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il C olle R osso Periodico | N. 15 | Febbraio 2012 | A cura del circolo SEL di Priverno | selpriverno.netsons.org L’editoriale ORA TOCCA A NOI DI PAOLO BOVIERI VIVIAMO un passaggio d’epoca: la crisi finanziaria mette in pericolo la stabilità del Paese, il nostro modello sociale. Il nostro mondo non tor- nerà come prima. A fare fallimento è stato un modello che sembrava invincibile: il turbo-capitalismo finanziario, quello che si è progres- sivamente imposto a partire dai tempi di Reagan e Thatcher e ha conquistato il mondo, devastando a poco a poco lo stato sociale. Le maggiori diseguaglianze sociali sono tra le cause della crisi, non solo la conseguenza. Abbiamo quindi un disperato bisogno di politica. Della politica democrati- ca. Perché la politica abbia senso, però, è necessario che abbia una forma. Che sia espressione di una comunità. Di un laboratorio vivo, percorso da interessi e sentimenti. Una politica che sia partecipazione di tutti al processo democratico; una politica che faccia della coo- perazione tra tutte le fasce sociali il suo faro; una politica aperta a tutti, anche e soprattutto ai più giovani . E’ questo il nostro compito, anche qui a Priverno. Ci stiamo provando, per riuscirci però abbiamo di tutti voi. Il 2013 è vicino: costruiamo l’alternativa, facciamolo insieme per il bene della nostra città. L e mura medievali, Palazzo Zaccaleoni, Palazzo S. Giorgio, gli scavi archeologici di Mezzagosto, le case popolari di Via Volpe, un siste- ma museale eternamente incompiuto. E da ultimo il parcheggio della stazione di Fossanova. Queste, in quasi 10 anni di amministrazione, sono le medaglie che il sindaco Macci e la sua Giunta possono appuntarsi sul petto. Una serie di opere, più o meno grandi, che avrebbero dovuto cambiare il volto di Priverno ed offrire nuovi sbocchi all’economia citta- dina, troppo legata all’ormai asfittico settore dell’edilizia. Ed invece no. Secondo il sindaco Macci c’erano cose ben più importanti da realizzare; come, ad esempio, le celeberrime isole ecologiche mai entrate in funzio- ne o le 3 o 4 rotonde che dovrebbero essere il cartellino da visita della città e che invece servono solo a creare ingorghi. La nostra città, dall’es- sere uno dei “portoni d’ingresso” per il turismo made in Lazio (vedi il progetto degli attrattori turistici ideato dall’ex assessore regionale Giulia Rodano) è diventata un immenso cimitero per elefanti. Una città ferma, bloccata, ancorata ai fantasmi del suo passato. È ora di cambiare marcia, è ora di tornare a lavorare per il futuro della città e dei suoi abitanti e non per interessi personali. È ora di tornare a fare politica. Seriamente. IL CIMITERO DEGLI ELEFANTI di Luigi Teodonio FOSSANOVA, QUALE FUTURO? p. 3 OGGI ATENE, DOMANI ROMA? p. 5 I TALIANI COME NOI . p .6

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Quindicesimo numero di Colle Rosso (Febbraio012), periodico firmato dalla sezione privernate di Sinistra Ecologia e Libertà

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il ColleRosso

Periodico | N. 15 | Febbraio 2012 | A cura del circolo SEL di Priverno | selpriverno.netsons.org

L’editoriale

ORA TOCCA A NOI

DI PAOLO BOVIERI

VIVIAMO un passaggio d’epoca: la crisi finanziaria mette in pericolo la stabilità del Paese, il nostro modello sociale. Il nostro mondo non tor-nerà come prima. A fare fallimento è stato un modello che sembrava invincibile: il turbo-capitalismo finanziario, quello che si è progres-sivamente imposto a partire dai tempi di Reagan e Thatcher e ha conquistato il mondo, devastando a poco a poco lo stato sociale. Le maggiori diseguaglianze sociali sono tra le cause della crisi, non solo la conseguenza. Abbiamo quindi un disperato bisogno di politica. Della politica democrati-ca. Perché la politica abbia senso, però, è necessario che abbia una forma. Che sia espressione di una comunità. Di un laboratorio vivo, percorso da interessi e sentimenti. Una politica che sia partecipazione di tutti al processo democratico; una politica che faccia della coo-perazione tra tutte le fasce sociali il suo faro; una politica aperta a tutti, anche e soprattutto ai più giovani . E’ questo il nostro compito, anche qui a Priverno. Ci stiamo provando, per riuscirci però abbiamo di tutti voi. Il 2013 è vicino: costruiamo l’alternativa, facciamolo insieme per il bene della nostra città.

Le mura medievali, Palazzo Zaccaleoni, Palazzo S. Giorgio, gli scavi archeologici di Mezzagosto, le case popolari di Via Volpe, un siste-ma museale eternamente incompiuto. E da ultimo il parcheggio

della stazione di Fossanova. Queste, in quasi 10 anni di amministrazione, sono le medaglie che il sindaco Macci e la sua Giunta possono appuntarsi sul petto. Una serie di opere, più o meno grandi, che avrebbero dovuto cambiare il volto di Priverno ed offrire nuovi sbocchi all’economia citta-dina, troppo legata all’ormai asfittico settore dell’edilizia. Ed invece no. Secondo il sindaco Macci c’erano cose ben più importanti da realizzare; come, ad esempio, le celeberrime isole ecologiche mai entrate in funzio-ne o le 3 o 4 rotonde che dovrebbero essere il cartellino da visita della città e che invece servono solo a creare ingorghi. La nostra città, dall’es-sere uno dei “portoni d’ingresso” per il turismo made in Lazio (vedi il progetto degli attrattori turistici ideato dall’ex assessore regionale Giulia Rodano) è diventata un immenso cimitero per elefanti. Una città ferma, bloccata, ancorata ai fantasmi del suo passato. È ora di cambiare marcia, è ora di tornare a lavorare per il futuro della città e dei suoi abitanti e non per interessi personali. È ora di tornare a fare politica. Seriamente.

IL CIMITERO DEGLI ELEFANTIdi Luigi Teodonio

FOSSANOVA, QUALE FUTURO? p. 3 OGGI ATENE, DOMANI ROMA? p.5 ITALIANI COME NOI. p.6

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Via Consolare, Via della Grotta, Via Matteotti, il tratto iniziale di Via Torretta Rocchigiana, Via Spirito

Santo, Via Madonna del Calle, Via Ce-sare Battisti, Viale del Giglio, Via della Cupa. E mi fermo qui, perché l’elenco potrebbe andare avanti ancora per molto. Ben inteso, non volevo elencare tutte le strade del nostro comune, sem-plicemente mi limitavo a segnalarne qualcuna che si contraddistingue per il pessimo stato in cui versa. Più che strade di una città moderna, infatti, sembrano tanti scorci rubati ad una foto del suo-lo lunare: una lunga distesa di profondi crateri sempre pronti ad “inghiottire” i nostri pneumatici.È inutile volersi nascondere dietro un dito: lo stato di salute del nostro siste-ma viario è a dir poco cagionevole e, nel migliore dei casi, l’ultima volta che una strada del nostro comune è stata “rinfrescata” con una “slinguazzata” di asfalto è stato parecchi anni fa. Spesso si dice che non ci sono soldi in cassa e quindi, per ora, di predisporre un piano serio per il rifacimento del manto stra-dale proprio non se ne parla. Nulla di più falso. I soldi a disposizione per il ri-facimento delle strad ci sono, ed è scrit-to chiaramente nell’assestamento di bi-lancio approvato non più di un paio di mesi fa dal Consiglio Comunale.

Tra le poche voci in attivo del bilancio c’è quella relativa alle entrate dell’au-tovelox, con 1.000.000 (un milione) di euro messi a bilancio. L’articolo 208 del Codice della Strada stabilisce che la metà dei proventi spettanti agli Enti Locali deve essere dedicata ad attività di sicurezza stradale e metà di questa quota (quindi un quarto del totale), deve essere destinata “...ad altre finalita’ connesse al miglioramento della sicurezza stradale, relative alla manutenzione delle strade di proprieta’ dell’ente, all’installazio-ne, all’ammodernamento, al potenziamen-to, alla messa a norma e alla manutenzione delle barriere e alla sistemazione del man-to stradale delle medesime strade...” (Art. 208, comma 4, lettera c).A disposizione del comune, quindi, ci sono ben 250.000 euro per la manu-tenzione stradale. I paraventi del “non ci sono più soldi” sono quindi caduti. Quella che manca, probabilmente, è la volontà e, forse, la speranza di po-ter coprire un po’ di più il sostanzioso buco di bilancio (più largo, addirittura, delle molte buche presenti nelle strade privernati). Ma noi di SEL vigileremo affinché questi soldi vengano utilizzati come da disposizione di legge: per la manutenzione della sede stradale, così da garantire la sicurezza di tutti gli au-tomobilisti.

Dal 96% dei rubinetti italiani esce acqua po-tabile. Eppure siamo i maggiori consumarori di acqua imbottigliata. Ogni anno spendiamo

3,2 miliardi di euro per comprare acqua minerale, quella che si trova nei supermercati. Una spesa ele-vata, per un paese le cui città sono servite da acque-dotti che dstribuiscono ovunque acqua potabile. Le società del servizio idrico integrato, garantiscono un prezzo per metro cubo (1000 litri d’acqua) inferiore a quello di una bottiglia da mezzo litro comprata in un distributore self service. L’acqua imbottigliata è “diversamente” potabile, ovvero risponde a una legislazione più soft rispetto a quella cui è sottopo-sta l’acqua dei nostri rubinetti (D.L. numero 31 del 2001). Quest’ultima subisce un doppio controllo: uno interno effettuato dal gestore del servizio, l’al-tro esterno dall’Asl affiancato da enti per la prote-zione ambientale. Qui vengono controllati parame-tri come l’eventuale presenza di batteri, di metalli

pesanti etc.; il D.L. 31 fissa anche le frequenze dei controlli in base al volume distribuito ogni giorno. Insomma, l’acqua del supermercato costa di più ed è meno controllata. Inoltre le aziende imbottiglia-trici (Ferrarelle, Nestlé etc.) in 7 regioni su 20 non pagano un canone di concessione per lo sfruttamen-to di sorgenti di falde; anche laddove esistono del-le tariffe, queste non superano i 3€ al metro cubo di acqua estratta e considerando che in media una cassa d’acqua costa circa 4€, i guadagni sono enor-mi - nell’ordine delle centinaia di milioni di € annui. La crisi impone da una parte la riduzione del potere d’acquisto, dall’altra la necessità di una conversio-ne ecologica a tutela dei beni comuni come l’acqua. Ecco le proposte di SEL Priverno:• Acqua di rubinetto nelle mense scolastiche e in tutte le abitazioni, usando filtri e brocche. Risultato: meno rifiuti e soldi risparmiati.• Pubblicare l’”etichetta dell’acqua di rubinetto” dove sono riportati tutti i parametri da confrontare con quelli dell’acqua imbottigliata. Così da rassicu-rare la gente.• Acqua del sindaco: ovvero impianti per l’erogazio-ne dell’acqua pubblica di qualità, naturale e frizzan-te.

Acqua del rubinetto, i perché di una scelta

Conveniente, pubblica e sicuradi Simone D’Errico

A disposizione dell’ente 250.000 € per la manutenzione delle strade

Sicurezza stradale, i fondi ci sonodi Luigi Teodonio

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Dunque, la Regione ha finalmente licen-ziato quella Delibera che tutti aspettavano come risolutiva ma che sembra non risol-va nulla; almeno non il dramma dei LSU di Priverno. Per come è stata pensata e realiz-zata la delibera, infat-ti, il Comune avrà gio-co facile nel dire che non ci sono garanzie sufficienti per proce-dere con una qualche stabilizzazione, e la stessa ASL, disposta ad assorbire un certo numero di lavorato-ri, continua ad essere bloccata dal Piano di Rientro con cui la Re-gione blocca qualsiasi assunzione. E i lavora-tori, come al solito in mezzo ai due fronti in guerra...

LSU, ultime dal fronte...

Ultim’ora

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Fossanova, Grande Attrattore di Cultura e di Turismo. Sembra passato un secolo ed invece

sono solo pochi anni che la Giunta Marrazzo (e l’Assessore Rodano più di ogni altro) assegna-va al nostro gioiello go-tico-cistercense il ruolo di “porta di ingresso” per il comprensorio lepino e non solo. Un forte richiamo stori-co, religioso, culturale ed architettonico per la massa di turisti che nella bella stagione af-follano non solo il no-stro litorale ma la stes-sa area romana e che attraverso un monu-mento universalmente conosciuto potevano scoprire le bellezze di un intero territorio e favorirne in qualche modo lo sviluppo; per-chè forse con la cultu-ra non si mangia (Tre-monti dixit) ma con il turismo intere Regioni d’Italia hanno costruito sviluppo e benessere.

Bene, a distanza di qualche anno il bilancio è assolutamente negativo. Con diversi Accordi di Programma Quadro la Regione aveva destinato all’Attrattore di Fossanova risorse

ingenti che dovevano garantirne la riqualificazione e il potenziamento turistico. Ritardi della Giunta Mac-ci, definanziamento da parte della Giunta Polverini ( 30 milioni di euro

destinati a tutti gli at-trattori del Lazio dirot-tati altrove ), mancan-za di idee originali e di capacità di iniziativa hanno di fatto blocca-to la situazione e nes-sun passo avanti è stato compiuto. Eppure pro-poste e progetti erano stati messi in campo e una idea su cosa quel Borgo potesse diven-tare c’era, a cominciare dal Laboratorio e dalla Scuola di Restauro alla riqualificazione dell’In-fermeria fino all’utiliz-zo dell’Albergo. La ri-sposta finora è stata la messa in vendita dei lo-cali del Museo Medie-vale e forse dei locali dell’ex Scuola, mentre noi (vedi box) avevamo ben altri progetti per il Borgo.

Un Laboratorio di Restauro al servizio della Rete Museale dell’intera Provincia cui affiancare For-mazione e Ricerca su nuovi Materiali e nuove Tecnolo-gie; il tutto nei locali dell’ex Foresteria (in realtà già completa-mente restaurata dal

Ministero e graziosamente concessa in uso ai religiosi) e con un finanziamento di 850 mila euro deciso dalla Regione con uno dei primi APQ. Un progetto su cui coinvolgere la Provin-cia (sulla scia di analoga esperienza a Viterbo) e l’Università. E ancora un delicato intervento di “infrastrutturazione” sull’ex Infermeria (reception, servizi e poco altro) in modo da ren-derla ancor più appetibile per meeting, congressi, mostre e conferenze legate anche a questa nuova destinazione di Re-stauro e Formazione; e l’Albergo al servizio di queste attività, con i privati pronti a fare la loro parte.

LA NOSTRA PROPOSTA

Fossanova attrattore culturale: chi se ne ricorda?di Federico D’Arcangeli

Hanno fatto di tutto in queste due settimane Massimiliano e i suoi ragazzi del Centro

Operativo Circe; hanno sparso di notte la neve per le strade del paese, hanno tolto dalla stra-da alberi caduti, hanno liberato greggi rimaste isolate nella mon-tagna di Prossedi, hanno spalato neve a Frosinone e “adottato” il comune di Patrica sommerso dalla neve e privo di aiuti cui hanno fornito ogni genere di assistenza ( persone anziane isolate, “recu-perato” un disabile in grave difficoltà, distribuita acqua e viveri, impiantati gruppi elettrogeni, liberate le strade del Centro Storico ). Un’azione a tutto campo, al di là dei confini territoriali, ovunque serva aiuto. A dimostrazione del ruolo insostituibile del Volonta-riato. La sola amarezza, il sottoutilizzo di mezzi di cui ci sarebbe un gran bisogno in quei momenti e che sono nella disponibilità di altri Enti incapaci però di creare sinergia: un mezzo polifunzionale che d’estate serve come autopompa e d’inverno può diventare spalaneve e spargisale e che la Comunità Montana tiene strana-mente in qualche garage. Si può fare qualcosa?

Una Protezione Civile ...molto protettiva

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Si torna in piazza, si torna in strada, si torna tra la gente per far sentire forte la pro-

pria voce di dissenso e di contra-rietà ad una riforma del mondo del lavoro che, come al solito, an-drà a colpire le fasce di lavoratori più deboli.E sarà ancora la FIOM del Segre-tario Generale Maurizio Landini ad ergersi come ultimo baluardo a difesa dei diritti dei lavoratori con uno sciopero generale dei metalmeccanici di 8 ore ed una manifestazione in quel di Roma. In particolare, come sottolineato dallo stesso Landini, si vuole re-spingere “l’assalto alla diligen-za” nei confronti dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori par-tito in queste ultime settimane. “L’art.18 non può essere oggetto né di trattativa, né di negoziato - ha detto Landini nel corso della conferenza stampa per l’annun-cio dello sciopero generale e del-la manifestazione -.Oltre a con-fermare le ragioni precedenti, nell’ultima settimana l’accelera-zione di alcuni processi portano alla necessità di mettere in atto uno sciopero generale”.Al centro delle motivazioni che hanno portato la FIOM ad indire lo sciopero non c’è solo l’artico-lo 18. Nel documento approvato all’unanimità comitato centrale del sindacato dei metalmeccanici, infatti, si richiede la riunificazio-ne dei diritti nel lavoro, la difesa dell’occupazione e la costruzione di nuovi posti di lavoro; un pia-no straordinario di investimenti pubblici e privati per il rilancio del sistema industriale italiano e la riconquista del Ccnl e la qua-lificazione della contrattazione collettiva.

Il 9 Marzosi torna in piazza

con la Fiom

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Il confronto tra parti sociali e Governo in tema di riforma del lavoro non dà segnali di avan-

zamento e niente fa presagire una svolta positiva. Si capisce che si interverrà sulle forme contrat-tuali di ingresso, sugli ammortiz-zatori sociali, sul licenziamento, ma in che modo e termini non è agevole capirlo. Comunque ap-pare chiaro che, se ci sarà uno scambio, a fronte di qualche irri-sorio vantaggio per i neoassunti, verrà intaccato definitivamente il sistema di tutele che da molti anni è assediato dall’ideologia unica della libera impresa e del selvaggio mercato. In questa fase può essere utile riflettere su un punto. Col tempo è stato trucca-to il linguaggio. Leggendo 1984 di Orwell la cosa più impressio-nante del regime era il continuo intervenire sul dizionario eli-minando le parole scomode, in modo che ogni pensiero “ereti-co” non avesse più strumenti per formarsi ed esprimersi. Quando si discute di lavoro mi pare che la Neolingua dell’economia abbia soppiantato l’Archelingua dei di-

ritti. Si dice “Mercato del lavoro”, come se il lavoro fosse un qual-siasi prodotto, un anonimo bene che si vende al miglior offerente sul banco delle carni. Eppure una delle prime conquiste della no-stra civiltà fu il non considerare più il lavoro una merce, dal mo-mento che è inseparabile dalla persona che lo esegue. Perciò si disse: “il lavoro è una merce che pensa”. Poi c’è la flessibilità che si sdoppia: in entrata e in uscita. Per flessibilità in entrata si inten-de la selvaggia libertà contrat-tuale che conduce a schiavizzare e togliere ogni speranza di fu-turo ai neoassunti. Flessibilità in uscita è il lemma della Neolingua che sostituisce una brutta paro-la: licenziamento. “Occorre più flessibilità in uscita”, si traduce in “ci vogliono più licenziamenti”, oppure “bisogna dare all’impre-sa quest’arma di ricatto”. Come dimenticare il “dualismo del mer-cato del lavoro”, cioè il mare di precarietà che hanno creato con la legge Biagi? Inoltre ci sono i “lavoratori ipertutelati”, che sa-rebbero quei privilegiati che la-

vorano alla catena di montaggio, nei can-tieri, negli alti forni. Le parole diritti, tu-tela, dignità, inve-ce, scompaiono dal dizionario della Ne-olingua, si riassumo-no in un unico voca-bolo: “rigidità”. Chi ama questa parola ingessata? In Arche-lingua noi avremmo detto: “Smantellare i diritti dei lavora-tori conquistati in centinaia di anni di lotta”. In Neolingua la traduzione suona più fluida ed elegan-te: “Eliminare le rigi-dità del mercato del lavoro, per renderlo flessibile e al passo coi tempi”.

Controriforme del lavoro

La Neolingua dell’economia surclassa l’Archelingua dei dirittidi Angelo Delogu

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Il parlamento greco approva il piano di austerity e prova ad evitare il collasso. Ora tocca all’Italia?

Se Atene piange, Roma non ridedi Carlo Miccinilli

Alla fine è accaduto davvero. Nella notte di domenica 12 febbraio 2012 si è sancito in un parlamento sovrano in Europa la sostanziale

subordinazione del popolo agli interessi finanziari di un manipolo di banchieri internazionali e non. Alle 23:51, il parlamento greco con 199 voti a favore, 74 contrari e 5 astenuti ha approvato il nuovo piano di Au-sterity dettato dalla Troika (BCE, FMI, UE) per ricevere un rifinanziamento di 130 miliardi di euro. Prestito che, se e quando arriverà, servirà secondo gli accordi per di più a ripianare parte del debito pubblico ellenico e non per rilanciare l’economia greca. Con la conseguenza di ingrassare i soliti noti sia stranieri che greci e buona pace al popolo greco. Ma in cosa consiste però questo nuovo piano “lacrime e sangue”? In poche parole si chiede di accettare i seguenti tagli: 22% al sa-lario minimo il quale arriverà a circa 400€, 20% alle pensioni e licenzia-mento di 15.000 - 30.000 lavoratori pubblici. Tutto questo, in un paese in recessione del 7% e dove il costo della vita è molto alto per via delle importazioni dei generi alimentari (ricordiamo che la Grecia è un paese prevalentemente montuoso) e di prima necessità, significa la sostanziale condanna a morte non solo delle fasce più deboli del-la popolazione ma della maggior parte di essa.Nel frattempo, mentre nel parlamento il PASOK e Nuova Democrazia espellevano oltre 40 deputati che si erano rifiutati di votare la manovra, in piazza Syn-

tagma, scoppiava la rivolta. Una rivolta disperata, ini-ziata ore prima del voto in parlamento, che ha visto sin dall’inizio una repressione brutale da parte della polizia contro un primo lancio di mandarini da par-te dei manifestanti ed è continuata a sera con l’arrivo

degli “incappucciati” e con la messa a ferro e fuoco di Atene. Per la prima volta però tutto ciò è stato accom-pagnato dagli applausi di una folla che non si è dispersa per le violenze. Segno della grave esasperazione che serpeggia in un popolo messo in gi-nocchio. È quindi legittimo chiedersi dove sia finita la democrazia, il potere popolare, in un mondo ed in un’Eu-ropa dove un sistema di banche può decidere se e quante volte al giorno puoi mangiare o se puoi permetterti di avere la luce elettrica o l’acqua cor-rente in casa. Sembra paradossale ma a pensarci bene stiamo vivendo quel-lo che molti paesi in Africa vivono dai primi anni 70, ovvero la logica liberi-sta del: “o nuoti o affondi” applicata a Stati interi.

Per questo noi italiani non possiamo rimanere iner-mi di fronte al popolo greco che arranca, perché la logica speculativa che oggi ha toccato la Grecia, do-mani potrebbe toccare l’Irlanda ed il Portogallo e così via. L’Italia non è al sicuro da questa giostra e già stia-mo assaporando le prime avvisaglie; con un governo Monti che parla la lingua della contrazione dei diritti e della dignità dei lavoratori nel nome di una crescita che probabilmente non verrà.

“Talkin’ ‘bout My Gene-ration”. Nasce il Forum formazione politiche

giovanili del Lazio, presentato uf-ficialmente Sabato 18 Febbraio.

“Crediamo sia ora di studiare, ana-lizzare, tentare di comprendere e interpretare il tessuto sociale e cul-turale la cui trama abbiamo tutti i giorni sotto gli occhi. Crediamo sia

ora di attivare quello spirito avido di cono-scenza, quella curiosi-tà sana e un po’ folle, quel carattere sereno e quell’umiltà che fa del “sapere di non sa-pere” lo stimolo per migliorare se stessi in funzione di un miglio-ramento collettivo.

[...] Per tutto questo, le ragazze e i ragazzi iscritti a Sinistra Ecologia Libertà del Lazio, costituiscono il “Forum formazione delle politiche giovanili”.Un luogo aperto, plurale, rappre-sentativo delle diverse esperienze maturate fin qui nei territori della regione, nel quale ogni singolo o gruppo interessato all’aspetto for-mativo possa trovare e proporre sostegno, materiali, iniziative, me-todi e forme di diffusione e sensi-bilizzazione. Il Forum sarà anche un luogo di produzione e fruizio-ne culturale (mostre, concerti, rea-ding, presentazioni di libri, rappre-sentazioni teatrali e così via), dove lo spazio per la sperimentazione le-gata alle espressioni artistiche e co-municative nell’ambito politico sia il più ampio e inclusivo possibile”.

Al via il Forum di formazione politica targato SEL

Pronti, partenza... REaD’!!!di Federica Cristofari

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Questo mese ripor-tiamo per intero la lettera scritta dal

Circolo di Sinistra Ecologia Libertà Priverno, per la richiesta della concessione del-la cittadinanza onoraria ai bambini nati da genitori stranieri regolarmente residenti nel nostro Comune.

La lettera è stata inviata al sindaco della nostra città, l’Avv. Umberto Macci, ai gruppi consiliari e alle se-

zioni locali dei partiti politici, con la viva speranza che condividano con noi questa lotta di cività. Perché an-che loro sono italiani esattamente come noi.

Il diritto alla cittadinanza (con i conseguenti diritti politici) degli immigrati nel nostro Paese è diventata ormai questione all’attenzione delle istituzioni, delle forze politiche e dell’opinione pubblica dopo che campagne nazionali, iniziative istituzionali e prese di posizione autorevolissime (il Presidente Napolitano su tutti) hanno con nettezza sollevato il velo su di essa. Si discute sulle forme e sui tempi, ma la necessità di riconoscere ai bambini nati in Italia da genitori immigrati regolari un elementare diritto di ” suolo” che li renda uguali ai loro coetanei italiani per diritto di “sangue” è ormai largamente condivisa; al punto che molti Comuni, Province e Regioni stanno discutendo sulla possibilità di concedere a questi bambini una sorta di “cittadinanza onoraria” , un riconoscimento simbolico ma estremamente significativo di una volontà politica che si spera venga al più presto trasformata in norma di legge. E’ chiaro, quindi, che è arrivato il momento di fare qualcosa anche per i nostri concittadini stranieri, per le decine di bambini nati a Priverno e che con i nostri bambini condividono scuola, lingua ( spesso il dialetto ), giochi, tradizioni e speranza di futuro, e che si ritengono ormai italiani a tutti gli effetti, lanciando un messaggio forte, seppur simbolico, che qualcosa per loro sta davvero cambiando.Sinistra Ecologia Libertà di Priverno accoglie il messaggio del Capo dello Stato e chiede che si inserisca all’O.D.G del Consiglio Comunale una risoluzione ( possibilmente unitaria da concordare tra tutte le forze presenti ) che preveda la “concessione della cittadinanza onoraria ai bambini nati in Italia da genitori stranieri regolari”, sulla scia di quanto già approvato nella provincia di Pesaro. Concedere la cittadinanza ai cittadini stranieri è un atto di civiltà. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.«È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese». (Articolo 3 della Costituzione Italiana)

Federica CristofariFederico D’Arcangeli

La nostra lettera

Italiani come noi

Quando si parla di carnevale si parla di:allegria divertimeno ed un pizzico di follia e chi meglio dei paesi

più folckloristici del mondo ha sapu-to interpretare questa pazza festa?Il carnevale di Rio è di certo l’av-venimento dell’an-no considerato il più famoso tra i carnevali inter-nazionali; si dice che la gente stia sveglia tutta la notte a guardare e festeggiare, gli occhi sono pieni di luce e calore, nelle orecchie rim-bomba il samba, ci si sente felici. Altrettanto divertimento è pre-sente nel carnevale in Sudamerica, considerato tra i più sfarzosi del mondo e dove il popolo in questo periodo di festa sfoga la propria tristezza attraverso il divertimento: colore, rumore e spontanetà caratterizzano questo carnevale. Dif-

ferente il caso di New Orleans dove, per la sua tra-sgressività, il carnevale è divenuta la festa più paz-za del mondo, si accolgono carri folli travestimenti e corpi decorati. Il carnevale a Londra, il Notting Hill Carnival, nella città più multietnica del mondo il carnevale non può che essere uno spettacolo nel quale le tradizioni folckloristiche di tutto il mondo

si mescolano per dare origine ad un unico cocktail. Come si può immaginare il carnevale in Canada si festeggia spesso tra la neve, tanto che in Que-bec la mascotte è Bonhom-me Carnaval, l’incarnazione vivente del pupazzo di neve. A Nizza, invece, si svolgono le sfilate di carri e di maschere e sopratutto le caratteristiche “battaglie dei fiori”. Come si può ben vedere quindi il car-nevale è rimasta una festa

che non ha perso le proprie tradizioni e contuina ad essere festeggiata in tutto il mondo portando nell’animo di ogni persona gioia, allegria e sopra-tutto divertimento.

Il Carnevale nel mondo:come si festeggia

di Sheri Kamili

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Tra la violen-za dei black bloc e gli

scontri fra poli-zia e studenti che manifestavano contro i tagli del governo all’istru-zione successi a Roma pochi mesi

fa, è passata in secondo piano (se non inosservata) la notizia dell’ “affettuosa protesta” degli studenti che si è svolta nello stesso periodo a Bogotà, in Co-lombia.In piazza Bolivar, il 10 novembre 2011, gli studenti rivendicavano la stessa cosa degli studenti italiani: il diritto all’istruzione pubblica. Solo che l’hanno fat-to in maniera piuttosto peculiare ed inusitata. Osservate le immagini: le definireste le immagini di uno scontro tra polizia e studenti? O le immagini di poliziotti che cercano di arginare la violenza e l’ag-gressività dei manifestanti? A Bogotà si sono visti solo abbracci, baci e strette di mano e tanti sorrisi. “Gli studenti di Bogotà hanno deciso di andare ol-tre il concetto di manifestazione pacifica. – ha scrit-to Diletta Gari - La si potrebbe definire un’affet-tuosa protesta.”Sì, gli studenti di Bogotà hanno deciso di andare ol-tre l’acronimo “A.C.A.B.” – perché non sono i poli-ziotti il vero nemico. Il vero nemico, ciò che avrebbe

potuto davvero minacciare la protesta dei ragazzi è il governo, che avrebbe potuto usare gli even-tuali ed isolati episodi di violenza all’interno della manifestazione come uno strumento per scredita-re la manifestazione stessa, attirando l’attenzione dell’opinione pubblica solo su di essi – cosa che, in-fatti, è successa in Italia.In Piazza Bolivar il governo ha ricevuto una vera e propria lezione di civiltà da parte dei propri studen-ti: uno schiaffo morale per tutti quelli che credono nell’inefficienza dell’istruzione pubblica.

“SII IL CAMBIAMENTO CHE VUOI VEDERE AVVENIRE NEL MONDO”L’AFFETTUOSA PROTESTA DEGLI STUDENTI DI BOGOTÀ

di Alice urciolo

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Un gruppo di ragazzi uniti dalla passione per i Litfiba, accomunati dai valori che tale gruppo trasmette ormai da decenni e decisi ad inol-

trare tali principi tramite una riproposizione dei loro più celebri brani; il tutto mescolato alla voglia di di-vertirsi e di far divertire il pubblico, che è la priorità basilare per chi apprezza la musica. Questa è la bre-ve descrizione de “I re del silenzio”, noto gruppo musicale tra le mura privernati che col passare degli anni si sta ritagliando una grossa fetta di popolari-tà tra la nostra comunità, tramite cover di brani dei Litfiba.Com’è partita l’idea di creare un gruppo co-ver dei Litfiba? Il tutto si deve ad un concerto di Piero Pelù, a cui io (Tommaso Volpe, cantante del gruppo) ho assistito nel 2006 a Frosinone. E’ da quel concerto che mi è venuta l’idea di creare una cover band. Ho immediatamente contattato alcuni miei amici musicisti, che sapevo apprezzassero la musica di Pelù, proponendogli di mettere su un tale proget-to. Sono apparsi subito entusiasti di tutto ciò.

Qual è stato il vostro trampolino di lancio? Senza alcun dubbio il primo concerto che svolgem-mo nel 2006 nell’ex Overdrive. Ci fu il tutto esaurito e questo ci dette una carica di fiducia impressionan-te nel proseguire il nostro progetto. I concerti di La-tina nel 2007, di San Martino nel 2008 (in cui regi-strammo un nuovo tutto esaurito) e di Terracina nel 2009 rappresentarono il culmine della nostra ascesa.È appena uscito “Grande nazione”, il nuo-vo album dei Litfiba. Siete già al lavoro sui nuovi brani di questo album? Si, non ci dia-mo un attimo di tregua. Già stiamo lavorando su tre nuovi brani che sono “Squalo”, “La mia valigia” e “Elettrica”. Ma non escludiamo di produrre cover anche su altri brani.Per il futuro quali sono le vostre ambizio-ni? Al momento fare cover ci diverte e ci consen-te di partecipare a più serate. Ma non escludiamo nemmeno l’opportunità di divenire un gruppo au-tonomo che si compone e suona le proprie canzoni. D’altronde in questa direzione abbiamo già abboz-zato un approccio realizzando il nostro primo singo-lo, “SOS Terra allarme pianeta”, che tratta temi di estrema attualità, come l’inquinamento atmosferi-co, con sottile ironia. Delle tematiche a cui, in fondo, ci hanno reso sensibili proprio i Litfiba.

Sempre più lanciata la band privernate

Un aperitivo con i Re del Silenziodi Antonio Bilancia

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