J. M. Keynes e i concorsi di bellezza Parte 1 La conoscenza limitata Consumatori: Non si conoscono...

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J. M. Keynes e i concorsi di bellezza

Parte 1

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La conoscenza limitataConsumatori:

Non si conoscono tutti i prezzi

Non si conosce la qualità

Imprenditori:

Non si conoscono i prezzi dei fornitori

Non si conoscono tutti i potenziali mercati

Non si conoscono le condizioni quadro alternative

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L’incertezza

Gli atti economici avvengono nel tempo: ai problemi di conoscenza limitata del presente, si agginge l’ignoranza sul futuro; e certe azioni sono orientate nel tempo:

Differimento del consumo (risparmio) —> scelta della forma finanziaria

Variazioni nei prezzo e nella qualità

Investimento: si conoscono costi attuali e produttività fisica, ma non domanda e prezzi ottenibili quando il prodotto sarà disponibile

Variazioni nei tassi d’interesse

Progresso tecnologico

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JMK studente a Eton

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Gli economisti e l’incertezza

Nonostante l’evidente importanza dell’incertezza, pochi economisti hanno cercato di incorporarla nel loro apparato teorico.La maggior parte di loro riduce l’incertezza a rischio calcolabile, che permette la valutazione del valore atteso; oppure ragiona su un mondo astratto perfettamente conosciuto dagli agenti economici. Solo pochi (tra i quali gli austriaci, i post-Keynesiani, e G. L. S. Shackle) pongono l’incertezza al cuore della propria epistemologia.

bibliografia

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Gli economisti e l’incertezza: Cantillon

R. Cantillon, Essai sur la nature du commerce en général, 1755, Pt. 1 Cap. 13

Richard Cantillon descrive in dettaglio, professione per professione, come l’imprenditore deve impegnarsi a costi conosciuti contro prezzi futuri ignoti

“Le Manufacturier qui a acheté la laine du Marchand ou du Fermier en droiture, ne peut pas savoir le profit qu'il tirera de son entreprise, en vendant ses draps & étoffes au Marchand drapier. Si celui-ci n'a pas un débit raisonnable, il ne se chargera pas des draps & étoffes du Manufacturier, encore moins si ces étoffes cessent d'être à la mode.”

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Gli economisti e l’incertezza: von Thünen

Von Thünen, Der isolirte Staat, 1826–1863

Johan Heinrich von Thünen sosteneva che l’incertezza nasce dall’incapacità degli imprenditori di tener presente ogni e qualsiasi eventualità futura: il profitto è un surplus che nasce dalla disponibilità dell’imprenditore ad affrontare progetti il cui esito è incerto (non calcolabile).

La differenza tra incertezza e rischio risiede nella calcolabilità: a differenza del rischio, un evento incerto non è assicurabile.

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Gli economisti e l’incertezza: Cournot

Antoine-Agustin Cournot (1801–77) riconosce due fonti di incertezza:

La percezione dell’uomo manca di certezza, anche se gli eventi stessi sono certi

Indipendentemente da ciò, alcuni eventi sono intrinsecamente incerti

Queste considerazioni, tuttavia appaiono nella sua Exposition de la Théorie des chances et des probabilitès (Paris, 1843); Cournot non ne fa invece uso nelle opere economiche (seppure matematiche)

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Gli economisti e l’incertezza: F. H. Knight

Frank Knight introduce la distinzione tra rischio e incertezza (Risk, Uncertanity and Profit, 1921):

Il rischio è legato alla conoscenza di una distribuzione di probabilità

L’incertezza risulta dal non sapere se una tale distribuzione esista, e quale sia (potrebbe anche non esistere).

Per Knight, tuttavia, l’incertezza è associata all’unicità degli eventi

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Gli economisti e l’incertezza: Gli austriaciApproccio soggettivista. L’incertezza risulta

a) Dal fatto che il mondo è troppo complicato perché un singolo individuo possa elaborare tutte le informazioni necessarie e calcolare il comportamento ottimale

b) dalle conseguenze inattese (risultato dell’interazione tra individui) delle decisioni individuali

Il mercato è l’istituzione che media tra tutte le decisioni, e produce un processo evolutivo nel quale solo i più adatti sopravvivono (‘ordine spontaneo’); a questi il mercato fornisce informazioni, tramite i prezzi. È una ‘macchina di Turing’, capace di calcolare tutti gli esiti possibili: il futuro in linea di principio è conoscibile.

F. A. Hayek (1931)

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Gli economisti e l’incertezza: L’equilibrio economico generale

Gérard Debreu: tramite la definizione di ‘contingent commodity’, “possiamo ottenere una teria dell’incertezza libera da ogni concetto di probabilità e formalmente identica alla teoria della certezza (The Theory of Value, Yale U.P. 1959)

Tra le ipotesi necessarie alla dimostrazione che un sistema economico (astratto) ammette stati di equilibrio economico generale, ottimo in senso paretiano, vi è che i mercati sono aperti (sono ammesse contrattazioni per ogni merce, anche su mercati futuri) e che l’informazione sia completa

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Gli economisti e l’incertezza:Teoria dei giochi

Leonard Savage (elaborando a partire dalla teoria dei giochi di von Neumann e Morgentern): gli atti possono essere identificati con le loro conseguenze; quindi ci si può concentrare sui risultati delle azioni. L’insieme delle possibili decisioni viene ridotto all’insieme dei possibili esiti di un comportamento razionale. L’incertezza, non calcolabile, si può così ridurre a rischio. (The Foundations of Statistics, New York 1952)

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Gli economisti e l’incertezza:Le aspettative razionali

Per Robert Lucas, le aspettative sono razionali, nel senso che gli agenti economici conoscono il modello economico (delle aspettative razionali), interpretano correttamente i segnali provenienti dal mercato e scontano anticipatamente le politiche economiche, che sono così senza effetto (utile).

Lucas riconosce che l’ipotesi di aspettative razionali è utile principalmente per situazioni di rischio, non di incertezza: “in caso di incertezza, il ragionamento economico non ha valore” (Studies in Business Cycle Theory, MIT Press 1981, p. 224)

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Gli economisti e l’incertezza: G. L. S. Shackle

“Ho investito molte energie tentando di formulare una teoria di come si formano le aspettative, e sono arrivato alla conclusione che esse sono troppo sfuggenti e sottili perché si possa trovare qualche principio o regola per spiegare la loro emergenza. Sono basate su suggestioni, che si acquisiscono da qualsiasi cosa mortale che possa avvenire …. Qui sta il problema” (Intervista a The Austrian Economics Newsletter, 1983)

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Trattare con l’ignoranza richiede immaginazione: “Essere incerti significa ammettere varie ipotesi rivali” (Shackle, Epistemics and Economics, C.U.P. 1972, p. 19

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JMK ritratto da Duncan Grant, 1918

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Keynes nei manualiLa rappresentazione del ‘modello’ keynesiano più comune nei libri di testo consiste nel paio di curve IS – LM. Limiti principali: equilibrio simultaneo (persa la struttura causale) meccanicistica (persa l’incertezza)

LM

Y

i

IS

John R. Hicks

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Da: L. Rampa, L’economia keynesiana, Milano: Isedi

IS

La costruzione della curva IS

I

i

1. Investimento in funzione del tasso di interesseS=I

I

S

45°

2. Condizione di equilibrio

S

Y

S(Y)

3. Risparmi in funzione del reddito

Y

i

4. La curva IS: luogo dei punti (Y, i) in cui risparmio = investimento

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La costruzione della curva LM

Da: L. Rampa, L’economia keynesiana, Milano: Isedi

LM

L2

i

L2(i)

1. Domanda di moneta speculativa, funzione del saggio di interesse

L2

L1L1=M–L2

2. Condizione di equilibrio: offerta di moneta (data) = domanda per transazioni + domanda speculativa

L1

Y

L1(Y)

3. Domanda di moneta per transazioni, dipende dal reddito

Y

i

4. Curva LM: luogo dei punti in cui domanda e offerta di moneta si equilibrano

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La curva IS-LM e la politica economica

Y

iLM

IS

Aumento dell’offerta di moneta

LM’

spostamento della LMdiminuzione del saggio di interesseaumento degli investimentiAumento di reddito e occupazione

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JMK nel 1908, ritratto da Duncan Grant

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“Parte della nostra conoscenza è ottenuta direttamente, parte per argomento. La Teoria della Probabilità riguarda quella parte che otteniamo per argomento, e tratta dei diversi gradi in cui i risultati così raggiunti sono convincenti (conclusive) o meno.

Il Treatise on Probability

In molte branche della logica accademica, come la geometria degli spazi ideali o la teoria del sillogismo, gli argomenti ambiscono alla certezza dimostrativa. Sostengono di essere convincenti. Ma altri argomenti sono razionali e vantano un certo peso senza pretendere di essere certi. Nella metafisica, nella scienza e nella condotta, la maggior parte degli argomenti, sui quali basiamo le nostre credenze razionali, sono non dimostrativi in un grado più o meno grande. Per una trattazione filosofica di queste branche della conoscenza è richiesto lo studio della probabilità.” (p. 3)

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Il certo e il probabile

“I termini certo e probabile descrivono i vari gradi di credenza razionale a proposito di una proposizione, basati su una maggiore o minore conoscenza. Tutte le proposizioni sono vere o false, ma la conoscenza che abbiamo su di esse dipende dalle nostre circostanze. […] In questo senso, la probabilità è soggettiva, […] ma in un altro senso non è soggetta ai capricci umani. Una volta dati i fatti che determinano la nostra conoscenza, ciò che è probabile o improbabile in queste circostanze è fissato oggettivamente, ed è indipendente dalla nostra opinione. La teoria della probabilità è dunque logica, poiché riguarda i gradi di credenza che è razionale avere in date condizioni, e non semplicemente ciò che particolari individui credono, che può essere razionale oppure no.” (pp. 3-4)

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Tre caratteristiche del Treatise

1. Non tutti gli argomenti hanno lo stesso peso per chiunque.

2. Raramente probabilità, e peso dell’evidenza, sono misurabili o anche solo ordinabili (argomenti di diversa natura, o evidenza contraddittoria).

3. La probabilità è ‘organica’: non decomponibile in parti semplici, sommabili tra loro, riflette dunque la complessità delle relazioni tra le grandezze coinvolte

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Keynes nel 1911

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Incertezza e investimento (1910)

“Great Britain’s Foreign Investment”, 1910, Coll. Writings XV, pp. 44-59

Determinanti delle decisioni di investire [in titoli esteri]:

Saggio di interesse Il tipo e il grado di rischio “la facilità con cui il capitale investito può essere recuperato” “il desiderio di promuovere cause o imprese per ragioni diverse dalla ricerca del profitto”

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L’interesseL’investitore “sarà influenzato, com’è ovvio, non dal reddito netto [interesse - tasse] che riceverà effettivamente dal suo investimento nel lungo periodo, ma dalle sue aspettative. Queste dipendono spesso dalla moda, dalla pubblicità, o da puramente irrazionali ondate di ottimismo o depressione” (p. 46)

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Il rischio e le informazioniIl rischio legato all’investimento  “non è il rischio reale, misurato dal rendimento medio effettivo della classe di investimenti nel periodo di tempo cui si riferisce l’aspettativa, ma il rischio come stimato dall’investitore, non importa se saggiamente o in modo folle” (p. 46, corsivo aggiunto).

Si tratta dunque di un rischio soggettivo, “la cui grandezza in gran parte dipende dalla quantità di informazioni rilevanti riguardanti l’investimento che sono facilmente accessibili all’investitore. Ciò che sarebbe un investimento rischioso per uno speculatore ignorante può essere eccezionalmente sicuro per l’esperto bene informato. L’ammontare di rischio per un investitore dipende in primo luogo dal grado della sua ignoranza rispetto alle circostanze e alle prospettive dell’investimento che egli sta considerando.” (p. 46)

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Il rischio morale

Due progetti di investimento:

A. Rendimento: 4%, certo

B. Rendimento: 8%, probabilità 50%; oppure 0%, probabilità 50%

A e B sono identici quanto a rendimento atteso, ma diversi per rischio. La scelta dipende dalla propensione individuale al rischio: dipende dallo stato mentale dell’investitore

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Incertezza e calcolo matematico“nessuna regola matematica può essere indicata circa il preciso compromesso che deve essere stabilito tra il timore della perdita e il desiderio di un alto saggio di interesse” (p. 39).

“Le aspettative di reddito dipendono spesso dalla moda, dalla pubblicità, o da ondate puramente irrazionali di ottimismo o depressione”. Ciò non significa che le decisioni siano irrazionali, ma solamente che in condizioni di conoscenza limitata l’investimento è determinato “non da ciò che è effettivamente ragionevole, ma da ciò che l’investitore medio crede sia ragionevole” (p. 53, corsivi aggiunti).

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Incertezza e convenzioniIn assenza di regole matematiche universali, gli investitori si affidano a convenzioni. L’opinione media è ritenuta più affidabile della propria opinione (comportamento imitativo).

Instabilità: se muta l’opinione corrente, gli investitori accelerano il cambiamento.

Crisi: accumularsi degli errori di calcolo. [“Notes on Commercial crises”, MS, 1909-11 circa]

Investitori: tendenzialmente avversi al rischio; speculatori: più propensi al rischio.

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Keynes e Lydia Lopokova, circa 1922

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Incertezza e speculazioneSpeculatore: “una persona che tenta di conseguire un profitto per mezzo di una capacità superiore all’ordinario di prevedere il futuro”

“la caratteristica essenziale della speculazione è, a mio parere, il possesso di una conoscenza superiore. Per rischio di un investimento non si intende il suo futuro rendimento: si intende il grado di probabilità del rendimento atteso. La probabilità dipende dal grado di conoscenza. Ciò che sarebbe un puro azzardo [gamble] per qualcuno potrebbe essere una solida speculazione per un altro.”

[Lezioni tenute a Cambridge, manoscritto, 1911]

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Speculazione e fluttuazioni

[Lezioni tenute a Cambridge, manoscritto, 1911]

“la speculazione prospera soprattutto nei mercati naturalmente soggetti a fluttuazioni”

“L’attività dei mercati speculativi dipende dall’esistenza e dalla creazione di fluttuazioni. L’interesse personale della classe degli speculatori non è favorito da una crescente stabilità dei mercati. Diffusione di false voci. Possibile ragionevolezza nell’agire in risposta a tali voci, nelle quali un operatore non crede personalmente, se tuttavia pensa che in generale ci si creda.”

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Fluttuazioni e panico

“Natura di un panico in borsa. Un pericolo non reale, nel quale nessuno crede, può diventare reale se ciascuno crede che ciascun altro agirà come se il pericolo fosse reale. Esempio del panico che si può creare in una stanza”.

[Lezioni tenute a Cambridge, manoscritto, 1911]