Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

40

description

Difendiamo i nostri prodotti. Basta fango su ciò che la nostra terra produce. Luigi Zicarelli, Preside del Dipartimento di Medicina Veterinaria alla Federico II, ci spiega in un’esclusiva che quanto raccontato dalle televisioni straniere sulla nostra mozzarella è totale disinformazione ma avverte che c’è bisogno che il consorzio tuteli di più il suo prodotto. Questo mese INFORMARE vi offre anche: la storia della prima libreria ad azionariato popolare a Napoli, un’inchiesta sulla SLA, la ricerca e Horizon 2020 con l’esclusiva del Dott. Sabatelli, tra i maggiori esperti di SLA in Italia, l’esclusiva al Magnifico Rettore della Federico II Manfredi, speciale su Itri, August Fest, le lettere storiche tra Carlo V e Hernan Cortes, l’esclusiva a Toni Mira, caporedattore dell’Avvenire, lo speciale Mondragone, l’esclusiva a Paolo Jorio, presidente del Museo di San Gennaro le rubriche d’ambiente, di diritto, di fisco, del dentista e le pagine dedicate al Napoli calcio.

Transcript of Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

Page 1: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»
Page 2: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

22

Page 3: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»
Page 4: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

Ancora una volta non si perde occasione per ricoprire di fango l’attività che ruota intorno a un prodotto che è il fiore all’occhiello della nostra Regione. Ovviamente mi riferisco al video ap-parso in Germania che deriva verosimilmente dalla rivista digitale VIER PFOTEN (Quattro zampe). E’ certo che se il video c’è il fatto sussiste. Ov-viamente è un episodio che non riguarda la con-traffazione o l’igiene ma il benessere animale cui il consumatore, soprattutto del Nord Europa, è molto attento.Il filmato è stato effettuato in un allevamento che non rappresenta l’allevamento bufalino medio né tantomeno le numerose aziende di altissimo livello che allevano una specie che è consider-ata il simbolo della zootecnia della Campania.E’ improbabile che il proprietario abbia consen-tito di far effettuare le riprese in un momento in cui la sua azienda era poco presentabile, cosa che, del resto sporadicamente può (anche se non dovrebbe) accadere ovunque. In questo caso il proprietario dovrebbe rivalersi su chi di nascosto ha effettuato le riprese. Non è da escludere, tuttavia, che il propri-etario per problemi economici stia per cessare l’attività, abbia allentato i freni e abbia ragionato in modo distorto: Muoia Sansone con tutti i Fil-istei!Queste considerazioni non sono molto utili per una filiera che frequentemente appare sulle cronache per episodi negativi. Non è il caso di ricordarli tutti. Il controllo del benessere animale negli alleva-menti è di competenza dei servizi veterinari che effettuano la vigilanza in occasione delle pro-filassi di stato che si verificano semestralmente.

Evidentemente non basta!A fronte di numerosi imprenditori che seguono le regole e fanno di tutto per aggiornarsi al fine di conseguire standard di alto livello vi è sempre chi fa a gara per dimostrare che si può produrre al di fuori degli standard.Tanti problemi potevano essere risolti alla radice con un servizio veterinario più vigile e con un Consorzio di tutela che espletava il ruolo che gli è affidato dal legislatore. “I consorzi di tutela sono organismi composti da produttori e/o trasformatori di un deter-minato prodotto di qualità. Essi hanno come scopo primo la tutela, la promozione e la valoriz-zazione dei prodotti. I consorzi di tutela hanno anche l’importantissimo ruolo di informazione al consumatore e di vigilanza sulle produzioni. I consorzi di tutela, assieme alle associazioni, sono le strutture deputate alla gestione delle produzioni DOP e IGP e adottate da produttori e trasformatori per il coordinamento di tutte le attività relative. Al fine di ottenere il riconosci-mento, i consorzi devono coinvolgere tutta la filiera produttiva, ammettendo nella compagine sociale oltre ai soggetti che producono il bene finito anche quelli che fanno parte del ciclo produttivo. Quest’ultimo aspetto rappresenta un elemento distintivo e un fattore chiave per lo svi-luppo e il successo sul mercato italiano e strani-ero di queste produzioni”.Nel caso della MBC DOP è noto che, con l’assenso delle organizzazioni professionali, la rappresentanza dei produttori (allevatori) è cos-tituita da una sola unità (“i consorzi devono es-sere rappresentativi della produzione immessa sul mercato con la denominazione e devono coinvolgere tutta la filiera produttiva, ammetten-

do nella compagine sociale oltre ai soggetti che producono il bene finito anche quelli che fanno parte del ciclo produttivo”).In merito al ruolo che il consorzio dovrebbe es-pletare circa la vigilanza sulle produzioni ricordo che nel consorzio nel passato lavorava un lau-reato che vigilava sugli allevamenti e dava anche consigli sull’alimentazione: tutto questo è finito perché non a tutti conviene essere redarguiti sull’osservanza delle regole.Ricordo che l’attuale decreto sulla tracciabilità ha trovato dei fieri oppositori proprio nei rap-presentanti del Consorzio (qualcuno di questi ricopre un ruolo non secondario nell’ambito del Consiglio) sia sulla separazione degli stabilimen-ti sia sull’utilizzo del latte di vacca.Il Consorzio ha perso numerose occasioni per dimostrare la sua validità:1)brucellosi se è vero che è un problema su cui dovevano vigilare in maniera più stringente le ASL è anche vero che i soci del Consorzio non dovevano “assolutamente” utilizzare latte da aziende non indenni. Così non è stato perché conveniva utilizzarlo per sottopagarlo. Se i caseifici DOP avessero preteso latte come prevede la norma-tiva la brucellosi sarebbe stata eliminata in poco tempo. Il tutto è avvenuto con ritardo perché gli allevatori hanno preferito ascoltare i ciarlatani che da anni operano nel settore! Quando gli al-levatori hanno capito, hanno sacrificato circa 50.000 capi sull’altare della salute pubblica.Molti non hanno retto e hanno cessato l’attività. Di tutto ciò i media non hanno parlato perché evidentemente è una notizia che non aumenta le vendite dei quotidiani.Resta il difetto ancestrale di non ascoltare opin-ioni di molteplici competenze e di affidarsi a chi ha interessi ben lontani, forse anche per igno-ranza, dal far crescere in maniera sana il settore. 2)Diossina se è vero che è un problema su cui dovevano vigilare in maniera più stringente le ASL è anche vero che i soci del Consorzio dovevano preten-dere l’autocontrollo e la autocertificazione da parte dei conferitori; anche questo è successo quando i buoi erano già usciti dalla stalla.3)Per il benessere animale occorre una vigilan-za più stringente da parte delle ASL ma buona regola sarebbe che i soci del Consorzio non riti-rassero latte da chi non garantisce agli animali il benessere che la normativa europea prevede. Indipendentemente da ogni considerazione è noto che oggi i consumatori sono molto attenti a questa problematica: non è possibile, per es-empio, allevare più le galline ed i polli da carne in gabbia!Gli acquirenti che rappresentano società di dis-tribuzione di grosse dimensioni frequentemente ispezionano i caseifici e gli allevamenti che con-feriscono il latte.Garantire al consumatore che il prodotto finito derivi da allevamenti che seguono le regole ri-

“Prof. Luigi ZicareLLi :SaLviamo La moZZareLLa e iL conSorZio di tuteLa difenda iL Suo Prodotto”

Pervenutaci questa nota in redazione: “Gentile Sig. Morlando, Per mezzi informazione Olandese sto preparando un servizio sulla Mozzarella di Bufala dopo che uscito un video, la settimana scor-sa, sui maltrattamenti degli animali in alcuni allevamenti. Mia collega Andrea Vreede mi ha dato il suo nome, visto che lei ex-assessore del comune di Castel Volturno e che lei, in quella veste, potrebbe conoscere degli allevatori con cui parlare di questa vicenda e della nomina, non proprio brillante, della Mozzarel-la di Bufala. Spero che mi potrebbe aiutare. Cordiali saluti, Angelo van Schaik”

abbiamo ospitato il giornalista olandese nelle nostre sedi e datogli delucidazi-oni per una sana informazione e da qui nasce questo speciale del Prof. Luigi Zicarelli.

Page 5: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

5entra nei compiti del Consorzio perché è uno strumento utile alla valorizzazione del prodotto.4)Annosa problematica dei vitelli maschi. Nel 2008 con il PSR fu istituita una misura (pre-mi) per chi allevava i vitelli maschi per almeno 15 giorni. L’adesione piena, anche se non com-pleta, alla misura si è avuta nel 2010 perché le organizzazioni professionali è più che noto che hanno altri interessi. Quest’anno la misura verrà reiterata con premi molto interessanti: speriamo bene! E’ certo, tuttavia, che se da una parte l’Assessorato all’agricoltura cerca come può di dare il suo contributo dall’altra il “pubblico” è to-talmente assente: basterebbe che nelle gare di appalto per le mense pubbliche fosse previsto obbligatoriamente la presenza nella dieta alme-no una volta alla settimana di un hamburger o di una polpetta di annutolo purché allevato secon-do le norme del benessere e secondo un rigido disciplinare di alimentazione e di allevamento.Il problema è anche culturale. Il pubblico dovrebbe farsi promotore di attività volte alla conoscenza delle caratteristiche nutrizionali del-la carne di bufalo. Ci siamo mai chiesto quanti sono gli allevatori bufalini e quanti sono coloro che denigrano, gi-ustamente, le brutalità che vengono commesse a carico dei vitelli che mangiano carne di annu-tolo? E’ interesse di tutti, e soprattutto dell’etica, che gli animali siano allevati secondo norme ben precise perché il consumatore, e non solo quello che è orientato al biologico, pretende che ciò che mangia sia allevato secondo le norme che sono state dettate dalla Comunità Europea.Il volume di affari che genera la mozzarella di bu-fala non è più di nicchia ma erode fette di mer-cato ad altre attività. Ciò comporta e comporterà sempre più che i riflettori siano accesi e chi vu-ole essere attore di questa filiera deve rispettare le regole vigenti.

Luigi Zicarelli

Nei periodi storici in cui, con troppa facilità, es-plodono numerosi conflitti che vedono tra i mar-tiri principali… numerosi bambini, si alza, quasi sempre, una frase di origini abbastanza antiche: “I padri non dovrebbero seppellire i propri figli...”. Il condizionale “non dovrebbero” non è accetta-bile; il condizionale è una resa. I padri devono andare contro la Natura, contro il Fato, contro la Provvidenza, contro l’Odio e devono battersi per la Pace e per l’Amore, altrimenti il mestiere più difficile del mondo, cioè “essere genitori”, di-viene fallimentare e si trasforma nel più misero “provare a fare i genitori”... Pertanto: “I PADRI NON DEVONO SEPPELLIRE I PROPRI FIGLI”.Ed è per questo che dobbiamo ribellarci, con tutte le forze, a qualsiasi tipo di fanatismo e bi-sogna lottare per creare le basi per un futuro dig-nitoso ai nostri figli.Un riferimento, costante, preciso e puntuale, oggi lo abbiamo e si chiama Francesco. Gli ap-pelli contro l’Odio e per l’Amore sono innumer-evoli. Basterebbe scriverli tutti su un foglio e ripeterli uno al giorno e, soprattutto, provare a diffonderli. Un’altra voce da ascoltare e da seguire, anche se molto meno credibile rispetto a Francesco, è Matteo Renzi che sta dimostrando di essere un grande comunicatore e, forse, riuscirà a dare continuità ad un percorso che potrà vedere ter-minate molte riforme.La speranza è, però, che una maggiore conti-nuità serva a dare risposte alla disoccupazione giovanile, ferita profonda alla quale non si riesce a proporre una suturazione efficace.

“Senza lavoro non c’è dignità...” Ma anche sen-za la scuola, senza la sanità, senza l’assistenza ai più deboli... Occorre avere il coraggio di fare scelte epocali.A noi tocca fare scelte quotidiane di altrettanto coraggio, con l’esempio e la continuità, soprat-tutto continueremo senza sosta la lotta informa-tiva per i giovani contro tutte le droghe.Ho visto recentemente un piccolo spezzone di un film grottesco e tragicomico.Il personaggio “principale” si rivolge ai suoi am-ici chiedendo:“Dove eravate quando è stato distribuito il cer-vello ?”Risposta unanime: “A farci una canna...”Io cercherò di rinnovare ai giovani e ai simpa-tizzanti dell’Associazione Officina Volturno un messaggio chiaro, cristallino e immutabile: NO A TUTTE LE DROGHE !!!Non esistono droghe leggere e pesanti, non es-istono ambienti “bene o tranquilli” e ambienti “fetenti” dove consumarla, non esiste “rrobba bbuona” e “rrobba malamente”, non esistono ri-medi per smaltire gli effetti velocemente se dopo poco ti devi mettere in auto... Anche il “bombo-lone una tantum” va condannato severamente, perché non è questa la strada per affrontare le paure e le debolezze...Esiste una sola verità: “OGNI EURO SPESO PER QUALSIASI TIPO DI DROGA VA NELLE CASSE DI ASSASSINI SENZA SCRUPOLI, VA NELLE TASCHE DI CHI VI SUCCHIA IL SANGUE OGNI GIORNO E CHE SI E’ VENDUTO IL VOSTRO FUTURO”.

Il presidente Raimondo: “il consorzio ha moni-torato la situazione sin dall’inizio e ha lavorato per la risoluzione della vicenda”

La “scomparsa” della provincia di Caserta dalle mappe esposte nei locali Obikà, il noto brand famoso nel mondo per i suoi Mozzarella Bar, ha sollevato nel corso dell’estate non poche polem-iche.Levate di scudi, chiamate alle armi e, da qual-che parte, velate critiche al silenzio del Con-sorzio della Mozzarella di Bufala Campana Dop sull’intera vicenda.“In realtà – spiega il Presidente Domenico Rai-mondo – il Consorzio ha monitorato la situazione sin da principio e cioè dalla prima volta in cui

nei locali del gruppo Obikà è apparsa la mappa dell’areale di produzione, comprensiva della Piana del Volturno ma priva dell’indicazione specifica della città di Caserta. Ma la situazi-one richiedeva un modus operandi improntato all’intelligenza e alla prudenza, non fosse altro perché si doveva discutere di scelte imprendito-riali sulle quali ogni azienda ha una sfera di au-tonomia e competenza sulla quale non sempre è lecito intervenire”.Il Consorzio, ovviamente, non è rimasto insensi-bile di fronte alle proteste dei suoi soci casertani che si sono sentiti in qualche modo delegittimati. E ha tenuto conto anche degli interventi, istituzi-onali e non, che hanno caratterizzato la querelle.“Ma abbiamo ritenuto che la soluzione più log-ica fosse quella di dialogare direttamente con i vertici di Obikà – commenta Antonio Lucisano, Direttore del Consorzio – con la consapevolezza di confrontarci con un gruppo dinamico e intel-

ligente con il quale fosse possibile trovare una soluzione condivisa. E così è stato”.Obikà si è infatti detta disponibile a modificare nei propri Mozzarella Bar le cartine “incriminate” nel giro dei prossimi giorni. Il gruppo ha inoltre confermato il suo rapporto di stima e di collabo-razione con i vertici del Consorzio.“E di questo il Consorzio ringrazia Obikà – ha concluso Raimondo – che ha, tra gli altri, il merito di aver accresciuto la fama del nostro prodotto nel mondo. Salutiamo quindi con soddisfazione la conclusione di questo affaire, ricordando che per il Consorzio non esistono casertani e non casertani, ma solo associati ai quali chiediamo, come sempre, di lavorare per il bene del nostro comparto e dei nostri territori. E di avere fiducia sull’operato del Consorzio che, giova ricordarlo, opera sempre ed esclusivamente nell’interesse di tutti

Peppe cerchia

moZZareLLa di BufaLa camPana doP: accordo tra conSorZio e oBikà

L’editorialedi tommaso morlando

Page 6: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

6cuLtura

Si definiscono figli di Sabatino, dal nome di un comune cittadino napoletano che, postando un link su facebook, è riuscito ad innescare un movimento di protesta che, giorno dopo giorno, si arricchisce di numerose e importanti ader-enze. Si tratta della fondazione di una libreria ad azionariato popolare inaugurata al Vomero quest’estate. «In quegli stessi luoghi in cui si leggeva, - dichiara ciro Sabatino, il promotore dell’iniziativa che ha preso il nome di Io ci sto, - i libri sono pian piano rimpiazzati da elettrodo-mestici e computer». E così, da una provocazione avviata su face-book, molti concittadini decidono che una li-breria “possono farla anche da sé” e, da quel momento, la piazza virtuale di un social network si carica della forza di una piazza reale pronta ad impegnarsi per la creazione di una “libreria della gente e per la gente” che, paradossal-mente, prima ancora di nascere, conta già nu-merosissimi clienti. L’iniziativa parte con uno slogan: io ci sto; ma soprattutto parte da una comune passione, da un comune entusiasmo che vede i Napoletani, e in particolare i residenti del Vomero, soffrire per il fallimento di note librerie che costituivano la vita culturale del quartiere. Così, dai luoghi virtuali di Facebook parte una campagna di autofinanziamento della libreria di un popolo che ci sta e accetta la sfida di caval-care l’entusiasmo, e anche la rabbia, per riem-pire di libri gli scaffali di un luogo che si imporrà

“Dedicato a tutte le vittime della terra dei fuochi. Onore a chi si batte per la propria terra, ai Brig-anti di ieri e a quelli di oggi.”

È questa la frase d’apertura dell’opera di Ivan Zippo “Campania Mortis”. Il primo romanzo Horror ambientato nella terra dei fuochi. La storia è ambientata a Castel Volturno, ter-ritorio dimenticato dalle istituzioni e marto-riato dal malaffare, colpito dalla comparsa del Virus CTR3 capace di far perdere agli uomini ogni tratto di umanità e civiltà. Sembra quasi un mondo parallelo, un’ opera che ha come scopo quella di mostrare attraverso occhi di-versi la realtà che colpisce quotidianamente il comune di Castel Volturno. Il libro edito da Milena Edizione è stato presentato lo scorso 19 agosto nella chiesetta della Civita nel centro storico di Castel Volturno ad un evento organiz-zato dall’associazione culturale Vento del Sud e dagli Amici Biblioteca Don Milani di Castel Volturno. Durante la serata, oltre che alla pre-sentazione ufficiale dell’ass.Vento del Sud e del libro “Campania Mortis”, è stato presen-tato anche il cortometraggio prodotto in con-comitanza al romanzo e intitolato anch’esso “Campania Mortis” diretto da Raffaele Cortile. Durante la proiezione l’intera platea presente all’evento è stata molto colpita dagli scenari e dagli “zombi” ritenendo l’intero cortometraggio un lavoro degno di nota, con costumi e trucco

davvero ben fatti, ed effetti speciali fuori dal co-mune, sicuramente un’ottima pubblicità per il settore cinematografico italiano. Durante l’evento sono andati in scena anche un serie di animazioni teatrali a cura dei giovani di Vento del Sud. La serie di eventi posti in essere dalle associazioni ha come obiettivo principale quello di trasformare la serie di eventi in mani-festazioni capaci di attrarre i cittadini e avviare una vera e propria rinascita culturale. Infatti la mission dell’associazione Vento del Sud è quella di creare una comunità di persone che intendono remare tutte nella medesima di-rezione, quella del riscatto culturale e sociale del territorio. È importante ricordare comunque che l’intero evento è stato patrocinato dal Co-mune di Castel Volturno. vincenzo lo cascio

io ci Sto: naSce a naPoLi La Prima LiBreria ad aZionariato PoPoLare

“camPania mortiS”, iL Primo Horror Story amBientato

neLLa terra dei fuocHi

come un punto di aggregazione e una casa di ritrovo, e non più come la solita libreria dove, “si entra, si paga, e si esce”. L’autofinanziamento dell’iniziativa si sviluppa in tre step: il primo consiste nell’attivazione di una campagna di iscrizione all’associazione laddove ogni socio si impegna a versare una somma libera di denaro; dopo-diché, tra settembre e ottobre,

nell’arco di 60 giorni, partirà la campagna di crowdfunding: una pratica innovativa di micro-finanziamento dal basso che mobilita persone e risorse. Infine, presumibilmente verso i primi di Gennaio, si aprirà l’azionariato popolare che dovrebbe costituire il coronamento finanziario di questo progetto che vede una città lottare per rivendicare la propria storia a dispetto di una precarietà economica che sempre più de-cide di risparmiare sulla cultura.

filomena diana

Page 7: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

7SociaLe

Cosa significherebbe per i Savianesi la creazione di un centro commerciale al cen-tro del proprio paese? Bene la risposta a tale interrogativo non è del tutto positiva in quanto l’apertura di un edificio commerciale di ampie fattezze renderebbe la vita difficile ai piccoli commercianti locali che si sentirebbero schiac-ciare non solo metaforicamente da un colosso in muratura molto più forte dal punto di vista d’incassi. Ma per meglio rendere l’idea su ciò che attana-glia oggi il paese vesuviano facciamo un passo indietro. Sono passati mesi da quando sono cominciati i lavori sul lotto della ex-Fabbrica De Risi, mesi in cui si sono succedute voci e tesi sul futuro di quell’area e sulle ricadute che avrà su Saviano e sui suoi abitanti. Ad oggi le certezze sono poche: si parla dell’insediamento di un centro commerciale che ospiterà un supermercato e diversi negozi, anche di grandi dimensioni, e di abitazioni nella parte retrostante. A tal proposito l’associazione frastuono nata proprio per promuove e valorizza il territorio sta raccogliendo le firme per una petizione da invi-are al Comune, al fine di ottenere risposte con-crete sui dubbi che nascono dall’edificazione di questo nuovo “centro”. In rapporto a ciò i rap-presentati della stessa dichiarano: «La creazione di un centro commerciale nel cuore del paese ai più potrà sembrare “normale amministrazione”, il naturale evolversi delle dinamiche del com-mercio ma ciò che ci preoccupa è la ricaduta in termini urbanistici che l’opera comporterà. Quello che sembra configurarsi è un progetto speculativo che potrebbe mettere una pietra tombale sulle future edificazioni a Saviano».Infatti il numero dei vani edificati sul territorio è già superiore alle reali esigenze del paese e pertan-to, con l’aggiunta di nuovi vani, per i piccoli pro-prietari che desiderano costruire un’abitazione personale e non a fini meramente speculativi, in futuro sarà impossibile edificare (salvo le solite

un ammaSSo di cemento neL cuore PuLSante di un PiccoLo PaeSe di Provincia

Nasce un nuovo parco giochi a Castel Volturno.Una splendida iniziativa, nata dalla collaborazi-one dei commercianti del rione “Scatozza” e dai volontari dell’associazione “Le Sentinelle”, ha portato alla riqualificazione della piazzetta Don Bosco dando vita ad una nuova realtà. Il progetto denominato “giochiamo tutti” è stato ideato da valerio Boccone e francesco romano, entrambi volontari dell’associazione “Le Sentinelle” coadiuvati da numerosi cit-tadini e commercianti, i quali hanno prestato non solo risorse economiche ma anche fisiche e morali. Il lavoro che ha portato alla riqualifi-cazione e messa in sicurezza della piazzetta è stato molto duro. Il piccolo parco ormai era in un completo stato di abbandono, ricoperto da sterpaglie e rifiuti di ogni genere che ne rende-vano impossibile l’utilizzo. I lavori di riqualifi-cazione hanno impegnato i volontari per due mesi, durante questo periodo numerose sono state le idee creative che hanno dato un tocco personale alla villetta sposando cosi a pieno l’etica portata avanti da anni dall’associazione “Le Sentinelle”, ovvero l’ecologia e l’ambiente. I rifiuti sono stati riutilizzati, infatti i copertoni delle auto sono stati ridipinti e usati come fio-riere. La “nuova” piazzetta è stata inaugurata lo scorso 9 Agosto , al taglio del nastro erano presenti, oltre alla cittadinanza e i commerci-anti, anche gli assessori carlo nugnes, Paola coen Salmon, flavio mongirulli e il Sindaco dimitri russo il quale ha dichiarato: «Solita-mente è l’amministrazione Comunale che in-vita i cittadini all’inaugurazione di un’area come questa. Ma questa volta è accaduto il contrario,

voi avete recuperato la villetta e l’avete restituita all’amministrazione .E’ a voi che vanno gli ap-plausi e i complimenti per il lavoro fatto». Sod-disfatta per il lavoro svolto è anche Paola cas-telli presidente dell’associazione “le Sentinelle” che ha riscoperto tanta voglia di fare da parte dei cittadini, che hanno partecipato attivamente ad un progetto che ha permesso alla comunità di poter usufruire di un “area pubblica da anni in disuso”.

vincenzo lo cascio

L’aSS. Le SentineLLe inaugura iL nuovo Parco giocHi

riquaLificata PiaZZa don BoSco aL ServiZio deLLa comunità

scappatoie). In fine non tutti sanno - proseguono i rappresentanti dell’associazione - che lungo il perimetro della ex-fabbrica, per cinque metri di larghezza, ricade una vecchia “lagnola” che serviva per smaltire e incanalare verso la rete fognaria le acque piovane provenienti da via Torre (a monte del territorio savianese). Purtroppo, al momento dell’edificazione della fabbrica, l’usufrutto della stessa fu ceduto ai De Risi, pur senza un valido atto traslativo, e la por-zione di lotto in questione venne inglobata oltre il muro di cinta della fabbrica. I cittadini sottoscrittori della petizione richiedono -oltre che dotare Corso Italia di un marciapiede, sfruttando proprio la porzione di lagnola di pro-prietà comunale; anziché realizzare parcheggi a raso, come paventato dai “rumors” cittadini - de-lucidazioni da parte dell’Amministrazione sul fu-turo dell’area e sulle misure intraprese dall’ente comunale circa l’impatto che la nuova costruzi-one avrà sulla viabilità e sul carico urbanistico di

Saviano tenendo sempre presente che: E’ in corso la costruzione di un manufatto di rilevanti dimensioni sul suolo già occupato dalla fabbrica di calzature De Risi Sud S.p.A. e che parte del lotto occupato dalla fabbrica era ed è di propri-età del Comune di Saviano in quanto sullo stesso ricade la “lagnola” di proprietà prima dell’Ente Provinciale di Napoli e successivamente del Comune di Saviano. Richieste queste in via di conferma in quanto l’unica certezza ad oggi è che lo scopo ultimo della petizione è quello di evitare la creazione di un” eco-mostro” al centro del paese proponendo all’amministrazione co-munale di rispettare la legge e utilizzare l’area per scopi di pubblica utilità. Il sindaco di Saviano carmine Sommese potrebbe mai andare contro ai propri cittadini? Il bene per un paese migliore sarà superiore alle solite logiche commerciali e d’interesse? a voi lettori l’ardua sentenza

martina giugliano

Page 8: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

98SPECIALESPECIALE MEDICINA

Cos’è la SLA? A che punto è la ricerca per la cura contro la “stronza”? Perchè l’Italia investe poco nella ricerca e crede di risorgere attraverso essa?

Quali saranno le conseguenze sociali di Horizon 2020?

Intervista in ESCLUSIVA al Dott. Mario Sabatelli, dirigente del reparto di neurologia del Policlinico Agostino Gemelli di Roma,

presidente della commissione medico-scientifica di AISLA e uno dei maggiori esperti di SLA in Italia.

di Fabio Corsaro

Stronza. La chiamano così. Strozza il respiro, la capacità di muoversi e la libertà di sentirsi vivi perché si diventa prigionieri di un corpo inetto e paralitico. La facoltà di pensare non la si perde, quindi la coscienziosità di quanto accade dentro e fuori di sé rende ancor più straziante la malattia, ormai padrona del fisico impotente. Lascia immaginare, sognare, pensare ma l’astratto non diventa mai concreto perché si è inermi su una carrozzina. Non esiste (ancora) una cura. Se ne si è affetti la si può attardare ma prima o poi ne si sarà vittima. È la Stronza, inevitabile nome che ne rispecchia anche le caratteristiche.

Ma l’uomo, per fortuna, porta avanti nei secoli lunghi studi di ricerca che permettono di creare nuovi tipi di conoscenze che si materializzano, in medicina, in terapie per la cura di malattie rare. La SLA fa parte di queste. I ricercatori attendono dai privati fondi per finanziare pro-getti e avere a disposizione avanzatissime e costosissime tecnologie. In Italia, la ricerca è poco incentivata dalla Stato. Rispetto alla media europea dell’1,98%, l’Italia investe solo l’1,26% del suo PIL. “Un Paese che fa queste scelte vuol dire che le pagherà in futuro” è la forte critica nei confronti dello Stato da parte del Dott. Mario Sabatelli, che ci ha rilasciato un’intervista in esclusiva, ricca di importanti ed esaustivi contenuti circa la SLA, il mondo della ricerca e i progetti euro-pei come Horizon 2020. Questa malattia sta riscontrando ultimamente un forte “successo” mediatico grazie all’ice bucket challenge, un gioco che consiste nel versarsi in testa acqua fredda da far seguire ad una donazione in favore della ricerca di una cura contro la SLA. Il ludico che si unisce all’utile e all’indispensabile: non c’è cosa più affascinante. Questo gioco ha riscontrato ade-sioni e dissensi, critiche definite “strumentali e illogiche” dal Dott. Sabatelli, il quale rivendica l’importanza di fondi per i ricercatori. “Ed io dovrei lamentarmi - continua - dopo che in una settimana in Italia, grazie a questo gioco, si è raccolto 1 milione di euro?! Insopportabili tutti questi intellettuali da salotto”. È con la conoscenza, i fondi e un’unanime convinzione per un unico obiettivo che si arriverà finalmente alla scoperta di una cura contro la SLA.

Innanzitutto, le chiedo di fare una panorami-ca sulla SLA: qual è la sua natura, da cosa è causata e se è fiducioso che la ricerca possa trovare una cura nell’arco di pochi anni.

La Sclerosi Laterale Amiotrofica è una malattia che porta alla paralisi progressiva della muscolatura, per cui la persona che ne è affetta, in un arco di tempo che varia tra i 3 e i 5 anni, perde la capacità di muovere le braccia, le gambe, di parlare, di nutrirsi e di respirare autonomamente. Questa paralisi avviene perché degenerano i motoneuroni, cellule nervose specializzate per far muovere i muscoli. Questa degenerazione non si sa perché si determina. Conosciamo questa malattia da cir-ca 160 anni: per 140 anni non è successo nulla e solo negli ultimi 20 si sta creando una sorta di rivoluzione grazie all’invenzione di tecnologie di indagine genetica. Oggi siamo in grado di interrogare il DNA con queste nuove tecnologie e, nel campo della SLA, si sta dimostrando che l’alterazione di numerosi geni predispone o causa la malattia. Soltanto nel 5% dei casi l’alterazione diventa ereditabile; nel 95% la malattia rimane spo-radica, non colpendo i familiari della persona affetta. Studiando la genetica, finalmente cominciamo ad individuare qualche proteina che intossica le cellule nervose e probabil-mente, andando a studiare i meccanismi per i quali queste proteine intaccano queste cellule, potremmo risalire ad una terapia. La ricerca di

questo tipo è costosa per cui, quando vedo che negli Stati Uniti in un mese si raccolgono 90 milioni di dollari con un gioco (l’ice bucket chal-lenge ndr), mettendoli in mano agli americani, che sono i primi al mondo nello studio di questa malattia, vedrete che ci sarà la possibilità di trovare una terapia. Sono felice anche perchè in Italia abbiamo superato il milione. Noi ci mettiamo 7-8 anni per raccogliere il mil-ione di euro raggiunto in Italia. Io sono irritato da quelli che, non conoscendo la situazione, vanno a fare le pulci a questo gioco. Insop-portabile tutto questo.

Non si può essere che d’accordo. Ma servono secchiate d’acqua fredda per sensibilizzare la massa ad una malattia così importante?

La risposta è pratica, è si. Questi sono stru-menti di comunicazione. È un gioco che fa sentire più protagonisti le persone, non perdi-amoci dentro un’interpretazione sociologica. Il problema è che senza le secchiate tutti questi soldi non li avremmo mai raccolti. Sono 30 anni che ci lavoro e non ho mai visto una cosa del genere. Il 21 di Settembre ci sarà la giornata internazionale della SLA, la facciamo da anni, siamo in tutte le piazze d’Italia, venderemo vino e si raccolgono circa 200-300 mila euro con un’azione di massa. Come ricercatore, come uomo, come cittadino, vedendo questo fenomeno straordinario, con un risultato che è impensabile, qualsiasi altra cosa mi sembra strumentale.

Lei ha parlato di scoperte: pochi giorni fa è stato trovato a Torino il metodo per attuare una diagnosi precoce della SLA: Pet con tracciante al glucosio.

Questo studio è interessante ma ha sfruttato un po’ il momento. È stato fatto uno studio americano qualche giorno prima che ha cercato di capire come interferire sui meccanismi molecolari di una forma di SLA provocata da un gene. Trovo estremamente più utile una ricerca finanziata da AISLA. Teniamo presente che il gruppo italiano, dopo gli americani, è quello più produttivo nella ricerca della cura contro la SLA ed è possibile grazie ai finanziamenti dei privati, alla buona volontà e la grande novità è che molti gruppi si sono uniti permettendo di mettere in comune idee, risorse economiche e casistiche.

A proposito di risorse econom-iche, come ven-gono investiti i soldi nella ricerca? Ossia, che iter percorrono quando si tratta di trovare una cura contro una malattia rara?

Si finanziano principalmente progetti di studio che vengono proposti ed una commissione molto competente li valuta e vengono finanziati i migliori. C’è un meccanismo molto control-lato. AISLA si interessa di ricerca e assistenza e questa è una cosa importantissima perché questa è una malattia complessissima sul piano assistenziale.

Il caso stamina è sempre al centro dell’attenzione. Vorrei un suo giudizio sulle cellule staminali in generale e, nel partico-lare, per quanto riguarda il trattamento della SLA.

Le cellule staminali sono una delle tantissime strade che si stanno praticando nel mondo sci-entifico per combattere le malattie neurogener-ative. È una delle opportunità che è meritevole di studio. Noi che lavoriamo nel campo siamo abituati a studiare metodi e valutare critica-mente tutto. Con stamina non sappiamo niente, quindi è al di fuori di ogni criterio di scientificità. Scientificità vuol dire garanzia, sicurezza. Sono assolutamente contrario al caso stamina perché c’è gente che sfrutta la disperazione delle per-sone per fare delle cose che non hanno nessun senso. Solo in Italia succedono queste cose.

L’Italia investe nella ricerca solamente l’1,26% del suo Pil rispetto alla media euro-pea pari a 1,98%. Sentite la lontananza dello Stato?

Assolutamente sì. Uno Stato che vuole crescere deve investire nella ricerca: in qualsiasi campo, non solo nella sanità, e ciò vuol dire che l’Italia pagherà le sue scelte. Qualcuno dice che ques-to tipo di beneficenza che si sta creando deve essere fatta dallo Stato. E nel frattempo stiamo fermi? È ridicolo. Chi combatte la devastazione di queste malattie non si sta fermo aspettando che qualcuno attui qualche soluzione. Ci mobili-tiamo come associazioni, ricercatori, cercando fondi ovunque. Poi stimoliamo lo Stato a dedi-care alla ricerca più fondi però nel frattempo noi ci dobbiamo muovere.

Una grande opportunità è quella rappresen-tata da Horizon 2020. Il grande obiettivo per l’Italia è di creare un sistema della ricerca sano ed efficiente, coeso e strategicamente orientato perché è questo che genera benessere economico e coesione sociale. Crede che nei prossimi 6 anni possa l’Italia risorgere attraverso la ricerca, un campo per il quale ha sempre investito poco?

Questo non le so rispondere. Quello che vedo è che se l’Italia con la scarsezza di risorse che ha è al secondo posto come ricerca sulla Sla vuol dire che noi abbiamo capacità, intenzione e possibilità di sopravvivere se ci venisse incontro anche lo Stato.

Gli investimenti di Horizon 2020 dovranno

raggiungere, nel periodo 2014-20, il livello necessario per consentire alla comunità scientifica e alle imprese di rispondere alle grandi sfide poste dalla società del nuovo millennio. Cosa accadrà per la scienza e la ricerca nei prossimi anni. Ma soprattutto quali saranno le conseguenze sociali?

Questi grandi progetti europei non sono di fac-ile accessibilità e l’Italia della piccola impresa, anche sul piano della ricerca, necessita di grande organizzazione e grandi complessi e noi non siamo in linea con questo. La mia sper-anza è che questo rappresenti una rivoluzione

IL QUADRO NERODifficoltà di comunicazione, innovazione ed eccessiva burocratizzazione e fuga di cervelli.

Un Paese che non investe nella conoscenza ha un futuro segnato dalla negatività, dalla crisi, dall’arretratezza tecnologica, informativa e si ritroverà con una mentalità retrograda. L’Italia rmanifesta i seguenti deficit e dati negativi:

• Negli ultimi 15-20 anni, l’Italia è rimasta spesso ai margini del confronto sulle politiche comunitarie della ricerca e dell’innovazione;

• Difficoltà nel trasformare i risultati della ricerca in innovazioni di processi e di prodotti capaci di rispondere ai bisogni dei cittadini;

• Limitata capacità di comunicare la ricerca ed i suoi risultati. Comunicare ad un pubblico non specialista i risultati della ricerca è fondamen-tale per incrementare la quota di risorse pub-bliche destinate alla ricerca e all’innovazione;

• L’Italia è al quindicesimo posto nella capac-ità innovativa, entrando a far parte dei Paesi

“moderate innovators”, che poi sono i Paesi con una prestazione complessiva al di sotto della media UE27 (quando l’UE non contava il 28esimo membro rappresentato dalla Croazia);

• Forte concentrazione degli investimenti in R&I (Ricerca e innovazione) nelle Regioni del centro-nord: al Nord è attribuibile il 59,9%, dal Centro (24,2%) mentre nel Mezzogiorno la quota è appena al 15,9%;

• Ridotta quota dell’investimento in R&I attribuibile al settore privato: in Italia, nel 2010, tale quota ammontava al 57,5%, mentre in Germania il 67,2% della spesa in R&I è effet-tuata dal settore privato, nel Regno Unito e in Francia la percentuale è rispettivamente del 63,4% e del 62,3%;

• Il 78% della mobilità riguarda ricercatori italiani che vanno all’estero contro un 22% di ricercatori stranieri in Italia;

• Quota bassa di esportazioni del settore manifatturiero per intensità tecnologica: 10,8%. Ultima tra i 7 più industrializzati Paesi.

• Eccessiva frammentazione e del sistema istituzionale di regolazione e finanziamento;

•Eccessiva burocratizzazione.

SLA, RICERCA E HORIZON 2020

perché l’Italia ne ha bisogno.

Bisogna ripartire dai pilastri della conoscen-za…

Assolutamente. Quando uno ha un obiettivo si può arrivare anche con strade differenti, una non esclude l’altra. Impariamo a non storcere il naso alle alternative rispetto ai grandi progetti. Se si tengono conto anche dei piccoli progetti utili per trovare una cura contro la SLA e queste malattie drammatiche, io credo che l’obiettivo lo raggiungiamo.

Horizon 2020 è un sistema di finan-ziamento dell’UE, destinato alla R&I (Ricerca&Innovazione). HIT 2020 è la versione italiana che dovrebbe garantire al Paese una rinascita sociale ed economica nei prossimi 6 anni. L’Italia vanta un pool di ricercatori di elevata qualità e produttività e, anche grazie a loro, il Paese dovre perseguire gli obiettivi di HIT 2020, quali:

• Semplificazione e rapidità degli interventi per la R&I e fiducia a progetti di piccole e medio imprese;

• Costruzione di un’infrastruttura che possa dar vita ad uno strumento di analisi, monitorag-gio e valutazione ampio, oggettivo e parteci-pato;

• Individuare un sistema di grandi aggregati di competenze, attraverso il quale guidare il riposizionamento del Paese sulla frontiera tecnologica europea e internazionale;

• Accesso gratuito a dati e informazioni, frutto delle attività finanziate es-clusivamente con fondi pubblici, è essenziale per rinforzare il rapporto tra scienza e società, rinsaldare la fiducia collettiva e massimizzare il ritorno dell’investimento pubblico in ricerca;

IL QUADRO DELLA SPERANZA

La necessità di ripartire dal “triangolo della conoscenza” e

gli obiettivi di Horizon 2020

• Rivisitazione del sistema universitario italiano.Ad oggi, in Italia, i laureati costituiscono ap-pena il 20% della popolazione con età com-presa tra i 25 e i 34 anni (contro il 43% della Francia ed il 45% del Regno Unito). Scendono ad appena il 10% nella fascia di età compresa tra 55 e 64 anni (contro il 25% della Germania e il 29% del Regno Unito);

• Autonomia e indipendenza scientifica per i ricecatori in formazione, ossia i dottorandi di ricerca, creando ambienti di ricerca attrattivi, interdisciplinarità ed intersettorialità, espo-sizione agli ambienti lavorativi, partecipazione intensa alle reti di relazioni internazionali, Sistema di assicurazione della qualità, Qualità della ricerca, qualità della ricerca, qualità del prodotto;

• Gestione e valorizzazione massima delle risorse umane.

Page 9: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

98SPECIALESPECIALE MEDICINA

Cos’è la SLA? A che punto è la ricerca per la cura contro la “stronza”? Perchè l’Italia investe poco nella ricerca e crede di risorgere attraverso essa?

Quali saranno le conseguenze sociali di Horizon 2020?

Intervista in ESCLUSIVA al Dott. Mario Sabatelli, dirigente del reparto di neurologia del Policlinico Agostino Gemelli di Roma,

presidente della commissione medico-scientifica di AISLA e uno dei maggiori esperti di SLA in Italia.

di Fabio Corsaro

Stronza. La chiamano così. Strozza il respiro, la capacità di muoversi e la libertà di sentirsi vivi perché si diventa prigionieri di un corpo inetto e paralitico. La facoltà di pensare non la si perde, quindi la coscienziosità di quanto accade dentro e fuori di sé rende ancor più straziante la malattia, ormai padrona del fisico impotente. Lascia immaginare, sognare, pensare ma l’astratto non diventa mai concreto perché si è inermi su una carrozzina. Non esiste (ancora) una cura. Se ne si è affetti la si può attardare ma prima o poi ne si sarà vittima. È la Stronza, inevitabile nome che ne rispecchia anche le caratteristiche.

Ma l’uomo, per fortuna, porta avanti nei secoli lunghi studi di ricerca che permettono di creare nuovi tipi di conoscenze che si materializzano, in medicina, in terapie per la cura di malattie rare. La SLA fa parte di queste. I ricercatori attendono dai privati fondi per finanziare pro-getti e avere a disposizione avanzatissime e costosissime tecnologie. In Italia, la ricerca è poco incentivata dalla Stato. Rispetto alla media europea dell’1,98%, l’Italia investe solo l’1,26% del suo PIL. “Un Paese che fa queste scelte vuol dire che le pagherà in futuro” è la forte critica nei confronti dello Stato da parte del Dott. Mario Sabatelli, che ci ha rilasciato un’intervista in esclusiva, ricca di importanti ed esaustivi contenuti circa la SLA, il mondo della ricerca e i progetti euro-pei come Horizon 2020. Questa malattia sta riscontrando ultimamente un forte “successo” mediatico grazie all’ice bucket challenge, un gioco che consiste nel versarsi in testa acqua fredda da far seguire ad una donazione in favore della ricerca di una cura contro la SLA. Il ludico che si unisce all’utile e all’indispensabile: non c’è cosa più affascinante. Questo gioco ha riscontrato ade-sioni e dissensi, critiche definite “strumentali e illogiche” dal Dott. Sabatelli, il quale rivendica l’importanza di fondi per i ricercatori. “Ed io dovrei lamentarmi - continua - dopo che in una settimana in Italia, grazie a questo gioco, si è raccolto 1 milione di euro?! Insopportabili tutti questi intellettuali da salotto”. È con la conoscenza, i fondi e un’unanime convinzione per un unico obiettivo che si arriverà finalmente alla scoperta di una cura contro la SLA.

Innanzitutto, le chiedo di fare una panorami-ca sulla SLA: qual è la sua natura, da cosa è causata e se è fiducioso che la ricerca possa trovare una cura nell’arco di pochi anni.

La Sclerosi Laterale Amiotrofica è una malattia che porta alla paralisi progressiva della muscolatura, per cui la persona che ne è affetta, in un arco di tempo che varia tra i 3 e i 5 anni, perde la capacità di muovere le braccia, le gambe, di parlare, di nutrirsi e di respirare autonomamente. Questa paralisi avviene perché degenerano i motoneuroni, cellule nervose specializzate per far muovere i muscoli. Questa degenerazione non si sa perché si determina. Conosciamo questa malattia da cir-ca 160 anni: per 140 anni non è successo nulla e solo negli ultimi 20 si sta creando una sorta di rivoluzione grazie all’invenzione di tecnologie di indagine genetica. Oggi siamo in grado di interrogare il DNA con queste nuove tecnologie e, nel campo della SLA, si sta dimostrando che l’alterazione di numerosi geni predispone o causa la malattia. Soltanto nel 5% dei casi l’alterazione diventa ereditabile; nel 95% la malattia rimane spo-radica, non colpendo i familiari della persona affetta. Studiando la genetica, finalmente cominciamo ad individuare qualche proteina che intossica le cellule nervose e probabil-mente, andando a studiare i meccanismi per i quali queste proteine intaccano queste cellule, potremmo risalire ad una terapia. La ricerca di

questo tipo è costosa per cui, quando vedo che negli Stati Uniti in un mese si raccolgono 90 milioni di dollari con un gioco (l’ice bucket chal-lenge ndr), mettendoli in mano agli americani, che sono i primi al mondo nello studio di questa malattia, vedrete che ci sarà la possibilità di trovare una terapia. Sono felice anche perchè in Italia abbiamo superato il milione. Noi ci mettiamo 7-8 anni per raccogliere il mil-ione di euro raggiunto in Italia. Io sono irritato da quelli che, non conoscendo la situazione, vanno a fare le pulci a questo gioco. Insop-portabile tutto questo.

Non si può essere che d’accordo. Ma servono secchiate d’acqua fredda per sensibilizzare la massa ad una malattia così importante?

La risposta è pratica, è si. Questi sono stru-menti di comunicazione. È un gioco che fa sentire più protagonisti le persone, non perdi-amoci dentro un’interpretazione sociologica. Il problema è che senza le secchiate tutti questi soldi non li avremmo mai raccolti. Sono 30 anni che ci lavoro e non ho mai visto una cosa del genere. Il 21 di Settembre ci sarà la giornata internazionale della SLA, la facciamo da anni, siamo in tutte le piazze d’Italia, venderemo vino e si raccolgono circa 200-300 mila euro con un’azione di massa. Come ricercatore, come uomo, come cittadino, vedendo questo fenomeno straordinario, con un risultato che è impensabile, qualsiasi altra cosa mi sembra strumentale.

Lei ha parlato di scoperte: pochi giorni fa è stato trovato a Torino il metodo per attuare una diagnosi precoce della SLA: Pet con tracciante al glucosio.

Questo studio è interessante ma ha sfruttato un po’ il momento. È stato fatto uno studio americano qualche giorno prima che ha cercato di capire come interferire sui meccanismi molecolari di una forma di SLA provocata da un gene. Trovo estremamente più utile una ricerca finanziata da AISLA. Teniamo presente che il gruppo italiano, dopo gli americani, è quello più produttivo nella ricerca della cura contro la SLA ed è possibile grazie ai finanziamenti dei privati, alla buona volontà e la grande novità è che molti gruppi si sono uniti permettendo di mettere in comune idee, risorse economiche e casistiche.

A proposito di risorse econom-iche, come ven-gono investiti i soldi nella ricerca? Ossia, che iter percorrono quando si tratta di trovare una cura contro una malattia rara?

Si finanziano principalmente progetti di studio che vengono proposti ed una commissione molto competente li valuta e vengono finanziati i migliori. C’è un meccanismo molto control-lato. AISLA si interessa di ricerca e assistenza e questa è una cosa importantissima perché questa è una malattia complessissima sul piano assistenziale.

Il caso stamina è sempre al centro dell’attenzione. Vorrei un suo giudizio sulle cellule staminali in generale e, nel partico-lare, per quanto riguarda il trattamento della SLA.

Le cellule staminali sono una delle tantissime strade che si stanno praticando nel mondo sci-entifico per combattere le malattie neurogener-ative. È una delle opportunità che è meritevole di studio. Noi che lavoriamo nel campo siamo abituati a studiare metodi e valutare critica-mente tutto. Con stamina non sappiamo niente, quindi è al di fuori di ogni criterio di scientificità. Scientificità vuol dire garanzia, sicurezza. Sono assolutamente contrario al caso stamina perché c’è gente che sfrutta la disperazione delle per-sone per fare delle cose che non hanno nessun senso. Solo in Italia succedono queste cose.

L’Italia investe nella ricerca solamente l’1,26% del suo Pil rispetto alla media euro-pea pari a 1,98%. Sentite la lontananza dello Stato?

Assolutamente sì. Uno Stato che vuole crescere deve investire nella ricerca: in qualsiasi campo, non solo nella sanità, e ciò vuol dire che l’Italia pagherà le sue scelte. Qualcuno dice che ques-to tipo di beneficenza che si sta creando deve essere fatta dallo Stato. E nel frattempo stiamo fermi? È ridicolo. Chi combatte la devastazione di queste malattie non si sta fermo aspettando che qualcuno attui qualche soluzione. Ci mobili-tiamo come associazioni, ricercatori, cercando fondi ovunque. Poi stimoliamo lo Stato a dedi-care alla ricerca più fondi però nel frattempo noi ci dobbiamo muovere.

Una grande opportunità è quella rappresen-tata da Horizon 2020. Il grande obiettivo per l’Italia è di creare un sistema della ricerca sano ed efficiente, coeso e strategicamente orientato perché è questo che genera benessere economico e coesione sociale. Crede che nei prossimi 6 anni possa l’Italia risorgere attraverso la ricerca, un campo per il quale ha sempre investito poco?

Questo non le so rispondere. Quello che vedo è che se l’Italia con la scarsezza di risorse che ha è al secondo posto come ricerca sulla Sla vuol dire che noi abbiamo capacità, intenzione e possibilità di sopravvivere se ci venisse incontro anche lo Stato.

Gli investimenti di Horizon 2020 dovranno

raggiungere, nel periodo 2014-20, il livello necessario per consentire alla comunità scientifica e alle imprese di rispondere alle grandi sfide poste dalla società del nuovo millennio. Cosa accadrà per la scienza e la ricerca nei prossimi anni. Ma soprattutto quali saranno le conseguenze sociali?

Questi grandi progetti europei non sono di fac-ile accessibilità e l’Italia della piccola impresa, anche sul piano della ricerca, necessita di grande organizzazione e grandi complessi e noi non siamo in linea con questo. La mia sper-anza è che questo rappresenti una rivoluzione

IL QUADRO NERODifficoltà di comunicazione, innovazione ed eccessiva burocratizzazione e fuga di cervelli.

Un Paese che non investe nella conoscenza ha un futuro segnato dalla negatività, dalla crisi, dall’arretratezza tecnologica, informativa e si ritroverà con una mentalità retrograda. L’Italia rmanifesta i seguenti deficit e dati negativi:

• Negli ultimi 15-20 anni, l’Italia è rimasta spesso ai margini del confronto sulle politiche comunitarie della ricerca e dell’innovazione;

• Difficoltà nel trasformare i risultati della ricerca in innovazioni di processi e di prodotti capaci di rispondere ai bisogni dei cittadini;

• Limitata capacità di comunicare la ricerca ed i suoi risultati. Comunicare ad un pubblico non specialista i risultati della ricerca è fondamen-tale per incrementare la quota di risorse pub-bliche destinate alla ricerca e all’innovazione;

• L’Italia è al quindicesimo posto nella capac-ità innovativa, entrando a far parte dei Paesi

“moderate innovators”, che poi sono i Paesi con una prestazione complessiva al di sotto della media UE27 (quando l’UE non contava il 28esimo membro rappresentato dalla Croazia);

• Forte concentrazione degli investimenti in R&I (Ricerca e innovazione) nelle Regioni del centro-nord: al Nord è attribuibile il 59,9%, dal Centro (24,2%) mentre nel Mezzogiorno la quota è appena al 15,9%;

• Ridotta quota dell’investimento in R&I attribuibile al settore privato: in Italia, nel 2010, tale quota ammontava al 57,5%, mentre in Germania il 67,2% della spesa in R&I è effet-tuata dal settore privato, nel Regno Unito e in Francia la percentuale è rispettivamente del 63,4% e del 62,3%;

• Il 78% della mobilità riguarda ricercatori italiani che vanno all’estero contro un 22% di ricercatori stranieri in Italia;

• Quota bassa di esportazioni del settore manifatturiero per intensità tecnologica: 10,8%. Ultima tra i 7 più industrializzati Paesi.

• Eccessiva frammentazione e del sistema istituzionale di regolazione e finanziamento;

•Eccessiva burocratizzazione.

SLA, RICERCA E HORIZON 2020

perché l’Italia ne ha bisogno.

Bisogna ripartire dai pilastri della conoscen-za…

Assolutamente. Quando uno ha un obiettivo si può arrivare anche con strade differenti, una non esclude l’altra. Impariamo a non storcere il naso alle alternative rispetto ai grandi progetti. Se si tengono conto anche dei piccoli progetti utili per trovare una cura contro la SLA e queste malattie drammatiche, io credo che l’obiettivo lo raggiungiamo.

Horizon 2020 è un sistema di finan-ziamento dell’UE, destinato alla R&I (Ricerca&Innovazione). HIT 2020 è la versione italiana che dovrebbe garantire al Paese una rinascita sociale ed economica nei prossimi 6 anni. L’Italia vanta un pool di ricercatori di elevata qualità e produttività e, anche grazie a loro, il Paese dovre perseguire gli obiettivi di HIT 2020, quali:

• Semplificazione e rapidità degli interventi per la R&I e fiducia a progetti di piccole e medio imprese;

• Costruzione di un’infrastruttura che possa dar vita ad uno strumento di analisi, monitorag-gio e valutazione ampio, oggettivo e parteci-pato;

• Individuare un sistema di grandi aggregati di competenze, attraverso il quale guidare il riposizionamento del Paese sulla frontiera tecnologica europea e internazionale;

• Accesso gratuito a dati e informazioni, frutto delle attività finanziate es-clusivamente con fondi pubblici, è essenziale per rinforzare il rapporto tra scienza e società, rinsaldare la fiducia collettiva e massimizzare il ritorno dell’investimento pubblico in ricerca;

IL QUADRO DELLA SPERANZA

La necessità di ripartire dal “triangolo della conoscenza” e

gli obiettivi di Horizon 2020

• Rivisitazione del sistema universitario italiano.Ad oggi, in Italia, i laureati costituiscono ap-pena il 20% della popolazione con età com-presa tra i 25 e i 34 anni (contro il 43% della Francia ed il 45% del Regno Unito). Scendono ad appena il 10% nella fascia di età compresa tra 55 e 64 anni (contro il 25% della Germania e il 29% del Regno Unito);

• Autonomia e indipendenza scientifica per i ricecatori in formazione, ossia i dottorandi di ricerca, creando ambienti di ricerca attrattivi, interdisciplinarità ed intersettorialità, espo-sizione agli ambienti lavorativi, partecipazione intensa alle reti di relazioni internazionali, Sistema di assicurazione della qualità, Qualità della ricerca, qualità della ricerca, qualità del prodotto;

• Gestione e valorizzazione massima delle risorse umane.

Page 10: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

10

ogni anno viene messo in discussione il cosiddetto “numero chiuso”. Poche settimane fa, addirittura, l’eliminazione di questo sistema sembrava immi-nente. Lei è d’accordo? quale sarebbe la soluzione alternativa? Sicuramente, ad una prima valutazione, può apparire ingiusto il fatto che ogni anno numerosi studenti si vedano esclusi dall’accesso ad alcuni corsi di laurea. In realtà la semplice abolizione del meccanismo del nume-ro chiuso creerebbe forse danni maggiori. L’iscrizione ad un corso di laurea è il primo passo di una lunga filiera che prosegue poi con il periodo di formazione universitaria e con l’inserimento nel mondo del lavoro di giovani neolaureati. Il numero chiuso, attualmente, garantisce che gli studenti abbiano una formazione con un certo livello di qualità, grazie ad una dotazione per studente soddisfacente di aule, laboratori ed altre in-frastrutture; inoltre il numero chiuso garantisce poi che i neolaureati, inserendosi nel mondo del lavoro, ries-cano in qualche modo ad essere assorbiti, grazie ad un certo equilibrio raggiunto tra domanda ed offerta di lavoro, ciò ovviamente al netto di valutazioni sulla crisi economica attuale, che ha modificato ulteriormente questo equilibrio. Eliminare il numero chiuso significa ripensare le risorse che si mettono a disposizione per la formazione univer-sitaria e lavorare affinché il surplus di offerta sul merca-to del lavoro possa essere assorbita in Italia, evitando così di alimentare il fenomeno della fuga all’estero dei nostri giovani. Recentemente la parola “crisi” presenzia al fianco di ogni istituzione del nostro paese. L’università italiana è in crisi? cosa è cambiato da quando non lo era?L’università italiana ha ed aveva in passato molti difetti. Sacche di spreco ed inefficienza erano sicuramente presenti prima come ora. Dal 2009 però l’università italiana ha visto una riduzione del 20% dei fondi di fi-nanziamento, molto più che ogni altra pubblica ammin-istrazione italiana. Ciò ha determinato notevoli difficoltà nell’erogazione dei corsi universitari e nella conduzione di attività di ricerca, per il conseguente blocco del turn-over. In Italia negli ultimi 8 anni si sono ridotte di più del 20% le borse di studio ed oggi quasi un terzo degli idonei non la riceve per mancanza di fondi. Nella spesa nazionale per studente in Europa siamo i penultimi e siamo del 30% sotto la media dei paesi OCSE.

I continui tagli all’università creano modifiche che ogni volta destabilizzano alunni e professori. a

cosa sono dovuti i tagli? c’è un progetto presta-bilito?Non credo ci sia un progetto prestabilito. C’è stata solo miopia nel non riconoscere che tagliando in questa maniera la spesa per l’istruzione terziaria si fa il male del paese. Se guardiamo alla fascia 30-34 anni oggi in Italia ci sono meno laureati che in ogni altro paese Europeo e le immatricolazioni negli ultimi 10 anni si sono ridotte del 30%. Questa situazione non può che fare male al paese e rallentarne la ripresa. Io credo però che stia crescendo la consapevolezza degli errori commessi e voglio sperare in un cambio di marcia nel prossimo futuro.

La federico ii è stataposizionata al 56esimo posto nella classifica delle università italiane. Secondo lei, come mai si è così giù in questa graduatoria?La graduatoria che ci ha visto posizionati così in basso ha messo in luce le difficoltà del mezzogiorno, non della Federico II. I parametri che ci hanno fatto scivol-are così indietro rispetto ad altre università sono para-metri di contesto economico e sociale, come la per-centuale di laureati occupati, il numero di immatricolati provenienti da fuori regione o la percentuale di idonei cui viene erogata una borsa di studio (e ciò come è noto dipende dalle disponibilità finanziarie della Re-gione). La classifica fotografa quindi una situazione di crisi del contesto economico in cui ci troviamo e che dobbiamo contribuire a migliorare, con senso di re-sponsabilità e dedizione. Parametri più oggettivi che guardano alla qualità della didattica erogata o della ricerca condotta ed alla reputazione internazionale, possono essere trovati in classifiche internazionali di grande prestigio, come la classifica QS, la classifica di Shangai o la Scimago Institutions Rankings, che ci classificano stabilmente tra le prime 10 in Italia, o per alcuni settori scientifici, tra le prime 3.

La federico ii è la più antica università d’europa. quali sono i pregi e i difetti di questo prestigio?I pregi sono tantissimi. Lavorare in questa università è motivo di grande orgoglio e ciò è sicuramente uno stimolo a fare bene, per contribuire al prestigio interna-zionale che ci è dato dalla nostra storia. Non bisogna però cullarsi sugli allori. Essere parte di un’università prestigiosa per la sua storia non vuol dire che il pres-tigio sia automaticamente percepito anche per la qual-ità. Anzi, si è costantemente sotto i riflettori e bisogna sicuramente lavorare con grande attenzione e dedi-zione.

il 22 maggio 2014 è stato siglato un protocollo d’intesa tra l’università di napoli federico ii e l’ università del S.S ciriLLo e metodio di Skopje per rafforzare gli accordi tra i due atenei. In merito a ciò, non crede sia più giusto risolvere prima prob-lemi più importanti? oppure crede sia giusto dar vita a tali collaborazioni culturali parallelamente ai vari problemi esistenti?La Federico II ha numerosissimi rapporti internazionali con istituti universitari e di ricerca stranieri. Ciò è un nostro punto di forza ed è il risultato del lavoro dei nos-tri ricercatori, che riescono a guadagnare spazio ed autorevolezza sul piano internazionale. La forte mul-tidisciplinarità del nostro ateneo ci aiuta nel costruire rapporti molteplici con molti istituti stranieri. Ad ogni modo formalizzare un accordo con un ateneo straniero non è affatto uno spreco di tempo o di risorse. Le pro-cedure sono semplicissime ed è normale amministrazi-one del nostro ufficio relazioni internazionali. La sigla di un accordo spesso infatti formalizza un rapporto già in essere tra alcuni nostri ricercatori e quelli dell’ateneo straniero. Sicuramente non sottraiamo risorse ad altri problemi con queste attività, che sono invece fonda-mentali e strategiche.Leggendo il suo programma elettorale, si per-cepisce uno spirito d’ottimismo anche rispetto ai problemi che l’università ha avuto nel corso di questi anni. Per attuare i miglioramenti che l’università necessita, quale pensa debba essere il rapporto che l’ateneo deve istaurare con la politica ? come può attuarsi un vero rinnovamento, da Lei auspicato, ma senza fondi economici adeguati e soprattutto, senza l’appoggio delle istituzioni ?Il più grande errore che l’università può commettere è quello di arroccarsi in una torre d’avorio, nella quale sopravvivere a se stessa, pronta a piangersi addosso per le difficoltà che si incontrano. E’ invece fondamen-tale che l’università lavori con gli altri soggetti locali e nazionali, nel territorio e con la politica. Il ruolo che svolge l’università è fondamentale per la società. La formazione e la ricerca sono due funzioni essenziali per il benessere sociale ed economico e nei paesi dove c’è consapevolezza di ciò i risultati si vedono. Ecco perché l’università deve essere un attore presente nelle scelte politiche che ci riguardano, facendo sentire la propria voce e contribuendo attivamente alla ripresa ed al be-nessere sociale.

cosa pensa del nepotismo presente nelle univer-sità italiane ? Stando a dati iStat, in quasi tutti gli atenei italiani l’indice di omonimia è più elevato rispetto alla media nazionale. Secondo lei è giusto tutto questo ?Il nepotismo è sicuramente un fenomeno da combat-tere perché ostacola l’accesso di tanti giovani capaci alla carriera accademica e per questo impoverisce l’università stessa di risorse valide. Ad ogni modo, la regolamentazione attuale, che impedisce l’accesso a dipartimenti dove vi siano parenti ed affini fino al quarto grado, è spesso inefficace e controproducente. Io cre-do che la sconfitta del nepotismo, senza storture, pos-sa essere raggiunta solo mettendo in atto meccanismi di reclutamento fortemente meritocratici e operando continue valutazioni dei risultati raggiunti da ciascuno, che si basino veramente sul merito. Non esisteranno in quel caso rapporti di parentela che tengano, in grado di favorire giovani meno validi a discapito di quelli più in gamba, per il bene di tutta l’università

Savio de marco e martina giugliano

incontro con iL magnifico rettore gaetano manfredi *deLL’univerSità di naPoLi federico ii

Page 11: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

11

Migliaia di chilometri tra le provincie di Napo-li, Caserta e Avellino, e quest’anno anche un’escursione extraregionale a Pistoia, per le trentacinque tappe dell’unico “giro del bene” che in Italia porta incontri, dibattiti, musica e spettacoli sui beni sottratti alle mafie. La settima edizione del festival dell’impegno civile/Le terre di don Peppe diana racconta una Campania e un’Italia diverse, migliori da quelle troppo spesso restituite dai media. Luoghi di persone che hanno scelto di rac-cogliere il testimone lasciato da Don Peppe Diana e quotidianamente risalgono sui tetti per annunciare la parola di vita. Partigiani del bene, così hanno voluto definirli i promotori del Festival realizzato dal Comitato Don Peppe Diana e da Libera coordinamento provinciale di Caserta insieme ad oltre settanta tra cooperative, associazioni, organizzazioni, enti. Gli oltre 100 ospiti coinvolti in questo viag-gio iniziato l’11 giugno a Quindici, nell’avellinese, e concluso il 9 agosto a Maiano di Sessa Aurun-ca nell’alto casertano, hanno incontrato migliaia di persone, gli abitanti del posto e i tanti ragazzi giunti da ogni parte d’Italia per i campi estivi, che hanno varcato i cancelli di terreni, ville, case una volta appartenuti ai clan. Lungo questi spazi si sono intrecciati i fili di decine e decine di Sto-rie PerBene. Conosciute o meno, di persone, gruppi, luoghi, esperienze che hanno lasciato un segno di significato e valore, sono la traccia più importante di questa VII edizione del festival. A Quindici, a Teano, a Casapesenna, passando per Casal di Principe, San Cipriano, Ercolano, Napoli, Trentola, Caserta, più di ogni altra cosa, sono emerse le storie di tanti uomini e donne che, dai beni confiscati e non solo, hanno creato nuovi, forti, percorsi di comunità. Storie piccole, quotidiane, di azioni concrete che suppliscono all’assenza dello stato, allo smantellamento del welfare, alla mancanza di progetti seri di sviluppo. Storie che disegnano la possibilità di un tempo nuovo, diverso, ca-pace di riscoprire bellezza. Storie che a Castel Volturno hanno determinato ben quattro tappe, a Baia Verde nella “casa di alice”, in località La Piana nel bene intitolato a Jerry Essan Masslo, a via Pagliuca sui terreni del caseificio “Le ter-rre di don Peppe diana”, a via Ostia, nella sede dell’associazione antiracket “domeni-

Le Storie PerBene deL feStivaL deLL’imPegno civiLe

co noviello”. Il primo incontro per la sfilata di moda “made in castel volturno” con gli abiti egli accessori realizzati con stoffe e abilità sar-toriali italiane e africane della cooperativa “al-tri orizzonti”. Per il secondo appuntamento l’intitolazione al rifugiato sudafricano assas-sinato 25 anni fa a Villa Literno del bene di via Diaz, gestito dall’associazione Jerry Masslo con il sogno di trasformarlo nel primo agriturismo in-terculturale italiano. Quindi la serata nel casei-ficio a via Pagliuca per “il g(i)usto delle storie perbene”, tappa costruita con Legambiente e alcuni imprenditori agricoli e zootecnici locali per dare risalto ai sapori di un’agricoltura sana e biologica. Infine la testimonianza del Procura-tore Capo di Reggio Calabria, Federico Cafi-ero de raho, che nella sede dell’associazione antiracket ha raccontato gli anni trascorsi nella DDA di Napoli combattendo il clan dei Casalesi. I concerti dell’Orchestra Multietnica Mediterra-nea e di Gianni Aversano e dei Napolincanto, le degustazioni di prodotti locali e di specialità africane, hanno completato il ricco approdo del Festival a Castel Volturno, un pezzo fondamen-tale di quella geografia di luoghi e persone per-bene che sono le Terre di Don Peppe Diana. E da oggi si riparte per costruire la futura edizione.

valerio taglione

Il giorno di ferragosto ha visto, come sempre, una Pinetamare assolutamente stracolma di gente, per la Processione di S. Maria del Mare che attira fedeli da ogni dove.Come sempre dopo la Messa il corteo si è sno-dato lungo le vie cittadine, con a capo la banda musicale seguita da Padre Antonio e Padre Paolo, dal Sindaco Dimitri Russo e dai coman-danti delle forze dell’Ordine del territorio.Giunto presso la Darsena la Madonna, in ver-sione ridotta, è stata trasportata lungo il canale a bordo di una imbarcazione per forza maggiore di ridotte dimensioni.Lungo il tragitto si sono susseguiti in varie fasi magnifici fuochi d’artificio, che hanno riscosso tanti applausi tra le migliaia di presenti.Una manifestazione oramai orgoglio di questa comunità

giuseppe caprio

ProceSSione di S. maria deL mare, 15 agoSto 2014

Page 12: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

12SPeciaLe

Page 13: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

13amBiente

E’ disponibile un nuovo e utilissimo portale che si chiama “EURAXESS - Researches in mo-tion”, cioè “Ricercatori in Movimento”. E’ stato istituito dalla Commissione Europea che ha anche avviato una campagna d’informazione per aiutare i ricercatori ad ottenere informazioni e a trovare un posto di lavoro. Il portale è molto intuitivo ed è costituito da 4 macro-sezioni: op-portunità di lavoro, servizi offerti, normative e links utili. E’ stato organizzato anche un “mega-tour” che, con un show itinerante, visiterà ven-tidue paesi europei e ventinove tra le principali città per offrire ai ricercatori una giusta carriera scientifica con consulenze adeguate alla pro-fessionalità. La campagna durerà due mesi e sarà fortemente pubblicizzata con l’obiettivo di coinvolgere almeno centomila studenti e giova-ni ricercatori. Sono previste sessioni interattive, tra cui seminari con esperti, dibattiti e “sfide” scientifiche ad ogni tappa. Saranno organizzati anche eventi informativi sulle carriere, in collab-orazione con i servizi delle risorse umane delle Università. In Italia, inoltre, l’ISPRA ha completato la pri-ma raccolta di dati relativi ai progetti di ricer-ca sull’acqua contribuendo così all’attività di mappatura della ricerca sull’acqua prevista nell’ambito della “Water Joint Programming Initiative”. Fortunatamente ci sono tanti progetti “italiani” anche se quasi sempre in comparte-cipazione con i paesi confinanti come Francia e Germania. Il motivo è facile da individuare: l’acqua non conosce confini amministrativi, ma solo confini geografici e idrogeologici, quindi, è normale che i progetti siano transfrontalieri. Tale iniziativa ha lo scopo di migliorare la re-ciproca conoscenza delle attività scientifiche a livello europeo e internazionale, contribuendo così al potenziale rafforzamento della stessa iniziativa di ricerca, finalizzata, inoltre, al coor-dinamento delle politiche e all’attuazione delle normative europee e nazionali inerenti la ges-tione dell’acqua.

L’unione euroPea SuPPorta La ricerca

Nel bilancio 2014-2020 della UE, la politica di coesione investirà 325 miliardi di euro per realiz-zare gli obiettivi in tema di crescita e occupazi-one, nonché per affrontare le problematiche leg-ate al cambiamento climatico e alla dipendenza energetica. Tenendo conto dei contributi na-zionali, l’impatto complessivo dovrebbe su-perare i 500 miliardi di euro. Gli elementi chiave della riforma si basano sull’ adattare il livello di sostegno e il contributo nazionale ai relativi livelli di sviluppo indirizzando le risorse, contempora-neamente, sui settori chiave per la crescita. Le priorità saranno quattro: innovazione e ricerca, agenda digitale, sostegno alle piccole e medie imprese (PMI) ed economia a bassa emissione di carbonio. E’ necessario stabilire obiettivi chiari, trasparenti, misurabili e parametri di re-sponsabilità e di risultato. Solo in questo modo sarà possibile assicurare l’efficacia degli investi-menti e un migliore coordinamento per evitare le sovrapposizioni. Nell’Agenda verde del governo, inoltre, è stato inserito un nuovo articolo: è il numero 31 ed istituisce il “Comitato per il capitale naturale”. L’articolo è ancora una bozza, ma potrebbe ri-sultare determinante per colmare una lacuna decisiva che si protrae da anni. Le basi per la contabilità ambientale sono poste dal capitolo 8 dell’Agenda 21 in cui viene proposto un pro-gramma per tutti i paesi, ma in Italia il sistema è ancora lacunoso e ciò mina alla base la sosteni-bilità di ogni politica industriale. Senza risorse, infatti, non c’è industria. Ogni manifattura, a sua volta, produce scarti che vanno gestiti. La gestione dei flussi di materia e di energia è ciò che mantiene in vita i processi economici; la mancanza di conoscenza della loro qualità, quantità e movimenti, pone il paese e l’intero sis-tema economico di fronte a gravi rischi. L’Ispra e l’Istat hanno provato, con le risorse disponibili, a portare la contabilità ambientale al massimo livello possibile, ma senza mai poterne proporre una versione definitiva. Citiamo la nota ufficiale del Ministero dell’Ambiente: «Entro il 28 febbraio di ogni il Comitato consegna al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro dell’economia e delle finanze un rapporto sullo stato del capitale naturale del Paese, corredato delle informazioni e dei dati ambientali espressi in unità fisiche e monetarie seguendo le metodologie definite dalle Nazioni Unite e dall’Unione europea». Se tutto ciò sarà seriamente e definitivamente stabilito, sarà concretamente possibile limitare lo sfruttamento delle risorse naturali.

PoLitica di coeSione e contaBiLità amBientaLe: itaLia ecceLLente

La tutela e la salvaguardia del mare sono priori-tari per l’intera Unione Europea, ma l’Italia, data la posizione geografica e il considerevole svi-luppo costiero, ha investito tantissimo in ques-to settore, soprattutto grazie alle competenze disponibili attraverso l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca del Mare (ISPRA) che è stata coinvolta in prima linea in due progetti europei particolarmente rilevanti: “MyOcean” e “MyWave”. Il progetto “MyOcean” è stato presentato alla Commissione Europea nell’ambito del Set-timo Programma Quadro, per lo sviluppo e il miglioramento dei servizi legati al programma europeo “Copernicus” e che è uno strumento indispensabile per il futuro monitoraggio globale dell’ambiente. Si cita il comunicato ufficiale:Il secondo progetto si chiama “MYWave” il cui scopo principale consiste nel porre le basi di un futuro servizio del Marine Core Service, che comprenda gli studi sul moto ondoso.

iSPra SemPre Piu’ internaZionaLe

speciale ambiente di angelo morlando

Page 14: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

14

Il mondo è piccolo se si pensa che il professore Piemontesi dell’Università di Napoli, sta curan-do, sia il PUC (Piano Urbanistico Comunale) del Comune di Itri, sia del Comune di Castel Voltur-no, pertanto, nel prossimo numero proporremo un’intervista esclusiva al professore per ottenere dettagli sul “nostro” PUC. Il legame è molto forte, perchè alla base c’è la volontà di tutelare e proteggere il territorio garantendo un sviluppo sostenibile, soprattutto attraverso servizi e in-frastrutture.Con queste parole siamo stati salutati dal sin-daco dott. Giuseppe De Santische ci ha accolti con grande cortesia e disponi-bilità insieme al vice-sindaco dott. Giovanni Ialongo:“L’approvazione del PUC, la definizione dei servi-zi e la consequenziale ricucitura del territorio ci consentirà di tenere lontani i fenomeni speculati-vi. Non crediamo nelle grosse strutture alberghi-ere, ma crediamo negli alberghi diffusi (Bed and Breakfast) capaci di sviluppare le migliori capac-ità agri-turistiche. Le grandi strutture, inoltre,

portano verso Sperlonga e non verso Itri...La nostra realtà, quindi, manca dei collegamenti tra periferie e centro. Il Centro nei pressi dei Pas-sionisti sta cominciando a funzionare, anche se continua la pessima abitudine di non passeg-giare più a piedi e di volere arrivare con le auto fino a dentro le attività commerciali.Ci vuole coraggio. Oggi siamo 10mila residenti e arriviamo a 15mila presenze nel periodo estivo. Il PUC prevede un ulteriore aumento futuro dei residenti proprio a 15mila abitanti, quindi, sono presumibili presenze massime di 20-25mila pre-senze. Dobbiamo prepararci.”

Creare dei marchi specifici itrani, ad esempio, con l’olio che è sicuramente un’eccellenza ?“C’è già il marchio DOP della provincia di Latina alla quale aderiamo. Al momento si può quasi affermare che l’olio prodotto quest’anno è prat-icamente tutto venduto. Il Consorzio già esiste (Unagri) ma ha perso un grosso finanziamento per delocalizzare la struttura che adesso è posta all’ingresso principale della città e crea enormi problemi di traffico nei periodi novembre e mar-zo. C’è, inoltre, una sofferenza dovuta a concor-renza sleale di alcuni commercianti all’ingrosso che operano su mediazione e non hanno inter-esse a far crescere il prezzo in un momento di crisi. Come detto, ci vuole coraggio...”

ci vuole un ritorno alla politica...“Ci siamo insediati nel maggio 2011 con una lista civica che racchiude tutte le forze politiche con una grande coalizione che, strada facendo, ha avuto più problemi ideologici che sostanziali. Qui lottiamo a 360 gradi, dai problemi più importanti ai problemi quotidiani come, ad esempio, i ra-gazzi che giocano a pallone nella piazza davanti alla Chiesa che hanno vandalizzato serrande e provocano grandi difficoltà. Il problema reale è, però, che non abbiamo una struttura sportiva di accoglienza per i ragazzi per fargli dare sfogo al loro entusiasmo.”

Come va con i rifiuti ?“Con la differenziata siamo al 53 - 55 % con un servizio di porta a porta totale con costi, compre-so anche lo smaltimento, pari a circa un milione

interviSta aL Sindaco di itri

Questo speciale è un OMAGGIO alla cittadina di Itri, ai suoi cordialissimi cittadini, e per dare un pubblico ringraziamento per la gentilezza e l’accoglienza a Gio-vanni Ialongo (attuale vice sindaco e già sindaco della città) e suo fratello Ernesto, diacono amatissimo e mai dimenticato, della nostra comunità religiosa di Castel Volturno. Grazie a Franco Di Biase della Pro-Loco locale, che con competenza e passione mi ha introdotto nelle conoscenze del Castello (fortezza) di Itri e la storia che lo circonda, tra miti e leggende ma che va maggior-mente valorizzato e “vissuto” con iniziative che portino lavoro e cultura, in modo particolare ai giovani… una potenzialità tutta ancora da sfruttare…Una scritta su lapide…mi ha lasciato positivamente

viSite ad un itaLia meravigLioSa e tutta da ScoPrire

impressionato :una dedica per Francesco Ialongo (pa-dre di Giovanni ed Ernesto) , il quale cedette gratuita-mente la proprietà privata del castello alla città.Una estate in festa con sagre e altre iniziative che du-rano due mesi interi, senza sfarzi inutili, e con tanta cultura e religiosità sentita e partecipata.

Importante il pellegrinaggio a piedi da farsi al Santu-ario della Civita… e si resta colpiti dalla fede che ac-compagna questa cittadinanza, con una Chiesa sem-pre aperta e fulcro di vita e di azioni sociali integrati al quotidiano…Ho assistito anche ad una conferenza tenuta da Vittorio Sgarbi in commemorazione dei due santi Papi che in tempi diversi avevano fatto visita ad Itri.

Poi, il signor Scherzerino, padrone di antiche ricette e conoscenze, tramandate da generazioni, per produrre insaccati e carni di altissima qualità, in un ambiente accogliente ed ospitale… da non perdere.

Infine tra i boschi dei Monti Aurunci, strade al limite della percorribilità e poi, come ritrovarsi in paradiso… mi fermo e a parte pubblicheremo l’intervista del comandante della locale forestale che merita un atten-zione particolare per competenza e risultati ottenuti.

Questo territorio merita di essere vissuto e conservato alla natura, contro speculazioni e abusi che ne snatur-erebbero storia e costumi.

e settecento mila euro. Ci sarà una gara, a breve, per circa un milione di euro per la sola raccolta. Stiamo rivedendo le tariffe e prevediamo già un abbattimento del 30% per le seconde case. L’unico limite è fare un’informazione più diffusa e bisogna partire dalle scuole, perché arrivare al 55% di differenziata non è stato drammatico. E’ difficilissimo aumentare ancora di un altro punto. Idee ci sono. Sono stato recentemente a Tar-quinia dove, ad esempio, hanno previsto un’isola ecologica mobile per il centro storico.”

Problemi delinquenziali ?“Siamo in una zona di confine e siamo ubicati tra Fondi, Formia, Gaeta... E’ una zona di attenzi-one. Potremmo avere delle influenze negative da parte della criminalità organizzata. Al momento, sembra che siamo ancora in una media tranquil-lità. Su un fatto di cronaca nera recente ho volu-tamente tenuto basso il tono della discussione, proprio perché non sembra legato a motivi legati alla criminalità organizzata. Ci sono problemi marginali di droga e di un grave innalzamento del problema dell’alcolismo. Siamo attenzionati e monitorati e siamo fiduciosi di riuscire a tenere questi fenomeni sotto controllo grazie alle Forze dell’Ordine.”A margine, ma non perchè di minore importan-za, è giusto precisare che il sindaco percepisce 500 euro mensili per adempiere al suo mandato, non richiede rimborsi e utilizza l’auto propria per qualsiasi spostamento istituzionale. Il vice-sin-daco non percepisce alcun compenso.

SPeciaLe itria cura di tommaso morlando

giovanni ialongo e giuseppe de Santis, vicesindaco e sindaco di itri

Page 15: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

“Si assiste ormai da anni ad una drastica riduzione della produzione di olive, causata principalmente dalle variazioni microclimatiche e aggra-vata dall’abbandono dei terreni da parte delle nuove generazioni, le quali ritengono poco redditizia la coltivazione dei terreni.

I figli di coloro che che un tempo trovavano un valido sostegno al proprio reddito nei guadagni derivanti dalla vendita di olio ed olive, avendo oggi occupazioni che rendono poco conciliabile la coltivazione degli stessi, non potendo più occuparsene in prima persona sono costretti a rivolg-ersi a personale terzo con un innalzamento dei costi tale da comportarne l’abbandono.”

dicHiaraZione PreSidente unagri francHi domenico

“In quale epoca si sia cominciato a coltivare l’oliva Gaetana in Terra di Lavoro e da dove essa sia proveniente non lo si sa da nessuno; il fatto sta che tale varie-tà è coltivata da antichissimo tempo ad Es-peria e ad Itri …”

Questa l’osservazione e lo stupore del Campbell di fronte ad un’oliva “tanto pregiata” che per molto tem-po “rimase un segreto”, per molti, tranne che per una società napole-tana “che si recava al luogo d’origine per fare gli acquisti, imbarcando a Gaeta”.

Come testimoniano i tanti riconoscimenti attribuiti a molti prodotti, non solo italiani, esistono antiche pre-parazioni, sistemi di conservazione e trasformazione,

L’origine deLL’ oLiva di gaeta

ricette, che stupiscono per semplicità di esecuzione ed efficacia; grazie ad esse ed alle qualità in-trinseche delle materie prime utilizzate, si sono ottenuti alimenti originali, riconosciuti ed apprezzati da secoli dal con-sumatore. Tra questi si annovera l’ “Oliva di Gaeta” (o più semplicemente “Gaeta”), una particolare tipica oliva nera da tavola che si conserva al naturale in una debole salamoia.

LA ZONA DI PRODUZIONE

Da quella che fu la sua zona originaria di produzione l’Oliva Gaetana (detta così dal Campbell) ha seguìto il felice destino commerciale della più nota preparazi-one “da guazzo”. L’ormai moderna varietà “Itrana”,

quindi, nel corso dei secoli, grazie alle sue caratter-istiche qualitative, oltre che di produttività e rusticità, è stata propagata in tutti i territori limitrofi laziali con caratteristiche pedoclimatiche omogenee all’area di prove-nienza, e che quindi meglio si prestassero a far-le esprimere le sue prerogative (e soprat-tutto in quei terreni - colline, fascia pedemontana - dove non erano possibili altre coltiva-zioni).

PREMESSA

Pur essendo uno dei principali produttori di olive al mondo (3.000.000 t), l’Italia non può vantare nel set-tore delle olive da tavola prestazioni lusinghiere. Infatti, la produzione italiana destinata al consumo di-retto rimane modesta, oscillando tra le 100.000 e le 80.000 tonnellate (10% circa della produzione mon-diale) -nonostante l’aumento del consumo nazionale degli ultimi anni solleciti il ricorso costante alle impor-tazioni per altre 50.000 tonnellate almeno.Diversa è invece la situazione sul piano qualitativo, potendo il nostro paese vantare specialità alimentari ottenute dalla trasformazione di particolari varietà di ulivi, della cui qualità è testimone la storia.

L’Azienda Agricola Monti Cecubi trova felice col-locazione a Itri, sulle colline a vista del mare di Sperlonga, terra d’origine dell’antico vino Ce-cubo.

La famiglia Schettino, proprietaria dell’Azienda, grazie all’eccezionale vocazione della terra, ha l’orgoglio di offrire quello stesso vino che, nel corso di una storia plurimillenaria, sedusse molti uomini illustri. Già Columella, scrittore del I se-colo dopo Cristo, indicò le alture di Itri sopra la “Spelunca”, oggi Sperlonga, il sito di produzione del migliore vino dell’Impero Romano, il vino Ce-cubo.

La ricetta è l’antica tradizione enoica accompa-gnata alla moderna tecnologia senza tralasciare generoso e amorevole impegno e tassativa pro-duzione limitata.

L’Azienda produce inoltre olio extravergine di oliva da olivi di sola varietà Itrana ( quella con-osciuta come oliva di Gaeta) antichissima ed esclusiva.

 

aZienda agricoLamonti cecuBi

In un territorio molto vasto e con uliveti e vigneti che rappresentano l’economia del territorio oltre alla Ris-erva dei Monti Aurunci, era doveroso incontrare il comandante della stazione di Itri Roberto Broccoli che ci ha accolto con grande cortesia e disponibilità.Il Comandante inizia, con grande precisone e compe-tenza, a spiegare il territorio e le difficoltà esistenti, tra queste resta prioritaria quella degli incendi. in questo campo, mi dicono, che il vostro comando ha preso iniziative significative e risolutive… quindi la vostra zona è da considerarsi ad alto rischio in-cendi?Si! Negli anni passati ha avuto un brutto record, quello di essere tra i primi comuni più incendiari d’italia Speculativi? No!... non era speculativo infatti è stata fatta anche un attività ai fini di infiltrazioni camorristiche ma non ha dato esito perché evidentemente la legge che con-trollava, funzionava. Infatti la 353 quella sugli incendi boschivi. Infatti quasi tutti i rapporti me gli arresti han-no portato a indicare nei pastori tutta la chiave del discorso : nella pastorizia è il rinnovo del pascolo ed il transito degli stessi, infatti c’è ancora una vecchia transumanza, siamo a confine con la Ciociaria diciamo Lazio ed Abruzzo, la transumanza viene fatta in modo rudimentale, ma la macchia mediterranea è una mac-chia molto fitta ed impenetrabile e per consentire il transito del bestiame a volte si dà fuoco anche per questo e storicamente era una pratica anche consen-tita … però i nostri pascoli non sono i pascoli alpini.

quindi avete fatto un protocollo all’epoca? Si, e praticamente abbiamo deciso di non correre più appresso agli incendi ma agli incendiari e quindi innan-zitutto capire qual era la tipologia con domande di tipo: come veniva messo a fuoco? Con cosa veniva messo a fuoco? E quindi è uscito un mondo che è praticamente quello degli ultimi incendiari.

La situazione attuale?Leggermente migliorata grazie anche alla comunità eu-ropea, c’è meno pascolo brado ma anche grazie ai gio-vani che sono subentrati nelle attività e nelle aziende, che hanno una mentalità più industrializzata, e ciò ha portato notevoli vantaggi. Infine una consapevolezza maggiore da parte di associazioni e cittadini che con-trollano il territorio e segnalano abusi.

Salutiamo il Comandante e andiamo via molto ras-sicurati, perché l’ambiente di questo territorio è ben tutelato e difeso da veri professionisti.

non correre Più aPPreSSo agLi incendi ma agLi incendiari

Salsiccia “Scherzerino”

comandante della guardia forestale roberto Broccoli

dirigenti della Pro Loco

Page 16: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

16

Dopo le sette summer school “Dialoghi sul paesaggio” organizzate fra il 2010 e il 2014 dal Club Unesco di Caserta con il patrocinio, fra gli altri, del Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale della Seconda Università di Napoli e della Commissione Italiana per l’Unesco, è stato organizzato il concorso fotografico internazi-onale “Paesaggi della bellezza della provincia di Caserta” dal Museo di Arte Contemporanea e Cittadella dell’Arte Capua – Terra di Lavoro (MAC). La continuità del progetto fra le summer school e il concorso fotografico si esprime, at-traverso diversi linguaggi di ricerca scientifica e fotografica, e ha il comune obiettivo di valoriz-zazione il paesaggio di quello che dai viaggia-tori del XVIII secolo era definito il “Giardino del Mediterraneo”. La prof. Jolanda Capriglione, Assessore alla Cultura del Comune di Capua, e l’arch. Ales-sandro Ciambrone, direttore del MAC, ideatori e organizzatori della competizione, intendono far emergere, attraverso le immagini fotografiche dei partecipanti italiani e stranieri, la straordi-naria bellezza dei paesaggi della provincia ca-sertana e le sue infinite potenzialità. Moltissimi paesaggi dall’eccezionale valore storico, architettonico e naturalistico, infatti, non sono ancora stati messi a sistema in un network culturale e turistico che potrebbe generare un enorme indotto economico, come accade in molte altre parti del mondo. La competizione si articola in una sezione nazionale e in una inter-nazionale. I partecipanti sono liberi di scegliere il linguaggio e il soggetto fotografico. Saranno comunque preferite le foto di paesaggi, scon-osciuti o poco conosciuti, evocativi di storia, emozioni e ricchi di fascino. La commissione giudicatrice valuterà il numero di foto da esporre alla mostra e selezionerà le foto più significative, per le due sezioni. I vincitori riceveranno il “Premio fotografico Città di Capua” e due soggiorni gratuiti messi a disposizione dagli sponsors: l’Hotel Capys e il Plana Resort. I componenti della commissione, presieduta dal Sindaco di Capua dr. Carmine Antropoli, e costituita, fra l’altro, da storici dell’arte, architetti, paesaggisti, fotografi, artisti, light designers e registi provenienti anche

da Tunisi, Casablanca, Parigi, Teheran, Atene, New York e Buenavista (Messico) valuteranno le foto fra il 10 e il 19 settembre. Il 20 settembre la mostra fotografica sarà inaugurata nel bellissimo chiostro del ‘500 del MAC Capua. Vi aspettiamo!

1. LAYOUT ARCH. ROSSELLA BICCO2, 3. PIANO DI COMUNICAZIONE CAPUA, ARCH. LUDOVICO MASCIA4. MAC CAPUA - TERRA DI LAVORO (FOTO G. CUCCIARDI)5. MAC CAPUA - TERRA DI LAVORO (FOTO ARCH. L. MASCIA)

INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA “I PAESAGGI DELLA BELLEZZA DELLA PROVINCIA DI CASERTA”MAC CAPUA TERRA DI LAVORO SABATO 20 SETTEMBRE 2014 ORE 17:30Contatti: Arch. Alessandro Ciambrone, direttore artistico, www.macapua.it, [email protected]

1 2 3

4

5

Page 17: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

CLUB UNESCOCASERTA

CITTA’ DI CAPUA

Arch. Alessandro Ciambrone, Arch. Ludovico Mascia, Arch. Rossella Bicco (II Università di Napoli)

AAAAA

17CAPUA CITTA’ INTERNAZIONALE

istituzioni internazionali dell’arte contemporanea: Le Palais de Tokio a Parigi.

6, 7. Layout Marco Iorio8. Layout Maria Piccirillo9. Layout Alessandra Sepe10, 11. Tavole di design Arch. Ludovico Mascia

Il programma dell’Amministrazione della Città di Capua, guidata dal dr. Carmine Antropoli, è fortemente orientato a restituire a Capua quel ruolo di importanza internazionale che si riferisce al suo glorioso passato e alle tracce del Valore Universale Eccezionale che si legge ancora nelle architetture, nei paesaggi e nelle sue tradizioni immateriali della città. In tale direzione si muovono le attività dell’Assessore alla Cultura, Prof. Jolanda Capriglione, e del Museo Civico di Arte Contemporanea Capua – Terra di Lavoro. A giugno infatti sono state presentate le mostre “Capua verso l’Unesco” e “I Love Capua”, Esse rappresentano il risultato delle analisi e dei progetti degli studenti della Prof. Capriglione, dei corsi di “Estetica del Paesaggio” e “Design per la Moda” della SUN, seguiti dagli Arch. Alessandro Ciambrone e Ludovico Mascia. Gli elaborati della prima mostra riguardano un’attenta analisi dello Outstanding Universal Value, così come definito dall’Unesco, insito nel patrimonio culturale e architettonico di Capua, non solo ristretto ai confini cittadini, ma esteso all’enorme influenza che la città ebbe in ambito regionale, meridionale e mediterraneo. La seconda mostra, invece, si riferisce a oggetti di design capaci di promuovere l’immagine di Capua nel mondo, per esempio attraverso la vendita dei prodotti on-line. Fra le attività di cooperazione internazionale del MAC Capua, si segnala l’accordo siglato con il Museo di Arte Moderna di Dubrovnik, bellissima città inclusa nella lista del Patrimonio Mondiale. Fra le attività ipotizzate dall’accordo si prevede anche un eventuale gemellaggio fra la capitale croata e Capua. Un altro probabile agreement sarà firmato a settembre con una delle più prestigiose

6 7 10

9

9

11

8

Page 18: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

Pino Scotto, al secolo Giuseppe Scotto Di Carlo, è un cantautore rock e heavy-metal, un’icona del rock nazionale dalla voce potente e graffiante. Nato e cresciuto a Monte di Procida, ha com-inciato la sua carriera musicale a Napoli, per poi trasferirsi a Milano nel 1979, dove tuttora vive e lavora anche come conduttore TV (conduce “Database”, in onda su Rock TV). Ha inciso tanti dischi in gruppi come Vanadium e Fire Trails, e in seguito come solista, ottenendo sempre riscon-tri molto positivi che ancora adesso lo portano a girare l’Italia e l’Europa in tour. Il suo ultimo album, “Vuoti di memoria”, uscito nell’Aprile di quest’anno, è un affascinante intreccio tra canzoni d’autore e rock and roll, con 5 cover in italiano, 5 internazionali, e 2 inediti. ‘Informare’ lo ha incontrato in una pausa vacanziera sul litorale domitio-flegreo di cui è originario, in un’estate più che mai ricca di impegni live:

Pino, torni spesso da queste parti? concerti in programma?

“Abbastanza…sono stato qui in concerto lo scorso Maggio, ora credo di tornare per un altro live l’inverno prossimo, forse in Gennaio”.

invece prossimamente dove ti condurrà il tuo tour?“Prima in Sardegna, poi in giro per il Nord Italia, in seguito in Germania per circa 12 date. Sto in-cidendo un nuovo disco ogni 2 anni, quindi tra il lavoro in studio, le tournée, e il programma a Rock Tv sono sempre impegnato”.

Complimenti! Dischi, concerti, Rock TV…e rainbow Projects. Puoi dirci di cosa si tratta?

“E’ un progetto di beneficenza creato dalla Dot-toressa Caterina Vetro, al quale lavoro anch’io or-mai da tempo: raccoglie fondi per costruire case per i bambini orfani o vittime di abusi. Nasce nel 2011 con il nome “Rainbow Belize”, che è poi di-ventato “Rainbow Projects”, riguardando anche altri Paesi, come la Cambogia e il Guatemala, che sarà la priorità del 2015. Vogliamo contribuire a cambiare il futuro di tanti orfani di questi Paesi, io ci tengo a collaborare personalmente a questo progetto. Abbiamo un sito dettagliato e aggior-nato che permette di saperne di più e diventare parte attiva di quest’azione di solidarietà verso bimbi nati in luoghi difficili a cui purtroppo viene rubato il futuro…noi ci proponiamo di fare il pos-sibile per restituirglielo”.

rock e SoLidarieta’ targati naPoLi: Pino Scotto e rainBoW ProJectS

Ci complimentiamo ancora con Pino Scotto, augurandoci di rivederlo presto in concerto a Napoli. Chiunque voglia sapere qualcosa di più su “Rainbow Projects” e sostenere l’importante iniziativa può collegarsi al sito www.rainbowpro-jects.it

valeria [email protected]

Domenica 10 Agosto alle 19.30, nello spazio in cui verrà edificato il nuovo complesso parroc-chiale di Santa Maria del Mare a Pinetamare, si è svolta la celebrazione della posa e della ben-edizione della sua prima pietra, alla presenza del Parroco, Padre Antonio Palazzo, dell’ingegnere Massimo Sapio che ha progettato l’opera, dell’Arcivescovo di Capua Monsignor Salvatore Visco, e del Sindaco di Castel Volturno Dimitri Russo. Un evento emozionante durante il quale gli interventi delle personalità presenti si sono susseguiti uno dopo l’altro nella solennità di un momento che ha rapito l’attenzione di tutti. Pa-dre Antonio ha illustrato la nascita del progetto dicendo: “Da 10 anni si pensa alla costruzione di questo nuovo complesso parrocchiale…ab-biamo incontrato tante difficoltà burocratiche e l’opposizione della politica locale. Ma alla fine

ci siamo riusciti, grazie all’appoggio della Co-munità. Anche noi vogliamo fare la nostra parte e ridare al territorio la sua primitiva e naturale dignità. L’opera è finanziata coi contributi dell’8 per 1000 che i cristiani, nella denuncia dei redditi, destinano alla Chiesa Cattolica. Tutti potranno dire di aver contribuito alla sua realiz-zazione, materialmente affidata all’impresa dei fratelli Crispino, che si è impegnata a ultimarla in 30 mesi…poi bisognerà arredare i locali, sis-temare gli spazi esterni”. E di spazi, strutture e dimensioni dell’opera ha parlato con dovizia di particolari l’ingegnere Sapio, che ha presentato il progetto, lasciando poi la parola a Monsignor Visco, che ha per prima cosa esortato i fedeli a osservare la piantina del futuro complesso par-rocchiale, esteso per oltre 900 mq suddivisi in ambienti diversi in base alle esigenze della Comunità. Il Vescovo ha sottolineato quindi la differenza ma anche il collegamento impre-scindibile tra Chiesa, in quanto popolo di Dio, e chiesa (volutamente con la “c” minuscola), luogo fisico in cui i cristiani si riuniscono conclu-dendo: “Questo edificio che si costruirà è sim-

bolo di quello che noi siamo”. Il Sindaco Russo ha così chiuso gli interventi: “Questa è la prima opera pubblica di cui seguo l’inaugurazione e la realizzazione da quando sono stato eletto. La Chiesa è la seconda casa dei cittadini e ha un ruolo fondamentale nella formazione dei giovani: famiglia, scuola e Chiesa sono le 3 istituzioni essenziali per guidarli sulla via maestra della le-galità. I giovani hanno bisogno di spazio, come le scuole, e qui lo troveranno. La nuova Chiesa, malgrado l’imponente dimensione, lascerà inal-terato il contesto ambientale e sono sicuro che sarà visitata anche dai turisti, con il futuro porto e il Castello.” La benedizione della prima pietra della nuova Chiesa di Santa Maria del Mare cos-tituisce l’emozionante epilogo di un evento che ha sancito l’inizio di una nuovo pezzo di storia, la nascita di un’opera che sarà spazio fisico dell’anima, seconda casa di ogni fedele, insom-ma un luogo che diventerà caro e abituale per tanti abitanti di Pinetamare.

valeria [email protected]

La PoSa e La BenediZione deLLa Prima Pietra deL nuovo comPLeSSo ParroccHiaLe di Pinetamare

Page 19: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

ESTATE A PINETAMARE

Pinetamare non si vive solo d’estate. In tal senso, Agostino Marchesano, presidente dell’Ass. Commercianti e imprenditore inter-nazinale, ci svela in esclusiva i progetti per l’inverno e il piacere di aver visto una Pineta-mare positiva nell’appena trascorsa stagione estiva.

Sto aspettando dei preventivi per mettere a Piazza del Gabbiano la pista di pattinaggio sul ghiaccio al coperto 40mx20m e dei vari gazebo intorno che venderanno articoli di Natale. All’85% dal 26-27 novembre fino al 6 gennaio sicuramente ci sarà questa novità a Pinetamare. Inoltre, faremo il Natale e l’ultimo dell’anno in piazza.

L’estate a Pinetamare ha riscosso grande successo. Dal punto di vista dei commerci-anti, c’è soddisfazione?Facciamo un lavoro di pubblicità enorme: su Radio Kiss, sul vostro periodico, 50.000 vol-antini, 23 6mx3m, Facebook a tappeto. Essendo il quarto anno sta diventando un punto di riferimento. Dall’anno prossimo dovrebbe essere una sagra ufficila della Cam-pania. C’è l’abbinamento tra bambini, famiglie e ragazzi. Tutti i commercianti hanno lavorato con tranquillità e l’intento di accogliere sem-pre più persone a Pinetamare sta riuscendo alla grande.

Le associazioni a Pinetamare hanno un ruolo sempre da protagonista... Le associazioni nascono perché eravamo in difficoltà. Cerchiamo di rendere migliore il ter-ritorio. Oggi con un’amministrazione comu-nale che ci favorisce, riusciamo a registrare dati positivi e noi troviamo sempre un buon riscontro da parte loro.

Da imprenditore internazionale qual è, lei investirebbe su questo territorio?Ho sempre investito con il cuore qui a Pineta-mare ma da imprenditore la vedo male. Vorrei fare tanto per portare Pinetamare ai fasti di 40 anni fa. Era un spettacolo stare qua. Lavor-eremo per raggiungere questo obiettivo.

f.c.

È stata una lunga estate quella di Pine-tamare, capace di entusiasiasmare bam-bini, famiglie e ragazzi d’ogni età. Quanto organizzato dall’amministrazione comunale, dall’Associazione I Love Pinetamare e dall’Ass. Commercianti ha permesso al luogo di riscon-trare risalto mediatico e grande affluenza di persone. Giuseppe Ammaliato e Francesco Pezone, rispettivamente Presidente e Vice-presidente dell’Ass. I Love Pinetamare, ci hanno rilasciato in esclusiva un’intervista nella quale esprimono la loro soddisfazione per l’estate appena trascorsa e i progetti in cantiere per rendere Pinetamare un posto migliore.

Innanzitutto vi chiedo di tirare le somme di quest’estate a Pinetamare, quindi inevitabil-mente andando a parlare anche dell’August Fest.Siamo assolutamente soddisfatti. Il ritorno di complimenti che abbiamo ricevuto ha amplia-mente compensato gli sforzi fisici e di tempo. L’Associazione I Love Pientamare non è spe-cializzata nell’organizzazione di eventi ma ci ab-biamo tenuto a creare l’August Fest con l’Asso. Commercianti perché oltre a dare un risalto di immagine al territorio, corona quello che è un anno di lavori di ILP che si occupa del decoro urbano e di incentivare l’immagine del pos-to. Per noi è una questione di orgoglio che si parli dell’August Fest con un risalto regionale. Per fortuna si comincia a parlare di Pinetamare anche per le sue cose positive.

Data la forte risonanza dell’August Fest, perché non pensare di organizzare eventi di questa portata nel corso di tutto l’anno? Dipendiamo dal clima. Le manifestazioni che or-ganizziamo noi sono totalemente autofinanziate e, organizzare eventi onerosi nel periodo inver-nale con il rischio che il finanziario della festa possa essere compromesso dal clima, è molto

pericoloso. Inoltre non possiamo contare sui finanziamenti del Comune perchè, essendo loro in dissesto economico, fino al 2017 non possono muovere neanche un cen-tesimo. L’amministrazione, la polizia, i carabi-nieri vanno comunque ringraziati per il supporto che ci danno.

Si riesce a fare una stima di persone accorse all’August Fest?Siccome è una festa aperta al pubblico, quindi gratis, è molto difficile fare una valutazione. Tuttavia, abbiamo contato circa 100.000, un media di 10.000 persone al giorno e a Ferra-gosto erano molte di più.

Quali sono i prossimi progetti in cantiere? A breve termine le giornate ecologiche e il recu-pero e il decoro di Pinetamare. Inoltre, intendi-amo recuperare il campo verde che si trova nei pressi della villetta: recuperando quel campetto lo terremo aperto al pubblico e permettere ai ra-gazzi di poterci giocare quando si vuole. Attendiamo una risposta dal Comune per avere in affidamento il bene confiscato alla camorra presente al Parco delle Rose per creare una ludoteca, un dopo-scuola per bambini e adolescenti.

La Vs Associazione ha riscontrato forte suc-cesso tra gli abitanti di Pinetamare, che ormai non si sta più ai soliti ignobili luoghi comuni…Si sono resi conti che siamo i primi a rimbocca-rci le maniche e lavorare sul luogo. Abbiamo la fortuna un direttivo apolitico anche se siamo at-tenti agli sviluppi della politica. Vogliamo essere di stimolo, collaborativi a questa amministrazi-one. A Pinetamare si sta risvegliando il senso di appartenenza anche grazia all’Associazione I Love Pinetamare.

Serve l’associazionismo per smuovere un po’ le acque in questo territorio?Noi ci siamo svegliati un po’ troppo tardi e non saprei se servono le associazioni per rivoluzion-are le cose. Posso dire che il clima è cambiato sicuramente e non approfittare di questo periodo di positività sarebbe un errore mador-nale. Oggi c’è una fiducia che prima non c’era. Bisogna amare il proprio territorio. Ci sono tanti criticoni che però non si sporcano le mani. Noi siamo affiatati, umili e lavoriamo insieme per la collettività.

fabio corsaro

100.000 PERSONE ALL’AUGUST FEST...CHE ENTUSIASMO!

PRONTO UN ICE PARK PER L’INVERNO

13

ESTATE A PINETAMARE: IL RINGRAZIAMENTO

DI UN CITTADINO

L’estate 2014 a Pinetamare è stata una delle più piacevoli degli ultimi 15 anni. Chi ha tras-corso tutto il periodo nella località in cui risiede ha potuto godere appieno di un mare quasi sempre ottimo, lidi oramai attrezzatissimi e tanti eventi che hanno allietato la stagione.

Un ringraziamento va all’Associazione I Love Pinetamare e l’Ass. Commercianti che, oltre a garantire l’organizzazione di quasi tutti gli eventi, hanno messo a disposizione un servizio di Security di prim’ordine, garantendo la sicurezza di tutti i villeggianti e residenti.Non sarà facile replicare la quantità e qualità degli eventi di quest’anno. A Pinetamare in estate ci si diverte, e soprattutto lo si può fare in tutta sicurezza ed a tutte le età; una vacanza che dura 3 mesi è una realtà.

giuseppe caprio

19

Page 20: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

Grazie alla liberalità e il mecenatismo della principessa Orietta Caracciolo di Melissano è stato possibile restaurare e recuperare sei docu-menti cartacei, scritti tra il 1522 e il 1529, che ricostruiscono parte delle intere vicende messi-cane.L’ulteriore eccezionalità dell’intervento è costi-tuita dal fatto che in tutti i documenti è chiara-mente visibile la firma autografa del sovrano Carlo V, considerato il fondatore dell’Europa. Una cartellina blu mare, leggermente sbiadita, è riuscita, nonostante i secoli, a proteggere i sei documenti inediti partiti dalla segreteria per-sonale di Carlo V e diretti al Conquistatore del Messico, Hernan Cortés, che conquistò anche tutto il territorio dell’antico regno azteco in nome asburgico e della religione cattolico-romana, dando vita all’attuale Messico. Grazie a recenti studi, è stato possibile ricostruire le vicende che hanno portato eccezionalmente a Napoli i sei scritti, detti anche ‘cortesiani’ in on-ore del Conquistatore, in quanto conservati, fino al 1924, nell’Archivio dell’Ospedale del Gesù di Città del Messico.L’importanza di questo insieme di documenti, era già nota da tempo alla Nazione Messicana. Il governo federale, infatti, ne aveva riconosciuto la proprietà privata a favore di Giuseppe Pigna-telli, duca di Terranova, verso la fine del 1923 e l’avvocato Orvananos, procuratore in Messico della famiglia Pignatelli, diede l’incarico di esaminare l’Archivio al professor Francisco Fernandez del Castillo: lo studioso trovò al suo interno sei documenti che ritenne impor-tantissimi e di grande valore storico sia per il Messico che per la famiglia Pignatelli. Fu deciso, quindi, di spedirli in Italia al princ-ipe Diego Pignatelli con la valigia diplomat-ica tramite l’ambasciata italiana di Città del Messico. Il Ministero degli Esteri affidò al prefetto di Napoli il compito di recapitare il prezioso carico al destinatario finale, dove giunse il 1 giugno 1924. Finalmente, presso la Sala Filangieri dell’Archivio Storico di Napoli, è stato recentemente presentato il restauro dei sei documenti “cortesiani” che sono anche testimonianze fondamentali riguardanti la vita e l’operato di Hernàn Cortés, colui che, proprio a seguito degli ordini di Carlo V, es-plorò le terre appena raggiunte da Cristoforo Colombo e, all’epoca, ancora considerate come diramazioni delle Indie Orientali.

“YO EL REY”GLI SCRITTI DEL ‘500 TRA CARLO V E HERNAN CORTÉSPresentazione internazionale del restauro di sei documenti originali presso l’Archivio di Stato di Napoli

la redazione

foto di francesca pignatelli

All’evento internazionale sono intervenuti: Minguel Ruiz-Cabañas Izquierdo, ambas-ciatore del Messico in Italia, David A.Olivera, Consigliere dell’ambasciata del Messico presso la Santa Sede, Giovanni Muto, Prof. di sto-ria moderna presso la Federico II di Napoli, la Prof.ssa Maria Luisa Storchi, soprintendenza archivistica della Campania, la Prof.ssa Imma Ascione, direttrice dell’Archivio di Napoli, con la moderazione curata dalla Prof.ssa Pinarosa Cerasuolo Rocco.Grazie a questo primo incontro è stato pos-sibile portare a conoscenza di molte persone una parte rilevante di Storia del ‘500 attraverso documenti unici che consentono di sviluppare prospettive diverse ma basate su dati certi.Grazie al lavoro della direttrice dell’Archivio, Imma Ascione, e al sostegno di Orietta Carac-ciolo di Melissano, si è dato il via a quello che potrebbe essere un progetto per avvicinare i giovani alla Storia: è attraverso la memoria che saremo capaci di progettare il nostro futuro.

Ci è stato comunicato che a breve seguiranno ulteriori incontri di approfondimento. Oltre a ringraziare la principessa Caracciolo di Melissano per l’invito, saremo ben lieti di parte-cipare e dare continuità ad un’iniziativa unica e preziosa.

l’ambasciatore izquierdo e la dott.ssa ascione

la principessa caracciolo con l’ambasciatore izquierdo ed il cosigliere david a.olivera

20

Page 21: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

NSB Contatti: Phone: 331 2114736

Mail: [email protected]

COMUNICATO STAMPA

Come un sogno che diventa realtà il progetto video fotografico NSB – Naples Street Ballet è l’insieme degli scatti realizzati dal fotografo Mario Iovinella e dei video realizzati dal videomaker Simone Puziello con la collaborazione artistica di Suania Acampa. Nato dall’unione delle passioni di tre creativi, NSB – Naples Street Ballet non è la tipica espressione fotografica attraverso cui la danza accademica viene mostrata, ma si pone come aggregazione di due culture apparentemente in antitesi tra loro: la street art e il balletto.

Il progetto è un insieme di ritmi, musica, corpi aggraziati e forti perfettamente miscelati tra loro che danno origine ad un' atmosfera unica nella città più street d’Italia: Napoli, che è anche la scenografia ideale per tutte le ballerine coinvolte. Il progetto video fotografico, appena nato e completamente autofinanziato dai tre fondatori, sta esplodendo grazie all'aiuto dei social media e sta già diventando un enorme fenomeno collaborativo che propone ogni giorno nuovi video e nuovi scatti. Le ballerine che hanno posato e che poseranno per il progetto non appartengono a compagnie di balletto nazionali, in quanto le immagini non hanno il fine di mettere in risalto la perfezione accademica, piuttosto quello di cogliere l'emozione della ballerina classica inserita nel contesto urbano della città di Napoli. Inoltre forza e bellezza , che sono le due caratteristiche principali della città partenopea, sono anche i due elementi distintivi di un tersicoreo.

La danza è un'arte che ha radici forti ed antichissime, è la prima forma espressiva che l'uomo abbia mai sperimentato e conosciuto con il suo corpo. Attraverso la danza l’uomo mostrava emozioni, stati d'animo, corteggiava, narrava; utilizzava la danza per per comunicare, descrivere esperienze di vita, esorcizzare la natura, richiedere la benevolenza degli Dei. Dunque la danza è nell’uomo e, al contrario di quanto si crede, non è circoscritta al teatro ma è perennemente in stretta correlazione con l’ambiente in cui si sviluppa, ed è questo il principio fondamentale che ha spinto Suania Acampa ad insistere sul progetto.

Infine, NSB - Naples Street Ballet non mira solo ad essere un prodotto artistico d’eccezione ma vuole prosi come appello alle istituzioni napoletane a non sottovalutare la professione del danzatore che è fatta di studio costante e serio, di fatica, di impegno e di forza di volontà. E’ un’arte che interessa sempre più giovani ma che è sempre meno tutelata.

NSB Contatti: Phone: 331 2114736

Mail: [email protected]

COMUNICATO STAMPA

Come un sogno che diventa realtà il progetto video fotografico NSB – Naples Street Ballet è l’insieme degli scatti realizzati dal fotografo Mario Iovinella e dei video realizzati dal videomaker Simone Puziello con la collaborazione artistica di Suania Acampa. Nato dall’unione delle passioni di tre creativi, NSB – Naples Street Ballet non è la tipica espressione fotografica attraverso cui la danza accademica viene mostrata, ma si pone come aggregazione di due culture apparentemente in antitesi tra loro: la street art e il balletto.

Il progetto è un insieme di ritmi, musica, corpi aggraziati e forti perfettamente miscelati tra loro che danno origine ad un' atmosfera unica nella città più street d’Italia: Napoli, che è anche la scenografia ideale per tutte le ballerine coinvolte. Il progetto video fotografico, appena nato e completamente autofinanziato dai tre fondatori, sta esplodendo grazie all'aiuto dei social media e sta già diventando un enorme fenomeno collaborativo che propone ogni giorno nuovi video e nuovi scatti. Le ballerine che hanno posato e che poseranno per il progetto non appartengono a compagnie di balletto nazionali, in quanto le immagini non hanno il fine di mettere in risalto la perfezione accademica, piuttosto quello di cogliere l'emozione della ballerina classica inserita nel contesto urbano della città di Napoli. Inoltre forza e bellezza , che sono le due caratteristiche principali della città partenopea, sono anche i due elementi distintivi di un tersicoreo.

La danza è un'arte che ha radici forti ed antichissime, è la prima forma espressiva che l'uomo abbia mai sperimentato e conosciuto con il suo corpo. Attraverso la danza l’uomo mostrava emozioni, stati d'animo, corteggiava, narrava; utilizzava la danza per per comunicare, descrivere esperienze di vita, esorcizzare la natura, richiedere la benevolenza degli Dei. Dunque la danza è nell’uomo e, al contrario di quanto si crede, non è circoscritta al teatro ma è perennemente in stretta correlazione con l’ambiente in cui si sviluppa, ed è questo il principio fondamentale che ha spinto Suania Acampa ad insistere sul progetto.

Infine, NSB - Naples Street Ballet non mira solo ad essere un prodotto artistico d’eccezione ma vuole prosi come appello alle istituzioni napoletane a non sottovalutare la professione del danzatore che è fatta di studio costante e serio, di fatica, di impegno e di forza di volontà. E’ un’arte che interessa sempre più giovani ma che è sempre meno tutelata.

Situata a nord di Varsavia, la cittadina polacca di To-run è suggestiva ammirarla al tramonto, entrando in città, attraverso un belvedere, che si apre al di là di un fitto parco, meta di tanti sposi che vogliono immorta-lare il loro momento più bello sulle rive della Vistola, con lo sfondo dei seducenti colori della città. A Torun si possono incontrare tanti giovani che frequentano l’Università “Nicolò Copernico”, contribuendo ad au-mentare la popolazione locale (ogni sei cittadini infatti c’è uno studente). Le leggende non mancano in ques-to luogo che è già di per sé magico. Ce n’è una che ricorda come furono allontanate le tante rane, che invasero la città, da un certo Ivo che, suonando il violino, le portò fuori dall’abitato. In ricordo vi è una statua accanto all’antico municipio della città vecchia, che riproduce il giovane barcaiolo, il flisak e le sue rane. Nella piazza del Mercato c’è poi il monu-mento a Nicolò Copernico e sempre qui si può am-mirare il palazzetto “Alla Stella”, un esempio valido di stile barocco, dove soggiornò il noto umanista italiano Filippo Buonaccorsi, detto Callimaco. A ben ragione nel 1997 l’Unesco ha inserito la città medievale di To-

run nella lista del patrimonio mondiale dell’umanità. Per maggiori informazioni si può consultare il sito dell’ Ente Nazionale Polacco per il Turismo: www.polonia.travel/it. Siamo nel luogo di nascita di Copernico, il ge-niale astronomo padre della teoria eliocentrica. Nella sua casa, trasformata oggi in museo con gli arredi del tempo, non si potrà fare a meno di visitare la mostra “World of Torun Gingerbread”, collocata nei sotter-ranei del palazzo e il laboratorio “piernikarskiego”, dove sarà possibile per i visitatori preparare personal-mente, sotto l’attenta guida di Olga, il tradizionale pan di zenzero, utilizzando gli antichi stampi di legno. La cucina polacca in generale è sostanziosa, a base di dense minestre e salse, abbondanti quantità di pa-tate e gnocchi, molta carne e poche verdure e tanti tanti dolci da leccarsi i baffi, come il dolce del Papa, la “kremowka” che, se si è fortunati, si può trovare nelle pasticcerie più accorsate. Il perché è presto detto: San Giovanni Paolo II era di Wadowice e quando nel giugno del 1999 ritornò nella sua cittadina natale si lasciò prendere dalla nostalgia dei ricordi. Comin-ciò da quel giorno la fortuna del kremowki”. Gli aromi caratteristici dei piatti caldi sono aneto, maggiorana, semi di cumino e funghi selvatici; tra i piatti che si ri-trovano più facilmente vi sono “bigos”(crauti e carne) e “barszcz”(minestra di barbabietole rosse). Le pi-etanze si potranno assaporare accanto a dell’ottima birra o della vodka al ristorante Jan Olbracht, come anche all’Hotel 1231, che prende il nome dalla data di fondazione della città. Risale infatti al XIII secolo, quando i Cavalieri Teutonici trasformarono la città in uno dei loro avamposti. Per la sua strategica posizione geografica sulle rive della Vistola, divenne, poi, un im-portante porto anseatico intorno al 1280, raccogliendo ricchezze che permisero la costruzione degli eleganti

edifici gotici visibili ancora oggi come la splendida chiesa della Santissima Vergine Maria. Degna di nota è poi la Chiesa di San Giovanni, la più antica di To-run, diventata nel 1992 cattedrale, al cui interno si può ammirare il fonte battesimale gotico dove, secondo la tradizione, sarebbe stato battezzato Copernico e dove è esposto l’inginocchiatoio di San Giovanni Paolo II. In questi giorni grande interesse ha suscitato la VI edizione del Festival Internazionale “Bella Skyway”, che ha trasformato la cittadina anseatica, attraverso giochi di luce, in un enorme laboratorio sperimentale. Per cinque giorni alcune costruzioni effimere sono di-ventate parte del paesaggio urbano, mentre alcune facciate degli edifici si sono trasformate in schermi cinematografici 3D. Il direttore di Bella Skyway Fes-tival targato 2014 è stato Krystian Kubjaczyk, mentre a curare la regia è stato Mário Jorge da Câmara de Melo Caeiro. Nella principale via di Torun, punto di incontro per tutti i visitatori, è stata ospitata - per la prima volta in Polonia - un’ importante installazione di luci del gruppo dell’artista salentino Luciano Mariano, che catturando i segreti e i misteri della luce, ricrea la sua magia nelle piazze e nelle vie delle città di tutto il mondo. Quest’anno con la “Galaxy Gallery” è stata illuminata la notte di Torun, grazie ad un allestimento barocco, che ha permesso, agli oltre 300 mila visita-tori, di entrare come in una navata centrale di una chie-sa, fatta di sessantamila lampade e centosettantamila micro lampade scintillanti, attraverso un gigantesco portale luminosissimo e dagli effetti speciali. Le lumi-narie sono una vecchia tradizione meridionale, nata per l’ illuminazione stradale e rappresentano oggi un approccio innovativo di tale nostro glorioso passato.

Harry di Prisco

aLLa ScoPerta di torun SuLLa Scia di miLLe Luci

Page 22: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

22

Dal 1 al 10 agosto si è svolta la Route nazionale: 30.000 ragazzi dell’ Agesci (Associazione guide e scout cattolici italiani) tra i 16 e i 21 anni hanno per-corso le strade del coraggio di Italia, per poi ritrovarsi dal 7 nel parco naturale di San Rossore (PI). Ci parli della manifestazione.La Route nazionale Agesci, la terza dopo quelle de La Mandria in Piemonte nel 1975 e ai Piani di Pez-za in Abruzzo nel 1986, coinvolge i rover e le scolte, cioè gli scout tra i 16 e i 21 anni. Questa “branca” ha come proprie caratteristiche la strada e il servizio e infatti la Route, dopo una preparazione di un anno sui territori di provenienza, si è suddivisa in una prima fase in cammino su 456 percorsi diversi di 6 giorni in tutte le regioni, e la fase di campo fisso, la “città delle tende” a San Rossore. In entrambe le fasi si sono vis-suti momenti di condivisione, preghiera e riflessione, profonde e allegre nello stile scout. Si è camminato al passo del più lento, condividendo cibo, acqua e idee. Non lasciando indietro nessuno, anche scout disabili. Poi a San Rossore si sono svolti centinaia di seminari e tavole rotonde, con la partecipazione di esperti es-terni come don Luigi Ciotti, la presidente della Cam-era Laura Boldrini, l’ex presidente della Consulta Ugo De Siervo, esponenti dell’antimafia sociale campana come Peppe Pagano, Simmaco Perillo e Valerio Tag-lione.

“coraggio” è stata la parola chiave di questa mani-festazione: il coraggio come valore guida per in-dirizzare i giovani a percorrere la “strada” della legalità e dell’impegno civile, affinché possano ve-dere migliorato il proprio futuro. da qui la nascita della carta del coraggio, il documento che è stato redatto dagli scout che hanno partecipato alla route, in cui i ragazzi dichiarano di svolgere inizia-tive concrete di cittadinanza attiva e avanzano alle istituzioni delle proposte per migliorare insieme. Le chiedo dunque se è ottimista affinché Stato e chiesa mostrino lo stesso coraggio mettendosi in discussione e se ha già ricevuto delle risposte positive da parte delle istituzioni. Il fatto che il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, e il presidente del Consiglio, Matteo Ren-zi, abbiano accettato di ricevere direttamente nelle proprie mani la Carta del coraggio è sicuramente un segno di attenzione. Entrambi hanno ringraziato per il prezioso contributo dei ragazzi e assicurato che ne ter-ranno conto. Ora però tocca ai territori e alle ammin-istrazioni locali e lì sarà più difficile. Ma il lavoro è già cominciato nella fase di preparazione della Route con la realizzazione delle azioni di coraggio, spesso in rap-porto con la politica e la chiesa locale. E poi gli scout hanno dimostrato di voler davvero essere protagonisti del loro tempo e del loro territorio. Non si potrà far finta di niente. Il rischio sarebbe perdere energie pulite e convinte.

uno dei tanti temi su cui gli scout si sono con-frontati è stato il dramma della “terra dei fuochi”, con l’intervento anche di don maurizio Patriciello. Per quanto il fenomeno mediatico sembra essersi spento, “avvenire” continua ad impegnarsi con as-siduità su tale fronte. in che modo pensa che la sit-uazione attuale possa migliorare e cosa invece può fare un giovane, o meglio un cittadino, di concreto in questo senso?

Purtroppo il fenomeno dei roghi di rifiuti, pur calato, è ancora drammaticamente presente, mentre continu-ano ad emergere dal terreno sversamenti di “veleni” dei decenni passati. Per questo è fondamentale tenere alta l’attenzione e proseguire negli interventi di con-trasto e di risanamento che grazie al coordinamento del commissario antiroghi Donato Cafagna stanno dando dei buoni risultati. Ma serve continuità e poten-ziamento di uomini, mezzi e fondi, spendendo in fretta e bene, per evitare che anche le bonifiche finiscano in mano ad affaristi e camorra. Su questo, come hanno ben capito gli scout di Afragola, è fondamentale il ruolo dei cittadini, soprattutto i giovani, come sentinelle del territorio ma anche protagonisti di azioni concrete e di educazione, come intendono fare in collaborazione con l’amministrazione comunale. E proprio questo è il passo decisivo, il “coraggio di essere cittadini”, non solo di denuncia, ma veri protagonisti del presente per un futuro migliore.

questi giorni sono trascorsi all’insegna dei valori cristiani di condivisione, responsabilità e sacrificio per il prossimo. Secondo lei quanto è importante la chiesa e in generale la morale cristiana per la formazione dei più piccoli, e quale rinnovamento auspica nell’ is-tituzione ecclesiastica per scuotere le coscienze e avvicinarsi di più ai giovani?

Credo che la strada indicata da Papa Francesco di us-cire dalle chiese per camminare nelle periferie, geogra-fiche e umane, sia quella vera e vincente, è il Vangelo. È quello che mi hanno confermato gli scout con cui ho

“giovani È giunta L’ora, È giunto iL momento di eSSere ProtagoniSti deL noStro temPo”

camminato sui sentieri della Route. Capaci di mettere in pratica con spontaneità e gioia la parola “servizio” ma anche di ascoltare, ri-flettere, meditare sulla “Parola” di Dio e da essa prendere il senso da dare alla loro vita. La telefonata di Papa Francesco al termine della Messa e la pre-senza non formale del presidente del cardi-nale Bagnasco e di

quattro arcivescovi mi sembra che confermino questa strada. La Chiesa può fare molto e già lo fa da tempo soprattutto in territori difficili come il vostro. Certo ci saranno come sempre resistenze, ma ormai il cambia-mento è realtà, ben rappresentato dai 30mila scout di San Rossore.

tra tutti i bei momenti passati durante la route, qual è stato quello più emozionante e soddis-facente per lei?

È veramente difficile rispondere. Sicuramente mi restano negli occhi i 30mila fazzolettoni che roteano nell’aria alle note del canto della Route “È giunta l’ora, è giunto il momento di essere protagonisti del nostro tempo”. E poi rimettere al collo il mio fazzolettone, “re-duce” della Route del 1986 ai Piani di Pezza. Il cam-mino e la condivisione coi ragazzi e le ragazze dei clan coi quali ho percorso i sentieri della Route. Il semplice e vero sostegno agli scout disabili (ho un figlio disabile grave). E anche la telefonata del mio figlio più grande Francesco (un altro, Filippo, era alla Route e il più pic-colo, Tommaso al campo di reparto) che mi ha annun-ciato l’intenzione, dopo l’imminente laurea in ingegne-ria, di tornare a fare il capo scout. Già, come diciamo noi col fazzolettone, “semel scout semper scout”, una volta scout sei sempre scout. San Rossore è e sará così. Sempre.

Ringrazio Toni Mira per la sua cordialità e per l’impegno che ha rivolto in questa iniziativa per i giovani.Ora le importanti testimonianze dei veri protagonisti della Route: gli scout.Mattia, 17 anni di Padova, parla della “promessa scout” di mostrarsi validi agli occhi dell’ Italia, dimos-trare che i giovani vogliosi di fare sono tanti in contrap-posizione con lo stereotipo che la società ha su noi.Salvatore, 18 anni di Aversa, ha spiegato i momenti di riflessione, divisi in Capitoli, durante cui si affron-tavano tematiche territoriali e sociali, e come le con-clusioni che ne derivavano andassero a costituire le basi per la Carta del Coraggio. Ogni clan ha scelto un proprio portavoce che partecipasse alla realizzazione della Carta, come Jacopo, 19 anni Alfiere del gruppo di Aversa, che descrive la sua personale esperienza “po-litica” di collaborazione proficua con sconosciuti, del modo pacifico in cui si sono discusse idee e interventi dei 30000 scout, riuscendo a mettere tutti d’accordo.Flavia, 19 anni di Afragola, ha esposto le belle at-tività realizzate dal suo clan per sensibilizzare i loro coetanei (e non solo) sul tema della Terra dei fuochi: “siamo diventati eco-volontari, andando porta a porta a spiegare come si svolge la raccolta differenziata e ricordare i numeri verdi utili; inoltre abbiamo collabo-rato con l’ associazione “Libera” aiutando a smistare e regalare pesche, provenienti da un terreno confiscato alla camorra.E come atto più grande vorremmo non solo informare la città, ma anche creare un piccolo giardino dei gi-usti. Un giardino per ricordare le vittime della Terra dei fuochi.”

C’è solo da imparare da questi ragazzi. Semplice-mente giovani che hanno imparato che basta poco per essere produttivi in questa società, in questo sis-tema a cui siamo abituati a dare le colpe di tutto. E’ giunto il momento che ognuno di noi, senza puntare di continuo il dito contro il prossimo, cacci lo stesso CORAGGIO, il coraggio di essere cittadini.

fulvio mele

intervista ad antonio maria mira

toni e matteo

Page 23: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

23

A Napoli lo svolgersi della Notte Bianca Dei Libri e Della Cultura, sviluppatasi nell’ambito dell’iniziativa Parti con un libro, ha risvegliato un profondo interesse per l’importanza del turismo culturale in Città. La manifestazione, voluta dal comune di Napoli - Assessorati alla cultura ed alle attività produttive - e realizzata come as-sociazione dei librai, CNA ed Ascom Confcom-mercio, ha previsto un orario di apertura straor-dinario sino alle 24. Il buon esito della serata ha testimoniato il risveglio culturale di una città che è sempre più viva sotto il profilo letterario e che vuole lanciare un messaggio forte e deciso contro gli stereotipi che da anni mortificano la città. La scrittrice Vincenza Alfano ha consid-

erato il grande interesse per l’evento come il ritorno di un nuovo rinascimento napoletano, è una nuova esigenza che nasce tra i cittadini partenopei ancora una volta proiettati alla con-oscenza. Non è una novità che la cultura e più in generale l’ambito dei beni e servizi culturali hanno un effetto moltiplicatore sull’economia e, soprattutto in una città come Napoli, è a tutti gli effetti un settore produttivo. A questo prop-osito l’Assessorato ai Beni Culturali e Turismo della Regione Campania ha fortemente voluto e finanziato il progetto “Viaggio in Campania, sulle orme del Grand Tour” che consiste in nove mesi di eventi, mostre, itinerari ed escursioni, un programma ricchissimo che ripropone in chiave

L’eState deLLa cuLtura neLLa città di naPoLi.

moderna il viaggio di formazione settecentesco, che vide musicisti, filosofi, poeti, pittori celebra-re il sud, la sua arte e la sua storia. Il grande progetto, attivo da Aprile a Dicembre 2014 of-fre oltre duecento siti - tra musei, chiese, parchi archeologici, parchi naturalistici e luoghi di inter-esse - inseriti in nove itinerari che coprono quasi per intero la regione e che accanto ai grandi attrattori, come Napoli, Pompei, il Vesuvio o la Reggia di Caserta, promuoveranno le zone in-terne con i loro tesori. Un’offerta che migliora la fruizione dell’enorme patrimonio esistente, e che permette ai turisti di crearsi un viaggio su misura, seguendo le proprie emozioni e i propri gusti. 9 itinerari articolati in 39 percorsi temat-ici comprendenti un totale di oltre 200 musei, monumenti, siti archeologici e naturalistici da visitare con la Grand Tour Card. Fino a Dicembre i turisti italiani e stranieri potranno conoscere le tante bellezze archeologiche, artistiche, storiche e naturalistiche della Campania, vivendo una vera e propria esperienza emozionale. Non solo economia; ma dal punto di vista sociale il progressivo allargamento del turismo culturale assume grande importanza quale indicatore dell’aumento del benessere della comunità. In-somma l’estate culturale nella città di Partenope non ha avuto nulla da invidiare alle grandi città d’arte italiane ed europee; sono stati settanta-due giorni di spettacoli, musica, letture, mostre, destinate ai napoletani e ai turisti che hanno trascorso in città il periodo estivo.

Suania acampa

toni e matteo

Page 24: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

24

Fotografare il viso di una città, i suoi occhi, il suo naso, la sua bocca, sembra una cosa impossi-bile da credere, invece un giovane napoletano ci è riuscito: Vincenzo De Simone.De Simone, studente di psicologia, è riuscito a far partire il progetto “Humans of Naples – Gen-te di Napoli”, una ricerca etnologica che mira a cogliere le miriadi di sfaccettature che compon-gono questa città. Una persona invia una pro-pria foto, accompagnata da una riflessione su Napoli, e così diventa un tassello del mosaico che ci mostra il vero volto della città. Noi di IN-FORMARE siamo riusciti ad incontrare Vincenzo De Simone, il quale ci ha rilasciato un’intervista esclusiva.

come è nata l’idea di Humans of naples?“La gente di Napoli – Humans of Naples”, nato sulla scia di un format già ideato per la città di New York da Brandon Staton e portato avanti con gran successo, vuole raccontare la realtà so-ciale e culturale di Napoli, costruendo un filo nar-rativo attraverso le foto di una persona che rilas-cerà un proprio pensiero su Napoli e sull’essere napoletani. L’idea di importare un progetto del genere e di riadattarlo alla mia città mi ha sempre affascinato, proprio perché Napoli è la città più contraddittoria del mondo. Il progetto può cos-tituire una straordinaria possibilità per “la gente di Napoli” di essere finalmente altro rispetto agli stereotipi che la affliggono e può essere in grado di cogliere e di raccogliere in una città dalle mille sfaccettature sociali la realtà effettuale attraverso la chiarezza e la semplicità incontestabile di una

fotografia.”

In cosa si differenzia dal Format originale? cosa possiamo mostrare in più rispetto alla grande mela?“Il progetto mira a promuovere la rinascita del territorio attraverso i volti e gli sguardi dei suoi abitanti. Si contraddistingue da “Humans of New York” per due semplici motivi: non è soltanto un progetto fotografico ma è anche l’espressione di quello che i napoletani hanno dentro, la vera voce di Napoli. Inoltre è volto a fini di conoscen-za e di studio dove tutti possono contribuire: un progetto creato per i cittadini di Napoli, fatto dai cittadini di Napoli.”

“Humans of naples” è una ricerca sociologi-ca. Qual è il fine di questo progetto?“Con questo ambizioso progetto si possono raggiungere molti obiettivi. Limitare o spero, in-genuamente, di eliminare pregiudizi e stereotipi su Napoli e sui napoletani. Dare un qualcosa di positivo alla città e al nostro territorio. Nei pen-sieri non si trovano solo aspetti positivi ma anche

miLLe voLti di un città: ce ne ParLa vincenZo de Simone.

negativi, quindi non è per nulla un progetto puramente parten-opeo. L’indagine so-ciale emergerà dallo studio dei pensieri raccolti e si avrà una visione di quello che i napoletani pensano realmente della pro-

pria città, di quale idea cercano di dare a chi conosce Napoli solo dalle notizie dei media e dei sentimenti contrastanti che si evincono giorno per giorno negli animi di noi napoletani.”

tante foto per creare un’unica immagine, un emblema di etnicitá. in cosa consiste, sec-ondo te, l’etnicità napoletana?“Credo che sia la ferrea volontà di voler su-perare ogni avversità, magari mascheran-do l’inquietudine e l’amarezza con un sor-riso. Il grande coraggio, lo spirito di iniziativa e l’immensa gioia di vivere la vita comunque essa sia, velato di magica ironia.”Così Vincenzo De Simone è riuscito a fotogra-fare la nostra città. Non si vede il Vesuvio, Non si ammira il mare e non c’è la solita posa da carto-lina ma, in compenso, ci sono i volti e i pensieri delle persone che fanno vivere e rappresentano la città….il vero volto di Napoli.

Salvatore de marco

Page 25: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»
Page 26: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»
Page 27: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

streetmob

Page 28: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

28

Per info:

www.seddiocialde.comANTONIO Cell: 393 1303640 - Tel: 0823 762950

Page 29: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

29

Di recente si è registrato un interesse particolare del cinema verso questo territorio, ma finalmente ad at-tirare le telecamere dei registi non è quell’esperienza malavitosa di cui per tanti anni si è tinta la storia delle nostre terra ma quell’esperienza, parallela e positiva, che da sempre ha tracciato, accanto a quelle stesse tinte oscure, un percorso alternativo fatto di sacrificio e legalità. In questo si inserisce a pieno titolo quella che forse rappresenta l’esito più robusto di queste aspettative, stiamo parlando dell’associazione Libera, fondata dal parroco veneto Luigi Ciotti. Libera ad oggi si iscrive nella storia attuale come una vera e propria resistenza alle mafie, che come tutte le resistenze, nasce dal basso, da quei paesi che più soffrono il peso dell’ingiustizia criminale. Un’associazione che è ormai diventa una vera e propria istituzione per quei percorsi di legalità che, a livello territoriale, si svolgono in tan-tissimi luoghi d’Italia e che, per la prima volta nella sto-ria, ha postulato, e in molti casi realizzato, il progetto del riutilizzo del bene confiscato alle mafie ai fini so-ciali. Solo in Campania sono 1,571 i beni confiscati alle mafie, la provincia di Caserta ne conta ben 444 tra cui, 120 presi in gestione da associazioni locali per il riuti-lizzo sociale, si trovano per la maggior parte sparsi nei territori del litorale domizio, e Castel Volturno si colloca al primo posto tra i paesi della provincia contandone ben 59 tra abitazioni e terreni agricoli. Un po’ di numeri per capire che qui, nel nostro paese, si inscrivono i dati più importanti della lotta alla criminalità organizzata e, malgrado gli aspetti ancora mal funzionanti e i disas-trosi effetti collaterali che si subiscono in queste terre in termini di inquinamento ambientale e degrado so-ciale, è opportuno non dimenticare questi dati perché dietro i numeri si muovono degli uomini, delle intere comunità, delle storie di autentico e profondo riscatto. Sartorie e fattorie sociali; campi in cui si coltivano pro-dotti agricoli che in alcuni casi, come per NCO, hanno avviato un vero e proprio mercato dal brand delle as-sociazioni di volontariato che ci lavorano; esempi di economia sociale e sistemi di cooperazione impren-ditoriale capace di unire profit e no profit; diffusione in tutta Europa dei nostri prodotti; rilancio dei territori, tutto questo verrà raccontato in una serie televisiva direttamente ispirata agl’esempi che ci dà la nostra terra e che andrà in onda nel mese di settembre. Tra i protagonisti della fiction, attori dal calibro di Stefano Accorsi e Sergio Rubini, per un film scritto e diretto da Giulio Manfredonia, dal titolo “La nostra terra”.

filomena diana

un fiLm iSPirato aLLe eSPerienZe di LiBera

A parlarci è Daniele Nicola Abbate, sostenitore della prima ora di Matteo Renzi,da febbraio divenuto del-egato regionale del Partito Democratico Campano e, abbiamo voluto rivolgere a lui un’intervista per ad-dentrarci meglio nel pensiero dei giovani impegnati in politica.

dov’è iniziato la tua passione per la politica?

La mia passione per la politica è iniziata due anni fa, con l’avvento di Matteo Renzi quando si candidò alla guida del partito democratico, sconfitto poi da Ber-sani. Venni subito coinvolto dal suo entusiasmo e dalla sua sfida di rompere col passato e di andare contro-corrente.Ma in quella “sfida” ho capito che cosa signifi-casse per me la politica e,paradossalmente Renzi in quell’occasione ha dimostrato che nonostante la scon-fitta si può essere vincitori, spingendomi a impegnarmi con ancora più dedizione e convinzione che la politica appartenga a tutti.A distanza di breve tempo questa “sfida” si ripropose anche nel PD locale di Cancello ed arnone. Mi candidai al fianco di Michele Grimaldi e, sapevo che il partito lo-cale non avrebbe mai appoggiato la mia candidatura,ma sorretto dai tanti amici e iscritti al PD,decisi di accet-tare questa sfida,misurandomi per la prima volta col consenso elettorale,raccogliendo ben 150 preferenze e,entrando così a far parte dell’assemblea regionale.La sfida che allora era per lui e lo è per me adesso, è la rottamazione,non anagrafica ma fatta di idee e non dai soliti noti.Da giovane dico che siamo stufi di farci amministrare e dirigere da chi ci ha portato al baratro,da chi ci ha tolto il futuro e da chi non pratica altro che un do out des (io do affinché tu dia),curando solo e soltanto i propri interessi, che la politica torni a essere viva tra la gente e,torni ad essere un bene comune.

Daniele finora com’è stato il tuo cammino in po-litica? Anagraficamente sei giovane,hai ricevuto qualche agevolazione da questo fattore?

Beh,diciamo che per il mio carattere non molto conso-no alla politica, perché penso che chiunque riponga fi-ducia in me,le cose vadano dette così per come sono e non nel consueto politichese. Riguardo alle “agevolazi-oni” anagrafiche in qualità di giovane, a parole ti aprono le porte perché sei giovane,mentre in realtà,capiamo bene che hanno paura di perdere la loro comoda pol-troncina e non sono tardati ad arrivare sia gli ostacoli a gamba tesa per relegarmi nell’angolo,sia gli attacchi personali. Per dirla alla Samuele Bersani, sarà sempre bellissima la cicatrice che mi ricorderà di esser stato felice,per cui,o noi ci interessiamo della politica oppure presto o tardi sarà lei che si interesserà di noi e,a mio avviso, dico che è meglio la prima affermazione.

quali sono secondo i temi che hai più a cuore da giovane?

Beh,sicuramente quelli della mia terra,la Campania e più nello specifico Cancello ed Arnone, mi sembra chiaro.Trovo disarmante che i nostri atenei universitari siano i peggiori e che uno studente per ricevere un istruzi-one adeguata e competente debba andare al nord ( Vedi ateneo di Bologna che risulta primo nella clas-sifica Censis), che si riparta dalla cultura,dal migliora-mento dei servizi universitari e dal miglioramento degli atenei,non è possibile che noi del Sud per ricevere una conoscenza adeguata dobbiamo spostarci di 800 Km, quando abbiamo splendide strutture e basterebbe ri-valorizzarle. Altra cosa sconcertante che riguarda prettamente Ca-serta è l’esclusione nelle mappe Obikà per la produzi-one di mozzarella DOP.Hanno mortificato la provincia di Caserta demonizzan-dola come non merita, e disprezzando chi, con sudore e dedizione da anni, partendo dagli allevatori ad ar-rivare al prodotto finale e quindi al caseificio,lotta per tenere in piedi quest’attività. Qui a Cancello ed Arnone la delusione è doppia, vis-to che si è da poco tenuta la 37ª festa della mozza-rella, con un afflusso di circa 50.000 persone e, dove l’economia è prevalentemente basata sul settore lat-tiero caseario, con più di 14 caseifici a fronte di 6.000 abitanti, abbiamo più di 15.000 capi bufalini nel nostro territorio, è citato Paestum, Salerno e non Caserta.

fabio russo

interviSta a danieLe nicoLa aBBate, deLegato regionaLe deL Partito democratico camPano

Page 30: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

30

Come ogni anno torna l’immancabile appun-tamento con miss cin cin a Mondragone con una straordinaria novità. Giunta ormai alla 53esima edizione, l’evento è stato abbinato al Concorso di Miss Italia (75 Edizione), ritornato a Mondragone dopo circa venti anni. Un grandissimo successo da parte del pubbli-

Pubblico in delirio durante il concerto live del noto cantante napoletano Ciro Rigione. L’evento è stato organizzato dall’Associazione “La Diva” Eventi e Spettacoli, a Mondragone il 20 agosto presso Piazzale M.L. Conte, in collaborazione con L’Associazione Assobaln-eari Campania presidente Maria Conte, la Confesercenti presidente Raffaele Palmieri e l’Assessorato al turismo Salvatore Pacifico. Gli organizzatori della serata Eugenio Saulle e Benito Panetta ringraziano tutti gli sponsor che hanno contribuito alla riuscita della serata. Prima del grande concerto si sono esibiti sul palco vari artisti, tra cui Susy Federico, can-tante mondragonese, con la sua raffinata voce e direttamente da “Ti lascio una canzone” su Rai 1 Amelia Sorvillo, anche lei mondragonese, che con la sua voce potente ha stupito il pub-blico presente.

intervista a ciro rigioneera il 1997 che ti esibivi sul palco di mon-dragone. Che effetto fa ritornare, a distanza di diciassette anni, in questa città?«Ritornare a Mondragone per me è molto emozionante, sono davvero affezionato a questa città, perché le mie prime vacanze da ragazzino le facevo qui, dove ho coltivato tan-tissime amicizie».“chillo va pazz pe te” è diventato un vero e proprio tormentone che ti ha portato al successo. quando hai iniziato a cantare ti aspettavi tutta questa notorietà?«E’ un tormentone ancora oggi a distanza di venti anni. Questa canzone rappresenta un po’ il mio cavallo di battaglia che mi ha portato al successo. Posso ritenermi davvero fortunato! Non mi aspettavo tutta questa notorietà, però quando arriva è davvero una bella soddisfazi-one!»ci vuoi parlare del tuo ultimo lavoro disco-grafico?«Fortunatamente è andato molto bene, le can-zoni sono tutte scritte da me e sono molto soddisfatto perché il pubblico ha apprezzato! Diciamo, però, che si può definire già un pe-nultimo lavoro perché sto preparando una sor-presa per i miei fan».

miSS itaLia trionfa aL Lido cin cin

grande SucceSSo Per La “feSta deL mare” a mondragone

SPeciaLe mondragone a cura di: ada marcella Panettafoto a cura di: valentina Panetta

co presente intervenuto in occasione del più importante e famoso concorso di bellezza. Grande partecipazione anche da parte delle candidate, provenienti da tutta la regione Cam-pania. Il concorso è stato pre-sentato dal simpaticis-simo erennio de vita e dall’elegante presenza di Marcella Panetta. Ad aggiudicarsi il ti-tolo di reginetta della serata è stata marilena Lucignano, 18 anni di Mondragone (1° posto), nadia errico miss Roc-chetta (2° posto), elvira

Pollice miss Cotonella (3°posto), maria mar-ono miss Wella (4°posto), rosanna corrente miss selezione televisiva (5°posto). emanuela Limongelli, invece, è stata scelta dalla giu-ria per partecipare ad uno stage di fotografia. Per miss Mascotte: si aggiudica il primo posto emanuela Barra 17 anni di Frattamaggiore, a seguire aurora caracciolo Miss Eleganza (2°posto), carmen Borrelli miss fotogenia (3° posto), martina caracciolo miss envy group (4° posto), gabriella cavaliere miss estate 2014 (5° posto). La serata è stata allietata da vari esibizioni tra cui: gaia di fusco (Io canto), alessandra Bene, marika cecere, damiano de micco e dal simpaticissimo cabarettista gaetano de martino. La giuria, composta da diverse personalità im-portanti, è stata presieduta dal giornalista al-fonso attanasio. L’evento si è tenuto sul Lido Cin Cin organizzato accuratamente da Pietro Spinosa e rosaria Petrella.

la redazione

Page 31: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

Il 17 Agosto in occasione della Festa dell’Assunta, organizzata dal Comitato festeg-giamenti della Parrocchia di San Rufino e dal Parroco don osvaldo morelli, Mondragone ha ospitato i “collage” un gruppo storico italiano, che ha riscosso un grandissimo successo tra gli anni 70 e 80. Numerosi sono i loro successi, chi non ricorda “tu mi rubi l’anima”?! Diverse le loro partecipazioni al Festival di San-remo con brani che sorprendono il pubblico. In un’atmosfera del tutto emozionante hanno fat-to sognare il pubblico mondragonese riportan-dolo indietro nel tempo. Il gruppo è composto da: tore fazzi - voce e basso, Piero fazzi – voce e chitarra acustica, mario chessa – tasti-era, violino, voce, francesco astara – batteria, percussioni.nel 1976 la vittoria al festival di castrocaro con il brano “due ragazzi nel sole” sancisce l’esordio ufficiale della band. com’è cambiata la vostra vita da allora? «Non c’è stato un vero e proprio cambiamento poiché eravamo molto giovani, in verità noi non ci siamo neanche resi conto di cosa ci stava succedendo, la nostra vita è andata avanti così e ci sembrava tutto normale e naturale. Solo ora ci rendiamo conto che non lo era per niente».“tu mi rubi l’anima” è una canzone di grandis-simo successo con la quale nel 1977 parteci-

pate e vi aggiudicate il 2° posto al festival di Sanremo. com’è stata l’esperienza sanrem-ese?«Anche in questo caso, non ci siamo resi conto del peso che aveva quella partecipazione ad un Festival così importante. Noi volevamo fare ciò che più ci piaceva, ossia suonare e cantare. Intorno a noi si avvertiva tanta ansia ed emozi-one e a noi sembrava tutto così strano!»nel 2010 arriva il tanto atteso album live dal titolo “non ti dimenticherò”, che i vostri fan aspettavano ansiosamente. quali sono le vostre emozioni nel vedere il pubblico, che a distanza di anni, vi segue sempre con lo stes-so entusiasmo?Non troviamo mai le parole per spiegare tutto questo. Ogni anno temiamo che il pubblico non possa continuare a seguirci e invece no! La gen-te continua a cantare le nostre canzoni con la stessa forza ed entusiasmo del passato.come avete trovato l’accoglienza a mon-dragone?Ottima! Stasera c’è stato davvero tanto calore da parte del pubblico anche se in queste zone non veniamo spesso. Ne abbiamo già parlato e abbiamo deciso che dobbiamo fare di tutto per ritornarci. allora vi aspettiamo!Grazie mille! Un saluto a tutti i lettori di Infor-mare!

Mondragone festival – musica, turismo e spet-tacolo si è tenuto il 21 e il 22 agosto presso il Comune di Mondragone in piazza M.L. Conte a due passi dal mare.L’evento, organizzato da marco camasso, di-rettore artistico, ha ospitato artisti di fama na-zionale, ne ricordiamo alcuni: la rapper neyla, cecilia gayle reginetta del “pam pam”, mat-teo Beccucci vincitore di X Factor, i travolgenti farias (X Factor), i Jalisse vincitori di Sanremo nel 1997 con il brano “fiumi di parole”, le can-tanti mondragonesi amelia Sorvillo (Ti lascio una canzone) e gaia di fusco (Io canto), lo showman enzo guariglia, e tanti altri ospiti provenienti da trasmissioni televisive impor-tanti. Le due serate sono state presentate da Paky arcella e sono state seguite da radio punto Zero grazie a mino monelli e reika Hinch. L’evento, inoltre, andrà in onda su ra-dio 1 new york su streaming e sarà presente all’Expo di Milano nel 2015. Durante la serata è stato inaugurato anche uno spazio per giovani artisti emergenti, che si sono esibiti dinanzi ad una giuria di qualità, composta da: il presidente di commissione michele Schembri, la titolare di radio Punto Zero Stefania Sirignano, il giornalista alfonso attanasio, la rapper Neyla e dal portavoce del Sindaco di Mondragone Salvatore di rienzo. Tra i partecipanti in gara: chiara marfè, dan-iela riccio, giulia Piccirillo, antonio guardi-ano, Silvestro genovese, mariapia ficociel-lo. Ad aggiudicarsi il titolo di giovani emergenti è stata la mondragonese Giulia Piccirillo con il suo inedito “quando crescerò”, mentre il premio Sinuessa (premio critica) è stato vinto da Chiara Marfè con l’inedito “Sempre più dis-tanti”. Durante la manifestazione è intervenuto il Sindaco di Mondragone Giovanni Schiappa che ha ringraziato l’organizzazione e ha dichi-arato: «Il mio grazie va soprattutto a marco camasso e all’Assessore Salvatore Pacifico che hanno creduto e lavorato con dedizione a questo progetto, perchè ritengo che questo tipo di eventi possano veicolare al meglio la nostra città attraverso la musica, lo spettacolo e l’enogastronomia. Inoltre voglio fare i complimenti a tutti i gio-vani artisti mondragonesi». Durante la con-ferenza stampa, Marco Camasso, ha affer-mato: “Questo progetto rappresenta una bella sfida da parte di tutti, e noi amiamo le sfide! C’è bisogno di grande coesione e per questo ringrazio il Comune di Mondragone ma so-prattutto gli sponsor che ci hanno sostenuto e hanno creduto in questo progetto”.

SPeciaLe mondragone a cura di: ada marcella Panettafoto a cura di: valentina Panetta

interviSta a tore faZZi cantante e muSiciSta dei “coLLage”

i Jalisse

“mondragone feStivaL” i° ediZione

31

Page 32: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

La fede e la religiosità, due elementi astratti che non possono essere toccati o quantificati in nessuna parte del mondo… a meno che non parliamo di una città “fuori” dal comune (o dal mondo): Napoli.Ritorna finalmente a casa il preziosissimo te-soro di San gennaro, una raccolta di settanta capolavori di pregiatissima arte orafa, accom-pagnati da documenti, dipinti e arredi, simboli della devozione di un popolo verso il suo santo patrono. “il tesoro di napoli”, questo il nome dell’esposizione che ha mostrato al mondo la grandezza dell’arte e della devozione parten-opea per poi tornare a casa dopo tre anni. Ogni elemento nasce dall’atto di fede dei citta-dini, i quali fanno dei doni ad un altro cittadino, perché, si sa, “con San Gennaro si deve parlare da uomo a uomo” (“Operazione San Gennaro”, Dino Risi, 1966). Parallelamente alle semplici preghiere dei popolani si affiancavano i doni di re, principi e nobili, i quali hanno offerto gemme e pietre preziose per ben sette secoli al santo che oggi conta più di venticinque milioni di de-voti. Un Santo celebre che vanta un patrimonio superiore al tesoro dello Zar di Russia. Protagonista de “Il tesoro di Napoli” è la famosa mitra in oro argentato che conta 3.964 gemme preziose (tra rubini, smeraldi e granati) realizzata da matteo treglia su commissione di carlo ii d’angiò. Alla conferenza inaugurale era pre-sente anche il sindaco Luigi de magistris, in veste di Presidente della deputazione di San Gennaro, una carica nata nel 1527 da un ac-

cordo con il vaticano. Noi di INFORMARE siamo riusciti a parlare con Paolo Jorio, direttore del museo di San Gennaro e organizzatore della mostra: «Il Tesoro è una documentazione diretta della storia Napoletana, qui improntata sulla de-vozione dei cittadini. In realtà il Tesoro non è mai andato via, perché appartiene ad un solo nome che è quello di San Gennaro e, di conseguenza, alla città». Ricordando la famosa commedia di Dino Risi, in cui alcuni ladri cercano di mettere le mani sul prezioso tesoro, chiediamo quali fos-sero le misure di sicurezza apportate. «L’intera esposizione è protetta da allarmi e cus-todita in teche sotto continua monitorizzazione. Per la mitra in particolare abbiamo utilizzato doppie vetrine blindate, una misura che viene adottata anche nei musei capitolini». Alle spalle di queste ricchezze si nasconde il vero tesoro esposto nella mostra: il puro senti-mento dei Napoletani che, ancora oggi, è vivo negli animi dell’intera città, forse deve essere solo un po’ sollecitato. quindi che dire? San gennà miettece a’ mana toja.

savio de marco

iL teSoro di San gennaro: Storia di un PoPoLo e deLLa Sua devoZione

Page 33: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

33

L’intervista a Carlo Nugnes, assessore al turis-mo e allo sport di Castel Volturno.

dott. nugnes vorremmo conoscere il suo pensiero sugli eventi di questa estate?

Quest’anno ho puntato molto sul centro storico perché ritengo che sia l’identità del paese, andi-amo a proporre attività ed eventi in uno scenario straordinario.Volevo che ritornasse a vivere la casa comunale, che la gente si affascinasse di nuovo a questa struttura che tra l’altro è stata anche dominata da delle luci particolari ed è stato un grande spettacolo.

Secondo lei quali sono stati i motivi di una

particolare condivisione da parte della citta-dinanza e che affluenza c’è stata agli eventi?

Io credo che la cittadinanza questa volta si è las-ciata coinvolgere dal nostro entusiasmo, io però voglio ricordare che gli eventi che abbiamo effet-tuato in paese sono stati tutti creati con l’aiuto delle attività commerciali, di imprenditori di zona e di amici che anno voluto offrire il loro supporto per gli eventi, e secondo me sono stati anche ripagati, non solo economicamente ma anche perché hanno rivisto vivere la propria città. Ab-biamo stimato dalle 8 alle 9 mila persone, per noi è stato un risultato meraviglioso.

ci sono stati stimoli o proposte per nuove attività da inserire per il prossimo anno da parte della cittadinanza? Ci sono stati sicuramente dei consigli che noi abbiamo accettato ben volentieri, probabilmente più che sulle attività, sulle location da utilizzare, sui giorni da scegliere. La volontà di tutti è quella di far tornare le persone a Castel Volturno, or-ganizzare eventi che si susseguono in maniera talmente elevata che si trasmette alle persone la volontà di non tornare a Napoli ogni sera, ma magari di fittarsi una casetta qui e godersi tutti gli eventi che proporremmo, in più anche avere il mare pulito riporterebbe gente qui. Ritengo che Castel Volturno sia un paese con tantissime risorse.

ci può dare delle anticipazioni sui programmi dell’amministrazione e del suo assessorato in particolare in merito allo sviluppo delle at-tività produttive e turistiche presenti sul nos-tro territorio?

Noi per primo dobbiamo imparare a sfruttare

le risorse del territorio, noi vogliamo cercare di portare a conoscenza la regione di tutto quello che è capace di produrre Castel Volturno, e lo faremo proprio attraverso questi settori. Quello della pesca che è una risorsa fondamentale per il nostro paese, e per questo abbiamo un pro-getto, quello della banchina fluviale, è un proget-to che sta andando avanti e per il quale stiamo lottando tanto.Il nostro paese ha degli stabilimenti balneari straordinari, con grandi imprenditori, capaci ve-ramente di offrire una marcia in più rispetto a quello che è adesso il turismo balneare, ma van-no aiutati, mantenendo strade pulite, mantenen-do un livello sociale più elevato, e nello sfruttare questo tipo di risorse noi andremmo a proporre eventi sempre più importanti.

Sappiamo che tra le sue deleghe c’è quella dell’istruzione, ci sono aggiornamenti che la cittadinanza deve sapere?

Per la prima volta quest’anno abbiamo creato un piano di manutenzione ordinaria che a Castel Volturno non c’è mai stato. Le scuole di Castel Volturno quest’anno non avranno i doppi turni. Quest’anno, a differenza degli anni precedenti, ho inviato le cedole a tutte le scuole del territo-rio, quindi il primo giorno di scuola le cedole sa-ranno consegnate ai ragazzi; le librerie già sono state informate e quindi si sono già rifornite del materiale didattico necessario. Inoltre, a giorni abbiamo la gara d’appalto per la mensa scolas-tica, che non verrà più fatta da settembre a gi-ugno, ma per far si che i bambini usufruiscono del servizio già da subito la gara verrà fatta fino a dicembre 2015.

Esposito Raffaele

carLo nugneS: renderemo caSteL voLturnoun Luogo migLiore da vivere

Sembra banale, ma non lo è affatto! Quasi tutte le persone non sanno mangiare la frutta. Non è colpa loro, perché l’abitudine di mangiarla a fine pasto ci è stata tramandata da generazioni, peccato

che sia il modo meno sano di mangiarla, dato che si deve gustare a stomaco vuoto per ricavarne benefici. Solo così, ci darà tanta energia. Attenzione però, se si mangia anche solo una fetta di pane e poi della frutta, questa non sarà più libera di fare il suo percorso, ar-rivare diritta al Duodeno, ma sarà trattenuta e l’intero pasto si trasformerà in un bolo acido, carico di fer-mentazione, le sostanze nutritive andranno perse e ci sentiremo gonfi e stanchi. Mangiare tanta frutta, pare possa allungare la vita. Secondo recenti studi di un team di ricercatori a Stoccolma, sono più longeve le persone che consumano grandi quantità di frutta e verdura. A Cambridge, si è accertato che i soggetti

sottoposti a cinque pasti sazianti di frutta al giorno, schivavano le maggiori malattie, ossia le cardiopatie e i cancri. La natura, ci fornisce di pesche, meloni, uva, susine, fichi, anguria, more, lamponi, tutta frutta suc-cosa, colorata e dolcissima. Non facciamocela mai mancare, specialmente nei mesi estivi. Il benessere richiede prevenzione, che si realizza scegliendo ali-menti che non causino putrefazione, acidità, ossidazi-one. E, qual’è l’alimento che rispetta tutto ciò, se non lei, la nostra dolce amica frutta!

daniela contessa naturopata igienista Pagina fB “curiamoci mangiando”

BeneSSere? mangia frutta e verdura

Page 34: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

34

core naPuLitano

a’ canzonuocchie c’arraggiunateversi di alfredo falconi fieni. musica di rodolfo falvo. (1904)

St’ uocchie ca tiene belle,lucente ccchiù de stelle,sò’ nire cchiù do nnirosó’ comm’a duje suspire...

ogne suspiro coce,ma tene ‘o ffuoco doce...e, comme trase ‘mpietto,nun lle dá cchiù arricietto.

e chi ve pò scurdá,uocchie ch’arraggiunatesenza parlá?Senza parlá?a me guardate sí...e státeve nu poco,comme dich’i’...comme dich’i’...comme vogl’i’!...

Sò nire: cchiù sblennente‘e ll’ebano lucente!Comm’a na seta finasó’ ll’uocchie ‘e cuncettina.

(…) Secondo la tradizione l’avvocato Alfredo Falcone Fieni compose questi versi ad un tavolino del bar “Caffè di notte e di giorno”, con la speranza di con-quistare Cuncettina, e ci riuscì anche grazie all’aiuto dell’ amico Rodolfo Flavo, che mise in musica quelle parole così dolci e cariche di passione. Dall’ amore di Alfredo e Concetta nacquero 5 figli; tuttavia la loro storia ebbe un finale drammatico: il poeta avvocato si lanciò da un balcone del Primo policlinico di Napo-li dove era stato ricoverato. Identica sorte che toccò ad Enzo Fusco nel 1951 ammalato di tumore. Anche lui si suicidò gettandosi dalla finestra della sua cam-era, nello stesso ospedale. Ironia del destino, Enzo Fusco aveva scritto i versi di “Dicitencello vuie” sulla musica dello stesso Rodolfo Falvo.

o’ pruverbioo’ sparagn nun è mai guaragnil risparmio non è mai guadagno

‘o ssapevi ?!a proposito di uocchie c’ arraggiunate pare fosse la canzone preferita di eduardo de filippo. infatti in una scena della commedia gennareniello, eduardo interpreta un poetico uomo che, non accettando il peso dell’ età, si innamora della sua giovane dirimpettaia alla quale dedica in serenata proprio i versi di falcone fieni.altro artista che interpretò questa canzone fu il maestro Sergio Bruni, tra i più grandi cantautori e compositori della canzone napoletana e fraterno amico di eduardo de filippo.Proprio intorno a questi due personaggi vi fu una disputa su chi rappresentasse più napoli; eduar-do, da grande genio qual era, chiuse la questione con una poesia rivolta proprio allo stesso Bruni:“‘a voce ‘e napule” ‘a ggente sà che dice?ca tu sì ‘a voce ‘e napulee sà che dice pure?ca napule songh’io!e si tu si ‘a voce ‘e napulee napule songh’io,chesta che vene a dicere?Ca tu si ‘a vocia mia…

Fulvio MeleVIA EMILIA

NUOVA APERTURA

CORSO S.D’AMATOVIA A.C. CAMPANAVICO POZZOVIA MARCHESELLA

CORSO ITALIA

REPARTOGASTRONOMIA

REPARTOMACELLERIA

REPARTOORTOFRUTTA

CREDIT CARDE BANCOMAT

SOSTENITORE:

Il 23 e il 24 agosto l’NBA 3X fa tappa nel lun-gomare più sottovalutato d’Europa. Matt Bonner, un giocatore degli Spurs, nota squadra ameri-cana di Basket e attuale detentrice dell’ultimo titolo NBA, è stato l’ospite d’onore della tappa. Il programma consisteva in un torneo tre contro tre, gare di tiri liberi, spettacoli offerti dai migliori freestyler italiani e la partecipazione del Brook-lynettes Dance Team, cheerleader dei Brooklyn Nets, alle loro prime esibizioni internazionali oltre alle varie postazioni per bambini e appassionati. Tutto molto “americano”, tanta passione, trop-pa ma di pochi. Più di trecento squadre iscritte al torneo, un vero e proprio record per il tour dell’NBA Italia . Mentre la gente pensa allo spet-tacolo offerto nel campo da gioco costruito sul lungomare di Napoli alle sue spalle si alza in pie-di il Vesuvio che bacia l’acqua ancora tiepida per l’impatto con i bagnanti. Una bocca dalle grandi labbra che nel mese di massima fertilità, agosto, bagna anche chi non è in acqua. La sensazione è quella dello studente a cui i professori offrono sempre nuove opportunità, la classica storia del: “ha le capacità ma non si impegna abbastanza”. Napoli in queste situazioni è proprio così. Tan-tissime capacità ma scarsa attitudine. Da ques-to punto di vista la Napoli degli eventi sportivi ha fatto però grandi passi in avanti (vedi il lun-gomare liberato, il grande tennis con la coppa Davis, l’America’s cup e tanti altri eventi) ma c’è ancora la sensazione che il popolo di Napoli si stia svegliando dal torpore che per anni lo ha por-tato a chiudersi in se stesso. L’augurio è quello di scendere per strada in queste manifestazioni, incuriosirsi per ogni singolo evento, mollare un po’ le briglie delle proteste e dell’insoddisfazione e quantomeno distrarsi come si deve. Non basta più frequentare unicamente lo stadio o riempire le tasche di gente a cui Napoli non sta a cuore, la crescita sta nel sentirsi liberi di sperimentare, esplorare, confermare le proprie preferenze con l’esperienza. Non un piede dentro e l’altro fuori ma due piedi che entrano ben piantati nella co-ralità degli eventi offerti ai napoletani. Fare punti significa anche questo, fare tre passi in avanti ed alzarsi in volo prima di arrivare a canestro.

giovanni imperatrice

“iL caneStro da un Punto”BaiaHiBe, rePuBBLica domenicana.

La cosa che più mi ha colpito di Baiahibe è la disparità sociale che è costantemente sotto gli occhi di tutti, disparità che sembra non intaccare la coscienza della gente che arriva in questo posto. Baiahibe è una realtà costiera della Re-pubblica Domenicana. Qui, come in tutti i posti simili a questo, ci sono fantastiche strutture tu-ristiche nelle quali gli autoctoni possono trovare lavoro con svariate mansioni.Questi favolosi resort sono paradisi tropicali a 5 stelle collocati in mezzo a città degradate e martoriate dalla fame. Poter toccare con mano la disparità sociale di situazioni come questa ti las-cia allibito(?). Gli inservienti del villaggio lavorano ogni giorno per ricchi che sprecano ciò che i loro figli non potranno mai avere, e devono farlo col sorriso. Per le strade la situazione è avvilente. Ad un passo dal “Gate” d’ingresso di questi paradisi ci sono ragazzini che, presi dai morsi della fame, sono pronti a tutto per portare a casa le briciole che la ricchezza turistica lascia cadere. Chi si improvvisa commerciante nelle barac-che che costituiscono l’ossatura della struttura urbanistica della città si dimostra essere un “tantino troppo aggressivo” nelle tecniche di abbordaggio e finisce per allontanare potenziali clienti ormai spaventati dal loro ardire. Le donne lavorano tutte in centri massaggio “alternativi” nei quali per pochi pesos (circa la cinquantesima parte di un euro) si abbassano alle mansioni più degradanti. Situazioni simili mi fanno capire che, nonostante la crisi, in Italia non siamo messi poi così male.

ciccio Paparo

L’estate mondragonese si prolunga con un altro appuntamento imperdibile: Pedalare per la vita! L’associazione “L’incontro” onlus e la “Società ciclistica Sinuessa” organizzano il 16° raduno gio-vanile mondragonese, che si terrà il 21 settembre 2014 in Piazza g. falcone. il raduno è previsto per le ore 16.00 con la partenza alle ore 17.00.

Page 35: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

35

VIA EMILIA

NUOVA APERTURA

CORSO S.D’AMATOVIA A.C. CAMPANAVICO POZZOVIA MARCHESELLA

CORSO ITALIA

REPARTOGASTRONOMIA

REPARTOMACELLERIA

REPARTOORTOFRUTTA

CREDIT CARDE BANCOMAT

SOSTENITORE:

Page 36: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

36NAPOLI CALCIO & SERIE A

Di solito il buongiorno si vede dal mattino, e se la giornata inizia male allora è meglio credere che le cose possano cambiare in fretta, cosa che dovrebbe accadere anche nel calcio italiano. Dopo la disfatta in Brasile, dalla Lega, che fosse salito Tavecchio o Albertini, sareb-bero partiti forti segnali di una doverosa ripresa del calcio italiano. Riforme, operazioni mirate e nuove norme che avrebbero permesso negli anni all’Italia, soprattutto dei club, di risalire la china. Ebbene, la risposta delle società qual è? Immobile al Borussia Dortmund, andato via per una cifra pari a quella del trasferimento di Morata alla Juve. Balotelli che torna in Ing-hilterra, Cerci che vola in Spagna e Cristante che approda in Portogallo, mentre il Milan farà crescere Van Ginkel che è di proprietà del Chelsea senza avere neanche la possibilità di riscattarlo a fine stagione. Solo chiacchiere ed ipocrisia fino ad ora. Ai giovani si continua dare poco spazio e ai gio-vani italiani lo si dà ancor meno. In generale, la Serie A presenta tantissimi stranieri (313, 53,32%) e pochi italiani (274, 46,68%), ancor meno quelli primo livello. Ben vengano i grandi nomi, campioni e fuoriclasse stranieri che ga-rantiscono appeal al nostro campionato. Pur-troppo, oggi, quando un calciatore si veste della nomea di “top player” lo si vende perché il richiamo di un ingaggio più alto offerto da una squadra estera è una tentazione per il gi-ocatore che non si possono permettere i club italiani. E quindi si riacquistano giovani strani-eri, nella speranza di fare in un futuro prossimo una forte plusvalenza, e si lasciano “marcire” i ragazzi di casa, magari talentuosi e costretti a fuggire altrove. La nostra è una panoramica iniziale nella quale abbiamo analizzato la percentuale sia dei na-zionali che hanno giocato dal primo minuto che quelli scesi in campo nella prima giornata in Patria (Italiani in Italia, inglesi in Inghilterra, ecc) nei 5 maggiori campionati europei (Serie A, Premier League, Liga, Bundesliga e Ligue 1). I risultati dimostrano che, in Italia come in Ing-hilterra, si dà ben poco spazio ai propri nazion-ali, a differenza di Francia, Spagna e Germania

che superato il 50%. Curioso è il dato secondo il quale ci si affida di più agli stranieri quando si effettuano le sostituzioni: la percentuale dei nazionali è sempre minore in tutti i 5 campionati rispetto a quella iniziale dei calciatori scesi in campo dal 1’.

• In ITALIA, Su 220 giocatori (10 partite x 22 calciatori) in campo dal 1’, 100 (18 oriundi) ne erano italiani= 45,45% (ORIUNDI 18%);Su 278 giocatori (220 calciatori+58 sostituzioni) scesi in campo nella prima giornata, 122 (22 oriundi) ne erano italiani= 43,89% (ORIUNDI 18,03%);

• In INGHILTERRA, su 220 giocatori scesi in campo dal 1’, 91 (6 oriundi) erano inglesi= 41,36% (ORIUNDI=6,59%)Su 275 giocatori totali scesi in campo, 109 (8 oriundi) erano inglesi= 39,63% (ORIUN-DI=7,34%);

• In SPAGNA, su 220 giocatori scesi in campo dal 1’, 145 erano spagnoli (11 oriundi)= 65,90% (ORIUNDI=7,59%)Su 280 giocatori totali scesi in campo, 180 (14 oriundi) erano spagnoli= 64,28% (7,78%);

• In FRANCIA, su 220 giocatori scesi in campo dal 1’, 153 erano francesi (34 oriundi)= 69,54% (ORIUNDI=22,22%)Su 278 giocatori totali scesi in campo, 191 (40 oriundi) erano francesi= 68,70% (ORIUN-DI=20,94%);

• In GERMANIA, su 198 (9 partite x 22 cal-ciatori) giocatori scesi in campo dal 1’, 105 erano tedeschi (16 oriundi)= 53,03% (ORIUN-DI=15,24%)Su 247 giocatori totali scesi in campo, 130 (18 oriundi) erano inglesi= 52,63% (ORIUN-DI=13,85%).La Serie A è inoltre il più vecchio campionato d’Europa e le riforme sono la strada giusta per risollevare la nostra Nazionale... e Nazione.

f.c.

SERIE A: ANCORA SFIDUCIA NEI GIOVANI E NEGLI ITALIANI

E’ cominciata una nuova stagione. Alti, bassi, gioie, dolori, soddisfazioni, amarezze, partite da urlo, altre che ti strozzano il fiato; speranze, rammarichi, emozioni, sofferenze e quella solita voglia di pallone che non stanca mai un tifoso innamorato. Aspettiamoci di tutto, in partico-lar modo se si parla del Napoli. L’eliminazione dalla Champions è stato un duro colpo per la società partenopea. Il palcoscenico che ti gar-antisce l’Europa delle grandi è poco paragona-bile a quello offerto dall’Europa League. Eppure, questa scottante eliminazione deve rappresen-tare per gli azzurri uno stimolo in più per affron-tare l’EL con mentalità vincente, puntando senza giustificazioni alla vittoria della Coppa. Il giorone I con Sparta Praga, Young Boys e Slovan Bra-tislava è alla tranquilla portata degli uomini di Benitez e sarà pretesa dei tifosi che la squadra vada avanti fino alla finale di Varsavia allo Sta-dion Narodowy, prima struttura polacca ad os-pitare l’incontro conclusivo di una competizione UEFA. L’esordio in campionato col Genoa è solo l’assaggio di quanta sofferenza, e al contempo quanto godimento, questo Napoli offre al suo popolo.

CALCIOMERCATO DI SPERANZA- Bastava poco, pochissimo al Napoli per completare un organico già forte di suo. Fare un mercato me-diocre era veramente difficile eppure è andata così. Acquisti in ritardissimo e niente nomi di grandi campioni che ti permettono di fare il salto di qualità, soprattutto a centrocampo. Il Napoli acquista il giusto, quanto basta per completare quantitativamente la rosa nella speranza che Koulibaly, Lopez, De Guzman e Michu esploda-no come hanno fatto i vari Mertens, Callejon, Ghoulam e Jorginho. E i napoletani vanno avanti così, con la speranza nel cuore, come sempre, come accade ogni giorno anche lontano dal cal-cio.

fabio corsaro

LA SPERANZA FINO ALL’ULTIMO

RESPIRO

Page 37: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

37

Pinetamare. I ragazzi di Officina Volturno, dell’Associazione I Love Pinetamare, de “Le sentinelle” e molti bambini volontari e decisi si rimboccano le maniche per il recupero e il decoro della villetta sita in zona Torri Orien-tali. L’abbandono della stessa e la sua mancata gestione non permetteva a nessuno di accedervi, e in particolar modo ai bambini di potersi recare e giocare quindi in uno spazio delimitato e immerso nel verde.

DALLO STATO BRADO AD UNA SITUAZIONE DECISAMENTE MIGLIORE- Il recupero, effet-tuato per due sabati consecutivi (il 30 agosto e il 6 settembre), è frutto di volontari innamorati del proprio territorio e che, giorno dopo giorno, fanno di tutto per renderlo un luogo migliore da vivere. Ora la villetta, gestita dall’associazione I Love Pinetamare, è aperta al pubblico e vi si può accedere in completa tranquillità.

SQUADRA A LAVORO CON “CAPITANO” SPECIALE- Mentre i ragazzi (e non) delle as-sociazioni lavorano e si adoperano per il recu-pero della villa, arriva tra loro Marek Hamsik. I volontari lasciano a distanza di sicurezza dal capitano del Napoli pala, scopa, rastrello e tos-aerba al fine di evitare, da buoni tifosi premuro-si, storte impreviste o strappi ed affaticamenti muscolari indesiderati, anche perché è meglio avere un Hamsik in più in cam-po che tra le sterpacce e le “pericolosissime” piante piene di spine.

Marek apprezza e loda per quanto fatto dai volontari su un territorio ormai anche suo. Foto di rito e tanti sorrisi in un clima di soddisfazione per il recupero di una zona prima inaccessibile. Il “capitano” dà la carica, la squadra torna a la-voro e ci si avvia verso il completamento del re-cupero di un luogo dove il verde, la tranquillità e il suono delle cicale fanno da padrone.

fabio russo

RECUPERO DELLA VILLETTA CON “CAPITANO” SPECIALE…

Napoletani nel mondo. Sono ovunque e con loro portano quell’umanità che distingue il popolo partenopeo, la creatività, la passione e il calore di una città che senti dentro. Abbiamo intervistato il direttore sportivo, Salvatore Nicolò, del Napoli Club Bolzano, scuola calcio con l’azzurro sulla pelle e nel cuore.

Il calore di Napoli in una delle città più fredde e a nord d’Italia. Come e da dove nasce questa passione per Partenope? Passione per Napoli e per il Napoli. Amiamo la nostra terra con tutto il nostro cuore e tutta la nostra forza. Con questi elementi, Bolzano diventa per noi una città calda e passionale e poi il rispetto reciproco porta a far apprezzare le nostre usanze.

Quali sono i risultati da voi conseguiti da quando la vostra realtà è attiva in quelle zone del Settentrione e quali sono gli obiet-tivi che vi prefissate ad inizio di ogni nuova stagione?Il risultato più bello è quello di aver dato qual-cosa di Napoletano in Alto Adige: amore per

il prossimo e rispetto per la nostra Napoli, per noi il risultato cambia sempre perchè la partita è sempre aperta, il napoletano è sempre in discussione.Sono più di trent’anni che il marchio Napoli club Bolzano gira in Alto Adige, tanti giovani tifano Napoli, tanti vecchi guardano il napole-tano in modo diverso di come lo guardano in altre regioni: continueremo a portare sempre il nome “NAPOLI” in giro con orgoglio.

Qual è il vostro impegno nei confronti dei bambini e soprattutto con i meno fortunati? Lavorare con bambini è una grande respon-sabilità e il nostro gruppo ha fatto una scelta, da noi non esiste la frase meno fortunati, chi varca la soglia della nostra comunità si sente fortunato, perchè il napoletano ti dona amore.

Da direttore sportivo, quali sono i modi e/o i segreti per far crescere e valutare un giovane? Il Direttore sportivo nel nostro mondo è un amico, un fratello e un papà contemporanea-mente, dare queste tre figure a un ragazzo è

molto importante.Il giovane si valuta in tre elementi: rispetto, umiltà e capacità.

Avete contatti con la SSC Napoli, o quan-tomeno sporadici incontri con società e calciatori?La parola SSC NAPOLI per noi è tabù, tutto quello che scriviamo non viene letto o ces-tinato ed è comprensibile visto le richieste inoltrate in segreteria dai tifosi napoletani. Tempo fa il nostro punto di riferimento era il Sig.Santoro, adesso all’Inter: con lui il rapporto scuola calcio era diverso.

fabio corsaro

LA PASSIONE AZZURRA NELLA FREDDA CITTÀ DEL NORD

NAPOLI CLUB BOLZANO

Page 38: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

38iL diritto fiSco neWSdaL dentiSta

ruBricHe

Lo scorso 2 Agosto il Senato ha definitivamente approvato il disegno di legge di conversione del d.l. 92/2014 apportandovi diverse modifiche. Tra esse l’art. 8 del decreto - la sua norma più controversa, che modificava l’art. 275 co. 2-bis c.p.p. introducendo un generale divieto di appli-care la custodia cautelare in carcere - è stata incisivamente modificata.Questo il nuovo testo:“Non può essere applicata la misura della cus-todia cautelare in carcere o quella degli arresti domiciliari se il giudice ritiene che con la sen-tenza possa essere concessa la sospensione condizionale della pena. Salvo quanto previsto dal comma 3 e ferma re-stando l’applicabilità degli articoli 276, comma 1-ter, e 280, comma 3, non può applicarsi la misura della custodia cautelare in carcere se il giudice ritiene che, all’esito del giudizio, la pena detentiva irrogata non sarà superiore a tre anni. Tale disposizione non si applica nei pro-cedimenti per i delitti di cui agli articoli 423-bis, 572, 612-bis e 624-bis del codice penale, non-ché all’articolo 4-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354, e successive modificazioni, e quando, rilevata l’inadeguatezza di ogni altra misura, gli arresti domiciliari non possano essere disposti per mancanza di uno dei luoghi di esecuzione indicati nell’articolo 284, comma 1, del presente codice”.

Il solito pasticcio in altre parole. Da un generale divieto di applicare la custodia in carcere, si è passati, in sede di conversione del d.l., ad una norma che troverà rarissime occasio-ni di essere applicata. Quasi tutti i reati ostativi all’applicazione del beneficio, infatti, sono quelli che in genere determinavano l’applicazione di una misura cautelare detentiva. Con queste modifiche, in buona sostanza, la norma troverà applicazione solo per quelle ipo-tesi di reato per i quali già raramente veniva ap-plicata una misura cautelare. In altre parole la modifica non serve quasi a nulla! Questo è uno dei tanti goffi tentativi dei nostri politici di affrontare il problema del sovraffol-lamento delle carceri che meriterebbe ben altri interventi. evviva il nostro legislatore che in materia di giustizia riesce solo a complicare le cose.

d.L. 92/2014: un aLtro PaSticcio deL LegiSLatore!

verificHe: controLLi a taPPeto Per L’iva

L’attività di controllo dell’Agenzia delle En-trate verrà indirizzata nei prossimi mesi verso la ricerca di violazioni IVA. La strategia che l’amministrazione adotterà nei prossimi mesi è illustrata nella circolare n. 25/E del 6 agosto 2014. L’Agenzia delle Entrate porrà al centro della futura attività investigativa fattispecie quali: false lettere d’intento; compensazioni di crediti erariali inesistenti; frodi comunitarie con utilizzo di fatture false o realizzazione di frodi carosello. Gli Uffici per selezionare i contribuenti hanno a disposizione un nuovo software: MONI.C. (sp-esometro integrato), che rileva in relazione agli anni 2010 e 2011 le operazioni poste in essere dai contribuenti.

aPPaLti: La reSPonSaBiLità SoLidaLe

Si discute sulla responsabilità solidale negli appalti. La misura “mediata” dal governo in-serita nel decreto semplificazioni, vedrebbe l’esclusione della responsabilità solidale negli appalti, e “copertura” quinquennale con il capi-tale ripartito tra i soci a seguito di liquidazione della società per il mancato pagamento delle ritenute.

dicHiaraZione imu-taSi degLi enc: aPProvate Le SPecificHe tecnicHe Per La traSmiSSione

Approvate le specifiche tecniche per la trasmis-sione del modello per la Dichiarazione IMU/TASI degli Enti non commerciali, introdotto dal decre-to del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 26 giugno 2014. Per i periodi d’imposta 2012 e 2013, la dichiarazione dovrà essere presen-tata entro il prossimo 30 settembre. A regime, la dichiarazione dovrà essere trasmessa telem-aticamente al Dipartimento delle finanze entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello in cui il possesso degli immobili ha avuto inizio o sono intervenute variazioni rilevanti ai fini della deter-minazione dell’imposta.

Salve amici lettori, la ripresa dalle vacanze rappresenta un punto di partenza in tutte le famiglie e specialmente per chi ha dei figli. Infatti, settembre è quel mese che viene dedicato alla ripresa delle at-tività per tutta la famiglia e pertanto utile come punto di partenza per i controlli dello stato di salute in generale.Sono anni che è attiva una campagna pubblici-taria mirata a dedicare un mese specifico alla prevenzione delle malattie della bocca, denti compresi: oggi ritengo che la migliore abitudine sia consolidare una serie di controlli medici per tutti i componenti della famiglia. L’argomento prevenzione in generale è di grande interesse, pertanto investire del tempo nella visita senologica della mamma, nel con-trollo prostatico del papà è certamente utile: io vi guiderò lungo la strada della prevenzione odontoiatrica. In tutti i bambini dai 6 anni in poi, momento dal quale inizia la permuta dei denti, va verifi-cato la presenza o meno degli elementi dentari, la presenza di abitudini viziate, il corretto uso dello spazzolino, la presenza o meno di una de-glutizione corretta, l’eventuale presenza di una postura corretta ed ancora tanti elementi che ogni odontoiatra ha ben presenti.Pertanto, anche se parliamo di un controllo dei denti è semplice comprendere come l’organo bocca sia collegato e correlato con tanti sistemi e pertanto il benessere e/o il corretto sviluppo degli stessi può influire su organi anche appar-entemente non correlati.Dopo questa prima valutazione teorica, diamoci da fare scegliendo un professionista qualificato, e questo oggi è facile grazie ad internet o al pas-saparola; ricerchiamo sempre un “odontoiatra” o un “medico dentista” e, anche telefonica-mente, fissiamo un appuntamento. Già questo primo contatto vi darà delle indicazioni sulla qualità della nostra scelta , infatti uno studio professionale qualificato non si limiterà a fissare l’appuntamento ma vi chiederà il motivo della visita, l’età del soggetto, se avete già effettuato un esame radiografico della bocca: questo per valutare il tempo utile da assegnarvi.Naturalmente una volta giunti nello studio del professionista basterà poco tempo per renderci conto dell’organizzazione e della cura che lo stesso ha degli ambienti di lavoro, del person-ale e dei pazienti stessi.Il momento del controllo è arrivato e, oltre allo stato di salute dei denti e delle gengive, spe-cialmente per i più piccoli, chiediamo la verifica anche della posizione e dello sviluppo sia dei denti che delle ossa del viso .

continua nel prossimo numero

Page 39: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»

39

Page 40: Informare Settembre 2014 | Luigi Zicarelli: «Basta fango sui prodotti campani»