Tuttolibri n. 1715 (22-05-2010)

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Marco Aime anticipa qui il tema della relazione «Dalla tribù a Internet. L’antropologia oggi» che terrà (venerdì 28 maggio, h. 19) alla rassegna Dialoghi sull’uomo a Pistoia, fino a domenica 30. Incontri, spettacoli, dialoghi che si propongono come un «festival dell’antropologia», ideato e diretto da Giulia Cogoli: «per parlare di noi e dell’altro, di identità, razzismi e intolleranze, democrazia e giustizia», fra letteratura e nuove forme di comunicazione. Ad inaugurarlo sarà Gustavo Zagrebelsky (28/5, h. 17,30). Seguiranno Mariella Berra e Riccardo Luna, Emanuele Severino, Moni Ovadia. Tra i relatori di sabato 29: Giuseppe Barbera, il Nobel Amartya Sen, Michela Marzano e Caterina Soffici, Andrea Moro, Francesco Remotti, Luciano Canfora, Emanuele Trevi con Fabrizio Gifuni, Gian Antonio Stella con Gualtiero Bertelli. Domenica 30 toccherà a Massimo Montanari, Guido Barbujani, Olivier Roy, Maurizio Bettini, Jean-Loup Amselle, Edoardo Boncinelli, e ancora Emanuele Trevi con Sonia Bergamasco. Classici di ieri B. Malinowski ARGONAUTI DEL PACIFICO OCCIDENTALE Bollati Boringhieri C. Lévi-Strauss TRISTI TROPICI il Saggiatore E. E. Evans-Pritchard STREGONERIA, ORACOLI E MAGIA TRA GLI AZANDE Raffaello Cortina M. Mauss SAGGIO SUL DONO Einaudi Classici di oggi C. Geertz INTERPRETAZIONE DI CULTURE il Mulino A. Appadurai MODERNITÀ IN POLVERE Meltemi J. Clifford SCRIVERE LE CULTURE Meltemi J-L. Amselle CONNESSIONI Bollati Boringhieri Adesso i Tropici si trovano in Rete Così cambia l’antropologo Dalla ricerca dei «selvaggi» allo studio dell’altro tra di noi, esplorando un social forum nel web, i tatuaggi dei giovani, le botteghe degli immigrati MARCO AIME Una delle immagini classiche dell’antropologo al lavoro è quella di Malinowski, seduto sotto la veranda della sua tenda, che si affaccia sul villaggio melanesiano da lui studiato. Un'immagine emble- matica, che narra di uno sguardo, quello dell'occidenta- le, diretto sull’altro, il «primiti- vo», il «selvaggio». Con il tem- po l'antropologo è finito talvol- ta per apparire come una sor- ta di Indiana Jones, avvezzo a esperienze estranee alla gen- te comune. Non è sempre co- sì, i tempi eroici dell’antropo- logia, ammesso che si possa considerare eroico vivere per qualche mese nelle stesse con- dizioni in cui i locali trascorro- nounavita,sonofiniti. Di popoli sconosciuti da studiare ce ne sono sempre meno,iconfinitral'Occidente e il cosiddetto Sud del mondo sono sempre più permeabili, i paradigmi positivisti del seco- lo scorso, la ricerca di una le- gittimazione scientifica sono stati messi in crisi e l'antropo- logo si trova ad affrontare pro- blematiche metodologiche e teoriche sempre nuove. Gli sguardi si sono moltiplicati e incrociati: l'antropologia non è più solo uno sguardo dell’Oc- cidentesuglialtri,oggicisono antropologi che provengono da quelle stesse realtà che in passato erano oggetto di stu- dio e il loro sguardo si rivolge non solo ai loro contesti d'ori- gine,maancheversodinoi. La veranda dalla quale Ma- linowski si affacciava per os- servare i suoi trobriandesi è oggi sostituita talvolta da un forum sul web, da botteghe di immigrati nei quartieri delle proprie città, dall’incontro nei locali comunali con mediatori culturali, dalle sale di un mu- seo. E sotto queste metafore diveranda,oggi,nonsiedepiù solo l'antropologo a intervista- re un locale in piedi. Anche il nativo è seduto accanto a lui e discute, magari ha montato un'altra veranda, sua questa volta,eciguarda. In passato l'antropologo sembrava arrampicarsi sul muro che divideva la sua cul- tura da quella degli «osserva- ti» e, appoggiato a quel muro faceva l'osservatore. Con il tempo ci si è accorti che quel muro, spesso, siamo stati noi a costruirlo, e che quella bar- riera rigida viveva più nella nostra mente che nella realtà. A cura di: LUCIANO GENTA con BRUNO QUARANTA [email protected] www.lastampa.it/tuttolibri/ LETTURE A CONFRONTO I DIALOGHI SULL’UOMO Lamontagnaha partorito un cuoricino? A guardare l’immagine chechiudelospotsulla «Giornata nazionale per la promozione della lettura»,chesicelebra domaniinItalia, sembrapropriodisì. Lasilhouettediun volumeapertoè sovrastatadadue paginechesi chiudono a cuore. Mancoadirlo rossissimo.Elo sloganspiega:«Semi vuoi bene, regalami un libro». Nonuncioccolatinoo ungioiello,maproprio unlibro.Eccol’idea della condivisione della lettura,amarsiènon doverdiremai«mi dispiace: preferisco leggere». Leggereevolersibene nonsonoin contraddizione fra loro. Menomale.Aillustrare questa filosofia del piacere del testo, tre testimonial niente male: Gianrico Carofiglio, Benedetta Parodi, Roberto Saviano. Iqualiperò, approfondendo a loro modolatesi,finiscono per rovesciarla. Ognunodiessipropone un’equivalenza singolarefraipropri «se»(«sesentiil bisognodicapireciò cheticirconda»,«seti piace sognare», «se vuoicercarela verità»...) e gli affetti erotici. Scopriamo così, secondo una prospettiva autoriale, il valore dei sentimenti, mica della lettura. p Continuaapag.IX TUTTOLIBRI LA STAMPA NonpiùIndianaJones cacciatoredistranezze mastudiosodiculture e identità che debbono convivere e comprendersi L ’ altro è sempre «altro» maci siamo accorti quantodi nostro porti dentro e quanto di suo èdiventatonostro NUMERO 1715 ANNO XXXIV SABATO 22 MAGGIO 2010 GIANFRANCO MARRONE MA IL LIBRO NON HA UN CUORE DI PANNA tutto LIBRI LIBRI D’ITALIA Un Album di campioni Gli eroi del calcio nella galleria Panini RAFFAELI P. VI DIARIO DI LETTURA Bertolucci che ossessione L’intreccio fra cinema e letteratura SERRI P. XI ANNIVERSARIO Il teppista Manganelli Vita per immagini e un carteggio CORTELLESSA P. III ANTEPRIMA I volti della solitudine Tra ricercata intimità e inevitabile destino ROMANO P. VIII Illustrazione di James Endicott /Corbis I

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Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - I - 22/05/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/01 - Autore: CRIMUL - Ora di stampa: 21/05/10 19.13

MarcoAimeanticipaqui il temadella relazione«Dalla tribùa Internet.L’antropologiaoggi»cheterrà (venerdì28maggio,h.19)alla rassegnaDialoghisull’uomoaPistoia, finoadomenica30. Incontri, spettacoli,dialoghichesipropongonocomeun«festivaldell’antropologia», ideatoedirettodaGiuliaCogoli: «perparlaredinoiedell’altro,di identità, razzismieintolleranze,democraziaegiustizia», fra letteraturaenuoveformedicomunicazione.Ad inaugurarlo saràGustavoZagrebelsky (28/5,h.17,30).SeguirannoMariellaBerraeRiccardoLuna,EmanueleSeverino,MoniOvadia.Tra i relatoridi sabato29:GiuseppeBarbera, ilNobelAmartyaSen,MichelaMarzanoeCaterinaSoffici,AndreaMoro,FrancescoRemotti,LucianoCanfora,EmanueleTrevi conFabrizioGifuni,GianAntonioStellaconGualtieroBertelli.Domenica30toccheràaMassimoMontanari,GuidoBarbujani,OlivierRoy,MaurizioBettini, Jean-LoupAmselle,EdoardoBoncinelli, eancoraEmanueleTrevi conSoniaBergamasco.

Classici di ieriB. MalinowskiARGONAUTIDEL PACIFICO OCCIDENTALE

Bollati Boringhieri

C. Lévi-StraussTRISTI TROPICI il Saggiatore

E. E. Evans-PritchardSTREGONERIA, ORACOLI EMAGIA TRA GLI AZANDERaffaello Cortina

M. MaussSAGGIO SUL DONO Einaudi

Classici di oggiC. GeertzINTERPRETAZIONE DI CULTUREil Mulino

A. AppaduraiMODERNITÀ IN POLVEREMeltemi

J. CliffordSCRIVERE LE CULTUREMeltemi

J-L. AmselleCONNESSIONIBollati Boringhieri

Adessoi Tropici

si trovanoin Rete

Così cambia l’antropologo Dalla ricerca dei «selvaggi»allo studio dell’altro tra di noi, esplorando un social forum

nel web, i tatuaggi dei giovani, le botteghe degli immigrati

MARCOAIME

Una delle immaginiclassiche dell’antropologo allavoro è quella di Malinowski,seduto sotto la veranda dellasua tenda, che si affaccia sulvillaggio melanesiano da luistudiato. Un'immagine emble-matica, che narra di unosguardo, quello dell'occidenta-le, diretto sull’altro, il «primiti-vo», il «selvaggio». Con il tem-po l'antropologo è finito talvol-ta per apparire come una sor-ta di Indiana Jones, avvezzo aesperienze estranee alla gen-te comune. Non è sempre co-sì, i tempi eroici dell’antropo-logia, ammesso che si possaconsiderare eroico vivere per

qualche mese nelle stesse con-dizioni in cui i locali trascorro-no una vita, sono finiti.

Di popoli sconosciuti dastudiare ce ne sono sempremeno, i confini tra l'Occidentee il cosiddetto Sud del mondosono sempre più permeabili, iparadigmi positivisti del seco-lo scorso, la ricerca di una le-gittimazione scientifica sonostati messi in crisi e l'antropo-logo si trova ad affrontare pro-blematiche metodologiche eteoriche sempre nuove. Glisguardi si sono moltiplicati eincrociati: l'antropologia non

è più solo uno sguardo dell’Oc-cidente sugli altri, oggi ci sonoantropologi che provengonoda quelle stesse realtà che inpassato erano oggetto di stu-dio e il loro sguardo si rivolgenon solo ai loro contesti d'ori-gine, ma anche verso di noi.

La veranda dalla quale Ma-linowski si affacciava per os-

servare i suoi trobriandesi èoggi sostituita talvolta da unforum sul web, da botteghe diimmigrati nei quartieri delleproprie città, dall’incontro neilocali comunali con mediatoriculturali, dalle sale di un mu-seo. E sotto queste metaforedi veranda, oggi, non siede piùsolo l'antropologo a intervista-

re un locale in piedi. Anche ilnativo è seduto accanto a lui ediscute, magari ha montatoun'altra veranda, sua questavolta, e ci guarda.

In passato l'antropologosembrava arrampicarsi sulmuro che divideva la sua cul-tura da quella degli «osserva-

ti» e, appoggiato a quel murofaceva l'osservatore. Con iltempo ci si è accorti che quelmuro, spesso, siamo stati noia costruirlo, e che quella bar-riera rigida viveva più nellanostra mente che nella realtà.

A cura di:LUCIANO GENTAcon BRUNO QUARANTA

[email protected]/tuttolibri/

LETTURE A CONFRONTO I DIALOGHI SULL’UOMO

La montagna hapartorito un cuoricino?A guardare l’immagineche chiude lo spot sulla

«Giornata nazionaleper la promozione dellalettura», che si celebra

domani in Italia,sembra proprio di sì.

La silhouette di unvolume aperto è

sovrastata da duepagine che si

chiudono a cuore.Manco a dirlo

rossissimo. E loslogan spiega: «Se mivuoi bene, regalami un

libro».Non un cioccolatino o

un gioiello, ma proprioun libro. Ecco l’idea

della condivisione dellalettura, amarsi è non

dover dire mai «midispiace: preferisco

leggere».Leggere e volersi bene

non sono incontraddizione fra loro.Meno male. A illustrare

questa filosofia delpiacere del testo, tre

testimonial nientemale: Gianrico

Carofiglio, BenedettaParodi, Roberto

Saviano.I quali però,

approfondendo a loromodo la tesi, finiscono

per rovesciarla.Ognuno di essi propone

un’equivalenzasingolare fra i propri

«se» («se senti ilbisogno di capire ciò

che ti circonda», «se tipiace sognare», «se

vuoi cercare laverità»...) e gli affetti

erotici. Scopriamo così,secondo una

prospettiva autoriale, ilvalore

dei sentimenti,mica della lettura.

p Continua a pag. IX

TUTTOLIBRI

LASTAMPA

Non più Indiana Jonescacciatore di stranezzema studioso di culturee identità che debbonoconvivere e comprendersi

L’ altro è sempre «altro»ma ci siamo accortiquanto di nostro portidentro e quanto di suoè diventato nostro

NUMERO 1715ANNO XXXIVSABATO 22 MAGGIO 2010

GIANFRANCO MARRONE

MA IL LIBRONON HA

UN CUOREDI PANNA

tuttoLIBRI

LIBRI D’ITALIA

Un Albumdi campioniGli eroi del calcionella galleria PaniniRAFFAELI P. VI

DIARIO DI LETTURA

Bertolucciche ossessioneL’intreccio fracinema e letteraturaSERRI P. XI

ANNIVERSARIO

Il teppistaManganelliVita per immaginie un carteggioCORTELLESSA P. III

ANTEPRIMA

I volti dellasolitudineTra ricercata intimitàe inevitabile destinoROMANO P. VIII

Illustrazionedi

JamesEndicott

/Corbis

I

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Scrittori italianiIITuttolibri

SABATO 22 MAGGIO 2010LA STAMPA III

LE LETTERE DI SANGUINETIConLucianoAnceschi fua lungoindialogoancheEdoardoSanguineti, scomparsomartedì18maggio: le sueLetteredagliannicinquanta, acuradi NivaLorenzini, sonoeditedalgenoveseDeFerrari (pp.280,€ 18),158missivedelcriticopoeta, sceltedaunnumerobenpiùcospicuo -maancheunaletteradi AnceschiaSanguineti eilpiccolocarteggio scambiatodaSanguineti conVittorioSereni -negli annidal1954al1961. Ilquadrovivodi un tempodidissociazionie contese (bennotalapolemicadiOfficina traSanguinetiePasolini).Masoprattutto lagiovinezzasmagliantedi unpoetaproiettatoal fare (l'insegnante, l'assistenteuniversitario, ilpoeta diLaborintus, il lettore diDante, ilcollaboratoredi riviste e, comeSanguineti scrive di sé,l' «Erostratocostruttore»), riccodiun linguaggio tuttocosemaspessorigatodascatti diumoreburlesco, tracitazioni colteeprofessorali ammiccamenti.SempreacuradiNivaLorenzini èda ricordaredi Sanguineti ilRitrattodelNovecento (Manni,pp.230, € 20),unmosaicotraletteratura, cinema,musicaeartedelleopereche fecero il secolo. [G.T.]

Vent’anni dopo Un carteggio e un album fissanola sua prodigiosa, hilarotragica, “mitobiografia”

LORENZOMONDO

Con Le due chiese, Seba-stiano Vassalli, dopo qualche di-versivo di minor lena, torna a or-chestrare un romanzo di com-plessa ideazione e struttura, ric-co di fatti e personaggi che simuovononell’arcodi un secolo.

Nell’introduzione, un espe-diente al quale ricorre di consue-to per chiarire (manzonianamen-te?) le sue intenzioni, spiega chela sua storia si svolge ai piedi ein vista del «Macigno Bianco»,una montagna che incombe finsulla lontana, indefinita pianuranovarese. Si svolge anche neltempo in cui sono risuonate conforza le note dell’Internazionale,a cadenzare in tanta parte delmondo le speranze, alla fine de-luse, di giustizia e di libertà. Lasua musica, poi rivestita di paro-le aliene, era nata proprio traquelle montagne familiari a Vas-salli, come inno alle Alpi compo-sto da un dimenticato maestroVincenzo Pedrali. Non è questol’ultimo dei paradossi che ricor-rono nel romanzo.

Uscendo fuor di cornice, Ledue chiese racconta la storia diRocca di Sasso e dei suoi abitan-

ti, una piccola comunità, indivi-duata nelle sue minute occupa-zioni e umane passioni, che sol-tanto una traballante corrieraunisce alla città sottostante. Laprima guerra mondiale viene asconvolgere, come un innatura-le, devastante rovescio, vetusteabitudinie radicati affetti.

Due sono i personaggi chespiccano nell’affollato scenario.Il maestro Prandini, socialista elibero pensatore, volontario diguerra e mutilato, partecipa al-l’impresa di Fiume e diventeràgerarca fascista, fino a esseredrammaticamente coinvoltonel tracollo del regime. Ansel-mo, chiamato Ansimino, comin-

cia come autista di corriera, mametterà a frutto «l’intelligenzadelle mani» e la passione per il la-voro, diventando esperto di moto-ri nella nascente industria dell’au-tomobile. E trova in Artemisia,pittrice di ex voto e Madonne dipaese, un conforto nella sua vitaonesta e senza scosse.

Una dualità ricorre anche nellechiese del titolo, edificate l’una da-gli uomini destinati al fronte, l’al-tra dagli scampati alla guerra. Es-se sembrano tuttavia rinviare, perallusioni, a vicende che si sono svol-te secoli prima nella valle. Ecco al-lora rievocata la figura dell’ereticoDolcino, la sua ingenua e generosautopia libertaria crudelmente re-

pressa. Ecco, a contrasto, l’ambi-zione vaneggiante del Beato chevuole creare con le cinquanta cap-pelle del Monte Santo una nuovaGerusalemme.Anche se, quasi peruna eterogenesi dei fini, l’impresasi risolve nel racconto «delle infini-te vicende delle donne e degli uomi-ni che sono nati e vissuti in questevalli, riassunte in un’unica vicen-da: quella di Cristo e del suo cam-minoverso la croce».

Vassalli provvede da par suo araccontarle, dalla specola monta-na, senza lasciarsi inceppare datroppo insistiti riscontri concettua-li, muovendosi con occhio vigile emano sapiente nel suo brulicantemicrocosmo. Dove, nel tratteggio

dei personaggi e negli «a parte» ri-servati all’autore, mi sembra di co-gliereuna nuova tonalità: oltre allapunta aguzza del sarcasmo, preva-lente in altri suoi romanzi, s’impo-ne infatti un diffuso, affettuosoumorismo. Lo si ravvisa in partico-lare nel ricorso ai proverbi dialet-tali e ai soprannomi che danno vo-ce, nell’ambiente chiuso di Roccadi Sasso, informato su comporta-menti e mestieri, consapevole deigenealogici trascorsi, alla creativi-tà popolare.

Non c’è persona che non si pre-senti nel romanzo con un vividocontrassegnoo vestimento onoma-stico, sopportato o rivendicato.Vassalli attinge con dovizia al re-pertorio dei soprannomi (dandonedi passata, e giustamente, la tradu-zione) non per una propensione al-la macchietta o per il gusto dellaparola rara, ma perché questa ca-tena di locuzioni costituisce di perse stessa racconto. Essa rappre-senta inoltre una significativa testi-monianza di un mondo che vascomparendo.

A durare, nelle Due chiese, re-sta soltanto il «Macigno Bianco».Si è perdutaanche l’Internazionale,e le residue speranze dell’autoresembrano spostarsi, ottimistica-mente, sulla «religione della natu-ra e dell’ambiente (che) potrebbenascere proprio qui, nel cuore diquesta vecchia Europa dove tuttoha avuto inizio».

RENATOBARILLI

Ad appena un annodall’uscita del suo opus ma-gnum, i Canti del caos, Anto-nio Moresco ritorna con unromanzo più breve e snello,Gli incendiati, in cui confermala capacità di dare zampateforti, incisive, ma tradisce an-che una certa fretta di realiz-zazione, non sfruttando almeglio talune invenzioni, pursorprendenti o addiritturageniali.

Dovendo ricorrere all’ine-vitabile eresia della parafra-si, diciamo che è di scena unprotagonista intento a redige-re in prima persona una sor-ta di diario crucciato e nevro-

tico, attraverso cui si rivelanei panni di un killer, costret-to alla solitudine, a passare in-denne tra la folla dei normali,che per esempio si godonouna vacanza al mare.

Lui tenta di sottoporsi alrito comune, ma non ce la fa.Del resto non tarda a scatta-re un incendio, peraltro an-nunciato già nel titolo, chesnida dagli alberghi i villeg-gianti costringendoli a un'an-

gosciosa fuga per la salvezza.Quanto a lui, interviene a sal-varlo dalle fiamme un’altra fi-gura anch’essa in partenza al-quanto stereotipata, è la donnadell’Est giunta nei nostri lidi co-stretta a prostituirsi, ma nellostesso tempo, per il nostro cu-po protagonista, è anche la fa-ta buona, una propizia riservadi grazia e di seduzione femmi-nile che già da tempo si era af-facciata nei sonni e nell’imma-ginazione dell’adolescente.

I due, assieme, formanoun’inedita variante della cop-pia di criminali, come Bonnie eClyde, ma redenti da un sognod'amore che li proietta versocieli superiori. Lei appare sem-pre al fianco di lui ogni qualvol-ta gli si metta male, quando siainsidiato dagli ex-complici chemedita di abbandonare. Poi lafata buona e perversa nellostesso tempo lo prende per ma-no e lo porta a incontrare il Si-gnore del male, che in termini

prosaici altro non sarebbe senon un russo mafioso, arricchi-to per vie illecite, creatore diun magico castello degli orrorie delle perversioni sessuali.

Proprio nella visita di que-sto fosco maniero Moresco ri-trova in pieno le magnifichevirtù già dimostrate nei Canti

del caos. Basterà citare alcunidegli orridi servizi che si effet-tuano in quel luogo. Per esem-pio, la donna dei sogni, che delresto non esita a dichiararsischiava di quel satanico padro-ne, gli mastica il cibo, di cui poiegli si nutre, e i convitati a son-tuosi banchetti in seguito si

danno a coiti di ogni specie sudivani maculati di chiazze so-spette, trovandosi circondatida escort o veline, per usare iltermine oggi in uso, dai cui fon-doschiena filtrano tracce evi-denti di mestruo. Ma poi daquella Gomorra i due fuggono,invano, in quanto le forze delmale li raggiungono e li stendo-no a colpi di mitra.

Qui l’autore ha un’altra in-venzione pienamente degnadel suo passato, ovvero la mor-te non pone fine alla vicendadella coppia intinta di un ro-manticismo nero, anzi, i duecontinuano a esistere anche aldi là della soglia fatale, risve-gliandosi in una morgue, inten-ti a cercare le proprie teste co-sì come si andrebbe alla cacciadei caschi protettivi, persi inuna caduta dal motorino.

C’è insomma una vita dopola morte, quasi che l’esistenzao il decesso fossero come il piùe il meno di un’algebra sini-stra. Ma subito dopo Moresconon sembra sfruttare al meglioquesta sua invenzione, infatticancella quasi ogni differenzatra i viventi e gli estinti, inoltrele schiere di questi ultimi van-no a ingrossarsi in modi preve-dibili, raccogliendo le vittimedi tutti i recenti eccidi, in unalunga lista in cui entrano la Slo-venia, la Croazia, la Cecenia,l’Abkhazia, l’Ossezia.

Infine, il tempo è scaduto,e i due fantasmi si dissolvononell’aria.

SERGIOPENT

Forse la complessa,turbolenta e sanguinosa storiapolitica dell’Alto Adige non eramai stata raccontata in un ro-manzo. Soprattutto in un ro-manzo epico al femminile, cherievoca le vicende di quell’«al-tra» Italia con la passione e lafluvialità delle grandi narrazio-ni corali. Certo Eva dorme - esor-dio in libreria della sceneggiatri-ce Francesca Melandri - non èCent'anni di solitudine, ma si di-fende scavando con energico fu-rore nelle rocciose asperità diun angolo di mondo in cui vive-re significa ancora oggi tenere ipiedi in due lingue, due passati,due inclinazioni esistenziali.Due di tutto, insomma.

La Storia passa attraversole immagini - talvolta un po’ re-toriche come accade quando siintrecciano realtà e finzione -dell’Opzione tra Hitler e Mus-solini per i popoli altoatesini,del disprezzo tra italiani man-cati e tedeschi di ritorno, delpaziente lavoro di ricamo poli-tico intessuto per decenni daSilvius Magnago, carismaticoleader della «Sudtiroler Vol-skpartei». Degli attentati ai tra-licci e delle bombe - soprattut-to - che negli Anni Sessantacausarono numerosi morti«italiani», etichettando cometerroristi gli abitanti di quelleterre eternamente di confine.

C’è tutto questo, in una dosa-ta ricostruzione progressiva,

nell’ondulato, intenso romanzodella Melandri. Una porta apertasu un passato che ci appartiene,ma del quale ben poco conoscia-mo. E c’è - sopra ogni cosa - unapreziosa lezione narrativa, trapassato e presente, vicende pub-bliche e dolenze private. Ci con-quista, pagina dopo pagina, que-

sta storia più piccola che vede co-me protagonista Eva, quaranten-ne organizzatrice di eventi inter-nazionali: Eva che sale su un tre-no dal remoto nord altoatesinoper scendere giù fino alla Cala-bria, attraversando il paesaggiofelice ma spesso deturpato del-l’Italia, per accompagnare le ulti-

me battute dell’esistenza di Vito,il carabiniere che nei sanguinosiAnni Sessanta le fu per qualcheanno quasi padre, per lei che unpadre non l'aveva mai avuto.

Una lucida volontà narrativaci porta a spasso nel tempo, dalprimo dopoguerra della famigliaHuber fino all'arrivo di Gerda, lamadre di Eva, colei che accendesu di sé i riflettori della vicenda,donna splendida e ribelle in uncontesto chiuso e gretto in cui lasua nubile maternità diventa lacolpa da scontare. Gerda è il deus-ex-machina del tracciato storico,che col suo coraggio traghettauna femminilità osteggiata sullesponde di un’estrema consapevo-lezza, mentre la politica creascompigli e battaglie, mentre gliuomini che l’attorniano riesconoa possedere qualcosa del suo cor-po, ma non la sua caparbia indi-pendenza. Gerda protegge Evada tutto, anche da Vito, il carabi-niere del sud che avrebbe potutocambiare le sorti di quella solitu-

dine, e solo perché giù nell’Italia«riconosciuta» non era ben accet-ta una donna sola con figlia a cari-co. «Eva dorme» : sono queste lepuntuali parole che avvolgono eproteggono la piccola figlia diGerda dalle ondate del destino.Ma Eva cresce, si allontana, cono-sce uomini e vive una sua lungastoria con Carlo, che la ama maresta con la moglie, si emancipada quella geografia rocciosa incui l’Italia si sta sforzando di en-trare,con tutti i suoi difetti.

La bellezza di questo ampioromanzo risiede nella commossaricostruzione delle vicende diGerda e di Eva, con pagine finaliveramente strazianti nella lorolimpida analisi dei sentimentiumani, ma la corposità dell’inten-

to anche agiografico merita unapplauso, poiché ci fa rifletteresulle appartenenze, sui conflitti,sulle debolezze insanabili delle vo-lontàpolitiche di minoranza.

Una storia che può piacere atutti, con qualche sano brandellodi feuilleton che, in tempi di vac-che magre e giovani scrittureesangui, riconcilia con l’anticopiacere di lasciarsi trasportareda una voglia di raccontare maiu-scola, intrepida, sincera.

DIALOGHIIN VERSI

MAURIZIO CUCCHI

È attualeil poeta

in prosa

ANDREACORTELLESSA

«Negli scontri lettera-ri […]si divertiva. Erano gli al-tri che se la prendevano». Disa-mava per esempio Pasolini(«non posso neanche dirgli chescrive male, perché non sareb-be vero»); lo provocava; unavolta riuscì a «smontarlo» (e sela prendeva eccome, PPP; stiz-zito gli dava del «teppista»).Così ricorda suo padre (scom-parso vent’anni fa, il 28 mag-gio) Lietta Manganelli, fra risa-tine ereditariamente mefistofe-liche, nelle didascalie - dettatea Ermanno Cavazzoni, compli-ce soave - delle immagini splen-didamente riprodotte nell’Al-bum fotografico Quodlibet. Ilquale fissa una volta per tutte(dopo la versione uscita anni fasul Caffè illustrato) la prodigio-sa «mitobiografia» che rispon-de al nome di Giorgio Manga-nelli. «Il Manga», anzi, come lochiamavano gli amici.

Fra questi Luciano Ance-schi - «il Magister» - ebbe insorte di fargli da mèntore. Lointercetta all'inizio degli AnniCinquanta, quando il non anco-ra Manga brancola nelle caligi-

ni d'una giovanile disperazio-ne. Lo stimola, lo pungola, lette-ralmente gli strappa di manoarticoli e recensioni per il neo-nato verri («la rivista è piena diroba» suona goloso, nel ’56, ilcommento del Manga al primonumero).

Il carteggio fra i due è esileed esilarante. Il loro rapporto èfatto di prensile cultura e celie«manganesche» (teppisti, cer-to!): «un gioco iperletterario tradue attori che recitano unacommedia barocca», ha scrittoSilvano Nigro. Ed è in seguito al-le staffilate dell’Anceschi che al«Mangagnifico» (così lo defini-sce il Magister) si scioglie il no-

do alla lingua. All'ennesima prof-ferta di collaborazione il Manga,«il dappoco» (così si definiscelui), si schermisce promette tos-sicchia rinvia (la lettera l'avevagià resa nota Mariarosa Bricchi):«Forse io ti ucciderò, mio buono ecolto: e davanti al tuo insanguina-to catafalco scriverò il FAMOSOSAGGIO, la INCREDIBILE RE-CENSIONE, la DOTTA PROLU-SIONE […]io scriverò TUTTO:[…]volumi, saggi, articoli e artico-lesse, note e commenti, chiose,postille e asterischi, appunti esvagatezze».

Quanto vuole scrivere, ilManga!, letteralmente traboccadi parole. E già a quest’altezza

sa esattamente come scriverà:«quella bella prosa che io mi so-gno, tutta ricchissime seconda-rie, barocca ma freddina, neo-classica ma drammatica, solen-ne ma oscena». Furioso delira:«ecco una visione di “Verri” fittidi Manga, cataloghi folti di Man-ga, e saggi sul Manga, dibattitisul Manga, donne suicide pelManga, interrogazioni al Parla-mento sul Manga». Chissà se dalassù (anzi, da laggiù) constatala realizzazione - fatti salvi, aquanto consti, morti per amoree baruffe in emiciclo - di siffattoprogramma.

Il fatto è che ha paura, ilManga: «la paura di essere let-

to da voi, di uscire dal castellodi una stima […]generosa». Loterrorizza l'idea di sortire dal-la tana (si raffigura come laidoanimale, losco abitatore di bas-sifondi): di «uscire» a stampa, ibaffi allungati a vibrare fiutan-do invisibili minacce. Paura,terrore, angoscia.

Quando alle sferzate del Ma-gister si aggiungeranno i mitimaliosi d'uno psicanalista-scia-mano ebreo, Ernst Bernhard, aquarant’anni passati romperàgli indugi: e sarà finalmente, nel1964, Hilarotragoedia. Cioè il rac-conto - oscuro, terribile, comicis-simo - di quell’angoscia, s'è visto,atrocemente vera: ma dai fasti

del linguaggio trascinata in unaregione drogata, fantastica edeccitante, che Manganelli chia-ma Menzogna.

È misterioso - per non diremisterico - come quest’angosciasi traducesse nel linguaggiocruento dell’alimentazione. Su-perato il trauma della nascita(letteraria), delle zuffe coi colle-ghi non si curava; ma - prosegueLietta - «si offendeva per altrecose, per un ritardo a cena, adesempio». Dopo un solo giornodi lezione, al DAMS di Bolognadove l'aveva chiamato il Magi-ster, si dimette in seguito, pare,a un pessimo pranzo (non senzaraccomandare un altro prof suigeneris, Gianni Celati); un'altravolta Anna e Luigi Malerba lo in-vitano a cena con Italo e Chiqui-

ta Calvino: ma Manganelli arri-va prima di tutti, pretende dimangiare subito, fugge primache gli altri si siedano a tavola.Una foto lo riprende all’alpeggiodegli einaudiani, a Rhêmes, men-tre impaurito come sempre allachetichella esce da un droghie-re: soppesando un involto che ildivo Giulio e i suoi, magri sani so-fisticati, avrebbero disapprova-to senz’altro.

Quella che preferisco, fra leLeggende del Manga, lo ritraenel momento in cui quella pauragli suscita un coraggio insospet-tato. Come si sa era costume diGiulio Einaudi girare con la for-chetta in mano, e piluccare daipiatti dei suoi prestigiosi clientes.Manganelli non può credere aipropri occhi. Solleva il piatto, sialza e se ne va: considerandoconcluso, da quel momento, ognirapporto con Via Biancamano.

Ogni pasto, ricorda Lietta, «èun rito religioso, è sacro; lui dice-va: noi mangiamo i nostri mor-ti». Sarà per questo che il suo ri-storante preferito, il Romagnolodi Roma, un certo giorno decisedi chiudere senza preavviso. Erail giorno del suo funerale. CosìManganelli faceva ritorno nel lu-minoso regno delle tenebre -quello da cui proveniva.

Come Bonnie e Clydenel cuore di Gomorra

Il carabiniere del Sude il sangue del Nord

L’idea del ritorno al po-emetto in prosa, o lapossibilità di reintro-

durlo - come soluzione drasti-ca rispetto a una versificazio-ne «libera» ma troppo spessoancora generica o incerta - èmolto attuale. Lo dimostraanche il libro di Angelo Scan-durra, Quadreria dei poetipassanti (Bompiani, pp.80,€ 7,50), che imposta, rigoro-samente in prosa, testi mossida una tensione lirica vertica-le, lontana da ogni tentazio-ne narrativa, affidata sem-mai alla suggestione anchemisteriosa delle immagini.Una riflessione sulle varie op-portunità offerte dalla prosapoetica dovrebbe poter coin-volgere anche i nostri lettori-poeti o aspiranti tali.

Wolfango Testoni è ungiovane di Como già in gra-do di gestire i materiali conbuona destrezza. Sa variareopportunamente il verso emuoversi con concisione. Saosservare con acutezza e di-sincanto la realtà del quoti-diano: «Il fornaio accanto al-la mia casa /osserva i suoimiracoli fiorire /nella luce /enei suoi gesti cresce /unastanchezza nota, un mattinogreve. /Di tante porte spente/solo la sua ha la luce accesa./La lampadina nuda giù dalsoffitto, /stella vuota. /Il tie-pido gravare di una cosa no-ta». Rischi di più, evitandola battuta e la tendenza albozzetto.

Anche Federica Galetto,alessandrina, mostra sicurez-za e disinvoltura. La sua èuna scrittura vischiosa e raf-finata: «se siano essi specchid'anima a ritroso / o becchid' uccelli nel fogliame /fenicirinvenute per mio tormento/o evoluzione in alto /com-plesse stirpi di nobili e accat-toni /fin sotto la mia fine-stra». Si nota anche qualcheeccesso di ricercatezza, qual-che virtuosismo forse non ne-cessario: «Dichotomía sterilenei contrapposti/ […]/Fosse-ro mai state le mani tozze /aimpreziosire la tua stizza se-data /o i miti sguardi d'orti-ca sulle parole /che irretiva-no i deboli e sfidavano /glisprezzanti compiaciuti».

Marco Nicastro tende auna sintesi verticale che qual-che volta sembra eccedere,trasformando la normalitàin forte tensione drammati-ca: «Mi uccido di te /Su quest'altura/Preso per mano dallenuvole. /[…]/tu mi dissolvi/dalle fondamenta/senza nem-meno saperlo.//Mi sciolgo inte /Confuso nel tuo calore».Cerchi di attenuare le tintesenza perdere in energia.

Marco Mastromauropropone con una certa effica-cia quasi un frammento diracconto sospeso, o una sce-na, che potremmo immagi-nare come quella di un film:«Tornando hai l'aria di unasconosciuta:/si aprono stra-de vuote intorno, /vicoli in-contrano palazzi […]/Ti fer-mi, ritorni, di nuovo stai,/con il dorso della mano sul-le labbra /trattieni un nome,t'avvii. /Ti seguo svoltandodalla città /[…]dove il pontedi ferro risuonava/sotto ipassi dei prigionieri».

Moresco Un killer e una seducente fata buonain un fosco castello di orrori e perversioni

Melandri L’esordio della sceneggiatrice:la turbolenta, tragica storia dell’Alto Adige

A TORINO

Per Nico Orengo= A un anno dalla morte, gliamici rendono omaggio a NicoOrengo in una serata di letture ericordi (Teatro Gobetti, giovedì27, ore 21). Alberto Casiraghy(Edizioni Pulcinoelefante)pubblica per l’occasione i suoi«Aforismi per Nico». Eccoli: «Lavera libertà non si vede»; «Nellaluce di ogni cosa c’è un sogno»,«Chi pensa di sapere tutto avràmolti problemi con le balene».

A ROMA

Letterature= Un viaggio nella culturaAnni Sessanta («La vita dolce. Ilritmo del pensiero») sarà il filrouge di «Letterature», nonofestival internazionale di Romache si è aperto il 20 maggio conun omaggio a Ennio Flaiano.Alla Basilica di Massenzio, finoal 22 giugno, dieci serate atema. Il 25 maggio si parlerà di«Affetti» (con Michela marzano,Delphine de Vigan, Anita Nair);il 27 di «Denaro» (con TahminaAnama e Amartya Sen). Siavvicenderanno poi PhilippeDjian, Elisabeth Strout, HertaMüller, Maurizio Maggiani,Marramao e Cacciari , CarolOates, Julia Kristeva.www.festivaldelleletterature.it

PREMIO

Il Mondello= Lorenzo Pavolini (Accantoalla tigre, Fandango) è ilvincitore del premio Mondello,sezione autori italiani. Davanti aRoberto Cazzola (La delazione,Casagrande) e a Michela Murgia(Accabadora, Einaudi). Gli altripremi che saranno consegnatioggi a Palermo: autore straniero(Edmund White, La doppia vitadi Rimbaud, minimum fax);poesia (Antonio Riccardi,Aquarama e altre poesied’amore, Garzanti); opera prima(Gabriele Pedullà, Lo spagnolosenza sforzo, Einaudi);traduzione (Evgenij Solonovic,Farfalla di Dinard di EugenioMontale); saggistica (MarzioBarbagli, Congedarsi dalmondo. Il suicidio in Oriente eOccidente, il Mulino); identità eletterature dialettali (Gian LuigiBeccaria, Misticanze, Garzanti, eMarco Paolini); premio dellaGiuria (Francesco Forgione,Mafia Export, Baldini CastoldiDalai), premio del Presidente(Emmanuele Emanuele).

FESTIVAL

Che ridere= Primo festival del Comico,«Forme del pensiero che ride», aGenova, Palazzo Ducale:inaugurato ieri, proseguirà finoal 25 maggio. Tra gli ospiti DarioFo, Franca Rame, PaoloVillaggio, Pupi Avati, CarloGiuffrè, Moni Ovadia,Alessandro Bergonzoni, GinoPaoli, Sergio Staino, MassimoBucchi, Vincino.Su «Modi di ridere», formespiritose e umoristiche dellanarrazione, un convegno aSant’Arcangelo di Romagna,Rocca Malatestiana, il 28-29maggio con, tra gli altri,Francesco Orlando, JörgeSchulte e Piero Boitani.

POESIA

Il Roccolo= Quarta edizione dellarassegna «Il Roccolo dellaPoesia», a cura di GiovanniTesio, per l’associazioneculturale Marcovaldo.L’inaugurazione domani, TeatroCivico di Busca, h. 21: GiorgioConte incontra Guido Gozzano(poesia e musica). Domenica 30i canti di Costantino Nigra.

Giù in vallesolo il MacignoBianco resiste

pp Francesca Melandrip EVA DORMEp Mondadori, pp. 347, € 19

L’autrice ha firmato, tra l’altro,la sceneggiatura di Don Matteo

pp Antonio Morescop GLI INCENDIATIp Mondadori, pp. 182, € 18,50

Un romanzo breve, quasi una pau-sa dopo I canti del caos

pp I BORBORIGMI DI UN'ANIMACarteggio Manganelli - Anceschip Aragnop pp. 83, € 12p ALBUM FOTOGRAFICO

DI GIORGIO MANGANELLIp Quodlibet «Compagnia Extra»p pp. 103, € 14p Oltre a questi due titoli, entrambi

curati dalla figlia dello scrittoreLietta, è uscita di recente la mo-nografia critica Grammatica e po-litica della rovina in Giorgio Man-ganelli di Giancarlo Borelli (Arac-ne, pp. 168, € 12), dove si tenta dispiegare il provocatorio antivirtui-smo della sua «ideologia del tradi-tore» (per dirla con Achille BonitoOliva) o, meglio, del disertore.p I libri di Giorgio Manganelli sono

pubblicati dall’editore Adelphi

Antonio Moresco Francesca Melandri

Bloc notes

pp Sebastiano Vassallip LE DUE CHIESEp Einaudi, pp. 316, € 2Op Sebastiano Vassalli è nato a Ge-

nova e vive in provincia di Nova-ra. Tra i suoi libri «La chimera».

Quel teppistadi ManganelliSebastiano Vassalli narra la storia di una piccola comunità ai piedi delle Alpi

Vassalli Ai piedi delle Alpi, tra ’800e ’900, un secolo di speranze deluse

Tra angoscia e zuffe:il rapporto con viaBiancamano si conclusequando Giulio Einaudipiluccò nel suo piatto

«Le due chiese»: in unaffollato microcosmospiccano un maestrosocialista, poi fascistae un esperto di motori

«Gli incendiati»:zampate fortie incisive, ma nonsi sfruttano al meglioinvenzioni geniali

Giorgio Manganelliin un ritratto

di Ettore Viola

Occhio vigile, manosapiente: il ritornoa un romanzodi complessaideazione e struttura

«Eva dorme»:un romanzo epicoal femminile, la passionee la fluvialità dellegrandi narrazioni corali

Lo ricorda la figliaLietta: le sue fotografiee le lettere ad Anceschi,tra celie e staffilate,in primis per Pasolini

Page 3: Tuttolibri n. 1715 (22-05-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - III - 22/05/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/02 - Autore: CRIMUL - Ora di stampa: 21/05/10 19.14

Scrittori italianiIITuttolibri

SABATO 22 MAGGIO 2010LA STAMPA III

LE LETTERE DI SANGUINETIConLucianoAnceschi fua lungoindialogoancheEdoardoSanguineti, scomparsomartedì18maggio: le sueLetteredagliannicinquanta, acuradi NivaLorenzini, sonoeditedalgenoveseDeFerrari (pp.280,€ 18),158missivedelcriticopoeta, sceltedaunnumerobenpiùcospicuo -maancheunaletteradi AnceschiaSanguineti eilpiccolocarteggio scambiatodaSanguineti conVittorioSereni -negli annidal1954al1961. Ilquadrovivodi un tempodidissociazionie contese (bennotalapolemicadiOfficina traSanguinetiePasolini).Masoprattutto lagiovinezzasmagliantedi unpoetaproiettatoal fare (l'insegnante, l'assistenteuniversitario, ilpoeta diLaborintus, il lettore diDante, ilcollaboratoredi riviste e, comeSanguineti scrive di sé,l' «Erostratocostruttore»), riccodiun linguaggio tuttocosemaspessorigatodascatti diumoreburlesco, tracitazioni colteeprofessorali ammiccamenti.SempreacuradiNivaLorenzini èda ricordaredi Sanguineti ilRitrattodelNovecento (Manni,pp.230, € 20),unmosaicotraletteratura, cinema,musicaeartedelleopereche fecero il secolo. [G.T.]

Vent’anni dopo Un carteggio e un album fissanola sua prodigiosa, hilarotragica, “mitobiografia”

LORENZOMONDO

Con Le due chiese, Seba-stiano Vassalli, dopo qualche di-versivo di minor lena, torna a or-chestrare un romanzo di com-plessa ideazione e struttura, ric-co di fatti e personaggi che simuovononell’arcodi un secolo.

Nell’introduzione, un espe-diente al quale ricorre di consue-to per chiarire (manzonianamen-te?) le sue intenzioni, spiega chela sua storia si svolge ai piedi ein vista del «Macigno Bianco»,una montagna che incombe finsulla lontana, indefinita pianuranovarese. Si svolge anche neltempo in cui sono risuonate conforza le note dell’Internazionale,a cadenzare in tanta parte delmondo le speranze, alla fine de-luse, di giustizia e di libertà. Lasua musica, poi rivestita di paro-le aliene, era nata proprio traquelle montagne familiari a Vas-salli, come inno alle Alpi compo-sto da un dimenticato maestroVincenzo Pedrali. Non è questol’ultimo dei paradossi che ricor-rono nel romanzo.

Uscendo fuor di cornice, Ledue chiese racconta la storia diRocca di Sasso e dei suoi abitan-

ti, una piccola comunità, indivi-duata nelle sue minute occupa-zioni e umane passioni, che sol-tanto una traballante corrieraunisce alla città sottostante. Laprima guerra mondiale viene asconvolgere, come un innatura-le, devastante rovescio, vetusteabitudinie radicati affetti.

Due sono i personaggi chespiccano nell’affollato scenario.Il maestro Prandini, socialista elibero pensatore, volontario diguerra e mutilato, partecipa al-l’impresa di Fiume e diventeràgerarca fascista, fino a esseredrammaticamente coinvoltonel tracollo del regime. Ansel-mo, chiamato Ansimino, comin-

cia come autista di corriera, mametterà a frutto «l’intelligenzadelle mani» e la passione per il la-voro, diventando esperto di moto-ri nella nascente industria dell’au-tomobile. E trova in Artemisia,pittrice di ex voto e Madonne dipaese, un conforto nella sua vitaonesta e senza scosse.

Una dualità ricorre anche nellechiese del titolo, edificate l’una da-gli uomini destinati al fronte, l’al-tra dagli scampati alla guerra. Es-se sembrano tuttavia rinviare, perallusioni, a vicende che si sono svol-te secoli prima nella valle. Ecco al-lora rievocata la figura dell’ereticoDolcino, la sua ingenua e generosautopia libertaria crudelmente re-

pressa. Ecco, a contrasto, l’ambi-zione vaneggiante del Beato chevuole creare con le cinquanta cap-pelle del Monte Santo una nuovaGerusalemme.Anche se, quasi peruna eterogenesi dei fini, l’impresasi risolve nel racconto «delle infini-te vicende delle donne e degli uomi-ni che sono nati e vissuti in questevalli, riassunte in un’unica vicen-da: quella di Cristo e del suo cam-minoverso la croce».

Vassalli provvede da par suo araccontarle, dalla specola monta-na, senza lasciarsi inceppare datroppo insistiti riscontri concettua-li, muovendosi con occhio vigile emano sapiente nel suo brulicantemicrocosmo. Dove, nel tratteggio

dei personaggi e negli «a parte» ri-servati all’autore, mi sembra di co-gliereuna nuova tonalità: oltre allapunta aguzza del sarcasmo, preva-lente in altri suoi romanzi, s’impo-ne infatti un diffuso, affettuosoumorismo. Lo si ravvisa in partico-lare nel ricorso ai proverbi dialet-tali e ai soprannomi che danno vo-ce, nell’ambiente chiuso di Roccadi Sasso, informato su comporta-menti e mestieri, consapevole deigenealogici trascorsi, alla creativi-tà popolare.

Non c’è persona che non si pre-senti nel romanzo con un vividocontrassegnoo vestimento onoma-stico, sopportato o rivendicato.Vassalli attinge con dovizia al re-pertorio dei soprannomi (dandonedi passata, e giustamente, la tradu-zione) non per una propensione al-la macchietta o per il gusto dellaparola rara, ma perché questa ca-tena di locuzioni costituisce di perse stessa racconto. Essa rappre-senta inoltre una significativa testi-monianza di un mondo che vascomparendo.

A durare, nelle Due chiese, re-sta soltanto il «Macigno Bianco».Si è perdutaanche l’Internazionale,e le residue speranze dell’autoresembrano spostarsi, ottimistica-mente, sulla «religione della natu-ra e dell’ambiente (che) potrebbenascere proprio qui, nel cuore diquesta vecchia Europa dove tuttoha avuto inizio».

RENATOBARILLI

Ad appena un annodall’uscita del suo opus ma-gnum, i Canti del caos, Anto-nio Moresco ritorna con unromanzo più breve e snello,Gli incendiati, in cui confermala capacità di dare zampateforti, incisive, ma tradisce an-che una certa fretta di realiz-zazione, non sfruttando almeglio talune invenzioni, pursorprendenti o addiritturageniali.

Dovendo ricorrere all’ine-vitabile eresia della parafra-si, diciamo che è di scena unprotagonista intento a redige-re in prima persona una sor-ta di diario crucciato e nevro-

tico, attraverso cui si rivelanei panni di un killer, costret-to alla solitudine, a passare in-denne tra la folla dei normali,che per esempio si godonouna vacanza al mare.

Lui tenta di sottoporsi alrito comune, ma non ce la fa.Del resto non tarda a scatta-re un incendio, peraltro an-nunciato già nel titolo, chesnida dagli alberghi i villeg-gianti costringendoli a un'an-

gosciosa fuga per la salvezza.Quanto a lui, interviene a sal-varlo dalle fiamme un’altra fi-gura anch’essa in partenza al-quanto stereotipata, è la donnadell’Est giunta nei nostri lidi co-stretta a prostituirsi, ma nellostesso tempo, per il nostro cu-po protagonista, è anche la fa-ta buona, una propizia riservadi grazia e di seduzione femmi-nile che già da tempo si era af-facciata nei sonni e nell’imma-ginazione dell’adolescente.

I due, assieme, formanoun’inedita variante della cop-pia di criminali, come Bonnie eClyde, ma redenti da un sognod'amore che li proietta versocieli superiori. Lei appare sem-pre al fianco di lui ogni qualvol-ta gli si metta male, quando siainsidiato dagli ex-complici chemedita di abbandonare. Poi lafata buona e perversa nellostesso tempo lo prende per ma-no e lo porta a incontrare il Si-gnore del male, che in termini

prosaici altro non sarebbe senon un russo mafioso, arricchi-to per vie illecite, creatore diun magico castello degli orrorie delle perversioni sessuali.

Proprio nella visita di que-sto fosco maniero Moresco ri-trova in pieno le magnifichevirtù già dimostrate nei Canti

del caos. Basterà citare alcunidegli orridi servizi che si effet-tuano in quel luogo. Per esem-pio, la donna dei sogni, che delresto non esita a dichiararsischiava di quel satanico padro-ne, gli mastica il cibo, di cui poiegli si nutre, e i convitati a son-tuosi banchetti in seguito si

danno a coiti di ogni specie sudivani maculati di chiazze so-spette, trovandosi circondatida escort o veline, per usare iltermine oggi in uso, dai cui fon-doschiena filtrano tracce evi-denti di mestruo. Ma poi daquella Gomorra i due fuggono,invano, in quanto le forze delmale li raggiungono e li stendo-no a colpi di mitra.

Qui l’autore ha un’altra in-venzione pienamente degnadel suo passato, ovvero la mor-te non pone fine alla vicendadella coppia intinta di un ro-manticismo nero, anzi, i duecontinuano a esistere anche aldi là della soglia fatale, risve-gliandosi in una morgue, inten-ti a cercare le proprie teste co-sì come si andrebbe alla cacciadei caschi protettivi, persi inuna caduta dal motorino.

C’è insomma una vita dopola morte, quasi che l’esistenzao il decesso fossero come il piùe il meno di un’algebra sini-stra. Ma subito dopo Moresconon sembra sfruttare al meglioquesta sua invenzione, infatticancella quasi ogni differenzatra i viventi e gli estinti, inoltrele schiere di questi ultimi van-no a ingrossarsi in modi preve-dibili, raccogliendo le vittimedi tutti i recenti eccidi, in unalunga lista in cui entrano la Slo-venia, la Croazia, la Cecenia,l’Abkhazia, l’Ossezia.

Infine, il tempo è scaduto,e i due fantasmi si dissolvononell’aria.

SERGIOPENT

Forse la complessa,turbolenta e sanguinosa storiapolitica dell’Alto Adige non eramai stata raccontata in un ro-manzo. Soprattutto in un ro-manzo epico al femminile, cherievoca le vicende di quell’«al-tra» Italia con la passione e lafluvialità delle grandi narrazio-ni corali. Certo Eva dorme - esor-dio in libreria della sceneggiatri-ce Francesca Melandri - non èCent'anni di solitudine, ma si di-fende scavando con energico fu-rore nelle rocciose asperità diun angolo di mondo in cui vive-re significa ancora oggi tenere ipiedi in due lingue, due passati,due inclinazioni esistenziali.Due di tutto, insomma.

La Storia passa attraversole immagini - talvolta un po’ re-toriche come accade quando siintrecciano realtà e finzione -dell’Opzione tra Hitler e Mus-solini per i popoli altoatesini,del disprezzo tra italiani man-cati e tedeschi di ritorno, delpaziente lavoro di ricamo poli-tico intessuto per decenni daSilvius Magnago, carismaticoleader della «Sudtiroler Vol-skpartei». Degli attentati ai tra-licci e delle bombe - soprattut-to - che negli Anni Sessantacausarono numerosi morti«italiani», etichettando cometerroristi gli abitanti di quelleterre eternamente di confine.

C’è tutto questo, in una dosa-ta ricostruzione progressiva,

nell’ondulato, intenso romanzodella Melandri. Una porta apertasu un passato che ci appartiene,ma del quale ben poco conoscia-mo. E c’è - sopra ogni cosa - unapreziosa lezione narrativa, trapassato e presente, vicende pub-bliche e dolenze private. Ci con-quista, pagina dopo pagina, que-

sta storia più piccola che vede co-me protagonista Eva, quaranten-ne organizzatrice di eventi inter-nazionali: Eva che sale su un tre-no dal remoto nord altoatesinoper scendere giù fino alla Cala-bria, attraversando il paesaggiofelice ma spesso deturpato del-l’Italia, per accompagnare le ulti-

me battute dell’esistenza di Vito,il carabiniere che nei sanguinosiAnni Sessanta le fu per qualcheanno quasi padre, per lei che unpadre non l'aveva mai avuto.

Una lucida volontà narrativaci porta a spasso nel tempo, dalprimo dopoguerra della famigliaHuber fino all'arrivo di Gerda, lamadre di Eva, colei che accendesu di sé i riflettori della vicenda,donna splendida e ribelle in uncontesto chiuso e gretto in cui lasua nubile maternità diventa lacolpa da scontare. Gerda è il deus-ex-machina del tracciato storico,che col suo coraggio traghettauna femminilità osteggiata sullesponde di un’estrema consapevo-lezza, mentre la politica creascompigli e battaglie, mentre gliuomini che l’attorniano riesconoa possedere qualcosa del suo cor-po, ma non la sua caparbia indi-pendenza. Gerda protegge Evada tutto, anche da Vito, il carabi-niere del sud che avrebbe potutocambiare le sorti di quella solitu-

dine, e solo perché giù nell’Italia«riconosciuta» non era ben accet-ta una donna sola con figlia a cari-co. «Eva dorme» : sono queste lepuntuali parole che avvolgono eproteggono la piccola figlia diGerda dalle ondate del destino.Ma Eva cresce, si allontana, cono-sce uomini e vive una sua lungastoria con Carlo, che la ama maresta con la moglie, si emancipada quella geografia rocciosa incui l’Italia si sta sforzando di en-trare,con tutti i suoi difetti.

La bellezza di questo ampioromanzo risiede nella commossaricostruzione delle vicende diGerda e di Eva, con pagine finaliveramente strazianti nella lorolimpida analisi dei sentimentiumani, ma la corposità dell’inten-

to anche agiografico merita unapplauso, poiché ci fa rifletteresulle appartenenze, sui conflitti,sulle debolezze insanabili delle vo-lontàpolitiche di minoranza.

Una storia che può piacere atutti, con qualche sano brandellodi feuilleton che, in tempi di vac-che magre e giovani scrittureesangui, riconcilia con l’anticopiacere di lasciarsi trasportareda una voglia di raccontare maiu-scola, intrepida, sincera.

DIALOGHIIN VERSI

MAURIZIO CUCCHI

È attualeil poeta

in prosa

ANDREACORTELLESSA

«Negli scontri lettera-ri […]si divertiva. Erano gli al-tri che se la prendevano». Disa-mava per esempio Pasolini(«non posso neanche dirgli chescrive male, perché non sareb-be vero»); lo provocava; unavolta riuscì a «smontarlo» (e sela prendeva eccome, PPP; stiz-zito gli dava del «teppista»).Così ricorda suo padre (scom-parso vent’anni fa, il 28 mag-gio) Lietta Manganelli, fra risa-tine ereditariamente mefistofe-liche, nelle didascalie - dettatea Ermanno Cavazzoni, compli-ce soave - delle immagini splen-didamente riprodotte nell’Al-bum fotografico Quodlibet. Ilquale fissa una volta per tutte(dopo la versione uscita anni fasul Caffè illustrato) la prodigio-sa «mitobiografia» che rispon-de al nome di Giorgio Manga-nelli. «Il Manga», anzi, come lochiamavano gli amici.

Fra questi Luciano Ance-schi - «il Magister» - ebbe insorte di fargli da mèntore. Lointercetta all'inizio degli AnniCinquanta, quando il non anco-ra Manga brancola nelle caligi-

ni d'una giovanile disperazio-ne. Lo stimola, lo pungola, lette-ralmente gli strappa di manoarticoli e recensioni per il neo-nato verri («la rivista è piena diroba» suona goloso, nel ’56, ilcommento del Manga al primonumero).

Il carteggio fra i due è esileed esilarante. Il loro rapporto èfatto di prensile cultura e celie«manganesche» (teppisti, cer-to!): «un gioco iperletterario tradue attori che recitano unacommedia barocca», ha scrittoSilvano Nigro. Ed è in seguito al-le staffilate dell’Anceschi che al«Mangagnifico» (così lo defini-sce il Magister) si scioglie il no-

do alla lingua. All'ennesima prof-ferta di collaborazione il Manga,«il dappoco» (così si definiscelui), si schermisce promette tos-sicchia rinvia (la lettera l'avevagià resa nota Mariarosa Bricchi):«Forse io ti ucciderò, mio buono ecolto: e davanti al tuo insanguina-to catafalco scriverò il FAMOSOSAGGIO, la INCREDIBILE RE-CENSIONE, la DOTTA PROLU-SIONE […]io scriverò TUTTO:[…]volumi, saggi, articoli e artico-lesse, note e commenti, chiose,postille e asterischi, appunti esvagatezze».

Quanto vuole scrivere, ilManga!, letteralmente traboccadi parole. E già a quest’altezza

sa esattamente come scriverà:«quella bella prosa che io mi so-gno, tutta ricchissime seconda-rie, barocca ma freddina, neo-classica ma drammatica, solen-ne ma oscena». Furioso delira:«ecco una visione di “Verri” fittidi Manga, cataloghi folti di Man-ga, e saggi sul Manga, dibattitisul Manga, donne suicide pelManga, interrogazioni al Parla-mento sul Manga». Chissà se dalassù (anzi, da laggiù) constatala realizzazione - fatti salvi, aquanto consti, morti per amoree baruffe in emiciclo - di siffattoprogramma.

Il fatto è che ha paura, ilManga: «la paura di essere let-

to da voi, di uscire dal castellodi una stima […]generosa». Loterrorizza l'idea di sortire dal-la tana (si raffigura come laidoanimale, losco abitatore di bas-sifondi): di «uscire» a stampa, ibaffi allungati a vibrare fiutan-do invisibili minacce. Paura,terrore, angoscia.

Quando alle sferzate del Ma-gister si aggiungeranno i mitimaliosi d'uno psicanalista-scia-mano ebreo, Ernst Bernhard, aquarant’anni passati romperàgli indugi: e sarà finalmente, nel1964, Hilarotragoedia. Cioè il rac-conto - oscuro, terribile, comicis-simo - di quell’angoscia, s'è visto,atrocemente vera: ma dai fasti

del linguaggio trascinata in unaregione drogata, fantastica edeccitante, che Manganelli chia-ma Menzogna.

È misterioso - per non diremisterico - come quest’angosciasi traducesse nel linguaggiocruento dell’alimentazione. Su-perato il trauma della nascita(letteraria), delle zuffe coi colle-ghi non si curava; ma - prosegueLietta - «si offendeva per altrecose, per un ritardo a cena, adesempio». Dopo un solo giornodi lezione, al DAMS di Bolognadove l'aveva chiamato il Magi-ster, si dimette in seguito, pare,a un pessimo pranzo (non senzaraccomandare un altro prof suigeneris, Gianni Celati); un'altravolta Anna e Luigi Malerba lo in-vitano a cena con Italo e Chiqui-

ta Calvino: ma Manganelli arri-va prima di tutti, pretende dimangiare subito, fugge primache gli altri si siedano a tavola.Una foto lo riprende all’alpeggiodegli einaudiani, a Rhêmes, men-tre impaurito come sempre allachetichella esce da un droghie-re: soppesando un involto che ildivo Giulio e i suoi, magri sani so-fisticati, avrebbero disapprova-to senz’altro.

Quella che preferisco, fra leLeggende del Manga, lo ritraenel momento in cui quella pauragli suscita un coraggio insospet-tato. Come si sa era costume diGiulio Einaudi girare con la for-chetta in mano, e piluccare daipiatti dei suoi prestigiosi clientes.Manganelli non può credere aipropri occhi. Solleva il piatto, sialza e se ne va: considerandoconcluso, da quel momento, ognirapporto con Via Biancamano.

Ogni pasto, ricorda Lietta, «èun rito religioso, è sacro; lui dice-va: noi mangiamo i nostri mor-ti». Sarà per questo che il suo ri-storante preferito, il Romagnolodi Roma, un certo giorno decisedi chiudere senza preavviso. Erail giorno del suo funerale. CosìManganelli faceva ritorno nel lu-minoso regno delle tenebre -quello da cui proveniva.

Come Bonnie e Clydenel cuore di Gomorra

Il carabiniere del Sude il sangue del Nord

L’idea del ritorno al po-emetto in prosa, o lapossibilità di reintro-

durlo - come soluzione drasti-ca rispetto a una versificazio-ne «libera» ma troppo spessoancora generica o incerta - èmolto attuale. Lo dimostraanche il libro di Angelo Scan-durra, Quadreria dei poetipassanti (Bompiani, pp.80,€ 7,50), che imposta, rigoro-samente in prosa, testi mossida una tensione lirica vertica-le, lontana da ogni tentazio-ne narrativa, affidata sem-mai alla suggestione anchemisteriosa delle immagini.Una riflessione sulle varie op-portunità offerte dalla prosapoetica dovrebbe poter coin-volgere anche i nostri lettori-poeti o aspiranti tali.

Wolfango Testoni è ungiovane di Como già in gra-do di gestire i materiali conbuona destrezza. Sa variareopportunamente il verso emuoversi con concisione. Saosservare con acutezza e di-sincanto la realtà del quoti-diano: «Il fornaio accanto al-la mia casa /osserva i suoimiracoli fiorire /nella luce /enei suoi gesti cresce /unastanchezza nota, un mattinogreve. /Di tante porte spente/solo la sua ha la luce accesa./La lampadina nuda giù dalsoffitto, /stella vuota. /Il tie-pido gravare di una cosa no-ta». Rischi di più, evitandola battuta e la tendenza albozzetto.

Anche Federica Galetto,alessandrina, mostra sicurez-za e disinvoltura. La sua èuna scrittura vischiosa e raf-finata: «se siano essi specchid'anima a ritroso / o becchid' uccelli nel fogliame /fenicirinvenute per mio tormento/o evoluzione in alto /com-plesse stirpi di nobili e accat-toni /fin sotto la mia fine-stra». Si nota anche qualcheeccesso di ricercatezza, qual-che virtuosismo forse non ne-cessario: «Dichotomía sterilenei contrapposti/ […]/Fosse-ro mai state le mani tozze /aimpreziosire la tua stizza se-data /o i miti sguardi d'orti-ca sulle parole /che irretiva-no i deboli e sfidavano /glisprezzanti compiaciuti».

Marco Nicastro tende auna sintesi verticale che qual-che volta sembra eccedere,trasformando la normalitàin forte tensione drammati-ca: «Mi uccido di te /Su quest'altura/Preso per mano dallenuvole. /[…]/tu mi dissolvi/dalle fondamenta/senza nem-meno saperlo.//Mi sciolgo inte /Confuso nel tuo calore».Cerchi di attenuare le tintesenza perdere in energia.

Marco Mastromauropropone con una certa effica-cia quasi un frammento diracconto sospeso, o una sce-na, che potremmo immagi-nare come quella di un film:«Tornando hai l'aria di unasconosciuta:/si aprono stra-de vuote intorno, /vicoli in-contrano palazzi […]/Ti fer-mi, ritorni, di nuovo stai,/con il dorso della mano sul-le labbra /trattieni un nome,t'avvii. /Ti seguo svoltandodalla città /[…]dove il pontedi ferro risuonava/sotto ipassi dei prigionieri».

Moresco Un killer e una seducente fata buonain un fosco castello di orrori e perversioni

Melandri L’esordio della sceneggiatrice:la turbolenta, tragica storia dell’Alto Adige

A TORINO

Per Nico Orengo= A un anno dalla morte, gliamici rendono omaggio a NicoOrengo in una serata di letture ericordi (Teatro Gobetti, giovedì27, ore 21). Alberto Casiraghy(Edizioni Pulcinoelefante)pubblica per l’occasione i suoi«Aforismi per Nico». Eccoli: «Lavera libertà non si vede»; «Nellaluce di ogni cosa c’è un sogno»,«Chi pensa di sapere tutto avràmolti problemi con le balene».

A ROMA

Letterature= Un viaggio nella culturaAnni Sessanta («La vita dolce. Ilritmo del pensiero») sarà il filrouge di «Letterature», nonofestival internazionale di Romache si è aperto il 20 maggio conun omaggio a Ennio Flaiano.Alla Basilica di Massenzio, finoal 22 giugno, dieci serate atema. Il 25 maggio si parlerà di«Affetti» (con Michela marzano,Delphine de Vigan, Anita Nair);il 27 di «Denaro» (con TahminaAnama e Amartya Sen). Siavvicenderanno poi PhilippeDjian, Elisabeth Strout, HertaMüller, Maurizio Maggiani,Marramao e Cacciari , CarolOates, Julia Kristeva.www.festivaldelleletterature.it

PREMIO

Il Mondello= Lorenzo Pavolini (Accantoalla tigre, Fandango) è ilvincitore del premio Mondello,sezione autori italiani. Davanti aRoberto Cazzola (La delazione,Casagrande) e a Michela Murgia(Accabadora, Einaudi). Gli altripremi che saranno consegnatioggi a Palermo: autore straniero(Edmund White, La doppia vitadi Rimbaud, minimum fax);poesia (Antonio Riccardi,Aquarama e altre poesied’amore, Garzanti); opera prima(Gabriele Pedullà, Lo spagnolosenza sforzo, Einaudi);traduzione (Evgenij Solonovic,Farfalla di Dinard di EugenioMontale); saggistica (MarzioBarbagli, Congedarsi dalmondo. Il suicidio in Oriente eOccidente, il Mulino); identità eletterature dialettali (Gian LuigiBeccaria, Misticanze, Garzanti, eMarco Paolini); premio dellaGiuria (Francesco Forgione,Mafia Export, Baldini CastoldiDalai), premio del Presidente(Emmanuele Emanuele).

FESTIVAL

Che ridere= Primo festival del Comico,«Forme del pensiero che ride», aGenova, Palazzo Ducale:inaugurato ieri, proseguirà finoal 25 maggio. Tra gli ospiti DarioFo, Franca Rame, PaoloVillaggio, Pupi Avati, CarloGiuffrè, Moni Ovadia,Alessandro Bergonzoni, GinoPaoli, Sergio Staino, MassimoBucchi, Vincino.Su «Modi di ridere», formespiritose e umoristiche dellanarrazione, un convegno aSant’Arcangelo di Romagna,Rocca Malatestiana, il 28-29maggio con, tra gli altri,Francesco Orlando, JörgeSchulte e Piero Boitani.

POESIA

Il Roccolo= Quarta edizione dellarassegna «Il Roccolo dellaPoesia», a cura di GiovanniTesio, per l’associazioneculturale Marcovaldo.L’inaugurazione domani, TeatroCivico di Busca, h. 21: GiorgioConte incontra Guido Gozzano(poesia e musica). Domenica 30i canti di Costantino Nigra.

Giù in vallesolo il MacignoBianco resiste

pp Francesca Melandrip EVA DORMEp Mondadori, pp. 347, € 19

L’autrice ha firmato, tra l’altro,la sceneggiatura di Don Matteo

pp Antonio Morescop GLI INCENDIATIp Mondadori, pp. 182, € 18,50

Un romanzo breve, quasi una pau-sa dopo I canti del caos

pp I BORBORIGMI DI UN'ANIMACarteggio Manganelli - Anceschip Aragnop pp. 83, € 12p ALBUM FOTOGRAFICO

DI GIORGIO MANGANELLIp Quodlibet «Compagnia Extra»p pp. 103, € 14p Oltre a questi due titoli, entrambi

curati dalla figlia dello scrittoreLietta, è uscita di recente la mo-nografia critica Grammatica e po-litica della rovina in Giorgio Man-ganelli di Giancarlo Borelli (Arac-ne, pp. 168, € 12), dove si tenta dispiegare il provocatorio antivirtui-smo della sua «ideologia del tradi-tore» (per dirla con Achille BonitoOliva) o, meglio, del disertore.p I libri di Giorgio Manganelli sono

pubblicati dall’editore Adelphi

Antonio Moresco Francesca Melandri

Bloc notes

pp Sebastiano Vassallip LE DUE CHIESEp Einaudi, pp. 316, € 2Op Sebastiano Vassalli è nato a Ge-

nova e vive in provincia di Nova-ra. Tra i suoi libri «La chimera».

Quel teppistadi ManganelliSebastiano Vassalli narra la storia di una piccola comunità ai piedi delle Alpi

Vassalli Ai piedi delle Alpi, tra ’800e ’900, un secolo di speranze deluse

Tra angoscia e zuffe:il rapporto con viaBiancamano si conclusequando Giulio Einaudipiluccò nel suo piatto

«Le due chiese»: in unaffollato microcosmospiccano un maestrosocialista, poi fascistae un esperto di motori

«Gli incendiati»:zampate fortie incisive, ma nonsi sfruttano al meglioinvenzioni geniali

Giorgio Manganelliin un ritratto

di Ettore Viola

Occhio vigile, manosapiente: il ritornoa un romanzodi complessaideazione e struttura

«Eva dorme»:un romanzo epicoal femminile, la passionee la fluvialità dellegrandi narrazioni corali

Lo ricorda la figliaLietta: le sue fotografiee le lettere ad Anceschi,tra celie e staffilate,in primis per Pasolini

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MASOLINOD’AMICO

Lynda è una signoradublinese felicemente sposa-ta, con figli quasi adulti -uno, ventenne, ancora in ca-sa, mentre l’altra, più gran-de, sta ultimando la sua for-mazione all’estero -, un’atti-vità artistica (disegna gioiel-li d’argento, dipinge rotolidecorativi e coltiva un suogiardinetto, il tutto in stilemolto giapponesizzante) eun più che discreto benesse-re; il marito, l’inevitabile pe-riodo di allontanamento dalquale fa ormai parte del pas-sato, è molto assorbito dallapropria attività nell’edilizia.

A movimentare l’esisten-za ecco però ricomparire lapecora nera della famiglia, ilfratello del marito, pazzo,violento e paranoico daquando, decenni prima, isuoi lo ripudiarono per averprovocato con incoscienza lamorte di una sorellina. Giàanni addietro questo pestife-ro fratello Danny causò gra-vi guai al ménage di Lynda:chiese ospitalità fingendosimalato terminale e poi sparì

avendo svuotato cassafortee carte di credito. AdessoDanny non si ripresenta dipersona, ma fa recapitare in-quietanti biglietti e provocadanneggiamenti molto spia-cevoli tramite un sicarioprezzolato che spia la casa diLynda notte e giorno e ognitanto sgonfia le ruote dellasua automobile, getta nelgiardino sacchi di immondi-zia ripugnante e via dicendo,in un crescendo che arriveràalla devastazione dell’immo-bile, con sabotaggio dellecreazioni di Lynda e del com-puter di suo marito.

Frattanto Ciaràn, il figliodi Lynda, adolescente nonprivo di problemi (studia po-co, si droghicchia, è soggettoa attacchi di collera e di ma-leducazione) si porta in casaun nuovo amico, Jon, che siinsedia nella camera della so-rella assente. Jon è moltobello e molto calmo, sembra

anche molto saggio e i genitoridi Ciaràn sperano che possaavere una buona influenzasul loro rampollo, salvo ricre-dersi dopo un episodio allar-mante. Rientrando sotto lapioggia, incontrano una ra-gazza straniera in fuga dopoaver subito violenza propriosotto il loro tetto...

Curioso il tentativo dellaprolifica e da noi popolarescrittrice irlandese di sposarela soap opera, verso la qualetalvolta inclinano le sue ca-ratteristiche situazioni didonne che si battono per ilproprio focolare, e il thriller,con la calibrata descrizionedelle attività di Danny, il qua-le animato da un irrazionalee pertanto inestinguibile desi-derio di vendetta distruggecon sadica lentezza, un pezzoalla volta, tutto il benesseredell’odiato fratello.

La Dunne sfoggia una peri-zia degna di uno specialistadel genere finché si tratta dicostruire la ragnatela di terro-re che piano piano avviluppala famigliola, ma poi, una vol-ta esaurita la gamma delle di-sgrazie possibili (non bastas-sero le mene di Danny, il ma-rito di Lynda è travolto dalcrollo dell’economia irlande-se), costruisce un finale delu-dente, almeno per chi siaspettava la sacrosanta puni-zione del colpevole.

Tuttavia, ecco il risvolto in-coraggiante, la famigliola ben-ché bastonata da tutte le partiritrova nell’emergenza quel-l’unione dalla quale forse sistava, senza nemmeno render-sene conto, allontanando. Sevogliamo leggere il romanzocome un apologo, è una consi-derazione da porgere agli orfa-ni della tigre celtica, che aquanto pare non ruggisce più.

ANGELABIANCHINI

Caino, opera del gran-de scrittore portoghese JoséSaramago, è affascinante, maanche divertente. A differenzadi quel Vangelo secondo GesùCristo, che, vent'anni fa, per lesue connotazioni eversive, su-scitò le critiche più aspre in Por-togallo, determinando la sceltadi Saramago di stabilirsi a Lan-zarote, sentiamo qui quasi unanuova beffarda gioventù, risul-tato, forse, della miracolosaguarigione dell'autore da unalunga malattia.

La rilettura dell'Antico Te-stamento («scritti a cui sonostati via via, nel corso dei tem-pi, consegnati un po' a caso gliavvenimenti di queste epocheremote») comincia nel giardinodell'eden dove tutti gli altri ani-mali parlano, ma, essendosi il si-gnore dimenticato di dotare lesue prime creature del donodella parola, è costretto a rime-diarvi con un po' di ritardo. «Al-lora, per la prima volta, adamodisse a eva, Andiamo a letto».

Tra adamo e eva, la più sve-glia è lei, che, sia pure in sogno,e ingannata dal serpente, man-

gia il frutto proibito, lo fa man-giare anche a adamo, e venutiambedue a conoscenza del ma-le e del bene e scacciati dal giar-dino dell'eden, vivono in una ca-verna, in condizioni disastrose,fino al momento in cui lei, eva,rientrata nel giardino, e, consi-gliata da un cherubino, si uni-sce a una carovana che li portanel mondo più o meno abitato.

Ma, al centro della storia,sta naturalmente l'uccisione diabele, inevitabile perché men-tre le offerte di abele giungonograditissime al signore, vengo-no disdegnate quelle di caino,per quanto «coltivate con unamore quanto meno uguale».Ingiusto, dunque il signore, etutt'altro che misericordioso,tuttavia, con caino, fa in realtàun patto: caino andrà errante eramingo per il mondo, ma nes-suno potrà ucciderlo per via diuna piccola macchia nera sullafronte, che, dice il signore, è«anche il segno della tua con-

danna, il segno che sarai tutta lavita sotto la mia protezione e sot-to la mia censura». Caino, a que-sto punto, è chiaro, è diventatotutti noi, e della sua vita futuranon si presagisce niente di buo-no, anche perché, «il signore nonè gente di cui ci si possa fidare».

Il lungo amore con lilith prece-de la distruzione di sodoma e go-morra, quando gli innocenti muo-iono come i colpevoli. Ma, primaancora, caino fermerà abramopronto a uccidere il figlio isacco.E abramo è costretto a ammette-re che il signore voleva fare laprova della sua fede e della suaobbedienza, e che, «magari, se ilsignore avesse un figlio, farebbeuccidere anche lui, ma questo po-trà dirlo soltanto il futuro».

E abbiamo poi il signore chefa finta di trattenere il sole e l'as-sembramento di gente alle pendi-ci di un monte chiamato sinai, ela distruzione di gerico. E la sco-perta della pazienza ormai esau-rita di Giobbe. Tutto questo cai-no lo racconterà a lilith, ritrovatadopo tanti anni, durante meravi-gliosi sia pur brevi amplessi.

E poi l'efficace conclusione,vale a dire il confronto tra l'uomoe dio «che (dice Saramago) stan-no ancora oggi discutendo». Inrealtà, si tratta poi del confrontotra l'uomo e il suo destino, forsemeno ridicolo del signore creatoda Saramago, ma altrettantooscuro e inaffidabile.

All'immagine di caino comepicaro, vorrei accostarne un'al-tra, anch'essa iberica. Infatti, peril grande poeta messicano, JoséEmilio Pacheco, insignito del Pre-mio Cervantes a Madrid il 23aprile scorso, gli scrittori appar-tengono all'ordine dei mendican-ti. E allora, come mendicanti, clo-chards, immigrati su questa ter-ra, non ci sarà concesso di riposa-re sul gradino qualsiasi di unachiesa qualsiasi?

LUIGIFORTE

Il mondo è propriopazzo e il giovane DanielKehlmann fa di tutto perconvincerci. Il trentacin-quenne scrittore bavaresedi nascita, ma viennese diadozione, è un maestro dall'umorismo leggero e surrea-le. Nell'ultimo libro, Fama.Romanzo in nove storie, spiaz-za non solo il lettore ma an-che i personaggi che si rin-corrono e disperdono in cer-

ca d'autore in un'atmosferavagamente pirandelliana do-ve il deus ex machina nonesita a intromettersi e amuovere le pedine come piùgli garba. Tra goffaggini e in-tralci, fobie e fallimenti Kehl-mann gioca con realtà e fin-zione, dibatte sulla scritturae tratta l'invenzione lettera-ria come un magico puzzle.

Già nel suo bestseller Lamisura del mondo (Feltrinelli

2006), si era divertito con gar-bo e irriverenza alle spalle didue geni come l'enciclopedicoAlexander von Humboldt e ilmatematico Friedrich Gausssorpresi in un fantomatico in-contro nella Berlino del 1828.

Stavolta in scena c'è il no-stro mondo bizzarro e coatto:una quotidianità zeppa di ger-ghi ipertecnologici in salsa in-glese, di esistenze virtuali, distorie improbabili fra YouTu-be e gli squilli del cellulare.Affollano queste pagine tec-nici del computer e direttoridi aziende telefoniche, scrit-tori guru che predicano be-ne ma razzolano nel dubbiocome Miguel Aristos Blan-cos alle prese con il suicidioper marchiare «il mondocon il segno del disprezzo».E poi attori come Rolf Tan-ner che scivola pericolosa-mente nell'irrealtà fino a di-ventare il sosia di se stesso o

scrittrici di thriller come Ma-ria Rubinstein smarrita inun lontano Paese dell'Est do-ve si è recata per un conve-gno al posto di un collega.

Sono figure incapaci dicontrollare il proprio destino,silhouette che entrano ed

escono dal racconto talvoltain un serrato dialogo con ilproprio narratore come suc-cede all'anziana Rosalie affet-ta da cancro al pancreas e for-se decisa a interpellare un'as-sociazione svizzera per l'euta-nasia che dispone di una «ca-

sa del morente». Anche leinon è che una dissolvenza nelteatrino di Kehlmann, cheestrae con scioltezza dal suofantasioso cilindro trame epersonaggi e li lascia svapora-re davanti ai nostri occhi.

Un gioco semiserio in cuile figure di Fama sono spessocollegate fra di loro nell'im-prevedibile magia dell'affa-bulazione. «Storie dentrostorie dentro storie - senten-zia l'osannato scrittore LeoRichter in uno dei racconti -.Non si sa mai dove finisceuna e dove inizia l'altra. Nel-la realtà sono tutte intreccia-te. Solo nei libri la separazio-ne è netta».

Al lettore il compito diriannodare i fili in un unicopercorso in cui tutti, spettato-ri e attori, si ritrovano perquella sceneggiata dove lette-ratura e vita si toccano e re-spingono. Non è difficile inquesto gustoso abbecedariodei rituali moderni, perché gliinterrogativi si fanno semprepiù stringenti e il prestigiato-re Kehlmann gioca con le pa-role per raccontare che l'esi-stenza non ha più identità equelle marionette senza voltonon sono semplici finzioni.

Lo scrittore ha lasciato leporte dei suoi racconti spalan-cate al viavai dei personaggi,forse con la segreta speranzache anche il lettore s'introdu-ca e cerchi di riconoscersi.

Vollmann Un’opera-monstre mette in scena lo scontroe i capi dei due totalitarismi, il sonnambulo e il realista

Cowell «La donna col vestito verde», un suggestivoromanzo biografico sul primo amore dell’artista

Questo pazzo mondodi burattini senza volto

GIUSEPPECULICCHIA

C'è un telefono, all'ini-zio di Europe Central, opera-monstre di William T. Voll-mann che lo stoico Gianni Pan-nofino ha tradotto dalla primaall'ultima delle sue 1063 pagi-ne, di cui un centinaio di notepuntuali in merito alle fonti. E'un telefono nero, che negli an-ni Trenta e Quaranta, epocad'acciaio in cui pulsa il cuoredi tenebra del vortice di vicen-de e personaggi di cui è fattoquesto romanzo, unisce Berli-no a Mosca, e in modo indiret-to (non si parlarono mai senon attraverso i rispettivi mi-nistri degli esteri Ribbentrope Molotov) Hitler e Stalin, ov-vero il «sonnambulo» e il «rea-lista». Un telefono nero, meta-fora del potere centrale vistocome Moloch indifferente allevite dei singoli individui (co-me nella Stalinallee della Ber-lino post-1945, «in cui i cittadi-ni rimpiccioliscono tra gli al-beri e gli enormi casermoni»)e che collega le tante voci delromanzo, destinate a sovrap-porsi e alternarsi con l'accu-mularsi dei capitoli.

La Germania nazista e laRussia sovietica, e dunque iprincipali totalitarismi del No-vecento, sono le due facce delpalcoscenico su cui si muovo-no le figure storiche dei duedittatori che prima di combat-tersi strinsero un patto perspartirsi la Polonia, e dei gene-rali Paulus e Vlasov (entram-bi colpevoli di aver cercato disalvare le vite dei loro uomini,entrambi destinati a passareal nemico dopo la cattura, il te-desco a Stalingrado, il russonei pressi di Leningrado), edel compositore Sostakovic(uno degli eroi principali del li-bro, autore nel 1942 della Setti-ma Sinfonia sull'assedio di Le-ningrado ma per due volte ar-restato dal regime nel corso

della sua carriera in quanto «ne-mico del popolo», in perenneconflitto con Stalin e con il «rea-lismo socialista» codificato daGorkij) e della poetessa AnnaAchmatova (spiata dalla poliziasegreta sovietica, che disprezzale sue opere ma tutto sa dellasua vita, sfera sessuale compre-sa), del documentarista Kar-men (sorta di contraltare rossoal genio nero della Riefenstahl),l'artista Kathe Kollwitz (a suavolta costretta a fare i conti conun ideale estetico di Stato, nel

suo caso quello nazista).A queste figure, l'autore ne

affianca una quantità di altrerealmente esistite, dai mare-scialli Zucov e Cujkov alla parti-giana Zoja, che prima di veniregiustiziata dai tedeschi disse«Siamo 190 milioni, non poteteimpiccarci tutti», dal feldmare-sciallo von Manstein all'ambi-guo Obersturmfuhrer Ger-stein, che dopo essere entratonelle SS si adoperò per avverti-

re diplomatici svedesi e svizze-ri di ciò che avveniva nella Polo-nia occupata dietro la linea delfronte, senza peraltro venireascoltato (accusato di genoci-dio, morirà nel 1945 in una pri-gione francese in circostanzemai chiarite). Ma sebbene ilfuoco che arde nella sala mac-chine di Europe Central corri-sponda alla deflagrazione e allescosse telluriche del secondoconflitto mondiale, le storie pa-rallele con cui Vollmann costru-isce il suo Magnum Opus van-no dal periodo precedente allaRivoluzione d'Ottobre (e dun-que ecco Lenin e le varie epura-zioni e purghe che seguirono lapresa del potere da parte deibolscevichi) per arrivare finoalla Berlino divisa in due come«un cuore squartato», alla Cor-tina di Ferro, a Solzenicyn e alsuo Arcipelago Gulag.

Come se non bastasse, il re-spiro epico del romanzo (spes-so enciclopedico, vedi per esem-pio i passi in cui Vollmann si ad-dentra tanto nei particolari finoa elencare i simboli divisionaliadottati dai tedeschi durante labattaglia di Kursk; e non a caso

si cita più volte la Grande Enci-clopedia Sovietica) si avvale diuna colonna sonora che oltre almassiccio uso dell'opera del giàcitato Sostakovic non può noncomprendere Wagner: e dun-que ecco il «sonnambulo» chedecide di intervenire a fianco diFranco nella guerra civile spa-gnola durante il Festival diBayreuth, e naturalmente ilGotterdammerung berlinesedell'aprile 1945, ma non solo.Perché la guerra stessa diven-ta una sinfonia; le direttricid'attacco, i suoi movimenti; inluogo degli ottoni, i panzer; alposto dei violini, gli aerei. Intutto, Vollmann intreccia nelsuo arazzo imbevuto di sangueben trentasette storie, e le svi-luppa in parallelo, passandodall'una all'altra e dunque dal-la Germania alla Russia, e dascene di carattere storico a pas-saggi più intimi.

Vollmann stesso diventa co-sì una sorta di agente segreto inperenne ascolto delle voci deisuoi personaggi, e anche quan-do inventa (vedi la storia d'amo-re di Sostakovic per la sua Ele-na, che da episodio reale diven-ta leit motiv narrativo) sembratrovarsi davvero sul posto.

Uscito in patria nel 2005 epremiato col National BookAward, Europe Central raccon-ta con lo scontro tra i due totali-tarismi l'orrore assoluto evoca-to dalle ultime parole del Kurtzdi Conrad e, in definitiva, la finedell'Europa. Capace di virtuosi-smi notevoli con i continui cam-bi di prospettiva, la scrittura diVollmann si perde nei dialoghie indulge a tratti nel kitsch enell'involontaria caricatura,mentre l'accumulazione di par-ticolari mette a dura prova an-che il lettore più volenteroso.Detto questo, si tratta di unabella sfida.

Com’è ingiustoil Signorecon Caino

Kehlmann Tecnici, manager, scrittori guru,attori incapaci di controllare il proprio destino

Una famiglioladi Dublinonella tagliola

Saramago Una affascinantee divertente rilettura del Genesi

Dunne Una pecora nera mettea soqquadro il tranquillo ménage

Un telefono nerotra Hitler e Stalin

La modella, alfae omega di Monet

pp Daniel Kehlmannp FAMA

Romanzo in nove storiep trad. di Paola Olivierip Feltrinelli, pp. 160, 14

pp José Saramagop CAINOp trad. di Rita Destip Feltrinelli, pp. 142, € 15

pp William T. Vollmannp EUROPE CENTRALp trad. di Gianni Pannofinop Mondadori, pp. 1063, € 25

pp Stephanie Cowellp LA DONNA COL VESTITO VERDEp trad. di Chiara Brovellip Neri Pozza, pp. 380, € 17,50

Daniel Kehlmann

Scrittori stranieriIVTuttolibri

SABATO 22 MAGGIO 2010LA STAMPA V

pp Catherine Dunnep DONNA ALLA FINESTRAp trad. di Ada Arduinip Guanda, pp. 300, € 16,50

MARTAMORAZZONI

Monet non piacquemolto ai parigini suoi contem-poranei, quando si proposecon uno stile del tutto nuovo:un suo dipinto al Salon del1862 fu appeso talmente in al-to da parere più uno schernoche una proposta. Anni di in-comprensione e di fameaspettavano il giovane pro-vinciale partito da Le Havrecon la certezza che la sua pit-tura non sarebbe passata sot-to silenzio. Queste certezzecontro ogni ragionevole dub-

bio e contro ogni evidenza so-no il segnale o di follia egocen-trica o di vera arte: nel casodi Monet, cento e passa annidopo la risposta si è scritta dasé, e insieme a lui trionfa or-mai il modo di dipingere deisuoi sodali del tempo gramo.

Proprio a una mostra che,quindici anni fa al Metropoli-tan Museum di New York, neraccontava i faticosi primipassi la scrittrice StephanieCowell fu colpita dalla duragavetta di coloro che oggi lapiù parte del pubblico ricono-sce e quasi idolatra. Fu soprat-tutto attratta dal ritratto del-la donna col vestito verde,una delle prime opere di Mo-net: questa ragazza ha un no-me per lo più ignorato dai visi-tatori, e una storia su cui laCowell ha indagato, finché lafigura del quadro non è uscitadall’anonimato e si è trasfor-mata nel soggetto di un ro-manzo biografico di stretta os-servanza (tranne per pocheeccezioni) ai fatti che ne han-no caratterizzato la vita.

Si chiamava Camille Don-cieux, fu la prima modella delgiovane artista, ne fu la com-pagna, sposata simbolicamen-te con un anello fatto di filid'erba, fu la madre dei suoi

due figli. Morì a trentaquattroanni, dopo una vita di stenti e il-lusioni, mentre il giovane Mo-net inseguiva quella fama chenon voleva arrendersi alla suaqualità. Storie di ordinaria bohè-me in cui Mimì muore strappan-do lacrime (e applausi), portan-dosi via il momento magico del-la gioventù, anche se all'epocaCamille non poteva dirsi giova-nissima. La sua morte per can-cro rappresentò un tormento eun rimorso per il pittore che,pur nel costruirsi, e presto, unanuova vita accanto a Alice Ho-schedé, non poté dimenticare la

storia passionale e alterna chelo aveva legato a Camille.

La bella Camille dal vestitoverde, di cui è meno noto un al-tro ritratto, l'ultimo, che il pitto-re le fece sul letto di morte: dellungo e partecipato romanzobiografia che la Cowell ci propo-ne, un ansioso andirivieni di in-quietudini e fantasie, di eros ethanatos, di fame e di paesaggicarichi di suggestione, la cosache colpisce è proprio questo at-to, d'acchito irriguardoso dellasacralità della morte. Eppure,sembra dirci la Cowell, in que-sta donna, e in quei suoi due pe-culiari ritratti stanno l'alfa el'omega di Monet.

Per entrare nel merito diquesta allusa osservazione biso-gnerebbe saper leggere nell’al-fabeto della pittura dell’artista.Ma se osserviamo le due opere

e in modo particolare quell’ulti-ma, avvertiamo come nelle li-nee che avviluppano il volto or-mai sfatto della donna e ne se-gnano il dissolversi della vita siprofili qualcosa che va nella di-rezione delle più affascinantiopere del maestro, quelle Nin-fee che sarebbero state un suosoggetto insistito e coltivato,prima che sulla tela, nel giardi-

no di Giverny.È appunto da questo giardi-

no che parte il romanzo dellaCowell, concepito come una fa-ticosa memoria che torna a di-sturbare e coinvolgere l'artistaormai maturo; in questo giardi-no, oggi meta di un turismo de-voto all’arte dell’impressioni-sta, si concentra la parte più af-fascinante e misteriosa della

sua opera: non è più il ragazzoirruente dei primi anni parigi-ni, ma non ha perso la convin-zione di essere un grande. Dalleonde che avvolgono e assorbo-no il volto di Camille sembrache discendano le onde di colo-re dentro cui si confondono leninfee, duecentocinquanta telee infine gli otto grandi pannelliche nelle due sale dell'Orange-rie a Parigi accolgono il visitato-re in un mondo che non sapreb-be dire se solo dipinto o davve-ro vivo e avvolgente.

A me è parso di vedere nellaseconda delle due sale, adom-brato in un gioco di linee e colo-ri, un ritratto di Monet; nullapiù di una suggestione, che mi ètornata in mente, alla letturadel romanzo della Cowell, comeuna compagnia inconsapevole aquel volto di Camille che si staspegnendo alla luce.

«Fama. Romanzoin nove storie»:un magico puzzle,tra goffaggini e fobie,intralci e fallimenti

Lo scrittore portoghese José Saramago, nato nel 1922, Nobel nel 1998

La scrittura, capacedi virtuosismi notevolicon i continui cambidi prospettiva,si perde nei dialoghi

William T. Vollmann è nato a Santa Monica nel 1959

«Donna alla finestra»:il curioso tentativodi sposare la soapopera a un thrillerdi sadica lentezza

Un picaro ramingoper il mondo, che cirappresenta tutti,in discussione perennecon un dio inaffidabile

«Europe Central»:romanzo enciclopedico,una folla di personaggi,molti reali, come AnnaAchmatova e Sostakovic

«La donna col vestito verde» di Claude Monet; a destra un suo autoritratto

Si chiamava CamilleDoncieux, gli diededue figli, si spense a34 anni, dopo una vitadi stenti e illusioni

La ritrasse sul lettodi morte e dalle lineedel suo volto sembranodiscendere le onde cheavvolgeranno le Ninfee

Catherine Dunne vive a Dublino, dove è nata nel 1954

Page 5: Tuttolibri n. 1715 (22-05-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - V - 22/05/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/04 - Autore: CRIMUL - Ora di stampa: 21/05/10 19.14

MASOLINOD’AMICO

Lynda è una signoradublinese felicemente sposa-ta, con figli quasi adulti -uno, ventenne, ancora in ca-sa, mentre l’altra, più gran-de, sta ultimando la sua for-mazione all’estero -, un’atti-vità artistica (disegna gioiel-li d’argento, dipinge rotolidecorativi e coltiva un suogiardinetto, il tutto in stilemolto giapponesizzante) eun più che discreto benesse-re; il marito, l’inevitabile pe-riodo di allontanamento dalquale fa ormai parte del pas-sato, è molto assorbito dallapropria attività nell’edilizia.

A movimentare l’esisten-za ecco però ricomparire lapecora nera della famiglia, ilfratello del marito, pazzo,violento e paranoico daquando, decenni prima, isuoi lo ripudiarono per averprovocato con incoscienza lamorte di una sorellina. Giàanni addietro questo pestife-ro fratello Danny causò gra-vi guai al ménage di Lynda:chiese ospitalità fingendosimalato terminale e poi sparì

avendo svuotato cassafortee carte di credito. AdessoDanny non si ripresenta dipersona, ma fa recapitare in-quietanti biglietti e provocadanneggiamenti molto spia-cevoli tramite un sicarioprezzolato che spia la casa diLynda notte e giorno e ognitanto sgonfia le ruote dellasua automobile, getta nelgiardino sacchi di immondi-zia ripugnante e via dicendo,in un crescendo che arriveràalla devastazione dell’immo-bile, con sabotaggio dellecreazioni di Lynda e del com-puter di suo marito.

Frattanto Ciaràn, il figliodi Lynda, adolescente nonprivo di problemi (studia po-co, si droghicchia, è soggettoa attacchi di collera e di ma-leducazione) si porta in casaun nuovo amico, Jon, che siinsedia nella camera della so-rella assente. Jon è moltobello e molto calmo, sembra

anche molto saggio e i genitoridi Ciaràn sperano che possaavere una buona influenzasul loro rampollo, salvo ricre-dersi dopo un episodio allar-mante. Rientrando sotto lapioggia, incontrano una ra-gazza straniera in fuga dopoaver subito violenza propriosotto il loro tetto...

Curioso il tentativo dellaprolifica e da noi popolarescrittrice irlandese di sposarela soap opera, verso la qualetalvolta inclinano le sue ca-ratteristiche situazioni didonne che si battono per ilproprio focolare, e il thriller,con la calibrata descrizionedelle attività di Danny, il qua-le animato da un irrazionalee pertanto inestinguibile desi-derio di vendetta distruggecon sadica lentezza, un pezzoalla volta, tutto il benesseredell’odiato fratello.

La Dunne sfoggia una peri-zia degna di uno specialistadel genere finché si tratta dicostruire la ragnatela di terro-re che piano piano avviluppala famigliola, ma poi, una vol-ta esaurita la gamma delle di-sgrazie possibili (non bastas-sero le mene di Danny, il ma-rito di Lynda è travolto dalcrollo dell’economia irlande-se), costruisce un finale delu-dente, almeno per chi siaspettava la sacrosanta puni-zione del colpevole.

Tuttavia, ecco il risvolto in-coraggiante, la famigliola ben-ché bastonata da tutte le partiritrova nell’emergenza quel-l’unione dalla quale forse sistava, senza nemmeno render-sene conto, allontanando. Sevogliamo leggere il romanzocome un apologo, è una consi-derazione da porgere agli orfa-ni della tigre celtica, che aquanto pare non ruggisce più.

ANGELABIANCHINI

Caino, opera del gran-de scrittore portoghese JoséSaramago, è affascinante, maanche divertente. A differenzadi quel Vangelo secondo GesùCristo, che, vent'anni fa, per lesue connotazioni eversive, su-scitò le critiche più aspre in Por-togallo, determinando la sceltadi Saramago di stabilirsi a Lan-zarote, sentiamo qui quasi unanuova beffarda gioventù, risul-tato, forse, della miracolosaguarigione dell'autore da unalunga malattia.

La rilettura dell'Antico Te-stamento («scritti a cui sonostati via via, nel corso dei tem-pi, consegnati un po' a caso gliavvenimenti di queste epocheremote») comincia nel giardinodell'eden dove tutti gli altri ani-mali parlano, ma, essendosi il si-gnore dimenticato di dotare lesue prime creature del donodella parola, è costretto a rime-diarvi con un po' di ritardo. «Al-lora, per la prima volta, adamodisse a eva, Andiamo a letto».

Tra adamo e eva, la più sve-glia è lei, che, sia pure in sogno,e ingannata dal serpente, man-

gia il frutto proibito, lo fa man-giare anche a adamo, e venutiambedue a conoscenza del ma-le e del bene e scacciati dal giar-dino dell'eden, vivono in una ca-verna, in condizioni disastrose,fino al momento in cui lei, eva,rientrata nel giardino, e, consi-gliata da un cherubino, si uni-sce a una carovana che li portanel mondo più o meno abitato.

Ma, al centro della storia,sta naturalmente l'uccisione diabele, inevitabile perché men-tre le offerte di abele giungonograditissime al signore, vengo-no disdegnate quelle di caino,per quanto «coltivate con unamore quanto meno uguale».Ingiusto, dunque il signore, etutt'altro che misericordioso,tuttavia, con caino, fa in realtàun patto: caino andrà errante eramingo per il mondo, ma nes-suno potrà ucciderlo per via diuna piccola macchia nera sullafronte, che, dice il signore, è«anche il segno della tua con-

danna, il segno che sarai tutta lavita sotto la mia protezione e sot-to la mia censura». Caino, a que-sto punto, è chiaro, è diventatotutti noi, e della sua vita futuranon si presagisce niente di buo-no, anche perché, «il signore nonè gente di cui ci si possa fidare».

Il lungo amore con lilith prece-de la distruzione di sodoma e go-morra, quando gli innocenti muo-iono come i colpevoli. Ma, primaancora, caino fermerà abramopronto a uccidere il figlio isacco.E abramo è costretto a ammette-re che il signore voleva fare laprova della sua fede e della suaobbedienza, e che, «magari, se ilsignore avesse un figlio, farebbeuccidere anche lui, ma questo po-trà dirlo soltanto il futuro».

E abbiamo poi il signore chefa finta di trattenere il sole e l'as-sembramento di gente alle pendi-ci di un monte chiamato sinai, ela distruzione di gerico. E la sco-perta della pazienza ormai esau-rita di Giobbe. Tutto questo cai-no lo racconterà a lilith, ritrovatadopo tanti anni, durante meravi-gliosi sia pur brevi amplessi.

E poi l'efficace conclusione,vale a dire il confronto tra l'uomoe dio «che (dice Saramago) stan-no ancora oggi discutendo». Inrealtà, si tratta poi del confrontotra l'uomo e il suo destino, forsemeno ridicolo del signore creatoda Saramago, ma altrettantooscuro e inaffidabile.

All'immagine di caino comepicaro, vorrei accostarne un'al-tra, anch'essa iberica. Infatti, peril grande poeta messicano, JoséEmilio Pacheco, insignito del Pre-mio Cervantes a Madrid il 23aprile scorso, gli scrittori appar-tengono all'ordine dei mendican-ti. E allora, come mendicanti, clo-chards, immigrati su questa ter-ra, non ci sarà concesso di riposa-re sul gradino qualsiasi di unachiesa qualsiasi?

LUIGIFORTE

Il mondo è propriopazzo e il giovane DanielKehlmann fa di tutto perconvincerci. Il trentacin-quenne scrittore bavaresedi nascita, ma viennese diadozione, è un maestro dall'umorismo leggero e surrea-le. Nell'ultimo libro, Fama.Romanzo in nove storie, spiaz-za non solo il lettore ma an-che i personaggi che si rin-corrono e disperdono in cer-

ca d'autore in un'atmosferavagamente pirandelliana do-ve il deus ex machina nonesita a intromettersi e amuovere le pedine come piùgli garba. Tra goffaggini e in-tralci, fobie e fallimenti Kehl-mann gioca con realtà e fin-zione, dibatte sulla scritturae tratta l'invenzione lettera-ria come un magico puzzle.

Già nel suo bestseller Lamisura del mondo (Feltrinelli

2006), si era divertito con gar-bo e irriverenza alle spalle didue geni come l'enciclopedicoAlexander von Humboldt e ilmatematico Friedrich Gausssorpresi in un fantomatico in-contro nella Berlino del 1828.

Stavolta in scena c'è il no-stro mondo bizzarro e coatto:una quotidianità zeppa di ger-ghi ipertecnologici in salsa in-glese, di esistenze virtuali, distorie improbabili fra YouTu-be e gli squilli del cellulare.Affollano queste pagine tec-nici del computer e direttoridi aziende telefoniche, scrit-tori guru che predicano be-ne ma razzolano nel dubbiocome Miguel Aristos Blan-cos alle prese con il suicidioper marchiare «il mondocon il segno del disprezzo».E poi attori come Rolf Tan-ner che scivola pericolosa-mente nell'irrealtà fino a di-ventare il sosia di se stesso o

scrittrici di thriller come Ma-ria Rubinstein smarrita inun lontano Paese dell'Est do-ve si è recata per un conve-gno al posto di un collega.

Sono figure incapaci dicontrollare il proprio destino,silhouette che entrano ed

escono dal racconto talvoltain un serrato dialogo con ilproprio narratore come suc-cede all'anziana Rosalie affet-ta da cancro al pancreas e for-se decisa a interpellare un'as-sociazione svizzera per l'euta-nasia che dispone di una «ca-

sa del morente». Anche leinon è che una dissolvenza nelteatrino di Kehlmann, cheestrae con scioltezza dal suofantasioso cilindro trame epersonaggi e li lascia svapora-re davanti ai nostri occhi.

Un gioco semiserio in cuile figure di Fama sono spessocollegate fra di loro nell'im-prevedibile magia dell'affa-bulazione. «Storie dentrostorie dentro storie - senten-zia l'osannato scrittore LeoRichter in uno dei racconti -.Non si sa mai dove finisceuna e dove inizia l'altra. Nel-la realtà sono tutte intreccia-te. Solo nei libri la separazio-ne è netta».

Al lettore il compito diriannodare i fili in un unicopercorso in cui tutti, spettato-ri e attori, si ritrovano perquella sceneggiata dove lette-ratura e vita si toccano e re-spingono. Non è difficile inquesto gustoso abbecedariodei rituali moderni, perché gliinterrogativi si fanno semprepiù stringenti e il prestigiato-re Kehlmann gioca con le pa-role per raccontare che l'esi-stenza non ha più identità equelle marionette senza voltonon sono semplici finzioni.

Lo scrittore ha lasciato leporte dei suoi racconti spalan-cate al viavai dei personaggi,forse con la segreta speranzache anche il lettore s'introdu-ca e cerchi di riconoscersi.

Vollmann Un’opera-monstre mette in scena lo scontroe i capi dei due totalitarismi, il sonnambulo e il realista

Cowell «La donna col vestito verde», un suggestivoromanzo biografico sul primo amore dell’artista

Questo pazzo mondodi burattini senza volto

GIUSEPPECULICCHIA

C'è un telefono, all'ini-zio di Europe Central, opera-monstre di William T. Voll-mann che lo stoico Gianni Pan-nofino ha tradotto dalla primaall'ultima delle sue 1063 pagi-ne, di cui un centinaio di notepuntuali in merito alle fonti. E'un telefono nero, che negli an-ni Trenta e Quaranta, epocad'acciaio in cui pulsa il cuoredi tenebra del vortice di vicen-de e personaggi di cui è fattoquesto romanzo, unisce Berli-no a Mosca, e in modo indiret-to (non si parlarono mai senon attraverso i rispettivi mi-nistri degli esteri Ribbentrope Molotov) Hitler e Stalin, ov-vero il «sonnambulo» e il «rea-lista». Un telefono nero, meta-fora del potere centrale vistocome Moloch indifferente allevite dei singoli individui (co-me nella Stalinallee della Ber-lino post-1945, «in cui i cittadi-ni rimpiccioliscono tra gli al-beri e gli enormi casermoni»)e che collega le tante voci delromanzo, destinate a sovrap-porsi e alternarsi con l'accu-mularsi dei capitoli.

La Germania nazista e laRussia sovietica, e dunque iprincipali totalitarismi del No-vecento, sono le due facce delpalcoscenico su cui si muovo-no le figure storiche dei duedittatori che prima di combat-tersi strinsero un patto perspartirsi la Polonia, e dei gene-rali Paulus e Vlasov (entram-bi colpevoli di aver cercato disalvare le vite dei loro uomini,entrambi destinati a passareal nemico dopo la cattura, il te-desco a Stalingrado, il russonei pressi di Leningrado), edel compositore Sostakovic(uno degli eroi principali del li-bro, autore nel 1942 della Setti-ma Sinfonia sull'assedio di Le-ningrado ma per due volte ar-restato dal regime nel corso

della sua carriera in quanto «ne-mico del popolo», in perenneconflitto con Stalin e con il «rea-lismo socialista» codificato daGorkij) e della poetessa AnnaAchmatova (spiata dalla poliziasegreta sovietica, che disprezzale sue opere ma tutto sa dellasua vita, sfera sessuale compre-sa), del documentarista Kar-men (sorta di contraltare rossoal genio nero della Riefenstahl),l'artista Kathe Kollwitz (a suavolta costretta a fare i conti conun ideale estetico di Stato, nel

suo caso quello nazista).A queste figure, l'autore ne

affianca una quantità di altrerealmente esistite, dai mare-scialli Zucov e Cujkov alla parti-giana Zoja, che prima di veniregiustiziata dai tedeschi disse«Siamo 190 milioni, non poteteimpiccarci tutti», dal feldmare-sciallo von Manstein all'ambi-guo Obersturmfuhrer Ger-stein, che dopo essere entratonelle SS si adoperò per avverti-

re diplomatici svedesi e svizze-ri di ciò che avveniva nella Polo-nia occupata dietro la linea delfronte, senza peraltro venireascoltato (accusato di genoci-dio, morirà nel 1945 in una pri-gione francese in circostanzemai chiarite). Ma sebbene ilfuoco che arde nella sala mac-chine di Europe Central corri-sponda alla deflagrazione e allescosse telluriche del secondoconflitto mondiale, le storie pa-rallele con cui Vollmann costru-isce il suo Magnum Opus van-no dal periodo precedente allaRivoluzione d'Ottobre (e dun-que ecco Lenin e le varie epura-zioni e purghe che seguirono lapresa del potere da parte deibolscevichi) per arrivare finoalla Berlino divisa in due come«un cuore squartato», alla Cor-tina di Ferro, a Solzenicyn e alsuo Arcipelago Gulag.

Come se non bastasse, il re-spiro epico del romanzo (spes-so enciclopedico, vedi per esem-pio i passi in cui Vollmann si ad-dentra tanto nei particolari finoa elencare i simboli divisionaliadottati dai tedeschi durante labattaglia di Kursk; e non a caso

si cita più volte la Grande Enci-clopedia Sovietica) si avvale diuna colonna sonora che oltre almassiccio uso dell'opera del giàcitato Sostakovic non può noncomprendere Wagner: e dun-que ecco il «sonnambulo» chedecide di intervenire a fianco diFranco nella guerra civile spa-gnola durante il Festival diBayreuth, e naturalmente ilGotterdammerung berlinesedell'aprile 1945, ma non solo.Perché la guerra stessa diven-ta una sinfonia; le direttricid'attacco, i suoi movimenti; inluogo degli ottoni, i panzer; alposto dei violini, gli aerei. Intutto, Vollmann intreccia nelsuo arazzo imbevuto di sangueben trentasette storie, e le svi-luppa in parallelo, passandodall'una all'altra e dunque dal-la Germania alla Russia, e dascene di carattere storico a pas-saggi più intimi.

Vollmann stesso diventa co-sì una sorta di agente segreto inperenne ascolto delle voci deisuoi personaggi, e anche quan-do inventa (vedi la storia d'amo-re di Sostakovic per la sua Ele-na, che da episodio reale diven-ta leit motiv narrativo) sembratrovarsi davvero sul posto.

Uscito in patria nel 2005 epremiato col National BookAward, Europe Central raccon-ta con lo scontro tra i due totali-tarismi l'orrore assoluto evoca-to dalle ultime parole del Kurtzdi Conrad e, in definitiva, la finedell'Europa. Capace di virtuosi-smi notevoli con i continui cam-bi di prospettiva, la scrittura diVollmann si perde nei dialoghie indulge a tratti nel kitsch enell'involontaria caricatura,mentre l'accumulazione di par-ticolari mette a dura prova an-che il lettore più volenteroso.Detto questo, si tratta di unabella sfida.

Com’è ingiustoil Signorecon Caino

Kehlmann Tecnici, manager, scrittori guru,attori incapaci di controllare il proprio destino

Una famiglioladi Dublinonella tagliola

Saramago Una affascinantee divertente rilettura del Genesi

Dunne Una pecora nera mettea soqquadro il tranquillo ménage

Un telefono nerotra Hitler e Stalin

La modella, alfae omega di Monet

pp Daniel Kehlmannp FAMA

Romanzo in nove storiep trad. di Paola Olivierip Feltrinelli, pp. 160, 14

pp José Saramagop CAINOp trad. di Rita Destip Feltrinelli, pp. 142, € 15

pp William T. Vollmannp EUROPE CENTRALp trad. di Gianni Pannofinop Mondadori, pp. 1063, € 25

pp Stephanie Cowellp LA DONNA COL VESTITO VERDEp trad. di Chiara Brovellip Neri Pozza, pp. 380, € 17,50

Daniel Kehlmann

Scrittori stranieriIVTuttolibri

SABATO 22 MAGGIO 2010LA STAMPA V

pp Catherine Dunnep DONNA ALLA FINESTRAp trad. di Ada Arduinip Guanda, pp. 300, € 16,50

MARTAMORAZZONI

Monet non piacquemolto ai parigini suoi contem-poranei, quando si proposecon uno stile del tutto nuovo:un suo dipinto al Salon del1862 fu appeso talmente in al-to da parere più uno schernoche una proposta. Anni di in-comprensione e di fameaspettavano il giovane pro-vinciale partito da Le Havrecon la certezza che la sua pit-tura non sarebbe passata sot-to silenzio. Queste certezzecontro ogni ragionevole dub-

bio e contro ogni evidenza so-no il segnale o di follia egocen-trica o di vera arte: nel casodi Monet, cento e passa annidopo la risposta si è scritta dasé, e insieme a lui trionfa or-mai il modo di dipingere deisuoi sodali del tempo gramo.

Proprio a una mostra che,quindici anni fa al Metropoli-tan Museum di New York, neraccontava i faticosi primipassi la scrittrice StephanieCowell fu colpita dalla duragavetta di coloro che oggi lapiù parte del pubblico ricono-sce e quasi idolatra. Fu soprat-tutto attratta dal ritratto del-la donna col vestito verde,una delle prime opere di Mo-net: questa ragazza ha un no-me per lo più ignorato dai visi-tatori, e una storia su cui laCowell ha indagato, finché lafigura del quadro non è uscitadall’anonimato e si è trasfor-mata nel soggetto di un ro-manzo biografico di stretta os-servanza (tranne per pocheeccezioni) ai fatti che ne han-no caratterizzato la vita.

Si chiamava Camille Don-cieux, fu la prima modella delgiovane artista, ne fu la com-pagna, sposata simbolicamen-te con un anello fatto di filid'erba, fu la madre dei suoi

due figli. Morì a trentaquattroanni, dopo una vita di stenti e il-lusioni, mentre il giovane Mo-net inseguiva quella fama chenon voleva arrendersi alla suaqualità. Storie di ordinaria bohè-me in cui Mimì muore strappan-do lacrime (e applausi), portan-dosi via il momento magico del-la gioventù, anche se all'epocaCamille non poteva dirsi giova-nissima. La sua morte per can-cro rappresentò un tormento eun rimorso per il pittore che,pur nel costruirsi, e presto, unanuova vita accanto a Alice Ho-schedé, non poté dimenticare la

storia passionale e alterna chelo aveva legato a Camille.

La bella Camille dal vestitoverde, di cui è meno noto un al-tro ritratto, l'ultimo, che il pitto-re le fece sul letto di morte: dellungo e partecipato romanzobiografia che la Cowell ci propo-ne, un ansioso andirivieni di in-quietudini e fantasie, di eros ethanatos, di fame e di paesaggicarichi di suggestione, la cosache colpisce è proprio questo at-to, d'acchito irriguardoso dellasacralità della morte. Eppure,sembra dirci la Cowell, in que-sta donna, e in quei suoi due pe-culiari ritratti stanno l'alfa el'omega di Monet.

Per entrare nel merito diquesta allusa osservazione biso-gnerebbe saper leggere nell’al-fabeto della pittura dell’artista.Ma se osserviamo le due opere

e in modo particolare quell’ulti-ma, avvertiamo come nelle li-nee che avviluppano il volto or-mai sfatto della donna e ne se-gnano il dissolversi della vita siprofili qualcosa che va nella di-rezione delle più affascinantiopere del maestro, quelle Nin-fee che sarebbero state un suosoggetto insistito e coltivato,prima che sulla tela, nel giardi-

no di Giverny.È appunto da questo giardi-

no che parte il romanzo dellaCowell, concepito come una fa-ticosa memoria che torna a di-sturbare e coinvolgere l'artistaormai maturo; in questo giardi-no, oggi meta di un turismo de-voto all’arte dell’impressioni-sta, si concentra la parte più af-fascinante e misteriosa della

sua opera: non è più il ragazzoirruente dei primi anni parigi-ni, ma non ha perso la convin-zione di essere un grande. Dalleonde che avvolgono e assorbo-no il volto di Camille sembrache discendano le onde di colo-re dentro cui si confondono leninfee, duecentocinquanta telee infine gli otto grandi pannelliche nelle due sale dell'Orange-rie a Parigi accolgono il visitato-re in un mondo che non sapreb-be dire se solo dipinto o davve-ro vivo e avvolgente.

A me è parso di vedere nellaseconda delle due sale, adom-brato in un gioco di linee e colo-ri, un ritratto di Monet; nullapiù di una suggestione, che mi ètornata in mente, alla letturadel romanzo della Cowell, comeuna compagnia inconsapevole aquel volto di Camille che si staspegnendo alla luce.

«Fama. Romanzoin nove storie»:un magico puzzle,tra goffaggini e fobie,intralci e fallimenti

Lo scrittore portoghese José Saramago, nato nel 1922, Nobel nel 1998

La scrittura, capacedi virtuosismi notevolicon i continui cambidi prospettiva,si perde nei dialoghi

William T. Vollmann è nato a Santa Monica nel 1959

«Donna alla finestra»:il curioso tentativodi sposare la soapopera a un thrillerdi sadica lentezza

Un picaro ramingoper il mondo, che cirappresenta tutti,in discussione perennecon un dio inaffidabile

«Europe Central»:romanzo enciclopedico,una folla di personaggi,molti reali, come AnnaAchmatova e Sostakovic

«La donna col vestito verde» di Claude Monet; a destra un suo autoritratto

Si chiamava CamilleDoncieux, gli diededue figli, si spense a34 anni, dopo una vitadi stenti e illusioni

La ritrasse sul lettodi morte e dalle lineedel suo volto sembranodiscendere le onde cheavvolgeranno le Ninfee

Catherine Dunne vive a Dublino, dove è nata nel 1954

Page 6: Tuttolibri n. 1715 (22-05-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - VI - 22/05/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/06 - Autore: CRIMUL - Ora di stampa: 21/05/10 19.14

I fratelli BenitoeGiuseppePaninivararonole lorofigurinenel1960.Ilprimoalbumuscìper ilcampionato1961-62:ha tagliato,con l’edizione2009-2010, iltraguardodell’ edizionen.49,logo ingiallo . Incopertina,SamuelEto'o,Amauri,GiampaoloPazzini, FabioQuagliarella,Pato,FabrizioMiccoli eDanieleDeRossi,loStadioSanNicoladiBari(www.paninigroup.it).Tra i libridi storiadelcalcio,quellidiGianniBrera:Storiacriticadelcalcio italiano (pp.742, € 25)eLaleggendadelmondialee imisteridelcalciatore (pp.272,€ 11,36)perBaldiniCastoldiDalai; Ilpiùbelgiocodelmondo.Scrittidi calcio1949-1982 (Bur,pp.469,€ 12,20);Lestoriedeimondiali (firmateconClaudioRinaldi,Selecta,pp.141,€ 14).Altri titoli:Storiadelle ideedelcalciodiMarioSconcerti (BaldiniCastoldiDalai,pp.389, € 20),Tuttoil calcioparolaperparoladiGianPaoloOrmezzano(EditoriRiuniti,pp.256,€ 12,91),Mondialidi calcio.Storiaestatistichedal1930aGermania2006diBrunoColombero (DeAgostini,pp.720,€ 12,90).VinicioOnginihacuratounoscaffaledi libri sulcalcioperragazzi, trattodaldatabasedellarivistaLiBeR : lapropone laBibliotecadelleOblate, Firenze(www.bibliotecadelleoblate.it),mentreLinkLibri,direttodaBeaMarin,offreunabibliografiasull’Inter (www.linklibri.net).DaMinervaSoluzioniEditoriali(Bologna)esce Il secoloazzurro,storiaeenciclopediaconoltremillevoci, realizzatadaCarloF.ChiesaeLambertoBertozzi.L’editoreAntipodespubblica Ilprimocapitano.FrancescoCalìe laNazionalediGiuseppeBagnatieGaetanoSconzo.(www.antipodes.it).

Album Panini La bibbia statistica del tifo calcistico, forma primordialedell’identità italiana, tra antichi campanilismi e “religione nazionale”

MASSIMORAFFAELI

Non è affatto un ca-so che Forza Italia primache il nome di un'imponentecostruzione politica sia sta-to per decenni lo slogan del-la Nazionale di calcio.

Se infatti l'identità è unaforma elementare di appar-tenenza, il tifo calcistico èun aspetto primordiale dell'identità italiana, perché ere-dita un antico campanilismoe si iscrive, nel secolo dellacosiddetta nazionalizzazio-ne delle masse, in una socie-tà dove lo Stato è molto gio-vane e di debole tradizionedemocratica. Il credo del ti-foso ha i tratti di una reli-gione secolarizzata e il cal-cio è infatti un battistradao la vistosa profezia del po-pulismo politico, anche esoprattutto in Italia. Qui iltifo corrisponde all'istinti-vo riconoscersi in un luogo,nel colore di una maglia, aproiettarsi e smemorarsiin un gioco che, come pochialtri, simula il ciclo elemen-tare della vita.

Uscito per la prima voltanel '61, l'Album Panini ne èla piccola bibbia statistica.Ma perché il football dive-nisse popolare alla pari del-la boxe e del ciclismo, per-ché entrasse nel senso co-mune degli italiani, erano oc-

corsi tuttavia cinquant'annie alcuni eventi capitali: l'in-troduzione del girone unicoin serie A (1929-'30); la vitto-ria in due Mondiali (Roma'34 e Parigi '38) da parte del-la nazionale di Meazza e Pio-la allenata da Vittorio Poz-zo; infine la leggenda delGrande Torino, perito a Su-perga il 4 maggio del '49,emblema della ricostruzio-ne del paese e della sua neo-nata democrazia. Si tratta-va comunque di uno sportche la stragrande maggio-ranza degli appassionati do-veva limitarsi a immaginareo a vagheggiare: a parte gliinurbati, per tutti gli altric'era appena la voce imma-ginifica di Nicolò Carosio al-la radio o gli spezzoni dellaSettimana Incom al cinema.Soltanto l'élite poteva ap-passionarsi, per esempio, al-le polemiche fra Gianni Bre-ra, teorico del «catenaccio»o calcio all'italiana e Anto-nio Ghirelli, storiografo ecampione del «bel gioco».

L'esordio dell'Album Pa-nini, in pieno miracolo eco-nomico, accompagna non acaso la nascita di «Tutto ilcalcio minuto per minuto»:come fosse finita per il cal-cio l'età dell'innocenza e dicolpo cominciasse l'era delprofessionismo in prosa, co-me se un catalogo antico di

eroi si squadernasse all'im-provviso nella forma di un mo-derno campionario commer-ciale. Le figurine infatti giàesistevano, legate per lo piùalla vendita di bibite e dolciu-mi ma, ereditando un patri-monio disperso, l'Album Pani-

ni ne fa un progetto compiutoe un'impresa seriale: è un ge-sto, questo, involontariamen-te strutturalista che incarnalo spirito degli anni sessanta.Bustine e copertina dell'Al-bum riproducono in silhouet-te la famosa rovesciata di Car-

lo Parola, la scansione è persingole squadre (all'inizio so-lo la serie A e solo i titolari)mentre ogni figurina è incor-niciata dai colori e dallo stem-ma della squadra, ogni gioca-tore è ritratto a mezzobustoda una foto in biancoenero ri-

toccata coi colori a pastello.Per ognuna c'è una sempliceepigrafe con il luogo e la datadi nascita: solo molto più tar-di verranno introdotti i relati-vi tabellini, oltre alle sezionidocumentarie e statistiche.Non esistono ancora gli adesi-

vi e perciò si utilizza una colladomestica, la quale ingiganti-sce lo spessore dell'Album.

Il rapporto fra doppioni erarità è ovviamente di propor-zione inversa. Non esiste ne-anche, all'inizio, un collezioni-smo vero e proprio: gli acqui-renti sono giovanissimi, tuttiquanti babyboomers, bambi-ni delle elementari e ragazzidelle medie, gli stessi chetrent'anni dopo faranno dell'Album un oggetto di nostal-gia e di culto. Va aggiunto cheai primordi l'Album è para-dossalmente estraneo alle di-namiche del tifo e mantieneintatta la sua duplice funzio-

ne: leggere (spesso insegnarea leggere, associando un vol-to a un nome) e naturalmentegiocare. C'è infatti un rito pri-mario del riconoscimento conla sua onomastica talora inef-fabile (Pizzaballa dell'Atalan-ta, Pelagalli del Milan, Masca-laito del Verona, Dell'Omo-darme della Juve, persino unPochissimo che milita nel Ve-nezia) ma anche con la sua to-ponomastica minuta: così sen-za volerlo si studia geografia,anche perché nessuno deicampioni sembra essere natoin città capoluogo, ma quasitutti nei più sperduti borghidi provincia. Giocare a figuri-ne è ancora più semplice, per-ché si mettono in terra le dop-pie, coi bordi leggermente ri-piegati all'insù, e si tratta disaperle rovesciare con un col-po secco del palmo della ma-no: il retro reca infatti la scrit-ta di «valida» o «bisvalida» equi inizia di solito, fra i con-tendenti, una gara non menoistruttiva sulle frazioni arit-metiche. Bel gioco, comun-que, dura poco.

L'Album Panini ora ha cin-quant'anni ed è sempre piùglamour, sempre più accura-to, ma la sua età dell'oro puòdirsi già conclusa nel '70 coiMondiali messicani di Pelé,Rivera e Riva, la prima apote-osi in tv via satellite. Lì comin-cia un ciclo di espansione me-diatica che i decenni successi-vi hanno portato a letteraleperfezione, se il calcio non èpiù uno sport quanto unospettacolo ossessivo, perpe-tuo e invasivo, forse la formapiù totalitaria di reality. C'èpure da supporre che gli at-tuali acquirenti siano adulti eche i giovanissimi preferisca-no figurine diverse, magariquelle postmoderne con letartarughe in armi. Peraltroil trionfante populismo dispo-ne di ben altri mezzi. Quantoal vecchio Album, le sue era-no pretese molto più mode-ste e oggi ritenute senz'altroanacronistiche: insegnarequalcosa e insegnare a gioca-re, dopo tutto.

CURIOSITÀ

La bibbia dei mondiali= Risultati, classifiche, aneddoti, curiosità. Per nongiungere impreparati in Sudafrica, ecco La bibbia deimondiali di Stefano Barbetta (Morellini editore, pp.208, € 12,90). Minuto per minuto, da Uruguay 1930 aoggi, al prossimo giugno, quando debutterà Jabulani, ilpallone «più rotondo di sempre». Intonato allakermesse prossima ventura, Bafana Bafana, una storiadi calcio, di magia e di Mandela scritta da Troy Blacklaws(Donzelli, pp. 91, € 13, illustrazioni di Andrew Stooke,traduzione di Nello Giugliano). Un ragazzosoprannominato Pelé sogna la sfida delle sfide...

GIANANDREAPICCIOLI

Corrado Stajano èuno di quegli autori di cui, aogni nuovo libro, si dice: «È ilsuo più bello!». Ha appena vin-to il Premio Bagutta con l'im-portante La città degli untori,sofferto e non riconciliato itine-rario milanese (nella topogra-fia e nel tempo, fino ai nostridesolati giorni) ed esce oraL’Italia ferita, ottimamente cu-rato dalle Edizioni Cinemaze-ro, nate a Pordenone nell'ambi-to del festival «Le voci dell'in-chiesta». Non tragga in ingan-no l'aspetto composito del li-bro, che raccoglie testi o inedi-ti o difficilmente reperibili, ete-rogenei per lunghezza e desti-nazione (prefazioni, interventi,relazioni, qualche articolo «dipeso»). Perché il carattere uni-tario è evidente dai temi tratta-ti, che sono quelli frequentati

dall'autore negli ultimi anni: leradici delle sciagure italiche, ilricordo dei grandi maestri delpassato postbellico (qui NutoRevelli, Raffaele Mattioli, Dio-nisotti, Gavazzeni, Turoldo, Ca-lamandrei…) o di compagni distrada (Olmi, con cui realizzòvari documentari televisivi,uno su don Mazzolari, censura-to, mai trasmesso e distruttodalla Rai; Marco Nozza, il «pi-starolo» cui è dedicato un affet-tuoso ritratto, professionale epersonale; Cesare Segre, Gio-vanni Ferrara…), la mafia (dasenatore Stajano, per metà sici-liano come ricorda nell'unico li-bro in cui un po' si scopre, Pa-trie smarrite, è stato membroinfluente della Commisione an-timafia). E perché da questeschegge di storia recente è pos-sibile non dico comprendere,ma illuminare sì l'abisso antro-pologico, prima che politico emorale, in cui ci siamo spensie-ratamente scaraventati.

Qui si innesta la contraddi-zione feconda della scrittura edell'approccio di Stajano allepatrie vicende: da un lato unethos illuministico, quindi ra-zionale e progressista, e dall'al-tro un pessimismo sconforta-to, quasi da conservatore, damanzoniano senza Provviden-za. Del resto oggi, in tanto mi-nacciare inutili e, anzi, contro-producenti riforme, nell'incal-zare di slogan uno più truffaldi-no dell'altro, nell'efflorescenzadi commenti servili ammantati

di pensoso equilibrio, un miteconservatorismo basato sullamemoria storica è l'unica formadi progressismo praticabile.(Non a caso Stajano cita Segre:«Ma credo che le espressioni difiducia siano fuori luogo, che lasperanza serva solo a condurcimeno amareggiati verso la disso-luzione o verso una palingenesiche non ha ancora nome»).

Dalla memoria Stajano fa sca-turire cortocircuiti spiazzanti,come quando ricorda la storiadella berlusconiana villa di Arco-re: storica sede della famiglia Ca-sati Stampa, acquistata da Previ-ti con un'operazione immobilia-re «profondamente oscura» (p.200) dopo che nel 1970 CamilloCasati aveva ucciso la moglie e siera suicidato lasciando orfana lafiglia Annamaria, al tempo mino-renne. La villa, che aveva ospita-to le riunioni del movimento mo-dernista e dove per anni avevatrascorso il settembre Benedet-to Croce, in tempi a noi più viciniebbe come stalliere VittorioMangano, condannato a più er-gastoli e ufficialmente proclama-to «eroe» alla vigilia di un turnoelettorale.

E in uno dei capitoli più avvin-centi del libro (altroché la newitalian epic!) dedicato alla presen-za della mafia in Lombardia, ve-niamo a sapere che già nel lonta-no 1980 l'eroe era stato segnala-to dalla Criminalpol come «anel-lo di congiunzione tra la cosca diSalvatore Inzerillo e la cosca deisiciliani trapiantati a Milano» e«legato a pericolosi pregiudica-ti», tutti membri del Gotha ma-fioso. In breve, un elemento pre-zioso per organizzare l'infiltra-zione della «mafia imprenditri-ce» nell'economia del Nord.

Stajano è preciso e documen-tato, quasi maniacale, ma inseri-sce dati e documenti in un mon-taggio narrativo, discreto, conpiccoli colpi di scena sintatticipiù che di intreccio; e con pari di-screzione illumina la pagina diimmagini che la movimentano:

«Gli assegni sono inseguiti [daigiudici che indagano] come bi-sce in fuga, di mano in mano, dipassaggio in passaggio»; o i giu-dici Turone e Colombo che lavo-rano sulla P2 di Gelli: «Prepara-no un minuzioso verbale, poi -Charlot della fotocopiatrice - si-glano, timbrano, firmano, nume-rano ogni documento»; o, a pro-posito del libro di Nozza: «È co-me una miniera di zolfo e di salefatta a grotte. Si può pescar den-tro a man salva».

Come ne L’Italia ferita, sotto-titolo: «Storie di un popolo chevorrebbe vivere secondo le rego-le della democrazia».

Calcio e poesia Un Novecentodi storie epiche sul rettangolo verde

PICCOLI LETTORI CRESCONOROBERTO DENTI

C’era una voltala ramanzina

Ricordi d’infanzia di Giusi Quarenghiin un paese di montagna Anni 50

Quest’Italia feritaha perso i maestri

BICICLETTA,LA MACCHINA PERFETTA

Acrobazie e pirati su due ruote= Come sono patafisiche le due ruote, se le accosta AlfredJarry: Acrobazie in bici (Bollati Boringhieri, pp. 101, € 10) è laconfessione di una nitida passione, divagando tra Gesù lungoi tornanti del Golgota, Issione attaccato alla ruota perl’eternità, i non meno mitici velodromi... Autori vari (e dirango), da Orio Vergani a Enrico Emanueli raccontano unsecolo di ciclismo: Eroi, pirati e altre storie su due ruote(Bur, 281, € 12, a cura di Simona Barillari, con un inedito diGianni Mura). Giò Pozzo e Adriano Maccarana elogiano Lamacchina perfetta che è la bicicletta: un manuale teorico -pratico illustrato da Mara Villa (il Saggiatore, pp. 188, € 25).

IL TENNIS DI CLERICI, CANTASTORIE INSTANCABILE

Divina e Internazionali= Scriba per eccellenza dei gesti bianchi è GianniClerici, inserito nella Hall of Fame di Newport. Fandangone ripropone Divina, la storia di Suzanne Lenglen, la piùgrande tennista del mondo (pp. 397, € 10). Rizzoli, diClerici, ha raccolto le cronache dagli Internazionalid’Italia 1930-2010 (pp. 454, € 26), da Big Bill Tilden cheli tenne a battesimo, a Fausto Gardini, da Pietrangeli aLaver, da Agassi a Steffi Grafa, a Nadal. VeronicaLavenia e Piero Pardini sono infine gli autori, per LeLettere, della biografia di Gianni Clerici scrittore, poeta,giornalista: Il cantastorie instancabile (pp. 160, € 16).

CAMPIONI

Maradona, Streltsov & C.= Andrà ai Mondiali in Sudafrica come ct dell’Argentina,di certo non riverito (non temuto) come un tempo, quandosul campo era l’artista dell’impossibile. Maradona siracconta in Io sono el Diego (Fandango, pp. 450, € 10,trad. T. Alberto Bracci). Marco Laria «restaura» uncampione degli Anni Cinquanta, Eduard Streltsov, inDonne, vodka e gulag (Limina, pp. 147, € 19,90), undrammatico capitolo del rapporto sport-comunismo.Jean Damien Lesay passa da un fuoriclasse all’altro, da Puskasa Baggio, in Il calcio. Teatro di vita (Colla editore, pp. 195,€ 16, trad. di Sara Puggione, prefazione di Gianni Minà).

Rapporto sul Bel Paese L’abisso antropologicoin cui ci siamo scaraventati visto da Stajano

Il libro di Giusi QuarenghiIo sono il cielo che nevicaazzurro (Topipittori, pp.

108, € 10, nella collana «Gli anniin tasca») offre ai ragazzi la for-tuna di poter leggere un raccon-to di eccezionale livello narrati-vo e linguistico. E gli adulti chenon si interessano di letteratu-ra per l'infanzia rischiano diperdere pagine difficili da tro-vare in romanzi per adulti.

Giusi Quarenghi, con una fe-licità inventiva che mantienesempre livelli emotivi di grandeintensità, descrive alcuni mo-menti della sua infanzia, «in unpaesetto di montagna degli An-ni Cinquanta, senza orologi aipolsi e senza telefoni nelle ca-se», dove «le campane erano lavoce che chiamava, avvertiva,comunicava. Una gioia e un do-lore, un pericolo e il bisogno delsoccorso...».

Il divertimento di lettura co-mincia fin dalla prima pagina:dalla pianura, trasportate dai

camion, arrivano le mucche chea tarda primavera vengono rac-colte nella piazza per essere fat-te salire, lungo gli stretti sentie-ri, ai pascoli alpini dove l'erbaestiva le avrebbe fortificate e in-dotte a produrre più latte. Lemucche non capiscono il lorocompito di mettersi in fila ordi-nate ma, nel frattempo, caratte-rizzano la loro presenza conuna imprevedibile quantità dideiezioni: «Boasce - in italianoboasse o bovazze, o bovasse - so-no quelle grandi torte marroniche le mucche lasciano cadere aterra in una lunga sequenza in-termittente, tenendo alta la co-da e guardando il mondo drittonegli occhi, con calma sovra-na... Scendevano dai camion co-me regine in visita ufficiale».

Le pagine che riferiscono irapporti con gli animali dome-stici - cani, gatti, galline, conigliecc. - hanno una cadenza mae-stosa che ricorda Gary Paulsen(uno dei migliori scrittori perragazzi di fine '900 soprattuttoper il suo libro Stanza d'inver-no) dove nella vita nella campa-gna americana i giorni sono se-gnati dal variare delle stagionisenza cambiamenti dovuti alleesigenze della vita di città.

Giusi Quarenghi ha unamamma che determina la suainfanzia e ha una prerogativa,la ramanzina: «Ramanzina oromanzina che vuol dire sgrida-

ta viene da romanza che è unastoria che fa piangere. Me, mifaceva piangere regolarmente.La mamma si spolmonava, di-ceva lei, nelle ramanzine e a far-la spolmonare ero io. Non che lovolessi, ma pare ci fossi porta-ta... Si consumava i polmoni adire, avvisare, discutere, sgri-dare, chiarire, spiegare, far ca-pire, correggere, negare, ripete-re, proibire, concedere, ricono-scere, ribadire, confermare, giu-dicare... Usava le parole comecucinava: conosceva la qualitàdelle materie prime e le sceglie-va con cura».

Io sono il cielo che nevicaazzurro procura una costantegioia di lettura sia per le coseche racconta sia per il modo concui sono scritte. Credo di nonesagerare scrivendo che GiusiQuarenghi mi fa pensare alle in-dimenticabili pagine di PininCarpi, in Cion Cion Blu o Leavventure di Lupo Uragano:c’è un piacere di raccontare così

intenso, creativo, fantasiosoche rende anche un semplice ac-cadimento un momento sempreemozionante.

Le storia - anzi le storie, per-ché ogni capitolo potrebbe esse-re un racconto a se stante - èsorretta da una singolare iro-nia, spesso nascosta ma a voltedel tutto scoperta. Basti pensa-re al momento in cui, saltandofelice sul letto nuovo, la ragazzi-na ne rompe un asse di sostegnoe non può non dirlo alla mam-ma. Allora ricorda il comporta-mento del beato Domenichino,al secolo Domenico Savio, san-to di cui conosce tutto quello chegli è successo da bambino. An-che lui ha commesso qualcosadi sbagliato e lo confessa allasua mamma, che lo perdona ereagisce in modo molto diversodalla mamma di Giusi che la af-ferra per un braccio e cominciaa usare le mani: «Il mio sederesi scalda, si scalda, grazie a scu-lacciate sonore, che piovono, an-zi, grandinano». La protesta èdecisa: «Se non diventerò santaè colpa tua. La mamme dei san-ti non fanno così».

BRUNOQUARANTA

Come non innalzareun’ode a Sivori? Nel ricordodi uno schietto duello argen-tino. Quando Borges sciori-nava epiteti contro il calcio el’angelico Omar, deposti idribbling, non esitava a infil-zarlo, ad affrontarlo di petto:«Ma se è cieco, come può ve-dere, come può giudicare?».

Belle Lettere e Bel Giocoludicamente si gemellano nelcarnet Sivori, un vizio di Mas-simo Raffaeli, spettatore di

un tempo canforato, quandocorreva la favola fra il Mara-canà e Wembley, fra San Siroe i tappeti di Baghdad, di là davenire la creatina, il vitello (irolex) d’oro, la tattica che umi-lia la fantasia.

Non è un cantore ingenuo,Raffaeli, non gli sfugge chel’Eden non è di questa Terra,che il fango non è una tarma dioggi, solo di oggi, che le scarpebullonate d’antan non sonoavare di macchie. Eppure un«prima» ci fu, un po’ mito unpo’ logos, tra immaginazione e

realtà, quando lui, Omar, il cal-zettone a mezz’asta, inanella-va gol «ditirambici».

Massimo Raffaeli è un criti-co letterario non acquattatonei salotti, ma in sanguine ho-minum, su e giù per le strade dipolvere e, quindi, a suo agiosul rettangolo verde, inseguen-do, di zolla in zolla, il talento,

sulla pagina facendolo brillaregrazie a una lingua «indossa-ta», tra forma e sostanza, laforma che montalianamente èsostanza o non è.

Non a caso cultore di Gio-vanni Arpino (ne sta curandol’opera per la Bur, è in arrivoAzzurro tenebra, ovvero la di-sfatta di Germania ’74), Massi-mo Raffaeli ha via via confezio-

nato il suo album Panini, unaspoon river fuoriclasse, va dasé. Da «Piola l’inglese» checommosse Luigi Pintor al Ba-rone Liedholm, da GiacominoBulgarelli, «il baricentro», al-la voce epica di Nicolò Caro-sio, da Vittorio Sereni (c’era,una volta, un tifoso nerazzur-ro che temeva le «zebre venu-te di Piemonte») all’eroe do-riano - a proposito di oriundiargentini - Tito Cucchiaroni,che morirà come un Molièredel football, in diretta, duran-te una partitella.

In campo e fuori, MassimoRaffaeli, mai smarrendo labussola, ovvero colui che - av-vertiva Marcello Marchesi - «èqualcosa di più dell’oro, pla-smato in sivorite pura». «Ilbrutto vizio di Buenos Aires»è un verso di Borges. Sivori, unvizio (non assurdo) è l’ippogri-fo su cui salire, verso l’Ideal.

Storie e memorieVITuttolibri

SABATO 22 MAGGIO 2010LA STAMPA VII

STORIE

Domeniche di cuoio= Nel petto del tifoso che cosa batte se non un Cuoredi cuoio? Così Cosimo Argentina ha intitolato la sua viaPaal calcistica per Fandango (pp. 221, € 10). Taranto, Anni70, il locale «undici» sta dominando la serie B, un gruppodi ragazzini cerca di emularne gli eroi. La scomparsa di uncampione indigeno cambierà la loro storia.Otto storie di calcio sono state raccolte (tra gli autori CarloCarabba e Francesco Pacifico) da minimum fax: Ognimaledetta domenica (pp. 281, € 15), a cura diAlessandro Leogrande. Sotto l’usbergo di Brera: «Il giocodel calcio è una sorta di mistero agonistico...».

Tutti uniti nel pallone“minuto per minuto”

SPAGNA’82

L’epica Italia-Brasile= Spagna ’82. Terzo titolo mondiale per l’Italia, inpanchina Bearzot, il Vecio, là davanti il picaro d’area,Paolino Rossi. Partì come un diesel la squadra, finìgloriosamente, raggiungendo il diapason il 5 luglio nelmatch Italia-Brasile 3 a 2. Davide Enia vi ha architettatodattorno un monologo (Sellerio, pp. 100, € 12) che saràapplaudito in numerosi teatri europei. Non solo la partitadelle partite viene felicemente evocata, ma la girandola disentimenti, di sensazioni, di nevrosi che Italia-Brasileaccende fra gli spettatori davanti alla tv. Ovvero comeuna famiglia qualunque diventa campione del mondo.

pp Massimo Raffaelip SIVORI, UN VIZIOp Edizioni Italic, pp. 246, € 16

pp Corrado Stajanop L’ITALIA FERITAp Edizioni Cinemazerop pp. 274, € 15

Corrado Stajano in una foto di Giulia Borgese

Un preciso montaggionarrativo delle nostresciagure, in bilico traethos illuministico esconfortato pessimismo

Da un lato la villadi Arcore, mafia, P2,dall’altro i ricordi diCalamandrei e Revelli,Mazzolari e Turoldo

Una felicità inventivache ricorda i libridi Pinin Carpi,una lettura salutareanche per gli adulti

E Sivori facevatremare Sereni Il numero 10 argentino

e juventino, paradigmadi un tempo che nonè più, quando in campoe fuori c’era il talento

Senza volerlo si studiageografia, anche perchénessuno dei campionisembra essere natoin città capoluogo

150O

Libri d’ItaliaVerso il 2011

Giusi Quarenghi

Omar Sivori, John Charlese Giampiero Boniperti,

il formidabile trio offensivo dellaJuventus a cavallo fra gli Anni

Cinquanta e Sessanta

Un catalogo di eroi:uscì per la prima voltanel 1961, quandoiniziò la fortunata“diretta” radiofonica

La rovesciata di Carlo Parola, silhouette per copertina e bustine dell'Album Panini: qui sopra, il campionato 2002-2003, con foto (da destra in senso orario) di Totti, Vieri, Baggio, Inzaghi

Page 7: Tuttolibri n. 1715 (22-05-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - VII - 22/05/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/06 - Autore: CRIMUL - Ora di stampa: 21/05/10 19.14

I fratelli BenitoeGiuseppePaninivararonole lorofigurinenel1960.Ilprimoalbumuscìper ilcampionato1961-62:ha tagliato,con l’edizione2009-2010, iltraguardodell’ edizionen.49,logo ingiallo . Incopertina,SamuelEto'o,Amauri,GiampaoloPazzini, FabioQuagliarella,Pato,FabrizioMiccoli eDanieleDeRossi,loStadioSanNicoladiBari(www.paninigroup.it).Tra i libridi storiadelcalcio,quellidiGianniBrera:Storiacriticadelcalcio italiano (pp.742, € 25)eLaleggendadelmondialee imisteridelcalciatore (pp.272,€ 11,36)perBaldiniCastoldiDalai; Ilpiùbelgiocodelmondo.Scrittidi calcio1949-1982 (Bur,pp.469,€ 12,20);Lestoriedeimondiali (firmateconClaudioRinaldi,Selecta,pp.141,€ 14).Altri titoli:Storiadelle ideedelcalciodiMarioSconcerti (BaldiniCastoldiDalai,pp.389, € 20),Tuttoil calcioparolaperparoladiGianPaoloOrmezzano(EditoriRiuniti,pp.256,€ 12,91),Mondialidi calcio.Storiaestatistichedal1930aGermania2006diBrunoColombero (DeAgostini,pp.720,€ 12,90).VinicioOnginihacuratounoscaffaledi libri sulcalcioperragazzi, trattodaldatabasedellarivistaLiBeR : lapropone laBibliotecadelleOblate, Firenze(www.bibliotecadelleoblate.it),mentreLinkLibri,direttodaBeaMarin,offreunabibliografiasull’Inter (www.linklibri.net).DaMinervaSoluzioniEditoriali(Bologna)esce Il secoloazzurro,storiaeenciclopediaconoltremillevoci, realizzatadaCarloF.ChiesaeLambertoBertozzi.L’editoreAntipodespubblica Ilprimocapitano.FrancescoCalìe laNazionalediGiuseppeBagnatieGaetanoSconzo.(www.antipodes.it).

Album Panini La bibbia statistica del tifo calcistico, forma primordialedell’identità italiana, tra antichi campanilismi e “religione nazionale”

MASSIMORAFFAELI

Non è affatto un ca-so che Forza Italia primache il nome di un'imponentecostruzione politica sia sta-to per decenni lo slogan del-la Nazionale di calcio.

Se infatti l'identità è unaforma elementare di appar-tenenza, il tifo calcistico èun aspetto primordiale dell'identità italiana, perché ere-dita un antico campanilismoe si iscrive, nel secolo dellacosiddetta nazionalizzazio-ne delle masse, in una socie-tà dove lo Stato è molto gio-vane e di debole tradizionedemocratica. Il credo del ti-foso ha i tratti di una reli-gione secolarizzata e il cal-cio è infatti un battistradao la vistosa profezia del po-pulismo politico, anche esoprattutto in Italia. Qui iltifo corrisponde all'istinti-vo riconoscersi in un luogo,nel colore di una maglia, aproiettarsi e smemorarsiin un gioco che, come pochialtri, simula il ciclo elemen-tare della vita.

Uscito per la prima voltanel '61, l'Album Panini ne èla piccola bibbia statistica.Ma perché il football dive-nisse popolare alla pari del-la boxe e del ciclismo, per-ché entrasse nel senso co-mune degli italiani, erano oc-

corsi tuttavia cinquant'annie alcuni eventi capitali: l'in-troduzione del girone unicoin serie A (1929-'30); la vitto-ria in due Mondiali (Roma'34 e Parigi '38) da parte del-la nazionale di Meazza e Pio-la allenata da Vittorio Poz-zo; infine la leggenda delGrande Torino, perito a Su-perga il 4 maggio del '49,emblema della ricostruzio-ne del paese e della sua neo-nata democrazia. Si tratta-va comunque di uno sportche la stragrande maggio-ranza degli appassionati do-veva limitarsi a immaginareo a vagheggiare: a parte gliinurbati, per tutti gli altric'era appena la voce imma-ginifica di Nicolò Carosio al-la radio o gli spezzoni dellaSettimana Incom al cinema.Soltanto l'élite poteva ap-passionarsi, per esempio, al-le polemiche fra Gianni Bre-ra, teorico del «catenaccio»o calcio all'italiana e Anto-nio Ghirelli, storiografo ecampione del «bel gioco».

L'esordio dell'Album Pa-nini, in pieno miracolo eco-nomico, accompagna non acaso la nascita di «Tutto ilcalcio minuto per minuto»:come fosse finita per il cal-cio l'età dell'innocenza e dicolpo cominciasse l'era delprofessionismo in prosa, co-me se un catalogo antico di

eroi si squadernasse all'im-provviso nella forma di un mo-derno campionario commer-ciale. Le figurine infatti giàesistevano, legate per lo piùalla vendita di bibite e dolciu-mi ma, ereditando un patri-monio disperso, l'Album Pani-

ni ne fa un progetto compiutoe un'impresa seriale: è un ge-sto, questo, involontariamen-te strutturalista che incarnalo spirito degli anni sessanta.Bustine e copertina dell'Al-bum riproducono in silhouet-te la famosa rovesciata di Car-

lo Parola, la scansione è persingole squadre (all'inizio so-lo la serie A e solo i titolari)mentre ogni figurina è incor-niciata dai colori e dallo stem-ma della squadra, ogni gioca-tore è ritratto a mezzobustoda una foto in biancoenero ri-

toccata coi colori a pastello.Per ognuna c'è una sempliceepigrafe con il luogo e la datadi nascita: solo molto più tar-di verranno introdotti i relati-vi tabellini, oltre alle sezionidocumentarie e statistiche.Non esistono ancora gli adesi-

vi e perciò si utilizza una colladomestica, la quale ingiganti-sce lo spessore dell'Album.

Il rapporto fra doppioni erarità è ovviamente di propor-zione inversa. Non esiste ne-anche, all'inizio, un collezioni-smo vero e proprio: gli acqui-renti sono giovanissimi, tuttiquanti babyboomers, bambi-ni delle elementari e ragazzidelle medie, gli stessi chetrent'anni dopo faranno dell'Album un oggetto di nostal-gia e di culto. Va aggiunto cheai primordi l'Album è para-dossalmente estraneo alle di-namiche del tifo e mantieneintatta la sua duplice funzio-

ne: leggere (spesso insegnarea leggere, associando un vol-to a un nome) e naturalmentegiocare. C'è infatti un rito pri-mario del riconoscimento conla sua onomastica talora inef-fabile (Pizzaballa dell'Atalan-ta, Pelagalli del Milan, Masca-laito del Verona, Dell'Omo-darme della Juve, persino unPochissimo che milita nel Ve-nezia) ma anche con la sua to-ponomastica minuta: così sen-za volerlo si studia geografia,anche perché nessuno deicampioni sembra essere natoin città capoluogo, ma quasitutti nei più sperduti borghidi provincia. Giocare a figuri-ne è ancora più semplice, per-ché si mettono in terra le dop-pie, coi bordi leggermente ri-piegati all'insù, e si tratta disaperle rovesciare con un col-po secco del palmo della ma-no: il retro reca infatti la scrit-ta di «valida» o «bisvalida» equi inizia di solito, fra i con-tendenti, una gara non menoistruttiva sulle frazioni arit-metiche. Bel gioco, comun-que, dura poco.

L'Album Panini ora ha cin-quant'anni ed è sempre piùglamour, sempre più accura-to, ma la sua età dell'oro puòdirsi già conclusa nel '70 coiMondiali messicani di Pelé,Rivera e Riva, la prima apote-osi in tv via satellite. Lì comin-cia un ciclo di espansione me-diatica che i decenni successi-vi hanno portato a letteraleperfezione, se il calcio non èpiù uno sport quanto unospettacolo ossessivo, perpe-tuo e invasivo, forse la formapiù totalitaria di reality. C'èpure da supporre che gli at-tuali acquirenti siano adulti eche i giovanissimi preferisca-no figurine diverse, magariquelle postmoderne con letartarughe in armi. Peraltroil trionfante populismo dispo-ne di ben altri mezzi. Quantoal vecchio Album, le sue era-no pretese molto più mode-ste e oggi ritenute senz'altroanacronistiche: insegnarequalcosa e insegnare a gioca-re, dopo tutto.

CURIOSITÀ

La bibbia dei mondiali= Risultati, classifiche, aneddoti, curiosità. Per nongiungere impreparati in Sudafrica, ecco La bibbia deimondiali di Stefano Barbetta (Morellini editore, pp.208, € 12,90). Minuto per minuto, da Uruguay 1930 aoggi, al prossimo giugno, quando debutterà Jabulani, ilpallone «più rotondo di sempre». Intonato allakermesse prossima ventura, Bafana Bafana, una storiadi calcio, di magia e di Mandela scritta da Troy Blacklaws(Donzelli, pp. 91, € 13, illustrazioni di Andrew Stooke,traduzione di Nello Giugliano). Un ragazzosoprannominato Pelé sogna la sfida delle sfide...

GIANANDREAPICCIOLI

Corrado Stajano èuno di quegli autori di cui, aogni nuovo libro, si dice: «È ilsuo più bello!». Ha appena vin-to il Premio Bagutta con l'im-portante La città degli untori,sofferto e non riconciliato itine-rario milanese (nella topogra-fia e nel tempo, fino ai nostridesolati giorni) ed esce oraL’Italia ferita, ottimamente cu-rato dalle Edizioni Cinemaze-ro, nate a Pordenone nell'ambi-to del festival «Le voci dell'in-chiesta». Non tragga in ingan-no l'aspetto composito del li-bro, che raccoglie testi o inedi-ti o difficilmente reperibili, ete-rogenei per lunghezza e desti-nazione (prefazioni, interventi,relazioni, qualche articolo «dipeso»). Perché il carattere uni-tario è evidente dai temi tratta-ti, che sono quelli frequentati

dall'autore negli ultimi anni: leradici delle sciagure italiche, ilricordo dei grandi maestri delpassato postbellico (qui NutoRevelli, Raffaele Mattioli, Dio-nisotti, Gavazzeni, Turoldo, Ca-lamandrei…) o di compagni distrada (Olmi, con cui realizzòvari documentari televisivi,uno su don Mazzolari, censura-to, mai trasmesso e distruttodalla Rai; Marco Nozza, il «pi-starolo» cui è dedicato un affet-tuoso ritratto, professionale epersonale; Cesare Segre, Gio-vanni Ferrara…), la mafia (dasenatore Stajano, per metà sici-liano come ricorda nell'unico li-bro in cui un po' si scopre, Pa-trie smarrite, è stato membroinfluente della Commisione an-timafia). E perché da questeschegge di storia recente è pos-sibile non dico comprendere,ma illuminare sì l'abisso antro-pologico, prima che politico emorale, in cui ci siamo spensie-ratamente scaraventati.

Qui si innesta la contraddi-zione feconda della scrittura edell'approccio di Stajano allepatrie vicende: da un lato unethos illuministico, quindi ra-zionale e progressista, e dall'al-tro un pessimismo sconforta-to, quasi da conservatore, damanzoniano senza Provviden-za. Del resto oggi, in tanto mi-nacciare inutili e, anzi, contro-producenti riforme, nell'incal-zare di slogan uno più truffaldi-no dell'altro, nell'efflorescenzadi commenti servili ammantati

di pensoso equilibrio, un miteconservatorismo basato sullamemoria storica è l'unica formadi progressismo praticabile.(Non a caso Stajano cita Segre:«Ma credo che le espressioni difiducia siano fuori luogo, che lasperanza serva solo a condurcimeno amareggiati verso la disso-luzione o verso una palingenesiche non ha ancora nome»).

Dalla memoria Stajano fa sca-turire cortocircuiti spiazzanti,come quando ricorda la storiadella berlusconiana villa di Arco-re: storica sede della famiglia Ca-sati Stampa, acquistata da Previ-ti con un'operazione immobilia-re «profondamente oscura» (p.200) dopo che nel 1970 CamilloCasati aveva ucciso la moglie e siera suicidato lasciando orfana lafiglia Annamaria, al tempo mino-renne. La villa, che aveva ospita-to le riunioni del movimento mo-dernista e dove per anni avevatrascorso il settembre Benedet-to Croce, in tempi a noi più viciniebbe come stalliere VittorioMangano, condannato a più er-gastoli e ufficialmente proclama-to «eroe» alla vigilia di un turnoelettorale.

E in uno dei capitoli più avvin-centi del libro (altroché la newitalian epic!) dedicato alla presen-za della mafia in Lombardia, ve-niamo a sapere che già nel lonta-no 1980 l'eroe era stato segnala-to dalla Criminalpol come «anel-lo di congiunzione tra la cosca diSalvatore Inzerillo e la cosca deisiciliani trapiantati a Milano» e«legato a pericolosi pregiudica-ti», tutti membri del Gotha ma-fioso. In breve, un elemento pre-zioso per organizzare l'infiltra-zione della «mafia imprenditri-ce» nell'economia del Nord.

Stajano è preciso e documen-tato, quasi maniacale, ma inseri-sce dati e documenti in un mon-taggio narrativo, discreto, conpiccoli colpi di scena sintatticipiù che di intreccio; e con pari di-screzione illumina la pagina diimmagini che la movimentano:

«Gli assegni sono inseguiti [daigiudici che indagano] come bi-sce in fuga, di mano in mano, dipassaggio in passaggio»; o i giu-dici Turone e Colombo che lavo-rano sulla P2 di Gelli: «Prepara-no un minuzioso verbale, poi -Charlot della fotocopiatrice - si-glano, timbrano, firmano, nume-rano ogni documento»; o, a pro-posito del libro di Nozza: «È co-me una miniera di zolfo e di salefatta a grotte. Si può pescar den-tro a man salva».

Come ne L’Italia ferita, sotto-titolo: «Storie di un popolo chevorrebbe vivere secondo le rego-le della democrazia».

Calcio e poesia Un Novecentodi storie epiche sul rettangolo verde

PICCOLI LETTORI CRESCONOROBERTO DENTI

C’era una voltala ramanzina

Ricordi d’infanzia di Giusi Quarenghiin un paese di montagna Anni 50

Quest’Italia feritaha perso i maestri

BICICLETTA,LA MACCHINA PERFETTA

Acrobazie e pirati su due ruote= Come sono patafisiche le due ruote, se le accosta AlfredJarry: Acrobazie in bici (Bollati Boringhieri, pp. 101, € 10) è laconfessione di una nitida passione, divagando tra Gesù lungoi tornanti del Golgota, Issione attaccato alla ruota perl’eternità, i non meno mitici velodromi... Autori vari (e dirango), da Orio Vergani a Enrico Emanueli raccontano unsecolo di ciclismo: Eroi, pirati e altre storie su due ruote(Bur, 281, € 12, a cura di Simona Barillari, con un inedito diGianni Mura). Giò Pozzo e Adriano Maccarana elogiano Lamacchina perfetta che è la bicicletta: un manuale teorico -pratico illustrato da Mara Villa (il Saggiatore, pp. 188, € 25).

IL TENNIS DI CLERICI, CANTASTORIE INSTANCABILE

Divina e Internazionali= Scriba per eccellenza dei gesti bianchi è GianniClerici, inserito nella Hall of Fame di Newport. Fandangone ripropone Divina, la storia di Suzanne Lenglen, la piùgrande tennista del mondo (pp. 397, € 10). Rizzoli, diClerici, ha raccolto le cronache dagli Internazionalid’Italia 1930-2010 (pp. 454, € 26), da Big Bill Tilden cheli tenne a battesimo, a Fausto Gardini, da Pietrangeli aLaver, da Agassi a Steffi Grafa, a Nadal. VeronicaLavenia e Piero Pardini sono infine gli autori, per LeLettere, della biografia di Gianni Clerici scrittore, poeta,giornalista: Il cantastorie instancabile (pp. 160, € 16).

CAMPIONI

Maradona, Streltsov & C.= Andrà ai Mondiali in Sudafrica come ct dell’Argentina,di certo non riverito (non temuto) come un tempo, quandosul campo era l’artista dell’impossibile. Maradona siracconta in Io sono el Diego (Fandango, pp. 450, € 10,trad. T. Alberto Bracci). Marco Laria «restaura» uncampione degli Anni Cinquanta, Eduard Streltsov, inDonne, vodka e gulag (Limina, pp. 147, € 19,90), undrammatico capitolo del rapporto sport-comunismo.Jean Damien Lesay passa da un fuoriclasse all’altro, da Puskasa Baggio, in Il calcio. Teatro di vita (Colla editore, pp. 195,€ 16, trad. di Sara Puggione, prefazione di Gianni Minà).

Rapporto sul Bel Paese L’abisso antropologicoin cui ci siamo scaraventati visto da Stajano

Il libro di Giusi QuarenghiIo sono il cielo che nevicaazzurro (Topipittori, pp.

108, € 10, nella collana «Gli anniin tasca») offre ai ragazzi la for-tuna di poter leggere un raccon-to di eccezionale livello narrati-vo e linguistico. E gli adulti chenon si interessano di letteratu-ra per l'infanzia rischiano diperdere pagine difficili da tro-vare in romanzi per adulti.

Giusi Quarenghi, con una fe-licità inventiva che mantienesempre livelli emotivi di grandeintensità, descrive alcuni mo-menti della sua infanzia, «in unpaesetto di montagna degli An-ni Cinquanta, senza orologi aipolsi e senza telefoni nelle ca-se», dove «le campane erano lavoce che chiamava, avvertiva,comunicava. Una gioia e un do-lore, un pericolo e il bisogno delsoccorso...».

Il divertimento di lettura co-mincia fin dalla prima pagina:dalla pianura, trasportate dai

camion, arrivano le mucche chea tarda primavera vengono rac-colte nella piazza per essere fat-te salire, lungo gli stretti sentie-ri, ai pascoli alpini dove l'erbaestiva le avrebbe fortificate e in-dotte a produrre più latte. Lemucche non capiscono il lorocompito di mettersi in fila ordi-nate ma, nel frattempo, caratte-rizzano la loro presenza conuna imprevedibile quantità dideiezioni: «Boasce - in italianoboasse o bovazze, o bovasse - so-no quelle grandi torte marroniche le mucche lasciano cadere aterra in una lunga sequenza in-termittente, tenendo alta la co-da e guardando il mondo drittonegli occhi, con calma sovra-na... Scendevano dai camion co-me regine in visita ufficiale».

Le pagine che riferiscono irapporti con gli animali dome-stici - cani, gatti, galline, conigliecc. - hanno una cadenza mae-stosa che ricorda Gary Paulsen(uno dei migliori scrittori perragazzi di fine '900 soprattuttoper il suo libro Stanza d'inver-no) dove nella vita nella campa-gna americana i giorni sono se-gnati dal variare delle stagionisenza cambiamenti dovuti alleesigenze della vita di città.

Giusi Quarenghi ha unamamma che determina la suainfanzia e ha una prerogativa,la ramanzina: «Ramanzina oromanzina che vuol dire sgrida-

ta viene da romanza che è unastoria che fa piangere. Me, mifaceva piangere regolarmente.La mamma si spolmonava, di-ceva lei, nelle ramanzine e a far-la spolmonare ero io. Non che lovolessi, ma pare ci fossi porta-ta... Si consumava i polmoni adire, avvisare, discutere, sgri-dare, chiarire, spiegare, far ca-pire, correggere, negare, ripete-re, proibire, concedere, ricono-scere, ribadire, confermare, giu-dicare... Usava le parole comecucinava: conosceva la qualitàdelle materie prime e le sceglie-va con cura».

Io sono il cielo che nevicaazzurro procura una costantegioia di lettura sia per le coseche racconta sia per il modo concui sono scritte. Credo di nonesagerare scrivendo che GiusiQuarenghi mi fa pensare alle in-dimenticabili pagine di PininCarpi, in Cion Cion Blu o Leavventure di Lupo Uragano:c’è un piacere di raccontare così

intenso, creativo, fantasiosoche rende anche un semplice ac-cadimento un momento sempreemozionante.

Le storia - anzi le storie, per-ché ogni capitolo potrebbe esse-re un racconto a se stante - èsorretta da una singolare iro-nia, spesso nascosta ma a voltedel tutto scoperta. Basti pensa-re al momento in cui, saltandofelice sul letto nuovo, la ragazzi-na ne rompe un asse di sostegnoe non può non dirlo alla mam-ma. Allora ricorda il comporta-mento del beato Domenichino,al secolo Domenico Savio, san-to di cui conosce tutto quello chegli è successo da bambino. An-che lui ha commesso qualcosadi sbagliato e lo confessa allasua mamma, che lo perdona ereagisce in modo molto diversodalla mamma di Giusi che la af-ferra per un braccio e cominciaa usare le mani: «Il mio sederesi scalda, si scalda, grazie a scu-lacciate sonore, che piovono, an-zi, grandinano». La protesta èdecisa: «Se non diventerò santaè colpa tua. La mamme dei san-ti non fanno così».

BRUNOQUARANTA

Come non innalzareun’ode a Sivori? Nel ricordodi uno schietto duello argen-tino. Quando Borges sciori-nava epiteti contro il calcio el’angelico Omar, deposti idribbling, non esitava a infil-zarlo, ad affrontarlo di petto:«Ma se è cieco, come può ve-dere, come può giudicare?».

Belle Lettere e Bel Giocoludicamente si gemellano nelcarnet Sivori, un vizio di Mas-simo Raffaeli, spettatore di

un tempo canforato, quandocorreva la favola fra il Mara-canà e Wembley, fra San Siroe i tappeti di Baghdad, di là davenire la creatina, il vitello (irolex) d’oro, la tattica che umi-lia la fantasia.

Non è un cantore ingenuo,Raffaeli, non gli sfugge chel’Eden non è di questa Terra,che il fango non è una tarma dioggi, solo di oggi, che le scarpebullonate d’antan non sonoavare di macchie. Eppure un«prima» ci fu, un po’ mito unpo’ logos, tra immaginazione e

realtà, quando lui, Omar, il cal-zettone a mezz’asta, inanella-va gol «ditirambici».

Massimo Raffaeli è un criti-co letterario non acquattatonei salotti, ma in sanguine ho-minum, su e giù per le strade dipolvere e, quindi, a suo agiosul rettangolo verde, inseguen-do, di zolla in zolla, il talento,

sulla pagina facendolo brillaregrazie a una lingua «indossa-ta», tra forma e sostanza, laforma che montalianamente èsostanza o non è.

Non a caso cultore di Gio-vanni Arpino (ne sta curandol’opera per la Bur, è in arrivoAzzurro tenebra, ovvero la di-sfatta di Germania ’74), Massi-mo Raffaeli ha via via confezio-

nato il suo album Panini, unaspoon river fuoriclasse, va dasé. Da «Piola l’inglese» checommosse Luigi Pintor al Ba-rone Liedholm, da GiacominoBulgarelli, «il baricentro», al-la voce epica di Nicolò Caro-sio, da Vittorio Sereni (c’era,una volta, un tifoso nerazzur-ro che temeva le «zebre venu-te di Piemonte») all’eroe do-riano - a proposito di oriundiargentini - Tito Cucchiaroni,che morirà come un Molièredel football, in diretta, duran-te una partitella.

In campo e fuori, MassimoRaffaeli, mai smarrendo labussola, ovvero colui che - av-vertiva Marcello Marchesi - «èqualcosa di più dell’oro, pla-smato in sivorite pura». «Ilbrutto vizio di Buenos Aires»è un verso di Borges. Sivori, unvizio (non assurdo) è l’ippogri-fo su cui salire, verso l’Ideal.

Storie e memorieVITuttolibri

SABATO 22 MAGGIO 2010LA STAMPA VII

STORIE

Domeniche di cuoio= Nel petto del tifoso che cosa batte se non un Cuoredi cuoio? Così Cosimo Argentina ha intitolato la sua viaPaal calcistica per Fandango (pp. 221, € 10). Taranto, Anni70, il locale «undici» sta dominando la serie B, un gruppodi ragazzini cerca di emularne gli eroi. La scomparsa di uncampione indigeno cambierà la loro storia.Otto storie di calcio sono state raccolte (tra gli autori CarloCarabba e Francesco Pacifico) da minimum fax: Ognimaledetta domenica (pp. 281, € 15), a cura diAlessandro Leogrande. Sotto l’usbergo di Brera: «Il giocodel calcio è una sorta di mistero agonistico...».

Tutti uniti nel pallone“minuto per minuto”

SPAGNA’82

L’epica Italia-Brasile= Spagna ’82. Terzo titolo mondiale per l’Italia, inpanchina Bearzot, il Vecio, là davanti il picaro d’area,Paolino Rossi. Partì come un diesel la squadra, finìgloriosamente, raggiungendo il diapason il 5 luglio nelmatch Italia-Brasile 3 a 2. Davide Enia vi ha architettatodattorno un monologo (Sellerio, pp. 100, € 12) che saràapplaudito in numerosi teatri europei. Non solo la partitadelle partite viene felicemente evocata, ma la girandola disentimenti, di sensazioni, di nevrosi che Italia-Brasileaccende fra gli spettatori davanti alla tv. Ovvero comeuna famiglia qualunque diventa campione del mondo.

pp Massimo Raffaelip SIVORI, UN VIZIOp Edizioni Italic, pp. 246, € 16

pp Corrado Stajanop L’ITALIA FERITAp Edizioni Cinemazerop pp. 274, € 15

Corrado Stajano in una foto di Giulia Borgese

Un preciso montaggionarrativo delle nostresciagure, in bilico traethos illuministico esconfortato pessimismo

Da un lato la villadi Arcore, mafia, P2,dall’altro i ricordi diCalamandrei e Revelli,Mazzolari e Turoldo

Una felicità inventivache ricorda i libridi Pinin Carpi,una lettura salutareanche per gli adulti

E Sivori facevatremare Sereni Il numero 10 argentino

e juventino, paradigmadi un tempo che nonè più, quando in campoe fuori c’era il talento

Senza volerlo si studiageografia, anche perchénessuno dei campionisembra essere natoin città capoluogo

150O

Libri d’ItaliaVerso il 2011

Giusi Quarenghi

Omar Sivori, John Charlese Giampiero Boniperti,

il formidabile trio offensivo dellaJuventus a cavallo fra gli Anni

Cinquanta e Sessanta

Un catalogo di eroi:uscì per la prima voltanel 1961, quandoiniziò la fortunata“diretta” radiofonica

La rovesciata di Carlo Parola, silhouette per copertina e bustine dell'Album Panini: qui sopra, il campionato 2002-2003, con foto (da destra in senso orario) di Totti, Vieri, Baggio, Inzaghi

Page 8: Tuttolibri n. 1715 (22-05-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - VIII - 22/05/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/08 - Autore: CRIMUL - Ora di stampa: 21/05/10 19.14

AUGUSTOROMANO

Ancora un libro sullasolitudine. Agli ingenui sem-brerà un paradosso: semprepiù si parla di solitudine in unmondo che è diventato, cometutti sanno, un «villaggio glo-bale». Tra connessioni Inter-net, YouTube, Facebook, sitifatti apposta per i cuori solita-ri, centri di aggregazione, so-cializzazione forzata, scambidi coppie e via di seguito, co-

me ci può essere ancora spa-zio per la solitudine?

Ricordo che, quando lemie figlie erano piccole, già al-l’asilo imparavano una can-zoncina il cui primo verso suo-nava: «La solitudine si devefuggir... ». Eppure, se la gentesi sente sola, dobbiamo imma-ginare che la solitudine sia unfenomeno indipendente dallesempre più efficienti reti dicomunicazione o, peggio, chesia collocata proprio nel cuo-re della globalizzazione.

In questa ricognizione ci

può aiutare un concetto ampia-mente utilizzato dalla filosofaHannah Arendt: quello di estra-niazione. I regimi totalitari, so-stiene la Harendt, al fine di per-petuare il loro potere governa-no attraverso il terrore, impo-nendo il pensiero unico e abo-lendo la distinzione tra pubbli-co e privato. In questo consistel’estraniazione da sé: se tuttodiventa pubblico e la libertà discelta viene abolita, emerge ilpericoloso sentimento di unani-mità, che è il risultato dellaacritica adesione a ciò che vie-ne imposto e alimenta però unsentimento di euforica sicurez-za. Nella estraniazione «l’uomoperde la fede in se stesso comepartner dei suoi pensieri e quel-la fiducia elementare nel mon-do che è necessaria per faredelle esperienze».

Credo si possa estrapolarequesto discorso e applicarlo al-le nostre società democratiche,nelle quali sempre più si diffon-de un diverso pensiero unico,quello dettato dall’industria cul-turale, che non ha bisogno di unapparato coercitivo per impor-si. In quella forma di estrania-zione organizzata che chiamia-mo massificazione si annida ilvirus della solitudine malata.Molte sono le possibili metafo-re per indicare quella parte dinoi che così viene trascurata e

abbandonata e che si manifestaa volte improvvisamente comevertigine, senso di vuoto, stupo-re senza oggetto: la metaforadel carcerato, oppure dell’esu-le, anzi dell’apolide, senza piùterra e fondamento.

Questo ci porta a dire cheesistono solitudini diverse: alsenso di isolamento comeespressione dell’allontanamen-to da sé (la «folla solitaria») sioppone la solitudine come scel-ta, come difficile cammino ver-so una maggiore intimità con sestessi e con ciò che in noi sem-

bra essere meno transeunte.Il singolare libro dello stu-

dioso di scienze politiche Tho-mas Dunn, Apologia della solitu-dine, in uscita da Bollati Borin-ghieri,ha un pregio fondamen-tale: quello di mettere la solitu-dine al centro della nostra espe-rienza di vita, mostrandone ledurezze e la violenza ma anchel’aspra saggezza che in essa sinasconde.

Dunn parte da esperienzepersonali (la morte della mo-glie) e poi si aggira talora tor-tuosamente tra i pensieri e le

immagini di scrittori e autoridi film - da Shakesperare e Mel-ville a Wim Wenders - , nonchésui sentieri della storia ameri-cana, in una non comune e nonsempre felice combinazione divisceralità e intellettualismo.La premessa condivisibile èche, come racconta il mito del-l’androgino, noi ci portiamodentro una nostalgia incolma-bile di unità, che continuamen-te cerca di trovare adempimen-to, anzitutto nell’amore. Machi ama presto impara che, seè sincero, l’amore non può esse-

re totale. E dunque impara chesempre torniamo a essere soli.Potremmo dunque definire lasolitudine come l’esperienzadel pathos della scomparsa. Es-sa è inevitabile e dunque - perquanto noi cerchiamo di allon-tanarla e di travestirla - si con-figura comunque come un de-stino. La morte di coloro cheamiamo è il più comune esecu-tore di questo destino. La scom-parsa improvvisa di chi dava si-gnificato alla nostra vita sem-bra irridere ogni speranza ditrascendimento e installare

dentro di noi il dolore come so-la realtà. Ma il dolore ci inse-gna il nulla, e a volte ce lo fa de-siderare, come morte della co-scienza e reintegrazione in unaunità definitiva.

Una pedagogia della solitu-dine suggerisce di opporsi aquesto esito accogliendo co-scientemente la nostra soffe-renza, seguendola nel cammi-no che essa si scava dentro dinoi, restando umani proprioper il fatto di non volerlaespellere con la violenza. Ac-cettare sino in fondo quel do-lore, che è il segno della no-stra non onnipotenza, attival’immaginazione, poiché il do-lore vuole essere raccontato,vuole parlarci, e la solitudinetrova nel racconto una ragio-ne per esprimersi con il suotimbro particolare. Il fortuna-to paradosso consisterebbeallora nel restare attaccati al-

la nostra dolorosa solitudinema anche, consentendole diparlare, nell’attivare quelloche potremmo chiamare unpiccolo reincantamento delmondo.

Ciascun lettore sentirà co-me possibile o insensato que-sto orizzonte. Le parole salva-no ma anche illudono e corrom-pono. Forse la cosa più sempli-ce da dire è che la solitudine -come l'amore, il dolore e lamorte - ci spetta inevitabilmen-te e perciò, se si può, conver-rebbe farne qualcosa.

Anteprima Un’esperienza di vita dolorosa,dura, violenta, ma anche fonte di saggezza

Più che guardare al di là delvetro, l'antropologo si è sem-pre trovato a lavorare in unasorta di terra di nessuno. Inun luogo che non è «già», manemmeno è più «ancora». È«tra», in quella zona non deli-mitata, dove i pensieri e i ge-sti trovano spazi comuni dicomprensione.

L'altro è sempre «altro»,ma ci siamo via via accortiquanto di nostro egli portidentro, così come di quantodi suo è diventato nostro pa-trimonio. Inoltre, oggi, inmolti casi vive vicino a noi,in abitazioni simili alla no-stra, veste abiti come quelliche indossiamo abitualmen-te noi. I generi si confondo-no, i confini sono meno nettie occorre ripensare il nostrorapporto con la diversità.

Da alcuni decenni, gli an-tropologi si interrogano sulruolo del posizionamentodello sguardo e la crisi del-l’oggettività (o meglio dellapresunta oggettività) è unchiaro segno del disagio diun'epoca in cui paradossal-mente l’occidentalizzazionedel mondo coincide con l'in-debolirsi delle certezze dell'Occidente sulla propria iden-tità. Per dirla con CliffordGeertz: «Il mondo ha ancorai suoi compartimenti stagni,ma i passaggi fra di loro so-no molto più numerosi e me-no attentamente protetti».

Anche i confini della disci-plina sono meno chiari. Se fi-no a qualche decennio fa ilmestiere di antropologo era

più definito, oggi lo è molto dimeno. Non più solo il caccia-tore di stranezze alla scoper-ta di popoli spesso ritenuti in-significanti dai più, che abita-no in contesti circoscritti,marginali, quelli «senza»qualcosa: «popoli senza scrit-tura», «senza stato», «senzastoria» e così via, ma anche, e

sempre di più, studiosi che sioccupano di realtà urbane, diimmigrazione, di percezionedelle malattie, di esposizionimuseali, di consumi, di mo-da, di identità.

Il fatto che non ci siano più«primitivi» non significa chel'antropologia abbia termina-to la sua missione.

Se un tempo si studiavanoi tatuaggi tribali dei maori,perché allora oggi non studia-re anche i tatuaggi che moltigiovani (e non solo) delle no-stre città portano sulla loropelle? Oppure perché i ma’hoidi Tahiti hanno ripreso a farliguardando gli occidentali. Sein passato si studiavano le pit-

ture corporali, le scarificazio-ni dei primitivi, perché non ri-volgere lo sguardo alla chirur-gia estetica, se non al trafficod'organi? Oppure studiare lenuove forme di scambio e diaggregazione sul web, pernon parlare dell’economia, vi-sto che già negli Anni VentiMalinowski sosteneva chenon c’era molta differenza tracredere nella stregoneria egiocare in Borsa.

In un’epoca in cui, anchenel nostro Paese, prevalgonoslogan semplificatori, guarda-re con occhi diversi il mondo,con uno sguardo non unilate-rale ed esclusivo, capace di te-nere conto delle differenze, di-venta indispensabile per com-prendere la complessità dellarealtà. Capire che l'altro non èsolo un nemico e non è solo di-verso, ma condivide con noimolte cose, favorirebbe la con-vivenza tra individui e la possi-bilità di avviare una politicapiù illuminata e meno gretta eantistorica come quella a cuiassistiamo, che ha portatol'Ue a classificare le leggi ita-liane come le più razzisted'Europa.

L’antropologo americanoClyde Klukhohn formulò unabellissima metafora per defini-re il lavoro dell'antropologo ela funzione dell’antropologia:«Il giro più lungo è spesso lavia più breve per tornare a ca-sa». Questo viaggio, non solonello spazio, ma anche nelleculture altrui, è fondamentaleper capire, al ritorno, noi stes-si, in quanto, concludeKlukhohn, «l’antropologiaporge all'uomo un grandespecchio che gli permette diosservarsi nella sua moltepli-ce varietà».

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SABATO 22 MAGGIO 2010LA STAMPA IX

MARCO AIME

A VENEZIA

Incroci di civiltà= Si conclude oggi aVenezia la terza edizione di«Incroci di civiltà», incontriinternazionali di letteratura.Ventidue gli scrittori ospiti,proveniente da sedici Paesi. Gliospiti di oggi: la dublineseJennifer Johnston (Due lune,La Tartaruga) e la sudafricanaZoe Wicomb (In piena luce, LaTartaruga): «Voltarsi indietroper vedere avanti»; AlbertoManguel, lo scrittoreargentino di Tutti gli uominisono bugiardi, Feltrinelli, acolloquio con Elide Pittarellosu «Il lettore infinito»;Masahiko Shimada, fra imaggiori rappresentanti dellanuova generazione di scrittorigiapponesi (Mi farò mummia,Marsilio), guida nelle «Periferiedi Tokyo»; Jeanette Winterson(Passione, Gli dei di pietra,L’arte dissente. Scrittisull’estasi e la sfrontatezza,tutti titoli Mondadori) indialogo con Monica Capuani eFlavio Gregori su «Ti raccontostorie: fidati di me». Domani, ilcorollario del festival: «Paginabianca», un omaggio al Nobelrusso Joseph Brodsky (conMark Strand, FrancescoMatteo Cataluccio, BengdtJangfeldt). Tra gli autoripresenti negli scorsi giorni:l’indiano Vikram Seith (Ilragazzo giusto, Tea), lalibanese Hoda Barakat(L’uomo che arava le acque,Tea) il colombiano HéctorAbad, che ha narrato gli orroridegli squadroni della morte(L’oblio che saremo, Einaudi),il nordcoreano Ko Un (L’isolache canta, Lieto Colle) Perinformazioni:www.incrocidiciviltà.org

A GORIZIA

Orienti= «Orienti» è il tema dellaquarta edizione di «èStoria», aGorizia, fino a domani.L’inaugurazione ieri: TamimAnsary ha presentato Undestino parallelo. La storia delmondo vista attraverso losguardo dell’Islam (Fazi). Tra gliappuntamenti di oggi: «Laspada e la fede: le Crociate inTerrasanta» (h. 9, conAlessandro Barbero, FrancoCardini, Marco Di Branco);Mimmo Franzinelli, autore diSpie a tempo di rock, BollatiBoringhieri, in dialogo conGiuseppe De Lutiis (h. 11,30);Giampaolo Pansa presenta isuoi Cari estinti, «albumsentimentale della PrimaRepubblica», Rizzoli, h. 16,30 );«Il caso Tobagi» raccontatodalla figlia Benedetta in Comemi batte forte il tuocuore,Einaudi, h. 17,30);l’assegnazione a EdwardLuttwak del premio «Ilromanzo della Storia» (h. 18).Domani: «Il Santo e il Sultano:Francesco d’Assisi alla corted’Egitto» (h. 10,45, con ChiaraFrugoni - La voce delleimmagini, Einaudi - e FrancoCardini); «Alle radici dellaGrande Guerra» (h. 12, conSergio Romano, Hew Strachane Sergio Valzania, il dibattitoruoterà intorno al primovolume dell’opera di LuigiAlbertini, storico direttore delCorriere della Sera, Le originidella guerra del 1914, LibreriaEditrice Goriziana, pp. 724,€ 35); «Michelstaedter.Cent’anni dopo» (h. 16, il poetae filosofo goriziano ricordatoda Giorgio Pressburger, acolloquio con Antonio Gnoli).Per info: www.estoria.it

Tropici in Rete IncontrièStoria

pp Thomas Dummp APOLOGIA

DELLA SOLITUDINEp trad. di Caterina D'Amicop Bollati Boringhierip pp. 189, € 17,50p L’autore è docente di Scienze

politiche all’Amherst College,nel Massachusetts

L’antropologia èuno specchio: esplorarela varietà delle culturealtrui è fondamentaleper capire noi stessi

Thomas Dumm,politologo americano,affronta il problemaelaborando il lutto perla morte della moglie

Per alcuni è una scelta,una ricerca di intimità,per altri un inevitabiledestino: non deve essere«espulso» ma «usato»

Un armistiziocon la solitudine

Segue da pag. I

La solitudine, tema centrale nell’arte di Edward Hopper (una sua mostra a Roma, fino al 13 giugno)

pIl logo di

«Dialoghisull’uomo»

a Pistoia

Le cime più alte d’Europa sono vicinissime: in Valle d’Aosta.Laghi, ghiacciai, cascate, rifugi, parchi, miniere.L’emozione dei “quattromila” alla portata di tutti.Gli angoli più nascosti e i percorsi più classici.Immagini, cartine, approfondimenti. 30 itinerari sui sentieripiù affascinanti della Val d’Aosta, da percorrere da aprile a ottobre. A due passi da noi.

Trenta itinerari nelle vallate valdostane, con particolare attenzione per le zone a più alto affl usso turistico, senza però trascurare luoghi meno conosciuti, ma ad altissimo valore paesaggistico e ambientale. Dai 1000 ai 4000 metri, 30 passeggiate adatte a tutti gli escursionisti: dislivelli contenuti, percorsi privi di diffi coltà tecniche e di facile reperibilità e soprattutto fruibili in un ampio arco di tempo (da aprile a ottobre). La descrizione dettagliata degli itinerari e delle loro caratteristiche tecniche (dall’accesso stradale alle informazioni

sull’esposizione al sole) è accompagnata da approfondimenti su importanti aspetti storici, culturali, antropologici e

naturali relativi ai territori attraversati.su im

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VALLE D’AOSTAEscursioni per tutti

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Page 9: Tuttolibri n. 1715 (22-05-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - IX - 22/05/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/08 - Autore: CRIMUL - Ora di stampa: 21/05/10 19.14

AUGUSTOROMANO

Ancora un libro sullasolitudine. Agli ingenui sem-brerà un paradosso: semprepiù si parla di solitudine in unmondo che è diventato, cometutti sanno, un «villaggio glo-bale». Tra connessioni Inter-net, YouTube, Facebook, sitifatti apposta per i cuori solita-ri, centri di aggregazione, so-cializzazione forzata, scambidi coppie e via di seguito, co-

me ci può essere ancora spa-zio per la solitudine?

Ricordo che, quando lemie figlie erano piccole, già al-l’asilo imparavano una can-zoncina il cui primo verso suo-nava: «La solitudine si devefuggir... ». Eppure, se la gentesi sente sola, dobbiamo imma-ginare che la solitudine sia unfenomeno indipendente dallesempre più efficienti reti dicomunicazione o, peggio, chesia collocata proprio nel cuo-re della globalizzazione.

In questa ricognizione ci

può aiutare un concetto ampia-mente utilizzato dalla filosofaHannah Arendt: quello di estra-niazione. I regimi totalitari, so-stiene la Harendt, al fine di per-petuare il loro potere governa-no attraverso il terrore, impo-nendo il pensiero unico e abo-lendo la distinzione tra pubbli-co e privato. In questo consistel’estraniazione da sé: se tuttodiventa pubblico e la libertà discelta viene abolita, emerge ilpericoloso sentimento di unani-mità, che è il risultato dellaacritica adesione a ciò che vie-ne imposto e alimenta però unsentimento di euforica sicurez-za. Nella estraniazione «l’uomoperde la fede in se stesso comepartner dei suoi pensieri e quel-la fiducia elementare nel mon-do che è necessaria per faredelle esperienze».

Credo si possa estrapolarequesto discorso e applicarlo al-le nostre società democratiche,nelle quali sempre più si diffon-de un diverso pensiero unico,quello dettato dall’industria cul-turale, che non ha bisogno di unapparato coercitivo per impor-si. In quella forma di estrania-zione organizzata che chiamia-mo massificazione si annida ilvirus della solitudine malata.Molte sono le possibili metafo-re per indicare quella parte dinoi che così viene trascurata e

abbandonata e che si manifestaa volte improvvisamente comevertigine, senso di vuoto, stupo-re senza oggetto: la metaforadel carcerato, oppure dell’esu-le, anzi dell’apolide, senza piùterra e fondamento.

Questo ci porta a dire cheesistono solitudini diverse: alsenso di isolamento comeespressione dell’allontanamen-to da sé (la «folla solitaria») sioppone la solitudine come scel-ta, come difficile cammino ver-so una maggiore intimità con sestessi e con ciò che in noi sem-

bra essere meno transeunte.Il singolare libro dello stu-

dioso di scienze politiche Tho-mas Dunn, Apologia della solitu-dine, in uscita da Bollati Borin-ghieri,ha un pregio fondamen-tale: quello di mettere la solitu-dine al centro della nostra espe-rienza di vita, mostrandone ledurezze e la violenza ma anchel’aspra saggezza che in essa sinasconde.

Dunn parte da esperienzepersonali (la morte della mo-glie) e poi si aggira talora tor-tuosamente tra i pensieri e le

immagini di scrittori e autoridi film - da Shakesperare e Mel-ville a Wim Wenders - , nonchésui sentieri della storia ameri-cana, in una non comune e nonsempre felice combinazione divisceralità e intellettualismo.La premessa condivisibile èche, come racconta il mito del-l’androgino, noi ci portiamodentro una nostalgia incolma-bile di unità, che continuamen-te cerca di trovare adempimen-to, anzitutto nell’amore. Machi ama presto impara che, seè sincero, l’amore non può esse-

re totale. E dunque impara chesempre torniamo a essere soli.Potremmo dunque definire lasolitudine come l’esperienzadel pathos della scomparsa. Es-sa è inevitabile e dunque - perquanto noi cerchiamo di allon-tanarla e di travestirla - si con-figura comunque come un de-stino. La morte di coloro cheamiamo è il più comune esecu-tore di questo destino. La scom-parsa improvvisa di chi dava si-gnificato alla nostra vita sem-bra irridere ogni speranza ditrascendimento e installare

dentro di noi il dolore come so-la realtà. Ma il dolore ci inse-gna il nulla, e a volte ce lo fa de-siderare, come morte della co-scienza e reintegrazione in unaunità definitiva.

Una pedagogia della solitu-dine suggerisce di opporsi aquesto esito accogliendo co-scientemente la nostra soffe-renza, seguendola nel cammi-no che essa si scava dentro dinoi, restando umani proprioper il fatto di non volerlaespellere con la violenza. Ac-cettare sino in fondo quel do-lore, che è il segno della no-stra non onnipotenza, attival’immaginazione, poiché il do-lore vuole essere raccontato,vuole parlarci, e la solitudinetrova nel racconto una ragio-ne per esprimersi con il suotimbro particolare. Il fortuna-to paradosso consisterebbeallora nel restare attaccati al-

la nostra dolorosa solitudinema anche, consentendole diparlare, nell’attivare quelloche potremmo chiamare unpiccolo reincantamento delmondo.

Ciascun lettore sentirà co-me possibile o insensato que-sto orizzonte. Le parole salva-no ma anche illudono e corrom-pono. Forse la cosa più sempli-ce da dire è che la solitudine -come l'amore, il dolore e lamorte - ci spetta inevitabilmen-te e perciò, se si può, conver-rebbe farne qualcosa.

Anteprima Un’esperienza di vita dolorosa,dura, violenta, ma anche fonte di saggezza

Più che guardare al di là delvetro, l'antropologo si è sem-pre trovato a lavorare in unasorta di terra di nessuno. Inun luogo che non è «già», manemmeno è più «ancora». È«tra», in quella zona non deli-mitata, dove i pensieri e i ge-sti trovano spazi comuni dicomprensione.

L'altro è sempre «altro»,ma ci siamo via via accortiquanto di nostro egli portidentro, così come di quantodi suo è diventato nostro pa-trimonio. Inoltre, oggi, inmolti casi vive vicino a noi,in abitazioni simili alla no-stra, veste abiti come quelliche indossiamo abitualmen-te noi. I generi si confondo-no, i confini sono meno nettie occorre ripensare il nostrorapporto con la diversità.

Da alcuni decenni, gli an-tropologi si interrogano sulruolo del posizionamentodello sguardo e la crisi del-l’oggettività (o meglio dellapresunta oggettività) è unchiaro segno del disagio diun'epoca in cui paradossal-mente l’occidentalizzazionedel mondo coincide con l'in-debolirsi delle certezze dell'Occidente sulla propria iden-tità. Per dirla con CliffordGeertz: «Il mondo ha ancorai suoi compartimenti stagni,ma i passaggi fra di loro so-no molto più numerosi e me-no attentamente protetti».

Anche i confini della disci-plina sono meno chiari. Se fi-no a qualche decennio fa ilmestiere di antropologo era

più definito, oggi lo è molto dimeno. Non più solo il caccia-tore di stranezze alla scoper-ta di popoli spesso ritenuti in-significanti dai più, che abita-no in contesti circoscritti,marginali, quelli «senza»qualcosa: «popoli senza scrit-tura», «senza stato», «senzastoria» e così via, ma anche, e

sempre di più, studiosi che sioccupano di realtà urbane, diimmigrazione, di percezionedelle malattie, di esposizionimuseali, di consumi, di mo-da, di identità.

Il fatto che non ci siano più«primitivi» non significa chel'antropologia abbia termina-to la sua missione.

Se un tempo si studiavanoi tatuaggi tribali dei maori,perché allora oggi non studia-re anche i tatuaggi che moltigiovani (e non solo) delle no-stre città portano sulla loropelle? Oppure perché i ma’hoidi Tahiti hanno ripreso a farliguardando gli occidentali. Sein passato si studiavano le pit-

ture corporali, le scarificazio-ni dei primitivi, perché non ri-volgere lo sguardo alla chirur-gia estetica, se non al trafficod'organi? Oppure studiare lenuove forme di scambio e diaggregazione sul web, pernon parlare dell’economia, vi-sto che già negli Anni VentiMalinowski sosteneva chenon c’era molta differenza tracredere nella stregoneria egiocare in Borsa.

In un’epoca in cui, anchenel nostro Paese, prevalgonoslogan semplificatori, guarda-re con occhi diversi il mondo,con uno sguardo non unilate-rale ed esclusivo, capace di te-nere conto delle differenze, di-venta indispensabile per com-prendere la complessità dellarealtà. Capire che l'altro non èsolo un nemico e non è solo di-verso, ma condivide con noimolte cose, favorirebbe la con-vivenza tra individui e la possi-bilità di avviare una politicapiù illuminata e meno gretta eantistorica come quella a cuiassistiamo, che ha portatol'Ue a classificare le leggi ita-liane come le più razzisted'Europa.

L’antropologo americanoClyde Klukhohn formulò unabellissima metafora per defini-re il lavoro dell'antropologo ela funzione dell’antropologia:«Il giro più lungo è spesso lavia più breve per tornare a ca-sa». Questo viaggio, non solonello spazio, ma anche nelleculture altrui, è fondamentaleper capire, al ritorno, noi stes-si, in quanto, concludeKlukhohn, «l’antropologiaporge all'uomo un grandespecchio che gli permette diosservarsi nella sua moltepli-ce varietà».

IdeeVIIITuttolibri

SABATO 22 MAGGIO 2010LA STAMPA IX

MARCO AIME

A VENEZIA

Incroci di civiltà= Si conclude oggi aVenezia la terza edizione di«Incroci di civiltà», incontriinternazionali di letteratura.Ventidue gli scrittori ospiti,proveniente da sedici Paesi. Gliospiti di oggi: la dublineseJennifer Johnston (Due lune,La Tartaruga) e la sudafricanaZoe Wicomb (In piena luce, LaTartaruga): «Voltarsi indietroper vedere avanti»; AlbertoManguel, lo scrittoreargentino di Tutti gli uominisono bugiardi, Feltrinelli, acolloquio con Elide Pittarellosu «Il lettore infinito»;Masahiko Shimada, fra imaggiori rappresentanti dellanuova generazione di scrittorigiapponesi (Mi farò mummia,Marsilio), guida nelle «Periferiedi Tokyo»; Jeanette Winterson(Passione, Gli dei di pietra,L’arte dissente. Scrittisull’estasi e la sfrontatezza,tutti titoli Mondadori) indialogo con Monica Capuani eFlavio Gregori su «Ti raccontostorie: fidati di me». Domani, ilcorollario del festival: «Paginabianca», un omaggio al Nobelrusso Joseph Brodsky (conMark Strand, FrancescoMatteo Cataluccio, BengdtJangfeldt). Tra gli autoripresenti negli scorsi giorni:l’indiano Vikram Seith (Ilragazzo giusto, Tea), lalibanese Hoda Barakat(L’uomo che arava le acque,Tea) il colombiano HéctorAbad, che ha narrato gli orroridegli squadroni della morte(L’oblio che saremo, Einaudi),il nordcoreano Ko Un (L’isolache canta, Lieto Colle) Perinformazioni:www.incrocidiciviltà.org

A GORIZIA

Orienti= «Orienti» è il tema dellaquarta edizione di «èStoria», aGorizia, fino a domani.L’inaugurazione ieri: TamimAnsary ha presentato Undestino parallelo. La storia delmondo vista attraverso losguardo dell’Islam (Fazi). Tra gliappuntamenti di oggi: «Laspada e la fede: le Crociate inTerrasanta» (h. 9, conAlessandro Barbero, FrancoCardini, Marco Di Branco);Mimmo Franzinelli, autore diSpie a tempo di rock, BollatiBoringhieri, in dialogo conGiuseppe De Lutiis (h. 11,30);Giampaolo Pansa presenta isuoi Cari estinti, «albumsentimentale della PrimaRepubblica», Rizzoli, h. 16,30 );«Il caso Tobagi» raccontatodalla figlia Benedetta in Comemi batte forte il tuocuore,Einaudi, h. 17,30);l’assegnazione a EdwardLuttwak del premio «Ilromanzo della Storia» (h. 18).Domani: «Il Santo e il Sultano:Francesco d’Assisi alla corted’Egitto» (h. 10,45, con ChiaraFrugoni - La voce delleimmagini, Einaudi - e FrancoCardini); «Alle radici dellaGrande Guerra» (h. 12, conSergio Romano, Hew Strachane Sergio Valzania, il dibattitoruoterà intorno al primovolume dell’opera di LuigiAlbertini, storico direttore delCorriere della Sera, Le originidella guerra del 1914, LibreriaEditrice Goriziana, pp. 724,€ 35); «Michelstaedter.Cent’anni dopo» (h. 16, il poetae filosofo goriziano ricordatoda Giorgio Pressburger, acolloquio con Antonio Gnoli).Per info: www.estoria.it

Tropici in Rete IncontrièStoria

pp Thomas Dummp APOLOGIA

DELLA SOLITUDINEp trad. di Caterina D'Amicop Bollati Boringhierip pp. 189, € 17,50p L’autore è docente di Scienze

politiche all’Amherst College,nel Massachusetts

L’antropologia èuno specchio: esplorarela varietà delle culturealtrui è fondamentaleper capire noi stessi

Thomas Dumm,politologo americano,affronta il problemaelaborando il lutto perla morte della moglie

Per alcuni è una scelta,una ricerca di intimità,per altri un inevitabiledestino: non deve essere«espulso» ma «usato»

Un armistiziocon la solitudine

Segue da pag. I

La solitudine, tema centrale nell’arte di Edward Hopper (una sua mostra a Roma, fino al 13 giugno)

pIl logo di

«Dialoghisull’uomo»

a Pistoia

Page 10: Tuttolibri n. 1715 (22-05-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - X - 22/05/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/10 - Autore: CRIMUL - Ora di stampa: 21/05/10 19.14

Cotto emangiato

PARODIA. VALLARDI

Saggistica TascabiliNarrativaitaliana

38

4

62

Nel mareci sonoi coccodrilliGEDABALDINI CASTOLDI DALAI

Narrativastraniera Varia Ragazzi

5Il nipotedel Negus

CAMILLERISELLERIO

58

782

52

1. Io sono Dio 32FALETTI 11,90 BALDINI CASTOLDI DALAI

2. Il gioco dell’angelo 22RUIZ ZAFÓN 6,50 MONDADORI

3. Ricordati di guardare la luna 20SPARKS 13,00 SPERLING & KUPFER

4. È una vita che ti aspetto 20VOLO 9,00 MONDADORI

5. Il piccolo principe 18SAINT- EXUPÉRY 7,50 BOMPIANI

6. Il cacciatore di aquiloni 18HOSSEINI 12,00 PIEMME

7. L’ombra del vento 15RUIZ ZAFÓN 13,00 MONDADORI

8. Il giorno in più 14VOLO 12,00 MONDADORI

9. Falli soffrire. Gli uomini ... 14ARGOV 10,00 PIEMME

10. Un posto nel mondo 13VOLO 12,00 MONDADORI

7

78

Non esistesaggezza

CAROFIGLIORIZZOLI

Una vocetante voci

GALLIALACRÁN

10

Il libro delleanime

COOPERNORD

66

Chissà che dirà Giuliano Ferrara? Lunedì scorso sulFogliodei fogli, scriveva: «Le classifiche di venditadanno risultati disarmanti: salvo eccezioni, vinco-

no la gara del successo quasi sempre libri poco sorprenden-ti, messaggi scontati, opere che si conquistano il dominiocommerciale con più o meno sottili persuasioni televisive,passaggi giornalistici», invocando «un racconto o un sag-gio che impegni il forte e il duraturo che abita le testoline diuomini e donne occidentali». Adesso quasi primo c’è Scalfa-ri, a passeggio con Diderot dentro e oltre la modernità, daMontaigne a Nietzsche, apologia e testamento di un’erache nuovi barbari stanno seppellendo senza ancora averne

chiara e forte una alternativa. Chissà se Ferrara lo assu-merà come banco di prova o lo relegherà tra i bignami delladivulgazione mercantile. E chissà se sarà contento Goffre-do Fofi che sull’Avvenire di martedì distingueva tra il li-bro di consumo e libro mezzo di «conoscenza di sé e del mon-do», proponendo il bell’Elogio della lettura di Michéle Pe-tit (Ponte alle Grazie). Sta di fatto che, eccezionalmente, c’èun saggio fra i primi 10. Anche se la classifica è sempre gui-data da un romanzone per adulti bambini come quello diZafón e con un valore dei 100 punti in discesa, un po’ sottole 8000 copie. Comunque la saggezza ricorre: fin dal titolo(un verso della Achmatova) dell’altra novità della settima-

na, i racconti di Carofiglio, dove subito s’incontra un poli-ziotto che non sbaglia i congiuntivi e cita pure lui Nietzsche.E un saggio che infonde speranza, il «credo» di Küng, è perun soffio fuori dai top ten, 11˚. Nessuna illusione: ieri è usci-to il nuovo Montalbano di Camilleri, Caccia al tesoro, siprevede presto il ritorno all’evasione. Nulla da deplorare:«Bisogna rimetterla sui piedi, la cultura», perché «distri-buendo il corpo elettorale per categorie professionali, ven-gono le casalinghe, al primo posto» scriveva in Postkar-ten, Anni 70, Edoardo Sanguineti. Che di sé diceva: «Sonoun chierico rosso e me ne vanto». Ma senza dogmi e oltre latradizione. Ci lascia la sua poesia, per l’alto mare aperto.

AI PUNTILUCIANO GENTA

Più saggicon Scalfarie Carofiglio

100

8

L’ultima rigadelle favole

GRAMELLINILONGANESI

Per l’altomare aperto

SCALFARIEINAUDI

96 3

1. Il palazzo della mezzanotte 100RUIZ ZAFÓN 19,00 MONDADORI

2. Il libro delle anime 78COOPER 19,60 NORD

3. Caino 38SARAMAGO 15,00 FELTRINELLI

4. Donna alla finestra 33DUNNE 16,50 GUANDA

5. La dea cieca 30HOLT 18,50 EINAUDI

6. Due 25NÉMIROVSKY 18,50 ADELPHI

7. Prima di morire addio 24VARGAS 16,50 EINAUDI

8. L’eleganza del riccio 20BARBERY 18,00 E/O

9. La bambina nata due volte 19DE ROBERTIS 18,60 GARZANTI

10. La biblioteca dei morti 18COOPER 18,60 NORD

Detto popolare: se vuoi na-scondere qualcosa a unnero, mettilo dentro a un

libro (perché, è sottinteso, non leg-ge). O, ancora più esplicitamente,per dirla con il titolo di un artico-lo di Sihle Khumalo sul Times su-dafricano: è un fatto, i neri nonleggono. «In questo paese, che hacirca 50 milioni di abitanti, un li-bro basta che venda 5000 per es-sere considerato un bestseller.Questo può significare una solacosa: i sudafricani - che per il 90%sono neri - non leggono». Reazio-ni pepatissime.

Qualcuno si offende dicendoche lui è un darkie, scuretto, malegge tantissimo, qualcun altrospiega che il detto popolare non èsudafricano e risale invece allepiantagioni schiaviste america-ne, quando leggere e scrivere per ineri era un reato. Fioccano le spie-gazioni. Scuole scadenti, solo l'8%delle quali con una biblioteca. Al-tre priorità: il lavoro, la casa, il ci-bo. «Il fatto che i bambini neri do-vrebbero leggere cose senza alcun

rapporto culturale con la loro vita,tipo Shakespeare, Macbeth, Poe».Mancanza di case editrici nere.Mancanza di librerie - l'unica aSoweto, un milione di abitanti, hachiuso in agosto. Mancanza di libriin nove delle undici lingue sudafri-cane, escluse cioè le «bianche» ingle-se e afrikaans. Ma l'autobiografiadi Nelson Mandela Lungo cammi-

no verso la libertà, che pure erastata tradotta dall'inglese in xho-sa, e che ai sudafricani neri dovreb-be pur interessare, non è mai entra-ta in classifica. Vedremo cosa acca-drà al suo nuovo libro Conversa-tions with Myself, in ottobre.

Khumalo, scrittore, fornisce mo-tivazioni anche politiche: «l'ultimacosa che il National Party volevaera tanti neri con qualche cultura econoscenza» mentre oggi, sedici an-ni dopo la fine dell'apartheid, «il go-verno dell'Anc vorrebbe improvvi-samente tanti sudafricani neri dal-la mente aperta e dal forte baga-glio culturale?». Però cd e dvd sonodiffusissimi, «la cultura pop nera ètroppo occupata con l'hip-hop peraprire un libro», dice un altro edito-rialista sconfortato: un insegnantedi Soweto, racconta, per verificareil detto popolare dal quale la pole-mica si è innescata, in gennaio hanascosto una banconota da 100rand in un volume della sua stri-minzita biblioteca, e ad aprile l'haritrovata intatta: significa che glistudenti sono asini oppure onesti?

1. Cotto e mangiato 62PARODI 14,90 A. VALLARDI

2. Unavocetantevoci 47GALLI 17,00 ALACRÁN

3. E’ facile smettere di fumare... 16CARR 10,00 EWI

4. The secret 14BYRNE 18,60 MACRO

5. Dizionario bilingue italiano-cane... 11MARCHESINI; CUVALIER 13,90 SONDA

6. Fate ibravi! (0-3anni)... 10RIZZI 17,00 RIZZOLI

7. Testa di capo 8SUTTON 16,00 RIZZOLI

8. Gli errrori delle donne 8NARDONE 12,00 PONTE ALLE GRAZIE

9. Dizionario bilingue italiano-gatto... 8CUVALIER 12,90 SONDA

10. Gli uomini vengonoda Marte... 6GRAY 15,00 RIZZOLI

1. Viaggio nel tempo 3 35STILTON 23,50 PIEMME

2. Il ladro di fulmini 13RIORDAN 17,00 MONDADORI

3. Il mondiale delle cipolline 12GARLANDO 16,50 PIEMME

4. Diario di una schiappa III 8KINNEY 12,00 IL CASTORO

5. Gli animali fantastici 8ROWLING 9,00 SALANI

6. Leggimi una fiaba 8---- 0,80 EDIBIMBI

7. Nel regno della fantasia 7STILTON 23,50 PIEMME

8. Terzo viaggio nel regno... 7STILTON 23,50 PIEMME

9.L’incontro. Album della... 7---- 18,00 GIUNTI JUNIOR

10. IlQuidditchattraverso i secoli 7WHISP 9,00 SALANI

I PRIMI DIECI INDAGINE NIELSEN BOOKSCAN

Nostalgia della Kowalskid’antan, quando, perqualche anno dal 2002, i

comici sono stati i protagonisti del-la «giovanile» invenzione di Gino&Michele: non tutti i loro libri eranotali da restare nella storia dellaletteratura, ma insomma allora sipoteva ridere, ancora... con la«Sconsolata» Barbera, con il sur-reale Maurizio Milani ora passatoa Rizzoli (è uscito Mi sono iscrit-to al registrodegli indagati).

Speranza nella Kowalski di og-gi, soprattutto da parte della Fel-trinelli. Che l’ha comprata al100% e potrebbe diventare un pic-colo tesoretto per via Andegari, vi-sta la sterzata di «genere»: ovvia-mente il thriller «in tutte le possibi-li variabili», come precisa la suaeditor Daniela De Rosa. Infatti de-saparecida, per il momento, granparte dei comici, «noi lavoriamosul vivo e che cosa c’è oggi di più vi-vo della "paura"?», interviene Al-berto Rollo, il direttore letterariodella casa madre, ben contento di«incassare» con i vari Peter Ja-

mes, Susan Hill, nonché i fratelli da-nesi Lotte&Soren Hammer (esor-dienti tanto bravi quanto bruttini,in autunno con La bestia dentro).

Daniela De Rosa ha dunque un«mandato» impegnativo che si ma-terializza ora nelle tre prime uscitecon una nuova grafica, copertine lu-cide nero horror in raffinate elabo-razioni fotografiche per i nuovi ro-

manzi: Doppia identità del citatoJames e Un’indagine imperfettadi Susan Hill, due inglesi ultraffer-mati accanto a Ti voglio credere diElisabetta Bucciarelli, solida rap-presentante nel giallo all’italiana.

Ma se il thriller è «un macroge-nere che copre una vastissima area»la Kowalski della De Rosa ha due al-tre buone vie da incentivare: la ma-nualistica «femminile» con il sem-pre verde SOS Tata e le variopinte«guide», tra ironia e leggerezza, susesso, problemi di coppia, genitori efigli; e la manualistica di divulgazio-ne dove la matematica «spiegata alpopolo» la fa da padrona soprattut-to con Giovanni Filocamo e il suopiù recente viaggio «dalla geome-tria del calcio all’algoritmo del tac-co a spillo».

Spirito guida su tutto e tutti: l’in-solito, possibilmente di genio. Rap-presentato al meglio da Burton rac-conta Burton, per la serie delle biofuori ordinanza e diventato un pic-colo «cult Kowalski» grazie ancheall’intervento di Jhonny Depp, l’at-tore-feticcio del regista di Alice.

Il palazzodellamezzanotteRUIZ ZAFÓNMONDADORI

6 47

Caino

SARAMAGOFELTRINELLI

1. Il nipote del Negus 78CAMILLERI 13,00 SELLERIO

2. L’ultima riga delle favole 66GRAMELLINI 16,60 LONGANESI

3. Non esistesaggezza 58CAROFIGLIO 14,00 RIZZOLI

4. Nel mare ci sono i coccodrilli 52GEDA 16,00 BALDINI CASTOLDI DALAI

5. Hanno tutti ragione 29SORRENTINO 18,00 FELTRINELLI

6. Le perfezioni provvisorie 28CAROFIGLIO 14,00 SELLERIO

7. Il tempo che vorrei 26VOLO 18,00 MONDADORI

8. Bianca come il latte... 19D’AVENIA 19,00 MONDADORI

9. Il peso della farfalla 18DE LUCA 7,50 FELTRINELLI

10. Acciaio 15AVALLONE 18,00 RIZZOLI

CHE LIBRO FA... IN SUDAFRICA

GIOVANNA ZUCCONI

Mandelanon fa

bestseller

1. Per l’alto mare aperto 96SCALFARI 19,50 EINAUDI

2. Ciò che credo 37KÜNG 20,00 RIZZOLI

3. Don Vito 37CIANCIMINO; LA LICATA 18,00 FELTRINELLI

4. Ulisse era un fico 30DE CRESCENZO 16,00 MONDADORI

5. La malapianta 15GRATTERI; NICASO 17,50 MONDADORI

6. Senz’anima. Italia1980-2010 14FINI 15,00 CHIARELETTERE

7. Terroni. Tutto quello che... 14APRILE 17,50 PIEMME

8. Ipazia 13PETTA; COLAVITO 22,00 LA LEPRE

9. La parolacontro lacamorra 13SAVIANO 19,50 EINAUDI

10. Così in terra, come in cielo 12GALLO 17,00 MONDADORI

LA CLASSIFICA DI TUTTOLIBRI È REALIZZATA DALLA SOCIETÀ NIELSEN BOOKSCAN, ANALIZZANDO I DATI DELLE COPIE VENDUTE OGNI SETTIMANA, RACCOLTI IN UN CAMPIONE DI 900 LIBRERIE.SI ASSEGNANO I 100 PUNTI AL TITOLO PIÙ VENDUTO TRA LE NOVITÀ. TUTTI GLI ALTRI SONO CALCOLATI IN PROPORZIONE. LA RILEVAZIONE SI RIFERISCE AI GIORNI DAL 9 AL 15 MAGGIO.

PROSSIMAMENTE

MIRELLA APPIOTTI

Kowalskidalle risatealla paura

Classifiche TuttolibriSABATO 22 MAGGIO 2010

LA STAMPAX

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Page 11: Tuttolibri n. 1715 (22-05-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - XI - 22/05/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/11 - Autore: CRIMUL - Ora di stampa: 21/05/10 19.14

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ELMORE LEONARD

Road DogsEinaudi, pp. 307, € 13,50

«Di questo autore un noirne vale un altro. Con lui sicasca sempre bene e non sisbaglia mai».

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CHARLES DICKENS

Casa desolataEinaudi, pp. 824, € 18

Le vicende e gli intrighi cheruotano attorno alla causagiudiziaria fra i componentidella famiglia Jarndyce

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PAOLO SORRENTINO

Hanno tutti ragioneFeltrinelli, pp. 320, € . 18

«Un romanzo molto riuscito.Notevole l'identificazionedell'autorecon ilprotagonista,Tony Pagoda»

I PREFERITI Il Maestro di «Novecento», «Il tè nel deserto», «L’ultimoimperatore», «The Dreamers»: un intreccio costantefra letteratura e cinema è la sua «Magnifica ossessione»

MIRELLASERRI

L'azzurro del cielooggi fatica ad affacciarsi dal-le ampie vetrate del salottoromano con pareti arancionedi Bernardo Bertolucci. Inquesto maggio piovoso si ad-densa una nuvolaglia scura.Ma anche in un'altra stanzadi circa quarant'anni fa (erail 1972) il cielo non appariva:«Lui le chiede di non aprire lefinestre, di tenere sbarrate leporte, di stare chiusi, senzaun filo d'aria: non voleva si di-sperdesse l'odore dei loro cor-pi post coito, voleva conserva-re come in una teca il sentoredel loro amplesso. Giro que-sta scena, con frasi come que-ste, poi ci ripenso e la taglio -ricorda il cineasta -. Mi capi-ta di assistere alla prima deL'impero dei sensi, di quattroanni successivo al film conMarlon Brando, e di scoprireche i protagonisti usanoespressioni identiche a quelleeliminate da L'ultimo tango».

Come mai? Una delle pelli-cole italiane di maggior suc-cesso di tutti i tempi, L'ultimotango a Parigi, e il parto delgiapponese Nagisa Oshima,sono separate da continenti eda storie diverse. Eppure, all'origine di entrambe, comepoi si sono reciprocamentechiariti Oshima e Bertolucci,

c'è l'attrazione per un piccololibro-cult dell'erotismo, perun monumento al sesso piùhard e violento: L'azzurro delcielo di Georges Bataille, sur-realista amato da Roland Bar-thes.

Una pellicola, un libro, undestino: non è questa l'unicatappa dello stretto intrecciotra cinema e letteratura peril regista italiano più riveritoe osannato (però nei suoi scaf-fali non fanno bella mostra gliOscar conquistati da L'ultimoimperatore). Dalla cellulosa al-la celluloide senza soluzionedi continuità, per Bertoluccilo spettacolo si nutre di storiee racconti («cercando di nonessere mai letterario, ancheperché quasi tutto il cinemaitaliano, compresi i miei pri-mi film, ha il punto debole neidialoghi spesso improbabili eavulsi dalla realtà»).

Ora il cineasta di Parma,impegnato nella durissimabattaglia per la riabilitazione,dopo ben quattro interventialla colonna vertebrale, rico-struisce ne La mia magnificaossessione. Scritti, ricordi inter-venti (1962-2010), appena usci-to da Garzanti, la sua autobio-grafia intellettuale che si leg-ge anche come il romanzo diuna vita dietro la cinepresa.

Gli esordi prendono avvio,però, con una voce disso-nante rispetto alle successi-ve e ben più clamorose im-prese: con una raccolta diversi (che otterrà il premioViareggio) sulle orme dipapà Attilio, gran poeta«laureato».

«In casa si ripeteva spessoquesta strana parola“poeta”. La poesia per menon era legata alla scuola.Ma alla mia famiglia, al pode-re, il cui ricordo è stato fon-damentale per la ricostruzio-ne di Novecento, nella frazio-ne di Baccanelli. La prima co-sa che ho divorato sono statele strofe di mio padre, comequeste per mia madre: “Tusei come la rosa bianca in

fondo al giardino…". La dome-nica mattina si andava a Par-ma dove mio padre aveva fon-dato il cineclub e mi dilettavocon Eisenstein o con JohnFord o con le battaglie traamericani e musi gialli, comesi diceva allora».

Bertolucci con i compagni discuola, che capitanava nellescorribande nei campi, con-divideva Salgari ma non cer-tamente Emily Dickinson,Eliot e Dylan Thomas.

«E nemmeno Il neomalthusia-nesimo pratico che avevo ripe-scato nel solaio della casa dicampagna, pieno di fotografiescientifiche sull'accoppiamen-to e sul corpo umano e che,proprio per il fatto che mi erastato nascosto, trasformai inuna lettura porno».

La sua università?«Sono state le cene nelle trat-torie romane. Non scherzo. Pa-solini, Moravia e la Morante e,dopo la sua separazione da Al-berto, Dacia Maraini, con le lo-ro chiacchiere serali. Si discu-teva di tutto, anche a rischio dirimetterci la solidarietà. Paso-

lini, per esempio, in un suo ar-ticolo, espresse mille dubbi sul-la Storia di Elsa. Lei per que-sto troncò ogni legame con lui.Quando la incontrai al funera-le di Pier Paolo mi disse:“Sono disperata. Ma, ancheadesso, se lo rincontrassi, nonpotrei rivolgergli la parola”».

Fascinoso, ambiguo, arruffa-to secondo i dettami della

moda del tempo, tormenta-to dall'ipoteca paterna chelo rende viaggiatore instan-cabile nel perimetro dellapsicoanalisi alla Woody Al-len, Bertolucci si trasferiscea Parigi. Qui i suoi primi filmottengono notevoli ricono-scimenti.

«Per un periodo mi sono senti-to più francese che italiano. AParigi ho traslocato con sotto-

braccio lo “scandaloso” HenryMiller e pure con Jean Cocte-au, autore de Les enfants terri-bles, da cui molti anni dopotrarrò The Dreamers. Ma ecco inomi dei protagonisti di Primadella rivoluzione, che mette inscena il disagio di un ventenneborghese, Fabrizio, Gina inter-pretata da Adriana Asti e Cle-lia. Chi le ricordano?».

Sono gli stessi nomi dei per-sonaggi della «Certosa diParma».

«Non potevo fare a meno direndere omaggio a uno deimiei autori preferiti, Sten-dhal. Come non potevo rinun-ciare negli anni Sessanta-Set-tanta a rivolgere nei miei filmun hommage a un altro idolo,Godard. Con Romolo Valliche, spiritoso, mi prendeva ingiro: “Contieniti. Un hommageva bene ma due hommages so-no un plage”. Ero così influen-zato da Godard che, quando aLondra lo incontro per la pri-ma volta, accade l'impensabi-le: per l'emozione gli vomitoaddosso. Così ci siamo ritro-vati insieme alla toilette a libe-

rarci entrambi dei miei resi-dui organici e siamo diventatimolto amici. Non senza fri-zioni. Nel '68 a tavola con luicommento alcuni slogan stu-denteschi: “la cultura è ser-va del sistema”, “gli scritto-ri sono al soldo del padro-ne”. Il mio giudizio è netto:“sono dei fascisti”. Lui si al-za e mi abbandona indigna-to. Quando esco dal locale loscorgo seminascosto dietroun taxi: “Avresti potuto cor-rermi dietro prima”, mi diceconciliante»

Altri rapporti con gli scritto-ri?

«Splendidi con Moravia dalcui romanzo ho tratto l'omoni-mo film il Conformista. Quandogli confesso contrito “Ti ho tra-

dito” lui commenta “Dovevifarlo”. Ho passato invece circaun mese a Sabaudia d'invernocon Ian McEwan per scrivereun soggetto da 1934 di Mora-via. Pensavamo a un film sulladittatura con un intellettualeche si innamora di due gemel-le. Ma la sinergia non daràbuoni frutti. Capita. Però nonperdo il gusto per la letteratu-ra trasposta sullo schermo:dall'Assedio, tratto da un rac-conto di James Lasdun, a Il tènel deserto che mi ha dato lapossibilità di incontrare nonsolo Paul Bowles che nemme-no a Tangeri dimenticava diessere un vero dandy ma an-che tutta la band dei beatnik,da Ginsberg a Kerouac a Or-lowsky».

Insomma dei libri lei parla intermini di attrazioni spessofatali: sedotto e ammaliatoproprio come dai suoi stessiattori. Tra questi ultimi, achi la palma del maggioreappeal?

«A Marlon Brando, fin dallaprima volta che l'ho incontra-to nel 1971, al Raphael a Parigi.Mentre gli propongo il film egli racconto la trama lui è di-stratto, non mi fissa e gira al-trove lo sguardo. “Perché nonmi guardi negli occhi?”, lo sol-lecito. “Volevo vedere quan-do smetti di battere nervosa-mente con il piede”, mi ri-sponde. Era imprevedibile.Per evitare la sensazione diartificio nella sua recitazioneera pronto a qualsiasi cosa:non imparava mai a memoria

i dialoghi ma se li faceva tra-scrivere su un gobbo. Memo-rizzava una parola e da quellaricostruiva le battute».

Ultimi film e ultimi libri?«Baarìa» di Tornatore, cosìdi frequente avvicinato alsuo «Novecento»?

«Non l'ho ancora visto. Lo fa-rò. Ho apprezzato Il divo diSorrentino e Gomorra di Gar-rone e anche L'uomo che verràdi Giorgio Diritti, dedicato allastrage di Marzabotto. In gene-rale oggi ho molte riserve sulnostro cinema, penso che stiaperdendo colpi in termini diambizioni, di desiderio di esse-re il luogo delle proiezioni piùimpossibili. Quanto alle lettu-re sono tornato, di recente, alprimo amore. Oggi sul comodi-no ci sono le poesie di PatriziaCavalli».

Dalla cellulosaalla celluloide: mezzosecolo di autobiografiaintellettuale, tra scritti,ricordi, interventi

Diario di lettura TuttolibriSABATO 22 MAGGIO 2010

LA STAMPA XI

“La mia laurea?In trattoriacon Moravia”

«Era il 1971 quandoa Parigi proposia Brando il Tango:non mi fissava, giravaaltrove lo sguardo...»

«La prima cosa cheho divorato sono statele strofe di mio padreAttilio, per esempioquelle per mia madre»

«I protagonisti di “Primadella Rivoluzione” hannoi nomi della “Certosa”:ho reso così omaggioall’amato Stendhal»

La vita. Bernardo Bertolucci è nato a Parma il 16 marzo 1941. Regista, sceneggiatore, produttore cinematografico.Figlio del poeta Attilio e fratello dell’autore teatrale e regista di cinema Giuseppe.

Le opere. Esce da Garzanti «La mia magnifica ossessione. Scritti, ricordi, interventi (1962-2010)» (pp. 233, € 18).Tra i suoi film: «Prima della rivoluzione», «Il conformista», «Ultimo tango a Parigi», «Novecento», «La luna»,«L’ultimo imperatore», «Il tè nel deserto», «Piccolo Buddha», «The Dreamers».

Bernardo Bertolucci

Ilre

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