Il Nuovo Cittadino n.4 - 2010

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L’ impegno socio-politico, con le risorse spirituali e le attitu- dini che richiede, rimane una vocazione alta, a cui la Chie- sa invita a rispondere con umiltà e determinazione”. Lo ha ribadito Papa Benedetto XVI nell’Angelus della domenica che ha con- cluso le Settimane Sociali, continuando: “Per questa ragione, rinnovo l’appello perché sorga una nuova generazione di catto- lici, persone interiormente rinnovate che si impegnino nell’atti- vità politica senza complessi di inferiorità”. In questi ultimi tem- pi il Santo Padre, i vescovi italiani e la Chiesa tutta stanno insi- stentemente ripetendo l’appello a formare nuove generazioni di politici cristiani. E questa linea non fa che inserirsi in un solco ormai ben trac- ciato. Il Santo Padre già in passato da Cagliari in poi ha ripetu- tamente espresso il concetto della necessità di una nuova gene- razione di politici cattolici. Tema ripetutamente ripreso dal car- dinal Bagnasco e dalla CEI. Dopo il collasso del sistema DC, il cardinal Ruini seppe guidare il popolo cristiano a un impegno denso e fattivo nella società. Un impegno di grande profondità, spessore e pervasività che ha irradiato la società ma si è ferma- to alle soglie della politica. Anche con una non nascosta diffidenza. Oggi però ci si rende conto che l’impegno sociale non può non fare i conti con la politica. Prima di tutto perché è esso stesso politica, in senso no- bile. E poi perché con la po- litica amministrativa e na- zionale deve confrontarsi sia sulla visione della società sia sui provvedimenti concreti. Il tentativo di divisione di ruoli tra l’impegno cattolico nel sociale e la delega per la politica ad altre realtà non funziona. Sta al popolo dei laici cristiani rispondere a questa chiamata. > segue a pag. 2 Dal Papa un appello a rendere nobile la politica Il popolo dei laici cristiani deve rispondere alla chiamata Il nuovo c ttadino TRIMESTRALE di informazione politico-sociale N. 4-2010 Poste Italiane s.p.a. - spedizione in abbonamento postale - 70% Commerciale Business Ancona n. 73/2009 C onvegno di rete in Opera ad Assisi in settembre, Settimana Sociale dei Cattolici a Reggio Calabria in ottobre, Confe- renza Nazionale della famiglia a Milano a novembre. Continui richiami dal Santo Padre e dai nostri vescovi sulla necessità di farci testimonianza sulla vita degli uomini, per una politica più efficace e più seria per una società più giusta perché sia capace di crescere e credere in un futuro migliore per i propri figli. Cose dette e sentite molte volte. È molto tempo che uomi- ni e donne di buona volontà e di grande buon senso, al di là delle mode, credono e sperano nella possibilità di affermare di nuovo le categorie politiche capaci di realizzare il bene comu- ne e credo che questo tempo sia arrivato. Credo che siamo al kairos, al tempo opportuno anche se tutto fa credere il contrario o forse proprio per questo. La speranza non muore mai; certezza per il cristiano, ma an- che necessità storica per ogni uomo; senza speranza si muore. A Reggio Calabria abbiamo ascoltato cose significative. Il Cardinal Bagnasco ha ringraziato i politici impegnati nel- l’agone che in questi anni hanno reso una testimonianza eff i- cace nelle istituzioni e nel paese. Passaggio precisa continui appelli per una nuova generazione di laici cristiani, perché rende onere e credibilità per chi co- munque ha lottato in questi difficilissimi ultimi venti anni. Ancora da Reggio mi permetto di sottolineare il forte richia- mo ad una nuova responsabilità ecclesiale da parte di Giuseppe Savagnone. La chiamata dei laici, in modo indipendente, per una ridiscesa in campo secondo una strategia ben delineata e voluta in comunione con i nostri vescovi. Non è il partito dei cat- tolici, ma la fine della predica fatta dalla finestra della storia. È peccato di omissione guardare la storia degli uomini che scorre nella strada mentre movimenti, associazioni e parrocchie assi- stono e a volte giudicano in modo generico e moralista. Questo è accaduto, ma deve finire. Non possiamo accon- tentarci delle mille opere sociali e caritative comunque im- portanti e lodevoli, necessari e da non abbandonare. Dobbiamo educare alla politica e offrire personale a questo scopo. Questo era il progetto di Sturzo: fare un partito. Oggi da- ta la pluralità delle scelte, dobbiamo creare un mo- vimento di cattolici trasversale a partiti e schiera- menti per dare sostanza ad una politica di pro- gramma da realizzare e promuovere all’interno dei partiti stessi. Per concludere, gloria ai politici che già lavo- rano e che hanno mantenuto un fronte di lotta a favore del Bene Comune. Gloria a tutti coloro che capiranno che bisogna gettarsi nell’agone con generosità, con fede, con speranza e con tanta pazienza e umiltà, che sono le coordinate della carità nell’agire politico. Editoriale Editoriale on. Luca Marconi Il tempo è maturo: la comunità cattolica offre laici generosi per l’impegno politico Scriveteci a: [email protected] Direttore: Giovanni Fermani Comitato editoriale: Umberto Spalletti, Alessandra De Lucia Lumeno, Antonella Fornaro Grafica: Studio Messa Tipografia: Tecnostampa on. Rocco Buttiglione LA NOTTE SANTA Non c’è nessuno che non abbia il suo angolo di Natale da cui attingere ricordi nella Notte Santa. Un angolo d’incanto dove giace sereno - con incredibile urgenza d’amare - un Dio bambino luminoso di tenerezza venuto a disarmare l’arcigno Dio dell’Eden. Allora tutto diventa carezza e stupore. Anche il sale di lacrima fatto cristallo lungo i volti inariditi dal tempo. Nei lontani deserti fioriscono orme d’angeli. Musiche celesti invadono gli spazi stupefatti d’azzurro. Ed … intriso di Cielo si unisce il cuore all’immenso inno alla vita. Gabriella Paoletti Poesia Natale inno alla vita, nasce il Redentore. Natale inno alla misericordia perché ogni uomo non è più giudicato, ma amato. Natale inno alla famiglia perché gli adulti si inchinano verso i piccoli e ritrovano il vero senso della vita. Natale inno alla fraternità perché il piccolo Gesù ci fa tutti uguali, tutti parenti, tutti fratelli. Anno 2010 N. 4 Nelle pagine Nelle pagine Editoriale on. Luca Marconi Dal Papa un appello a rendere nobile la politica on. Rocco Buttiglione Lotta alla corruzione Gaspare Sturzo Ogni berlusconasta è bella quando è corta: ma adesso basta Paolo Ciccarelli I Giovani e la politica Michele Brizi Disoccupazione giovanile Bartolomeo Rampinelli Rota Dati ISTAT sul divorzio Osvaldo Baldacci Liberi di dire la verità Alessandra De Lucia Lumeno Pianeta carcere Antonella Fornaro Sfida educativa e crisi degli educatori Cristina Messi Da un pellegrinaggio una proposta politica concreta Paolo Zunino Cattolici all’attacco La 46ª Settimana sociale dei cattolici U. Spalletti La vera concorrenza e la buona amministrazione pubblica Marco Caldarelli C a rc e re a morte C a rmelo Musumeci Una cultura di Pentecoste per il rinnovamento del Paese Salvatore Martinez Lasciate che i bambini vadano a scuola Giovanni Fermani La musica spiega la bellezza delle cose Graziani Natale: coscienza d’occidente Antonio Belpiede I “Piccoli padri” dell’Europa Alessandra De Lucia Lumeno Relazioni sindacali, politica e retribuzioni Negri Eleuterio Fotovoltaico nelle Marche Umberto Spalletti Quattro punti per cristiani in movimento Luca Marconi Civiltà a confronto A. Fornaro

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Il Nuovo Cittadino n.4 - 2010

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L’ impegno socio-politico, con le risorse spirituali e le attitu-dini che richiede, rimane una vocazione alta, a cui la Chie-

sa invita a rispondere con umiltà e determinazione”. Lo ha ribaditoPapa Benedetto XVI nell’Angelus della domenica che ha con-cluso le Settimane Sociali, continuando: “Per questa ragione,rinnovo l’appello perché sorga una nuova generazione di catto-lici, persone interiormente rinnovate che si impegnino nell’atti-vità politica senza complessi di inferiorità”. In questi ultimi tem-pi il Santo Padre, i vescovi italiani e la Chiesa tutta stanno insi-stentemente ripetendo l’appello a formare nuove generazioni dipolitici cristiani.

E questa linea non fa che inserirsi in un solco ormai ben trac-ciato. Il Santo Padre già in passato da Cagliari in poi ha ripetu-tamente espresso il concetto della necessità di una nuova gene-razione di politici cattolici. Tema ripetutamente ripreso dal car-dinal Bagnasco e dalla CEI. Dopo il collasso del sistema DC, ilcardinal Ruini seppe guidare il popolo cristiano a un impegnodenso e fattivo nella società. Un impegno di grande profondità,spessore e pervasività che ha irradiato la società ma si è ferma-to alle soglie della politica. Anche con una non nascosta diff i d e n z a .Oggi però ci si rende conto che l’impegno sociale non può nonf a re i conti con la politica.Prima di tutto perché è essostesso politica, in senso no-bile. E poi perché con la po-litica amministrativa e na-zionale deve confrontarsi siasulla visione della società siasui provvedimenti concreti.Il tentativo di divisione diruoli tra l’impegno cattoliconel sociale e la delega per lapolitica ad altre realtà nonfunziona. Sta al popolo deilaici cristiani rispondere aquesta chiamata.

> segue a pag. 2

Dal Papa un appelloa re n d e re nobile la politicaIl popolo dei laici cristiani deve rispondere alla chiamata

Il nuovo c t t a d i n oTRIMESTRALE di informazione politico-sociale N. 4-2010 Poste Italiane s.p.a. - spedizione in abbonamento postale - 70% Commerciale Business Ancona n. 73/2009

Convegno di rete in Opera ad Assisi in settembre, SettimanaSociale dei Cattolici a Reggio Calabria in ottobre, Confe-

renza Nazionale della famiglia a Milano a novembre. Continuirichiami dal Santo Padre e dai nostri vescovi sulla necessità dif a rci testimonianza sulla vita degli uomini, per una politica piùe fficace e più seria per una società più giusta perché sia capacedi cre s c e re e cre d e re in un futuro migliore per i propri figli.

Cose dette e sentite molte volte. È molto tempo che uomi-ni e donne di buona volontà e di grande buon senso, al di làdelle mode, credono e sperano nella possibilità di aff e rm a re dinuovo le categorie politiche capaci di re a l i z z a re il bene comu-ne e credo che questo tempo sia arrivato. Credo che siamo alk a i ros, al tempo opportuno anche se tutto fa cre d e re il contrarioo forse proprio per questo.

La speranza non muore mai; certezza per il cristiano, ma an-che necessità storica per ogni uomo; senza speranza si muore .

A Reggio Calabria abbiamo ascoltato cose significative.Il Cardinal Bagnasco ha ringraziato i politici impegnati nel-

l’agone che in questi anni hanno reso una testimonianza eff i-cace nelle istituzioni e nel paese.

Passaggio precisa continui appelli per una nuova generazionedi laici cristiani, perché rende onere e credibilità per chi co-munque ha lottato in questi difficilissimi ultimi venti anni.

Ancora da Reggio mi permetto di sottolineare il forte richia-mo ad una nuova responsabilità ecclesiale da parte di GiuseppeSavagnone. La chiamata dei laici, in modo indipendente, peruna ridiscesa in campo secondo una strategia ben delineata evoluta in comunione con i nostri vescovi. Non è il partito dei cat-tolici, ma la fine della predica fatta dalla finestra della storia. Èpeccato di omissione guard a re la storia degli uomini che scorrenella strada mentre movimenti, associazioni e parrocchie assi-stono e a volte giudicano in modo generico e moralista.

Questo è accaduto, ma deve finire. Non possiamo accon-t e n t a rci delle mille opere sociali e caritative comunque im-p o rtanti e lodevoli, necessari e da non abbandonare .

Dobbiamo educare alla politica e off r i re personale a questoscopo. Questo era il progetto di Sturzo: fare un partito. Oggi da-ta la pluralità delle scelte, dobbiamo cre a re un mo-vimento di cattolici trasversale a partiti e schiera-menti per dare sostanza ad una politica di pro-gramma da re a l i z z a re e pro m u o v e re all’interno deip a rtiti stessi.

Per concludere, gloria ai politici che già lavo-rano e che hanno mantenuto un fronte di lotta af a v o re del Bene Comune.

Gloria a tutti coloro che capiranno che bisognagettarsi nell’agone con generosità, con fede, consperanza e con tanta pazienza e umiltà, che sonole coordinate della carità nell’agire politico.

EditorialeEditoriale on. Luca Marconi

Il tempo è maturo :la comunità cattolica off re laici genero s iper l’impegno politico

Scriveteci a:i l n u o v o c i t t a d i n o @ g m a i l . c o m

D i re t t o re : Giovanni Fermani Comitato editoriale: U m b e rto Spalletti,

Alessandra De Lucia Lumeno, Antonella Forn a roGrafica: Studio Messa Tipografia: Te c n o s t a m p a

on. Rocco Buttiglione

LA NOTTE SANTA

Non c’è nessuno che non abbiail suo angolo di Nataleda cui attingere ricord i

nella Notte Santa.Un angolo d’incanto

dove giace sere n o- con incre d i b i l e

u rgenza d’amare -un Dio bambino luminoso

di tenerezza venuto a disarm a rel ’ a rcigno Dio dell’Eden.

Allora tutto diventa care z z ae stupore .

Anche il sale di lacrimafatto cristallo

lungo i volti inariditi dal tempo.

Nei lontani deserti fiorisconoo rme d’angeli.

Musiche celesti invadonogli spazi stupefatti d’azzurro .

Ed … intriso di Cielo si unisce il cuore

all’immenso inno alla vita.Gabriella Paoletti

Poesia

Nata l einno alla vita, nasce il Redentore.

Nata l einno alla misericordia perché ogni uomo

non è più giudicato, ma amato.

Nata l einno alla famiglia perché gli adulti si inchinano verso i piccoli e ritrovano il vero senso della vita.

Nata l einno alla fraternità perché il piccolo Gesù

ci fa tutti uguali, tutti parenti, tutti fratelli.

Anno 2010 N. 4Nelle pagineNelle pagine• Editoriale on. Luca Marc o n i• Dal Papa un appello a re n d e re

nobile la politica on. Rocco Buttiglione

• Lotta alla corru z i o n eG a s p a re Sturz o

• Ogni berlusconasta è bella quando è corta: ma adesso bastaPaolo Ciccare l l i

• I Giovani e la politica Michele Brizi

• Disoccupazione giovanile B a rtolomeo Rampinelli Rota

• Dati ISTAT sul divorz i oOsvaldo Baldacci

• Liberi di dire la veritàAlessandra De Lucia Lumeno

• Pianeta carc e re Antonella Forn a ro• Sfida educativa e crisi

degli educatori Cristina Messi

• Da un pellegrinaggio unap roposta politica concre t aPaolo Zunino

• Cattolici all’attacco La 46ª Settimanasociale dei cattolici U. Spalletti

• La vera concorrenza e la buonaamministrazione pubblicaM a rco Caldare l l i

• C a rc e re a morte C a rmelo Musumeci

• Una cultura di Pentecosteper il rinnovamento del PaeseS a l v a t o re Mart i n e z

• Lasciate che i bambini vadano a scuola Giovanni Ferm a n i

• La musica spiega la bellezza delle cose G r a z i a n i

• Natale: coscienza d’occidente Antonio Belpiede

• I “Piccoli padri” dell’Euro p aAlessandra De Lucia Lumeno

• Relazioni sindacali, politicae retribuzioni Negri Eleuterio

• Fotovoltaico nelle Marc h eU m b e rto Spalletti

• Q u a t t ro punti per cristianiin movimento Luca Marc o n i

• Civiltà a confronto A. Forn a ro

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2Anno 2010 - N. 4

U eminario della ScuolaS u p e r i o re della Pubbli-

ca Amministrazione sulla lot-ta alla corruzione, il titolo erai n t e ressante, “Per una cultu-ra dell’integrità nella pubbli-ca amministrazione”. Ho no-tato subito la mancanza delriferimento alla morale. Di so-lito si parla d’integrità mora-le. I prestigiosi relatori si so-no soff e rmati su una letturaeconomica dei danni da cor-ruzione rispetto a un’eff i c i e n t eazione della pubblica ammi-nistrazione che opera sul mer-cato delle imprese e off re be-ni e servizi ai cittadini. La que-stione della moralità delle per-sone che operano in nome eper conto della pubblica am-

ministrazione o che contrag-gono con essa, non è stata toc-cata. È il segno dei tempi, lasfiducia nell’aspetto umano,nel valore e nella dignità del-le persone; meglio sceglieredi pre m e re sulla tecnologiadelle regole, con un insieme dim i s u re di prevenzione, con-t rollo e re p ressione sistema-ticamente volte a impedire lac o rru z i o n e .

Un mito sociologico che,nel tentare di intro d u rre loStato etico, crea costosi ag-gravamenti di pro c e d u repubbliche e finisce per ali-mentare la super burocraziache poi occorre “oliare”. Si èdetto che nel 1990, poco pri-ma di Tangentopoli, i tipi di

autorizzazioni di competen-za della sola amministrazio-ne centrale dello Stato eranodiecimila; non sembra chesiano diminuiti, anzi è statoi n t ro d o t t o il concetto di“speed money” quasi per giu-s t i f i c a re la corruzione che ve-locizza il rilascio di un atto acui si ola amministrazionecentrale dello Stato erano die-cimila; non sembra che sianodiminuiti, anzi è stato intro-dotto il concetto di “speedmoney” quasi per giustifica-re la corruzione che velociz-za il rilascio di un atto a cuisi ha diritto.

Il concetto di “speed mo-ney” quasi per giustificarela corruzione che velocizza

il rilascio di un atto a cui siha diritto.

Sostanzialmente ciò checapita ogni giorno a quasi tut-ti gli italiani che combatto-no con lo Stato pesante, fi-glio di un’organizzazione na-poleonica, una mentalità cen-tralistica piemontizzante eu n ’ i n e fficienza borbonica. Mase c’è lasciata ancora la pos-sibilità di scegliere tra inve-stire sulle regole o sulle per-sone, io sono per la secondaopzione, l’altra fino ad ogginon ha dato risultati.

C e rto la misura della cor-ruzione in Italia pare in au-mento, interessando ogni li-vello di potenti e re a l i z z a t a

con innovative modalità. Gliultimi eventi sembrano par-lare da soli, anche se siamoabbastanza avveduti dal ca-pire che, sotto ciò che appa-re, magari è in corso una lot-ta tra centri di potere che mi-rano a cre a re un’emerg e n z apolitica interna, in aggiuntaa quella finanziaria europea.Gli italiani sono abituati al-l ’ i m p rovvisa scoperta di listes e g rete e memoriali dell’ulti-ma ora; documenti pastic-ciati, incompleti e forse cor-retti dalle solite manine oc-culte, circolanti a misura delmomento su giornali e tv, cer-tamente senza alcun legitti-mo titolo.

Lotta alla corru z i o n e ?P u n t a re sulle personeSi continua a investire sulle regole preferendo gestire le “emergenze”

di Gaspare Sturzo

Negli ultimi mesi, i dati economici congiunturali confermano come la ripresa continuiancora ad essere fragile, e piuttosto incerta. Alla crescita dell’economia nella prima

metà del 2010 ha contribuito senza dubbio la componente della domanda estera, con le espor-tazioni che, dopo avere chiuso il 2009 con una variazione negativa di oltre il 19%, hannoregistrato tra gennaio e giugno una crescita complessiva pari a circa il 6,4%.

Secondo i dati diffusi dall’ICE le imprese esportatrici in Italia sono 180.465, di cui 98.511(in pratica il 55%) di dimensione medio piccola, per una quota complessiva di esportazioni pa-ri al 54%. Proprio queste sono le aziende che compongono per la maggior parte la clientela del-le Banche Popolari, il cui portafoglio impieghi è rappresentato per oltre il 70% dalle PMI.

Le Banche Popolari hanno saputo coniugare al meglio la loro capacità di ascoltare le esi-genze e le necessità provenienti dal territorio e dal tessuto produttivo, continuando a man-tenere alta l’erogazione del credito, in particolare verso le PMI, ad un tasso di interesse piùbasso di circa 20 basis point rispetto alla media nazionale.

Il Credito Popolare ha accresciuto i crediti all’esportazione, saliti da 4,5 miliardi di eu-ro del 2008 a quasi 7 miliardi di euro nei primi mesi del 2010, ulteriore conferma di comele Banche Popolari, dopo avere svolto nei mesi più difficili della crisi economica il loro ruo-lo anticiclico di stabilizzazione del sistema produttivo e delle economie locali siano, ades-so, pienamente attive per sostenere le PMI e permettere loro di cogliere le opportunità con-seguenti alla crescita della domanda mondiale. Il supporto offerto dal Credito Popolare al-l’export è chiaramente funzione del flusso delle merci, essendo per due terzi riconducibilea beni esportati nei paesi della Comunità Europea, per il 15% negli Stati Uniti, per il 6% ne-gli altri paesi europei e per il 5% in Cina.

In questa ottica di sostegno all’internazionalizzazione delle imprese deve essere, infine,interpretato anche il recente accordo siglato dall’Associazione fra le Banche Popolari conl’ICE, con lo scopo di fornire concrete opportunità alle aziende per ottenere servizi di as-sistenza, consulenza e formazione da parte dell’Istituto.

Associazione Nazionale fra le Banche Popolari

Le Banche popolari, per l’export italianodi Giuseppe De Lucia LumenoSegretario Generale, Associazione Nazionale fra le Banche Popolari

Sono cresciuto con una cer-ta stima nei confronti del

c a v a l i e re. Sostenitore e di-f e n s o re dei valori “non ne-goziabili”; schierato controuna sinistra secolarista e re-lativista; portatore di un lin-guaggio meno “ p o l i t i c h e s e ”rispetto ai nostri avi; intra-p rendente ed audace nellasua discesa in campo, va da-to atto al cavaliere di averedato una svolta import a n t ealla politica italiana.

Continuamente bersaglia-to da una sinistra più distru t-tiva nei suoi confronti che pro-positiva nei programmi, l’hos e m p re ritenuto una vittimasacrificale, e negli ultimi an-ni, le sue accuse contro gli in-n u m e revoli nemici, mi hannofatto compagnia nel notiziarioradio della mattina, tragitto ca-s a - u ff i c i o .

P o v e ro uomo, tutti controlui: Sinistra, Televisioni, Con-findustra, Escort, Casini, Mo-glie, Blog, Boffo, Saviano,Giudici, Corte Costituziona-le, Scalfaro, Famiglia Cristia-na ed adesso ci si è messo pu-re il suo più fedele ex allea-to: Gianfranco Fini.

Il notiziario però, pian pia-no ha cominciato a nausear-mi: sembrava la 12.345 pun-tata di beautiful: stesso argo-

mento, con toni sempre piùesasperati, in sfaccettature di-verse, mentre le vere e dram-matiche urgenze del paese:s i c u rezza, famiglia, occupa-zione, erano ridotte all’osso.

Poi, dalla difesa semprepiù errante, il cavaliere è pas-sato all’annientamento fisi-co-politico dei suoi avversa-ri con strumentalizzazioni ecolpi bassi attraverso le te-state dei suoi (..pardon dels u o ) G i o rn a l e: Il pro p r i e t a-rio di un ossario che deni-grava, a caratteri cubitali, lafalangina nell’armadio altrui:tanti a farne le spese.

Allora ho deciso: “Bastanotiziario solo musica”. Og-gi però il premier è in Rus-sia. Dopo un bel po’ di tem-po riprovo con una bella es p e ro nuova puntata del gior-nale radio.. Macché! Lo showè sempre lo stesso. Berlusco-nate a non finire: “Rai fazio-sa”; “La magistratura mette arischio la governabilità”; “Fi-ni: un professionista della po-litica che vuole la sua azien-dina”; “Putin dono di Dio”.

Non è possibile: Ogni Ber-lusconata è bella quando ècorta: ma adesso “BASTA!”

Cambio canale: rosario diRadio Maria. Ci guadagno insalute e santità!

Ogni berlusconASTA è bella quando è cort a :ma adesso “BASTA ! ”di Paolo Ciccarelli

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3Anno 2010 - N. 4

In questo part i c o l a re mo-mento storico in cui il pri-

mo partito in Italia tra gli un-der 30 è quello del non voto,ascoltiamo da più parti l’in-vito ad un maggior impegnodei giovani nella politica conlo slogan: “Serve un ricam-bio generazionale della clas-se dirigente.”

Che la maggior parte del-la classe dirigente attuale siapiù impegnata a garantiregli interessi, più o meno le-citi, di chi è già al potere in-vece di occuparsi dei pro-blemi dei cittadini è abba-stanza evidente, ma non cre-do che sia sufficiente unsemplice avvicendamento dipoteri stabilito su criteri pu-ramente anagrafici.

È’ necessario, intanto, chenoi giovani abbandoniamoun certo sentimento di in-d i ff e renza, se non diff i d e n-za, nei confronti della politi-ca e delle istituzioni in gene-re. La paura di essere mani-polati o essere costretti as p o rcarsi le mani non puòe s i m e rci dalle re s p o n s a b i l i t àche sono proprie di ogni nuo-va generazione, cioè quelladi essere costruttori di futu-ro. Dobbiamo smentire lasensazione predominate, che

sta circolando tra i più in que-sto momento: cioè quella checi indica come la prima ge-nerazione anti-politica. Laverità è che chiediamo un’al-tra politica, con la consape-volezza, però, che non è suf-ficiente chiedere e stare ad

a s p e t t a re che qualcun altroavvii il cambiamento.

Bisogna avere il coraggiodi mettersi in gioco e dare ilp roprio contributo, passan-do da spettatori delusi a pro-tagonisti volenterosi. Cert os e rve coraggio, dedizione esacrifico: oggi più che mai èd o v e roso che ci impegnamoin percorsi seri di form a z i o-ne personale che ci forn i-scano gli strumenti per con-t r i b u i re alla costruzione diuna società più umana e fra-t e rna. Qualcuno sarà chia-mato a farlo anche attraver-so la politica.

In questo senso l’inizia-tiva dell’Unione di Centrodi dare avvio ad una scuolanazionale permanente dif o rmazione politica, è stataun’occasione concreta perp e n s a re che cosa significai m p e g n a re il proprio tem-po nell’azione politica. An-che se osservando l’attualeq u a d ro politico e il com-p o rtamento dei politici po-

t rei essere facilmente smen-tito, ritengo che i giovaninon devono pensare allac a rriera politica comeun’occasione di guadagna-re soldi, potere e quindi ri-spetto della gente.

Dovremmo invece ricon-segnare al politico l’immagi-ne di colui che la mattina vaa lavorare alle dipendenze deicittadini che, attraverso il vo-to, gli hanno affidato la re-

sponsabilità di utilizzare be-ne il denaro pubblico.

Chi vuole cre a re, qualco-sa di nuovo nel panorama po-litico italiano, si assume an-che il compito di ridare cre-dibilità e dignità all’attivitàamministrativa, aff i d a n d o l aa soggetti scelti per compe-tenza ed onestà attraversouna legge elettorale che pos-sa definirsi tale in un paesedemocratico.

DIGNITÀ, UNITÀ E UGUAGLIANZAdi Umberto Spalletti

Dalla dignità, unità e uguaglianza di tutte le persone de-riva innanzi tutto il principio del bene comune, al quale ogniaspetto della vita sociale deve riferirsi per trovare pienezzadi senso. Secondo una prima e vasta accezione, per bene co-mune s’intende «l’insieme di quelle condizioni della vita so-ciale che permettono sia alle collettività sia ai singoli mem-bri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente epiù celermente».

Il bene comune non consiste nella semplice somma dei be-ni particolari di ciascun soggetto del corpo sociale. Essendodi tutti e di ciascuno è e rimane comune, perché indivisibilee perché soltanto insieme è possibile raggiungerlo, accre-scerlo e custodirlo, anche in vista del futuro. Come l’agire mo-rale del singolo si realizza nel compiere il bene, così l’agiresociale giunge a pienezza realizzando il bene comune. Il be-ne comune, infatti, può essere inteso come la dimensione so-ciale e comunitaria del bene morale.

Dottrina s o c i a l e d e l l a Chiesa C a t t o l i c a

> segue da pag. 1

Dal Papa un appello a re n d e re nobile la politicao n . Rocco Buttiglione

Anche io da ormai diverso tempo sto dedicando moltedelle mie riflessioni pubbliche e private alla necessità urg e n t edi un maggior coinvolgimento della cittadinanza e in par-t i c o l a re del popolo cristiano nella vita politica. Io ritengoche oggi ci siano le condizioni e allo stesso tempo la ne-cessità perché questo avvenga: solo nel popolo cristiano èp resente quella riserva di energia morale necessaria più chemai al Paese. Ma per rispondere pienamente a questa chia-mata occorrono tre tipi di “movimenti”. Il primo è dal bas-so: impegnarsi in politica per un cristiano vuol dire farlo at-tivamente, mettersi in gioco. Movimenti, associazioni, sin-goli laici non devono aspettare che qualcun altro levi le ca-stagne dal fuoco. Il secondo livello è quello delle realtà in-t e rmedia, di snodi che coordinino e convoglino l’impegnodelle molteplici associazioni, impegno spesso sociale, spi-rituale, culturale, per dargli una maggiore capacità di im-patto. Il terzo livello è quello propriamente politico,quellocui appartengo. Per quanto detto, ritengo sia il momento dir i l a n c i a re in modo diretto l’impegno politico dei cattolici,e di ravvivare un partito laicamente ispirato ai valori cristiani.Un partito in cui i laici si assumano le proprie re s p o n s a b i-lità senza tirare in ballo i vescovi, e che non abbia la pre t e-sa di esclusività. Ma che abbia una chiara ispirazione, e sap-pia scommettere sulla rappresentanza e la partecipazione diquel popolo cristiano che ci voglia stare. È questo ciò a cuistiamo lavorando, e terremo aperte le porte per tutti quei lai-ci cristiani che vogliano farsi avanti. Il mio personale invi-to è poi quello che la formazione al servizio sociale e poli-tico non sia solo teorica, ma sappia spingere a impegnarsiattivamente in questi campi certo difficili ma tanto neces-sari. Per questo le scuole di formazione sono molto impor-tanti, ma altrettanto importante è che i partiti tornino ad apri-re un dialogo con la società civile, ad aprire i loro ranghi anuove forze, e che soprattutto tornino ad essere scuola didemocrazia e di partecipazione. Non si può delegare ad al-tri, ma urge una nuova leva di persone che entrino in poli-tica con alti ideali e forti motivazioni morali, e allo stessotempo con la volontà di tro v a re soluzione concrete ai pro-blemi reali in vista del bene comune.

I giovani e la politica:riflessioni da Chianciano in occasione della Scuola Nazionale Permanente di Formazione Politica - UDC

di Michele Brizi

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4Anno 2010 - N. 4

Ipiù recenti dati Istat ed Eu-rostat dicono come in Ita-

lia un giovane adulto su quat-t ro è “patologicamente” di-soccupato ed in cerca di oc-cupazione al Nord, ma addi-rittura uno su tre al Sud.

Sono numeri da allarm esociale, che dovre b b e ro in-d u rre ad una tensione poli-tica nuova nel tentativo di li-mitare il fenomeno.

Ma quando la rappre s e n-tatività di questa generazioneè sostanzialmente nulla, al net-to forse di qualche “velina”, lelogiche politiche stringentinon considerano il pro b l e m a

della disoccupazione giovani-le. Questi numeri comport a n oevidenti, negative, drammati-che ripercussioni sociali, psi-cologiche, su una generazionenel suo complesso e sul sin-golo ragazzo disoccupato.Pensiamo che cosa significhila disoccupazione anche ri-g u a rda alla fiducia, all’equili-brio, alla forza e pulsione mo-rale, alla serenità globale diuna intera generazione di gio-vani. E singolarmente: diff i-coltà a cre a re e desiderare unafamiglia, assenza di stimolo etensioni positive riguardo alp roprio futuro, ansie e situa-

zioni di tensione generali e conil proprio nucleo familiare.

Sono numeri dunque chetraducono gravissimi dram-mi, insicurezze, paure, diff i-coltà in fondo per il SistemaItalia, per il Paese e il suo equi-librato e possibile svilupponei prossimi decenni: danni,forse irreparabili di cultura,c rescita e coesione sociale, divisione e slancio impre n d i t o-riale e di ottimismo, danni so-ciali, umani, psicologici, po-litici, economici.

L’Italia si porta dietro damolti e troppi anni una disat-tenzione politica e sociale ver-so i giovani, la loro form a z i o-ne umana, sociale e culturale.Con la crisi questa situazio-ne, già al limite, è inaccetta-bile, drammatica, purt roppo eforse perfino pericolosa e di-venta semplicemente più dif-

ficile ignorarla, seppellendo-la dietro un dibattito pubbli-co nazionale impegnato in al-t re, spesso banali ed incon-cludenti, “conversazioni”.

Del resto, forse i nostri po-litici sono più simili a chi“pensa alle prossime elezio-ni”, di chi “pensa alla pro s s i-ma generazione”.

La disoccupazione e il tas-so effettivo di occupazione, eras u p e r i o re alla media UE: 21.6%a fronte di una media di 15.7%,già nel 2007 e risulta attual-mente peggiorato. Questi datisono ancora più gravi se si con-sidera che, fin almeno dal 2000,l’Italia è di gran lunga il paesee u ropeo che spende meno per

il welfare dei suoi cittadini piùgiovani. We l f a re significa sem-plicemente (si fa per dire..) “be-n e s s e re”. Ma quando un’inte-ra generazione viene mort i f i-cata a questi livelli, come si puòp re t e n d e re la “voglia di futu-ro” ricco di speranza per unasocietà migliore ?

La straordinaria capacità ec reatività italiane, la fantasia,la cultura umanistica, devonoe s s e re sostenuti, anche con ilw e l f a re giovanile, attento alleesigenze specifiche di quellagenerazione e con politiche ra-dicalmente diverse; si possonoi n d i v i d u a re tre temi forti: lac reazione della banda larga na-zionale, l’attivazione del quo-ziente familiare ed la messa apunto di incentivi sani per nuo-ve idee imprenditoriali giova-nili, siano esse di tipo indu-striale e produttivo, siano perla ricerca e l’innovazione.

P resso la nostra sede dell’ Associazione fra le Banche Popolari si è svolto lo scorso 15novembre un incontro organizzato dal Centro Studi Federico Caffè con il Professor

James Kenneth Galbraith, membro dell’Accademia dei Lincei, e autore nel 2008 del libro“The Predator State”. Nel suo intervento, il Professor Galbraith si è soffermato sugli av-venimenti che hanno portato alla recente crisi finanziaria. In particolare, egli ha ricorda-to come la crisi sia il risultato dell’egemonia del modello economico neoliberale negli ul-timi 30 anni, basata su una visione che presuppone un ruolo estremamente limitato del-lo Stato e che crede nella capacità del mercato di autoregolamentarsi e che, al contrario,ha prodotto il collasso della domanda e dell’occupazione.

Per Galbraith il periodo attuale si caratterizza per la presenza del cosiddetto “StatoP re d a t o re”, ovvero un’era post-indutriale in cui il bene comune viene posto al di sotto del-l’interesse di pochi attraverso la pressione esercitata sulle strutture pubbliche di control-lo e vigilanza, portando all’ascesa di quella che Galbraith definisce “cleptocrazia”.

Il Professor Galbraith invita tutti quanti a stare attenti e a diffidare di quelli che lui de-finisce falsi keynesiani e che ritiene presenti in fila numerose anche all’interno dell’am-ministrazione Obama. Secondo Galbraith il vero keynesiano avrebbe insistito per assu-mere tutte le misure necessarie per mettere in sicurezza l’economia impiegando ogni ri-sorsa disponibile, ipotizzando, in pratica, lo scenario peggiore. Il falso Keynesiano, alcontrario , ha agito cercando di minimizzare il problema ed intervenendo in misura ri-dotta per rendere gli eventuali sacrifici più accettabili all’opinione pubblica, con il risul-tato, finale, di non riuscire a rilanciare l’economia e concentrando la propria azione qua-si esclusivamente nel salvataggio del sistema bancario e del suo management.

Il Professor Galbraith, in conclusione, afferma come il pensiero keynesiano debba es-sere continuamente difeso sia da chi lo contrasta apertamente e sia da chi tenta di mani-polarlo, sottolineando la necessità di recuperare quella tradizione riformista e pragmati-ca del New Deal americano, essenziale per uscire dall’epoca attuale dello “stato predato-re” e tornare ad una fase di pienezza politica e democratica.

Associazione Nazionale fra le Banche Popolari

Assopopolari, conferenza del prof. James K. Galbraith sullo “Stato pre d a t o re ”di Giuseppe De Lucia LumenoSegretario Generale Associazione Nazionale fra le Banche Popolari

Disoccupazione giovanileQuella documentata, certa e non quella “invisibile”, di chi neppure cerca e crede più qualunque lavorod i B a rtolomeo Rampinelli Rota P residente Fondazione Fede e Scienza

Nel 2008 le separazioniin Italia sono state

84.165 e i divorzi 54.351, conun incremento rispettiva-mente del 3,4 e del 7,3% neic o n f ronti dell’anno pre c e-dente. Se nel 1995 si verifi-cavano 158 separazioni e 80d i v o rzi ogni 1000 matrimo-ni, nel 2008 le separazioni su1000 matrimoni sono state286 e i divorzi 179, con unpiù 61 e più 101%. Nel com-plesso, in Italia si separa unacoppia su quattro. In media,la durata di un matrimonioprima della separazione è di15 anni, 18 prima del divor-zio (per la legge italiana de-vono trascorre re tre anni traseparazione e divorzio). I fi-gli coinvolti nel 2008 sono102.165 nelle separazioni e53.008 nei divorzi, hanno ri-g u a rdato coppie con prole il70,8% delle separazioni e il62,4% dei divorzi. Nelle se-parazioni, inoltre la metà deicasi (52,3%) coinvolge figlicon meno di 18 anni, il56,2% dei casi con bimbi dimeno di 11 anni.

Dati drammatici, che mo-strano la fragilità della nostrasocietà, la difficoltà e a voltel’incapacità di stare insieme,cioè di costruire qualcosa di

stabile. Ma se il bicchieremezzo vuoto fosse mezzo pie-no? Il sospetto infatti è quel-lo di trovarsi di fronte a pro-fezie che si autoavverano. Ba-sta aprire un giornale a casodi questi giorni e sicuramen-te si troverà la frase: “Il ma-trimonio dura 15 anni”. Vi s t ii dati, sembra “suonare”, mase si guarda bene, il conto nont o rna: durano in media 15 an-ni quei matrimoni che falli-scono, non i matrimoni in ge-nerale. Se si potesse fare unamedia tra quelli che fallisco-no e quelli che durano persempre, ammesso che abbiaun senso, la media dare b b ec i f re infinitamente più alte.E già, perché ci sono matri-moni che durano, anche se as e g u i re i mass media pro p r i onon sembra: sembra che di-laghino i divorzi, che non esi-sta più una famiglia stabile,che se non ti separi sei de-modé. Ma i dati dicono que-sto? Proprio no. I dati dico-no che se fallisce una coppiasu quattro (troppe), vuol di-re che tre su quattro re g g o-no, anche se non fanno noti-zia. Vuol dire che le coppiestabili sono sempre la mag-gioranza, il tessuto fonda-mentale del Paese.

Dati IS TAT sul divorz i o ,bisogna leggerli benedi Osvaldo Baldacci

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5Anno 2010 - N. 4

Dal 10 al 24 ottobre si èsvolto in Vaticano il pri-

mo sinodo dei Vescovi sulMedio Oriente, deciso da Be-nedetto XVI dopo il viaggioin Terra Santa. “Un’occasio-ne propizia per pro s e g u i rec o s t ruttivamente il dialogocon gli ebrei, ai quali – affer-ma il Papa - ci lega in modoindissolubile la lunga storiadell’Alleanza, come con i mu-sulmani”. Si è posto innan-zitutto all’Onu e alla comu-nità internazionale il pro b l e-ma di porre fine all’occupa-zione israeliana dei territoripalestinesi, “attraverso l’ap-plicazione delle risoluzionidel Consiglio di Sicure z z adelle Nazioni Unite”. I ve-scovi hanno inoltre sostenu-to che “non è permesso ri-c o rre re a posizioni teologi-che bibliche per farne unos t rumento a giustificazionedelle ingiustizie” e poiché ilNuovo testamento ha supe-rato il primo, “la terra pro-

messa è tutta la terra” e dun-que “non vi è più un popoloscelto”.?

È sempre al centro dei di-battiti, infatti, la difficile si-tuazione dei cristiani in que-sta regione, dichiarati a ri-schio di “estinzione”, ma peril Santo Padre “pietre vivedella Chiesa” che hanno di-ritto di «vivere dignitosa-mente». Sulla difficile vita deicredenti cristiani e sul signi-ficato di questa presenza, trai tanti interventi significativie m e rge lo sguardo deciso ed i retto del patriarca di An-tiochia dei greco-melkiti, ar-civescovo di Damasco, Gre-gorios III Laham.

“Se l’Oriente dovessesvuotarsi dei suoi cristiani,ciò vorrebbe dire che ognioccasione sarebbe pro p i z i aper un nuovo scontro dellec u l t u re, delle civiltà e an-che delle religioni, unos c o n t ro distruttivo fra l’O-riente arabo musulmano e

l’Occidente cristiano”. Ilruolo dei cristiani, infatti,“è di cre a re un clima di fi-ducia tra l’Occidente e ilmondo musulmano per la-v o r a re ad un nuovo MedioOriente senza guerra” - haa ff e rmato il patriarca for-mulando poi un “appello ainostri fratelli e concittadinimusulmani” per “dire lorocon franchezza quali sonole nostre paure: la separa-zione della religione e del-lo Stato, l’arabità, la demo-crazia, nazione araba o na-zione musulmana, dirittidell’uomo e leggi che pro-pongono l’islam come uni-ca o principale fonte dellelegislazioni che costitui-scono un ostacolo all’ugua-glianza di questi stessi con-cittadini davanti alla legge”.

Una chiarezza, dunque,che non elimina la possibi-lità di un confronto serio esenza il rischio di nasconde-re la realtà.

Liberi di dire la veritàdi Alessandra De Lucia Lumeno

Il Fondo Sturzo di Cal-t a g i rone (CT) è un

esempio di “agricolturasociale”. Detenuti ed exdetenuti lavorano per farr i n a s c e re un’azienda agri-cola che fu di Mario e Lui-gi Sturzo. La storica re s i-denza rurale della fami-glia Sturzo, alle porte diC a l t a g i rone (una villa di1.100 metri quadrati cir-condata da 50 ettari di ter-reno) è oggi la sede del Po-lo di eccellenza Sturz o ,una cittadella in cui ai de-tenuti o ex detenuti e allel o ro famiglie viene datal ’ o p p o rtunità di una re-denzione innanzitutto spi-rituale e morale, attraver-so un processo di “libera-zione integrale” che con-senta il pieno re c u p e rodella dignità umana deidetenuti, degli ex detenu-ti e delle loro famiglie,nonché il loro autenticoreinserimento sociale. So-no stati coinvolti nel pro-getto 12 detenuti ed ex-detenuti, impegnati in at-tività di formazione uma-na e professionale, qualila produzione delle famo-sissime ceramiche di Cal-t a g i rone, la coltivazione,la trasformazione e il con-fezionamento di pro d o t t ia g r i c o l i .

« Vogliamo fare di donLuigi Sturzo e dei suoiideali sull’umanesimo in-tegrale - ha dichiarato Sal-v a t o re Martinez, Pre s i-dente del Rinnovamentonello Spirito Santo - unbene universale.

Una democrazia senzavalori perde la sua stessa

anima. Ecco perché cre-diamo che bisogna ripar-t i re dal territorio e da unrinnovato ideale di co-munità. Uno Stato nonsarà mai “sociale” se nonè “solidale”.

Noi crediamo che sipossa ripart i re da don Lui-gi Sturzo, da quella no-zione a lui cara di «au-tentico umanesimo inte-grale», con la quale puòriassumersi quella socio-logia “cristianamente ispi-rata” che va da Leone XIIIa Giovanni Paolo II. DonS t u rzo sintetizzò la vitasociale e la forza moraledell’impegno dei cattoliciin politica ripro p o n e n d ol’originalità del “metodocristiano”, da lui riassun-to in tre parole: amicizia,collaborazione e aiuto re-c i p roco. La mia esperien-za mi permette di aff e r-m a re che è possibile cre a-re “luoghi pre - p o l i t i c i ” ,p i a t t a f o rme di laicità pen-sata e vissuta. È quantoc o n t i n u e remo a fare a Cal-t a g i ro n e » .

Grazie a un pro t o c o l l od’intesa tra la Fondazio-ne “Mons. F. Di Vi n c e n-zo” e il ministero dellaGiustizia, nasce ora l’An-rel, l’Agenzia nazionaleper il reinserimento e la-v o ro destinata al mondoc a rcerario, un progetto direte che “esporta” in al-cune regioni d’Italia leesperienze di sussidiarietàorizzontale maturate pre s-so il Fondo Sturzo con ils u p p o rto economico delComitato nazionale per ilm i c ro c redito.

Pianeta carc e re :Il miracolo di Caltagiro n edi Antonietta Fornaro

È cultura post-moderna. Nietzsche svuotala persona dalla ricchezza dell’ essere per

ridurla al solo esserci qui ed ora, così anchel’uomo che mette in scena Pirandello, il qua-le gioca con le maschere per apparire comegli altri lo vedono ” uno, nessuno, centomi-la”. Eclettismo, storicismo, pragmatismo,scientismo, relativismo…ciò che Paolo Gio-vanni II chiama “pensiero debole“ (nichili-smo), è cultura del nulla.

Il rapporto-proposta della CEI sull’educa-zione richiama gli educatori e la scuola. L’e-ducazione non è finita servono idee per di-fenderla e bisogna ridefinire i valori fondan-ti delle comunità educative. La scuola deverecuperare il suo prioritario compito di edu -c a re piuttosto che pro p o rre educazioni, d ii s t ru i re invece di dare i s t ruzioni. A l t r i m e n t il’educazione diventa conformismo, l’istru-zione addestramento.

S u p e r a re l’analfabetismo emozionale e l’in-dividualismo esasperato dei giovani? Far lo-ro vedere il futuro non più come minaccia,

ma come una promessa? Tre gli aspetti su cuipuntare secondo i “nuovi orientamenti”

1) Educazione dell’intelligenza all’intelli-genza: attivare cioè le capacità di ascolto, in-terrogazione, comprensione per una intelli-genza-ragione includente saperi e metodi,che sappia unire complessità e verità.

2) Educazione del desiderio e dell’affetti-vità: risvegliare la profondità del desiderio dibene, del bene umano e una affettività chesappia conciliare identità e differenze.

3) Educare alla libertà. Far fare esperien-za della libertà nella relazione educativa; poieducare la libertà liberandola dall’idea di po-tere di scelta, restituendola al suo essere ca-pacità di adesione al bene e al vero, in gradodi relazionarsi con l’altra libertà. Una libertàche traduce la possibilità di scelta, in c a p a c i t àdi scegliere. Educatori proponiamo non ideo-logie ma i d e e - m o t o r i intese come grandi v i -sioni e tradizioni culturali, religiose, morali,politiche che hanno dato senso ed unità al-l’esistenza, alla storia.

Sfida educativa e crisidegli educatori di Cristina Messi

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6Anno 2010 - N. 4

Ol t re 10mila persone, pro-venienti da ogni re g i o n e

d’Italia, hanno part e c i p a t oal “Te rzo Pellegrinaggio Na-zionale delle Famiglie perla Famiglia” da Scafati aPompei.

L’evento è stato pro m o s-so dal Rinnovamento nelloSpirito Santo, in collabora-zione con la Prelatura Pon-

tificia di Pompei, l’Uff i c i oNazionale per la PastoraleF a m i l i a re della CEI, il Fo-rum delle Associazioni Fa-miliari, il Settimanale Fami-glia Cristiana e con il patro-cinio del Pontificio Consi-glio per la Famiglia.

Nonni, genitori e figlihanno gioiosamente invasole strade delle due cittadinecampane, scandendo all’u-nisono lo slogan: “Viva la fa-miglia - la famiglia è viva”.

Tra canti, preghiere e te-stimonianze, hanno pre s of o rma anche proposte con-c rete per aff ro n t a re la crisidel nostro tempo, che non èesclusivamente economica.Francesco Belletti, Pre s i d e n-te del Forum delle Associa-zioni Familiari, ha auspica-to la nascita di vere e pro p r i e“scuole” all’interno delle qua-li si possa imparare “l’arte die s s e re genitori”. Tale auspicioha incontrato una rispostac o n c reta nell’intervento del-l’on. Luca Marconi, Assesso-re ai Servizi Sociali e alla Fa-miglia della Regione Marc h e .M a rconi ha annunciato chec e rcherà di far nascere la pri-ma “scuola per genitori” interra marchigiana, a Loreto -città della famiglia per anto-nomasia - da un’esemplares i n e rgia tra il Forum delleAssociazioni Familiari e laRegione Marche.

CATTOLICI ALL’ATTACCO

Mons. Angelo Bagnasco

È stato detto e ripetuto non in modo re t o rico nécasuale che è auspicabile una nu ova ge n e razione dicattolici impegnati in politica. Ciò non vuol suonarecome una parola di disistima, o peggio, per tutti co-l o ro, e non sono pochi, che si dedicano con seri e t à ,competenza e sacri ficio alla politica dire t t a , fo r m aalta e necessaria di serv i re il pro s s i m o. A loro ri n n o-viamo con rispetto l’invito a trovarsi come cristiani nel-la grazia della pre g h i e ra ,a non scoraggiarsi mai,a nonaver timore di appari re voci isolate. Nessuna paro l ave ra resta senza fru t t o. M a , nello stesso tempo, a u-spichiamo anche che ge n e razioni nu ove e giovani sip re p a rino con una vita spirituale fo rte e una pra s s ic o e re n t e,con una conoscenza intelligente e orga n i-ca della Dottrina sociale della Chiesa e del Magiste-ro del Pa p a , con il confronto e il sostegno della co-munità cri s t i a n a ,con un paziente e tenace appro c c i oalle diverse articolazioni amministra t ive. Tutto s’im-p a ra quando c’è convinzione e impegno.

Ettore Gotti Tedeschi

Dalla tri buna della Settimana Sociale, p ro p rio nelg i o rno in cui il ministro T remonti impone una fi n a n-z i a ria lacrime e sangue, E t t o re Gotti Tedeschi invo-ca sgravi fiscali per le fa m i g l i e,p e rché sono loro, av-ve rt e,“il ve ro asset del Pa e s e ” . S o t t o s c rive il monitodel Papa per la tra s p a renza fi n a n z i a ri a . I n fine il pre-sidente dello Ior conclude da dove, in questi anni, l asua analisi è sempre part i t a : l ’ o rigine della crisi eco-nomica in cui continuiamo a dibatterci «è antro p o l o-gica» ed è legata «al crollo della natalità ispirato dal-le tesi malthusiane e antinataliste (il mondo tro p p opieno) secondo cui - ri c o rda - si può vive re senza fa-re fi g l i . Si può, c e rt o, ma non si cre s c e » . O si cresce ad eb i t o, come purt roppo dimostrano gli enormi de-biti pubblici e privati del mondo occidentale,d ove ladelocalizzazione ha contri buito a diminu i re la capa-cità di spendere e di ri s p a r m i a re.

Messaggio di Benedetto XVI

“ R i g u a rdo alla fa m i g l i a … . .”A ben ve d e re, il pro blema non è soltanto econo-

m i c o, ma soprattutto culturale e trova ri s c o n t ro in par-t i c o l a re nella crisi demogra fi c a , nella difficoltà a va-l o ri z z a re appieno il ruolo delle donne, nella fatica ditanti adulti nel concepirsi e porsi come educatori . Amaggior ra g i o n e, bisogna ri c o n o s c e re e sostenerecon forza e fa t t ivamente l’insostituibile funzione so-ciale della fa m i g l i a , c u o re della vita affe t t iva e re l a-z i o n a l e,nonché luogo che più e meglio di tutti gli al-t ri assicura aiuto, c u ra , s o l i d a ri e t à , capacità di tra-smissione del patrimonio va l o riale alle nu ove ge n e-ra z i o n i .È perciò necessario che tutti i soggetti istitu-zionali e sociali si impegnino nell’assicura re alla fa-miglia efficaci misure di sostegno, dotandola di ri-sorse adeguate e permettendo una giusta concilia-zione con i tempi del lavo ro.

Introduzione settimana socialedalla relazionedi Luca Diotallevi

Se oggi ci permettiamo dim e t t e re in discussione unaagenda di speranza per il fu-t u ro del Paese, è perché nonci siamo sottratti al doveredi dirci le cose come stannoe di guardarle in faccia:

a) di dirci che in questa faseè l’Italia stessa, le sue reti dicostumi e di istituzioni, adessere in gioco;

b) di chiederci se l’Italia puòservire al bene comune;

c) di mettere a fuoco pochequestioni: realistiche, preci-se, cruciali, prioritarie, con laragionevole convinzione chesiano quelle da cui è possi-bile cominciare e, se serv e ,ricominciare.

Una agenda di speranza chenasce dall’esperienza che neltessuto di quei costumi e diquelle istituzioni è ancora at-tivo un numero adeguato disoggetti che avvertono unaresponsabilità per il bene co-mune e dispongono dellee n e rgie per corr i s p o n d e rv i .

B reviario Sturz i a n oLa missione del cattolico in ogni atti-

vità umana, politica, economica,scientifica, artistica, tecnica, è tutta im-p regnata di ideali superiori, perché intutto ci si riflette il divino. Se questo sen-so del divino manca, tutto si deturpa: lapolitica diviene mezzo di arr i c c h i m e n t o ,l’economia arriva al furto e alla tru ffa, la

scienza si applica ai forni di Dachau, la filosofia al materiali-smo e al marxismo; l’arte decade nel meretricio.

“Il compito svolto da Gaudí costruendo la Sagrada Familiaè uno dei più importanti al giorno d’oggi, quello di mostra-re agli uomini la bellezza di Dio, unendola alla bellezza del-le cose. Ciò lo ha compiuto non con parole, ma con pietre,linee, superfici e vertici. In realtà, la bellezza è la grande ne-cessità dell’uomo; è la radice dalla quale sorgono il troncodella nostra pace e i frutti della nostra speranza”. Così Benedetto XVI domenica 7 novembre a Barc e l l o n a ,nell’omelia pronunciata durante la celebrazione di dedica-zione del tempio della Sagrada Familia, ora Basilica minore.Come hanno raccontato l’evento quelli dell’Unità? Gay e lesbiche, bacio di protesta contro Ratzinger. Geniale!Non occorre essere papisti per accorgersi della bellezza di quel-le linee e di quelle pietre, basta essere uomini, capaci di alza-re un po’ lo sguardo da terra e lasciarsi salvare dalla Bellezza.

Da un pellegrinaggio unap roposta politica concre t adi Paolo Zunino

La 46ª Settimana socialea cura di Umberto Spalletti

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7Anno 2010 - N. 4

Intraprenderenel lavoroe nell’impresa

A pre s e n t a re i nodiemersi dal dibattito delprimo gruppo, dedicatoa l l ’ « i n t r a p re n d e re», è sta-to Carlo Costalli, pre s i-dente del Movimento cri-stiano lavoratori.

Per superare la le diff i-coltà legate all’attuale crisiè stato proposto, ad esem-pio, di «abbattere drastica-mente il lavoro sommerso,aumentando i controlli, at-tivando la leva fiscale sull a v o ro anche con incenti-vi all’impresa che assumacon contratti regolari e por-tando a termine finalmen-te alcune riforme indila-zionabili quali quelle deglia m m o rtizzatori sociali e l’a-dozione di un nuovo sta-tuto dei lavoratori».

Ha ottenuto, poi, «unf o rte consenso» l’esigenzadi una immediata riform ache riguardi l’intero siste-ma fiscale e prioritaria-mente verso famiglia e la-v o ro. Una chiara condan-na, infine, è stata espre s s ac o n t ro l’evasione fiscale.

Educareper crescere

Nel gruppo sull’educa-zione, ha riferito PaolaS t roppiana, presidente delComitato nazionale del-l’Agesci, ci si è interro g a-ti su come sostenere gliadulti nella loro funzionegenitoriale. Importante, èstato sottolineato, è cre a-re «luoghi in cui fare espe-rienza di incontro e ac-c o m p a g n a m e n t o » .

È stata richiesta, poi, inquesto ambito una pasto-rale «capace di progettua-lità non solo orientata aisacramenti ma anche gliadulti e alle loro esigenze».Da tutti è stata riconosciu-

ta la «funzione pubblicadella scuola, sia statale cheparitaria», per questo l’ap-pello è a investire in essa.I media, è stato detto, ri-coprono un valore educa-tivo ma è sempre più ne-cessario «un codice eticodi riferimento».

I temi educativi centra-li sono «la legalità, la cit-tadinanza attiva, la giusti-zia, il rispetto delle re g o l e ,la mondialità, la salva-guardia del creato».

Includerele nuove presenze

Molti i temi trattati nel-l’assemblea sul tema del-l’immigrazione, che, comeha riferito il presidente na-zionale delle Acli, Andre aO l i v e ro, «in Italia è un fe-nomeno strutturale e nonpiù emergenziale e come ta-le deve essere considerato».

In part i c o l a re sulla pro-posta di riconoscere la cit-tadinanza ai bambini natiin Italia ma figli di stranierisi è registrata «un’ampiaconvergenza», con alcunidistinguo «in ordine allecondizioni per il ricono-scimento e l’esercizio del-la cittadinanza». È stata au-spicata una «re v i s i o n ecomplessiva dell’attualelegge sulla cittadinanza» ela predisposizione di «per-corsi per l’inclusione e l’e-sercizio della cittadinanza(diritto di voto almeno al-le amministrative, serv i z i ocivile, coinvolgimento nel-le realtà ecclesiali anchegiovanili)».

Consapevoli dei pro-blemi legati all’immigra-zione, ha notato Olvero ,viene auspicato il supera-mento di «semplificazio-ni, pregiudizi e falsità, cherischiano di connetterel’immigrazione esclusiva-mente a fenomeni di cri-minalità».

Slegarela mobilità sociale

Secondo Franco Miano,p residente nazionale di Ac,che ha relazionato sui la-vori dell’assemblea dedica-ta al tema della mobilità so-ciale, «i cattolici del nostroPaese sono attenti alle di-namiche nuove della vitasociale». In questo campo,è stato notato, andrà co-niugata «la valorizzazionedel merito» con «una cul-tura della legalità, un sen-so comune della giustiziasociale, l’opposizione a ognif o rma di corruzione e cri-minalità», il mercato con«un nuovo patto socialep e rché il rischio del cam-biamento sia condiviso».

A l l ’ i n t e rno di questi pro-cessi i cattolici dovranno« p ro p o rre un approccio vo-cazionale alle scelte di stu-dio e di lavoro e senso altodi professionalità». Unanuova idea di università,poi, va ripensata «a part i red a l l ’ i n t e ro sistema Paese»e nel mondo della pro f e s-sioni vanno evitate «dina-miche corporative che nerallentano l’accesso». Glio rdini professionali, però,«possono giocare un ru o l opositivo, garantendo qua-lità e rigore deontologicoanche davanti ad aumenta-ta mobilità sociale».

Completarela transizione istituzionale

Per Lucia Fronza Cre-paz, del Movimento per l’U-nità (Focolari), l’assembleasui temi della politica è sta-ta «un laboratorio in cuipersone» di idee e partiti di-versi «hanno assunto in-sieme degli impegni». Aicattolici, in part i c o l a re, «in-t e ressano le riforme che nonlasciano fuori nessuno». Larichiesta, poi, è stata quel-

la di «una maggiore demo-crazia nei partiti» facendo diessi «delle associazioni didiritto pubblico, con unalegge di disciplina che pre-veda un bilancio pubblico».Altra richiesta è stata quel-la della «revisione della leg-ge elettorale», con «la mo-difica della modalità dellascelta a tutti i livelli dei can-d i d a t i » .

Ulteriori indicazioni so-no, poi, quelle «di modificasul numero di mandati esulla ineleggibilità di chi hap roblemi con la giustizia».Nella Costituzione «non so-no impensabili delle modi-fiche ma solo se condivise al a rga maggioranza». Sul fe-deralismo è stata sottoli-neata la necessità che essosia «solidale e sussidiario».Infine è stato ribaditol’«unanime impegno nellalotta alle mafie attraversol’educazione alla legalità ela richiesta di dare cert e z z aalla giustizia».

Un primo merito del documento dei vescovi

Così interviene Giusep-pe Savagnone, giorn a l i s t adi Av v e n i re . Per un Paesesolidale è, appunto, di ave-re sottolineato che allaChiesa sta a cuore non sol-tanto la vita nel momentodel suo concepimento o inquello terminale, ma an-che ciò che sta tra questidue momenti estremi. Co-sì è del destino delle gentidel Meridione. «Nessuno,p roprio nessuno, nel Suddeve vivere senza speran-za» (n. 2). Anche la soli-darietà è un valore non ne-goziabile, come lo è la sor-te di tutti i deboli e gliesclusi. È a questo titoloche la Chiesa si occupa del-la questione meridionale,nel pieno esercizio del pro-prio magistero .

I pro g re s s i s t idi Umberto Spalletti

Tutti quelli che amano es-s e re chiamati pro g re s s i-

sti fanno l’occhiolino al so-ciologismo anche se non san-no che cosa sia.

Esso consiste nel trasferi-re il fine della vita, il Paradi-so, al quale tendere, la mol-la direttiva delle azioni, dalCielo alla Te rra. Pertanto nonè il caso di occuparsi dellasalute eterna, bensì del be-n e s s e re terreno, concentra-re tutto nel dare tale benes-s e re e godimento egualmen-te a tutti in questo mondo.

La manifestazione ester-na di questo sociologismo èf a re l’agitatore, il demagogo,il rivendicatore di beni fug-gevoli, il consenziente a tut-te le manifestazioni cheesprimano la foga di questat e n d e n z a .

Questo costituisce la piùcomune ed espressiva notadel pro g re s s i s m o .

Sia ben chiaro che noidobbiamo essere con la giu-stizia e che l’ordine della ca-rità ci impone di avere comeprimi nell’oggetto dell’amo-re i bisognosi. Ma si tratta dialtra cosa, perché il sociolo-gismo non si cura della sal-vezza eterna dei poveri edusa tutti i metodi, anche im-morali, che giudica bene omale favorevoli al benesseret e rreno, cercando di fatto dimandarli all’infern o .

Un principe della Chiesa

G i u s e p p eS I R I

CATTOLICI ALL’ATTACCO

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8Anno 2010 - N. 4

Sembra che il freddo inver-no e la scarsa luce della

notte polare siano alcune del-le cause della piaga della de-p ressione nei paesi nord i c i .

L’ i n t roduzione della verac o n c o rrenza in Italia avre b b egli stessi drammatici eff e t t i .

In un paese nel quale ilpassaggio dal regime feudalealla democrazia part e c i p a t i v anon è concluso, l’intro d u z i o-ne di una seria normativa an-t i t rust sarebbe devastante.

Per ora lo sforzo di libera-lizzazione si è limitato allasvendita di gioielli, sui quali lostato aveva già investito co-me autostrade, telecomuni-cazioni, energia, non ad azio-nariato diffuso riuniti ma agrandi o grandissimi gru p p i ,non solo italici, che hannocomprato ai saldi la gallina,allevata con i nostri soldi, eadesso ne vendono le uova ap rezzi da boutique.

Sfido chiunque dei mieidieci lettori a dimostrarmi, da-ti alla mano, in quale modosia la destra che la sinistra ab-biano valorizzato in questi lu-stri l’economia di iniziativap o p o l a re e non gli intere s s idei soliti quattro .

E, anzi, quando si è tenta-to di liberalizzare le licenzec o m m e rciali, quindi ‘beni delpopolo’, le critiche sono arr i-vate pure dabbasso, e conqualche ragione, da chi vede-va svilito il valore della pro p r i aa t t i v i t à .

Stesso dicasi per le pro f e s-sioni ‘protette’. Il notaio, il far-macista, il tassista, il tabac-caio sono ormai delle icone,un po’ come Garibaldi, il Col-le dell’Infinito e Sofia Lore n ,e a nessuno viene in menteche sono pure il residuato ot-tocentesco di rendite di posi-zione, cioè i nuovi feudatari.Che, come quelli vecchi, tra-smettono misteriosamente il‘titolo’ solo a consanguinei. Ea nessuno, manco a Ve n d o l a ,v e rrebbe in mente di scalfirn ela figura e, soprattutto, i pri-vilegi: sarebbe come attacca-

re Paperino, tutti gli voglia-mo bene, salvo quando pa-ghiamo duemila euro per apri-re un mutuo o trenta euro ditaxi per fare trecento metri.

Sull’altra sponda, la Pub-blica Amministrazione. Il Mo-

loch che per rifarti una pa-tente ti fa aspettare tre mesi,che per farti vendere un gara-ge vuole il tuo albero genea-logico a part i re dalla secondag u e rra di indipendenza, mache rimane l’obiettivo lavora-

tivo anche del più estre m i s t adei no global. Chi non vor-rebbe essere assunto al cata-sto? Stanze fatiscenti, com-puter pre caduta del muro, mastipendio sicuro, poco lavoroe, per i più crudeli, scranno

dal quale infierire su chi è co-s t retto a rivolgersi a loro .

La falsa concorrenza e imali della P.A. sono due faccedella stessa medaglia dell’i-n e fficienza italica. Ma a qua-si tutti va bene così.

La vera concorrenza e la buonaamministrazione pubblicadi Marco Caldarelli

Rivediamo e pubblichia-mo per adempire ad

un’opera di misericordia: vi-s i t a re i carcerati. Ancora sui-cidi in carc e re! Ancora un de-tenuto si è ucciso stanotteimpiccandosi alle sbarre!

Dalla Rassegna stampadi “Ristretti Orizzonti” leg-go: “Da inizio anno salgonocosì a 39 i detenuti suicidi

nelle carceri italiane (33 im -piccati, 5 asfissiati col gas e1 sgozzato), mentre il totaledei detenuti morti nel 2010,tra suicidi, malattie e cause“da accert a re” arriva a 109(negli ultimi 10 anni i “mor -ti di carc e re” sono stati 1.707,di cui 595 per suicidio).

In un altro giornale leggo:“In Italia i reati diminuiscono

e la mafia uccide di meno”.Quest’ultima aff e rm a z i o n emi ha fatto amaramentes o rr i d e re perché la mafia èstata superata abbondante-mente dalla morte carc e-r a r i a .

In carc e re si continua am o r i re. E nessuno fa nulla.

La gente onesta pre o c-cupata ad arr i v a re alla finedel mese e a pagare la ratadel mutuo, non ha tempo dip reoccuparsi di qualche de-tenuto che si toglie la vitap e rché stanco di soff r i re .

Non solo i mafiosi, pure lepersone “oneste” non sentono,

non vedono e non parlano. I“buoni” difendono solo i“buoni”, i cattivi possonoc o n t i n u a re a togliersi la vi-ta in silenzio. In carc e re sid o v rebbe perd e re solo la li-b e rtà, non la vita.

Se questo accade non ècolpa di chi si toglie la vita,ma di chi non l’ha impedito.

La morte è l’unica cosa chefunziona in carc e re in Italia.

È l’unica possibilità chehai fra queste mura per noni m p a z z i re e per smettere dis o ff r i re. Di questo passo ils o v r a ffollamento sarà risol-to dagli stessi detenuti.

C a rc e re a mort edi Carmelo MusumeciDetenuto nel carcere di Spoleto Luglio 2010

La crisi economica e finanziaria che ha colpito tutti i Paesi industrializzati ha avuto delle pesanti ripercussioni sul mer-cato del lavoro e sul tasso di disoccupazione.

In Italia, gli ultimi dati ISTAT sottolineano come in Italia il mercato del lavoro sia riuscito meglio che in altre econo-mie ad affrontare il difficile momento congiunturale con un aumento contenuto del tasso di disoccupazione che continuaancora ad essere inferiore al dato medio dell’area euro (8,2% contro il 10,1% nello scorso mese di agosto).

All’interno di questo difficile contesto, le Banche Popolari hanno contribuito al sostegno dei livelli occupazionali. siacontinuando a finanziare i sistemi produttivi locali, attraverso l’erogazione di flussi di credito, sia attraverso la tenuta deilivelli occupazionali negli istituti bancari stessi.

In particolare, esaminando l’attività delle banche del Credito Popolare, si osserva che le banche del territorio hannocontinuato a fornire credito alle PMI, come ci mostra il dato sul flusso di nuovi prestiti alle PMI che nei primi otto mesidell’anno ha superato quota 26 miliardi di euro. Inoltre, dal 2009 gli impieghi del Credito Popolare hanno continuato acrescere a ritmi elevati, registrando tassi di crescita nell’ordine del 5% annuo.

Sul fronte interno, le Banche Popolari hanno perseguito una politica che non si è limitata solo a mantenere i livelli oc-cupazionali, ma è andata oltre investendo risorse ed energie nei processi di formazione e di aggiornamento. Un investi-mento, che è arrivato nel 2009 a 60 milioni di euro, con un incremento del 3,5% rispetto al 2008, per un numero com-plessivo di giornate di formazione superiore a 400 mila e coinvolgendo più dell’80% del personale. Tutto ciò al fine di for-nire alla clientela un servizio sempre più attento e scrupoloso ed instaurare un rapporto tra banca e cliente di salda e re-ciproca fiducia che si è confermata proprio durante la crisi, come testimonia la crescita del numero dei rapporti e in par-ticolare dei clienti a oltre 600 mila unità negli ultimi due anni.

In definitiva, le Banche Popolari continuano a dimostrare che l’attività di formazione rappresenta un aspetto decisivoe qualificante delle politiche attuate dalla Categoria che produce di riflesso risultati importanti di produttività ed eff i-cienza operativa oltre a qualificare l’immagine delle Banche Popolari nei confronti della clientela.

Associazione Nazionale fra le Banche Popolari

Le Banche Popolari a sosteno dell’occupazionedi Giuseppe De Lucia LumenoSegretario Generale Associazione Nazionale fra le Banche Popolari

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9Anno 2010 - N. 4

L’uomo spirituale non sichiude nell’eff i c i e n t i-

smo, nella ricerca della per-fezione esteriore delle cose edelle azioni, ma è più pro-penso a rimanere aperto adaltri valori e dimensioni, piùprofonde e personali: l’ami-cizia, la fraternità, il sacrificioumile, l’ospitalità cord i a l e ,l’accoglienza pre m u rosa ver-so tutti. Per questi valori l’uo-mo spirituale è capace – omeglio, “reso capace” dalloSpirito di Dio – di un impe-gno strenuo e paziente.

Istituzioni, stru t t u re so-ciali, culture hanno bisognodi un nuovo ethós, di un’eti -

ca delle virt ù che segni unap rofonda stagione di con-versione degli stili di vita so-ciali. Noi non vogliamo sfug-gire a questa responsabilità.

G u a rdando all’insegna-mento di Papa Benedetto XVIe ai principi fondamentali chehanno ispirato il suo Magi-stero, sulla scia di GiovanniPaolo II e del Concilio Ecu-menico Vaticano II, ritenia-mo che non ci sia pericolop e g g i o re per la coscienza so-ciale di un popolo che l’in-sensibilità del popolo stessodi fronte al dilagare dell’im-moralità.

È paradossale che l’assue-fazione ai mali sociali, chedenigrano la dignità dellapersona, si vada giustifican-do con l’idea che sia sinoni-mo di modernità una vitapubblica moralmente inqui-nata, in cui sia vera libert àl’autonomia da ogni leggemorale o da ogni verità; siavera libertà l’aff e rmarsi delbene individuale su ogni be-ne oggettivo.

Giova ricordare che per icristiani impegnati in politi-ca nel secolo scorso, a caval-lo della nascita della Repub-blica Italiana, l’aggettivo “cri-stiana” al fianco della parola“democrazia” delimitava, ar-ginava in nome di principisaldi, eticamente validi, il di-l a g a re dell’immoralità pub-blica e privata.

Dunque, “cristiano” noncome sinonimo di stato con-fessionale, né di regime teo-cratico, ma come principioregolatore di moralità, dellamorale cristiana applicata al-la vita pubblica di un Paese.

La morale cristiana è il le-game, il collante tra il cielo ela terra; è la morale cristianache autentica i rapporti di fra-t e rnità fra gli uomini, fra i po-poli. Mancano della vera no-zione di moralità coloro che laconcepiscono solo in modo

puramente individuale e in-dividualista, mentre essa has e m p re un carattere pubbli-co, collettivo, sociale. Senzauna morale religiosa, senzaun rimando ai valori dello Spi-rito, la morale razionale ri-m a rrà solo nell’ordine mate-riale, umano e presto scadrànel calcolo, nel vantaggio im-mediato, nell’egoismo.

Ora la legge morale è an-zitutto una legge interiore, èquell’intima convergenza del-l’animo umano verso il bene,n a t u r a l i t e r, in quanto vero be-ne; così come le leggi, i pre-cetti religiosi, i costumi so-no l’espressione esteriore del-la natura sociale dell’uomo.Ma l’uomo non è scindibile:l’uomo che vive con gli altri

è l’uomo che vive nella suainteriorità.

In questo contesto s’inse-risce la necessità di pro g e t-tare una nuova cultura, cherisponda, contemporanea-mente, alle aspirazioni piùp rofonde dell’uomo e alle sfi-de decisive delle culture deln o s t ro tempo: una c u l t u r adella Pentecoste.

Una cultura di Pentecosteper il rinnovamento del Paesed i S a l v a t o re Martinez P residente del Rinnovamento nello Spirito Santo

Civitanova Marche, 22 ottobre 2010

Oggi ho vissuto il mioprimo giorno di scuola.

Non sono regredito. Hoavuto un incarico per unasupplenza breve. Forse duemesi. Grazie ad una inse -gnante che, bontà sua, de -ve operarsi ad un piede.

P roprio stamane, dopocinque intense ore di lezio -ne in quel di Fiuminata,m e n t re in auto riattraver -savo in senso inverso pertutta la sua lunghezza lap rovincia di Macerata, pen -savo: chi glielo dice ora al -la Gelmini?

Le ultime due ore di le -zione, la quinta e la sesta, leho avute in una classe di ter -za media. Ragazzi abituati af a re delle due ore, una di tec -nologia e l’altra di disegnotecnico, proprio perché piùstanchi. È un classico di tuttele organizzazioni didattiche.

Ma non conoscevanoP r i o retti! Due belle ore ditecnologia!!

Due ore di appro f o n d i -mento, domande, riflessio -ni, interrogazioni a tutti,nuovi termini, spiegazionedi processi ed esempi, tan -ti esempi. Forse pensere t eche ci sia stata la rivolta.

Ora questi ragazzi sonodei piccoli gioielli.

Alla fine delle due oremi hanno detto: “prof lei

ha un linguaggio diff i c i l ema queste due ore sonopassate senza accorg e r -c e n e ! ” .

Ecco questo vorrei direalla Gelmini Io sono un “in -segnante” dell’ultima ora.Insegno nelle scuole da so -lo tre anni. In terza fasciasenza abilitazione .Senzam a s t e r. Il più precario tra ip recari.

Chi glielo dice alla Gel -mini che “mi piace da mat -ti insegnare!!!” e che i ra -gazzi se ne accorg o n o ! !Come faccio a spiegarg l iche sarei disposto ad ac -c e t t a re questo stipendiocon un numero maggioredi ore di lavoro? E chequando se la prende con ip recari come me si dimen -tica di tutti quei docenti le -gittimamente abilitati edin forza al Ministero chehanno “due o tre lavori”?

Come faccio quindi as p i e g a rgli che potrebbe va -l u t a re anche tra i pre c a r iquelli che amano il loro la -v o ro di insegnanti e lo fa -rebbero in modo esclusivorispetto a quelli che lo eser -citano per puro arrotonda -mento? E come potrò esse -re valutato per questo? Ionon ho abilitazione. Io nonesisto. Sono solo innamo -rato di questo lavoro. Manon basta.

Paolo Prioretti

Caro prof. Prioretti,la ringrazio per la sua

gradevole missiva che inau-gura la posta dei lettori.L’abbiamo dovuta sintetiz-z a re, ma rimane invariatoil suo ‘grido d’aiuto’, chedà voce a molti laure a t iche, nella scuola di oggi,non trovano lo spazio chem e r i t e re b b e ro. Sono del-l’idea che, proprio a causadella crisi che ci affligge, ils e t t o re sul quale conver-g e re gli sforzi economicisia proprio quello della for-mazione scolastica e uni-versitaria. Mi rendo contoche possa sembrare un pa-radosso, ci sono altri setto-ri apparentemente ‘piùsensibili’, ma dal pantanodella crisi si esce con le ideee con l’intelligenza, non so-lo con riduzioni di spesa. Ele idee e l’intelligenza fio-riscono nella scuola e nel-le università, nelle quali sia-mo stati per secoli all’a-v a n g u a rdia nel mondo.C e rto, essendo la copert aeconomica striminzita, secopriamo di qua dovre m-mo scoprire di là. Cosa la-sciamo fuori o copriamomeno? Proposta anticosti-tuzionale: riduciamo lepensioni già acquisite chesuperino un livello concor-dato. Meno ottuagenari al-le Barbados, più insegnan-ti motivati come lei. Che nep e n s a ?

•S t u p i d a r i o•

A M B I E N TA L E ,C U LTURALE

ED ENERGETICOLa Casa dei Gladiatori checrolla a Pompei e il Vene-to sotto un metro di fan-go sembrano una fotocrudele del nostro Paese;molte reazioni, alcune ori-ginali. Il ministro dei BeniCulturali si è lamentatodei tagli al suo bilancio, ilgeologo televisivo (To z-zi..poteva mancare?) del-la disattenzione per l’am-biente, l’intellettuale (ilp rof. Giorgio Israel) deisoldi buttati nella culturabassa. Hanno tutti ragio-ne: il ministero di Bondiha subito un taglio del30%, quello dell’ambien-te del 60%, e i soldi spre-cati ad ogni livello per inu-tili “notti bianche” et si-milia sono un insulto albuon senso e non solo.Tutto vero, però più di tut-ti ha ragione il prof. Fran-co Battaglia che da anniva dicendo: eolico e foto-voltaico sono investimen-ti inutili, quei soldi (mi-l i a rdi di incentivi) usiamoliper pre v e n i re disastri am-bientali. E culturali.

H anno sc ri tto i lettori

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Una proposta di legge”or-ripilante” che mortifica

la vocazione moderata , so-lidale, e rispettosa della di-gnità altrui della RegioneM a rche. Te rra di accoglien-za oggi, terra di confine untempo condizione questa chesi vorrebbe di nuovo rinver-dire. Verde come le insegnedella Lega che prova nella no-stra Regione a parlare Pada-no, ad attirarsi una simpatiaelettorale cavalcando la pro-blematica dell’immigrazionep a rtendo dalle scuole e dagliasili . La proposta di legge re-cita che in quelle scuole po-tranno accedere solo i bam-bini figli di extracomunitarinon clandestini e in re g o l acon i permessi di soggiorno,che dimostrino di avere unlavoro e che siano residentida almeno 15 anni. Una leg-ge presentata e voluta dal Ca-pogruppo Leghista che pro-babilmente ha la certezza co-sì di risolvere il problema del-la clandestinità attuando unasorta di “confessione di irre-

golarità” all’atto dell’iscri-zione dei piccoli extraco-munitari negli asili e nellescuole della Regione. Pocoimporta se un genitore lavo-ra e l’altro è in attesa di unposto di lavoro o se tutti edue sono in attesa di riceve-re il permesso di soggiorno enel frattempo si tengono ibambini a casa perché nonpossono per legge studiare .Non per niente il segretarioRegionale della Lega si è dis-sociato da questa pro p o s t a ,che ha definito solo un ini-ziativa personale del suo con-sigliere, non discussa ne ap-provata e quindi non inseri-ta nel programma leghista perle Marche. Una legge checonsenta una tranquilla pre-senza nel nostro territorio diextracomunitari, è un’altracosa. Occorre dare la possi-bilità nei limiti della legalità,ma anche della più auspica-bile tolleranza burocratica, atutti di usufruire dei serviziscolastici che non vanno usa-ti per separare famiglie di et-

nie diverse, ma per imparareintegrazione per conoscerec u l t u re diverse e conoscereil vero significato di legalità.Questo allora sarebbe un at-to di buon senso, così comesarebbe buon senso metterenel cassetto quella propostadi legge. L’Auspicio e l’esor-tazione e quello di confron-tarsi seriamente con le altref o rze politiche, per appro v a-re una legge condivisa da tut-ti che sia strumento di veraintegrazione e di speranza,per i tanti bambini extraco-munitari che non conosco-no la burocrazia ma che pos-sono imparare e capire in chemondo vivono.

Lasciate che i bambini “vadano a scuola”d i Giovanni Ferm a n i

Come i pastori della notte di Betlemmee come Abramo, come Giuseppe e Ma-

ria col bambino per sfuggire all’ira di Ero-de, appartengo alla razza dei camminatori.Questo mi ha portato a re s p i r a re l’aria delNatale non solo in Italia ma a Parigi e Lon-dra, a Madrid e To ronto e in altre città e bor-ghi d’Occidente.

La pittura e la letteratura, la poesia e il tea-tro, l’arte tutta, l’estetica dell’Occidente cri-stiano grondano di questo avvenimento es-senziale: “Il Verbo si è fatto carne”. L’evolu-zione della società occidentale, le guerre e leviolenze, i sottoprodotti del razionalismo car-tesiano non avevano rallentato l’emozione dir i t rovarsi verso il 25 dicembre in colori e odo-ri, sapori e parole, musica e atmosfera che di-cevano: “Buon Natale”. Un film europeo del2005, Joyeux Noël, narra la tregua inattesadel 1914, quando soldati tedeschi, francesi escozzesi, proclamarono sul campo un armi-stizio temporaneo senza l’accordo degli altigradi, celebrando i canti e la liturgia del Na-tale tra il filo spinato e il sangue dei morti.

Negli ultimi anni i simboli del Nataletendono a cambiare. Nelle metropoli euro-pee, all’insegna della tolleranza e della “lai-cità delle istituzioni”, si assiste ad una sop-p ressione delle immagini tradizionali ed al-la creazione artificiosa di nuovi simboli cheincludano i musulmani o i credenti di altrereligioni. Niente Gesù bambino, niente Ma-donne, niente presepi. La renna risulta un’i-cona in crescita, forse perché fa il parallelocon la festa islamica del montone. Eppureè come festeggiare il compleanno del papào della mamma e dire:”Facciamo festa, manon diciamo perché”.

Il Natale è il centro del calcolo del tempo,delle tradizioni culturali, dalle più “confes-sionali” alle più “laiche”, dell’autocoscienzadell’Occidente. Solo il possesso di un’ iden-tità forte ci permetterà di dialogare e acco-g l i e re uomini e donne di altre fedi e cultu-re. E, che piaccia o no, che si scriva o menoin una Costituzione europea, l’identità del-l’Occidente è cristiana. Oggi ci è nato unBambino. Buon Natale.

N ATALE: coscienza d’occidentedi Antonio Belpiede, ofm cap

P a rtendo dall’i-dea di Scho-

p e n h a u e r, che ri-conosce alla mu-sica la capacità die s p r i m e re l’essen-za delle cose e cheper questo le as-segna il posto piùalto nella gerar-chia delle art i ,P roust, nella suaR e c h e rche, si pre-figge di “ripre n-d e re alla musica ilsuo bene”. Non sitratta di re c u p e-r a re alla letteratu-ra una vaga musi-calità, ma di esprimere l’indicibile, l’ineffabile, l’indivi-duale, di ripro d u rre per via di parole, e con il concorsodell’intelligenza, quanto la grande musica riesce a espri-m e re, per giungere così, come voleva Schopenhauer, ecome era il sogno di Mallarmé, a una spiegazione lette-raria del mondo. Compito dell’artista è infatti la ricerc adella verità e riconoscendo alla musica la capacità die s p r i m e re la quintessenza delle cose, della vita stessa, dir i s v e g l i a re in noi il fondo misterioso della nostra ani-ma, Proust trova in essa il modello artistico cui fare ri-ferimento per la propria opera d’art e .

P e rché la musica ha questa capacità? Perché - spiegail filosofo francese Jankélevitch - è un linguaggio de-fluente e incoerente, equivoco e discontinuo; in essa c’èl’allusione a “un essere delle cose”, alle sottigliezze, agliaspetti più inaff e rrabili, più ineffabili del reale. Per lasua speciale natura la musica ci consente non certo di af-f e rr a re, ma di sfiorare, accostarci per un fuggevole atti-mo a questa realtà, meno corposa, meno consistente, mac e rto non meno importante e significativa per l’uomo.

La musica infine scatena (e allo stesso tempo agiscecome) la memoria involontaria, quella capacità cioè del-la nostra mente di sottrarsi momentaneamente all’in-telligenza e di riport a rci a impressioni e sensazioni vis-sute in passato: il ripresentarsi di un tema già udito cir i p o rta alla mente la sua prima apparizione. Gli effetti de-rivati dalla memoria involontaria ci procurano una feli-cità intensissima. Soltanto nell’atto involontario del ri-c o rdo il nostro tempo di vita può essere riscattato, per-ché soltanto in esso troviamo nella cosa rammemoratala pienezza di significato di cui non ci eravamo accort inel momento in cui l’avevamo vissuta. Per fissare in qual-che modo questi fuggevoli momenti non resta forse chel ’ a rte, il cui scopo non può essere altro dunque che la ri-c e rca della verità, della vera essenza delle cose.

La musica spiega labellezza delle coseLa più “alta” delle arti portatrice di un messaggio di salvezzadi Graziani

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T ra la Versailles del 1953,otto anni dopo il massa-

c ro della seconda guerr amondiale, con il sogno del-l’Europa nel cassetto e quel-la di cinquantanni dopoquando al limitare di Parigi sisono riuniti i rappresentantidi amministrazioni locali eregionali di oltre 30 Paesi dicui già 25 (ora 27) nell’U-nione Europea in attesa di unTrattato (e ancora di una Co-stituzione Europea), si è svol-ta l’opera di Gianfranco Mar-tini. Uno dei “piccoli grandipadri” che hanno reso possi-bile l’Europa. Adenauer, DeGasperi, Schumann, Spaak,Spinelli, ma anche chi l’hacostruita dal basso, federali-sticamente e solidaristica-mente, come Bareth, Sarg e n t ,Serafini e Martini.

“Piccoli padri, una con-versazione sulla nascita del-l’Unione Europea e il suo fu-turo” è una lunga intervistaa Gianfranco Martini, oggim e m b ro della Direzione del-l ’ A i c c re (Associazione Italia-na del Consiglio dei Comu-ni e delle Regioni d’Europa)e del Congresso dei poteri lo-cali e regionali del Consigliod ’ E u ropa,il quale, raccon-tando la sua vita politica e so-ciale, permette di ricostru i rela storia dell’Europa e del-l’Unione Europea.

Anni di ricordi, frasi e mo-menti di una vita che ha or-mai raggiunto il traguardo dioltre 85 anni, e che ha vistopassare alcune delle vicendepiù tragiche e dei pro b l e m ipiù difficili dagli anni trentaal primo conflitto mondiale,dal dopoguerra alle crisi in-ternazionali, dai movimentiper l’Europa unita al Conci-lio Vaticano II, dalla fine del-l’Unione Sovietica alla con-clusione del colonialismo ea l l ’ a ff e rmarsi di nuove po-tenze mondiali.

All’inizio del suo operatoda segretario generale ag-giunto dell’Aiccre gli si apri-rono due strade al suo impe-gno europeo: la prima ri-guardava le relazioni con leIstituzioni Europee, con l’U-

nione Europea e con il Con-siglio d’Europa con l’intensi-ficazione della cooperazioneriguardante il Comitato del-le regioni creato dal Trattatodi Maastricht; la seconda con-cerneva i rapporti con alcu-ne strutture della società ci-vile di ordine associativo e di

forte militanza europea, ov-vero il Consiglio dei comunie delle regioni europee (Ccre )di cui l’Aiccre costituiva lasezione italiana.

Un lavoro politico con-sapevole della posta in gio-co e del significato, del va-l o re e delle conseguenze po-

sitive della creazione diu n ’ E u ropa soggetto politicounitario, democratica, art i-colata in forma federale, at-tiva sul piano dello sviluppoi n t e rno e della politica in-t e rnazionale.

M a rtini nell’interv i s t aracconta il suo percorso con

intense riflessioni sul pianoumano e politico, ma so-prattutto mostra gli obiet-tivi raggiunti e quelli an-cora lontani. Tenacia nel-l’azione, attenzione allenuove generazioni, intelli-genza politica, educazionecivica europea perm a n e n t ee diffusa, sviluppo dei temie u ropei dell’inform a z i o n e ,r i c e rca di innovazione isti-tuzionale, ecco alcune del-le sfide che attendono gliuomini politici, ma anchei cittadini interessati allasolidità di un’Europa per laquale l’ex Presidente dellaRepubblica, Oscar LuigiS c a l f a ro, nell’intro d u z i o n edel libro, aff e rma la neces-sità “dell’entusiasmo e del-la spinta dei primi tempi eanche di una buona dose diumiltà”.

I “Piccoli padri” dell’Euro p adi Alessandra De Lucia Lumeno

In un mondo che cambia saper sce-gliere la strada è una frase compiu-

ta. Una frase copiata e costruita su duetemi e lezioni distinte che ho avuto mo-do di ascoltare al Meeting di Rimini.La prima tenuta congiuntamente dalCardinale Cordes e dal Prof. Buttiglio-ne “UN MONDO CHE CAMBIA” l’al-tra “SAPER SCEGLIERE LA STRADA”svolta, dall’Amministratore DelegatoFIAT Sergio Marchionne.

Trattandosi di lezioni mi sono qua-si rivisto, giovanissimo operaio, quan-do, per part e c i p a re ad corso di for-mazione al centro studi CISL di Fi-renze dovetti aff ro n t a re un esame dia m m i s s i o n e .

Il Dire t t o re del cen t ro studi mi chie-se qual’era, secondo me, la giusta re-tribuzione di un lavoratore dipenden-te. Pochi mesi prima dell’esame dal-l’Azienda dove lavoravo, su richiestadella Commissione Interna, mi venne

riconosciuto il passaggio-promozioneda apprendista ad operaio qualificato.Ciò mi spinse a rispondere che “la giu-sta retribuzione” era quella prevista daiContratti di Lavoro i quali in base allazona salariale e alla mansione svoltastabilivano qualifica e retribuzione.

Venni ammesso al corso, dove poiappresi due altre varianti di “giusta re-tribuzione” oltre quella del contratto ,che doveva essere giusta, visto che eravalsa a farmi superare l’esame.

Il Prof. di Economia spiegò che eragiusto re t r i b u i re solo in base a quan-to ogni singola azienda era in grado dip a g a re e quindi la retribuzione pote-va essere alta, media, o bassa a pre-s c i n d e re da leggi e contratti e era giu-sta per definizione.

Il Prof di Diritto ci spiego che la“giusta retribuzione era quella indicatad a l l ’ a rt. 36 della costituzione “dirittoad una retribuzione pro p o rzionata al-

la quantità e qualità del lavoro . . . . i nogni caso sufficiente ad assicurare a see alla famiglia un’esistenza libera e di-gnitosa. Sulle prime disorientato pre-sto mi resi conto che nella realtà delposto di lavoro, aveva ragione il Pro f .F a rfisa, azienda dove lavoravo la qua-le mi aveva istruito sul campo conuna lezione che valeva, sommate, ledue di economia e diritto. Abbiamo vi-sto quanto il concetto di re t r i b u z i o n egiusta sia opinabile e quanto lo sia an-cora oggi se consideriamo l’anda-mento delle retribuzioni in Italia nel-l’ultimo anno.

I dati dell’ISTAT dicono che dal lu-glio 2010 rispetto allo stesso mese del2009 l’incremento salariale dello 0,6%a riguardato i dipendenti dello stato edelle sue amministrazioni. Mentre nelc o m p a rto della sanità,(paga lo Stato)dove la spesa e’ organizzata e ammini-strata però dalle regioni l’incre m e n t osalariale e’ stato del 4,2% e il 4,3% e’toccato ai dipendenti delle Regioni edegli altri enti locali.

Questa la possiamo definire la quar-ta lezione del prof. Politica in tema digiusta retribuzione, dove si re t r i b u i s c enon solo senza parametri economici diquantità e qualità del lavoro (art. 36della costituzione), ma anche senzaa v e re uno straccio di idea su concetti diproduttività e funzionalità dei serviziche si offrono alle comunità locali.

Relazioni sindacali, politica e re t r i b u z i o n iIn un mondo che cambia saper scegliere la stradadi Negri Eleuterio

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1 2Anno 2010 - N. 4

L a Regione Marche haemanato nelle scorse

settimane delle opport u n elinee guida per stabilire l’in-dividuazione di aree nonidonee alla realizzazione diimpianti fotovoltaici; talep rovvedimento off re l’occa-sione per una serie di con-siderazioni sulla eff e t t i v autilità di tale tecnica di pro-duzione di energ i a :

1 . il fotovoltaico è inuti-le tecnicamente dato chef o rnisce potenza quando ecome le condizioni atmo-sferiche lo permettono e nonquando e come viene ri-chiesta dall’utenza; questo

significa che va aff i a n c a t oda un sistema di pro d u z i o-ne tradizionale capace di ri-s p o n d e re in tempo reale al-la domanda di potenza. Lagestione di una pro d u z i o n enon prevedibile di energia èt u t t ’ a l t ro che banale e port acon sé una complicazionenella rete di distribuzioned e l l ’ e n e rgia elettrica.

2 . il fotovoltaico è dan-noso economicamente; haavuto il successo che dob-biamo constatare solo per-che fortemente incentiva-to dallo Stato, che con i sol-di (delle bollette) di tuttista rendendo felici pochi

furbetti che si vedono pa-g a re la (poca) elettricitàche producono 4-5 volte ilp rezzo effettivo; sembrap roprio l’ennesimo esem-pio di spese a carico di tut-ti e guadagni a beneficio dipochi. Senza dimenticareche una centrale tradizio-nale comunque va costru i-ta e mantenuta.

3 . il fotovoltaico è dan-noso per l’ambiente; e que-sto purt roppo lo possiamoc o n s t a t a re attraversando len o s t re campagne, sfre g i a t eda installazioni di impian-ti per i quali sono state in-dividuate ovviamente lea ree migliori, più assolatee più comode. A questo vaaggiunto che quelle aree sa-ranno bloccate per almeno20 anni, con conseguenzep revedibili per la qualitàdei terre n i .

Se proprio non possiamop r i v a rci del fotovoltaico al-meno utilizziamo aree dovele conseguenze sono menopesanti; parcheggi o capan-noni industriali.

Bene ha fatto dunque laRegione Marche a mettereun freno a questa corsa alfotovoltaico; una limitazio-ne del danno che per orasembra l’unica strategia op-ponibile ad una moda chesta assorbendo fior di risor-se e che non porterà alcunbeneficio strutturale e tan-tomeno ambientale.

Fotovoltaico nelle Marc h ed i U m b e rto Spalletti

Civiltà a confro n t odi Antonella Fornaro

Il Cristianesimo ha por-tato ovunque si sia tro-

vato la sua visione vera-mente antro p o c e n t r i c a ,fondata cioè sul primatodell’uomo. Una visione chegli è peculiare rispetto allea l t re grandi religioni, cheparlano molto di Dio e po-co degli uomini. È stato al-la base della conoscenza,delle scoperte scientifiche ein part i c o l a re il cattolicesi-mo ha contribuito a svi-l u p p a re il senso della pro-mozione sociale. È chiaroche la rarefazione della pre-senza dei cattolici nella po-litica italiana comporta unimpoverimento non solodella stessa azione politica,ma anche di una fonda-mentale presenza nella so-cietà e nella cultura.

Non possiamo attribuireal mondo laico responsabi-lità che sono soprattutto no-stre. Io credo che i cattoliciin politica siano senza stra-tegia, navighino senza bus-sola. Continuo a ritenere im-portante, anche in un con-testo bipolare, la pre s e n z a

di una formazione identita-ria, di un partito di chiaraispirazione cristiana, comefu il Ppi di Don Sturzo, ca-pace di catalizzare e di por-t a re nella vita pubblica unmondo vitale, fatto di re t i ,associazioni, cooperative,volontariato.

Il voto di pre f e renza è unelemento importante, mac redo che questo discorsovada inserito in una riform acomplessiva della legge elet-torale, in senso più propor-zionale. Guardiamo per que-sto motivo con grande at-tenzione al modello tedesco,che permette di contempe-r a re la presenza di partiti conuna forte ispirazione con lastabilità e l’efficacia dell’a-zione di governo.

Bisogna tornare a parla-re e a spiegare, nelle par-rocchie, nei gruppi giovani-li, nelle famiglie della ric-chezza della dottrina socia-le della Chiesa. Non possia-mo dolerci della scarsa pre-senza dei giovani cattolici inpolitica, se poi ai nostri fi-gli non insegniamo nulla.

Q u a t t ro punti per cristianiin movimentodi Luca Marconi

Spesa a sostegno dei senza lavoro in % del Pil nel 2008

Spesa in euro per disoccupato

Germania 2,2% Germania 15.570,5

Spagna 2,1% Spagna 8.465,6

Francia 1,6% Francia 11.483,6

Irlanda 1,5% Irlanda 17.921,4

Portogallo 1,3% Portogallo 4.978,0

Svezia 1,2% Svezia 8.062,4

Austria 1,1% Austria 16.652,5

Grecia 0,5% Grecia 3.051,1

ITALIA 0,5% ITALIA 3.051,1

Regno Unito 0,3% Regno Unito 2.022,9Fonte: Elaborazione Ufficio Studi CGIA di Mestre su dati Eurostat

Dicevano i romani

Lo schiavo appartiene al pa-drone: non può essere né cit-tadino, né proprietario. Il pa-d rone può fare dello schiavociò che vuole, perfino mard a r l oa morte. Seignobus.

Nei lavori manuali non vi èbellezza né nobiltà. Ogni lavo-ro svolto col corpo curvo e los g u a rdo volto al suolo mi parecondannabile: un’occupazionedi individui inferiori; la sapienzasiede su un trono più alto.

Quando il padrone va alla fat-toria faccia il conto dei lavori ese-guiti e dei giorni impiegati. Se iconti non tornano, cert a m e n t eil fattore cercherà delle scuse, diràche alcuni schiavi sono stati am-malati, altri fuggiti, che il tempoera cattivo… In questo caso il pa-d rone insista per farsi re n d e reconto dei lavori. Dica che quan-do gli schiavi stanno male nono c c o rre dare loro tanto da man-g i a re, Poi venda l’olio, se va abuon prezzo, venda il vino e ilgrano in più. Venda anche i vec-chi ferramenti e gli schiavi vec-chi e ammalati insieme a tuttoquello che c’è di superf l u o .Da Catone, L’a g r i c o l t u r a .

Dicevano i cristiani

Non è lecito avere deglischiavi. Ogni uomo è figlio

di Dio ed è fatto a sua imma-gine. Possedere degli schiavisignifica fare mercato di Dio. San Gregorio di Nissa.

Non arrossiamo dei me-stieri e non crediamo che visia della vergogna nelle occu-pazioni manuali; vi p verg o-gna nell’ozio. Giovanni Crisostomo.

Beati coloro che amano lapovertà, perché di essi è il re-gno dei cieli.

Beati gli afflitti, perché sa-ranno consolati.

Beati i mansueti, perc h épossederanno la terra.

Beati gli affamati ed asseta-ti di giustizia, perché sarannosaziati.

Beati i misericordiosi, per-ché per loro vi sarà misericor-dia.

Beati i puri di cuore, per-ché vedranno Dio.

Beati i perseguitati a causadella giustizia, perché di essiè il regno dei cieli.Matteo, V.

SCHIAVI

LAVORO

VIRTU’ UMANE