Il Nuovo CIttadino n.3 - 2009

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Il nuovo c ttadino TRIMESTRALE di informazione politico-sociale N. 3-2009 Poste Italiane s.p.a. - spedizione in abbonamento postale -70% Commerciale Business Ancona n. 73/2009. D on Luigi Sturzo ci sta venendo in soccorso. Il 50° della sua mor- t e (8 agosto 1959) non poteva cadere in un anno migliore. Stiamo qui, nel 2009, a contemplare le difficoltà della nostra Italia immiserita da scandali e da pole- miche; solo alzando lo sguardo al cielo possiamo ammirare la figura splendida del servo di Dio di Caltagirone sulla cui bocca le parole Patria, Nazione, Popolo assumevano un sapore di cose buone, vere, pro- duttive di speranza e di un futuro di responsabilità e di ricchezza per tutti. Con Sturzo tutto suona bene, anche il fatto che sia un prete, ma così laico nel valutare le co- se da far impallidire tanti politici, politologi (sic!) e gior- nalisti dei nostri tempi. Con Sturzo suona bene la paro- la spiritualità, contro tanto spiritualismo, esoterismo, sincretismo, esistenzialismo senza esistenza vera o con una vita disincarnata e superficiale. La spiritualità di Don Lui- gi ti conduce verso il bene comune, la Gloria di Dio in ter- ra, che è l’uomo vivente. Avevo cinque giorni di vita quan- do il sacerdote siciliano morì, eppure lo sento compagno di viaggio come si sente vicino un vero amico, quei san- ti uomini di cui ci si può fidare, perché in loro non c’è men- zogna. Quanto vorremmo avere oggi uomini di questa statura, impastati direttamente dalla mano di Dio, doci- li ad ogni comando dell’Altissimo. Non disperiamo, an- che il tempo in cui Don Luigi fondava il PPI, nel gennaio di 90 anni fa, aveva i suoi problemi. Non l’ho mai fatto su queste pagine, ma mi sento di chiedere, a chi ci crede, una preghiera con l’intercessione di colui che vorremmo presto beato; una preghiera per la Patria da salvare che comprenda tutti amici e nemici, uomini coraggiosi e ru f- fiani, onesti amministratori e servi sciocchi del potere. In- sieme tutti, solo così potremo salvare l’Italia da un peri- coloso declino morale e materiale. Editoriale Editoriale I n metà del mondo le don- ne sono di fatto costrette ad abortire. L ’aborto è già or- ribile di per sé senza che ci sia bisogno anche di costrin- gere una madre a uccidere il proprio bambino. È questo il senso della moratoria internazionale dell’abor- to imposto che ho presentato alla Camera e che i deputati hanno approvato a luglio. La richie- sta è di avviare un percorso che deve arrivare fi- no all’ONU, affinché venga dichiarato che l’a- borto non è uno strumento di controllo delle na- scite e che a nessuna donna può essere impo- sto di sopprimere il proprio bambino. Dovreb- be essere una cosa ovvia, ma per miliardi di donne non lo è. Non lo è in Cina, dove la poli- tica del figlio unico include ogni mezzo per im- pedire la nascita di un secondo figlio e prevede dure sanzioni per le donne che contravvenga- no alle indicazioni di partito. Ma non lo è nean- che in gran parte dei Paesi in via di sviluppo, do- ve spesso formalmente l’aborto è vietato, ma di fatto è non solo ampiamente praticato ma per- sino incentivato: una imposizione per ricatto applicato da governi e organizzazioni interna- zionali, che in nome del dogma del controllo del- le nascite consegnano gli aiuti umanitari solo a prezzo della maternità: ti do il cibo per i figli che hai già partorito in cambio della rinuncia al fi- glio che hai in grembo. Una politica applicata a volte anche da organizzazioni e agenzie che agiscono in collegamento con l’ONU. Ed ecco uno dei risultati concreti che ci proponiamo di ottenere con questa campagna: se sono poche le speranze che la Cina cambi concretamente e radicalmente il proprio atteggiamento, un pro- nunciamento ufficiale delle Nazioni Unite avreb- be invece un impatto concreto sul lavoro delle agenzie umanitarie, che non potranno più es- sere promotrici di aborto. E questo svela anche il senso profondo dell’iniziativa di cui l’Italia è capofila: una moratoria che è allo stesso tempo a tutela della vita (quante vite di bambini po- trebbero essere salvate!) e a tutela delle donne, che verrebbero liberate da un’orribile imposi- zione. Ed ecco perché è possibile lavorare su questo fronte anche a fianco di chi sull’aborto è per la libertà di scelta. Nessun compromesso, nessun cedimento, nessuno scambio: la lotta all’aborto imposto è come una camera dove si può entrare da due porte diverse. È una batta- glia che è allo stesso tempo per la tutela della vita, per la tutela delle donne e per l’amplia- mento della loro libertà di scelta: ora possono solo abortire, con la moratoria potranno alme- no scegliere se abortire o no. Saranno più libe- re, e secondo me una madre veramente libera da ogni sorta di costrizione non sceglierà mai di sopprimere il proprio figlio. Per questo ho ri- tenuto possibile circoscrivere, delimitare l’area del male da combattere, lasciare ad altri ambi- ti le differenze radicali che restano sull’aborto e trovare ciò che unisce per cominciare a fare il bene possibile. Con un elemento in più: la mo- ratoria ha un grande valore culturale perché sancisce che l’aborto è un male, un disvalore morale. Non è indifferente. Non è liberarsi di un g rumo. Tutti o quasi a parole dicono che l’a- borto è sempre un dramma, un male. Ma poi nel- la società viene seminata l’idea che l’aborto è una cosa semplice, sempre più semplice, mo- ralmente indifferente. Non è così: se c’è chi cre- de che l’aborto sia in fondo un bene perché li- mita le nascite, ora deve venire allo scoperto. Noi con questa moratoria risvegliamo le coscienze, invertiamo la tendenza e riaff e rmiamo che l’a- borto è comunque un male, un dramma. E che quindi imporlo è disumano. on. Luca Marconi Don Luigi Sturzo: per la gloria di Dio ci sei Scriveteci a: [email protected] Direttore: Giovanni Fermani Comitato editoriale: Umberto Spalletti, Alessandra De Lucia Lumeno, Antonella Fornaro Grafica: Studio CM Roma Tipografia: Tecnostampa Una mozione parlamentare per la vita e per le donne Dopo la moratoria internazionale della pena di morte, l’Italia di nuovo in prima linea per la moratoria internazionale dell’aborto imposto per legge alle donne on. Rocco Buttiglione Anno 2009 N. 3 Editoriale on. Luca Marconi Una mozione parlamentare per la vita e per le donne on. Rocco Buttiglione Come è bella la “vita normale” Alessandra De Lucia Lumeno Chianciano - Il Centro La forza dei principi cristiani a base dell’identità nazionale on. Pierferdinando Casini Il centro dall’iniziativa identi- taria alla cultura di governo on. Francesco D’Onofrio Per il bene del Paese deve fini- re la politica della guerra... on. Lorenzo Cesa Chianciano - Il Centro L’unione di Centro on. Luca Marconi Un partito di programma... on. Savino Pezzotta Manca una visione Andrea Riccardi Chianciano - Il Centro Niente alleanze strategiche con nessuno on. Rocco Buttiglione Senza complessi di desta e di sinistra on. Ferdinando Adornato Nel segno di Sturzo una nuova classe dirigente per la Patria Luigi Patrini Liberi di vivere Alessandra De Lucia Lumeno Senza petrolio e senza nucleare Alessandra De Lucia Lumeno Il caso Boffo Contro le “Penne cattoliche” Umberto Spalletti CRISI: il bicchiere mezzo pieno PaoloCoccarelli Da Loreto a Chianciano: la strada è quella giusta! Francesco D’Andola Le buone pratiche dell’Amministrazione Antonella Fornaro San Marzano ora pro nobis Enzo Nardi Costituzione tradita e abbadonata Luca Marconi Il vero sviluppo per l’uomo e le società Vincenzo Merlo Nelle pagine Nelle pagine

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Il Nuovo CIttadino n.3 - 2009

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Il nuovo c t t a d i n oTRIMESTRALE di informazione politico-sociale N. 3-2009 Poste Italiane s.p.a. - spedizione in abbonamento postale -70% Commerciale Business Ancona n. 73/2009.

Don Luigi Sturzo ci sta venendoin soccorso. Il 50° della sua mor-

t e (8 agosto 1959) non poteva cadere inun anno migliore. Stiamo qui, nel 2009,a contemplare le difficoltà della nostraItalia immiserita da scandali e da pole-miche; solo alzando lo sguardo al cielo

possiamo ammirare la figura splendida del servo di Diodi Caltagirone sulla cui bocca le parole Patria, Nazione,Popolo assumevano un sapore di cose buone, vere, pro-duttive di speranza e di un futuro di responsabilità e diricchezza per tutti. Con Sturzo tutto suona bene, ancheil fatto che sia un prete, ma così laico nel valutare le co-se da far impallidire tanti politici, politologi (sic!) e gior-nalisti dei nostri tempi. Con Sturzo suona bene la paro-la spiritualità, contro tanto spiritualismo, esoterismo,s i n c retismo, esistenzialismo senza esistenza vera o con unavita disincarnata e superficiale. La spiritualità di Don Lui-gi ti conduce verso il bene comune, la Gloria di Dio in ter-ra, che è l’uomo vivente. Avevo cinque giorni di vita quan-do il sacerdote siciliano morì, eppure lo sento compagnodi viaggio come si sente vicino un vero amico, quei san-ti uomini di cui ci si può fidare, perché in loro non c’è men-zogna. Quanto vorremmo avere oggi uomini di questastatura, impastati direttamente dalla mano di Dio, doci-li ad ogni comando dell’Altissimo. Non disperiamo, an-che il tempo in cui Don Luigi fondava il PPI, nel gennaiodi 90 anni fa, aveva i suoi problemi. Non l’ho mai fattosu queste pagine, ma mi sento di chiedere, a chi ci cre d e ,una preghiera con l’intercessione di colui che vorre m m op resto beato; una preghiera per la Patria da salvare chec o m p renda tutti amici e nemici, uomini coraggiosi e ru f-fiani, onesti amministratori e servi sciocchi del potere. In-sieme tutti, solo così potremo salvare l’Italia da un peri-coloso declino morale e materiale.

EditorialeEditoriale

In metà del mondo le don-ne sono di fatto costre t t e

ad abort i re. L’ a b o rto è già or-ribile di per sé senza che cisia bisogno anche di costrin-g e re una madre a uccidere ilp roprio bambino. È questo il

senso della moratoria internazionale dell’abor-to imposto che ho presentato alla Camera e chei deputati hanno approvato a luglio. La richie-sta è di avviare un percorso che deve arr i v a re fi-no all’ONU, affinché venga dichiarato che l’a-b o rto non è uno strumento di controllo delle na-scite e che a nessuna donna può essere impo-sto di sopprimere il proprio bambino. Dovre b-be essere una cosa ovvia, ma per miliardi didonne non lo è. Non lo è in Cina, dove la poli-tica del figlio unico include ogni mezzo per im-p e d i re la nascita di un secondo figlio e pre v e d ed u re sanzioni per le donne che contravvenga-no alle indicazioni di partito. Ma non lo è nean-che in gran parte dei Paesi in via di sviluppo, do-ve spesso formalmente l’aborto è vietato, ma difatto è non solo ampiamente praticato ma per-sino incentivato: una imposizione per ricattoapplicato da governi e organizzazioni intern a-zionali, che in nome del dogma del controllo del-le nascite consegnano gli aiuti umanitari solo ap rezzo della maternità: ti do il cibo per i figli chehai già partorito in cambio della rinuncia al fi-glio che hai in grembo. Una politica applicataa volte anche da organizzazioni e agenzie cheagiscono in collegamento con l’ONU. Ed eccouno dei risultati concreti che ci proponiamo di

o t t e n e re con questa campagna: se sono pochele speranze che la Cina cambi concretamente eradicalmente il proprio atteggiamento, un pro-nunciamento ufficiale delle Nazioni Unite avre b-be invece un impatto concreto sul lavoro delleagenzie umanitarie, che non potranno più es-s e re promotrici di aborto. E questo svela ancheil senso profondo dell’iniziativa di cui l’Italia ècapofila: una moratoria che è allo stesso tempoa tutela della vita (quante vite di bambini po-t re b b e ro essere salvate!) e a tutela delle donne,che verre b b e ro liberate da un’orribile imposi-zione. Ed ecco perché è possibile lavorare suquesto fronte anche a fianco di chi sull’abort oè per la libertà di scelta. Nessun compro m e s s o ,nessun cedimento, nessuno scambio: la lottaa l l ’ a b o rto imposto è come una camera dove sipuò entrare da due porte diverse. È una batta-glia che è allo stesso tempo per la tutela dellavita, per la tutela delle donne e per l’amplia-mento della loro libertà di scelta: ora possonosolo abort i re, con la moratoria potranno alme-no scegliere se abort i re o no. Saranno più libe-re, e secondo me una madre veramente liberada ogni sorta di costrizione non sceglierà maidi sopprimere il proprio figlio. Per questo ho ri-tenuto possibile circ o s c r i v e re, delimitare l’are adel male da combattere, lasciare ad altri ambi-ti le diff e renze radicali che restano sull’abort oe tro v a re ciò che unisce per cominciare a fare ilbene possibile. Con un elemento in più: la mo-ratoria ha un grande valore culturale perc h ésancisce che l’aborto è un male, un disvaloremorale. Non è indiff e rente. Non è liberarsi di ung rumo. Tutti o quasi a parole dicono che l’a-b o rto è sempre un dramma, un male. Ma poi nel-la società viene seminata l’idea che l’aborto èuna cosa semplice, sempre più semplice, mo-ralmente indiff e rente. Non è così: se c’è chi cre-de che l’aborto sia in fondo un bene perché li-mita le nascite, ora deve venire allo scoperto. Noicon questa moratoria risvegliamo le coscienze,i n v e rtiamo la tendenza e riaff e rmiamo che l’a-b o rto è comunque un male, un dramma. E chequindi imporlo è disumano.

on. Luca Marconi

Don Luigi Sturzo: per la gloria di Dio ci sei

Scriveteci a:i l n u o v o c i t t a d i n o @ g m a i l . c o m

D i re t t o re : Giovanni Fermani Comitato editoriale: U m b e rto Spalletti,

Alessandra De Lucia Lumeno, Antonella Forn a roGrafica: Studio CM Roma Tipografia: Te c n o s t a m p a

Una mozione parlamentare per la vita e per le donneDopo la moratoria internazionale della pena di morte, l’Italia di nuovo in primalinea per la moratoria internazionale dell’aborto imposto per legge alle donneon. Rocco Buttiglione

Anno 2009 N. 3

• Editoriale on. Luca Marc o n i• Una mozione parlamentare

per la vita e per le donneon. Rocco Buttiglione

• Come è bella la “vita norm a l e ”Alessandra De Lucia Lumeno

Chianciano - Il Centro• La forza dei principi cristiani a

base dell’identità nazionaleo n . P i e rf e rdinando Casini

• Il centro dall’iniziativa identi-taria alla cultura di govern oon. Francesco D’Onofrio

• Per il bene del Paese deve fini-re la politica della guerr a . . .on. Lorenzo Cesa

Chianciano - Il Centro• L’unione di Centro

o n . Luca Marc o n i• Un partito di programma...

on. Savino Pezzotta• Manca una visione

A n d rea Riccard i

Chianciano - Il Centro• Niente alleanze strategiche

con nessuno on. Rocco Buttiglione• Senza complessi di desta e di

sinistra on. Ferdinando Adorn a t o

• Nel segno di Sturzo una nuovaclasse dirigente per la PatriaLuigi Patrini

• Liberi di vivere Alessandra De Lucia Lumeno

• Senza petrolio e senza nucleareAlessandra De Lucia Lumeno

• Il caso Boff o C o n t ro le “Pennecattoliche” U m b e rto Spalletti

• CRISI: il bicchiere mezzo pienoP a o l o C o c c a re l l i

• Da Loreto a Chianciano: la stradaè quella giusta! Francesco D’Andola

• Le buone pratiche dell’AmministrazioneAntonella Forn a ro

• San Marzano ora pro nobisEnzo Nard i

• Costituzione tradita e abbadonataLuca Marc o n i

• Il vero sviluppo per l’uomo e le societàVincenzo Merlo

Nelle pagineNelle pagine

2Anno 2009 - N. 3

Come sempre, dopo qual-c he settimana di va-

canza si spera all’insegna delriposo, del divertimento pia-cevole e non distruttivo, sirientra a casa, al lavoro o al-lo studio con un po’ di ama-rezza e nostalgia per ciò chesi è vissuto e assaporato conquelle persone che sanno ri-d o n a re pace e vivacità amenti arrivate pro b a b i l-mente molto stanche all’i-nizio delle ferie.

“E ora?” Molti si do-manderanno di fronte amucchi di documenti dal e g g e re, bollette e tasse uni-versitarie da pagare, libri dac o m p r a re e studiare, com-missioni che sembrano nonavere mai fine… Si deve ri-p re n d e re tutto in mano e,anche se è normale sbuffa-re un po’ e aver voglia di tor-nare da dove si è venuti, c’èperò allo stesso tempo quel-l’inevitabile desiderio di ri-

c o m i n c i a re. Già solo iltermine infonde un po’di speranza, no? Nono-stante tutte le batosteche si prendono, i dolo-ri che si vivono e gliostacoli che si devonos o r p a s s a re, l’uomo ha insé un istinto ad andareavanti, a voler vedere co-sa c’è dietro quel m u roche gli si para dinanzi enecessariamente a tro v a resoluzioni che possano ri-s o l v e re quei momenti di dif-ficoltà. Si ricomincia tantevolte nella vita: è un iniziodiverso ogni volta che sicambia ciclo scolastico e for-mativo, quando si inizianoa muovere i primi passi nelmondo del lavoro, quandosi decide di sposarsi o se-guire una vocazione, ma si

riparte anche quando dopouno sgarbo, un’offesa, un li-tigio si sceglie di continua-re a voler bene, a perdona-re, ad aiutare.

C e rto, iniziare dopo levacanze un po’ tutto insie-me quando ci si era per-messi di lasciare scorre re leg i o rnate, gli impegni, i pen-sieri in maniera più sere n a ,sembra tosto, ma inevita-bilmente ogni anno lo si af-

f ronta e lo si supera.P e rché, anche se maga-ri inconsciamente, si hauna gran voglia di no-vità, di scorg e re cosa ciaspetta, se si è capaci dic o n f rontarsi con gli al-tri e vivere con il pro s-simo con un po’ di pa-zienza in più.

Dopo l’estate poi èanche il tempo dei pro p o s i-ti e delle “sfide” con se stes-si. Dopo aver sorriso di più,aver rilassato la mente ed ilcorpo, ognuno vorrebbe ve-dersi così anche durantel’anno, ma, lo si sa, tanti sfor-zi scemano leggermente e ildesiderio di pro g r a m m a r s ile giornate per non accu-m u l a re tutto in un sol gior-no, di dedicare maggior tem-po alla famiglia, risulta poi

non così semplice. Si inca-strano gli impegni, si è tal-mente stanchi a fine gior-nata da sognare solo un let-to, si è così pieni di pensie-ri che è difficile ascoltare l’al-t ro. Ma non ci si deve sco-r a g g i a re, si deve piuttostof a re un passo alla volta e cer-c a re di guard a re questa ri-p resa con occhi nuovi e cu-riosi. Tante sorprese inatte-se arrivano sempre e se si èp ronti ad accoglierle, riser-vano traguardi positivi.

Come è bella la “vita norm a l e ”Le vacanze sono necessarie, ma per fortuna finisconoAlessandra De Lucia Lumeno

L a difesa dell’identità delle Banche Popolari, la valorizzazione dell’immagine e l’in-cremento della visibilità e della conoscenza del Credito Popolare, l’impegno al ser-

vizio della Categoria costituiscono i capisaldi della mission dell’Associazione, che nel pe-riodo 2008-2009, così come ha ricordato il Segretario Generale, Giuseppe De Lucia Lu-meno, si è declinata nell’attività di ricerca e analisi su temi economici e finanziari, con in-vio di Report periodici; nel monitoraggio dell’evoluzione del quadro normativo di riferi-mento, nazionale e comunitario, con la redazione di circolari interpretative; nell’attivitàdi consulenza in materia legale e fiscale; nell’elaborazione di strumenti di supporto ge-stionale per effettuare analisi sull’andamento e sul posizionamento aziendale nonché suimercati creditizi e sulla concorrenza bancaria; nell’organizzazione di sessioni di incontrisu temi tecnici; nella predisposizione e diffusione di documenti di interesse per il Credi-to Popolare su specifici argomenti.

L’impegno volto a tutelare e valorizzare in misura sempre crescente il modello delle Ban-che Popolari, si è concretizzato, inoltre, nella predisposizione e diffusione di studi e pub-blicazioni relativi all’identità cooperativa delle Banche Popolari e al loro legame con ilterritorio; con l’organizzazione di eventi e di iniziative atte a diffondere e migliorare la co-noscenza del sistema del Credito Popolare ma anche ad affrontare tematiche “sensibili”per le Associate, come pure argomenti di viva attualità; con lo sviluppo ed il coord i n a m e n t odei rapporti tra le Banche Popolari e gli organismi internazionali della Cooperazione ban-caria, anche grazie ad una presenza sempre costante ed efficace nell’ambito dell’Associa-zione Europea delle Banche Cooperative (European Association of Co-operative Banks –EACB). Sul piano delle iniziative pubbliche, tra i numerosi ed importanti eventi organiz-zati e promossi dall’Associazione il Segretario Generale ha ricordato in particolare il Se-minario con la Banca Europea degli investimenti,: alla quale ha partecipato il Vice Presi-dente dell’Istituto con sede in Lussemburgo, Dario Scannapieco, e il Convegno su “La nor-mativa antiriclaggio”, che ha registrato la partecipazione di numerosi autorevoli rappre-sentanti dell’Unità di Informazione Finanziaria e della Banca d’Italia.

Associazione Nazionale fra le Banche Popolari

A Roma l’assemblea dell’Associazione Nazionalefra le Banche Popolari

Pensione a 65 anni per tut-ti: grandi discussioni sullapossibilità che quel limitevenga esteso anche alledonne. Senza entrare nelmerito della questione,quel che sembra giusto- sela riforma avvenisse- è chele prime a “godere” di que-sta equiparazione tra uo-mini e donne siano le stes-se che negli anni ‘70 delsecolo scorso hanno tantolottato per l’uguaglianzauomo-donna.Come si dice? il tempo ègalantuomo.

IL MIOFA R D E L L O

Io vado a cercar vitain fondo all’universo.

In spalla il mio fardellodi cosmica viandante:il volto di un fratelloche mangia solo sale.Una virgola di luce

scivolata da un sogno.Un vestito macchiato di sangue partorito.

Un lento sole occiduonell’ombra dei capelli.Il sonno dei miei figliimpazzito di respiri.La bava di mio padreche mi ha insegnato

“pace”!

Gabriella Paoletti

Aqualche mese dalla guer-ra scatenata da Israele nel-la striscia di Gaza (pudica-mente chiamata operazio-ne Piombo Fuso) la com-missione ONU che ha inda-gato sul comportamentodell’esercito israeliano haconcluso il suo lavoro conparole che suonano duris-sime: crimini di guerra.Parole di condanna ancheper Hamas, che è un’orga-n i z z a z i o n e t e r r o r i s t i c amentre Israele è l’unicad e m o c r a z i a d e l M e d i oOriente. Infatti non si è gradito chestavolta non c’era nean-che l’antisemitismo da po-ter evocare, visto che ilpresidente della suddettacommissione è un ebreosudafricano.Vergogna al nostro sistemadi informazione che ha na-scosto la notizia e onore al-l’ONU che ogni tanto riescea dimostrare di non esserecompletamente inutile.

3Anno 2009 - N. 3

Il Centro non è un luogo, èuna politica, è un insieme

di valori, è un momento diidentificazione nazionale. Noivogliamo difendere l’identitàcristiana. E’ un’idea di ciò chesiamo, è un’idea del nostro de-stino nazionale.

I valori si difendono nonper le virtù morali, non perconvenienza, ma per convin-zione. Qui c’è un partito chedifende valori come la sacra-lità della vita, la famiglia, ladifesa dei più deboli, le nuo-ve fro n t i e re della bioetica –che devono essere poste als e rvizio dell’uomo e non perla sua manipolazione –; quic’è un partito che queste scel-te le fa per convinzione, inuno spirito di gratuità e di de-dizione.

Siamo in un’eccitazionep e rmanente e abbiamo unaf o rza politica che instilla ve-leno giornalmente: le ro n d e ,gli extracomunitari che sonoil pericolo, gli islamici che so-no da cacciare fuori, medici ep residi con il compito di fa-re la spia. Si propongono gliesami di dialetto ai pro f e s s o-ri, bandiere regionali, gabbiesalariali; si fa la lotta allaChiesa, quando mostra il suovolto caritatevole e umile del-l ’ a c c o g l i e n z a .

La denuncia di tutto que-sto è necessaria, ma se voglia-mo pro p o rci alla guida del Pae-se dobbiamo essere capaci dic o m p re n d e re gli stati d’animodella popolazione, a part i redalle fasce più deboli e quindilottare contro la criminalità eogni forma di illegalità.

Lo Stato deve essere comeun padre, ne permissivo né au-toritario, deve semplicemen-te essere giusto. Non possia-mo prendercela con quei po-veracci, con lo status di pro-

fughi, che scappano da terrem a rtoriate come l’Eritrea, la-sciandoli in balia dei mari onei campi di concentramentolibici. Abbiamo bisogno di lo-ro ogni giorno nelle nostreaziende, nelle nostre fabbri-che, nelle nostre case. Lo Sta-to deve avere un senso della

missione e dell’integrazione;dobbiamo re n d e re comunel ’ o rgoglio di appartenenza auna bandiera, a un inno, a unanazionalità, a una casa.

Vogliamo estendere il con-cetto di cittadinanza alle per-sone a cui affidiamo i nostri fi-gli, a quegli extracomunitariche lavorano e ci consentonodi mantenere una parità neiconti previdenziali e l’equili-brio demografico.

Al contempo non dobbia-mo verg o g n a rci di difendere lanostra identità e chi viene inItalia deve sapere che qui c’èun Paese che ha regole, storiee tradizioni da rispettare e de-ve essere conscio che questeregole, il primo a doverle ri-spettare, è proprio lui.

Gli Stati Generali costitui-scono un passaggio molto

i m p o rtante tra l’iniziativa iden -t i t a r i a, che l’UDC ha assunto nel2008 decidendo di non entrarenel PDL, e le elezioni re g i o n a-li del prossimo anno, punto dia p p rodo ad una cultura di go -v e rn o. L’identità da sola non ba-sta, il passaggio è stato corag-gioso,ma dobbiamo capire cheora essa deve concorre re al go-v e rno del Paese. Identità e go-v e rno, due aspetti egualmentefondamentali della coraggiosastrategia politica dell’UDC.

Con la scelta identitarial’UDC ha parlato pre v a l e n t e-mente al suo mondo, ex DC ecattolici, ed ora il punto di ap-p rodo, è una visione di govern odel Paese recuperando l’asse DeGasperi-La Malfa. In questopassaggio delicato dall’iden-

tità al governo andremo re-gione per regione dato che laRegione è soggetto di govern oe noi vogliamo porre la que-stione del governo di ogni re-gione nella prospettiva im-p o rtantissima della unità delPaese; questa è la visione diS t u rzo, la Regione nella Na-zione e non contro la Nazio-ne e così ascolteremo i pro-grammi di tutti, ma con que-sta premessa fondamentaledell’unità nazionale.

Il centro dall’iniziativa identitaria alla cultura di govern oon. Francesco D’Onofrio

Di questi primi quindicimesi di governo i pochi

r i c o rdi che resteranno, oltrealla gestione delle emergenzee a una valanga di risse e po-lemiche senza fine, saranno ild i s a s t ro dell’Alitalia regalata aun gruppo di imprenditori e isoldi buttati per abolire l’Iciche stanno costringendo i co-muni a tagliare i servizi.

Il Governo gioca alla guer-ra contro tutti: guerra controle banche, guerra contro gli or-ganismi economici intern a z i o-nali quando analizzano le si-tuazioni economiche dei sin-goli Paesi e formulano le loro

p revisioni, guerra contro le pro-c u re e i giudici, contro i pochig i o rnali e qualche televisioneche si permettono di eserc i t a-re il diritto di critica, guerr ac o n t ro l’Unione Europea, che cirichiama per la nostra politica

disumana con gli immigrati,g u e rra con il Parlamento, guer-ra con la Chiesa che si perm e t-te di criticare le politiche mi-gratorie dettate dalla xenofo-bia leghista e di chiedere unacondotta più discreta a chi hala responsabilità di rappre s e n-t a re il governo dell’Italia da-vanti agli italiani e al mondo.

Av remmo invece bisogno dir i f o rm a re la previdenza socia-le per tener conto dell’allun-gamento della vita media e dio ff r i re un sostegno concreto al-le famiglie, introducendo ilquoziente familiare, per far pa-g a re meno tasse a chi deve so-

s t e n e re la crescita dei figli. Perquesto oggi più che mai cre-diamo che l’Italia abbia asso-luto bisogno di una forza poli-tica laica che affondi le pro p r i eradici nella nostra comuneidentità cristiana, che si rico-nosca negli insegnamenti del-la dottrina sociale della Chie-sa, che metta al centro la fami-glia e le fasce deboli. Un part i-to che tuteli il diritto alla vitafin dal suo concepimento e stiadalla parte della vita anche nelmomento della morte e che so-prattutto non faccia mai, deivalori in cui si riconosce, mer-ce di scambio politico.

La forza dei principi cristiani a base dell’identità nazionaleon. Pierferdinando Casini

Per il bene del Paese deve finire la politicadella guerra di tutti contro tuttion. Lorenzo Cesa

CHIANCIANO 11-13 SETTEMBRE 2009

Finalmente nasce il centro politico in Italia– Sintesi di alcuni interventi –

4Anno 2009 - N. 3

Nel generale deficit didemocrazia che tocca

il nostro paese, l’UDC primae l’Unione di Centro dopocon i loro tre congressi, ot-to feste nazionali, decine diconvegni, consigli naziona-li, direzioni, giornate di Li-beral a Todi, congressi te-matici, in meno di otto an-ni, resta ancora un esempioeccellente di desiderio diascolto delle istanze popo-lari, voglia di ascoltare il cit-tadino attraverso le sue piùsignificative org a n i z z a z i o-ni. Consentitemi di inserire ,in questa lunga serie di oc-casioni di dialogo e con-f ronto, anche la Convoca-zione dei cattolici che ab-biamo tenuto a Loreto nel

novembre scorso con l’em-blematico e provocatorio ti-tolo: “Non c’è laicità senzafede”. Anche lì abbiamoascoltato più di sessantaamici, esponenti delle piùdisparate associazioni ec-clesiali che hanno testimo-niato la loro volontà di be-ne e le mille esperienze, sco-nosciute ai media che fannol’Italia che regge la nazione.Con Sturzo possiamo e do-vremo riscoprire il metodocristiano prima dei conte-nuti. Tutti possiamo acqui-s i re pezzi di contenuti e va-lori cristiani, farli propri efarli diventare un pro g r a m-ma politico. Ben diversa èl’acquisizione del metodocristiano. La diff e renza è tut-

ta lì e si chiama giustizia so-ciale, onestà, legalità, ri-spetto delle regole demo-cratiche, rifiuto di ogni vio-lenza e sopraffazione.

Questo sì è un bel terre-no dove sfidare noi stessiprima, i nostri competitoripolitici dopo. Un terre n osul quale fare emerg e re an-che la diversità del Centrorispetto a tutti gli altri.

L’unione di Centropratica la democrazia e crede nella superiorità del metodo d e m o c r a t i c oon. Luca Marconi

B isogna ripetere l’opera-zione che fece Alcide

De Gasperi: presentarsi alPaese con idee ricostru t t i-ve. L’Italia va ricostruita enoi dobbiamo candidarci aquesto. Si continua a di-scutere con chi il presiden-te del Consiglio va a lettopiuttosto che delle soff e-renze delle famiglie, dei la-voratori, dell’angoscia deigiovani che non riescono atrovare un posto di lavoro.

Abbiamo fatto una scom-messa, quella di mettere in

discussione il siste-ma bipartitico e dinon lasciarlo re a l i z-z a re. Credo che alpunto in cui siamoa rrivati una parte del-la nostra scommessal’abbiamo vinta, ades-so dobbiamo avere laforza di non buttar via il la-voro e i sacrifici fatti.

Non è più il tempo deiv o l e n t e rosi, è il tempo di chiha il coraggio, di chi vuolr i s c h i a re per delle idee e de-ve mettere in campo tutto

l’entusiasmo possibile, per-ché ci sono tanti giovani,movimenti, intellettuali cheg u a rdano a noi con atten-zione. Molti ambienti delPdl e del Pd osservano lenostre mosse. Non dobbia-

mo deludere nessuno. Pro-poniamo un’idea mite dellapolitica, non la politica deldominio, del comando, del-lo scontro per lo scontro ,della demonizzazione del-l’avversario, ma la politicadell’amicizia: per la polis eper le persone.

Non si può pro g e t t a reuna forza nuova, riform a-trice, attenta agli intere s s idel Paese, per poi accon-t e n t a rci di qualche assesso-

rato. A noi interessa cre s c e-re, mettere in campo unap rogettualità con la qualeconfrontarsi con la destra econ la sinistra.

Da Chianciano esca unp e rcorso per la costru z i o n edi un nuovo soggetto aper-to a tutti coloro che hanno ac u o re questa visione dellapolitica che ereditiamo dalp a rt i t o - p ro g r a m m a - m o v i-mento di Sturzo e che si in-c a rna nella realtà di oggi.

Un partito di pro g r a m m ac o s t ruito da un popolo coraggiosoed entusiastaon. Savino Pezzotta

Di fronte alla scena po-litico-mediatica co-

stantemente occupata daldibattito sugli scandali mitornano alla mente le pa-role di una poesia di KarolWojtyla: «Io credo tuttaviache l’ uomo soffra soprat-tutto per mancanza di vi-sione». Allo stesso modoc i t e rei un critico d’ arte in-glese che avvertiva sull’ il-lusorietà di tanti fiotti diluce: «È l’ eccesso di luceche rende la vita d’ oggiperfettamente volgare».

Oggi davvero si soff reper mancanza di visione.La sola strada possibile èp ro v a re a vedere al di là del-l’eccesso di luce. La veritàpiù triste è che abbiamo po-che idee sul presente e sulfuturo.

Wojtyla indicava unavia: «Se soff re per man-canza di visione, deve al-lora aprirsi una strada fra isegni...». Bisogna rico-s t ru i re faticosamente, at-traverso i segni di un mon-do che cambia anche al dilà di noi, una visione delf u t u ro. C’ è bisogno di idee,dibattiti, visioni. Questoavrà l’ effetto di elevare illivello della politica; ci faràu s c i re dalla «personalizza-zione» totalizzante di cuiessa soffre. La si trova nel

c e n t rodestra. La si vedenella difficile storia del Par-tito Democratico.

Due partiti tanto di-versi ma nati entrambi dauna rottura con la tradi-zione politica e culturaledel nostro Paese. Potre m-mo dire che sono figli del‘68, del nuovismo di que-gli anni. Due prodotti dilaboratorio, pensiamo al-la fusione a freddo delPDL, per port a re il nuo-vo al potere .

Questa situazione mo-stra l’esigenza di una vi-sione che non venga dailaboratori, ma da un sog-getto politico vivo nel Pae-se, e fiero della sua tradi-zione; l’Italia ha bisognodi un partito moderno ingrado di confrontarsi conil suo tempo alla luce del-la tradizione di cui è ere-de, un partito capace dia n d a re lontano perché vie-ne da lontano.

Manca una visione In troppi sono accecati dai fuochi d’artificio mediatici accesi dal nuovismo sessantottino di cui sono figlie la destra e la sinistra italiane

Andrea Riccardi

Chianciano - Il Centro

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Quelli che ci invitano as c e g l i e re non hanno ca-

pito che noi contestiamo inblocco questo sistema e semai un giorno dovremo sce-g l i e re al suo interno vorr àd i re che sostanzialmentea v remo fallito. Dovremo poil a v o r a re ancora sere n a m e n-te per tre anni a far cre s c e reil nuovo partito. Vi n c e re m ose alle prossime elezioni po-litiche potremo scegliere nonfra questi contendenti, mafra una sinistra ed una de-stra profondamente trasfor-mate anche per effetto dellanostra azione. Per questo lanostra scommessa è rischio-sa e la nostra politica ri-chiede spiriti liberi e fort i ,non è fatta per opport u n i s t iche si preoccupano solo dic o s t i t u i re o difendere unaposizione di potere. La poli-tica non è solo testimonian-za, ma la politica deve esse-re anche testimonianza edoggi vi è nella politica un de-

ficit pauroso di testimo-nianza ai valori. Il messaggioche dobbiamo lanciare è cheil bipolarismo è fallito e noiiniziamo a costru i re unanuova politica.

C’è oggi una realtà cri-stiana del paese che ci guar-da incredula e si domandase siamo tornati ai tempi incui dei cristiani in politicaerano pronti a difendere conintransigenza i valori ed an-che a pagare per i valori incui credono. In tanti si chie-dono se esista una posizionepolitica che non fa compro-messi sulla verità e che èp ronta a difendere la vita ed

anche insieme, e per le stes-se ragioni, i poveri e la giu-stizia sociale ponendo fineallo scandalo di un sistemapolitico in cui sembra chechi vuole difendere la vitadebba rinunciare a difende-re i poveri e chi vuole di-f e n d e re i poveri deve fare al-leanze che gli impedisconodi difendere la vita.

Anche tanti non cattolicie tanta gente comune si do-mandano se esista una posi-zione politica dalla quale sipossa dire la verità su di unsistema di corruzione e dim a l g o v e rno che accomunala destra e la sinistra. Per-diamo volentieri qualche re-sidua clientela che ci è ri-masta appiccicata addosso es a remo un punto di riferi-mento per milioni di perso-ne oneste.

Se qualcuno ci viene a tro-v a re perché sente, almeno inp a rte, l’impulso di purifica-zione e di cambiamento che

noi portiamo, allora sedia-moci pure a ragionare insie-me per il bene delle regioni.

Noi dobbiamo concentra-re il nostro sforzo prima ditutto nel tentativo di farci ca-p i re dalla gente dicendo laverità sulla situazione dram-matica, economica e cultu-

rale, materiale e spirituale incui versa il paese. Solo dallac o m p rensione esatta delle ve-re dimensioni della crisi puòn a s c e re l’energia necessariaa risollevarsi. Non andiamoin giro a mendicare alleanze,ma parliamo con il popoloper dirgli la verità.

Anno 2009 - N. 3

In Italia siamo all’8 settem-b re della politica, si è cert i-

ficata la morte della politica.Siamo di fronte ad un incro c i otra Beirut e Beverly Hills dovei veleni e gli odi si intre c c i a n ocon i lussi di cartapesta, la ri-c e rca del successo facile, irr i-tanti fiere delle vanità.

Noi non siamo contro il bi-polarismo, né contro la demo-crazia dell’alternanza; al con-trario, ci sentiamo pro t a g o n i-sti dei grandi modelli di de-mocrazia continentale dei qua-li il Partito popolare europeo èuna delle principali anime.

Ma quello che c’è da noi èdavvero un bipolarismo eu-ropeo?

Da una parte abbiamo ilPd che non è mai diventatoun vero partito socialdemo-cratico e che, anche laddoveha seguito la suggestione diun partito democratico all’a-mericana, non è andato oltre

un mini compromesso tra po-st-democristiani e post-co-munisti.

Dall’altra parte non c’èneanche un partito, c’é soloun marchio: Berlusconi.

P rogetto, identità, valo-ri, democrazia interna nonesistono.

Il nostro progetto di co-s t ru i re un grande partito po-p o l a re e liberale di tipo eu-ropeo ha grande robustezzae dunque anche la pazienzadei lunghi percorsi.

Questo è il motivo per cuinon accettiamo di stipulareunivoci «patti romani» sulleelezioni regionali: non po-tremmo allearci in forma or-

ganica con schieramenti chevogliamo superare.

Come ci si può allearecon chi ti insulta, sottova-lutando di avere a che farecon un partito che è statoall’opposizione sia di Pro d iche di Berlusconi, e che,dunque, unico in Italia, hamesso progetti e valori, nonc e rto il potere, al centro del-le sue priorità?

Escludiamo qualsiasi«santa alleanza antiberlu-sconiana»: rifiutiamo questoscenario perchè la nostra èuna politica “per” qualcosa,non “contro” qualcuno.

Noi pensiamo che il pre-sidente del Consiglio do-

v rebbe essere il primo ada g i re per sottrarre a Bossi lechiavi della maggioranza;ha già creato rilevanti dan-ni, politici, culturali e le-gislativi.

Noi non siamo né otti-misti né pessimisti, stiamoc e rcando di fare, con gran-de umiltà, una buona semi-na . La nostra è la solitudi-ne dei numeri primi, di chir a p p resenta le più granditradizioni del Paese. Cor-riamo tanti rischi sul fro n-te del potere e della sua ge-stione feriale, ma li corr i a m ovolentieri per fare un gran-de investimento per il benedel Paese.

Senza complessi di destra e di sinistraMai contro qualcuno, ma per il bene dell’Italiaon. Ferdinando Adornato

Chianciano - Il Centro

Niente alleanze strategiche con nessunoIl Centro geloso della sua autonomia promuove la verità e la moraleper dialogare con l’intero popolo italianoon. Rocco Buttiglione

6Anno 2009 - N. 3

T rovo molto vera l’osser-vazione di Dario Antise-

ri, che qualche anno fa con-statò come, a fronte di una si-nistra che aveva elevato Gram-sci al rango di “maggior intel-lettuale del secolo”, i cattoliciitaliani non avessero saputoc o n t r a p p o rre al pensatore sar-do un uomo della levatura diS t u rzo, che Maurice Va u s s a rd ,pur francese, aveva definito “ilpiù grande pensatore cattolicodel nostro secolo”.

Il pensiero di Sturzo è co-nosciuto e coltivato da una ri-s t retta cerchia di “esperti” e alpopolo egli è noto tutt’al più pere s s e re stato nel 1919 il fondatoredel Partito Popolare Italiano.

In effetti a Sturzo toccò lasorte dei protagonisti scomo-di, citati per quel che serve aglialtri e dimenticati per quel chehanno realmente fatto o det-to; avversato dai liberali, aiquali aveva tolto il monopo-lio politico dell’antisocialismoe che egli considerava “tro p-po poco liberali”, contrastatodai fascisti per la sua intransi-genza, fu tenuto spesso ai mar-gini anche da chi gli era piùvicino, per le sue posizioni“scomode” e forse troppo inanticipo sui tempi.

Due doti mi hanno semprecolpito di Sturzo: la sua orto-dossia profonda congiunta conuna consapevolezza moraleche non è mai scaduta nel mo-

ralismo, e la grande concre-tezza che ha saputo esprime-re nella sua azione politica.

In effetti dobbiamo impa-r a re da lui una consapevolezzache oggi abbiamo forse perso:quella del primato dell’eticasulla politica. Oggi il Magiste-ro richiama con forza alla mo-ralità: la gente guarda ai politi-ci con attenzione e, se è quasic e rto che politici morali non

p roducono automaticamentecittadini morali, è però cert oche l’immoralità ed il cattivoesempio dei politici off rono unas o rta di giustificazione all’im-moralità dei cittadini stessi.

Con la sua concretezza Stur-zo ci insegna poi che il poteresi esercita a part i re dal basso:in effetti attorno a Sturzo c’e-ra, nel 1919, una presenza si-gnificativa di opere sociali e as-sistenziali del Movimento Cat-tolico, fortemente stimolatodall’esperienza dell’Opera deiC o n g ressi e rilanciato poten-temente dal ricco Magistero so-ciale di Leone XIII; oggi c’èuna maggior frammentazionedella pur ricca operatività so-ciale dei cattolici italiani e l’a-ria meno anticlericale della Re-pubblica sorta dalle ceneri delfascismo ci induce forse a cre-d e re che sia di prioritaria im-

p o rtanza la gestione del pote-re centrale (Parlamento, Go-v e rno), piuttosto che la ge-stione degli enti locali (Comu-ni, Province); credo, invece,che solo un forte radicamentosul territorio ed un pro f o n d ocoinvolgimento nella gestionedei Comuni possano ripro p o r-re e stimolare l’esperienza delv e ro Popolarismo.

Insomma: abbiamo biso-gno di legislatori e di ministripraticanti e coerenti con leistanze etiche del cattolicesi-mo, ma abbiamo bisogno so-prattutto di sindaci, di consi-glieri comunali, di assessoriche siano capaci di testimo-n i a re una passione pro f o n d aper il bene comune e che sap-piano agire con quella gratuitàdi cui con tanta insistenza par-la Benedetto XVI nella sua ul-tima enciclica Caritas in veri -

tate. Sono troppe le persone –e ce ne sono anche tra di noi– che ricercano prebende edindennità di carica: ma nonesiste il “mestiere” del sinda-co o dell’assessore! Occorreche chi si impegna “a serv i z i o ”della comunità, lo faccia dav-vero con questo spirito e conquesta disponibilità a testi-m o n i a re che è primo chi saporsi al servizio degli altri, nonchi si serve degli altri.

È un simile tessuto di am-ministratori locali che puòc o n t r i b u i re in modo molto im-portante a determinare il co-stume ed il modo di sentiredelle comunità civiche del no-stro Paese, aiutandole a recu-p e r a re un più forte legame conla tradizione e con i valori pro-pri di una storia che aff o n d ale radici nella testimonianza disanti come Pietro e Paolo.

Nel segno di Sturzo una nuovaclasse dirigente per la Patriadi Luigi Patrini

Don Luigi Sturzo, non solo il fondatore del Part i t oP o p o l a re Italiano, secondo Va u s s a rd, ma il piùgrande pensatore cattolico del ’900

In un’epoca in cui è sempre più accesoil dibattito sul presunto diritto di mo-

r i re da parte di chi è malato e soff re, di chiè in coma e non è cosciente, non si puòfare a meno anzi è forse un dovere parla-re di chi è dolorante nel corpo e nello spi-rito, di chi magari ha più volte pensato digettare la spugna, ma, trainato da un’in-guaribile voglia di vivere, continua a lot-tare e a voltare pagina. Un libro da pocopubblicato, Liberi di vivere di MassimoPandolfi (Ed. Ares, 13), apre davvero gli

occhi e soprattutto il cuore sulla forz aineguagliabile che ognuno ha e può ave-re di fronte a una malattia o a un mo-mento dove tutto appare impossibile. Mao c c o rre torn a re alle basi, al concetto di li-bertà e al valore di persona.

Si sa, attualmente a livello politico emediatico, fa notizia chi vuole morire ,non tutti quelli che fino all’ultimo spen-dono ogni istante per vivere la pro p r i acondizione e la propria soff e renza nel mo-do in cui si è capaci. “Oggi – aff e rma Ma-

rio Melazzini, primario oncologo, presi-dente dell’Aisla (Associazione italianasclerosi laterale amiotrofica) e malato diSla – la vita è come una patente a punti:se perdi qualche funzione, ti scalano iprimi punti. Se ne perdi molte, finisci ilc redito e ti tolgono la patente di persona”.

Non c’è il tentativo di trattare un te-ma così complesso e profondo con pres-sappochismo o leggerezza, ma spesso l’ar-ma vincente non è parlare continuamentedi morte, di cessazione di dolore, ma divita con tutte le difficoltà, molte volteestreme, che si devono affrontare.

“Liberi di vivere, sì. Ribaltiamo il pen-siero culturale dominante e ricomincia-mo dall’abc del nostro cuore. Ripart i a m odalla Costituzione Italiana, se vogliamoe s s e re più ufficiali; ripartiamo dalla di-gnità, unicità, irripetibilità di ognuno dinoi; ripartiamo dalla vita, che è sacra eva rispettata: sempre e comunque”.

Alessandra De Lucia Lumeno

IL LIBRO

Liberi di vivere“Liberi di vivere”, se si vuole, è forse uno dei pensieri piùbanalizzati e al contempo rivoluzionari che ci siano. Ma oggi il mondo sembra volersi pro i e t t a re verso un diversoconcetto di libertà: ad esempio, libertà di morire, quandoe come si vuole

7Anno 2009 - N. 3

Je remy Rifkin, studiosoamericano non ha dubbi:

quella atomica è una stradasbagliata. Se si aprissero ve-ramente gli occhi e si met-tessero da parte per un atti-mo gli interessi economici siv e d rebbe così che l’uraniop resto imboccherà la sua pa-rabola discendente. Ce nesarà di meno e costerà di più.I n o l t re il problema dellosmaltimento delle scorie èdrammaticamente aperto an-che negli Stati Uniti dove lostudiano da anni. Megliop u n t a re su quella che luichiama la “terza rivoluzioneindustriale”.

L’economista ha orm a iabituato ad una lettura noncanonica dei processi eco-nomici che presiedono alp ro g resso della società. At-traverso gli strumenti tipicid e l l ’ a n t ropologia e dell’eti-ca, dell’ecologia e della sto-ria, sceglie, infatti, di mo-s t r a re le dannose conse-guenze dell’esasperata valo-rizzazione delle leggi di mer-cato. Già nel 1995, con La fi -ne del lavoro, prendeva in esa-me l’impatto sociale di tut-te quelle innovazioni tecno-logiche e quelle forze di mer-cato che stavano sostituen-

do sempre più velocementeil lavoro umano con le mac-chine portando verso una so-cietà virtualmente priva dilavoratori; in E c o c i d i o d e-nunciava il paradosso di unmondo in cui gli abitanti deipaesi poveri muoiono di fa-me anche perché una part ec o n s i d e revole dei loro ter-reni è destinata alla coltiva-

zione di cereali utilizzati co-me mangime per re n d e re lac a rne bovina più grassa epiù gradita ai cittadini del-le nazioni ricche. Ma è inEconomia dell’idrogeno l aspiegazione a quella “terz arivoluzione industriale” dicui è l’ideatore: avverrà l’inevitabile fine della civiltàbasata sul petrolio, che saràsostituita da una società do-ve l’energia proviene dall’i-d rogeno, l’ elemento chimi-co più semplice e diff u s onell’universo che potre b b ed i v e n t a re il “carburante per-petuo”, inesauribile e deltutto esente da emissioni in-quinanti. In realtà la verap rovocazione di Jere m yRifkin non sta tanto nell’a-v e re individuato nell’idro-geno la migliore altern a t i v aai combustibili fossili, quan-

to nel cogliere le potenzia-lità di una infrastru t t u r ae n e rgetica decentralizzatache permetta ad individui,comunità e nazioni di re-c l a m a re la propria indipen-denza e di inseguire le pro-prie capacità di sviluppo.

L’ a u t o s u fficienza energ e-tica ed economica garanti-sce la sicurezza materiale dicui gli individui hanno bi-sogno per mantenere unsenso di coesione sociale eper pre s e rv a re la propria ric-chezza culturale e nellostesso tempo, l’integrazio-ne del singolo nelle più va-

ste reti globali della comu-nicazione e dell’energia po-trà liberare gli individui dal-la xenofobia e dall’etno-centrismo che tradizional-mente si accompagnano adun’esistenza geografica-mente isolata. L’ i d ro g e n o ,quindi, come stru m e n t onon solo per porre fine alladipendenza dal petrolio contutte le conseguenze geo-politiche ed ecologiche chequesto comporta, ma ancheper istituire il primo re g i-me energetico veramentedemocratico nella storiad e l l ’ u m a n i t à .

Senza petrolio e senza nucleareL’economia dell’idro g e n odi Alessandra De Lucia Lumeno

Se anche si sostituissero nei pro s s i m ianni tutte le centrali esistenti nel mondocon quelle nucleari, il risparmio diemissioni sarebbe comunque un’inezia,un quarto di quel che serve per metterele briglie a un clima impazzito

L a vicenda mediatica che ha port a-to alle dimissioni del dire t t o re di

“ Av v e n i re” è stata l’ennesima occasio-ne di delusione; e non certo per quan-to è stato addebitato a Dino Boffo dal‘collega’ de “il Giornale” ma per la su-p e rficialità di quanti nel nostro Paesesi occupano di fare informazione. Se datante ‘penne’ laiche non ci si potevaa s p e t t a re altro che stucchevoli analisisulle divisioni tra Bagnasco e Bert o n e ,tra CEI e Santa Sede nel rispettivo rap-p o rto con il governo italiano, – quan-do smetterano di usare le inutili cate-gorie destra/sinistra per giudicare lecose di Chiesa sarà sempre tardi – las o r p resa in senso negativo è venuta dacattolici che a vario titolo sono puntidi riferimento nel mondo dell’infor-mazione. Anche loro, a dispetto di unap rospettiva che dovrebbe dotarli dim a g g i o re profondità di giudizio, han-no parlato e scritto sulla questione Boff ocon poca sapienza.

Due esempi part i c o l a rmente de-ludenti; Messori sul Corr i e re non hat rovato di meglio che rimpro v e r a re

di poca prudenza i Vescovi per avertenuto in un posto di grande re-sponsabilità un giornalista incappa-to in un reato punito con una mul-ta (forse Messori si è tolto qualchesassolino... si sa che il suo mancator i e n t ro ad “Av v e n i re”, da Boffo vo-luto fortemente, è stato impeditop roprio da una parte della Cei, for-se per eccesso di prudenza vista lai m p revedibilità di Messori): padreLivio nei suoi seguitissimi commentimattutini alla stampa ha definito co-sì la vergognosa campagna feltre s c a :” il Giornale ha fatto il suo mestie-re ...” . Il dire t t o re di Radio Marianon perde giustamente occasione did e n u n c i a re “l’odore di zolfo” chespesso emana dagli articoli de “laRepubblica” o “Corr i e re della Sera”e in questo caso non ha percepito lostesso sgradevole odore del Menzo-g n e ro e dell’Accusatore. Penitenza:una spruzzatina di spray nasale an-che per la narice (di) destra.

“ Av v e n i re” ha fatto il suo mestiere ,raccontando la realtà senza pre g i u d i-

zi e rifiutando di part e c i p a re alla guer-ra per bande che immiserisce il Paese;solo questo ha portato il suo dire t t o-re alla morte (civile).

Bene ha fatto il Cardinale Bagna-sco a illuminare tutta la vicenda conla luce che viene dalla Croce nel pas-saggio iniziale della prolusione al-l’assemblea della CEI; anche Salva-t o re Martinez, Presidente del Rin-novamento nello Spirito, esprimen-do vicinanza a Dino Boffo aveva par-lato di “verità sempre crocifissa dicui il credente fa sempre esperien-za”. Solo in questa prospettiva è pos-sibile compre n d e re davvero quanto èa c c a d u t o .

Una considerazione finale chep rende spunto dalla splendida lette-ra di dimissioni in cui Boffo scrive“ . . b i s o g n e rebbe che noi giornalisti cidessimo un po’ meno arie e imparas-simo ad essere un po’ piu’ veri secondouna misura meno meschina dell’u-mano”; parole che richiamano quel-le che a Fatima la veggente Lucia sentìil 13 ottobre 1917 “Tutti hanno vistoil prodigio del sole, sacerdoti e laici,cittadini e contadini, credenti e mi-s c redenti, sapienti e giornalisti”.

Il giornalista come il contrario delsapiente, parola di Maria. No com-ment, per pietà.

Il caso Boffo

C o n t ro le “Penne cattoliche”di Umberto Spalletti

Una guida all’educazionesessuale dell’UNESCO rac-comanda di insegnare aibambini di 5-8 anni tuttosulla masturbazione, aibambini di 9-12 anni tuttosull’aborto e gli orgasmi e,arrivati a 15 anni, tutto su“come fare per promuo-vere il diritto e l’accessoall’aborto sicuro”.Davanti a iniziative comequesta non si sa se pian-gere o ridere; educazionesessuale già dai 5 anni?!Faranno lezioni di sesso“verbale” dato che nonsanno ancora leggere escrivere? Ma è riso amaro.

8Anno 2009 - N. 3

L’ ’indice di borsa FTSE MIBb rucia in pochi mesi qua-

si 2/3 dell’intero capitale. Co-me dire che l’investimento di1.000 euro mi restituisce 360e u ro! Ribasso ancora più ac-centuato considerando il pic-co del 2007: in tal caso dei so-liti 1000 me ne ritornano 285!

La crisi c’è stata e pur-t roppo continuerà ancora perun bel po’ oltre il 2010. Nonv o rrei soff e rm a rmi sui tragi-ci dettagli tecnici per cerc a reinvece segnali e risvolti po-sitivi perché ogni realtà di cri-

si insegna sempre qualcosa.Innanzitutto che il sistemacapitalistico non è perf e t t o .I nodi sono venuti al petti-n e evidenziando in manierachiara le contraddizioni di unsistema basato su una finan-za priva di basi solide. Se èv e ro che il 1989, con la ca-duta del muro di Berlino har a p p resentato la fine del co-munismo, è altresì vero cheil 2008 segna il crollo del ca-pitalismo inteso come il rag-giungimento del profitto adogni costo. I governi centra-

li stanno cercando nuovi prin-cipi per un’economia più sa-na ed equilibrata anche se ilp rocesso sarà lento e non cer-to indolore. C’è da conside-r a re ora il risvolto positivodella recessione. Gli intere s-si sui mutui vanno dall’ 8%al 3,5%; molti prezzi si sonostabilizzati se non addirittu-ra diminuiti (fonti di energ i a ,p rezzo dei carburanti, mate-rie prime e altri prodotti tec-nologici ed alimentari): an-che il prezzo delle case ha ini-ziato a scendere (negli Stati

Uniti il calo ha toccato pun-te del 30-40%). Il dato però si-curamente più significativo èr a p p resentato dalla riscoper-ta di una rinnovata solida-rietà: caratteristica peculiaredel popolo italiano, che spes-so emerge nei momenti piùd i fficili e critici, in cui la po-polazione tende a socializza-re, uscire dal guscio per aiu-tarsi e fare gru p p o .

Persone che si sono pro d i-gate in tutti i modi ed in tuttele maniere per sostenere, chi,più sfortunato di loro, ha per-so il posto di lavoro. Di questova dato merito ad un popoloattento e genero s o .

Di questo va dato merito,in part i c o l a re, ad un’istitu-zione sempre bistrattata, di-menticata ed oggi ritenuta fuo-ri moda: la famiglia. Essa har a p p resentato l’ ammort i z z a-

t o re sociale più adeguato ingrado di assorbire e farsi cari-co, con i risparmi di una vi-ta, le situazioni di indigenza ed i fficoltà dei propri cari. Infi-ne c’è da considerare come,dopo una prima fase di smar-rimento, avvilimento e con-fusione, l’uomo prenda attodella sua natura di essere fra-gile e passeggero.

La successiva fase di re a-zione lo porterà a ridimen-s i o n a re i propri affanni, cer-c a re oltre la propria miseriaper scorg e re, con uno sguar-do più lucido ed obiettivo, ivalori veri e fondanti dellap ropria essenza: valori di re-lazioni affettive e educative evalori che educano alla re-sponsabilità e al sacrificio, va-lori legati alla famiglia e ai fi-gli, valori che conducono al-la pace e all’arm o n i a .

CRISI: il bicchiere mezzo pienodi Paolo Ciccarelli

S olo tre anni fa ci siamo ritrovati attorno allasperanza di rimettere in dialogo due mondi or-

mai non comunicanti da tempo: quello cattolico,vivace di nuovi fermenti e desideroso di torn a read incidere nella società, e quello della politica, chel’abitudine al potere ha pro g ressivamente allon-tanato dal primo, lasciandolo disilluso se non ad-dirittura molte volte schifato. Ne portano me-moria quanti hanno mantenuto la “fissa” per la po-litica, definita come cosa sporca che doveva rigo-rosamente re s t a re fuori dallo spazio del sacro, iquali hanno vissuto una certa emarginazione inambito ecclesiale.

La speranza poi è diventata progetto: un parti-to in fase di rinnovamento, l’Unione di Centro, haaperto una porta, la Consulta del Mondo Cattoli-co e Realtà Ecclesiali, un luogo aperto e caratte-rizzato da quella giusta dose di libertà, tale da per-m e t t e re a persone assenti da lungo tempo dai luo-ghi della politica di sentirsi a proprio agio. Que-ste persone si sono ritrovate, in un clima di ami-cizia che è andato costruendosi poco a poco, inmodo libero e spontaneo, aprendosi al dialogo conc o l o ro che, per comune appartenenza, costituiva-no il ponte naturale fra politica e mondo cattoli-co, in testa Rocco Buttiglione e Luca Marconi. Unprogetto i cui tempi si prevedevano lunghi, e talidovranno necessariamente essere perché la mis-sione sia ben compiuta. Ma quello che ci ha vera-mente sorpreso, a Loreto come a Chianciano, è

stata l’aria nuova che abbiamo respirato, prima an-cora che le parole. Il clima sereno in cui si sta svi-luppando questo dialogo sincero e schietto, fattodi carità e verità come si addice allo stile cristia-no, è già il primo incredibile risultato, una primatappa giunta molto presto, a mio avviso, rispettoalle aspettative.

Questo ci conforta e ci conferma nel lavorosvolto finora dalla Consulta, creando collega-menti con le realtà ecclesiali, proponendo undialogo umile e sincero con tutti coloro che lo de-siderano e che liberamente rispondono, nellascia della Convocazione di Loreto del novembrescorso, che ha dato indubbiamente un’impor-tante accelerazione al progetto, inaugurando unnuovo stile fra la politica ed il mondo cattolico,

fatto di ascolto e condivisione re c i p roca. Questaf o rmula vincente deve incoraggiare l’Unione diC e n t ro a pro s e g u i re su questa strada, pro p o-nendosi senza arroganza e senza pretese, scevrada ogni cupidigia di fagocitare un elettorato cat-tolico che per sua natura è intrinsecamente libero .E p p u re proprio grazie a questa libertà, quandopuò, sceglie anche nella direzione della coere n-za ai valori e alla tradizione cristiana, come di-mostrano ad esempio le recenti elezioni, dove icandidati che sono espressione diretta del mon-do dell’associazionismo cattolico hanno ottenu-to risultati significativi.

La strada è ormai tracciata, e siamo convinti chesia quella giusta, qui ed ora, in questo momento sto-rico che il Signore ci dà di vivere. La direzione è quel-la emersa da Roma a Loreto, a Chianciano, ad ogniluogo periferico dove questo vento sta soff i a n d o ,fra momenti di incontro e passaggi elettorali. Al-cuni segnali indicano la via: forza e coerenza del-le proprie idee, progetti ragionati insieme fondatisul Bene Comune, credibilità di uomini e donne checi rappresentano, correttezza democratica dellep ro c e d u re in uso nel partito. Lungo questa stradapossiamo continuare il cammino insieme, con co-raggio da entrambe le parti e nella verità, e sono con-vinto che saremo sempre meno soli.

Francesco D’AndolaConsulta Mondo Cattolico e Realtà Ecclesiali

Responsabile Regione Umbria

Da Loreto a Chianciano: la strada è quella giusta!Un intenso cammino per riportare i cattolici in politica

secondo l’autentico spirito cristiano

S e t t e m b re 2008: la più grande banca d’affari dichiarafallimento, la “Lehamn Brothers”, con un debito di650 miliardi di dollari. L’Italia non è esente dal “bagnodi sangue” che ne consegue

9Anno 2009 - N. 3

C inquant’anni fa morivadon Luigi Sturzo, fon-

d a t o re del Partito PopolareItaliano, con il quale i catto-lici si inserirono nella vita po-litica nazionale.

Nel 1902 Luigi Sturzo – aproposito di quello che vie-ne definito l’ “eccesso di in-dividualismo” siciliano – or-ganizza a Caltagirone le coo-perative di braccianti agrico-li che acquisiscono i latifon-di e innovano le tecniche pro-duttive, introducendo la ro-tazione delle colture e uma-nizzando i sistemi di lavoro.E’ il primo passo verso l’Ap-pello ai Liberi e Forti del 18gennaio 1919, attraverso unamaturazione di idee, di obiet-tivi, di consapevolezza, di ca-pacità organizzativa chep roietta definitivamente i cat-tolici sulla scena politica delPaese; ed è grazie al Part i t op o p o l a re che il cattolicesimopolitico italiano può espri-m e re con pienezza i pro p r iideali di giustizia e libertà. Idodici punti programmatici

dell’Appello di Sturzo pro-pongono riforme in campoeconomico, finanziario, fi-scale, previdenziale, sinda-cale, che scaturiscono nellam o d e rnizzazione e demo-cratizzazione del Paese.

Nel Congresso cattolicodi Bologna del 1903, Sturzocollega «la questione catto-lica» con la «questione me-ridionale», intesa come una«questione nazionale».

Nel 1919 chiede alla So-cietà delle Nazioni (oggi di-remmo all’Onu) di ricono-s c e re “le giuste aspirazioninazionali”, di aff re t t a re “l’av-vento del disarmo universa-le”, di difendere “la legisla-zione sociale, la uguaglianzadel lavoro, le libertà religio-se”, di avere “la forza dellasanzione e i mezzi per la tu-tela dei diritti dei popoli de-boli”. Quanto ai pro b l e m idell’Italia: convivenza tra Sta-to ed enti; centralità della fa-miglia (che n o n si aiuta conle social card); libertà di in-segnamento; riforme neces-

sarie ed urgenti “nel campodella previdenza e dell’assi-stenza sociale, nella legisla-zione del lavoro”, per tende-re “all’elevazione delle classilavoratrici”; riforma tributa-ria; soluzione del pro b l e m adel Mezzogiorno (ma su que-sto, con la Lega al governo,stiamo tranquilli).

A don Luigi Sturzo vas e n z ’ a l t ro riconosciuto il me-rito di avere gridato in dife-sa dell’ambiente e di aver lot-tato contro quelle che eglichiama le tre «male bestie»che inquinano anche l’am-biente umano: lo statalismo,la partitocrazia, l’abuso deld e n a ro pubblico. Per com-b a t t e re le male bestie è ne-cessario anche uno sviluppoculturale, morale e re l i g i o s o .

Nel 1959, in “Appello aiSiciliani”, scrive che per unautentico sviluppo bisognap u n t a re sull’educazione del-le nuove generazioni con“scuole serie, scuole im-p o rt a n t i , scuole numero s e ,

scuole che insegnano anchesenza dare diplomi, al postodi scuole che danno diplo-mi e certificati fasulli a ra-gazzi senza cultura”; metteanche in evidenza i difettidell’ambiente nel quale il” p rovincialismo, la limita-tezza dei mezzi, la sfiduciare c i p roca, la critica dei fan-nulloni, l’oppressione deimafiosi, l’intrigo dei pro f i t-tatori rendono difficili le ini-ziative e contestabili i pianiaudaci e genero s i ” .

Compito della politica dig o v e rno è sostenere l’ade-guamento e ammodern a-mento delle politiche e deisistemi di istruzione, for-mazione e occupazione, at-traverso un processo dir i f o rma e di integrazione traf o rmazione pro f e s s i o n a l e ,i s t ruzione e lavoro, allo sco-po di favorire su tutto il ter-ritorio nazionale dei livellis t a n d a rd di qualità, nel ri-spetto delle specificità ter-ritoriali. Occorre migliorarel’accesso al mercato del la-v o ro dei giovani attraversola sperimentazione di eff i-caci forme di inform a z i o n ee di orientamento, la flessi-bilizzazione e la persona-lizzazione dei percorsi for-mativi, valorizzando l’ap-p re ndistato, i tirocini nelleworkexperience e le nuovef o rme di lavoro (lavori ati-pici, part-time). Favore n d oa l t resì l’accesso e la qualitàdella partecipazione al la-v o ro delle donne, attraver-so un maggior equilibrio travita professionale e familia-re, migliorando i percorsi dic a rriera e lo sviluppo del-l ’ i m p renditorialità. Occor-re raff o rz a re gli stru m e n t ivolti a migliorare l’eff i c i e n-za e l’efficacia dell’attuazio-ne degli interventi, allo sco-po di potenziare la capacitàgestionale delle PubblicheAmministrazioni, che gesti-scono la cosa pubblica.

La politica è e resta istitu-zione, anzi istituzione cen-

trale, all’interno di un siste-ma contraddistinto da altopluralismo e insieme da spic-cata conflittualità.

Ma la politica di govern onon può e non deve pre-s c i n d e re dall’eredità stur-ziana, sebbene a volte sco-moda. È necessario che essasia implementata sulla con-sapevolezza di una “pro f o n-da esigenza etico-re l i g i o s abasata su un’antro p o l o g i asociale ispirata ai principidella sussidiarietà, della so-lidarietà e del bene comu-ne propugnati dalla dottri-na sociale della Chiesa e ri-p resi anche nell’ultima en-ciclica “Caritas in Ve r i t a t e ”su uno sviluppo umano in-t e g r a l e ” . (Michele Pennisi,Vescovo di Piazza Arm e r i n a ,P residente della Commissio -ne storica per la beatifica -zione di don Luigi Sturz o ) .

Le buone pratiche dell’Amministrazionedella cosa Pubblicadi Antonella Fornaro

La disarmante attualitàdelle intuizioni sturz i a n e

Non sono solo quelli di certi film ame-ricani, lo siamo anche noi con i nostri

c o m p o rtamenti scorretti se non addiritturaillegali. Qualche esempio per cominciare .È scomparsa l’abitudine di usare la fre c c i asegnaletica nelle autostrade, superstradeo strade a più corsie. Ne se si supera a si-nistra, tanto meno se si rientra in carre g-giata sulla destra, si sente più l’obbligo dis e g n a l a re lo spostamento. Infatti si sgusciafuori dalla corsia all’ultimo minuto cre a n-do pericolo per chi già sta sorpassando.D’altra parte chi è in carreggiata non lasciaspazio a chi entra in corsia o a chi sta cer-cando di sorpassare dopo aver segnalato ilmovimento. Possiamo chiudere con la gran-de comunità di idioti che stanno semprenella corsia di sorpasso, decisamente ol-t re i limiti di velocità, terrorizzando tutticol continuo lampeggio degli abbaglianti

o col suonare il clacson e con l’appiccicarsid i e t ro a coloro che dovre b b e ro lasciarg l iimmediatamente il passo; ma anche conc o l o ro che a velocità basse occupano la se-conda delle corsie non rientrando mai sul-la prima a destra pur potendo.

B A D - B O Y S cattivi ragazzi

La freccia e la corsia

Secondo Sartori

Inevitabile (come le tas-se) arriva ogni anno a fer-ragosto l’articolo del prof.Sartori sul riscaldamentoglobale ma, se le tasse ral-legrano solo Padoa Schiop-pa, il Sartori di metà ago-sto è un’occasione imper-dibile per il buonumoregenerale. Quest’anno si è spazien-tito con quelli che conti-nuano a confondere ME-TEO e CLIMA; è costrettoa chiarire una volta di piùche se l’estate 2009 è me-no calda del solito riguar-da il meteo ma non perquesto può essere messoin discussione il riscalda-mento globale, che è que-stione climatica.Al professore sono stati ne-cessari sei anni per com-prendere la differenza? La torrida estate del 2003l’aveva portato a conclu-sioni esattamente oppo-ste; essa era il sintomo ine-quivocabile del surriscal-damento del pianeta.Benvenuto nel club, pro-fessore!P.S. Per i meno attenti ri-cordiamo che non si dicepiù “riscaldamento globa-le” ma “cambiamenti cli-matici”. È più cool.

1 0Anno 2009 - N. 3

L’ a u t o re vi racconta lesue esperienze re l i g i o-

se vissute a Medjugorie e inun ritiro del Rinnovamentonello Spirito. Due sono gliastanti: da un lato il gre g g edi carismatici boccaloni ,dal-l ’ a l t ro,lui, Marchetto, ragaz-zo istruito che, dopo esser-si appuntato tutto sul bloc-chetto, analizza, desume,sussume e come la Pizia dàl’accademico responso. Inu-suale è l’incipit del saggio.”Il suono metallico della sve-glia del mio telefono per-cuote dolorosamente i mieitimpani “Un inizio da stu-dente di quarta ginnasio al-le prese con i test di ingre s-

so settembrini. Suggestivo ilpasso in cui Marchetto off redelucidazioni sulle sue scar-pette imbrattate dal fango acausa di una faticosa ascesa.Qui siamo al livello di mio fi-glio, prima media. Sublimela pagina in cui Marc h e t t oracconta l’emozione gotica(nemmeno Poe ed Hoff m a nvi riuscire b b e ro) nel vedere ,una volta uscito dalla toilet-te, un crocifisso fosfore-scente attaccato al muro del-la monastica cameretta. Stra-bilianti le conclusioni teo-logiche e filosofiche di que-sto Adso da Melk con tac-cuino e giornale bucato permeglio spiare devoti e bi-

gotti: “Alla Madonna vienericonosciuto un ruolo par-t i c o l a re di mediazione traDio e gli uomini”. Però! Cor-ro a dirlo a Ratzinger. Ma èquando parla del Rinnova-mento che Marchetto off reil meglio della sua scritturaboyscoutiana. Per ridicoliz-z a re quella che crede una so-cietà di esaltati egli, ancorc h énon credente e, per quel checapisco, pro g ressista, va-gheggia i bei tempi del cat-tolicesimo tridentino e qua-si quasi Sisto Quinto.

Ora però se si confro n t a-no le toccanti ed umanissi-me esperienze dei fedeli ca-rismatici, pre s u m i b i l m e n t e

registrate di nascosto al mo-do di Nanni Loi, e l’atteggia-mento asettico dell’autore ,e m e rge la figura di uno stre-pitoso baccalà narrante, piùtriste di una tribuna politicadegli anni Settanta. Quelliche vengono giudicati beotisono campioni di umanesi-mo, specie di fronte alla sup-ponenza libresca di Mar-chetto che va rivelandosi, viavia, un piccolo tenente She-ridan in impermeabile bian-co cui manca, per le suesciocche indagini, solo la col-laborazione di Johnny il bas-sotto. Esiste purt roppo unamasnada di marzani e di san-m a rzani molto più attre z z a- ta culturalmente e più peri-

colosa di Marchetto. Sonoquegli strani spiritualisti se-guaci di Fra’ Cacciari che,considerando il Cristianesi-mo un mito, vagheggianoun’astratta e improbabile su-p e r- religione riservata ai sa-pientoni.

Il lettore scaltro avrà ca-pito che, se si mettono que-sti mistici da salotto in con-t roluce, appare in filigrana lat r i p a rtizione gnostica fra s p i -r i t u a l i (cioè i puri, i filosofi),p s i c h i c i ( c o l o ro che seguonouna religione rivelata) e i l i c i(i materialisti). Ebbene ade-renti al Rinnovamento, voisiete considerati psichici e for-se anche un po’ p s i c o p a t i c i .Io una volta ho conosciutouno p s i c h i c o ,a Fatima. Stavalavando un tetraplegicocompletamente immerso nel-le sue deiezioni. Non solo lolavava, ma lo profumava e log u a rdava con tenerezza. Aquesto punto Marchetto do-v rebbe meditare e trascrive-re poi le sue riflessioni in unitaliano possibilmente menobanale e giovanilistico.

Dal libro “Cattolicesimo magico”, dopo un viaggio a Medjugorie e un ritiro con il Rinnovamento

San Marzano ora pro nobisdi Enzo Nard i

Si è svolto il 1° luglio, nella sededell’Associazione Banche Popo-

lari, a Roma, il Workshop dal titolo:“Il Fondo centrale di garanzia sui pre-stiti a PMI: evoluzioni e operatività”,prima occasione nella quale espo-nenti del Ministero dello SviluppoEconomico e del Comitato di gestio-ne del Fondo hanno illustrato, a rap-p resentanti delle Banche Popolari ita-liane, le principali novità norm a t i v eed operative riguardanti questa par-t i c o l a re iniziativa che assume rilievoc rescente nella politica economicadel Governo. I lavori, ai quali ha par-tecipato un folto numero di addettidella Categoria, rappresentativo dio l t re il 90% dei volumi interm e d i a t idalle Banche Popolari, sono stati in-t rodotti dal Segretario Generale del-l’Associazione, Giuseppe De LuciaLumeno, il quale ha ribadito che “LeBanche Popolari sono impegnate adu t i l i z z a re ogni possibilità concre t a

per raff o rz a re ulteriormente il soste-gno alle PMI e favorire l’uscita dallacrisi in tempi rapidi”. La prima re l a-zione è stata curata dal Prof. Gianlu-ca Maria Esposito, Dire t t o re Genera-le della Direzione Incentivazione At-tività Imprenditoriali del Ministerodello Sviluppo Economico, che hasottolineato i principali aspetti inno-vativi delle modifiche re c e n t e m e n t ei n t rodotte dal Governo re l a t i v a m e n-te al Fondo di Garanzia. La naturalocalistica delle Banche Popolari, im-p e rniata sul radicamento terr i t o r i a l ee sull’elevata prossimità alle PMI, lerende soggetti part i c o l a rmente ido-nei a dare adeguata risposta alle dif-ficoltà del momento. Per questo mo-tivo il Prof. Esposito ha espresso par-t i c o l a re disponibilità ad intensificareil dialogo con la Categoria.

Ha preso poi la parola la dr. s s aClaudia Bugno, Presidente del Co-mitato di gestione del Fondo, che ha

illustrato i meccanismi di funziona-mento del Fondo, la composizionedegli organi di controllo, l’anda-mento recente dell’operatività. Alt e rmine dei lavori, il dr. De LuciaLumeno ha aff e rmato che “Sono sta-te create le condizioni per un più in-tenso utilizzo di questo stru m e n t oanche da parte delle Banche Popolari,tenuto conto dello speciale rilievoche un pronto ricorso a questo tipodi sostegno pubblico assume per lei m p rese destinatarie finali, che, perdefinizione, costituiscono la clienteladi riferimento delle Banche Popola-ri. La nostra Categoria - ha conclu-so il Segretario Generale – continuaa distinguersi per il costante e si-gnificativo apporto al tessuto pro-duttivo e non vuole lasciare nulla diintentato per dare alle nostre im-p rese di piccola e media dimensio-ne la possibilità di torn a re quantoprima a ritmi di lavoro norm a l i . ” .

Associazione Nazionale fra le Banche Popolari

Banche Popolari e fondo di garanzia per le PMIuna collaborazione sempre più solida

La Cina attua la politicadel figlio unico dal 1979;si calcola che in tre de-cenni siano 400 milioni i ci-nesi che mancano all’ap-pello, soprattutto bambi-ne, tanto che ormai siamoa 119 nati maschi ogni 100femmine.L’invecchiamento della po-polazione è uno dei risul-tati inevitabili e tra 20 an-ni il 38% della popolazioneavrà più di 60 anni, con esi-genze di assistenza pesan-tissime per due generazio-ni di figli unici.Cari amici cinesi, nella fo-ga di copiare tutto quelloche arriva dall’Occidenteci avete imitati anche ne-gli errori più gravi: la tra-gedia dell’aborto comemezzo di contraccezionepotevate risparmiarvela.Lo sanno pure i bambiniche copiare anche gli er-rori è una vera sciocchez-za che non si addice allaproverbiale sapienza (sic!)cinese.

11Anno 2009 - N. 3

L a vittima di tutto questo ès e m p re la stessa, il nostro

amato cittadino. Nel tentativodi difenderlo vogliamo im-m a g i n a re il ritorno all’origi-naria impostazione o, se i tem-pi hanno maturato nuove so-luzioni a 60 e più anni di di-stanza, questo sia detto e scrit-to con chiarezza.

L’analisi esplicativa è pre-sto fatta. Cominciamo dallafunzione legislativa che dalParlamento e dai Consigli Re-gionali si è trasferita agli ese-cutivi, Governo e Giunte re-gionali, e alla Magistraturache interpreta le leggi modi-ficandole nella sostanza, cioèlegiferando.

Funzione esecutiva: que-sta è ben salda nelle mani digiunte e governo, ma con lar-ghe incursioni di lobby più omeno potenti e degli stessiP residenti della Repubblicache esternando o suggere n d oa raffica, di tanto in tanto,vengono ascoltati diventan-do amministratori o addirit-tura legislatori.

Funzione giudiziaria: an-che questa sembra saldamen-te ed esclusivamente in ma-no ai giudici, accusati spessoaddirittura di strapotere e diinvadenza di campi altrui, co-me si diceva sopra. Ma anchequi non è esattamente tutto aposto: spesso i giudici sonof o rtemente condizionati daimedia e dalla pubblica opi-nione, oppure non giudicanoa ffatto a causa della este-nuante lunghezza delle pro-c e d u re e finiscono per esseresostituiti da giudici privati(abbondano anche trasmis-sioni televisive in tal senso)leciti e purt roppo anche ille-citi, quando la giustizia è as-sicurata dalla malavita org a-nizzata che usa sempre me-todi rapidi e convincenti. Daultimo i politici che accusati,a torto o a ragione, di essereperseguitati per motivi ideo-

logici delegittimano ogni ten-tativo, spesso serio, di verifi-c a re la loro posizione riguar-do alla giustizia penale o con-tabile che sia. Le ammini-strazioni locali non stannomeglio: le regioni in pere n n econflitto con lo Stato con de-cine di cause di competenzap resso la Corte Costituziona-le; i comuni e le pro v i n c i ehanno moltiplicato i vert i c icon sindaci, presidenti, se-g retari regionali, city mana-g e r, direttori generali, consu-lenti, assessori, consiglieri de-legati così che sempre menochiara è la competenza dei re-sponsabili, per non parlare deicosti che questo esercito digenerali ha prodotto.

Se tutto questo fosse unclassico problema di palazzola cosa ci intere s s e rebbe finoad un certo punto. Purt ro p-

po non è così. Una stru t t u r apubblica siffatta costa mol-tissimo, è sempre più lenta,poco giusta e molto arro g a n-te, spesso incompetente e im-p rovvisata, a volte penalizza-ta nelle sue capacità decisio-nali. Il buon cittadino ne pa-ga tutti i prezzi. Cerc h i a m odi capire qual’è l’origine ditutto questo per poter mette-re un punto fine e iniziare unanuova rotta. Il nostro è un si-stema formalmente ancora de-mocratico e quindi l’originesta nei meccanismi elettoralie nel sistema debole della po-litica. Troppi sistemi eletto-rali condizionano la vita deip a rtiti, troppi turni elettoralirendono impossibile la costi-tuzione nel tempo di un’ade-guata classe dirigente e au-menta a dismisura i costi del-la politica indebolendo ancor

di più i partiti, soprattuttoquelli che vogliono re s t a reonestamente fuori da cert emodalità di gestione del po-t e re. Quindi vanno uniform a t ii sistemi elettorali: ne abbia-mo uno per le circ o s c r i z i o n i ,ne abbiamo due per i comu-ni, sopra e sotto i 15000 abi-tanti, più diversi altri in vi-g o re per le provincie tre oq u a t t ro per le regioni, ma so-no in aumento perché ogniregione ne vuole uno suo ori-ginale!; uno per la Camera deideputati, uno per il Senatodella Repubblica, uno per ilParlamento Europeo, per untotale di sei che vengono spe-rimentati da ogni singolo cit-tadino, ma nel complesso sene contano almeno il doppioin tutto il territorio naziona-le. A questo va aggiunto chesi vota ogni anno: politiche,e u ropee più amministrative,regionali, re f e rendum, am-ministrative da sole. Siamofuori da ogni criterio di buonsenso: urge cambiare imme-diatamente, anche per amoredel buon cittadino che do-v rebbe torn a re ad essere pro-tagonista di tutto il sistema,

s e m p re più in mano ai solitip a d roni del vapore .

P articolare interesse e partecipazioneha registrato, lo scorso 9 luglio, il

Convegno in tema di Educazione Fi-nanziaria promosso dalla Senatrice Ma-ria Ida Germontani. L’ i n c o n t ro, che haavuto luogo nella Sala degli Atti Parla-mentari della Biblioteca del Senato, “Gio-vanni Spadolini”, precede l’imminentediscussione di tre progetti di legge in ma-teria presso la Commissione “Industria,Commercio e Turismo” del Senato.

Nella sua relazione di apertura, laSenatrice Germontani, firmataria delprimo dei progetti presentati, ha deli-neato l’impianto normativo della pro-posta, sottolineandone, in part i c o l a re ,gli aspetti relativi alla costituzione di uncomitato preposto al coordinamento del-le iniziative in materia. Subito dopo hap reso la parola la Senatrice Maria Led-di, componente della Commissione “Fi-

nanze e Te s o ro”, firmataria di un se-condo progetto di legge, del quale ha of-f e rto una sintetica descrizione eviden-ziando similitudini e diff e renze rispet-to alla prima soluzione.

Gli interventi dei principali attori nelcampo dell’Educazione Finanziaria so-no stati aperti dal rappresentante del-l’Assopopolari, dr. Roberto Cusmai, com-ponente del Gruppo Europeo di Espertisull’Educazione Finanziaria, che ha illu-strato l’importanza dell’azione condottaa livello territoriale dalle Banche dellaCategoria, sottolineando la necessità di in-t e n s i f i c a re l’impegno di tutti gli operato-ri in un momento nel quale la crisi del set-t o re finanziario ha acuito gli effetti ne-gativi dell’assenza di un livello adeguatodi “cultura finanziaria” nei risparmiato-ri. Il dr. Cusmai ha poi riassunto sinteti-camente l’attività dell’Associazione, vol-

ta a sensibilizzare le Banche Popolari sul-la materia e a re a l i z z a re strumenti for-mativi ed informativi utili per le Banchecosì come per la clientela, da ultimo ilvolume “Il linguaggio dell’economia, delc redito e delle assicurazioni”, re c e n t e-mente diffuso a tutte le Associate e delquale è stato fatto omaggio a tutti i com-ponenti delle Commissioni economichedel Parlamento.

Dello stesso tenore gli interv e n t isuccessivi, durante i quali sono statedescritte altre iniziative specifiche, inp a rt i c o l a re quelle di Banca d’Italia, Con-sob, ISVA P, Assofin. Tra i relatori nonsolo rappresentanti dell’industria, han-no preso la parola anche i pre s i d e n t idell’ANIA, dr. Fabio Cerchiai, e delC o n s o rzio Pattichiari, prof. Filippo Ca-vazzuti, ma anche rappresentanti deic o n s u m a t o r i .

Associazione Nazionale fra le Banche Popolari

Verso una legge per l’educazione finanziariaAssopopolari al Senato per il convegno “L’Educazione Finanziaria in Italia: il Presente e il Futuro ”

Costituzione tradita e abbandonatadi Luca Marconi

All’inizio era il caos poi Dio ordinò la Creazione. All’inizio c’era la Repubblica e la Costituzione Italiana,

poi lobby giornalistiche e finanziarie ordinaronola Seconda Repubblica e nessuno ci ha capito più nulla

Per non mettere in concor-renza lo speciale “Porta aporta” di Vespa (sulla con-segna delle prime case rico-struite in Abruzzo) e la pri-ma puntata di “Ballarò” ivertici Rai hanno posticipa-to il debutto stagionale delprogramma di Floris.Il vice direttore Marano:“Abbiamo ritenuto oppor-tuno lo spostamento per nonsovrapporre due programmidi approfondimento”. Comese fossero due film o due va-rietà, ne avrebbe soffertol’audience. Curiosa consi-derazione del ruolo del-l ’ i n f o r m a z i o n e .Sono volate parole forti; cen-sura, regime, pluralismo,raiset e così via.La questione non è la libertàdi informazione (o almenonon ancora); più che la va-rietà dell’informazione cideve preoccupare l’infor-mazione come varietà (cioèd i s t r a z i o n e ) .

1 2Anno 2009 - N. 3

Queste le peculiarità del-la Caritas in Ve r i t a t e ,

p romulgata da Papa Bene-detto XVI il 29 giugno 2009.Lo stretto raccordo con i ca -pisaldi della dottrina socia -le cattolica e in part i c o l a recon la Populorum Pro-g ressio di Paolo VI, unita-mente alla ripro p o s i z i o n edei concetti chiave di “svi-luppo umano integrale”, digiustizia distributiva e digiustizia sociale, soprat-tutto in relazione alla ne-cessità di colmare attra-verso il solidarismo cri-stiano gli squilibri tra Pae-si ricchi e Paesi in via disviluppo; la valorizzazio -ne dell’esperienza del dono,della gratuità, che eleval’uomo in ogni sua dimen-sione, inclusa quella squi-sitamente economica; l arealistica accettazione del -l’economia di merc a t o , n o ndisgiunta da considerazio-ni circa l’insufficienza e ilimiti insiti nella sua ver-sione liberista, che deve es-s e re da un lato rimodulatamediante un quadro piùstringente di regole, di con-t rolli condivisi, in grado dig a r a n t i re la priorità dellapersona e del lavoratore ,d a l l ’ a l t ro integrata dagli ap-p o rti decisivi dell’econo-mia di comunione, delmondo cooperativo, delnon profit, della finanzaetica, che consentano dia n d a re “oltre” la mera lo-gica del profitto e che per-mettano altresì di arc h i-v i a re l’anacronistica con-trapposizione Stato - Mer-cato; la necessità di supera -re la dicotomia tra la sferaeconomica e quella sociale,assicurando all’economia,di per sè incapace di ga-r a n t i re sviluppo ed equità,l’indispensabile guida del-l’etica cristiana; la centra-

lità della questione antro-pologica, e di tutte le sueimplicazioni di bioeticanella questione sociale; l’e-sigenza di una più ferm a“ g o v e rnance” del fenome-no della globalizzazione,anche attraverso un auspi-cato riassetto delle org a-nizzazioni intern a z i o n a l i ,che devono essere in gradodi fro n t e g g i a re tempesti-vamente anche le emer-genze umanitarie; la rile -vanza delle tematiche am -bientali ed energetiche, d aa ff ro n t a re con nuovi stilidi vita, improntati alla so-brietà e alla condivisione;l’indicazione dei rischiconnessi alla perv a s i v i t àdella tecnocrazia, diventa-ta essa stessa ideologia as-solutistica, a cui bisognaa n t e p o rre la re s p o n s a b i l i t àmorale dell’uomo.

Della Populorum Pro-gressio si vuole, nel docu-mento di Papa Ratzinger,prioritariamente ricono-s c e re e sviluppare la pre-veggente lungimiranza,unitamente all’appro f o n-dimento della visione del-

la Chiesa rispetto ai cam-biamenti sociali che sonoavvenuti nei quarantadueanni che separano le due en-cicliche.

Paolo VI, scrive Bene-detto XVI, ci insegna che laChiesa opera nella carità “intutto il suo essere e il suoagire”. Ha un ruolo pubbli-co “che non si esaurisce nel-le sue attività di assistenza”.Al centro della PopulorumP ro g ressio sta la nozione disviluppo, che non è però unmero concetto economico.Al sostantivo “sviluppo”Paolo VI unisce infatti sem-p re l’aggettivo “integrale”,per sottolineare che “l’au-tentico sviluppo dell’uomor i g u a rda unitariamente latotalità della persona in ognisua dimensione”, compre-sa la dimensione teologica etrascendente. “Senza la pro-spettiva di una vita etern a– è scritto nella Caritas inVeritate - il progresso uma-no in questo mondo rimaneprivo di re s p i ro”. “Chiusod e n t ro la storia, esso è espo-sto al rischio di ridursi alsolo incremento dell’avere ” .Così come non è garantito

dalla sola economia, lo svi-luppo integrale non può es-s e re assicurato dalla sola po-litica: “le istituzioni da so-le non bastano, perchè losviluppo umano integrale èanzitutto vocazione (…) Untale sviluppo richiede, inol-t re, una visione trascen-dente della persona, ha bi-sogno di Dio”. Senza Dio,lo sviluppo viene negato,“cade nella presunzione del-l’auto-salvezza e finisce perp ro m u o v e re uno sviluppodisumanizzato”.

La carità nella verità -scrive Benedetto XVI - po-ne l’uomo davanti alla stu-pefacente esperienza deldono. La gratuità è pre s e n-te nella sua vita in molte-plici forme, spesso non ri-conosciute a causa di unavisione solo pro d u t t i v i s t i c ae utilitaristica dell’esisten-za. L’ e s s e re umano è fattoper il dono, che ne espri-me ed attua la dimensionedi trascendenza”. Lo svi-luppo, “se vuole essere au-tenticamente umano”, de-ve invece “fare spazio alprincipio di gratuità”.

Anche per l’economistaStefano Zamagni, parlaredi gratuità nell’economia“è proprio il senso pro f o n-do dell’enciclica. L’idea difondo è che il ricevere pre-cede il fare. “Se il merc a t ocontinuerà a escludere ilprincipio del dono – sotto-linea Zamagni – è destina-to a implodere. Il cambiodi paradigma è la grandenovità di questo documen-to (...) Il dono non dev’es-s e re inteso come filantro-pia, ma come chàris, amo-re gratuito ricevuto e do-nato che sta dentro il pro-cesso economico, nel mer-cato (...) Quello che il do-

cumento pontificio indicaè un dare perchè nessunosia più nel bisogno, un agi-re nel momento della cre a-zione dello scambio eco-nomico in una logica nuo-va. Se guardiamo al passa-to, si tratta di re c u p e r a re lalezione degli economisti discuola francescana del1500, poi “sopraffatti” dal-la scuola anglosassone ap a rt i re dal ‘700”.

P roponendo la prioritàdel “ricevere sul fare ” ,dunque, Papa Ratzingersembra suggerirci che sipuò andare “oltre” la meralogica del profitto, e ciòmediante il riconoscimen-to dell’economia comune,vale a dire il variegatomondo del non profit, del-la finanza etica, del micro-c redito, dell’associazioni-smo cooperativistico.

Da rimarc a re, infine, lanota conclusiva dell’enci-clica, in cui il Papa aff e r-ma che l’umanesimo cri-stiano è “la maggiore for-za a servizio dello svilup-p o ” . Per questo, aff e rm a ,“l’umanesimo che escludeDio è un umanesimo disu-mano”. E’ l’amore di Dioche “ci dà il coraggio dio p e r a re e pro s e g u i re nellar i c e rca del bene di tutti”.E’ l’umanesimo aperto al-l’Assoluto, soggiunge, chep romuove forme di vita so-ciale e civile, “salvaguar-dandoci dal rischio di ca-d e re prigionieri delle mo-de del momento”. Lo svi-luppo, conclude il Papa,“ha bisogno di cristiani conle braccia alzate verso Dionel gesto della pre g h i e r a ” ,di “amore e di perdono, dirinuncia a se stessi, di ac-coglienza del prossimo, digiustizia e di pace”.

Il vero sviluppo per l’uomo e le societàè possibile solamente nella gratuità e nel dono di sédi Vincenzo Merlo