Il Nuovo CIttadino n.4 - 2009

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Il nuovo c ttadino TRIMESTRALE di informazione politico-sociale N. 4-2009 Poste Italiane s.p.a. - spedizione in abbonamento postale -70% Commerciale Business Ancona n. 73/2009. I l Partito Popolare Italiano nasce con un chiaro intendimento: portare lo spirito cristiano in politica. L’intenzione non è per nulla dissimulata, è esplicita e dichiarata a voce alta. In ultima pagina riportiamo la testimonianza scritta di tutto ciò, come ap- pare evidente dal programma del PPI e da un magnifico articolo di Filippo Meda. Per gli amici de Il Nuovo Cittadino tutto questo non è solo una memoria glo- riosa da onorare, lo sentiamo come una necessità dei nostri tempi. Vorremmo anche noi gridarlo dai tetti e quanto vor- remmo che sia comune volontà di tutti i cristiani del nostro paese. Il cardinal Bagnasco l’ha ribadito recentemente: i cat- tolici possono essere presenti in ogni formazione politica purché questa non impedisca loro di operare secondo coe- renza rispetto ai principi della dottrina sociale e comunque i cristiani siano impegnati in questa coerenza per portare, vivere e proclamare lo spirito cristiano. Si tratta innanzi tut- to di proclamarlo e difenderlo dove offeso. Ma è soprattut- to promozione esplicita e coraggiosa. Ripeto i richiami non mancano, forse manchiamo noi. Portare lo spirito cristiano in politica contribuisce anche a chiarire un equivoco di fon- do. Non si tratta di accogliere qualche principio o valore del- la fede e della dottrina cristiana: si tratta invece di portare lo spirito integrale di Cristo, come Lui avrebbe pensato e ope- rato. Questo è lo sforzo che in ogni tempo e luogo i disce- poli del Divino Maestro sono chiamati a fare: prima di tutto fare questa ricerca. Poi nel concreto trovare le soluzioni più coerenti e solo alla fine cedere ai necessari compromessi in attesa di tempi e forze migliori per potere raggiungere lo sco- po di una piena verità cristiana che si affermi nella società. Bollare tutto questo di integralismo è da idioti se si tratta di non cristiani e da persone in malafede se si tratta di creden- ti. Idioti perché chiunque abbia un proprio convincimento è legittimato ad affermarlo nel modo più pieno; in malafede perché un cristiano sa che deve tendere alla perfezione sen- za fare sconti a se stesso e non può trovare giustificazioni nell’affermazione della propria fede solo perché incontra dif- ficoltà o conflitti. Esperienze del passato più difficili e dolo- rose delle nostre ci dicono che è possibile e noi lo vogliamo credere come laici cristiani impegnati: è possibile anche og- gi portare lo spirito cristiano in politica. Editoriale Editoriale N el ventesimo anniversario del- la morte di Augusto Del Noce è difficile sottrarsi all’impressione che la sua lezione continui ad esse- re incompresa, almeno per l’aspet- to più legato ai problemi del pre- sente. E pure il pensiero di Del Noce è il so- lo che offra gli strumenti concettuali per pen- sare il presente o, meglio, per pensare l’Ita- lia nel tempo presente. Se oggi c’è una frat- tura fra politica e cittadini la ragione prima è la mancanza di una visione culturale, di una (direbbe Del Noce) interpretazione del - la storia contemporanea capace di articola- re una condivisione di giudizio fra i gover- nanti ed i governati. La malattia della Prima Repubblica è stato il divorzio di politica e cultura. La classe dirigente della società po- litica è stata prevalentemente democristia- na; quella dirigente della cultura, della re- pubblica delle lettere, è stata prevalentemente azionista e comunista. I politici hanno subi- to il fascino di una cultura dalla quale si sen- tivano disprezzati, ma alla quale non sape- vano opporre una visione diversa. Una visione, soprattutto, dei miti fon- dativi della Repubblica e quindi del- la Costituzione che sta alla base del- la nostra convivenza civile. Di qui la centralità di quei democristiani che sembravano in grado di colmare quel fossa- to e di ottenere un certo gradimento o legit- timazione da parte delle sinistre culturali. Adesso la situazione è cambiata radicalmente. La interpretazione azionista della storia con- temporanea è caduta, vittima delle dure re- pliche della storia. Come difendere l’idea di un movimento progressivo della storia verso l’accordo fra il comunismo ed un “nuovo” cattolicesimo quando il comunismo è caduto ed insieme con esso è caduta una interpretazione del Concilio Ecumenico Vaticano II come rottu - ra assoluta con un precedente cristianesimo squalificato come integralista e reazionario? La malattia della Seconda Repubblica non è più l’egemonia azionista/comunista. segue a pag. 2 > on. Luca Marconi Lo spirito cristiano nella società Scriveteci a: [email protected] Direttore: Giovanni Fermani Comitato editoriale: Umberto Spalletti, Alessandra De Lucia Lumeno, Antonella Fornaro Grafica: Studio Messa Tipografia: Tecnostampa La profezia di Del Noce L’omaggio di un discepolo on. Rocco Buttiglione Anno 2009 N. 4 1 Editoriale on. Luca Marconi La profezia di Del Noce on. Rocco Buttiglione 2 Un principe della Chiesa. Biffi Vocabolario della lingua italiana 3 Berlino? Passato e futuro Alessandra De Lucia Lumeno Augusto Del Noce. Opere e biografia 4 Le trame occulte di nonna Marì D’Alema Enzo Nardi 5 Convegno Internazionale Sturziano Francesco Garofolo 6 Il libro. Un mondo senza povertà Alessandra De Lucia Lumeno Bad-Boys cattivi ragazzi. Il cellulare 7 Il Nobama per la pace Marco Caldarelli Breviario Sturziano Ipotesi sul “popolo invisibile” Paolo Ciccarelli 8 Cattolici all’attacco. Il nuovo peccato di omofobia Quale luogo per il Crocifisso Giovani in politica 9 Alzati Africa. Sinodo della Chiesa Cattolica Annamaria Re Obbligatorio avere fiducia Marina Salomon 10 10 La crisi economica è crisi del lavoro Simone Marconi Si può sconfiggere la fame e il sottosviluppo Dottrina sociale della Chiesa Cattolica. Strumenti di partecipazione democratica 11 11 L ’immunità parlamentare Francesco D’Onofrio Lo Spirito cristiano in politica Filippo Meda 12 12 Il Partito Popolare Italiano Nelle pagine Nelle pagine DALLA REDAZIONE DE IL NUOVO CITTADINO I PIÙ CARI AUGURI DI BUONE FESTE

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Il Nuovo CIttadino n.4 - 2009

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Page 1: Il Nuovo CIttadino n.4 - 2009

Il nuovo c ttadinoTRIMESTRALE di informazione politico-sociale N. 4-2009 Poste Italiane s.p.a. - spedizione in abbonamento postale -70% Commerciale Business Ancona n. 73/2009.

Il Partito Popolare Italiano nasce con unchiaro intendimento: portare lo spirito

cristiano in politica. L’intenzione non è pernulla dissimulata, è esplicita e dichiarata avoce alta. In ultima pagina riportiamo latestimonianza scritta di tutto ciò, come ap-pare evidente dal programma del PPI e da

un magnifico articolo di Filippo Meda. Per gli amici de IlNuovo Cittadino tutto questo non è solo una memoria glo-riosa da onorare, lo sentiamo come una necessità dei nostritempi. Vorremmo anche noi gridarlo dai tetti e quanto vor-remmo che sia comune volontà di tutti i cristiani del nostropaese. Il cardinal Bagnasco l’ha ribadito recentemente: i cat-tolici possono essere presenti in ogni formazione politicapurché questa non impedisca loro di operare secondo coe-renza rispetto ai principi della dottrina sociale e comunquei cristiani siano impegnati in questa coerenza per portare,vivere e proclamare lo spirito cristiano. Si tratta innanzi tut-to di proclamarlo e difenderlo dove offeso. Ma è soprattut-to promozione esplicita e coraggiosa. Ripeto i richiami nonmancano, forse manchiamo noi. Portare lo spirito cristianoin politica contribuisce anche a chiarire un equivoco di fon-do. Non si tratta di accogliere qualche principio o valore del-la fede e della dottrina cristiana: si tratta invece di portare lospirito integrale di Cristo, come Lui avrebbe pensato e ope-rato. Questo è lo sforzo che in ogni tempo e luogo i disce-poli del Divino Maestro sono chiamati a fare: prima di tuttofare questa ricerca. Poi nel concreto trovare le soluzioni piùcoerenti e solo alla fine cedere ai necessari compromessi inattesa di tempi e forze migliori per potere raggiungere lo sco-po di una piena verità cristiana che si affermi nella società.Bollare tutto questo di integralismo è da idioti se si tratta dinon cristiani e da persone in malafede se si tratta di creden-ti. Idioti perché chiunque abbia un proprio convincimentoè legittimato ad affermarlo nel modo più pieno; in malafedeperché un cristiano sa che deve tendere alla perfezione sen-za fare sconti a se stesso e non può trovare giustificazioninell’affermazione della propria fede solo perché incontra dif-ficoltà o conflitti. Esperienze del passato più difficili e dolo-rose delle nostre ci dicono che è possibile e noi lo vogliamocredere come laici cristiani impegnati: è possibile anche og-gi portare lo spirito cristiano in politica.

EditorialeEditoriale

Nel ventesimo anniversario del-la morte di Augusto Del Noce

è difficile sottrarsi all’impressioneche la sua lezione continui ad esse-re incompresa, almeno per l’aspet-to più legato ai problemi del pre-sente. E pure il pensiero di Del Noce è il so-lo che offra gli strumenti concettuali per pen-sare il presente o, meglio, per pensare l’Ita-lia nel tempo presente. Se oggi c’è una frat-tura fra politica e cittadini la ragione primaè la mancanza di una visione culturale, diuna (direbbe Del Noce) interpretazione del-la storia contemporanea capace di articola-re una condivisione di giudizio fra i gover-nanti ed i governati. La malattia della PrimaRepubblica è stato il divorzio di politica ecultura. La classe dirigente della società po-litica è stata prevalentemente democristia-na; quella dirigente della cultura, della re-pubblica delle lettere, è stata prevalentementeazionista e comunista. I politici hanno subi-to il fascino di una cultura dalla quale si sen-tivano disprezzati, ma alla quale non sape-

vano opporre una visione diversa.Una visione, soprattutto, dei miti fon-dativi della Repubblica e quindi del-la Costituzione che sta alla base del-la nostra convivenza civile. Di qui lacentralità di quei democristiani che

sembravano in grado di colmare quel fossa-to e di ottenere un certo gradimento o legit-timazione da parte delle sinistre culturali.Adesso la situazione è cambiata radicalmente.La interpretazione azionista della storia con-temporanea è caduta, vittima delle dure re-pliche della storia.

Come difendere l’idea di un movimentoprogressivo della storia verso l’accordo fra ilcomunismo ed un “nuovo” cattolicesimoquando il comunismo è caduto ed insiemecon esso è caduta una interpretazione delConcilio Ecumenico Vaticano II come rottu-ra assoluta con un precedente cristianesimosqualificato come integralista e reazionario?La malattia della Seconda Repubblica non èpiù l’egemonia azionista/comunista.

segue a pag. 2 >

on. Luca Marconi

Lo spirito cristianonella società

Scriveteci a:[email protected]

Direttore: Giovanni Fermani Comitato editoriale: Umberto Spalletti,

Alessandra De Lucia Lumeno, Antonella FornaroGrafica: Studio Messa Tipografia: Tecnostampa

La profezia di Del Noce L’omaggio di un discepoloon. Rocco Buttiglione

Anno 2009 N. 4

11 • Editoriale on. Luca Marconi• La profezia di Del Noce

on. Rocco Buttiglione

22 • Un principe della Chiesa. Biffi• Vocabolario della lingua italiana

33 • Berlino? Passato e futuroAlessandra De Lucia Lumeno

• Augusto Del Noce. Opere e biografia

44 • Le trame occulte di nonna Marì D’AlemaEnzo Nardi

55 • Convegno Internazionale SturzianoFrancesco Garofolo

66 • Il libro. Un mondo senza povertàAlessandra De Lucia Lumeno

• Bad-Boys cattivi ragazzi. Il cellulare

77 • Il Nobama per la paceMarco Caldarelli

• Breviario Sturziano• Ipotesi sul “popolo invisibile”

Paolo Ciccarelli

88 • Cattolici all’attacco.Il nuovo peccato di omofobiaQuale luogo per il Crocifisso

• Giovani in politica

99 • Alzati Africa. Sinodo della Chiesa CattolicaAnnamaria Re

• Obbligatorio avere fiducia Marina Salomon

1010 • La crisi economica è crisi del lavoroSimone Marconi

• Si può sconfiggere la fame e il sottosviluppo• Dottrina sociale della Chiesa Cattolica.

Strumenti di partecipazione democratica

1111 • L’immunità parlamentare Francesco D’Onofrio• Lo Spirito cristiano in politica Filippo Meda

1212 • Il Partito Popolare Italiano

Nelle pagineNelle pagine

DALLA REDAZIONE DE IL NUOVO CITTADINO

I PIÙ CARI AUGURI DI BUONE FESTE

Page 2: Il Nuovo CIttadino n.4 - 2009

RECESSIONERallentamento diffuso (e ge-neralmente modesto) del-l’attività produttiva. Dal la-tino tardo recessio – onis “ce-dere, tirarsi indietro”. Finqui il Garzanti della LinguaItaliana. Cosa è successo nel-la realtà economica italianain questi ultimi due anni?L’attività produttiva è ral-lentata in modo diffuso?Questo rallentamento è sta-to modesto o significativo?C’è stato oppure no un ce-dimento di tutti gli indicimacroeconomici: PIL, oc-cupazione, consumi e inve-stimenti? Se stiamo al signi-ficato della parola, purtrop-po, abbiamo avuto, e abbia-mo, una recessione signifi-cativa e perdurante. Na-scondere il significato delle

parole non serve a cambiarela realtà, anche se l’effettopsicologico era quello di in-durre all’ottimismo. Ap-prezziamo l’intenzione fino

a condividerla, machi deve saperenon può far fintadi nulla. Trattare ilpopolo come unbambino che nondeve capire può es-sere un peccato ve-niale, diventa mor-

tale quando si fanno finan-ziarie da tempi normali sen-za aiutare le famiglie biso-gnose e i disoccupati a ri-trovare un lavoro.

Vocabolario della lingua italiana

2Anno 2009 - N. 4

Si è svolta a Roma lo scorso 1° ottobre, presso la sede dell’Associazione Nazionale fra leBanche Popolari, la presentazione della ricerca dal titolo “Il ruolo delle Banche Popo-

lari nell’evoluzione del rapporto banca-impresa” realizzata da un team di ricercatori del-l’Università Politecnica delle Marche coordinati dal Prof. Pietro Alessandrini.

L’incontro, presieduto dal Segretario dell’Associazione, Giuseppe De Lucia Lumeno, haregistrato la partecipazione, in qualità di relatori, della Sena trice Anna Cinzia Bonfrisco,di Giorgio Benvenuto, ex Presidente della Commissione Tesoro del Senato, e del Prof.Mario Comana, ordinario di Tecnica Bancaria presso la LUISS.

La ricerca ha messo in evidenza come ad elevate quote di mer cato territoriale delleBanche Popolari si accompagnino una maggiore disponibilità di accesso al credito per leimprese, soprattutto di piccole e medie dimensioni, ed una maggiore propensione del tes-suto produttivo all’innovazione tecnologica.

Unanime è stato l’apprezzamento e l’interesse manifestato dai relatori nel commen taretali evidenze. In particolare, il senatore Benvenuto ha sottolineato il modello virtuoso del-le Banche Popolari quali soggetti creditizi in grado di annullare gli effetti negativi sullerelazioni con il territorio legati alla crescita dimensionale delle imprese, rimarcando la pros-simità del Credito Popolare alle PMI ed ai distretti lo cali dell’economia.

Il Prof. Comana ha rilevato l’importanza della struttura organizzativa di tipo “federa-tivo” realizzata dalle Popolari quale soluzione pratica per mantenere immutata l’attenzioneal territorio, auspicando così un ulteriore sviluppo di strategie orientate verso le comu-nità locali.

L’impegno, ormai consolidato, del Parlamento Italiano per la salvaguardia del model-lo delle Banche Popolari è stato confermato, invece, dalla Senatrice Bonfrisco, che ha esor-tato tutta la Categoria a confermare il “salto di qualità” realizzato negli ultimi anni, otte-nuto, tra l’altro, attraverso il mantenimento della struttura del voto capitario, fattore didemocrazia economica assolutamente non negozia bile.

Grande soddisfazione per i risultati scientifici della ricerca ha espresso Giuseppe DeLucia Lumeno, segnalando come “queste evidenze accentuano e confermano le azionipositive che le Banche Popolari svolgono e continueranno a svolgere a sostegno delle Fa-miglie e delle PMI”, ed esaltando il valore e la solidità di principi cardine quali localismoe cooperazione, che hanno fatto del Credito Popolare un modello unico nel panorama cre-ditizio italiano.

Associazione Nazionale fra le Banche Popolari

Banche Popolari leader nel rapporto Banca-Impresa

Dopo la sentenza dellaCorte di Strasburgo que-

ste parole (del settembre2000) sono più attuali chemai: penso che l’Europa oridiventerà cristiana o di-venterà musulmana. Ciò chemi pare senza avvenire è la“cultura del niente”, dellalibertà senza limiti e senzacontenuti, dello scetticismovantato come conquista in-tellettuale, che sembra es-sere l’atteggiamento larga-mente dominante nei popo-li europei, più o meno tuttiricchi di mezzi e poveri diverità. Questa “cultura delniente” (sorretta dall’edoni-smo e dalla insaziabilità li-bertaria) non sarà in gradodi reggere il confronto ideo-

logico con l’islam, che nonmancherà: solo la riscoper-ta dell’avvenimento cristia-no come unica salvezza perl’uomo e quindi solo una de-cisa resurrezione dell’anti-ca anima dell’Europa potràoffrire un esito diverso aquel confronto. (tratto daldocumento Sull’immigra-zione ediz. LDC del Cardi-nale Giacomo Biffi)

Un principe della Chiesa

> segue da pag. 1

La profezia di Del Noce. L’omaggio di un discepolo

Quella visione è entrata in una crisi irreversibile, ma nonè stata sostituita da nulla. Prevale allora una certa assenza divisione ed assenza di cultura.

È il pensiero debole ovvero il divieto di pensare, l’ostra-cismo dato all’onesta ricerca della verità, il primato dei valo-ri vitali e del piacere immediato. Spesso le persone che ades-so esprimono questo pensiero debole sono le stesse che pri-ma difendevano il pensiero “forte” azionista e comunista. Ilfallimento della loro ragione viene nelle loro filosofie trasfi-gurato in fallimento della ragione in generale. Del Noce ave-va previsto con grande acutezza questa direzione evolutivain libri come “Il suicidio della Rivoluzione” e “Il Cattolico Co-munista”. Renzo De Felice ha retrodatato la morte della pa-tria all’8 settembre del 1943. In realtà siamo noi i testimonidella morte dell’idea di nazione in Italia o, se volete, dellamorte dell’Italia. Colpa delle odierne culture del nichilismoe del relativismo morale? Certamente. Ma colpa anche (e for-se soprattutto) dei cattolici e dei liberali che non sono staticapaci di elaborare una visione alternativa. Tutta la politicadel centro/destra è viziata da un deficit impressionante dielaborazione culturale. Quelli che tentano o hanno tentatodi ovviarvi importano da noi modelli di pensiero tratti da al-tri contesti culturali (es. austro/americani). Che difficilmen-te si prestano a pensare il nostro problema politico cioè ilproblema politico della identità della nazione italiana e quin-di del senso e della missione del suo esserci nel mondo. Pren-diamo come esempio lo sviluppo della destra italiana. DelNoce aveva delineato il percorso possibile di una nuova de-stra. Nel libro su Gentile Del Noce mostra la genesi cultura-le del fascismo come sintesi della dialettica marxista con il ri-sorgi mentalismo cattolico. Di qui una dottrina rivoluziona-ria all’interno della quale l’idea di nazione e di lotta fra le na-zioni sostituisce l’idea di classe e di lotta fra le classi. “Scio-gliere i fasci” significava per Del Noce sciogliere la commi-stione di ideologie rivoluzionarie marxiste e risorgimentonazionale cattolico, evacuare definitivamente l’elementomarxista e recuperare Rosmini e Gioberti.

I fasci sono stati sciolti, ma senza nessuna consapevo-lezza culturale. Il risultato è che di AN sappiamo che nonsono più fascisti, ma non sappiamo cosa siano diventati,tantomeno con lo scioglimento dentro il PDL. L’impressioneè che siano entrati nel territorio infido del pragmatismosenza principi che sembra essere diventato l’ideologia co-mune di tutte le forze politiche. Se qualcuno vorrà ripen-sare una politica della destra in Italia è da Del Noce che lasua riflessione dovrà cominciare. Riflessioni egualmentesevere possono e devono essere fatte anche sulle altre for-ze politiche del Paese.

BIFFI

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3Anno 2009 - N. 4

Èla città del cambiamento,della trasformazione, del

passaggio. La città del seco-lo scorso e insieme delle sfi-de del nuovo. Per ventottoanni il Muro l’ha divisa, dal1961 al 1989; da vent’anniquel Muro non c’è più, maqualcosa rimane ancora. Nonbasta il nuovo intonaco, ilgrande architetto e l’investi-mento milionario. Berlino èla città del futuro che non po-trà, però, mai liberarsi di quelpassato che si sente e si vededall’alto del grattacielo di Kol-lhof o nel drammatico per-corso del museo ebraico diLibeskind, da un caffè aPrenzlauer Berg o passeg-giando per Mitte, dando unosguardo verso Pankow e ver-so i segni del comunismo.

Il 13 agosto 1961, sottogli occhi esterrefatti dei ber-linesi, la DDR (RepubblicaDemocratica Tedesca), co-struisce un “muro di prote-zione antifascista”: una bar-riera di cemento armato, lun-ga 161 km, alta circa tre me-tri e mezzo. Seguendo la lineadi demarcazione dei settori,il Muro divide strade e pa-lazzi. La fuga dall’Est è pra-ticamente impossibile.

In quei ventotto anniscapperanno soltanto tremi-la persone e i “vopos”, leguardie di confine dell’Est,ne uccideranno circa 230 lun-go il Muro o nel fiume e al-tre 650 nel confine tra le dueGermanie. Nel 1989, però, ilsistema socialista incomin-cia a vacillare. In Unione So-vietica, Mikhail Gorbaciovha già avviato un’apertura po-litica, la Glasnost, e una eco-nomica, la Perestroika. In Po-lonia il movimento cattolicoSolidarnosc partecipa per laprima volta alle elezioni e ot-tiene una vittoria schiac-ciante. Fondamentale l’azio-ne politica e diplomatica dipapa Giovanni Paolo II e del-la Divina Provvidenza, comericorda durante la “Celebra-

zione della libertà” Lech Wa-lesa, cofondatore di Solidar-nosc e in seguito Presidentedella Polonia. “Bisognerebbecostruire il futuro dell’Euro-pa unita sulla base della ve-rità nella storia, non sullamenzogna. Non sono stati ipolitici a tenere in mano inquel momento i fili della si-tuazione”.

Il 10 settembre l’Unghe-ria apre i confini con l’Au-stria e in questo modo i te-deschi dell’Est possono fug-gire attraverso i due Paesi.Nel tentativo di salvare il sal-vabile, la sera del 9 novem-bre i vertici della DDR an-nunciano nuove norme perrecarsi nella parte Ovest. Lareazione è immediata: i ber-linesi assaltano il muro e loscavalcano. Si inizia ad ab-battere il “Mauer”: il simbo-lo di tanto dolore incominciaa lacerarsi, salvo alcuni trat-ti conservati a futura me-moria, come i 300 metri del-la Bernauerstrasse, classifi-cati monumento storico, o

la “East Side Galery” inMuhulenstrasse (1300 m dimurales, dipinti da artisti di21 paesi), o ancora i resti nel-la Niederkirchnerstrasse enel cimitero Invaliden-friedhof.

Nell’Anniversario dei 20anni dal crollo la sera del 9novembre la “barriera anti-fascista” è caduta di nuovoin un gioco di oltre mille pa-rallelepipedi dipinti che sonoscesi uno sopra l’altro in uneffetto domino di un chilo-metro e mezzo, tra il Reich-stag, la Porta di Brandeburgo,

la Postdamer Platz. E’ statafesta democratica. Per un po’di ore, il centro della capita-le è rimasto diviso nuova-mente tra Est e Ovest, in at-tesa che Lech Walesa e altrispingessero i primi paralle-lepipedi di polistirolo che, indiverse fasi, hanno dato il viaal domino. Una festa anchepolitica, con i leader dei Pae-si dell’Unione Europea più ilpresidente russo DimitriMedvedev e la segretario diStato americana Hillary Clin-ton accolti dal presidente fe-derale Horst Kohler.

A seguire brevi discorsidei rappresentanti delle expotenze occupanti Berlino,Clinton, Nicolas Sarkozy,Gordon Brown e Medvedev,un messaggio filmato di Ba-rak Obama e un discorso diAngela Merkel che ha ricor-dato il 9 novembre 1938 incui avvenne la Kristallnachtnazista che segnò l’inizio del-l’Olocausto.

Il Presidente della Re-pubblica, Giorgio Napolita-no, considera la caduta delMuro di Berlino “uno spar-tiacque nella storia mondia-le ed europea” e, ricordan-done l’anniversario, sottoli-nea che quel giorno “al paridel 9 maggio 1945” si diedeinizio ad una storia diversaperché si aprì la strada all’af-fermazione dei diritti di li-bertà, già sanciti con l’ado-zione delle costituzioni neipaesi in cui fu sconfitto il na-zismo e il fascismo.

Per chi ha vissuto anchesolo una piccola parte del‘900, Berlino “è per me”,come afferma la spia alla fi-ne del film Le vite degli al-tri, quando si reca in libre-ria a comprare il romanzoche gli ha dedicato l’artistache lui seguiva e che avevasalvato dalla polizia politi-ca. Piccoli pezzi che unitiformano il grande puzzledella storia.

Berlino? Passato e futurodi Alessandra De Lucia Lumeno

Nato a Pistoia nel 1910, studiò a To-rino dove ebbe, fra i suoi maestri,

Umberto Cosmo al Liceo e Carlo Maz-zantini all’Università. Importante fu lafrequentazione di Piero Martinetti, dal-la cui filosofia restò per qualche tempo

affascinato. Altre matrici del suo pen-siero sono nella filosofia francese, Blon-del, Maritain, Gilson e Laporte. Signi-ficativo per la sua formazione etico-po-litica fu anche il suo incontro con Al-do Capitini. È stato professore ordina-rio di Storia della filosofia moderna econtemporanea all’Università di Trie-ste e di Storia delle dottrine politiche eFilosofia della politica all’Università diRoma “La Sapienza”. Negli anni ‘80 ri-coprì per una legislatura la carica di Se-natore della Repubblica nella DC.

Augusto Del Noce fu grande cono-scitore del marxismo in Italia e certa-mente uno dei più acuti critici del pen-siero moderno. Fin dal 1945 getto lebasi di una interpretazione del fasci-

smo, poi confermate dalle ricerche diRenzo De Felice. Nel 1946 dimostròcome le contraddizioni interne al co-munismo avrebbero necessariamentecondotto alla sua dissoluzione, tesi cheribadì in un libro dal titolo indicati-vo:”Il suicidio della rivoluzione”, poipubblicato nel 1978, dieci anni primadel crollo del Muro di Berlino. Morì aRoma il 30 dicembre del 1989 pochesettimane dopo aver visto avverarsi lesue “profezie”.

Tra le sue opere ricordiamo: Il pro-blema dell’ateismo(1964), RiformaCattolica e Filosofia moderna, vol.1,Cartesio(1965), L’epoca della secola-rizzazione(1970), Il cattolico comu-nista (1981).

Augusto Del NoceOpere e biografia

La caduta del Muro

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4Anno 2009 - N. 4

In questi mesi dominatida Rossiccio Mal Pelo

Franceschini, Nonna MarìD’Alema, poverina, è rima-sta chiusa in casa a rinfre-scare i mutandoni degli avicomunisti con impossibi-li essenze. Le giornate tra-scorrevano per lei senzaemozioni sulla seggiolascricchiolante come quel-la di Anthony Perkins inPsyco. Contemplava dallafinestra la distesa del maredi Gallipoli e gli enormicirri che al tramonto assu-mevano volti di grifagnidiavoli.

Lì, al balcone della casapaterna le veniva nostal-gia del male fatto e si met-

teva a pensare assumendouno sguardo malinconico.Berlusconi principe dei fe-stini... finirai con uno sco-lapasta in testa a chiedere lacarità. Fini no oh Fini ama-do mio,.. a cena con Ta-rantini buoni i frutti di ma-re crudi in barca con Ta-rantini con Fini... amadomio. Uno squillo di cam-panello verso le sette la di-stoglieva da quei delicatipensieri. Era il candido LaTorre il quale, una volta en-trato nel corridoio, rag-giungeva Nonna Marì neltinello e si metteva a pian-gere sulla gonna nera, inu-midendola. Oggi è ringal-luzzita e balla la Taranta co-

me attraversata da una scos-sa elettrica. Veltroni, infat-ti, è ritornato definitiva-mente nella sua Caprera ascambiare le figurine Pani-ni e a vendere la collezio-ne degli Intrepidi. France-schini si è dimostrato nel-le idee e nella prassi una ro-betta come la Serracchiani.“E’ ora di agire! “PensaNonna Marì”. Candido LaTorre, vai ad avvertire Non-no Peppe!”.

Perché il lettore capisca,sarà il caso di dire che seD’Alema è la Nonna Marìdella sinistra, Bersani ne èil Nonno Peppe.

Il candido La Torretrovò Nonno Peppe con il

sigaro in bocca, la camiciadi fustagno a scacchi, in-tento a tirare una bocciacolor verdone tra lo sguar-do di compagni incarognitiche pronunciavano anate-mi incomprensibili in dia-letto emiliano. Nonno Pep-pe è un comunista libera-le che è come dire un sociodella Lipu cacciatore dipettirossi.

Egli costituisce il tipodell’ometto che in passatofrequentava i festival del-l’Unità: gnocco fritto, lam-brusco, tango, mazurka,Asor Rosa, Marcuse, bri-scola, donnone procaci as-somiglianti a Orietta Berti.Nonno Peppe fa quasi te-nerezza. Egli, quando ride,non ride semplicemente, ri-de di sé che ride. Una vol-ta raccontò in televisioneun apologo su Fassino, al-ludendo alla sua magrezzae lo avvinse una sghignaz-zata imbarazzante. I ciufficorvini di destra e di sini-stra inciuciavano sul cra-nio lucido e tendevano acongiungersi con i soprac-cigli lussureggianti: prati-camente il sosia di Ferrini,il comico lanciato da Ar-bore e testimonial di un ce-lebre pollo.

Il candido la Torre ri-velò a Nonno Peppe il pia-no di Nonna Marì per farfuori Franceschini. Glidisse che i sondaggi era-no tutti per lui e che Fran-ceschini avrebbe raggiun-to Veltroni nella bancarel-la rionale. Nonno Peppefece sì con i ciuffetti e quisbagliò. Tutti infatti sape-vano che il nuovo, vero ca-po carismatico della Sini-stra radicaloide sarebbestato Gianfranco. Giooo-vinezza roossaaa alla ri-scoooossa. D’altra partecosa avrebbe potuto fareNonno Peppe? Non gli ri-manevano che tre opzio-ni: le bocce (comprensivedi pallino), il pollo Ama-

dori ed Orietta Berti. Difronte a queste tre eve-nienze meglio tre mesi dieffimero potere. Ha davenì Gianfrà!

Il biennio 2008-2009 è stato il periodo più critico della pesante crisi finanziaria inter-nazionale, iniziata intorno alla metà del 2007 e non ancora del tutto superata. La lun-

ga fase recessiva non ha risparmiato nessun settore produttivo, compreso quello banca-rio. Tuttavia, le evidenze lasciano intravedere, nell’ultimo periodo, una possibile via d’u-scita in fondo al tunnel.

In tal senso le Banche Popolari hanno ottenuto risultati più che confortanti dimo-strando, rispetto al resto del sistema, di credere maggiormente ad un ritorno in terminidi efficienza e competitività, con un’attenzione particolare al patrimonio aziendale e al mo-do di “fare banca” incentrato sull’economia reale.

L’evidenza è sostenuta dalle cifre presentate nel Bilancio Sociale del Credito Popolare2009, sintesi ragionata di quanto “prodotto” sul territorio dalle Banche Popolari italiane: queste ultime, possono vantare risultati “sociali“ considerevoli in aggiunta alle tradizionalirisultanze di esercizio. Il Comparto ha, infatti, registrato nel 2008 flussi netti di nuovi af-fidamenti concessi che hanno superato i 118 miliardi di euro, valori in linea con i perio-di immediatamente precedenti la crisi, che rimarcano l’estraneità del Credito Popolare aifenomeni di “ credit crunch “, di norma osservati in questi frangenti.

Altresì significativi risultano gli affidamenti alle famiglie, che rappresentano il 30% delportafoglio complessivo, per i quali si sono registrati incrementi costantemente positivi.Di rilievo, infine, l’aumento del numero dei soci delle Banche Popolari, attestatosi a fine2008 a circa un milione 160 mila unità.

Per le Banche Popolari, infatti, il “radicamento popolare” scaturisce da una vocazioneoriginaria alimentata dalla coerenza dei comportamenti con la loro natura cooperativisticae mutualistica, che trova la sua essenza nella partecipazione diretta all’indirizzo della ge-stione di tanti esponenti dell’imprenditoria locale e della società civile, chiamati a forni-re il loro contributo nei consigli di amministrazione, nei comitati di credito e nelle orga-nizzazioni costituite per finalità sociali.

In definitiva, quindi, localismo, cooperazione e solidarietà sono i tratti distintivi e pe-culiari delle Banche Popolari , che consentono loro una perfetta simbiosi con il territorioe le realtà locali di riferimento: una efficace prossimità finalizzata a soddisfare le esigen-ze di tutti gli stakeholders.

Associazione Nazionale fra le Banche Popolari

Il Bilancio Sociale del Credito Popolare:un impegno con il territorio

Le trame occulte di nonna Marì D’Alemadi Enzo Nardi

StupidarioStupidarioLESSICALELESSICALE

Assolutamente sì, assolu-tamente no, fra virgolet-te, gli issimi

Senza scomodare nostroSignore che raccoman-da:”il tuo parlare sia sì,sìe no,no”, perché non cisiano mezze verità o mez-ze bugie, possiamo co-munque dire che siamoal ridicolo con l’assunzio-ne nel linguaggio cor-rente di ”assolutamentesì” o di “assolutamenteno” detto con l’enfasidelle cose solenni e unatantum come l’”obbedi-sco” di Giusepe Garibal-di. Peccato che questi as-soluti vengano usati dicontinuo e per cose dinessun conto. C’è da chie-dersi quale sia il relativa-mente sì o il relativa-mente no e in quali oc-casioni si debbano usare.Involuzioni del linguag-gio, come quello che por-ta tanti aggettivi nellafrase e tanti superlativicon grande spreco di ES-SE negli inutili “issimi”.Il tutto è accompagnatodal “fra virgolette” conannesso agitare e vol-teggiare delle dita destrae sinistra per simboleg-giare lo scritto con il ge-sto. Anche questo fattocon grande retorica e di-sinvoltura da far quasi te-nerezza.Prima colpevole la tele-visione e chi la fa, ma an-che chi sceglie giornalistie conduttori. Ci permet-tiamo di raccomandaremeno selezioni basatesulla sociologia e la co-municazione a favoredella lingua italiana e del-la sua grammatica e sin-tassi.

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Il primo sentimento è digratitudine verso chi ha

voluto organizzare un gran-de convegno internazionalededicato a don Luigi Sturzo,servo di Dio e fondatore delPartito Popolare Italiano. L’a-spetto interessante del conve-gno è che alla sua predisposi-zione hanno contribuito tuttele massime istituzioni stur-ziane (Istituto Luigi Sturzo,Centro Internazionale di Stu-di Luigi Surzo, Istituto di so-ciologia Luigi Sturzo di Cal-tagirone), la provincia di Ca-tania, la regione Sicilia, il pro-getto culturale della CEI, ilPontificio Consiglio per i Lai-ci, la diocesi di Catania e diCaltagirone. La promozionee la realizzazione sono statecurate dal Rinnovamentonello Spirito Santo. A questisi sono unite, col loro patro-cinio, le massime autorità ci-vili e religiose del nostro pae-se. Una prima riflessione vafatta proprio su questo. Tan-ti soggetti così diversi fra lo-ro che concorrono, a variotitolo, per questa opera. Cer-tamente c’è di mezzo LuigiSturzo personaggio di primopiano della storia italiana edel quale ricorre il 50° anni-

versario della morte avve-nuta l’8 agosto del 1959. MaSturzo è anche l’ingombroscomodo della politica ita-liana del dopoguerra e nonè mai andato troppo di mo-da: forse sono cambiati i tem-pi, forse c’è il desiderio diuna riscoperta data la po-chezza delle idealità in cam-po e il bisogno di avere unpo’ più di verticalità a fron-te del grande appiattimento.E’ da considerare anche l’im-pronta spirituale e popolareche si è voluta dare a questoevento, una caratteristicanon usuale rispetto al clas-sico convegno di studi e di

studiosi del settore. Perso-nalmente sono stato coin-volto, insieme agli amici de“Il Nuovo Cittadino”, per-ché l’on. Luca Marconi, no-stro socio ed animatore, è sta-to chiamato da SalvatoreMartinez, presidente di Rin-novamento nello Spirito, acurare il coordinamento ditutte la principali attività delconvegno.

Il secondo aspetto da met-tere in evidenza riguarda il li-vello dei relatori ed esperti chehanno partecipato alle ottosessioni articolate in tre gior-nate dal 2 al 4 ottobre 2009in Catania e a Caltagirone.Vale la pena elencarli: Guz-man Carriquiry sottosegre-tario del Pontificio Consi-glio per i Laici, mons. Sal-vatore Gristina arcivescovodi Catania, mons. MarianoCrociata Segretario genera-le della Conferenza Episco-pale Italiana, on. GiuseppeCastiglione presidente del-la Provincia di Catania, on.Raffaele Lombardo presi-

dente della Regione Siciliana,Francesco Sturzo pronipo-te di don Luigi Sturzo, l’at-trice Claudia Koll, cardina-le Angelo Comastri, on. Le-ch Walesa, Francesco Boni-ni, Francesco Dalla Torremagnifico rettore della Lum-sa di Roma, Jerzy Buzech

neo presidente del Parla-mento Europeo, Hans-GertPottering presidente uscen-te del Parlamento Europeo,Franco Campbell amba-sciatore del Regno Unitopresso la Santa Sede, mons.Michele Pennisi vescovo diPiazza Armerina, AntoninoRaspanti, mons. Arrigo Mi-glio vescovo di Ivrea, AndreaRiccardi fondatore della Co-munità di Sant’Egidio, Da-rio Antiseri, Mario Agnes,Luigino Bruni coordinatoredi “Economia di Comunio-ne”,Giovanni Palladino,Giuseppe De Lucia Lume-no segretario generale del-l’Associazione Nazionale fra

le Banche Popolari, Massi-mo Ferlini vicepresidente diCompagnia delle Opere, Ro-berto Mazzotta presidentedell’Istituto Luigi Sturzo,Marco Tarquinio direttoredi Avvenire, on. Ciriaco DeMita, on. Rocco Buttiglionevicepresidente della Came-

ra dei Deputati, on. Gerar-do Bianco, Pierpaolo Dona-ti, Vittorio Sozzi responsa-bile Progetto culturale CEI,cardinale Ivan Dias, on. San-to Versace, Francesco Al-beroni, padre Luigi Ferlau-to fondatore Oasi di Troina,Gaspare Sturzo pronipotedi don Luigi Sturzo, sen.Francesco Parisi, cardinaleJulian Herranz Casado, Pie-ro Grasso procuratore na-zionale antimafia, l’impren-ditrice Marina Salomon,mons. Vittorio Nozza diret-tore Caritas Italiana, AndreaOlivero presidente ACLI,Franco Pasquali coordina-tore Rete in Opera.

Anno 2009 - N. 4

Convegno Internazionale Sturzianodi Francesco Garofolo Catania - Caltagirone 2 - 4 ottobre 2009

Sopra: Martinez e Walesa. Sotto: Comastri e Carriquiry.

Pottering, Marconi, Buzech.

Marconi, Buttiglione, Tarquinio, De Mita, Bianco, Mazzotta.

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6Anno 2009 - N. 4

Adieci anni di distanza, Yu-nus alza la posta della pro-

pria scommessa estendendoquesta provocazione oltre cheal settore del credito anche atutte le altre tipologie di im-prese che si pongono l’ambi-zioso obiettivo di agire in ma-niera autenticamente respon-sabile e valorizzante in pro-spettiva sociale.

Dopo aver raccontato almondo l’avventura che lo haportato a diventare il ban-chiere dei poveri, ma soprat-tutto dopo essere stato insi-gnito del Premio Nobel perla Pace nel 2006 grazie al suc-cesso dei programmi dellalotta alla povertà basati sulmicrocredito promossi dallasua Grameen Bank, Yunuscoglie nuovamente l’occa-sione per rilanciare la pro-pria riflessione sull’etica eco-nomica (RSI), il paradigmadi Social Business.

L’autore procede fin dal-le prime pagine ad artico-

lare la sua idea: capovolge-re l’assetto che caratterizzala consueta modalità diconcepire ed attuare le po-litiche di RSI. Il modellotradizionale, infatti, preve-de che le imprese respon-sabili perseguano il classi-co obiettivo di massimiz-zazione del profitto. La pro-posta di Yunus, invece, èquella di invertire il nessoche intercorre tra obiettivi

e vincoli aziendali, sugge-rendo un’innovativa tipo-logia di imprese autentica-mente responsabili. In que-st’ottica, quindi, il profittosmette di rappresentare ilfine dell’attività di impresaper riproporsi nella nuovaveste di vincolo sotto il qua-le l’azienda autenticamen-te responsabile si trova adoperare.

Queste nuove imprese do-vranno essere gestite con glistessi criteri d’efficienza adot-tati da qualsiasi impresa forprofit, in grado di persegui-re il pieno recupero dei costie, se possibile, anche un mar-gine da reinvestire obbliga-toriamente presso l’azienda.

“L’assioma che non può es-serci impresa se non viene per-seguito il massimo profitto hacreato – sostiene Yunus – unmondo che non è più in gradodi riconoscere la multidimen-sionalità degli esseri umani eproprio per questo il sistema

delle imprese è incapace di af-frontare molti dei più gravi pro-blemi sociali”. Secondo Yu-nus è, quindi, necessario ri-tornare a vedere l’uomo nel-la sua integrità e riconoscereche esso è mosso da una in-finità di molteplici motiva-zioni e non riduttivamentedal proprio egoismo o inte-resse personale.

Parallelamente a questaprima modalità di declinarela prospettiva del Social Bu-siness, l’autore ne proponeuna seconda: promuoveretradizionali imprese profit-oriented, le cui quote socie-tarie dovranno essere desti-nate esclusivamente ai pove-ri tramite un meccanismo didonazioni che consentirà lo-ro di diventare proprietaridell’impresa, in modo tale chepossano giovare dei dividen-di sul profitto generato dal-l’attività economica.

Nella seconda parte deltesto, invece, Yunus cerca dirispondere alla domanda“Ma da dove verranno i capi-tali per le imprese sociali?”.Egli immagina la nascita di

un mercato dei capitali de-dicato agli investimenti fi-nalizzati al benessere socia-le che, mirando al finanzia-mento e allo sviluppo delsettore, introduca contem-poraneamente lo stesso sti-molo positivo della concor-renza fra coloro che si dedi-cano al business sociale. Difronte a questo nuovo sce-nario economico, sorgerà lanecessità di formare nuovimanagers e nuovi economi-sti attraverso una rinnovataprospettiva di intendere laformazione universitaria incampo economico.

IL LIBRO

Un mondo senza povertàdi Muhammad Yunus

di Alessandra De Lucia Lumeno

“Abbiamo guardato come funzionavano le altre banche e abbiamo fatto il contrario”

Le fonti energetiche in ItaliaGas 49,30% Energia elettrica importata 13,70%

Carbone 11,80% Fonti rinnovabili 11,70%

Combustibili vari 7,30% Petrolio 6,20%

Questi dati vanno brevemente commentati.Fonti rinnovabili 11,7%: l’espressione rinnovabile fa pensare a solare ed eo-lico (potenza della propaganda) invece è quasi interamente idroelettrico(~90%) e un po’ geotermico. Eolico e solare 1%. Almeno su questo fortuna-tamente abbiamo solo auspicato a vuoto. Energia importata 13,7%: potremmo scrivere direttamente nucleare (deglialtri) se non ce lo impedisse un referendum disgraziato e una bella dose diipocrisia. Ogni anno diamo alla Francia i soldi sufficienti a costruire una cen-trale nucleare.Carbone 11,8%: fa impressione pensare che andiamo ancora “a carbone”, main realtà è una tecnologia tutt’altro che retrò e anzi auspichiamo un utiliz-zo ancora più esteso magari a scapito del gas che è un peccato bruciare perprodurre energia elettrica.Gas 49,3%: siamo signori non c’è che dire! Usiamo il combustibile più preziosonel modo più sciocco cioè per produrre energia elettrica, quando il gas è in-sostituibile per altri usi, ad esempio riscaldamento e autotrazione. Poi ci la-mentiamo per le pacche sulle spalle a Putin e i salamelecchi a Gheddafi.

Umberto Spalletti

Il cellulare ci trasforma spesso in cat-tivi ragazzi, celati dietro il così fan

tutti, non ci accorgiamo della nostramaleducazione. Primo: rispondiamoal telefono sempre anche quando stia-mo parlando con altri di persona. Secondo: se abbiamo uncellulare-personal computer finiamo ipnotizzati da questoe ci lavoriamo sopra mentre continuiamo a parlare con chiabbiamo di fronte. Terzo: compriamo i cellulari ai bambinisenza renderci conto della responsabilità e dell’autonomiache gli assegniamo, per non parlare dei costi. Quarto: quan-do in presenza di altri rispondiamo al telefono e continuia-mo a parlare ad alta voce senza accorgerci che stiamo di-sturbando tutti.

BAD-BOYS cattivi ragazzi

Il cellulare:Interruzioni, voce alta,ai bambini, pc-telefonico

StupidarioStupidarioEUROBRITANNICOEUROBRITANNICOl’impressione che l’Eu-ropa stia diventandouna barzelletta è sem-pre più difficile da scac-ciare. Come giudicarediversamente la pre-sunzione dei britannicidi avere o la presidenzadel Consiglio con Blair oil ministro degli estericon Milliband? la na-zione più euroscetticache pretende di deter-minare il destino di po-poli con i quali non vuo-le mischiarsi troppo. For-se ha ragione chi hascritto che gli inglesi de-vono ancora elaborareil lutto della perdita del-l’Impero ... ma perchè lopsicologo glielo dob-biamo pagare noi?

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7Anno 2009 - N. 4

Sul nobel per la pa-ce ad Obama urge

breve riflessione. So-no sempre stato bra-vo a scuola, sono mol-to bello e mia moglieè apprezzata istruttri-ce di mazurca. Ho in-tenzione fra qualcheanno di scrivere un li-bro. Pertanto ho deci-so che nel 2010, con-correrò per il nobelpreventivo per la let-teratura.

Non vi sfuggirà, in-fatti, che con questepremesse il libro cheforse scriverò non potrà cheessere eccellente, innovati-vo, socialmente edificante co-me l’opera buffa di Fò: perchénon dovrebbero concedere ilriconoscimento anticipatoanche a me?

In fondo, ad Obama il no-bel l’hanno dato non perchéavesse fatto granché – e nonavrebbe neanche potuto – macon la speranza che faccia.

Saluto quindi con soddi-sfazione il new deal degli sve-

desi, inventori del premio al-la carriera futura.

Anche in questo il vecchiocontinente si dimostra all’a-vanguardia rispetto al car-rozzone americano, dove l’o-scar - premio al quale, per al-tro, il nobel ormai assomigliasempre di più sia per impor-tanza culturale che per ca-ratteristiche dei premiati - èancora vincolato all’anacro-nistica necessità che il pre-miato abbia fatto qualcosa. Eperché?

Questi i futuri candidatiper il nobel per la pace 2010.

George W. Bush: colto dairrefrenabile invidia per il gio-vane collega, osserva che, ri-

spetto al premiato di que-st’anno, ha destinato al-le spese militari nel suoultimo anno di mandatoventuno milioni di dol-lari di meno (513 milio-ni di dollari contro i 534milioni di dollari stan-ziati da Obama quest’an-no). Sentendosi discri-minato, ha quindi chie-sto, oltre al nobel per lapace, anche quello per lachimica, a titolo di risar-cimento per danni mo-rali.

Richard Gere: sononote a tutti le sue batta-

glie per la pace in Tibet e perl’aderenza in curva della nuo-va Lancia. Ha già annuncia-

to che, se gli verrà conferitoil nobel, si presenterà alla pre-miazione nudo, per solida-rietà con i monaci dell’altoNepal.

Osama Bin Laden: la suaè, allo stato, solo un’auto-candidatura, ancora al vagliodel comitato di anziani scan-dinavi, alcuni dei quali han-no anticipato qualche per-plessità. I suoi argomenti so-no molto forti: vuole un mon-do più giusto, islamico e de-sertico, e si è molto applica-to per rendercelo. E a molti,moltissimi, ha già portato lapace, eterna.

Gengis Khan: il fatto chesia morto non deve rappre-sentare un impedimento. Il

signor Babur trentaduesimodetto El Tamerlan, che oggivive a Samarcanda con suamoglie Urticana e vende tap-peti e che vanta come ascen-dente il glorioso condottie-ro, chiede ai reali di Sveziauno scatto di orgoglio e in-novazione, il premio nobelalla memoria. Di un uomo,il suo avo, che dovunque an-dasse recava seco pace, si-lenzio e rispetto. I documentistorici ci tramandano un uo-mo buono e ragionevole, co-sì ragionevole che non risul-ta sia mai stato contraddet-to, perlomeno da qualcunorimasto in vita a lungo.

Silvio Berlusconi: è in at-tesa del prossimo conclave,per l’unica carica da lui ri-tenuta veramente all’altez-za. Per le pastoie procedu-rali che gli impedirebberol’accesso al soglio papale, hagià predisposto una solu-zione, il c.d. lodo vaticanoterzo che amplia il noverodegli eleggibili, oltre le ca-tegorie attuali evidente-mente troppo limitate. Neha già personalmente invia-to copia su pergamena di pe-cora all’attuale pontefice,confidando nell’approvazio-ne del testo prima del Nata-le. In attesa della prossimatornata elettorale vaticana,ha già fatto presente che nondisdegnerebbe il nobel perla pace, alla condizione peròche gli venga consegnato al-lo stadio Meazza, o, al mas-simo, a villa Certosa.

Il Nobama per la pacedi Marco Caldarelli

Abbiamo ripreso questo titolo di unarticolo che nasce dall’indagine

IPSOS sul voto cattolico perché il dato èstato recentemente e sostanzialmenteconfermato. Infatti, sia dopo le politichedel 2008 che successivamente alle ele-zioni europee del 2009, l’orientamentodei cattolici italiani verso la necessità diun centro moderato e culturalmente al-ternativo alla destra e alla sinistra ci staancora tutto. L’indagine non evidenziala preferenza per un alleato politico piut-tosto che un altro, cosa di per sè neces-

saria per chi anche raggiungesse il 10 o15 per cento, solamente si può afferma-re che c’è un dato identitario molto for-te che cerca risposte.

Rispetto allo scorso anno, infatti, au-menta il disimpegno dei cattolici al vo-to: dal 24 al 39 per cento, un dato estre-mamente significativo e indice di que-sto disagio a collocarsi rispetto alle offertepolitiche della destra e sinistra italiana.Il centro dell’UDC intercetta qualche vo-to in più, ma la gran parte degli insod-disfatti aumenta l’esercito, perché di que-

sto si tratta, di coloro che restano alla fi-nestra. Il partito che può nascere con Ca-sini a capo, Buttiglione, Cesa, Pezzotta,Adornato, Rutelli non ha quindi moltofuturo riguardo ai cattolici? Sembrereb-be di sì, visto che ben il 44% degli inter-vistati ritiene l’attuale UDC la forza po-litica che meglio rappresenta i valori ela tradizione cattolica. Questo dato po-trebbe anche essere maggiore dove ancorapiù forte fosse il richiamo alla dottrina so-ciale cattolica della nuova formazione dicentro prevista a nascere nel 2010.

Ipotesi sul “popolo invisibile”di Paolo Ciccarelli

Con questo titolo su Liberal Rocco Buttiglione più di un anno fa evidenziavache un buon 20% di cattolici italiani vuole un nuovo partito

StupidarioStupidarioPDLPDL

Quando Berlusconi con-segnò le prime case aiterremotati abruzzesisotto l’occhio compia-ciuto delle telecamere diVespa molti gridarono alregime mediatico (e nonsolo); un redattore de “ilGiornale” sprezzante delpericolo denunciò il do-minio totale della sini-stra nella radiofoniapubblica e privata equindi una violazione si-stematica addiritturadella “par condicio”.Al volenteroso giornali-sta sarà utile sapere che:• è necessaria una cam-pagna elettorale per in-vocare la par condicio;• la norma non è troppogradita al Presidente delConsiglio.Eh sì tutt’altro che sem-plice essere più papistidel Papa.

Brevario Sturziano

Non è di tutti saper fare politica, madi coloro che ne sono dotati. Co-

me ogni arte anche la politica ha i suoigrandi artefici e i suoi artigiani; natu-ralmente vi saranno anche mestieran-ti; il pubblico sceglie i suoi beniaminianche fra i mestieranti.Avere cura delle piccole oneste esi-

genze del singolo cittadino come se fosse un affare impor-tante è un buon metodo politico. Dante esalta Traiano peraver ascoltato la “vecchiarella” al momento della parten-za per la guerra.

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8Anno 2009 - N. 4

La Camera dei deputati habocciato il 13 ottobre

scorso il progetto di leggesull’omofobia. La legge del-l’on. Paola Concia (PD) èstata dichiarata incostitu-zionale su proposta dell’Udcvotata anche da Lega e granparte del PDL.

Fin qui i fatti, che merita-no qualche commento.

Questa proposta di leggerecepisce una risoluzione delParlamento Europeo sull’o-mofobia (del 2006) ed è in li-nea con quanto afferma an-che il Trattato di Lisbona re-centemente approvato; tuttociò non ci lascia tranquilli per-chè rende più difficile oppor-si ad una tendenza che isolal’Italia all’interno dell’UE.

L’atteggiamento molto fa-vorevole del ministro delle Pa-ri opportunità Carfagna e delgoverno in generale su que-sto tema sono stati una sor-presa negativa. Dopo la boc-ciatura alla Camera sono sta-ti stanziati due milioni di eu-

ro per una campagna pubbli-citaria che crei il terreno fa-vorevole a ripresentare la leg-ge in parlamento. Spiace cheun ministro che aveva co-minciato bene il suo manda-to rifiutando il patrocinio alGay Pride, sia diventato cosìsensibile al “politicamentecorretto” e dispiace molto dipiù che un governo, che nontrova soldi a sostegno della fa-miglia da mettere nella finan-ziaria, spenda due milioni dieuro per una campagna pub-blicitaria così diseducativa.

Per difendere efficace-mente i principi non nego-ziabili sono necessari, sia itanti movimenti e associa-zioni che fanno sentire la lo-ro voce, sia una presenza par-lamentare affidabile che queiprincipi li metta alla base del-le sue scelte politiche. Medi-ti l’elettorato cattolico e valutichi ha agito in questa come inaltre occasioni senza lasciar-si influenzare dal politica-mente corretto. Presentato a Roma, il volume “Arte, Cultura, Territorio - Le iniziative delle Banche Po-

polari, realizzato dall’ Associazione Nazionale fra le Banche Popolari e l’AssociazioneCulturale Civita, che offre una dettagliata descrizione delle principali iniziative nel cam-po artistico e culturale promosse dalle Banche Popolari negli ultimi anni.

L’incontro, presieduto dall’Avv. Carlo Fratta Pasini, Presidente dell’AssociazioneBanche Popolari, e moderato dal Segretario Generale, Dott.Giuseppe De Lucia Lume-no, è stato caratterizzato dagli interventi del Senatore Antonio Maccanico, nella vestedi Presidente della Fondazione Civita, del Direttore dei Musei Vaticani Prof. AntonioPaolucci, e del Prof. Walter Santagata, dell’Università di Torino.

Nella sua introduzione il Presidente Fratta Pasini ha ribadito con forza e orgogliol’importanza della storia e del ruolo delle Banche Popolari per l’evoluzione socio-cul-turale del nostro Paese. L’attenzione alle persone, alle loro caratteristiche di unicità edignità, all’espressione artistica che da esse è scaturita nel corso dei secoli è, infatti,uno dei connotati peculiari delle Banche Popolari, aziende nate e profondamente in-serite nelle comunità locali.

Il Sen. Maccanico ha altresì auspicato una sempre maggiore identità dell’economia conil territorio di riferimento, augurandosi una sua completa valorizzazione accanto al pa-trimonio artistico, entrambi fonti inesauribili di cultura e di sviluppo dei mercati, pros-simi alle esigenze espresse da tutti gli operatori economici, in particolare famiglie e PMI.

Il Prof. Paolucci, dall’alto della sua lunga esperienza al dicastero dei Beni culturalie nelle Sovrintendenze delle principali città d’arte italiane, ha voluto evidenziare lo stret-tissimo legame che unisce i cittadini italiani ai loro territori di origine, ricettacolo sìdi storiche rivalità, ma altrettanto prepotente incentivo ad una smisurata produzioneartistica nei secoli passati. Nel loro operato le Banche Popolari riflettono, infatti, l’a-nima delle comunità locali rafforzando, con il loro operato, il duraturo spirito di iden-tità con il territorio.

il Prof. Santagata, infine, ha ricordato l’importanza della creazione e della conser-vazione della cultura nelle economie territoriali ed in particolare per le PMI, sottoli-neando la necessità, per il nostro Paese, di continuare a “fare” cultura ed a valorizza-re i distretti locali, i loro abitanti e la loro identità sociale.

Associazione Nazionale fra le Banche Popolari

Banche Popolari e cultura: connubio vincente

CATTOLICI ALL’ATTACCO

Il nuovo peccato di omofobia

Quale luogo per il Crocifisso

Èun piccolo spazio che vogliamo aprire ai nostri lettori piùgiovani capaci di domande e risposte forse ingenue per i

più navigati, ma certamente sincere; potrà servire anche a noiadulti per stupirci ancora e cercare di credere e combattere difronte a troppa rassegnazione. Cominciamo con una doman-da di Alessia, una ventenne studentessa universitaria. Come perogni rubrica chi vuol concorrere deve solo scriverci.

PERCHÈ I PARTITI ACCETTANO CHI CAMBIA CA-SACCA POLITICA, ANCHE PIÙ DI UNA VOLTA, CONCOSÌ TANTA LEGGEREZZA?

Domanda vincente che denuncia quanta superficialità e po-co amore per la verità regni oggi nella politica italiana. E’anche vero che le situazioni non sono per nulla definite equesto la dice lunga sulla bontà dell’attuale bipolarismo.C’è anche il rispetto della libertà di ogni singolo parla-mentare che risponde delle proprie convinzioni di fronte al-l’intera Nazione e non al partito che lo ha candidato. Ap-punto questo alla fine conterà: il giudizio degli elettori suicomportamenti di chi mostra scarsa coerenza. Peccato chemanchi il voto di preferenza per eleggere deputati e sena-tori e per poter bocciare o promuovere le scelte politiche deisingoli candidati.

Giovani in politica

“Nessuno potrà mai to-gliere dalle pareti del-

le menti e dei cuori la crocedi Cristo, perché nessuna ci-viltà ha potuto, ne potrà maivantare, un’offerta d’amoretanto grande e una storia diprossimità umana così ca-pace di difendere e di pro-muovere il valore della vita.La storia del Crocifisso è lapiù sapiente scuola di uma-nità, perché continua ad in-segnare alle nuove genera-zioni l’arte di vivere e di mo-rire per amore, di soffrire edi progredire per donareamore”.

Questo il commento da-to alla stampa da Rinnova-

mento nello Spirito in occa-sione della questione delCrocifisso nelle aule scola-stiche. C’è piaciuto perchénon ha improntato una di-fesa sul valore culturale del-la Croce cristiana, ma hacentrato l’esperienza d’a-more che racchiude. Da quil’insegnamento per i cristia-ni d’Europa: quanti che og-gi lamentano l’attacco alpubblico Crocifisso lo han-no in casa o sul petto? Quan-ti ne promuovono il valoredifendendo e combattendoper i nostrani e contempora-nei crocifissi dall’egoismo delMondo? Quanti credono chela preghiera e il pensiero cri-

stiano siano più importantie dovrebbero essere più dif-fusi di un simbolo religioso?Quanti insomma ci credonodavvero? Questa è la provo-cazione da raccogliere, per-ché Dio non fa accadere nul-la per caso e dietro questa vi-cenda c’è lo stimolo ad esse-re più autenticamente cri-stiani e meno “culturalmen-te devoti”.

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9Anno 2009 - N. 4

“Alzati Africa, famiglia diDio…alzati continente

africano..” ed ancora “a nes-sun africano manchi il panequotidiano”. Con questa in-vocazione accorata Benedet-to XVI ha concluso, lo scorso25 ottobre, il Sinodo Africa-no. Il Santo Padre ha rilancia-to il grido che emerge dal mes-saggio del Sinodo e da unamoltitudine di popoli che stan-no soffocando. L’Africa è soffo-cata da quanti la invadono conun neocolonialismo fatto disecolarizzazione e da sfrutta-mento economico.

“Il disegno di Dio non mu-ta. Attraverso i secoli ed i ri-volgimenti della storia, Eglipunta sempre alla stessa me-ta: il Regno della libertà e del-la pace per tutti e ciò implicala sua predilezione per quan-ti di libertà e di pace sono pri-

vi, per quanti sono violati nel-la propria dignità di personeumane. Pensiamo in partico-lare ai fratelli e alle sorelle chein Africa soffrono povertà, ma-lattie, ingiustizie, violenze,migrazioni forzate… il Si-gnore della storia non si stan-ca di rinnovare per l’umanitàoppressa e sopraffatta di ogniepoca e di ogni terra il suomessaggio di speranza… Co-raggio! Alzati!”. Ed ancora“...occorre rinnovare il mo-dello di sviluppo globale inmodo che sia capace di in-cludere tutti i popoli…”. IlSanto Padre continua a soste-nere ed incoraggiare gli ulti-mi e ad ammonire i cristianiperché siano attivi negli in-terventi di promozione uma-na e perché nella tentazionedi difesa del proprio benesse-re non dimentichino i loro do-

veri di solidarietà. Nel Mes-saggio per la Giornata mon-diale della pace del 2009, esor-tava: “A ogni persona di buo-na volontà, rivolgo il caldo in-vito ad allargare il cuore ver-so le necessità dei poveri. Nel-l’attuale mondo globale è sem-pre più evidente che si co-struisce la pace solo se si as-sicura a tutti la possibilità diuna crescita ragionevole: ledistorsioni di sistemi ingiu-sti, infatti, primo o poi, pre-sentano il conto a tutti”.

È necessario che la parte-cipazione, sia vista anche co-me la possibilità per ciascunodi noi di fare qualcosa, con-siderando che la nostra sorteè collegata a quella degli altrie che quanto la vita ci ha do-nato non è a nostro esclusivouso. Siamo sempre più con-vinti che il futuro che ci aspet-

ta è un futuro “comune”; inun mondo globalizzato ed in-terdipendente, la crisi eco-nomica, la povertà, i conflit-ti sociali, i problemi ambien-tali indeboliscono tutti i Pae-si, le popolazioni, ognuno dinoi, la pace mondiale.

È evidente tuttavia chemolti non riescano ancora acomprendere che, con unapovertà crescente, la coope-razione allo sviluppo non èpiù una possibilità o una scel-ta politica, ma piuttosto “unobbligo”, o meglio un inve-stimento nel proprio futuro,lo sradicamento della povertàva considerato un bene pub-blico internazione, che pro-muove la pace e la sicurezza;

non solo quindi un fatto di“coscienza”, ma una que-stione di “intelligenza”; unmodo cioè pragmatico e lun-gimirante di provare a risol-vere i grandi problemi che af-fliggono l’umanità.

SE VUOISAPERNE DI PIÙ

www.noiperzambia.com

ALZATI AFRICASinodo della Chiesa Cattolicadi Annamaria Re

Sono madre di quattro figli maschi ed ho anchericevuto due ragazze adolescenti in affido per

alcuni anni. Ho anche vissuto, da sempre, il mioruolo di imprenditrice come un ruolo educativonei confronti di tutte le persone che lavorano conme, quasi una sorta di “maternità”, estesa alla re-sponsabilità sociale.

Credo che la nostra società possa essere resapiù umana e la nostra vita più equilibrata, a par-tire dalla verità del nostro impegno quotidiano,soprattutto per coloro tra noi che si trovano ad ave-re un ruolo-guida di qualunque genere esso sia.La crisi economica può essere lo spunto per rior-ganizzare la finanza e le aziende in termini più eti-ci e far rinascere un’ economia in cui non sianovincenti le speculazioni finanziarie o l’ avidità dipotere e ricchezza, ma la possibilità di vivere elavorare con dignità e giustizia. Nel concreto, lenostre aziende stanno continuando a sviluppar-si, anche nell’ultimo anno, e a sperimentare for-me di lavoro più umane per i dipendenti e di par-tecipazione alla proprietà per i managers. Il cli-ma aziendale è sereno perchè tutti i collaborato-

ri sanno che non esistono, tra di noi, favoritismi,raccomandazioni o ingiustizie commesse versoqualcuno.

Questo fa bene alle aziende e alle persone chevedono applicata una vera meritocrazia e si con-vincono del valore del proprio impegno. I giova-ni, in Italia, sono forse privilegiati sul piano dellaqualità di vita e della possibilità di contare sullapropria famiglia d’ origine, ma viene trasmesso lo-ro un pericoloso pessimismo sul futuro della so-

cietà, sulle proprie prospettive di vita e di lavoro,ed una grande paura rispetto ai cambiamenti inatto (globalizzazione, flussi migratori, etc.) chenon li aiutano certo a fidarsi, a costruire progettinuovi. Ero negli Stati Uniti, ed ho scelto di prova-re ad alloggiare ad Harlem, all’ interno di Manhat-tan / New York.

La crisi ha colpito molto duramente in queiluoghi e la disoccupazione è già salita a livellisuperiori ai nostri attuali. Eppure, vi si respira,comunque, un’ aria di futuro, e non solo per ef-fetto della capacità di comunicare di Obama. Ècome se, in Italia, una buona parte del paese fos-se prigioniera del passato e poco fiduciosa dellamillenaria capacità degli Italiani di reagire difronte alle crisi. Penso che ci fosse più “voglia difuturo” tra coloro che erano giovani durante laSeconda guerra mondiale, cioè tra i nostri non-ni. Forse, erano più poveri, quindi avevano me-no da perdere e tutto da ricostruire. O, forse,erano più solidali tra loro e non utilizzavano illoro tempo per comunicare via Facebook o restaresoli di fronte ad un videogioco. Il mondo erapiù reale e meno virtuale.

La colpa però non sta nella tecnologia stessa,ma nell’uso sbagliato di essa, in assenza di altrivalori più forti; questo purtroppo non riguardasolo i ragazzi. Essi finiranno per assomigliare almodello che avremo trasmesso loro. Voglio con-tinuare a pensare che la nostra vita sia un donoricevuto ed alla stupenda bellezza della parabo-la evangelica dei talenti.

Obbligatorio avere fiduciaPer dare una speranza concreta ai nostri figlidi Marina Salomon

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10Anno 2009 - N. 4

In pochi ne parlano, ma aben vedere, la crisi in atto

non è una crisi finanziaria.Quest’ultima ha acceleratoed acuito una crisi che era giàin atto e la cui causa princi-pale è rappresentata dallaconcorrenza dei mercati asia-tici. Qui sorgono due que-stioni, una morale e l’altramolto pratica.

La questione morale. Nelnostro continente, ed in par-ticolare in Italia, siamo mol-to attenti all’evasione di con-tributi e tasse. È giusto e nediscutiamo ardentemente –pensiamo allo scudo fiscale– come se si trattasse di ungrave peccato. Però ci sen-tiamo tutti con la coscienzaa posto quando importiamomiliardi di euro annui di pro-dotti dalla Cina, un paese nelquale non vengono rispetta-ti i più elementari diritti ditutela dei lavoratori, per nonparlare della sicurezza e dellavoro minorile. Facciamo imoralisti in patria, ma fuorimarchiamo male.

La questione pratica. IlGoverno dice di aver stan-ziato 8 o 9 miliardi di europer gli ammortizzatori socia-li. Da un rapido conto, si evin-ce agevolmente che il costodella Cassa Integrazione Gua-dagni non è solo lo stanzia-mento effettuato, ma tuttoquello che lo Stato non in-cassa in contributi e tasse peri lavoratori che, ricorrendoad essa, non versano più nul-

la. La cifra può quindi salirea 15 o 16 miliardi . Se così è,non sarebbe meglio creareun’agevolazione per le azien-de nostrane per il periodo diuno o due anni, defiscaliz-zando oneri e contributi e tas-se visto che lo Stato non in-cassa comunque!? Si potreb-bero accordare queste agevo-lazioni ai terzisti e a tuttequelle aziende che soffronola concorrenza dell’Oriente.Queste aziende potrebberotornare a respirare e nel con-tempo offrire prodotti semi-lavorati o finiti per le grandiaziende a prezzi notevol-mente più bassi di quanto nonfacciano adesso, creando co-sì un’alternativa all’acquistodi prodotti “made in China”che stanno dilagando semprepiù nel nostro continente. Aquanto ammonta l’importocomplessivo – diretto e indi-retto – dall’Oriente? La cifravaria nel tempo, ma è co-munque colossale. Parte diquesta può ritornare in Italiacome nuovi ordini e fattura-ti per le nostre industrie ter-ziste che vedrebbero così lapossibilità concreta di con-trastare la crisi con fatti verie non con le chiacchiere finoad oggi fatte.

Una questione morale epratica. Gli ammortizzatorisociali sono di sicuro una buo-na cosa, ma che prospettivaoffrono? Un quarantenne oun cinquantenne non vuoleessere estromesso dal mondo

del lavoro vent’anni prima diandare in pensione. E’ un pen-sionamento anticipato, unasituazione di degrado moraleche non giova al Paese e so-prattutto ai consumi. I con-sumi riprendono solo se si hala sicurezza di un posto di la-voro, la giusta predisposizio-ne psicologica, una qualchecertezza per il futuro. Il livel-lo dei consumi si sa, dipendemolto da questo clima di fi-ducia, molto meno dal reddi-to effettivamente percepito.

La crisi economica è crisi del lavoroUna questione moraledi Simone Marconi

413 I partiti politici hanno il compito di favorire una parte-cipazione diffusa e l’accesso di tutti a pubbliche responsabilità.I partiti sono chiamati a interpretare le aspirazioni della so-cietà civile orientandole al bene comune, offrendo ai citta-dini la possibilità effettiva di concorrere alla formazionedelle scelte politiche. I partiti devono essere democratici alloro interno, capaci di sintesi politica e di progettualità.

Dottrina sociale della Chiesa Cattolica

Strumenti di partecipazionedemocratica

Un’analisi riguardante ilruolo positivo che pro-

cessi di globalizzazione ade-guatamente governati pos-sono svolgere al fine di crea-re un mondo senza povertà,perché si possa inaugurareun “museo per ricordare gliorrori della miseria alle ge-nerazioni future”.

Le soluzioni alla crisieconomica proposte dalG20 saranno sviluppate so-prattutto a livello interna-zionale. Ma per i piccoli ri-sparmiatori e la gente co-mune l’idea del microcre-dito può funzionare anchein Europa. L’Europa puòsvolgere un ruolo davverostrategico per utilizzare laglobalizzazione la tecnolo-gia d’informazione e ottene-re un risultato socialmenteauspicabile. Questi i puntiche potrebbero caratteriz-zare un nuovo percorso:

1-l’Europa può creareuna struttura governativaper la globalizzazione, sot-to forma di una Commis-sione Europea sulla Globa-lizzazione che effettuerà vi-gilanza sulle manipolazio-ni del mercato da parte diaziende e/o persone asseta-te di profitti rapidi e spe-culatori.

2-l’Europa può estende-re la sua politica e il suosupporto finanziario all’o-biettivo stabilito al Summitsul Microcredito: raggiun-gere i cento milioni di fa-miglie povere attraverso ilmicrocredito.

3-l’Europa può creare unCentro europeo di Infor-mation Technology percombattere la povertà glo-bale, per promuovere, adat-tare, creare Information Te-chnology per i poveri di tut-to il mondo.

4-l’Europa può influen-zare i paesi del Terzo mon-do per l’affrancamento del-le telecomunicazioni dalcontrollo governativo, perpermettere al settore priva-to di espandere la tecnolo-gia per raggiungere ttte lepersone.

Si evidenzia, quindi, inmaniera radicale come so-lo una proposta ambiziosapuò rivelarsi capace di sol-lecitare la riflessone nellenuove generazioni semprepiù spesso alla ricerca di sti-moli ideali in grado di rap-presentare un’autorevole al-ternativa all’attuale miseriamorale che caratterizza lesfide intllettuali proposte.

Alessandra

Si può sconfiggere la fame e il sottosviluppoNon è solamente un regalo di Natale

PoesiaPoesia

...POI FU SEMPRENATALE

Personaggio di cartapestanel presepio

della mia vita vuota.Mi accontentavo allora

solodi scenografie e di parole.

E Lui? E lui continuava

....a nascere per niente!Poi si accesero comete

poi......sentii intonare nenie

a condurmi verso tutte quelle culle

dove un piccolo Dio sconfitto

m’attendevavestito di povertà.

Me l’annunciò un urtod’angeli

ed io recuperai il volonell’immensa libertà

dell’aria.Fu così che Lui entrò

nella mia storiae mi coinvolse

nella sua felicità.Diventai personaggio vivo

del presepio.Poi ........

poi fu sempre Natale!Gabriella Paoletti

StupidarioStupidarioRADICALERADICALE

Dai microfoni di Radio Radicale Pannella e i suoi nonfanno che lamentarsi perchè si sentono trascurati dal-l’attuale dirigenza del PD che dialoga con tutti tran-ne che con i radicali. Ammesso che sia vero, ci sembrasoltanto la conseguenza necessaria di una evoluzioneche ha portato il vecchio partito comunista a diventareun partito radicale di massa (come direbbe Del Noce);semplicemente non hanno più bisogno di loro.

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11Anno 2009 - N. 4

La bocciatura del cosid-detto “lodo Alfano” da

parte della Corte costitu-zionale ha riacceso il di-battito sul tema delle im-munità in genere e di quel-le parlamentari in partico-lare. Sembra di poter vive-re, infatti, una sorta di con-trasto insuperabile tra prin-cipio di eguaglianza di tut-ti davanti alla legge e dero-ghe variamente articolateper quanti esercitano spe-cifiche funzioni costituzio-nali. Non si tratta di una vi-cenda esclusivamente delgiorno d’oggi o prevalente-mente italiana.

È infatti da più secoli ein più paesi che si è venu-ta affermando la necessitàdi qualche deroga allaeguaglianza di tutti davan-ti alla legge, proprio in con-siderazione o dello statusrivestito- il monarca, inparticolare- o delle funzio-ni di volta in volta svolte:attività parlamentare e at-tività di governo in parti-colare. Anche la Costitu-zione italiana- adottata al-l’indomani della secondaguerra mondiale- prevede-va sia il principio di ugua-glianza (art. 3 della Costi-tuzione), sia un articolatosistema di immunità cheriguarda i parlamentari(art. 68 della Costituzio-ne) o il presidente della Re-pubblica (art. 90) o i mem-bri del governo (varie leg-gi costituzionali se ne sonooccupate).

Nel contesto della crisipolitico-costituzionale, co-nosciuta come “gli anni diMani Pulite”, il Parlamen-to cancellò la previsionedell’immunità parlamenta-re, modificando radical-mente l’equilibrio origina-rio tra poteri della magi-

stratura e immunità dei par-lamentari: da allora, non siè mai riusciti a trovare unnuovo equilibrio costitu-zionale. È infatti l’intero

equilibrio complessivo tralegislativo, esecutivo e giu-risdizionale a richiederecontemporaneamente prin-cipio di eguaglianza e im-

munità: autonomia e indi-pendenza della magistratu-ra da un lato; persegui-mento dell’interesse nazio-nale da parte dei parla-

mentari dall’altro; realizza-zione del programma di go-verno, dall’altro ancora.Non si tratta di riproporrel’equilibrio costituzionaleoriginario, perché molte co-se sono da allora cambiate.Si tratta comunque di averchiaramente presente cheoccorre un equilibrio co-stituzionale capace di rea-gire ad eventuali ventate de-magogiche, alle quali si puòprestare il principio diuguaglianza, o ad inaccet-tabili pretese di privilegio,alle quali può prestarsi l’i-stituto dell’immunità.

L’immunità parlamentare

on. Francesco D’Onofrio

Noi vogliamo che lo spirito cristia-no impregni di se con un assiduo

lavoro di penetrazione gli Istituti eco-nomici, giuridici e civili nei quali lasocietà moderna ha concentrato il pro-prio assetto, non già per distruggerli,ma per ravvivarli; e lo vogliamo per-ché sappiamo che lo spirito cristiano èspirito davvero di giustizia, di solida-rietà, di libertà e di ordine; vale a direperché contiene in sé le energie capacidi produrre e di vivificare tutti questifattori di civiltà e di progresso.

Lo spirito cristiano è prima di tut-to spirito di giustizia; essa non tolle-ra che i beni della terra siano distri-buiti con offesa al diritto di ciascu-no: difende la proprietà legittima deifrutti dell’opera individuale, ma quan-do essa si trasforma in capitale pro-duttivo non ammette che il suo be-neficio si realizzi a danno di quelloche spetta al lavoro: non condannale disparità sociali, perché l’ugua-glianza assoluta sarebbe la maggioredelle ingiustizie, ma ordina le classiaccollando una somma di doveri e re-sponsabilità sempre più pesanti manmano che si ascende la scala dei gra-di di ingegno e di agiatezza. Così co-me non contrasta nessun progressoo riforma per quanto radicale, perrendere sempre più facile l’ascensio-ne, sempre meno sentite le differen-

ze, e per conferire al lavoro una sem-pre maggiore dignità e protezione.

Poi, lo spirito cristiano è spirito disolidarietà sociale, e col precetto del-l’amore fra gli uomini integra e vivifi-ca il precetto della giustizia Lo spiri-to cristiano ci insegna a vedere nel de-bole e nel sofferente non un ingom-bro al cammino in avanti, ma un og-getto di sollecitudini doverose.

E ancora: lo spirito cristiano è spi-rito di libertà. Indubbiamente il con-cetto di libertà e le sue applicazio-ni variano nei diversi stadi della ci-viltà; ma lo spirito di libertà è qual-cosa di immanente, è la forza mo-trice del complesso organismo so-ciale, la forza che si sprigiona dalcontatto dell’idea colla volontà, eche la legge deve proporsi di guida-re senza dispersione a produrre ilbeneficio del moto.

E infine lo spirito cristiano è spi-rito di ordine: nel quale concetto sicomprende la somma delle garanziegiuridiche col sussidio delle qualipossa imperare la podestà sociale a tu-tela di tutti e di ciascuno. E il primofrutto dell’ordine è la pace, bene su-premo dell’uomo e dell’umanità, ter-mine ultimo a cui deve orientarsiogni sforzo del progresso; la pace che

ci riconduce alla giustizia, perché ènel loro bacio fraterno che, secondola concezione cristiana, sta la perfe-zione del vivere umano.

La esagerazione del concetto di giu-stizia, e la sua separazione dal con-cetto di solidarietà o da quelli di li-bertà e di ordine producono il sociali-smo: a sua volta una esagerazione delconcetto di solidarietà prevalente suquello di giustizia può generare unidealismo insufficiente ai bisogni del-la vita: d’altra parte esagerando il con-cetto di libertà e facendolo culminarenella combinazione delle forze socialisi cade in un liberalismo dottrinariodissolvitore dei criteri saldi di ordine edi giustizia. Né si deve tacere che esa-gerando invece il concetto di ordine edimenticando quello di giustizia o pa-ventando quello di libertà ci si cristal-lizza in un cieco conservatorismo chepuò condurci a perdere la tranquillitànell’ordine e quindi la pace.

Occorre per avere l’equilibrio, unaconcezione integrale, in cui i vari fatto-ri della civiltà si assommino temperan-dosi e completandosi a vicenda: ed è no-stra fede sicura da cui deriva il propo-sito anzi il dovere dell’azione, che sol-tanto lo spirito cristiano nella sua pu-rezza di dottrina e nella sua sapienza dileggi, possegga la virtù di dare all’uomoed all’umanità un tale beneficio.

Lo spirito cristiano in politicadi Filippo Meda

Il compito che ci siamo assunti noi è quello che nessun altro partito può assolvere: il compito di difendere lo spirito integrale del cristianesimo nelle sue applicazioni sociali, compito che nessunosognerà possibile affidare nonché ai socialisti che si professano anticristiani, neppure ai liberali, i quali si professano indifferenti di fronte alle ragioni superiori della vita

Per ragionare bene

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12Anno 2009 - N. 4

La sera del 23n o v e m b r e

1918, Don LuigiSturzo convoca-va a Roma unprimo nucleo ri-stretto di amiciche si radunaro-

no nella sede dell’Unione Romanain via dell’Umiltà, 36. Gli intervenutifurono i seguenti: don Luigi Sturzo,

avv. Mangano, Achille Grandi,don Giulio De Rossi, avv. Mat-tei Gentili, avv. Merlin, avv. Tu-pini, cav. Cavazzoni, comm.Borromeo, on. Longinotti, dott.Valente, rag. Campilli, dott. Cin-golani, ing. Genuardi, dott. Mar-tire, Giulio Seganti, comm. Pre-da e prof. Boggiano.

La sera del 16 dicembre, nel-la medesima sede, fu indettacon criterio più ampio un’adunan-za preparatoria, alla quale parteci-

parono 40 uomini nostri, convenutida tutte le parti d’Italia. L’adunanza

fu presieduta dal conte CarloSantucci e passò alla storia colnome di Piccola Costituente.

La sera del 18 gennaio 1919,in una stanza dell’albergo S.Chiara, fu definitivamente li-cenziata alla stampa la copia delfamoso appello “a tutti gli uo-mini liberi e forti” e il testo de-finitivo del programma per la co-stituzione d’un nuovo partito,

che assunse il nome di Partito Po-polare Italiano.

IL PARTITO POPOLARE ITALIANOLa Preparazione

Il programma del Partito è il seguente:1) Integrità della famiglia: difesa di essa contro tutte le forme di dissoluzione e di corrompimento: tutela della moralità pub-

blica, assistenza e protezione dell’infanzia, ricerca della paternità.

2) Libertà di insegnamento in ogni grado: riforma scolastica: lotta contro l’analfabetismo: educazione e cultura popolare, dif-fusione dell’istruzione professionale.

3) Riconoscimento giuridico e libertà delle organizzazioni di classe nell’unità sindacale, rappresentanza di classe, senza esclu-sioni di parte, negli organi pubblici del lavoro presso il Comune, la Provincia e lo Stato.

4) Legislazione sociale nazionale e internazionale, che garantisca il pieno diritto al lavoro e ne regoli la durata, la mercede e l’i-giene: sviluppo del probi virato e dell’arbitrato per i conflitti anche collettivi del lavoro industriale ed agricolo: sviluppo della coo-perazione: assicurazioni per le malattie, per la vecchiaia e invalidità e per la disoccupazione: incremento e difesa della piccola pro-prietà rurale e costituzione dei beni di famiglia.

5) Organizzazione di tutte le capacità produttive della nazione con l’utilizzazione delle forze idroelettriche e minerarie, e conl’industrializzazione dei servizi generali e locali: sviluppo dell’agricoltura, colonizzazione interna del latifondo a coltura estensi-va: regolamento dei corsi d’acqua: bonifiche e sistemazione dei bacini montani: viabilità agraria: incremento della marina mer-cantile: risoluzione nazionale del problema del Mezzogiorno e di quello delle terre riconquistate e delle provincie redente.

6) Libertà e autonomia degli enti pubblici locali: riconoscimento delle funzioni proprie del Comune, della Provincia e dellaRegione in relazione alle tradizioni della Nazione e alla necessità di sviluppo della vita locale: riforma della burocrazia: largo de-centramento amministrativo, ottenuto anche a mezzo della collaborazione degli organismi industriali, agricoli e commerciali delcapitale e del lavoro.

7) Riorganizzazione della beneficenza e dell’assistenza pubblica verso forme di previdenza sociale: rispetto delle libertà delleiniziative delle istituzioni private di beneficenza e assistenza: provvedimenti generali per intensificare la lotta contro la tuberco-losi e la malaria: sviluppo e miglioramento dell’assistenza alle famiglie colpite dalla guerra, orfani, vedove e mutilati.

8) Libertà ed indipendenza della Chiesa nella piena esplicazione del suo magistero spirituale: libertà e rispetto della coscienzacristiana considerata come fondamento e presidio della vita della nazione, delle libertà popolari e delle ascendenti conquiste del-la civiltà nel mondo.

9) Riforma tributaria generale e locale, sulla base dell’imposta progressiva globale con l’esenzione delle quote minime.

10) Riforma elettorale politica con il collegio plurinominale a larga base con rappresentanza proporzionale: voto femminile:Senato elettivo con prevalente rappresentanza dei corpi della nazione (Corpi accademici, Comuni, Provincie, classi organizzate).

11) Difesa nazionale: tutela e messa in valore della emigrazione italiana: sfere di influenza per lo sviluppo commerciale del pae-se: politica coloniale in rapporto agli interessi della nazione e ispirata a un programma di progressivo incivilimento.

12) Società delle Nazioni con i corollari derivanti da una organizzazione giuridica della vita internazionale: arbitrato, aboli-zione dei trattati segreti e della coscrizione obbligatoria, disarmo universale.

1925. Ultimo Congresso del Partito Popolare Italiano.