Il Sicomoro di Maggio 2011
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A spetto la Quaresima tutto
l‟anno. Forse è perché vivo
un profondo bisogno di con-
versione e spero sempre che questo
periodo “forte” possa aiutare la mia
indole pigra a muovere i primi passi.
Forse è anche perché la Quaresima,
con il suo carattere di preparazione
alla Pasqua del Signore e il conse-
guente appello all‟Essenziale e al
Vero, costituisce un paradigma
dell‟intera esistenza terrena che, a
pensarci bene, può essere interpreta-
ta come un progressivo avvicinamen-
to all‟incontro faccia a faccia con il
Verbo di Dio.
E allora anche quest‟anno arriva il
fatidico giorno delle Ceneri che, no-
nostante la lunga attesa, mi trova
comunque impreparato e, come sem-
pre, in ritardo. Le parole del profeta
Gioele ci ricordano di ritornare a Dio
con tutto il cuore, con digiuni, con
pianti e lamenti. Eh sì, ora tocca fare
sul serio, ORA è il momento di mette-
re sotto osservazione la propria vita
alla luce della Parola, ORA è il mo-
mento di ridare il primato a Dio! È un
programma bellissimo ed entusia-
smante, ascolto con avidità l‟omelia
di Padre Angelo che sottolinea l‟a-
spetto di profonda gioia interiore che
può e deve animare la Quaresima del
cristiano… La liturgia, d‟altro canto,
aiuta giorno dopo giorno in questo
percorso di ritorno in se stessi alla
ricerca di Dio. L‟avvio è subito da
brivido: Dio stesso ci pone davanti la
vita e il bene, la morte e il male... a
noi la scelta!
Per andare dietro a Gesù, autore
della vita e sommo bene, la ricetta è
semplice: basta rinnegare se stessi,
prendere la propria croce ogni giorno
e seguirlo.
Non fai nemmeno in tempo a comin-
ciare qualche timida pratica di ascesi
finalizzata all‟accoglienza di quella
Croce benedetta, che subito il profeta
ti ammonisce: “Ecco, nel giorno del
vostro digiuno curate i vostri affari,
angariate tutti i vostri operai. Ecco,
voi digiunate fra litigi e alterchi e col-
pendo con pugni iniqui”.
Mentre mi ritrovo a ragionare stanca-
mente sulla qualità e sulla verità degli
impegni quaresimali assunti, arriva
come un dardo fiammeggiante la Pa-
rola di Gesù che non dà tregua alla
mia subdola intenzione di rinviare le
decisioni importanti: “Seguimi!”. Fru-
go nei versetti del Vangelo di Luca
per cercare una via d‟uscita: nulla!
Levi, il pubblicano, lascia
tutto, si alza e lo segue.
Ci sarà qualcosa che attenui la vio-
lenza di questa chiamata! Sì, faccio
una ricerca anche tra i sinottici, trove-
rò una pur minima mitigazione: peg-
gio! Mi imbatto nel testo di Marco che
racconta la chiamata di Pietro, Giaco-
mo e Giovanni e crolla un altro ba-
luardo di cartapesta alla mia bieca
resistenza: anche Pietro, sposato e
presumibilmente con figli, lo segue
all‟istante; dunque nemmeno le im-
mancabili difficoltà familiari e di lavo-
ro possono distogliere dalla sequela
di Gesù. Siamo punto e accapo...
complicata „sta Quaresima!
“Siate santi, perché io, il Signore vo-
stro Dio, sono santo”. Il testo del Le-
vitico mi si staglia dinanzi come una
cima impervia e coperta dalle nuvole
fitte del mio peccato. Mi affido a Ge-
sù che soccorre la mia inadeguatez-
za; le sue parole mi sollecitano ad
aprirmi all‟azione della Grazia:
“Chiedete e vi sarà dato; cercate e
troverete, bussate e vi sarà aperto”.
Ripeto con gli occhi gonfi di lacrime
le parole del Salmo “Dal profondo a
te grido, o Signore; ascolta la mia
voce”! I giorni passano e sento che
un abisso mi separa dalla santità.
CONTINUA A PAG. 2
Periodico del Gruppo Esperienza
Anno 15 - Maggio 2011
Parrocchia S. Teresa di Gesù Bambino
Via Eduardo Nicolardi - Napoli
di Sergio Negro Il PROFUMO DEL NARDO
“...e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento” (Gv 12,3)
Il Sicomoro - Maggio 2011 Pag. 2
CONTINUA DA PAG. 1
“Il profumo del nardo”
di Sergio Negro
Ma la Quaresima è anche tempo di
Misericordia, e quando comincia a
serpeggiare dentro di me un vago
senso di scoraggiamento, la Parola
mi sostiene affermando che se an-
che i miei peccati fossero come scar-
latto, diventeranno bianchi come ne-
ve. E proprio in tale circostanza mi
rendo conto di essere ricaduto, anco-
ra una volta, nel solito errore: ho
confidato solo e unicamente nell‟uo-
mo; ho dimenticato l‟Essenziale e il
Vero che pure mi ero ripromesso di
cercare. Ho confidato solo in me
stesso; ho pensato che fosse suffi-
ciente passare da un esame di co-
scienza al l ‟al tro; leggere le
“istruzioni” spirituali contenute nella
Parola, applicarle pedissequamente
e basta. No, no! Restando centrato
su me stesso scopro con dolore di
andare inesorabilmente a sbattere
contro il muro di gomma della mia
accidia e delle cattive abitudini.
Ho cominciato il cammino quaresi-
male con l‟intento di decidermi per
Gesù, veramente, e mi accorgo di
averLo subdolamente messo da par-
te, dando per scontato ciò che scon-
tato non è: un cammino cristiano -
anche serio e profondo - può cadere
nel paradosso di essere fatto senza
Cristo, con il solo scopo di compiace-
re se stessi e godere dei complimenti
e delle carezze di chi ci vive affianco.
Forse è per questo che la liturgia,
dapprima in maniera più sfumata, poi
via via che si procede verso la Pa-
squa con maggiore intensità, non si
sofferma più tanto sulla condizione
dell‟uomo nei confronti di Dio, sui
suoi continui tradimenti, ma riporta lo
sguardo su Dio solo, attraverso l‟agi-
re di Gesù.
Cerco ancora nella liturgia del giorno
una qualche indicazione, un suggeri-
mento per le mie piccole vicende
quotidiane, e invece la Parola mi
esorta ad unirmi alle folle che si stu-
piscono nel vedere Gesù che libera
dai demoni e fa ritornare ad una vita
piena di senso. “Vuoi guarire?” è
l‟interrogativo che Egli mi rivolge con
la solita nettezza e decisione. Voglio
davvero guarire o preferisco rimane-
re nella mia mediocrità? “Ma costui
che mi interpella di dov’è? È davvero
il Profeta che attendiamo?” È lui il
Cristo, proprio Lui che afferma solen-
nemente “Prima che Abramo fosse,
Io Sono”?
Guardare a Gesù, cercare il suo
volto, ascoltarlo, lodarlo e adorarlo,
questa la “ricetta” di sempre per fare
Pasqua insieme a Lui. Ogni proposi-
to, ogni intenzione che non parta da
Lui e a Lui ritorni, miseramente falli-
sce.
Osservo Maria di Betania cospargere
i Suoi piedi di nardo, poi asciugar-
glieli con i suoi capelli, mentre tutta
la casa si riempie dell‟aroma di quel
profumo. Nulla di più inutile, nulla di
più distante dalle logiche del mondo,
nulla di più sbagliato anche per l‟
“homo religiosus” che ad ogni azione
pretende un contraccambio da parte
della divinità. E quello stesso profu-
mo viene cosparso sulle nostre mani
alla vigilia della Settimana Santa,
mentre Fabrizio ci aiuta a meditare
sulla Passione di Gesù.
Io come Lui, chiamato a riempire
dell‟aroma di nardo ogni casa? Sì, io
come Lui chiamato a vivere fino in
fondo la Pasqua come Lui l‟ha vissu-
ta: dal dono totale di sé alla speran-
za certa dell‟azione del Padre che
ridona la vita.
È la follia dell‟Incarnazione, è la follia
di un Dio che non smette di affidarsi
alla sua creatura, ribelle e amata.
Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo.
Sappiate elevarvi ad un atteggiamento di contemplazione.
Contemplate
e riflettete!
Iddio ci ha
creato per
condividere
la sua stes-
sa vita; ci
chiama ad
essere suoi
figli, membra vive del Corpo mistico di
Cristo, templi luminosi dello Spirito
dell'Amore. Ci chiama ad essere
«suoi»: vuole che tutti siano santi.
Abbiate la santa ambizione di essere
santi, come Egli è santo! Con Cristo la santità - progetto divino
per ogni battezzato - diventa realizzabile. Contate su di Lui;
credete alla forza invincibile del Vangelo e ponete la fede a
fondamento della vostra speranza. Gesù cammina con voi, vi
rinnova il cuore e vi irrobustisce con il vigore del suo Spirito”.
(Beato Giovanni Paolo II)
http://www.giovannipaoloii.va/it/ (GPII - Una vita in immagini)
Domenica 1 maggio 2011
“...con la Nostra Autorità Apostolica concediamo che il Venerabile Servo di
Dio Giovanni Paolo II, papa, d'ora in poi sia chiamato Beato e che si possa
celebrare la sua festa nei luoghi e secondo le regole stabilite dal diritto, ogni
anno il 22 ottobre” (Benedetto XVI)
Il Sicomoro - Maggio 2011 Pag. 3
P er ogni uomo che s‟impegna
a vivere il proprio quotidiano
alla maniera di Cristo, arriva
sempre un momento in cui ci si ritro-
va a fare il confronto tra i rapporti
che si instaurano con le persone nel
corso della vita, rispetto a quelli che
sono frutto della condivisione di un
cammino di Fede, molti dei quali -
probabilmente - se non fossero capi-
tati in quel preciso momento e in
quel luogo della vita, mai avremmo
scelto di coltivare. Negli ultimi anni
noto che di motivi per i quali farei
meglio a non frequentare questa o
quell‟altra persona ce ne sono sem-
pre di nuovi, e tutti “umanamente
legittimi”. Siamo diversi gli uni dagli
altri, ognuno di noi ha esigenze forti
e specifiche che in un modo o nell‟al-
tro deve comunque soddisfare e che
ci portano inevitabilmente a scontrar-
ci con
gli altri;
la sensazione di impotenza che pro-
vo quando nonostante le migliori
intenzioni e tutta la forza di volontà le
cose continuano ad andare male,
nella mia vita di oggi, è trasformata
da Dio in gioia …. ebbene si, gioia!
Perché capisco che anche se scelgo
da solo gli amici con i quali dividere
la mia vita, a causa della “fragilità
umana” c‟è sempre qualcosa che mi
potrà portare ad allontanarmi da es-
si: tutto ciò tuttavia mi riporta nuova-
mente e costantemente a Lui!
Perciò, che condivida o meno con
essi un cammino di fede, che li vo-
glia o meno presenti nella mia vita,
forse gli amici non devo scegliermeli,
ma devo invece conoscerli, starci
insieme e dividere i dolori; capire
cosa ci divide e cosa ci unisce; capi-
re che possiamo vicendevolmente
mostrarci ciò che teniamo nascosto
in fondo al nostro cuore; perdonarli
affinché possano anche loro perdo-
nare me. Tutto ciò sicuramente non
è cosa semplice, ma sento che que-
sta è l‟unica via possibile… ed è for-
se per queste cose che in Parrocchia
alcuni li udiamo chiamarsi “fratelli”.
Qualunque sia la definizione, secon-
do me l‟importante è rendersi conto
che siamo, nella fede, uomini fortu-
nati. E lo capisco davvero quando
penso che se non “avessi avuto Dio”
di fronte a quella fragilità avrei prova-
to solo un immensa tristezza, e chis-
sà quali scudi o convinzioni negative
avrei sviluppato nella mia vita; per
questo oggi sono felice che ci sia Lui
nel mio rapporto con l‟altro, perché
se dipendesse da me le variabili sa-
rebbero tante, forse troppe… con Lui
invece una sola!
La Pasqua dei rapporti umani...
Amico o fratello?
di Marco Ironico
P asqua tempo di Resurrezione, tem-
po di dolore ma anche tempo di
gioia; gioia di una nascita a nuova
vita, vita di salvati.
La Pasqua la associo alla primavera: la
natura si risveglia e rinasce, noi cristiani
a Pasqua prendiamo la consapevolezza
che il Cristo Signore dice a ciascuno:
“Svegliati e vai! Vai a dire al mondo quel
che ho fatto, va a dire al mondo che quel
che ho fatto l‟ho fatto per loro perché li
AMO!”
Ecco perché per me la Pasqua è tempo
di Gioia.
In fondo quando sen-
tiamo che qualcuno ci
ama non siamo felici?
Quindi, a maggior ra-
gione, non possiamo non esserlo pen-
sando che Cristo ci AMA come mai nes-
sun uomo ci amerà mai. Con questa con-
sapevolezza vivo la Pasqua nella mia
Comunità, che è sempre in fermento nel
preparare tutte le celebrazioni della Setti-
mana Santa: si curano tutti i particolari, si
cerca di entrare a pieno rivivendo quel
che Gesù ha vissuto, il mercoledì santo
con la Cena Ebraica; il Giovedì Santo
con l‟ultima cena, il Venerdì, caratterizza-
to, per quanto mi riguarda, da quel rumo-
re di chiodi che mi entra nella testa e mi
trafigge il cuore, ed ogni volta mi ripeto
che anche quel rumore ha il suo perché.
La morte, il silenzio, il vuoto, pensare che
da quel momento e fino al sabato siamo
soli forse come non lo siamo mai...soli
ma mai abbandonati. La Sua discesa agli
inferi, i nostri peccati su di Lui, ma - ecco
- una nuova alba sorge... sorge più
splendente che mai: è Domenica; è la
Resurrezione, gioia nei cuori, sui volti….
Alleluia Cristo è Risorto, Cristo è tra noi,
con noi per sempre. Ecco la mia Pasqua,
forse un po‟ cervellotica, piena di parole,
ma ricca di emozioni, di quelle che solo
l‟incontro con Dio sa donare.
di Lorenza Esposito La mia Pasqua
Tempo di gioia, tempo di rinascita
Fino ad oggi – anche nella nostra era di comunica-
zioni ultratecnologiche – la fede dei cristiani si basa
su quell’annuncio, sulla testimonianza di quelle so-
relle e di quei fratelli che hanno visto prima il masso
rovesciato e la tomba vuota, poi i misteriosi mes-
saggeri i quali attestavano che Gesù, il Crocifisso,
era risorto; quindi Lui stesso, il Maestro e Signore,
vivo e tangibile, apparso a Maria di Magdala, ai due
discepoli di Emmaus, infine a tutti gli undici, riuniti
nel Cenacolo. La risurrezione di Cristo non è il frutto
di una speculazione, di un’esperienza mistica: è un
avvenimento, che certamente oltrepassa la storia,
ma che avviene in un momento preciso della storia
e lascia in essa un’impronta indelebile. Come i raggi
del sole, a primavera, fanno spuntare e schiudere le
gemme sui rami degli alberi, così l’irradiazione che
promana dalla Risurrezione di Cristo dà forza e si-
gnificato ad ogni speranza umana, ad ogni attesa,
desiderio, progetto. Per questo il cosmo intero oggi
gioisce, coinvolto nella primavera dell’umanità, che
si fa interprete del muto inno di lode del crea-
to. (Messaggio di Pasqua di Benedetto XVI)
“V oce di uno che grida nel deserto: preparate la
via del signore, raddrizzate i suoi sentieri”.
Questa è una delle tante prediche di Giovanni Battista
al popolo della Giudea: Lui dice di raddrizzare le molte-
plici vie del Signore che noi percorriamo per raggiunge-
re obiettivi da noi desiderati, a fin di bene, ma che rovi-
niamo con i nostri peccati che compiamo in continuazio-
ne. Questa è la dimostrazione che noi non sappiamo
mai quello che facciamo, non ce ne rendiamo conto e
non ragioniamo sulle nostre azioni dato che, da buoni
fedeli, sappiamo precisamente la netta distinzione tra
bene e male. È la presunzione l'artefice di tutti i nostri
peccati: siamo noi quindi che ci facciamo beffa della
mano di Dio commettendo un peccato, perché mai nes-
s u n o
di essi dovrebbe
esser compiuto. Certo, si presume che errare sia uma-
no, ma questo fino a un certo punto, perché siamo noi
che decidiamo di commettere un peccato, perché è na-
turale pensare e ragionare prima di svolgere un'azione,
un movimento, un pensiero; il nostro ragionare sulle
azioni ci permette di non fermarci, perché istintivamente
spesso e volentieri ragioniamo anche sul valore delle
conseguenze di determinate azioni, un valore che ini-
zialmente sembra di una grandezza minima, e solo do-
po ci rendiamo conto che acquista un valore più grande
di quanto noi immaginiamo. È per questo che poi ci
sentiamo in colpa, e vorremmo tornare indietro.
CONTINUA A PAG. 6
Il Sicomoro - Maggio 2011 Pag. 4
Dalla bocca dei bambini e dei lattanti hai ricevuto lode! Sal 8,2
Una giornata con i Monaci, in compagnia del “Padre Misericordioso”
Sabato 9 Aprile 2011 - Un folto gruppo
di bambini e ragazzi della Parrocchia di
Santa Teresa di Gesù Bambino - e in
più, qualche “coraggioso” adulto che li
ha accompagnati nel tragitto - hanno
trascorso la mattinata in compagnia
della Parola, guidati da P. Gianpiero
Tavolaro e dal no-
stro seminarista
Paolo Flagiello. La
Parola che è stata
spezzata loro da Gianpiero - con l’aiuto
delle più moderne (!) tecnologie audio-
visive e di molti segni e gesti altamente
esplicativi - è stata quella della Parabo-
la del Padre Misericordioso che l’evan-
gelista Luca riporta al Cap. 15 (vv 11-
31). I ragazzi sono stati poi suddivisi in
due sottogruppi per poter lavorare
personalmente su quanto ascoltato ed
esprimere ciò che il loro cuore e la Pa-
rola di Dio suggeriva loro. La giornata
si è conclusa con la cele-
brazione della Riconcilia-
zione per i ragazzi, e con
tanta festa, amicizia e
gioiosa confusione per
tutti...adulti compresi!
A tutti, il ricordo della giornata: un
anfora contenente un piccolo drappo
bianco, da mantenere con cura limpido
e candido! A voi, queste meditazioni….
U n ritiro è come un incontro con Gesù, oltre
a scherzare e divertirti hai la possibilità di
entrare in un luogo sacro: la Chiesa oppu-
re in una Cappellina, basta che ci sia il
Signore, perché è proprio questo che rende il luogo ma-
gico. Dopo aver fatto un ritiro ti sembra di camminare
sulle nuvole e tenere la mano a Gesù, ti senti più genti-
le, generosa ed il tuo cuore sorride alla luce. Non biso-
gna prenderlo come uno di quei lavori impegnativi, tipo
andare da un posto all‟altro
in macchina in una giornata
di sole oppure, per noi bam-
bini, alzarsi presto per andare a scuola e stancarti a
scrivere temi lunghi dieci fogli. Quando vai a fare un
ritiro ti senti più leggera e la felicità ti opprime, ma in un
senso dolce e affettuoso. Abbiamo parlato soprattutto
della parabola del Padre Misericordioso
che mi ha fatto capire che i soldi non fanno
la felicità e che quando commetti un pec-
cato è come se il tuo cuore diventasse
buio e non te ne accorgi. Però quando ti
confessi al Signore ti senti più leggera,
perché è come se ti fossi liberata di un
sasso pesante che tenevi addosso. Questo
Ritiro mi ha fatto pensare ai miei peccati
ed alla felicità di quando li confessi. È stata
un‟esperienza magica che mi ha fatto pro-
vare un sentimento forte e spero di rifarlo
al più presto.
di Gaia Iannotti
di Francesco Russo
Il Sicomoro - Maggio 2011 Pag. 5
“Io sono il pane che dà la vita…il pane venuto dal cielo…Il pane che io gli darò è il mio corpo…chi mangia il mio corpo…
rimane unito a me e io in lui.”
Cari fratelli, sono Eugenio ed ho partecipato alla 37° Esperienza. Mi ritrovo a scrivere per darvi la mia testimonianza sul ritiro “L‟Eucarestia” che si è tenuto nel mese di Febbraio. È la prima vol-ta che scrivo una mia testimo-nianza, ma sono felice di condivi-
dere con voi le emozioni provate durante il Ritiro. Come ben sapete le date disponi-bili per questo Ritiro erano l‟ulti-mo week-end di Febbraio e il pri-mo di Aprile. Purtroppo, per impe-gni già presi, ad Aprile non avrei potuto partecipare; rimaneva per-tanto da pensarci per la data di Febbraio! Bè...dovevo pensarci bene, poiché il martedì successi-vo al rientro dal Ritiro avevo il mio primo esame per la Specialistica! Era da qualche giorno che matu-rava in me l‟idea di “appendere” anche la data di Febbraio...per il
ritiro sull‟Eucaristia se ne sarebbe par-lato direttamente nel 2012!Eppure dentro di me c‟era una piccola vocina
che mi spingeva a partecipa-re...finché una sera, confidando ad una sorella questo mio piccolo tormento, lei mi disse: «Eugenio, Gesù ti chiama a compiere un atto di totale affidamento in Lui». Da qual momento entro in “crisi”! Il giorno della partenza ero pronto fin dall‟alba: alle 7.00 ero di fronte alla Chiesa di S. Teresa di Gesù Bambino! Dentro ero molto ansioso, turba-
to, certo che stessi sbagliando tutto e che era meglio se fossi rimasto a casa a studiare! Non appena giunti al Duomo di Orvie-to, Gesù compie un primo gesto d‟amore per me: durante la Co-munione, Fabrizio mi chiama a distribuire il Corpo di Cristo ai miei fratelli! È stato un momento bellissimo, quasi indescrivibile, e cosi ha inizio il mio Ritiro. Sono stati giorni dove Fabrizio e Gianpiero con le loro meditazioni hanno colmato tanti miei dubbi, ma il punto più alto della giornata era quando la sera ci riunivamo intorno a Gesù Eucarestia: in
quei momenti di preghiera tante cose ho chiesto; ho presentato a Gesù tutte le persone che si era-no affidate alle mie preghiere, ma non ho mai pregato per il mio esame! Ho preferito non farlo, ma nello stesso tempo ho posto la mia vita nelle Sue mani, fidando-mi di Lui, sperimentando di quan-to sia grande il Suo amore. E cosi velocemente giungono a termine i giorni del Ritiro. Sono tornato a casa carico di Amore e Gioia, ri-cevuti durante la preghiera e da tutti i miei fratelli e sorelle: abbia-mo condiviso tanti bei momenti,
dimenticandomi quasi che di lì a un giorno avrei dovuto so-stenere l‟esame. Ebbene giunge anche quel giorno; una mia collega mi chiede: «Ma devi sostenere anche tu l’esa-me?» Ed io le rispondo: «Certo». Lei replica: «Beh, hai un viso cosi sereno e tranquil-lo che quasi non si direbbe!». Fratelli vi ho raccontato tutto ciò per annunciarvi che que-sto è stato il mio primo passo di affidamento a Lui e non ne sono rimasto deluso perché l‟esame è andato bene! Cre-detemi! Dopo il Ritiro non mi importava più l‟esito dell‟esa-me: la cosa più importante è che spesso alzavo gli occhi al cielo per cercarLo per poi sco-prire che Lui era dentro me aspettando il mio SI per fare
del mio cuore la Sua dimora, per colmarlo di gioia e trasformare la mia vita donandomi tutto il Suo Amore misericordioso. Concludo questa mia testimo-nianza con alcune parole che scrissi in preghiera qualche tem-po fa: “Lunga la strada, in salita, ma la Speranza vince la morte; grazie al Tuo immenso amore una strada nuova aprirai, illumi-nando il mio cammino per giun-gere a Te…Gesù per l’eternità!” Vi abbraccio. Uniti nella preghie-ra. Vostro fratello in Cristo.
Ritiro “L'Eucarestia”
Affidarsi a Lui Bagnoregio, 25-27 Febbraio 2011
di Eugenio Barberis
Il Sicomoro - Maggio 2011 Pag. 6
Cari fratelli, come raccontarvi le emo-
zioni dei tre giorni di ritiro sull‟Eucari-
stia?! E come racchiudere la gran-
dezza appresa in queste poche ri-
ghe?!…mi sembra impossibile! Desi-
dero perciò raccontarvi due soli par-
ticolari, che sono la Testa e la Coda
del mio personale ritiro.
La testa: Venerdì 01/04/2011, ore
12:00, Duomo di Orvieto. Iniziamo la
prima celebrazione prevista. Tutto
tranquillo. Ero seduto in fondo all‟ulti-
ma panca, all‟improvviso Fabrizio mi
chiama per distribuire l‟Eucaristia ai
fratelli. Un attimo di indecisione:
“Che faccio? … Ma chi
io? Nessuno si muove
allora … allora ho capito
bene! Pasquale sono
io!”. Mi avvicino all’altare
e ricevo tra le mani la pisside con il
corpo di Cristo, a stento trattengo le
lacrime. “Che onore! Il Signore usa le
mie mani sporche di peccato, inde-
gne, per far arrivare se stesso agli
altri!”. Dentro mi sentivo tremare tutto
tutto tutto (come ci ha insegnato Fa-
brizio, per gli Ebrei ripetere tre volte
equivale a dire il massimo)!
Che bello vedere i fratelli che si avvi-
cinano uno ad uno per ricevere l‟Eu-
caristia! Che emozione!!!
Mi è sembrata una cosa irripetibile,
una cosa che solo una volta nella
vita mi poteva succedere; ho cercato
di controllare
ogni movimen-
to, di essere
attento a tutto:
il Signore mi
aveva chiama-
to a fare una
cosa irripetibile
e volevo farla
per bene!
Poi, dopo la
celebrazione,
ci spostiamo a
Ba gn or eg io ,
entriamo nel
vivo del Ritiro e le emozioni si susse-
guono. Quello che conoscevo
sull‟Eucaristia mi è sembrato niente a
confronto di ciò che ci è stato detto, e
tutto era bello bello bello!
Non vi racconto nulla più, ma solo
dell‟ultima celebrazione...della coda:
nel momento dell‟Eucaristia (che non
ho distribuito io!), ho capito una cosa,
per me importante ma che per altri
può sembrare ovvia. Ho capito che
quel gesto che mi sembrava unico -
distribuire l‟Eucaristia - posso ripeter-
lo sempre: ogni volta che la ricevo
dalle mani del Sacerdote sono poi
chiamato a distribuirla agli altri trami-
te le mie azioni, il mio comportamen-
to, la mia testimonianza, il mio esse-
re cristiano. Ricevere l‟Eucaristia è
essere chiamati a divenire Discepoli,
ad essere alimentati dall‟ Amore per
dare amore. Senza questa predispo-
sizione, senza questo apprendimen-
to, nulla ha senso!
Infine, riassumendo, ho capito che la
Chiesa è un manicomio! E il più paz-
zo di tutti è Gesù, il più pazzo d‟Amo-
re! E noi cristiani dobbiamo essere
pazzi d‟amore per comprendere a
fondo il suo insegnamento. Cari fra-
telli, vi voglio bene bene bene (ormai
c‟ho preso gusto!!!)
di Pasquale Martinelli Ritiro “L'Eucarestia”
La testa e la coda di un Ritiro… Bagnoregio,1-3 Aprile 2011
CONTINUA DA PAG. 4
Articolo sulla “Giornata di Ritiro dei ragazzi”
di Francesco Russo
Noi solo in quel momento ci rendiamo conto di aver
fatto un uso scorretto delle tante vie di Dio, che Lui
offre e noi siamo liberi di seguire, ma non di distorce-
re! C'è chi crede e chi non crede in Dio, ma nono-
stante ciò, Lui è sempre presente nella vita di tutti. È
quindi una presenza fondamentale nella nostra vita; è
per questo che ci perdona sempre e ci offre sempre
nuove opportunità per migliorare il nostro credo. È
proprio per questo che esiste il Sacramento della
“Confessione”.
Nel corso dei secoli la Chiesa cattolica si è andata
modificando, fino ad ottenere quello che oggi noi ve-
diamo. Siamo nel 2011 e noi vediamo il Papa che
celebra la Messa. Eravamo nel 1500 e vedevamo il
Papa che vendeva le indulgenze: infatti Papa Leone
X vendeva quella che veniva chiamata Indulgenza
plenaria, l'assoluzione cioè di tutti i peccati in cambio
di denaro (utile per completare la Basilica di S. Pie-
tro). Ciò è alquanto ridicolo perché alla Chiesa cattoli-
ca non interessava né il popolo né i peccati! Possia-
mo immaginare dunque il popolo di allora, privato di
ogni privilegio.
Diciamoci la verità, sotto questo aspetto siamo molto
fortunati, perché possiamo avere la soddisfazione di
uscire dalla Chiesa e respirare a pieni polmoni, puliti
di tutti i peccati! E poi, essendo ormai un popolo con i
paraocchi, un popolo che non riesce più a vedere
l'aspetto positivo delle cose, non rie-
sce più a vedere la mano di Dio ma
solo quella dell'uomo, la felicità più
bella è uscire e poter dire liberamente
che Dio è grande.
Il Sicomoro - Maggio 2011 Pag. 7
“...spero che il Cristo mi dia la grazia per l’ultimo passaggio, cioè la (mia) Pasqua.
Spero anche che la renda utile per questa più importante causa alla quale cerco di servire: la
salvezza degli uomini…” (24 febbraio 1980 - Beato Giovanni Paolo II)
La Pasqua del Signore è per noi cristiani un momento
importante e forte. Un momento di vera comunione.
"Pasqua", anno di grazia 2011 il Signore ha voluto mani-
festare il Suo Amore per noi. La Sua Resurrezione dob-
biamo viverla ogni giorno, dev'essere per noi un segno
indelebile che ci deve aiutare sempre per vivere una vita
bella, buona e felice. Noi fermamente crediamo e ferma-
mente speriamo che come Cristo è veramente risorto dai
morti e vive per sempre, così pure i giusti, dopo la mor-
te, vivranno per sempre con Cristo risorto che li risusci-
terà nell'ultimo giorno. Vivere la Sua resurrezione con i
fratelli è vivere pienamente il Suo gesto d'amore.
Gesù si è chinato per Amore lasciando il Suo esempio
affinché anche noi, CHIESA, possiamo chinarci per il
Suo Amore. La resurrezione di Nostro Signore e Salva-
tore Gesù Cristo è la festa più grande e più gloriosa
dell'intero anno liturgico. Per noi credenti e noi comunità,
la Pasqua è gioia
e cuore della nostra fede. Bisogna credere fermamente
che il corpo di Gesù, distrutto dalla crocifissione oggi
rivive, ritorna alla vita...risuscita!
Insieme con i miei fratelli abbiamo vissuto un giorno nuo-
vo il giorno della LUCE. È il giorno della vita sulla morte;
della vittoria dell'amore sulla morte e nessuno può vivere
questo giorno nella tristezza, come nessuno può vivere
la Croce nella sfiducia e non essere accolto tra le brac-
cia del Padre. Noi cristiani non siamo e non dobbiamo
essere tristi, dobbiamo sentirci sempre amati. Ho vissuto
momenti di preghiera molto forti. La Sua Passione l'ho
sentita nel mio cuore fino a vivere la Sua resurrezione
con tutta me stessa. Cristo è risuscitato dai morti per
TUTTI! Fratelli miei, oggi la luce e la gioia del Cristo ri-
sorto è entrata nei nostri cuori e niente e nessuno potrà
rapircela...ALLELUIA, CRISTO È RISORTO. È RISOR-
TO IN VERITA‟.
CRISTO E' RISORTO, VERAMENTE E' RISORTO Pasqua, gioia e cuore della nostra fede
di Lella Cava
«E’ venerdì santo, le scuole hanno chiu-so 2 giorni fa, oggi si finisce di lavorare e si parte, meno che in passato anche se le cifre previste sono di tutto rispetto: 10 milioni sono quelli che passeranno alme-no una notte fuori casa e altri 20 sono quelli che vogliono partire ma non posso-no, soprattutto per motivi economici. Qualche partenza in più la si deve alla perdita dei ponti del 25 aprile e del 1 maggio. Molti andranno al mare perché quest’anno la Pasqua capita “alta”». A Radio1, il giorno della Passione di
Cristo, si introducevano più o meno così
racconti, consigli e curiosità sulle desti-
nazioni pasquali. E pensare che questa
è la Radio più “cattolica” fra quelle gene-
raliste. La trasmissione è quella più se-
guita, Radio anch’io, e vorrei condividere
con voi le riflessioni che ho fatto dopo
averla ascoltata.
Mi ero svegliato dopo 2 giorni particolar-
mente ricchi, nell‟attesa della Passione e
della Pasqua. Quella mattina ero prima
passato in Parrocchia e poi in ufficio.
Come al solito, ascoltavo la radio in auto.
Pensavo ai fratelli restati fino alle 7.00
del mattino, e strideva nelle mie orecchie
la leggerezza con la quale si parlava di
vacanze alle Mauritius mentre io ancora
mi gustavo la gioia di aver rivisto Mauri-
zio. Mi lasciavo cullare e, nel risveglio
non ancora completo, subivo la filosofia
di chi diceva che le trasmissioni televisi-
ve turistiche sono uno strumento di com-
pensazione del desiderio di vacanza, e
chi sottolineava l‟importanza dell‟approc-
cio psicologico al consumo dei servizi
turistici. Un allarmato clacson mi rimette-
va in corsia mentre ondeggiavo ed ascol-
tavo gli interventi dei radioascoltatori.
Luca da Piacenza, Luca da Bologna e
Giovanni da Ancona. Chissà se cono-
scono cos‟hanno fatto i Santi da cui
hanno preso i loro nomi. Poi esperti e
politici a snocciolare cifre e a dissertare
sulle presenze estere e sulla ripresa
dell‟industria turistica, sul peso del brand
religioso nell‟economia di Roma. Qualcu-
no partiva per andare a Milwaukee a fare
la foto con Fonzie ed il conduttore ridac-
chiava mettendolo in guardia sui consu-
mi di birra. Dopo 30 minuti di trasmissio-
ne un ascoltatore, educato, prima dell‟in-
tervento augura al conduttore buona
Pasqua ed il conduttore, altrettanto edu-
catamente, ricambia ed estende a tutti gli
ascoltatori. Alé: non poteva mancare
l‟ipocrita tiritera degli auguri! Ma auguri di
cosa? Parlano di viaggi e vacanze nei
giorni di Pasqua, e si augurano buona
Pasqua? Ma auguratevi buon viaggio o
buone vacanze!! Almeno, in questo ca-
so, sapete cosa vi state augurando.
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Ma è la Pasqua del Signore o cos’altro?
Anche la Pasqua ha il suo Lato B
di Luigi Pagliara
Il Sicomoro - Maggio 2011 Pag. 8
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“Ma è la Pasqua del Signore o
cos’altro?” di Luigi Pagliara
Dopo questi auguri (che sono come un riflesso condizionato del ginocchio quan-do lo colpisci con un martelletto), subito si rimettono a riparlare degli aspetti pro-blematici e delle politiche industriali sul turismo. Un‟ascoltatrice del nord, mentre aziona il solito martelletto e augura al conduttore una Pasqua “tutta relax e serenità”, si chiede se il flusso migratorio dalle coste africane possa costituire un problema per l‟industria del turismo del sud Italia. E vai!!! Ci mancava solo que-sta, proprio la mattina del Venerdì santo. Finisce la trasmissione e la sera, nella pausa fra la celebrazione ed il momento di preghiera, nei 5 minuti di divano mi imbatto nella valletta di Enrico Papi che augura un “Buona Pasqua e, mi racco-mando, mangiate tante uova di cioccola-ta..gnam…gnam…”. Vabbè, ma perché ho acceso? Me la sono voluta. Però questo approccio dei media alla Pasqua mi incuriosiva e ho deciso di approfondirlo la domenica mattina guar-dando i siti dei quotidiani più importanti: devo dire che è stata una constatazione amara. Sono andato prima sul sicuro: L’Osservatore romano apriva con “Dalla croce una vita nuova, risorta”. L’Avvenire, naturalmente sulla stessa linea, apriva con “E‟ il giorno del Risorto, festa della nuova creazione”. Mi sono poi avventura-to fra i quotidiani politici. Libero metteva la guerra in Libia, Santoro, Ciancimino e i sindacati. Il Tempo si ricordava di Pa-squa per sottolineare che i politici anda-vano in vacanza. Il Giornale apriva con un titolo sulla politica e ci faceva sapere che il premier avrebbe passato, a casa sua, una Pasqua di lavoro. La Padania si occupava di Zaia e non vi era cenno della Pasqua; tanto le croci servono solo per i voti quando le vogliono togliere dalle aule. Il Foglio si ricordava di Pasqua pub-blicizzando un festival dedicato alla musi-ca sacra. Il Mattino, ahimè, metteva co-me primo titolo la sconfitta del Napoli e sottolineava che in Siria c‟è stata una strage nel Vener-dì Santo. Ma della Pasqua nulla. Il Corriere della Sera ci illuminava sul fatto che 1 italiano su 2 non sa chi votare e poi, dopo la notizia della morte di Sai Baba, come terza notizia annun-ciava che a San Pietro c‟erano 100.000 persone per la messa di Pasqua. La Repubblica, fra Libia e Sai Baba, offriva un esclusiva sul Wojtyla segreto. Il Rifor-mista snocciolava dati sui consumi di prodotti tipici a Pasqua ma nulla sulla Pa-squa. Per l’Unità c’erano 11 notizie sulla prima pagina del sito ma
non c‟era la parola Pasqua. Per Libera-zione solo Libia, Siria, Resistenza e sin-dacati. Per il Manifesto le notizie più im-portanti riguardavano i referendum ed i funerali di Vittorio Arrigoni. Per me è stato terribile. Questa mancanza di infor-mazione mi sembrava quasi studiata,
quasi pianificata. Ma le parole Gesù, Vangelo, Cristo e Resurrezione sono così scandalose che non possono essere pubblicate nemmeno il giorno di Pasqua? Mi sono ricordato che tanti anni fa, verso il mese di febbraio, un mio amico di studi, parlando delle vacanze di Pasqua e dei giorni festivi, si rammari-cò dicendo: «Peccato che anche quest’anno Pasqua viene di domeni-ca». Nella mia ignoranza ebbi, tuttavia, la prontez-za di rispondergli: «Però
non ci perdiamo la Pasquetta, che anche
quest’anno viene di lunedì …». Questa esilarante situazione mi è tornata alla mente quale scintilla per un provocazio-ne. Sembra paradossale che nei giorni della Passione e della Resurrezione, diventati festivi per le leggi dello Stato, il mondo mostri tanta indifferenza proprio rispetto ai motivi che li hanno resi festivi. Vacanze, Uova di cioccolata e laicità spudoratamente sbandierata. Il mondo alla prima parola della Chiesa attacca Papa, preti e Vaticano. Ma se poi la Pa-squa gli serve solo per le vacanze di Pa-squa e per dirsi buona Pasqua, perché non le tolgono queste festività dal calen-dario? Perché il lunedì dell‟Angelo non lo si fa ridiventare lavorativo insieme ai pon-ti scolastici? Così magari si riprende il P.I.L., migliora l‟istruzione e il mondo si potrà accorgere di nuovo che c‟è qualcu-no che, senza bisogno di mettere il gior-no rosso sul calendario, in quei giorni vive la gioia della Resurrezione di Cristo. E Radio anch’io, invece delle vacanze di Pasqua, magari agli ascoltatori parlerà di uomo come noi che ha salvato tutti noi.
PELLEGRINO DELLA SINDONE
Non so bene cosa provai di fronte a quel lino insanguinato se fu quel canto nella notte, quel prodigio così inaspettato. Venivano giù dalla val di Susa, per contrade deserte e strade sterrate i pellegrini della Sindone con le fiaccole accese in mano come lingue di fuoco nella notte. E vidi donne pregare e ceri accesi alle finestre. Ma per quelli come me, né l’uno né l’altro. Solo polvere di indifferenza sulle memorie profumate d’incenso come foto ingiallite ammuffite in cantina confuse tra libri e quaderni, tra le cose passate. E mi girai quella notte, dall’altra parte nel letto mi turai gli orecchi per non sentire ma l’anima inquieta mi costrinse a vegliare si unì a quel canto e lo cantò tutta la notte. A piedi, in marcia, di corsa. Sulla via che da Pianezza porta all’uomo dei dolori cercai ragioni: Chi sei Uomo della Sindone che mi vieni a inquietare? Mi ritrovai in fila davanti alle sue piaghe ad implorar la pace altro non aggiunsi per l’impazzar del cuore in petto: e m’apparve lui come non fosse uno spettro il parroco di quand’ero bambino turibolo in mano berretta e piviale, a liberar nuvole d’incenso sul volto di un uomo raggiante di luce Sai l’ho tanto pregato di farti tornare… mi disse, e più non ricordo se non un tonfo un limbo l’eco di una voce sconnessa: C’è un uomo svenuto davanti alla Sindone ed io d’istinto li riaprii, occhi ancora stupiti a tanta visione.
(Sr. Maria Pina)