Il Nuovo Cittadino n.1 - 2009

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Il nuovo c ttadino È stata una sorpresa per tutti. Dopo tanti anni di divisioni e scontri vedere riuniti 1000 cri- stiani di tutta Italia e di 50 realtà ecclesiali diverse ci ha veramen- te sorpreso. Troppo individuali- smo ed eccessiva sottolineatura del proprio particola- re ci avevano fortemente condizionati. Con Rocco But- tiglione, insieme a tutta la dirigenza UDC, abbiamo pensato e studiato una cosa che tutti aspettavamo da sempre: una libera convocazione di cattolici e cristia- ni d’Italia col solo desiderio di ritrovarsi e dialogare. A Loreto, a fine novembre 2008, sotto la protezio- ne della Madonna, invocata anche dal musulmano Pal- lavicini, con un tempo da cani, siamo stati inchiodati alle poltrone del Palacongressi per decine di ore solo per ascoltarci. Ascoltare dal vivo, non in TV o alla ra- dio, ascoltare guardando volti ed espressioni di amici che abbiamo imparato a conoscere e ad apprezzare. I saluti del Segretario Provinciale UDC Claudia Domi- zio, del Segretario Regionale UDC Antonio Pettinari, del Sindaco di Loreto Moreno Pieroni, dello stesso Ar- civescovo Mons. Giovanni Tonucci, che ci ha accolti co- me pellegrini nella Basilica della Santa Casa; non sono stati i soliti interventi rituali; il linguaggio era diverso, più dei contenuti, il desiderio di cose vere, semplici, ma vere era evidente. Un linguaggio nuovo e diverso è sta- to in tutti i partecipanti ed è stato oggetto della rifles- sione di Pierferdinando Casini, che ha notato come si stava fuori dai soliti schemi della politica. Un popolo nuovo nasce da, e con, un linguaggio nuovo. Il lin- guaggio è il codice con il quale si entra in relazione: più affetto, più benevolenza, più cordialità, più unità, que- sto dicevano le parole pronunciate nella tre giorni lau- retana. Poi la dimensione religiosa intrecciata a quella feriale e domestica della Convocazione, Pellegrinag- gio, Rosario e Santa Messa nella Santa Casa di Loreto; lodi mattutine il Sabato con l’esortazione biblica di Er- nesto Olivero; la Santa Messa conclusiva di Domenica presieduta da Padre Antonio Belpiede. Il frutto più grande di questo nostro incontro è sta- ta l’amicizia che può nascere solo in questi contesti. Solo quando si è liberi di comunicare, solo quando si è protetti e si può aprire il cuore, solo quando si è for- ti di esprimere i propri desideri, solo quando si è sere- ni per testimoniare la speranza di bene da vivere subi- to nel presente e non solo in un ipotetico futuro, solo in queste condizioni nasce l’amicizia; e solo l’amicizia genera un impegno vero e duraturo capace di cambia- re la storia, anche quella misera e disastrata della poli- tica italiana degli ultimi anni. Editoriale Editoriale 2. Dalla Convocazione di cattolici a Loreto un segno concreto di speranza Giovanni Fermani 2. R a p p o rto fede-laicità attraverso le parole di Benedetto XVI a Parigi Alessandra De Lucia Lumeno 3. Un partito che vuole dialogare con tutti Lorenzo Cesa 3. Omelia Mons. Giovanni To n u c c i 3.Sfida verso un rinnovato partito comunità Francesco D’Onofrio 4. Il coraggio della Chiesa Carlo Casini 4. F o rmazione politica e cura del partito a livello locale Verucci Simone 4. Identità umana: non basta la sola dimensione economica a re n d e re piena la vita dell’uomo Iles Braghetto 4. L ’UDC incontra i movimenti: che sia la volta buona Donato Sciannameo 5. C’è un popolo cristiano che vuole essere r a p p re s e n t a t o on. Rocco Buttiglione 5. La politica dei cattolici è stata sempre il riscatto degli ultimi Salvatore Bentivegna 5. Donne tradite da una politica priva di riferimenti cristiani Elisa Cingolani 6. Un deficit di coscienza o di eff i c i e n z a ? on. Luisa Santolini 6. E d u c a re alla vita associativa per fare unità fra cattolici Maria Concetta Laudato 6. L ’italia è il centro dell’Europa cristiana Wilhelm Staudacher 7. Con un linguaggio nuovo finisce la diff e renza fra politica e mondo ecclesiale on. Pierferdinando Casini 7. Omelia di padre Antonio Belpiede 8. Un Capitalismo senza ero i Giuseppe De Lucia Lumeno 8. L ’educazione deve re s t a re responsabilità primaria della famiglia Antonio Melfi 8. Il cuore al passato e mente al futuro Anna Stella Berté 8. Ethos, educazione, entusiamo Marco Lora 9. Il Papa invoca una nuova generazione di Laici cristiani! Questa Convocazione di Loreto è la nostra risposta on. Luca Marconi 9. L ’UDC sarà neo o post democriastiana? Diego Torre 9. Quel... più del laico cristiano Maria Luisa Di Pietro 10. Crisi mondiale: meno reddito ai lavora- tori, consumi drogati, economia senza re g o l e Vincenzo Merlo 10. Vi v e re la professione come vocazione è un modo per evangelizzare il mondo Vincenzo Saraceni 10. “Uomini nuovi in un partito nuovo” Raffaele Loiacono 11. In politica da buon cristiano Ernesto Olivero 11. Una visione cristiana aperta a tutto il mondo Adriano Roccucci 11. R i p a rt i re dagli ultimi Giorgio Malaspina 11. I cattolici sale e lievito della politica italiana Edio Costantini 12. L ’umana esistenza vive della gratitudine per il positivo ricevuto Bernhard Scholz 12. Un popolo che si distingue per una vita santa anche in politica Lorenzo Gattolin 12. Manca ancora la giusta forza morale per una politica veramente nuova e cristianamente ispirata Ettore Valzania 12. R i c o rd a re la nostra storia dei cattolici in politica per ripro p o rre le grandi battaglie della giustia sociale: lavoro e dignità economica per tutti Giovanna Ini Carocci 12. Insieme ai nostri giovani nel segno di una fede visibile e matura Giampaolo Botti 13. Mussulmani e Cristiani uniti contro la secolarizzazione a difesa dell’identità culturale dell’Euro p a Iahya Sergio Pallavicini 13. La Costituzione fonte di valori naturali laicamente condivisi Giovanni Giacobbe 13. I cattolici in politica più moderni e laici di tutti Michele Rizzi 13. To g l i e re gli occhiali del secolo scorso per avviare un nuovo dialogo fra cristiani Paolo Loriga 14. Dio entri nella storia dell’uomo per port a re speranza e verità on. Rocco Buttiglione 14. Movimenti e associazioni cattoliche: liberi e uniti in politica per essere più forti e incisivi Don Lamberto Pigini 14. Giovani e Imprese: un binomio educativo Franco Gnocchi 15. “UDC come uno del Crocifisso” L ’ u n i t a politica dei cattolici viene prima dell’unità p a rt i t i c a Salvatore Martinez 15. Cristiani: Autentici difensori della laicità Francesco D’Agostino 16. Una nuova pentecoste sociale Piergiorgio Merlo 16. Valori non negoziabili al centro del bene comune Adriano Crepaldi 16. E d u c a re i cittadini di oggi alla civiltà d e l l ’ a m o re Simona Del Re 16. Mai rassegnati alla morte! S e m p re aperti alla vita Mario Sberna 16. R e s t a re sulla scena politica come cattolici ci impegna con precise condizioni Paolo Floris TRIMESTRALE di informazione politico-sociale N. 1-2009 on. Luca Marconi Un nuovo linguaggio in politica costruisce amicizie vere e durature Così a Loreto nella convocazione di cattolici di fine novembre 2008 Scriveteci a: [email protected] Direttore: Giovanni Fermani Comitato editoriale: Umberto Spalletti, Alessandro De Lucia Lumeno, Antonella Fornaro Grafica: Studio CM Roma Tipografia: Tecnostampa Anno 2009 N. 1 Nelle pagine Nelle pagine

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Il Nuovo Cittadino n.1 - 2009

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Il nuovo c t t a d i n o

Èstata una sorpresa per tutti.Dopo tanti anni di divisioni

e scontri vedere riuniti 1000 cri-stiani di tutta Italia e di 50 re a l t àecclesiali diverse ci ha veramen-te sorpreso. Troppo individuali-smo ed eccessiva sottolineatura del proprio part i c o l a-re ci avevano fortemente condizionati. Con Rocco But-tiglione, insieme a tutta la dirigenza UDC, abbiamopensato e studiato una cosa che tutti aspettavamo das e m p re: una libera convocazione di cattolici e cristia-n i d’Italia col solo desiderio di ritrovarsi e dialogare .

A Loreto, a fine novembre 2008, sotto la pro t e z i o-ne della Madonna, invocata anche dal musulmano Pal-lavicini, con un tempo da cani, siamo stati inchiodatialle poltrone del Palacongressi per decine di ore soloper ascoltarci. Ascoltare dal vivo, non in TV o alla ra-dio, ascoltare guardando volti ed espressioni di amiciche abbiamo imparato a conoscere e ad appre z z a re. Isaluti del Segretario Provinciale UDC Claudia Domi-zio, del Segretario Regionale UDC Antonio Pettinari,del Sindaco di Loreto Moreno Pieroni, dello stesso Ar-civescovo Mons. Giovanni Tonucci, che ci ha accolti co-me pellegrini nella Basilica della Santa Casa; non sonostati i soliti interventi rituali; il linguaggio era diverso,più dei contenuti, il desiderio di cose vere, semplici, mav e re era evidente. Un linguaggio nuovo e diverso è sta-to in tutti i partecipanti ed è stato oggetto della rifles-sione di Pierf e rdinando Casini, che ha notato come sistava fuori dai soliti schemi della politica. Un popolonuovo nasce da, e con, un linguaggio nuovo. Il lin-guaggio è il codice con il quale si entra in relazione: piùa ffetto, più benevolenza, più cordialità, più unità, que-sto dicevano le parole pronunciate nella tre giorni lau-retana. Poi la dimensione religiosa intrecciata a quellaferiale e domestica della Convocazione, Pellegrinag-gio, Rosario e Santa Messa nella Santa Casa di Lore t o ;lodi mattutine il Sabato con l’esortazione biblica di Er-nesto Olivero; la Santa Messa conclusiva di Domenicap resieduta da Padre Antonio Belpiede.

Il frutto più grande di questo nostro incontro è sta-ta l’amicizia che può nascere solo in questi contesti.Solo quando si è liberi di comunicare, solo quando siè protetti e si può aprire il cuore, solo quando si è for-ti di esprimere i propri desideri, solo quando si è sere-ni per testimoniare la speranza di bene da vivere subi-to nel presente e non solo in un ipotetico futuro, soloin queste condizioni nasce l’amicizia; e solo l’amiciziagenera un impegno vero e duraturo capace di cambia-re la storia, anche quella misera e disastrata della poli-tica italiana degli ultimi anni.

EditorialeEditoriale

2. Dalla Convocazione di cattolici a Loreto un segno concreto di speranzaGiovanni Fermani 2. R a p p o rto fede-laicità attraverso le parole di Benedetto XVI a ParigiAlessandra De Lucia Lumeno

3. Un partito che vuole dialogare con tuttiLorenzo Cesa

3. Omelia Mons. Giovanni To n u c c i3.Sfida verso un rinnovato partito comunitàFrancesco D’Onofrio

4. Il coraggio della ChiesaCarlo Casini

4. F o rmazione politica e cura del partito a livello localeVerucci Simone

4. Identità umana: non basta la sola dimensioneeconomica a re n d e re piena la vita dell’uomoIles Braghetto

4. L’UDC incontra i movimenti: che sia la volta buonaDonato Sciannameo

5. C’è un popolo cristiano che vuole esserer a p p re s e n t a t oon. Rocco Buttiglione

5. La politica dei cattolici è stata sempre il riscatto degli ultimiSalvatore Bentivegna

5. Donne tradite da una politica priva di riferimenti cristianiElisa Cingolani

6. Un deficit di coscienza o di eff i c i e n z a ?on. Luisa Santolini

6. E d u c a re alla vita associativa per fareunità fra cattoliciMaria Concetta Laudato

6. L’italia è il centro dell’Europa cristianaWilhelm Staudacher

7. Con un linguaggio nuovo finisce la diff e renza fra politica e mondo ecclesialeon. Pierferdinando Casini

7. Omelia di padre Antonio Belpiede8. Un Capitalismo senza ero iGiuseppe De Lucia Lumeno

8. L’educazione deve re s t a re responsabilità primaria della famigliaAntonio Melfi

8. Il cuore al passato e mente al futuroAnna Stella Berté

8. Ethos, educazione, entusiamoMarco Lora

9. Il Papa invoca una nuova generazione di Laici cristiani! Questa Convocazione di Loreto è la nostra rispostaon. Luca Marconi

9. L’UDC sarà neo o post democriastiana?Diego Torre

9. Quel... più del laico cristianoMaria Luisa Di Pietro

10. Crisi mondiale: meno reddito ai lavora-tori, consumi drogati, economia senza re g o l eVincenzo Merlo

10. Vi v e re la professione come vocazione è un modo per evangelizzare il mondoVincenzo Saraceni

10. “Uomini nuovi in un partito nuovo”Raffaele Loiacono

11. In politica da buon cristianoErnesto Olivero

11. Una visione cristiana aperta a tutto il mondoAdriano Roccucci

11. R i p a rt i re dagli ultimiGiorgio Malaspina

11. I cattolici sale e lievito della politica italianaEdio Costantini

12. L’umana esistenza vive della gratitudineper il positivo ricevutoBernhard Scholz

12. Un popolo che si distingue per una vitasanta anche in politicaLorenzo Gattolin

12. Manca ancora la giusta forza moraleper una politica veramente nuova e cristianamente ispirataEttore Valzania

12. R i c o rd a re la nostra storia dei cattoliciin politica per ripro p o rre le grandi battagliedella giustia sociale: lavoro e dignità economica per tuttiGiovanna Ini Carocci

12. Insieme ai nostri giovani nel segno di una fede visibile e maturaGiampaolo Botti

13. Mussulmani e Cristiani uniti contro la secolarizzazione a difesa dell’identità culturale dell’Euro p aIahya Sergio Pallavicini

13. La Costituzione fonte di valori naturalilaicamente condivisiGiovanni Giacobbe

13. I cattolici in politica più moderni e laici di tuttiMichele Rizzi

13. To g l i e re gli occhiali del secolo scorsoper avviare un nuovo dialogo fra cristianiPaolo Loriga

14. Dio entri nella storia dell’uomo per port a re speranza e veritàon. Rocco Buttiglione

14. Movimenti e associazioni cattoliche: liberi e uniti in politica per essere più forti e incisiviDon Lamberto Pigini

14. Giovani e Imprese: un binomio educativoFranco Gnocchi

15. “UDC come uno del Crocifisso” L’ u n i t apolitica dei cattolici viene prima dell’unitàp a rt i t i c aSalvatore Martinez

15. Cristiani: Autentici difensori della laicitàFrancesco D’Agostino

16. Una nuova pentecoste socialePiergiorgio Merlo

16. Valori non negoziabili al centro del bene comuneAdriano Crepaldi

16. E d u c a re i cittadini di oggi alla civiltàd e l l ’ a m o reSimona Del Re

16. Mai rassegnati alla morte! S e m p re aperti alla vitaMario Sberna

16. R e s t a re sulla scena politica come cattolici ci impegna con precise condizioniPaolo Floris

TRIMESTRALE di informazione politico-sociale N. 1-2009

on. Luca Marconi

Un nuovo linguaggioin politica costru i s c eamicizie vere e duratureCosì a Loreto nella convocazione di cattolici di fine novembre 2008

Scriveteci a:i l n u o v o c i t t a d i n o @ g m a i l . c o m

D i re t t o re : Giovanni Fermani Comitato editoriale: U m b e rto Spalletti,

A l e s s a n d ro De Lucia Lumeno, Antonella Forn a roGrafica: Studio CM Roma Tipografia: Te c n o s t a m p a

Anno 2009 N. 1Nelle pagineNelle pagine

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2Anno 2009 - N. 1

Un numero molto parti-c o l a re de IL NUOVO

C I T TADINO. Infatti, non po-tevamo non raccogliere l’im-mensa ricchezza di espe-rienze e di idee che è scatu-rita dalla Convocazione diL o reto. – 28/30 Novembre2008 – dal titolo “NON C’E’L A I C I TA’ SENZA FEDE”,p romossa dalla ConsultaMondo Cattolico e Realtà Ec-clesiali dell’UDC. Come ogniidea semplice, realizzata conconcretezza e umiltà, anchequesta ha dato frutti ina-spettati. Vi invito, pertanto, aleggere, e a far leggere, la va-

sta pluralità di interventi, chevi presentiamo. Forse il piùgrande significato dell’even-to va ascritto alla varietà deisoggetti intervenuti, tutti conun desiderio sincero di es-s e rci e di comunicare. Un se-gno di speranza per la Chie-sa Italiana intesa come unacomunità libera di uomini edonne, col solo desiderio dic o m p i e re il bene non solo persé, ma per tutta la società.

Agli amici Rocco Butti-glione e Luca Marconi il me-rito di aver sempre creduto elottato in questa pro s p e t t i v a :non accettare la condanna

della diaspora dei cristiani inItalia, ma continuare a cer-c a re momenti di dialogo ec o n v e rgenza. Buttiglione loc redeva quando fondò il par-tito dei Cristiani Democrati-ci Uniti, lo crede ancora piùora che con Pierf e rd i n a n d oCasini, Lorenzo Cesa, Savi-no Pezzotta e Ferd i n a n d oA d o rnato vuole costru i re ilnuovo soggetto politico del-l’Unione di Centro.

Originali progetti ecclesia-li e libertà di scelte in politica:questi i paletti di un re c i p ro c orispetto che non inquini maiil pozzo dell’altro, così che i

cattolici sappiano bene da qua-le contenitore stanno attin-gendo. Vogliamo purificarel’acqua e l’aria del nostro Pae-se troppo ammorbate da malisociali e, prima ancora, mora-li. Questo di Loreto è stato un

i m p o rtante e significativo con-tributo che, speriamo, dia fru t-ti nel prossimo avvenire. Noisiamo certi che sarà così, conl’aiuto di Dio sarà così.

Giovanni Fermani Direttore Responsabile

Dalla Convocazione di cattolici a Lore t oun segno concreto di speranza

R a p p o rto fede-laicitàattraverso le paro l edi Benedetto XVI a Parigidi Alessandra De Lucia Lumeno

«L a laicità non è in contraddizione con la fede. È impor-tante viverla con gioia e mostrarla: è una cosa necessa-

ria per la società». Nel suo discorso di settembre a Parigi da-vanti al Presidente Nicolas Sarkozy, Papa Benedetto XVI è par-tito dalle basi stesse della fede per mostrare l’importanza dellalaicità. Oggi il termine è spesso fatto coincidere erro n e a m e n t econ laicismo, ateismo e la società umana viene fatta apparireben lontana dalla cristianità. Riconoscimento che tuttavia nonimplica che il cristianesimo non debba rinunciare a fecondare ea ferm e n t a re la vicenda umana. Il Pontefice, infatti, ribadisceche «le radici della Francia, come quelle dell’Europa, sono cri-stiane» ricordando a più riprese le parole pronunciate pre c e-dentemente a San Giovanni in Laterano dallo stesso Sarkozy cheaveva parlato di «laicità positiva». «È fondamentale – continuail Papa - insistere sulla distinzione tra l’ambito politico e quelloreligioso, al fine di tutelare sia la libertà religiosa dei cittadini chela responsabilità dello Stato verso di essi, ma anche pre n d e reuna più chiara coscienza della funzione della religione per laf o rmazione delle coscienze e del contributo che essa può ap-p o rt a re, insieme ad altre istanze, alla creazione di un consensoetico di fondo, nella società». Nulla vieta che i credenti si im-pegnino, quindi, realmente a form a re una coscienza evangelicaper l’uomo contemporaneo, che si esprima in stru t t u re e valorilaici, ossia pienamente umani e promotori della dimensionec reaturale e insieme ispirati dal cristianesimo. Il Papa, testimo-ne di un Dio che ama e che salva, aff e rma di sforzarsi di essereun seminatore di carità e di speranza perché è la società che neha bisogno date le poche aspirazioni spirituali e certezze mate-riali che vengono off e rte. Sono, quindi, i giovani a pre o c c u p a rem a g g i o rmente. «Alcuni di loro faticano a tro v a re un orientamentoe soff rono di una perdita di riferimenti nella vita familiare. Altriancora sperimentano i limiti di un comunitarismo religioso con-d i z i o n a n t e. Messi a volte ai margini e spesso abbandonati a sestessi, sono fragili e devono aff ro n t a re da soli una realtà che lisupera». E’ dunque necessario off r i re loro un solido quadro edu-cativo proponendo visioni costruttive. Si deve part i re necessa-riamente dall’etica, base per l’attuazione di leggi volte al bene co-mune e alla costruzione di uno Stato giusto e libero. «Quandoil cittadino europeo – conclude il Papa - vedrà e sperimenteràpersonalmente che i diritti inalienabili della persona umana, dalconcepimento fino alla morte naturale, come anche quelli re l a-tivi all’educazione libera, alla vita familiare, al lavoro, senza di-m e n t i c a re naturalmente i diritti religiosi, sono promossi e ri-spettati, allora comprenderà pienamente la grandezza dell’edi-ficio dell’Unione e ne diverrà un attivo art e f i c e » .

Le forti perdite accumulate da alcuni tra i maggiori istituti finanziari mondiali, numero-si dei quali sono falliti oppure sono stati “salvati” solo grazie all’intervento statale o

venendo acquistati da concorrenti, hanno innescato una forte crisi di “sfiducia” dei rispar-miatori nei confronti delle banche di maggiori dimensioni prive di un forte radicamentoterritoriale. Le evidenze nei principali Paesi, infatti, indicano un flusso eccezionale dinuovi risparmi, ma anche di clienti, a vantaggio di istituti di credito attivi a livello locale especializzati nell’operatività retail.

Nell’ambito di questa tendenza, le Banche Popolari hanno registrato, negli ultimi mesi,un notevole incremento dei fondi raccolti ma anche dei correntisti. Le evidenze a disposi-zione confermano che tale “effetto” fiducia, sta contribuendo significativamente all’au-mento delle quote di mercato della Categoria.

In termini numerici il numero di nuovi clienti di Popolari attribuibili all’”effetto” fidu-cia dovrebbe superare, secondo le prime stime, le 220.000 unità, determinando un incre-mento della quota di mercato pari a circa lo 0,6%.

Ancor più pronunciato dovrebbe essere il peso dell’effetto fiducia per quanto riguardala raccolta di risparmio. I massicci disinvestimenti operati dai risparmiatori nei confrontidi strumenti legati ai mercati azionari o ritenuti comunque più rischiosi dei depositi ban-cari hanno generato un netto incremento del tasso di crescita tendenziale della raccolta delsistema bancario, passato, tra agosto 2007 e novembre 2008, dall’8,7% al 14,6%. Decisa-mente più elevata è stata, nel contempo, la crescita dell’aggregato relativo alle Banche Po-polari, il cui ritmo di espansione ha accelerato, nello stesso periodo, dal 13,3% al 19,9%,superando, per alcuni mesi, anche la soglia del 20% in ragione d’anno. Pur considerandoun “effetto di portafoglio” identico tra Banche Popolari e al sistema, un’ampia parte del dif-ferenziale di crescita è da attribuirsi ad un effetto “fiducia” nella Categoria.

La stima del diff e renziale di raccolta a favore delle Popolari indica, a fine 2008, una mag-giore provvista pari circa 40 mld di euro, con un conseguente aumento della quota di mer-cato di circa 2 punti percentuali.

Nel dettaglio, stando alle prime stime di preconsuntivo, l’incidenza della provvista del-le Banche Popolari rispetto al totale del sistema bancario sarebbe passata, tra agosto 2007e dicembre 2008, a part i re quindi dalla prima “esplosione” della bolla relativa ai mutui sub-prime, dal 23,6% al 25,5%.

Associazione Nazionale fra le Banche Popolari

La crisi ha determinato un “effetto fiducia”nelle banche popolari

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3Anno 2009 - N. 1

Non posso non ricord a re inquesta circostanza la mia

personale esperienza di for-mazione religiosa in parro c-chia, fondamentale per la miavita e per la mia esperienza po-litica, senza di quella non sa-rei stato capace di aff ro n t a retante prove e difficoltà.

Il programma di questaConvocazione ha sorpre s oqualcuno per la sua particola-rità e l’intensa dimensione spi-rituale e religiosa. Non mi sen-to per nulla imbarazzato, co-me Segretario Nazionale di unp a rtito di ispirazione cristia-na, a vivere un programma chevede al suo interno preghierae celebrazioni eucaristiche; alcontrario me ne rallegro per-ché ogni testimonianza di fe-de non può che cominciarecon l’affermare la fede stessa.

Quindi la fede cristiana, pernon essere teorica, deve tro-v a re motivi di espressione pro-prio in momenti anche re l i-giosi vissuti insieme, che non

s e rvono per elabo-r a re programmi omanifesti politici,ma per dare una ri-sposta concreta al-l’appello del SantoP a d re, BenedettoXVI, di cre a re una nuova clas-se politica capace di esserec o e rente con la fede pro f e s-sata, che abbia rigore mora-le, capacità di giudizio cultu-rale, competenza pro f e s s i o-nale e passione di servizio peril bene comune.

Una nuova classe politicache sia capace di sacrificarsisenza pensare al mero risulta-to elettorale, che sappia evita-re la sfiducia nel presente e fu-tili compromessi per l’avveni-re. Che non perda mai il con-tatto con gli ideali.

Solo immaginando la poli-tica come un’attività di coope-razione al bene e come atto digiustizia sociale, mossi da und o v e re di solidarietà, si può pen-s a re di cambiare il nostro Pae-

se. Da cattolici impegnati in po-litica quali siamo, non possiamol a s c i a re che la democrazia siacelebrata solo a parole quandopoi viene tradita nei fatti.

Questo significa inganna-re il popolo, ingannare gli elet-tori, ingannare ogni singolocittadino, privandolo di ognidiritto come delle più ele-mentari libertà. Significa tra-dire i nostri valori.

Penso al fenomeno della d e-linquenza org a n i z z a t a che de-tiene fette consistenti dell’eco-nomia nazionale e che rischia dia c c re s c e re sempre più la pro-pria influenza in periodi di cri-si economica profonda e gene-ralizzata come l’attuale.

Penso allo scarso senso diresponsabilità nella gestione

della cosa pubblica, dove sem-brano prevalere logiche di in-t e rresse part i c o l a re a dannodel bene comune.

Penso al clima di perennelitigiosità di questo nostro Pae-se che non riesce ad imbocca-re la strada della normalità po-litica tipica delle altre demo-crazie europee e occidentali.

Penso al p re v a l e re cultura-le di tendenze laiciste e anti-cristiane che vogliono impor-re legislazioni e costumi do-minati dal relativismo etico,dall’omosessualismo, dal libe-rismo e dal principio dell’as-soluta autodeterminazione diogni individuo riguardo allaquestione della vita umana,dalla nascita alla morte.

Penso all’esistenza di gru p-pi di opinione e di interesse, tral o ro spesso in contrapposizio-n e, che a volte rendono più ar-ticolato e difficile il camminoverso la via delle riforme neces-sarie per lo sviluppo del Paese.

Penso alla conseguente d i-minuzione del valore dellapersona umana, s e m p re piùm e ro soggetto economico ri-dotto ad un banale numeroper il perseguimento di inte-

ressi elettorali. Abbiamo do-vuto fare scelte difficili e co-raggiose per garantire l’auto-nomia di ruolo e la coscienzalibera del nostro partito nelpanorama italiano e l’abbia-mo pagato in termini di po-t e re. L’abbiamo fatto sacrifi-cando molti nostri parla-mentari, soprattutto senato-ri, capaci ed autorevoli. Cre-diamo che questo ci possa da-re una minima legittimazio-ne morale per pre s e n t a rci, contutta umiltà, al mondo del-l’associazionismo cattolico,per dialogare e confro n t a rci.

Quello che stiamo vivendoè il tempo della generosità, del-l’apertura.

È finito il tempo delle stru-mentalizzazioni e dei furbi dim e s t i e re. Questo deve esseresempre più il tempo della se-mina e dell’attesa paziente, del-la sincerità che rende ragionedella profezia del Concilio Va-ticano II, che annunciava unastagione nella quale i laici cri-stiani fossero autenticamenteprotagonisti della vita secola-re, portando la testimonianzadi Cristo nel cuore degli uo-mini e delle istituzioni.

Un partito che vuole dialogare con tuttiLORETO 28 novembre 2008.Lorenzo Cesa Segretario nazionale UDC

L a visione di un nuovo mondo, chesia finalmente “un regno di giu-

stizia e di pace”, è l’ideale che spingei cristiani ad impegnarsi per migliora-re la situazione sociale nella quale vi-viamo. La dimensione della carità evan-gelica non si limita all’intervento di as-sistenza immediata ai più poveri, maabbraccia anche la società intera conle sue strutture che devono essere talvolta mo-dificate perché sono insufficienti e talvolta cor-rette perché sono sbagliate, in modo che ri-spondano al loro scopo: quello di garantire atutti i suoi membri quel benessere che è la finalitàstessa dell’esistenza della società.

In questo cammino, fatto di riflessioni, il Ma-g i s t e ro della Chiesa ha off e rto dei contributi digrande portata, riconosciuti da tutti come fon-damentali per leggere la realtà e per dare delle ri-sposte adeguate ai diversi grandi problemi che ilmondo aff ronta. Le risposte che la Chiesa pre-senta non sono mai il frutto soltanto di una ri-flessione operata negli alti livelli della gerarc h i a .Esse sono piuttosto il frutto di ricerche e di spe-rimentazioni nel terreno stesso della vita politi-ca e sociale, condotte da persone e da movimen-ti che, in diverse epoche e in diversi contesti, han-no saputo cerc a re e rischiare, per incarn a re gliideali del Vangelo nei problemi quotidiani chetoccano l’umanità.

R i c e rche e rischi sono il campo del vostroimpegno sociale e politico, cari fratelli e so-relle, cari amici. Il rispetto della gerarchia del-

la Chiesa e delle sue indicazioni nonpuò e non deve significare un’attesapassiva, tale da lasciare a voi solo l’e-secuzione immediata di quello chealtri hanno pensato. Il campo socia-le è specificamente vostro, e sta a voir i s p o n d e re alla vocazione con la qua-le Cristo ci chiama.

Le sfide di oggi sono molte e so-no gravi. I valori fondamentali della sacralitàdella vita e dell’importanza basilare della fami-glia sono messi in discussione o del tutto negaticon sempre maggiore frequenza. Si vuole na-s c o n d e re il ruolo giocato dal cristianesimo nel-la creazione della nostra società italiana ed eu-ropea. Si irride spesso il Magistero della Chie-sa, con toni che ricordano anticlericalismi an-tichi e passati di moda da tempo. Ma nulla ditutto questo può metterci paura e convincerc ia nascondere le nostre convinzioni e a viverlesolo all’interno delle sagre s t i e .

Noi non adoriamo le mode dell’oggi e leideologie “politicamente corrette”. Il nostroideale è e rimane la testimonianza di Gesù e lap a rola di Dio. E, anche nei difficili momentiche viviamo, ci conforta la parola di Cristo: “Ilcielo e la terra passeranno, ma le mie paro l enon passeranno”.

Maria, la Madre di Dio, che tra le tre pare-ti della Santa Casa ha pronunciato il suo “sì”al progetto di amore di Dio, vi guidi e vi ac-compagni nel vostro impegno, con il suo aff e t t om a t e rn o .

Santa Casa di LORETO 28 novembre 2008

Omelia dell’Arcivescovo Mons. Giovanni Tonucci

Sfida verso un rinnovatop a rtito comunitàM i è capitato di leggere la relazione di Gonella al primo

congresso della Democrazia Cristiana, pochi giorni pri-ma del referendum del 1946, nel quale si indicava quale sareb-be stato il contributo fondamentale per la Costituzione Italia-na di provenienza e di ispirazione cristiana; di fatto, 3/4 dellaCostituzione Italiana sono lì.Noi viviamo una stagione in qual-che misura simile. Vi è stata la lunga stagione della Democra-zia Cristiana che è terminata: qualcuno si era illuso che questoavesse comportato anche la scomparsa dell’ispirazione cristia-na, ciò non è successo.

I Movimenti vivono una stagione complessa: come combi-n a re la realtà nei confronti del territorio parrocchiale con larealtà rispetto ai Movimenti di appartenenza? Anche noi comepartito abbiamo la stessa sfida: dovremmo saper essere in gra-do di mettere insieme il territorio nazionale e l’ispirazione idea-le; dovremmo essere in qualche misura una comunità di riferi-mento, affinché i Movimenti riescano a comprendere la realtàt e rritoriale come comunità. Se non siamo in grado di essere co-munità politica, l’ispirazione cristiana non trova il riferimentocomunitario: trova in un certo senso l’alterità, la diversità.

Oggi mi sembra di poter dire che il senso vivo della realtàsia questo: il mondo cattolico è astrattamente una ipotesi di ri-ferimento ideale, mentre i Movimenti sono una realtà concre-ta che vivono - con una loro particolare difficoltà - l’esperien-za del rapporto tra territorio e ispirazione ideale.

Dobbiamo essere in grado di raccogliere questa sfida: se riu-sciamo a dimostrare, con i nostri meriti, che l’esperienza del-l’Udc e della Costituente di Centro è l’esperienza verso una nuo-va comunità, allora una rinnovata stagione si potrà aprire an-che in rapporto ai movimenti ecclesiali.

Francesco D’OnofrioDirigente Nazionale UDC

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4Anno 2009 - N. 1

Come un secolo fa la Chieo-me un secolo fa la Chiesa

coraggiosamente prese le par-ti dell’intera categoria di uo-mini oppressa nel fondamen-tale diritto al lavoro, così oggicon pari coraggio deve pren-d e re le parti di un’altra cate-goria di uomini oppressa ad-dirittura nel suo fondamenta-le diritto alla vita, quali sonoin part i c o l a re i bambini nonancora nati.

Ho citato Giovanni PaoloII: “quali sono in part i c o l a rei bambini non nati”.

Allora, perché tante timi-dezze? Perché tante incapa-cità di declinare questa aff e r-mazione in tutte le sue con-seguenze.

Non basta scrivere intor-no alla vita su “Av v e n i re” osui giornaletti in parro c c h i a :bisogna avere il coraggio a te-sta alta di interv e n i re nelle te-levisioni pubbliche, nei di-battiti, nelle tavole ro t o n d e ,senza vergognarsi, sapendoche non possono metterci inun angolo, anzi sapendo chestiamo attivando una risorsai m p o rtante per il futuro .

È necessario attivare unatrasversalità capace di ro m p e-re i confini dei partiti, capacedi delineare una strategia co-mune nelle sedi istituzionali.

Ci sono delle cose che fan-no l’unità e delle quali ab-biamo fatto esperienza comela legge 40 o il Family Day.Queste cose devono conti-n u a re a fare unità ro m p e n d omuri e schemi ideologici pre-costituiti.

Le prossime elezioni eu-ropee sono un’occasiones t r a o rdinaria, perché non cisarà il problema del voto uti-le, non voto utile, non c’è ung o v e rno da sostenere, non c’èuna fiducia da dare: c’è una

grande libertà di espre s s i o n edel pensiero.

C’è bisogno in Europa dic o s t ru i re davvero le radici del-l’Europa; ma quali sono que-ste radici dell’Europa?

Non hanno voluto scrivere“la tradizione cristiana”, “ilpensiero religioso”; ma ascol-tiamo su questo Giovanni Pao-lo II: “l’Europa di domani ènelle vostre mani: siate degnidi questo compito; voi avete ilcompito di re s t i t u i re all’Euro-pa la sua vera dignità, quello diessere luogo dove ogni perso-na è accolta nella sua incom-parabile dignità”.

D o v remo chiamarci Part i t oPopolare Europeo d’Italia.

Noi italiani pre t e n d i a m odi essere la vera espre s s i o n edelle radici di un partito po-p o l a re che ha fondato l’Eu-ropa; non so se questa siauna cosa tecnicamente pos-sibile, ma credo che un ge-sto, un nome, un qualche co-sa che dia questo senso di

unità sia assolutamente in-d i s p e n s a b i l e .

Questa è una prima ri-sposta politica all’appellodel Papa. Cre a re un popo-larismo europeo che sia unsegno e un richiamo fort eper tutto il continente, do-ve il senso vero delle radiciCristiane si è andato per-dendo nel tempo.

Prossimità con la clientela è anche sinonimo di efficienza e qualità dei servizi, soprattuttoper quanto riguarda l’innovazione tecnologica. Nel 2008 è salita all’80% la quota delle im-

prese clienti di Banche Popolari che utilizza il Web come canale alternativo di comunicazionecon la Banca. Un dato in netto aumento rispetto all’anno precedente e superiore alla media delsistema bancario - segno della crescente fidelizzazione della clientela imprese - emerso dal-l’Osservatorio sull’Internet Banking delle Banche Popolari 2008, attivato da Assopopolari incollaborazione con il CeTIF (Centro di Tecnologie Informatiche e Finanziarie) dell’UniversitàCattolica di Milano.

Su circa 12 milioni di conti correnti abilitati all’attività on line, due e mezzo riguard a n oclienti di Banche Popolari, una percentuale che ne riflette appieno la crescente incidenza all’intern odel sistema bancario. La particolare attenzione per il mondo delle imprese anche per quanto ri-guarda le modalità di dialogo più innovative è, infatti, un risvolto di particolare importanza nelrapporto privilegiato che lega le Banche Popolari alla piccola e media imprenditoria.

Lo evidenziano anche i costanti progressi riscontrati nella qualità dei siti WEB di un cam-pione di Banche Popolari rappresentativo dell’80% della Categoria, nel complesso più che sod-disfacenti, con punte di eccellenza, rispetto a tutti gli aspetti esaminati, chiara testimonianzadel costante impegno delle Banche Popolari per il miglioramento dei propri siti e per l’adegua-mento ai più moderni canoni tecnologici ed organizzativi del canale Internet.

Nel dettaglio l’indagine ha riguardato, in primo luogo, la semplicità di accesso, per gli uten-ti, ai siti WEB delle Banche evidenziando una buona coerenza tra domini e brand aziendale eduna crescente attenzione nella registrazione dei domini internet.

Positivi anche i dati in merito all’ottimizzazione dei meccanismi di ricerca dei siti Web del-le Banche Popolari finalizzati a migliorarne la visibilità da parte dei principali motori di ricer-ca. In aumento anche la qualità delle “home page”, sempre più allineate alle best practices in-ternazionali in tema di composizione del layout e strutturazione dei contenuti, elementi chefacilitano l’individuazione dei principali concetti da parte degli utenti e rendono più immedia-to il dialogo con la banca. Sono migliorati, infine, il numero ed il livello degli strumenti costru i t iper supportare la navigazione della clientela attraverso le pagine dei siti delle Banche Popola-ri. Tali meccanismi, che spesso possono fare la differenza nelle relazioni con tutti coloro in cer-ca di specifiche informazioni o risposte, risultano, infatti, generalmente di elevata qualità ed innetto progresso per molti dei siti esaminati.

Associazione Nazionale fra le Banche Popolari

Popolari e Internet un binomioin costante progresso

Il coraggio della ChiesaCarlo Casini Europarlamentare

L’UDC incontra i movimenti:che sia la volta buona

Ri c o rdo l’esperienza di Zaccagnini, Segretario della DemocraziaCristiana, che promosse una grande accoglienza e apert u-

ra verso i Movimenti e le Associazioni cattoliche. Poi però l’e-sperienza risultò sostanzialmente fallimentare, in quanto ci ac-c o l s e ro, ci ascoltarono e comunque decisero tranquillamente lecose che avevano già in mente da sempre. Per cui i Movimentif u rono di nuovo emarginati a part i re dalla compilazione delleliste elettorali e quindi di nuovo messi fuori dal gioco politico.Oggi l’UDC vuole pro m u o v e re la medesima cosa: speriamo siala volta buona. Comprendo le difficoltà di una simile opera-zione , ma mi fa ben sperare la modalità di grande rispetto cheviene proposta e la sincerità dei nostri interlocutori a cominciaredagli amici Rocco Buttiglione e Luca Marc o n i .

Donato SciannameoDirettore Rivista “Rinnovamento nello Spirito Santo”

F o rmazione politicae cura del part i t o

a livello locale

Poche riflessioni sulla vitadel nostro partito, di cui io

sono membro da tanti anni esono anche vice segretario del-l’UDC di Piombino, in To s c a-na. C’è bisogno di una mag-g i o re attenzione alla periferia;r i c o rdo che stiamo per andareverso la sfida delle ammini-strative; molti comuni sono im-pegnati in questa sfida e l’UDCdeve darsi da fare, mostrare lafaccia dei suoi leader, port a rela propria parola e la sua pro-posta politica con coraggio.

Dobbiamo essere più pre-parati, perché spesso ci tro-viamo in difficoltà, a rispon-d e re a quelli che appare n t e-mente in buona fede ci dico-no: “ se non si rimuove il Cro-cifisso dalle aule scolastiche,dalle aule di tribunale, dai seg-gi elettorali, violiamo il prin-cipio di laicità dello Stato, per-ché diamo maggiore rilevan-za a un credo confessionaleanziché ad altri “.

Allora, a questi signori do-v remmo rispondere che se pas-sa questo principio, per coe-renza dovranno rivendicare an-che l’abolizione del Natale, del-le ferie di Natale, della Pasqua,del calendario Cristiano e ditutto ciò che si ricollega allafede. Per questo, come dice ilPapa, più formazione, ma an-che più coraggio.

Simone Verucci Papa Boys

Identità umana: non basta la sola dimensione economica

a re n d e re piena la vita dell’uomo

La crisi mondiale che stiamo vivendo non fa emergere sol-tanto una domanda di aiuto assistenziale, materiale, bensì

una domanda più profonda: sul senso del lavoro, dell’impresa,sul senso dei soldi; cioè, si chiede qualcosa di più del “mangiare ”e rivela una ricerca di significato sulla propria identità umanamolto più impegnativa che semplicemente quella di tro v a reuno stipendio pur legittimo per vivere.

Iles Braghetto Parlamentare europeo

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5Anno 2009 - N. 1

Esiste oggi in Italia un po-polo cristiano che non è

politicamente rappresentato?Esiste cioè nel nostro paese unpopolo cristiano che costru i s c ecomunità, assiste i malati e glianziani, aiuta le famiglie, edu-ca le giovani generazioni, lot-ta per raff o rz a re una culturadella legalità, ha cura dei po-veri e dei disperati, tappa conil suo impegno volontario i bu-chi dello stato sociale e sosta,i rrequieto e incerto, ai confinidella politica?A me sembra chequesto popolo esista.

Il sogno di “una società per-fetta in cui non ci fosse biso-gno di essere buoni”, che con-trassegnava il marxismo, maanche il secolarismo e l’irreli-gione occidentale, è andato inpezzi in due tappe.

La prima è stata la cadutadel Muro di Berlino. La po-tenza ideologica, politica e mi-l i t a re che sembrava racchiu-dere nelle sue mani le chiavidel futuro, crolla davanti aduna resistenza ideale, cultura-le, religiosa e morale. È l’av-venimento di Solidarnosc. Sen-za quella grande testimonian-za, il comunismo non sare b b ecaduto, e comunque non sa-rebbe caduto senza sangue esenza guerr a .La seconda tap-pa avviene in questi giorni conla grande crisi economica mon-diale. E’ la crisi del capitalismoselvaggio, orientato solo al pro-fitto immediato; è la crisi di unaeconomia che ha dimenticatoche il capitale deve essere al ser-vizio del lavoro ed ha cercato dif a re soldi con i soldi, per mez-zo della pura speculazione esenza passare per il camminodell’investimento pro d u t t i v o .Esiste una consonanza pro f o n-da fra questa economia del de-n a ro ed il relativismo etico cheha dominato in questi anni:l ’ a p p a r i re e l’avere pre v a l g o n os u l l ’ e s s e re.

M e n t re la fede viva generao p e re per il bene di tutta la so-cietà. E’ proprio a part i re dal-l’esperienza di questo fiorire dio p e re che si pone il pro b l e m adel rapporto con la politica.C o n t ro la visione dominanteche conosce solo lo Stato ed ilm e rcato, e tende a ridurre tut-to a Stato o mercato, emerg euna realtà imponente che nonè né Stato né mercato, ma piut-tosto società solidale.

Il tema della politica si im-pone alla nostra attenzioneanche per un’altra via. Lanuova ideologia del re l a t i v i-smo etico sceglie il camminodella politica per port a re ilsuo attacco alla verità del-l’uomo. Lo Stato non deve ri-c o n o s c e re nessuna verità sul-l’uomo. Parlare di verità del-l’uomo che lo Stato deve ri-s p e t t a re non deve più esserelecito. Noi non vogliamo im-p o rre la “nostra” verità sul-l’uomo. Vogliamo il diritto dip a rt e c i p a re con pari diritti al-la discussione pubblica in-t o rno alla verità dell’uomo, ap a rt i re dalla nostra esperien-za umana e dalla nostra espe-rienza di fede, che è anch’es-sa esperienza di umanità.

Passa adesso invece l’ideache tutti abbiano diritto di par-

tecipare alla discussione pub-blica dalla quale devono poidiscendere le decisioni politi-che sulle questioni cosiddette“eticamente sensibili”… tuttitranne i cristiani. Sono que-stioni che si aggirano intornoalla domanda “chi è l’uomo?”E ancora “cosa è la famiglia?”Esiste una natura della famigliadalla quale discendono dei di-ritti che lo Stato è tenuto a ri-spettare e a difendere, o fami-glia è semplicemente quelloche il potere sociale di volta involta decide che la famigliadebba essere?

L’uomo è libero, ma è fat-to per vivere in comunità conaltri uomini, e la prima co-munità si chiama famiglia. E’nell’attrazione sessuale e nel-l’innamoramento che noi im-pariamo che un altro essereumano può diventare così in-timo a noi che non possiamopiù definire la nostra identitàse non nel rapporto con lei(o con lui). Se questa forz aviene dissacrata e depoten-ziata, il risultato è che l’inte-ra società si dissolve. I figlinon vengono più generati.Quando parliamo di legge na-turale non ci riferiamo ad unan o rma che vale solo per i cri-stiani e che ha bisogno di es-s e re sanzionata dal potere del-lo Stato. La legge di natura ènelle cose stesse e se non lao s s e rviamo la società vienemeno, la famiglia si sfascia,l’uomo muore. L’ideologia do-minante, invece, ci dice chel’uomo vive solo per se stes-so, che non esistono dirittidella famiglia, che la famiglianon esercita nessuna funzio-ne sociale. Tutta la società ènemica della famiglia: lascuola insegna che la libert ànon è il misurarti con la tra-dizione ed i valori che la fa-miglia ti trasmette, ma sem-plicemente il fare quello cheti pare e piace; la televisioneti insegna che il sesso esiste el ’ a m o re invece no. Quandoviene il tempo delle diff i c o l t àe delle crisi nessuno spiegaalle giovani coppie che valela pena di perseverare nell’a-m o re, e così si sfasciano. LoStato tassa le famiglie allostesso modo come le perso-ne sole, senza considerare checon gli stessi soldi uno che civive da solo è ricco e uno che

deve farci vivere una famigliaè povero.

La famiglia è il vero sog-getto oppresso del mondo dioggi: porta il peso della societàed in cambio è sfruttata da tut-ti e nessuno la ringrazia. Il sog-getto primo dell’educazione –sarà bene ricordarlo – è la fa-miglia. E la famiglia ha dirit-to anche ad avere una scuolache la aiuti nel suo compitoeducativo. La questione dellal i b e rtà di educazione, del di-ritto ad educare i propri figlisecondo la propria esperienzadi vita e secondo i propri va-lori è parte essenziale della di-fesa dei diritti dell’uomo e del-la famiglia. Una terza que-stione interroga oggi la co-scienza cristiana nel nostropaese, è la questione della im-migrazione e della identità na-zionale. Davanti a questo, sia-mo chiamati a vivere una gran-de esperienza di accoglienzae di umanità. Il dialogo fra leidentità è possibile. Quello chenon è possibile è il dialogo frauna identità ed un vuoto diidentità, fra un islam convin-to di se stesso e dei propri va-lori ed una società occidenta-le che si vergogna della suaidentità cristiana. L’Italia vive

un forte momento di crisi, cul-turale, umana e politica. Noisiamo convinti che da questacrisi non si uscirà senza unp rofondo rinnovamento spi-rituale che deve investire an-che la politica. Noi ci doman-diamo dove sia una riserva die n e rgie morali che possanoa l i m e n t a re la politica, re s t i-tuirle dignità e dimensioneideale di impegno al serv i z i odel bene comune. Ci sembrache la più grande riserva diqueste energie di bene sia inItalia il popolo cristiano. Unambito sul quale il rapport odeve essere, a nostro avviso,p a rt i c o l a rmente forte, è quel-lo della formazione. E abbia-mo bisogno che questa for-mazione politica sia fondatasu di una previa fondamenta-le formazione cristiana. E ab-biamo bisogno di dare al pae-se una nuova classe dirigen-te, cambiando i metodi dellasua formazione e della sua se-lezione. Ci stimola la paro l adi Benedetto XVI che più vol-te in questi ultimi tempi, edin modo part i c o l a re nel di-scorso di Cagliari, ha chiestoai cristiani una nuova assun-zione di responsabilità nellavita del paese.

C’è un popolo cristiano che vuole essere rappre s e n t a t oLORETO 29 novembre 2008.on. Rocco Buttiglione Presidente UDC e Vice Presidente della Camera dei Deputati

Donne tradite dauna politica priva

di riferimentic r i s t i a n i

Il MOICA è un movimento diispirazione cristiana come di-

chiarato fin dall’inizio nello Sta-tuto e riconfermato ogni qual-volta, nell’arco degli anni, è sta-ta ampliata, aggiornata, modi-ficata la nostra “carta”. Il no-s t ro agire, il nostro impegno so-ciale nel pro m u o v e re il valoredella vita nel matrimonio, nel-la famiglia, nell’amicizia e nel-la solidarietà confermano i va-lori umani e cristiani che ci so-no stati di guida.

In forza di tali convinzioni,che non sono solo di caratte-re religioso, ma anche di na-tura umana e laica, oggi le don-ne del MOICA si sentono ama-reggiate, forse anche traditedalla politica, perché non tro-vano più responsabilità e rife-rimenti cristiani.

Sono certa che il MOICAtroverà nell’UDC un vero co-s t ru t t o re di futuro pieno di va-lori morali, etici e re l i g i o s iuguali per tutti.

Elisa Cingolani Movimento Italiano Casalinghe

La politica dei cattolici è stata

s e m p re il riscattodegli ultimi

Sono un non-vedente dallanascita, ho studiato nei vec-

chi istituti, a Palermo, nell’i-stituto dei ciechi Florio e Sa-lomone, poi sono stato a Bolo-gna - istituto Cavazza - doveancora oggi risiedo.

Mi sono laureato in giuri-s p rudenza, mi sono sposato,sono monoreddito, ho mogliee due figli e sono in pensione.

Sono tante le persone che sisono laureate, oppure hanno fat-to i centralisti o i massaggiatorifra noi non-vedenti.

Sono approdato nella DCda giovane e rimango legato aquella DC degli anni ’60, deglianni ’70, all’Unione ItalianaCiechi per l’impegno sociale eal Movimento Apostolico Cie-chi, per l’impegno sociale an-che cristiano. Il processo uni-tario della nazione italiana hatenuto fuori la Chiesa. Ma giàda quegli anni i cattolici han-no creato tutta una serie di isti-tuzioni per i ciechi, per i sor-domuti, per i disabili; così fa-cendo li hanno tolti da una vi-ta di elemosina e miseria.

A queste radici di bene dob-biamo ispirarci anche oggi perdare un senso a tutta la nostraazione politica.

Salvatore Bentivegna Movimento Apostolico Ciechi

Mario Tozzi conduttoretelevisivo e "scienziato",catastrofista su clima eambiente, ha scritto chenon bisogna confondereMETEO E CLIMA e chenon bastano 20 giorni difreddo per dire che èiniziato il raffredda-mento globale; speria-mo che se ne ricordi aluglio dopo 20 giorni disole che meteo e climanon sono la stessa cosa;gli anni scorsi gli erasfuggita la differenza.

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6Anno 2009 - N. 1

Oggi abbiamo dato inizio ad“un nuovo inizio”, ma

stiamo vivendo anche una gior-nata carica di responsabilità. Sein linea di principio, Eluana En-g l a ro non ha cittadinanza per-chè un giudice può stabilire seè degna di vivere o no, ogni di-sabile non ha cittadinanza, dalmomento che Eluana non erauna malata terminale, ma unadisabile gravissima.

Se in linea di principio un“deficit” è metro di giudizio pers t a b i l i re chi è ammesso alla vi-ta e chi no, scivoliamo lenta-mente e inesorabilmente nellabarbarie. Può essere un deficitdi tempo e allora gli embrionivengono usati e selezionati, oun deficit di efficienza che ri-

g u a rda i disabili fisici, o un de-ficit di coscienza che tocca imalati di Alzheimer, o un defi-cit di salute dei malati term i-nali, o un deficit di capacità cher i g u a rda gli anziani, o un defi-cit di soldi e di potere, per cuiad un barbone si può anche da-re fuoco. Questa è la società incui viviamo quasi nella indif-f e renza generale.

Noi dobbiamo essere auto-ri di un cambiamento di rottae dire apertamente che la no-stra antropologia non accettache nelle Leggi dello Stato siscriva che non ci sono “solodue sessi”, ma cinque generi.

Dobbiamo avere coraggiocon il Cardinale Ruini: “Me-glio criticati che irr i l e v a n t i ” .

Non è vero che i grandi temidel nostro tempo sono l’eco-nomia (anche se siamo pre o c-cupati per le sorti di tante fa-miglie impoverite da questadrammatica crisi) o la sicu-rezza, o la riforma della giu-stizia: la sfida del nostro tem-po si gioca nel campo della bio-politica.

Non possiamo accettareche ci sia qualcuno che stabi-lisca:– quanti figli avere, chi devenascere e a quali condizioni;

– chi deve rimanere indietro echi deve emerg e re (la scuolaitaliana è classista);– come cre s c e re i figli e vive-re la stagione lavorativa (i fi-gli sono affidati a tutti tran-ne che ai genitori, ai quali èimpedito di conciliare i tem-pi della famiglia e i tempi dell a v o ro ) ;– come guard a re la donna(pensata quasi esclusivamen-te per il lavoro o per il piace-re e spesso costretta a vergo-gnarsi della sua maternità);– come e quando invecchiare.

Non permettiamo più chele parole “famiglia, vita e sus-sidiarietà” siano parole di de-stra, mentre le parole “solida-rietà, pace e giustizia” sianop a role di sinistra. Sono tuttep a role della stessa Dottrina So-ciale della Chiesa cui tutti sia-mo tributari e a cui dobbiamoessere fedeli.

La famiglia è sotto attaccoin tutto il mondo:1 . è considerata anti econo-mica nel senso che è realtà dilegami forti, di solidità, di per-manenza di relazioni nel tem-po e dunque è considerata po-co economica perché si oppo-ne alla mobilità, alla flessibilitàesasperata.2. consuma di meno, perché èp roiettata nel futuro, risparm i a ,dal momento che pensa ai figlie vuole garantire il loro futuro ,p e rché, per definizione, vive inmodo più “modesto” visto che,a parità di reddito, rispetto ad unsingle deve spalmare il re d d i t osu più persone. 3 . è meno condizionabile. Inuna famiglia si discute, ci si con-f ronta, si litiga anche, ma allafine si condividono pareri, scel-te, prospettive e decisioni di vi-ta. Un single è più condiziona-bile sul lavoro, nelle scelte po-litiche, sugli stili di vita. 4. è luogo di certezze e di soli-darietà e dunque non mantieneun mercato alternativo che pro-spera sulle disgrazie e sui pro-

blemi delle persone. La fami-glia è un piccolo mondo solidoe solidale. Per dirla con Bene-detto XVl la famiglia è la prin-cipale forza di peace keepingnel mondo e questo non da tut-ti è condiviso e appre z z a t o .

Dunque la tutela della vita edella famiglia è il grande com-pito che ci aspetta e che si tra-duce nella tutela della infanzia,della donna, dei disabili, deglianziani, dei giovani, di queimondi vitali che sono la cifra diuna civiltà e di una società. Perquesto non possiamo rasse-g n a rci ad un mondo decaden-te e malato di re l a t i v i s m o .

L’incidenza delle Banche Popolari rispetto al sistema bancario nel Mezzogiorno d’Italia èsostanzialmente raddoppiata negli ultimi dieci anni. In particolare, tra il 1996 e il 2007,

la quota di mercato degli sportelli bancari è passata dal 16,1% al 31,8%, quella dei prestiti adimprese di dimensioni piccole e minori è salita dal 13,5% al 24,6%, nel frattempo la rischio-sità, costantemente inferiore alla media di sistema, si è ridotta dal 20,2% al 10,3%.

Queste evidenze spiegano chiaramente il ruolo chiave assunto dalle Banche Popolari nel-la ristrutturazione del settore creditizio delle regioni meridionali. Un ruolo che trova fon-damento sia nell’operato di molte Popolari del Mezzogiorno, che hanno saputo cre s c e re au-tonomamente sfruttando le opportunità off e rte dall’indebolimento o dalla scomparsa di al-cuni storici concorrenti, sia con l’ingresso nell’area di gruppi bancari costruiti intorno aBanche Popolari con sede nel Nord, che hanno iniziato ad espandersi nelle regioni meridionalirilevando la proprietà di istituti a carattere prettamente localistico, in difficoltà o in cerca dialleanze strategiche.

Ad ulteriore testimonianza del legame tra modello Popolare ed economia del Mezzo-g i o rno, va rimarcata la nascita spontanea di nuove Banche Popolari nell’area, che si osser-va ormai da alcuni anni. L’espansione delle Banche Popolari si è caratterizzata, infine, peraver ulteriormente privilegiato le aree in fase di sviluppo, o comunque a prevalenza di PMI,a scapito dei principali centri urbani, dove, invece, maggiore è stato l’incremento della pre-senza di altre banche.

Una recente ricerca dell’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari ha determinato uni n d i c a t o re sintetico del “localismo” per poter monitorare la politica aziendale delle Popolari consede nel Mezzogiorno in relazione ai tre aspetti fondamentali del fenomeno: concentrazione del-l’attività in determinate aree di riferimento, con particolare attenzione al reimpiego del rispar-mio a livello territoriale; capacità concorrenziale, ovvero attitudine a difendere o migliorare lep roprie quote di mercato; efficienza allocativa, espressa dalla competenza nel selezionare i pre n-ditori di credito e quindi limitare al massimo i rischi connessi al portafoglio impieghi.

I risultati ottenuti confermano e rafforzano le conclusioni di numerose precedenti ricerche:le Banche Popolari con sede nel meridione d’Italia hanno aumentato negli ultimi anni l’inten-sità del proprio localismo, esaminato sotto tutti i tre profili sopra descritti, pur in presenza dicostante espansione territoriale. Egualmente, tale affermazione vale anche per quelle banchelocali che, nel tempo, sono entrate a far parte di gruppi controllati da una Banca Popolare.

Associazione Nazionale fra le Banche Popolari

Le Popolari difendono il localismobancario nel mezzogiorno

Un deficit di coscienzao di eff i c i e n z a ?On. Luisa Santolini

E d u c a re alla vitaassociativa per fareunità fra cattolici

Vi v e re un’associazione cul-turale e di solidarietà at-

tiva, laica, ma di ispirazionecristiana, nata come espre s-sione di quella base popolarecattolica che vuole fro n t e g-giare le odierne sfide del re-lativismo etico. Questa espe-rienza nasce dall’esigenza dic o n t r i b u i re alla difesa di valorie verità fondamentali che neisecoli hanno formato la no-stra cultura e la nostra civiltà.

Di fronte a tutto ciò, è ne-cessario off r i re un servizio dii n f o rmazione, sensibilizza-zione e promozione della con-sapevolezza e della part e c i p a-zione su ogni iniziativa cultu-rale, politica e legislativa chedovesse intere s s a re i valori del-la nostra tradizione, incon-trando la gente nei comuniluoghi di aggregazione (par-rocchie, scuole, quartieri).

L’unità fra cristiani re s t acomunque lo strumento piùutile e fondamentale per rag-g i u n g e re i comuni obiettiviche stanno emergendo in am-bito cattolico.

Maria Concetta LaudatoPresidente dell’Asociazione

P a rtecipazione e Solidarietà ONL U S

L’italia è il centro dell’Europa cristiana

La nostra cancelliera Angela Merkel e l’ex cancelliere Hel-mut Koll sono membri della nostra fondazione. L’Italia è il

centro dell’Europa cristiana; non abbiamo bisogno di un’Eu-ropa che abbia successo solamente economicamente; per il fu-turo abbiamo bisogno di un’Europa dei valori.

Il cardinale di Colonia, JOACHIM MEISNER, disse una vol-ta: “i cristiani devono essere per la società il sale nella mine-stra e il lievito per il pane”.

Desidero che la famiglia cattolica sia il sale e il lievito dellapolitica italiana ed europea. Una famiglia viva, attiva, fa beneal futuro dell’Italia e dell’Europa.

Wilhelm StaudacherDirettore della fondazione “Konrad Adenauer”

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7Anno 2009 - N. 1

Convegni se ne fanno tanti, diiniziative dei partiti se ne

fanno tantissime ma questa mat-tina l’importante non è solo checi sia un convegno, in cui si di-cono cose importanti o che l’i-niziativa nasca da un partito, an-che se si rivolge a titolo personalea tutti voi. L’ i m p o rtante è il co-me si è organizzata questa ini-ziativa; credo che il come sia per-sino più importante di quantoci diciamo qui.Perché siamo riu-sciti a parlare un linguaggio checi ha avvicinato, indipendente-mente dalla scelta di voto checiascuno di noi fa, l’impegno po-litico parlamentare che molti dinoi hanno, quello che ci ripro-m e t t e remmo di fare assieme onon assieme nei prossimi mesi;c’è una incomunicabilità, a vol-te, che si crea tra l’associazioni-

smo cristiano e chi èimpegnato in politica.

C redo che questaincomunicabilità ap-p a rtenga a tempi or-mai passati; chi anco-ra a volte ha paura del-la contaminazione conla politica, francamente è figliodi stereotipi del passato, che so-no finiti, sepolti: ognuno può fa-re le scelte che vuole, ma è inu-tile sostanzialmente pro i b i rci re-c i p rocamente un dialogo e unascolto in nome di una autono-mia che – scusate - sia per noiche per l’associazionismo catto-lico è un dato ormai radicato.

La laicità dello Stato è per noi- figli di una tradizione Dega-speriana, quello è il riferimento- un tema acquisito; natural-mente, la laicità dello Stato si de-

ve basare su unp resupposto, cheè quello della li-b e rtà; avre b b epoco senso die v o c a re la laicitàdello Stato senzafarla poggiare sul

p resupposto della libert à .Qui nasce una prima que-

stione: noi abbiamo il doppiopesismo nella nostra società, per-ché mentre si aff e rma la laicitàdello Stato, poi questa laicità sitraduce in una sorta di insoff e-renza - o di intimidazione - ver-so quei cristiani, o quei cattoli-ci, che pongono un messaggiopoliticamente scorre t t o .

C’è una accettazione da par-te del cosiddetto “politically-cor-rect”, cioè si accetta quella par-te del messaggio cristiano che si

reputa compatibile con la laicità,m e n t re si vuole espungere - omagari intimidire - quel cristia-no quando il messaggio non siadegua al “politicamente cor-retto”. La libertà religiosa devev a l e re per tutti e la laicità delloStato non ha nulla a che fare conun laicismo di Stato che vuol farm o r i re Dio e la religione; que-sto è un relativismo, è un seco-larismo che toglie un bisognonaturale dell’uomo, una sfera direligiosità che è completamentodella vita e della individualitàdella persona.

Il Santo Padre dice: “ci vuo-le una nuova generazione di po-litici cattolici”; perché evidente-mente anche noi siamo un mon-do autore f e renziale, che si è chiu-so in se stesso.

Però allo stesso modo ci vuo-le una generazione di cattoliciche in nome di una loro mili-tanza non pensino di avere cor-sie pre f e renziali, ma pensino dia c c e t t a re le regole di una com-petizione politica, perché sennò,come ci sono i professionisti del-la politica ci sare b b e ro i pro f e s-sionisti dell’associazionismo cat-tolico, che sare b b e ro allo stessomodo un elemento negativo.

A l t ro tema che ci sta a cuoreè il dialogo tra le religioni; io cre-do che i cristiani abbiano la re-sponsabilità di capire che il temadella libertà religiosa non è di-sponibile per noi; cioè questa li-b e rtà va accord a t a .

Nello stesso tempo di capireche il dialogo comprende la con-sapevolezza identitaria; se noinon sappiamo chi siamo, dovevogliamo andare e da dove sia-mo venuti, noi non avremo maiun dialogo vero con le altre re l i-gioni: noi ci pre d i s p o rremmo aun cedimento culturale rispet-to alle ragioni altrui e anche ilf u t u ro della nostra società chesarà sempre più composto danuclei familiari che sono di di-verse etnie, di diverse re l i g i o n i ,di diverse culture, non sarà ingrado di farci cre s c e re, ma de-t e rminerà un’esplosione di re l a-tivismo e di confusione.

Infatti sulla questione antro-pologica le distanze rischiano die s s e re abissali: sull’idea di fami-glia; sull’idea di vita; sui limiti

della ricerca; sull’eutanasia, chep refigura una selezione della spe-cie basata sul censo, perché chiavrà la possibilità di avere unvecchio disabile in casa e avrà lapossibilità economica di man-tenerlo e di farlo assistere nonavrà il problema dell’eutanasia.

Mi sono accorto che si fa fin-ta di non capire che la nostra di-fesa della famiglia è rivolta a tut-te le famiglie, anche a coloro chein qualche modo, non essendocristiani, vivono esperienze di-verse. Invece la deriva di chi vor-rebbe equiparare ad esempio leconvivenze fra lo stesso sesso al-le famiglie mira a scard i n a re ilp resupposto costitutivo che pernoi è nella nostra Costituzione.Questa è una battaglia cultura-le: non c’è mai stata una politi-ca per la famiglia in Italia. Di-ciamo la verità: non l’ha mai fat-ta neanche la Democrazia Cri-stiana. Ma oggi è il momento difarlo e questa crisi economica èla grande spinta per incomin-c i a re finalmente ad andare su unt e rreno di virtuosità, perché og-gi può diventare una necessitàe n o rme - ad esempio per rilan-c i a re i consumi - il fatto che le fa-miglie abbiano più ossigeno fi-nanziario. Tutti ci affanniamo ad i re che l’unità politica dei cat-tolici non ci può essere; e io vo-glio dire con voi: “nessuno vuo-le ripro p o rre l’unità politica deicattolici, ma i cattolici così divi-si sono sempre più deboli e su-b a l t e rni agli altri”.

Nessuno può pensare di es-s e re in condizione di aggre g a regli altri, tanto meno vogliamo es-s e re noi a pro p o rci questo ru o-l o . P e rché i cattolici divisi noncontano nulla? Perché per i cat-tolici eletti in parlamento, pur-t roppo, il giorno dopo le elezio-ni conta più il vincolo che rice-vono dai loro partiti che l’impe-gno per i valori che hanno fir-mato in campagna elettorale. Èuna spinta, naturalmente, im-p o rtante: sono grato all’amicoLuca Marconi perché ci ha con-vocato qui. È un dialogo che de-ve continuare, ma che va ancheesteso ad altri uomini politici dialtri partiti, di altri schieramenti,che possono pre n d e re coscien-za, come noi, di queste verità.Che uniti siamo forti e se siamof o rti, forse, saremo in condizionedi difendere maggiormente queivalori che aff e rm i a m o .

In conclusione amo citareSant’Ignazio di Loyola quandoa ff e rma che “bisogna operaremolto, come se tutto dipendes-se da noi e pre g a re di più, perc h étutto dipende da Dio”.

Con un linguaggio nuovo finisce lad i ff e renza fra politica e mondo ecclesialeLORETO 29 novembre 2008.on. Pierferdinando Casini Leader Unione di Centro

Cerignola stava diventando già unapolveriera rossa: c’erano i mitra,

i cannoni, le armi pesanti in mano aicomunisti. Mio padre si iscrive al par-tito popolare. È stato consigliere co-munale, uno dei mille a darci la pri-ma testimonianza di un impegno po-litico nuovo dopo vent’anni di ditta-tura. Donne e uomini, tutti con unapassione straordinaria, tutti consacrati per in-c a rn a re il Vangelo nella storia; il Signore ci lasciacorrere, ci lascia diventare anche un cencio im-mondo (la traduzione letterale di Isaia di pan-no immondo è: “cencio di donna mestruata”).Siamo diventati cencio di donna mestruata, ci la-scia andare, ci lascia sporc a re .

Sembra scorrere così, inarrestabile un fiumedi liquame in cui anche chi, come voi, ha qual-che goccia di acqua non ce la può fare a bonifi-c a re il tutto, interviene Lui e dice: “Io sono il Si-gnore della Storia, Io scelgo la vergine fanciullaper cambiare il corso della storia del mondo, Iorispetto la libertà di tutti, Io l’ho preparata dasempre, Io accolgo il suo “sì”, Io faccio del suo“sì” il modello del vostro “sì”, il modello di ogni“sì” della storia; e mi basta soltanto che voi midiciate “sì” perché Io possa intervenire; se nonmi dite “sì” lo farò senza di voi!”. Così parlaJahvè, così parla il Signore; allora il “kairos” di-venta “chronos”!

Di tutto noi facciamo memoria e – come dice-va Dostoevsky – “il mondo non è più lo stesso dache si è realizzata questa parola: il Verbo si è fattoC a rne”; verrà ancora alla fine dei tempi a giudicarei vivi e morti e il suo regno non avrà fine: verrà nel-la gloria! Ma è venuto in questi giorni, è venuto

nelle nostre parole, nei nostri gesti, neln o s t ro desiderio di ridivenire come DeGasperi all’Aventino, come Sturzo aLondra e a New York, come quandonon c’era un parlamento dove poter di-re, con solennità ciò che andava detto,era un grosso problema. Ora nella dia-spora della democrazia di ridiveniretutti degli artigiani costruttori di bene.

Non più un parroco che per il nostro futuro di-ce “devi votare questo”; è successo, ma era un’al-tra storia! Ribadire invece, ripro p o rre l’opport u-nità di stringerci attorno al simbolo della nostra sal-vezza che è Cristo e Cristo crocifisso, lasciandoche gli altri si stringano intorno ai loro simboli.Quali simboli ha l’Italia oggi? I simboli del signorBossi, del suo pellegrinaggio alle fonti del Po, qual-che anno fa, l’ampolla d’acqua del dio Po; qualisimboli ha l’Italia di oggi? Un ministro della Re-pubblica che alza un dito per indicare il cielo: nonalza l’indice, ma un altro dito mentre si eseguel’Inno Nazionale ai Fori Imperiali nella festa del 2giugno. Capire la gravità del gesto per rifletterecon voi su questo: andrebbe processato per altotradimento il ministro che fa un gesto del gene-re, perché ha giurato fedeltà alla Repubblica e per-ché diventa modello negativo per i ragazzi, peri giovani, per tutti i cittadini. Perché un impie-gato pubblico dovrebbe dire: “ faccio il mio do-vere”, perché uno dovrebbe dire: “devo servirequesto Stato, questa Repubblica, in cui un mi-nistro si comporta in questo modo?”.

Abbiamo bisogno di leve nuove per serv i re lacomunità: i cristiani contagiano il mondo con lal o ro fede non facendo propaganda di bottega,ma realizzando il bene comune.

LORETO 30 novembre 2008

Omelia di padre Antonio BelpiedeP o rtavoce Provinciale dei Frati Cappuccini di Sant’Angelo (sede del Santuario di Padre Pio)

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8Anno 2009 - N. 1

Dicono che in genetica si usiil termine hopefulmon-

sters (mostri pieni di speranza)per denotare i mutanti pro t a-gonisti dei «salti» che hannoscandito l’evoluzione. La paro-la si presta a definire anche ip rotagonisti della trasform a-zione che attraversa la nostrasocietà. Hopefulmonsters ci par-la subito di una rottura irr i m e-diabile con il passato, che cicoinvolge tutti, e di una lottaf e roce per la sopravvivenza chela abita: non è un termine gen-tile, ma è pieno di fascino, e trat-ta proprio delle cose di cui èquestione, cioè di un muta-mento genetico. È quanto stia-mo vivendo in questi giorni.

Sono tempi duri, infatti, pergli «eroi» del capitalismo al dilà e al di qua dell’Atlantico. Da-gli altari alla polvere. Dalle esal-tanti copertine dei settimanali,quasi fossero attori di Hol-lywood, al pubblico ludibrio.Gli scandali a catena che sem-brano aver colpito le societàamericane e creato una crisi si-stemica del capitalismo, orm a isi ha difficoltà a contarli.

Quello che si è messo in mo-to negli ultimi mesi ha dell’e-pocale. A poco più di un annodallo scoppio della crisi sub-prime, gli interventi, che anco-ra si stanno definendo nei det-tagli, configurano la naziona-lizzazione di gran parte del si-stema finanziario e la virt u a l escomparsa, in part i c o l a re, del-le banche di investimento.

Non stiamo qui a discuterep e rtanto se il capitalismo sia omeno finito, né se le situazioniillustrate portino argomenti af a v o re di una forma di capitali-smo piuttosto che di un’altra.Né teoricamente, né empirica-mente queste vicende dimo-strano la maggiore bontà del ca-pitalismo a proprietà diffusa ri-spetto a quello familiare o deig ruppi piramidali, di quelloorientato ai mercati finanziaripiuttosto che di quello banco-centrico. Provano soltanto chené l’uno né l’altro possono esi-s t e re se gli uomini, siano essibanchieri e/o imprenditori, nonsi comportano corre t t a m e n t e .

La crisi del capitalismo stapiù, forse, negli uomini chenel sistema, se questo è capa-ce di dotarsi di regole severe.Ma certo la reputazione dei

suoi uomini di punta è fonda-mentale per la credibilità del si-stema stesso e ripropone an-che qui il problema dell’etica(individuale e collettiva), allaquale nessuno sembra più da-re importanza, poiché è statasostituita dalla inesistente emistificante etica degli affari.

Nessuno può certo negareche l’economia, proprio in quan-to è un aspetto e una dimensio-ne dell’attività umana, abbia esia un valore. Ma tutto questonon può né deve essere assolu-tizzato, negando i limiti intrin-seci dell’attività economica, co-me se l’efficienza fosse l’unico efondamentale criterio che sta al-la base delle decisioni e dellescelte. L’assolutizzazione dell’e-conomia equivale a una form adi idolatria perché guarda ai «be-ni» come se fossero il «bene», ilsommo e unico bene dell’uomo.

P e rtanto non l’uomo per l’e-conomia, ma l’economia perl’uomo. Così inteso, l’uomo, la

persona umana, è dell’attivitàeconomica il soggetto, il fon-damento e il fine. Ciò non si-gnifica condannare la liberaliz-zazione del mercato in sé, mac h i e d e re che essa venga pro-spettata e applicata nel rispettodel primato della persona uma-na, alla quale devono sottosta-re anche i sistemi economici.

La storia mostra ampia-mente la caduta dei regimi se-gnati dalla pianificazione cheannulla le libertà civiche ed eco-nomiche. Ciò non accre d i t aperò modelli diametralmenteopposti. Anche l’esperienza diquesti giorni sfort u n a t a m e n t edimostra che un’economia dim e rcato, lasciata a una libert àincondizionata, è lungi dal por-t a re più vantaggi possibili allepersone e alla società.

È vero che il sorpre n d e n t eslancio economico in alcuni pae-si recentemente industrializzatisembra conferm a re il fatto che ilm e rcato possa pro d u rre ric-chezza e benessere, anche nelleregioni più povere. Tuttavia, inuna prospettiva più ampia, nonsi può dimenticare il prezzo uma-no di questo processo. Soprat-tutto non si può dimenticare loscandalo persistente delle gravi

disuguaglianze fra le diverse na-zioni e fra le persone e i gru p p ia l l ’ i n t e rno di ogni paese.

Di per sé un mercato mon-diale organizzato con equilibrioe una buona re g o l a m e n t a z i o n epuò port a re, oltre al benessere ,allo sviluppo della cultura, del-la democrazia, della solidarietàe della pace. Ci si deve aspetta-re invece effetti ben diversi daun mercato selvaggio che, conil pretesto della competitività,

p rospera sfruttando ad oltran-za l’uomo e l’ambiente. Questotipo di mercato, eticamenteinaccettabile, non può che ave-re conseguenze disastrose.

Allora, come non temereun’esplosione di comport a m e n-ti devianti e violenti, che gene-re re b b e ro forti tensioni nel cor-po sociale? La libertà stessa ver-rebbe minacciata e con essa an-che il mercato che aveva trattop rofitto dall’assenza di ostacoli.

Un Capitalismo senza ero idi Giuseppe De Lucia Lumeno

L’educazione devere s t a re re s p o n s a b i l i t àprimaria della famiglia

La nostra azione quotidia-na ha avuto nel passato il

coraggio di istituire in Italiascuole paritarie di ogni ordi-ne e grado con obiettivi pre-cisi: la valorizzazione ed il re-c u p e ro effettivo del ruolo del-la famiglia secondo quantop revisto dalla Costituzione,la famiglia come aggregazio-ne di persone umane.

Abbiamo lavorato per unascuola che non abbia solo lacapacità di trasmettere istru-zione ed educazione cultura-le o professionale.

Noi abbiamo un’altra pre-sunzione: che la scuola pos-sa essere all’altezza del suocompito solamente se la fa-miglia sarà, in rapporto ad es-sa, nella piena titolarità deidiritti e dei doveri. Il diritto dieducare e il dovere di esserepresente nell’organizzazionescolastica che ha a cura i suoifigli, ma con una investiturache la riconosca primo sog-getto responsabile dell’edu-cazione dei minori.

Antonio MelfiCEFA - Famiglie

per l’Educazione e la Cultura

C u o re al passato e mente al futuro

Una frase ha per me un valore idiomatico molto bello: “Ilc u o re al passato e mente al futuro”: in un’epoca in cui la c r i -

stianità, nell’ambito della nostra società vive un difficile mo-mento a causa del dominio preponderante del relativismo edell’individualismo, l’associazionismo di tutti i credenti si in-serisce in un vasto panorama di aggregazioni laicali, il cui fineè trasmettere i principi educativi ricevuti ed i modelli com-portamentali acquisiti negli anni di formazione, affinché essi,p roiettati nel tessuto sociale, possano interagire soprattuttocon il mondo dei giovani.Ritengo importante re s t i t u i re allascuola cattolica quel riconoscimento dei suoi diritti costitu-zionali ed educativi, i cui valori adeguatamente trasmessi so-no alla base della formazione etica e morale dei nostri figli.

I giovani se ben coinvolti rappresentano la nostra forza fi-sica, il nostro stimolo intellettivo, la ricchezza e il futuro delnostro paese: Papa Wojtyla, durante il suo pontificato, ha in-dirizzato la mente ed il cuore ai giovani, Benedetto XVI a Lo-reto ha invitato i giovani ad: “Andare controcorrente. Il mondodeve essere cambiato ed è la missione della gioventù cambiarlo”.

Lo spirito che anima il sodalizio degli ex alunni della scuo-la cattolica ha tra le priorità la difesa ed il sostegno della fami-glia, con il suo insostituibile carattere educativo per promuo-vere e trasmettere soprattutto quei valori etici, indispensabiliper una sana crescita personale dell’individuo.

Anna Stella Berté Confederex

Ethos, educazione, entusiamoCi troviamo oggi di fronte a tempi di profonda rivoluzione, ancora pacifica, ma decisamente

anti-umana. È quindi essenziale ribadire che proprio la Risurrezione di Cristo e la presenzadella Chiesa consentono all’uomo di interv e n i re e modificare questa cultura di negazione dell’uomo,con tre strumenti di lavoro: l’ethos, l’educazione e l’entusiasmo.

In primo luogo quindi è necessario lavorare per ricostruire un ethos condiviso, un insieme divalori comuni che tutti riconoscano come bene, contrastando la cultura dello sradicamento, inparticolare in Europa, dove non si è riusciti a ritrovare alcun fondamento comune. Il primo deivalori non può che essere la difesa del più debole, valore che evita derive verso una società cheprivilegi la ‘legge del più forte’. Bisogna poi riconoscere l’esistenza del Bene, quale pilastro del vi-vere civile, che va ricercato nella storia e che, per il futuro, dovrà informare le scelte. L’ethos con-diviso è quindi la condizione perché si possa pensare e aderire ad un progetto di società. In que-st’ottica altri fatti fondativi sono il primato sociale della famiglia, riconosciuta come preesisten-te dalla nostra stessa costituzione, l’etica della produzione e la rinuncia al profitto come unicoorizzonte e la coerenza tra medico e difesa della vita umana. L’educazione, poi, intesa come sco-perta della realtà di ciò che l’uomo è e ciò che sta intorno ad esso, non può che essere il secondostrumento d’opera. Educazione, quindi non come training, né come informazione, ma come for-mazione come ‘far crescere’, realizzando il progetto inscritto in ciascuno e parlando di nuovo dibene e di male, insegnando ad amare il primo e a rifiutare il secondo. L’educazione passa attra-verso l’esigenza di ciascuno di prendersi cura del prossimo e di costruire delle reali comunità,nelle quali essere pro-creatori. Anche in quest’ambito la famiglia svolge un ruolo essenziale e di-chiaratamente sociale e non va ridotta alla sola dimensione intima e personale.

Il terzo strumento è l’entusiasmo, che per il cristiano nasce dal Cristo risorto e che produceottimismo, benevolenza e fiducia nell’azione che si traduce in opere. Entusiasmo che non è so-lo preghiera e non è solo azione, ma è preghiera e azione (l’ora et labora benedettino) nel modoin cui è stato incarnato in tanti santi dei nostri tempi, come, ad esempio, don Oreste Benzi.

Marco Lora Direttore Forum Associazioni Familiari

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9Anno 2009 - N. 1

Quello che vogliamo vive-re è un tempo di dialogo,

riflessione, incontro persona-le, attento ascolto re c i p ro c o ,desiderio di compre n d e re le ra-gioni di tutti. Per questo i mo-menti che richiamano più di-rettamente alla spiritualità cri-stiana non sono, e non voglia-mo che siano, separati dal con-testo del tempo dedicato al di-battito e alla condivisione.Questi tempi ci fanno dire adalta voce che Dio c’è e che sia-mo contenti di seguirlo, comevogliamo che tutto il mondodegli uomini si consacri a Diosecondo l’auspicio del Conci-lio Vaticano II. È vero che lanostra ispirazione cristiana cip roietta immediatamente ver-so quel popolo cristiano delquale ci sentiamo parte inte-grante. È pur vero però, che lagrande confusione degli ulti-mi decenni e lo stesso impo-verimento ideale della demo-crazia cristiana, divenuta alla fi-ne sempre più partito di pote-re, ci ha impedito di vedere edi desiderare la radice cristia-na del nostro essere in politica.

È chiaro però che i cristianisono liberi di militare in ognip a rtito i cui programmi sianocompatibili con la dottrina so-ciale, ma debbono comunquee s s e re impegnati ad aff e rm a res e m p re, anche a costo della pol-

t rona, i valori fondamentali delcristianesimo. Non è solo unp roblema di coerenza, è so-prattutto un fatto di coscienzae di fede, che ogni battezzatod o v rebbe comunque maturarealla luce del discernimento chela comunità fa sulle singole scel-te della politica.

Se laicità è tutto ciò che nonè religioso e consacrato, nonper questo deve essere senzaun credo, senza una fede, sen-za Dio. Laicità non è ateismo.L’umano senza Dio genera mo-stri e li abbiamo visti all’operadurante tutto il ‘900. Speriamoin un tempo nuovo che sep-pellisca la degenerazione delp e n s i e ro frutto della Rivolu-zione francese e di quella bol-scevica. Speriamo in un nuovotempo nel quale, se proprio ab-biamo bisogno di evocare unmodello, veda come riferi-mento, mai assoluto comun-que, la rivoluzione americana.Da essa si è formata uno statolaico e religioso al tempo stes-so, dove la separazione fra Dioe Cesare si è realizzata meglioche in qualunque altra nazionedel mondo. Questo perché si èriconosciuto che lo stato nonpuò pre s c i n d e re dalla fede dichi lo compone. Ogni credo varispettato, ma lo stato stesso hanecessità di fondamenti etici.Senza questi ogni comunità di-

venta una giungla col pre v a l e-re del più fort e .

Ecco perché ci sentiamo diaffermare che non può esser-ci una autentica laicità, intesaanche come libertà di pensie-ro e rispetto dell’oppositorepolitico, senza una fede.

La centralità della politicasignifica centralità del Bene Co-mune, significa primato dellapersona umana, distanti da chivuole part i re dalla propria po-sizione di destra o di sinistra,f rutto di ideologie, se pur ri-spettabili, ma che non possonoe s s e re le nostre. In verità, il cri-stianesimo è, per sua natura,una non ideologia e non puòe s s e re inquadrata in nessuna.Il cristiano dialoga con chiun-que cerchi il bene dell’uomo,con attenzione all’ultimo, quel-lo senza saperi, senza averi, sen-za poteri. Questo è il vero cen-t ro. Il PDL non è il centro chefa riferimento alla tradizione delP a rtito Popolare Europeo. È unalista con liberali, socialisti, ra-dicali e cattolici, uomini dellavecchia e della nuova destra.

Dall’altra parte il Partito de-mocratico è un grande conte-n i t o re con liberali, socialisti, ra-dicali e cattolici, uomini dellanuova e vecchia sinistra post-comunista, ma non è il centro .

To rniamo al tema e ci face-vamo aiutare dal Santo Padre:

“In particolar modo, ribadiscola necessità e l’urgenza dellaf o rmazione evangelica e del-l’accompagnamento pastora-le di una nuova generazionedi cattolici impegnati nella po-litica, che siano coerenti con lafede professata, che abbianor i g o re morale, capacità di giu-dizio culturale, competenzap rofessionale e passione di ser-vizio per il bene comune.”

Ora è evidente che questap a rola del Papa esige una ri-sposta. Non possiamo far fin-ta di nulla. Di qualsiasi asso-ciazione e movimento e inqualsiasi partito politico stia-mo militando, noi cristiani sia-

mo tenuti ad una risposta altae forte. Concorrere tutti a farsorgere una nuova generazio-ne di laici cristiani impegnatinella vita pubblica.

Il Papa invoca una nuova generazione di Laici cristianiQuesta Convocazione di Loreto è la nostra rispostaLORETO 28 novembre 2008.on. Luca Marconi Responsabile UDC - Mondo Cattolico e Realtà ecclesiali

Quel... più del laico cristiano

N el dibattito attuale il termine “laico” appare sempre più come un contenitore vuoto tantoda essere riempito con significati diversi. L’espressione “laico cristiano” assume, però, nel-

le parole di Benedetto XVI un significato ben diverso. L’essere “cristiano” e “laico” non è indi-cativo di una “colpa”, ma è “un più”. Quel “più” che è dato dalla fede; quel “più” che consen-te di discernere i diversi piani dell’approccio al reale; quel “più” che indica la strada per vivereuna laicità matura; quel “più” che rende capaci di guadagnare verità in modo più immediato checon la sola ragione; quel “più” che rende edotti del senso del limite, ma che nel contempo dà laforza per superarlo. Quel “più” che è inscritto nel DNA di ogni cristiano.

Questa informazione “genetica” si manifesta con la forza di guardare al futuro in modo po-sitivo, di progettare quel tempo “verticale” che va al di là dei caotici tempi “orizzontali”. Ed an-cora, nella capacità di vedere i bisogni dell’altro e di ricercare il suo bene e il coraggio di testi-moniare la novità della propria presenza nel mondo.

È del laico cristiano impegnato in politica, che per sua intrinseca dinamica dovrebbe esserea servizio della società tutta e di ciascuno, ispirarsi a quei grandi valori che sono propri dellaconvivenza democratica.

Nella competenza e nel rigore morale, come ci ricorda Benedetto XVI, a cui si possono ag-giungere anche la capacità di progettare e di dare testimonianza.

“Non abbiate paura”: come non accogliere l’appello di Giovanni Paolo II, la cui vita e la cuimorte sono stati la più grande testimonianza di coraggio, come non accogliere l’invito del papaa superare la nostra pochezza umana e lavorare seriamente per il bene di tutti e di ciascuno?

Maria Luisa Di Pietro Presidente Associazione Scienza e Vita

L’UDC sarà neo o post d e m o c r i a s t i a n a ?In Romolo Murri, vi è la radice di quella “concezione nuo-

va, idealistica del cristianesimo, detestata dalla Chiesa”. Sepensiamo che lo stesso don Sturzo ebbe a dichiarare «FuM u rri a spingermi definitivamente verso la democrazia cri-stiana», le perplessità aumentano. E che dire infine delle am-missioni degasperiane del tipo: la DC è “un partito di centroche si muove verso sinistra”, che lo mettevano in netto con-trasto con Pio XII?

È stato lo sposalizio con la “modernità”, col pensiero libe-rale, a part o r i re la Democrazia Cristiana. Il democratico cri-stiano è un uomo politico che si “ispira” al cristianesimo; nonè un cattolico che realizza in politica il regno sociale di NostroS i g n o re Gesù Cristo. Dinanzi a posizioni diverse o contrarie, eglifa opera di “mediazione”, svilendo, annacquando, e infine tra-dendo i valori cristiani. Egli “rappresenta” i cristiani presentinella società, non il disegno di Dio.

L’era Giovanni Paolo II/Ruini ha inaugurato la fine del col-lateralismo e il mondo cattolico diventa finalmente, sul mo-dello polacco, soggetto proponente verso tutto il mondo poli-tico: si vince il referendum contro l’abolizione della legge 40 esi svolge il family-day che ferma i DICO.

La domanda che porgo allora è questa: l’UDC è post o neodemocristiana? Se è neo ed inalbera lo stendardo dell’orgogliocattolico solo perchè così può salvarsi da sistemi elettorali tri-tacarne, allora la cosa non è degna di alcun interesse.

Se è post, se rappresenta i valori cristiani in politica, pron-ta a qualunque sacrificio pur di difenderli, allora merita tuttal’attenzione, il rispetto ed il sostegno del mondo cattolico.

Diego Torre Associazione Milizia Maria Immacolata

La battaglia elettoraletra i partiti israeliani siè giocata a Gaza; Kadi-ma, Likud e gli altri par-titi in lizza nelle elezio-ni di febbraio hanno vo-luto dimostrare aglielettori chi era il più de-ciso a battere Hamas.Sarà pure l'unica demo-crazia del medio orienteperò un po' particolare; icosti della campagnaelettorale li hanno paga-ti i palestinesi, con la vi-ta. E un po' anche noichiamati a ricostruirequello che l'esercitoisraeliano ha distrutto.

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D i grande rilevanza le va-lutazioni del filosofo e

storico francese Alain De Be-noist sull’attuale crisi finan-ziaria che ha colpito, dappri-ma gli Stati Uniti per poi esten-dersi quasi istantaneamente atutte le economie del pianeta.

Secondo De Benoist il cro l-lo finanziario va interpre t a t ocome lo sbocco finale di unatriplice crisi: del sistema capi-talistico, della globalizzazio-ne liberale, dell’egemonia ame-ricana “Fra i tratti dominantidel turbo-capitalismo – scriveil filosofo francese – c’è il com-pleto dominio dei mercati fi-nanziari. Esso dà più potere aidetentori di capitale, specieagli azionisti, oggi autenticip a d roni delle società quotate inBorsa. Ansiosi di un re n d i-mento massimo e rapido pergli investimenti, gli azionistiinducono a comprimere i salarie a delocalizzare la produzio-ne in Paesi emergenti, dallam a g g i o re produttività e dai mi-nori salari. Ovunque l’au-mento del valore aggiunto gio-va ai redditi da capitale, piùche ai redditi da lavoro, tra-ducendosi nella stagnazione onel calo del potere d’acquistoe della domanda globale.”

Così i lavoratori hanno l’u-nica risorsa d’indebitarsi perm a n t e n e re il livello di vita,m e n t re la solvibilità cala. Il

consumo è stato insomma sti-molato col credito anziché colmaggiore potere d’acquisto.

È appunto la cosiddetta “fi-nanziarizzazione” dell’econo-mia che ha determinato lo sbi-lanciamento attuale con laconseguenza, tra le altre, dip r i v i l e g i a re i redditi da capi-tale rispetto a quelli da lavoro .Solo in Italia, negli ultimi ven-ti anni, la quota di pro d o t t oi n t e rno lordo spettante a que-sti ultimi è scesa dal 50 al 40%,a tutto vantaggio dei profitti,delle rendite e degli interessisul capitale. Il mondo del la-v o ro, insomma, sta pagandoin termini di diminuzione deisalari e di richiesta di maggio-re produttività le scelleratez-ze di un sistema che agisce alcontrario del senso di giustiziasociale e di equità, sfavore n-

do appunto le classi lavoratri-ci a vantaggio dei ceti detentoridi capitale o di rendite.

“Al di là della sua causa im-mediata – rimarca De Benoist– la crisi finanziaria deriva daun quarto di secolo di srego-latezza, voluta dal modelloeconomico globalizzato dellericette liberali. E’ stata infattil’ideologia della deregulation are n d e re possibile il sovrain-debitamento.”

Per più di un quarto di se-colo l’economia senza regole èstata il simbolo della nuovam o d e rnità, rimbalzata dall’A-merica alla nostra Euro p a ,spesso considerata assisten-zialista, statalista e quindi vec-chia. I guru conservatori pre-dicavano lo “snellimento” del-lo Stato (ma in qualche caso sitrattava di una vera e pro p r i a

sparizione), identificato comeun insieme di regole e di con-t rolli da cui si doveva essere li-berati, per favorire l’avvento diun rinnovato e più potente li-berismo, senza intralci di sor-ta. “Ci si deve liberare da lac-ci e lacciuoli”, si diceva.

Dopo trent’anni, si vedonoora le conseguenze nefaste,p u rt roppo non solo economi-che, di quelle sicumere arro-ganti e spocchiose.

Le crisi del sistema capita-listico e della globalizzazioneliberale stanno determ i n a n d o ,infine, l’oscuramento dell’e-gemonia americana: “…In ta-li condizioni – continua il fi-losofo francese – è ovvia la per-dita di fiducia nel dollaro, chep robabilmente calerà anco-ra…Nei prossimi anni non èimpossibile che i Paesi espor-tatori di petrolio abbandoni-no il dollaro per l’euro”.

Il modello, che si vantavadi essere tanto più eff i c i e n t equanto meno imbrigliato daregole e controlli, si è rivela-to ingiusto e inefficiente. Varimodulato, corretto, tempe-rato, soprattutto con l’ausiliodei cardini della dottrina so-ciale cattolica (in primo luo-go solidarietà, sussidiarietà )

e della sintesi della “econo-mia sociale di mercato” (pro-gramma politico da sempreda Rocco Buttiglione, padref o n d a t o re dell’UDC insiemea Pierf e rdinando Casini).

Crisi mondiale:meno reddito ai lavoratori, consumi drogati, economia senza re g o l edi Vincenzo Merlo

Vi v e re la professione come vocazioneè un modo per evangelizzare il mondoImedici cattolici si sentono molto impegnati nella vita politica del Paese e lo vogliono essere per

due ragioni: la prima di carattere psicologico, nel senso che la nostra professione è tutta cen-trata sulla cura e sulla difesa della vita umana. La nostra non può che essere una professione vo-cazionale. E questo ci accosta alla vita politica, quando questa naturalmente non è intesa comeesercizio del potere, bensì quando è tesa al miglioramento della condizione sociale e della con-dizione dell’uomo.

Ma c’è un altro elemento che sentiamo molto forte, cioè la responsabilità di essere in qualchemodo, nel nostro campo, animatori del temporale, cioè evangelizzatori. Evangelizzare è dare laBuona Novella al mondo del lavoro, alla famiglia, alla politica, al mondo della salute.

Il compito che ci è proprio è quello di identificare una cultura, cioè un insieme di teoria e diprassi, che si incarna in un modello di professionalità sanitaria che accolga al proprio interno laaccoglienza e la condivisione della storia di salute e di malattia dei pazienti.

Questo modello dobbiamo innanzitutto impegnarci a testimoniarlo e poi a proporlo a tutti,credenti e non credenti.

Vincenzo Saraceni Presidente Medici Cattolici Italiani

“Uomini nuoviin un partito nuovo”

Dobbiamo approfondire la nostra conoscenza della dottri-na sociale della Chiesa.

Dobbiamo alimentare la nostra fede altrimenti non potre-mo mai essere sale e lievito nella società contemporanea

Dobbiamo aiutare a ragionare i giovani se vogliamo con-quistarli. Leggendo le parole pronunciate da Benedetto XVIa Cagliari dove egli auspica che anche in politica la societàpossa contare su “una nuova generazione di laici cristianiimpegnati” , il riferimento ad una nuova generazione mi har i c o rdato le parole di Gesù a Nicodemo: “Se uno non rina-sce dall’alto, non può vedere il regno di Dio”.

Sento che ci viene richiesto di rinnovarci e di lasciarci ri-g e n e r a re dal Vangelo per essere ancora disponibili a evan-g e l i z z a re il mondo del lavoro, dell’economia e della politicaaiutando con la nostra esperienza e con la nostra testimo-nianza ai giovani.

Intravedo nella convocazione di Loreto un grande evento:una nuova speranza per la rinascita di un partito che potreb-be riunire non solo i cattolici ma tanti altri uomini di “buonavolontà”: speranza che non va assolutamente delusa.

Chiedo pertanto che il “vino nuovo” possa essere versatoin “otri nuovi”: ritengo di dovermi impegnare, con più deter-minazione, a produrre “vino nuovo” cioè a formare “uomininuovi” che, illuminati dalla fede e dalla ragione, siano in gra-do di impegnarsi in politica là dove il Signore li chiamerà atrafficare i loro talenti. Ai quadri responsabili dell’UDC chie-do di pro v v e d e re, con coraggio e determinazione, a pre d i s p o rreun “otre nuovo” perché non vada disperso il patrimonio di“uomini nuovi” che il mondo cattolico e le realtà ecclesiali so-no in grado di mettere a loro disposizione.

Raffaele Loiacono Forum Famiglie

Marzo 2009. La rivista scientifi-ca Lancet non fa mancare la suaautorevole voce al coro media-tico contro Papa Benedetto XVIche ha osato dire che il preser-vativo non è la soluzione alladiffusione dell’AIDS in A f r i c a .Nell’editoriale si legge “non èchiaro se l’errore del Papa siadovuto ad ignoranza o se sia undeliberato tentativo di mani-polare la scienza”. Gennaio2000. La rivista scientifica Lan-cet pubblica uno studio di J.Richens, J. Imrie, A. Copas, incui gli autori sostengono: a) il senso di sicurezza attribui-to al preservativo moltiplica icomportamenti a rischio; b)neipaesi africani in cui la diffusio-ne del preservativo è maggioresono più alti i tassi di sieroposi-tività; c)l’efficacia del preser-vativo è legata al reale cam-biamento dei comportamenti arischio. Forse il Papa legge Lan-cet mentre Lancet non leggequello che scrive.

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Sono da sempre convintoche i cristiani, qualun-

que cosa facciano, possonoa v e re come denominatorecomune la caratteristica dels e rv i z i o .

La politica è la forma piùalta della carità. Ed è aff i-data a noi.

Entriamo in politica dacristiani facendo nostra lasfida del Vangelo, l’inse-gnamento di Gesù: “chiun-que tra di voi vorrà essereprimo, sarà vostro servo; ap-punto come il Figlio del-l’uomo non è venuto per es-s e re servito ma per serv i ree per dare la sua vita comep rezzo di riscatto per mol-ti” (Mt. 20,24 ss)

Gesù non dice di non es-s e re “grandi”, di non svi-l u p p a re le nostre capacità,di non utilizzare le nostrecapacità per il bene comune;dice di farlo per serv i re .

Per noi cristiani esserecosì è un imperativo mora-le. Siamo saliti su un tre n o

impazzito dove il soldo è ve-ramente il dio a cui tutto sa-c r i f i c a re .

Il servizio, la gratuità, ilsenso del dovere, la traspa-renza devono torn a re ada v e re valore e la politica dic e n t ro, di sinistra, di destra,e s s e re un momento alto del-la vita, perché indirizzata a“ f a re i fatti degli altri” e nonsolo a cerc a re consensi.

La gente si aspetta dallapolitica che recuperi la ca-pacità di un dialogo co-s t ruttivo. Il vero dialogo èsedersi attorno a un tavolop ronti a scambiare qualcheidea, per accogliere quelladi un altro se migliore. Maquesto richiede la scelta pre-l i m i n a re della bontà. Solo ibuoni non si sentono estra-nei o nemici tra loro e san-no appre z z a re il buono de-gli altri. Solo i buoni sannoc a n c e l l a re la parola ranco-re per sostituirla con la pa-rola “perdono”. Il cristianosi adopera anche rispetto ai

giovani che si trova accan-to nel servizio politico. Da-re loro fiducia, aiutarli ade s p r i m e re le loro capacitàsignifica non spre c a re le ric-chezze che Dio ha donatoagli uomini. Significa dare

f u t u ro alla nostra società.Sono convinto che in questomomento impazzito ci siaper tutti noi una grande pos-

sibilità di operare per il be-ne comune. Ernesto Olivero

Fondatore del Sermig – Fraternitàdella Speranza – Arsenale di Torino

In politica da buon cristiano

R i p a rt i re dagli ultimiInsieme a mia moglie vivo in una casa famiglia; siamo anche noi una famiglia numerosa,

siamo in 11, compresi tre miei figli naturali; sono sindaco di un piccolo comune della pro-vincia di Verona, dopo aver fatto per dieci anni esperienza amministrativa come assessore;sono iscritto UDC e impegnato nel partito a livello locale.

Il rilancio della mera politica passa necessariamente da un partito che renda testimonianzadella dottrina sociale della Chiesa; occorre passare dall’ispirazione alla testimonianza.

Amava ripetere spesso don Oreste: “Ciò che sei grida più forte di ciò che dici”.Il nostro impegno di cristiani deve tendere alla realizzazione della civiltà dell’amore; don

Oreste la chiamava “la società del gratuito”.Tutte le volte che rimaniamo in silenzio di fronte ai nostri giovani che si drogano, nella

cosiddetta linea della riduzione del danno, anziché agire per il pieno recupero della perso-na, è recessione dei valori.

Tutte le volte che rimaniamo in silenzio di fronte agli episodi di vera e propria caccia al-lo zingaro, all’extracomunitario o al barbone è recessione dei valori.

Si tratta di ripensare alla politica da una prospettiva diversa, come si scriveva in un do-cumento CEI del 1981: “Il progresso economico e sociale che anche l’Italia ha sviluppatodagli anni del dopoguerra è per tanti versi innegabile, ma con esso si sono pure affermatielementi aggressivi che hanno portato alla perdita di valori senza i quali è impossibile chequel progresso sia vero e proceda ancora per il bene comune”.

Per questo bisogna decidere di ripartire dagli ultimi, che sono il segno drammatico del-la crisi attuale.

Giorgio MalaspinaAssociazione “Papa Giovanni XXIII”

I cattolici sale e lievito della politica italianaNel 2000, durante la GMG di Roma, a To rv e rgata, Giovan-

ni Paolo II ricordò ai giovani presenti una bella espre s s i o n edi Santa Caterina da Siena e disse: “Se sarete quello che dove-te essere, metterete fuoco in tutto il mondo”!

La grande partita che i laici cattolici devono giocare èquella di poter tornare ad essere “fuoco”, ad essere “lievito”,ad essere “sale”;ma quando parliamo di sale e di lievito noinon parliamo mai di “quantità”; perché basta una poca mi-sura per dare sapore, per far lievitare.

Il problema è di “qualità”!Ammiro il coraggio del partito, dell’UDC, perché questa

non è una scommessa: questa è una sfida!Io credo che la forza e il coraggio dell’essere sale oggi, e

dell’essere lievito oggi, è quello di poter davvero fermentareun nuovo tessuto della politica in questo nostro Paese.

Sul piano culturale, innanzitutto; ma anche sul piano po-litico, su quello sociale e del volontariato: cattolici a visoa p e rto, non rinunciatari, liberi da ambizioni egemoniche,ma anche da sindromi di subalternità.

Siamo chiamati ad essere coerenti, coraggiosi e soprat-tutto fedeli al Vangelo; solo questo potrà riport a re in fer-mento l’entusiasmo, solo questo ci aiuterà a lasciare tracciadi noi stessi e del nostro fare politica.

Edio Costantini Presidente fondazione “Giovanni Paolo II per lo Sport”

Una visione cristianaa p e rta a tutto il mondoI l popolo cristiano in Italia deve pre n d e re coscienza che sono tanti gli immigrati ort o d o s s i

che vivono nel nostro Paese e che le loro chiese stanno facendo un notevole sforzo di pre-senza pastorale nel nostro Paese.

Solo così i cristiani avranno una grande riserva di futuro, perché i popoli vivono sem-p re dell’eredità del passato e nell’attesa del futuro .

Questo bisogno di futuro e questa capacità di poter dare visioni di futuro, credo chesiano accentuate proprio di fronte a questa situazione di crisi; crisi che è finanziaria -economica, ma che è anche crisi antropologica, culturale e dei modelli politici.

In modo particolare il nostro vissuto cristiano ci fa sentire con forza alcune sfide che na-scono dalla sofferenza di coloro che sono i primi a pagare le conseguenze di questa crisi.

Penso alla sfida dell’Africa, così vicino a noi; penso alla sfida delle guerre, in modo par-t i c o l a re dell’instabilità del Medio Oriente; inoltre, come non ricord a re la vicenda dei cristianiiracheni, vittime - forse le più indifese - della guerra in quel paese. Come non ricordare lesfide dell’Asia, della Cina, dell’India così instabile, in cui vengono uccisi i cristiani e in cuiil terrorismo torna a colpire.

In questo popolo cristiano è scritto nel profondo il paradigma dell’universalità, che è fru t-to dell’amore cristiano. Non possiamo chiuderci nel nostro piccolo, anche perché sarebbeuna scelta poco lungimirante; proprio questo nostro essere popolo cristiano ci fa guardareal mondo e capire che quell’investimento futuro, quelle visioni di futuro non possono es-sere valide se non si ha di fronte la prospettiva di bene e lo sguardo sull’intero mondo.

Adriano RoccucciComunità di Sant’Egidio

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1 2Anno 2009 - N. 1

L a Compagnia delle Operenon ha una teoria sociale

o un progetto economico darealizzare o da implementare.Attraverso la sua esperienzaispirata ai principi di libert à ,di carità e di sussidiarietà,CDO vuole pro m u o v e re lacentralità della persona inqualsiasi contesto sociale, cul-turale e politico e re n d e re lepersone e le aggregazioni dipersone i promotori di un pro-gresso veramente umano. C’èun nesso profondo, infatti, frail bene della persona, il benedell’opera e il bene comune.

È il principio di sussidia-rietà a garantire che l’iniziati-va della persona e le libere ag-

gregazioni fra persone possa-no essere valorizzate ancheculturalmente ed economica-mente come contributo al be-ne di tutti.

Diceva Don Luigi Giussaniin un incontro con gli asso-ciati della CDO: “L’opera è iltentativo di risposta ai bisognidi cui è tramata l’umana esi-stenza: un tentativo che si svi-luppa in stru t t u re che cerc a-no di essere il più possibileadeguate. (…) In tutto questoviene esaltata la re s p o n s a b i l i t àdella persona”.

Questa tensione ideale,questa responsabilità non po-t rebbe re g g e re se non fossecontinuamente rigenerata daun ritorno alla sua origine, cioè

all’esperienza cristiana. Solouna fede viva può permetter-ci di restare fedeli alla nostraidentità, caratterizzata innan-zitutto da una gratitudine peril positivo ricevuto. Cosa chie-diamo alla politica? Un asset-to di reale sussidiarietà tale dafavorire la nascita e la crescitadi soggetti capaci di contri-buire al bene del Paese.

Non ci interessa difenderegli interessi di una parte. Cii n t e ressa che lo Stato sia al ser-vizio della società e che lerealtà che compongono la so-cietà siano al servizio del be-ne comune cioè del bene diognuno.

Bernhard ScholzP residente di Compagnia delle Opere

L’umana esistenza vive della gratitudineper il positivo ricevuto

Un popolo che si distingue per una vitasanta anche in politica

Co l l e g a re laicità e fede cri-stiana significa mettere

gli uomini in relazione conDio, il che comporta un di-battito svolto non solo sul pia-no sociale - politico, ma anchesulla testimonianza dei cre-denti, che operano in tale am-bito. In altre parole si parladella missione della Chiesa,popolo di Dio nel mondo.

Se un “popolo” è l’insie-me degli abitanti che si di-stinguono per aver in comu-ne origini, lingua, e costumi,i cristiani “popolo di Dio” nelmondo, dovre b b e ro distin-guersi per religione, legge estile di vita.

Papa Benedetto XVI nellaDeus Caritas Est: “Ad un mon-do migliore si contribuisce sol-tanto facendo il bene adessoed in prima persona, con pas-sione e ovunque ce ne sia lap o s s i b i l i t à , i n d i p e n d e n t e-mente da strategie e pro g r a m-mi di partito (31)”. Non di-mentichiamo che la Chiesa sioccupa delle anime, ma è an-che “maestra in umanità”. Pen-so perciò sia tempo che il lai-cato cattolico, specialmentequello aggregato, metta a pro-fitto le sue immense poten-zialità, per diventare determ i-nante per un cambiamentoculturale e sociale.

Lorenzo GattolinCoordinamento Movimenti

e Associazioni Mariane

Insieme ai nostri giovani nel segnodi una fede visibile e matura

Quando ci dicono che noi cattolici siamo dei conservatori,non hanno capito niente!Tutti i giorni continuiamo a re-

staurare l’edificio della nostra vita nel posto dove siamo, al la-voro, nelle cose che facciamo, perché dobbiamo rendere con-to a Dio. La nostra fede la alimentiamo con la preghiera, conl’Eucaristia, con la vita sacramentale profonda, con la vicinanzaa Dio. Da tutto ciò nasce l’idea di creare una casa aperta ai mo-vimenti del mondo cattolico per organizzare formazione, do-ve il mondo cattolico conduce un’azione concreta nell’inviaregiovani a studiare per evangelizzare il mondo del lavoro, del-l’economia e della politica. Concretamente una fondazione colsolo scopo di form a re giovani intorno alla Dottrina Sociale del-la Chiesa Cattolica.

Così non si può andare avanti. Ciascuno di noi faccia purele sue scelte in politica, però così divisi non contiamo niente.Partiamo da questo convincimento: se vogliamo contare qual-cosa, dobbiamo uscire come una bella squadra, un bel coro cheha delle voci diverse, ma che canta all’unisono.

Pensiamoci a questa iniziativa, perché potrebbe essere l’iniziodi un nuovo cammino insieme per offrire al Paese nuove ge-nerazioni capaci di testimoniare in tutti gli ambiti sociali la Pa-rola di Cristo.

Giampaolo BottiFondazione “Scienza e Fede”

R i c o rd a re la nostra storia di cattolici in politica per ripro p o rre le grandi battaglie della giustizia sociale:

l a v o ro e dignità economica per tutti

Sono d’accordo con l’amico Rocco Buttiglio-ne quando afferma che non esistono siste-

mi economici o sociali perfetti che tolgano al-l’uomo la fatica della solidarietà, dello sforz oetico e politico per evitare che le persone con-crete siano degli ingranaggi del sistema; men-tre per molti anni si è pensato che sovvertendole formule politiche e istituzionali si potesse ar-rivare al Paradiso in terra, capace di assicurarela felicità ad ogni uomo.

È vero che non possiamo sottrarci dalle no-stre responsabilità e che il raggiungimento delbene comune è il frutto di un lavoro di testi-monianza personale costante nel tempo. È an-che vero però che a cominciare dai partiti è ne-cessario che questo tipo di testimonianza si re n-da viva e manifesta. Personalmente ho moltidubbi al riguardo perché non vedo sempre pu-lizia morale e coerenza di intenti.

Ettore Valzania Ordine Francescano Secolare

Manca ancora la giusta forza moraleper una politica veramente nuova e cristianamente ispirata

Troppi cattolici hanno messo la sordina allaloro appartenenza culturale oppure hanno

pensato di poter incidere nella vita politica an-che solo individualmente, sopravvalutando amio avviso le loro forze e capacità. Così facen-do hanno oscurato il fatto che senza la loro stes-sa presenza l’Italia non avrebbe conosciuto la de-mocrazia, non avrebbe avuto una Costituzionecome la nostra, non avrebbe goduto di 50 annidi prosperità e di pace.

Queste cose non sono avvenute casual-mente: sono il frutto di politiche ben pre c i s e ,f rutto di un equilibrio sapiente fra la culturapersonalista di ispirazione cristiana, quella li-berale e quella socialista, secondo un pro g e t-to originale che ha consentito la crescita ditutti a part i re dai più poveri e disagiati. L’ U D C

ha quindi un patrimonio da rimettere in evi-denza, può veramente, costru i re un pro g e t t odi rinnovamento politico per l’Italia, anche dipolitica economica. Inoltre, la battaglia per ill a v o ro, per chi lo perde, ma soprattutto perd a re stabilità lavorativa alle giovani genera-zioni che dovranno costruirsi una famiglia,deve diventare una priorità assoluta.

Infine credo che occorra maggiore atten-zione alle “periferie” del partito e credo che oc-c o rra favorire la presenza e l’allargamento adaltri soggetti, senza naturalmente dispre z z a re ilcontributo di chi si è speso in questi anni, maanche aff i a n c a re altri elementi ed altre espe-rienze per dare nuova linfa al partito.

Giovanna Ini CarocciAssociazione “Fioretta Mazzei”

Il Sen. Marino, ormaiex capogruppo del PDin Commissione Sanità,ha citato il Vangelo percostringere il suo par-tito, spaccato tra ex Dse ex Margherita, aschierarsi sul testa-mento biologico: SIA I LVOSTRO PARLARE SI, SI;NO, NO IL DI PIÙ VIENED A L M A L I G N O . . .A lui, che non perde oc-casione per dichiararsicattolico, sommessa-mente ricordiamo chenel giorno del giudiziogli verrà detto: AV E V OFAME E NON MI AV E T ED ATO DA M A N G I A R E ,AVEVO SETE.. con quelche ne segue.

Processo Tyssen mortisul lavoro: incriminatigiustamente i dirigen-ti della fabbrica: ma asindacalisti e funzio-nari A S L che avrebberod o v u t o c o n t r o l l a r eneanche un avviso digaranzia ?

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13Anno 2009 - N. 1

Spetta di sicuro ai giovanid ’ E u ropa Ebrei, Cristiani e

Mussulmani contribuire ad unasensibilità, ad una consapevo-lezza, ad un’armonia tra la di-mensione della devozione re-ligiosa (la fede) e quella della re-sponsabilità politica e laica dicittadini che vivono in questomondo contemporaneo.

La scuola: negare la visibi-lità dei simboli religiosi neglispazi pubblici in nome di unlaicismo radicale e ostile chevorrebbe confinare la religio-ne solamente nel privato e im-pedire la presenza di elemen-ti confessionali della culturae u ropea, rappresenta un estre-mismo anticlericale e una fo-bia del sacro molto pre o c c u-

pante; ancora peggio purt ro p-po accade in Italia, dove con ilp retesto di non urt a re la su-scettibilità culturale degli stu-denti immigrati, alcuni inse-gnanti di scuole pubblichep ropongono di modificare ilracconto del Natale narrandoai giovani la favola di Peter Pano di Herry Potter.

Come musulmani d’Euro-pa abbiamo espresso il nostrototale disappunto per questapolitica di secolarizzazioneestremista.

Per i musulmani d’Europa èstata un’occasione per ribadi-re ai cristiani la nostra comunesensibilità nei confronti dellatradizione storica e culturaledell’Occidente e per testimo-

n i a re il rispetto per i simboli d iogni religione, soprattutto perquelli del Natale di Gesù, cheaccomuna le nostre rispettivedottrine; cristiani e musulma-ni d’Europa devono infatti tu-t e l a re la propria identità cultu-rale come radice storica nellaquale vivono insieme, per evi-t a re che la secolarizzazione cispinga fino al punto di impedireal cittadino europeo di vivere ,c o m u n i c a re e riconoscere na-turalmente il contributo e le te-stimonianze religiose come par-te integrante della vita e dellaciviltà occidentale e orientale.

Sono stato studente: hoavuto gli insegnamenti di lai-cità da parte di un’altra mae-stra, che è Tullia Zevi, ex pre-sidente delle comunità ebrai-che; ho avuto come inse-gnanti anche i miei genitori;c redo che ciò che manca perf a re una cultura, per cambia-re una mentalità, per pro-m u o v e re una politica re a l-mente ispirata ed efficace, èp roprio il fatto di iscriversiad una sequela di “maestri”;ecco, sono onorato di avereavuto maestri.

Soltanto avendo fede, i po-litici possono coniugare fede elaicità, fede e ragione, etica epolitica.

I nemici sono l’anticleri-calismo o l’Islamofobia o l’an-tisemitismo, poi ci sono i fon-damentalisti o i millantatoridella laicità, come i laicisti.

Cristiani e musulmani ritro-vano nella figura della Vergi-ne Maria quei riferimenti sacriche possono ispirare un’au-tentica cittadinanza che mi au-guro di rinnovare con voi an-che in Italia e in Europa.

Iahya Sergio PallaviciniComunità Religiosa Islamica

Mussulmani e Cristiani uniti contro la secolarizzazione a difesa dell’identità culturale dell’Europa

La Costituzione fonte di valorinaturali laicamente condivisi

La mia generazione, ha visto l’azio-ne politica come espressione di

proposizione di valori, in relazione aiquali le scelte politiche venivano mi-surate da coloro che dovevano valu-tarle per orientarsi personalmente.

Il problema del rapporto tra laicitàe fede non si poneva. Non si è postoneppure in seno all’Assemblea Costi-tuente dove, confrontandosi in quello che è stato definito “ilpositivo compromesso costituzionale”, le tre culture presenti,non ritenevano di venir meno alla natura laica dell’impegno po-litico facendosi portatori delle rispettive culture: non si pone-va il problema di una contrapposizione tra laici e cattolici, per-ché si era consapevoli che i laici cattolici, essendo portatori divalori culturali di una millenaria tradizione, avessero piena le-gittimazione a prospettare questi valori in quelle che sarebbe-ro state poi le scelte della nostra Costituzione.

A part i re dagli anni ‘70 si è assistita a quella che viene de-finita la caduta delle ideologie, che io identifico come “ca-duta dei valori”: ne è derivato che la politica invece di esse-re sede del dibattito dialettico, anche dello scontro per l’af-f e rmazione di valori, è scaduta spesso ad un mero rapport odi intere s s i .

Auspico la realizzazione di una unità di indirizzo cultu-rale, e quindi anche politico di coloro che trovano nella cul-tura e nella tradizione cattolica “ispirazione” per re a l i z z a re quelbene comune che la politica deve attuare.

L’impegno politico dei cattolici si deve considerare noncome espressione di integralismo, ma come port a t o re di unacultura che nella nostra Costituzione ha il suo fondamento.

Mi lasciano pertanto preoccupato i tentativi che vengonofatti da più parti di modificazione della Costituzione. In par-ticolar modo in quella prima parte dove sono sanciti queiprincipi fondamentali che vedono nella persona umana il fon-damento di tutta l’architettura Costituzionale, e quindi l’in-t e rvento dello Stato a favore dei valori della persona umana.

Giovanni GiacobbePresidente del Forum delle Associazioni Familiari

To g l i e re gli occhiali del secolo scorso per avviare un nuovo dialogo fra cristiani“ Il laico è un uomo capace di camminare insieme con gli altri uomini”, fu detto, con

e s p ressione innovativa, in quella straordinaria esperienza di vita ecclesiale che è statoil convegno della Chiesa a Ve rona nel 2006.

Da quell’appuntamento non si può pre s c i n d e re, perché emerse, con insospettata eviden-za, un processo di trasformazione della vita ecclesiale.Riportava con parole inusuali Repub-blica: “sta emergendo una nuova classe dirigente di cattolici, impegnati nelle parro c c h i e ,nelle associazioni, nei movimenti; svegli, appassionati e amanti del concre t o ” .

L’inviato del Manifesto descriveva con stupore: “l’aria che si respira nei gruppi di rifles-sione è carica di desiderio di confronto, di dialogo, di ascolto re c i p roco; si apprezza il valo-re della diversità, della necessità di una conoscenza contagiata “.

P e rché non pensare che questo sia il tempo favorevole in cui tutte le anime del cattolice-simo italiano, ma anche della cristianità e delle religioni nel nostro Paese, possano parlarsie confro n t a r s i ? P u rt roppo, abbiamo ancora sul naso gli occhiali del secolo scorso che pro p r i onon ci aiutano, anzi: sono sempre più fuorvianti. “Siamo afflitti - diceva recentemente il car-dinale Bagnasco - da una singolare pedagogia della catastro f e ” .

Paolo VI ebbe a dire che la Chiesa è chiamata ad off r i re, invece di deprimenti diagnosi,incoraggianti rimedi, invece di funesti presagi, messaggi di fiducia.

Quell’invito di Gesù ad amare gli altri come se stessi vale non solo dei rapporti inter-personali, ma va esteso anche in politica, anche tra partiti. La cosiddetta regola d’oro pre-sente nel Vangelo, ma anche nei testi sacri di grandi religioni: “fai agli altri quello che vor-resti fosse fatto a te”, ha una carica rigenerante e direi anche rivoluzionaria anche in poli-tica per serv i re in modo programmatico il bene comune e ridare alla politica il re s p i ro del-la forma più alta di carità.

Paolo Loriga Politica per l’Unità

I cattolici in politicapiù moderni e laici di tutti

Ci rca un terzo di Italiani si dichiarano credenti, cattolici.Da una recente ricerca dell’IREF, sono emersi alcuni dati

i n t e ressanti secondo cui i cattolici sono molto più propensi, ri-spetto alla totalità dei cittadini, a partecipare alla vita associa-tiva e ad attività volontarie, piuttosto che iscriversi e impe-gnarsi nei partiti e nei sindacati; essi infatti si sentono strettinella categoria “destra-sinistra”, anche se prediligono di più ilcentrodestra che il centrosinistra. Ma il dato più interessantedella ricerca è che i cattolici italiani si possono ormai definire“post ideologici”, nel senso che sono disponibili a votare un po-litico di destra o di sinistra, purché costui sia in grado di risolverei problemi del Paese. Quello che è certo è che non si può astrar-re la fede e la religione dal dibattito politico ed è altre t t a n t oimpossibile che un uomo di governo prescinda dalla sua federeligiosa nell’attività politica.

Tony Blair, presentando un anno fa la sua associazione, haparlato di modernità della fede. Una lezione dal mondo an-glosassone che non tutti i nostri leader politici, figli dell’uma-nesimo latino - che grazie a Dio rappresenta le nostre radici -,hanno il coraggio di fare propria.

Ciò che dunque affiora da sempre quale bella riflessioneculturale e teologica è che la fede cristiana è una fede comu-nitaria, non un fatto intimistico: una precisazione, questa, cheè alla base di ogni scelta di impegno nella società.

Michele Rizzi Vice Presidente ACLI

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Èun fatto banale; il mondoromano conosce la lai-

cità? No, perché non c’è unafede che sia una cosa diversadallo Stato; non c’è una Chie-sa e uno Stato: è tutto Stato,è tutto Chiesa; e quindi nonc’è laicità e non c’è fede. Equesto è un modello totalita-rio: cos’era il comunismo?Cos’era il fascismo? Era l’ideadi uno Stato che contempo-raneamente era “chiesa”.

E cos’è la “laicité”? FrancoisF o i ret ha spiegato come la ri-voluzione bolscevica discendedalla rivoluzione francese, ep roprio da questa idea di “lai-cité”: l’idea di una comunitàumana, la quale è tenuta insie-me, alla fine, dal potere delloStato, e non ha bisogno di guar-d a re oltre a se stessa per tro v a-re la propria radice.

E a questo modello, che è ilmodello continentale, si oppo-ne un altro modello, che è infondo il modello anglosasso-ne; il mondo anglosassone nonpensa che lo Stato possa sosti-t u i re tutto, non è razionalista,non ha il mito della scienza.

Allora, questa idea di laicitàè anche politica, perché vuold i re che lo Stato ha bisogno direligioni, ha bisogno di valoriche non produce e che vengo-no prodotti dalla sfera del re l i-gioso (le re l i g i o n i ) .

Qual è la ragione della de-bolezza dell’etica civile in Italia?La frattura fra etica religiosa ec i v i l e .

Quando la politica diventatutto, questo è l’Anticristo; l’An-ticristo è uno il quale pre t e n d edi salvare l’uomo senza rico-n o s c e re che tutti gli uomini so-no mendicanti e che la salvez-za viene solo dall’Alto.

La politica ha sempre il ri-schio di immaginare di averelei in mano la soluzione di tut-ti i problemi dell’uomo. Quin-di tutti quanti possiamo di-v e n t a re Anticristo, magari pic-coli, non grandi come Stalin,quando abbiamo la pretesa dip o rci come chi ha in mano ildestino dell’altro, la possibilitàdi risolvere il problema uma-no dell’altro .

La libertà: la libertà non è lapossibilità di fare quello che pa-re e piace: oggi una cosa, do-

mani un’altra, oggi una cosa,domani il contrario; oggi unadonna, domani un’altra; e nul-la che riempie il cuore. Questotipo di libertà, alla fine, ti lasciavuoto e disperato: non si chia-ma libertà, si chiama solitudi-ne; la libertà è un’altra cosa; lal i b e rtà è la possibilità di aderi-re ad un incontro che ti riem-pie il cuore, è la possibilità di vi-v e re un vero amore; se non c’èun vero amore, non puoi esse-re libero. Tutti quelli che in-contrano un vero amore fannoquesta esperienza: che nella di-pendenza del vero amore cheho incontrato, sono più libero ;e s s e re innamorati significa es-s e re più liberi che non essereinnamorati e - abbiamo il co-raggio di dirlo - essere sposatisignifica essere più liberi chee s s e re da soli: il matrimonionon è la condanna dell’amore.

Da qui dobbiamo part i re ,dall’idea della libertà cristianache è comunione: avendo lamedesima radice che è Cristo.Ma questa non è una posizio-ne solo teologica: è una posi-zione culturale, è una posizio-ne politica. È un linguaggio cheparla di politica senza metteretra parentesi la fede.

Davanti alla sfida della po-litica il cristiano si ferma perc h éci hanno educato al linguaggiodella divisione; non è vero cheDio è il Signore del mondo: Dioè il Signore di un’altra cosa, manon del mondo, non di questom o n d o .

Spontaneamente abbiamot rovato un linguaggio, una po-sizione umana che difende in-sieme il povero e la famiglia,

l ’ e m a rginato e il bambino nonnato, contro questo scandalodei cristiani che si dividono inquelli di destra, che difendonola vita, e quelli di sinistra che di-fendono il povero; noi difen-diamo il povero e difendiamo lavita con lo stesso rigore e per lestesse ragioni.

A me la parola “centro” nonpiace; però se centro ha un si-gnificato, è esattamente que-sto: che cerca di essere il pun-to a part i re dal quale si abbrac-cia tutto, contro la tendenza diquesto mondo a dividere: “o ilp o v e ro, o il bambino non nato”.

Il punto di partenza è l’e-sperienza dell’incontro con Cri-sto, l’esperienza dell’incontrocon un Uomo che è il Va l o re. Ap a rt i re da qui i valori diventa-no concreti; arriva a me attra-verso la storia dei Movimenti.

Se noi discutiamo di euta-nasia e io dico: “non si può uc-c i d e re un uomo, perché la Bib-bia dice di no”, non è un bel-l ’ a rgomento, non ha molta for-za; ma se io dico: io ho vissu-to l’esperienza che qualcunomoriva fra le mie braccia e michiedeva di farlo morire e in-vece io ho scoperto, in nomedi Cristo, che chiedeva di es-

sere aiutato a vivere, e poi havissuto, e poi ha reso grazie aDio per il fatto che ha vissuto”,questa è un’esperienza umanache nessuno può escludere daldibattito politico. Dobbiamocostruire un linguaggio dellapolitica, un linguaggio che uni-sca; ha detto bene Pierf e rd i-nando Casini: “i cattolici di-visi non contano nulla”.

L’unità si costruisce, anchein politica, con una pratica cri-stiana della stessa, che, in quan-to autenticamente cattolica, di-venta attraente.

A un anno dal family daytutti sentiamo che abbiamoil dovere di dare una conti-nuità; non è possibile che lafamiglia continui ad esserecompletamente ignorata, og-gi come ieri.

La prima continuità chedobbiamo dare è verificare sequesta convergenza unitariasi ripete; se c’è veramente untale bisogno, non di alcunig ruppi di vertice soltanto, mal a rgamente diffuso nel nostropopolo, il popolo dei nostrimovimenti e anche il popolodel part i t o .

Secondo: noi vogliamo fa-re formazione politica inne-stata su di una form a z i o n eevangelica, che sia essa stes-sa un modo di essere della for-mazione evangelica. “Unionedi centro” vuol dire “uniti inCristo”; non in Casini, non inCesa, neanche in Buttiglione;è vero, insieme dobbiamo fa-re un partito che non sia il se-guito di un uomo.

Ci auguriamo che vengaun giorno in cui la politica

italiana non sia più la politi-ca in cui alle elezioni si va av o t a re con il nome del leader,ma in cui si va a votare per af-f e rm a re una identità, per rap-p re s e n t a re una identità.

Quindi cerchiamo di esse-re aderenti al nostro compitoche è evangelizzare; cioè direla Verità, costru i re una poli-tica della Ve r i t à .

Giovanni Paolo II ha scrit-to una volta una poesia: “LaSalvezza attende alla tua port aper penetrare nella solitudinedell’uomo”; Dio vuole entrarenella solitudine di ogni uomo,vuole entrare nella Storia, vuo-le entrare nella politica; ha bi-sogno di qualcuno che Gli di-ca, come Maria: “Eccomi! Faidi me quello che Tu vuoi!”.

Dio entri nella storia dell’uomoper port a re speranza e veritàon. Rocco Buttiglione

Movimenti e associazioni cattoliche:liberi e uniti in politica per essere più forti e incisivi

Sono un prete e sono orgoglioso di esserlo.Noi vorremmo vedere ancora le forze cattoliche chevengono ascoltate; è il grido che ha lanciato il nostro Papa: “nuova generazione di politici”,

nuova generazione!Il nostro mondo cattolico ha una grossa forza; è diramata in tanti rivoli: sono le varie corre n t i ,

i vari movimenti; ma quanti ne abbiamo? Se si riuscisse a metterli insieme!Voi movimenti date a noi che abbiamo i capelli bianchi, una nuova aurora, una nuova spe-

ranza.Vengo da vecchia data; ricordo le vecchie battaglie, il 18 aprile del 1948, i momenti dram-matici fin dal 1946.

Dobbiamo risorg e re! Ci si può riuscire se si rimane liberi e non si viene fagocitati da altre re a l t àpolitiche proprio perché forti ed uniti.

Don Lamberto Pigini Unione Cattolica Imprenditori e Dirigenti

Giovani e Impre s e :un binomioe d u c a t i v o

I l tema del disorientamen-to che nasce da questa cri-

si economica è estremamen-te pesante e forte.

Dal mio osservatorio vedop a rt i c o l a rmente due situa-zioni: una è degli studenti,dei giovani che in questo mo-mento sono ancora più diso-rientati rispetto al passato;l’altra è quella delle imprese.

Per i giovani c’è una per-cezione abbastanza diffusa diuna società immobile, di unasocietà entro la quale è mol-to difficile entrare, perché èuna società che difende i pro-pri privilegi ed è una societàche non aiuta, appunto, i gio-vani all’inserimento.

Le imprese che dovre b b e-ro fare anche un’attività di tu-t o r, di accompagnamento aigiovani, soprattutto nella re l a-zione con il mercato del lavo-ro, vengono meno a questo ti-po di missione, perché in si-tuazione di emergenza comequesta hanno altri obiettivi.Quindi giovani e imprese è unbinomio educativo prima cheeconomico necessario allo svi-luppo del Paese. La politica nonha aiutato a ben coniugarlo, ba-sti pensare all’inutile pro l i f e r a-zione dei corsi di laurea chehanno aumentato la confusio-ne e l’incertezza e la scelta pro-fessionale dei giovani. Occor-re, pertanto, più concretezza ebuon senso per ridare fiducia al-la prima risorsa del Paese, cioèi nostri giovani.

Franco GnocchiRegnum Christi

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Nella nota pastorale dellaCEI, seguente al Conve-

gno Ecclesiale Nazionale diVe rona del 2006, si legge: «Oc-c o rre cre a re luoghi in cui i lai-ci possano pre n d e re la paro l a ,c o m u n i c a re la loro esperien-za di vita, le loro domande, lel o ro scoperte, i loro pensieris u l l ’ e s s e re cristiani nel mon-do» (n. 26).

Ebbene, questo è uno diquei luoghi. Qui a Loreto nonè a tema l’unità “partitica” deicattolici italiani; piuttosto lapossibilità concreta che si ri-t rovi un’unità “politica” deicattolici italiani. Pertanto, unplauso al titolo “Non c’è lai-cità senza fede”. La fede, persua indole, sa generare solounità. La fede è comunione!

Il cristiano è colui che con S.Paolo ripete: «La realtà è Cri-sto» (Col 2, 17). La diff e re n z ala fa Cristo. Il dilemma è tuttoqui. Se Cristo c’è o non c’è. Per-ché se Lui non c’è, allora ancheio sono assente, insignificante,impotente. O la mia fede gene-ra Cristo nella storia, o il mio es-s e re laico nel mondo pro f u m e r àdi morte e non di vita. Senzaquesta passione per Dio e perl’uomo, la politica è più steriledelle donne sterili. Genererà so-

lo delusione e fughe. Essere lai-ci cristiani significa vivere unavita paradossale, essere uominidi soff e renza che seppure se-gnati dalla condizione umanasi sforzano di non deturpare labellezza e di non attenuare lagioia che provengono dal Va n-gelo di Cristo, perché l’amorenon è mai insignificante ed ès e m p re cro c i f i g g e n t e .

In occasione della XXIIIAssemblea Plenaria del Pon-tificio Consiglio per i Laici,Benedetto XVI ha aff e rm a t ocon chiarezza:

“Ribadisco la necessità el ’ u rgenza della form a z i o n eevangelica e dell’accompa-gnamento pastorale di unanuova generazione di cattoli-ci impegnati nella politica, chesiano coerenti con la fede pro-fessata, che abbiano rigore mo-rale, capacità di giudizio cul-turale, competenza pro f e s s i o-nale e passione di servizio peril bene comune”.

Sono “cinque”, nel giudi-zio del Pontefice, le virtù, lecaratteristiche da riscontrareo da determ i n a re nei candida-ti, perché possa realizzarsi “ilbene comune”:•“coerenti con la fede profes-sata”, non con le proprie idee

o con quelle conformi all’o-pinione pubblica;

•“ r i g o re morale”, perché è inatto una crisi antro p o l o g i c atale da non poter più mini-m i z z a re la gravità della “que-stione morale” anche tra ic a t t o l i c i ;

•“capacità di giudizio cultu-rale”, cioè discern i m e n t o ,f rutto di studio, di medita-zione, di capacità di distin-guere un bene personale dalbene comune;

•“competenza pro f e s s i o n a l e ” ,perché la politica è un’arte enon ci si improvvisa;

•“passione di servizio”, nonper l’onore personale o la gra-tificazione di pochi.

Mi soff e rmerò sulle duep rospettive che il Santo Pa-

d re riconosce “necessarie eu rgenti”. Intanto la form a-zione evangelica: È il Va n g e-lo la migliore scuola di laicitàpossibile per l’umanità, per-ché nessuno più di Gesù hainsegnato agli uomini l’art edi vivere, partendo dal postopiù insignificante della geo-politica del tempo, una stal-la di Nazareth, e occupandoinfine il posto più infame perla politica del tempo, cioè lac roce, per dire con i fatti co-me si ama, come si sta dallap a rte della gente fino a darela vita per i propri nemici.

Utopia? Ma allora lasci per-d e re chi pensa di dirsi cristia-no in politica. Non esiste altravia. Che tu voglia assimilart ial “cristianesimo dell’esserelievito” o al “cristianesimo del-l ’ e s s e re luce” non puoi sfug-g i re alla prova del Vangelo. Infondo, guardando allo scudoc rociato e alla croce che vicampeggia, sarebbe una bellap rovocazione tradurre la siglaUDC con “Uno di Cristo” ose volete “Uno del Cro c i f i s-so”. Sì, di Cristo! Fieri di ave-re imparato dal Crocifisso l’ar-te di amare.

Perché il Vangelo è passio-ne, è sacrificio, è coerenza trala fede che si professa e la vi-ta che si conduce.

Mai dimenticarlo: dal Va n-gelo nasce la Chiesa, il mo-dello più efficiente di org a-nizzazione, di management,di pianificazione strategicache la storia da duemila annipossa vantare: nessuna di-plomazia è mai stata più lon-geva di quella fondata sul Va n-gelo. Chi sta dalla parte di Cri-

sto non soccombe, resiste aisecoli.

U rge un rinnovamento. Unaseria, profonda stagione di rin-novamento che abbia un segnodistintivo di svolta: ripre n d e re ilVangelo tra le mani.

O c c o rre ritro v a re l’umiltàdi ripart i re dal basso, di chie-d e re aiuto, di lavorare insie-me alla nostra gente – non al-le spalle – di stare sul terr i t o-rio, di lavorare nel terr i t o r i osenza “ambizioni ro m a n e ” ,mostrando proprio nelle no-s t re comunità locali la bel-lezza e la forza della comu-nità ecclesiale. Altro che di-visi, minoritari e marg i n a l i .Abbiamo numeri da fare spa-vento e piangiamo sempre mi-seria offendendo la grazia diDio che ci ha fatto oggetto diogni dono di grazia, materia-le e spirituale.

Don Luigi Sturzo diceva:“non si possono govern a re gliuomini, se non si è govern a-ti dallo Spirito Santo. Non c’èo rdine sociale senza ord i n es p i r i t u a l e ” .

S t u rzo ovunque postula-va questo principio: la co-scienza sociale di un popolopuò essere risvegliata, puòfarsi cultura solo a part i re daivalori dello Spirito”. Ben lointese quando, esiliato a Lon-dra, nel 1938, scriveva (inThe pre s e rvation of the faith):“La vera rivoluzione comin-cia con una negazione spiri-tuale del male e una spiritualea ff e rmazione del bene. Ciòp rocede lentamente, ma è unac o s t ruzione sicura, un edifi-cio con profonde fondamen-ta di carità e di giustizia”.

“UDC come uno del Cro c i f i s s o ”L’unita politica dei cattolici viene prima dell’unità part i t i c aSalvatore MartinezPresidente del Rinnovamento nello Spirito Santo

Cristiani: Autentici difensoridella laicità“Non c’è laicità senza fede” e penso che questa formula, nella sua densità, è veramente straor-

dinaria: i cristiani sono, in questo momento storico, gli unici ed autentici difensori del-la laicità.

È un punto su cui occorre battere e ribattere, non solo perché il principio di laicità è statointrodotto nella storia universale da Gesù Cristo: “Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dioquello che è di Dio”, ma perché è solo attraverso la rivelazione cristiana che il principio di lai-cità è diventato un nostro modo di pensare, aggiungerei l’unico, autentico (cioè non ideologi-co) modo di pensare.

Il laico è colui che ritiene che le cose esistano in quanto tali, crede nella realtà naturale, ri-tiene che tutto vada conosciuto e scoperto. Indichiamo così qual è il cuore della dignità del lai-co: dipende dal fatto che è l’unico, in tutto l’universo, a poter andare alla ricerca della verità.

Oggi si pretende che la verità sia una creazione umana, o si sostiene che il mondo è diven-tato una favola; ebbene, il compito di tutti noi, dagli intellettuali agli operatori politici, è inve-ce quello di dimostrare il contrario; non per ragioni confessionali, ma perché proprio Gesù Cri-sto ci ha insegnato che cosa significa essere aperti alla verità: significa accettare il mondo, com-prenderlo nella sua oggettività, e in qualche misura servirlo.

Francesco D’Agostino Presidente Unione Giuristi Cattolici

Lula e i magistrati brasilia-ni; preoccupati che nel no-stro Paese Cesare Battistipotesse essere perseguitatopoliticamente hanno deci-so di tenerselo. E pensareche da noi avrebbe fatto almassimo qualche mese digalera poi sarebbe stata unagara per contendersi la sa-pienza di questo farabutto;perchè qui magari non fac-ciamo entrare il Papa all'u-niversità ma una cattedraper i delinquenti e gli omi-cidi non facciamo davverofatica a trovarla.La fuga dicervelli così non ci preoc-cupa davvero... ne abbia-mo in quantità industriali.

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L’ appello del Santo Padread un rinnovato impe-

gno dei laici cristiani in poli-tica, da realizzarsi con com-petenza e rigore morale è un‘grido profetico’ rivolto ad unasocietà, la nostra, che è a ri-schio di deriva nichilistica, mache contiene ancora i semi diun possibile re c u p e ro, che so-no sintetizzabili nella neces-sità di porre al centro dell’at-tenzione politica e sociale lapersona (umanesimo integra-le) e la sacralità della vita.

La crisi del sistema occi-dentale ha fonti lontane indi-viduabili negli effetti della pro-pagazione delle idee dei nazio-nalismi rivoluzionari, speciequello francese, che negano leradici cristiane e ritengono le-

gittimi soltanto l’approccio re-lativistico alle cose (non esisteuna verità assoluta) o, ancorapiù radicalmente, la posizionelaicista, che nega l’aff e rm a z i o-ne pubblica della Ve r i t à .

Ma ad essi si deve aggiun-g e re anche la crisi della de-mocrazia partecipativa con leo rmai quotidiane spinte ver-so un sistema che tende a ri-durre lo spazio per il dibattitoed il confronto, privilegiandol’accentramento dei poteri inpoche figure.

La risposta che il Papa in-voca è la nascita di una nuovagenerazione di politici cattoliciche possano ‘pro f e t i z z a re’, an-nunciare e denunciare che lavita ha un senso che è positi-vo ed eterno. Una nuova Pen-

tecoste sociale che inauguriuna nuova stagione di spe-ranza, che rivaluti la politicacome servizio, la capacità diattendere (non il tutto - subi-to), la gratuità e l’amore perl’altro, in una parola, la ‘dot-trina sociale della Chiesa’.

Il nuovo politico cristianodovrà vivere la coerenza e far-si port a t o re di una parola diverità che risponda alle esi-genze nascoste di tutta la po-polazione, che sia ‘ossigeno’per una società asmatica in cuil’aborto e il suicidio costitui-scono le risposte tragiche adun disagio che vorrebbe altreterapie e che ha raggiunto untasso di natalità così basso co-me non lo si vedeva dai tempidella peste nera del 1300.

Piergiorgio MerloRinnovamento nello Spirito Santo

Una nuova pentecoste sociale Valori non negoziabili al centro del bene comuneA l primo incontro della Consulta “Mondo cattolico e realtà ec-

clesiali” il mio fu un intervento a titolo personale e del solo miog ruppo; ora scrivo a nome di quattro gruppi che vogliono condi-v i d e re questo percorso di partecipazione politica ispirata dalla fe-de. La Bibbia aff e rma che la cittadinanza del cristiano “ è nei cieli”(Fil. 3.20) anche se la sua esistenza presente “è nel mondo” (Giov.17.11). Il cristiano ha quindi per ammissione scritturale la “doppiacittadinanza”, quella celeste e quella terre n a .

Questa condizione non autorizza i credenti a guard a re il mon-do come irrimediabilmente cattivo e senza possibilità di reden-zione; disinteressarsi di qualunque tipo di partecipazione ad at-tività sociali e politiche non è possibile e non è giusto; è anzi de-siderabile la partecipazione del cristiano alla politica.

È proprio la Bibbia che ci dice che il governo e le autorità ingenerale sono ordinate da Dio, (Dan. 2.21) (Rom. 13.1-7) e ser-vono come ministri del bene nella società civile.

Testimoni della fede sono necessari nelle arti, nelle scienze e an-che nella politica. Siamo lieti, dunque, di part e c i p a re ad un’inizia-tiva che permette anche a chi, come noi, non ha esperienza di po-litica attiva di contribuire a lavorare perché il bene comune siamesso al centro dell’azione politica a part i re da quei temi “non ne-goziabili” che sono il cuore del bene comune stesso.

Adriano Crepaldi Azione Cristiana Evangelica

R e s t a re sulla scena politica come cattolici ci impegna con precise condizioni“Non c’è laicità senza fede”, sarebbe in-

t e ressante porsi la questione al con-trario: se la fede necessiti proprio della laicità.Perché questa riduzione dell’idea di laicità chevorrebbe dire che la religione, la fede, non de-ve avere niente a che fare con la sfera pubblica,è estremamente falsa, oltre che riduttiva.

L’idea di laicità nasce proprio nel mondo cri-stiano: è laico ciò che non appartiene né allasfera del sacerdozio, né della consacrazione.Co-me facciamo a dire che quell’articolo 118 dellaCostituzione, soprattutto il comma 4 che favo-risce le associazioni, possa essere realizzato senon ci sono dei soggetti che questa razionalitànuova la vivono?

Quella che veniva definita la cattolicissimaSpagna ha fatto fuori i crocifissi dalle scuole epersegue una legislazione tutta contraria al cri-stianesimo.Usciamo in qualche modo dalla so-la logica del consenso e pensiamo che esiste unlavoro umile, paziente, in cui, semi già presen-ti nella nostra società, possono diventare l’ini-zio di un nuovo progetto.

Se l’UDC, nell’ultima tornata elettorale, haretto è perché ancora una volta ha ricevuto fi-ducia sulla possibilità che questo nuovo pro-getto si avveri. Su ciò dobbiamo confro n t a rc iseriamente, pena la scomparsa dell’esperienzadei cattolici in politica.

Paolo Floris Identità Cristiana

E d u c a re i cittadini di oggialla civiltà dell’amore

L a questione educativa oggi è cruciale e strategica. I gio-vani pongono domande fondamentali sul senso della

p ropria presenza nel mondo e chiedono un confronto conadulti che siano testimoni, con comunità vive ed accoglien-ti. Per questo l’educazione si colloca al centro dell’intre c c i oche collega le politiche di istruzione e formazione e quellesociali (i nuovi sistemi di welfare), quelle istituzionali (l’au-tonomia ed il decentramento), quelle economiche (compe-titività) e del lavoro (produttività). Come educatori ci chie-diamo: “Che cosa sta veramente a cuore da voler e doverc o n d i v i d e re e consegnare alle nuove generazioni? Come in-tendiamo trasmettere il patrimonio che noi stessi abbiamoricevuto? Come favorire in ogni persona la scoperta e pro-mozione dei propri talenti?” Siamo convinti che l’educazio-ne è essenzialmente una relazione tra persone caratterizza-ta da AMORE, DONO E RISPETTO RECIPROCO ORIENTAT IALLA LIBERT À .

È essenziale che gli studenti si sentano soggetti attivi del mon-do in cui vivono, che imparino a conoscere con strumenti nuo-vi la realtà che li circonda, ma soprattutto, che si assumano inprima persona le responsabilità dei loro atteggiamenti e delleloro abitudini quotidiane.

Diceva Raoul Follereau: “la peggiore disgrazia che ti possacapitare è di non poter essere utile a nessuno. Non mettere latua vita in un garage, vivere è aiutare a vivere e solo nel costru i rela felicità degli altri, costruisci la tua”.

Ridare competenza e corresponsabilità e soprattutto fidu-cia agli aducatori. Con quale strategia?

Una rete di solidarietà educativa che si articola intorno ailuoghi della vita dei giovani (sport, tempo libero, musica), nel-le istituzioni educative (sistema di istruzione e formazione pro-fessionale, università), nel volontariato, nelle aggre g a z i o n i ,nelle associazioni.

Oggi, più di prima, la questione educativa è prima di tuttoquestione di educatori. C’è bisogno di testimoni, senza i qua-li non c’è azione educativa efficace.

La grande sfida odierna è quella di ricostruire la fiducia so-ciale mauna grande sfida politica e culturale.

Simona Del ReAssociazione Italiana Amici di Raoul Follereau

Non mi rassegnerò mai - enessuna delle nostre 7000

famiglie associate – non ci ras-segneremo mai a vivere in unPaese che strappa dall’uterodelle madri i propri figli.

Nemmeno ci rassegnere m omai a pensare che una vita èutile solo se produce, consuma,parla, si esprime.

Vi racconto velocementela storia di Davide: Davide nonparlava, non camminava: nonsi è mai mosso da quando era

venuto al mondo; era cere-b roleso!

C’era tanta gente quel gior-no ai suoi funerali, la chiesaera stracolma all’invero s i m i l e ;c’erano canti, pre g h i e re, chi-t a rre;la sua mamma, in que-st’ultimo commosso abbrac-cio, aveva messo il lenzuolinodella bara sotto i suoi piedinic o n t o rti e il papà gli ha datoun lunghissimo bacio; poi lac a rezza delle sorelle, di suanonna; e così Davide, che non

aveva mai parlato, non avevamai camminato, non aveva maie s p resso nulla, dopo 26 anniera semplicemente tornato al-la casa del Padre.

Noi davvero non siamomaestri: possiamo solo esseretestimoni di un mondo bello,nuovo, in cui tutti noi vor-remmo, soprattutto in famiglia,t r a s f o rm a rci in pane per sfa-m a re, nutrire, donare la vita.

Mario SbernaP residente Ass. Famiglie Numero s e

Mai rassegnati alla mort e !S e m p re aperti alla vita