Tuttolibri n. 1725 (31-07-2010)

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“Mi chiamo Bruno e vivo nei boschi” Viaggi meravigliosi/ 5 Camminando tra gli alberi, seguendo le tracce degli animali: un racconto all’ombra di Thoreau e Rigoni Stern, ma anche (o soprattutto) delle fiabe nere dei Grimm, pensando a Jekyll e Hyde DARIO VOLTOLINI Mi chiamo Bruno e vi- vo nei boschi, da moltissimo tempo. Non ho dimenticato il mondo deserto di prima, non potrò mai. Ma la vita nel bo- sco allontana quei ricordi e me li spinge in fondo in fondo, dove non possono più farmi delmale. Vivo nel folto del bosco, nell'oscuro. Durante il giorno striscio dove la vegetazione è più fitta, sotto rami intricati, evito le infiltrazioni di luce che scendono dal cielo. Respiro l'aria umida, marcia. L'odore pesante della decomposizione. Seguo le tracce degli animali, i loro escrementi. Li conosco. A tu per tu con la volpe, con il cervo, ci guardiamo negli oc- chi separati da un fosso, da un tronco abbattuto. Non ci fidia- mo. Io li posso uccidere, so co- me si fa. Sento il cinghiale cor- rere pesante lontano. Fugge dame,dalmioodore. Nel mio rifugio trascino tal- volta qualche bestia. Spesso la macello, a un certo punto, do- po averla abbattuta a calci. Qualche volta una la lascio libe- ra, e lei non sa cosa fare, ten- tenna ai margini del prato, poi esce dal cancello appena sco- stato e si perde nel bosco. La bestia si perde, io no. L'am- mazzo domani. Io ero perduto fuori dai bo- schi. Il sole mi faceva impazzi- re. Il vento mi tormentava, la vista aperta mi angosciava. Con le mie mani enormi abbat- tevo chi mi avvicinava. Rompe- vo le vertebre, incrinavo i co- stati, li sfondavo. Non potevo urlare,mimordevolebraccia. Nei boschi posso esistere e durare. Nessuno mi vede, solo le bestie. Sollevo le pietre e cal- pesto i vermi e gli scorpioni. Spacco i rami, li brucio nella parte nascosta del mio rifugio, contengo i fumi, non lascio che lafiammafaccialuce. Mimuovo,misposto,seguo il sole che tramonta. Non lo guardo mai. Non posso vivere con gli altri. In mezzo agli altri mi manifesto come assassino. Nel bosco mi ammazzo da so- lo: il bosco è come un coper- chio che chiude la mia ango- scia su di me, non la lascia usci- re. A volte io stesso mi rimpic- ciolisco, mi riduco a un punto, molto violento. Lo faccio usan- dolacoperturadelbosco. Incontro nelle mie emigra- zioni dirupi e radure. Queste mi abbagliano, divento cieco per un momento. Il ricordo dell'aperto, di quello che c'era prima, mi schiaffeggia. Allora ritorno nel fitto, cerco una be- stiasucuivendicarmi. I dirupi li scendo precipi- tando, mi butto, mi spacco le ossa. Poi guarisco e riprendo la marcia. Ci sono dei frutti sul mio cammino. Fragole, bacche. Ci sono radici. Divoro con rabbia ogni cosa. Ho con me un bastone. Mi faccio lar- go dando bastonate agli albe- ri. Finalmente qualche volta sono stanco, mi sembra che mi scoppi il cuore. Mi siedo, respiro furiosamente, non ve- do più niente. Macchie blu, rosse dentro gli occhi. Mi estirpolespine,leschegge.La mia furia torna verso di me, la getto verso la corteccia e quel- la ritorna in grandi scaglie, chemientranonellacarne. Non conosco la mia faccia. Un grande orso mi ha fissato permezz'oratantotempofa.E io ho fissato lui. Poi ce ne sia- mo andati, nello stesso istante, io da una parte lui dall'altra, scuri, neri, fetenti. Non so se ce ne sono altri come me, io non li ho mai in- contrati. Può darsi. So di sicu- ro che non ci sono donne. Nei boschi siamo solo maschi, for- se solo io. Può darsi che in qualche grotta, in alto, nella pietra, ci siano donne. Ma non nel bosco, posso dire di saper- lo. Nei boschi di sicuro posso direchecisonosoloio. Nonèpersceltacheiosono qua. Dicono così, ma non è ve- ro. Il mio male mi ha portato qui, non ho potuto farci niente. Per quelli di fuori, per voi, è megliocheiosiaqui.Nonesco, marcisco insieme al bosco. Non mi ammalo mai, ma spes- so mi ferisco. Posso urlare, il bosco attutisce i suoni. Quan- do sono penetrato nel bosco, per quelli che stavano fuori è stato un guadagno. Non sono A cura di: LUCIANO GENTA con BRUNO QUARANTA [email protected] www.lastampa.it/tuttolibri/ Continuaapag.II «Vivodilibridasempre: lileggo,liscrivo,li stampo,licompro,li vendo,licolleziono ormaidapiùdi40anni. Probabilmentenonso farealtro».Percui«non mipiace"staccare",la vitaeillavorochefaccio mivannobenissimo ancheinvacanza». ACortina,Cesare DeMichelishadiscusso conaltricolleghisul temabollentedioggi «Doveandrannoinostri libri?»,anchese sottoleTofane l’editore-italianista, untoccodiironia britishcombinatacon l’apparenteindolenza dichi«vede»dasempre lalaguna,nonsi negheràunpo’direlax. «Chiacchiero, soprattuttoconivecchi compagnidiscuola,la seraunaperitivo». Ebasta?Matuttisanno chenellabellacasadi famigliailpatrondella Marsiliosiporta«uno scatolonelasettimana», libriemanoscrittida leggere,equalcosada scrivere(haappena pubblicatoperAragno ilsaggio«Moderno antimoderno»).«Mi occuperòdellastoria cinquantenaria(2011) dellaeditriceediquella centenariadell’editore venezianoOngania. Prepareròilromanzo postumodiCarlo Mazzantini»,mentre arriveranno«Metilde» diMartaBoneschi,«Il segretodiNadiaB»di SergioCampaillaoltre agliultimiLackberge Mankell.Traunospritz euncampari,chiuscirà dalle«boitesàjoujoux» dell’editorecurioso dei«nuovi»? TUTTOLIBRI LA STAMPA NUMERO 1725 ANNO XXXIV SABATO 31 LUGLIO 2010 tutto LIBRI STORIE Gli spettri rivoluzionari Da Lenin e Stalin a Mao e Castro D’ORSI- CAPRIOGLIO P. IV - V DIARIO DI LETTURA Con Vincino torna Il Male Progetti e bersagli della satira STOK P. VIII MIRELLA APPIOTTI DE MICHELIS A CORTINA NON STACCA «Voi che fuggite le vostre asfissianti città sperandodiguarire nonmitroverete e vi sentirete più buoni» p Una foresta di titoli Sipuòcominciarea«Camminare»conThoreau(negliOscarMondadorienelle edizioniLaVitaFelice,contestoafronte)econilsuo«Walden.Vitanelbosco»(Donzelli),diariodiunannoin solitudinenelMassachusetts,trail1845eil1847.FinoadarrivareairaccontimeravigliosidiRigoniStern,da «Levitedell’altipiano.Storiediuomini,boschieanimali»a«Stagioni»e«Arboretoselvatico»(daEinaudi). Boschieforeste,regnodiombre,ricorrononelle«Fiabe»deifratelliGrimm,daCappuccettoRossoaHänsele Gretel(sivedainparticolarelaversioneillustrata,tuttainnero,daLorenzoMattottiperOrecchioAcerbo). Una«Storiadeiboschi.Dalleoriginiaoggi»diHansjörgKüsterèeditadaBollatiBoringhieri,mentrelaEdt hapubblicato«Nelcuoredellaforesta.Unviaggioattraversoglialberi»diRogerDeakinperindagareil rapportodell’uomoconlanatura(quisopraevocatoconun’immaginedelGiardinodiBomarzo). «Il mio male mi ha portato qui, non ho potutofarciniente. Per quelli di fuori, è meglio che io sia qui» ROMANZO Il Diluvio della Atwood Dopo la catastrofe ci sarà la rinascita GORLIER P. II ANNIVERSARI Quel 2 agosto a Bologna Macchiavelli sul treno della strage BOATTI P. VI EDITORI IN VACANZA I R

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Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - I - 31/07/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/01 - Autore: PATZAN - Ora di stampa: 30/07/10 22.28

“Mi chiamo Brunoe vivo nei boschi”

Viaggi meravigliosi/ 5 Camminando tra gli alberi, seguendo le traccedegli animali: un racconto all’ombra di Thoreau e Rigoni Stern, maanche (o soprattutto) delle fiabe nere dei Grimm, pensando a Jekyll e Hyde

DARIOVOLTOLINI

Mi chiamo Bruno e vi-vo nei boschi, da moltissimotempo. Non ho dimenticato ilmondo deserto di prima, nonpotrò mai. Ma la vita nel bo-sco allontana quei ricordi eme li spinge in fondo in fondo,dove non possono più farmidel male.

Vivo nel folto del bosco,nell'oscuro. Durante il giornostriscio dove la vegetazione èpiù fitta, sotto rami intricati,evito le infiltrazioni di luce chescendono dal cielo. Respirol'aria umida, marcia. L'odorepesante della decomposizione.Seguo le tracce degli animali, iloro escrementi. Li conosco. Atu per tu con la volpe, con ilcervo, ci guardiamo negli oc-chi separati da un fosso, da untronco abbattuto. Non ci fidia-mo. Io li posso uccidere, so co-me si fa. Sento il cinghiale cor-rere pesante lontano. Fuggeda me, dal mio odore.

Nel mio rifugio trascino tal-volta qualche bestia. Spesso lamacello, a un certo punto, do-po averla abbattuta a calci.Qualche volta una la lascio libe-ra, e lei non sa cosa fare, ten-tenna ai margini del prato, poiesce dal cancello appena sco-stato e si perde nel bosco. Labestia si perde, io no. L'am-mazzo domani.

Io ero perduto fuori dai bo-schi. Il sole mi faceva impazzi-re. Il vento mi tormentava, lavista aperta mi angosciava.Con le mie mani enormi abbat-tevo chi mi avvicinava. Rompe-vo le vertebre, incrinavo i co-stati, li sfondavo. Non potevourlare, mi mordevo le braccia.

Nei boschi posso esistere edurare. Nessuno mi vede, solole bestie. Sollevo le pietre e cal-pesto i vermi e gli scorpioni.Spacco i rami, li brucio nellaparte nascosta del mio rifugio,contengo i fumi, non lascio chela fiamma faccia luce.

Mi muovo, mi sposto, seguoil sole che tramonta. Non loguardo mai. Non posso viverecon gli altri. In mezzo agli altrimi manifesto come assassino.Nel bosco mi ammazzo da so-lo: il bosco è come un coper-chio che chiude la mia ango-scia su di me, non la lascia usci-re. A volte io stesso mi rimpic-ciolisco, mi riduco a un punto,molto violento. Lo faccio usan-do la copertura del bosco.

Incontro nelle mie emigra-zioni dirupi e radure. Questemi abbagliano, divento ciecoper un momento. Il ricordo

dell'aperto, di quello che c'eraprima, mi schiaffeggia. Alloraritorno nel fitto, cerco una be-stia su cui vendicarmi.

I dirupi li scendo precipi-tando, mi butto, mi spacco leossa. Poi guarisco e riprendola marcia. Ci sono dei fruttisul mio cammino. Fragole,bacche. Ci sono radici. Divorocon rabbia ogni cosa. Ho conme un bastone. Mi faccio lar-go dando bastonate agli albe-ri. Finalmente qualche voltasono stanco, mi sembra chemi scoppi il cuore. Mi siedo,respiro furiosamente, non ve-do più niente. Macchie blu,rosse dentro gli occhi. Miestirpo le spine, le schegge. Lamia furia torna verso di me, lagetto verso la corteccia e quel-la ritorna in grandi scaglie,che mi entrano nella carne.

Non conosco la mia faccia.Un grande orso mi ha fissatoper mezz'ora tanto tempo fa. Eio ho fissato lui. Poi ce ne sia-mo andati, nello stesso istante,io da una parte lui dall'altra,scuri, neri, fetenti.

Non so se ce ne sono altricome me, io non li ho mai in-contrati. Può darsi. So di sicu-ro che non ci sono donne. Neiboschi siamo solo maschi, for-se solo io. Può darsi che inqualche grotta, in alto, nellapietra, ci siano donne. Ma nonnel bosco, posso dire di saper-lo. Nei boschi di sicuro possodire che ci sono solo io.

Non è per scelta che io sonoqua. Dicono così, ma non è ve-ro. Il mio male mi ha portatoqui, non ho potuto farci niente.Per quelli di fuori, per voi, èmeglio che io sia qui. Non esco,marcisco insieme al bosco.Non mi ammalo mai, ma spes-so mi ferisco. Posso urlare, ilbosco attutisce i suoni. Quan-do sono penetrato nel bosco,per quelli che stavano fuori èstato un guadagno. Non sono

A cura di:LUCIANO GENTAcon BRUNO QUARANTA

[email protected]/tuttolibri/

Continua a pag. II

«Vivo di libri da sempre:li leggo, li scrivo, li

stampo, li compro, livendo, li colleziono

ormai da più di 40 anni.Probabilmente non so

fare altro». Per cui «nonmi piace "staccare", la

vita e il lavoro che facciomi vanno benissimoanche in vacanza».

A Cortina, CesareDe Michelis ha discusso

con altri colleghi sultema bollente di oggi

«Dove andranno i nostrilibri?», anche se

sotto le Tofanel’editore-italianista,

un tocco di ironiabritish combinata conl’apparente indolenza

di chi «vede» da semprela laguna, non si

negherà un po’ di relax.«Chiacchiero,

soprattutto con i vecchicompagni di scuola, la

sera un aperitivo».E basta? Ma tutti sanno

che nella bella casa difamiglia il patron dellaMarsilio si porta «uno

scatolone la settimana»,libri e manoscritti da

leggere, e qualcosa dascrivere (ha appena

pubblicato per Aragnoil saggio «Moderno

antimoderno»). «Mioccuperò della storia

cinquantenaria (2011)della editrice e di quellacentenaria dell’editore

veneziano Ongania.Preparerò il romanzo

postumo di CarloMazzantini», mentre

arriveranno «Metilde»di Marta Boneschi, «Ilsegreto di Nadia B» di

Sergio Campailla oltreagli ultimi Lackberg e

Mankell. Tra uno spritze un campari, chi usciràdalle «boites à joujoux»

dell’editore curiosodei «nuovi»?

TUTTOLIBRI

LASTAMPA

NUMERO 1725ANNO XXXIVSABATO 31 LUGLIO 2010 tuttoLIBRI

STORIE

Gli spettririvoluzionariDa Lenin e Stalina Mao e CastroD’ORSI- CAPRIOGLIO P. IV - V

DIARIO DI LETTURA

Con Vincinotorna Il MaleProgetti e bersaglidella satiraSTOK P. VIII

MIRELLA APPIOTTI

DE MICHELISA CORTINA

NON STACCA

«Voi che fuggite le vostreasfissianti cittàsperando di guarirenon mi troveretee vi sentirete più buoni»

p

Una foresta di titoli Si può cominciare a «Camminare» con Thoreau (negli Oscar Mondadori e nelleedizioni La Vita Felice, con testo a fronte) e con il suo «Walden. Vita nel bosco» (Donzelli), diario di un anno insolitudine nel Massachusetts, tra il 1845 e il 1847. Fino ad arrivare ai racconti meravigliosi di Rigoni Stern, da«Le vite dell’altipiano. Storie di uomini, boschi e animali» a «Stagioni» e «Arboreto selvatico» (da Einaudi).Boschi e foreste, regno di ombre, ricorrono nelle «Fiabe» dei fratelli Grimm, da Cappuccetto Rosso a Hänsel eGretel (si veda in particolare la versione illustrata, tutta in nero, da Lorenzo Mattotti per Orecchio Acerbo).Una «Storia dei boschi. Dalle origini a oggi» di Hansjörg Küster è edita da Bollati Boringhieri, mentre la Edtha pubblicato «Nel cuore della foresta. Un viaggio attraverso gli alberi» di Roger Deakin per indagare ilrapporto dell’uomo con la natura (qui sopra evocato con un’immagine del Giardino di Bomarzo).

«Il mio male mi haportato qui, non hopotuto farci niente.Per quelli di fuori,è meglio che io sia qui»

ROMANZO

Il Diluviodella AtwoodDopo la catastrofeci sarà la rinascitaGORLIER P. II

ANNIVERSARI

Quel 2 agostoa BolognaMacchiavelli sultreno della strageBOATTI P. VI

EDITORIIN VACANZA

I R

Page 2: Tuttolibri n. 1725 (31-07-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - II - 31/07/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/02 - Autore: RITDEL - Ora di stampa: 30/07/10 21.00

Atwood Una favola e una metafora,degenerazione del presente e speranzadel futuro, con altri Adami ed Eve

MASOLINOD’AMICO

Josephine Hart, incerti ambienti ancora più no-ta come Mrs Saatchi, diven-tò famosa nel 1991 col ro-manzo Il danno, descrizioneimpavida, almeno nella cini-ca epoca nostra, di un deva-stante amour fou ambienta-to nella upper class tra Lon-dra e Parigi.

Dopo diversi altri libri,l’autrice torna adesso con Laverità sull’amore sia al temasia all’Irlanda, che come lasua ultima eroina aveva ab-bandonata giovane per trova-re il successo nel bel mondoculturale britannico. Peral-tro questa volta si tratta diun tipo di amore non troppospesso trattato dalla narrati-va. E’ infatti un amore di in-tensità disperata ma non ero-tico, corale (ossia, provatoda più persone) e familiare; edall’oggetto irraggiungibileperché defunto: defunto vio-lentemente e nel fiore deglianni, all’inizio della storia.

Qui colui che parla, perla prima e unica volta (in se-guito si alterneranno più vo-ci), è il primogenito adole-scente degli O’Hara: ascol-tiamo il suo delirio nelle ulti-me ore prima di morire dila-niato da un’esplosione cheha provocato egli stesso,non sapremo mai se per gio-care con la chimica o a finiterroristici. Quest’ultimaipotesi tuttavia sembra po-co probabile, perché ci tro-viamo nei primi Anni Ses-santa, prima che il conflittotra cattolici e protestantidell’Ulster si radicalizzasse.

Ecco: la fine improvvisa edrammatica di questo ragaz-zo, di cui non viene mai pro-nunciato il nome di battesi-mo, sconvolge profondamen-te e durevolmente i suoi, epiù di tutti la madre, che mal-grado abbia altri figli e unmarito amorevole piomba in

una depressione e in un rifiutoanche solo di parlare con gli al-tri, di cui verrà curata addirit-tura con gli elettroshock.

Arrovellandosi per venire acapo sia del proprio dolore sia

di quello così devastante dellamoglie, Tom O’Hara tenta ungesto che può apparire strava-gante, quello di convincere unvicino a vendergli il bel cancel-lo antico che delimita la suaproprietà: il suo ragazzo lo ave-va vagheggiato, regalarglieloadesso gli sembra un gesto pa-cificatore. Il vicino proprieta-rio del cancello, che ogni tantosi racconta anche lui, è il perso-naggio meno scontato, un tede-sco trapiantato in Irlanda, ilcui padre ebbe nella verde iso-la traffici poco chiari all’epocadella seconda guerra mondia-le, quando Hitler si diede da fa-re per tenere l’Eire fuori dalconflitto, se non addiritturaper allearsela.

Questo tedesco irlandesizza-to è guardato con sospetto dailocali, ma fa del suo meglio per

inserirsi, e affronta il vescovocattolico in periodiche partite ascacchi cercando di batterlosenza umiliarlo troppo. Il cancel-lo lo ha portato lui dalla Germa-nia, e ha buone ragioni per aver-lo caro; tuttavia non rifiuta la ri-chiesta, cui si riserva di rispon-dere più avanti. Quando però sideciderà non a venderlo, ma ad-dirittura a regalarlo agli O’Ha-ra, il tempo avrà cominciato a ri-marginare le piaghe. La madresarà tornata a casa essendosi ri-presa almeno in parte, il padresi sentirà abbastanza forte da ri-fiutare, adesso, il dono.

Sono passati degli anni, laguerra civile non ufficiale mie-tendo vittime con un terribilecrescendo di atrocità. La figliaOlivia si è trasferita a Londra,dove ha intrapreso una buonacarriera di attrice e donde tor-nerà a chiudere i conti con que-sto amore violento e insolubileche ha oppresso lei lontana co-sì come i suoi rimasti a casa.Apprenderà che anche l’amicotedesco, ormai molto anziano,ha vissuto tutta la sua esisten-za squassato da un sentimentonon meno violento e implacabi-le di quello degli O’Hara, peruna donna che in passato si

era irrevocabilmente staccatada lui e che adesso si manife-sta quasi per ribadire come laseparazione abbia dato allasua vita un significato qualeforse la consuetudine nonavrebbe mai potuto ottenere.

Può darsi che questa, an-corché mai esplicitata, sia lamorale della vicenda abilmen-te evocata dalla Hart coi suoilampi a più voci. Quello checonta è amare; amare signifi-ca vivere. Che poi questo amo-re si realizzi in un modo con-creto o astratto, è solo un det-taglio. L’assenza dell’amato cifa soffrire, ma l’assenza del-l’amore è morte.

RENATOBARILLI

A prima vista, ancheHelena Janeczek sembrerebbeporsi tra i narratori pronti ad ac-cogliere l'invito lanciato da Wu-ming e soci, di dar luogo a unaNew Italian Epic andando a fru-gare nei fatti del passato, qual èla lunga battaglia attorno a Mon-tecassino svoltasi nel 1944, quan-do la rocca ospitante la celebreabbazia benedettina costituì unforte ostacolo all'avanzata delletruppe alleate. Ma il 1944 non è adistanze abissali dal nostro pre-sente, le persone che, come l'au-trice, sono sui quarant'anni nepossono aver raccolto testimo-nianze dirette da parenti che vis-sero quelle davvero epiche emassacranti giornate: dunquel'attualità, e la chiave di un NewItalian Realism, potrebbero ri-conquistare la scena.

Come succede davvero, nelromanzo della Janeczek, cheprivilegia i testimoni dei nostrigiorni, ovvero il truce episodiodel passato viene quasi a costi-

tuire una meta turistica, sull'on-da della nostra società consumi-sta, cui accorrono, certo, i po-chi sopravvissuti di quelle tre-mende giornate, ma assai piùnumerosi i figli e i nipoti. Que-sta almeno è la carta vincentegiocata dall’ autrice, che ha nel-la manica un secondo intento,fare della martoriata Montecas-sino del passato un luogo di rap-pacificazione e di ritrovata con-cordia, verso cui affluiscono glieredi delle varie etnie che allo-ra si diedero battaglia.

A questa luce, l'attrazioneretrospettiva risulta del tuttosconfitta, fra le varie testimo-nianze raccolte in questa sorta

di reportage la più debole provie-ne da un testimone diretto, iltexano John Wilkins, che andòall'attacco della fatale fortezza evi morì. In effetti, quando la Jane-czek tenta di indossare i pannidell'epica militaresca, risulta al-quanto debole e approssimativa,mentre si ritrova assai meglioquando si reca in quello stessoscenario, ma ai nostri giorni, e invarie vesti, per esempio di un gio-vane neozelandese, di civiltà mao-ri, Rapata Sullivan, intruppato in

una schiera di compatrioti, sospe-si tra il rito celebrativo e invece lascampagnata di massa.

Brillante e simpatica pure lapresenza in loco di due giovanotti,Edoardo Bielinski, a reggere labandiera degli anglosassoni, el'amico del cuore Anand Gupta, aricordare invece che c'erano puregli indiani. I due sono là per unanobile causa, per cercare notiziecirca un lungo elenco di polacchigiunti in Italia ma spariti nel nul-la. Così, l'attenzione si porta allacomponente che allora fu tra lepiù presenti, sotto le mura di Mon-tecassino, la polacca,costituita dauna popolazione sventurata, sot-toposta alla doppia persecuzionenazista e stalinista. Questa è an-che la prospettiva che più interes-sa la narratrice, che da quella na-zione proviene per parte di padre,e dunque intende dedicarle unacommossa ricostruzione delle tra-giche vicende allora patite, aggra-vate dalla questione ebraica. In-fatti la gente polacca, su cui il ro-manzo indaga, attraverso una so-lerte ricercatrice che si reca purea Tel Aviv per raccogliere daticoncreti, si trovò costretta a unamolteplice diaspora, uno dei cuisbocchi fu proprio di andare a mo-rire sotto Montecassino.

Ma dove infuriò la guerra orapotrebbe trovar posto il nido del-le rondini eponime di questocomplesso e voluminoso omag-gio, alquanto dispersivo eppurenon privo di momenti efficaci, so-speso in un industrioso cabotag-gio tra l'ieri e l'oggi.

io che voglio dimenticarli, so-no loro che così non pensanopiù a me. Siete voi. Qui non cisono strade, non ci sono dire-zioni, solo un magnetismoche ti porta a camminare,non sai dove, non sai perquanto tempo. Verso dovemuore il sole. Mi sento benequando ammazzo le bestie,mi sento male quando non neho da ammazzare. Mi dispe-ro per i fiori che non possofalciare, e per gli uccelli chenon posso catturare. Ma il fa-giano non mi scappa mai, glispacco il collo.

Voi che fuggite dalle vo-stre asfissianti città per co-minciare il viaggio nella natu-ra, voi che abbandonate laplastica e il metallo della tec-nologia, l'orrore dei vostrirapporti personali, l'adrenali-na che vi fa scoppiare, voi

chiedete al bosco di farvi ritor-nare in voi. Viaggiate, viaggia-te fino al centro del bosco. Pas-sate colline, radure, torrenti,paludi, doline. Sperate di gua-rire incontrando nello spec-chio voi stessi. Invece la cosabuona che vi può capitare è

quella di non incontrare me.Sospettate che io ci sia, manon mi trovate. Restate inter-detti, ma ben presto vi distrae-te con altri pensieri, con fiori,ruscelli, lucciole.

Io strappo le ali alla libellu-la, mi tuffo nello stagno e lo in-

tossico, rompo la schiena allabiscia, fracasso il cranio allavipera che fugge da me, avve-leno l'aria. Sono la torbiera,sono il miasma. Mentre dis-sanguo le mie bestie taglian-do la vena, so di essere solouna delle due parti sessual-mente spaccate. Cerco la miatana, scompaio.

Quando ero fuori di qua erofuori di me, ora sono compres-so dentro di me, dal peso delbosco. Questo è un vantaggio,un equilibrio. Potete raccon-tarla come volete. Ma il puntoè che io sto nell'ombra del bo-sco, qui vivo incandescente emarcisco. Vivo nel bosco al po-sto vostro. Nel vostro viaggionel bosco non mi troverete, ecosì vi sentirete buoni.

Mi chiamo Bruno e vivo neiboschi. Nei boschi che stannodentro di te.

CLAUDIOGORLIER

Una volta tanto co-minciamo dalla fine affron-tando l’impervio compito dimisurarsi con il nuovo ro-manzo di Margaret Atwood,L’anno del Diluvio, ma tuttosommato lo facciamo con iltacito consenso dell’autrice,perché il libro termina nel se-gno di un nuovo inizio, unamagica, aperta promessa diun nuovo mondo, come haappropriatamente titolato larecensione di JeannetteWiterson il supplemento let-terario del New York Times,giocando sul titolo di un ro-manzo ormai classico, BraveNew World, lo splendido, omeraviglioso nuovo mondo,di Aldous Huxley, «StranoMondo Nuovo».

Soltanto una catastrofetragicamente provvidenzia-le può aprire la strada almondo nuovo. Quello vec-chio, assai prossimo al no-stro, ha ormai tradito il suoCreatore, compromettendola Natura nel segno dell’in-gegneria genetica, delloscientismo, delle leggi delprofitto, nel quale tutto sivende e si livella, si banaliz-za, dalla giovinezza al ses-so, alla stessa identità.

Non esiste una rispostaa questa degenerazione, masi battono per impedirla iGiardinieri di Dio, una settai cui militanti sono, letteral-mente, dei nuovi Adami eEve, e popolano un mondosenza confini, sottratto auna nozione tradizionale distoria, professando una teo-logia inesorabile che vuolesalvare appunto il mondo, ilpianeta, salvandoli da quel-la corruzione che sembraormai preludere alla cata-strofe. Di qui la loro crocia-

ta contro i dominatori rap-presentati dal CorpSeCorps.

Di fronte alla minaccia diun nuovo Armageddon, la cro-ciata dei Giardinieri di Diopuò investire i principi e le isti-tuzioni, come le università, oricadere nel quotidiano, adesempio organizzando pic-

chetti d’innanzi ai Fast Food,come ad esempio la catena deiSecretBurgers e i loro cibi stan-dardizzati.

Ma dopo venticinque anniil Diluvio si scatena; la profe-zia si realizza, e il DiluvioSenz’Acqua fa strage diun’umanità ormai livellata e

massificata. Ma attenzione,perché, come abbiamo preven-tivamente cercato di spiega-re, un mondo nuovo, una nuo-va condizione umana, nuovirapporti umani si affaccianodopo che la profezia biblica hatravolto il mondo.

Toccherà a due donne,Toby e Ren, in un romanzoper così dire posseduto da fi-gure femminili, misurarsi conla nuova, inquietante, per cer-ti aspetti sconvolgente realtà.Eredi dei Giardinieri di Dio, in-traprendono un nuovo viag-gio, insidioso, tra pericoli diogni genere ma anche inces-santi scoperte, incontri con inuovi Adami e Eve, loro cheacquistano il ruolo di Adami edi Eve, in attesa del Diluvio edopo il Diluvio.

La scrittrice spazia dalle

predizioni bibliche al loro rea-lizzarsi, dal fascino reale esimbolico del mondo animaleall’utilizzo dei computer, dallacelebrazione delle feste reli-giose tradizionali (il Giornodella Saggezza del Serpente)a quelle che scaturiscono dal-la divinizzazione di personag-gi emblematici, come San Jac-ques Cousteau.

Accanto, per Toby e Ren ilviaggio è anche un itinerariodella memoria, nel quale ri-compaiono e scompaiono gliamici inghiottiti dalla cata-strofe, dopo la quale il mondosi risveglia e si ricompone, ge-nerando tra l’altro una nuovavita animale.

Anno Venticinque: dopo ilDiluvio «la Festa dovrà tenersinegli immaginari Giardini del-le nostre Menti». Certo, ci vor-rà del tempo, alla luce dellemacerie rovinose lasciate dalDiluvio, «prima che compaial’Eden che tanto desideria-mo». Pure, che «gran privile-gio» trovarsi di fronte alla Ri-

nascita, in un mondo di specia-le aria pura «adesso che l’Uo-mo ha cessato di inquinarla».

E che miracolo la riappari-zione di vecchi amici che si te-mevano morti. Nell’ultimo ca-poverso del romanzo, Toby eRen ascoltano rapiti la musi-ca, «il suono di tante personeche cantano», mentre nel bo-sco luccicano le loro torce.

È la fine vertiginosa, aper-ta, in un presente che forse neiterritori sconfinati del Canadadi Atwood propizia il futuro, diuna favola nella quale tutto ri-nasce come un caleidoscopio,compreso, s’intende, il linguag-gio davvero folgorante, una sfi-da accettata e vinta dal tradut-tore Guido Calza. Anche unmesmerico romanzo può esse-re il frutto di un asciutto, impe-rioso Diluvio.

«PICCOLA FILOSOFIA DEL MARE»

Tutte le onde del pensiero= Blu regata, blu laguna, blu ammiraglio, blu navy, bluMediterraneo, blu marina, blu porto di mare, blucapitano, blu marino, blu Baltico, blu marittimo, blufondale marino, blu mare del Nord, blu nautico…Leggere la Piccola filosofia del mare di Cécile Guérard(trad. di Leila Brioschi, Guanda, pp. 123, € 12,50) significaveleggiare tra tutte queste sfumature e molte altreancora, spaziando nel pensiero che il mare sottomolteplici sue forme ha ispirato. «Se non esistessero né ilmare né l'amore, nessuno scriverebbe libri». La citazioneda Marguerite Duras che figura in esergo al trattatello ne

descrive il tono. L'autrice, che ha studiato filosofia allaSorbona, vive in Normandia, una regione in cui, scrive, «ilmare s'impone come un'evidenza». Passeggiando su sassi«che non sono più semplici ciottoli, ma creazioni diGeorges Braque inghiottite dalla Manica e risputate fuoriritmicamente», lasciandosi pervadere dal frastuono delleonde contro le falesie e incantare dal volo planato deigabbiani, osservando il gioco regolare ma anche così variodelle maree che coprono e scoprono lo scheletro del mare,Cécile Guérard ripercorre la storia della filosofia da Taletedi Mileto - per il quale l'elemento liquido è il principio delmondo e la terra è appoggiata sull'oceano come un disco -a Nietzsche che è infastidito dal silenzio del mare edall'«ipocrisia di questa muta bellezza». Ma insieme le

vengono in mente un gran numero di testi letterari cheesistono grazie al mare, e cita dall'Iliade e dall'Odissea, daHugo, Michelet, Rimbaud, Maupassant, Sartre,Hemingway… Se la filosofia risulta aver guardato al mareper lo più con timore, o persino con diffidenza, per laminaccia che esso contiene, poesia e letteratura si sonoabbandonate di più al suo mistero e alla sua ricchezzaricavandone capolavori. Questa «apparizione chescompare», come scrive Jankélévitch, ispira poi all'autriceriflessioni pennellate, impressionistiche. Quel che conta,comunque, è ricordare che «se un contemplativo si gettain acqua, non cercherà di nuotare, cercherà dapprima dicomprendere l'acqua. E affogherà» (Henri Michaux). Gabriella Bosco

DARIO VOLTOLINI

Cécile Guérard

Dopo il Diluviola festadella Rinascita

Bizzarro e sconclusionatoeppure assai godibile, Latana del serpente bian-

co (trad. di Nello Giugliano, Don-zelli, pp. 184, € 21), scritto daBram Stoker nel 1911, una quindi-cina di anni dopo Dracula, è undivertente incrocio tra fantasy esplatter, in bilico tra i climi cupidell'horror grandguignolesco e lebuone maniere dei salotti gentilizibritannici.

Ambientato nel cuore dei Mid-lands, l'antica Mercia satura distoria, nel 1860, il romanzo (intito-lato in alcune edizioni Il giardinodel Male) sembra inizialmenteispirarsi all'episodio biblico dell'Eden. Non a caso il protagonistaè Adam, un giovanotto intrapren-dente richiamato dall'Australiain Inghilterra da un vecchio pro-zio per farne il suo erede. Mentreil territorio nel quale si muove èdominato da siti il cui nome è tut-to un programma: Castra Regis,la tenebrosa fortezza di EdgarCaswall, il signorotto locale, unasorta di Innominato discendente

degli antichi conquistatori romani;il Boschetto di Diana, residenza dilady Arabella, apparente arcadianelle cui viscere si cela il pozzo delserpente; e Villa Misericordia, untempo sede del monastero di SanColumba, dove vivono i «buoni»: unvecchio fattore onesto con le grazio-se e pudìche nipoti Lilla e Mimi.

Ma quasi tutti i personaggi han-no, ciascuno a suo modo, misteriositalenti se non una doppia anima ouna doppia natura. Edgar Caswalldispone di maligni poteri ipnotici emesmerici, grazie ai quali domina

le persone e persino l'ambiente na-turale; la dolce Mimi possiede inpositivo analoghe doti; Ulanga, ilripugnante e selvaggio servitoredi Edgar proveniente dall'AfricaNera, ha fatto carriera cacciandole streghe, evocando gli spiriti epraticando il woodoo; mentre lamisteriosa Arabella desta il so-spetto di aver qualcosa a che farecon l'orrifico Serpente Bianco, me-tamorfica via di mezzo tra un gi-gantesco verme preistorico e undrago degno di San Giorgio.

Per competere con loro, Adame Sir Nathaniel de Salis (vecchioamico del prozio che si propone co-me suo mentore, alla maniera diVan Helsing in Dracula), devonodunque saperne una più del diavo-lo. Impresa non difficile per sir Na-thaniel, un tuttologo che conoscel'intero scibile umano; ma non al-trettanto per Adam, che per difen-dersi dai serpenti reali e metafori-ci può fare affidamento solo suqualche aggressiva mangusta,magari portandosela a spalla, esulla forza invincibile dell'amore.

Tra epica e realismo,tra passato e presente,un luogo topicodello scontro-incontrotra popoli ed etnie

Una madre e il figliomorto tragicamentenell’Irlanda Anni 60,un dolore devastante,infine placato dal tempo

Ritrovare pacee radicia Montecassino

Non c’è rimediosoltanto senon c’è amore

LE MONTAGNEDI CORONA (NON SOLO)PER I RAGAZZI

Natura buona, uomo crudele= Torneranno le quattro stagioni di Mauro Corona(Mondadori,pp. 69, € 16), esposto in libreria sullo scaffaledellanarrativa per ragazzi, può stupire chi conosce l'autorecome personaggiopubblico.In effetti l'apparenzaburberadel montanaroe scultore di Erto, la barba incolta, i lunghicapelli domati dall'immancabilebandanae i modisbrigativi, si adattano poco alle atmosfereovattatedell'infanzia; tuttavia, nonostante i temi trattati da Coronatocchinoabitualmente tragedie e crudeltà, la sua narrativaconduce i lettori a sentirsi di nuovo bambini, attraversosentimenti semplici e genuini raccontati con una prosa

scorrevolee appassionante.Anchequest'ultima fatica è un inno alla montagna, alle suemeravigliema anche alle sue durezze. Corona lo ha volutoscrivereappositamenteper un pubblico nuovo, quellodeibambini, senza peròdeludere i suoi lettori affezionati.La raccolta di racconti impreziositadalle belle illustrazionidel figlio Matteoè la forma ideale per catturare l'attenzionedei più piccoli e per raccontar loro storie di boschi, animali,roccee vette. Attraverso la fantasia di queste fiabeemergono i suoi temi prediletti: la bontà della naturacontrappostaalla crudeltà umana, il contrasto che albergain ogni individuoportandoloa oscillare tra buoni e cattivisentimenti, la creatività che conducegrandi e, soprattutto,piccini a emergeredallabanalità delle esistenze quotidiane.

Sullo sfondo sono le stagioni ad accompagnarel'ineluttabilee misteriosa paraboladella vita.Nelle sue passioni di scrittore, scultoree scalatore Coronaprofessa la sottrazione. Sulla roccia vanno eliminati imovimentidi troppo per ridurre la fatica; dal tronco si togliemateriaper delineare le forme di una scultura; sulla paginasi rimuovono le parole in eccesso che appesantiscono ilracconto.Questo Torneranno le quattro stagioni, neltentativodi accontentarecontemporaneamenteduepubblici così diversi, può tuttavia sottrarre la pienasoddisfazionedella lettura: gli adulti si vedono privati diunaprosa drammaticae vibrante, i bambini di immaginiingenue e fiabeschecapaci di nutrire la loro fantasia. SimoneBobbio

Segue da pag. I

pp Margaret Atwoodp L’ANNO DEL DILUVIOp trad. di Guido Calzap Ponte alle Grazie, pp. 472, € 19,60

pp Josephine Hartp LA VERITÀ SULL’AMOREp trad. di Vincenzo Mantovanip Feltrinelli, pp. 204, € 16

Vita nei boschi FANTASYRUGGERO BIANCHI

Bram Stokernella tana

del serpenteQui non ci sono strade,solo un magnetismo cheti porta a camminare,non sai dove, non saiper quanto tempo

pp Helena Janeczekp LE RONDINI DI MONTECASSINOp Guanda, pp. 275, € 18

Janeczek Un coro di testimonianzeper l’abbazia bombardata nel 1944

p

Mauro Corona

La scienza e il profittohanno traditoil Creatore: solouna catastrofe potràrinnovare il mondo

Josephine Hart si affermò con «Il danno» che diventò un film di Malle

Toccherà a due donne,eredi dei Giardinieridi Dio, risvegliarele menti e dalle macerierigenerare un Eden

Hart Torna la scrittrice del «Danno»con una drammatica storia familiare

Margaret Atwood

Particolare del «Diluvio Universale» di Michelangelo, Cappella Sistina

Narrativa italiana e stranieraIITuttolibri

SABATO 31 LUGLIO 2010LA STAMPA III

Page 3: Tuttolibri n. 1725 (31-07-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - III - 31/07/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/02 - Autore: RITDEL - Ora di stampa: 30/07/10 21.00

Atwood Una favola e una metafora,degenerazione del presente e speranzadel futuro, con altri Adami ed Eve

MASOLINOD’AMICO

Josephine Hart, incerti ambienti ancora più no-ta come Mrs Saatchi, diven-tò famosa nel 1991 col ro-manzo Il danno, descrizioneimpavida, almeno nella cini-ca epoca nostra, di un deva-stante amour fou ambienta-to nella upper class tra Lon-dra e Parigi.

Dopo diversi altri libri,l’autrice torna adesso con Laverità sull’amore sia al temasia all’Irlanda, che come lasua ultima eroina aveva ab-bandonata giovane per trova-re il successo nel bel mondoculturale britannico. Peral-tro questa volta si tratta diun tipo di amore non troppospesso trattato dalla narrati-va. E’ infatti un amore di in-tensità disperata ma non ero-tico, corale (ossia, provatoda più persone) e familiare; edall’oggetto irraggiungibileperché defunto: defunto vio-lentemente e nel fiore deglianni, all’inizio della storia.

Qui colui che parla, perla prima e unica volta (in se-guito si alterneranno più vo-ci), è il primogenito adole-scente degli O’Hara: ascol-tiamo il suo delirio nelle ulti-me ore prima di morire dila-niato da un’esplosione cheha provocato egli stesso,non sapremo mai se per gio-care con la chimica o a finiterroristici. Quest’ultimaipotesi tuttavia sembra po-co probabile, perché ci tro-viamo nei primi Anni Ses-santa, prima che il conflittotra cattolici e protestantidell’Ulster si radicalizzasse.

Ecco: la fine improvvisa edrammatica di questo ragaz-zo, di cui non viene mai pro-nunciato il nome di battesi-mo, sconvolge profondamen-te e durevolmente i suoi, epiù di tutti la madre, che mal-grado abbia altri figli e unmarito amorevole piomba in

una depressione e in un rifiutoanche solo di parlare con gli al-tri, di cui verrà curata addirit-tura con gli elettroshock.

Arrovellandosi per venire acapo sia del proprio dolore sia

di quello così devastante dellamoglie, Tom O’Hara tenta ungesto che può apparire strava-gante, quello di convincere unvicino a vendergli il bel cancel-lo antico che delimita la suaproprietà: il suo ragazzo lo ave-va vagheggiato, regalarglieloadesso gli sembra un gesto pa-cificatore. Il vicino proprieta-rio del cancello, che ogni tantosi racconta anche lui, è il perso-naggio meno scontato, un tede-sco trapiantato in Irlanda, ilcui padre ebbe nella verde iso-la traffici poco chiari all’epocadella seconda guerra mondia-le, quando Hitler si diede da fa-re per tenere l’Eire fuori dalconflitto, se non addiritturaper allearsela.

Questo tedesco irlandesizza-to è guardato con sospetto dailocali, ma fa del suo meglio per

inserirsi, e affronta il vescovocattolico in periodiche partite ascacchi cercando di batterlosenza umiliarlo troppo. Il cancel-lo lo ha portato lui dalla Germa-nia, e ha buone ragioni per aver-lo caro; tuttavia non rifiuta la ri-chiesta, cui si riserva di rispon-dere più avanti. Quando però sideciderà non a venderlo, ma ad-dirittura a regalarlo agli O’Ha-ra, il tempo avrà cominciato a ri-marginare le piaghe. La madresarà tornata a casa essendosi ri-presa almeno in parte, il padresi sentirà abbastanza forte da ri-fiutare, adesso, il dono.

Sono passati degli anni, laguerra civile non ufficiale mie-tendo vittime con un terribilecrescendo di atrocità. La figliaOlivia si è trasferita a Londra,dove ha intrapreso una buonacarriera di attrice e donde tor-nerà a chiudere i conti con que-sto amore violento e insolubileche ha oppresso lei lontana co-sì come i suoi rimasti a casa.Apprenderà che anche l’amicotedesco, ormai molto anziano,ha vissuto tutta la sua esisten-za squassato da un sentimentonon meno violento e implacabi-le di quello degli O’Hara, peruna donna che in passato si

era irrevocabilmente staccatada lui e che adesso si manife-sta quasi per ribadire come laseparazione abbia dato allasua vita un significato qualeforse la consuetudine nonavrebbe mai potuto ottenere.

Può darsi che questa, an-corché mai esplicitata, sia lamorale della vicenda abilmen-te evocata dalla Hart coi suoilampi a più voci. Quello checonta è amare; amare signifi-ca vivere. Che poi questo amo-re si realizzi in un modo con-creto o astratto, è solo un det-taglio. L’assenza dell’amato cifa soffrire, ma l’assenza del-l’amore è morte.

RENATOBARILLI

A prima vista, ancheHelena Janeczek sembrerebbeporsi tra i narratori pronti ad ac-cogliere l'invito lanciato da Wu-ming e soci, di dar luogo a unaNew Italian Epic andando a fru-gare nei fatti del passato, qual èla lunga battaglia attorno a Mon-tecassino svoltasi nel 1944, quan-do la rocca ospitante la celebreabbazia benedettina costituì unforte ostacolo all'avanzata delletruppe alleate. Ma il 1944 non è adistanze abissali dal nostro pre-sente, le persone che, come l'au-trice, sono sui quarant'anni nepossono aver raccolto testimo-nianze dirette da parenti che vis-sero quelle davvero epiche emassacranti giornate: dunquel'attualità, e la chiave di un NewItalian Realism, potrebbero ri-conquistare la scena.

Come succede davvero, nelromanzo della Janeczek, cheprivilegia i testimoni dei nostrigiorni, ovvero il truce episodiodel passato viene quasi a costi-

tuire una meta turistica, sull'on-da della nostra società consumi-sta, cui accorrono, certo, i po-chi sopravvissuti di quelle tre-mende giornate, ma assai piùnumerosi i figli e i nipoti. Que-sta almeno è la carta vincentegiocata dall’ autrice, che ha nel-la manica un secondo intento,fare della martoriata Montecas-sino del passato un luogo di rap-pacificazione e di ritrovata con-cordia, verso cui affluiscono glieredi delle varie etnie che allo-ra si diedero battaglia.

A questa luce, l'attrazioneretrospettiva risulta del tuttosconfitta, fra le varie testimo-nianze raccolte in questa sorta

di reportage la più debole provie-ne da un testimone diretto, iltexano John Wilkins, che andòall'attacco della fatale fortezza evi morì. In effetti, quando la Jane-czek tenta di indossare i pannidell'epica militaresca, risulta al-quanto debole e approssimativa,mentre si ritrova assai meglioquando si reca in quello stessoscenario, ma ai nostri giorni, e invarie vesti, per esempio di un gio-vane neozelandese, di civiltà mao-ri, Rapata Sullivan, intruppato in

una schiera di compatrioti, sospe-si tra il rito celebrativo e invece lascampagnata di massa.

Brillante e simpatica pure lapresenza in loco di due giovanotti,Edoardo Bielinski, a reggere labandiera degli anglosassoni, el'amico del cuore Anand Gupta, aricordare invece che c'erano puregli indiani. I due sono là per unanobile causa, per cercare notiziecirca un lungo elenco di polacchigiunti in Italia ma spariti nel nul-la. Così, l'attenzione si porta allacomponente che allora fu tra lepiù presenti, sotto le mura di Mon-tecassino, la polacca,costituita dauna popolazione sventurata, sot-toposta alla doppia persecuzionenazista e stalinista. Questa è an-che la prospettiva che più interes-sa la narratrice, che da quella na-zione proviene per parte di padre,e dunque intende dedicarle unacommossa ricostruzione delle tra-giche vicende allora patite, aggra-vate dalla questione ebraica. In-fatti la gente polacca, su cui il ro-manzo indaga, attraverso una so-lerte ricercatrice che si reca purea Tel Aviv per raccogliere daticoncreti, si trovò costretta a unamolteplice diaspora, uno dei cuisbocchi fu proprio di andare a mo-rire sotto Montecassino.

Ma dove infuriò la guerra orapotrebbe trovar posto il nido del-le rondini eponime di questocomplesso e voluminoso omag-gio, alquanto dispersivo eppurenon privo di momenti efficaci, so-speso in un industrioso cabotag-gio tra l'ieri e l'oggi.

io che voglio dimenticarli, so-no loro che così non pensanopiù a me. Siete voi. Qui non cisono strade, non ci sono dire-zioni, solo un magnetismoche ti porta a camminare,non sai dove, non sai perquanto tempo. Verso dovemuore il sole. Mi sento benequando ammazzo le bestie,mi sento male quando non neho da ammazzare. Mi dispe-ro per i fiori che non possofalciare, e per gli uccelli chenon posso catturare. Ma il fa-giano non mi scappa mai, glispacco il collo.

Voi che fuggite dalle vo-stre asfissianti città per co-minciare il viaggio nella natu-ra, voi che abbandonate laplastica e il metallo della tec-nologia, l'orrore dei vostrirapporti personali, l'adrenali-na che vi fa scoppiare, voi

chiedete al bosco di farvi ritor-nare in voi. Viaggiate, viaggia-te fino al centro del bosco. Pas-sate colline, radure, torrenti,paludi, doline. Sperate di gua-rire incontrando nello spec-chio voi stessi. Invece la cosabuona che vi può capitare è

quella di non incontrare me.Sospettate che io ci sia, manon mi trovate. Restate inter-detti, ma ben presto vi distrae-te con altri pensieri, con fiori,ruscelli, lucciole.

Io strappo le ali alla libellu-la, mi tuffo nello stagno e lo in-

tossico, rompo la schiena allabiscia, fracasso il cranio allavipera che fugge da me, avve-leno l'aria. Sono la torbiera,sono il miasma. Mentre dis-sanguo le mie bestie taglian-do la vena, so di essere solouna delle due parti sessual-mente spaccate. Cerco la miatana, scompaio.

Quando ero fuori di qua erofuori di me, ora sono compres-so dentro di me, dal peso delbosco. Questo è un vantaggio,un equilibrio. Potete raccon-tarla come volete. Ma il puntoè che io sto nell'ombra del bo-sco, qui vivo incandescente emarcisco. Vivo nel bosco al po-sto vostro. Nel vostro viaggionel bosco non mi troverete, ecosì vi sentirete buoni.

Mi chiamo Bruno e vivo neiboschi. Nei boschi che stannodentro di te.

CLAUDIOGORLIER

Una volta tanto co-minciamo dalla fine affron-tando l’impervio compito dimisurarsi con il nuovo ro-manzo di Margaret Atwood,L’anno del Diluvio, ma tuttosommato lo facciamo con iltacito consenso dell’autrice,perché il libro termina nel se-gno di un nuovo inizio, unamagica, aperta promessa diun nuovo mondo, come haappropriatamente titolato larecensione di JeannetteWiterson il supplemento let-terario del New York Times,giocando sul titolo di un ro-manzo ormai classico, BraveNew World, lo splendido, omeraviglioso nuovo mondo,di Aldous Huxley, «StranoMondo Nuovo».

Soltanto una catastrofetragicamente provvidenzia-le può aprire la strada almondo nuovo. Quello vec-chio, assai prossimo al no-stro, ha ormai tradito il suoCreatore, compromettendola Natura nel segno dell’in-gegneria genetica, delloscientismo, delle leggi delprofitto, nel quale tutto sivende e si livella, si banaliz-za, dalla giovinezza al ses-so, alla stessa identità.

Non esiste una rispostaa questa degenerazione, masi battono per impedirla iGiardinieri di Dio, una settai cui militanti sono, letteral-mente, dei nuovi Adami eEve, e popolano un mondosenza confini, sottratto auna nozione tradizionale distoria, professando una teo-logia inesorabile che vuolesalvare appunto il mondo, ilpianeta, salvandoli da quel-la corruzione che sembraormai preludere alla cata-strofe. Di qui la loro crocia-

ta contro i dominatori rap-presentati dal CorpSeCorps.

Di fronte alla minaccia diun nuovo Armageddon, la cro-ciata dei Giardinieri di Diopuò investire i principi e le isti-tuzioni, come le università, oricadere nel quotidiano, adesempio organizzando pic-

chetti d’innanzi ai Fast Food,come ad esempio la catena deiSecretBurgers e i loro cibi stan-dardizzati.

Ma dopo venticinque anniil Diluvio si scatena; la profe-zia si realizza, e il DiluvioSenz’Acqua fa strage diun’umanità ormai livellata e

massificata. Ma attenzione,perché, come abbiamo preven-tivamente cercato di spiega-re, un mondo nuovo, una nuo-va condizione umana, nuovirapporti umani si affaccianodopo che la profezia biblica hatravolto il mondo.

Toccherà a due donne,Toby e Ren, in un romanzoper così dire posseduto da fi-gure femminili, misurarsi conla nuova, inquietante, per cer-ti aspetti sconvolgente realtà.Eredi dei Giardinieri di Dio, in-traprendono un nuovo viag-gio, insidioso, tra pericoli diogni genere ma anche inces-santi scoperte, incontri con inuovi Adami e Eve, loro cheacquistano il ruolo di Adami edi Eve, in attesa del Diluvio edopo il Diluvio.

La scrittrice spazia dalle

predizioni bibliche al loro rea-lizzarsi, dal fascino reale esimbolico del mondo animaleall’utilizzo dei computer, dallacelebrazione delle feste reli-giose tradizionali (il Giornodella Saggezza del Serpente)a quelle che scaturiscono dal-la divinizzazione di personag-gi emblematici, come San Jac-ques Cousteau.

Accanto, per Toby e Ren ilviaggio è anche un itinerariodella memoria, nel quale ri-compaiono e scompaiono gliamici inghiottiti dalla cata-strofe, dopo la quale il mondosi risveglia e si ricompone, ge-nerando tra l’altro una nuovavita animale.

Anno Venticinque: dopo ilDiluvio «la Festa dovrà tenersinegli immaginari Giardini del-le nostre Menti». Certo, ci vor-rà del tempo, alla luce dellemacerie rovinose lasciate dalDiluvio, «prima che compaial’Eden che tanto desideria-mo». Pure, che «gran privile-gio» trovarsi di fronte alla Ri-

nascita, in un mondo di specia-le aria pura «adesso che l’Uo-mo ha cessato di inquinarla».

E che miracolo la riappari-zione di vecchi amici che si te-mevano morti. Nell’ultimo ca-poverso del romanzo, Toby eRen ascoltano rapiti la musi-ca, «il suono di tante personeche cantano», mentre nel bo-sco luccicano le loro torce.

È la fine vertiginosa, aper-ta, in un presente che forse neiterritori sconfinati del Canadadi Atwood propizia il futuro, diuna favola nella quale tutto ri-nasce come un caleidoscopio,compreso, s’intende, il linguag-gio davvero folgorante, una sfi-da accettata e vinta dal tradut-tore Guido Calza. Anche unmesmerico romanzo può esse-re il frutto di un asciutto, impe-rioso Diluvio.

«PICCOLA FILOSOFIA DEL MARE»

Tutte le onde del pensiero= Blu regata, blu laguna, blu ammiraglio, blu navy, bluMediterraneo, blu marina, blu porto di mare, blucapitano, blu marino, blu Baltico, blu marittimo, blufondale marino, blu mare del Nord, blu nautico…Leggere la Piccola filosofia del mare di Cécile Guérard(trad. di Leila Brioschi, Guanda, pp. 123, € 12,50) significaveleggiare tra tutte queste sfumature e molte altreancora, spaziando nel pensiero che il mare sottomolteplici sue forme ha ispirato. «Se non esistessero né ilmare né l'amore, nessuno scriverebbe libri». La citazioneda Marguerite Duras che figura in esergo al trattatello ne

descrive il tono. L'autrice, che ha studiato filosofia allaSorbona, vive in Normandia, una regione in cui, scrive, «ilmare s'impone come un'evidenza». Passeggiando su sassi«che non sono più semplici ciottoli, ma creazioni diGeorges Braque inghiottite dalla Manica e risputate fuoriritmicamente», lasciandosi pervadere dal frastuono delleonde contro le falesie e incantare dal volo planato deigabbiani, osservando il gioco regolare ma anche così variodelle maree che coprono e scoprono lo scheletro del mare,Cécile Guérard ripercorre la storia della filosofia da Taletedi Mileto - per il quale l'elemento liquido è il principio delmondo e la terra è appoggiata sull'oceano come un disco -a Nietzsche che è infastidito dal silenzio del mare edall'«ipocrisia di questa muta bellezza». Ma insieme le

vengono in mente un gran numero di testi letterari cheesistono grazie al mare, e cita dall'Iliade e dall'Odissea, daHugo, Michelet, Rimbaud, Maupassant, Sartre,Hemingway… Se la filosofia risulta aver guardato al mareper lo più con timore, o persino con diffidenza, per laminaccia che esso contiene, poesia e letteratura si sonoabbandonate di più al suo mistero e alla sua ricchezzaricavandone capolavori. Questa «apparizione chescompare», come scrive Jankélévitch, ispira poi all'autriceriflessioni pennellate, impressionistiche. Quel che conta,comunque, è ricordare che «se un contemplativo si gettain acqua, non cercherà di nuotare, cercherà dapprima dicomprendere l'acqua. E affogherà» (Henri Michaux). Gabriella Bosco

DARIO VOLTOLINI

Cécile Guérard

Dopo il Diluviola festadella Rinascita

Bizzarro e sconclusionatoeppure assai godibile, Latana del serpente bian-

co (trad. di Nello Giugliano, Don-zelli, pp. 184, € 21), scritto daBram Stoker nel 1911, una quindi-cina di anni dopo Dracula, è undivertente incrocio tra fantasy esplatter, in bilico tra i climi cupidell'horror grandguignolesco e lebuone maniere dei salotti gentilizibritannici.

Ambientato nel cuore dei Mid-lands, l'antica Mercia satura distoria, nel 1860, il romanzo (intito-lato in alcune edizioni Il giardinodel Male) sembra inizialmenteispirarsi all'episodio biblico dell'Eden. Non a caso il protagonistaè Adam, un giovanotto intrapren-dente richiamato dall'Australiain Inghilterra da un vecchio pro-zio per farne il suo erede. Mentreil territorio nel quale si muove èdominato da siti il cui nome è tut-to un programma: Castra Regis,la tenebrosa fortezza di EdgarCaswall, il signorotto locale, unasorta di Innominato discendente

degli antichi conquistatori romani;il Boschetto di Diana, residenza dilady Arabella, apparente arcadianelle cui viscere si cela il pozzo delserpente; e Villa Misericordia, untempo sede del monastero di SanColumba, dove vivono i «buoni»: unvecchio fattore onesto con le grazio-se e pudìche nipoti Lilla e Mimi.

Ma quasi tutti i personaggi han-no, ciascuno a suo modo, misteriositalenti se non una doppia anima ouna doppia natura. Edgar Caswalldispone di maligni poteri ipnotici emesmerici, grazie ai quali domina

le persone e persino l'ambiente na-turale; la dolce Mimi possiede inpositivo analoghe doti; Ulanga, ilripugnante e selvaggio servitoredi Edgar proveniente dall'AfricaNera, ha fatto carriera cacciandole streghe, evocando gli spiriti epraticando il woodoo; mentre lamisteriosa Arabella desta il so-spetto di aver qualcosa a che farecon l'orrifico Serpente Bianco, me-tamorfica via di mezzo tra un gi-gantesco verme preistorico e undrago degno di San Giorgio.

Per competere con loro, Adame Sir Nathaniel de Salis (vecchioamico del prozio che si propone co-me suo mentore, alla maniera diVan Helsing in Dracula), devonodunque saperne una più del diavo-lo. Impresa non difficile per sir Na-thaniel, un tuttologo che conoscel'intero scibile umano; ma non al-trettanto per Adam, che per difen-dersi dai serpenti reali e metafori-ci può fare affidamento solo suqualche aggressiva mangusta,magari portandosela a spalla, esulla forza invincibile dell'amore.

Tra epica e realismo,tra passato e presente,un luogo topicodello scontro-incontrotra popoli ed etnie

Una madre e il figliomorto tragicamentenell’Irlanda Anni 60,un dolore devastante,infine placato dal tempo

Ritrovare pacee radicia Montecassino

Non c’è rimediosoltanto senon c’è amore

LE MONTAGNEDI CORONA (NON SOLO)PER I RAGAZZI

Natura buona, uomo crudele= Torneranno le quattro stagioni di Mauro Corona(Mondadori,pp. 69, € 16), esposto in libreria sullo scaffaledellanarrativa per ragazzi, può stupire chi conosce l'autorecome personaggiopubblico.In effetti l'apparenzaburberadel montanaroe scultore di Erto, la barba incolta, i lunghicapelli domati dall'immancabilebandanae i modisbrigativi, si adattano poco alle atmosfereovattatedell'infanzia; tuttavia, nonostante i temi trattati da Coronatocchinoabitualmente tragedie e crudeltà, la sua narrativaconduce i lettori a sentirsi di nuovo bambini, attraversosentimenti semplici e genuini raccontati con una prosa

scorrevolee appassionante.Anchequest'ultima fatica è un inno alla montagna, alle suemeravigliema anche alle sue durezze. Corona lo ha volutoscrivereappositamenteper un pubblico nuovo, quellodeibambini, senza peròdeludere i suoi lettori affezionati.La raccolta di racconti impreziositadalle belle illustrazionidel figlio Matteoè la forma ideale per catturare l'attenzionedei più piccoli e per raccontar loro storie di boschi, animali,roccee vette. Attraverso la fantasia di queste fiabeemergono i suoi temi prediletti: la bontà della naturacontrappostaalla crudeltà umana, il contrasto che albergain ogni individuoportandoloa oscillare tra buoni e cattivisentimenti, la creatività che conducegrandi e, soprattutto,piccini a emergeredallabanalità delle esistenze quotidiane.

Sullo sfondo sono le stagioni ad accompagnarel'ineluttabilee misteriosa paraboladella vita.Nelle sue passioni di scrittore, scultoree scalatore Coronaprofessa la sottrazione. Sulla roccia vanno eliminati imovimentidi troppo per ridurre la fatica; dal tronco si togliemateriaper delineare le forme di una scultura; sulla paginasi rimuovono le parole in eccesso che appesantiscono ilracconto.Questo Torneranno le quattro stagioni, neltentativodi accontentarecontemporaneamenteduepubblici così diversi, può tuttavia sottrarre la pienasoddisfazionedella lettura: gli adulti si vedono privati diunaprosa drammaticae vibrante, i bambini di immaginiingenue e fiabeschecapaci di nutrire la loro fantasia. SimoneBobbio

Segue da pag. I

pp Margaret Atwoodp L’ANNO DEL DILUVIOp trad. di Guido Calzap Ponte alle Grazie, pp. 472, € 19,60

pp Josephine Hartp LA VERITÀ SULL’AMOREp trad. di Vincenzo Mantovanip Feltrinelli, pp. 204, € 16

Vita nei boschi FANTASYRUGGERO BIANCHI

Bram Stokernella tana

del serpenteQui non ci sono strade,solo un magnetismo cheti porta a camminare,non sai dove, non saiper quanto tempo

pp Helena Janeczekp LE RONDINI DI MONTECASSINOp Guanda, pp. 275, € 18

Janeczek Un coro di testimonianzeper l’abbazia bombardata nel 1944

p

Mauro Corona

La scienza e il profittohanno traditoil Creatore: solouna catastrofe potràrinnovare il mondo

Josephine Hart si affermò con «Il danno» che diventò un film di Malle

Toccherà a due donne,eredi dei Giardinieridi Dio, risvegliarele menti e dalle macerierigenerare un Eden

Hart Torna la scrittrice del «Danno»con una drammatica storia familiare

Margaret Atwood

Particolare del «Diluvio Universale» di Michelangelo, Cappella Sistina

Narrativa italiana e stranieraIITuttolibri

SABATO 31 LUGLIO 2010LA STAMPA III

Page 4: Tuttolibri n. 1725 (31-07-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - IV - 31/07/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/04 - Autore: RITDEL - Ora di stampa: 30/07/10 21.00

GLAUCOFELICI

«Yo soy un hombresincero | de donde crece la pal-ma», scrisse nel 1891 il grandecubano José Martí. Sinceritàpiù che mai ci vorrebbe perparlare di Cuba: l’isola si trovasempre al centro dell’attenzio-ne mediatica, ma i punti di vi-sta di rado sono «sinceri» comedovrebbero. Quei versi furonopoi saccheggiati, cinquant’annidopo, servirono a dar vita all’ul-tranota Guantanamera: e bastaparlare di Guantánamo peravere un segno di quante con-traddizioni riservi l’isola. Per-ché parte del territorio cubanoè ancora nella disponibilità de-gli Stati Uniti d’America? Eperché vi sorge un penitenzia-rio illegale dove sono ancora re-cluse 180 persone - ma sono sta-te anche 800 -, cioè più di quan-ti sarebbero i «detenuti di co-scienza» del castrismo? E per-ché questi ultimi sono semprein primo piano, mentre quellinon sembrano interessare nes-suno? Per non parlare poi - acaso - dei 7 giornalisti assassi-nati in Honduras dopo il golpe,peraltro appoggiato dagli StatiUniti, o delle decine di sindaca-

listi assassinati ogni anno in Co-lombia, dove vi sono 7 basi milita-ri Usa (7 su 716 nel mondo posso-no sembrare poca cosa) che pe-rò non servono a combatterequesto fenomeno. O dei 10 gior-nalisti uccisi quest’anno in Mes-sico. Eccetera. Pesi e misuresembrano non coincidere. Manon sarà che l’esposizione di Cu-ba va legata alle scelte politichedell’ingombrante vicino? E quan-to ciò influirà sul senso letterariodelle opere dei/sui cubani?

Insomma, Cuba ha un appealparticolare, e fa sempre notiziaparlarne e scriverne (per lo piùmale, è molto trendy). Si potrà fa-re pubblicità per una lampadadesign usando la sacra icona diun’oppositrice, pure questa mol-to, molto trendy Al di là della poli-tica, sporca o pulita, Cuba è co-munque uno scenario che si pre-

sta ad ambientare storie «forti»,vere o inventate. Attrae la curio-sità di tutto il mondo. Addirittu-ra, per esempio e a caso, vi sisvolge uno dei dilaganti noir delNord, del danese Leif Davidsen,På udkig efter Hemingway.

Non ci si meraviglierà, quin-

di, nel trovarsi di fronte ai quat-tro volumi di cui qui si parla, nes-suno dei quali è stato scritto daun cubano ma che hanno, tutti,«Cuba en el corazón».

Il primo (all’origine in ingle-se, l’autrice Rachel Kushner è

nordamericana e sua madre vis-se nell’isola da giovane), Telexda Cuba, è ricostruzione roman-zata di una fase della storia cu-bana all’epoca del regime di Ba-tista, quando due giovani statu-nitensi vivono nelle piantagionidella United Fruit e scoprono co-me stia per esplodere, e anziesplode, la rivolta contro l’op-pressione. L’atmosfera è rico-struita con credibilità, la narra-zione procede con buon ritmo.Forse, la passione per l’argo-mento induce a qualche forzatu-ra (Fidel ritratto mentre arrin-ga la gente delle piantagioni, adesempio) ma una certa immedia-tezza riscatta il racconto.

Berta Serra, con Gli occhi del-l’uragano, riconduce il lettore nel-le piantagioni di una Cuba stavol-ta ottocentesca e coloniale, mar-cata dallo schiavismo, dove l’ura-

gano che tutto devasta si fa meta-fora della violenza di passioni esentimenti, e dove tanti vanno acercare fortuna (l’attenzione del-l’autrice è qui volta ai catalani,suoi compatrioti) o tentano di ri-scattare il «certificato di liber-tà», senza troppi scrupoli per ot-tenere quel che si vuole: un ince-dere narrativo pacato ma incal-zante insieme, un’ulteriore rico-struzione appassionata in cui glieventi storici hanno larga parte.

Il peruviano Bryce, in Cuba amodo mio, fa, davvero a modosuo, i conti con quella stagione incui l’isola - dai Sessanta in poi - èstata riferimento per l’intellet-tualità di tutto il mondo (chi nonha visto la foto del Che mentreaccende un sigaro a Sartre?):con esilarante humour ci parladell’ospitalità a lui riservata inpiù occasioni, di incontri strato-

sferici (Teresa di Calcutta e Fi-del Castro, per dire), di bevute in-commensurabili, del sincero af-fetto ricambiato che si provavaper quella gente, per quella rivo-luzione. Ma tutto appare in su-bordine rispetto alla centralitàdell’ego narrante: da uno scritto-re come Bryce del resto non ci siaspetta niente di meno.

Taibo, messicano, sceglie in-vece la via del saggio storico,con in più la carica di una scrit-tura scoppiettante e vigorosa. Ilprotagonista di Un hombre gua-po è Tony Guiteras, ministro dela gobernación nel governo diGrau San Martín: «una sorta disocialdemocratico di estrema si-nistra, un mezzo anarchico»che stravolge tutti gli assetti del-la sua Cuba, introduce la giorna-ta lavorativa di otto ore, incalzale transnazionali gringas, espro-pria, nomina donne alla caricadi sindaco e così via. Ma l’esperi-mento dura cento giorni, poi ar-riva il golpe di Batista e Tonyviene ucciso, a 27 anni, nel 1935.Un’altra conferma di come lapovera Cuba (qui si prende aprestito da Porfirio Díaz, cheparlava del Messico) sia «tanlejos de Diós, tan cerca de losEstados Unidos».

ANGELOZ. GATTI

E’ il rotolo, tipicaespressione pittorica dell'arteorientale, il modello per il plu-ripremiato romanzo-saga Sen-za parole di Zhang Jie. La scrit-trice cinese, che ha impiegatododici anni per comporlo, chie-de disponibilità e adesione nellosvolgere il lungo, vivido rotoloche racconta la Cina del XX se-colo. E' una trilogia che la Salanista pubblicando in italiano: nel2008 il primo volume, ora il se-condo, Anni di buio, che ha alcentro i decenni Trenta e Qua-

ranta, lacerati da conflitti, caos,instabilità, dovuti prima alle lot-te tra Partito Nazionalista e Par-tito Comunista, poi al fronte uni-to e alla resistenza contro l'occu-pazione giapponese, fino allaguerra civile e alla presa del po-tere da parte di Mao nel 1949.

Sono anni cruciali segnati

dal buio: il buio della guerra, dellospionaggio, della lotta clandesti-na, dei doppi e tripli servizi, maanche il buio della stupidità, dell'ignoranza,della volgarità.

Altro motivo rilevante nel ro-manzo è il fuoco: il fuoco dei bom-bardamenti, delle esplosioni, de-gli incendi. Come nei rotoli, figu-re, scene, ambienti sono collocatia blocchi da assaporare uno peruno. Con una scrittura di raro vi-gore (un plauso alle traduttriciMaria Gottardo e Monica Mor-zenti) e accentuti contrasti, dall'umorismo alla spregiudicatezza,dall'ironia al contrappunto, dal di-

sprezzo alla umana partecipazio-ne, la narrazione non è lineare, nécronologica, procede con un conti-nuo intreccio di tempi: ci sonobruschi salti avanti e indietro ne-gli anni, con riprese che si riallac-ciano a episodi del passato e anti-cipazioni che si ramificano neisuccessivi periodi bui (campagnecontro gli elementi di destra, Rivo-luzione culturale).

Zhang Jie ha dichiarato che ilromanzo non è una storia d'amo-re, ma è una storia di destini.Quattro generazioni, quattro mi-rabili figure di donna: nonnaMohe, morta giovane al settimo

parto, mamma Ye Lianzi, dalla te-nacia e dalla vitalità straordina-rie, Wu Wei, la protagonista dellatrilogia, scrittrice di fama dagliamori tormentati avviata versouna precoce follia senile,Chanyue, la pronipote, figlia ille-gittima di Wu Wei.

Figura centrale di Anni di buioè mamma Ye Lianzi, il cui destinoè marchiato da una profezia. Dapiccola, ammalata di tifo, ha senti-to una voce dall'aldilà: «Davanti ate c'è un abisso di pena, una piog-gia di pallottole, guerra, vagabon-daggio, povertà estrema; sarai co-stretta a vivere in casa d'altri, co-

noscerai l'abbandono». La profe-zia si avvera. Ye Lianzi è capar-bia, non teme la fatica, né i sacrifi-ci, ma il destino le fa sposare GuQiushui, piccolo soldato di ventu-ra che, per seguire come atten-dente uno dei tanti signori dellaguerra del tempo, l'abbandonasenza soldi e con la figlia Wu Weidi pochi mesi. Dopo quattro annidi silenzio, lei lo raggiunge a HongKong dove lui si è rifatto una vitadi libertino e di perdigiorno.

Per Ye Lianzi ha inizio il calva-rio: insulti, umiliazioni, calci e pu-gni, angherie inaudite, parole irri-mediabili, anche nei riguardi diWu Wei. L'acqua di un'alluvione eil fuoco degli incendi infieriscono.Sono memorabili le pagine in cuimadre e figlia sono circondate dal-le fiamme: un'intesa «senza paro-le» le unirà per sempre. Gu Qiu-shui è un mostro di egoismo, di ar-roganza, di vigliaccheria. Spieta-to fino all'apice della perfidia. Inun tardivo riesame della propriaesistenza dirà: «Che vita spreca-ta!». E' allora che Zhang Jie ha unmomento di comprensione: GuQiushui è spregevole, ma è un in-felice. Anni di buio si chiude con ilpassaggio del testimone aChanyue: a lei il compito di «pa-reggiare i conti».

Autori e titoli

Nell’Urss Mandel’štam e Stalin,il dittatore che dissipò i suoi artisti

NADIACAPRIOGLIO

Nel 1979 Robert Lit-tell - giornalista del settima-nale americano Newsweek,specialista di Guerra Fred-da, autore di surreali storiedi spionaggio e padre di Jo-nathan, celebre e discussoper Le benevole - trovandosia Mosca, telefona alla vedo-va di Osip Mandel’štam, del-la quale aveva letto con emo-zione le Memorie, e si fa invi-tare a prendere un tè nelsuo misero appartamento al-la periferia della città. «Nonparlate in inglese nel vesti-bolo», dice Nadezhda Jakov-levna aprendo la porta sulcorridoio buio. In quella fra-se c’era tutta la sua vita: pa-ura, povertà, file davanti al-le prigioni, poesie ricordatea memoria, poesie bruciate.E umiliazione e dolore.

Littell ci ha riflettutotrent’anni prima di scrivere ilromanzo che mette in scenaMandel’štam e Stalin, il poe-

ta e il dittatore. L’epigramma aStalin, che Fanucci pubblicanella traduzione di Sara Bram-billa, è la storia di un’ossessio-ne reciproca: Mandel’štam èossessionato dal potere esplosi-vo e purificatore della poesia,dall’illusione che un’ode possaraccontare la verità e «riverbe-rarsi in tutto il paese come unciottolo gettato nell’acqua sta-gnante»; Stalin è ossessionatodall’immortalità, dal pensierodi asservire a tutti i costi il poe-ta che ha fissato per sempre

l’immagine delle sue «tozze di-ta grasse come vermi», gli «oc-chiacci di scarafaggio» del«montanaro del Cremlino».

Sono complessi i legami esi-stenti tra un poeta e il potere,quando l’artista, da gloria na-zionale, si trasforma in nemi-co del popolo. Tutto scomparedalla sua vita in un assolatogiovedì di aprile dell’anno1934, il giocoso ménage à trois,le letture in pubblico, le risate,i ruggenti Anni Venti al ritmodi charleston, lasciando solo

rovine, silenzi, mezze frasi, la-crime soffocate.

Littell offre lo spunto per ri-flettere sul ruolo di dissensoche l’arte può esercitare neiconfronti del potere assoluto.In una conversazione con Bo-ris Pasternak (anch’egli, comeAnna Achmatova, voce impor-tante di questo avvincente ro-manzo polifonico), Man-del’štam parla di Amleto che sifinge pazzo per giustificare lapropria inerzia, l’incapacità divendicare la morte del padre, elo confronta a se stesso che, in-vece, sta fingendo di essere sa-no di mente per non affrontareil rischio di agire. Da nessunapersona sana di mente ci si po-trebbe aspettare un simile at-tacco a Stalin, «un qualcosa didiretto come “il re è nudo”», edè per questo che «la Russia habisogno di un po’ più di follia edi un po’ meno equilibrio», diuna poesia purificatrice chefaccia tabula rasa e l’aiuti a ri-partire da capo.

Il linguista Roman Jakob-son ha parlato di una genera-zione che ha «dissipato» i suoipoeti, molti dei quali si son gio-cati il destino proprio con la po-

esia, ma la morte non è tristequando «quel che c’era primanon era vita»: Mandel’štam l’af-fronta «ancora danzando».

E’ così che firma, spavaldocome sempre, la sua ultimalettera, lasciata cadere di not-te tra le assi del carro bestia-me diretto in Siberia, danzan-do sul posto, come le stelledella straordinaria poesia diPhilip Sidney, per affrontarequel paese inesplorato «daicui confini nessun viaggiatoremai ritorna».

DASHIELL HAMMETT, UNA STREGA PER MCCARTHY

«Mi rifiuto di rispondere»= Era il luglio del 1951, l’anno del processo Rosenberg,quando Dashiell Hammett comparve come testimonedavanti al giudice di New York. Altre due volte nel 1953 fuinterrogato dalla Commissione McCarthy, il senatore della«caccia alle streghe». Sempre, alla reiterata domanda «leiè comunista?», oppose un secco Mi rifiuto dirispondere. Con questo titolo sono ora raccolti i verbalidelle tre deposizioni (trad. di Marina Premoli, Archinto,pp. 90, € 12,). Come avrebbe detto il suo Sam Spade, «cisono cose che non si fanno», plaude Gianrico Carofiglio inprefazione: «Non si cede al ricatto e all’inquisizione».

Con Fidel nel corazón Fuoco e fiammesulla lungamarcia di Mao

LE FAVOLE CON ANIMALI DI SLAVENKA DRACULIC

Meglio il gulash del gulag= Un topo cicerone per il museo del comunismo a Praga,una talpa archeologa nel Muro di Berlino, il pappagallogiullare del maresciallo Tito e altri animali in un ironico eamaro zoo con La gatta di Varsavia, la micetta del generaleJaruzelski che dà il titolo alle «favole sul comunismo» dellacroata Slavenka Drakulic (trad. di Eva Gilmore, B.C. Dalai, pp.160, € 17): tutti intenti a raccontare come e perché abbianoconvissuto con quel regime bestiale. Questione di stomaco:meglio un misero gulash che un bel gulag, dice la maialinaungherese. E l’orso bulgaro spiega: «Tanto che ci fai con lalibertà se non hai niente da mangiare?».

IL DOPPIO GIOCO DI UN MANAGER ITALIANO

Sulla Prospettiva Lenin= Capitoli dispari: Ivan Ivanovic, al servizio del Kgb,informatore sugli stranieri sospetti in Urss; in cambiocopertura, dacia, due segretarie escort. Capitoli pari:Salvatore, un ragazzino cresciuto sotto l’Etna, figlio di unallevatore possidente, con un zio che gli leggeva Stalin,affascinato dalla rivoluzione bolscevica. Due storieparallele, ma una vita sola, in Prospettiva Lenin(Feltrinelli, pp. 220, € 15) firmato Anton Antonov,pseudonimo di «un businessman italiano». Un doppiogioco presto intuibile, che il risvolto di copertina però svelain partenza: «Ivan e Salvatore sono la stessa persona».

KARL MARX: PRO E CONTRO SECONDO MORIN

Ritrovarlo sotto le macerie= «Superare Marx nel senso hegeliano del termine,superare conservando»: è questo rapporto di «rottura -continuità» che Edgar Morin rivendica in Pro e controMarx. Ritrovarlo sotto le macerie dei marxismi (a curadi Riccardo Mazzeo, Ed. Erickson, pp. 104, € 10), scritti trametà anni’50 e inizio ‘90, privilegiando i giovaniliManoscritti economico filosofici del 1844, rielaborando lasua antropologia con Castoriadis e Bateson, superando ladicotomia struttura - sovrastruttura, valorizzando il«pensatore della mondializzazione». Un «maestro dipensiero», però mai «padrone del mio pensiero».

ANGELOD’ORSI

«Uno spettro si aggi-ra per l'Europa», esordiva ilManifesto di Marx ed Engelsnel 1848: era, si sa, lo spettrodel comunismo. Negli oltre160 anni trascorsi, quellospettro si è fatto materia -partiti, istituzioni -, e, con il1917, si fece Stato: la prima ri-voluzione che nella storia dell'umanità abbia innalzato lerosse bandiere, dopo il breveepisodio della Comune di Pa-rigi, represso nel sangue.

Il comunismo, partoritodalla mente geniale di Marx,è divenuto un movimento dimassa, che ha toccato verticidi abnegazione in nome deidannati della Terra, ma an-che abissi di terrore, in unamiscela difficilissima da sepa-rare, anche se si tratta di un'operazione necessaria, dopole frettolose liquidazioni del1989, tra i fatti di Piazza Tienan Men (giugno) e il «crollodel Muro» (novembre).

In controtendenza, negli

ultimi anni della sua esisten-za operosa e pugnace, un va-loroso storico, Luigi Cortesi,comunista dichiarato, avevalavorato a una storia dellaFalce e Martello, che ha fini-to proprio poco prima di la-sciarci: opera, per tanti versidatata nell'impianto, un po'legato a una storiografia diqualche decennio or sono; ep-pure opera traboccante dipassione, di idee, e animata

dal tentativo di dimostrare chenon è corretto buttar via ilbambino con l'acqua sporca.Una storia che parte dal pas-saggio, grazie a Marx, dallo sta-dio utopistico a quello «scienti-fico», per usare una dicotomiacanonizzata da Engels. Scorro-no così, attraverso una larghis-sima messe di citazioni - un di-fetto che diventa un pregio, inquanto questo grosso tomo sipresta ad essere usato anchecome antologia -, momenti, vi-cende, personaggi, in un intrec-cio di ottime e pessime cose, disperanze palingenetiche e disil-lusioni epocali, di attese fidu-ciose e obiettivi mancati, o ad-dirittura rovesciati rispetto aquelli preconizzati.

Il tragitto seguito dall'auto-re comincia con le Internazio-nali (nate come associazionidei lavoratori che dovevano inqualche modo mostrare la giu-stezza della tesi marxiana del-la classe operaia come unica«classe generale», ossia la solaclasse che dovunque ha gli stes-si interessi e che difendendolidifende l'interesse sociale) e siconcentra sul 1917, «la più gran-de rivoluzione della storia», enon solo in termini quantitati-vi, per l'estensione territorialedi «tutte le Russie», ma per ilsuo programma, il «più avanza-to e più ambizioso», ossia di«un riassetto globale della con-vivenza umana».

Comincia di là, in particola-

re, il contrasto mortale tra co-munismo e capitalismo, chenei decenni successivi si sareb-be infinite volte riproposto: «si-mul stabunt, simul cadent»,chiosa l'autore, che si arrestaa un nuovo «18 Brumaio», «ilTermidoro sovietico», quandoStalin comincia a sbaragliarenon solo Trockij e trockismo(verso cui peraltro l'autorenon è tenero nei giudizi), mal'intera classe dirigente dellaRivoluzione; da essa, dai suoiprincìpi e dai suoi sentimenti,lo stalinismo, anche per l'og-gettiva abilità del nuovo capodel partito e dell'Unione, pro-dusse un allontanamento «qua-si inavvertito».

Cortesi si differenzia dallacondanna moralistica e pregiu-diziale, e cerca di scavare a fon-do, nelle ragioni politiche dell'azione del leader sovietico, chefu attore, ma, altresì, fu a suavolta determinato da precise si-tuazioni storiche. Qui, l'analisisi fa più difficoltosa, oscillantetra il tentativo di salvare la «pa-tria del socialismo», e la durez-za oggettiva dei fatti: quasi undiscorso sospeso che lo storicoaffida al lettore, a testimonian-za di buona fede e di impegno,di militanza e di scepsi critica.

Tutt'altro l'approccio dell'opera collettiva coordinatadal direttore della Fondazione

Micheletti di Brescia, Pier Pao-lo Poggio: L’età del comunismosocietico, primo volume di unprogetto ambizioso, «L’altroNovecento», una storia del«comunismo eretico» e del«pensiero critico». Ma parten-do dall'idea di un'indagine neimeandri del comunismo (e del-le sue eterodossie), si finisceper dar ragione a Cortesi, chene parla come di un fenomenosociale universale «che nonpuò essere rinchiuso nelle mu-ra del Cremlino».

Infatti la quarantina di col-laboratori dell'opera si eserci-tano in una sorta di caccia all'eresia comunista, censendo eraccontando le esperienze poli-tiche e intellettuali di chi eracomunista ma non viveva all'ombra di Stalin, addirittura neera perseguitato, o quanto me-no si collocava su posizioni nonstaliniste (dalla Luxemburg fi-no a Gramsci, introdotto conmolti distinguo); però, poi, tragli «eretici» troviamo antico-munisti dichiarati (da Koest-ler a Orwell), o pentiti come Si-lone e Tasca.

Rientrano tutti tra gli ereti-ci? E personaggi dell'anarchi-smo come Berneri possono es-sere annessi al catalogo? O il

mite socialista libertario An-drea Caffi? Forse una catego-ria assai ampia, quella del co-munismo eretico, che finisceper comprendere troppo, daileninisti agli anticomunisti. Ilche non toglie che l'opera siautile per i tanti saggi pregiati,che non di rado gettano lucenuova su personaggi che - haragione Poggio - rischiano di«sprofondare nel nulla», som-mersi dalle macerie del 1989.

A Cuba Al di là della politica, sporca o pulita, uno scenario ad hoc per trame«forti», vere o inventate: quattro scrittori alla prova, ma nessuno è isolano

In Cina Quattro generazioni, i destinidi quattro mirabili figure di donne

KARL MARX: VITA E OPERE NELL’ANALISI DI MERKER

Analista, non profeta= Anche se han ripreso a citarlo Ratzinger e Tremonti,«oggi Marx sembra diventato un parente dell’uomo diNeanderthal», scrive Nicolao Merker, storico dellafilosofia. Di qui la necessità di ripercorrerne «vita e opere»in stretta connessione, senza psicobiografia aneddoticané astrazioni ideologiche. Ed ecco il suo denso Karl Marx(Laterza, pp. 261, € 18), sulla scorta di una foltabibliografia, a partire dal Mehring: formazione filosofica,materialismo storico, analisi del capitalismo, progetto disocialismo. Se la storia degli eredi lo ha smentito, il futurosembra ancora aver bisogno delle sue ricerche.

IL COMPAGNO ENGELS RACCONTATO DA TRISTRAM HUNT

Ricco borghese rivoluzionario= Il prodigo finanziatore di Marx, coautore delManifesto del partito comunista, l’amico che per l’idea e lacausa sacrificò le proprie ambizioni. Ma non rinunciò aipiaceri del vivere, «capitalista, donnaiolo, gran bevitore dichampagne». Il giornalista inglese Tristram Huntracconta La vita rivoluzionaria di Friedrich Engels(Isbn ed., pp. 390, € 27, trad. di Mariella Milan). Con briosimpatetico, curiosità per i dettagli e i colori dell’epoca,cercando preservarne il contributo anche teorico («conrisvolti moderni»), liberandolo dall’etichetta di pensatore«scientista e meccanicista» prediletto dagli stalinisti.

Così il poetadiventò nemicodel popolo

pp Zhang Jiep ANNI DI BUIOp trad. di M. Gottardo e M. Morzentip Salani, pp. 366, € 18

pp Rachel Kushner TELEX DA CUBA

p trad. di Vincenzo Mantovani, Mondadori, pp. 392, € 20

p Berta Serra Manzanares GLI OCCHI DELL'URAGANO

p trad. di Nicoletta Santoni, La Nuova Frontiera, pp. 400, € 19

p Alfredo Bryce Echenique CUBA A MODO MIO

p a cura di Bruno Arpaia, Guanda, pp.252, € 17,50

p Paco Ignacio Taibo II UN HOMBRE GUAPO

p trad. di Pino Cacucci, Tropea, pp. 384, € 19,50

pp L’ETÀ DEL COMUNISMOSOVIETICO. Europa 1900- 1945p a cura di Pier Paolo Poggiop Jaca Book, pp. XIX-669, € 40

L’ultima appassionatafatica di Cortesi,studioso militante:non buttare il bambinocon l’acqua sporca

Comunismo Una storia dall’utopia al terrore,un intreccio di speranze e disillusioni epocali

In un’opera collettivail pensiero degli «eretici»dalla Luxemburga Gramsci, da Orwella Koestler e Silone

pp Luigi Cortesip STORIA DEL COMUNISMO

Da utopia al Termidoro sovieticop Manifestolibri, pp. 815, € 65

pp Robert Littellp L’EPIGRAMMA A STALINp trad. di Sara Brambillap Fanucci, pp.333, € 17

Del giornalista e scrittoreamericano, nato nel 1935, pa-dre di Jonathan, autore de «Lebenevole», Fanucci ha in cata-logo anche «L’oligarca», storiadi un ex agente della Cia.

Viktor Ivanov, «Studio di manifesto», 1945

Quello spettronon fa solo paura

Robert Littell rievocail ruolo del dissenso,il rapporto fra creativitàe potere, una reciprocaossessione fatale

In «Anni di buio»di Zhang Jie, seguitodi «Senza parole»,i terribili decenniTrenta e Quaranta

La Rivoluzionespazza via

la vecchia Russia:una litografia

dell’artistae grafico

Vladimir Lebedev(1891 - 1967)

da «Il manifestorusso 1917-1922»,

edito in 500 copiea San Pietroburgo

nel 1922

Dall’esperimentomezzo anarchicodi Grau San Martínal golpe di Batista,all’età di Castro

La rivoluzione di Castro contro Batista iniziò il 26 lugliodel 1953 con l’assalto alla Caserma Moncada

Vladimir Ilic LeninKarl Marx

Storie e personaggiIVTuttolibri

SABATO 31 LUGLIO 2010LA STAMPA V

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Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - V - 31/07/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/04 - Autore: RITDEL - Ora di stampa: 30/07/10 21.01

GLAUCOFELICI

«Yo soy un hombresincero | de donde crece la pal-ma», scrisse nel 1891 il grandecubano José Martí. Sinceritàpiù che mai ci vorrebbe perparlare di Cuba: l’isola si trovasempre al centro dell’attenzio-ne mediatica, ma i punti di vi-sta di rado sono «sinceri» comedovrebbero. Quei versi furonopoi saccheggiati, cinquant’annidopo, servirono a dar vita all’ul-tranota Guantanamera: e bastaparlare di Guantánamo peravere un segno di quante con-traddizioni riservi l’isola. Per-ché parte del territorio cubanoè ancora nella disponibilità de-gli Stati Uniti d’America? Eperché vi sorge un penitenzia-rio illegale dove sono ancora re-cluse 180 persone - ma sono sta-te anche 800 -, cioè più di quan-ti sarebbero i «detenuti di co-scienza» del castrismo? E per-ché questi ultimi sono semprein primo piano, mentre quellinon sembrano interessare nes-suno? Per non parlare poi - acaso - dei 7 giornalisti assassi-nati in Honduras dopo il golpe,peraltro appoggiato dagli StatiUniti, o delle decine di sindaca-

listi assassinati ogni anno in Co-lombia, dove vi sono 7 basi milita-ri Usa (7 su 716 nel mondo posso-no sembrare poca cosa) che pe-rò non servono a combatterequesto fenomeno. O dei 10 gior-nalisti uccisi quest’anno in Mes-sico. Eccetera. Pesi e misuresembrano non coincidere. Manon sarà che l’esposizione di Cu-ba va legata alle scelte politichedell’ingombrante vicino? E quan-to ciò influirà sul senso letterariodelle opere dei/sui cubani?

Insomma, Cuba ha un appealparticolare, e fa sempre notiziaparlarne e scriverne (per lo piùmale, è molto trendy). Si potrà fa-re pubblicità per una lampadadesign usando la sacra icona diun’oppositrice, pure questa mol-to, molto trendy Al di là della poli-tica, sporca o pulita, Cuba è co-munque uno scenario che si pre-

sta ad ambientare storie «forti»,vere o inventate. Attrae la curio-sità di tutto il mondo. Addirittu-ra, per esempio e a caso, vi sisvolge uno dei dilaganti noir delNord, del danese Leif Davidsen,På udkig efter Hemingway.

Non ci si meraviglierà, quin-

di, nel trovarsi di fronte ai quat-tro volumi di cui qui si parla, nes-suno dei quali è stato scritto daun cubano ma che hanno, tutti,«Cuba en el corazón».

Il primo (all’origine in ingle-se, l’autrice Rachel Kushner è

nordamericana e sua madre vis-se nell’isola da giovane), Telexda Cuba, è ricostruzione roman-zata di una fase della storia cu-bana all’epoca del regime di Ba-tista, quando due giovani statu-nitensi vivono nelle piantagionidella United Fruit e scoprono co-me stia per esplodere, e anziesplode, la rivolta contro l’op-pressione. L’atmosfera è rico-struita con credibilità, la narra-zione procede con buon ritmo.Forse, la passione per l’argo-mento induce a qualche forzatu-ra (Fidel ritratto mentre arrin-ga la gente delle piantagioni, adesempio) ma una certa immedia-tezza riscatta il racconto.

Berta Serra, con Gli occhi del-l’uragano, riconduce il lettore nel-le piantagioni di una Cuba stavol-ta ottocentesca e coloniale, mar-cata dallo schiavismo, dove l’ura-

gano che tutto devasta si fa meta-fora della violenza di passioni esentimenti, e dove tanti vanno acercare fortuna (l’attenzione del-l’autrice è qui volta ai catalani,suoi compatrioti) o tentano di ri-scattare il «certificato di liber-tà», senza troppi scrupoli per ot-tenere quel che si vuole: un ince-dere narrativo pacato ma incal-zante insieme, un’ulteriore rico-struzione appassionata in cui glieventi storici hanno larga parte.

Il peruviano Bryce, in Cuba amodo mio, fa, davvero a modosuo, i conti con quella stagione incui l’isola - dai Sessanta in poi - èstata riferimento per l’intellet-tualità di tutto il mondo (chi nonha visto la foto del Che mentreaccende un sigaro a Sartre?):con esilarante humour ci parladell’ospitalità a lui riservata inpiù occasioni, di incontri strato-

sferici (Teresa di Calcutta e Fi-del Castro, per dire), di bevute in-commensurabili, del sincero af-fetto ricambiato che si provavaper quella gente, per quella rivo-luzione. Ma tutto appare in su-bordine rispetto alla centralitàdell’ego narrante: da uno scritto-re come Bryce del resto non ci siaspetta niente di meno.

Taibo, messicano, sceglie in-vece la via del saggio storico,con in più la carica di una scrit-tura scoppiettante e vigorosa. Ilprotagonista di Un hombre gua-po è Tony Guiteras, ministro dela gobernación nel governo diGrau San Martín: «una sorta disocialdemocratico di estrema si-nistra, un mezzo anarchico»che stravolge tutti gli assetti del-la sua Cuba, introduce la giorna-ta lavorativa di otto ore, incalzale transnazionali gringas, espro-pria, nomina donne alla caricadi sindaco e così via. Ma l’esperi-mento dura cento giorni, poi ar-riva il golpe di Batista e Tonyviene ucciso, a 27 anni, nel 1935.Un’altra conferma di come lapovera Cuba (qui si prende aprestito da Porfirio Díaz, cheparlava del Messico) sia «tanlejos de Diós, tan cerca de losEstados Unidos».

ANGELOZ. GATTI

E’ il rotolo, tipicaespressione pittorica dell'arteorientale, il modello per il plu-ripremiato romanzo-saga Sen-za parole di Zhang Jie. La scrit-trice cinese, che ha impiegatododici anni per comporlo, chie-de disponibilità e adesione nellosvolgere il lungo, vivido rotoloche racconta la Cina del XX se-colo. E' una trilogia che la Salanista pubblicando in italiano: nel2008 il primo volume, ora il se-condo, Anni di buio, che ha alcentro i decenni Trenta e Qua-

ranta, lacerati da conflitti, caos,instabilità, dovuti prima alle lot-te tra Partito Nazionalista e Par-tito Comunista, poi al fronte uni-to e alla resistenza contro l'occu-pazione giapponese, fino allaguerra civile e alla presa del po-tere da parte di Mao nel 1949.

Sono anni cruciali segnati

dal buio: il buio della guerra, dellospionaggio, della lotta clandesti-na, dei doppi e tripli servizi, maanche il buio della stupidità, dell'ignoranza,della volgarità.

Altro motivo rilevante nel ro-manzo è il fuoco: il fuoco dei bom-bardamenti, delle esplosioni, de-gli incendi. Come nei rotoli, figu-re, scene, ambienti sono collocatia blocchi da assaporare uno peruno. Con una scrittura di raro vi-gore (un plauso alle traduttriciMaria Gottardo e Monica Mor-zenti) e accentuti contrasti, dall'umorismo alla spregiudicatezza,dall'ironia al contrappunto, dal di-

sprezzo alla umana partecipazio-ne, la narrazione non è lineare, nécronologica, procede con un conti-nuo intreccio di tempi: ci sonobruschi salti avanti e indietro ne-gli anni, con riprese che si riallac-ciano a episodi del passato e anti-cipazioni che si ramificano neisuccessivi periodi bui (campagnecontro gli elementi di destra, Rivo-luzione culturale).

Zhang Jie ha dichiarato che ilromanzo non è una storia d'amo-re, ma è una storia di destini.Quattro generazioni, quattro mi-rabili figure di donna: nonnaMohe, morta giovane al settimo

parto, mamma Ye Lianzi, dalla te-nacia e dalla vitalità straordina-rie, Wu Wei, la protagonista dellatrilogia, scrittrice di fama dagliamori tormentati avviata versouna precoce follia senile,Chanyue, la pronipote, figlia ille-gittima di Wu Wei.

Figura centrale di Anni di buioè mamma Ye Lianzi, il cui destinoè marchiato da una profezia. Dapiccola, ammalata di tifo, ha senti-to una voce dall'aldilà: «Davanti ate c'è un abisso di pena, una piog-gia di pallottole, guerra, vagabon-daggio, povertà estrema; sarai co-stretta a vivere in casa d'altri, co-

noscerai l'abbandono». La profe-zia si avvera. Ye Lianzi è capar-bia, non teme la fatica, né i sacrifi-ci, ma il destino le fa sposare GuQiushui, piccolo soldato di ventu-ra che, per seguire come atten-dente uno dei tanti signori dellaguerra del tempo, l'abbandonasenza soldi e con la figlia Wu Weidi pochi mesi. Dopo quattro annidi silenzio, lei lo raggiunge a HongKong dove lui si è rifatto una vitadi libertino e di perdigiorno.

Per Ye Lianzi ha inizio il calva-rio: insulti, umiliazioni, calci e pu-gni, angherie inaudite, parole irri-mediabili, anche nei riguardi diWu Wei. L'acqua di un'alluvione eil fuoco degli incendi infieriscono.Sono memorabili le pagine in cuimadre e figlia sono circondate dal-le fiamme: un'intesa «senza paro-le» le unirà per sempre. Gu Qiu-shui è un mostro di egoismo, di ar-roganza, di vigliaccheria. Spieta-to fino all'apice della perfidia. Inun tardivo riesame della propriaesistenza dirà: «Che vita spreca-ta!». E' allora che Zhang Jie ha unmomento di comprensione: GuQiushui è spregevole, ma è un in-felice. Anni di buio si chiude con ilpassaggio del testimone aChanyue: a lei il compito di «pa-reggiare i conti».

Autori e titoli

Nell’Urss Mandel’štam e Stalin,il dittatore che dissipò i suoi artisti

NADIACAPRIOGLIO

Nel 1979 Robert Lit-tell - giornalista del settima-nale americano Newsweek,specialista di Guerra Fred-da, autore di surreali storiedi spionaggio e padre di Jo-nathan, celebre e discussoper Le benevole - trovandosia Mosca, telefona alla vedo-va di Osip Mandel’štam, del-la quale aveva letto con emo-zione le Memorie, e si fa invi-tare a prendere un tè nelsuo misero appartamento al-la periferia della città. «Nonparlate in inglese nel vesti-bolo», dice Nadezhda Jakov-levna aprendo la porta sulcorridoio buio. In quella fra-se c’era tutta la sua vita: pa-ura, povertà, file davanti al-le prigioni, poesie ricordatea memoria, poesie bruciate.E umiliazione e dolore.

Littell ci ha riflettutotrent’anni prima di scrivere ilromanzo che mette in scenaMandel’štam e Stalin, il poe-

ta e il dittatore. L’epigramma aStalin, che Fanucci pubblicanella traduzione di Sara Bram-billa, è la storia di un’ossessio-ne reciproca: Mandel’štam èossessionato dal potere esplosi-vo e purificatore della poesia,dall’illusione che un’ode possaraccontare la verità e «riverbe-rarsi in tutto il paese come unciottolo gettato nell’acqua sta-gnante»; Stalin è ossessionatodall’immortalità, dal pensierodi asservire a tutti i costi il poe-ta che ha fissato per sempre

l’immagine delle sue «tozze di-ta grasse come vermi», gli «oc-chiacci di scarafaggio» del«montanaro del Cremlino».

Sono complessi i legami esi-stenti tra un poeta e il potere,quando l’artista, da gloria na-zionale, si trasforma in nemi-co del popolo. Tutto scomparedalla sua vita in un assolatogiovedì di aprile dell’anno1934, il giocoso ménage à trois,le letture in pubblico, le risate,i ruggenti Anni Venti al ritmodi charleston, lasciando solo

rovine, silenzi, mezze frasi, la-crime soffocate.

Littell offre lo spunto per ri-flettere sul ruolo di dissensoche l’arte può esercitare neiconfronti del potere assoluto.In una conversazione con Bo-ris Pasternak (anch’egli, comeAnna Achmatova, voce impor-tante di questo avvincente ro-manzo polifonico), Man-del’štam parla di Amleto che sifinge pazzo per giustificare lapropria inerzia, l’incapacità divendicare la morte del padre, elo confronta a se stesso che, in-vece, sta fingendo di essere sa-no di mente per non affrontareil rischio di agire. Da nessunapersona sana di mente ci si po-trebbe aspettare un simile at-tacco a Stalin, «un qualcosa didiretto come “il re è nudo”», edè per questo che «la Russia habisogno di un po’ più di follia edi un po’ meno equilibrio», diuna poesia purificatrice chefaccia tabula rasa e l’aiuti a ri-partire da capo.

Il linguista Roman Jakob-son ha parlato di una genera-zione che ha «dissipato» i suoipoeti, molti dei quali si son gio-cati il destino proprio con la po-

esia, ma la morte non è tristequando «quel che c’era primanon era vita»: Mandel’štam l’af-fronta «ancora danzando».

E’ così che firma, spavaldocome sempre, la sua ultimalettera, lasciata cadere di not-te tra le assi del carro bestia-me diretto in Siberia, danzan-do sul posto, come le stelledella straordinaria poesia diPhilip Sidney, per affrontarequel paese inesplorato «daicui confini nessun viaggiatoremai ritorna».

DASHIELL HAMMETT, UNA STREGA PER MCCARTHY

«Mi rifiuto di rispondere»= Era il luglio del 1951, l’anno del processo Rosenberg,quando Dashiell Hammett comparve come testimonedavanti al giudice di New York. Altre due volte nel 1953 fuinterrogato dalla Commissione McCarthy, il senatore della«caccia alle streghe». Sempre, alla reiterata domanda «leiè comunista?», oppose un secco Mi rifiuto dirispondere. Con questo titolo sono ora raccolti i verbalidelle tre deposizioni (trad. di Marina Premoli, Archinto,pp. 90, € 12,). Come avrebbe detto il suo Sam Spade, «cisono cose che non si fanno», plaude Gianrico Carofiglio inprefazione: «Non si cede al ricatto e all’inquisizione».

Con Fidel nel corazón Fuoco e fiammesulla lungamarcia di Mao

LE FAVOLE CON ANIMALI DI SLAVENKA DRACULIC

Meglio il gulash del gulag= Un topo cicerone per il museo del comunismo a Praga,una talpa archeologa nel Muro di Berlino, il pappagallogiullare del maresciallo Tito e altri animali in un ironico eamaro zoo con La gatta di Varsavia, la micetta del generaleJaruzelski che dà il titolo alle «favole sul comunismo» dellacroata Slavenka Drakulic (trad. di Eva Gilmore, B.C. Dalai, pp.160, € 17): tutti intenti a raccontare come e perché abbianoconvissuto con quel regime bestiale. Questione di stomaco:meglio un misero gulash che un bel gulag, dice la maialinaungherese. E l’orso bulgaro spiega: «Tanto che ci fai con lalibertà se non hai niente da mangiare?».

IL DOPPIO GIOCO DI UN MANAGER ITALIANO

Sulla Prospettiva Lenin= Capitoli dispari: Ivan Ivanovic, al servizio del Kgb,informatore sugli stranieri sospetti in Urss; in cambiocopertura, dacia, due segretarie escort. Capitoli pari:Salvatore, un ragazzino cresciuto sotto l’Etna, figlio di unallevatore possidente, con un zio che gli leggeva Stalin,affascinato dalla rivoluzione bolscevica. Due storieparallele, ma una vita sola, in Prospettiva Lenin(Feltrinelli, pp. 220, € 15) firmato Anton Antonov,pseudonimo di «un businessman italiano». Un doppiogioco presto intuibile, che il risvolto di copertina però svelain partenza: «Ivan e Salvatore sono la stessa persona».

KARL MARX: PRO E CONTRO SECONDO MORIN

Ritrovarlo sotto le macerie= «Superare Marx nel senso hegeliano del termine,superare conservando»: è questo rapporto di «rottura -continuità» che Edgar Morin rivendica in Pro e controMarx. Ritrovarlo sotto le macerie dei marxismi (a curadi Riccardo Mazzeo, Ed. Erickson, pp. 104, € 10), scritti trametà anni’50 e inizio ‘90, privilegiando i giovaniliManoscritti economico filosofici del 1844, rielaborando lasua antropologia con Castoriadis e Bateson, superando ladicotomia struttura - sovrastruttura, valorizzando il«pensatore della mondializzazione». Un «maestro dipensiero», però mai «padrone del mio pensiero».

ANGELOD’ORSI

«Uno spettro si aggi-ra per l'Europa», esordiva ilManifesto di Marx ed Engelsnel 1848: era, si sa, lo spettrodel comunismo. Negli oltre160 anni trascorsi, quellospettro si è fatto materia -partiti, istituzioni -, e, con il1917, si fece Stato: la prima ri-voluzione che nella storia dell'umanità abbia innalzato lerosse bandiere, dopo il breveepisodio della Comune di Pa-rigi, represso nel sangue.

Il comunismo, partoritodalla mente geniale di Marx,è divenuto un movimento dimassa, che ha toccato verticidi abnegazione in nome deidannati della Terra, ma an-che abissi di terrore, in unamiscela difficilissima da sepa-rare, anche se si tratta di un'operazione necessaria, dopole frettolose liquidazioni del1989, tra i fatti di Piazza Tienan Men (giugno) e il «crollodel Muro» (novembre).

In controtendenza, negli

ultimi anni della sua esisten-za operosa e pugnace, un va-loroso storico, Luigi Cortesi,comunista dichiarato, avevalavorato a una storia dellaFalce e Martello, che ha fini-to proprio poco prima di la-sciarci: opera, per tanti versidatata nell'impianto, un po'legato a una storiografia diqualche decennio or sono; ep-pure opera traboccante dipassione, di idee, e animata

dal tentativo di dimostrare chenon è corretto buttar via ilbambino con l'acqua sporca.Una storia che parte dal pas-saggio, grazie a Marx, dallo sta-dio utopistico a quello «scienti-fico», per usare una dicotomiacanonizzata da Engels. Scorro-no così, attraverso una larghis-sima messe di citazioni - un di-fetto che diventa un pregio, inquanto questo grosso tomo sipresta ad essere usato anchecome antologia -, momenti, vi-cende, personaggi, in un intrec-cio di ottime e pessime cose, disperanze palingenetiche e disil-lusioni epocali, di attese fidu-ciose e obiettivi mancati, o ad-dirittura rovesciati rispetto aquelli preconizzati.

Il tragitto seguito dall'auto-re comincia con le Internazio-nali (nate come associazionidei lavoratori che dovevano inqualche modo mostrare la giu-stezza della tesi marxiana del-la classe operaia come unica«classe generale», ossia la solaclasse che dovunque ha gli stes-si interessi e che difendendolidifende l'interesse sociale) e siconcentra sul 1917, «la più gran-de rivoluzione della storia», enon solo in termini quantitati-vi, per l'estensione territorialedi «tutte le Russie», ma per ilsuo programma, il «più avanza-to e più ambizioso», ossia di«un riassetto globale della con-vivenza umana».

Comincia di là, in particola-

re, il contrasto mortale tra co-munismo e capitalismo, chenei decenni successivi si sareb-be infinite volte riproposto: «si-mul stabunt, simul cadent»,chiosa l'autore, che si arrestaa un nuovo «18 Brumaio», «ilTermidoro sovietico», quandoStalin comincia a sbaragliarenon solo Trockij e trockismo(verso cui peraltro l'autorenon è tenero nei giudizi), mal'intera classe dirigente dellaRivoluzione; da essa, dai suoiprincìpi e dai suoi sentimenti,lo stalinismo, anche per l'og-gettiva abilità del nuovo capodel partito e dell'Unione, pro-dusse un allontanamento «qua-si inavvertito».

Cortesi si differenzia dallacondanna moralistica e pregiu-diziale, e cerca di scavare a fon-do, nelle ragioni politiche dell'azione del leader sovietico, chefu attore, ma, altresì, fu a suavolta determinato da precise si-tuazioni storiche. Qui, l'analisisi fa più difficoltosa, oscillantetra il tentativo di salvare la «pa-tria del socialismo», e la durez-za oggettiva dei fatti: quasi undiscorso sospeso che lo storicoaffida al lettore, a testimonian-za di buona fede e di impegno,di militanza e di scepsi critica.

Tutt'altro l'approccio dell'opera collettiva coordinatadal direttore della Fondazione

Micheletti di Brescia, Pier Pao-lo Poggio: L’età del comunismosocietico, primo volume di unprogetto ambizioso, «L’altroNovecento», una storia del«comunismo eretico» e del«pensiero critico». Ma parten-do dall'idea di un'indagine neimeandri del comunismo (e del-le sue eterodossie), si finisceper dar ragione a Cortesi, chene parla come di un fenomenosociale universale «che nonpuò essere rinchiuso nelle mu-ra del Cremlino».

Infatti la quarantina di col-laboratori dell'opera si eserci-tano in una sorta di caccia all'eresia comunista, censendo eraccontando le esperienze poli-tiche e intellettuali di chi eracomunista ma non viveva all'ombra di Stalin, addirittura neera perseguitato, o quanto me-no si collocava su posizioni nonstaliniste (dalla Luxemburg fi-no a Gramsci, introdotto conmolti distinguo); però, poi, tragli «eretici» troviamo antico-munisti dichiarati (da Koest-ler a Orwell), o pentiti come Si-lone e Tasca.

Rientrano tutti tra gli ereti-ci? E personaggi dell'anarchi-smo come Berneri possono es-sere annessi al catalogo? O il

mite socialista libertario An-drea Caffi? Forse una catego-ria assai ampia, quella del co-munismo eretico, che finisceper comprendere troppo, daileninisti agli anticomunisti. Ilche non toglie che l'opera siautile per i tanti saggi pregiati,che non di rado gettano lucenuova su personaggi che - haragione Poggio - rischiano di«sprofondare nel nulla», som-mersi dalle macerie del 1989.

A Cuba Al di là della politica, sporca o pulita, uno scenario ad hoc per trame«forti», vere o inventate: quattro scrittori alla prova, ma nessuno è isolano

In Cina Quattro generazioni, i destinidi quattro mirabili figure di donne

KARL MARX: VITA E OPERE NELL’ANALISI DI MERKER

Analista, non profeta= Anche se han ripreso a citarlo Ratzinger e Tremonti,«oggi Marx sembra diventato un parente dell’uomo diNeanderthal», scrive Nicolao Merker, storico dellafilosofia. Di qui la necessità di ripercorrerne «vita e opere»in stretta connessione, senza psicobiografia aneddoticané astrazioni ideologiche. Ed ecco il suo denso Karl Marx(Laterza, pp. 261, € 18), sulla scorta di una foltabibliografia, a partire dal Mehring: formazione filosofica,materialismo storico, analisi del capitalismo, progetto disocialismo. Se la storia degli eredi lo ha smentito, il futurosembra ancora aver bisogno delle sue ricerche.

IL COMPAGNO ENGELS RACCONTATO DA TRISTRAM HUNT

Ricco borghese rivoluzionario= Il prodigo finanziatore di Marx, coautore delManifesto del partito comunista, l’amico che per l’idea e lacausa sacrificò le proprie ambizioni. Ma non rinunciò aipiaceri del vivere, «capitalista, donnaiolo, gran bevitore dichampagne». Il giornalista inglese Tristram Huntracconta La vita rivoluzionaria di Friedrich Engels(Isbn ed., pp. 390, € 27, trad. di Mariella Milan). Con briosimpatetico, curiosità per i dettagli e i colori dell’epoca,cercando preservarne il contributo anche teorico («conrisvolti moderni»), liberandolo dall’etichetta di pensatore«scientista e meccanicista» prediletto dagli stalinisti.

Così il poetadiventò nemicodel popolo

pp Zhang Jiep ANNI DI BUIOp trad. di M. Gottardo e M. Morzentip Salani, pp. 366, € 18

pp Rachel Kushner TELEX DA CUBA

p trad. di Vincenzo Mantovani, Mondadori, pp. 392, € 20

p Berta Serra Manzanares GLI OCCHI DELL'URAGANO

p trad. di Nicoletta Santoni, La Nuova Frontiera, pp. 400, € 19

p Alfredo Bryce Echenique CUBA A MODO MIO

p a cura di Bruno Arpaia, Guanda, pp.252, € 17,50

p Paco Ignacio Taibo II UN HOMBRE GUAPO

p trad. di Pino Cacucci, Tropea, pp. 384, € 19,50

pp L’ETÀ DEL COMUNISMOSOVIETICO. Europa 1900- 1945p a cura di Pier Paolo Poggiop Jaca Book, pp. XIX-669, € 40

L’ultima appassionatafatica di Cortesi,studioso militante:non buttare il bambinocon l’acqua sporca

Comunismo Una storia dall’utopia al terrore,un intreccio di speranze e disillusioni epocali

In un’opera collettivail pensiero degli «eretici»dalla Luxemburga Gramsci, da Orwella Koestler e Silone

pp Luigi Cortesip STORIA DEL COMUNISMO

Da utopia al Termidoro sovieticop Manifestolibri, pp. 815, € 65

pp Robert Littellp L’EPIGRAMMA A STALINp trad. di Sara Brambillap Fanucci, pp.333, € 17

Del giornalista e scrittoreamericano, nato nel 1935, pa-dre di Jonathan, autore de «Lebenevole», Fanucci ha in cata-logo anche «L’oligarca», storiadi un ex agente della Cia.

Viktor Ivanov, «Studio di manifesto», 1945

Quello spettronon fa solo paura

Robert Littell rievocail ruolo del dissenso,il rapporto fra creativitàe potere, una reciprocaossessione fatale

In «Anni di buio»di Zhang Jie, seguitodi «Senza parole»,i terribili decenniTrenta e Quaranta

La Rivoluzionespazza via

la vecchia Russia:una litografia

dell’artistae grafico

Vladimir Lebedev(1891 - 1967)

da «Il manifestorusso 1917-1922»,

edito in 500 copiea San Pietroburgo

nel 1922

Dall’esperimentomezzo anarchicodi Grau San Martínal golpe di Batista,all’età di Castro

La rivoluzione di Castro contro Batista iniziò il 26 lugliodel 1953 con l’assalto alla Caserma Moncada

Vladimir Ilic LeninKarl Marx

Storie e personaggiIVTuttolibri

SABATO 31 LUGLIO 2010LA STAMPA V

Page 6: Tuttolibri n. 1725 (31-07-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - VI - 31/07/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/06 - Autore: RITDEL - Ora di stampa: 30/07/10 21.01

Quando, nel 1990, Loriano Macchiavel-li pubblica da Rizzoli Strage, che oraritorna ai lettori edito da Einaudi Sti-

le Libero (pp. 584, euro 21), la «New ItalianEpic» - vale a dire la singolar tenzone tra imisteri del Bel Paese e una robusta pattu-glia di scrittori decisi a destreggiarsi tra icomplotti e le stragi dello sprofondamentoitaliano - è ancora ben lontana dallo sboc-ciare. E sulla strage alla stazione di Bolo-gna del 2 agosto 1980 - ottanta morti e due-cento feriti - attorno a cui ruota la narrazio-ne di Macchiavelli non ci sono ancora sen-tenze definitive. Anche se quelle che ver-ranno dopo, a parte le condanne ai depista-tori del Sismi e della P2, convinceranno as-sai poco: soprattutto nell’indicare nei ter-roristi neri Fioravanti e Mambro gli autorimateriali della strage.

Sul finire di quegli Anni 80 i futuri WuMing inventori della «New Italian Epic»frequentano ancora l’asilo e l’Italia craxia-na - quella della Milano da bere e dei nani,architetti e ballerine - ha voglia di dimen-ticare stragi e sangue. Terrorismi rossi eneri. E’ in questo contesto che EdmondoAroldi, bolognese, spregiudicato editordella Rizzoli dal passato comunista ma ag-gregatosi all’ascesa craxiana, scompigliale carte: mentre fa mettere in cantiereun’impegnativa ricostruzione sulla bom-ba di Piazza Fontana coinvolge il suo con-cittadino Macchiavelli nella sfida di dareracconto sia alla tragedia di Ustica (l’ae-

reo che il 27 giugno sprofonda al largo diUstica con 81 persone a bordo) sia allabomba di Bologna.

Macchiavelli si inventa un suo detecti-ve, lo svizzero Jules Quicher, che apparecome autore delle narrazioni, e lo mette allavoro su questi due tragici dossier. Al cen-tro un’ipotesi che - come riassume uno deibuoni che compaiono nella Strage, uno sta-gionato colonnello dei CC che pare il clonedel generale Dalla Chiesa - consiste in «unpiano internazionale teso alla destabilizza-

zione della democrazia italiana... e che ve-de unite le forze del crimine, della politica,della mafia, dell’industria».

«E cioè l’intera nazione» gli ribatte unpo’ stupito l’investigatore svizzero, alquan-to a disagio in un Paese che nella sua totali-tà pare complottare contro se stesso.

Nel 1989 esce Funerale dopo Ustica . L’an-no dopo, nel 1990, arriva Strage che rimanein libreria poche settimane. Ritirato, non è

più ripubblicato dal suo primo editore dopola querela di un enigmatico personaggiodella destra estremista, coinvolto nelle in-dagini sulla strage alla stazione. Peggio an-cora per il libro che Aroldi aveva commis-sionato ad altri su Piazza Fontana: finito,pagato dalla casa editrice sino all’ultimocentesimo, e mai pubblicato dalla Rizzoli.

Giorgio Boatti [email protected]

Insieme nel ’68, poidivisi dal terrorismo

JEFFERY DEAVER

Elettrokiller= Di tanto in tanto JefferyDeaver viene folgorato sulla viadi Damasco. Ha incominciatocon la visione dell’investigatorea rotelle, l’ipertecnologicoscienziato forense LincolnRhyme che, del tuttoparalizzato, riesce appena asfiorare la tastiera del suomegacomputer e percorreregriglie virtuali sui luoghi deldelitto e acchiappare cosìtruculenti assassini. Tuttavia lasua vita di relazione era davveropoca cosa e allora gli hainventato una compagna diletto e di indagine, la bellissimadetective Amelia Sachs, su cuiriversare affetto, emozioni econdivisione professionale.Non basta: mancava il nemicoinafferrabile, l’essere checompeteva con lui per abilità,intelligenza e doppiezza. Eccoallora comparire l’Orologiaio, ilkiller più astuto del mondo,sempre ad un pelo dall’esserecatturato, ma eternamente infuga all’ultimo secondo.Ora, l’ultima passione:l’elettricità assassina. Volt,watt, ampère, isolanti,conduttori, circuiti, correntealternata o no: Il filo chebrucia ( trad. di Maria Baiocchie Anna Tagliavini, Rizzoli, pp.531, € 19.50) è infatti un verotrattato noir (naturalmente adalta tensione) per chi non vaoltre alla constatazione che èpericoloso mettere le dita inuna presa. Ma è anche un granrésumé esistenziale, dove tuttele tessere della vita di Rhymevanno finalmente a sistemarsial loro posto, compresa quelladella scelta definitiva. Niente daaggiungere se non che ilmeccanismo giallo è piùforviante del solito e perciòancor più sorprendente.

ASA SCHWARZ

Criminal eco= Donne protagoniste inNefilim di Asa Schwarz (trad. diRoberta Nerito, Fanucci, pp.260, € 17), storia di intrighi emorti (vere e presunte), vittimesacrificate sull’altare criminalambientalista con funebririferimenti alla Genesi. Laprotagonista è unadiciannovenne attivista diGreenpeace, paragonata (conqualche esagerazione) allaLisbeth Salander di Millenium,la cui buonafede viene carpitada un nugolo di fanaticidisposti a tutto. Buon ritmo,qualche ottima intuizione e unagran Stoccolma medioevale.

MEGAN ABBOTT

Le dame nere= E’ nata una stella: MeganAbbott, una di quellesupernovae che appaiono ditanto in tanto segnando il cielodi nuova luce. Il suo Queenpin(trad. di I. Bariani e M.Schiavone, Edizioni BD, pp.197, € 14) è un pugno nellostomaco: un noir a metà traChandler (la Las Vegas mafiosaAnni 50) ed Ellroy (l’aggressivitàe la crudezza del ritmo). Ma èanche una sorta di romanzo diformazione gangsteristica alfemminile. Protagoniste: lagiovane, che vuole sfuggireall’anonimato di una vita daniente e trovare il suo posto nelmondo dell’azzardo, el’anziana fascinosa e spietatadisposta ad insegnare, maincapace di sopportare che lasua discepola si innamori di ungambler pieno di debiti cheprovoca il tentativo disganciarsi dalla sua guida.Romanzo di donne, dunque.Ma non c’è proprio nulla di

femmineo nel dipanarsi dellastoria. Anzi: il ribaltamentopsicologico della situazione, ilrepentino passaggiodall’ammirazione all’odio, lavoglia di punire e di sopraffare, laviolenza che ne scaturisce, ilsenso di morte che aleggiasempre più ossessivo, è persinopiù intenso che se gli eroi fosseromaschi bruti.

TARQUIN HALL

Indian detective= Tarquin Hall è stato lasorpresa delle scorsa estate: ora siripete con il delizioso Vish Puri eil caso dell’uomo che morìridendo ( trad. di Anna Zazo,Mondadori,pp. 273, € 19).L’«investigatore privatissimodella miglior agenzia di tuttal’India» questa volta si trova alleprese con un omicidio, intriso dimagia e di visioni, avvenuto nelbel mezzo di un parco durante lariunione, all’ombra di un alberomaestoso, dei devoti del Clubdelle Risate, strana congrega cheritene l’anima più libera se ditanto in tanto si abbandona adun sonoro cachinno. A farne lespese è il dottor Suresh Jha, dettol’Acchiappaguru per via della suavibrante battaglia contro i falsisantoni e i loro mirabolantitrucchi per conquistare il cuoreed il denaro di migliaia di ingenui

adepti. Ma proprio la sua morteappare come un’incredibileallucinazione: l’improvvisaapparizione di una furibonda deaKalì che, senza mai toccare terra,si avventa su di lui e lo giustizia acolpi di lama davanti agli occhiattoniti dei compagni. E’evidente che la mente logica diVish Puri, seppur intrisa dei sottilimisteri delle più tradizionalicredenze religiose, non puòaccettare tanta enormità. Ancheperché un «mago della tv» avevalanciato una pubblica sfida allavittima preannunciandogli unavvenimento straordinario che loavrebbe riguardato di persona.Inizia così un’indaginedivertente, grondanteintelligenza ed umorismo, chescava nelle radici di quello stessomondo raccontato da VikasSwarup con arguzia e leggerezza(persin la tragedia) in Themillionaire, poi tradotto in filmda Danny Boyle.

CHARLOTTE LINK

Omicidi al mare= Bel drammone familiare atinte fosche, omicidi a nonfinire, vendette trasversali, ilpassato che ritorna su unascogliera a picco di unoYorkshire che più fosco non sipuò: ecco in sostanza la tramadi Nobody di Charlotte Link(trad. di Umberto Gandini,Corbaccio, pp. 522, € 19.90).Tutto ha inizio con la scopertadel corpo di una studentessabrutalmente assassinata. Ildelitto pare non trovaresoluzioni, poi il medesimoschema si ripete e allora latestardaggine dell’ispettriceAlmond incomincia a mettereinsieme indizi che conducono auno sperduto cottage in riva almare e ai suoi misteriosiabitanti. Giallo prettamentefemminile in cui l’incrocio diamore ed odio è ben sostenutodal fascino dei paesaggi e dalprofondo senso di solitudineche si respira. Piero Soria

MEMORIA Quegli anni di piombo

Commissario,sto per uccidere

Autunno 1977. Il terrori-smo sta dilagando, ali-mentato dalla degenera-

zione violenta di alcune frangedell’autonomia che a settembresi è data convegno a Bologna. ATorino, ad aprile, le BR hannoucciso l’avvocato Fulvio Croce.A novembre uccidono Carlo Ca-salegno. Tutti gli esiti paionopossibili. Un dirigente indu-striale torinese, Gianfranco Ber-ti, lascia tutto e scende in Cala-bria per fondare una casa edi-trice. Si installa a casa suaJean Coti, parigino di originiitaliane, affascinato da quel-l’avventura.

Coti scrive la storia di unagiovane terrorista, Angelica,catturata durante un attentatomortale, il suo incontro col giu-dice, conosciuto dieci anni pri-ma all’università, la sua crisipolitica. Quando il fascino dellavita nel paesino del Sud svani-sce, Coti torna a Parigi. Lasciaa Berti il dattiloscritto non fini-to ma con una storia compiuta.Seguono: il fallimento della ca-sa editrice, traslochi, nuovi la-vori. Il dattiloscritto scompare.Riemerge, 33 anni dopo, da unoscatolone di porcellane: messoper fare spessore. Un piccolo

editore di Ancona lo legge e ci re-gala oggi un elegante libretto, As-soluzione di un amore (Affini-tà elettive, pp. 128,€ 14).

Dove ci sono tante cose di unpassato che pare di un secolo fa.La spiegazione del meccanismoche poteva portare un giovane adaccostarsi al terrorismo. Il climaculturale, la droga delle azioniviolente. Il fatto casuale, che faprecipitare la situazione in unsenso o in un altro: per cui duegiovani, che erano insieme nelleassemblee del ’68, si trovano adessere, dieci anni dopo, l’una ter-rorista, l’altro giudice. Soprattut-to, c’è la spiegazione profetica del-le ragioni della crisi del terrori-smo: il dubbio interno che rende-rà possibile, da Peci in poi, il crol-lo verticale del partito armato.«Quello che mi dà un senso di re-pulsione quasi fisico - ragiona An-gelica in carcere - è (...) questoagire alla cieca contro qualcunoche non sappiamo neppure chi sia… questo decidere a tavolino, co-me fosse la schedina del totocal-cio. Metto uno o x? Lo azzoppo olo ammazzo?». Mancano 4 mesi avia Fani. L’acme del terrorismodeve ancora arrivare. Ma Coti hagià visto la linea della salvezza.

Paolo Borgna

POLIZIESCO Un magistrato racconta

LETTURE IN GIALLO

Vita dura per scoprirela strage di Bologna

ROMANZO Un «quasi inedito» di Loriano Macchiavelli

Misteri d’estate TuttolibriSABATO 31 LUGLIO 2010

LA STAMPAVI

Due graphic novel rievocano quel tragico 2 agosto 1980: «La strage di Bologna» di Boschettie Ciammitti (Il becco giallo, qui sopra) e «Il treno» di Laprovitera e Vivaldo (Rizzoli Lizard)

Uscito con pseudonimo nel 1990,presto ritirato dopo una querela,oggi ritorna e sembraanticipare la New Italian Epic:cronaca di un’epoca «criminale»

Come Gianrico Carofiglioo Gianfranco De Catal-do, ma con una differen-

za che si può notare subito. Dopoanni di processi e inchieste traBrescia e Milano, la più notaquella sulla morte del finanziereMichele Sindona nel carcere diVoghera, Gianni Simoni ha la-sciato la magistratura prima diinventarsi scrittore. E con Com-missario, domani uccideròLabruna (Tea, pp. 369, € 10) èal suo secondo romanzo, tra ilgiallo e il poliziesco.

Il giudice Petri e il commissa-rio Miceli sono i due protagoni-sti, come nel primo libro e nel ter-zo che uscirà a settembre. Due fi-gure che nella sua precedente vi-ta Gianni Simoni ha conosciutobene, da vicino. Il giudice Petri,ammette, «molto da vicino…».Uno è in pensione, proprio comeSimoni, l’altro è a fine carriera.Più che l’azione o gli effetti spe-ciali, li guida l’esperienza, la me-moria, il metodo, l’analisi delparticolare.

Simoni è di Brescia, e questavolta non nasconde la sua città.«Nel primo poliziesco solo alcunilettori potevano capire che sitrattava di Brescia, che per unasorta di amore-pudore avevo

preferito non nominare. Ora horotto gli indugi e si tratta effetti-vamente di Brescia, le sue strade, iluoghi, le situazioni e i suoi proble-mi». Per il quarto romanzo dellaserie Petri-Miceli i protagonisti se-guiranno Simoni nella nuova cit-tà, Milano.

«Commissario, domani uccide-rò Labruna» si legge nella letteraanonima che arriva in Questura ilpomeriggio del 2 aprile. Comincia-no così i sessanta giorni del ro-manzo, con altri messaggi di mor-te per Lobianco e Larossa, e Petrie Miceli che mettono assieme indi-zi e intuizioni. La scrittura è essen-ziale e veloce. I personaggi, anchese «frutto di immaginazione», Si-moni riconosce di «averli certa-mente conosciuti nei troppi annidi magistratura».

In due mesi Petri e Miceli risol-vono il caso. Questione di metodo.Lo stesso che Simoni aveva segui-to da magistrato per risolvere ilgiallo del suicidio in carcere di Sin-dona o per ottenere la condannadi assassini e mandanti dell’avvo-cato Ambrosoli. Ora, da scrittoredi gialli, lascia che siano Petri eMiceli a continuare il vecchio lavo-ro. E sempre «con un’inguaribilepassione, il senso di giustizia».

Giovanni Cerruti

Page 7: Tuttolibri n. 1725 (31-07-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - VII - 31/07/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/07 - Autore: GIOVIA - Ora di stampa: 30/07/10 21.56

26106 36

Il filoche brucia

DEAVERRIZZOLI

Acquain bocca

CAMILLERI; LUCARELLIMINIMUMFAX

9Breakingdawn

MEYERFAZI

8

3

31 28

MisterGregory

CASATIMODIGNANISPERLING & KUPFER

48

Acciaio

AVALLONERIZZOLI

Caterina.Diariodi un padre...SOCCIRIZZOLI

67

26

2L’ultima rigadelle favole

GRAMELLINILONGANESI

39

Un giorno

NICHOLLSNERI POZZA

La cacciaal tesoro

CAMILLERISELLERIO

76

Saggistica TascabiliNarrativaitaliana

4

Narrativastraniera Varia

7

Ragazzi

100

CanaleMussolini

PENNACCHIMONDADORI

LA CLASSIFICA DI TUTTOLIBRI È REALIZZATA DALLA SOCIETÀ NIELSEN BOOKSCAN, ANALIZZANDO I DATI DELLE COPIE VENDUTE OGNI SETTIMANA, RACCOLTI IN UN CAMPIONE DI 900 LIBRERIE.SI ASSEGNANO I 100 PUNTI AL TITOLO PIÙ VENDUTO TRA LE NOVITÀ. TUTTI GLI ALTRI SONO CALCOLATI IN PROPORZIONE. LA RILEVAZIONE SI RIFERISCE AI GIORNI DAL 18 AL 24 LUGLIO.

1. La solitudinedei numeriprimi 33GIORDANO 13,00 MONDADORI

2. La regina dei castelli di carta 22LARSSON 13,80 MARSILIO

3. Il vangelo secondo Gesù 20SARAMAGO 9,50 FELTRINELLI

4. È una vita che ti aspetto 19VOLO 9,00 MONDADORI

5. Uomini che odiano le donne 18LARSSON 13,80 MARSILIO

6. L’ombra del vento 17RUIZ ZAFÓN 13,00 MONDADORI

7. Il giorno in più 17VOLO 12,00 MONDADORI

8. La ragazza che giocava... 16LARSSON 13,80 MARSILIO

9. La cattedrale del mare 16FALCONES 13,00 TEA

10. Marina 16RUIZ ZAFÓN 13,00 MONDADORI

5

1. Ungiorno 28NICHOLLS 18,00 NERI POZZA

2. Il filo che brucia 26DEAVER 19,50 RIZZOLI

3. Breaking dawn 26MEYER 19,90 FAZI

4. Il fattore Scarpetta 25CORNWELL 20,00 MONDADORI

5. Il palazzo della mezzanotte 21RUIZ ZAFÓN 19,00 MONDADORI

6. I terribili segreti di Maxwell Sim 20COE 18,00 FELTRINELLI

7. La breve seconda vita di Bree... 20MEYER 16,00 FAZI

8. Il libro delle anime 19COOPER 19,60 NORD

9. Corte d’Assise 18SIMENON 18,00 ADELPHI

10. L’eleganza del riccio 17BARBERY 18,00 E/O

1. Teoritest 14 BERTOCCHI; FABBRI; BALBONI

39,00 ALPHA TEST

2. Cotto e mangiato 12PARODI 39,90 VALLARDI

3. Teoritest 12BERTOCCHI;SIRONI;BALBONI 42,00 ALPHA TEST

4. È facile smettere di fumare... 10CARR 10,00 EWI

5. The secret 10BYRNE 18,60 MACRO EDIZIONI

6. Esercitest 9 BERTOCCHI; FABBRI; BALBONI

18,90 ALPHA TEST

7. Esercitest 6 BERTOCCHI; SIRONI; BALBONI

18,90 ALPHA TEST

8. Teoritest 6BERTOCCHI 34,00 ALPHA TEST

9. Fate i bravi (0-3 anni) 6RIZZI 17,00 RIZZOLI

10. Inter³. 102 la stagione perfetta 5

49,00 SKIRA

1. Torneranno le quattro stagioni 11CORONA 16,00 MONDADORI

2. Leggimi una fiaba 7

0,80 EDIBIMBI

3. Una cipollina in più 7GARLANDO 11,00 PIEMME

4. La clessidra di Aldibah 7TROISI 17,00 MONDADORI

5. Viaggio nel tempo 3 6STILTON 23,50 PIEMME

6. Toy story 3 6

3,50 WALT DISNEY ITALIA

7. Diario di una schiappa... 5KINNEY 9,90 IL CASTORO

8. Il ladro di fulmini 5RIORDAN 17,00 MONDADORI

9. Barbie Color Style 5

6,90 GIUNTI JUNIOR

10. Toy story. Gioca kit 5

12,90 WALT DISNEY ITALIA

I PRIMI DIECI INDAGINE NIELSEN BOOKSCAN

Nel suo piccolo e anzi piccolissimo (35 metri quadra-ti), La libreria sull’isola riesce a ospitare libri egatti, mostre di pitture e un pianoforte, un punto

Internet, attività per adulti e per bambini, e un cineforumin giardino. Ogni mercoledì si proietta Stromboli di Ros-sellini, e il titolo consigliato per l’estate è A Stromboli diLidia Ravera, che lì da qualche anno ha casa, e che alla li-breria fornisce «formidabile aiuto».

I libri (mica pochi: 1500) arrivano per nave al porto, eal negozio in località Piscità sull’Ape Piaggio 50 di ChiaraBettazzi. Anche lei è arrivata per mare, quasi vent’anni fa,in vacanza. È rimasta, per passione e con tenacia. Ha la-

sciato il lavoro al Comune di Prato, ha ottenuto un «presti-to d'onore», ha frequentato la Scuola per librai Mauri, enel 2000 ha aperto il sogno di una vita. «È stata una scom-messa vincente - dice - anche se ovviamente il reddito dellalibreria non mi permette di vivere tutto l'anno». Inverno inToscana, facendo altri lavori, estate sotto il vulcano.«Quando sono in Toscana, prima di partire, faccio unascelta di titoli dal magazzino del distributore Fastbook, ea fine stagione rendo il non venduto. Questo mi ha permes-so di sopravvivere. Si vendono molto le novità, pur aman-do io sempre tenere una selezione di classici. I libri a scaffa-le sono assortiti per letteratura, c'è un po' di saggistica,

gialli, poesia, titoli in lingua straniera, cucina eoliana e si-ciliana, angolo per bambini e ragazzi, libri fotografici -sempre difficili, di questi tempi nessuno può spendere trop-po, a parte qualche velista che a volte capita». La libreria èstagionale, legata al turismo: «Lavoro molto con le perso-ne che risiedono lunghi periodi sull’isola, e come me sono“stranieri”. L'obiettivo è che chiunque entri, esca con un li-bro: devo capire velocemente la personalità e il gusto deiclienti, sentire la loro “frequenza”, a volte mi sembra di riu-scirci». Anche quest’anno il presidente Napolitano arrive-rà sull’isola, e come lui tante persone interessanti, maChiara dice: «Per me sono tutti speciali i miei clienti».

IL LIBRAIO CONSIGLIAGIOVANNA ZUCCONI

A Strombolicon la Ravera

e Rossellini

1

1. Acqua in bocca 100CAMILLERI; LUCARELLI 10,00 MINIMUM FAX

2. Canale Mussolini 76PENNACCHI 20,00 MONDADORI

3. Acciaio 67AVALLONE 18,00 RIZZOLI

4. La caccia al tesoro 48CAMILLERI 14,00 SELLERIO

5. L’ultima riga delle favole 39GRAMELLINI 16,60 LONGANESI

6. Mister Gregory 36CASATI MODIGNANI 20,90 SPERLING & KUPPER

7. Non esiste saggezza 22CAROFIGLIO 14,00 RIZZOLI

8. Hanno tutti ragione 20SORRENTINO 18,00 FELTRINELLI

9. Il re dei giochi 18MALVALDI 13,00 SELLERIO

10. Il tempo che vorrei 18VOLO 18,00 MONDADORI

1. Caterina. Diario di un padre... 31SOCCI 16,50 RIZZOLI

2. Terroni 11APRILE 17,50 PIEMME

3. Per l’alto mare aperto 7SCALFARI 19,50 EINAUDI

4. La libertà dei servi 6VIROLI 15,00 LATERZA

5. Di testa nostra. Cronache 2009-10 6CAMILLERI; LODATO 13,60 CHIARELETTERE

6. Don Vito. Le relazioni tra... 5CIANCIMINO; LA LICATA 18,00 FELTRINELLI

7. Libero chi legge 5PIVANO 18,00 MONDADORI

8. Mutandine di chiffon 5FRUTTERO 18,50 MONDADORI

9. I misteri dell’agenda rossa 5VIVIANO; ZINITI 15,00 ALIBERTI

10. L’oro del Vaticano 4RENDINA 12,90 NEWTON-COMPTON

Classifiche TuttolibriSABATO 31 LUGLIO 2010

LA STAMPA VII

lucazanini.it

R

Page 8: Tuttolibri n. 1725 (31-07-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - VIII - 31/07/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/08 - Autore: RITDEL - Ora di stampa: 30/07/10 21.01

LUIGI PIRANDELLO

Sei personaggiin cerca d'autoreEinaudi, pp. XXXII-272, € 9

«Permeragazzountestofondamentale:hacambiatoil teatronelmondo»

f

JAMES ELLROY

American tabloidMondadori, € 10,50

« Leggo soprattutto gialli,legal thriller e noir. Questomi piace anche come librostorico, per come raccontal'ambiente dei Kennedy»

f

f

DANTE ALIGHIERI

La Divina CommediaMondadori, 4 voll.pp. CL-3367, € 45

«L’horilettodapoco:grandeautoredisatira, fustigatoredeicontemporanei»

Il disegnatore che fondò nel ’78 la trasgressivarivista progetta di rilanciarla: una lunga miliziacontro i luoghi comuni, di vignetta in vignetta

GIULIASTOK

Seduto a un tavolinodel Caffè Rosati in Piazza delPopolo, uno degli posti di Ro-ma preferiti da Pasolini ed ElsaMorante, Vincenzo Gallo, in ar-te Vincino, attorciglia una bu-stina di zucchero e scorre il suotaccuino nero, zeppo di disegnifatti con un tratto pen dallapunta spaccata. Ha iniziato aL'Ora di Palermo ed oggi dise-gna per Il Corriere della Sera eper Il Foglio. Gli è stato asse-gnato il «Viareggioterzapagi-na-Cesare Garboli», perché«protagonista del genere satiri-co italiano e d'un giornalismoquotidiano in pillole, dove ognivignetta è parte di un discorsopiù che trentennale, affidato atestate satiriche storiche e aipiù autorevoli quotidiani».

Vincenzo Gallo, in arte Vin-cino, e negli anni .

Lei ha partecipato alla fon-dazione di innumerevoli ri-viste satiriche, con Pino Zacnel 1978 ha fatto nascere«Il Male»

«La bravura di Pino Zac nelmettere insieme il gruppo delMale è stata fondamentale:Vauro, Angese, Vannelli, Peri-ni, Jacopo Fo, negli anni suc-cessivi hanno continuato a fon-dare giornali di satira insieme.Dopo Il Male c'è stato Tango,poi Zut e Cuore».

Nessuno è durato granché,come mai?

«I giornali di satira, secondome, non possono durare a lun-go. Se funzionano, è perché in-dividuano il sentimento di quelpreciso periodo storico; poi,quando il periodo finisce e ilsentimento cambia, è difficilis-simo riconvertirsi. Ad esempiola scommessa de Il Male, uscitoproprio quando rapivano Mo-ro, era interpretare la voglia diuscire dagli anni di piombo.Cuore riuscì a cogliere la crisidella politica, ma fallì subito do-po perché non capì la fase Ber-lusconi-Prodi».

Si dice che abbia intenzio-ne di far rinascere presto«Il Male» settimanale, conl’editrice Chiarelettere diLorenzo Fazio e «Il Fatto».

«Con Vauro ci stiamo pensan-do, ci vogliamo provare, vedre-mo a settembre se può funzio-nare. In questo progetto cimanca moltissimo Angese, chepurtroppo è morto due anni fa.Aveva un gran tratto comico esensibilità giornalistica, sape-va sempre smascherare coseche sono sotto gli occhi di tutti,ma che nessuno nota».

Quali sono le qualità che ap-prezza in un disegnatore disatira?

«Quella di far ridere raccon-tando bene la realtà, e la ca-pacità di scavare dentro la no-tizia. Ci sono pochi disegnato-ri italiani che stimo: Vauro,Staino e qualche altro. Trop-pi ormai si limitano a seguirei luoghi comuni; uno su tutti,la critica a Berlusconi: la sati-ra degli ultimi anni gli ha fat-to un monumento. E lui ha ca-pito benissimo come sfruttar-la a suo favore».

All'estero va meglio?«In America, ad esempio, ci so-no molti più disegnatori cheraccontano la politica nelle re-dazioni dei giornali, con più li-bertà che in Italia. E mi piaccio-no anche i francesi, come Char-lie di Charlie Hebdo, una rivi-sta che assomiglia un po' al Ma-le, e Plantu di Le Monde, e Wil-

lem, l’autore di Fred Fallo, chedovrebbe disegnare sul nuovoMale. In Francia è andato a vive-re, da oltre trent'anni, un fumet-tista e illustratore italiano moltobravo che ora fa il pittore, Gaeta-no Liberatore. I fumetti sono pa-renti stretti della satira. I miglio-ri racconti contemporanei sonographic novel, quelle di Frank Mil-ler ad esempio, l'inventore dellaserie di Sin City. Di italiani, inve-ce, ne leggo meno: noi qui siamoancora fermi a Tex Willer».

Un'indicazione di metodoper i giovani autori?

«Si deve sempre disegnare dalvivo, non leggendo le notizie sulgiornale. Solo così si scopre co-me sono i personaggi nella loroumanità, con i loro complessi, iloro problemi. Fra i giovani, mol-to bravo è Alessio Spataro, cheha fatto due libri sulla Meloni, laMinistronza. Io mi diverto un sac-co quando vado alla Camera, edel resto ho iniziato così, andan-do sul campo. All'Ora di Palermoho seguito il processo per la stra-ge di viale Lazio, una guerra dimafia. I disegnatori sono avvan-

taggiati rispetto ai fotografi, pos-sono far vedere davvero quantosono cattivi i cattivi: il disegno hala capacità di raccontare le cosein modo molto più veloce dellaparola scritta. Dal vivo ho segui-to anche il maxiprocesso. Lì hoincontrato Giampaolo Pansa,che faceva la stessa cosa che fa-cevo io, guardava e raccontava,

lui per Repubblica e io per Linus.È un autore che stimo molto, so-prattutto per i suoi libri sulla Re-sistenza e sulla Repubblica di Sa-lò. Ha fatto un'operazione di veri-tà, arrischiandosi a raccontareuna versione dei fatti diversa dal-la leggenda che si consideravachiusa. E oggi tutti gli chiudonole porte per questo».

Tra i saggisti, chi altro leggevolentieri?

«Lirio Abbate sulla mafia mi èsempre piaciuto, anche l'ultimoche ha scritto con Peter Gomez,I complici. Sempre su quei temi,apprezzo molto anche France-sco La Licata, perché è uno cheparte da cronista e conosce Pa-lermo davvero. Poi, Sergio Savia-ne era un vero maestro, l'unicogiornalista italiano che ha datodavvero una mano alla giustizia,indagando sui delitti di Alleghe,ai tempi della seconda guerramondiale. Devo molto, anche sulpiano personale, a Danilo Dolci,alle cui marce della non violenzaho più volte partecipato, e a Gof-fredo Fofi. Le proposte di Miche-le Ainis ne La cura, invece, nonmi hanno convinto per niente».

Che cosa pensa della libertàdi stampa e di critica oggi?

«Io credo che la satira sopravvi-va sempre, anche durante i regi-mi, come il Pasquino nella Romapapale. Ad ogni sequestro il Malevendeva di più, noi non ce ne sia-mo mai lamentati. Oggi non do-vrebbero fare così tanti piagni-stei, su Internet c'è una libertàenorme, bisogna solo sfruttare

appieno le potenzialità del mez-zo. Sarei anche per tagliare i fon-di statali: sia ai giornali, perchése non vendono è giusto che chiu-dano, sia alla cultura. Così maga-ri si vedrebbero dei gruppi di po-eti disperati per le strade a inven-tare finalmente la nuova avan-guardia. In ogni caso, il puntodella libertà di satira è la proprie-tà del mezzo di comunicazione:l'unico posto in cui un disegnato-re è libero, è il giornale di satira,e così dovrebbe essere anche perla tv, con un canale ad hoc».

E del caso Saviano, che cosadice?

«Ho letto Gomorra e mi è piaciu-ta solo la prima parte. Soprat-tutto però non mi piace il perso-naggio, il ragazzino che si tra-sforma in martire prediletto eche ora firma tutte le campagnedi Repubblica. Esistono bravicronisti di mafia e camorra, all'Ansa di Palermo c'è chi vive sot-to scorta e non fa tutta questascena. L’immagine di Max chelo raffigura cadavere è certo ter-ribile, ma lui dovrebbe tornarea fare il romanziere vero, non iltestimonio delle procure».

Cosa sta leggendo in questomomento?

«Da qualche giorno ho ripresoin mano Primo Levi, che avevoquasi dimenticato, e mi accor-go di quanto avevo perso nellaprima lettura, di quanto è pre-ciso nel descrivere la sofferen-za. Ho riletto da poco ancheDante, che era un grande auto-re di satira, fustigatore dei con-temporanei. Quando ero ragaz-zo, è stato fondamentale Piran-dello: sono convinto che i suoiSei personaggi in cerca d’autoreabbiano cambiato il teatro nelmondo, è stato il testo più inno-vativo degli ultimi 200 anni. Su-bito dopo ho iniziato a leggereSciascia, che consiglierei ancoroggi a uno straniero che vogliacapire qualcosa dell'Italia».

Nessun narratore contempo-raneo?

«Mi è piaciuto moltissimo Nico-laj Linin: la sua Educazione sibe-riana ha una grande forza dram-matica. E poi leggo soprattuttogialli, legal thriller e noir. Amo inparticolare, come in ogni setto-re, gli americani: James Ellroysoprattutto. Il suo American ta-bloid mi piace moltissimo anchecome libro storico, per come rac-conta l'ambiente intorno a Ken-nedy. Mi ricorda di quando vidiPompeo Colaianni, l'unico parti-giano palermitano, furioso per lamorte del presidente Usa: vede-re un vecchio comunista così ar-rabbiato mi stupì, e da allora holetto molti libri su quella storia.Mi sono piaciuti anche i primi diGrisham, meno i successivi. Mol-to Jeffery Deaver, ho tutte le sueserie, non solo Il collezionista diossa. E anche Derek Haas, unocattivissimo, e James Patterson.Fra gli italiani, trovo bellissimele collane di Meridiano Zero, pic-cola casa editrice che recensii ioper primo su Panorama. Camille-ri invece, non lo leggo più: pur es-sendo palermitano, il suo utilizzodella lingua non mi convince».

Progetti per il futuro?«Da grande dipingerò grandi te-le e scriverò un libro. Ho una sto-ria da raccontare».

I PREFERITI

«Cuore ebbe successo finquando riuscì a coglierela crisi della politica;fallì perché non capìla fase Berlusconi-Prodi»

«Ai giovani consigliodi disegnare sempredal vivo, solo cosìsi scoprono luci e ombredei personaggi»

“Troppi ciechiin giro: cosìriapro Il Male”

«I migliori racconti oggisono le graphic novel,come quelle di Miller,mentre noi in Italiasiamo fermi a Tex»

«Tra i miei colleghistimo Vauro e Staino,mi piacciono i francesidi Charlie Hebdo,Plantu e Willem»

Diario di lettura TuttolibriSABATO 31 LUGLIO 2010

LA STAMPAVIII

La vita. Vincino, al secolo Vincenzo Gallo, è nato a Palermo nel 1946. Si è laureato in architettura. Nel 1978 fu tra ifondatori de «Il Male», che diresse per quattro anni. Ha lasciato il segno anche su altre testate, da «Tango» a«Cuore». Oggi disegna per «Il Corriere della Sera»e per «Il Foglio». E’ statoe insignito del premio«Viareggioterzapagina-Cesare Garboli» come «protagonista del genere satirico italiano e d'un giornalismoquotidiano in pillole».

Le opere. «Poteri morti. Da mani pulite a oggi. Cartoline da un paese immobile» (Rizzoli) e l’antologia de «Il Male.1978-1982. I cinque anni che cambiarono la satira» (Rizzoli).

Vincino

Ilg

iorn

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