Il nuovo cittadino n.4 - 2011

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Il nuovo c ttadino TRIMESTRALE di informazione politico-sociale N. 4-2011 Poste Italiane s.p.a. - spedizione in abbonamento postale - 70% Commerciale Business Ancona n. 73/2009 T utti gli ultimi sondaggi in- dicano che la metà dei cat- tolici praticanti, più ancora del- la media tra tutti i cittadini, in- tende rifugiarsi nell’astensione o non sa per chi votare. Lo sconcerto per il crollo della co- siddetta Seconda Repubblica è enorme, e altrettanto grande è il senso di disagio che si vive verso questa politica. Inoltre non possiamo nascondere che per troppo tempo i cattolici han- no pensato di poter risolvere i propri problemi e tutelare i pro- pri interessi delegando a gran- di potenze esterne la propria re- sponsabilità politica. È quella che io chiamo la teologia di Ci- ro il Grande, il persiano che li- berò gli ebrei. Il mondo catto- lico si è fidato prima di Ciro-Pro- di e poi di Ciro-Berlusconi, re- stando bruciati in entrambi i ca- si. Quelle esperienze sono ciò che sta portando il mondo cattolico ad una nuova consapevolezza, al tornare a sentire il bisogno di im- pegno diretto, di partecipazione, di movimento unitario dei cat- tolici. > segue a pag. 12 Rigettare l’innaturale costrizione di un bipolarismo che chiede di rinunciare ad una parte della propria coscienza Perché i cattolici al centro Rifiutiamo di scegliere fra vita e solidarietà o fra famiglia e giustizia sociale Scriveteci a: [email protected] Direttore: Giovanni Fermani Comitato editoriale: Umberto Spalletti, Alessandra De Lucia Lumeno, Antonella Fornaro Grafica: Studio Messa Tipografia: Tecnostampa di on. Rocco Buttiglione Editoriale on. Luca Marconi D ifficile parlare con pacatezza e serenità della questione dei cosiddetti costi della politica. Cominciamo col distinguere fra costi della Demo- crazia, costi delle Istituzioni e costi della politica in senso stretto. La diversificazione va fatta perché un conto so- no i costi dell’organizzazione del consenso, Partiti, Associazioni, Movimenti, campagne elettorali, gior- nali; un conto sono i costi della rappresentanza sa- le ineliminabile della Democrazia un conto sono i co- sti delle Istituzioni che mutano nel tempo a secon- da delle varie esigenze di natura organizzativa e am- ministrativa della Repubblica. Fare di questi un muc- chio indistinto parlando genericamente di casta è pericoloso e fuorviante, ma anche comprensibile. Che l’opinione pubblica italiana abbia mai avuto grande considerazione della classe politica lo dubi- to sinceramente, al di là del tempo fondativo della Repubblica fino ai primi anni ’50. Era l’era del gran- de scontro ideologico con i padri della neonata Re- pubblica come protagonisti, in un contesto di fi- nanza pubblica che portò di lì a pochi anni, alla “li- ra d’oro” e all’avanzo del bilancio dello Stato per di- versi anni. Nella norma gli italiani hanno ritenuto che un po’ tutti coloro che hanno il potere ne ap- profittano. È la nostra storia fatta di occupazioni straniere e di un numero variegatissimo di Istitu- zioni e organizzazioni politiche. Tutto ciò ha portato il nostro popolo ad essere uno fra i più raffinati nei rapporti con il potere in un mix di fiducia relativa e scanzonata ironia fra ruf- fianesimi ed eroiche opposizioni, il tutto appoggia- to su un felice contesto di prassi e filosofie cristia- ne che ci aiutano a vedere le cose di questo mondo con giusto distacco e sano umorismo. > segue a pag. 9 Dalla lotta alle caste una grande opportunità Nelle pagine Nelle pagine 1 Editoriale on. Luca Marconi Perché i cattolici al centro... on. Rocco Buttiglione 2 Antonio Mandolini Giuseppe Di Vittorio Eleuterio Negri 3 Ne indignati ne rassegnati il Movimento dei Movimenti on. Rocco Buttiglione 4 La decadenza delle élite culturali italiane Marco Caldarelli 5 Essenza di Dio. Martirio della fede, martirio del diritto Giovanni Fermani Banca d’Italia Omaggio a Fazio, il profeta di U. S. La Buona Notizia Cristiano Ottimista Nasce l’editoriale della speranza di Paolo Ciccarelli 6 Cattolici all’attacco “La politica” Salvatore Martinez Un prete in ogni Chiesa Francesco Garofolo Un principe della Chiesa Giacomo Biffi 7 Cattolici all’attacco Riflessioni sulla politica di mons. Brigantini Al Congresso Eucaristico un grande evento di popolo on. Luca Marconi 8 Lezioni sulla Costituzione Antonella Fornaro Il calendario secondo la BBC Enzo Nardi Di loro dicono solo bene... Giuliano Amato 9 Cristiani in Somalia: popolazione allo stremo e aiuti insufficienti Alessandra De Lucia Lumeno 10 10 Il libro Enzo Bianchi “Ogni cosa alla sua stagione” A. D. L. L. La dote letale A. F. L’uomo senz’anima Pamela Vigiani 11 11 Evasione fiscale U. S. Se ti schianti in auto, ti do la metà M. C. 12 12 Come si vive? Bene in Italia, meglio nelle Marche Maria Cristina Messi Anno 2011 N. 4

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Il nuovo cittadino n.4 - 2011

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Il nuovo c ttadinoTRIMESTRALE di informazione politico-sociale N. 4-2011 Poste Italiane s.p.a. - spedizione in abbonamento postale - 70% Commerciale Business Ancona n. 73/2009

Tutti gli ultimi sondaggi in-dicano che la metà dei cat-

tolici praticanti, più ancora del-la media tra tutti i cittadini, in-tende rifugiarsi nell’astensioneo non sa per chi votare. Losconcerto per il crollo della co-siddetta Seconda Repubblica èenorme, e altrettanto grande èil senso di disagio che si viveverso questa politica. Inoltrenon possiamo nascondere cheper troppo tempo i cattolici han-no pensato di poter risolvere ipropri problemi e tutelare i pro-pri interessi delegando a gran-di potenze esterne la propria re-sponsabilità politica. È quellache io chiamo la teologia di Ci-ro il Grande, il persiano che li-berò gli ebrei. Il mondo catto-

lico si è fidato prima di Ciro-Pro-di e poi di Ciro-Berlusconi, re-stando bruciati in entrambi i ca-si. Quelle esperienze sono ciò chesta portando il mondo cattolico

ad una nuova consapevolezza, altornare a sentire il bisogno di im-pegno diretto, di partecipazione,di movimento unitario dei cat-tolici. > segue a pag. 12

Rigettare l’innaturale costrizione di un bipolarismo che chiede di rinunciare ad una parte della propria coscienza

Perché i cattolici al centroRifiutiamo di scegliere fra vita e solidarietà o fra famiglia e giustizia sociale

Scriveteci a: [email protected]: Giovanni Fermani

Comitato editoriale: Umberto Spalletti, Alessandra De Lucia Lumeno, Antonella Fornaro

Grafica: Studio MessaTipografia: Tecnostampa

di on. Rocco Buttiglione

Editoriale on. Luca Marconi

Difficile parlare con pacatezza e serenità dellaquestione dei cosiddetti costi della politica.

Cominciamo col distinguere fra costi della Demo-crazia, costi delle Istituzioni e costi della politicain senso stretto.

La diversificazione va fatta perché un conto so-no i costi dell’organizzazione del consenso, Partiti,Associazioni, Movimenti, campagne elettorali, gior-nali; un conto sono i costi della rappresentanza sa-le ineliminabile della Democrazia un conto sono i co-sti delle Istituzioni che mutano nel tempo a secon-da delle varie esigenze di natura organizzativa e am-ministrativa della Repubblica. Fare di questi un muc-chio indistinto parlando genericamente di casta èpericoloso e fuorviante, ma anche comprensibile.Che l’opinione pubblica italiana abbia mai avutogrande considerazione della classe politica lo dubi-to sinceramente, al di là del tempo fondativo dellaRepubblica fino ai primi anni ’50. Era l’era del gran-de scontro ideologico con i padri della neonata Re-pubblica come protagonisti, in un contesto di fi-nanza pubblica che portò di lì a pochi anni, alla “li-ra d’oro” e all’avanzo del bilancio dello Stato per di-versi anni. Nella norma gli italiani hanno ritenutoche un po’ tutti coloro che hanno il potere ne ap-profittano. È la nostra storia fatta di occupazionistraniere e di un numero variegatissimo di Istitu-zioni e organizzazioni politiche.

Tutto ciò ha portato il nostro popolo ad essereuno fra i più raffinati nei rapporti con il potere in unmix di fiducia relativa e scanzonata ironia fra ruf-fianesimi ed eroiche opposizioni, il tutto appoggia-to su un felice contesto di prassi e filosofie cristia-ne che ci aiutano a vedere le cose di questo mondocon giusto distacco e sano umorismo.

> segue a pag. 9

Dalla lotta alle caste una grande opportunità

Nelle pagineNelle pagine11 • Editoriale on. Luca Marconi

• Perché i cattolici al centro...on. Rocco Buttiglione

22 • Antonio Mandolini Giuseppe Di VittorioEleuterio Negri

33 • Ne indignati ne rassegnatiil Movimento dei Movimention. Rocco Buttiglione

44 • La decadenza delle élite culturali italianeMarco Caldarelli

55 • Essenza di Dio. Martiriodella fede, martirio del dirittoGiovanni Fermani

• Banca d’ItaliaOmaggio a Fazio, il profetadi U. S.

La Buona Notizia• Cristiano Ottimista

Nasce l’editoriale della speranzadi Paolo Ciccarelli

66 Cattolici all’attacco • “La politica” Salvatore Martinez• Un prete in ogni Chiesa

Francesco GarofoloUn principe della Chiesa

Giacomo Biffi

77 Cattolici all’attacco • Riflessioni sulla politica

di mons. Brigantini• Al Congresso Eucaristico

un grande evento di popoloon. Luca Marconi

88 • Lezioni sulla CostituzioneAntonella Fornaro

• Il calendario secondo la BBCEnzo Nardi

• Di loro dicono solo bene...Giuliano Amato

99 • Cristiani in Somalia: popolazione allo stremoe aiuti insufficientiAlessandra De Lucia Lumeno

1010 • Il libro Enzo Bianchi “Ogni cosa alla sua stagione” A. D. L. L.

• La dote letale A. F.• L’uomo senz’anima

Pamela Vigiani

1111 • Evasione fiscale U. S.• Se ti schianti in auto,

ti do la metà M. C.

1212 • Come si vive? Bene in Italia,meglio nelle MarcheMaria Cristina Messi

Anno 2011 N. 4

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2Anno 2011 - N. 4

Antonio Mandolini nascea Recanati nel 1911, stu-

dia medicina e appena Lau-reato viene assunto dall’AGIPed inviato in Albania nel di-stretto di Devoli. L’AGIP, col-legata con l’AIPA (aziendaitaliana petroli Albania) ope-ra perforazioni nell’area diDevoli dove Antonio diverràpresto il medico di tutti; e’benvoluto dai lavoratori ita-liani, apprezzato dalla popo-lazione albanese del luogo,tanto che gli chiedono di so-stituire un anziano dottorenell’ospedale di zona. L’Eser-cito Italiano lo arruola comesottotenente medico. Per An-tonio, che ha avuto in fami-glia e nella parrocchia, un’e-

ducazione cattolica, il nuo-vo stato militare non gli im-pedisce di svolgere il servi-zio come missione rivolta al-la comunità locale, cosi co-me ai lavoratori e ai militarie a tutti coloro che avevanobisogno di cure. Giunge l’8settembre 1943: pochi an-dranno ad unirsi alle truppetedesche e pochi altri si uni-ranno ai partigiani, i più scap-parono. Ricorda Alberto Can-ciani che vive a Crema, allo-ra giovane tecnico AGIP, ilmondo era come impazzito:la paura e la diffidenza checaratterizzava ogni rapportoindividuale e collettivo conil dottore Antonio svanivanotanto che lui sostenuto dalla

fede Cristiana, riuscì a cura-re un suo torturatore in unnormale rapporto medico-paziente. Il dott. Mandoliniera quello di sempre: il me-dico di tutti, considerato conrispetto anche dai tedeschi.Finita la guerra il GovernoItaliano (Parri Presidente delConsiglio) chiede il rimpa-trio dei militari italiani. Il Go-verno albanese di Enver Ho-gia acconsentirà il rinvio inItalia dei 25.000 militari ri-servandosi di trattenere po-che decine di persone, tecni-ci, operaie e religiosi; tra que-sti il dott. Mandolini. Anto-nio verrà imprigionato, pro-cessato e condannato a mor-te. Intervenne nuovamente

lo Stato Italiano e il regimecomunista, ormai padroneassoluto del paese, commutòla pena in 101 anni di pri-gione. Eravamo nel 1946 e laCGIL era il sindacato unicoguidato dall’on. le GiuseppeDi Vittorio il quale non solosi rifiutò di ricevere una de-legazione sindacale albanesein visita a Roma, ma chiesela liberazione degli italianicondannati ingiustamente esottoposti a pesanti torture. Il

fratello di Antonio dott. Gian-netto mi ha regalato il quoti-diano L’UNITA, organo delpartito comunista italiano, diGiovedì 4 dicembre 1947 do-ve in quarta pagina c’e’ la no-tizia che segue:”per interces-sione di DI VITTORIO graziaper due italiani condannati amorte a Tirana. Si tratta di ta-li Ludovico Petrassi e Anto-nio Mandolini già dipenden-ti AGIP...”.

Antonio al ritorno in Ita-lia fece il medico a Pesaro efu P residente Diocesano del-l’Azione Cattolica. Mori nel1974. In una raccolta di te-stimonianze ne trovo unache mi sembra la più ade-rente alla sua vita “CON-DANNATO INNOCENTECOMPI’ SENZA APPARIREVERI ATTI EROICI”. Storiadi ordinaria Santità.

Sono passati ormai quattro anni dall’inizio della crisi economica e sebbene tutti vorreb-bero considerarla ormai come un evento passato, non è ancora possibile. Essa è “nata”

principalmente per un utilizzo distorto dei derivati, e con questi prosegue ad affliggere l’e-conomia. Nessuna delle problematiche che hanno generato la fase recessiva è stata, infat-ti, del tutto affrontata e risolta: non c’è stata una completa regolamentazione di questi stru-menti speculativi che facilmente possono essere “generatori” di crisi, proprio come è ac-caduto pochi anni fa.

Il loro valore totale in tutto il mondo supera il prodotto interno lordo mondiale di die-ci volte, e – in un tale contesto – è inevitabile non aspettarsi volatilità e crisi dei mercatiazionari. È risaputo che la recente crisi economica nasce proprio dalla proliferazione di pro-dotti derivati legati ai mutui immobiliari americani, che ai primi segnali di difficoltà delmercato provocano centinaia di miliardi di dollari di svalutazioni e, in seguito, al crollodella banca Lehman Brothers nel settembre 2008.

In molti sostengono che la crisi degli ultimi anni è quantitativamente più grave dellagrande crisi del ’29, sia dal lato del capitale “cancellato” dalla diminuzione dei prezzi deititoli, che riguardo all’ammontare degli interventi da parte degli istituti di credito e dellebanche centrali. Tuttavia gli effetti della crisi attuale non hanno prodotto conseguenze pa-ragonabili alla Grande Depressione americana che durò dieci anni. In questa situazione lebanche centrali, in accordo con i rispettivi governi hanno iniettato sul mercato centinaiadi miliardi di euro per sostenere l’economia, ma purtroppo parte di queste risorse sono sta-te utilizzate anche per riprendere il carosello della speculazione.

In merito, è triste prendere atto del fatto che le grandi banche universali detengono an-cora gran parte dei titoli tossici, e che siamo poi in presenza di un sistema bancario om-bra pari al 50% del mercato ufficiale, con i titoli OTC (Over The Counter) che continua-no a esser scambiati in mercati non regolamentati aggiungendo ulteriore instabilità in un’e-conomia già debole e volatile.

* Segretario Generale, Associazione Nazionale fra le Banche Popolari

Associazione Nazionale fra le Banche Popolari

Chi sono gli speculatoridi Giuseppe De Lucia Lumeno*

Una storia di ordinaria sanitàAntonio Mandolini medico e cattolico

Giuseppe Di Vittorio Segretario Generale CGILdi Eleuterio Negri

LA SCALATA DEGLI EMERGENTI

Quote % della produzione mondiale nel settore manifatturiero

PAESI PRODUTTORI 2000 2007 2010 CINA 8,3 14,1 21,7 STATI UNITI 24,8 18,2 15,6 GIAPPONE 15,8 9 9,1 GERMANIA 6,6 7,5 6 INDIA 1,8 2,9 3,7 COREA DEL SUD 3,1 3,9 3,5 ITALIA 4,1 4,5 3,4 BRASILE 2 2,6 3,2 FRANCIA 4 3,9 3 REGNO UNITO 3,5 3 2

Stiamo diventando il TERZO MONDO della produzione industriale.Lavoriamo di meno, produciamo di meno e consumiamo sempre di più. Era inevitabile con l’invecchiamento della popolazione in Europa. Forse è il caso che ci ripensiamo completamente in Occidente: più umi-li, meno razzisti, più giovani, meno pigri, più coraggiosi, meno sicuri, piùonesti, meno spendaccioni….. Cominciando ad eliminare questo stupido ed egoistico comportamento.

I NUMERI DEGLI SPRECHI ALIMENTARI

900 Kg La PRODUZIONE annua pro capite per i paesi RICCHI 460 Kg La PRODUZIONE annua pro capite per i paesi POVERI 95-115 Kg Gli SPRECHI annui pro capite in Europa e negli Usa 6-11 Kg Gli SPRECHI annui pro capite nel terzo mondo

Che tra l’altro fa anche male al fisico costringendoci a palestre ecure mediche costosissime.

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Né indignati né rassegnatiil Movimento dei Movimentidi on. Rocco Buttiglione

FORUM DELLE ASSOCIAZIONI CATTOLICHE

Che cosa è successo a Todi?Proviamo a capire cosa è successo veramente a Todi il

17 ottobre e quali sono le prospettive di evoluzione del mo-vimento che lì è nato. Lo facciamo da osservatori parteci-panti. Partecipanti perché siamo dei cristiani che fannoparte del popolo cristiano che a Todi si è riunito. Siamodentro la medesima comunione ecclesiale, abbiamo la stes-sa cultura, le stesse preoccupazioni e le stesse speranze.Osservatori perché facciamo politica e siamo in un certosenso la controparte davanti alla quale (speriamo non con-tro la quale) il movimento si costituisce.

Molti si sono preoccupati di difendersi da questo mo-vimento nel quale, forse anche al di là delle sue intenzio-ni, si intuisce e si teme un potenziale destabilizzante delquadro politico attuale. Queste reazioni di difesa sonopreoccupate più di stabilire cosa il movimento non è chenon quello che è.

Un rapporto corretto fra politica e societàSi è detto che i movimenti e le associazioni di Todi non vogliono fondare un partito. È

vero. È invece sbagliato dire che non fanno politica. La politica non appartiene tutta ai par-titi. Esiste anche una politica dei cittadini, intesa come “prudente sollecitudine per il be-ne comune” (enciclica Laborem Exercens). È su questo terreno che si colloca il movi-mento di Todi. Esso coglie un disagio della società civile ed una mancanza di connessio-ne e di dialogo fra società civile e società politica.

Se non ci fosse questo disagio le associazioni ed i movimenti non avrebbero sentito ilbisogno di ritrovarsi insieme. Niente nuovo partito (per il momento almeno) ma non sipuò nemmeno dire che va tutto bene e che per la politica tutto continua come prima. C’èun segnale chiaro di crisi e di insoddisfazione per il quadro politico esistente e per la si-tuazione attuale della politica.

C’è la percezione di una crisi che chiede, per essere superata, una politica diversa daquella che c’è ed una collaborazione fra tutte le forze politiche, privilegiando il bene co-mune su tutti gli interessi di parte.

Il fallimento del BipolarismoQualcuno ha detto che i movimenti di Todi non chie-

dono la fine del bipolarismo. È vero, ma questo non vuoldire che il bipolarismo lo sostengano. Semplicemente ame sembra che il problema dei movimenti non sia affattoil bipolarismo, né pro né contro. Chiedono di ristabilireun rapporto corretto fra politica e società. Chiedono chela società possa liberamente scegliere i propri rappresen-tanti nelle istituzioni. E chiedono un governo che si oc-cupi efficacemente del bene comune del paese. Se questoil bipolarismo è in grado di garantirlo allora viva il bipo-larismo. Se no, al diavolo il bipolarismo. Certo questo si-stema con questo bipolarismo non risponde alle attese edalle speranze dei movimenti.

Quando finisce il BerlusconismoQualcosa di analogo si può dire per quello che riguarda Berlusconi e il berlusconismo. L’intenzione di Todi non è quel-

la di attaccare Berlusconi ma certo neppure quella di difenderlo. I movimenti, piuttosto, si collocano dopo il berlusconi-smo. Pongono questioni e cercano risposte che vengono dopo la fine del berlusconismo. Non contro ma dopo. Un dopo,però, che è già cominciato e che è inutile cercare di frenare.

Molto bene un gruppo di dirigenti del PDL in una lettera ad Avvenire dice sostanzialmente: non chiedeteci di condannareBerlusconi (quelli di Todi non glielo chiedono), chiedeteci di andare oltre Berlusconi, di mostrare che non siamo la cor-te di Berlusconi ma una forza politica fondata su valori e su principi che rimangono anche dopo la fine del berlusconi-smo. Attendiamo fiduciosi che gli amici del PDL mostrino con i fatti di non essere la corte di Berlusconi.

Molti hanno agitato lo spettro della DC.

Rifare la DC?Voci scandalizzate si so-

no chieste: “ma non vor-ranno rifare la DC?”. Io hol’impressione che ai movi-menti di Todi della vecchiaDC non gliene importi nul-la. Non la vogliono rifarema non hanno neanchel’ossessione di non rifarla anessun costo. Andrannoper la loro strada e non silasceranno fermare dallapreoccupazione che il ri-sultato alla fine potrebbeforse per qualche aspettosomigliare alla Democra-zia Cristiana.

Vediamo invece in po-sitivo cosa è successo aTodi.

I movimenti si sonotrovati per parlare insie-me ed hanno verificato diparlare un linguaggio co-mune, e di avere attese esperanze comuni. Nonera scontato. Una volta ilcosiddetto mondo catto-lico era diviso perché eraattraversato da diverseopzioni ideologiche. Lafede era debole e l’ideo-logia era forte. Davantialle scelte difficili il ri-schio che la fedeltà all’i-deologia o alla opzionepolitica prevalesse sullafede era forte.

Un linguaggio comuneOggi è vero il contrario: i criteri e le visioni generate dal

linguaggio della fede che unisce prevalgono sulle opzionipolitiche che dividono. Si sono indebolite le ideologie, e lafede (forse) è diventata più forte. Parlando un linguaggiocomune i movimenti hanno iniziato un percorso di ricercacomune. Non è poco. C’è una volontà di dialogo e di pre-senza comune nella società. C’è la percezione del fatto chequesti movimenti e queste associazioni danno un grande con-tributo alla vita della società ma non contano rigorosamentenulla nel definire le linee politiche che la guidano.

C’è poi la convinzione che la società stia andando a fon-do e che i movimenti abbiano la forza ed il dovere di dareun contributo essenziale per salvarla. Ma come? Questo èil tema della ricerca.

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“La buona politica per il bene comune: i cattolici protagonisti della politica italiana”Questo il tema discusso al seminario del Forum delle associazioni cattoliche che si è tenuto a Todi.L’on. Buttiglione ha raccolto alcune domande che le sono state poste dai giornalisti intevenuti al seminario

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Nel panorama italico ilruolo delle élite cultura-

li ed economiche è prevalen-temente da protagonista, madel mondo del pettegolezzo.

Fateci caso, magari in unpomeriggio autunnale dal bar-biere, e converrete con me chei vari adepti del jet set finan-ziario e industriale abbianoluogo prediletto non nelle pa-gine economiche, ma nei ro-tocalchi che dal barbiere, ap-punto, non mancano mai.

Si potrebbe ritenere chela ‘colpa’ sia dei rotocalchi,che nel numero dedicato al-la sofferenza del compagnodella nota presentatrice perla morte dell’amato coniglio,aggiungono il lungo artico-lo sulla nuova fiamma delpresidente dell’istituto ban-cario, fotografata in bikini di

gnu sulle spiagge di Malindi.Con ciò mischiando il pro-fano dei mestieranti dell’a-vanspettacolo con il sacrodegli habitué delle cameredel potere.

In realtà non credo siaproprio così. Credo che que-sta commistione sia una vo-cazione della presunta cre-me italiana che, raggiunto il‘giardino dell’Eden’ dello sti-pendio milionario e della ca-sa ai Parioli, se ne fotte alle-gramente delle aspirazioniideali che coltivava da stu-dente nel college americanoimmerso in boschi di casta-gni e si lascia conturbare or-mai soltanto dai pomeriggial Pincio e dalle serate a ca-sa della contessa ArdenghiCollolungo dal Monte, conannesso cuoco coreano.

Qualcuno ancora ritieneche i nostri destini andreb-bero affidati a questi santo-ni del gusto e della vita fine,a questi sacerdoti del buonvivere e della barca in teak,senza rendersi conto chec’abbiamo già provato ad af-fidare il paese al grande ty-coon di successo che davent’anni ci pesa sul grop-pone. Purtroppo, non è det-to che individuare un altroprestigioso elegantone giàmembro dell’Aspen Institu-te sia risolutivo per il mi-glioramento della vita del-

l’autista di bus o del dipen-dente di secondo livello diun piccolo comune.

Ma perché invece di con-tinuare a cercare il salvatoredella patria tra chi della Patria

se ne frega, impegnato nellascelta del sarto per la serataalla Scala, non si riprova a fa-re politica dabbasso? De Ga-speri da quale alta casata pro-veniva? E Sturzo?

La decadenza delle élite culturali italianedi Marco Caldarelli

•Stupidario•

VERONESI Quando l’omosessualismo diventa una ideologia violenta e arrogante

Sentiamo piangere continuamente per i danni dell’o-mofobia. È vero che nessuno può essere discriminato operseguitato per le sue tendenze sessuali. Ci permet-tiamo al contempo di registrare la dotta affermazionedell’ex Ministro Umberto Veronesi: “quello omoses-suale è l’amore più puro, al contrario di quello etero-sessuale strumentale alla riproduzione”. Tesi molto raf-finata e suggestiva, peraltro non nuova, essendo in vo-ga presso tutti i popoli dell’antichità che accettavano ilrapporto etero per la irrinunciabile funzione procrea-tiva e quello omo perché più puro appunto e più… pia-cevole (con esso anche l’incesto e tante altre variabili).Ma siccome era l’uomo a dominare, ne discende che la don-na era ridotta al rango di fattrice continuamente gravi-da, mentre l’uomo era libero di “trastullare la sua rega-lità sessuale nel contesto fisico” che meglio lo appagava.A questa maschilista visione si accompagna quella lesbicaper ovvia reazione, per cui la donna si rifiuta di essereoggetto di riproduzione e copula con le sue consimili. Risultato: l’umanità scompare per mancanza di soggettifecondati e fecondanti. Complimenti, Veronesi, vera-mente un capolavoro di filosofia sessuata!Ma meglio ha fatto Franco Grillini, vecchio movimen-tista omosex, il quale ha chiosato le parole di Verone-si, quasi correggendolo, affermando che “al mondo esi-ste un’unica tipologia di amore che è uguale per tutti”.Grazie Franco, troppo buono, se non fossi intervenuto,noi poveri “normali” ci saremo sentiti definitivamen-te emarginati.

COME CI LEGGONO E TRADUCONO I TEDESCHISEMBRA QUASI UNA BARZELLETTA

REGIONI REGIONEN Abruzzo Abruzzen Basilicata Basilikata Calabria Kalabrien Campania Kampanien Emilia Romagna Emilia-Romagna Friuli Venezia Giulia Friaul-Julisch Venetien Lazio Latium Liguria Ligurien Lombardia Lombardei Marche Marken Molise Molise Piemonte Piemont Puglia Apulien Sardegna Sardinien Sicilia Sizilien Toscana Toskana Trentino Alto Adige Sudtirol Trentino Umbria Umbrien Valle D’Aosta Aostatal Veneto Venetien

Sono trascorsi pochi giorni dal 31 ottobre, quando presso il Palazzo di Vetro delle Na-zioni Unite sono state inaugurate dai membri della Cooperazione mondiale le cele-

brazioni ufficiali del 2012 “Anno Internazionale delle Imprese Cooperative”, proclamatodall’Assemblea Generale dell’ONU quasi due anni fa. Questo ha rappresentato solo il pri-mo di una serie di eventi che saranno promossi in tutto il mondo dall’ICA (l’AssociazioneInternazionale delle Cooperative) e dalle organizzazioni dei vari paesi per sensibilizzareun pubblico sempre più ampio riguardo al ruolo che la cooperazione svolge a livello mon-diale, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo sociale ed economico dei popoli.

Secondo quanto riportato dalla risoluzione approvata dall’ONU, il modello cooperati-vo d’impresa costituisce un elemento primario dello sviluppo economico e sociale, in gra-do di favorire la piena partecipazione sia nei paesi industrializzati che in quelli in via disviluppo, fornendo un valido contributo nella lotta contro la povertà. È questa una fina-lità ancora più evidente in questi anni di crisi che pongono seri quesiti sui tempi e sullemodalità necessari per poter nuovamente intraprendere un sentiero stabile di crescita del-l’economia reale.

In questo contesto, viene espresso un riconoscimento esplicito nei confronti della Coo-perazione Bancaria che – a livello mondiale – si compone di quasi 200.000 banche, oltre400 milioni di soci e 675 milioni di clienti, raccogliendo risparmi per circa 7.400 miliardidi euro e con un ammontare degli impieghi pari a 5.700 miliardi di euro. Tutti questi in-termediari sono fondati su valori comuni, quelli della cooperazione e della solidarietà e,ancora oggi, continuano ad impegnarsi per favorire lo sviluppo dei rispettivi territori diriferimento al fine di migliorare le condizioni di vita delle comunità in cui operano.

Infatti, la specifica forma di governance di queste banche, che privilegia un approcciooperativo fortemente legato all’economia reale, orientato verso famiglie e PMI con cui co-struire rapporti di lungo periodo, rassicura i clienti per quanto riguarda la garanzia dei pro-pri risparmi. Questo modus operandi permette loro di perseguire una strategia di stabilitàe non di volatilità dei risultati creando valore per i loro stakeholders e non solo per gli sha-reholders. Il loro modello di business, focalizzato sul relationship retail banking ed un’or-ganizzazione aziendale orientata alla prossimità con il cliente, si rivela in definitiva comela più efficace espressione di banca locale, dedita prevalentemente al finanziamento dellefamiglie e delle piccole e medie imprese.

Associazione Nazionale fra le Banche Popolari

Cooperazione 2012 ONUdi G. D. L. L.

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Nel tumulto della manife-stazione, dove la violen-

za acceca e diventa quasi cor-roborante, entra di diritto ilsacro così come lo intendonocoloro che il diritto se lo crea-no e lo applicano. Diritto di“calpestio” di ogni umanaconquista, di quel ceto me-dio o classe operaia che i gio-vani invece pensano di di-fendere.

A loro si toglie l’auto chebrucia, il negozio o il risto-rante devastato, la casa conle finestre spaccate, a loro sitoglie il diritto di “fede” en-trando in chiesa per “marti-rizzare” il Crocifisso e la sta-tua della Vergine Santissima.Ecco i depositari della politicafuori ogni regola, predicata eapplicata, dai vetero rivolu-zionari che nonostante sia-no stati “fatti fuori dalla sto-ria”, drogano la mente di que-sti ragazzi, trasformando unanormale manifestazione digente stanca di tirare la cin-ghia in un inferno dove bru-ciano anche i santi.

Il “martirio” dell’imma-gine della Vergine gettata aterra è pregnante,disgusto-so, ma per certi versi eroico.Mille pezzi che sconfessanochi con quel gesto volevamettere sullo stesso piano,politica e fede, violenza epreghiera, eroi di una guer-ra che come sempre dileggiagli inermi fosse anche unastatua della Mamma Cele-ste. L’immagine del Croci-fisso “amputato” è corolla-rio di quella follia; la Crocesimbolo della sofferenza edella redenzione, dileggiata,sbeffeggiata, il Cristo fran-tumato fatto scendere dallaCroce a bastonate.

La storia preoccupa quan-do ti sfiora l’idea che a moltipiacerebbe una “persecuzio-ne autorizzata”, un liberoesercizio della blasfemia perrendere inoffensivo il germedella fede, della speranza, del-la carità perché qualcuno an-

cora pensa di esserne il “de-positario”.

A loro la Vergine e il Cri-sto martirizzati , nella chie-setta di Roma, frappongonoi volti dei tanti giovani, mis-sionari, sacerdoti, religiose,operatori di carità e sociali,cappelle chiese e cattedrali

dove l’unica fiamma accesa èquella della fede che arde dasecoli, e che nessuna tempe-sta è mai riuscita a spegnere.Raccogliamo i pezzi “frantu-mati” della nostra storia, noiche siamo “a sua immagine esomiglianza” essenza di Dio,essenza del creato.

Essenza di Dio Martirio della fede, martirio del dirittodi Giovanni Fermani

“EPPUR SI MUOVE..”: La ormai ce-leberrima frase di Galilei in difesa del-la teoria copernicana, mi risuona ogniqualvolta ammiro quella sterminatafolla di oltre 30.000 pellegrini che dal-lo stadio di Macerata, tra canti, pre-ghiere ed estenuanti saliscendi, si sol-leva alla volta di Loreto. Un pellegri-naggio massacrante, chi ha partecipa-to lo sa, ma che MUOVE veramente ilcuore del pellegrino verso Dio.

È l’immagine di un popolo che tramille difficoltà, tentazioni, cadute e ri-salite, in silenzio, si muove alla voltadel Signore con fede e speranza, in an-titesi ad una società che sembra volerdisconoscere qualsiasi valore, ancheattraverso un bombardamento media-tico di notizie negative. Accendo la tvora: borsa in picchiata; Pil ed occupa-zione in calo; suicidio-omicidio in fa-

miglia; scandalo doping e scommesse;inchiesta escort presidenziali..

Se analizzo la mia giornata, come quel-la della stragrande maggioranza dei let-tori.. “nuovi cittadini” percepisco la vi-ta frenetica di una famiglia con tre figli,salti mortali per organizzare orari ed im-pegni scolastici, un lavoro che richiedesempre di più. Poi la sera ritorno alla vi-ta familiare e spesso, seppur distrutti, siesce per incontri in comunità, riunioniparrocchiali o sociali. Non sono un eroe,tutt’altro, ma so che Dio benedice la miagiornata, il mio impegno, la mia fami-glia e mi dona sempre il centuplo.

E come me, meglio di me, innume-revoli ed umili cristiani, nel silenzio,combattono ogni giorno contro luoghicomuni, secolarismo, scristianizzazio-ne per diffondere la Cultura di Pente-coste. Questo è il popolo benedetto da

Dio, il popolo che arriva a Loreto con legambe gonfie ed i duroni ai piedi; il po-polo cui bisogna guardare nei momentidi sconforto e stanchezza consapevoliche nel cammino mai si è soli; questoè il popolo che salverà tutti: «Se a Sò-doma troverò cinquanta giusti nell’am-bito della città, per riguardo a loro per-donerò a tutta la città» (cfr Gen 18,26).

Questa consapevolezza, in un mo-mento realisticamente difficile, deverendere tutti noi “seguaci di Cristo”portatori di speranza; deve farci vol-gere lo sguardo oltre le miserie del-l’uomo, verso Colui che è misericor-dioso, verso Colui che, nonostante l’ap-prossimarsi imminente dell’Apocalis-se, - così attestano tra le righe i media- «.. è il mio pastore.. su pascoli erbo-si mi fa riposare ad acque tranquille miconduce. » (cfr Sal 22,1).

La fantasia dello Spirito Santo farà ilresto, colmerà il suo popolo di doni ecarismi, gli suggerirà tutte le forme pos-sibili per essere portatore di speranza,luce del mondo e sale della terra, ma-gari anche con un nuovo modo di fareinformazione. Da domani, se la reda-zione lo permetterà, debutterà un nuo-vo editoriale di sole notizie positive, disole “foreste che crescono”: l’editoria-le della speranza.

La Buona Notizia

Cristiano ottimista Nasce l’editoriale della speranzadi Paolo Ciccarelli

Due rapide considerazioni a margine della nomina del nuo-vo governatore della Banca d’Italia. Ci è tornato alla men-

te Antonio Fazio, dimessosi da quella carica nel 2005 a seguitodelle inchieste su Banca Antonveneta e Giampiero Fiorani, examministratore di Banca Popolare Italiana. Fazio giustificò cer-te sue scelte dicendo che voleva difendere l’italianità del siste-ma bancario italiano,ma quelli erano anni in cui il modello era-no le banche estere (inglesi, tedesche spagnole e francesi) e danoi Unicredit, che si internazionalizzava acquistando banche einvestendo fuori dal nostro Paese. Sono bastati pochi anni a di-mostrare che tutta quella corsa a investire su mercati rischiosi(come quello greco) era follia pura. Aveva ragione Fazio a con-trastare l’aggressività di banche straniere e facilitare gli opera-tori italiani? Forse sì, anche se i metodi da lui usati lasciano adesiderare(Fazio è stato condannato in primo grado a quattroanni per la vicenda Antonveneta). Eliminato l’ostacolo Fazio esostituito con Draghi, uomo Goldman-Sachs, è stato più sem-plice “aprire” il sistema bancario italiano alle acquisizioni este-re; non dimentichiamo che le nostre banche, soprattutto quel-le legate al territorio, hanno soldi veri, quelli del risparmio de-gli italiani e per questo sono appetibili. Qui veniamo alla se-conda considerazione. Se Banca d’Italia ha perso molti dei suoicompiti, assunti dalla Banca Centrale Europea, a che serve or-mai se non a “facilitare” quella tendenza, magari esercitando inmaniera mirata, quel ruolo di controllo e di ispezione che è trai pochi compiti rimasti? Una quinta colonna a servizio di inte-ressi non nostri, ma pagata da noi. Sarà per questo motivo cheper la nomina del successore di Draghi ci sono voluti mesi?

Banca d’ItaliaOmaggio a Fazio, il profetadi Umberto Spalletti

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6Anno 2011 - N. 4

La Chiesa non è, né po-trebbe mai trasformarsi

in un soggetto politico. Co-me afferma il Santo PadreBenedetto XVI, «perdereb-be la sua indipendenza edautorità morale identifi-candosi con un’unica viapolitica e con posizioni par-ziali e opinabili».

La Chiesa non è chiama-ta alla formazione di partiti:si trasformerebbe in una re-ligione civile. La Comunità

cristiana è, invece, chiamataa formare in Cristo uomininuovi, capaci di fare nuovaanche la politica; uomini edonne dal cuore nuovo, ca-paci di fare nuovo il cuoredelle istituzioni politiche.

«Il Verbo si è fatto car-ne»1. Questa “legge dell’a-more” vale anche per la po-litica e incombe sulla nostracoscienza di laici cristiani, cispinge a ridire con nuova pas-sione la nostra fede nei con-

testi sociali in cui Cristo man-ca, è trascurato o è offeso.

Del resto il Papa Benedet-to XVI è esplicito: «Non c’ènessun ordinamento statalegiusto che possa rendere su-perfluo il servizio dell’amore.Chi vuole sbarazzarsi dell’a-more si dispone a sbarazzarsidell’uomo in quanto uomo».

Dunque, la costruzionedella civiltà dell’amore ci in-terpella. Spetta a noi porredentro le trame e i travagli del

mondo degli uomini e delleistituzioni, il seme della vitanuova, di un nuovo amore diDio che «si riveli nella re-sponsabilità per l’altro».

Spetta a noi discernere co-me fare, cosa fare perché ilmessaggio sociale della Chie-sa, la sua Dottrina Sociale,non vengano sviliti o igno-rati, in primis nella forma-zione di tanti cristiani Noiabbiamo nella Dottrina So-ciale della Chiesa un punto diriferimento unitario di giu-dizio sulla realtà sociale, unpensiero che coniuga fede eragione in forza della verità inessa contenuta.

È irrinviabile la nuovaevangelizzazione della poli-tica, per liberare il nostrotempo dallo spirito dell’erro-re che, come potenza d’in-ganno, sta stravolgendo lamisura divina dell’uomo e ilsuo destino eterno, conti-nuando a moltiplicare strut-ture di peccato.

La fede vissuta con intelli-gente coerenza ci porta a

essere cristiani che hanno unaloro storia inconfondibile, unloro modo proprio di vivere lacondizione secolare, un lorogiudizio sulle questioni con-crete dell’esistenza, un loroprogetto per rendere più giu-sti e più fraterni i rapporti tragli uomini: in sintesi, ci por-ta ad avere la capacità di co-niugare tra loro l’altezza degliideali che ci sono stati rivela-ti dalla divina generosità e ilrealismo di una prospettivaterrestre disincantata.

Un principe della Chiesa

GiacomoBIFFI

CATTOLICI ALL’ATTACCO

“La politica”Nuovi evangelizzatori per la nuova evangelizzazione di Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento nello Spirito

CONTRO I LUOGHI COMUNI:IL NUMERO DEI SACERDOTI IN ITALIA NEL 2009

32.499 Sacerdoti diocesani 16.524 Sacerdoti religiosi 95.011 Religiose 5.646 Seminaristi diocesani e religiosi

I preti ci sono e sono tanti, circa 49.000, uno ogni 1.000 cat-tolici presenti in Italia; c’è anche il ricambio, pari ad un se-minarista ogni nove sacerdoti. E’ vero che la popolazione deipresbiteri anziani è molto alta, ma è anche vero che le voca-zioni fioccano da parrocchie e movimenti e che un prete, an-che se costretto a letto per malattia o invalidità, continuasempre ad esercitare il proprio ministero. Ci avevano convintidel contrario, ma i numeri non si discutono.

Ancora più affollato l’esercito delle donne consacrate al-la comunità cristiana che sono quasi una ogni 500 cattolici;per capirci una suora per ogni condominio di una grandecittà o una per ogni piccolo villaggio di provincia.

Bene il numero quindi.Forse noi laici li vorremmo un po’ più presenti nel mondo

e nelle famiglie o nelle nostre chiese, per confessare o peruna chiacchierata in libertà senza dover ricorrere al cellula-re per prendere un appuntamento.

Un suggerimento per tutti può essere il metodo di Gesùche ogni sera si invitava a cena presso una famiglia. I nostriparroci potrebbero fare altrettanto e incontrare così tutti,senza riunioni da convocare o mille organizzazioni da pro-grammare.

di Francesco Garofolo

G iovanni Maria Vianney ha passato la vi-ta a raccogliere anime in pena, cioè gen-

te comune alla ricerca del conforto che so-lo Dio può dare. Sembra strano che questodebba essere un modello, credo che debbaessere la vita di ogni sacerdote.

Certamente le funzioni del presbitero so-no molte e a volte complesse e opprimenti,ma è compito dei vescovi collocarlo dovepuò fare il bene con semplicità evangelica ecome autentico missionario. Forse molti uf-fici e incarichi nella Chiesa potrebbero es-sere assunti da diaconi e laici, a volte anchepiù competenti e vocati. Ai sacerdoti il San-to curato ricorda che loro sono depositaridi due funzioni per le quali non possono es-sere sostituiti da alcuno: la Celebrazione Eu-caristica e la confessione dei peccati. Senzaperdono ed Eucarestia non c’è Chiesa e lacomunità muore.

San Giovanni Maria è stato maestro inquesto: Comunione e Penitenza, da cui di-scende tutto. D’altronde questo è il cuoredella Chiesa e della sua missione evangeliz-zatrice nel mondo.

In questo risiede anche la funzione so-ciale ed educatrice dei preti. Costruire uo-mini e donne vere, capaci di assumersi re-sponsabilità, di fare sacrifici per gli altri, dimettere su famiglia, di lavorare onestamen-

te, di partecipare in modo attivo alla vita po-litica senza demagogia o servilismi, è il com-pito più alto e più difficile.

Una società che non ha questo fonda-mento è destinata alla lotta fratricida e al-l’estinzione per incapacità morale ed assen-za di etica.

Noi desideriamo il Nuovo Cittadino, eper questo abbiamo voluto dedicare al gran-de parroco francese il nostro omaggio, peril suo luminoso e insostituibile esempio difabbricatore e formatore di una nuova uma-nità segnata con la Croce di Cristo.

Un prete in ogni Chiesa Il programma del Santo Curato D’Ars

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7Anno 2011 - N. 4

CATTOLICI ALL’ATTACCO

m

È auspicabile una tripartizio-ne dello scenario politico ita-liano

Dovremmo non aver più pauradi schierarci. Quello che forse ciblocca rispetto ad anni fa è ilfatto della ripartizione politicain due grandi schieramenti.Questo condiziona moltissimola condizione della Chiesa, per-ché se parli prendi posizione opro o contro, e in mezzo nonpuoi restare. Se non vuoi pren-dere posizione, ti tocca essereneutrale, ma con la neutralitàdi fatto accompagni o accon-senti a una delle posizioni.

Se invece avessimo in Ita-lia una tripartizione, se tor-nassimo ad avere un centro so-lido che creasse maggiore dia-lettica all’interno delle forzepolitiche, riducesse le con-trapposizioni frontali e svi-luppasse aperture, la politicapotrebbe lavorare meglio. Epotrebbe operare meglio laChiesa italiana, anche a livel-lo locale, perché alle volte unvescovo non sa come fare, separlare o non parlare, se pren-desse posizione o meno; spes-so è inceppato a motivo di que-sto bipolarismo che condizio-na fortemente.

Settimane sociali vissute nelleparrocchie per superare glisteccati dei partiti e dare il pri-mato alla persona umana

La Settimana sociale deve es-sere sempre più un laborato-rio da sperimentare nei giornidello svolgimento per poi far-ne tesoro al ritorno. Un labo-ratorio che potrebbe essere vis-suto, ad esempio, dentro unconsiglio pastorale di una par-rocchia dove i cristiani, purcollocati in ambiti politici dif-ferenziati, si confrontano -con

il Vangelo in mano - sui pro-blemi del quartiere, imparanonon a guardare il loro steccatopolitico, non ad avere il loronaso come orizzonte, ma adaprirsi al dramma e al doloredella gente. Fanno l’esperien-za vitale di avere comuni valo-ri che li contraddistinguono e,qualora l’esigenza della rispo-sta sia così cogente e fondan-te, possono anche dire: “Non cicondizionano le nostre posi-zioni partitiche, perché ci sta acuore prima di tutto servire lacomunità: le nostre scelte par-titiche vengono dopo”. Un ta-le approccio da parte dei cre-denti stimolerebbe anche i par-titi a tornare a misurarsi suiproblemi del Paese, non a uti-lizzarli per alimentare solo lapolemica e la contrapposizio-ne sterile. Il partito resta sem-pre il mezzo, mai il fine. Fineè il valore e il valore primo è lapersona che tribola, che soffre,che non ha lavoro. Questo lin-guggio i partiti devono torna-re a parlare.

Il metodo, l’ascolto, l’intra-prendere, i cardini della set-timana sociale di Reggio Ca-labria

Colgo la proposta di procede-re per punti così da esporre inmodo estremamente sinteticola ricchezza del patrimonio diriflessione maturato nel corsodella Settimana.

Il Metodo: studiare e di-scernere i problemi alla lucedella Parola con la collabora-zione di cristiani impegnati.

L’Ascolto attento e appassio-nato dei problemi della gentenel desiderio di offrire risposteintessute di sapienza evangelicae di saggezza operativa.

L’Intraprendere è la neces-sità più grande che il Paese ha,

ma chiede da parte di tutti tan-to coraggio, frutto di speran-za fondativa.

L’Intraprendere va sempreconiugato con la dignità dellavoratore, la lungimiranza de-gli imprenditori e la saggezzadei sindacati.

(Sintesi articolo da Avvenire)

Riflessioni sulla Politicadi mons. Bri gantini

di Federico Luzietti

A ccogliendo l’invito diMons. Edoardo Meni-

chelli il RNS ha trasferitol’annuale pellegrinaggiopromosso con la CEI e ilPontificio Consiglio per laFamiglia da Pompei ad An-cona. “Per una volta la Ma-dre non si offenderà se la-scia una sua casa per an-dare a trovare il figlio” èstata la simpatica battutacon la quale il Vescovo di

Ancona ha espresso il de-siderio di avere il pellegri-naggio Mariano delle fa-miglie nel calendario delCongresso Eucaristico Na-zionale.

Così 10.000 mila per-sone con migliaia di bam-bini in una giornata di cal-do eccezionale hanno lo-dato e ringraziato per il do-no di esistere come perso-ne e come famiglie.

Al Congresso Eucaristicoun grande evento di popoloIl Pellegrinaggio Nazionale delle famiglie italianepromosso dal Rinnovamento nello Spirito in Italia

Breviario Sturziano

D ei tuoi collaboratori al Governofai, se possibile, degli amici; mai

dei favoriti. L’amico che chiede trop-po deve essere tenuto a distanza. I fa-vori che gli amici potranno otteneredebbono essere onesti, nell’ambitodella legalità e tali da non creare ri-sentimenti ingiustificati.

Non ti circondare di adulatori. L’adulazione fa maleall’anima, eccita la vanità e altera la visione della realtà.L’amico adulatore non è più amico e occorre starne inguardia: può domandare quello che non si deve conce-dere e che forse si concede per legame creato non dal-l’amicizia ma dall’adulazione.

È meglio tenere lontano i parenti dalla sfera degli af-fari statali, a meno che non siano già nella carriera permeriti propri, anche senza volerlo compromettono sem-pre. Se poi entrano nella sfera dei collaboratori, facil-mente abusano della parentela. Il nepotismo è stato sem-pre dannoso.

Il libero mercato non può essere giudicato prescindendo dai fini che persegue e daivalori che trasmette a livello sociale.

Il mercato, infatti, non può trovare in se stesso il principio della propria legittimazione.Spetta alla coscienza individuale e alla responsabilità pubblica stabilire un giusto rappor-to tra mezzi e fini. L’utile individuale dell’operatore economico, sebbene legittimo, nondeve mai diventare l’unico obiettivo. Accanto ad esso, ne esiste un altro, altrettanto fon-damentale e superiore, quello dell’utilità sociale, che deve trovare realizzazione non in con-trasto, ma in coerenza con la logica di mercato. Quando svolge le importanti funzioni so-pra ricordate, il libero mercato diventa funzionale al bene comune e allo sviluppo integraledell’uomo, mentre l’inversione del rapporto tra mezzi e fini può farlo degenerare in unaistituzione disumana e alienante, con ripercussioni incontrollabili.

Dottrina della Chiesa Cattolica

L’assessore regionale per la famiglia Luca Marconi porta il saluto delle Marche.

La Vergine Lauretana trasportata a braccio dagli allievi della Caserma di Loreto.

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P rincipio cardine della no-stra società è ormai di-

ventato quello dell’autode-terminazione, assurgendo avero e proprio diritto. Ma l’au-todeterminazione, intesa co-me libertà totale, volontà chenon subisce alcun condizio-namento, in che rapporto stacon il dettato costituzionalesecondo cui diritti e doveri siimplicano a vicenda, per cuila libertà è una facoltà e nonun diritto tout court?

Quale il legame di ciò conla famiglia?

Il presupposto della Co-stituente non fu il concettodi autodeterminazione, ben-sì quello di persona: l’indi-viduo, a volte fragile, ha bi-sogno di appoggiarsi a realtàsociali che lo sostengano elo costituiscano autentica-mente libero. Per questo l’art.2 della Costituzione tutelale formazioni sociali, primafra tutte la famiglia, intesacome società naturale fon-data sul matrimonio.

Il ruolo della famiglia ri-conosciuto e tutelato dallaCostituzione è quello dimantenere, istruire, edu-care i figli, dove l’educa-zione è intesa non comeforma di condizionamen-to della libertà, ma comeeducazione alla libertà. Maquanto tale compito edu-cativo pesa nel leggere lenorme sulla famiglia? L’art.31 recita: «La Repubblicaagevola con misure econo-miche e altre provvidenzela formazione della fami-glia e l’adempimento deicompiti relativi». Dettamequesto del tutto sottosti-mato dallo Stato, che lo hatotalmente delegato al pri-vato. Non così nell’ordina-mento tedesco, il quale,proprio perché riconoscel’importanza educativa del-la famiglia quale istituzio-ne necessaria alla demo-crazia, prevede significati-ve deduzioni fiscali perogni figlio a carico.

Quello su cui invece siriflette nel nostro Paese è ilrapporto tra società natu-rale e riconoscimento lega-le. Molto sbrigativamente,la famiglia è stata ridotta amera dimensione sociale. Ilgran parlare circa il ricono-scimento della famiglia difatto, sul principio della ne-cessità di interpretare evo-lutivamente la Costituzio-ne, testimonia la volontàche se c’è una necessità cheemerge socialmente, questadeve ottenere riconosci-mento legale. In altri ter-mini, quello che la societàchiede deve essere conces-so e ciò deve avvenire inmodo completamente a-va-lutativo.

La domanda sociale - adesempio - di chi chiede lasoppressione di una vita,trova ascolto nell’ordina-mento in nome della visio-ne libertaria.

Non potendo qui disqui-sire sulle degenerazioni diquesto modo di riflettere suidiritti fondamentali, nonpossiamo però sottacere chela famiglia, per il nostro or-dinamento, è un’istituzionee non può essere ridotta auna dimensione meramen-te privatistica o affettiva.

Ma come è possibile iden-tificare il tema dei limiti, inun clima culturale che ha fat-to dell’autodeterminazioneil proprio punto di riferi-mento? E perché mai do-vremmo lasciar sussisterel’ordinamento stesso, se nonabbiamo una motivazioneper dare dei limiti a ciò chela società manifesta cometendenza?

Si possono individuare li-miti solo se si guarda al com-pito educativo della famiglia,perché la libertà non può es-sere solo libertà di autode-terminazione fino all’auto-distruzione, ma è una libertàresponsabile che mira a far sìche l’altro sia.

Lezioni sulla CostituzionePer non dimenticare il ruolo della famigliaa cura di Antonella Fornaro

ULTIMA SCEMPIAGGINE DELLA TELEVISIONE INGLESE CHE FA SCOMPARIRE IL PRIMA E IL DOPO CRISTO DALLE DATEdi Enzo Nardi

L a questione è tutta qui. Si vive cercando verità e fe-licità, trascinati da una misteriosa nostalgia di amo-

re e di bellezza. Ma in questa ricerca di piacere non sitrova niente di veramente appagante, niente che soddi-sfi il nostro sovrumano desiderio di libertà. Fino a quan-do, per un dono inaspettato, non si scopre che questalibertà si fonda paradossalmente su una servitù. E’ lascoperta della cosiddetta Signoria di Cristo, una ve-rissima e santissima assurdità. Proprio quando ci siumilia di fronte alla Libertà, se ne acquisirà l’ eternafragranza.

La Signoria di Cristo brilla in Maria, nella Chiesa e neisanti, ma poi si irradia anche nella storia, scende giùgiù nei palazzi dei re e delle democrazie, nelle aule isti-tuzionali e scolastiche. Oggi però, per via di un per-verso cocktail di illuminismo, idealismo e irrazionali-smo, questa straordinaria radianza si è offuscata. Daipresepi tolgono quel prepotente di Gesù Bambino persostituirlo con Cappuccetto Rosso, nelle scuole tiranovia crocifissi, ci manca solo che tolgano le croci postesulle vette dei monti.

Ultimamente ci si è messa pure la Bbc. La commis-sione etica di questa emittente ha deciso infatti di eli-minare dai suoi programmi la dicitura avanti Cristo e do-po Cristo sostituendola con Before Common Era e Com-mon Era. Ma, volendo cancellare Cristo dalla cultura oc-cidentale, vi introducono per forza un sostituto e que-sto intruso si chiama politicamente corretto, buona edu-cazione, bon ton. E’ uno dei tanti figli dell’illuminismosettecentesco generato da damine e damerini chic e ac-covacciato nei loro finti boccoli argentati. Una ennesi-ma mutazione genetica di quella superbia gnostica cherifiuta la realtà, e quindi il Cristo insanguinato, per ga-lanterie arcadiche, mignoli alzati all’ora del tè, ruttino vie-tato e carinerie espressive.

Di fronte a questi inglesi azzimati che non hannoniente da fare se non pettinare aeree bambole tutte fre-miti e fru fru, io ho provato tristezza e , per riavermi, hodovuto frugare nel mio passato alla ricerca di un anti-doto. Ecco la scena: una stanza, un ragazzo paralizzatoavvolto nelle sue deiezioni, un afrore ripugnante. E Ro-dolfo, barelliere forzuto dell’Unitalsi, che con tenerezzalava, asciuga, profuma e consola. Dopo un’ora il ragaz-zo è pronto per sfilare davanti al santuario di Fatima.Rodolfo ha sempre in mano il rosario, ma quando facolazione in albergo non alza il ditino, non parla di di-ritti, non chiama i malati diversamente abili. Se il mon-do va avanti è grazie a tanti uomini di profonda bontà co-me Rodolfo che, fondando la propria vita su Gesù Si-gnore, immettono nella vita pubblica il vigore dell’Eu-carestia e contribuiscono alla salvezza eterna anche deicicisbei televisivi e degli intelligentoni della Bbc.

Il calendario secondo la BBC

Non è vero che i politici sono tut-ti uguali. Ce ne sono alcuni più

uguali degli altri. Ad esempio Giu-liano Amato. Di lui non si sentonoche apprezzamenti e giudizi positi-vi e il suo nome spunta quasi auto-maticamente se c’è una situazioneparticolarmente difficile da affron-tare. Si è fatto il suo nome per superare lo stallo sulla no-mina del Governatore della Banca d’Italia, e solo qualchesettimana prima, ancora lui veniva indicato come possi-bile Presidente del Consiglio di un eventuale governo dilarghe intese. Una riserva della Repubblica, prima o se-conda non fa differenza. Sì perche Amato ha attraversatopraticamente indenne Tangentopoli e la fine della cosid-detta Prima Repubblica. A fianco di Craxi quando, questiera all’apice del potere, Amato ha avuto una sorte politi-ca diametralmente opposta: nella polvere Craxi, sugli scu-di Amato. Anche nella seconda Repubblica ruoli importantiin Italia e in Europa.

Solo capacità o santi in paradiso per il cincinnato dellaSeconda Repubblica.

Di loro dicono solo bene...Giuliano Amato

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9Anno 2011 - N. 4

di Alessandra De Lucia Lumeno

L a peggiore siccità degliultimi 50 anni sta met-

tendo in ginocchio il Cornod’Africa. Erano quasi ventianni che la Somalia non sof-friva una carestia di questedimensioni, unita alla vio-lenza di una guerra senza fi-ne e all’assenza di interven-ti da parte della comunitàinternazionale per oltre 3milioni e mezzo di personeche hanno bisogno di aiutiurgenti.

Per sfuggire alla crisi inmigliaia si mettono in cam-mino ogni giorno per rag-giungere i centri di emer-genza allestiti al confine so-malo con l’Etiopia e il Kenya.Secondo i dati dell’Alto Com-missariato delle Nazioni Uni-te per i Rifugiati (UNHCR),nel solo mese di luglio oltre

20 mila sfollati sono giunti aMogadiscio per cercare discampare alla fame e alla se-te. Più della metà provienedalla regione di Lower Sha-belle, altri 2.800 dalla regio-ne di Bakool. Poco più di 6mila, invece, arrivano dallaregione di Bay e quasi 1.000da Middle Shabelle. Nellearee maggiormente colpiteappena il 20% della popola-zione ha accesso all’acqua po-tabile e i piccoli spesso nonarrivano neanche al primocompleanno: uno su novemuore prima di compiere unanno e uno su sei prima delquinto anno di età. Oltre checon i morsi della fame, però,i bambini devono fare i con-ti anche con gli spettri dellaviolenza.

In un recente rapporto daltitolo “Sulla linea del fuocobambine e bambini sotto at-tacco in Somalia”, AmnestyInternational denuncia i cri-mini di guerra di cui sono vit-time le bambine e i bambiniin Somalia dall’inizio del con-flitto nel 1991. Prima di tut-to il sistematico arruola-mento di soldati di età infe-riore a 15 anni da parte deigruppi armati islamisti comeAl-Shabaab, il mancato ac-cesso all’istruzione e le ucci-sioni nel corso degli attacchiai villaggi. «Quella della So-malia non è solo una crisiumanitaria. È una crisi deidiritti umani e una crisi del-le bambine e dei bambini»,

ha dichiarato Michelle Ka-gari, vicedirettore per l’Afri-ca di Amnesty International.Nella regione «la situazioneè catastrofica», ha affermato

il direttore generale dell’a-genzia Onu, Jacques Diouf,ricordando che l’Onu ha chie-sto 1,6 miliardi di dollari peril 2011 per far fronte alla cri-

si. Cifra che non ha ancoraraggiunto la metà dei finan-ziamenti.

Il ministro dell’Agricoltu-ra francese, Bruno Le Maire,ha ammesso che «la comu-nità internazionale ha fallitonel costruire la sicurezza ali-mentare dei Paesi in via disviluppo» suggerendo che«bisogna cambiare metodo».Non solo portare denaro, haspiegato rilanciando le con-clusioni del G20 del gennaioscorso, ma «saper agire infretta» in casi come questi,controllare la stabilità deiprezzi sul mercato agricolomondiale e «investire nellosviluppo dell’agricolturamondiale».

Cristiani in Somalia:popolazione allo stremo e aiuti insufficienti

SERENATAALLA SPOSA LONTANA

Verrà presto il dì del mio ritorno.Aspettami cucendo giubbe rosse.Con trame di vita vesti il giorno.

Le nostre truppe or si sono mossee Garibaldi nel guardarsi intornoebbro di libertà tutti commosse!

Siamo nella roccia d’Aspromontecaldo sudore bagna la mia fronte.

Tu prega nel silenzio della stanzaperché io possa aver salva la vita

e senta il tuo respir in lontananza.

Combatto qui per far l’Italia unitalottando col nemico ch’ora avanzae ch’all’eroe ha già fatto una ferita.

Profumato è il sangue suo d’onoree dove stilla spunterà un bel fiore!

Aspetta mia sposa e prega ancoraso quanto sia fedele e sia sincera.Oggi il cielo di speranza si colora.

E cuci le giubbe rosse fino a seramille ne serviranno o mia signora.Poi cucirai soltanto una bandiera!

Lacrime di gioia sopra ogni colore.L’Italia Unita nel segno dell’amore!

Gabriella Paoletti

PoesiaA differenza dei popoli vinti dalle culture

luterane e calviniste, che non concepisconola misericordia e non accettano l’errore senon dopo il pagamento di pesantissime pe-ne, il popolo italiano è un grande popolo pro-prio perché capace di leggere la storia congrande tolleranza e dall’alto di millenariaesperienza.

Detto ciò è evidente come il tempo attua-le sia vissuto con profonda delusione dopo chesi era superata con slancio e rinnovata fidu-cia la crisi di Tangentopoli.

In una parte consistente di italiani, senon maggioritaria, c’è comunque disamo-ramento e distacco. L’evidenza è data dalperdurante, progressivo, se pur non ecces-sivo calo della partecipazione al voto. Sipuò obiettare che questa è fisiologica e cheè comune a tutte le democrazie occidenta-li, ma non si può sfuggire dalla considera-zione che è coincidente a questa particola-re fase politica.

La storia cammina, quindi le soluzionivanno poste perché la rassegnazione portainevitabilmente allo sfascio e a conseguenzepeggiori dei mali che si stanno vivendo.

Troppi esempi dimostrano come ditta-ture e dissoluzioni di popoli si siano verifi-cate per crisi non risolte a causa del tenaceegoismo della classe al potere. Certamenteandranno adottati provvedimenti di ridu-zione della spesa della politica rendendola

più sobria e senza più trasformare le orga-nizzazioni politiche in aziende per mestie-ranti; andranno modificate le rappresen-tanze democratiche riducendo i componentidegli organi e distribuendo meglio le com-petenze fra Comuni, Province, Regioni eStato anche in considerazione del fatto chenel frattempo è nata l’Europa; dovremo an-che rivedere l’organizzazione delle Istitu-zioni prevedendo la soppressione di alcune(Province?) e l’accorpamento di altre a co-minciare dai cosiddetti enti inutili. Ma lacosa fondamentale è che dovremo riconsi-derare proprio l’idea del potere trasforman-dola in un autentico servizio con una clas-se dirigente capace di concepirlo e viverloin questo modo.

Abbiamo bisogno di un nuovo amore perla Patria che forse il nostro paese non haavuto mai essendo stato sempre troppo par-tigiano e troppo legato a visioni ideologi-che Nazionaliste (Fascismo) o Internazio-naliste (social/comunismo). Forse stiamoper iniziare una fase incredibilmente posi-tiva che non avremo mai immaginato di vi-vere se non avessimo vissuto questo tempodi crisi e di travaglio.

Il più grande peccato che possiamo com-mettere è quello di perdere questa opportu-nità convinti che con soluzioni “normali”possiamo risolvere i nostri problemi di cul-tura e di politica amministrativa.

> segue da pag. 1

Dalla lotta alle caste una grande opportunitàdi on. Luca Marconi

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10Anno 2011 - N. 4

Ne “Il pane di ieri” uscitonel 2008, Enzo Bianchi,

priore della Comunità di Bo-se, raccontava storie sempli-ci e ricche di sapienza, relati-ve alla propria infanzia: la ta-vola di Natale, il suono dellecampane per la festa, il cantodel gallo, i giorni della ven-demmia. Rappresentava ilcammino del vivere quotidia-no per chi era nato in un pae-se del Monferrato, scanditodal tempo dello stare insieme.

Di ricordi è fatto anche illibro “Ogni cosa alla sua sta-

gione”. Non “Ogni cosa ha lasua stagione”. Un piccolospostamento di senso per di-re che è l’uomo assieme allecose di cui si circonda ad ap-partenere al tempo e non ilcontrario. L’autore conoscegli uomini e il mondo: dallasua cella non si limita ad os-servare ciò che accade fuori,ma cerca nella solitudine uncontatto autentico e profon-do con se stesso così da po-ter tornare nel mondo forte diuna consapevolezza di ciòche è altro da sé.

Una riflessione sui tempie sugli spazi. I giochi da bam-bino, la vendemmia, il vino,la festa, i momenti trascorsiinsieme, dove i gesti di soli-darietà tra amici erano gra-tuiti e spontanei, i falò sullecolline che venivano accesiper segnalare l’inizio e la fi-ne dell’estate, il giorno dellamemoria dei defunti, la vitadi cortile, l’intimità della suafamiglia.

Leggendo ci si rende con-to che quelli che si attraver-sano non sono solo luoghi fi-

sici, ma soprattutto dell’ani-ma: accendono le luci sui luo-ghi interiori dando modo dipensare, di porsi domande dipiù ampio respiro.

Ogni stagione della vitaha in serbo momenti da ri-cordare, emozioni che for-

mano, che indirizzano ilpercorso.

Tutto il libro è memoria,perché le stagioni di cui siparla sono quelle della vitadell’uomo, dove ogni giornoè unico da celebrare e ricor-dare, degno di essere vissutoanche nella prospettiva di chisente, come confessa Bian-chi, che si avvicina l’ultimastagione della vita.

Questo viaggio verso sestessi, però, richiede la ri-nuncia alle proprie abitudi-ni e la disponibilità ad al-lontanarsi dagli schemi a cuici si aggrappa per sentirsipiù forti. La ricompensa ègrande e può significare unrinnovato patto tra se stessie la società nella quale si vi-ve ogni giorno.

Enzo Bianchi “Ognicosa alla sua stagione”Dalla cella di un monastero alle vie del mondo attraverso il vero senso della vitadi A. D. L. L.

di A. F.

In India le donne devono pagare una dotesulla base di liste inviate dalla famiglia

dello sposo prima dell’accordo definitivoper la stipula del matrimonio. Le famiglieche “procurano” la moglie sono inferioririspetto a quelle che la “accolgono” e quin-di la dote costituisce la necessaria com-pensazione. La dote (mobili, terre, soldi)serve a godere di uno scooter o di un ven-tilatore, per pagare gli studi del marito oaddirittura un biglietto aereo per studiarein un college americano o europeo. Quel-le che non vogliono o non possono soddi-sfare le richieste, si imbattono talvolta in unorribile destino: Sujata, una ragazza mo-derna e istruita, si è ribellata alle insisten-ti pretese, con il tragico epilogo di maritoe parenti che l’hanno cosparsa di benzinae bruciata viva. Ogni anno migliaia di don-ne subiscono questa sorte perché lo sposoo la sua famiglia giudica la loro dote ina-deguata.

Nonostante il Dowry Prohibition Act, lalegge che vieta in India l’estorsione coniu-gale, in vigore da 41 anni, ogni anno 25 mi-la donne finiscono male per questo motivo.

«Magari molte di loro sopravvivono, sfi-gurate o mutilate. Non è una notizia, perché

è un fenomeno che va sotto la simpatica de-finizione di “incidenti di cucina”. Ne capi-tano tanti: mogli che pigliano fuoco ai for-nelli, altre che precipitano in un pozzo. Infor-tuni domestici. Tutt’al più gesti disperati,senza colpevoli, sui quali nessuno apre un’in-chiesta». Elisabetta Rosaspina

I casi più gravi, se finiscono in tribuna-le, sono rubricati come omicidi preterin-tenzionali.

Si calcola che l’ammontare medio di unadote sia cinque volte superiore al reddito fa-miliare annuale. Tutte le caste sono a rischio.La dote è un’ambizione trasversale.

Di conseguenza, circa 6.000 assassini difiglie femmine vengono commessi ogni an-no a causa dell’enorme pressione economi-ca e sociale legata alla dote.

In India le donne rappresentano il 48%della popolazione (929 donne ogni 1000 uo-mini),effetto di una selezione spietata, pra-ticata talvolta ancor prima della nascita. Il de-bito annunciato da un’ecografia si cancellacon l’aborto: fino alla ventesima settimanaè legittimo e discrezionale.

E così in India nascono meno femmineche maschi... L’unica speranza di sopravvi-vere nella casa maritale - tanto per la ma-dre, quanto per la prole - è di dare alla lucedei figli. Maschi.

La dote letaleL’India dei delitti per dote mancata

IL LIBRO

Voglio immaginare il mondotra 50 anni; vedo degli au-

tomi tutti uguali nei lineamen-ti e nelle forme, nel vestiario,delle marionette di cera che seguono tutti lo stesso “dio”, lamoda, il bello, la televisione, e corrono dietro all’idea del mo-mento che altri hanno appositamente pensato per loro, ani-me aride e teste prive di pensieri.

Al recente congresso della società italiana di medicinaestetica si parla di un forte incremento di persone che ricor-rono alla chirurgia estetica; uno studio sociologico dice chequesta forma di dipendenza crea i “tossici del lifting” e por-ta ad un appiattimento della personalità, alla facilità ad esseremanovrati ed influenzati.

Mi chiedo, quanto può essere sviluppata la personalità ela consapevolezza di una persona che per vivere bene devenascondere i propri difetti?

L’ironia delle cose: Pinocchio non è più attuale, chiedevaalla fata di diventare un bambino vero, mentre i bambini ve-ri alle loro mamme chiedono di diventare di plastica.

Questa tendenza a detta dei sociologi, deriva dalla perdi-ta di valori, dal tramonto delle ideologie; l’umanità arretra esi affida alla sola cosa che crede di possedere, il corpo.

E l’anima? Gli affetti? La saggezza? Non abbiamo più la consapevolezza che il corpo non è

nostro, che lo abbiamo in gestione al massimo 80 o 90 anni,e sarebbe già tanto.

Quella che dura per l’eternità è la nostra anima, quella checi sussurra all’orecchio di aiutare un amico in difficoltà, checi fa sentire un morso allo stomaco se i nostri cari stanno ma-le e ci fa sentire in pace con noi stessi se abbiamo fatto del be-ne a qualcuno; noi siamo la nostra anima.

Il problema è ascoltarla; è più facile guardare la TV che cidice che va di moda la terza di reggiseno o il colore azzurro…

Quando i riflettori si spengono e la trasmissione finisce ciòche resta è la tua anima e la consapevolezza di non aver ca-pito nulla, lasciandola più vuota che mai.

L’uomo senz’animaIn principio era il corpo, alla fine sarà la plasticadi Pamela Vigiani

ENZO BIANCHI

OGNI COSAALLA SUA STAGIONE

EINAUDI

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11Anno 2011 - N. 4

L a lotta all’evasione fi-scale è ormai un tor-

mentone; salta fuori ognivolta che i conti dello Statonon tornano.

Che governi il centrode-stra o il centrosinistra non fadifferenza; evocare la lotta al-l’evasione fiscale fa sempreun bell’effetto e ogni volta inumeri crescono: 120 poi150 fino 200 miliardi di eu-ro sarebbero sottratti alla ef-ficiente gestione statale daquei cattivoni di evasori.

Quante cose in più si po-trebbero fare con tutti queisoldi a disposizione.

Nel 2007 il ministro Pa-doa Schioppa arrivò a sospi-rare: “se potessi avere 100 mi-liardi in più” alludendo ov-viamente a soldi provenien-

ti da una lotta senza quartie-re all’evasione fiscale.

Ricordiamo anche che Pa-doa Schioppa in quegli stessianni si ritrovò fra le mani untesoretto “inaspettato” di 37miliardi che come tutti sap-piamo fu diligentemente mes-so a frutto per il bene del Pae-se soddisfacendo le “richieste”dei partiti della fragile coali-

zione Ulivista. Non vogliamodifendere l’evasione fiscale; es-sa toglie risorse allo Stato e per-mette a chi la pratica di operarein condizioni slealmente van-taggiose nei confronti di chilavora correttamente. La con-correnza e il mercato diventa-no parole vuote.

Sconfiggere o limitare ilpiù possibile l’evasione fiscale

però non deve più essere unargomento da tirar fuoriquando non si sa che pesciprendere; lo Stato deve di-ventare più credibile nella suacapacità di fare “buona am-ministrazione” perchè il cit-tadino senta che i suoi soldisono affidati in buone mani.

Poi bisogna fare i conticon i numeri reali; le stimedell’evasione fiscale ci dico-no che si passa da un 13 percento della Lombardia fino asfiorare il 90 per cento in Ca-labria, passando per un 40-50 per cento delle regionicentrali del Paese.

La lombardia fa un quintodel Pil italiano e il suo dato dievasione fiscale è inferiore a

quello dei Paesi nordici piùvirtuosi; al contrario la Cala-bria non risulta essere una re-gione particolarmente indu-strializzata e forse lì come inaltre regioni del Sud lotta al-l’evasione va tradotta in lottaalla malavita organizzata.

Resta il centro Italia, la-borioso e un po’ restio a fi-darsi di uno Stato che quan-do deve prendere è rapidis-simo e quando deve sostene-re e intervenire è assente in-giustificato; alluvione in Ve-neto e pronta risposta del Go-verno (300 milioni), allu-vione nelle Marche e prontarisposta del Governo “Ar-rangiatevi”. È solo l’ultimoesempio.

L’eterno tormentonedell’evasione fiscaledi U. S.

L’ attuale congiuntura economica è caratterizzata da un clima di generale incertezza: le ten-sioni che stanno interessando l’area dell’euro per effetto dell’elevato livello raggiunto dai

debiti sovrani, unito all’assenza di una chiara strategia condivisa per affrontare la crisi attua-le, rischiano di avere ripercussioni ancora più pesanti sulle imprese e sulle famiglie.

Inoltre, rende ancora più difficile comprendere l’effettivo nesso di causa ed effetto tradeclassamento del titolo sovrano e inizio della sua perdita di valore, soprattutto pensan-do ad alcune erronee valutazioni precedenti fatte da questi operatori all’indomani della piùgrave crisi dopo quella del ’29.

In tale contesto i modelli cooperativi, si sono mostrati, soprattutto in ambito bancario,indubbiamente più vicini all’economia sociale di mercato. Nel nostro Paese, infatti, le Ban-che Popolari sono state pienamente efficaci nell’esercitare la loro funzione creditizia in fa-vore dei territori, delle famiglie e della piccola e media imprenditoria in tutto l’arco dellacrisi, quando da più parti si richiamava l’attenzione su comportamenti di credit crunch.

Inoltre il loro ruolo anti-speculativo si evince anche dall’andamento dell’indice sinteticorelativo ai corsi azionari delle Banche Popolari quotate, che evidenzia nell’arco dell’ultimodecennio un andamento generale sempre regolare e legato ai fondamentali economici degliistituti. Il confronto rispetto al Mib storico su tutto il periodo, consentendo un’analisi di lun-go periodo – che maggiormente si addice a questa categoria di intermediari – mostra che gliistituti della Categoria hanno subito una perdita di valore dei corsi azionari minore rispettoa quelle riportate dal complesso dei titoli bancari quotati. In particolare, osservando gli in-dici che misurano la performance delle Banche Popolari e del settore bancario, essi mostra-no da un lato una minore variabilità delle Popolari rispetto al sistema, e dall’altro una perdi-ta inferiore di oltre 11 punti percentuali, -59% contro il -71% calcolato sul Mib Bancario. Ciòconferma come la migliore ricetta per frenare gli eccessi della speculazione e favorire una cre-scita economica stabile e durevole sia quella di sostenere al meglio l’economia reale, in par-ticolare famiglie e PMI, un compito che le Banche Popolari hanno sempre svolto nella lorostoria e che ancora oggi le vede fortemente impegnate e partecipi.

* Segretario Generale, Associazione Nazionale fra le Banche Popolari

Associazione Nazionale fra le Banche Popolari

Cos’è la speculazionedi Giuseppe De Lucia Lumeno*

C on il tipico decreto ministeriale approvato poco primadi Ferragosto nel silenzio generale dei mezzi di co-

municazione di massa, il governo ha deciso di concedere unaltro regalone alle compagnie di assicurazione.

Che regalo? La riduzione della metà dei risarcimenti peri danni gravi riportati a seguito di incidente stradale.

Cosa succedeva prima? Se un pover’uomo subiva undanno grave (danno biologico tra 10 e 100 punti percentuali)a seguito di sinistro per colpa di un altro, si rivolgeva allacompagnia di assicurazione di questi e concordava un ri-sarcimento calcolato sulla base di una specie di tariffa chenon era contenuta in un atto normativo, ma che era stataelaborata dai giudici di Milano in via equitativa per dareuna certa uniformità ai risarcimenti.

Tale tariffa o tabella veniva applicata pure alle questio-ni che finivano in tribunale, dove il giudice, fatta fare unaperizia, liquidava il dovuto sulla base delle valorizzazionilì contenute.

Bene, cosa cambierà con il decreto? Che i valori mone-tari per i vari punti di invalidità saranno ridotti in modo con-sistente, in alcuni casi di circa la metà.

Giusto un esempio per capirsi: un uomo di 30 anni chesubisce una invalidità del 50%, si pensi ad una anchilosicompleta della spalla, con le tabelle di Milano prendeva dirisarcimento per il danno non patrimoniale fino a 454.575,00euro, con il decreto si vedrà liquidare un massimo di242.195,00 euro. Chi beneficerà della differenza di210.000,00 euro circa? I parenti della vittima? La ricerca sul-la prevenzione degli incidenti stradali? Le suore orsoline?No, le compagnie di assicurazione, notoriamente bisogno-se e meritevoli, che li risparmiano.

Ora, considerando che già è in funzione un analogo de-creto per le micropermanenti (danni fino al 9%) che già ri-duce i risarcimenti, e che non sembra che le compagnie, afronte del primo regalone, abbiano ridotto di un’acca i pre-mi di polizza, ma che li continuino ad aumentare, si senti-va davvero il bisogno di questo intervento? Sarà pure un go-verno inerte, ma quando si muove…

Se ti schianti in auto,ti do la metàdi M. C.

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12Anno 2011 - N. 4

U n po’ si sapeva, ma ora èufficiale: nelle Marche

si vive più a lungo che inqualsiasi altra Regione d’Ita-lia, forse perché si vive benee forse perché il sistema sa-nitario e di assistenza è fra ipiù efficaci del Paese. Ne so-no convinti anche i marchi-giani che, a differenza dei cit-tadini d’Italia, continuano adesprimere un alto gradimen-to verso la politica e il loroGoverno Regionale con un54% di sì, contro il 22% di

cui gode il Parlamento Na-zionale.

I dati sono chiari: i maschipiù longevi a Bolzano (79,4)e nelle Marche (79,5) sullamedia italiana di 79,1 anni;le femmine più longeve nel-le regioni del nord e ancoranelle Marche (85,2) sulla me-dia italiana di 84,3 anni. Mail dato che sconvolge sul pia-no generale è l’arrivo di unpiccolo esercito di ultracen-tenari, quelli che alzano lamedia per capirci, pratica-

mente triplicato negli ultimi10 anni.

Per l’esattezza sono16.000, uno ogni 3.800 abi-tanti, con la prospettiva di di-ventare molti di più nel 2050,

quando si stima che la stes-sa età media degli italiani saràintorno ai 100 anni.

Questo significa che si ar-riverà a 80/90 anni ancorain buona salute e con capa-

cità di attività re-lativamente alte.L’ultima notizia èche il Governo,opportunamente,ha scelto le Marchecome capitale del-la rete dei serviziper la terza età, si-glando con la Re-gione un accordoperché l’INRCA di

Ancona diventi il centro diogni attività di studio e di ri-cerca in campo sanitario esociosanitario a beneficio de-gli anziani.

Ritengo sia normale che chi per vent’annisi è abituato ad un sistema semplice, bipola-re, oggi si trovi sbandato, confuso, deluso, edesprima col rifugio nell’astensione il suo di-stacco dalla parte politica cui ha delegato perquattro lustri la propria rappresentanza. Maquesta situazione non può cristallizzarsi, lavia dei cattolici non può essere quella della fu-ga dalla responsabilità. Bisogna riprendere lateologia di Giuda Maccabeo, il condottieroebraico che ha guidato il popolo a ritrovare dasolo la propria libertà e la propria responsa-bilità politica, senza aspettare l’aiuto da oltreconfine. Le classi dirigenti del mondo catto-lico si stanno rendendo conto di questo, e oradevono impegnarsi per trasmettere questomessaggio al popolo cattolico, ridestandolodalla tentazione del riflusso nel privato.

Questo movimento deve essere indipen-dente da tutte le forze politiche ma non deveessere equidistante. Deve essere capace di re-gistrare convergenze e divergenze e di pre-miare gli interlocutori con i quali giunge aconvergenze, e di opporsi agli interlocutoricon i quali si registrino delle divergenze. So-lo così il movimento potrà avere un forte evero impatto politico. In questo senso una ri-flessione è doverosa. Se i cattolici cessano lastrategia del delegare ad altri l’azione politi-ca in cambio della tutela di alcuni valori, de-vono sviluppare una piattaforma precisa ecomplessiva da proporre al paese e di cui chie-

dere conto agli interlocutori politici. Nei suoiprincipi questa piattaforma esiste già, e rac-chiude i valori non negoziabili al pari delladottrina sociale cristiana. Questa visione com-plessiva impedisce che si passi da scorciatoieappoggiando chi ha una visione parziale deivalori cristiani. Questo richiede di conse-guenza di non essere equidistanti, ma di ve-rificare nei programmi e nei fatti quali realtàpolitiche sposino complessivamente la visio-ne cristiana dell’uomo e della società. Inevi-tabile che il consenso debba quindi essereconvogliato verso queste realtà. In modo cri-tico, con una sollecita supervisione dell’agi-re politico concreto, ma senza titubanze. Deicattolici che tornino a vivere la politica daprotagonisti per prima cosa devono recupe-rare la centralità del proprio pensiero da sot-toporre agli altri, scrollandosi di dosso ognisudditanza culturale. Questo vuol dire che siha finalmente la libertà di recuperare la di-mensione cattolica dell’“et et”, rigettando l’in-naturale costrizione di un bipolarismo chechiede di rinunciare a una parte della propriacoscienza. Se il bipolarismo fosse tra valori eanti-valori, benissimo. Ma finora si è trattatodi scegliere tra difesa della vita e solidarietà,tra famiglia e giustizia sociale, tra legalità elibertà di educazione. Un cattolico deve ri-fiutare questo gioco della torre, e deve pren-dere una via che tenga insieme tutte queste co-se. Una via per natura moderata, centrista.

> segue da pag. 1

Perché i cattolici al centro, rigettare l’innaturale costrizione di un bipolarismoche chiede di rinunciare ad una parte della propria coscienzadi on. Rocco Buttiglione

•Stupidario•

AMBIENTALISTA “L’ennesimo”

Dobbiamo piangere per l’aumentodel riscaldamento globale o per l’aumento

del costo del riscaldameto domestico?!

Non si sa, proprio non si sa, da dove viene l’aumen-to del riscaldamento del Pianeta Terra. C’è chi sostieneche neanche avvenga, anzi che ci stiamo raffreddan-do. Non si sostiene che l’inquinamento sia un male dasottovalutare, ma che centri poco col riscaldamento. Latesi più accreditata è che ci sia stata una iperattività so-lare e che continuerà. Detto questo godiamoci i vantaggi.La bolletta energetica è calata perché spendiamo mol-to più per riscaldare le nostre case che per raffreddar-le; ma in conseguenza abbiamo avuto anche meno in-quinamento da fumi di caldaie, camini e annessi vari.

Si è verificato, in pochi decenni, un aumento del 40%delle piante e della vegetazione in genere, grazie pro-prio al caldo: quindi più agricoltura, più raccolti, menofame e più ossigeno che rimedia ai danni umani del-l’emissione di anidride carbonica. Ci serve più acqua enon più freddo: la formula vincente dell’Eden Biblico èacqua più sole e una terra fine come quella del deser-to. L’acqua sulla terra c’è né in quantità pari ad un mi-lione di volte in più del fabbisogno umano. Si tratta difarla arrivare dove c’è siccità o deserti. Se invece di spen-dere centinaia di migliaia di miliardi di dollari o di eu-ro nei programmi di Kioto e dintorni, spendessimo perdare acqua potabile e acquedotti a chi non li ha, la Ter-ra sarebbe un immenso giardino capace di offrire unavita dignitosa a molti esseri umani in più di quelli cheattualmente la popolano.

D’altra parte tutti i periodi floridi e di espansionedell’umanità sono coincisi con periodi caldi, si pensi al-l’anno Zero e all’anno Mille. Al contrario durante la Pic-cola Glaciazione del 1500/1700 d.C. in Europa sono sta-te distrutte quasi tutte le foreste per riscaldarci e per pro-durre più cibo perché i rendimenti per ettaro calavanoovunque.

Come si vive? Bene in Italia, meglio nelle Marchedi Maria Cristina Messi