Il Liceale Febbraio 2012

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Liceo Scientifico, Classico, Scienze della Formazione “G. De Rogatis”; San Nicandro G. co (FG) - Anno XI n.2

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Anno XI n.2

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Editoriale + Attualità

Goliardia, orgoglio e pregiudizio…

di Domenico Maria Mascolo  Cari amici lettori, in occasione del carnevale 2012, come ormai tradizione, ecco a voi il numero carneva-lesco del Liceale, niente di meno che il secondo numero dell’undicesima edizione. E’ arrivato con stento, non per-ché non avevamo voglia, ma poiché molto sfortunatamente la neve ci ha bloccati (eheh)! A proposito della neve, ringra-ziamo gli elfi di Babbo Natale per aver soddisfatto la nostra richiesta. Qualcuno ( Matteo) ha interpretato la neve come la rivincita divina contro il col-legio docenti che ci ha tolto tutto. Altra gente (Alemanno) pensa che la neve sia un com-plotto della Lega! Lasciando perdere la politica, volevamo far sapere a tutti i professori il nostro rammarico per esserci persi preziose ore di lezione ed essere andati a far colazio-ne (caffè, espressini, cappucci-ni, cornetti, conchiglie, ciocco-late calde eccetera)… siamo mortificati, la prossima volta li portiamo anche a voi! Considerando che siamo nelle Quaranta ore, facciamo una preghiera: ci portate in gita?? In alternativa ci accontentiamo anche di una settimana di campeggio su San Giuseppe. In conclusione, vi auguriamo un piacevole carnevale tra i masc’ quarun e il Tagadà.

La (mezza) Redazione (di un nevoso lunedì pomeriggio)

Spiegare la goliardia a chi non l’ha mai masticata è difficile se non impossibile. Il gioco goliar-dico, il movimento culturale dei Clerici vagantes nasce a cavallo tra l’alto e il basso medioevo, subito dopo l’anno mille, insomma quando s’iniziano a creare le prime università. In primis i goliardi sono studenti ed ex preti spogliati dei voti, che diventano seguaci di Abelardo un ex frate eretico che disconosce la figura del papa e inizia a vagare per i borghi insegnando a tut-te le persone che incontra il suo credo: il libero amore e la voglia di sottrarsi alle regole assur-de imposte dalla chiesa. Beh Abelardo farà una brutta fine; sarà evirato e decapitato perché eretico e sovversivo per il “sistema” chiesa… A San Nicandro nel 1950 alcuni studenti univer-sitari (allora a potersi permettere di studiare all’università ne erano pochini) portarono la Go-liardia ed istituirono l’Ordo Volantis Avis, il nostro ordine goliardico. Il massimo grado di dif-fusione e popolarità la goliardia sannicadrese l’ha avuto sicuramente nel decennio degli anni ’70, parallelamente all’espandersi del movimento goliardico in tutti gli atenei d’Italia. Oggi quella del nostro paese è una delle goliardie più attive, anche se il numero dei partecipanti si è progressivamente ridotto col passare del tempo, anche per colpa di alcuni periodi bui vissuti e dall’O.V.A. di cui ancora ne, paga le conseguenze. A parte la cronistoria della goliardia e dell’O.V.A. voglio porvi una domanda: Oggi nel 2012 cosa significa essere goliardi? Perché uno dovrebbe incappellarsi ed entrare a far parte di questo mondo poco conosciuto ma tanto disprezzato dalle nuove generazioni? Al primo posto come risposta io ci metterei quella dell’eloquenza. Essere goliarda, capire l(a)e regol(a)e che governano la goliardia ci mette nella posizione di riuscire a stare con il capo alzato davanti a tutti, indipendentemente dal grado d’istruzione, razza, credo o religione. La goliardia insegna ad essere furbi e spensierati, a sapersela cavare in ogni situazione e ad ave-re sempre il sorriso sulle labbra, indipendentemente dal suo grado di difficoltà. Al secondo posto ci metterei quello di collante tra le generazioni. Entrare a far parte della goliardia ci fa conoscere tante persone, che per età, o perché di altri paesi, noi non avremmo mai frequentato, ma che in realtà sono molto vicini a noi e per mentalità e per modo di fare. Io personalmente grazie alla goliardia ho conosciuto tanti ragazzi, più grandi e più piccoli di me con cui ho stretto un legame affettivo indissolubile. Terzo posto al gioco goliardico; nella goliardia si onorano bacco tabacco e venere (adone per le ragazze)… ma secondo voi c’è qualcosa di meglio nella vita che questi tre elementi essen-ziali Quarto posto alla satira; in goliardia s’impara ad usare il cervello, a pensare con la propria testa, indipendentemente da qualsiasi fattore esterno (politica, morale, ecc.). Si vive di critica e attraverso la satira (ovviamente utilizzata nella Fruffcia, il giornale della matricola sannican-drese; oppure nella rivista, barbaricamente chiamata recita) ognuno può liberamente esprime-re il proprio pensiero e far sorridere i propri interlocutori mettendo in risalto il buono e il cat-tivo della nostra società contemporanea. Al quinto posto ci metterei l’autoironia, saper prender beffe di sé, non prendersi troppo sul serio è un insegnamento importante… in una società come la nostra, che mette il singolo in capo a tutto l’autoironia è la giusta medicina che serve per non essere schiavi delle mode, dei ritmi della vita frenetica, inoltre l’autoironia è imporante per conoscer meglio se stessi, ap-prezzare i propri pregi e cercare di limare i propri difetti. Potrei trovare altri 69 (e il numero non è casuale…) motivi validi per convincervi a diventare goliardi, ma la cosa che mi spaventa di più è il pregiudizio, infondato, che circola intorno alla goliardia e penso che, anche con altre 69 motivazioni, non riuscirei a scalfire. Voi, noi, siamo il presente e il futuro, ma dobbiamo sempre tener conto del passato su cui si è costruito questo presente. Il nostro passato sono le nostre tradizioni. Una delle tradizioni più importanti del nostro paese è senz’altro la goliardia, io vi chiedo solamente di affacciarvi a questo mondo, senza impegno, di cercare di capire se vi è fondatezza in questo pregiudizio. Io ero il primo scettico, il primo a dire che non mi sarei mai incappellato, oggi invece son qui e non posso fare a meno di vivere intensamente gli attimi di gioia che solo la goliardia mi sa dare perché: esser goliardi significa vivere con spensieratezza, seguendo l’insegnamento oraziano del “carpe diem”, poiché in fondo del doman non vi è certezza….

Cunculus LIV

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editoriale

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C’è un momento nella vita in cui le persone ti chiedono cosa farai da grande: è a cinque anni, quando la tua risposta, qualunque essa sia, viene accolta con un sorriso. A tredici anni, invece, durante un martedì pomeriggio di rientro a scuo-la, sei ad un orientamento dove gente entusiasta di averti nel proprio liceo ti riempie la testa di frasi piene di futuro, università e lavoro. Ti ritro-vi poi in un periodo, al triennio, in cui le persone, stavolta, ti chiedono cosa farai dopo il liceo. Pen-si: “Eh. Bella domanda. Il fatto è che non sento parlare di futuro da quel lontano pomeriggio al rientro, in terza media. Fino ad ora soltanto com-piti, interrogazioni, scrutini, colloqui.” Finalmente al quinto, l’anno dei saluti, quello in cui riuscirai a dire con certezza alla gente “cosa farai da grande”. Primo giorno di scuola: «Ragazzi, quest’anno sarete alle prese con l’esame». Eccolo qui, l’esame, prima di una lunga serie di volte in cui questa parola sarà pronunciata, ogni ora, ogni giorno, per tutto l’anno, accompagnato dai suoi fedeli compagni “prima, seconda terza prova”, “orali”, “tesina”, “percorso”. Un attimo: ma dopo l’esame? A questo ci pensa un solo giorno di o-rientamento, che probabilmente nemmeno si farà (il punto è che, per quanto siamo in grado di in-formarci da noi, internet non basta). Sorge una domanda: se qui, a scuola, l’obiettivo principale di un quinquennio di cultura (buona parte della vita di un diciottenne, insomma) è l’esame di sta-to, allora perché mai, nessuno, da quando si ave-va 5 anni ad oggi, non ha mai chiesto che percor-so portare? Forse che chi sta fuori dalla scuola non dia particolare importanza al fantomatico esame? Ci si rende conto che, al quinto anno, si crea un divario totale tra la scuola e il resto della vita: “fuori”, a tutti interessa cosa farai “dopo”; “dentro”, importa solo prima, seconda, terza pro-va, tesina, orale, percorso. Coloro che sono “dentro”, però, sotto un certo aspetto sono com-prensibili: loro gran parte della vita l’hanno vis-suta, i loro obiettivi, si spera, li hanno raggiunti, il loro scopo lavorativo è portare gli studenti da-

vanti a una commissione, possibilmente preparati, per essere sottoposti a una decina di domande circa le materie fatte durante l’ultimo anno, poi via, si riparte con un nuovo ciclo. Il resto, non spetta a loro. Problema: se gli argomenti dell’esame raramente sono gli stessi che serviranno “dopo”, la preparazione mirata per l’esame di stato è veramente utile alla preparazione che servirà dopo il liceo? Altro problema: le università e le forze armate, pian piano stanno volgendo verso criteri di selezione che escludono totalmente il risultato ottenuto all’esame, persino per l’attribuzione delle borse di studio; a che pro, quindi, foca-lizzare la totale attenzione per un evento fine a se stesso? Il fatto è che, purtroppo, questi non sono problemi risolvibili: bisognerebbe cambiare un assetto scolastico che oramai non riesce più a stare al passo coi tempi, e per questo c’è bisogno di gente che non solo sappia il fatto suo, ma riesca anche a convincere tutti, anche i più tradizio-nalisti, anche quelli che ancora si osti-nano alla non accettazione della multi-medialità nelle proprie aule. Bisogne-rebbe rendersi conto, una volta per tutte, che una preparazione in varie discipline umanistiche e scientifiche è sì importante per una cultura perso-nale, ma non è abbastanza per mettersi al pas-so con una vita a cui non interessa nulla, ma nulla davvero dell’Apologeticum di Tertulliano, tanto per dirne una.

Perché abolirei gli esami di maturità

di Daria Bucci  

Attualità

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Attualità

La società di oggi è caratterizzata dalla presenza di tanti mali, di omicidi, disgrazie, morti ingiustificate, scarsezza di politica e giu-stizia e tante altre negatività. Nessuno, fin ora, o almeno credo, si è cimentato nello scrivere del suicidio, e soprattutto nel consigliare diversi modi per farlo. Napoleone Bonaparte vedeva il suicidio come “l’abbandono al do-lore senza resistenza o dal campo di battaglia prima che il conflit-to sia iniziato”. Naturalmente questo pensiero si è protratto nel tempo fino ai giorni nostri, e proprio per questo motivi che noi concepiamo il suicidio come una sorta di fuga dalla realtà che per noi è troppo brutta e che non vogliamo combattere. Naturalmente anche la visione cristiana della vita ci porta a far concepire il suicidio come un atto di totale tracotanza: secondo il Cristianesimo l’uomo non può dar fine alla sua vita poiché essa è vista come qualcosa di sacro, come un dono da parte di Dio stesso e, appunto, se Dio l’ha donata, Dio decide quando prendersela. Molti vedono il suicidio come un atto di liberazione e, se facciamo riferimento alla pensiero filosofico antico, notiamo che la morte è vista solo come una disgregazione di atomi che compongono l’anima e il loro allontanarsi dal corpo fisico che costituisce una sorta di gabbia per essa. Seneca dice “questo è il motivo perché non possiamo lagnarci della vita: essa non trattiene ne obbliga nessuno”, infatti il sommo autore latino sappiamo che diete fine alla sua esistenza proprio

La libertà incondizionata: il suicidio di Giuseppe La Piscopia 

tramite il suicidio voluto dall’imperatore Nerone, tagliandosi i polsi, e mentre il sangue gli fuoriusciva dalle vene, discuteva ani-matamente con i proprio amici di filosofia . Il mondo non si abitua e non si abituerà mai all’idea che il suicidio potrebbe essere qualcosa di positivo perché esso porta diretta-mente alla morte e di essa l’uomo conosce poco o niente: sa solo che quando il cuore finisce di pulsare il corpo muore, con il passar del tempo si decompone fino a rimanere solo un cumulo di ceneri. Per questo motivo l’uomo è costantemente spaventato, o forse terrorizzato, da quest’idea. Possiamo far riferimento anche al fatto che la morte è considerata come una sorta di punizione, infatti sappiamo che durante il corso degli anni moltissimi uomini sono stati giustiziati, guadagnandosi, chi per un motivo chi per un altro, questo sommo male. Ma fino a che punto può essere vista come una punizione? E se invece la consideriamo come la rassegnazione a questo mondo che per sua natura fa già troppo schifo di per se?... I filosofi greci erano persone davvero intelligenti, e proprio per il loro pensiero e la loro mente geniale hanno fatto strada nella sto-ria guadagnandosi uno dei primi posti tra le popolazioni più intel-ligente della storia, e uno dei motivi è il fatto che consideravano l’uomo capace di decidere di se stesso, anche con la morte che era intesa come un abbccio totale alla libertà.

Buon anno!

Buon anno a tutti, liceali! No, non sono impazzita, e non ho avuto un attacco di Alzheimer. Volevo semplicemente augurarvi un felice Anno del Drago! Infatti, solo qualche tempo fa i nostri amici asiatici hanno festeg-giato il loro nuovo anno, caduto questa volta il 23 gennaio. Loro, anche se ufficialmente utilizzano il calendario gregoriano ( quello usato anche da noi), per le festività osservano il Calendario Cine-se. E’ un po’ diverso dal nostro, che è solare. Il Calendario Cinese è luni-solare, cioè raggruppa elementi di calendari lunari e solari. Ogni anno il ‘capodanno’ cade in un giorno diverso, e l’anno ha un nome differente. Questa volta, il 2012 è chiamato Anno del Drago, ed è il più im-portante. Infatti, per la Cina e l’ Asia tutta, il drago ha un impor-tante ruolo. E’ segno di forza, potere e ricchezza, e viene posto davanti alle porte o sulle pareti delle abitazioni per scacciare il male e i demoni. Anche in Occidente, però, il Drago riscuote non poche attenzioni e benevolenze. Lo troviamo infatti nel logo della Mediaset, dell’ Alfa Romeo e anche dell’ Inter. E come dimenticare Dragon Ball? Tutti lo amano! Il drago è una delle figure mitologiche principali di tutta lo cultura orientale, come lo si può capire dai numerosi giochi creati proprio sui draghi (vedi Dungeons and Dragons). L'inizio di ogni mese avviene ad ogni fase di luna nuova (novilunio), cioè nel momento della congiunzione fra la Luna e il Sole, ovvero quando la Luna è completamente invisibile. Poiché nel calendario cinese, i mesi ini-ziano con il novilunio, la data d'inizio del primo mese (e del primo mese dell'anno, cioè di Capodanno), può variare di circa 29 giorni,

venendo a coincidere con la seconda luna nuova dopo il sol-stizio d'inverno.

Si prospetta una anno ricco di fortuna e armonia, e si dice che nell’anno del Drago nascano più bambini! (statv attent!!) Oltre ad avere un calendario un po’ diverso dal nostro, gli asiatici h a n n o a n c h e u n d i v e r s o o r o s c o p o . L’ astrologia cinese è suddivisa in 12 segni zodiacali, che rappre-sentano ognuno un animale diverso, e ad ogni segno è attribuito un anno. ‘’ La legenda racconta che il Buddha, sentendo la morte avvicinar-si, chiamò a raccolta tutti gli animali della terra, ma solo 12 di loro andarono a salutarlo. Come premio per la loro fedeltà decise di chiamare con i loro nomi le fasi lunari e renderli così immortali. Il primo ad arrivare fu il topo, veloce e furbo, il secondo fu il dili-gente bue, seguito dall'intrepida tigre e il pacifico coniglio. Il dra-go fu il quinto, seguito da suo fratello minore, il serpente. Il setti-mo fu l'atletico cavallo, seguito dall'elegante pecora. Subito dopo arrivò l'astuta scimmia, seguita dal colorato gallo, il fedele cane e infine il fortunato maiale, che fece appena in tempo a salutare il Buddha.’’ E voi, di che anno siete? Anno del Cavallo 1990 (dal 27 gennaio 1990 al 14 febbraio 1991) Anno della Capra 1991(dal 15 febbraio 1991 al 3 febbraio 1992) Anno della Scimmia 1992 (dal 4 febbraio 1992 al 22 gennaio 1993) Anno del Gallo 1993 (dal 23 gennaio 1993 al 9 febbraio 1994) Anno del Cane 1994 (dal 10 febbraio 1994 al 30 gennaio 1995) Anno del Maiale 1995 (dal 31 gennaio 1995 al 18 febbraio 1996) Anno del Topo 1996 (dal 19 febbraio 1996 al 6 febbraio 1997) Anno del Toro 1997 (dal 7 febbraio 1997 al 27 gennaio 1998) Anno della Tigre 1998 (dal 28 gennaio 1998 al 15 febbraio 1999)

di Alessia Stefaniìa 

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Attualità

Cenerentola,Aurora, Cappuccetto rosso e Biancaneve sono sicuramente nella mente e nei cuori delle perso-ne di ogni età (o almeno molto più delle regine di Inghilterra) ci hanno fatto sognare, emozionare, cre-dere nei valori come amore e amicizia…ci hanno aiutato a crescere… A distruggere le classiche fiabe che tutti noi ancora ricordiamo a memoria, questa volta non c’è il cinismo o la fantasia che ci abbandona nella crescita, ma lei, la più cattiva dei cattivi, la matrigna di Biancaneve, la Regina Cattiva ( anche se il nome non è rivelato nel cartone animato, molti di noi la conoscono come Gri-milde), infatti lei attacca non solo la bella figliastra ma anche tutto il resto del mondo fantastico, costrin-gendo, dopo non essere stata invitata al matrimonio reale, principi e principesse della nostra infanzia a fare un salto nella realtà, bloccando tutti in un tempo immobile, nessuno può uscire o entrare nella cittadi-na, nè può ricordare la propria natura o cambiare le cose, tutti sono ammaliati o impauriti dalla figura del sindaco (Regina appunto) la quale è impaurita da una persona sola: Tremotino! Solo una persona è a conoscenza della maledizione, un piccolo bambino di nome Henry, il quale, anche se ostacolato dalla sua matrigna (regina) , parte in cerca della sua vera madre Emma “la donna del destino” poiché è l’unica, in quanto figlia di Snow e James a poter far cambiare le cose e che può liberare gli abi-tanti di Storybrooke, la maledizione può essere spez-zata solo dalla sua forza d’animo e dalla sua capar-bietà! E così Biancaneve-figlia e Biancaneve-nipote partono nella loro “operazione cobra”, iniziando a mettere una pulce nell’orecchio al Grillo Parlante (ok

Un altro modo per sognare... di Benedetta Mascolo  

questa me la potevo risparmiare) e poi al paesello intero. Once Upon A Time è una serie americana uscita nel 2011, nemme- no a metà stagione è stata già nominata c o m e “ m i g l i o r e nuova serie drammatica” e “miglior serie tv di genere” in più nel web, oltre a essere scoppiata la onceuponatime-mania che ormai ha coinvolto quasi tutto il globo, è considerata come “migliore serie invernale” scaval-cando anche telefilm classici come Gossip Girl e True Blood! La storia si svolge in un mondo immobile nel tempo, fino all’arrivo di Emma la quale da inizio al conto alla rovescia, ma nei giorni nostri con lunghi intrecci con le vite passate degli abitanti delle favole, grazie ai quali scopriamo aspetti delle storie nascosti e scono-sciuti (voi lo sapevate che nello specchio di Grimilde c’è un Genio Della Lampada innamorato pazzo di lei?) e riusciamo a comprendere meglio ciò che accade a Storybrooke facendo semplici collegamenti tra fatti contemporanei e delle storie, e riuscendo a “smascherare” la vera faccia e il ruolo degli abitanti della cittadina! La battaglia senza tempo del bene contro il male è pronta a ricominciare...

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Ridere di sé rende il mondo migliore

Conformismo e fanatismo sono due parti indissolubili tra di loro che cercano in un certo modo di rapportar-si con il mondo. La convinzione di essere sempre nel giusto e di non sbagliare mai, cosi come il desiderio che tutti sìano esattamente come noi. Tendiamo a giudicare gli altri e a rierci sopra, cerchiamo di esse-re sempre al centro dell' attenzione e a convincere gli altri di pensarla come noi, togliendo loro la libertà di esprimere il proprio parere; però perchè giudicare se non si vuole essere giudicati ?? A volte quello che serve nella vita è solo un po di autoironia, saper ride-re prima di se stessi e se rimane del tempo anche ridere degli altri; anche perchè, diciamocela tutta, chi si ritiene cosi perfetto per poter giudicare gli altri ?

di Annamaria Greco e Nazario Gengo  

Ridere di se: una frase alquanto facile da pronunciare ma decisamente difficile da mettere in pratica, forse una critica su se stessi e riderci sopra, è la cosa più bella! Forse la causa di tutto è l' invidia: vi siete mai chiesti il perchè noi invidiamo tanto gli altri? Forse perchè vediamo in loro cose che noi non abbiamo. Un

"giorno qualcuno disse: beati quelli che sanno ridere di se stessi perchè non finiranno mai di divertirsi"; beh, è proprio vero!! Pensate di vedere voi stessi da un altro punto di vista, nei panni di un altra persona, giudicatevi e mettete in discussione il vostro caratte-re, guardate i vostri difetti come se li vedesse una persona qualunque e rideteci su, ridete perchè nessu-no è perfetto.

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Attualità La matricola 001961 mostra il suo cuore tenero

Di Deborah Giagnorio 

Potrei raccontarvi della sua vita,dirvi che è una poetessa polacca, Premio Nobel per la letteratura (1996); potrei parlarvi di cose su cui potete documentarvi da soli, ma preferisco trasmettervi un po’ di quello che questa grande poetessa ha suscitato in me e, sono sicura, in molti altri. Di lei Borges dice: “Non possiamo definirla proprio come non possiamo definire il gusto del caffè, il colore rosso o l’amore per il nostro paese. Sono cose così pro-fonde dentro di noi, che possono essere espresse solo da quei simboli comuni che tutti condividiamo”. Ed è vero. Il suo modo di scrivere, grazie anche alle traduzioni fedeli di Pietro Marchesani, scavano l’anima, arrivano nel profondo, pizzicano le corde del cuore e producono una melodia così armoniosa da sembrar di sentire le onde infrangesti, i gabbiani volare, il sole splendere e la neve scendere. La sua poesia produce parole volanti ossia sensazioni immaginarie capaci di catapultare l’uomo più duro di fronte al suo alter ego più sensibile. Il suo modo di fare poesia testimonia come nella poesia non si contano i versi, ma le emozioni trasmesse. Quan-do uno scritto ci provoca un terremoto nell’animo, quan-do ci induce a porci domande, quando ci stimola l’intelletto, solo allora può definirsi poesia. Wislawa Szymborska scriveva poesie. Si, scriveva. Ora non scrive più. Ora si è concessa all’eterno sonno. Ora è troppo tardi per ringraziarla, troppo tardi per elogiarla. Ma, per quanto il suo corpo diventerà nient’altro che cenere, la sua poesia vivrà in eterno. E a me verrebbe da comprare almeno un suo libro e conservarlo nel po-sto più sicuro al mondo, in modo che nessun incendio, alluvione o guerra potrà mai distruggerlo. Ma quale posto è più sicuro della memoria collettiva? Allora scrivo di lei, di lei e della sua poesia, affinché il suo non resti un ricordo sepolto nella memoria di pochi. A voi l’ardua sentenza, ma son certa che nessuno disprezzerà ciò che questa grande donna ci ha regalato. La stazione Il mio arrivo nella città di N. è avvenuto puntualmente. Eri stato avvertito con una lettera non spedita. Hai fatto in tempo a non venire all'ora prevista. Il treno è arrivato sul terzo binario. E' scesa molta gente. L'assenza della mia persona si avviava verso l'uscita tra la folla. Alcune donne mi hanno sostituito frettolosamente in quella fretta.

A una è corso incontro qualcuno che non conoscevo, ma lei lo ha riconosciuto

immediatamente.

Si sono scambiati un bacio non nostro, intanto si è perduta una valigia non mia. La stazione della città di N. ha superato bene la prova di esistenza oggettiva. L'insieme restava al suo posto. I particolari si muovevano sui binari designati. E' avvenuto perfino l'incontro fissato. Fuori dalla portata della nostra presenza. Nel paradiso perduto della probabilità. Altrove. Altrove. Come risuonano queste piccole parole. Il 16 maggio 1973

" "da La fine e l'inizio Una delle tante date Che non mi dicono più nulla. Dove sono andata quel giorno, che cosa ho fatto – non lo so. Se lì vicino fosse stato commesso un delitto - non avrei un alibi. Il sole sfolgorò e si spense Senza che ci facessi caso. La terra ruotò E non ne presi nota. Mi sarebbe più lieve pensare Di essere morta per poco, piuttosto che ammettere di non ricordare nulla benché sia vissuta senza interruzioni. 0 Non ero un fantasma, dopotutto, respiravo, mangiavo, si sentiva il rumore dei miei passi, e le impronte delle mie dita dovevano restare sulle maniglie. Lo specchio rifletteva la mia immagine. Indossavo qualcosa d'un qualche colore. Certamente più d'uno mi vide, Forse quel giorno Trovai una cosa andata perduta. Forse ne persi una trovata poi.

Ero colma di emozioni e impressioni. Adesso tutto questo è come Tanti puntini tra parentesi. Dove mi ero rintanata, dove mi ero cacciata – niente male come scherzetto perdermi di vista così. Scuoto la mia memoria – Forse tra i suoi rami qualcosa Addormentato da anni Si leverà con un frullo. Ringraziamento

" "da Vista con granello di sabbia Devo molto a quelli che non amo. Il sollievo con cui accetto che siano più vicini a un altro. La gioia di non essere io il lupo dei loro agnelli. Mi sento in pace con loro e in libertà con loro, e questo l'amore non può darlo, n´ riesce a toglierlo. Non li aspetto dalla porta alla finestra. Paziente quasi come un orologio solare, capisco ciò che l'amore non capisce, perdono ciò che l'amore non perdonerebbe mai. Da un incontro a una lettera passa non un'eternità, ma solo qualche giorno o settimana. I viaggi con loro vanno sempre bene, i concerti sono ascoltati fino in fondo, le cattedrali visitate, i paesaggi nitidi. E quando ci separano sette monti e fiumi, sono monti e fiumi che si trovano in ogni atlante. E' merito loro se vivo in tre dimensioni, in uno spazio non lirico e non retorico, con un orizzonte vero, perché mobile. Loro stessi non sanno quanto portano nelle mani vuote. " "Non devo loro nulla - direbbe l'amore su questa questione aperta.

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C’è crisi!

Crisi, crisi, crisi, crisi, crisi! Non si fa altro che parlare di crisi! Ma si sa cos'è? E’ solo una questione politico-economica o è anche altro? In realtà ci sono persone veramente in crisi, persone che soffrono, ma noi non facciamo altro che pensare a quanti disoccupati ci sono. E’ ora di svegliarsi! A tutti, purtroppo, capita di star male per qualcosa almeno una volta, e anche quella è crisi: una crisi morale, e l'unico modo per andare avanti è ricevendo sostegno da qualcuno. Vi faccio alcuni esempi presi dalle storie delle mie compa-gne di classe: una ragazza andando a trovare una persona a lei cara in ospedale ha avuto modo di riflettere e di capi-re molte cose che prima nemmeno notava grazie alle per-sone che le stavano intorno; un'altra è riuscita ad affronta-re il ragazzo che le faceva del male grazie alle sue amiche e a sua madre; ad un'altra mia compagna di classe invece le è morta la madre mentre lei era via, e riflettendo su tutto ciò che le era stato detto da quest'ultima ha capito che aveva cominciato prendere una strada e quindi doveva proseguire per la via del Signore. Invece a me personalmente sono capitati due episodi. Il primo è successo quando è morta mia nonna Maria. Lei è stata male, ricoverata in ospedale, per 2/3 mesi ed è suc-cesso in estate, quindi sono andata a trovarla pochissime volta. Il giorno 8 settembre 2010 era il suo onomastico e quindi io decisi di andare a trovarla per farle gli auguri, anche se già sapevo che non poteva rispondermi a causa della sua malattia. Feci giusto in tempo a darle un bacio

di  una Pedagogista XD 

che lei iniziò a sudare freddo e mia madre e mia zia mi cacciarono dall'ospedale. Poche ore dopo lei morì. Io stavo malissimo anche perchè sapevo che avrei potuto starle più vicina, ma che non l'avevo fatto perchè volevo u s c i r e , f u g g i r e d a q u e l l a r e a l t à . A superare queste grandi difficoltà mi ha aiutata Don Giancarlo che mi fece capire che dovevo essere felice per lei perchè la Madonna, in occasione della sua festa, l'aveva portata con lei in un posto sicuramente più bello e in cui lei avrebbe smesso di soffrire. L'altra mia esperienza è capitata poco tempo fa: avevo litigato con la mia famiglia e mi sentivo inutile, a tal punto che volevo andar via di casa… Non l'ho fatto perchè ho avuto la grandissima fortuna di aver incontrato e conosciuto quel angelo che è il mio ra-gazzo. Lui mi ha fatta ragionare, mi ha fatto capire che stavo sbagliando e che, anche se avevo avuto quella brutta discussione con la mia famiglia, loro mi vogliono bene solo che non sono bravi a dimostrarlo....Lui mi ha tirata su e mi ha sostenuta sempre, anzi continua a farlo. Grazie a queste due persone io ora sono qui a scrivervi, e a dirvi che non bisogna sempre star a pensare che c'è la crisi economica e che probabilmente non sarà facile trova-

" "re un lavoro, e bla, bla, bla ! Alcune persone, potrebbero essere anche i nostri amici, sono veramente in crisi perchè è capitato qualcosa di brutto, e a loro forse servirebbe anche un solo abbraccio per superare questo periodo, la difficoltà sta solo nel capirlo. Quindi dobbiamo imparare ad ascoltare in modo tale da poter aiutare qualcuno. 

Attualità

Il tempo della fama immortale è finito

Prendendo spunto da una delle tracce della prova scritta di Italiano assegnate all’Esame di Stato 2011, penso sia molto importante riflettere per capire il comportamento di tanti, giovani e non, che oggi vogliono assolutamente “apparire” dovunque e in ogni modo, specialmente in televisione o nei social network, pur di affermarsi, senza pensare che quella gloria cercata ad ogni costo, è qualcosa di effimero e che ti lascia, poi, deluso e amareggiato. “La fama immortale non è più una dea dalle lunghe ali, con tante bocche, occhi e orecchie quante piume aveva addosso. Anche i miti hanno rinunciato ad essere eterni e si stanno abituando a morire in silenzio, pronti a essere dimenticati. Siamo vivendo l’epoca delle filosofie brevi e delle esistenze che colgono l’attimo: la maggioranza degli uomini, giunta in questi giorni ai 7 miliardi sulla Terra, si è accorta che è meglio godere il giorno che passa, confidando il meno possibile nel domani. Certo, questo era il consiglio del poeta latino Orazio, ma ormai è sentire comune. Mentre tutto si frammenta, accorcia, minimizza, i mezzi di comunicazione possono trasformare anche un nostro semplice gesto in uno spettacolo o in una comunicazione continua. Un banalissimo cellulare (quanti ce ne sono oggi?), un blackberry, un iPhone o simili strumenti ci consentono di filmare la nostra vita e di trasmetterla, grazie a YouTube, al mondo. La fama è a portata di micro-ripresa. E l’industria televisiva, forse anticipando o forse adeguandosi alla nuova realtà, ha reso la fama più accessibile: l’uomo comune trova mille occasioni per finire in un Reality o per diventare protagonista di qualche inchiesta, di essere poi l’oggetto di commenti o considerazioni. Andy Warhol, l’esponente più fascinoso della Pop Art, ha colto in anticipo questa «democratizzazione» della fama. Fissando in quindici minuti il tempo dell’immortalità a nostra disposizione, ha scritto un brevissimo trattato di filosofia e, contemporaneamente, ha realizzato un’altra delle sue opere. Del resto, egli amava ricordare la fine dell’epoca idolatrica dell’arte, anzi è destinata ormai a essere «consumata» come i prodotti commerciali. Nè si dimenticava di ribadire che essi rappresentano la democrazia sociale e, come tali, vanno rico-nosciuti: l’ultimo dei diseredati può bere la medesima Coca Cola che troviamo sul tavolo del presidente degli Stati Uniti o della più pagata attrice di Hollywood. Ma c’è qualcosa di più nella sentenza di Andy Warhol: egli sembra avvisarci che le regole della comunicazione sono altra cosa rispetto a quelle che crediamo o che sino ad oggi abbiamo onorato; soprattutto, sono destinate a subire continui cambiamenti. I quindici minuti concessi a ogni uomo sono infatti una piccola rivelazione, perché questo significa che ogni quarto d’ora muteranno le regole per imporsi all’attenzione degli altri. Indipendentemente dal fatto che si passi da Twitter, Facebook o da una ripresa filmata che si scarica nel primo sito disponibile. Un tempo si credeva che era possibile vivere anche di luce riflessa, dopo essere stati toccati da gloria o fama. Lo con-fessano i protagonisti dei romanzi ottocenteschi e lo stesso Alessandro Manzoni dinanzi all’epopea napoleonica, ne «Il cinque maggio», se la cava senza rispondere alla domanda che si pone. Oggi ci accorgiamo, con Andy Warhol o semplicemente accendendo il computer, che l’immortalità è a portata di mano. Dobbiamo soltanto stare attenti a chiamarla ancora in tal modo. Perché dura, appunto, quindici minuti”.

di  Elleci 

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LA VERSIONE DI VASCO

Una cosa che non capisco è perché mi si debba considerare un cattivo esempio. O meglio: non capisco perché devo essere un esempio. Se ce ne sono di migliori, usate quelli e non rompetemi le scatole… ”

Vasco Rossi nasce la sera del 7 Febbraio del 1952. Il padre Giovanni Carlo, un camionista benvoluto da tutti a Zocca, gli impo-ne quel nome per onorare la memoria di un suo compagno di prigionia che insieme a lui aveva sofferto la deportazione in un campo di concentramento. Come in effetti Vasco dice “Voglio una vita spericolata” buon sangue non mente! Inizialmente, nel 1972, l' era della contestazione studentesca, Vasco comincia a interessarsi di teatro sperimentale in seguito alle sue nuove amicizie, così si iscrive alla Facoltà di Pedagogia dell' Università di Bologna. Quando però si rende conto che la sua passione per la musica viene giudicata futile, se non effimera, abbandona quella cerchia di conoscenze e si tuffa in un' altra esperienza che si rivelerà fondamentale per la sua carriera artistica: quella delle "radio libere". Insieme a un manipolo di fede-lissimi dà vita a Punto Radio che comincia a trasmettere il 21 settembre del '75. Compose altri album senza grande successo anche se ha in mano una “perla” come “Albachiara” una della più belli canzone d’amore. Interessante è la sua storia nel libro dice: “Ero a casa a preparare gli esami dell’università. Era il 1979. Dalla finestra vedevo sempre una ragazzi-na arrivare con la corriera. Avrà avuto tredici, quattordici anni. Quando ne compì diciotto, e io praticamente non ero più perseguibile, glielo dissi: “Guarda che l’ho scritta per te Albachiara”. Lei non ci voleva credere e fu così che mi venne “Una canzone per te…”. Nel 1982 Vasco partecipa al suo primo festival di Sanremo con "Vado al massimo", ma si classificò ultimo sotto l' indifferenza della rassegna sanremese, ma le radio mandarono in onda il brano inces-santemente. Nel 1983 ripartecipa al festival, ma questa volta ne com-bina una delle sue sparendo prima di entrare in scena, tutti lo cercano, nessuno lo trova. Lo show deve continuare, se Vasco non c'è, il festival non può certo fermarsi. All' ultimo momento entra in scena, barcollan-do. Si grida allo scandalo. La passerella della "città dei fiori" entra in crisi. Bastano però alcune note e la sua voce strascicata che canta "Vita

"spericolata per tranquillizzare tutti. La sua passione per la musica continua sempre di più, ma questa volta in Vasco si scatena qualcosa di più maturo. Avere un figlio lo carica di re-sponsabilità, di paure e incertezze; ma lui riesce a uscirne con successo. Così ora ha accanto a sé 3 figli. Nel 1986 nasce Davide il suo primo figlio avuto da una donna che ha incon-trato per una sola notte, poi c’è Lorenzo ed infine Luca, avuto con la sua attuale compagna Laura. Nella “Versione di Vasco” sono molte le cose che si possono scoprire. E’ un libro che va letto tutto d’un fiato, per chi è innamorato del "Poeta Komandan-te" ovviamente, mentre per chi non lo ama questo è un modo per scoprire un autore di una cultura inaspettata. Le sue parole non sono solo frutto di Emozio-ni ma sono derivate dello studio di autori molto impegnati come Nietzsche o altri grandi della letteratura. Qui lui ti mette in mano il suo cuore, come sempre e ti fa capire che nella vita “c’è un po’ di Vasco

in ognuno di noi”.

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di Antonio Flena 

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Carissimi amanti del pop/punk, tenetevi forte perchè è in arrivo il nuovissimo e, si prospetta, anche diver-tentissimo disco della nostra amata Avril Lavigne. Proprio nei giorni scorsi la Rocker canadese ha dichiarato di avere già in mente che tipo di sonorità dovrà avere il successore di “Goodbye Lul-laby”. Durante una breve intervista su Skype con il fansite “Avril LBandaids” la cantante ha detto: “ Ho già 8 canzoni pronte!”. Sappiamo anche che Avril aveva registrato tempo fa nuovo materiale con Alex Da Kid e altri producer che l’hanno affiancata anche per “Goodbye Lullaby”, materiale che è rimasto inedito e sembra che uno di questi si chiami “Gone”, ma non è ancora sicuro visto che su questo album si stanno dicendo molte cose ancora prima che sia stato messo in vendita. “ Vorrei fare uscire un nuovo album molto in fretta ” ha aggiunto la star di “What The Hell”. “ Questo album “ Goodbye Lullaby ” è più “mieloso”, il prossimo tornerà ad essere più come “The Best Damn Thing”. Ho già una canzone che sarà un singolo, devo solo ri-registrarla!”. Avril ha da poco lasciato la casa discografica che ha pubblicato il suo ultimo album per ritornare a quella di partenza, che l’ha ingag-giata all’età di soli 15 anni. L’uscita di questo ultimo disco ha suscitato moltissimo stupore considerando che la cantante non ha mai avuto fretta in fatto di album: infatti i dischi precedenti sono stati pubblicati a distanza di qualche anno l’uno dall’altro. Secondo la critica, l’ultimo album non ha raggiunto le vendite prestabilite ed ora Avril vuole guardare avanti e pianificare le mosse future, o la Reginetta del pop-punk

si vuole buttare a tempo pieno nella sua musica ??? Bhè, non ci resta che aspettare per vedere cosa combinerà!

Keep calm and wait for the 5th album

Dannato vivere: il. Ritorno dei Negrita di Matteo Tancredi 

Sono partiti dal Texas dove hanno registrato le tre-dici canzoni, e hanno fatto un po di strada in lungo e in largo per l’America, ma solo per il nord stavolta. Infatti i Negrita hanno abbandonato le sonorità sudamericane con cui ci avevano abituato negli ultimi tempi per tornare un po’ alle loro origini: si chia-ma Dannato Vivere ed l’ ot-tavo album in studio della band aretina. Il nome del disco, ha spiegato la band, si riferisce sia ai tempi compli-cati in cui ci troviamo a vivere oggi, alla difficoltà di avere una vita senza troppe preoccupazioni, ma pos-siede anche un significato più rock'n'roll, di quando la vita ti mette di fronte a delle situazioni che sono 'dannatamente' belle. Un avvio travolgente con “Junkie Beat” e “Fuori controllo”, per poi abbando-narsi al potente sound di “Brucerò per te”, il singolo che ha anticipato l’uscita del disco. Si passa poi a

‘’Per le vie del borgo’’, in pieno stile Negrita, dove la grinta di Pau (cantante) coinvolge anche gli essere inanimati. La canzone successiva è ‘’Il giorno delle verità’’, attuale singolo, che vede nel video della canzone i com-ponenti della band alle prese con un allenamento di boxe. Si passa poi alla protagonista dell’ album, ‘’Dannato vivere’’ appunto, con un testo soft, ma d’impatto, come molti testi della band. A questa seguono tre brani, per poi arrivare a ‘’La mu-sica leggera è potentissima’’ che suona molto come una denuncia alla

fragilità e alla versatilità delle nuove generazioni. Gli ultimi due pezzi sono ‘’Panico’’ e ‘’Splendido’’. Quest’album al primo ascolto non sembra minima-mente paragonabile a capolavori come i precedenti. Si avverte però il desiderio di dare una speranza in giorni bui come i nostri e si fanno portavoce dei gio-vani insoddisfatti dal futuro che pretendono di avere una speranza.

di  Giovanna Pacilli & Francesca Santamaria 

Musica

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EMOZIONI ...DA LEGGERE

di  Annachiara  Marsilio 

Vorrei iniziare quest’articolo con il ringra-ziare il mio prof.di Storia Giovanni Mascolo che ci ha suggerito la lettura di due libri che io ho “divorato” in poche ore perché davvero molto interessanti e coinvolgen-ti :”Bianca come il latte, Rossa come il san-gue” e “Cose che nessuno sa“ entrambi scritti da un professore di Lettere, Alessan-dro D’Avenia. Mi ha colpito in modo parti-colare il suo ultimo romanzo “Cose che nes-suno sa”perché riesce a parlare con tanta tenerezza, coraggio e vibrante partecipa-zione del periodo di vita che noi tutti stiamo attraversando e cioè l’adolescenza con i suoi tormenti, i suoi enigmi, ma anche con la sua spensieratezza e vitalità. La protagonista di questo romanzo è Mar-gherita, una ragazza di quattordici anni che sta per iniziare il liceo, un mondo tutto nuo-vo da esplorare e conquistare sapendo però di poter contare sulle persone che la amano. Un pomeriggio, tornata a casa, ascolta un messaggio nella segreteria telefonica. È di suo padre, e scopre che non tornerà più a casa. Margherita affronta l’allontanamento del genitore, trasformandosi poco alla volta in una donna. Accanto a lei ci sono la ma-dre, il vivace fratellino, la saggia nonna, il giovane professore, Marta, la compagna di banco sempre sorridente, e Giulio, il ragaz-zo più affascinante e misterioso della scuo-la, che saranno i tasselli che le serviranno

per ricomporre il puzzle della sua vita che quel messaggio in segreteria aveva spezzato. Que-sto percorso non sarà certamente facile per la giovane Margherita ma l’aiuterà a crescere, a ritrovarsi e a ritrovare i propri affetti. Un per-corso che non sarà soltanto metaforico ma un reale viaggio che Margherita, dopo aver ascol-tato il racconto di Telemaco alla ricerca di suo padre, intraprenderà insieme al fidato Giulio verso Genova per riportare il padre a casa. Ma ancora una volta il destino e la vita beffar-da sono in agguato, perché… lascio a voi sco-prire il finale della storia invitandovi a leggere questo romanzo per poterne poi condividere insieme le emozioni che esso ha suscitato in me e si-curamente susciterà in voi.

Libri

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Balla coi lupi 

(Marco di Sipio) 

 

Avatar 

(Maria Paola Pacilli) 

 

Io non ho paura 

(Liceo tutto, quasi) 

 

Spirit, cavallo selvaggio 

(Ada Donatacci) 

 

La passione di Cristo 

(sabato 28– 5B, 3 compiti) 

 

2012‐2012=0 

 

 

  

Osanna eh (Grazia Cristalli) 

 Trucebaldazzi– Vendetta vera 

(Scalzi ‐ scherziamo!)  

Rosario Miraggio– la macchina 50 (Alessandro Caruso) 

 For whom the bell tolls  (Vincenzo mastro lindo) 

 Runaway‐Kenye West (Schettino dalla nave) 

 Il tringolo no 

(Adriana Macolo)  

Ae se eu te pego (Enzo Panizio e D’Mo) 

 

MICHELE GIOVANDITTO & ANDREW HOWE

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1. Nome? A) Alessandro. D) Domenico Vicedomini. 2. Classe?

^A) 5 B. ^D) 5 A.

3. Indirizzo? A) Scientifico PNI. D) Scientifico tradizionale. 4. Persona che ti ispira? A) Mio padre. D) Me stesso. 5. Perché? A) Perché attraverso le sue esperienze di vita e i suoi alti insegnamenti morali riesce a trasmettermi quei comportamenti che sono necessari ad un giovane per affrontare a testa alta la vita, sia privata che pubblica, ponendo alla base i valori del rispetto dell'altro e delle sue idee. D) Non seguo nessuna persona in particolare, faccio da me! 6. Il tuo motto? A) La sconfitta è un'eleganza per l'ipocrisia di chi si ar-rende in partenza. D) Per trasmettere la felicità, bisogna essere felici. 7. Cosa pensi della nuova realtà politica? A) Penso che le persone abbiano lasciato il potere in cattive mani troppe volte e per questo debbano ripren-dersi il diritto di decidere finalmente delle loro vite, sce-

gliendosi i propri rappresentanti e dettando loro stessi l'agenda delle riforme. Attualmente la realtà è dominata dal potere dei più ricchi e da una casta di

mafiosi che siede in parlamento.

D) Esiste ancora la politica? 8. Cosa pensi della rivolta dei forconi? A) Non l'ho sostenuta fin dall'inizio. La gente che oggi mani-festa per anni ed anni ha votato personaggi che attualmente hanno una condanna per mafia, attraverso il meccanismo del voto di scambio. E non l'ho sostenuta ancora di più quando hanno avuto l'appoggio di movimenti di estrema destra e, probabilmente, della mafia. Il Sud deve riprendersi prima di tutto lavorando. Cosa che probabilmente fino ad oggi non si è fatta. E, forse, i settentrionali non hanno tutti i torti quan-do dicono che sono loro a pagare i nostri sprechi. D) Una cosa giusta, e, guardando la situazione dell’Italia, molto scontata. 9. Cosa pensi degli scioperi di qualche settimana fa? A) Penso che quello di qualche giorno fa non fosse uno scio-pero. Non c'erano motivazioni accettabili, noi ragazzi che abbiamo partecipato non sapevamo affatto del perché non fossimo entrati a scuola e oltre al poco chiasso che si è fatto non ne è uscito nulla di credibile. C'è da dire che mi sono divertito, sapevo benissimo a cosa stessi andando incontro e me ne sono assunto tutte le responsabilità (e quindi immagi-navo quali sarebbero stati i provvedimenti). Non capisco chi difende ancora quello che abbiamo fatto e non condivido né lo stupore degli studenti né il comportamento di chi ha con-siderato queste assenze come una questione personale (perché c'è anche chi considera le cose di tutti una cosa per-sonale). D) Deluso dalla non partecipazione degli alunni; per alcuni è stato solo un motivo per non andare a scuola. 10. Cosa pensi dei rappresentanti della nostra scuola? A) Personalmente li ho votati e ho fiducia in loro. La cosa che non capisco è come si faccia a far passare l'idea che la bravura di un rappresentante stia nel numero degli scioperi che si organizzano o nel coraggio di urlare in faccia ai pro-fessori o al preside. Ho conosciuto rappresentanti che non si facevano mettere i piedi in faccia da nessuno, ma sempre con correttezza e intelligenza. Quindi preferirei avere dei

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rappresentanti che sappiano rappresentare gli studenti anche dentro la scuola (non solo fuori a urlare 'sciopero!'), che lo facciano con responsabilità e, perché no, con una buona dose di modestia. D) Belli e simpatici. 11. Come ti vedi tra vent’anni? A) Mi vedo nella situazione in cui si trovano molti giova-ni oggi: con una laurea e, forse, con un lavoro che non corrisponde alle mie aspettative e alle mie ambizioni. Però felice, convinto di stare trascorrendo gli anni più belli della mia vita. D) Sposato, con cinque figli, bello, sano e dannato. 12. Qual è il tuo sogno nel cassetto? A) Da bambino ne avevo tanti ma quello che mi sono portato dietro fino ad oggi è quello di fare il medico. Mi piacerebbe lavorare con i bambini, soprattutto quelli che stanno peggio degli altri o quelli che soffrono la fame nei paesi poveri. Non ci può essere soddisfazione più grande di vedere un bambino sorriderti. D) Vivere felice per tutta la vita 13. Sei ad un bivio: giri a destra o a sinistra? A) Dipende dai punti di vista. Dal punto di vista pratico dipende da dove voglio andare e quanto tempo voglio impiegare a raggiungere la destinazione, quindi posso girare indifferentemente a destra o a sinistra. Da un altro

"punto di vista, direi che giro a sinistra. Vado verso la "vita! , come scrisse D'Annunzio. :)

D) A sinistra, ma solo per sorpassare! 14. Quali sono i pro e i contro della nostra scuola? A) Non è facile rispondere a questa domanda. Tra i pro mi viene il mente il fatto che la nostra struttura permette a tutti i liceali di sannicandresi di ritrovarsi ogni mattina tutti nello stesso posto e che ci sono ancora insegnanti che credono nella capacità della scuola di formare gli

alunni non solo culturalmente ma anche civicamente. Tra i contro, di avere degli edifici molto vecchi, di avere degli studenti poco consapevoli dei propri diritti, dei propri doveri e di ciò che succede intorno a noi, una tendenza all'omologazione e un certo servilismo comune a più li-velli. D) Pro: la scuola mi piace tutta. Contro: non mi piacciono le focacce piastrate del chiosco. 15. Dai un voto, da 1 a 10, a: sesso, soldi e politica. A) 9, 7 e 8. D) 10. 10 e 7.5/8 16. Cosa pensi de ‘’il Liceale’’? A) Penso che sia un'esperienza da portare avanti ancora per tanti anni. Ma portarla avanti non deve voler dire fare un giornalino di scarsa qualità pur di continuare a pubblicarlo, non avrebbe senso. Dopo undici anni di esi-stenza dovrebbe finalmente fare il salto di qualità. D) Un giornalino adeguato alla nostra scuola. 17. Cosa pensi del tuo ‘’compagno’’? A) Ci sono andato alle scuole elementari insieme e ricor-do che siamo stati buoni amici. Visto che ne è passata di acqua sotto i ponti abbiamo perso i contatti ma sono si-curo che alla fine non sia cambiato molto. D) Non lo conosco abbastanza per poterlo giudicare. 18. Un saluto e un consiglio a ‘’il Liceale’’. A) Un saluto a tutti i miei amici liceali e alla redazione dico: portate avanti ''il Liceale'' e raggiungete livelli che fino ad ora non si sono mai raggiunti. E' importante! D) Ciao a tutti! Un consiglio: DEFENDEMOS L’ ALE-GRIA

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..Il nostro giornalino scolastico (Il Liceale) migliora di anno in anno.. Così quest’anno abbiamo voluto aggiungere tra le varie cose anche alcune novità nel campo dei giochi, così da renderlo più divertente!!:)

Dopo aver giocato al cruciverba sostituisci ai seguenti numeri la lettera corrispondente: 17, 23, 1, 31, 17, 17, 31, 26, 26, 23 e scoprirai quale è “il potere per mezzo del quale una donna affascina un amante e terrorizza un marito” (Ambrose Gwinnett Bierce)

ORIZZONTALI 1. Alberghi… di bellezza 11. Ci sono anche quelle della terza età 12. Al centro dell’asta 13. Antico Testamento 15. La terza coniugazione dei verbi 17. Dove Dante incontra Omero 20. Negazione bifronte 21. Unità Organizzativa Tecnica 22. Genere poetico che esalta gli eroi 24. Società Amatori Terranova 25. Un signore… abbreviato 26. Così è il cuore per Nicola Di Bari 27. Tipica musica brasiliana 28. Un attore “muto” 31. Quella nicomachea è di Aristotele 33. Disordinata e Confusa

VERTICALI 1. Uomo d’affari 2. Un concetto della Termodinamica 3. Api… senza “pancia” 4. Frutto autunnale 5. La più bella delle Nereidi 6. Inizio e fine di un anno… inglese 7. Fuse senza vocali 8. Artificial Intelligence 9. Le dispari della rata 10. Introduce un dubbio 14. Detto, proverbio 16. Un gruppo musicale famoso negli anni ‘80 18. Dea ispiratrice 19. Famose terme della Valcamonica 23. Un fiore bellissimo 28. Ministro per l’innovazione e le Tecnologie 29. Imposta comunale immobili 30. Magic Apple Club 32. Torino 14

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A Cura di Mariangela Coppola & Arianna Mimmo 

  

  

PREPARAZIONE: Versate la farina a fontana sul tavolo e al centro mettete due uova intere e due tuorli, lo zucchero, il burro sciolto, la buccia grattugiata del limone, il marsala, il vino e il lievito e impastate il tutto molto bene per alcuni minu-ti. Stendete una sfoglia e tagliatela a rombi che poi friggerete poco alla volta in olio bollente. Appena tolte dall’ olio, ben dorate, ponetele su tovaglioli di carta (per eliminare l'olio in eccesso). Servitele ricoperte con abbondante zucchero a velo.

BUGIE DI CARNEVALE

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INGREDIENTI PER: 10 porzioni; -1 kg. di Farina (preferibilmente per dolci)- -4 uova- -100 gr. di Zucchero Semolato- -100 gr. di Burro- -1 cucchiaio di Marsala- -1 cucchiaio di Vino Bianco- -½ bustina di lievito per dolci- -1 Limone- -Olio per friggere-

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Impaginazione e grafica a cura di Alessia Stefanìa e Laura Zaccagnino

La Redazione: Bucci Daria, Contessa Lia,Coppola Mariangela,Di leo Nunzia,Flena Antonio, Gengo Nazario ,

Giagnorio Deborah, , La Piscopia Giuseppe, Leone Enrica, Greco Annamaria & Rocco, Marrocchella Nicola,

Marsilio Annachiara, Mascolo Benedetta, Mastrosimone Camilla, Mimmo Arianna, Pacilli Francesca,

Pacilli Giovanna, Panizio Enzo, Rispoli Gianmarco, Santamaria Francesca ,

Stefanìa Alessia, Tancredi Matteo, Zaccagnino Laura.