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Istituto Comprensivo Raffaele Poidomani

Scuola dell’Infanzia

Edizioni ScuolaPoidomani

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Racconti di casa

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Ognuno ha una favola dentro che non riesce a leggere da solo.

Ha bisogno di qualcuno che, con la meraviglia e l’incanto negli occhi,

la legga e gliela racconti.

Pablo Neruda

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Racconti di casa

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Introduzione

“RACCONTI DI CASA” è una raccolta di storie nate durante il periodo del COVID 19,

per accogliere i pensieri e le paure dei bambini.

Noi insegnanti abbiamo invitato i genitori a collaborare per far sì che la narrazione

diventasse un momento di unione vicinanza tra genitori e figli e di chiarificazione delle

emozioni.

La scrittura è un ponte tra la realtà e la fantasia, dove ognuno ha espresso le proprie

emozioni, il proprio vissuto con un racconto, una frase, una parola, una domanda a

mamma, un gesto grafico…

Accanto ai bambini anche gli adulti hanno raccontato le loro preoccupazioni scrivendo

una lettera, una pagina di diario o riportando il pensiero del proprio figlio/a.

Questo progetto ha costituito una bellissima sfida accolta dai genitori con piacere,

nonostante le difficoltà della didattica a distanza.

Le storie raccontate in questo periodo hanno reso “più caldo” il tempo della quarantena

in attesa dell’incontro con l’altro e della relazione che sono il fondamento della nostra

vita.

Un libro dei bambini per i bambini e per gli adulti, che diviene “un’opera” unica nel suo

genere perché testimonia le emozioni vissute da loro stessi, nella più pura e genuina

libertà di espressione, come testimonianza dei tempi del coronavirus, da conservare nella

biblioteca del nostro Istituto, nelle librerie delle nostre case e nella nostra memoria.

Elena Baglieri

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Racconti di casa

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Sommario Plesso Via Risorgimento 217

Inss. Maria Grazia Spalanzani – Giovanni Librici – Elvira Manuguerra

Carmela Gennuso – Lucia Giampiccolo

ALL’IMPROVVISO

di Gabriele Lo Guzzo …………………………………………………………………………….... Pag. 13

IL MOSTRO-RE

di Helena Brafa ………………………………………………………………………………….……. Pag. 14

L’OMINO E IL VIRUS “SPOCCACCIONE”

di Agnese Maria Puma ………………………………………………………………………….…. Pag. 16

ITALIA PIÙ BELLA

di Giuseppe & Giulia Di Martino .…………………….……………………………………..... Pag. 19

UNA FORZA SOVRUMANA

di Lea Candiano …………………………………………………………………………………..…. Pag. 21

IL BOSCO INCANTATO

di Natalia Zocco ………………………………………………………………………………………. Pag. 23

IO NON HO PAURA DEL CORONAVIRUS!

di Ludovica Abbate……………………………………………………………………….………….. Pag. 27

UNA FINESTRA “MAGICA”

di Rachele Buscema…………………………………………………………………..……………… Pag. 28

TUTTO DIVERSO

di Leonardo Ruta……………………………………………………………………………………… Pag. 29

MI SENTO LIBERA E AL SICURO

di Silvia Carpenzano…………………………………………………………………………………. Pag. 30

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Plesso Emanuele Sulsenti Inss. Sonia Carpentieri – Katia Cannata – Daniela Assenza

Teresa Barone – Patrizia Giunta

IL SOTTOMARINO VA SOTT’ACQUA

di Alessandro Amore ………………………………………………………………..……………… Pag. 32

LA FORESTA INCANTATA

di Elena Lo Guzzo …………………………………………………………………………………… Pag. 33

L’UNICORNO

di Rebecca Scucces ………………………………………………………………………………..… Pag. 34

SOLE, STELLA E LUNA

di Alessio & Martina Agosta ……………………………………………………………………… Pag. 36

PROPRIO QUANDO MI ERO ABITUATA…

di Aurora Battaglia …………………………………………………………………………………… Pag. 37

UN GIORNO MOLTO NUVOLOSO

di Paolo Maltese ………………………………………………………………………………..……. Pag. 38

I MOSTRI ESISTONO

di Giovanni Cascone …………………………………………………………………...…………… Pag. 39

SCHUMY

di Samuele Fiderio ………………………………………………………………………….…..…… Pag. 41

IL GIORNO MIO PIÙ BELLO

di Antonio Fiderio …………………………………………………………………………………… Pag. 42

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Plesso Torre Cannata Inss. Anna Carta – Valeria Ereddia

Rosaria Caruso – Maria Grazia Armenia

PIETRE PREZIOSE

di Andrea Caccamo ………………………………………………………………….………...…… Pag. 44

RACCONTO DI ANNA

di Anna Iaconinoto ……………………………………………………………………………..…… Pag. 46

LA FATINA MICHELLE

di Carla Iozzia …………………………………………………………………….…………….…….. Pag. 47

UN VIRUS BRUTTISSIMO

di Gabriele Cicero …………………………………………………………….………….….………. Pag. 49

LA MEDUSA VOLANTE

di Giovanni Cappello ……………………………………………………………...….…..……….. Pag. 50

TUTTO IL TEMPO CON ME

di Lorenzo Cassarino ………………………………………………………………….……..…….. Pag. 51

LULÙ E TURCHESINA

di Luna Occhipinti ……………………………………………………….…………………...…….. Pag. 52

FINALMENTE LIBERA

di Marta Provvidenza ………………………………………….…………………….………..……. Pag. 53

MONELLO… MA IN FONDO UN PO’ BRAVO

di Matilde Frasca …………………….…………………………………………………….…..……. Pag. 55

RACCONTO DI RAFFAELE di Raffaele Aprile ………………………………………………………………………..…..……… Pag. 56

FASE UNO. FASE DUE.

di Simone Caccamo …………………………………………………………….….…………….… Pag. 57

DOPO LA QUARANTENA, FINALMENTE AL MARE

di Simone Garofalo ………………………………………………………………..……...………. Pag. 58

SOPHIE

di Sophie Barone ………………………………………………………………..………...…….… Pag. 59

I MIEI DISEGNI

di Maria Grazia Leggio ………………………………………………………………....….……. Pag. 61

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Racconti di casa

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Plesso Treppiedi Sud Inss. Concetta Campo – Sonia Abate – Giuseppina Giugno – Elena Baglieri

Francesca Fidelio – Grazia Spadaro – Irene Rizza – Angela Pitino

Giuseppina Carpintieri – Angela Quartarone – Carla Giannì

Anna Di Martino –Tiziana Cannata – Stefania Adamo – Rosanna Lorefice

DUE SPECIALI SUPEREROI

di Alberto Cavallo ………………………………………………………………..………………..… Pag. 63

TUTTI I FRUTTI FANNO I COMPITI

di Elia Gianchino ………………………………………………………………………………..…… Pag. 65

FAMIGLIE… IN QUARANTENA

di Miriam Fargione ……………………………………………………………………………..…… Pag. 66

EMMA E IL PESCIOLINO

di Ottavia Assenza ……………………………………………………………….……………..…… Pag. 67

INSIEME ALLA MIA FAMIGLIA

di Pietro Rizza …………………………………………………………………………….……..…… Pag. 68

AI TEMPI DEL CORONAVIRUS…

di Sabrina Cappello ………………………………………………………………………………… Pag. 69

VOGLIO TORNARE A SCUOLA

di Sofia Sortino ……………………………………………………………….……………..……… Pag. 70

LE DOMANDE DI EUGENIO

della mamma di Eugenio…………………………………………………………….………….. Pag. 71

CHIARA E IL VIRUS

di Chiara Agosta ………………………………………………………….………………………… Pag. 73

IL MIO DISEGNO

di Christian Agosta ………………………………………………………….………………..…… Pag. 75

ABBRACCIARE

di Aurora Cavallo …………………………………………………………………………..………Pag. 76

IL CONIGLIETTO ARCOBALENO

di Antonio Cuffaro ………………………………………………………………….……...…… Pag. 77

L’UCCELLINO TEO

di Aurora Fede …………………………………………………………………………………… Pag. 78

NUOVE AMICIZIE

di Aurora Gennuso ……………………………………………………………..……………… Pag. 79

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Racconti di casa

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STORIA DI FANTASIA

di Federica Buscema ……………………………………………………………………………..… Pag. 80

LA PRINCIPESSA SOFIA E IL CORONAVIRUS

di Carla Gerratana ……………………………………………………………………………..…… Pag. 81

AMICI SUPEREROI

di Christian Puma ……………………………………………………………………………..…… Pag. 82

IL RE CHE GIOCAVA A NASCONDINO

di Eva Di Raimondo ……………………………………………………………………………… Pag. 83

LA VITTORIA DELL’AMORE

di Giovanni Monisteri ………………………………………………………………….…..…… Pag. 84

GRIGIA, LA SCATOLINA MAGICA

di Sofia Liguori ……………………………………………………………………………..…..… Pag. 85

RACCONTO DEL PESCIOLINO

di Nicole Leocata ………………………………………………………………………………… Pag. 86

LA VITA “NORMALE”

di Giada Spadaro ………………………………………………………………………………… Pag. 87

FRANCY E I SUOI AMICI CAVALLI

di Francesco Damì …………………………………………………………………….…..…… Pag. 88

FINALMENTE INSIEME

di Miriam Gregni ……………………………………………………………………………..… Pag. 89

LE MIE GIORNATE

di Gabriele Agosta ……………………………………………………………………………… Pag. 90

CICCIOPASTICCIO

di Mimmo Gerratana ………………………………………………………………………… Pag. 93

IO E LE MIE EMOZIONI

di Gioele Di Raimondo …………………………………………………………………..… Pag. 94

IL PALLONCINO SGONFIATO

di Giorgio Agosta …………………………………………………………………………….. Pag. 95

RACCONTO DI ME (e di Raggio di Sole)

di Matilde Fargione ……………………………………………………………………….… Pag. 96

CORONAVIRUS

di Giovanni Civello ………………………………………………………………….……… Pag. 97

UN OMINO CATTIVO PICCOLO PICCOLO

di Lorenzo Caschetto ……………………………………………………………………… Pag. 98

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Racconti di casa

9

IL CAGNOLINO PUZZOLONE

di Giulia Cantarella ………………………………………………………………………………... Pag. 99

LA MACCHININA VERDE

di Lorenzo Liguori ……………………………………………………………………………..… Pag. 100

CARE MAESTRE

di Enea Bonomo ……………………………………………………………………………..…… Pag. 101

IL VIRUS CORONELLO

di Lorenzo Paolino ……………………………………………………………………..……….. Pag. 102

MAMMINA, VOGLIO…

di Francesca Musumeci ………………………………………………………………………… Pag. 103

LE EMOZIONI DI FRANCESCO

di Francesco Nicolò Previti …………………………………………………………………… Pag. 104

UNA POZIONE MAGICA

di Noemi Ferranti ……………………………………………………………………………..… Pag. 105

GIORNI DIFFICILI

di Andrea Incatasciato ……………………………………………………………..………..… Pag. 106

LA MIA QUARANTENA

di Marco Belluardo ………………………………………………………………………..…… Pag. 107

…COSÌ IL VENTO MI FA VOLARE I CAPELLI

di Sofia ……………………………………………………………………………..………………. Pag. 109

LINO E GINO: DUE TOPOLINI CORAGGIOSI

di Cristian e Damian Ruta ………………………………………………………………….. Pag. 110

LE AVVENTURE DI NYNA

di Nyna Blandino ………………………………………………………………………….….. Pag. 112

LE MIE NUOVE GIORNATE CON MAMMA E PAPÀ

di Rosario Vicari ………………………………………………………………………………. Pag. 113

UN GIORNO SPECIALE

di Maria Galota ……………………………………………………….…………………….… Pag. 114

SELENE E LA LUNA

di Amélie Convertito ……………………………………………………………………….. Pag. 116

STORIELLA DEL CORONAVIRUS

di Benedetta Modica Ragusa ……………………………………………………………. Pag. 118

LA STRANA FARFALLA

di Mattia Buffa ……………………………………………………………………………….. Pag. 119

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Racconti di casa

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#IORESTOACASA… CON MAMMA E PAPÀ

di Diego Cataldi ……………………………………………………………………………..……… Pag. 121

STORIA DI UN VIRUS

di Manuel Muriana ……………………………………………………………………………..… Pag. 123

IL GIARDINO INCANTATO

di Amelye Licitra ……………………………………………………………………………..…… Pag. 125

UNA STELLA NEL POZZO

di Riccardo Aurnia ……………………………………………………………………………..… Pag. 126

L’APE E IL FIORE

di Giorgia Puglisi ……………………………………………………………………………..….. Pag. 127

GINEVRA E LA FARFALLA

di Ginevra Aurnia ……………………………………………………………………………..… Pag. 128

QUALCOSA DI VERAMENTE IMPORTANTE

di Leonardo Cappello ………………………………………………………………………..… Pag. 129

LE AVVENTURE DI DUE FRATELLI di Simone Rosa ……………………………………………………………………………….….. Pag. 130

IL MONDO A TESTA IN GIÙ

di Amélie Convertito …………………………………………………………………………… Pag. 131

LA STREGA E LA PROMESSA

di Chiara Puglisi ……………………………………………………………………………….… Pag. 133

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Racconti di casa

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Plesso Zappulla Inss. Lina Rizza – Giuseppa Amorosi

CHE COS’È IL CORONAVIRUS?

di Giulia Donzella ……………………………………………………………………………..…… Pag. 135

MI È MANCATO TUTTO

di Alice Incatasciato ……………………………………………………………………………..… Pag. 136

UNA STORIA CHE MI FA PAURA

di Anita Evrard ……………………………………………………………………………..……… Pag. 137

UNA BELLA GIORNATA

di Amalia Iaconinoto ……………………………………………………………………………. Pag. 138

LA BAMBINA E IL VIRUS CATTIVO

di Ilaria Scarso ……………………………………………………………………………..……… Pag. 139

LA CAPRA TESTARDA E L’ORSO PREPOTENTE

di Ivan Retrime ……………………………………………………………………………..……. Pag. 140

TI AMO PAPÀ

di Danilo Hajali ……………………………………………………………………………..…… Pag. 143

“BOOM!”

di Sofia Alecci ……………………………………………………………………………..….… Pag. 144

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Via Risorgimento 217

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ALL’IMPROVVISO

Gabriele Lo Guzzo

C’era una volta…

…il mondo pieno di tante auto e gente che correva veloce.... per andare a lavorare, a

scuola... non ci si poteva rilassare mai.... la mattina sveglia presto... il pomeriggio si

usciva e anche la sera con i nostri amici ma... all'improvviso la televisione dice che si

deve stare a casa.

Tutti siamo rimasti a casa... a guardare la TV che diceva che era arrivato un virus con

una corona in testa... che si chiamava coronavirus.... ci siamo tutti spaventati... perché

ci poteva fare stare male e così niente scuola... non ho più rivisto le mie maestre... i

miei compagni... i miei nonni e non potevamo fare il pigiama party a scuola.

Io sono diventato triste

triste, anche se poi la

tristezza mi è un po’

passata perché a casa

abbiamo fatto tante

cose... con mamma e

papà e con la mia

sorellina Aurora.

Abbiamo cucinato

insieme... torte e

biscotti... abbiamo

colorato e disegnato tanti

arcobaleni.... infine

abbiamo pure visto le

maestre e i miei compagni

sul computer.... bellissimo.

Certo sarebbe stato più bello rivedersi e abbracciarsi.

Non si vedeva nessuno nelle strade... le città erano vuote... pure le scuole e gli uffici.

Naturalmente il virus non trovando nessuno in giro non si poteva attaccare e così

pensò di andarsene e non tornare più... la gente cominciò a uscire, andare al mare,

andare nei parchi, a lavorare, a scuola e tutti vissero felici e contenti!!!

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IL MOSTRO-RE

Helena Brafa

Per far comprendere ai bambini il mostro-Re, racconto una storia di solidarietà e un

suo piccolo cambiamento.

C’era una volta una luna che decise di affacciarsi sul mare, quando vide in cima al faro

un’aquila con un’ala ferita.

La luna tutta preoccupata chiede all’aquila di stare calma perché l’avrebbe curata con

dei fili speciali.

Così l’aquila felice spiccò il volo.

Dopo un po’ vide dei bambini che tra loro litigavano per un semplice bastoncino di

liquirizia.

La luna sempre pronta a risolvere la questione, divise il bastoncino a metà.

Scende la sera e la luna, ormai stanca delle azioni compiute, tornò in cielo.

Tutto questo lo si poteva raccontare prima che accadesse la pandemia che voglio con…

C’era una volta, o per meglio dire, c’è ora un mondo meraviglioso circondato da paesi

e paesaggi con mari e spiagge, cibi di tradizioni di ogni posto che un brutto mattino si

svegliò in preda al panico, al caos.

Quel mattino si erano presentati dei piccoli mostri con tentacoli e corone che gli

permettevano di poter andar ovunque ma non avevano capito in che modo;

assomigliavano a dei Re e si facevano chiamare “coronavirus”.

Avevano sovrastato tutta la popolazione, colpivano gli adulti e l’unica soluzione per

non essere colpiti era di rimanere in casa, perché si veniva contagiati ed avere dei

sintomi del tipo: tosse, raffreddore, febbre… un po’ simile all’influenza.

Tutto ciò ci portava a non incontrarsi, a non abbracciarsi, a non baciarsi, a non fare

tutto quello che si poteva fare prima, nella nostra normalità che sembrava così banale e

tuttavia ci portava ad indossare mascherine per coprire il nostro viso e dei guanti per le

nostre manine e quindi evitare di far moltiplicare il mostro-Re.

La fortuna più grande era che raramente colpiva i bambini e fu proprio grazie a loro

che il mondo venne liberato.

Attraverso un passaparola costruirono un legame virtuale trasmesso in tutto il mondo

con la realizzazione di nastri e strisce di colori diversi chiamato “arcobaleno” come

quell’arcobaleno che balza fuori dopo una giornata di pioggia per fare rallegrare i cuori

di tutti.

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Per restare in contatto con compagnetti e maestre si era creata una piattaforma per

sentirci, vederci e stringerci in un caloroso abbraccio, anche rimanendo a casa ma era

stata anche creata per assegnare lavoretti come se fossimo a scuola.

Nonostante ciò sembrava poco credibile e surreale.

Tutti i giorni mi chiedevo: perché non posso uscire?

Perché non posso andare a scuola?

Perché non posso vedere le maestre?

Perché non posso vedere i nonni?

Domande a cui la mia mamma rispondeva: non si può uscire per via di una brutta

febbre che colpisce chi incontra per strada.

Questa era l’unica risposta alle mie domande.

Ed un’altra frase che si ripeteva era: se tutti rispettavamo tutto quello che veniva chiesto

“andrà tutto bene” perché se l’unione fa la forza, il calore di due braccia vale più di

qualsiasi sacrificio.

Così per un po’ il mostro-Re venne sconfitto grazie a dei bravi dottori che avevano

curato tutte le persone infette e ciò li portava a guarire e ad augurare un lieto fine e

vissero tutti felici e contenti di riabbracciarsi e di poter stare insieme.

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L’OMINO E IL VIRUS “SPOCCACCIONE”

Agnese Maria Puma

C’era una volta, nelle vicinanze di un bosco, un piccolo regno nel quale vivevano un re,

una regina e le loro piccole principesse. In questo regno sembrava tutto incantato;

bellissimi giardini pieni di fiori di ogni tipo e colore e su di essi si posavano tante

bellissime farfalle.

Il re e la regina erano molto buoni e dicevano sempre alle loro figlie che nella vita

bisognava sempre aiutare chi aveva bisogno , che dovevano essere sempre buone e

gentili con tutti e soprattutto che si poteva e si doveva perdonare sempre il prossimo.

Un bel giorno, le piccole principesse andarono nel boschetto vicino, per raccogliere

delle fragole, che piacevano tanto alla regina. Così, con un cestino nelle manine, si

avviarono verso il bosco.

Ad un tratto, videro seduto sotto un albero uno strano omino. Dapprima ebbero un

po’ paura ma poi capirono che dovevano avvicinarsi perché il povero omino piangeva;

non potevano lasciarlo così.

Appena si avvicinarono, l’omino disse loro che stava piangendo perché non aveva una

casa e neppure da mangiare.

All’udire queste parole, le due principessine senza pensarci due volte gli dissero: -

Vieni con noi! Nel nostro regno avrai una casa e non ti mancherà da mangiare e tu in

cambio potrai aiutare gli altri a tenere in ordine i giardini e a curare tutti i fiori.

Così l’omino accettò gioioso e si incamminò insieme alle sorelline verso il regno.

Appena arrivati andarono subito dai loro genitori, che non esitarono a dire all’omino

che per loro era un piacere poterlo aiutare.

In cambio però chiedevano due cose: lui doveva aiutare nei lavori del giardino, ma

cosa ancor più importante, gli dissero che nel castello c’era una stanza nella quale

nessuno poteva mai entrare. Era una stanza segreta. Chiunque osasse entrare lì,

avrebbe procurato tanti danni a tutto il regno. L’omino fu subito incuriosito da questa

cosa ma promise solennemente che per nessuna ragione si sarebbe avvicinato a quella

stanza.

Da subito l’omino sembrò ubbidiente e con tanta voglia di imparare tante cose; ora

aveva una casetta e non gli mancava da mangiare, inoltre quei giardini erano così belli

che per lui era un piacere poterli curare. Però pensava sempre a ciò che il re e la regina

gli avevano detto circa quella stanza misteriosa.

Passarono i mesi e la sua curiosità cresceva sempre di più.

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Un bel giorno il re, la regina e le piccole principesse partirono per andare ad una festa

che si teneva in un regno vicino. Sarebbero ritornati dopo due giorni. All’udir quelle

parole l’omino non esitò a pensare che quella era l’occasione giusta per poter scoprire

senza che nessuno lo vedesse cosa nascondeva quella stanza. Pensò: - beh in fondo che

male c’è ad essere un po’ curiosi! Darò solo una sbirciatina veloce e nessuno si

accorgerà di nulla.

Arrivò il giorno della partenza, la giornata nel regno trascorse tranquillamente come

sempre; ma la sera appena tutti andarono a dormire l’omino pensò di andare nella

stanza segreta. Appena aprì la porta vide che c’era una boccia di vetro e al suo interno

tanti piccolissimi animaletti che sbattevano qua e là fra le pareti della boccia.

-Poveri animaletti pensò… perché li tengono rinchiusi qua? Fuori nel giardino

avrebbero tanto spazio e potrebbero volare felici sui fiori. Così tolse il coperchio dalla

boccia e tutto d’un tratto questi animaletti formarono una nube nera e uscirono dalla

porta. Furono così veloci che l’omino non riuscì più a vedere in che direzione

andassero. Felice di aver liberato quegli animaletti chiuse la porta e andò a dormire.

Dopo circa quindici giorni tutti gli abitanti del castello, compresi il re e la regina

iniziarono a stare male. Tutti avevano la febbre alta e non capivano cosa fosse successo.

L’omino si sentì in colpa per non aver rispettato la promessa, così andò dal re e gli

confessò ciò che aveva fatto. Subito il re capì la gravità della situazione. L’omino aveva

liberato un animaletto che era molto cattivo e aveva tantissimi amici e per questo tutti

stavano male. Nessuno poté uscire dalle proprie case per giorni … e i giorni divennero

mesi. Nessuno si poté più abbracciare perché erano molto malati.

Solo le piccole principesse stavano bene.

La principessa più piccola era molto arrabbiata e disse alla sorellina: - Questo virus è

proprio uno “spoccaccione”, a lui piacciono le mani sporche, il nasino che cola, i

fazzoletti sporchi. Ha rubato la corona al nostro papà e noi la dobbiamo rubare a lui.

Su dai inventiamo qualcosa per rinchiuderlo di nuovo nella boccia di cristallo.

- Si ti aiuto io, rispose la principessa più grande. Salveremo il nostro regno!

Così Le piccole principesse pensarono di prendere tanta polvere e creare un

mucchietto e tutto intorno tanti tanti fazzoletti sporchi.

Il virus “spoccaccione” e i suoi amici, appena videro tutta questa sporcizia si

avvicinarono subito alla boccia e “zac” le due principesse chiusero subito il coperchio.

Lo “spoccaccione” era stato catturato.

Tutti iniziarono a stare meglio e poterono nuovamente stringersi in “caldi abbracci”.

Quegli abbracci che mancavano tanto a tutti, come quelli che le maestre davano ai

bimbi a scuola; come quelli tra i compagnetti.

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L’omino a questo punto prese il suo fagottino, lo mise in spalla, andò dal re e dalla

regina e disse loro

–Perdonatemi! voi siete stati così buoni con me e io non ho mantenuto la mia

promessa perciò vado via.

No omino caro … nella vita purtroppo tutti possono sbagliare ma si deve pure

perdonare. Rimani qui con noi hai capito la tua lezione ormai. L’omino felice ritornò

nella sua casa. Il regno tornò a vivere, i fiori tornarono a fiorire e le farfalle a volare.

Il virus “spoccaccione” rimase per sempre rinchiuso in quella boccia di cristallo ma

stavolta il re fece blindare quella porta. Tutti da allora vissero per sempre felici e

contenti.

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ITALIA PIÙ BELLA

Giuseppe e Giulia Di Martino

C’era una volta “questo coronavirus”.

Ci ha tenuto a casa per tanto tempo. Non potevano abbracciare le persone, non

potevamo darci baci e non dovevamo mai toccarci gli occhi, il naso e la bocca.

I MEDICI ci dicevano che se rispettavamo le REGOLE si sarebbe risolto tutto e ci

ripetevano sempre una frase “ANDRÀ TUTTO BENE”.

Quindi dovevamo stare sempre a casa. Noi eravamo un po’ TRISTI e un po’ FELICI.

Tristi perché non potevamo uscire, non potevamo andare a scuola, non potevamo

vedere gli amici e non potevamo invitare nessuno a casa.

Felici perché passavamo più tempo con mamma e papà perché non lavoravano, e poi

la mamma cucinava sempre cose buone e noi mangiavamo tanto e in più la mamma

aveva tanto tempo per giocare con noi.

Dopo un po’ di tempo ci hanno detto che potevamo uscire ma sempre rispettando

tante regole perché il virus non era andato ma era diventato MENO CATTIVO e così

dovevamo sempre indossare le mascherine (SOPRATTUTTO I GRANDI) e non

dovevamo mai toccare niente in giro e quando tornavamo a casa dovevamo togliere

subito le scarpe e lavarci le mani BENISSIMO.

Per fortuna arrivò l’estate e potevamo abbracciarci.

Sapevamo che i nostri EROI MEDICI avrebbero trovato la cura e con una piccola

punturina VISSERO TUTTI FELICI E CONTENTI!

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UNA FORZA SOVRUMANA

Lea Candiano

C’era una volta, in tutto il mondo un malvagio Coronavirus che voleva far del male a

tutte le persone. Questo sporcaccione con la corona ci ha costretti a stare chiusi a casa

per tanti giorni. Così ogni giorno cercavo di inventarmi un gioco nuovo, ricordo quando

ho costruito una “parrucchieria” (salone di parrucchiera) e che mamma e papà a turno

venivano a farsi i capelli. È stato divertentissimo!

Una volta la mamma mi ha fatto una bellissima sorpresa, ha costruito un pic nic nel

balcone di casa nostra, con una bella coperta rossa e tante cose buone da mangiare.

È stato bellissimo fare merenda insieme anche al mio piccolo fratellino Elia. Ricordo

pure che quando c’erano le belle giornate io e il mio papino andavamo fuori dal balcone

a giocare a calcio o pallacanestro! Ero bravissima!

In questo lungo periodo però mi sono sentita anche molto triste ed arrabbiata...

improvvisamente non potevo più vedere i miei amici e i miei nonni.

Il coronavirus però non sapeva che noi abbiamo una forza sovrumana e siamo riusciti a

sconfiggerlo! Infatti un bel giorno tutto è finito e finalmente ho potuto riabbracciare i

miei nonni, la mia cuginetta e tutti i miei amici...e vissero tutti felici e contenti!

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IL BOSCO INCANTATO

Natalia Zocco

C'era una volta, in un paese molto lontano, un bosco incantato popolato da tanti tipi di

animali speciali, che sapevano parlare e vivevano aiutandosi e divertendosi insieme.

Tra tutti, i più combinaguai erano sicuramente i due fratelli coniglietti Giorgio e

Margherita: erano coraggiosi e curiosi e avrebbero trascorso il loro tempo unicamente

giocando ed esplorando il bosco; durante le loro “esplorazioni” si divertivano

tantissimo: trovavano sempre nuovi luoghi meravigliosi da scoprire e nuovi amici con

cui giocare.

Erano anche molto testardi, soprattutto diventavano “un po’ monelli" quando era l'ora

del bagnetto e della ninna: mamma coniglio era costretta a chiamarli “un sacco di volte"

prima che l'ascoltassero!

Un bel giorno, durante una delle loro tante passeggiate alla scoperta del bosco,

Margherita, che era un po’ affamata, disse al fratello: “che ne pensi se andassimo in

quel campo di carote proprio accanto al fiume? Io ho fame!”.

Sebbene anche il suo stomaco brontolasse, Giorgio ci pensò su un po’… erano in giro

già da un po’, il fiume era ancora distante e non potevano rischiare di non rientrare a

casa prima che facesse buio. Diede però un'occhiata al cielo, il sole splendeva ancora

alto, come fosse mattina, e pensò che tutto sommato, forse, non fosse trascorso troppo

tempo da quando erano usciti.

“Ok andiamo, abbiamo ancora tempo" rispose alla fine.

Giunti a destinazione, dopo tutta quella camminata, erano così affamati che per prima

cosa raccolsero le due carote più grandi e buone che trovarono e le mangiarono in un

batter d’occhio… pensarono di raccoglierne due anche per mamma e papà coniglio e

fare loro una sorpresa, chissà, magari mamma coniglio avrebbe acconsentito a farli

stare fuori un po’ di più il giorno successivo!

Scoprirono nuovi tipi di alberi e piante, osservarono alcuni insetti che non avevano mai

visto, giocarono a nascondiglio tra i cespugli, si sfidarono a chi scavava la buca più

grande…si stavano divertendo un mondo! Sebbene fossero trascorse diverse ore,

Giorgio notò che il sole era ancora alto nel cielo come fosse mezzogiorno…

“Che strano" disse tra sé, ma era così felice di poter giocare ancora che non ci pensò

troppo su.

“Andiamo al fiume a bere un po’ d'acqua, è proprio dietro quegli alberi" disse ad un

certo punto Margherita.

Quando arrivarono sulla sponda del fiume però rimasero a bocca aperta… mentre

dalla loro parte era giorno, la riva opposta era immersa nel buio.

“Giorgio guarda: dall'altra parte è notte mentre qui è giorno, si tratta di certo di una

magia!”.

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“Qualcuno ha lanciato un

incantesimo sulla foresta, ecco perché

il sole non tramonta dalla nostra parte

del fiume! Dobbiamo scoprire chi è

stato, comincio ad essere stanco, ma

non riusciremo mai a fare ninna con

tutta questa luce".

“Hai ragione fratellino, anch’io ho

sonno. Adesso capisco la mamma

quando ci sgrida perché non

vogliamo riposare! Ma come

facciamo a scoprire cosa sta

succedendo?”

“Proviamo a dare un’occhiata

all'altro lato del fiume

arrampicandoci su un albero,

magari scopriamo qualcosa!”

disse Giorgio.

E cosi fecero. Ma nonostante

fossero saliti sull'albero più

alto di tutti, dall'altra parte era

cosi buio che non riuscivano a vedere nulla.

“Dobbiamo andare dall'altra parte, è l'unica soluzione” disse all'improvviso Giorgio.

”Sì, costruiamo una zattera e attraversiamo il fiume" rispose entusiasta Margherita

all'idea di una nuova avventura.

I due fratellini si diedero subito da fare: raccolsero arbusti e rami secchi e li unirono tra

loro con delle liane, i due più robusti che trovarono furono utilizzati come remi.

Salirono a bordo della zattera e in men che non si dica arrivarono sull’altra sponda, ma

quasi subito l’iniziale entusiasmo fu rimpiazzato dalla paura: era notte fonda da quella

parte, e l’oscurità non permetteva di vedere nulla se non quel poco illuminato dalla

debole luce della luna e delle stelle. Guidati da esse, si incamminarono lungo un

sentiero e poco dopo videro in lontananza delle lucine in movimento che li

incuriosirono non poco e decisero di seguire; più camminavano però e più i piccoli

punti luminosi sembravano distanti da raggiungere.

“Chi siete?” tuonò ad un certo punto una voce dall’alto… i due coniglietti alzarono le

testoline in cerca di chi avesse parlato e videro uno strano uccello appollaiato sul ramo

di un albero.

“Buonasera signore, noi siamo Giorgio e Margherita, veniamo dall'altra parte del fiume

e siamo qui per capire cosa sta accadendo nel bosco. Tu sei un uccello? Puoi aiutarci a

scoprire qualcosa?” disse tutto d'un fiato Giorgio.

“Io sono un gufo…" rispose l'altro sbadigliando nel frattempo “Scusate, sono molto

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stanco, se non farà giorno non potrò più dormire…vi aiuterò molto volentieri, ma vi

avverto che potrebbe essere pericoloso per voi”.

“Perché non dormi se sei stanco signor gufo, in fondo qui è notte adesso" disse

Margherita incuriosita.

“Vedi coniglietta, io sono un animale notturno che di giorno dorme e di notte resta

sveglio, proprio come quelle lucciole laggiù che stavate seguendo prima, o come le

falene… fin quando sarà notte non riuscirò a farmi una bella dormita, e la causa di tutto

è un incantesimo lanciato da una brutta e vecchia strega che abita in quella grotta in

fondo al sentiero. Ma io vi sconsiglio di andare lì, chissà cosa potrebbe farvi quella

megera!”.

“Ma noi non abbiamo paura, siamo coniglietti molto coraggiosi, andremo subito a

parlare con la strega!” disse a quel punto Margherita e insieme al fratello si diresse alla

grotta.

In prossimità dell'ingresso, i due coniglietti videro una vecchietta dall'aria triste

raccogliere delle more dai cespugli.

Non appena li vide, la strega urlò “Chi siete voi due! Che ci fate qui, andate via prima

che vi trasformi in due formiche!”

“Scusa signora strega, noi siamo Giorgio e Margherita, e vorremmo tanto tornare a casa

da mamma e papà e riposare finalmente, ma se non spezzi il tuo incantesimo nessuno

nel bosco potrà essere felice come prima. Perché hai fatto questa magia contro tutti

noi?”

La vecchia strega li guardò incuriosita e dopo qualche minuto rispose: “Voi non avete

paura di me? Qui nessuno mi si avvicina, tutti mi temono… ma io vorrei solo avere

degli amici, mi sento cosi sola. Per questo ho lanciato l’incantesimo, visto che tutti mi

evitano meritano di essere tristi come me!”

“Saremo noi tuoi amici, a noi piace avere tanti nuovi compagni di avventura e di gioco”

esclamò felice Margherita!

“Davvero?” disse la strega sorridendo dopo molto tempo e nel mentre la tristezza la

abbandonava, una luce fortissima la avvolse tanto che i due coniglietti furono costretti a

chiudere gli occhi. Quando li riaprirono rimasero stupiti da ciò che videro: la vecchia

strega era sparita e al suo posto era comparsa una meravigliosa fata.

“Ero così triste e sola da troppo tempo che mi ero trasformata in una strega. Ma grazie

alla vostra amicizia ho ricordato chi sono veramente. Da oggi in poi nessuno avrà più

paura di me!”

Da quel giorno infatti tutti vollero essere amici della fata che con la sua magia rese il

bosco ancora più bello: ovunque sbocciarono infatti fiori colorati, il verde degli alberi e

dei prati divenne splendente e tante farfalle dai mille colori volavano dappertutto.

La fata fece comparire anche un ponte sul fiume che univa le due sponde, cosi che tutti

potessero attraversarlo facilmente per riunirsi e giocare allegramente insieme.

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Dopo la loro ultima avventura Giorgio e Margherita furono anche più obbedienti con

la loro mamma e il loro papà e non fecero più storie quando veniva l'ora della ninna;

spesso andavano a trovare la fata e il loro nuovo amico signor gufo e ogni volta era una

grande festa.

E così tutti vissero felici e contenti.

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IO NON HO PAURA DEL CORONAVIRUS!

Ludovica Abbate

C'era una volta una bella bambina, la mia sorellina Bruna, la mia mamma, il mio papà

e io che mi chiamo Ludovica.

Una bella mattina mi alzai dal mio lettino e trovai io e i miei genitori in pigiama e chiesi

loro se fosse domenica! Mi risposero di no. Dal telefono della mamma arrivavano tanti

messaggi, ad un certo punto mia mamma mi chiamò, mi prese in braccio, e mi disse

"Ludovica guarda questo video" si

intitolava il coronavirus, una cosa cattiva

che si nasconde in mezzo a noi e non si

fa vedere, ci fa ammalare e stare

lontano da tutti, amici, nonni e zii.

Posso vedere i miei cugini solo dal

telefono.

Che noia!

Comunque stare a casa mi piace,

con mamma e papà giochiamo a

qualsiasi ora del giorno, giochiamo

a nascondino, con le coperte

costruiamo delle capanne e

facciamo finta che siamo in

campeggio, sul lettone balliamo e

cantiamo, ecc.

Io non ho paura del

coronavirus, sono coraggiosa,

mi lavo sempre le mani e

starnutisco sul gomito, e so che

così lui andrà via e io

finalmente potrò rincontrare

tutti, andare a scuola che mi

piace tanto e vivere per

sempre felici e contenti.

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UNA FINESTRA “MAGICA”

Rachele Buscema

Cari Bambini, ciao a tutti!

Sono Rachele,

ho 5 anni e vi voglio

raccontare cosa è

successo in questi

mesi….

Era il 4 marzo 2020,

avevamo passato una

bella giornata a scuola

ed eravamo impazienti

per l’indomani: le

maestre avevano

organizzato un pigiama

party a scuola!!

Si, avete capito bene: dovevamo andare a scuola col pigiama! Sarebbe stato davvero

divertente!!

Ma quella sera, in tv si diceva che la scuola sarebbe rimasta chiusa per qualche

settimana per colpa di un virus chiamato Coronavirus… questo brutto virus monello ha

costretto noi tutti a rimanere a casa…

Uffa!! Non ci voleva proprio! Avevo così voglia di divertirmi coi in miei compagnetti in

pigiama!!

…però non è stato un periodo brutto brutto … certo, non potevo uscire, non potevo

vedere i miei compagnetti, né i miei nonni, zii e cuginetti, ma sono stata FELICE!

Sono stata FELICE perché ero tutti i giorni a casa con mamma e papà e insieme a loro

ho giocato, impastato, cucinato, creato nuovi giocattoli con cartoncini pennelli e colori

e tutto senza “tempo” …già!

Nessuno che diceva <<sbrigati che è tardi!>> <<veloce! dobbiamo andare!>>

Tutto era svolto con calma, serenità e tante coccole!

Poi un giorno ho scoperto anche una finestra “magica” dove si potevano vedere

finalmente i miei compagnetti e le maestre che ci facevano fare giochi, e ci

raccontavano delle storielle; era “magica” perché mi faceva sentire un po’ più vicina a

loro, anche se non è la stessa cosa di quando siamo in classe….

Spero tanto di tornare a scuola dove poter giocare e abbracciare tutti come prima!

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TUTTO DIVERSO

Leonardo Ruta

Mi chiamo Leonardo e ho 5 anni, per me da quando è arrivato questo "Coronavirus" è

tutto diverso.

Siccome nessuno poteva uscire perché se no rischiavamo di contagiarci le mie giornate

sono molto cambiate, io non sono più andato a scuola e i miei genitori non sono più

andati a lavoro. All'improvviso eravamo tutti insieme, tutto il giorno e questo per me è

stato molto bello perché ho potuto giocare tantissimo con la mia sorellina Carola e anche

con mamma e papà, che uscivano soltanto ogni tanto per andare a fare la spesa e

mettevano sempre la mascherina.

Visto che non si poteva andare a scuola le lezioni le abbiamo dovute seguire attraverso le

videochiamate, le maestre spiegavano e assegnavano i compiti e poi alla fine noi

raccontavamo come trascorrevamo le nostre giornate. Anche se sono stato contento di

non andare a scuola mi dispiace non poter più rivedere i miei compagnetti e le mie

maestre.

Mamma e papà mi hanno spiegato

che è stato necessario chiudere le

scuole e anche tutti i negozi perché

altrimenti ci contagiavamo tutti e

questo brutto virus non sarebbe

più andato via. Infatti hanno

dovuto chiudere anche la palestra

in cui giocavo a pallavolo, questo

invece mi è dispiaciuto

moltissimo perché a me piace

questo gioco e mi è mancato ma

per fortuna mi sono allenato a

casa. All'inizio non ho potuto

vedere nemmeno il mio cuginetto Giorgino,

con cui mi piace tanto giocare, ma adesso posso di nuovo stare insieme a lui e questo

mi rende molto felice, perché io mi diverto molto quando giochiamo insieme.

Adesso, in televisione, hanno detto che possiamo uscire di nuovo ma a scuola non si

torna più fino al prossimo anno, questo significa che purtroppo non potrò salutare le

maestre e i miei compagnetti visto che l'anno prossimo andrò in prima elementare.

Le persone grandi, invece, possono tornare a lavorare, infatti adesso il mio papà non

può più giocare con me tutto il giorno ma solo la sera, quando torna a casa. Io spero di

poter tornare molto presto a giocare a pallavolo ma la cosa importantissima è stare tutti

attenti, usare sempre le mascherine e lavare bene le mani e tante volte altrimenti ci

contagiamo e dobbiamo stare di nuovo tutti dentro casa e invece io voglio andare al

mare e a giocare a pallavolo.

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MI SENTO LIBERA E AL SICURO

Silvia Carpenzano

Sono a casa e sto giocando con mia sorella.

Mi sento libera e al sicuro.

Sono felice.

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Emanuele Sulsenti

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IL SOTTOMARINO VA SOTT’ACQUA

Alessandro Amore

Era autunno e faceva freddo. Era di

mattina.

Il mare era un po’ pauroso, blu e

con le onde lunghissime e altissime.

Dentro l’Oceano, c’era un piccolo

squaletto e quando mangiava tanto

diventava grande, così come un

sottomarino, anzi si trasformò in

sottomarino con un tubo tanto

lungo, che si chiama Periscopio,

con la telecamera piccola sopra

per vedere cosa c’è nel mare.

Era grande, enorme però non era pericoloso perché c’è il suo

amico bambino lì dentro che era piccolo come “un puntino”.

Nel sottomarino c’è una finestra aperta con il vetro, un oblò, e il bimbo guardava per

vedere cosa c’è.

Il bimbo cercava le “bustine dei dominatori degli abissi”. Quel bimbo usciva dalla

botola del sottomarino per giocare con i suoi giochini e chiude sempre lo sportellone.

Anche quando va sott’acqua chiude il portello. Un giorno si rompe il sottomarino e

entra tutta l’acqua del mare. Quello monellino è andato dentro il sottomarino senza

chiuderlo…

Per andare sempre sott’acqua si deve chiudere con il dito la botola. Ma il bambino era

intelligente e ha preso lo scotch della sua madre e messo tutto nel sottomarino per non

entrare l’acqua e chiudere tutto. Poi, si accorse che lo scotch si è tutto finito ed è

rimasto solo il rotolo. Era contento perché aveva sistemato il sottomarino suo. Poi, c’è

anche un pilota giocattolo, ma lui, il bimbo è quello vero, e guida il sottomarino e lo

porta sott’acqua a cercare e vedere dove ci sono tutti i tesori e le “bustine” nello scrigno

dei pirati. Poi, il bimbo piccolo, tutto da solo, prende le bustine con le sue manine e le

mette nel sottomarino. Quindi schiaccia la leva così, prima verso sinistra e poi va a

destra, per alzare il sottomarino e tornare sopra il mare, in superficie dove c’è tutta la

sabbia, a giocare con i suoi giochini assieme ai suoi compagni.

E condividono tutti giochini e giocano insieme.

Erano felicissimissimi. E questa storia finisce qua.

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LA FORESTA INCANTATA

Elena Lo Guzzo

Una volta di fine estate un bellissimo principe ritornava dal bosco. Nel bosco il

principe aveva incontrato tante belle fate che erano state abbandonate dalla matrigna.

Una fata suonava un pianoforte, un’altra raccontava la poesia e un’altra fata danzava.

Nel bosco c’erano i fiori, le farfalle una coccinella, un porcellino e delle formiche che

giocavano nel prato.

Le fate erano state chiuse dalla matrigna all’interno del bosco e non potevano uscire.

Non c’erano né porte né finestre.

La matrigna non le faceva uscire perché toccavano sempre le margherite.

C’era pure una vecchina in una torre che filava un fuso e la matrigna non la faceva uscire

da tanti anni perché la vecchina doveva filare.

Il principe salva le fate e la vecchietta dalla maledizione della matrigna e le fa uscire dal

bosco e le porta a mare e la matrigna viene trasformata (bidibi bidibi bù) in una fata.

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L’UNICORNO

Rebecca Scucces

Farfallina passeggiava

per tutto il mondo su

un arcobaleno.

Un giorno

incontrò una

bimba di nome

Rebecca, era

rimasta da sola ed

era triste.

Parlarono,

giocarono e

diventarono amiche.

L’unicorno decise di

portare con sé,

sull’arcobaleno la

piccola Rebecca.

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Incontrarono mamma e papà unicorno e decisero di stare tutti insieme felici e contenti.

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SOLE, STELLA E LUNA

Alessio & Martina Agosta

C'era una volta un bambino di nome Sole, era molto allegro e amante della natura.

Praticava gli scout quindi era abituato a stare all'esterno.

Un giorno Sole aveva deciso di fare un picnic sotto un albero vicino, casa sua, ma la

sua mamma Luna glielo impedì. Sole si arrabbiò molto.

Luna gli disse: “Sole resta a casa, vado a fare la spesa, non aprire a nessuno, Io fra poco

arrivo!”

Bussarono alla porta -Toc toc - e Sole rispose: “Chi è?”

“Sono Stella, posso entrare?”

Sole rispose: “No!! Vengo io, fuori da te.”

Nel frattempo, arrivò mamma Luna e Sole dice a Stella: “ Nasconditi, non voglio che

mia mamma ti veda.”

Sole andò in camera sua e di nascosto fece entrare dalla finestra la sua nuova amica

Stella.

Da questo momento Sole trascorreva giorni interi a parlare, giocare con la sua nuova

amica.

Sole non era più triste, perché non si sentiva più solo e aveva trovato un'amica speciale!

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PROPRIO QUANDO MI ERO ABITUATA…

Aurora Battaglia

Proprio quando mi ero abituata ad andare a scuola, arrivò il coronavirus…

Avevo capito come funzionava, la mamma o il papà ogni giorno sarebbero venuti a

prendermi, perciò non avevo più paura di andare a scuola, ero diventato un piacere. Se

sentivo la mancanza della mamma le maestre mi abbracciavano e mi divertivo a giocare

con i miei nuovi compagnetti e con la cucina, quanti caffè ho fatto alle maestre…

Ero serena, avevo anche lasciato il mio adorato ciuccio.

Purtroppo tutto è sfumato via…

Dopo i primi giorni a casa,

che non mi sono dispiaciuti

affatto, ho iniziato a chiedere

alla mamma di portarmi a

scuola, le dicevo di non

avere più mal di gola, che

stavo bene, ma la mamma

mi rispondeva che non

era possibile e che finché

quel monello e

minuscolo animaletto

dell’aria non fosse

sparito, non sarei

potuta ritornare a

scuola.

Allora mi sono consolata con il mio adorato ciuccio, di nuovo, ora siamo praticamente

inseparabili.

A casa sto bene, gioco con le mie sorelle e mi coccolo con mamma, gioco spesso alla

scuola, con tanto di zaino e merenda e circondata da tanti bambolotti, ma non è la

stessa cosa…

Ho imparato a non toccare niente, a non dare baci se non a mamma, papà e le

sorelline…

Speriamo davvero che questo virus monello scompaia per sempre e che potremo

presto cantare, giocare, ballare e lavorare insieme, di nuovo.

Mi mancate tanto maestre, maestro e compagnetti.

Un bacio grande a tutti.

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UN GIORNO MOLTO NUVOLOSO

Paolo Maltese

C’era una volta un bambino che viveva nella sua casa col suo papà e la sua mamma.

Un giorno era molto nuvoloso e sembrava dovesse iniziare a piovere da un momento

all’altro. Lui però voleva tanto uscire fuori a giocare…

Decise di andare nonostante i nuvoloni ma dopo un po’ cominciò a piovere.

C’erano anche i fulmini! Velocemente corse a ripararsi in casa.

Il pranzo era già pronto perciò si lavò le mani e si sedette a tavola. Dopo pranzo tornò

fuori e vide che il fulmine aveva colpito il tronco di un albero e lo aveva spezzato.

Pensò che il tronco stesse per crollare sul tetto di casa e così, preoccupato, rientrò di

corsa. Proprio davanti al portone, incontrò una bellissima farfalla…

Poi scese in garage ma era tutto buio e non vide le sue macchinine. Lui, di solito, le

teneva dentro uno zainetto, proprio vicino alla porta, pronte per portarsele in giro

quando doveva uscire. Ma adesso non le trovava più, non c’erano. Dov’erano finite?

Le cercò attentamente senza però trovarle e continuò a chiedersi dove le avesse

lasciate. Le cercò anche fuori ma niente. Tornò in casa. Per fortuna la cena non era

ancora pronta e lui poté continuare a cercarle. Cercò ovunque e si arrabbiò anche,

perché proprio non riusciva a trovarle, in nessun posto… Però non si arrese e alla fine

le trovò! Erano lì, dietro il suo baule dei giocattoli.

Adesso sì che era davvero felice!

La “caccia alle macchinine” però era durata tanto... Era già notte e si era fatta l’ora di

andare a dormire… Si era perso anche quel film che voleva tanto vedere con la

mamma! Si addormentò pensando ai giochi che avrebbe fatto l’indomani...

Quando fu di nuovo mattina,

finalmente tornò a

scuola e rivide tutti i

suoi compagnetti e le

sue maestre.... Era così

tanto tempo che non li

vedeva!

Voleva mostrare ai suoi

amici le macchinine

ritrovate e poi tirar fuori

insieme a loro tutti i giochi

della sezione!

Finalmente potevano

giocare tutti insieme!

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I MOSTRI ESISTONO

Giovanni Cascone

In una fredda notte…

Tanto tempo fa, viveva un bimbo in una casetta fredda.

Allo schiocco di mezzanotte, ogni volta il bimbo si metteva sotto le coperte oppure

sotto il letto perché sapeva che a mezzanotte uscivano i mostri e i fantasmi.

Un giorno un mostro scoprì la mamma del bambino, la rapì e la portò nella sua tana

che era anche la casa degli altri mostri.

I mostri, come sapete, cari bambini, sono con la bava velenosa.

Un giorno il bambino fuggì di casa, cercò riparo e lo trovò in una casetta piccola fatta di

legno.

Il bambino ci restò per molti anni, finché un uomo povero* lo trovò e gli chiese:

“Perché sei qui bambino? Dov’è la tua mamma”

Il bambino gli rispose tristemente: “Nella tana dei mostri ovviamente! Perché me lo

chiedi? Dove dovrebbe essere?”

Il vecchio disse: “Perché lo devo sapere? Io pensavo che la tua mamma ti avesse

rimproverato per una cosa che non si fa e tu sei scappato in questa casetta piccola e

con il camino acceso. Anche io abito in questa casa come vedi, caro bimbo mio!”

“Hai un piano per riprendere la mia mamma?” gli disse il bimbo triste.

Il vecchio rispose: “Sì.”

“Perché sai tante cose?” gli chiese il bimbo.

“Perché io sono un maestro.” gli disse il vecchio.

Così loro andarono all’avventura, sperando che la casetta piccola restasse al sicuro.

Trovarono la tana dei mostri di fantasmi e appena entrarono videro un fantasma

gentile.

Il fantasma gentile chiese al bimbo: “Vuoi la tua mammina? Se vuoi io posso essere

tuo fratello o tuo amico e vi posso essere di aiuto.”

Così loro lo seguirono e il fantasma gentile li condusse dove si trovava la mamma.

Il fantasma gentile disse ancora: “Come puoi vedere, la tua mammina è stata messa in

gabbia dai mostri e fantasmi cattivi per mangiarsela.”

Il vecchio disse: “Dobbiamo fare presto! Altrimenti se la mangeranno!”

* era povero perché non aveva più la sua classe che era stata distrutta da un incendio così si costruì una casetta

piccola

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Racconti di casa

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Così andarono di nascosto, quando la tana era vuota da mostri cattivi, a liberare la

mamma.

La mamma, allora, felice di vederli gli disse: “Prendete la chiave che è bloccata nel

ramo di legno che hanno tagliato e l’hanno posato nel loro orto. Però dovete travestirvi

da fantasmi per farvi riconoscere da quelli malvagi.”

Così andarono, presero la chiave e poterono liberare la mamma.

Così vissero tutti felici e contenti nella casetta di legno scaldata, il vecchio, il bimbo, la

mamma e il fantasma buono.

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Racconti di casa

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SCHUMY

Samuele Fiderio

Schumi è il cavallo di nonno Melo: è un po’ vecchietto ma va tanto veloce con il suo

calesse rosso.

Mi diverto tanto con lui.

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Racconti di casa

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IL GIORNO MIO PIÙ BELLO

Antonio Fiderio

Il giorno mio più bello è quando posso nuotare a mare.

Il giorno mio più bello è quando posso vedere Federico, il mio Amico.

Il giorno mio più bello è quando posso cavalcare Schumy, il cavallo di mio nonno.

Il giorno mio più bello è quando tutto questo di nuovo possibile sarà!

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Torre Cannata

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PIETRE PREZIOSE

Andrea Caccamo

Quest'anno è cominciato un po’ strano...

era tutto normale si usciva, si andava a scuola si giocava nei prati con tanti altri bambini

fino a quando un giorno arriva un brutto mostro che ci costringe a stare a casa.

Niente scuola, niente parchi solo casa e giardino.

All'inizio è stato brutto, mi annoiavo, volevo uscire, ma poi pian piano ho capito che per

sconfiggere questo mostro dovevo stare a casa e avere dei poteri da usare contro lui.

Grazie alle coccole di mamma e

papà i miei poteri cominciavano

a funzionare.

Allora ho cominciato a giocare

in casa tra playstation, giochi di

società, i miei giochi preferiti,

ma ancora non bastavano.

Con il sole e le belle giornate

la voglia di uscire cresceva

sempre di più.

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Racconti di casa

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Ma se non potevo uscire

veramente sono uscito con la

fantasia.

La fantasia può portarti ovunque,

seduto nella mia altalena

astronave sono andato tra le

stelle e i pianeti a cercare

frammenti di pietre preziose che

servivano per i miei poteri e

poter finalmente sconfiggere il

mostro.

Ritornando alla realtà, ho capito

chi sono le vere pietre preziose,

sono la mamma, il papà e la

sorellina. Passano i giorni il

mostro pian piano diventa

più piccolo e finalmente

sono andato a trovare i

nonni e da qualche giorno

ci vediamo con i miei

amici. Penso che tutto

questo finirà presto, e

che andrà tutto bene.

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RACCONTO DI ANNA

Anna Iaconinoto

Durante questo periodo siamo rimasti tutti a casa, perché c’era il coronavirus.

Non potevamo uscire, non siamo andati dai nonni e dai cuginetti e loro non potevano

venire a casa nostra.

La scuola è chiusa e facciamo i compiti con il computer.

Con la mamma abbiamo fatto tante cose: la pizza, il pane, le tagliatelle, i biscotti e tanti

dolci.

Quando il pomeriggio papà tornava presto da lavorare, abbiamo fatto i giri con la

bicicletta e abbiamo raccolto i fiori nel prato.

La domenica il papà giocava sempre con me.

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LA FATINA MICHELLE

Carla Iozzia

C'era una volta una bimba di nome Carla, aveva 5 anni e mezzo e frequentava l'asilo.

Una sera mentre cenavano, i suoi genitori le dissero che per qualche giorno non

sarebbe potuta andare né a scuola né a danza perché nel suo paese era arrivato un

terribile mostro invisibile, piccolissimo, più di qualunque cosa lei potesse immaginare,

che si chiamava coronavirus e che impediva alle persone di stare vicine, abbracciarsi e

baciarsi.

Carla per i primi giorni fu tranquilla, ma poi iniziò ad annoiarsi e ad essere triste

perché le mancavano la scuola, la danza, le maestre, i compagnetti e le sue cuginette

che riusciva a vedere solo tramite il muretto della sua casa o le videochiamate.

Ma questo la rendeva ancora più infelice perché avrebbe voluto andare con loro a

giocare. Inoltre era anche molto impaurita, perché i suoi genitori erano costretti ad

uscire per lavoro ed aveva paura che così il virus sarebbe arrivato nella sua casa.

Così raccomandava ai suoi genitori di mantenere le distanze e di lavare le mani appena

rientrati.

Carla comunque trovò il modo di star bene lo stesso anche stando a casa, giocava con

le bambole, a nascondino con la sua mamma ed il suo fratellino, con la mamma si

divertiva a fare la piccola chef preparando buone ricette e con l'aiuto di papà, imparò

ad andare in bici senza rotelle.

Un giorno, mentre giocava in giardino, sentì qualcuno chiamarla, ed in un angolo, sotto

un cespuglio, vide una minuscola fatina.

La fatina si chiamava Michelle ed era la figlia della regina delle fate.

La fatina disse a Carla di sapere come sconfiggere il brutto virus, Carla però avrebbe

dovuto aiutarla.

“Portami con te, nascosta nel tuo zainetto, ma stai attenta, indossa la mascherina e

tieniti a distanza, perché il virus è pericoloso”.

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Racconti di casa

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Carla uscì e portò con sé la fatina. Appena Michelle vide il virus che cercava qualcuno

da contagiare, uscì fuori e con un colpo di bacchetta magica lo distrusse per sempre.

Carla tornò a casa felice, grazie alla fata, il brutto coronavirus era scomparso e lei

poteva di nuovo uscire tranquilla a mangiare il gelato con la sua famiglia ed i suoi amici

e poteva tornare a scuola a prendere il diploma dell'asilo.

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UN VIRUS BRUTTISSIMO

Gabriele Cicero

Ciao, mi chiamo Gabriele Cicero, ho 5 anni e frequento l’ultimo anno di scuola

materna.

Quest’anno è stato particolare, è arrivato un virus bruttissimo chiamato coronavirus che

mi ha costretto a stare a casa senza uscire e senza andare a scuola.

Le mie giornate le ho trascorse stando a casa giocando con i miei fratelli e cucinare con

mia madre e giocare con il mio papà.

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LA MEDUSA VOLANTE

Giovanni Cappello

C’era una volta un mondo felice dove tutti i bambini giocavamo insieme abbracciandosi.

Arrivò un giorno una medusa volante con cui nessuno voleva giocare e siccome era

tanto invidiosa decise di far ammalare tante persone, pungendoli con i suoi tentacoli.

Tutti purtroppo dovevano stare a casa per non farsi pungere.

Filippo, che era un bimbo a cui piaceva tanto giocare in compagnia, era molto triste

perché gli mancavano tanto i suoi amici.

Un pomeriggio mentre giocava in giardino con il suo aquilone a forma di cavalluccio

marino decise di scappare e di andare a mare lì vicino, perché gli mancava tanto la

sabbia e l’acqua cristallina del mare.

Arrivò a mare e nel cielo azzurro vicino al sole splendente vide la medusa volante che

voleva acchiapparlo, ma il cavalluccio fece un gran sorriso alla medusa, lei fu molto

sorpresa, mai nessuno le aveva sorriso.

Così si misero a volare insieme nel cielo limpido, Filippo era felicissimo perché la

medusa era diventata buona e non avrebbe più fatto male a nessuno. A poco a poco il

cielo si riempì di aquiloni che sembravano ballare sopra il mare azzurro.

La medusa abbracciò i suoi nuovi amici e il mondo ritornò felice.

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TUTTO IL TEMPO CON ME

Lorenzo Cassarino

Io sono LORENZO e questo periodo di pandemia l’ho vissuto in maniera felice,

perché a me da sempre piace molto stare a casa; ho una stanza dei giochi tutta per me,

ho dello spazio fuori che condivido insieme ai miei cuginetti e ho trascorso gran parte

delle belle giornate con loro a giocare con la terra, a rincorrerci con le bici.

Poi quando loro erano impegnati a fare i compitini io cercavo di fare i miei anche se

con tanti capricci perché andare a scuola mi piaceva molto, ma fare i compiti a casa

non è lo stesso, sono solo con mamma non ci sono i miei compagnetti e le mie

maestre.

Il regalo più bello della pandemia, ciò che mi ha reso ancora più felice è stata la

presenza della mia mamma h24 non mi ha lasciato dai nonni o con papà per andare a

lavoro, è rimasta tutto il tempo con me, l’ho riempita di coccole, baci e abbracci e ho

cercato in tutti i modi di attirare la sua attenzione su di me.

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LULÙ E TURCHESINA

Luna Occhipinti

C’era una volta, una bimba di nome Lulù che aveva tanti giochini, ma il suo gioco

preferito era una piccola tigre gonfiabile di nome Turchesina.

Lulù e Turchesina giocavano sempre insieme.

Un giorno Lulù non trovo più Turchesina, la cercò dappertutto, nella camera dei

giochi, nel letto, nell’armadio, ma Turchesina era sparita.

Lulù inizio a piangere e

chiese alla mamma di

aiutarla a cercare

Turchesina, insieme

cercarono e cercarono ma

nulla. Poi venne la sera e

Lulù era triste, perché

era senza la sua

Turchesina.

Andò a letto e ad un

tratto come per magia

Turchesina tornò.

Lulù l’abbracciò forte,

dormirono insieme e

fecero tanti bei sogni.

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FINALMENTE LIBERA

Marta Provvidenza

C’era una volta un piccolo bruco di nome cetriolino (si chiamava così perché la sua

forma e il colore erano simili ad un piccolo cetriolo) che viveva felice in un prato pieno

di fiori colorati, rosa, blu, gialli e rossi.

Passava le sue giornate strisciando sull’erba fresca e si riparava dal sole splendente e

sorridente sotto il suo fiore preferito che si chiamava cuore d’amore.

Ma un giorno sentii dei passi sul prato e vide un signore cattivo e brutto che lo prese e

lo chiuse dentro una scatola di plastica e lo portò via con sé.

Arrivarono in un posto dove non c’erano prati, fiori, erba fresca ma solo tanti oggetti

che il povero cetriolino non aveva mai visto.

Lui era così triste…. piangeva spesso perché gli mancava il suo prato e i suoi amici fiori.

Vicino alla sua scatola c’era una finestra dove poteva vedere fuori il sole e tante belle

farfalle che volavano felici e pensava “Chissà se un giorno anch’io potrò volare libero e

felice come loro?”.

Un giorno si svegliò e anche lui aveva delle bellissime ali come le belle farfalle che

aveva visto, erano a forma di cuori ma era così triste perché gli sarebbe piaciuto volare

alto nel cielo. Fortunatamente un giorno venne a visitare l’uomo cattivo il suo nipotino

di nome Leo un bambino molto buono e vedendo quella bella farfalla chiusa pensò di

liberarla così aprì la scatola e lei volò via felice finalmente libera pensò. Ad aspettarla

fuori c’erano i suoi amici, i fiori la salutavano agitando i petali colorati e il sole le

riscaldava le sue belle ali.

Dall’alto sembrava tutto più grande ma sicuramente era tutto più bello, era felicissima e

il suo cuore era pieno di gioia adesso che era libera.

Infatti da quel giorno la tutti la chiamarono LIBERA.

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MONELLO… MA IN FONDO UN PO’ BRAVO

Matilde Frasca

In questa quarantena ho rispettato le regole e sono stata a casa.

Ho giocato fuori con mio fratello, ho fatto i compiti, ho guardato la tv e mi sono anche

annoiata.

Mi sono mancati tanto: la scuola, i miei amici di scuola e non, le mie maestre, i nonni,

essere libera e andare dove volevo io con la mia famiglia.

Il coronavirus per me è stato monello perché mi ha tolto la felicità.

Ma in fondo è stato un po’ bravo perché sono stata tutto il tempo con la mia mamma e

con la mia famiglia, anche lei non è andata a lavoro e a pallavolo.

Spero che finirà tutto presto così ci potremo vedere e abbracciare tutti.

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RACCONTO DI RAFFAELE

Raffaele Aprile

In questo periodo di pandemia che si è venuto a creare nella vita dei nostri giorni, mi

sento felice da un lato perché sono stato tanto tempo con la mia famiglia a giocare fuori

spensierato, ma dall’altro lato mi mancano tanto i miei compagnetti e anche le mie

maestre.

Spero che a settembre ricomincerà tutto normalmente e che ci rivedremo per poterci

riabbracciare.

Un bacio, Raffaele

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FASE UNO. FASE DUE.

Simone Caccamo

C’era una volta un bimbo di

nome Simone a cui piaceva

giocare tanto con le

macchinine, fare i giri con la

bici e il monopattino con sua

sorella Alessia e i suoi

cuginetti.

Ma un giorno la sua mamma gli

disse che per un po’ non

sarebbe potuto uscire a giocare

con i cuginetti perché c’era

nell’aria un virus di nome

Corona virus a forma di palla

azzurra con tante linee rosa e,

come dicevano al telegiornale,

quelle linee rosa facevano morire

le persone.

La signora della TV la chiamò

fase1.

Al telegiornale il bimbo vedeva

sempre tante ambulanze.

Simone aveva paura a uscire da casa ma fortunatamente aveva la compagnia di

mamma, papà e Alessia.

Avevano paura anche perché nella pancia della mamma c’era una sorellina che stava

crescendo.

Un giorno alla TV un signore elegante disse che ormai si poteva iniziare a uscire ma

con le mascherine.

Il signore la chiamò fase2.

La mascherina di Simone era gialla con gli orsetti ma un po’ fastidiosa.

Simone era tornato contento perché finalmente, dopo 2 mesi, poteva andare a trovare i

nonni e ricominciare a giocare fuori con i cuginetti anche se a distanza di sicurezza.

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DOPO LA QUARANTENA, FINALMENTE AL MARE

Simone Garofalo

Salve maestre, vi vorrei raccontare la mia quarantena passata a casa.

Sono stato molto felice e sereno perché ero sempre con mamma, papà e le nonne.

Di mattina facevo i compiti, poi ho giocato ed ho aiutato mamma a cucinare. Ho

aiutato anche papà a fare dei lavoretti. Ogni tanto scendevo giù nell'orto con la nonna e

l'aiutavo ad annaffiare.

Tre settimane fa ci siamo trasferiti a Marina e qui mi diverto tantissimo.

Vado a mare, faccio i giri sia con la bici che con il monopattino.

Ora vi saluto e vi mando un abbraccio forte forte.

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Racconti di casa

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SOPHIE

Sophie Barone

C'era una volta una bambina di nome Sophie, di sei anni, che frequentava la sezione A

del Plesso “Torre Cannata".

Un giorno come tutti gli altri, arrivò la notizia, che un brutto virus stava contagiando la

popolazione, e per questo, il sindaco decise di chiudere tutte le scuole, le palestre, e

quindi di separare i compagni di scuola, gli amici di gioco, per un po’ di tempo…

Così da un giorno all’altro, non si poté più giocare, studiare e sorridere insieme…

All'inizio Sophie era felice di non andare a scuola, ma quando capì veramente il

significato dello stare con i compagni, con le maestre, l’imparare cose nuove insieme,

divenne triste e sempre più annoiata.

Doveva stare a casa con la mamma, con il papà o con i nonni, perché la sua mamma,

nonostante il virus, continuò a lavorare.

Trascorreva le sue giornate a giocare fuori all’aria aperta e quando andava dal papà

giocava con i suoi cagnolini Nerone e Bimba.

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Racconti di casa

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Diciamo che Sophie è stata anche fortunata, perché ha trascorso più tempo con il suo

papà.

Ha scoperto il valore della famiglia, il valore della casa e dei suoi effetti personali...

C’erano anche i momenti di studio, perché la sua mamma con molta pazienza e in

modo giocoso, faceva fare i compiti a Sophie, non era il massimo perché, si sa, a scuola

è fatto tutto con molta armonia, insieme alle maestre…

Ma tutte le mamme, in quel periodo, si improvvisarono maestre, per il bene dei propri

figli…

Passarono due mesi e Sophie imparò le stagioni, le vocali e i numeri, sperando di

arrivare pronta alla scuola elementare… iniziarono le belle giornate, arrivò la primavera

e poi l'estate…

Nel frattempo il brutto virus si era un po’ allontanato, era arrivata la fase 2, e Sophie si

godette l'estate, aspettando con ansia di iniziare la prima elementare…

Sperando in un futuro migliore, all’insegna della compagnia e sperando di poter

riabbracciare i suoi amici e di conoscere persone nuove.

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I MIEI DISEGNI

Maria Grazia Leggio

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Treppiedi Sud

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DUE SPECIALI SUPEREROI

Alberto Cavallo

C’erano una volta, ma no…ci sono ancora, due fratellini, Giulio, il mio super eroe ed io,

Alberto, bimbo molto speciale!

E mentre trascorrevamo la nostra vita felici e sereni tra scuola,

famiglia, amici, nonni e sport, arrivò un mostro invisibile, che come un grillo salterino,

passava da persona a persona facendo ammalare la gente.

Allora per proteggerci tutti, siamo rimasti a casa; anche noi…io e Giulio abbiamo

rinunciato ai pomeriggi con i compagnetti, alle merende a scuola, al gelato durante le

passeggiate…

Ma a pensarci bene qualcosa di bello lo abbiamo fatto…Giulio ha imparato ad usare il

computer (io però l’ho aiutato schiacciando a caso qualche tasto…anche se non so perché

questo un pochino lo ha fatto innervosire!) facendo i compiti a distanza, ma soprattutto

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Racconti di casa

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ha giocato di più con me, aiutandomi dove non riesco e facendomi diventare più forte e

più bravo…insegnandomi a giocare in tanti modi differenti e insegnandomi qualche

monelleria in più (arrampicarmi, salare i muretti, nascondere le cose a mamma, giocare

a calcio dentro casa…) Abbiamo avuto molto più tempo per stare con mamma e papà,

abbiamo giocato tutti insieme la sera, abbiamo pranzato fuori in giardino nelle belle

domeniche, abbiamo fatto le torte e il pane come una volta…

E io?...beh io ho imparato a correre meglio, a saltare i muretti, raccogliere le pietre,

correre in discesa con la macchinina rossa, fare il verso del leone (anche di parlare non

ne voglio sapere!!) a mangiare molto meglio (masticare di più e gustare tanti piatti

diversi!!).

Abbiamo fatto tanti lavoretti e colorato insieme alla mamma e io mi sono attaccato a lei

come una cozza (ma lei è il mio scoglio sicuro!!) e mi sono fatto coccolare tanto tanto!

Furbo no!? Solo i nonni mi sono mancati tantissimo e quando li ho rivisti ho saltato di

gioia e anche se non parlo, ho urlato e cantato in cento modi!

Ora il coronavirus, monello e dispettoso, sta andando via perché abbiamo usato scudi

e poteri speciali, ma mi ha insegnato che mio fratello Giulio è proprio il fratello migliore

con cui crescere, che mi ama e mi difende e mi coccola (e litiga anche con me…anche

questo fa bene) e i miei genitori mi amano tantissimo e tutti insieme siamo una famiglia

di super eroi invincibiliiiiiii!!!

Parola di Capitan Alberto

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TUTTI I FRUTTI FANNO I COMPITI

Elia Gianchino

Tanto ma tanto tempo fa c’erano una mela e una banana.

È suonata la campanella della classe e la mela e la banana sono entrate in classe per

fare i compiti; tutti i frutti facevano i compiti.

Dopo escono dalla

scuola e giocano tutti

insieme nel giardino

della scuola.

Dopo le mamme i

papà prendono

tutti i frutti e li

riportano a casa.

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FAMIGLIE… IN QUARANTENA

Miriam Fargione

Mi è piaciuto tanto stare a casa con la mia famiglia, ho imparato tanti giochi nuovi e ho

visto una famiglia di gattini di colore rosa che si chiamano papà gatto, mamma gatta,

Lilly, Matteo e Rosy.

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EMMA E IL PESCIOLINO

Ottavia Assenza

C’era una volta una bambina

di nome Emma che desiderava

molto un pesciolino. Emma non

sapendo che ci fosse il

Coronavirus non poteva comprare

il suo pesciolino perché non

poteva uscire fuori di casa.

Allora si mise a piangere ed era

molto triste.

Passarono giorni e mesi e si avvicinò

il suo compleanno; la mamma

finalmente le fece una sorpresa

comprandole il pesciolino che Emma

chiamò Nemo.

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INSIEME ALLA MIA FAMIGLIA

Pietro Rizza

Questa quarantena mi è piaciuta molto perché sono stato tutto il tempo insieme alla

mia famiglia.

Da qualche giorno mi sono trasferito nella casa al mare e mi diverto molto a fare i giri

in bici, giocare con le mie tartarughine e a nascondino con la mia sorellina Ilaria.

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AI TEMPI DEL CORONAVIRUS…

Sabrina Cappello

…mi sono annoiata a casa, perché non potevo uscire e andare dai miei nonni. Ma mi è

venuta un'idea come passare il tempo a casa! Anche se il coronavirus è un mostro

aveva qualcosa di bello, faceva stare a casa anche il mio papà e giocavamo con i giochi

da tavolo.

Ho pure festeggiato il mio compleanno in modo strano, non c'erano amici, nonni e zii,

erano tutti a farmi gli auguri in videochiamata e mi sono sentita triste! Anche perché

non potevo andare a scuola a vedere le mie care maestre.

Non mi piace mettere la mascherina perché mi si appannano gli occhiali.

Vorrei che il coronavirus sparisse in un battibaleno, perché è brutto e fa morire le

persone...

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VOGLIO TORNARE A SCUOLA

Sofia Sortino

Ciao a tutti io mi chiamo Sofia e ho 4 anni e mezzo, frequento la scuola materna di

Treppiedi Sud.

In questo periodo brutto di quarantena ho passato il tempo a giocare con Greta, la mia

sorellina più grande; ho anche imparato a fare la pizza e i biscotti con la mamma.

Spero che questo Coronavirus passi in fretta perché voglio tornare a scuola a giocare

con i miei compagni.

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LE DOMANDE DI EUGENIO

La mamma di Eugenio Buffa

Eugenio è un bimbo di tre anni ed ha frequentato il primo anno di materna o almeno i

primi sei mesi. Come ogni bimbo ha provato il difficile distacco dalla mamma e tutte le

mattine lo salutavo e andavo via lasciandolo con le lacrime agli occhi.

Finalmente eravamo riusciti a completare l'inserimento, o quasi, ma la fase ancora era

delicata. Sentivamo notizie da altri Stati...contagio, epidemia, ricoveri e anche decessi.

Questa triste realtà è diventata attuale anche da noi: il 7 Marzo i dati erano chiari e da

quel giorno è iniziato il fatidico lock down che tutto sembrava tranne che così lungo e

pesante. Fin quando erano solo due settimane ancora c'era una piccola speranza, ma

man mano e col tempo divennero uno e poi due mesi di restrizioni e sentivamo

continuamente, quasi ad essere scolpito nella mente, “Restate a casa”.

Ecco il periodo in cui una mamma o un papà dovevano spiegare ai propri figli il

perché di tutto questo. Eugenio inizialmente era molto contento di stare a casa con la

mamma, in qualunque ora e in qualsiasi momento ero completamente a sua

disposizione.

Ma i giorni trascorrevano e cominciava a farsi delle domande: “Mamma perché non

vado a scuola?” e poi “Quando andiamo dalla nonna?”. Man mano mi rendevo conto

che le sue piccole abitudini e la realtà di tutti i giorni gli stavano mancando, perché

insieme alle domande assistevo ai pianti e ai capricci.

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Racconti di casa

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Allora lo presi in braccio e gli raccontai questa storia:

“Sai Eugenio, purtroppo hanno dovuto chiudere la scuola perché sono entrati tanti

animaletti piccoli piccoli che saltano addosso e fanno venire tanta febbre! “ .

E lui: “Mamma le maestre e i compagnetti, sono a casa? “.

“Sì amore tutti quanti dobbiamo aspettare che puliscono bene.”

E lui ancora: “Mamma ma pure casa della nonna e la bambinopoli? Stanno

schiacciando tutti gli animaletti? Quando possiamo uscire?”.

Cercavo di distrarlo in tutti i modi, ma rispondevo col sorriso in faccia e una stretta al

cuore. La didattica a distanza è stata molto utile, perché le maestre dolci e pazienti

facevano sentire la loro presenza anche con un video divertente o qualche vocale su

WhatsApp. Il gruppo classe è stato essenziale per lui perché vedeva anche i video e

sentiva i messaggi di tutti i compagnetti. Una volta siamo anche riusciti a video

chiamarci tutti insieme e agli occhi di Eugenio le maestre erano splendide come

sempre! Grazie a loro ho compreso che per un bambino piccolo rimasto a casa così di

colpo è destabilizzante e fare i lavoretti a casa non è come farli a scuola. Ma nonostante

questo e seguendo nel frattempo anche le sorelle più grandi di lui, sono riuscita a

convincerlo nello svolgere tutte le attività, anche contento del fatto che condividevamo

anche noi foto e video sul gruppo classe.

Quando è stato possibile uscire abbiamo fatto una passeggiata vicino casa, all'aria

aperta, respirando proprio quell'aria che purtroppo ci è stata vietata. Man mano la

situazione si è alleggerita e, ahimè, ci siamo abituati ad indossare le mascherine e a

lavare e disinfettare spesso le mani.

Fortunatamente con le belle giornate siamo anche usciti in giardino ed era un piccolo

sfogo per tutti.

Adesso possiamo incontrare le persone più care, seppur mantenendo le distanze, ma ci

stiamo abituando a convivere con una situazione che speriamo con tutto il cuore

svanisca presto!

Eugenio mi dice “mamma finalmente hanno pulito tutto? Casa della nonna e scuola?”.

Ed io “Sì amore mio, dobbiamo stare solo attenti a non toccare niente perché potrebbe

essere rimasto qualche altro animaletto!!”.

Adesso spero di fargli passare l'estate serenamente, anche se non come l'anno scorso,

ma non vieterò lui lo stare all'aria aperta per giocare felice, come tutti i bambini nella

loro quotidianità.

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CHIARA E IL VIRUS

Chiara Agosta

Non possiamo uscire perché c’è un brutto

virus.

Non possiamo andare da nonni.

Non possiamo andare in campagna.

Non possiamo andare a scuola.

E non possiamo vedere maestre e compagni.

Con mia mamma e mia sorella Miriam

facciamo spesso torte e crostate.

Con mia sorella giochiamo anche con le

Barbie.

Mio papà ogni giorno va a lavorare e deve

indossare sempre guanti e mascherina.

Quando è libero giochiamo con l’X-Box e

andiamo giù nel garage.

Sono passati tanti giorni chiusi in casa.

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Finalmente questo virus sta passando e così possiamo uscire e stare all’aria aperta.

Non vedo l’ora di andare in campagna.

Finalmente il mio sogno si è avverato.

Sono in campagna con i miei nonni e i miei cani Leo e Stella.

Adesso sono libera e posso stare in mezzo alla natura.

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IL MIO DISEGNO

Christian Agosta

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ABBRACCIARE

Aurora Cavallo

Tutti i giorni andavo a scuola in macchina insieme al mio cuginetto e ci raccontavamo

tante cose. Adesso, per colpa di questo virus cattivo, chiamato “CORONAVIRUS”, non

posso più vedere le mie maestre, i compagnetti, i nonni…

Dobbiamo rimanere a casa lontano da tutti, trascorro le mie giornate giocando fuori con

il mio fratellino e preparando con la mamma i biscotti.

La mattina sono felice quando mi sveglio e trovo papà a casa e pranzare tutti insieme.

Quando finirà il coronavirus, potrò rivedere le mie maestre, i miei compagnetti e potrò

di nuovo giocare con loro, andare a fare i salti sui tappetini, abbracciare i nonni….

Quando finirà il coronavirus, sarà bello finalmente poterci abbracciare tutti.

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IL CONIGLIETTO ARCOBALENO

Antonio Cuffaro

C'era una volta un bambino di nome Pierino molto triste, perché in campagna dai suoi

nonni non aveva nessuno con cui giocare.

Un giorno, però, mentre girava in cortile con la sua bici, vicino a dei cespugli, sentì un

rumore…e si spaventò! Ma essendo molto curioso cercò di capire cosa fosse.

All’improvviso uscì fuori un coniglietto particolare, perché era di tanti colori, come

l’arcobaleno; ma non solo, riusciva anche a parlare.

Infatti, la prima cosa che disse fu: “Ciao, io mi chiamo Arcobaleno, e tu?”

Pierino dopo avergli detto il suo nome, gli chiese perché fosse nascosto dietro ai

cespugli.

Il coniglietto gli rispose che era venuto da quelle parti per cercare un amico con cui

giocare. Pierino si riempì di felicità e gioia dopo aver sentito quelle parole e decise di

avvicinarsi al coniglietto invitandolo a saltare, cantare, ballare e giocare insieme a lui.

Da quel giorno, ogni volta che Pierino doveva andare dai suoi nonni in campagna, era

molto contento, perché sapeva che ad aspettarlo ci sarebbe stato il suo nuovo amico:

il coniglietto Arcobaleno

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L’UCCELLINO TEO

Aurora Fede

C’era una volta un uccellino

piccolo, piccolo di nome Teo,

lui era nato in una bella e

spaziosa gabbia e stava

sempre insieme alla sua

mamma, ma sempre nella

sua gabbia. Teo era molto

felice di stare lì perché la

sua mamma lo accudiva

con amore e dedizione, e

Teo si sentiva molto al

sicuro e lontano dai

pericoli del mondo.

Però in una bella mattina piena di sole di inizio aprile, guardando fuori

Teo si accorse che il mondo piano, piano era cambiato, era arrivata la primavera, la

neve che prima ricopriva i campi era sparita, e questi si erano ricoperti di meravigliosi

fiori colorati e profumati, il sole si era fatto più caldo e si sentivano i canti degli altri

uccellini.

Allora a Teo venne voglia di andare a vedere tutte le cose belle che la primavera aveva

portato con sé, e chiese alla mamma se potesse uscire, ma la mamma, conoscendo i

pericoli che Teo avrebbe potuto incontrare, disse di no. Teo era molto triste per

questo ma da bravo uccellino ubbidì come sempre.

Un giorno però la mamma, vedendolo sempre più triste e scontento, a malincuore

decise di aprire la loro gabbia e far uscire Teo per esplorare il mondo. Teo era

felicissimo; ascoltò tutte le raccomandazioni della mamma, salutò in fretta e partì per

quella sua nuova e meravigliosa avventura. La mamma era molto preoccupata per Teo,

ma quando il sole stava per tramontare da lontano vide il suo piccolo Teo che tornava

nella loro gabbia. Teo era felicissimo e cominciò a raccontare alla mamma tutto quello

che aveva visto, allora la mamma gli chiese come mai fosse tornato così presto dal suo

viaggio e Teo rispose che gli mancava troppo la sua mamma e la sicurezza della sua

gabbia.

Da quel giorno in poi Teo usciva tutti i giorni a vedere il mondo, ma ogni sera tornava

nella sua gabbia con la sua mamma.

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NUOVE AMICIZIE

Aurora Gennuso

In una casetta graziosa vivevano due fratellini: Aurora e Nicolò.

Un giorno decisero di andare fuori a giocare con la palla

perché il loro amico sole li stava aspettando.

Si stavano divertendo tutti però all’improvviso

arriva una nuvoletta dispettosa che da lontano ha sentito i due

fratellini che si divertivano e decise di mettersi davanti al sole. I due fratellini dovettero

rientrare a casa perché era scomparso il sole, ma Aurora molto arrabbiata, decise di

uscire e parlare con quella nuvola dispettosa.

“Scusi signora nuvola, perché ti sei messa davanti al nostro amico sole? Ci stavamo

divertendo tantissimo”.

La nuvoletta dispettosa rispose: “perché nessuno vuole giocare con me e io faccio i

dispetti a chi si diverte”.

Allora Aurora le rispose: “Se vuoi giocare con me, il mio fratellino e il sole è bello fare

nuove amicizie”.

La nuvoletta dispettosa fu subito contenta, fece uscire il sole e si divertirono tutti

insieme per tutta la giornata.

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STORIA DI FANTASIA

Federica Buscema

C’era una volta un pulcino di nome Lilly. Un giorno giocava con i semini, ad un tratto è

volato e voleva saltare sulla luna, invece poi, è atterrato e Federica ci stava giocando.

Il pulcino poi giocava con Federica e i semini e facevano i disegni Lilly e Federica.

Federica disegnò una persona e Lilly un arcobaleno, poi si vestirono e andarono al

matrimonio della zia Lorenza.

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LA PRINCIPESSA SOFIA E IL CORONAVIRUS

Carla Gerratana

C’era una volta, in un villaggio lontano lontano, una principessa che si chiamava Sofia.

Un giorno la principessa andò fuori a giocare nel giardino insieme alle sue amiche fatine

che si chiamavano Bell e Giulia; ad un certo punto le due fatine le dissero: “Attenta! Sta

arrivando il coronavirus, un piccolo mostriciattolo con una corona sulla testa che fa

ammalare tutti. Dopodomani non potremo più andare a scuola e inizieremo questa

grande battaglia!”

Così la principessa preparò la sua mascherina con elastici, scottex e scotch e con questa

e i guanti ogni tanto usciva nel parco a giocare con le sue amiche fatine.

Un giorno grazie agli scienziati questo coronavirus sparì! Così, la principessa Sofia potè

tornare a scuola e poi organizzò una bella festa di compleanno invitando tutti i suoi

amichetti e compagnetti di scuola.

E da allora vissero tutti felici e contenti!

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AMICI SUPEREROI

Christian Puma

C’era un bimbo di nome Christian che un giorno si trasformò in un supereroe

con la maschera, la cintura laser e i superpoteri. Con questi combatteva una malattia

chiamata “coronavirus”.

Lui cercava un amichetto con cui poter sconfiggere il coronavirus.

Un giorno andò in cantina e trovò una scatola con un peluche eroe; Christian con i

superpoteri lo trasformò in un altro supereroe.

Insieme fecero tante cose e si divertirono molto, crearono anche una squadra per

sconfiggere il temutissimo coronavirus.

Finalmente un giorno riuscirono a catturarlo, lo rinchiusero in una gabbia e grazie ai

superpoteri riuscirono a distruggerlo.

Felici fecero una grande festa con tutti i loro amici!

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IL RE CHE GIOCAVA A NASCONDINO

Eva Di Raimondo

Una mattina la mamma mi raccontò una storia che faceva proprio così…

C’era una volta in un paese lontano, un brutto e malvagio re che girava il mondo. Il suo

passatempo preferito era quello di giocare a nascondino e infatti, nessuno riusciva né a

vederlo e né a trovarlo, così ci siamo dovuti nascondere tutti nelle proprie case solo con

mamma e papà.

Quando loro erano a lavoro, stavo

con nonna Lori ma sempre a casa

mia, sono stati mesi strani per me,

ero abituata ad uscire sempre e

stare con i miei nonni e a giocare

con i miei cuginetti.

All’inizio ero triste e nervosa, mi

annoiavo, poi a stare sempre a

casa ho imparato tante cose, ho

cucinato tante torte con la

mamma, con papà invece ho

cucinato la pizza e il pane, ho

colorato e pitturato anche la

pasta di sale con la quale la

nonna mi ha fatto una bella

collana che indosso tutti i

giorni. Ho imparato anche a

scrivere il mio nome e ho

piantato il basilico che la

nonna mette nella pasta

col pomodoro che a me

piace tanto.

Adesso sono felice perché ho passato più tempo con mamma e papà, ho guardato con

loro un cartone al giorno e il mio preferito è Frozen, infatti, sono sicura che presto arrivi

Elsa e con il suo potere del ghiaccio sconfigga e congeli la corona di questo brutto e

malvagio re, così possiamo tornare ad abbracciarci tutti.

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LA VITTORIA DELL’AMORE

Giovanni Monisteri

Cielo giocava sempre con gli amici Sole, Nuvole e Vento e si divertivano tantissimo.

Un giorno, mentre si rincorrevano, arrivarono i Cirri che portarono un brutto

temporale, con pioggia, tuoni e fulmini.

Cielo, Nuvole e Vento si ripararono sotto il Sole, che sciolse la pioggia e cacciò i Cirri

con i suoi caldi raggi che abbagliarono i loro occhi.

Cielo, Sole, Nuvole e Vento, felici di aver vinto, si volevano abbracciare ma non si

poteva perché c’era il Coronavirus, che era un minuscolo e cattivissimo esserino ma

molto forte.

Tutti insieme, allora, decisero di prendere un po’ di terra e dei fiori coloratissimi e

profumati, crearono un grande cuore e con un bel soffio del Vento lo mandarono al

cattivo che diventò buono. I petali dei fiori, che erano dei baci di amore, arrivarono

anche sulla Terra su tutti gli uomini.

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GRIGIA, LA SCATOLINA MAGICA

Sofia Liguori

C’era una volta una bambina di nome Ilary, che custodiva dentro una scatolina grigia

un desiderio molto speciale.

Il suo desiderio era quello di giocare in un luna park tutto colorato.

La scatolina voleva esaudire il desiderio della bambina, così, una mattina decise di

partire alla ricerca di qualcuno che la potesse aiutare.

Si diresse verso il bosco incantato e durante il cammino incontrò una scatola grande,

piena di colori magici che come d’incanto si trasformò in un grande castello colorato.

Scatolina grigia rimase incantata tanto da voler trovare questi colori magici, per potersi

trasformare in un luna park.

Così proseguì il viaggio e ad un certo punto incontrò una scatola molto piccola, che si

divertiva a giocare in mezzo al bosco.

Allora scatolina grigia le chiese se sapesse dove trovare i colori magici, e

la piccola scatolina con molta grazia le disse di seguirla.

Mentre

attraversavano un

sentiero incantato,

all’improvviso,

scatolina grigia vide

dei colori saltellare.

Così le due scatoline si

misero a rincorrere i

colori, che essendo

birichini non si

facevano acchiappare.

Dopo lunghe corse la

scatola grigia riuscì a

prenderli, potendo così

custodirli dentro di sé.

Contenta fece ritorno a casa, e quando arrivò, fece subito vedere i colori ad Ilary.

Subito dopo le chiese di esaudire il desiderio, e come per magia, la scatolina grigia si

trasformò in un grande luna park colorato.

Grazie alla scatolina grigia, il desiderio di Ilary fu esaudito.

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RACCONTO DEL PESCIOLINO

Nicole Leocata

C’era una volta un pesciolino che, in un giorno come tanti altri, aveva deciso di fare la

sua solita passeggiata. Ad un certo punto si accorse di aver perso la strada di ritorno per

la propria casa.

Allora spaventato iniziò a nuotare a più non posso, ma fu inutile perché non la ritrovò.

Il pesciolino, poverino, disperato si appoggiò su uno scoglio per prendere fiato ed era

molto triste e fu proprio in quel momento che vide avvicinare un pescatore. Il pesciolino

si spaventò e fece per buttarsi in acqua, ma il pescatore lo chiamò e gli chiese come mai

stava piangendo.

Allora il pesciolino gli

raccontò tutto, il

pescatore dispiaciuto che

al povero pesciolino

mancavano mamma e

papà, decise di aiutarlo.

Convinto che i genitori lo

stavano cercando, decise

di buttare le sue grandi reti

nella speranza di pescare i

genitori del pesciolino.

In effetti, dopo alcuni

tentativi, li pescò.

Il pesciolino era pieno di felicità nel vedere la sua mamma e il suo papà, ringraziò con

tutto il cuore il pescatore dicendogli che se un giorno avesse avuto bisogno lui era lì.

Si buttarono in mare tutti e tre e nuotarono verso la loro casa felici e contenti.

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LA VITA “NORMALE”

Giada Spadaro

In questi mesi che sono rimasta a casa durante le belle giornate sono andata a giocare

fuori in giardino.

Per fortuna abito in campagna ed ho accanto i miei cuginetti, insieme facciamo i giri con

le bici, andiamo a giocare nei campi e raccogliamo tanti fiori e poi ci divertiamo a fare le

torte di terra.

La sera a casa mi piace tanto giocare con Giulia, la mia sorellina, è ancora piccola ha 7

mesi, ma appena mi vede è felice e mi sorride. Il papà ci fa giocare a nascondino, poi

Giulia si fa i giri con il cavallino ed io mi prendo il suo Primi Passi ed adoro rincorrerla.

La mia mamma prepara sempre tante cose buone, una cosa che mi piace tanto è il pane

fatto in casa, a me piace aiutarla ed io faccio sempre il pane piccolo, ed è buonissimo.

Mi mancano i miei compagnetti e le mie maestre e spero che tutto passi presto e si possa

tornare alla vita normale.

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FRANCY E I SUOI AMICI CAVALLI

Francesco Damì

C’erano una volta, in una fattoria, tre cavalli di nome Tuono, Lampo e Fulmine.

I tre cavalli erano molto amici e stavano sempre insieme.

Il proprietario della fattoria, il signor Thomas, aveva un figlio di nome Francy, il quale

era molto legato ai tre cavalli e passava gran parte della giornata con loro.

Un giorno, Fulmine, il

cavallo più veloce e

robusto, fu scelto per

fare delle gare, così fu

portato in un'altra

fattoria.

Lampo e Tuono erano

molto tristi perché non

avevano più il loro

amico Fulmine e anche

Francy era molto

rattristato, tanto che

pianse per diversi

giorni.

Così una mattina, decise, con l’aiuto di Tuono e Lampo, di andare a cercare Fulmine

per riportarlo a casa.

Dopo diverse ore di cammino, trovarono finalmente la fattoria nella quale avevano

portato Fulmine, riuscirono a liberarlo e di corsa scapparono per tornare a casa.

Appena arrivati, il signor Thomas era davanti al cancello, in pensiero per il figlio e i

cavalli...ma appena li vide esultò di gioia, subito gli andò incontro, abbracciando il

piccolo Francy!!!

Francy, abbracciando il suo papà, si fece promettere di non dare mai più a nessuno i

tre cavalli!!! Così, da quel giorno, Francy e i tre cavalli, restarono sempre insieme.

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FINALMENTE INSIEME

Miriam Gregni

C’era una volta in una cittadina di nome Modica, una bambina molto triste perché da

giorni non poteva più incontrare i suoi amichetti a giocare con loro.

La causa era dovuta alla presenza in paese di un virus, noto ormai a tutti con il nome di

“Coronavirus”. La bimba sognava, quasi ogni notte, che i suoi genitori un giorno,

potessero “cacciarlo” via per sempre.

Trascorsero giorni, settimane intere ma

finalmente il sogno di Miriam si realizzò.

La bimba infatti riuscì a rivedere i suoi

cari amici: Gabriele, Antonio, Eva,

Sara, Celeste e Chiaretta. Si

incontrarono tutti ad un parco giochi,

ma proprio mentre stavano iniziando

a divertirsi, scoppiò un grande

temporale e tutti i bimbi dovettero

scappare via. Così Miriam era di

nuovo triste perché non aveva avuto

ancora modo e tempo di

abbracciare i suoi amici. Tornati a

casa però, al suo papà venne una

grande idea: invitare i suoi amici e

compagnetti di scuola a casa.

E così fecero.

Si organizzò una grande festa con tanti giochi, palloncini colorati e lecca-lecca per tutti.

Miriam era di nuovo felice perché lei e i suoi amici erano finalmente INSIEME.

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LE MIE GIORNATE

Gabriele Agosta

La mattina sto con Etta...

…Facciamo il calendario

Piantiamo fiori e piante

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Racconti di casa

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Raccontiamo le storie di

Biancaneve, della regina e

dei 7 nanetti…

Costruiamo il libro dei colori

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Racconti di casa

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Di pomeriggio sto con mamma, papà e la nonna e sono felice ma…

…mi mancano tanto i compagnetti e le maestre.

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CICCIOPASTICCIO

Mimmo Gerratana

C’era una volta, in una campagna lontana lontana, un bambino molto

monello che si chiamava Cicciopasticcio.

Un bel giorno mentre pioveva, Cicciopasticcio andò fuori e iniziò a saltare sopra una

pozzanghera di fango, quindi si bagnò e sporcò tutto quanto.

Appena lo vide, la sua mamma si arrabbiò tantissimo e perciò lo mise in punizione su

una sedia. Ad un certo punto passò di lì una gazza paurosa e cattivissima che correva

veloce. Cicciopasticcio si alzò in piedi e iniziò a inseguirla, prese un sasso per tirarglielo,

ma sopra questo sasso c’erano cinque formiche che salirono sul suo braccio; lui scosse

il braccio per farle cadere e improvvisamente le formiche si trasformarono in un lupo.

Ad un certo punto, per fortuna, nascosto dietro un cespuglio c’era un cacciatore che si

alzò e sparò al lupo, salvò Cicciopasticcio e lo riaccompagnò a casa dalla sua mamma.

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IO E LE MIE EMOZIONI

Gioele Di Raimondo

Sono Gioele ho 3 anni, sono felicissimo di stare a casa con mamma e papà perché faccio

tante cose belle: gioco, innaffio, cucino e preparo torte insieme alla mamma, preparo la

fragolata e la panna.

Non voglio sapere niente di andare a scuola, voglio solo stare a casa con il mio fratellino,

la mamma e il papà, senza le mie maestre.

A scuola non ci voglio più tornare.

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IL PALLONCINO SGONFIATO

Giorgio Agosta

C’era una volta un bambino di nome Giacomino, un giorno mentre passeggiava vide a

terra un palloncino rosso sgonfio. Giacomino lo prese e se lo portò a casa per giocarci

tutto il tempo anche se non volava, perché era sgonfio.

All’improvviso passò da lì un mago che fece una magia, trasformò il palloncino in una

grande mongolfiera.

Giacomino salì nel cestino della mongolfiera e volò alto alto nel cielo. Da lontano vide

il mare e decise di fare un tuffo: saliva nel cestino e si tuffava, saliva e si tuffava. Era un

vero e proprio divertimento. Dopo il mare la mongolfiera lo portò nella savana, lì vide

tanti animali: coccodrilli, zebre, leoni, elefanti…

Giacomino era ormai stanco e voleva tornare a casa, aveva nostalgia della sua famiglia.

Quando vide la sua mamma e il suo papà fu contento di riabbracciarli e di raccontare il

suo magico viaggio in mongolfiera.

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RACCONTO DI ME (e di Raggio di Sole)

Matilde Fargione

In questo periodo sono stata in un bosco vicino casa mia. Mi è piaciuto tanto passeggiare

con la bici in mezzo alla natura; ho incontrato un cane dolcissimo e l’ho chiamato

“RAGGIO DI SOLE “.

Desidero tanto ritornare a scuola per rivedere i miei compagni e le mie maestre e spero

che questa brutta malattia se ne va via.

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CORONAVIRUS

Giovanni Civello

C’era una volta il coronavirus.

Un bel giorno, all’improvviso,

abbiamo sentito al telegiornale

che non potevamo uscire di

casa per tanti giorni. Io però,

anche se non potevo uscire,

ero felice di stare a casa

perché giocavo con mamma,

papà e Giulia, la mia sorellina.

Tutti i giorni giocavo in

terrazza a calcio e tanti altri

giochi. Poi un bel giorno sono

uscito e ho detto a papà:

“É bello questo mondo!”

Non uscivo da tanti giorni ed è stato bellissimo.

I miei compagnetti di scuola mi sono mancati tanto ed ora spero di poter tornare presto

a scuola con loro e le mie maestre.

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UN OMINO CATTIVO PICCOLO PICCOLO

Lorenzo Caschetto

C’era una volta (qualche mese fa) la mia mamma, il mio papà, il mio fratellino Marco,

la mia sorellina Cristina e io Lorenzo.

Trascorrevamo le nostre giornate normalmente: la mamma ci svegliava, facevamo

colazione, ci portava a scuola; io a scuola facevo tanti lavoretti, facevo attività fisica e mi

facevo coccolare dalle maestre.

Una mattina però la mamma mi disse che per qualche giorno non potevamo andare a

scuola ed io ero superfelice, finalmente potevo stare con la mia mamma e i miei fratelli

a casa a giocare.

Questi giorni però sono

diventati tanti e allora ho

chiesto alla mia mamma:

“mamma perché non

possiamo uscire? Perché

non posso vedere i

nonni? E perché non

posso più andare a

scuola?”

Lei mi ha spiegato che

fuori c’è un omino

cattivo, piccolo piccolo,

non si può vedere ma

può entrare nei nostri

nasi e nelle nostre bocche e

ci fa stare tanto male.

Sono diventato tanto triste, i miei amici mi mancavano, ma soprattutto i miei nonni.

La settimana scorsa la mia mamma mi ha detto che presto potrò rivedere i miei nonni,

allora ho chiesto: “Ma allora l’omino cattivo è andato via?”

Lei mi ha spiegato che gli adulti hanno capito come non farlo avvicinare. Ci vuole ancora

tempo, ma io spero che l’omino cattivo ritorni presto a casa sua e andrà tutto bene!!!

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IL CAGNOLINO PUZZOLONE

Giulia Cantarella

C’era una volta un cagnolino puzzolone, era bellissimo dal pelo nero, ma faceva tanta

puzza.

Era così puzzolente che tutti gli altri cagnolini non volevano giocare con lui e appena si

avvicinava tutti scappavano via. Il cagnolino soffriva per tutta questa situazione, così un

giorno andò in un giardino pieno di margherite e rose profumate e chiese alle rose se

potevano aiutarlo a diventare profumato.

Una rosa gli disse: “Non essere triste adesso ti aiuterò io con i miei petali magici a

diventare il cane più profumato della città”, il cagnolino incuriosito e felice rispose:

“I tuoi petali sono magici? Rosa profumata riusciresti a togliermi questa puzza di dosso

e a farmi diventare profumato come te?”.

La rosa rispose: “Certamente, raccogli i miei petali e strofinali sul tuo corpo, dopo

come per magia diventerai profumato”.

Il cane, incredulo di tutto questo,

raccolse i petali e li strofinò delicatamente nel suo corpo e

dopo pochi minuti il suo pelo diventò profumato come la rosa.

Così il cagnolino si mise a correre dalla felicità e appena lo videro gli altri cagnolini si

misero a giocare con lui e nessuno scappò via da lui perché ormai profumava come la

rosa.

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LA MACCHININA VERDE

Lorenzo Liguori

C’era una volta, una macchinina verde di nome BADANNA, che amava tantissimo

correre sulle piste, si divertiva a salire e scendere dalle montagne e dai ponti.

BADANNA giocava spesso con il suo amico BUBABI, un maggiolino un pò

prepotente.

I due amici si divertivano insieme, però spesso litigavano perché BUBABI voleva

sempre vincere e quindi sceglieva sempre lui la pista dove giocare.

Una mattina BADANNA pensò di fare uno scherzo a BUBABI mentre dormiva, così

lo svegliò improvvisamente e lo buttò giù dal parcheggio.

BUBABI, cadendo rimase incastrato con la ruota sul passaggio a livello sottostante, non

riuscendo a liberarsi.

BADANNA provò ad aiutare BUBABI senza riuscirci.

I due amici erano molto tristi, ma all’improvviso arrivò un super eroe, il carro attrezzi

TASCHETTO che dopo tante peripezie riuscì a liberare BUBABI.

BADANNA rendendosi conto di essersi comportato male, andò subito a chiedere scusa

a BUBABI e dopo quella avventura i due amici capirono che era molto più divertente

giocare insieme senza litigare e farsi dispetti reciproci.

Così da quel giorno BADANNA e BUBABI furono inseparabili su tutte le piste del

mondo.

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CARE MAESTRE

Enea Bonomo

È da un po’ di tempo che non ci sentiamo, così ho deciso di raccontare la mia storia in

questo strano momento della nostra vita prendendo carta e penna, ma prima mettiamoci

a circoletto e tutti insieme ascoltiamo la nostra storiella.

La mia storia è fatta di super eroi come quelli che mamma e papà mi hanno comprato

per farmi felice! Sono fortissimi, non hanno paura di niente e di nessuno, loro vogliono

metterci in salvo da questo brutto virus; ma come faranno, siamo in troppi, allora, si

fanno aiutare dalle nostre mamme, dicono loro di preparare tanti, tantissimi dolci e

stare vicini, forse come non lo siamo mai stati, coccolarci con tante cose buone perché

i dolci si sa, fanno felici grandi e piccini!!

Abbiamo seguito il loro consiglio, siamo rimasti a casa mentre loro volavano di qua e

di la regalando tanti dolcetti a chi si è ammalato così che guarissero da questo brutto

virus, adesso stiamo tutti un po’ meglio, cominciamo ad uscire e a rivedere nonni, zii,

cuginetti che per tanto tempo abbiamo visto solo al telefonino.

Mancano solo i compagnetti di scuola ma presto, grazie ai supereroi li rivedrò e

ricominceremo da dove abbiamo lasciato e griderò forte

“GRAZIE MIEI SUPEREROI”

A presto,

con affetto

Enea Bonomo.

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IL VIRUS CORONELLO

Lorenzo Paolino

Il virus Coronello è un virus molto cattivo, poi ad un certo punto viene Gesù e lo fa

spaventare, lui scappa e se ne va dai lupi.

I lupi che sono molto cattivi se lo mangiano così Coronello scompare per sempre e io

posso uscire tutto il giorno, mi posso sporcare e quando la sera torno a casa mi faccio

un bel bagnetto nella vasca piccola.

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MAMMINA, VOGLIO…

Francesca Musumeci

Mammina, quando finisce il coronavirus voglio andare al mare, voglio mettere il

costumino a due pezzi, voglio portare la tavoletta di Frozen, i braccioli, la sirenetta e

fare tutte le formine che voglio. Voglio fare un bel bagnetto e tanti tuffetti sotto l’acqua,

poi voglio fare un bel pic-nic sul mare e mangiare un gelato pistacchio e fragola.

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LE EMOZIONI DI FRANCESCO

Francesco Nicolò Previti

In questo periodo ho provato tante emozioni: sono stato triste, arrabbiato, dispiaciuto,

tiepido ma anche felice e sereno.

Quando mamma e papà mi hanno detto che non potevo più andare a scuola perché era

arrivato qui il coronavirus ero triste; ho pensato che era un pallino blu con tanti buchini

che faceva male alle persone con un brutto raffreddore. Io non volevo stare male e sono

rimasto a casa, lavavo le mani e in tv parlavano solo del coronavirus, anche alcuni cartoni

animati dicevano di stare a casa e di lavare sempre le mani.

Giocavo da solo o con mamma, guardavo cartoni e film con papà, facevo consegne delle

maestre ogni tanto e mi annoiavo, pensavo che volevo giocare con i miei amici.

È arrivato il mio compleanno ed ero arrabbiato perché non ho potuto festeggiare con i

miei compagni ma ero anche felice perché mamma e papà erano sempre con me, tutti

e tre insieme perché papà lavorava a

casa e mi hanno preparato

torta a forma di numero 5,

che sono i miei anni, come

quella che sognavo.

Tutti mi hanno fatto auguri

con la videochiamata al

telefono.

È venuta Pasqua e mi sono

sentito fortunato perché ho

alcuni zii e il nonno Nino e la

nonna Giovanna che vivono

accanto ed ho ricevuto tante

Uova di cioccolato.

Mi sento tiepido (tranquillo) perché con le belle giornate esco a giocare in terrazza con

papà o nel giardino con il nonno e faccio giri con la bici. Dopo tanti giorni finalmente

sono uscito con mamma e papà ma ho dovuto mettere guanti e mascherina e non mi

piace questa cosa, non lo sopporto più il coronavirus.

Sono dispiaciuto perché non sono andato a Catania a trovare la mia cuginetta Vittoria

ma nonna Agata è venuta a trovarmi ed io ero felice di avere tutta la mia famiglia insieme.

Ora, basta mamma ho finito le emozioni, voglio andare al mare, ciao ciao!!

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UNA POZIONE MAGICA

Noemi Ferranti

C'era una volta una scuola piena di bimbi che giocavano insieme felici ma un brutto

giorno arrivò un virus sconosciuto e cattivo che si chiamava Coronavirus.

Questo cattivone fece ammalare tantissime persone che dovevano andare in ospedale

per curarsi, i dottori dissero a tutti di restare a casa così lui non ci avrebbe trovati.

Tutti i bimbi restarono a casa e anche se giocavano, disegnavano e cucinavano tante

cose buone erano tristi lo stesso, perché non potevano andare a scuola o vedere gli

amici e i nonni.

Non potevano

andare da nessuna

parte nemmeno a

fare la passeggiata o la

spesa o al parco

giochi.

Gli scienziati e i dottori

allora inventarono una

pozione magica…

...finalmente tutti

guarirono e potevano

uscire di nuovo.

Appena uscirono di casa i bimbi andarono in bici e a mangiare il gelato e la pizza con i

compagnetti, finalmente si potevano riabbracciare e giocare insieme felici.

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GIORNI DIFFICILI

Andrea Incatasciato

I miei sentimenti durante questo

periodo sono stati vari: non ho avuto

molta paura del coronavirus perché

sono stato a casa come mi è stato

detto dagli esperti.

In realtà la mia preoccupazione

maggiore è stata per la mia

mamma che ha dovuto lavorare.

Sono stati giorni difficili perché

avrei voluto vedere i miei

compagnetti a scuola e le mie

maestre, ma anche i miei

parenti.

Spero di tornare presto alla

normalità per tornare a

condividere con gli altri le mie

giornate.

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LA MIA QUARANTENA

Marco Belluardo

All’improvviso ci hanno detto che non saremmo più andati a scuola, mi sono sentito

tanto triste perché le maestre e i compagnetti mi mancavano tanto, mi mancava giocare,

cantare, disegnare e colorare, fare la merenda tutti insieme.

All’improvviso non ho più visto la nonna Donatella, non abbiamo più potuto giocare

insieme, non sono più potuto andare dai nonni Sara e Giorgio in campagna, correre

sul prato, coltivare insieme al nonno e badare alle galline.

All’improvviso non siamo più andati al lungomare con la bicicletta, a passeggiare sulla

spiaggia e raccogliere le conchiglie e nemmeno a fare la spesa il sabato tutti e tre

insieme: io, mamma e papà.

Siamo rimasti a casa, sempre a casa e all’inizio mi annoiavo tanto ma poi mi sono

abituato: al mattino, dopo la colazione, gioco da solo o con la mamma, guardo i

cartoni, faccio i compiti che mandano le maestre, anche se preferivo fare i lavoretti a

scuola perché mi divertivo di più.

Il mio passatempo preferito è giocare con un videogioco che mi fa fingere di pescare e

dove si vedono tanti posti belli: laghi, fiumi, mari, oceani.

Mi sembra

proprio di essere

lì, a pescare

pesci veri e a

guardare la

natura, che mi

manca tanto.

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Questo virus, il Coronavirus, è monello perché ci ha fatti allontanare tutti e spero se ne

vada presto; nel frattempo io rispetto le regole, mi lavo sempre le mani dopo essere

stato con il mio papà o la mia mamma a fare un giro in bicicletta sotto casa o dopo aver

giocato con i sassolini a terra: queste sono le uniche cose che ho continuato a fare tutti i

giorni fuori dalla mia casa.

Quando rivedrò i miei nonni e i miei amici, so che dovremo stare distanti ma non mi

piace, mi rende triste.

Questo momento brutto finirà presto e tutto tornerà come prima, tornerò a scuola,

tornerò a divertirmi tanto e a badare alle mie amiche galline, che mi aspettano in

campagna.

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…COSÌ IL VENTO MI FA VOLARE I CAPELLI

Sofia

Se non ci fosse il virus vorrei andare nei negozi con la mamma. Vorrei andare con

mamma, papà e Miriam a mangiare un gelato e poi a passeggio con mamma e papà alle

giostre e girare in macchina con il finestrino aperto, così il vento mi fa volare i capelli.

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LINO E GINO: DUE TOPOLINI CORAGGIOSI

Cristian e Damian Ruta

In una vecchia casetta abitavano due topolini, uno si chiamava Lino e l’altro Gino,

insieme alla loro mamma. Una mattina la loro mamma si ammalò così i due topolini

decisero di andare in cerca di un buon formaggio da portarle.

Quando uscirono di casa erano consapevoli dei rischi che avrebbero corso ma non si

arresero e continuarono a camminare in direzione della campagna.

Camminarono e camminarono e

all’improvviso si presentò davanti

a loro una formichina. “Ciao

formichina, io mi chiamo Lino e

questo è il mio fratellino Gino e

stiamo cercando del formaggio

buono da portare alla nostra

mamma”, disse Lino.

“Io mi chiamo China e se

cercate il formaggio dovete

andare laggiù verso quella

fattoria”, disse la formichina.

Dopo che i topolini

ringraziarono la formichina

proseguirono il loro

cammino.

Appena arrivati in

fattoria incontrarono una

gallina che faceva la

furbetta ed era scappata.

“E voi chi siete?”

chiese la gallina.

I due topolini si presentarono e raccontarono la loro storia. “Io mi chiamo Lina e se

cercate il formaggio dovete parlare con la nostra mucca che si trova dentro la stalla”.

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I topolini così continuarono a camminare ed erano arrivati quasi alla stalla quando

comparve un grosso gatto che voleva mangiarli. “Gnam gnam che bei bocconcini, da

qui non si passa”, disse il gatto mettendosi in mezzo e leccandosi i baffi.

“Aiuto, aiuto”, gridarono insieme i topolini e all’improvviso apparve un cavallo nero

che fece scappare il gatto.

“Che ci fate voi qui?” Chiese il cavallo. “La gallina ci ha detto che se vogliamo del

formaggio per la nostra mamma malata dobbiamo chiedere alla mucca qui dentro”,

spiegò Gino.

Dopo quelle parole uscì dalla stalla la mucca che, commossa dalla storia dei topolini,

fu felice di accontentarli. I topolini saltarono di gioia e salutarono tutti i loro amici

incontrati alla fattoria e ripresero il loro viaggio per ritornare a casa.

Finalmente dopo tanta fatica, Lino e Gino arrivarono a casa e furono sorpresi di trovare

la loro mamma guarita. Lei disse che aveva preparato una medicina speciale e adesso

stava meglio. Così tutti e tre si misero felici a tavola e mangiarono insieme il formaggio

che si erano guadagnati e poi coi pancini pieni se ne andarono tutti a letto.

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LE AVVENTURE DI NYNA

Nyna Blandino

C’era una volta una bambina di nome Nyna le piaceva ridere, scherzare era molto felice,

le piaceva andare a scuola, vedere i suoi compagnetti e ogni giorno era nuovo per lei.

Quando arrivò l’estate Nyna sapendo che per un po’ di tempo non sarebbe andata a

scuola e quindi non poteva vedere più i suoi compagni, lei con quel suo bel sorriso e i

suoi occhi da furbetta, lei proprio lei che amava così tanto la piscina, chiedeva sempre

alla mamma di invitare tutti i suoi compagnetti, perché sentiva tanto la loro mancanza.

La mamma l’accontentò e la bambina passò così una giornata intera insieme a tutti i suoi

compagnetti, giocando cantando e mangiando tante cose buone, Nyna era veramente

felice quel giorno e ringrazio la sua mamma per la bellissima giornata.

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LE MIE NUOVE GIORNATE CON MAMMA E PAPÀ

Rosario Vicari

C'era una volta un bambino di nome

Rosario che trascorreva le sue

giornate andando a scuola e giocando

con i suoi compagni.

Improvvisamente da un giorno

all'altro si trovò a dover restare a

casa, a causa di un "minuscolo

cattivone" che non faceva uscire

da casa, altrimenti poteva venire

la febbre. All’inizio Rosario era

molto triste perché doveva

trascorrere intere giornate

chiuso a casa, ma poi iniziò a

scoprire nuove attività: giocare

con calma fuori con la terra,

piantare fiori con il papà,

preparare torte con la

mamma e così il tempo

trascorse veloce.

Il minuscolo cattivone capì che le persone avevano scoperto il piacere di stare a casa, e

cosi fece le valigie e andò via.

Da quel giorno Rosario poté tornare a scuola e giocare nei parchi con gli altri bimbi, ma

capì che era anche bello stare a casa e godersi mamma e papà

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UN GIORNO SPECIALE

Maria Galota

C’era una volta, tanto tempo fa, una famiglia che viveva in campagna, insieme a 4 gatti e

un cane.

Un giorno di primavera, il cielo era azzurro e il sole brillava come un diamante, ad un

tratto quella bella giornata si trasformò in un giorno speciale.

Chloe e Sofia, due gattine dolcissime, stavano sul prato e facevano strani versi. La

mamma insospettita chiese alla sua bimba di andare a vedere cosa stesse succedendo.

Maria era una bambina molto curiosa e accettò subito di andare a controllare la

situazione.

Appena arrivò vicino alle gattine, vide che c’era un topo nero col pancino bianco, allora

Maria corse subito a casa e con non poca agitazione disse alla mamma: “Mamma,

mamma vieni, le gattine stanno litigando per un topo!!! …Vieni, aiutami a calmarle!”

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Insieme andarono a vedere che guaio stessero combinando quelle due birbantelle, ma

appena la mamma si avvicinò capì subito che quello non era un topo ma un gattino

appena nato, era un batuffolo nero di dolcezza infinita. Il cane, Nicholas, stava accanto

a loro e faceva la gardia, stava attento che nessuno si avvicinasse per fare del male al

nuovo arrivato.

In quel momento la paura andò via e il cuore si riempì di amore e gioia per il lieto

evento, tutta la famiglia era felice e aspettava l’arrivo degli altri cuccioli.

Ma si fece sera e non era nato nessun altro gattino.

Maria aspettava a casa, impaziente, di tanto in tanto andava a controllare la cesta dove

stava mamma Chloe e il suo cucciolo, per assicurarsi che stessero bene e al calduccio ma

soprattutto nella speranza di trovare qualche altro gattino.

Si fece notte e Maria si addormentò.

Il giorno dopo, molto presto, la mamma la svegliò e le disse che durante la notte erano

nati altri due bei gattini. Maria era così felice che stentava a crederci, saltò giù dal letto e

corse subito da loro. Trovò mamma Chloe sdraiata insieme ai suoi tre cuccioli, tutti

insieme erano uno spettacolo di dolcezza e amore. Maria voleva tanto prenderli in

braccio e coccolarli un po’ ma si fermò un attimo e ricordò le parole che la mamma le

aveva detto mentre lei correva via: “mi raccomando accarezzali ma non prenderli, sono

ancora troppo delicati.”

Maria pensò ì che era una cosa giusta, che in fondo la mamma avesse ragione, perché

anche se si vuole bene a qualcuno bisogna fare attenzione a non ferire e fare del male

agli altri.

Visto che non poteva spupazzarseli iniziò a pensare ai loro nomi…qualche minuto di

riflessione e i nomi furono scelti.

Zorba, Dante e Cucciolo da quel momento riempirono le giornate della piccola Maria

e del suo fratellino. Insieme si prendevano cura dei gattini, che crescevano a vista

d’occhio, di mamma Chloe e degli altri animali che vivevano con loro.

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SELENE E LA LUNA

Amélie Convertito

Non molto lontano da qui, dentro una piccola

stanza, dormiva una bellissima bambina

di nome Selene. Ogni sera,

all’arrivo della luna, sognava

qualcosa di fantastico! vivere

nell'era dei dinosauri! ma la cosa

in assoluto più bella era poter

uscire e giocare con nuovi amici,

cosa che di giorno non poteva

fare.

Le avevano imposto di stare in casa

nell'attesa che un brutto virus

andasse via dalla sua città.

Ecco che ogni notte si trasformava in

magia: grandi arcobaleni su cui

scivolare, grosse piscine tra le

montagne dove sguazzare, altissime

altalene fatte di liane. E' qui che

Selene incontrò I suoi nuovi amici,

Minì il triceratopo, Cocò Il collolungo

e Pato lo pterosauro, il divertimento

era assicurato con loro!

Ogni giorno la piccola Selene non vedeva l’ora che la luna salisse in cielo per

riabbracciare Minì, Cocò e Pato.

Dopo tante bellissime notti passate insieme, un giorno, Selene si svegliò al suono del suo

campanello di casa. Si affacciò dalla finestra, lì al portone vide alcuni dei suoi

compagnetti di scuola: “Vieni giù Selene! Oggi si va a scuola!! Il virus è tornato a casa

sua e noi possiamo finalmente uscire dalla nostra!”

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Selene sfrecciò giù per le scale e si lanciò sui compagnetti, insieme cantando e danzando

andarono a scuola e IL giorno passò veloce tra risate e abbracci.

Una volta notte, la piccola bimba pensò che non vedeva l’ora che arrivasse nuovamente

mattino per tornare dai suoi compagnetti e si dimenticò di tornare nel grande parco

divertimenti preistorico.

Al risveglio però si ricordò dei suoi amici giurassici e si ripromise di andare da loro la

notte successiva. Ma non li rivide più e si rattristò, non li aveva neanche salutati! Selene

era sempre più triste, e tutti si chiedevano cosa fosse successo. Un giorno la piccola si

armò di coraggio e raccontò tutto alla sua maestra che la abbracciò forte e le propose di

disegnare I piccoli dinosauri così da poterli sempre portare con lei.

Così Selene attraverso il disegno si prese cura del suo ricordo e per sempre Mimì, Cocò

e Pato vissero con lei, non importa dove, nei sogni, sulla carta, sulla terra, loro le erano

sempre accanto.

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STORIELLA DEL CORONAVIRUS

Benedetta Modica Ragusa

C’era una volta una bambina di nome Benedetta, era molto felice di andare a scuola a

giocare con i compagnetti, ad un certo punto è arrivato un brutto nemico chiamato

CORONAVIRUS che ci ha fatto ammalare ci ha costretti a stare tutti a casa.

Benedetta era triste perché non andava a scuola e non poteva vedere e giocare con gli

amati compagni, anche se riusciva a passare il tempo alternandosi tra giochi in famiglia,

guardando i video e telefonando agli amici del cuore, finché un giorno il cattivo

CORONAVIRUS andò via e Benedetta di nuovo felice andava fuori a giocare con gli

amici Mattia e Tommaso.

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LA STRANA FARFALLA

Mattia Buffa

C’era una volta una farfalla di colore nero che si sentiva molto triste.

Era quasi sempre sola e ogni volta che cercava di fare amicizia con qualche altra farfalla,

finiva sempre che veniva presa in giro per il colore che portava perché le dicevano che

trasmetteva tristezza.

Un giorno, nonostante lo sconforto, decise di farsi coraggio e volare lontano lontano in

cerca di altri amici che la potessero accettare e volere bene.

Dopo aver volato per tanti giorni, arrivò dinanzi ad un prato tutto pieno di fiori colorati

e trovò una splendida bambina dai lunghi capelli biondi che stava giocando e si stava

rotolando in mezzo a questi bei fiori pieni di colore e profumati.

La farfalla, incuriosita, si posò su un fiore e aspettò che la bambina si avvicinasse. Dopo

un po', la piccola la vide e le chiese che cosa facesse da quelle parti e perché avesse

questo strano colore addosso.

La farfalla le spiegò la situazione e la bimba promise di aiutarla, così si misero alla ricerca

di altri insetti colorati e le disse pure che, siccome aveva dei poteri magici, appena

avrebbero trovato altri suoi simili, bastava solo avvicinare le sue ali a quelle degli altri e

sarebbe diventata di tanti colori.

E così fu!

Dopo qualche giorno, sempre in questo bellissimo prato, arrivarono delle bellissime e

coloratissime farfalle, allora la farfalla nera e la bimba si avvicinarono a loro con una

scusa e cominciarono a fare amicizia e, con un tocco magico, le loro ali si sfiorarono e

la strana farfalla diventò di mille colori vivaci.

Da quel momento, la farfalla fu felice e riuscì a volare e giocare con i suoi simili, ma non

dimenticando mai la bimba amica che l’aveva aiutata, ma che soprattutto le aveva fatto

capire che ognuno di noi è bello così com’è e bisogna accettarsi perché siamo esseri unici

e speciali.

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#IORESTOACASA… CON MAMMA E PAPÀ

Diego Cataldi

Ciao, sono Diego, ho compiuto da poco quattro anni e frequento il primo anno di

scuola materna.

Inizialmente non è stato facile perché non conoscevo nessuno e

per me era tutto nuovo, ma grazie all’accoglienza delle maestre e dei miei compagni

la scuola iniziò a piacermi.

Ma un brutto giorno la mia mamma mi ha detto che a scuola non dovevo più andarci, a

causa del coronavirus.

Mi ha spiegato che il coronavirus è un piccolissimo esserino che si può vedere solo al

microscopio, e si diverte attraverso gli starnuti a entrare nella bocca e nel naso delle

persone facendole ammalare.

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In poco tempo gli ospedali si sono riempiti di persone contagiate.

Tutti preoccupati hanno deciso di chiudere le scuole, e non solo, anche gli adulti sono

rimasti a casa.

I dottori e gli scienziati che studiano giorno e notte per eliminare il coronavirus, hanno

spiegato che l’unico modo che ci può aiutare a sconfiggerlo è di rispettare alcune regole:

restare a casa e uscire solo per necessità e lavare spesso e bene le mani.

Questi due mesi senza amichetti, scuola e nonni mi ha rattristito un po’, ma sono felice

perché ho trascorso molto tempo con mamma e papà.

Ho aiutato la mamma a cucinare le torte, la pizza e preparato le merende.

Con papà abbiamo piantato gli ortaggi, fatto giardinaggio, mi ha insegnato a usare la colla,

colorare con i pennelli e addirittura abbiamo costruito un’arnia per le api.

In conclusione questo periodo trascorso con i miei genitori mi ha fatto scoprire una cosa:

la fantasia …ed è questo il segreto per non annoiarsi mai!!!

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STORIA DI UN VIRUS

Manuel Muriana

C’è un virus,

un virus tondo e tutto colorato, sembra bello da vedere ma mi hanno spiegato che fa del

male alle persone, soprattutto a quelle che non sono in buona salute e ai vecchietti.

Prima del virus tutti uscivano e si incontravano felici, i bimbi andavano a scuola e i

genitori a lavorare.

Io lo chiamo virus maledetto perché per colpa sua non posso stare con i miei

compagnetti di classe, con i miei cuginetti e con nonni e zii. All’inizio però era bello

andare da nonna, lei mi fa molto divertire e le voglio tanto bene e voglio andarci sempre,

ma vorrei andare pure a scuola, perché ho iniziato a sentire la mancanza degli altri bimbi,

mi manca giocare con loro, chiedo spesso alla mamma se posso andarci domani ma lei

mi risponde che ancora il virus è in giro.

Quando mamma o papà mi portavano dalla nonna e non vedevo nessuno per strada era

brutto, cercavo le persone ma non c’erano, uffa a me piace tanto salutare la gente, per

fortuna adesso incontriamo qualcuno e lo posso salutare, anche se non vedo se ride

perché ha sempre una mascherina.

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I miei genitori hanno continuato a lavorare ma mi hanno spiegato che in tante altre

famiglie è stato diverso, e so che tante hanno meno soldini per fare la spesa e per

comprare i giochi e non è giusto, mi hanno spiegato pure che delle persone sono andate

in ospedale per colpa del virus quindi bisogna stare molto attenti, non bisogna toccare le

cose in giro e lavarsi sempre le mani, io le lavo sempre e mi piace, mi diverto a fare tanta

schiuma.

Ma perché un virus così tondo e carino fa del male alle persone? Anche se me lo

spiegano poi lo dimentico perché non mi sembra giusto.

Ora so che questo maledetto virus è un po’ meno cattivo perché va a contagiare meno

persone ma è sempre pericoloso.

Virus noi facciamo i bravi e stiamo attenti però tu devi lasciarci stare così possiamo stare

tutti insieme a giocare e darci baci.

Per fortuna con la mamma e il papà però ci abbracciamo sempre e ce ne diamo milioni

di baci.

Ciao virus ora la mascherina la metti tu.

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IL GIARDINO INCANTATO

Amelye Licitra

C’era una volta, un castello con un bellissimo giardino. Un giorno una strega malvagia

lanciò un incantesimo nel giardino perché era così bello che tutti i forestieri andavano a

guardarlo di continuo e la strega era molto gelosa…

A questo punto fece un incantesimo dove ogni persona che andava a visitare il giardino

vedeva solo un bruttissimo giardino, infatti dopo un po’ non andò più nessuno e il

principe con la principessa diventarono tristi.

Un giorno scoprirono come annullare l’incantesimo, ma essendo troppo tristi non

riuscirono a spezzarlo. Un bel giorno la principessa scoprì di aspettare un bambino

erano così felici che si dimenticarono della tristezza e come per magia l’incantesimo si

spezzò.

Da quel giorno vissero felice e pieni d’amore per il loro bambino, ma perdonarono la

strega per quello che aveva fatto perché anche se si sbaglia nella vita bisogna sempre

dare un’altra possibilità…

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UNA STELLA NEL POZZO

Riccardo Aurnia

Jerry e Perla, due

fratellini appassionati

di astronomia avevano

allestito sul tetto della

loro casa un vero e

proprio osservatorio

per studiare il cielo

con il telescopio che

gli aveva regalato il

loro papà.

Durante una notte d’estate molto buia e ventosa, i due fratellini erano tristi ed

angosciati perché non riuscivano a vedere nulla, ma all’improvviso una luce accecante

invase tutto il loro quartiere.

Jerry e Perla andarono in giardino da dove proveniva una vocina che gridava aiuto; fuori

era tutto dorato: alberi, fiori e siepi brillavano di luce propria; Jerry si affaccio dal pozzo

e vide una stellina che con l’impatto della caduta, aveva perso una delle sue cinque punte.

I due fratellini la tirarono fuori, ma non riuscivano a trovare il resto della stellina; allora

risalirono sul tetto per vedere meglio, e si accorsero che la punta era a terra vicino la

strada.

Ma c’era un problema: come fare per riattaccarla? Non potevano usare la colla, non

potevano usare il nastro adesivo e neanche una benda. Allora Jerry e Perla si presero

per mano e guardando la stellina espressero il desiderio di farla guarire. Tutto d’un tratto

la stella divenne luminosissima e si accorse che aveva di nuovo le sue cinque punte.

Ella non sapeva come ringraziare i due fratellini e decise allora di riempire un barattolo

con polvere di stelle, una polvere magica in grado di esaudire i desideri dei bambini.

La stellina andò via felicissima da quell’ incontro, ed ogni notte alla stessa ora brillava in

cielo più forte che poteva per mandare un saluto ai due fratellini che l’avevano aiutata.

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L’APE E IL FIORE

Giorgia Puglisi

C'erano una volta un'ape e un fiore. L'ape si posava tutti i giorni sullo stesso fiore,

bellissimo e colorato, per raccogliere il nettare con il suo secchiello. I due diventarono

così molto amici... l'ape andava sempre e solo su quel fiore, ma un giorno il fiore si

stancò. Era stanco di vedere che l'ape si posasse sempre su di lui, lo disse all'ape ed essa

si arrabbiò così tanto che, piangendo, andò a parlare con la sua mamma, l'ape regina.

La mamma le rispose di non andare più su quel fiore dato che era stanco, talmente

stanco che quando l'ape decise di andare a parlargli lo trovò che dormiva russando.

A quel punto l'ape tornò a casa ancora più triste

e allo stesso tempo arrabbiata perché aveva proprio bisogno di andare su

quel fiore, ma la mamma le disse che nel prato c'erano tanti altri bellissimi fiori dove

poter prendere il nettare. Così l'ape si rassegnò e andò a posarsi sugli altri fiori e quando

il fiore di prima la vide rimase molto deluso e si ingelosì; chiamò l'ape chiedendogli

perché lo aveva lasciato solo e l'ape gli rispose che doveva comunque continuare il suo

lavoro per poter fare del buon miele che a noi bambini piace tanto.

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GINEVRA E LA FARFALLA

Ginevra Aurnia

Ginevra è una bambina che ama trascorrere i pomeriggi nei campi fioriti vicino casa.

Un giorno intenta ad osservare un fiore notò un piccolo ovetto su una foglia; curiosa di

scoprire cosa ne sarebbe uscito fuori, decise di portarlo a casa e metterlo al sicuro

dentro un barattolo di vetro.

Giorno dopo giorno Ginevra notava grandi cambiamenti e trascorsa una settimana vide

che dall’uovo uscì un piccolo bruco tutto verde. La bambina gli procurava ogni genere

di foglie affinché crescesse sano e forte.

Il bruco un giorno però smise di mangiare e si costruì un mantello protettivo di morbida

seta e poi si addormentò. Ginevra era molto preoccupata e durante la notte andò a

controllare se il bruchetto era ancora vivo; ormai era impaziente di conoscere quella

graziosa creaturina.

Finalmente una

mattina da quel

bozzolo uscì fuori

una bellissima

farfalla dalle ali

viola;

Ginevra portò subito

fuori il barattolo e

posò la farfallina su un

fiore.

Le due diventarono grandi amiche, stavano sempre insieme e giocavano felici nei campi

pieni di fiori colorati e profumati.

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QUALCOSA DI VERAMENTE IMPORTANTE

Leonardo Cappello

C’era una volta un bimbo di nome Leonardo, che tutti i giorni si alzava per andare a

scuola a divertirsi, insieme ai suoi compagni e alle sue maestre.

Dopo aver pranzato a casa con mamma, papà e il suo fratellino, amava trascorrere i

pomeriggi, andando in palestra e giocando in giro con i suoi amici.

Un giorno, inaspettatamente, si è presentato un esserino con in testa una “corona”, che

però non era affatto un Re.

Questo era un virus per niente bello, perché aveva costretto tutti a rimanere a casa, a

non poter vedere le persone care e soprattutto a mantenere le distanze senza poterci

abbracciare.

Leonardo, nonostante

tutto, non si è fatto

prendere la tristezza, anzi

ha iniziato a trascorrere

intere giornate con

mamma, papà e il

fratellino.

Passavano le ore

preparando cose buone in

cucina e facendo lavori di

giardinaggio, costruendo

casette per gli uccellini e

inventando nuovi giochi.

Tra un compitino e un disegnino, i giorni volarono, fino ad arrivare al suo

compleanno; con essi volò via anche il Coronavirus, che tante cose gli aveva vietato, ma

tantissime altre gli aveva fatto riscoprire ed apprezzare.

Infatti, nel giorno del suo compleanno, il regalo più bello non fu un oggetto, bensì la

gioia e la libertà di poter rivedere i suoi amici e di giocare di nuovo insieme.

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LE AVVENTURE DI DUE FRATELLI

Simone Rosa

C’erano una volta un fratellino e una sorellina che andavano nel magico regno.

Lì c’era un rovo di spine e non si poteva passare.

Per sconfiggere questo rovo di spine ci voleva una magia che solo il fratellino sapeva.

Disse una formula magica e il rovo sparì!

Quando riuscirono ad entrare trovarono un grande tesoro con tante monetine.

Ma c’era un drago che sorvegliava il tesoro.

Per sconfiggere il drago ci voleva una magia che invece sapeva la sorellina.

Così disse una formula magica e il drago sparì!

Presero il tesoro lo portarono nella loro casa, divennero ricchi e comprarono tanti

giocattoli… per tutti i bimbi.

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IL MONDO A TESTA IN GIÙ

Amélie Convertito

C’era una volta e una volta non c’era, un piccolino tutto nero. che cos’era?

Di sicuro era molto morbido e coccoloso. Ma cos’era?

Il giorno in cui aprì gli occhi per la prima volta, vide tanti alberi intorno a lui.

“Che bel verde!” pensò.

Poi alzò gli occhi al cielo.

“Che straordinario azzurro” si disse.

Infine ammirò il giallo splendente del sole, ma si rattristò d’un tratto: “Neanche un po’

di nero! Questo vuol dire che non c’è la mia mamma!”

Così decise di partire alla ricerca delle sue origini; si guardò addosso e scoprì di avere

due belle ali.

Ma come funzioneranno? E mentre stava lì a riflettere sentì una voce: “Hey tu!”

“Chi io?” rispose il piccolo pelosetto,

“Sì, tu! Sono il Signor Vento! Sali pure su di me, ti insegnerò a volare”

Così quel simpatico cosetto tutto nero e morbido, dispiegò le ali e sfruttando le correnti

del Signor Vento si alzò in volo. Scivolò in mezzo alle nuvole batuffolose, danzò insieme

ad uno stormo di uccelli migratori, cantò insieme agli alberi.

Si sentiva proprio felice, anche se un po’ affannato per via della tosse che aveva iniziato

a dargli fastidio.

E fu in quel momento che gli tornò in mente la sua missione: ritrovare la sua mamma.

Diede uno sguardo giù sulla terra e decise di scendere lì per proseguire le sue ricerche.

“Scendo qui Signor Vento! Grazie di tutto! Ma prima che tu vada via, dimmi un po’, cosa

sono io? Dove posso trovare la mia mamma?”

Il Signor Vento gli rispose che aveva visto molti dei suoi simili qui, in questa terra

chiamata Italia, e che lui era senza dubbio un pipistrello!

I due si lasciarono così.

Il piccolo pipistrello era di nuovo solo, ma felice di aver scoperto qualcosa in piu’ sulle

sue origini.

Camminò e camminò, non si sentiva molto bene: starnuti, poi tosse, male alla testa. Cosa

fare?

Si appoggiò sfinito su dei bei fiori tutti rossi verdi e bianchi, ma benché molto stanco,

non riusciva a prendere sonno.

Che dramma scegliere una posizione in cui dormire. Destra, sinistra, pancia in giù,

pancia insù.

“No! non riesco a dormire!”.

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Racconti di casa

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Tutto ad un tratto, sul tetto di un vecchio palazzo in stile liberty, notò un suo simile, che

a testa in giù, russava sonoramente.

Così provò anche lui, si appese con le

zampe ad una vecchia trave e pensò:

“Che bello guardare le cose al

contrario, sono tutte diverse, né

migliori né peggiori, solamente

divertenti! I fiori su cui mi ero

appoggiato poco fa, sembrano delle

bacchette magiche, e i palazzi delle

grosse tavolette di cioccolato che

cadono giù dal cielo!”

Ed ecco che i sogni arrivano a

distoglierlo dalla sua ardua

missione di ricerca. dormì tutto

il giorno, alla sera si svegliò

sentendo una voce che gridava:

“Lello! Lello! Dove sei?”

Ma lui stava troppo male, si

era ammalato durante il

viaggio e adesso non riusciva

più nemmeno a muovere

una zampa, così iniziò a

cantare, come gli avevano

insegnato i

suoi amici alberi. Quella

voce sembrava seguire il

suo canto, si avvicinava

sempre più e finalmente

davanti agli occhi del piccolo

pipistrello ammalato, spuntò la sua dolce mamma, che esclamò: “Lello mio!

Finalmente ti ho trovato! Adesso a te ci penserò io!”

Così i due tornarono nel bosco aiutati dal signor vento e, una volta a casa, la mamma

curò Lello il pipistrello.

Così Lello, la sua mamma e il Signor Vento crearono un parco giochi, per piccoli

pipistrelli coraggiosi dove ci si poteva appendere a testa in giù al ramo di una grande

quercia e divertirsi a guardare le nuove forme che prendevano le cose; si poteva ballare,

cantare, giocare insieme alla natura e ai suoi abitanti o, semplicemente, stare fermi e

lasciarsi trasportare dalle correnti del Signor Vento.

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LA STREGA E LA PROMESSA

Chiara Puglisi

C’era una volta una principessa di nome Chiara che viveva in un castello in mezzo al

deserto.

Il principe Giuseppe, un giorno,

andò a trovarla ma una

strega lo seguì. Quando la

principessa vide il principe,

si accorse che dietro di lui

c’era un cappello che si

muoveva e gli chiese: “Di chi

è questo cappello?” e il

principe rispose: “Non lo so”.

In quel preciso momento il

cappello si trasformò in una

strega.

La strega voleva il diamante che

il principe doveva regalare alla

principessa perché lo voleva

regalare al suo drago di nome

Lilla.

Il principe allora chiese alla strega

di fare una promessa: diventare

una brava strega, soltanto così

poteva avere il diamante e alla

principessa avrebbe regalato un

parco giochi dove anche la strega

sarebbe potuta andare a giocare.

La strega da quel momento in poi diventò buona e spesso andava a giocare con tutti i

bambini.

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Zappulla

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CHE COS’È IL CORONAVIRUS?

Giulia Donzella

Il Coronavirus è una cosa brutta perché ci dobbiamo mettere le maschere

e poi ci dobbiamo lavare sempre le mani e la faccia.

Il Coronavirus è brutto perché non si può uscire e la scuola è chiusa e

non si possono vedere i compagnetti e le maestre.

Dobbiamo stare tutti a casa perché è tutto chiuso.

Dobbiamo stare molto attenti al Coronavirus, altrimenti ci viene la febbre molto alta e

una tosse molto brutta.

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MI È MANCATO TUTTO

Alice Incatasciato

In questo tempo che siamo stati a casa mi è mancato un po' tutto, incontrarmi con i

compagnetti andare a scuola tutti i giorni e soprattutto andare a trovare il nonno.

Ho sempre sperato di poter andare a fare delle passeggiate sulla sabbia guardare il mare

e giocare a palla con mio fratello.

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UNA STORIA CHE MI FA PAURA

Anita Evrard

C’era una volta un mostro, che era nella stanza da letto, io sono scappata fuori, dove

c’era il nonno.

Il nonno stava giocando fuori, ed è andato il mostro. La mamma e corsa da me, e ha

ammazzato il mostro. Poi è successo che mamma è scappata dal mostro nero e il

mostro è diventato bianco e con macchie

marroni, ed era cattivo.

È arrivato un altro mostro, il nonno è

scappato dal mostro silenzioso e papà è tornato e la mamma uccide il mostro, perché è

selvaggio: era un drago lui.

E vissero tutti felici e contenti del drago sputa fuoco.

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UNA BELLA GIORNATA

Amalia Iaconinoto

C'era una volta una bambina di nome Cleic. Faceva sempre la brava, la mamma e il

papà le davano sempre carezze e bacini; e giocava spesso con il fratellino Oeo.

Un giorno arrivò la pioggia ma la bellissima Cleic voleva uscire a giocare e la mamma e

il papà le dissero di no; perché se fosse uscita si sarebbe bagnata.

Poi smise di piovere e la bambina vide che il sole aveva asciugato tutto.

Infine arrivò il Natale e fuori c'era la neve, fecero l'albero e una torta al cioccolato, la

decorarono con la panna e la mangiarono tutti insieme.

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LA BAMBINA E IL VIRUS CATTIVO

Ilaria Scarso

C’era una volta una bambina che andava

a scuola, era il suo ultimo anno di asilo.

Ma un giorno arrivò un cattivo che si

chiamava coronavirus, ed era un virus

molto contagioso allora tutti dovevano

stare a casa senza uscire e non mangiare

dai parenti. La bambina era felice di

stare a casa con mamma e papà e

giocare con loro, con giochi, con baci,

abbracci e coccole.

Ma passò il tempo e questo virus

cattivo diventava più potente e non se

ne andava, allora la bambina era

triste perché le mancavano tanto

tanto la scuola, i suoi compagnetti e

le maestre, i suoi nonni e i suoi

cuginetti. Alla bambina non gli

piaceva il coronavirus perché era

monello; e faceva venire a tante

persone la tosse. Ma per fortuna

arrivarono i dottori che

pensarono un piano per

sconfiggere questo cattivo e non

fare venire a tante persone la

febbre e la tosse. Si usarono le

mascherine e i guanti per uscire e

si lavavano bene le mani, cosi piano piano quel cattivo

scompariva in fretta per sempre.

La bambina sperava tanto di ritornare a scuola di andare al mare e di poter festeggiare il

compleanno con i parenti e gli amichetti; ma doveva aspettare che i dottori facessero

scomparire il virus cattivo per sempre così la bambina poteva ritornare ad abbracciare

tutti.

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LA CAPRA TESTARDA E L’ORSO PREPOTENTE

Ivan Retrime

C’era una volta una CAPRA

disubbidiente che viveva in una

fattoria lontano dalla città insieme ai

suoi genitori, e ogni volta che gli

dicevano o chiedevano qualcosa lei

non ubbidiva mai!!!

Un giorno chiese ai suoi genitori di

andare a fare una passeggiata e a giocare

nel bosco, ma loro glielo proibirono e

lei a tutti i costi fuggì di notte.

Lungo il sentiero si accorse di un

torrente dove decise di fermarsi per

bere un po’ d’acqua.

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Lì vicino però abitava un orso che

appena vide la capra avvicinarsi al

torrente, corse da lei e tutto

infuriato disse

“COME TI PERMETTI!?!?

QUESTO POSTO NON TI

APPARTIENE… io sono il RE

del bosco e nessuno mai potrà

bere e sporcare l’acqua di

questo torrente!!!

VAI VIA O TI FARÒ DEL

MALE!!!

Allora la capra tutta impaurita

cercò di scappare e dirigersi verso

casa, ma al buio non fu capace di

trovare la strada del ritorno; così

ormai stanca si rifugiò sotto un

albero e pianse tutta la notte.

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Fortunatamente all’alba passò un cacciatore gentile che, una volta chiesto alla capra

cosa fosse successo, la riportò a casa dai suoi genitori.

MORALE:

BISOGNA IMPARARE AD ASCOLTARE

E NON DISUBBIDIRE AI GENITORI.

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TI AMO PAPÀ

Danilo Hajali

Ciao, sono Danilo.

Una volta c’era un bambino che si chiamava Danilo. Era costretto a rimanere a casa per

colpa di un virus potente.

Danilo ha pensato di fare qualcosa: con una bellissima mascherina addosso ha imparato

ad andare in bici anche se lo spazio era poco, però con l’aiuto di suo padre è riuscito.

TI AMO PAPÀ

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“BOOM!”

Sofia Alecci

C’era una volta una bella bambina che si chiamava Eva.

Un giorno si preparava per andare a scuola, ma la sua mamma le disse: “Eva, non puoi

andare a scuola”

E la bambina rispose: “Mamma perché non posso?”

“Amore c’è il coronavirus che porta una corona, è troppo cattivo e se noi restiamo a

casa, lui non può farci del male”.

Il coronavirus fa venire prima la tosse e poi la febbre.

Per andare dai nonni, Al supermercato o all’area giochi dobbiamo mettere la mascherina

e quando arriviamo a casa dobbiamo lavare le mani con tanta acqua e tanto sapone. Se

tutti facciamo cosi, il corona virus come, per magia, BOOM, scompare e possiamo

tornare di nuovo ad abbracciarci.

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