissimo, va se-gnalata l'importante Introdu-zione di Marco Santagata, otti-mamente costruita, documen-tata, e anche elegantementeraccontata. Promette nel titoloquello che puntigliosamente di-mostra nel corso delle pagine:mette cioè in rilievo la sistema-ticità e la coerenza nell'operaintera di Dante, vale a dire iprecisi e profondi collegamentiinstaurati tra le opere: ogni te-sto rimanda all'altro, il Convi-vio preannuncia il De vulgari, laVita nuova preannuncia la Com-media, il Convivio prende espli-citamente le mosse dagli ultimiparagrafi della Vita nuova.

Santagata ci mette davantiagli occhi, con tanto di citazionie rinvii puntuali, un Dante chetende sempre in avanti, la sua«ansia proiettiva» che lo spin-ge a bruciare i tempi: non fini-

sce il Convivio e già riparte conla Commedia. Costruisce opereallacciate in modo inestricabi-le. Vita nuova e Commedia dan-no la sensazione nel nome diBeatrice di raccontare una sto-ria unitaria: la storia di una Be-atrice che prima era diventatanelle Rime oggetto di un ciclomolto ampio di poesie amoro-se, per trasformarsi poi in per-sonaggio attivo nella Vita nuo-va, e ricomparire come un'anti-Beatrice a personificare nelConvivio la Filosofia.

Dante ci appare dunque co-

me un irrequieto e già modernosperimentatore che reinterpre-ta e ricostruisce, che pensa e ri-pensa di sé, riprende spunti daun'opera all'altra. Diverge da Pe-trarca, perché colloca le proprieopere «dentro un percorso unita-rio di tipo ascendente», metteogni volta in risalto «il succeder-si delle maniere»; non è percorsoda quell'«ansia di aggiornarsi edi aggiustare la propria immagi-ne nel corso degli anni» come faPetrarca, che ritorna incessante-mente sull'opera sua riscriven-do e correggendo.

Dante invece non si riscrive,ma nel corso della sua intera pro-duzione letteraria ogni volta sireinterpreta. Torna su se stessonon già per aggiustare e riforma-re un testo, ma dialoga/polemiz-za col suo precedente, magari locontraddice. Tutto ciò è fonda-mentale per l'interpretazione.Questo modo di procedere ci por-ta continuamente a rivedere e aridiscutere molti passi della Com-media. Basti un accenno al V dell'Inferno, dove tutto l'episodio diFrancesca vuole non solo splen-didamente raccontarci una sto-ria d'amore, ma attestare soprat-tutto il superamento dello stadiodell'amor cortese, dell'etica mon-dana che perdurava nello Stil no-

vo e si prolungava nella Vita nuo-va. Vuole mostrarci che France-sca e Paolo sono stati prigionieridella letteratura, delle parole deipoeti, come lo era stato lui da gio-vane, prigioniero degli stessi poe-ti, degli stessi generi letterari, de-gli stessi libri. Nel V dell'InfernoDante dialoga con se stesso. Me-dita sulla dolcezza e sulla forzadel desiderio amoroso e sulla col-pa, sui principi dell'amore teoriz-zato dai poeti e il risultato con-creto dell'applicazone di questiprincipi. Le parole di Francescahanno ribadito le leggi dell'amo-

re cortese, quelle a cui Danteaveva aderito, ma adesso gli paio-no peccato e causa di eterna con-danna. Il V dell'Inferno è una sor-ta di meditazione intorno alla re-sponsabilità della letteratura,della ideologia letteraria giovani-le, della partecipazione alla teo-rizzazione di amore dei due Gui-do, di Cino, di Arnaldo Daniello,fedeli a quella teoria dell'amorecortese che ha condotto France-sca a Paolo al «doloroso passo».

Dante vuol dirci che la dottri-na di Andrea Cappellano, Al corgentil di Guinizelli, Donna me pre-ga di Cavalcanti avevano propo-sto soluzioni che ormai gli paio-no eterodosse. Ora, nella Comme-dia, li sta ridiscutendo. La pietàper i due cognati che si sono la-sciati irretire dall'ingannevole di-scorso dei poeti e dei romanzid'amore («Galeotto fu il libro...»),è pietà per un errore che Dantestesso ha superato, a partire dal-la Vita nuova. Il canto V è una ri-

presa di un discorso interrottocon la Vita nuova, là dove Danteprendendo congedo dalle dolci ri-me d'amore annuncia che sareb-be ritornato ad esse con voce piùdegna, e si avviava, col poema sa-cro, a una graduale conquista diquel senso religioso della poesiacome rivelatrice di verità celesti.Il canto V è nella sostanza uncanto antistilnovistico. Un ripen-samento.

Ho ripensato appunto al Vcanto a seguito del convincenteinvito di Santagata a leggere incontinuità-discontinuità e per ri-chiami interni l'opera dantesca,grandioso esempio di interte-stualità. Ma non vanno taciute lerilevanti pagine dedicate ai ca-ratteri dell'autobiografismo dan-tesco, alle sue marche di eccezio-nalità. A cominciare dall'eccezio-nalità della Vita nuova, esperien-za mistica sospesa tra sogno e vi-sione, cui segue una Commediapur'essa interpretabile come vi-

sione o sogno e la conseguentecomponente profetica. L'analisidi Santagata mi ha portato apensare che una delle compo-nenti fondamentali della Vitanuova, il «sogno», sarebbe in re-altà visione che entra nell'ordinedella «profezia», vale a dire del«veridico». Quando Dante utiliz-

za i materiali della tradizionecortese (vedi per esempio il fa-moso sogno-visione del cuoremangiato) non ci dà affatto unatraslitterazione simbolica dellasituazione amorosa, ma intendeinvece promuovere una rivela-zione escatologica: non a casoqui si tratta della profezia della

morte di Beatrice. Per Dante, co-me per un lettore medievale, ladecodificazione di ogni visione èun atto insieme drammatico etranquillizzante: è certezza, enon evanescenza di un sogno. Èun riconoscimento di un qualco-sa di misterioso ma insieme di si-curo (proprio come lo era la pro-fezia). Ogni evento è nella visio-ne sempre promosso a dignità ti-pica, a esperienza universale, acertezza futura. Non assistiamoa sogni-simbolo. Il simbolo è unqualcosa che si esaurisce in quel-lo che dice. Qui invece è un sogno(in quanto visione-profezia) rea-lissimo, un sogno certezza.

Molte pagine della Vita nuovapossono sembrare vaghe e com-plicate per noi moderni, ma nonlo erano certo per il «codice» me-dievale. Non dobbiamo applica-re i criteri del simbolismo moder-no. Mentre l'interpretazione «fi-gurale» che occorre applicare aitesti medievali decifra l'avveni-

mento, chiarisce o prefigurachiaramente la storia, il simboli-smo moderno è una fuga dall'in-terpretazione rassicurante: indi-ca che la realtà possiede un mi-stero, un fondo oscuro, ha la fun-zione di liberare l'immaginazio-ne, mentre l'esegesi figurale ras-sicura, pone dei limiti esatti allacomprensione: il senso «morale»è incluso nel senso «letterale». Ilsimbolo invece comporta relazio-ne oscure, polivalenti.

Il «Meridiano» contiene nellaprima l'ingente corpus poeticodelle Rime, splendidamente edi-te e annotate da Claudio Giunta:una singolare raccolta di versiche si distinguono dalla poesiadell'età moderna per una funzio-ne ch'essa ha progressivamenteperduto, «la funzione cioè di stru-mento per il dialogo tra l'autoree un destinatario o un gruppo didestinatari selezionati».

Chiude il volume un De vulga-ri eloquentia curato da Mirko Ta-

voni, un testo di un eccezionaleardimento innovativo, e di fon-damentale portata storica, sepensiamo all'investimento cheDante fa sul volgare presente efuturo. Quest'opera segna la da-ta d'inizio dell'unità ideale dellanostra lingua. Dante già vedel'Italia, dall'Adriatico alla Sici-lia, come lo spazio geografico sucui una lingua letteraria ha dadiffondersi. La sua è un'audacis-sima conquista intellettuale, un'idea nuova che da allora faràparte del patrimonio culturaleitaliano fino ai nostri giorni. Laparola letteraria egli la vede giàstendersi su un'unità geograficae culturale prima che essa esi-sta realmente. Prefigura unaideale unità linguistica e lettera-ria, proposta alla reale, fraziona-ta varietà dei tempi suoi.

È un grande testo auguraleper il compleanno della nostraraggiunta Unità che di questitempi andiamo festeggiando.

GLI INDISPENSABILIGUIDO DAVICO BONINO

Toh, chi si rivede,l’Adone di Tasso...

Cinquantadue titoli da salvare:ma chi li pubblica e li difende?

I LUOGHI DI PETRARCAANACLETO VERRECCHIA

Dolci acquedi ProvenzaUn asceta nell’amenissima

Valchiusa, con qualche vizio

NELL’ARCHIVIO DI FRANCO FORTINI

Lezioni sulla traduzione= Era il 1989 quando Franco Fortini - scomparirà aMilano nel 1994 - tenne quattro Lezioni sullatraduzione, ora proposte da Quodlibet (pp. 231, € 16,a cura di Maria Vittoria Tirinato, premessa di LucaLenzini). Versione «poetica» o «filologica»? »Servire» o«interpretare» il testo? Un distillato di esperienza esapienza, offerto da chi, nel corso della sua vita, si è viavia misurato con Goethe ( sua la versione del Faust),Milton, Proust, Brecht, Kafka, Flaubert, Gide, Eluard,Doblin, Simone Weil... Le Lezioni sono conservatepresso l’Archivio Fortini dell’Università di Siena.

PAGINE D’ARTE

Da La Capria a Bonnefoy= Altre nugae per la collana «Sintomi» dell’editoresvizzero Pagine d’arte (www.pagined’arte.ch). DiRaffaele La Capria La nostalgia della bellezza (pp. 50,€ 12): «Si può parlare di Bellezza, in un tempo come ilnostro così poco propizio alla contemplazione e cosìindaffarato in guerre e massacri?». Di Yves Bonnefoy,poeta e critico d’arte, Osservazioni sul disegno. Ildisegno e la voce (pp. 64, € 12): «Che vibrazioni inquesto tratto che si arrischia talvolta a farsi macchia,con i rinforzi di un po’ di colore: il disegno!». Tra gliautori della collana: Baudrillard, Tadini, Proust, Nizon.

pp CENSIMENTODEI COMMENTI DANTESCHIp 1. I commenti di tradizione

manoscritta (fino al 1480)p a cura di Enrico Malato

e Andrea Mazzucchip Salerno, 2 voll.,p pp. LXXXIII - 1180, € 140

IL CINEMA RITROVATO

Cento anni fa l’Inferno= E’ il primo lungometraggio italiano ispirato allaDivina Commedia. Apparve nel 1911, il titolo è Inferno,ne furono autori Francesco Bertolini, Adolfo Padovan eGiuseppe De Liguro. La pellicola viene ora ripropostadalla Cineteca di Bologna, che lo ha restaurato, in uncofanetto (dvd+libro, curato da Michele Canosa,€ 14,90). Con due inedite interpretazioni musicali (unaelettronica, l’altra per pianoforte). Un film dai moltirecord, in lunghezza (più di mille metri) e come costi.Realizzato in tre anni, debutterà nel marzo 1911,proiezione al Teatro Mercadante di Napoli.

«VANVERE»: TRA PARODIE E INVENZIONI DI PAROLE

Così la lingua si mette in gioco= Docente di filologia romanza, Monica Longobardisi aggira tra parodie, giochi letterari, invenzioni diparole in Vanvere (Carocci, pp. 254, € 19). Di capitolo incapitolo: da «Invenzioni» (in primis i trovatoriprovenzali) a «Bricolage» (kit pronti per la scrittura), da«Suoni» («Quante cose si possono fare con unsinghiozzo, un raddoppio di sillabe: catene, scale diparole e addirittura poesie per balbuzienti») a «Cloni»(parodie, falsi, riscritture, l’arte «di sublimare e depurarealla fiamma del riso il carico di nozioni filologiche, puressenziali alla parodia, verso uno stato più gassoso».

STORIE DI LIBRI E DI EDITORI CON EVALDO VIOLO

Ah, la vecchia (e nuova) Bur!= Quella con la mitica copertina grigia, inventata da Ruscanel ‘49 e realizzata da Lecaldano, chiusa nel ‘72; e quellarinata con Spagnol nel ‘73: è l’avventura ripercorsa da EvaldoViolo in Ah la vecchia Bur! (Unicopli, pp. 186, € 14), unracconto nato da un anno di dialoghi con Marco Vitale. Classe1934, laurea in filosofia con Paci, esperienze al Saggiatore e inMondadori, Violo guidò la collana Rizzoli tra il ‘74 e il 2000,ora è consulente di Aragno: una miniera di incontri e progetti,ricordi e giudizi. Tascabili e classici, lavoro editoriale, pubblicoe mercato, un’idea di cultura insieme alta e popolare, sobria eduratura. E un ofelé che ben ha saputo fare so mesté.

pp Dante Alighierip OPERE VOL. 1p a cura di Claudio Giunta,

Guglielmo Gorni, Mirko Tavonip intr. di Marco Santagatap Mondadorip pp. CCXLVIII-1686, € 65

UN THRILLER: L’ALIGHIERI ALLA DAN BROWN

Il libro segreto del Poeta= Un codice da Vinci nascosto nella DivinaCommedia? E’ la tensione che si respira in Il librosegreto di Dante, un thriller di Francesco Fioretti(Newton Compton, pp. 274, € 9,90). I versi più oscuridel Poeta quale verità nascondono? Davvero l’Alighierimorì di malaria? O fu assassinato? La figlia, suor

Beatrice, un ex templare e un medico indagano. In unTrecento affollati di personaggi reali (da

Francesco Petrarca a Giovanni Boccaccio)e immaginari. Un girotondo intorno

all’endecasillabo killer.

Illustrazione di Amos Nattiniper il canto XI del Purgatorio

Il poeta torna su di sénon già per aggiustaree riformare un testo,ma dialoga/polemizzacol suo precedente

«Dante in esilio»,ritratto di Anonimo

Ventinove (su 42 testi)attribuibili ad autoricon nome e cognome,da Boccaccio a Jacopoe Pietro, figli di Dante

Evaldo VioloFranco Fortini

Per i nostri editorisono il «bollino giallo»del venditore di libridi Franchini: prontiper finire nelle rese

Schede criticamentesolide di Gardini,con una lodevolissimaconcretezza empirica,di stile anglosassone

Il sogno come profezia,i versi come dialogo traautore e destinatario,l’unità della linguabase della futura Italia

Ritornò in Italianel 1353, commosso,e presto si ricrederà:«Non pensavo ci fosserosimili cialtroni»

Vi si ritirò per scriveree per accudireil giardino,ma non trascuròle grazie femminili

L’ ottima introduzionedi Santagata ci spingea collegare e ridiscutere:così Paolo e Francescaappaiono antistilnovisti

I nostri classiciVITuttolibri

SABATO 11 GIUGNO 2011LA STAMPA VII

Page 8: Tuttolibri n. 1769 (11-06-2011)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - VIII - 11/06/11 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/08 - Autore: DANCRU - Ora di stampa: 10/06/11 20.18

Con la Campagna d'Italiadel 1796 Napoleone ave-va «esportato» la demo-

crazia, per dirla con il linguag-gio dei giorni nostri: governopopolare, patriottismo, abbatti-mento della monarchia e dellachiesa, abolizione della nobiltàe delle distinzioni sociali era ilverbo francese che aveva vali-cato le Alpi. L'entusiasmo nonera mancato da parte del cetopatrizio - i «signori», come lichiamavano i popolani - chemezzo secolo più tardi, nel1848, avrebbe cacciato gli au-striaci da Milano.

Nell’agile e intelligente libroGli stati italiani prima dell'Uni-tà. Una storia istituzionale, ri-proposto dal Mulino (pp. 213,€ 13), Marco Meriggi prendespunto da un dato storico inte-ressante: negli anni immediata-mente successivi al Congressodi Vienna, l'Italia era percorsadagli uomini di fiducia di Met-ternich, incaricati di studiarnela realtà in funzione della Re-staurazione. Chi erano quest'ul-timi? In larga parte quegli stes-si intellettuali che avevano avu-to ruoli di spicco nell'Italia na-poleonica. Come faceva quindiil ministro degli Esteri austria-co a fidarsi di loro?

La risposta la si trova nelsuo carteggio: ne aveva stima,li considerava intelligenti e pro-prio per questo riteneva chefossero consapevoli dell'impos-sibilità di addivenire a un «go-verno repubblicano» - la demo-crazia di allora - in terra italia-na. I rapporti che gli perveniva-no non smentivano questa sen-sazione: onesti e obiettivi, addi-tavano senza paura le inade-guatezze quando queste eranopresenti, ma «volavano» moltobasso. Parlavano essenzialmen-te di efficienza dell'amministra-zione, o poco più.

«Come era potuto accadereche quello slancio palingeneti-co e radicale trovasse, a distan-za di vent'anni, una traduzionecosì dimessa, materializzando-si nella "semplice" richiesta diuna amministrazione di saldiprincipi?» si chiede Meriggi. La

risposta si trova nel libro, che sisviluppa dall'età napoleonica all'Unità. Per quanto la spiegazionesia relativa a quel mezzo secolodi storia, il quesito che la muoveconserva un'attualità sorpren-dente. Non è forse vero che unadelle caratteristiche più radicatedella nostra classe dirigente è laverbosità enfatica, a cui segue re-golarmente l'abbandono di ogniidealità a favore di un realismosenza ambizioni? Detto diversa-mente, è difficile negare che buo-na parte dei problemi dello Statoitaliano siano legati, banalmente,alla sua cattiva amministrazione,che ha radici lontane. La «pie-montesizzazione» post-unitariadiede una coerenza sistematicaal neonato Regno d'Italia, al prez-zo però di mettere da parte le mi-gliori esperienze della fase pre-unitaria (per esempio Carlo Cat-taneo, dal suo esilio volontario diCastagnola, rimpiangeva l'otti-ma amministrazione asburgicadel Lombardo-Veneto).

A distanza di 150 anni dal 17marzo 1861 i problemi non sem-brano essere diversi. Si prenda il«federalismo fiscale»: la legge de-

lega approvata in parlamento (l.42/2009) non ha nulla di federali-sta ma, nell'ottica appunto dellacaduta delle ambizioni riforma-trici, cerca soprattutto di razio-nalizzare la finanza pubblica, co-gliendo l'occasione per dare qual-cosa in più a regioni e comuni (so-prattutto perché il «patto di sta-bilità» gli ha quasi tolto l'ossige-no vitale). In definitiva, dopo unsecolo e mezzo, sono ancora iproblemi amministrativi a cinge-re d'assedio il nostro Paese.

Un esempio? Nelle more deifamosi «decreti attuativi» èemerso che, in Calabria, il deficitsanitario non ha riscontri oggetti-vi nei bilanci pubblici, perché sitrasmetteancora oralmente!

Italiane Tra norme e comportamenti,la via nazionale all’emancipazione:la felice opera di sintesi di Perry Willson

ALBERTOPAPUZZI

1956, l'Urss invadel'Ungheria. Fra Indro Monta-nelli, con le sue corrispondenzesul Corriere della Sera, e PietroIngrao, direttore dell'Unità, ilquotidiano del Pci, chi stava piùa sinistra? La domanda puòsembrare una provocazionebella e buona, in realtà sma-schera i comportamenti degliintellettuali nel nostro paese.

Più a sinistra stava Monta-nelli, «che aveva colto il trattoantisovietico ma non anticomu-nista della dura protesta un-gherese», mentre Ingrao «ave-va inneggiato ai carri armatiche schiacciavano la controri-voluzione». Lo afferma uno sto-rico tutt'altro che montanellia-no, Angelo d'Orsi, dell'Univer-sità di Torino, nel suo nuovo,impegnativo libro L'Italia delleidee, che ripercorre lo sviluppodel pensiero politico nel nostropaese, dalla proclamazione delregno ai nostri giorni, metten-do a fuoco sia la battaglia delleidee sia i comportamenti degliintellettuali. Anche questo di-venta un modo di leggere unpo' trasversalmente i 150 annidell'unità d'Italia.

Si parte dal lombardo CarloCattaneo, che aveva ben pocoda spartire con quello inventatodalla Lega come progenitoredella Padania, poiché si trattavadi un raffinato intellettuale co-

smopolita e antirazzista,conuna lucida visione della nuovanazione dal punto di vista dellaborghesia più colta e avanzata;si passa attraverso D'Annunzioe De Roberto, i sindacalisti e i fu-turisti, i miti guerrieri, Croce eGentile, Gobetti e Gramsci, iRosselli e Salvemini, Ginzburg,Bauer, Spinelli, Valiani, Sturzoe Vittorini, don Primo Mazzola-ri e don Lorenzo Milani, Dolci eCapitini, e si arriva fino a De Fe-lice, Moravia, Carocci, Pasolini,Calamandrei e Bobbio, per dareun'idea del lavoro di esplorazio-ne e scavo su cui il libro è costru-ito. Fondamentale il capitolo«1956-1991. I sommersi e i salva-ti», che riprende volutamente iltitolo del saggio in cui Primo Le-vi esponeva il tema della «zonagrigia», per denunciare contrad-dizioni, acquiescenze, complici-tà, voltafaccia degli intellettualinegli ultimi cinquant’anni.

Com'è suo costume profes-sionale, lo storico torinese nonaddolcisce la pillola delle sue va-lutazioni (si ricorderà d'altron-

de il caso creato dieci anni fa dalsuo libro La cultura a Torino fra ledue guerre). Esemplare il suo giu-dizio su come la sinistra si piegòal mito maoista e al modello cine-se: «esempi di un abbacinamentocollettivo a cui pochissimi ebberola capacità e la volontà di sottrar-si». E anche la popolarità di CheGuevara, simbolo della vittoriosa

rivoluzione dei barbudos, apparea D'Orsi più un fenomeno di fasci-nazione emotiva, che una consa-pevolezza politica, «a partire dal-la comunicazione fisica del voltosuperbo, bellissimo». Per partesua, contrappone ai miti più facilila Lettera a una professoressa de-gli allievi della Scuola di Barbianadi don Milani (1967), «il testo for-se più rivoluzionario dell'Italiadel dopoguerra».

Per quanto riguarda l'inter-pretazione delle vicende italianerecenti, D'Orsi fissa una data em-blematica; il 1978, con il seque-stro e l'assassinio di Ado Moro.Nel crepuscolo del terrorismo,scrive, segnò la fine di un'epoca,«e l'avvio di una lunga transizio-ne verso un'altra epoca, assaipeggiore della precedente, i mefi-tici anni ottanta», con l'edoni-smo, l'individualismo, lo yuppi-smo, le satrapie, il ritorno agli ar-cana imperii, in preparazione dellancio del berlusconismo.

Finiva dunque l'Italia in cui gliintellettuali esercitavano ancoraun ruolo, vedi Pasolini, che dopo idisordini di Valle Giulia si schiera-va a sorpresa dalla parte dei poli-ziotti e contro gli studenti, nellapoesia Il Pci ai giovani. Il fatto è,conclude D'Orsi, che era arrivatoil «telefascismo» e tutto era desti-nato a cambiare, a cominciare da-gli intellettuali.

GIORGIOBOATTI

Della primavera deiMille, anzi dei 1089 che sbarca-rono con Garibaldi a Marsalanel maggio 1860, si conoscevatutto o quasi. Prima che PaoloBrogi scrivesse La lunga nottedei Mille, ben poco invece si sa-peva del loro autunno. Un au-tunno che va ben oltre lo sbri-gativo congedo novembrinoquando, fatto gentile omaggiodelle Due Sicilie a VittorioEmanuele II, le camicie rosse sitrovano rudemente invitate atogliere il disturbo. Un tempe-stoso autunno che inizia pro-prio una volta conclusa l’«Im-presa»: la lotta finisce ma, perognuno di essi, la vita continua.

A vedere quel che accadenelle esistenze dei 1011 soprav-vissuti alla guerra contro ilBorbone si ha l’impressione dicogliere all’opera un inquietan-te manipolo di sceneggiatoriche su queste vite sperimentatutto quanto di eccessivo, caoti-co, imprevedibile può bussarealla porta di un uomo.

Brogi attraverso questa vi-cenda ricostruisce con efficaciala mai sopita contrapposizionetra le minoranze di bastian con-trari che percorrono gli spazi e itempi della nostra penisola e laperdurante cura del proprio

«particulare» che, ieri e oggi, tie-ne in ostaggio la maggioranza deinostri concittadini. Prende evi-denza la frontiera dove il corag-gio della ribellione, il gusto dell’ir-riverenza fronteggia la predispo-sizione all’ubbidienza, la rassicu-rante corsa a «sistemare» sé e ipropri cari. Per ognuno dei Mille,dal più giovane che aveva 11 anniquando si era imbarcato a Quartoal più anziano che era prossimo ai70, il destino sceglie copioni forti,spesso intrisi di violenza e dolore.

Se si volesse riassumere iltutto con dei numeri basterebbericordare come, tra i Mille, sianostati più di venti i morti in mani-comio e diverse decine quelli chese ne escono di scena alzando la

mano su di sé. A cominciare daquel Raffaele Piccoli, un ex-frateche prima di mettersi coi garibal-dini aveva conosciuto l’ergastoloa Santo Stefano e la deportazio-ne in America. Piccoli s’ammaz-za quando, nel 1880, gli tolgonola pensione riconosciuta a tutti iMille: lascia addormentare lamoglie e i cinque figli e poi, fa-sciatasi la testa, si conficca unchiodo in testa. Con una decisamartellata. Proprio da questosuicidio comincia a snodarsi unanarrazione che procede attraver-so la voce di Edoardo Herter, lau-reato in medicina a Pavia e che,dopo «l’impresa», con tanti altristudenti lombardi, è finito in Ar-gentina, medico in uno sperdutocentro della Patagonia.

La diasporache contrappone iMille al nuovo Regno pare fare agara nello scagliarli negli angolipiù remoti del pianeta. Alcuni van-no a cercare fortuna in America,altri partecipano alla caccia al-l’oro in Australia. Chi avvia traffi-ci e commerci in Asia, e chi, comeil salesiano Fagnano, diventa mis-sionario e si schiera al fianco delletribù mapuche, sterminate dal-l’avanzatadei «civilizzatori» in Pa-tagonia e nella Terra del Fuoco.Qualcuno spunta al fianco di Gor-don Pascià durante la spedizionedi Khartum. Non manca neppureun manipolo di «siberiani», volon-tari garibaldini che dopo essereaccorsi in aiuto della Polonia eaver combattuto e perso contro i

cosacchi dello zar, vengono primacondannati a morte e poi relegatinelle sperdute regioni artiche del-l’impero russo. Alcuni vi moriran-no mentre, dopo non poche vicis-situdini, riesce a tornare nella suaBergamo il garibaldino Febo Ar-cangeli che si porta a casa, comesouvenir, la zanna - estratta dallataiga - di un mammut.

Le avventure e le prove nonmancano neppure per quelli rima-sti in patria. Chi è riuscito a resta-re nel Regio Esercito come ufficia-le spesso si vede estromesso con ipretesti più ridicoli. Non pochivanno e vengono tra le patrie gale-re, mentre qualcuno si insedia inParlamento, fonda giornali, co-struisce imprese. Altri diventanoveterani dei duelli, finché sfidanol’avversario sbagliato. Quando ar-riva l’ultimo appuntamento quasitutti si fanno puntigliosi e irriduci-bili. In punto di morte una delle fi-glie chiede al lodigiano Luigi Bay:«Babbo, vuoi ricevere il Signo-re?». La risposta è immediata:«Qualesignore?». Poi spira.

[email protected]

ANNABRAVO

Se nell'editoria viges-sero le prosperose quote ma-schili applicate nella compo-sizione dei più importanti co-mitati per le celebrazioni delcentocinquantesimo dell'Uni-tà, sarebbe un bel guaio perla storia delle donne. Fortu-natamente non è così.

In questi mesi sono usciteraccolte biografiche, ricerchelocali, analisi di singoli eventi -e l'ottimo Italiane. Biografiadel Novecento di Perry Willson,docente all'Università scozze-se di Dundee e autrice di studirilevanti sull’Italia. E' un'ope-ra di sintesi, il genere storio-grafico più difficile da maneg-giare, soggetto com'è al ri-schio di generalizzazioni e diappiattimento. Willson lo su-pera grazie a una bibliografiavastissima, e soprattutto auna scelta felice: l'attenzioneal rapporto sempre complica-to fra le norme (leggi, modelliculturali, ideologie) e i compor-tamenti, che a loro volta sonovisti, le une e gli altri, come luo-ghi di contraddizioni, tensioni,

chiaroscuri. In questo libropassa molta vita, e il lettore cu-rioso trova molte sorprese.

Una è sicuramente l'eman-cipazionismo. I primi gruppinascono allo snodo del secolo,sullo sfondo di un processo sbi-lanciato e caotico di industria-lizzazione e urbanizzazione;chiedono il diritto di voto in no-me di una maternità socialeestesa al di fuori della fami-glia; e la mettono in pratica.Fondano Casse di maternità,Centri di assistenza legale,Scuole per le madri, e i nuovis-simi «Uffici Indicazioni», collo-cati vicino alle stazioni ferro-viarie per accogliere e guidarei nuovi arrivati lungo le prati-che necessarie a ottenere qual-che aiuto, e per renderli consa-pevoli di averne diritto. E' unavisione più ricca e più inclusi-va della cittadinanza, una criti-ca pratica al concetto corren-te di politica. Ed è un gran la-voro: a Milano i casi seguiti so-no più di 8000 nel solo 1908.

Purtroppo la maternità èuna risorsa a doppio taglio, econ la Grande guerra unaparte delle emancipazionistecede al richiamo «patriotti-co» e si impegna nelle tanteattività del cosiddetto fronteinterno. Cancellare persinoil ricordo di queste pioniere

dell’intervento sociale è unsuccesso del fascismo.

Ma Willson mostra anche lecontraddizioni del regime:l’obiettivo di escludere le ra-gazze dall’istruzione superiore

si scontra con il desiderio deiceti medi di dare alle figlie unostatus migliore, le politichecontro il lavoro femminile sonoinsidiate dall’interesse padro-nale per una manodopera abasso costo; la propaganda e leraffiche di decreti in tema dimaternità non fermano il calodelle nascite. La famiglia avam-posto dello Stato e militantedella stirpe resta un’illusione.

Non che al fascismo manchiil consenso delle donne, anzi ilreclutamento femminile habuon esito. Perché si aprano gliocchi non bastano l’illibertà, l'in-giustizia e neppure le leggi an-tiebraiche del ’38 (qui strana-mente liquidate in poche righe);bisogna aspettare il dolore, la fa-me, il freddo, la paura - e le di-sfatte militari. Willson spiegalimpidamente i meccanismi deldistacco, senza mitizzare la par-

tecipazione delle donne alla resi-stenza, ma sottolineando che de-finirla un evento maschile è unabuso storico e un'ingiustizia in-flitta alle donne. Con la loro diffi-denza verso la politica maschi-le, le giovani femministe degliAnni Sessanta e Settanta seguo-no, magari senza saperlo, la le-zione di tante partigiane emar-ginate; le campagne di queglianni, innanzitutto la lotta per ladepenalizzazione dell'aborto, so-no condotte da sole donne, sepa-rate dai partiti e gruppi misti.Anche il movimento lesbico tie-ne a distinguersi all'interno diquello omosessuale.

Dove l'attenzione alla plura-lità un po’ si perde è nelle pagi-ne sugli ultimi due decenni delsecolo, dove la denuncia del-l’immagine erotizzata impe-rante in tv lascia in ombra glialtri modelli di femminilità,specie cinematografici, che lacontraddicono: donne libere,donne guerriere, donne auto-revoli e via elencando. Ma il ri-

lievo non toglie forza a questolibro documentatissimo, scrit-to con il piacere di mostrareche molte italiane, in forme erealtà diverse, «sono state di-sposte a mettere in discussio-ne l'ordine patriarcale».

Come le donne di Rho, chenel 1928 manifestano control'arresto di un medico che pra-ticava aborti, vengono a lorovolta arrestate, poi rilasciate, equando lo è anche lui, lo accol-gono con mazzi di fiori e con lamusica della banda del paese.Scoprire questa prova di forzaè confortante; vedere il tonostizzito e allarmato della lette-ra ministeriale che la commen-ta è davvero divertente.

Triste, solitariay final, la sortedei garibaldini

E nel Novecentole donneaprono gli occhi

I ritratti di Paolo Brogi:decine di suicidi, ventimorirono in manicomio,molti cercarono fortunatra America e Australia

Ai modelli di ieri comedon Milani e Pasolinivia via si son preferitescelte acquiescenti,complicità, voltafaccia

Gli intellettuali?Pochi i salvati,troppi in grigio

PASSATO E PRESENTEDAVIDE G. BIANCHI

Il Bel Paeseda restaurare

Gli uomini di Metternich negli Statidella Penisola prima dell’Unità

CAMICIA ROSSAE’ quella di Garibaldi(qui con la sua Anita) edei suoi 1000,interpretata dallamatita tricolore diFederico Maggioni perraccontare, divagando

in libertà ed allegria,come vivere

«alla garibaldina»a ragazzi di oggi

e soprattutto di ieriUn quadernoalternativo per unavacanza in stileRisorgimento(Camicia rossa,Corraini, pp. 28, € 10).

pp Perry Willsonp ITALIANE

Biografia del Novecentop trad. di P. Marangonp Laterza, pp.358,€ 24

pp Paolo Brogip LA LUNGA NOTTE DEI MILLEp pref. di Gian Antonio Stellap Aliberti, pp.316, € 19

Quando si aspirava«solo» ad esserebene amministrati(e Cattaneo rimpiangevail governo asburgico)

Pasolini incarnaper D’Orsi

l’ultimointellettuale

A cura diD’Orsi, conFrancescaChiarotto,

escono anche perAragno gli atti

del convegno«Intellettuali.

Preistoria,storia e destino

di unacategoria»,

promosso nel2006 dalla

FondazioneSalvatorelli,

(pp. 634, € 40)

pp Angelo D’Orsip L'ITALIA DELLE IDEEp Bruno Mondadori, pp.419, € 23

L’Italia delle idee Dal 1861 a oggi,il pensiero politico riletto da D’Orsi

La notte dei Mille Dopo l’impresa,una malinconica e tragica diaspora

Una critica: la denunciadell’erotismo imperantein tv oscura l’esistenzadi modelli alternatividi libertà femminile

Un lungo cammino,con contraddizioni,tensioni, chiaroscuri,per smantellarel’ordine patriarcale

.

Storie e personaggiVIIITuttolibri

SABATO 11 GIUGNO 2011LA STAMPA IX

Rimini 1956: madre e figlia al concorso per Miss Italia (da «Le donne»di Lucia Motti, Editori Riuniti, 2000)

150O

Libri d’ItaliaPer il 2011

www.lastampa.it/lastampacollection

Distribuito nelle edicole di PIEMONTE, LIGURIA (esclusa SP)e VALLE D'AOSTA. Nel RESTO D'ITALIA su richiesta in edicola (Servizio M-DIS)

*Più

il p

rezz

o de

l quo

tidia

nop

ro

po

st

e:

Soddisfa la tua sete di sapere.Se la birra è la tua passione, Bevo Birra soddisfa la tua sete di sapere. Un prezioso manuale che raccontala storia, le materie prime, i metodi di produzione, gli abbinamenti e le eccellenze di una delle bevande piùamate di sempre. Un successo che negli ultimi anni si è diffuso anche attraverso il sapiente lavoro dei birrificiartigianali italiani, a cui il manuale dedica un’ampia sezione. Bevo Birra sarà presentato ufficialmente inoccasione di C'è fermento, salone della birra artigianale, Saluzzo (CN) 17-18-19 giugno.

Da lunedì 13 giugno in edicola

BEVO BIRRA a 8,90 euro*.In collaborazione con:Unionbirrai e Città di Saluzzo - Fondazione Amleto BertoniPrefazione di Paolo Massobrio

Page 9: Tuttolibri n. 1769 (11-06-2011)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - IX - 11/06/11 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/08 - Autore: DANCRU - Ora di stampa: 10/06/11 20.18

Con la Campagna d'Italiadel 1796 Napoleone ave-va «esportato» la demo-

crazia, per dirla con il linguag-gio dei giorni nostri: governopopolare, patriottismo, abbatti-mento della monarchia e dellachiesa, abolizione della nobiltàe delle distinzioni sociali era ilverbo francese che aveva vali-cato le Alpi. L'entusiasmo nonera mancato da parte del cetopatrizio - i «signori», come lichiamavano i popolani - chemezzo secolo più tardi, nel1848, avrebbe cacciato gli au-striaci da Milano.

Nell’agile e intelligente libroGli stati italiani prima dell'Uni-tà. Una storia istituzionale, ri-proposto dal Mulino (pp. 213,€ 13), Marco Meriggi prendespunto da un dato storico inte-ressante: negli anni immediata-mente successivi al Congressodi Vienna, l'Italia era percorsadagli uomini di fiducia di Met-ternich, incaricati di studiarnela realtà in funzione della Re-staurazione. Chi erano quest'ul-timi? In larga parte quegli stes-si intellettuali che avevano avu-to ruoli di spicco nell'Italia na-poleonica. Come faceva quindiil ministro degli Esteri austria-co a fidarsi di loro?

La risposta la si trova nelsuo carteggio: ne aveva stima,li considerava intelligenti e pro-prio per questo riteneva chefossero consapevoli dell'impos-sibilità di addivenire a un «go-verno repubblicano» - la demo-crazia di allora - in terra italia-na. I rapporti che gli perveniva-no non smentivano questa sen-sazione: onesti e obiettivi, addi-tavano senza paura le inade-guatezze quando queste eranopresenti, ma «volavano» moltobasso. Parlavano essenzialmen-te di efficienza dell'amministra-zione, o poco più.

«Come era potuto accadereche quello slancio palingeneti-co e radicale trovasse, a distan-za di vent'anni, una traduzionecosì dimessa, materializzando-si nella "semplice" richiesta diuna amministrazione di saldiprincipi?» si chiede Meriggi. La

risposta si trova nel libro, che sisviluppa dall'età napoleonica all'Unità. Per quanto la spiegazionesia relativa a quel mezzo secolodi storia, il quesito che la muoveconserva un'attualità sorpren-dente. Non è forse vero che unadelle caratteristiche più radicatedella nostra classe dirigente è laverbosità enfatica, a cui segue re-golarmente l'abbandono di ogniidealità a favore di un realismosenza ambizioni? Detto diversa-mente, è difficile negare che buo-na parte dei problemi dello Statoitaliano siano legati, banalmente,alla sua cattiva amministrazione,che ha radici lontane. La «pie-montesizzazione» post-unitariadiede una coerenza sistematicaal neonato Regno d'Italia, al prez-zo però di mettere da parte le mi-gliori esperienze della fase pre-unitaria (per esempio Carlo Cat-taneo, dal suo esilio volontario diCastagnola, rimpiangeva l'otti-ma amministrazione asburgicadel Lombardo-Veneto).

A distanza di 150 anni dal 17marzo 1861 i problemi non sem-brano essere diversi. Si prenda il«federalismo fiscale»: la legge de-

lega approvata in parlamento (l.42/2009) non ha nulla di federali-sta ma, nell'ottica appunto dellacaduta delle ambizioni riforma-trici, cerca soprattutto di razio-nalizzare la finanza pubblica, co-gliendo l'occasione per dare qual-cosa in più a regioni e comuni (so-prattutto perché il «patto di sta-bilità» gli ha quasi tolto l'ossige-no vitale). In definitiva, dopo unsecolo e mezzo, sono ancora iproblemi amministrativi a cinge-re d'assedio il nostro Paese.

Un esempio? Nelle more deifamosi «decreti attuativi» èemerso che, in Calabria, il deficitsanitario non ha riscontri oggetti-vi nei bilanci pubblici, perché sitrasmetteancora oralmente!

Italiane Tra norme e comportamenti,la via nazionale all’emancipazione:la felice opera di sintesi di Perry Willson

ALBERTOPAPUZZI

1956, l'Urss invadel'Ungheria. Fra Indro Monta-nelli, con le sue corrispondenzesul Corriere della Sera, e PietroIngrao, direttore dell'Unità, ilquotidiano del Pci, chi stava piùa sinistra? La domanda puòsembrare una provocazionebella e buona, in realtà sma-schera i comportamenti degliintellettuali nel nostro paese.

Più a sinistra stava Monta-nelli, «che aveva colto il trattoantisovietico ma non anticomu-nista della dura protesta un-gherese», mentre Ingrao «ave-va inneggiato ai carri armatiche schiacciavano la controri-voluzione». Lo afferma uno sto-rico tutt'altro che montanellia-no, Angelo d'Orsi, dell'Univer-sità di Torino, nel suo nuovo,impegnativo libro L'Italia delleidee, che ripercorre lo sviluppodel pensiero politico nel nostropaese, dalla proclamazione delregno ai nostri giorni, metten-do a fuoco sia la battaglia delleidee sia i comportamenti degliintellettuali. Anche questo di-venta un modo di leggere unpo' trasversalmente i 150 annidell'unità d'Italia.

Si parte dal lombardo CarloCattaneo, che aveva ben pocoda spartire con quello inventatodalla Lega come progenitoredella Padania, poiché si trattavadi un raffinato intellettuale co-

smopolita e antirazzista,conuna lucida visione della nuovanazione dal punto di vista dellaborghesia più colta e avanzata;si passa attraverso D'Annunzioe De Roberto, i sindacalisti e i fu-turisti, i miti guerrieri, Croce eGentile, Gobetti e Gramsci, iRosselli e Salvemini, Ginzburg,Bauer, Spinelli, Valiani, Sturzoe Vittorini, don Primo Mazzola-ri e don Lorenzo Milani, Dolci eCapitini, e si arriva fino a De Fe-lice, Moravia, Carocci, Pasolini,Calamandrei e Bobbio, per dareun'idea del lavoro di esplorazio-ne e scavo su cui il libro è costru-ito. Fondamentale il capitolo«1956-1991. I sommersi e i salva-ti», che riprende volutamente iltitolo del saggio in cui Primo Le-vi esponeva il tema della «zonagrigia», per denunciare contrad-dizioni, acquiescenze, complici-tà, voltafaccia degli intellettualinegli ultimi cinquant’anni.

Com'è suo costume profes-sionale, lo storico torinese nonaddolcisce la pillola delle sue va-lutazioni (si ricorderà d'altron-

de il caso creato dieci anni fa dalsuo libro La cultura a Torino fra ledue guerre). Esemplare il suo giu-dizio su come la sinistra si piegòal mito maoista e al modello cine-se: «esempi di un abbacinamentocollettivo a cui pochissimi ebberola capacità e la volontà di sottrar-si». E anche la popolarità di CheGuevara, simbolo della vittoriosa

rivoluzione dei barbudos, apparea D'Orsi più un fenomeno di fasci-nazione emotiva, che una consa-pevolezza politica, «a partire dal-la comunicazione fisica del voltosuperbo, bellissimo». Per partesua, contrappone ai miti più facilila Lettera a una professoressa de-gli allievi della Scuola di Barbianadi don Milani (1967), «il testo for-se più rivoluzionario dell'Italiadel dopoguerra».

Per quanto riguarda l'inter-pretazione delle vicende italianerecenti, D'Orsi fissa una data em-blematica; il 1978, con il seque-stro e l'assassinio di Ado Moro.Nel crepuscolo del terrorismo,scrive, segnò la fine di un'epoca,«e l'avvio di una lunga transizio-ne verso un'altra epoca, assaipeggiore della precedente, i mefi-tici anni ottanta», con l'edoni-smo, l'individualismo, lo yuppi-smo, le satrapie, il ritorno agli ar-cana imperii, in preparazione dellancio del berlusconismo.

Finiva dunque l'Italia in cui gliintellettuali esercitavano ancoraun ruolo, vedi Pasolini, che dopo idisordini di Valle Giulia si schiera-va a sorpresa dalla parte dei poli-ziotti e contro gli studenti, nellapoesia Il Pci ai giovani. Il fatto è,conclude D'Orsi, che era arrivatoil «telefascismo» e tutto era desti-nato a cambiare, a cominciare da-gli intellettuali.

GIORGIOBOATTI

Della primavera deiMille, anzi dei 1089 che sbarca-rono con Garibaldi a Marsalanel maggio 1860, si conoscevatutto o quasi. Prima che PaoloBrogi scrivesse La lunga nottedei Mille, ben poco invece si sa-peva del loro autunno. Un au-tunno che va ben oltre lo sbri-gativo congedo novembrinoquando, fatto gentile omaggiodelle Due Sicilie a VittorioEmanuele II, le camicie rosse sitrovano rudemente invitate atogliere il disturbo. Un tempe-stoso autunno che inizia pro-prio una volta conclusa l’«Im-presa»: la lotta finisce ma, perognuno di essi, la vita continua.

A vedere quel che accadenelle esistenze dei 1011 soprav-vissuti alla guerra contro ilBorbone si ha l’impressione dicogliere all’opera un inquietan-te manipolo di sceneggiatoriche su queste vite sperimentatutto quanto di eccessivo, caoti-co, imprevedibile può bussarealla porta di un uomo.

Brogi attraverso questa vi-cenda ricostruisce con efficaciala mai sopita contrapposizionetra le minoranze di bastian con-trari che percorrono gli spazi e itempi della nostra penisola e laperdurante cura del proprio

«particulare» che, ieri e oggi, tie-ne in ostaggio la maggioranza deinostri concittadini. Prende evi-denza la frontiera dove il corag-gio della ribellione, il gusto dell’ir-riverenza fronteggia la predispo-sizione all’ubbidienza, la rassicu-rante corsa a «sistemare» sé e ipropri cari. Per ognuno dei Mille,dal più giovane che aveva 11 anniquando si era imbarcato a Quartoal più anziano che era prossimo ai70, il destino sceglie copioni forti,spesso intrisi di violenza e dolore.

Se si volesse riassumere iltutto con dei numeri basterebbericordare come, tra i Mille, sianostati più di venti i morti in mani-comio e diverse decine quelli chese ne escono di scena alzando la

mano su di sé. A cominciare daquel Raffaele Piccoli, un ex-frateche prima di mettersi coi garibal-dini aveva conosciuto l’ergastoloa Santo Stefano e la deportazio-ne in America. Piccoli s’ammaz-za quando, nel 1880, gli tolgonola pensione riconosciuta a tutti iMille: lascia addormentare lamoglie e i cinque figli e poi, fa-sciatasi la testa, si conficca unchiodo in testa. Con una decisamartellata. Proprio da questosuicidio comincia a snodarsi unanarrazione che procede attraver-so la voce di Edoardo Herter, lau-reato in medicina a Pavia e che,dopo «l’impresa», con tanti altristudenti lombardi, è finito in Ar-gentina, medico in uno sperdutocentro della Patagonia.

La diasporache contrappone iMille al nuovo Regno pare fare agara nello scagliarli negli angolipiù remoti del pianeta. Alcuni van-no a cercare fortuna in America,altri partecipano alla caccia al-l’oro in Australia. Chi avvia traffi-ci e commerci in Asia, e chi, comeil salesiano Fagnano, diventa mis-sionario e si schiera al fianco delletribù mapuche, sterminate dal-l’avanzatadei «civilizzatori» in Pa-tagonia e nella Terra del Fuoco.Qualcuno spunta al fianco di Gor-don Pascià durante la spedizionedi Khartum. Non manca neppureun manipolo di «siberiani», volon-tari garibaldini che dopo essereaccorsi in aiuto della Polonia eaver combattuto e perso contro i

cosacchi dello zar, vengono primacondannati a morte e poi relegatinelle sperdute regioni artiche del-l’impero russo. Alcuni vi moriran-no mentre, dopo non poche vicis-situdini, riesce a tornare nella suaBergamo il garibaldino Febo Ar-cangeli che si porta a casa, comesouvenir, la zanna - estratta dallataiga - di un mammut.

Le avventure e le prove nonmancano neppure per quelli rima-sti in patria. Chi è riuscito a resta-re nel Regio Esercito come ufficia-le spesso si vede estromesso con ipretesti più ridicoli. Non pochivanno e vengono tra le patrie gale-re, mentre qualcuno si insedia inParlamento, fonda giornali, co-struisce imprese. Altri diventanoveterani dei duelli, finché sfidanol’avversario sbagliato. Quando ar-riva l’ultimo appuntamento quasitutti si fanno puntigliosi e irriduci-bili. In punto di morte una delle fi-glie chiede al lodigiano Luigi Bay:«Babbo, vuoi ricevere il Signo-re?». La risposta è immediata:«Qualesignore?». Poi spira.

[email protected]

ANNABRAVO

Se nell'editoria viges-sero le prosperose quote ma-schili applicate nella compo-sizione dei più importanti co-mitati per le celebrazioni delcentocinquantesimo dell'Uni-tà, sarebbe un bel guaio perla storia delle donne. Fortu-natamente non è così.

In questi mesi sono usciteraccolte biografiche, ricerchelocali, analisi di singoli eventi -e l'ottimo Italiane. Biografiadel Novecento di Perry Willson,docente all'Università scozze-se di Dundee e autrice di studirilevanti sull’Italia. E' un'ope-ra di sintesi, il genere storio-grafico più difficile da maneg-giare, soggetto com'è al ri-schio di generalizzazioni e diappiattimento. Willson lo su-pera grazie a una bibliografiavastissima, e soprattutto auna scelta felice: l'attenzioneal rapporto sempre complica-to fra le norme (leggi, modelliculturali, ideologie) e i compor-tamenti, che a loro volta sonovisti, le une e gli altri, come luo-ghi di contraddizioni, tensioni,

chiaroscuri. In questo libropassa molta vita, e il lettore cu-rioso trova molte sorprese.

Una è sicuramente l'eman-cipazionismo. I primi gruppinascono allo snodo del secolo,sullo sfondo di un processo sbi-lanciato e caotico di industria-lizzazione e urbanizzazione;chiedono il diritto di voto in no-me di una maternità socialeestesa al di fuori della fami-glia; e la mettono in pratica.Fondano Casse di maternità,Centri di assistenza legale,Scuole per le madri, e i nuovis-simi «Uffici Indicazioni», collo-cati vicino alle stazioni ferro-viarie per accogliere e guidarei nuovi arrivati lungo le prati-che necessarie a ottenere qual-che aiuto, e per renderli consa-pevoli di averne diritto. E' unavisione più ricca e più inclusi-va della cittadinanza, una criti-ca pratica al concetto corren-te di politica. Ed è un gran la-voro: a Milano i casi seguiti so-no più di 8000 nel solo 1908.

Purtroppo la maternità èuna risorsa a doppio taglio, econ la Grande guerra unaparte delle emancipazionistecede al richiamo «patriotti-co» e si impegna nelle tanteattività del cosiddetto fronteinterno. Cancellare persinoil ricordo di queste pioniere

dell’intervento sociale è unsuccesso del fascismo.

Ma Willson mostra anche lecontraddizioni del regime:l’obiettivo di escludere le ra-gazze dall’istruzione superiore

si scontra con il desiderio deiceti medi di dare alle figlie unostatus migliore, le politichecontro il lavoro femminile sonoinsidiate dall’interesse padro-nale per una manodopera abasso costo; la propaganda e leraffiche di decreti in tema dimaternità non fermano il calodelle nascite. La famiglia avam-posto dello Stato e militantedella stirpe resta un’illusione.

Non che al fascismo manchiil consenso delle donne, anzi ilreclutamento femminile habuon esito. Perché si aprano gliocchi non bastano l’illibertà, l'in-giustizia e neppure le leggi an-tiebraiche del ’38 (qui strana-mente liquidate in poche righe);bisogna aspettare il dolore, la fa-me, il freddo, la paura - e le di-sfatte militari. Willson spiegalimpidamente i meccanismi deldistacco, senza mitizzare la par-

tecipazione delle donne alla resi-stenza, ma sottolineando che de-finirla un evento maschile è unabuso storico e un'ingiustizia in-flitta alle donne. Con la loro diffi-denza verso la politica maschi-le, le giovani femministe degliAnni Sessanta e Settanta seguo-no, magari senza saperlo, la le-zione di tante partigiane emar-ginate; le campagne di queglianni, innanzitutto la lotta per ladepenalizzazione dell'aborto, so-no condotte da sole donne, sepa-rate dai partiti e gruppi misti.Anche il movimento lesbico tie-ne a distinguersi all'interno diquello omosessuale.

Dove l'attenzione alla plura-lità un po’ si perde è nelle pagi-ne sugli ultimi due decenni delsecolo, dove la denuncia del-l’immagine erotizzata impe-rante in tv lascia in ombra glialtri modelli di femminilità,specie cinematografici, che lacontraddicono: donne libere,donne guerriere, donne auto-revoli e via elencando. Ma il ri-

lievo non toglie forza a questolibro documentatissimo, scrit-to con il piacere di mostrareche molte italiane, in forme erealtà diverse, «sono state di-sposte a mettere in discussio-ne l'ordine patriarcale».

Come le donne di Rho, chenel 1928 manifestano control'arresto di un medico che pra-ticava aborti, vengono a lorovolta arrestate, poi rilasciate, equando lo è anche lui, lo accol-gono con mazzi di fiori e con lamusica della banda del paese.Scoprire questa prova di forzaè confortante; vedere il tonostizzito e allarmato della lette-ra ministeriale che la commen-ta è davvero divertente.

Triste, solitariay final, la sortedei garibaldini

E nel Novecentole donneaprono gli occhi

I ritratti di Paolo Brogi:decine di suicidi, ventimorirono in manicomio,molti cercarono fortunatra America e Australia

Ai modelli di ieri comedon Milani e Pasolinivia via si son preferitescelte acquiescenti,complicità, voltafaccia

Gli intellettuali?Pochi i salvati,troppi in grigio

PASSATO E PRESENTEDAVIDE G. BIANCHI

Il Bel Paeseda restaurare

Gli uomini di Metternich negli Statidella Penisola prima dell’Unità

CAMICIA ROSSAE’ quella di Garibaldi(qui con la sua Anita) edei suoi 1000,interpretata dallamatita tricolore diFederico Maggioni perraccontare, divagando

in libertà ed allegria,come vivere

«alla garibaldina»a ragazzi di oggi

e soprattutto di ieriUn quadernoalternativo per unavacanza in stileRisorgimento(Camicia rossa,Corraini, pp. 28, € 10).

pp Perry Willsonp ITALIANE

Biografia del Novecentop trad. di P. Marangonp Laterza, pp.358,€ 24

pp Paolo Brogip LA LUNGA NOTTE DEI MILLEp pref. di Gian Antonio Stellap Aliberti, pp.316, € 19

Quando si aspirava«solo» ad esserebene amministrati(e Cattaneo rimpiangevail governo asburgico)

Pasolini incarnaper D’Orsi

l’ultimointellettuale

A cura diD’Orsi, conFrancescaChiarotto,

escono anche perAragno gli atti

del convegno«Intellettuali.

Preistoria,storia e destino

di unacategoria»,

promosso nel2006 dalla

FondazioneSalvatorelli,

(pp. 634, € 40)

pp Angelo D’Orsip L'ITALIA DELLE IDEEp Bruno Mondadori, pp.419, € 23

L’Italia delle idee Dal 1861 a oggi,il pensiero politico riletto da D’Orsi

La notte dei Mille Dopo l’impresa,una malinconica e tragica diaspora

Una critica: la denunciadell’erotismo imperantein tv oscura l’esistenzadi modelli alternatividi libertà femminile

Un lungo cammino,con contraddizioni,tensioni, chiaroscuri,per smantellarel’ordine patriarcale

.

Storie e personaggiVIIITuttolibri

SABATO 11 GIUGNO 2011LA STAMPA IX

Rimini 1956: madre e figlia al concorso per Miss Italia (da «Le donne»di Lucia Motti, Editori Riuniti, 2000)

150O

Libri d’ItaliaPer il 2011

ww

w.sp

erling

.it — w

ww

.facebo

ok

.com

/sperlin

g.ku

pfer

Incontra l’autore al FESTIVAL ANTEPRIME di Pietrasanta (Lucca)

sabato 11 giugno alle ore 21,30 presso la Sala dell’Annunziata

Sei pronto per il segreto di

SANCTUS?Il caso editoriale dell’anno

Page 10: Tuttolibri n. 1769 (11-06-2011)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - X - 11/06/11 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/10 - Autore: DANCRU - Ora di stampa: 10/06/11 20.18

Le lucidisettembre

RUIZ ZAFÓNMONDADORI

5

Nessunosi salvada soloMAZZANTINIMONDADORI

22

14

17

Dai diamantinon nascenienteDANDINIRIZZOLI

32

4Il linguaggiosegretodei fioriDIFFENBAUGHGARZANTI

Per sempre

TAMAROGIUNTI

7 10

Il giocodegli specchi

CAMILLERISELLERIO

1417

Angelology

TRUSSONINORD

817

100

Il leopardo

NesbøEINAUDI

Saggistica

9

2

Ave MaryE la chiesa inventòla donnaMURGIAEINAUDI

Autopsiavirtuale

CORNWELLMONDADORI

TascabiliNarrativaitaliana

Narrativastraniera Varia Ragazzi

15

LA CLASSIFICA DI TUTTOLIBRI È REALIZZATA DALLA SOCIETÀ NIELSEN BOOKSCAN, ANALIZZANDO I DATI DELLE COPIE VENDUTE OGNI SETTIMANA, RACCOLTI IN UN CAMPIONE DI 1100 LIBRERIE.SI ASSEGNANO I 100 PUNTI AL TITOLO PIÙ VENDUTO TRA LE NOVITÀ. TUTTI GLI ALTRI SONO CALCOLATI IN PROPORZIONE. LA RILEVAZIONE SI RIFERISCE AI GIORNI DAL 29 MAGGIO AL 4 GIUGNO.

6

25

1. Le luci di settembre 32RUIZ ZAFÓN 19,00 MONDADORI

2. Autopsiavirtuale 25CORNWELL 20,00 MONDADORI

3. Il linguaggiosegretodei fiori 22DIFFENBAUGH 18,60 GARZANTI

4. Il leopardo 17NESBØ 21,00 EINAUDI

5. Angelology 17TRUSSONI 18,60 NORD

6. Carta bianca 11DEAVER 21,50 RIZZOLI

7. Il profumodelle fogliedi limone 11SÁNCHEZ 18,60 GARZANTI

8. Il sogno del Celta 9VERGAS LLOSA 22,00 EINAUDI

9. Alba di fuoco 8CUSSLER 19,60 LONGANESI

10.Il centenariochesaltò... 8JONASSON 17,90 BOMPIANI

1. Il piccolo principe 9SAINT-EXUPÉRY 7,90 BOMPIANI

2. Bianca come il latte... 6D’AVENIA 13,00 MONDADORI

3. Tutto quello che gli uomini... 5

1,90 NEWTON COMPTON

4 Una donna libera 5STEEL 14,90 SPERLING & KUPFER

5. Lasolitudinedeinumeriprimi 4GIORDANO 13,00 MONDADORI

6. Il libro delle anime 4COOPER 13,00 TEA

7. L’ombra del vento 4RUIZ ZAFÓN 13,00 MONDADORI

8. Il tempo che vorrei 4VOLO 13,00 MONDADORI

9. Il simbolo perduto 4BROWN 14,00 MONDADORI

10.Il cacciatore di aquiloni 3HOSSEINI 12,00 PIEMME

Qual è la vostra scrittri-ce preferita? Dell'elen-co proposto dal Maga-

zine Littéraire trionfa Simo-ne de Beauvoir, la meno ama-ta è Zadie Smith, e fra l'una el'altra di tutto (di tutte), daMarguerite Duras e VirginiaWoolf ovviamente, con la spe-rimentale Nathalie Sarrauteche sorpassa Colette eFrançoise Sagan.

Mentre il povero Naipaulpietisce attenzione tritandoqualche luogo comune (le fem-mine scrivono solo «spazzatu-ra sentimentale», e comun-que lui è meglio di qualunquescrittrice) il mondo va avan-ti. Quello dei sondaggi lette-rari, e quello delle classifiche.

In testa c'è una femminanon particolarmente senti-mentale né particolarmentespazzatura: Fred Vargas conL'armée furieuse, sessanta-mila copie in cinque giorni, ese è il «genere» che conta,non è quello femminile ma

semmai l'intramontabile po-lar.

Nella saggistica sale Le Ro-man vrai de DominiqueStrauss-Kahn, biografia delcasto e cauto pauperista delFondo Monetario scritta dalgiornalista Michel Taubmann,mentre Indignez-Vous! diStéphane Hessel ha raggiunto

i due milioni di copie, scatenan-do un'inondazione di puntiesclamativi. Abbiamo un ovvioEngagez-vous!, intervista almedesimo Hessel, ma ancheVotez pour la démondalisa-tion! di Arnaud Montebourg ,e poi Epilez-vous! di tale Ari-stophane Aisselle, poi Détrom-pez-vous!, l'anonimo Insolva-bles! Lettre d'espor au mon-de que j'ai quitté , e J'y croispas!, polemica contro Hessel ei valori della Resistenza (e del-la resistenza) pubblicata sottol'improbabile pseudonimo diOrimont Bolacre. Persino l'ul-timo saggio di Edgar Morin èstato lanciato da Fayard conlo slogan «non accontentatevidell'indignazione».

Fra le imitazioni, le esorta-zioni e le confutazioni, la piùficcante è quella, supponiamosatirica, di Rafaël Borgia conil disegnatore Luz, Enfilez-vous!. Ogni riferimento all'exstar socialista Strauss-Kahn ècasuale, ma inevitabile.

1. Dai diamanti non nasce... 17DANDINI 19,00 RIZZOLI

2. La dieta Dukan 10DUKAN 16,00 SPERLING & KUPFER

3. Èfacile smetteredi fumare... 4CARR 10,00 EWI

4. Spinoza. Una risata vi... 4ANDREOLI; BONINO 12,00 ALIBERTI

5. Le ricette della dieta Dukan 4DUKAN 16,00 SPERLING & KUPFER

6. La parigina. Guida allo chic 4LA FRESSANGE; GACHET 25,00 L’IPPOCAMPO

7. Cotto e mangiato 4PARODI 14,90 VALLARDI

8. The secret 3BYRNE 18,60 MACRO EDIZIONI

9. La felicità è qui 3MORELLI; FALSIROLI 15,00 MONDADORI

10.Benvenuti nella mia cucina 3PARODI 14,90 VALLARDI

1. La maledizione del titano 8RIORDAN 17,00 MONDADORI

2. I Gemelli di Kuma 5TROISI 17,00 MONDADORI

3. Diario di una schiappa 4KINNEY 12,00 IL CASTORO

4. Principessa del buio 4STILTON 18,50 PIEMME

5. Amici contro 4GARLANDO 11,00 PIEMME

6. Top model per un giorno 3STILTON 8,50 PIEMME

7. Cars 2 3

3,50 WALT DISNEY

8. Il diario di una schiappa 3KINNEY 12,00 IL CASTORO

9. Il mare dei mostri. Percy Jackson 3RIORDAN 17,00 MONDADORI

10.Il giorno delle selezioni 2GARLANDO 11,00 PIEMME

I PRIMI DIECI INDAGINE NIELSEN BOOKSCAN

Aspettando l’estate, la classifica come d’abitudinesi mette in giallo. E come al solito il Montalbanodi Camilleri (se ne parla a pagina 3) fa il botto: il

valore dei 100 punti triplica rispetto a sabato scorso, dipoco sotto le 25 mila copie, tutti gli altri valgono meno diun terzo. Sono gialli anche altre due novità in ascesa nellasettimana : una Patricia Cornwell che torna alle originicon le autopsie della sua Kay Scarpetta («Ho il sospettoche solo chi si occupa per professione dei morti possa capi-re cosa intendo... io non faccio il chirurgo: mi procuro ar-gomenti per fare la guerra agli assassini»); e il norvegeseJo Nesbø - scoperto e lanciato da Piemme, ora cavalcato

da Einaudi Stile Libero - che lancia il suo poliziotto, tuttoma non uno stinco di santo, in una caccia frenetica al se-rial killer («Sbrigatevi, sbrigatevi. Che volete che faccia?Che lo scriva sul muro col sangue? Siete voi, non io a per-mettere che questi delitti continuino»). Dal classico thril-ler action al mistery, tra miti e mistica, di Danielle Trusso-ni, quarta novità tra i primi dieci, avvio di una trilogiacon angeli ribelli e malvagi su cui indaga, con l’aiuto «ex-traterrestre» della nonna, tra America, Bulgaria e Pari-gi, una suorina francescana che imparerà a volare. E’ unesempio di quello che Vittorio Coletti, in un saggio per ilMulino, definisce Romanzo mondo, prodotto per un

«mercato globale, desideroso di acquistare prodotti stan-dardizzati», modello Dan Brown, per quanto fosse «ap-prossimativo e dilettantesco, impreciso, sciatto e senza ilbenché minimo senso dell’ironia». In confronto a simili be-veroni, Camilleri è come il vinello che il suo commissariotiene in frigo per le fimmine: onesto, disseta senza stordi-re. Nessunissimo segnale in saggistica degli imminenti re-ferendum: e qui, non avendo proprio alcun legittimo impe-dimento al voto, possiamo trarre solo un indizio di orien-tamento, virtuale e virtuoso, dal titolo del romanzo diMarco Presta: Un calcio in bocca fa miracoli. Come diceMontalbano al buon Augello: «Ci arrivasti?».

AI PUNTILUCIANO GENTA

Comincial’estate

di Vigàta

Non è la «pioggia» del Bla-sco, sono le voci di ricer-catori, precari, studenti e

qualche docente (pochissimi) chearrivano dai tetti del novembrescorso e invitano a continuare labattaglia per «l’Università chevogliamo (e quella che non voglia-mo)»: Senti che bel rumorestanno facendo. Anche sulla car-ta, nel primo, e per ora unico, li-bro «non virtuale» della nuovissi-ma aAccademia UniversityPress di Torino. Voluto per «fis-sare» un’esperienza in progressnel momento in cui «l’universitàitaliana è chiamata a confrontar-si con una riforma che costituisceun’occasione perduta per rende-re gli atenei e la ricerca davverocompetitivi a livello europeo», ecome forte dichiarazione d’inten-ti editoriale.

Sottotraccia ben visibile nellaventina di interventi (una primaparte rivolta all’analisi del siste-ma universitario e ai nodi con cuidovrebbe fare i conti, mentre laseconda ricostruisce le tappe del-

l’«anno di lotta per l’universitàpubblica») dei protagonisti di unastagione che potrebbe essere ricor-data come profetica di un cambia-mento radicale nella società e nellapolitica italiana. «Grande speran-za», naturalmente, dello storicoBruno Maida, coordinatore del-l’iniziativa e di Lorenzo Armando,personaggio di lungo corso nel

mondo della «parola» (sua la colla-borazione con l’ineccepibile sigla diAragno) che con questa aAccade-mia promuove una sorta di giro diboa al «prodotto» di studio.

«Rivolta specificamente all’uni-verso accademico, la nostra propo-sta punta a rispondere allo stessotempo alle esigenze di drastico con-tenimento dei costi a fronte delladiminuzione di risorse, di tuteladella qualità dei prodotti editorialie di utilizzo consapevole delle nuo-ve tecnologie disponibili». Sicché«tutti i titoli che pubblicheremo(tra i primi propriamente "scienti-fici" in lavorazione vi sono unoSchelling. Offerta filosofica, testiinediti in italiano; un’edizione criti-ca della Jocast di de Lauraguais)saranno sempre scaricabili on line,formato pdf e pub, quanto disponi-bili in cartaceo e mai esauriti. In ca-so di pubblicazioni finanziate, laversione on line sarà gratuita, inomaggio al principio dell’"open ac-cess"». Ancora la rivoluzione nella«trasmissione del sapere» si giocaprima di tutto ai piani alti.

3

1. Il gioco degli specchi 100CAMILLERI 14,00 SELLERIO

2. Nessuno si salva da solo 15MAZZANTINI 19,00 MONDADORI

3. PER SEMPRE 14TAMARO 18,00 GIUNTI

4. Alla fine di un giorno... 12CARLOTTO 17,00 E/O

5. Un filo d’olio 8AGNELLO HORNBY 14,00 SELLERIO

6. Le sante dello scandalo 8DE LUCA 8,50 GIUNTINA

7. Hotel Bruni 7MANFREDI 19,00 MONDADORI

8. Il libro segreto di Dante 6FIORETTI 9,90 NEWTON COMPTON

9. Gran circo Taddei... 5CAMILLERI 14,00 SELLERIO

10.Un calcio in boccafa miracoli 5PRESTA 16,50 EINAUDI

CHE LIBRO FA...IN FRANCIA

GIOVANNA ZUCCONI

UnaVargasfuriosa

e DSK casto!

1. Ave Mary 14MURGIA 16,00 EINAUDI

2. Cosa tiene accese le stelle 13CALABRESI 17,00 MONDADORI

3. Carta straccia 12PANSA 19,90 RIZZOLI

4. Sanguisughe. Le pensioni... 11GIORDANO 18,50 MONDADORI

5. Indignatevi! 11HESSEL 5,00 ADD EDITORE

6. Scuote l’anima mia Eros 9SCALFARI 17,00 EINAUDI

7. Odio gli indifferenti 7GRAMSCI 7,00 CHIARELETTERE

8. Tutti santi me compreso 6DE CRESCENZO 17,00 MONDADORI

9. Vieni via con me 6SAVIANO 13,00 FELTRINELLI

10.Tremilanovantasei giorni 5KAMPUSCH 17,50 BOMPIANI

1

Classifiche TuttolibriSABATO 11 GIUGNO 2011

LA STAMPAX

PROSSIMAMENTE

MIRELLA APPIOTTI

Senti che belrumore fa

l’University

.

Page 11: Tuttolibri n. 1769 (11-06-2011)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - XI - 11/06/11 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/11 - Autore: DANCRU - Ora di stampa: 10/06/11 20.18

f

ROBERT MUSIL

L’uomo senza qualitàEinaudi, pp. 1791, € 29

«Un colpo di fulmine, mi haaccompagnato per anninelle vacanze a Stromboli»

f

LEWIS CARROLL

Alice nel paesedelle meraviglieMarsilio, pp. 253, € 12

«Ne so parte a memoria,in lingua inglese»

f

CARLO EMILIO GADDA

Quer pasticciaccio ...Garzanti, pp. 275, € 12

«Un amore a prima vista.A farlo scoppiare fu FaustaCialente, mia nonna»

QUESTA SERA A TRANIProseguono oggi e domani i«Dialogi di Trani». Paolo Ternipresenterà il suo libro «Il respirodella musica» con Dinko Fabris(h. 19,30). Tra gli altri ospiti dellagiornata: Angelo D’Orsi, VirginoColmegna, Giancarlo De CataldoK. Fouad Allam, Angela Terzani,Paolo Flores D’Arcais, i giudiciSpataro e Scarpinato, RiccardoIacona e Giuseppe Catozzella.

I PREFERITI

Il popolare conduttore di ascolti musicali su Radiotré,un lungo sodalizio con l’Einaudi, da «ragazzo cliente»a collaboratore e direttore della Biblioteca di Dogliani

ALBERTOSINIGAGLIA

Ha conosciuto AndréGide ad Alessandria d’Egitto.«L’ho letto quasi tutto, compre-so il Journal», precisa Paolo Ter-ni tra i fiori della spaziosa casaromana al Celio, sul tavolo petu-nie blu-viola, oltre la finestra gi-rasoli gialli, un tripudio di rose,alberi altissimi. Intorno, libri avolontà e due enormi pareti dicd. «Ho speso tutto per acquista-re musica», dice la popolare vo-ce di Radiotre, che al Respiro del-la musica dedica un volumettoappena uscito da Bompiani conuna lettera-prefazione del piani-sta e compositore Ludovico Ei-naudi. Ma subito ritorna a Gide:«Ricordo con particolare piace-re Le retour de l’enfant prodigue,La porte étroite, La symphonie pa-storale, Les faux monnayeurs, so-prattutto Les caves du Vatican eSi le grain ne meurt». In franceseli ha letti, in francese li cita. «LaFrancia ha avuto un dominio sul-la mia vita. Chiuse per la guerrale scuole littorie di Alessandria,ai ragazzi italiani non restavanoche i salesiani. «Siete pazzi, nefaranno un falegname!», avvertìuna signora una notte in rifugio.Fui dirottato al Lycée de la mis-sion laïque française, con profes-sori eccelsi inviati da Parigi perproteggerlidai rischi bellici.

Quando arrivarono i Terniin Egitto?

«Una famiglia nobile, come al-tre di ebrei romani più antichedei Colonna. Tra gli antenati ungrande rabbino di Ancona. Il co-gnome Terni pare fosse un pre-mio dovuto a un lavoro finanzia-rio per lo Stato pontificio. In uncollegio di Firenze il giovane Mi-chelangelo Terni, molto mazzi-niano, s’incontra con il giovaneKhedive Ismail futuro re d’Egit-to. Salito al trono, questi affidaall’amico l’istituzione della ban-ca nazionale, lo premia con ter-re ad Alessandria. Nella città siriuniscono esuli mazziniani in-soddisfatti del Risorgimento e

attratti dalle prime piantagionidi cotone lungo il Nilo, dalla co-struzione del Canale di Suez,approdo di gente che ha vogliadi futuro, libertà, soldi. Forma-no una comunità aperta, conospedale, scuole, cimitero.Un’epopea bellissima».

Ideali, utopie, soldi. Anchelibri?

«Il bisnonno sposa Linda Coro-nel, figlia di un armatore porto-ghese, ricchissima, d’intelligen-za strepitosa. Si secca alle riu-nioni di famiglia, si ritira scu-sandosi: “Devo finire di leggerecerti dialoghi di Platone”».

Eredita da lei la passioneper la lettura?

«Per me leggere è vitale. Holetto biblioteche».

Cominciamo dall’infanzia-adolescenza.

«Un ruolo centrale ha avutoAlice nel paese delle meraviglie diCarroll, ne so parte a memoria,in inglese. Ho divorato MauriceLeblanc e le avventure di Arsè-ne Lupin. Dell’amatissimo Dic-kens provo particolare affettoper i Pickwick papers e per le im-mani risate che il suo profondoumorismo ha suscitato in me».

Era la scuola a suggerire lescelte?

«Scuola e famiglia. Al LycéeFrançais mi fu affidata la pre-sentazione ex cathedra di Can-dide ou l’optimisme di Voltaire.Con Le grand Meaulnes di Alain-Fournier scoprii la relazionetra il quotidiano e l’onirico. Con

Les Misérables cominciai a pro-vare orrore per l’ingiustizia, laburocrazia, il potere cieco e ar-rogante. Ammiravo i ritratti ful-minei di Victor Hugo, i contra-sti, l’ironia».

Proprio nessun autore ita-liano?

«Soltanto Salgari. Era insoppor-tabile il Manzoni spiegato dal pro-fessore di italiano arruolato da

mio padre perché mantenessicontatti con la nostra terra.Avrei scoperto I promessi sposipiù tardi, imparando a conoscerebene il nostro Ottocento musica-le. Poi lavorando con Mauro Bolo-gnini alla riduzione tv della Certo-sa di Parma, da Stendhal, ho capi-to la materia dalla quale partivala ricerca di Manzoni: quei laghi,quell’impegno linguistico, quellamoralità».

I suoi picchi letterari di al-lora?

«I ragazzi terribili di Cocteau.L’incessante corpo a corpo conProust. Il colpo di fulmine perMusil: L’uomo senza qualità mi haaccompagnato per anni nelle va-canze a Stromboli».

Il trasferimento in Italia influìsulla scelta degli autori?

«Arrivai nel 1951 a Roma. Il non-no Enrico Terni mi leggeva Lesenfants du Capitaine Grant di Ver-ne. La scrittrice Fausta Cialente,da lui sposata in seconde nozze,mi leggeva Conrad, Kipling e ilduello della mangusta Rikitikita-vi con il serpente. È questa non-na che più tardi mi farà scoppia-re un amore a prima vista: il Pa-sticciaccio. Da quel momento di-vorerò Gadda».

E con Gadda finalmente ap-prezzò la nostra lingua?

«Ad Alessandrianon l’amavo, misembrava improponibile un con-fronto tra il francese che studia-vo, da Ronsard a Mallarmé, oascoltavo alle recite dellaComédie Française in tournée -Racine, Molière, Giraudoux - el’italiano dialettale del pur gran-

de Totò al cinema. Gadda e poiGiorgio Manganelli mi avrebbe-ro riconciliato con la nostra lin-gua come ricerca e invenzionecostanti».

Finché la sua vita non s’intrec-ciò con casa Einaudi.

«Stavo leggendo Thomas Mann- Doktor Faustus e La montagnaincantata, acquistati a fatica in li-breria - quando scopersi il mera-viglioso servizio rateale Einaudi:un mito, una continua provoca-zione intellettuale, sempre unpasso avanti rispetto al“dibattito”».

Da ragazzo cliente, ne diven-tò collaboratore.

«Ero in Sardegna, presso Orista-no, interprete traduttore in unaspeciedi kibbutz dove si studiavail fattore umano dello sviluppoeconomico. Una pubblicità sulGiorno: “Giulio Einaudi spa cercapublic relation officier”. Mi indi-gnò quel linguaggio e lo scrissi al-l’editore. Pochi giorni dopo mitrovo davanti a lui, Bobbio, Bolla-ti, Mila, Raniero Panzieri sedutial famoso tavolo ovale. Avrei di-retto la Biblioteca civica Luigi Ei-naudi a Dogliani, esperienza dacui nacque la fortunata Guida laformazione di una biblioteca».

... e il matrimonio con la figliadell’editore.

«Ida lavorava all’Einaudi di Ro-ma, aveva avuto un problemasentimentale. Giulio la portò aTorino, me l’affidò. Un castigo,m’interrompeva le vacanze. Mol-to bella, timida, mi si rivelò affine,complice, con valori fondamenta-li forti, l’impalcatura etica checercavo. La mia vita è stata bellaper quel privilegio, per la gioia in-finita di quel grande amore».

Roma, via Gregoriana 38, unatelier letterario.

«Ida Einaudi ne era il perno. La-

voravamo accanto a Natalia Gin-zburg, Calvino, Elsa Morante:l’ho aiutata nei momenti culmi-nanti de La storia, mi ha letto altelefono tutto Aracoeli. Ho moltoamato Primo Levi come personae come scrittore».

In tutto questo mare, qual è ilsuo capolavoro di riferimento?

«I racconti di Edgar Allan Poenella sublime traduzione einau-diana - goduriosa, sapida e rivela-trice! - di Manganelli».

Chi rilegge più spesso?«Ogni volta che posso, Sime-non, Conrad e James».

Che cosa non ama più?«Trovo ormai invecchiate e an-che noiose le opere di AgathaChristie che per anni ho divora-to. Non ho mai apprezzato Mala-parte. Credo mi deluderebbe ri-leggere oggi André Gide».

La coinvolge la contempora-neità letteraria italiana?

«Poco, ma seguo con particola-re simpatia il nuovo filone sar-do, dal giovane Wilson Saba -Sole&Baleno, Giorni migliori - aSergio Atzeni, Marcello Fois,Michela Murgia».

Ha un modello di cultura mu-sicale?

«Luigi Magnani, l’unico model-lo italiano cui mi sono ispirato.Penso a Beethoven lettore diOmero, ai Quaderni di conversa-zione, al Nipote di Beethoven, al-la Musica in Proust. M’indignache le opere di questo grandeletterato musicale siano da de-cenni esaurite. Scusi, ma miha davvero acceso una miccianella mia coscienza».

«Ho conosciuto Gidead Alessandriad’Egitto, dove sononato: la Francia hadominato la mia vita» “Elsa mi lesse tutto

Aracoeli al telefono”

Diario di lettura TuttolibriSABATO 11 GIUGNO 2011

LA STAMPA XI

«Ho aiutato la Moranteanche per “La storia”,ho lavorato con Calvinoe la Ginzburg, ho sposatola figlia dell’editore»

«Il mio modello italianodi cultura musicaleè Luigi Magnani,studioso di Prouste di Beethoven»

La vita. Paolo Terni è nato in Egitto ad Alessandria nel 1939. Insegna a Roma Drammaturgia musicaleall’Accademia nazionale d’arte drammatica. Ha lavorato all’Einaudi e diretto la biblioteca «Luigi Einaudi» diDogliani. Tra i più assidui autori di Radiotré, da vent’anni è il consulente musicale di Luca Ronconi.

Le opere. Da Bompiani esce ora «Il respiro della musica» (pp. 152, € 11,90). Altri titoli: «In tempo rubato», «GiorgioManganelli, ascoltatore maniacale», «Un vento sottilissimo» (tutti da Sellerio), «Suite alessandrina» ( Bompiani).

.

Paolo Terni

Ilm

usic

olog

o