ALPINO FEBBRAIO 2012

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Sped. in a.p. Posta Target Magazine autor. GIPA/LO/CONV/001/2011 del 17.01.2012 - DCB MILANO- Anno XCI - N. 2 N. 2 – 2012 FEBBRAIO MENSILE DELL’A.N.A. Alpiniadi: prime olimpiadi invernali alpine

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alpin febbraio 2012

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N. 2 – 2012FEBBRAIOMENSILE DELL’A.N.A.

Alpiniadi: prime olimpiadi invernali alpine

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22-2012

AUTORIZZAZIONE TRIBUNALE NUMERO 229

DIRETTORE RESPONSABILEVittorio Brunello

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Fotolito e stampa: Amilcare Pizzi s.p.a.Via Amilcare Pizzi, 1420092 Cinisello Balsamo (MI)

Progetto grafico e impaginazione: Camillo Sassi

Chiuso in tipografia il 23 gennaio 2012Di questo numero sono state tirate 378.868 copie

febbraio 2012 sommario

3 Editoriale

4-5 Lettere al direttore

6 CDN del 14 gennaio 2012

7 Calendario manifestazioni

8-11 Alpiniadi che passione

12-13 La storia di Luca in un libro

14-16 Bolzano: aspettando l’Adunata

17 Il gen. D. Serra in Libano

18-19 Cuneense: rievocazione a Ceva

20-21 Quella notte sul Galilea

22-23 Gli alpini nella storia d’Italia, 12ª puntata

25 Milovice: omaggio ai Caduti italiani

29 Parole attorno al fuoco

32 I nostri musei: Genova

33-48 Rubriche

IN COPERTINALa prima pagina del nostro numero è dedicata a un avvenimento eccezionale: le “Al-piniadi invernali” che si svolgeranno dall’8 all’11 marzo a Falcade e nei limitrofi centridella Valle del Biois. Sarà un momento di grande confronto con le varie specialità al-pine che vedrà centinaia di concorrenti sfidarsi sulle nevi cadorine, ma anche un mo-mento di grande interesse turistico e di immagine della nostra Associazione che al pa-trimonio del passato unisce la visione del futuro. L’immagine di copertina, che è il ma-nifesto delle Alpiniadi, opera del maestro Franco Murer, scultore e pittore di Falcade,ben esprime lo spirito olimpico di questi giochi. Non resta che augurare che vinca ilmigliore. Qui sopra, uno scorcio della Valle del Biois (foto R.T. Luciani).

ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINIVia Marsala, 9 - 20121 Milano

Segreteria: tel. 02.62410200fax 02.6592364

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In via del tutto eccezionale pubblichiamo l’appellodell’alpino Mario Bussoni alla ricerca di alcuni

arretrati de L’Alpino per completare la sua raccolta.Questo l’elenco delle copie mancanti: anno 1979: marzo, aprile, maggio, settembre,dicembre. – 1980: maggio, giugno, novembre. –1981: maggio, giugno, luglio, ottobre. – 1982: aprile. –1983: maggio, dicembre. – 1985: maggio, giugno –1987: febbraio, marzo. – 1988: maggio. – 1989: settembre. –

1990: gennaio. – 1994: marzo. – 1995: ottobre. – 1996: febbraio. – 1997:gennaio. – 1998: gennaio. – 2000: febbraio, aprile, maggio, giugno.Le copie de L’Alpino possono essere inviate presso la nostra redazione, in via Marsala 9 - 20121 Milano: provvederemo noi a recapitarle direttamente a Mario. Grazie.

Cerca copie arretrate de L’Alpino

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Dapprima un tremito difreddo, poi la bruma… infi-ne l’aria, quell’aria che ha

modellato i fianchi delle monta-gne, che ha scavato le rugheprofonde dei nostri veci; quell’ariache ha inciso tracce indelebili nelmio modo di essere connotando lamia identità ed attivando quei pro-cessi che mi riportano alle originicon umiltà e gratitudine. E da lassùil mio sguardo si perde verso quelmondo in cui ho imparato a legge-re la realtà, a vivere il tempo, adalimentare quel sentimento di ap-partenenza che unisce le pennenere di oggi e di ieri.Ed ecco che in quel luogo saturo distoria m’immergo come estasiato,vinto dall’ incanto magico di queiluoghi così sperduti ma così pre-senti nel ricordo sempre vivo dinoi alpini e m’abbandono sereno,affrontando quell’aria pungentequasi con diletto.E in quel turbinìo d’emozione chem’avvolge ascolto la voce dei si-lenzi e seguo con lo sguardo l’ince-dere imperioso dei nostri muli lun-go quel “cammino della memoria”.Il loro incedere sicuro su quei sen-

tieri, quasi a scandire il ritmo dellavita, mi riportano a tempi ormailontani dove il raggiungimentodella mèta t’appagava delle fati-che, dove l’umiltà e la semplicitàerano d’esempio per altri, dove viera rispetto per i vecchi ed atten-zione per i giovani.Un camminare lento, quello deimuli, ma costante, quasi a ricordar-ci di vivere la vita in tutti i suoi mo-menti senza voler sempre corrervia ma piuttosto ogni tanto sostareper gustarne i piccoli intensi mo-menti, assaporarne l’essenza e co-

glierne i valori e le ragioni.Tra i viottoli e i sentieri della miaesistenza continuerò a seguire illoro lento andare e quando, stan-co, verrà il momento di posar lozaino a terra sentirò ancora il suo-no degli zoccoli, avrò negli occhiumidi il loro sguardo penetrante efiero, respirerò di nuovo quell’ariadel Grappa, pregna di verità e distoria e sarà dolce riposare in queiricordi.

Graziano De BiasiReparto salmerie

sez. ANA di Vittorio Veneto

E D I T O R I A L E

L’incanto magico del Grappa

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L E T T E R E A L D I R E T T O R E

LA CUSTODIA DEI NOSTRI SACRARI

Ho letto con vivo interesse l’articolo su L’Alpino di novembrein merito alla riunione dei presidenti del 2° raggruppamento e

alle proposte emerse. Verso la fine dello scritto si parla dei sacrari.Seppur tenuti perfettamente, mai una volta ho visto là un custodead accogliere e a controllare i visitatori che si recano ad onorarela memoria dei nostri Caduti. In tutte le occasioni in cui passo conil mio cappello alpino un groppo alla gola mi prende e inizio apiangere. Sono sicuro di non essere il solo perché noi alpini siamofatti così. La mia idea: potremmo essere noi volontari/e diProtezione civile, potremo essere noi alpini e alpine in sinergia conil comando Truppe alpine a tenere aperto e ad essere guide duran-te i fine settimana e le festività.

Giovanni Bissoli - Rivalta (VR)

Il problema dei sacrari e la necessità di tenerli in ordine e custoditiè talmente grosso che se ne parla da tempo senza mai arrivarne a

SOLIDARIETÀ ALPINA

Un anno fa mi sono recato, con mia moglie Daniela, inGuatemala, a La Verbena, sobborgo della capitale, per

consegnare dei soldi che 12 gruppi alpini di Vicenza mi hannodato per aiutare dei bambini rimasti orfani di entrambi i geni-tori che “lavoravano” come “operatori ecologici” nella piùgrande discarica del Guatemala. Raccoglievano tutto quelmateriale, ferro, vetro, plastica, lattine per poi consegnarloalle potenti ditte di riciclaggio e guadagnare così qualchesoldo per sopravvivere. Con l’aiuto del suddetto gruppo si èriusciti ad inaugurare poco tempo fa un asilo chiamato “LaGuarderia”. Per iniziare questo progetto servivano ancorasoldi per poter mantenere questi bambini. Una buona partedella somma necessaria l’abbiamo raccolta vendendo mate-riale guatemalteco, ma ci mancava ancora qualcosa. Ho chie-sto al capogruppo se era possibile fare una cena missionaria.Risposta favorevole e cospicua somma raccolta. Non vi dicola felicità dei missionari nel vedere e constatare che in Italiala gente sente questi problemi e si adopera per gli aiuti.

Venanzio e Daniela Zanin - San Lazzaro (VI)

In questi ultimi anni per motivi di volontariato mi sono tro-vata spesso fianco a fianco con gli amici alpini. Mi è rimasto

impresso vederli agire in mezzo alla gente. Sorriso semprepronto, baffo gentile, cappello con la penna e… grande cuore.Tutti uguali, tutti diversi ma stesso spirito di Corpo, stessaumanità gentile. Dalla fede che anima il mio muovermi saleun’invocazione: “Grazie Signore per il dono dell’alpino, uomoche si fa vicino attingendo dalla naja e dal tesoro che da essane è scaturito calore, compassione, generosità da testimonia-re sulle strade di questo nostro mondo”.

M.M. Volontaria Caritas Sorbolo (PR)

La signora è caritatevole e sicuramente mi lascerà passare labattuta. L’alpino un dono del Signore? Cominciamo a chie-derlo alle mogli.

capo. Le urgenze della quotidianità e le difficoltà finanziarie in cuici hanno portato governi cicale hanno solo aggravato la situazione.Qualcosa dobbiamo fare perché l’incuria e la mancanza di custodiadei nostri luoghi sacri non pesano solo su chi governa. Il rispettoverso i Caduti è di tutti. Quindi encomiabile la tua disponibilità,anche se si deve riconoscere che in termini di opere di restauro giàmolto è stato fatto dagli alpini. Sulla custodia non so che dire: nonè semplice attivare un servizio così complesso e aggiungo che lasupplenza a compiti che spettano allo Stato dev’essere definitacon chiarezza e qualche onere, non il costo di un panino.

LO SPIRITO ALPINO

Sono un maresciallo dell’Aeronautica Militare Italiana in pensio-ne, e ancora oggi dopo anni di assenza dalla vita attiva

dell’Arma sono fiero di aver fatto parte di questa grande e moder-na Arma, ma sono altrettanto fiero di essere iscritto all’ANA. Hosempre guardato al Corpo degli alpini con rispetto e ammirazione,ma da quando vivo la maggior parte dell’anno a Danta di Cadoreho imparato ancor più ad amare gli alpini; quassù si tocca conmano quanto questo Corpo sia unito e solidale. Ognuno, all’oc-correnza, mette a disposizione di tutti il proprio tempo libero, lapropria arte, il proprio lavoro, e quando servono anche le propriedisponibilità economiche. Sono una fucina di valori, di solidarietà,di amore per il bello, di convivenza civile.

Giuseppe Iovino – Danta di Cadore (BL)

Forse non siamo esattamente così, però lo spirito alpino è questo.

QUANDO SFILANO GLI ALPINI

Sono la moglie di un alpino: un brivido e qualche lacrima mivengono quando vedo il mio bell’alpino sfilare con orgoglio e

a testa alta. L’amore per la nostra patria fa venire la pelle d’ocaanche quando vediamo sfilare i nostri amati militari che tantofanno per il bene della nostra patria. Siamo tutti sotto lo stessocielo meraviglioso della nostra patria.

Maria Grazia Giovanardi Moro - Asti

Presi come siamo da un avvicendarsi di situazioni preoccupanti,giorno dopo giorno, rischiamo di perdere consapevolezza delbene che ci è stato riservato di vivere in un paese che concentrauna somma di positività come nessun altro. Provare delle emozio-ni per l’appartenenza ad una patria che racchiude tesori inegua-gliabili in tutti i campi non è sentimentalismo e se ad arricchirnel’immagine contribuiscono anche gli alpini non possiamo che dareun’ulteriore raddrizzata alla nostra penna.

IL NOBEL PER LA PACE?

Gli alpini sono oggi i soldati per la pace più amati al mondo peramore, umanità, simpatia (ricordo il pianto della gente di

Sarajevo alla partenza dei contingenti italiani!) e competenza pro-fessionale, espresse nelle missioni di solidarietà e sicurezza demo-cratica nelle zone colpite da guerre e catastrofi. Chiediamo cheNapolitano venga a Bolzano con loro per continuare quella mis-sione straordinaria di civiltà e di ricostruzione sociale, economica,culturale, politica e ideale così necessaria per il nostro Paese.Come insegnanti per la pace facciamo la proposta di premiare gli

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L E T T E R E A L D I R E T T O R Ealpini e Napolitano con il premio Nobel per la pace per i lorograndi meriti di promozione della convivenza civile in Italia e nelmondo, soprattutto in questa parte della storia segnata da unagravissima crisi antropologica, economica ed identitaria.Cominceremo dal 1° gennaio 2012, giornata mondiale per la Pace, araccogliere fra i cittadini del nostro Paese e fra i 400mila alpini chearriveranno a Bolzano le firme e il consenso utili a rendere prati-cabile e sostenibile questo progetto. Roberto Celli - Bolzano

Una candidatura per il Nobel? Sorpresi e lusingati.

RISPETTIAMO I LUOGHI SACRI

Scrivo per una cosa che da un po’ mi sta… sul gozzo, non pro-priamente bella. Partecipo da anni a vari nostri raduni e mi pare

di notare sempre più di frequente la partecipazione di persone,cappello ben piantato in testa, che si comportano come fosseroad una fiera paesana, sia durante le cerimonie, sia trattando senzarispetto i nostri stessi simboli e monumenti. Il 10 luglio scorso,forse complice il bel tempo che ha notevolmente aumentato ilnumero di veri e propri “gitanti”, ho visto con rammarico la basedella Colonna Mozza (Ortigara) e poi quella della Madonna a CimaLozze utilizzate come tavole da pic-nic. Forse ci sono tra noi per-sone che non sanno cosa significano quei Segni che grondano san-gue. Carlo Fontana - Rezzoaglio (GE)

Il groppo in gola dev’essere stato veramente grosso se ci hai impie-gato cinque mesi a sputarlo. Nella sostanza, per quanto riguarda ingenerale il rispetto dei luoghi sacri, siamo in sintonia, sul quadro chedescrivi, no. Forse sei incappato in un momento particolare. Che inogni manifestazione ci siano dei maleducati o giù di lì, è vero; che learee sottostanti il Lozze diventino in occasione della manifestazio-ne di luglio un enorme campeggio lo è altrettanto, ma da frequen-tatore da più di sessant’anni di quelle parti devo riconoscere che,grazie anche allo sforzo delle sezioni di Asiago, Marostica e Verona,le cerimonie alla Colonna Mozza e alla chiesetta sono più composterispetto al passato e sempre toccanti. Non voglio ricordare il lavorodi recupero dei manufatti di guerra e la fruizione di quel museo dif-fuso da parte di tante comitive, specialmente scolaresche conaccompagnatori preparati, ma devo dare atto che sull’Ortigara lastragrande maggioranza dei visitatori, alpini e non, ci va durantetutto l’arco dell’anno in rispettoso pellegrinaggio.

CULTURA POPOLARE E TRABICCOLI

Il mio insegnante di lettere all’istituto d’arte negli anni sessantaredarguiva me e i miei compagni del fatto che non avevamo

alcuna passione per la cultura popolare. Oltre ai trattati di esteticacrociana cercava d’inculcarci la cultura popolare che in Italia rie-sce a produrre più risultati della cultura ufficiale. L’artigianalità èancora il tessuto produttivo e a volte riesce a raggiungere risultatidi eccellenza. Così: in mezzo al mar ci stan camin che fumano… ècultura popolare autentica, figlia di tradizioni e spontaneità. Unartigiano che ama il proprio lavoro produce cultura. Alle Adunatedegli alpini vorrei rivalutare i trabiccoli ed i loro creatori italianiestrosi, a volte approssimativi ma autentici come sanno essere glialpini! Guido Da Riva - Sassuolo (MO)

Vedo di rispondere artigianalmente su un tema che meriterebbeben altre considerazioni. La cultura è principalmente espressionedell’intelligenza e della creatività dell’uomo. I crociani non inorri-discano. Cerco di seguire il ragionamento di Guido perché un po’di ragione ce l’ha quando dice: uno che ama il suo lavoro, che ci

mette passione nelle cose che fa, si avvicina al concetto nobile delprodotto intelligente. Alcuni trabiccoli sono ingegnosi. Anche icarri mascherati a carnevale talvolta lo sono. Nessuno si pone ilquesito di quanto siano artistici. Nelle Adunate, ahimè, vediamosempre più spesso semplicemente trattori fracassoni con qualchebandiera e sopra un gruppo di ‘gitanti’ chiassosi che scorrazzanoper le piazze, le vie dove gli alpini e la gente si concentrano perincontrarsi, cantare, scherzare. Quelli tutto sono fuorché intelli-genti e un po’ tanto lontani anche dalla ‘cultura popolare’.

L’APPELLO DI GILBERTO

Sono responsabile del gruppo alpini di Cernusco sul Naviglio.Ho sperato che la lettera appello di Gilberto Frattini (L’Alpino,

ottobre 2011, pag. 5) rimanesse a livello sezionale ed invece miritrovo a dover affrontare di nuovo il problema a livello nazionale.Mi limiterò ad esporre solo i fatti. Scrive Frattini: “Purtroppo annifa ho subito un grave infortunio sul lavoro”. Ad esclusione deglialpini, tanti purtroppo lo illusero che tutto si sarebbe risolto. Neilunghi mesi di degenza, non solo ospedaliera, alcuni alpini delgruppo ebbero con lui contatti giornalieri nonostante la posizionelogistica della sua abitazione non favorevole. In seguito gli alpini,non solo del mio gruppo, lo portarono alle Adunate e nell’ultimaalla quale partecipò non lo si poté lasciare un solo istante.Occorreva la presenza di persona qualificata, anche per le recentinormative in vigore. Chiedo scusa se i miei alpini e tutti quelli chehanno collaborato con noi non hanno potuto fare di più.

Stefano Coronelli - Cernusco S/N (MI)

Mi rincresce che la pubblicazione della lettera di Gilberto abbiacreato disagio a chi ha fatto del suo meglio per aiutare un commi-litone in difficoltà. In questa rubrica si cerca di dare voce a tutti,anche a chi ha qualcosa da recriminare nei nostri confronti esoprattutto se si sente abbandonato. Avrei preferito non tornaresull’argomento ma anche gli alpini di Cernusco hanno diritto didare la loro versione dei fatti.

I MULI ALLA SFILATA DEL 2 GIUGNO

Mi rivolgo a te sperando di trovarti solidale in un pensiero cheè in fondo una rabbiosa constatazione, resa provocatoria-

mente evidente guardando le immagini televisive della sfilata del2 Giugno. Come certamente ricordi i reparti hanno in gran partesfilato con uniformi storiche. Bene! Mi piange il cuore sapere chenoi alpini non possiamo avere nelle nostre testimonianze storichela presenza di quell’umile, obbediente, eroico animale, il mulo, cheha condiviso la sua vita con gli alpini in pace e in guerra.

Renato Sartor - Conegliano (TV)

Rabbiosa nostalgia per il mulo. Si può scherzarci sopra, indubbia-mente. Nel nostro immaginario l’alpino senza mulo quasi non esi-ste. È venuta negli anni novanta la ventata della “ristrutturazione”dell’esercito e il primo a sparire è stato quel tenace animale.Figuriamoci se avrebbe mai avuto l’onore dei Fori Imperiali! Cisiamo chiesti in molti perché non è rimasto un gruppo di artiglie-ria da montagna, almeno una batteria someggiata per conservareun patrimonio di conoscenze non necessariamente inutili. InAfghanistan i nostri soldati hanno dovuto ricorrere agli asini per iltrasporto di materiali in aree isolate. Nessuno aveva la minimaconoscenza di quegli animali ed è stato necessario ingaggiareanche i conducenti. Non si tratta ovviamente di un discorso eco-nomico quello che stiamo facendo, parliamo di competenze per-dute e con quelle anche tante esperienze e perfino la memoria.

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C O N S I G L I O D I R E T T I V O N A Z I O N A L Edel 14 gennaio 2012

segreto, anche a seguito di ballottaggio, tra le proposte presentatedai raggruppamenti, sentito il parere della Commissione manifesta-zioni nazionali”.

6. COMMISSIONIFavero (Grandi opere): nel villaggio realizzato a Fossa, alcune abita-zioni hanno evidenziato problemi di scarico in qualche tratto di fo-gnatura: verranno prontamente risolti. La commissione Rossosch siè riunita allo scopo di attivarsi in vista della manifestazione dei vo-lontari a Fiume Veneto e per valutare se l’Associazione è interessataall’iniziativa del comune di Voronez, finalizzata a realizzare unaCampana per la Pace. Bertino (Giornalista dell’anno) evidenzia co-me l’anno scorso i premiati (Panorama e il giornalista Caressa) ab-biano dato una forte sottolineatura alle nostre attività. Perona con-ferma che bisogna tenere alto il profilo dei premiati. Bonaldi (PC)informa che è in fase di acquisto un congruo numero di caschi diqualità, con il logo dell’ANA, da consegnare a chi partecipa con as-siduità alle attività di PC. Aggiunge che la normativa aggiornata congli ultimi decreti in materia non considera l’attività svolta in emer-genza come luogo di lavoro. Spreafico (per Miotto, Commissionesportiva) riferisce che il 7 gennaio si è riunita la commissione a Val-dobbiadene, presente Peli, coordinatore nazionale, per vagliare i re-golamenti delle singole discipline e mettere a punto il programmadelle Alpiniadi. Minelli (Sezioni all’estero) propone che all’Adunatanon sfilino i vessilli delle sezioni Venezuela, Perù e Cile se nei pros-simi mesi non si riattiveranno i contatti con la sede nazionale. Laviz-zari (Comunicazione) informa che è stato raggiunto un accordo conTeleBoario per l’Adunata di Bolzano e che sarà ripresa, e trasmessasul portale, l’apertura delle Alpiniadi. Seguiranno incontri sullaGrande Guerra, 2ª Guerra mondiale e Truppe alpine con la parteci-pazione di Cenci, Vicentini, il maggiore Renna ed altri. Gatti (IFMS):bisognerà garantire una presenza ai Ca.STA per la consegna del pre-mio IFMS. Il 24 marzo ci sarà una nostra presenza in Spagna per l’an-nuale cerimonia congiunta in memoria dei caduti della Guerra Civi-le. Crugnola (Comitato di redazione de L’Alpino): sono pervenutetre offerte per la stampa del libro sul terremoto d’Abruzzo. L’inda-gine sui tempi di consegna de L’Alpino ha dato ottimi risultati chesaranno utilizzati per sollecitare le Poste a rendere un servizio con-gruo alla spesa sostenuta dall’ANA. Chiofalo (Centro Studi) aggior-na sullo sviluppo della rete dei referenti e annuncia che dal prossi-mo anno verranno pubblicati dei quaderni su personaggi e fatti im-portanti. Si conferma la validità della scelta di fare incontrare i re-ferenti del Centro Studi in coincidenza con le assemblee di raggrup-pamento dei presidenti di sezione. Bertuol (Giovani): caldeggia laproposta di contattare, di concerto con i comandanti, gli alpini inarmi, proponendo contenuti chiari ed obiettivi associativi ben defi-niti. Balleri (Legale), in riferimento alla richiesta di utilizzo del logoANA da parte di un neo-costituito gruppo di radioamatori alpiniesprime parere favorevole purché si attengano alle regole delloStatuto. Di Marzo (Delegato ANA in Roma) riferisce sull’incontroconviviale in sede sezionale con la partecipazione del Capo di StatoMaggiore della Difesa, Abrate, dell’Esercito, Graziano, del Coman-dante del contingente NATO in Libano, Serra, sottolineando come inostri ufficiali alpini abbiano manifestato apprezzamento per l’ini-ziativa: “Una casa per Luca”. Il colonnello Plasso (Truppe alpine) co-munica le novità dei Ca.STA a fine mese, con due gare di slalom spe-ciale, una europea e l’altra riservata alla presenza femminile nellaForza Armata. �

Il presidente Perona, in apertura di seduta, ricorda con parolecommosse Maria Luisa Ferri, dipendente dell’ANA, Gianni DeGiuli, presidente emerito della sezione Vallecamonica e Ivo Emettreduce di Russia, recentemente andati avanti.Fondazione ANA ONLUS. In relazione alla realizzazione della casaper Luca viene confermato il buon andamento della raccolta fondie si prevede d’inaugurare l’opera il 5 maggio 2012.

1. IMPEGNI DEL PRESIDENTEDicembre: 22, Milano, Palazzo Cusani, presentazione del libro “LaPatria Chiamò”, di Luca Barisonzi, curato dalla prof. Paola Chiesa,edito dalla Mursia.Gennaio 2012: 9, Cinisello Balsamo, esequie di Maria Luisa Ferri.

2. …E DEI VICE PRESIDENTIFavero: gennaio, 10, Valdobbiadene, incontro con le imprese impe-gnate nella costruzione della casa per Luca. – 10, Possagno, riunionedella commissione Rossosch. - Il 22 aprile i volontari che hanno par-tecipato alla realizzazione dell’asilo negli anni 1992/’93 s’incontre-ranno a Fiume Veneto (PN).Bertino: dicembre, 17, Savona, Natale del reduce. – 22, Milano, pre-sentazione del libro di Luca Barisonzi – gennaio, 10, La Spezia perincontro con Comando Marina e istituzioni per organizzare concer-to di beneficenza per popolazioni alluvionate.Arnoldi: dicembre, 17, Albino, per consegna piastrino ai parenti di undisperso in Russia da parte di Ferdinando Sovran - 22, Milano, pre-sentazione del libro di Luca Barisonzi. – 29, Breno, funerali di GianniDe Giuli. - Gennaio, 14, Bergamo, inaugurazione della mostra dedi-cata ai fratelli Calvi.

3. 85ª ADUNATA NAZIONALE DI BOLZANOGeronazzo riferisce sull’ultima riunione del Comitato nel corso dellaquale sono stati analizzati i problemi ancora da risolvere. C’è moltacollaborazione da parte delle Istituzioni, dei militari e dei gruppi dilavoro. La Provincia ha in animo di organizzare un’importante mostrasulla presenza degli alpini con bozzetti e materiale illustrativo. Lepiantine usciranno a breve sul sito dell’Adunata. Il gen. Vecchio propone come data per la conferenza stampa giovedì19 aprile, al Palazzo Mercantile. Viene illustrato ancora una volta ilpercorso della sfilata e soprattutto lo scioglimento che non sarà ol-tre il ponte Talvera com’era stato ipotizzato. Si discute ampiamentesulle modalità dell’incontro del sabato pomeriggio con le autorità esui luoghi dove deporre le corone in memoria dei Caduti.

4. 86ª ADUNATA NAZIONALE DI PIACENZAGeronazzo informa che il Comitato sarà costituito appena si con-cluderà l’iter per la ratifica della proroga al mandato del presidentedi sezione.

5. REGOLAMENTO NAZIONALE (PROPOSTA DI MODIFICA)All’articolo 2 del regolamento nazionale che stabilisce le modalitàrelative alla presenza del Labaro e dei vessilli nelle cerimonie uffi-ciali è stato aggiunto il comma che recita: “Alle manifestazioni digruppo i vessilli sezionali partecipano solo su invito della sezionecui appartiene il gruppo organizzatore”. E all’articolo 10, relativo al-le deliberazioni del CDN è stato inserito un secondo comma: “Per lascelta della sede dell’Adunata nazionale il CDN delibera con voto

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CALENDARIO MANIFESTAZIONI

marzo 2012VICENZA – Gara intersezionale di slalom e sci di fondoCREMONA – A Castel Goffredo inaugurazione della nuova sede

BERGAMO - A Spiazzi di Gromo gara di staffetta alpinatrofeo “Gennaro Sora”PORDENONE – A Chions 70° dell’affondamento del Galilea

A FALCADE, SEZIONE DI BELLUNO, PRIMA EDIZIONEDELLE “ALPINIADI”

SONDRIO – A Caspoggio Valmalenco gara di slalom trofeo “Domenico Carini”

3-4 MARZO

4 MARZO

8-11 MARZO

11 MARZO

PARMA – A Sala Baganza cerimonie per l’anniversariodell’affondamento del Galilea

BOLOGNESE ROMAGNOLA – A Imola 12ª rassegna dei calendari della stampa alpinaUDINE – A Muris di Ragogna 70° anniversario affondamentonave Galilea

LECCO – Concerto del coro Grigna e consegna borse di studio C. Pedroni

PAVIA – Festa della P.C. al Tempio della Fraternità a Celle di Varzi

31 MARZO

31 MARZO - 1º APRILE

25 MARZO

18 MARZO

Il Calendario Storico dell’ANA 2012Il calendario storico dell’ANA, atteso come negli anni scorsi

da molte migliaia di alpini, amici e collezionisti, celebranell’edizione 2012 il 140° anniversario della fondazione del

Corpo degli Alpini. La storia delle Truppe alpine è sintetizzatain copertina dalla fotografia di giovani alpini in missione sullemontagne dell'Afghanistan rivolti con lo sguardo ai due alpinistorici dipinti da Giulio Boetto. Nelle 24 pagine di grande for-mato di questa quarta monografia sono pubblicate oltre 150 fo-tografie e illustrazioni che documentano la storia, dal 1872 adoggi, degli alpini in armi e in congedo.

Il calendario storico ANA 2012 può essere richiesto alle Sezionie ai Gruppi oppure contattando “L.Editrice s.r.l.”, via Untoria 30r,17100 Savona, tel. 019-821863 – cell. 333-4189360 o 346-7384176,fax 019-8935774; e-mail: [email protected] internet: www.l-editrice.it �

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Riunire in un unico fine settimana ein una sola sede tutti i CampionatiItaliani dell’Associazione Naziona-

le Alpini. È questa l’idea che ha portatoalla prima edizione delle “Alpiniadi inver-nali”, in programma dall’8 all’11 marzo aFalcade e nei limitrofi centri della Valledel Biois. Come ha ricordato il presidente Perona,Falcade “è terra di alpini, luogo dellamemoria, e paese tanto caro al capitanoArturo Andreoletti, alpino e alpinista dirazza, socio fondatore e già presidentenazionale dell’ANA, uomo che, più diogni altro, ha saputo prevedere le giustecoordinate di un cammino che ci ha por-

Alpiniadi, che passionetato a superare i novant’anni di storiaassociativa con una brillantezza che,forse, nemmeno lui aveva osato sperare”.Nel territorio della provincia di Bellunosi disputeranno tutte le gare delle disci-pline sportive, caratterizzanti la monta-gna e l’attività degli alpini, che fino adora si erano disputate nell’arco della sta-gione invernale: lo sci di fondo, lo scialpinismo e lo sci alpino. Per la prima volta saranno ammessi allecompetizioni, in via sperimentale, i sociaggregati che non abbiano compiuto il41° anno di età. Parteciperanno con clas-sifiche separate e i loro risultati nonsaranno conteggiati ai fini dei trofei

nazionali, ma in tal modo sarà maggior-mente saldato quel vincolo d’amicizia equella condivisione di valori che hannoportato questi amici ad avvicinarsi allavita associativa. Il campionato ANA di sci di fondo sisvolgerà sulla pista “Franco Manfroi” inValle di Gares (Canale d’Agordo), localitàche fornisce garanzie di innevamentopressoché assolute. Le gare di slalomgigante si svolgeranno invece a Falcade,sulle piste “Panoramica” e “Laresèi”. Il tri-colore di sci alpinismo, infine, verrà asse-gnato nell’impareggiabile scenario dellaValfredda.Alle Alpiniadi sono attesi 1.500 atleti ecirca 2.000 persone al seguito; costituiràun momento di confronto agonistico esarà anche l’opportunità per far cono-scere l’Associazione e la montagna, ele-mento vitale del nostro Paese. La Valle del Biois è situata nel cuoredelle Dolomiti bellunesi, dichiaratedall’Unesco patrimonio naturale dell’u-manità. Quello che si sviluppa ai piedidel Gruppo del Focobon (3.054 metri) edella Catena dell’Auta (2.650 metri), trale località di Canale d’Agordo, Vallada,Cencenighe, San Tomaso e Falcade,costituisce il versante veneto della skiarea Trevalli, un vero paradiso per gliamanti degli sport invernali con oltre100 chilometri di piste e una rete diinnevamento programmato tra le miglio-ri d’Europa.

*

Dall’8 all’11 marzo la prima edizione dei giochi invernalidell’ANA sulle nevi bellunesi della Valle del Biois

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Questo il programma degli eventiprincipali:

Giovedì 8 marzoOre 16: inaugurazione di una mostra inti-tolata ad Arturo Andreoletti, fondatoredella nostra Associazione, nel Comunedi Cencenìghe Agordino;ore 18: apertura dei Giochi con la sfilatadei partecipanti dalla piazza delMunicipio di Falcade alla zona impiantisportivi.

Venerdì 9 marzoore 8.30: gara di sci alpinismo in localitàValfredda con difficoltà adeguate ainostri concorrenti.

Sabato 10 marzoore 9: gara di slalom su due piste chehanno ospitato prove di Coppa Europa eCampionati Italiani.

Domenica 11 marzoore 9: gara di sci da fondo nella suggesti-va Valle di Gares.

Tra le manifestazioni collaterali, sabato10 marzo alle 17,30 saranno resi gli onoriai Caduti con una cerimonia in contem-poranea in tutti i Comuni della valle, allapresenza di un consigliere nazionale.Seguirà, alle 18, la celebrazione dellaMessa e l’omaggio ai Caduti nella chiesaparrocchiale di Falcade. Nelle serate di venerdì 9 e sabato 10 laparte ricreativa della manifestazionesarà assicurata dalla proiezione di filma-ti a tema sportivo e dall’esibizione dicori popolari e gruppi folk locali con l’in-tento di riunire atleti e popolazione inun grande evento che, nell’arco di quat-tro giornate, animerà la Valle del Bioisper un’autentica festa dello sport e del-l’amicizia.

*La manifestazione è stata possibile gra-zie all’impegno della Commissione spor-tiva e tecnica dell’Associazione, laSezione ANA di Belluno, i Gruppi dellaValle del Biois e dell’Agordino e le nume-rose realtà amministrative, economiche,associative e di volontariato locali.

Tutte le informazioni sulle Alpiniadipossono essere consultate all’indirizzowww.ana.it/pagine/alpiniadi.dot

Per le prenotazioni alberghiere e perulteriori informazioni rivolgersi alConsorzio Val Biois, tel. 0437-599068 e-mail: [email protected]

Valle del Bióis / Dolomiti Belluno 8—11 marzo 2012

Alpiniadi Invernali A.N.A.

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COME ARRIVAREArrivando da sud: Autostrada Venezia-Belluno, uscita Belluno, poi si prose-gue sulla statale 203 per Agordo. A Cencenighe si imbocca a sinistra la statale346 per il Passo San Pellegrino che porta in pochi minuti a Falcade. Tempo dipercorrenza da Venezia a Falcade: 2 ore.Arrivando da nord e nord-ovest: Autostrada Verona-Bolzano, uscita Egna-Ora,poi si prosegue sulla statale 48 per Passo San Pellegrino-Falcade. Tempo di per-correnza Bolzano-Falcade: 1 ora e mezza.In treno: Fino a Belluno, poi con pullman “Dolomiti Bus” (biglietteria: tel. 0437-941237).Aeroporti: Venezia (2 ore); Treviso (1 ora e mezzo).

LE GARESci alpino-slalomPista Panoramica - Campionato Italianoquota di partenza 2.235 m - quota di arrivo 1.960 m - dislivello 270 m - lunghezza1.400 m (36/40 porte)Pista Laresei - Masterquota di partenza 2.220 m - quota di arrivo 1.920 m - dislivello 300 m – lun-ghezza 1.214 m (33/35 porte)

Sci alpinismoCircuito Rifugio Flora Alpina - Valle di Monte Saline - Flora Alpina - Sasde la Palaza - Val di Forca - Forca Rossa Rifugio Flora Alpinaquota partenza e arrivo 1.750 m - dislivello 3.025 m - lunghezza 16.000 m

Sci di fondoCentro Fondo Val Gares (Pista Franco Manfroi)5 km: 2 giri da 2,5 km, pista da 2,5 km - dislivello 76 m10 km: 2 giri da 5 km, pista da 5 km - dislivello 161 m15 km: 3 giri da 5 km, pista da 5 km

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tanza delle istituzioni, alpini in congedo,cittadini che volevano testimoniare laloro solidarietà a Luca e ai suoi commili-toni, ha perso subito l’austero alone dirappresentanza per diventare riunione difamiglia. E a dar voce ai sentimenti che accomu-navano i presenti in attesa dell’arrivo diLuca ci hanno pensato la curatrice del li-bro, professoressa Chiesa, che ha eviden-ziato come i nostri soldati nel 150° del-

Alla presentazione del libro che racconta la suastoria – La Patria chiamò – curato da Paola Chiesa

Èstata una serata particolare quellache abbiamo vissuto giovedì 22 di-cembre nel salone d’onore di Palaz-

zo Cusani, sede del Circolo Ufficiali diMilano. Doveva essere la presentazione del bellibro-diario di Luca Barisonzi, La Patriachiamò, curato da Paola Chiesa, uscitoper i tipi della Mursia ed invece si è tra-sformata in un abbraccio della città ainostri soldati impegnati in Afghanistan. Oltre al giovane alpino Luca, gravementeferito a Bala Murghab il 18 gennaio 2011,accompagnato dai famigliari, c’erano an-che la moglie e i genitori di Luca Sannacaduto nella stessa circostanza. A fare corona i commilitoni che erano inAfghanistan al momento del vile atten-tato nella base avanzata definita “bolla disicurezza”. La famiglia alpina era presente al com-pleto con il presidente Corrado Perona,accompagnato da alcuni consiglieri na-zionali, il comandante delle Truppe alpi-ne gen. C.A. Alberto Primiceri, il gen. C.A.Giorgio Battisti, un gran numero di uffi-ciali, sottufficiali e soldati. La sala gremita di autorità in rappresen-

l’Unità d’Italia sappiano onorare la no-stra bandiera e il gen. Battisti che ha sot-tolineato come si comportino in ognicircostanza da uomini consapevoli degliimpegni assunti e come operino deter-minati fino al sacrificio estremo. Il gen.Primicerj, nel ricordare che la 6ª Compa-gnia occupa nel suo cuore un posto par-ticolare per averla avuta ai suoi ordinidue anni da vice comandante e sei da co-mandante, ha affermato che gli italiani inuniforme portano nelle aree di lorocompetenza quei “sentimenti diffusi diumanità che caratterizzano il nostro po-polo” e ha concluso ricordando come la

Per Luca commozione e orgoglio

Il salone d’onore di Palazzo Cusani:da sinistra il presidente Perona, il gen C.A. Primicerj,Paola Chiesa e Luca Barisonzi.

Da sinistra: i genitori e la moglie di Luca Sanna e i genitori di Luca Barisonzi.

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presenza dei genitori di Luca Sanna diaun senso particolarmente doloroso allaserata. Quando Luca fa ingresso nel salone si al-za un lunghissimo applauso. Tutti sono inpiedi. È sorridente, forse intimidito, ma ilsuo volto esprime una serenità commo-vente. Conserva l’espressività giovialedei ventenni e se si alzasse da quella car-rozzina sembrerebbe a tutti la cosa piùnaturale del mondo. Ma non è così. Laforza interiore che lo anima, la vicinanzadella famiglia, dei compagni d’arme, ditutti gli alpini e di tanta gente fanno ac-cantonare per qualche istante la dram-maticità della sua condizione. Ha i suoiprogetti e la volontà di realizzarli, perquesto anche la vicenda raccontata nellibro appena uscito in libreria assume icontorni di una storia positiva, di una te-stimonianza autentica che la vita è co-munque bella. La curatrice del volume racconta comeai primi incontri con Luca era la profes-soressa che andava a trovarlo per scrive-

re una storia, poi è diventata Paola e nel-la vicenda c’è finita dentro, come capitadel resto a chiunque legga quell’avvin-cente racconto che sembra uscito dallacreatività immaginifica di uno scrittoreconsumato. Invece è una storia vera, vis-suta solo al primo capitolo.Chiude l’incontro il presidente Peronacon un intervento in crescendo, appenal’emozione lo lascia libero di esprimerequanto l’Associazione senta la respon-sabilità della solidarietà tramandata co-me un comandamento dai padri fonda-tori fin dai tempi dell’Ortigara. “Siamoun’unica famiglia – ha concluso – e i va-lori di Luca sono i nostri valori. Abbia-mo costruito trentatré case per i terre-motati d’Abruzzo, ne faremo una ancheper lui. Ma il nostro impegno maggioresarà quello di stare sempre vicini a que-sto ragazzo. Sono orgoglioso di essereitaliano”.

v.b.

(Foto di Valeria Marchetti – L’Alpino)

Lo scorso 22 dicembre, nel corsodella presentazione del libro di

Barisonzi, il presidente Perona ha con-segnato il premio “Giornalista dell’an-no” per il 2010 a Fabio Caressa, per ilbel servizio, trasmesso in otto punta-te da Sky e intitolato “BuongiornoAfghanistan”, in cui il giornalista rac-conta le storie, le esperienze e i toc-canti episodi di vita quotidiana deglialpini in missione. Caressa ha ritirato la pergamena (nellafoto) e ha devoluto la somma indenaro al progetto “Una casa perLuca”. Questa la motivazione del pre-mio: “Telecronista, per quindici giornisi aggrega agli alpini in missione dipace e ne condivide il difficile impe-gno umanitario e militare partecipan-do alle attività in zone ad alto rischioin Afghanistan. Attraverso la rete Skyriesce a trasmettere, in otto puntate,emozioni e ritmi vissuti quotidiana-mente con gli alpini”.

Premiatoil giornalistaFabio Caressa

Luca mentre racconta al microfono di Paola Chiesa.

che vedranno contemporaneamenteall’opera imprese e squadre di volon-tari alpini, impegnati nei compiti chela direzione tecnica della nostra Asso-ciazione ha loro affidato. Ambiziosoobiettivo: la rapida ultimazione dell’e-dificio e la consegna a Luca in conco-mitanza con l’Adunata nazionale diBolzano. Ovviamente il tutto sarà sta-to reso possibile anche grazie e so-prattutto alla grande generosità dei

moltissimi, alpini e non, che hanno contribuito a sostenerequesto progetto di solidarietà verso il nostro giovane e sfor-tunato amico e collega. Roberto Bertuol

Dopo la cerimonia ufficiale perla posa della prima pietra, av-venuta lo scorso 11 novembre

(pubblicata sul numero di dicembrede L’Alpino), il cantiere della casa perLuca Barisonzi è entrato subito nel vi-vo. Come si può vedere nella foto quipubblicata, la struttura ha iniziato adassumere forma concreta dopo ilmontaggio delle parti strutturali inlegno, che l’impresa incaricata com-pleterà addirittura con probabile anticipo rispetto ai tempiprevisti. Il programma dei lavori prevede un ritmo serrato di interventi

“Una casa per Luca” dalle parole ai fatti

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ASPETTANDO L’ADUNATA

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Bolzano e il trilinguismoLa realtà di madrelingue diverse trasformata in punto di forza

Bolzano è una città strategica chesorge in un punto attraverso il qua-le si è obbligati a passare per poter

raggiungere le vette, considerate tra lepiù belle al mondo, delle Dolomiti. Mon-tagne che sovrastano ed insieme avvol-gono l’agglomerato urbano che ospitacittadini appartenenti a tre madrelinguediverse. Escludendo gli stranieri, il 73% della po-polazione del capoluogo altoatesino èdi madrelingua italiana, il 26,3% di ma-drelingua tedesca e lo 0,7% di madrelin-gua ladina, una lingua romanza legata al-le antiche popolazioni celto-romanestanziatesi in passato sulle Dolomiti. Bol-zano raccoglie, insieme agli importanticentri di Merano e Bressanone, la mag-gior parte degli italofoni residenti sulterritorio provinciale: il 26,5% della po-polazione totale del Sudtirolo. Il 69%

circa di essa è invece costituita da citta-dini che come lingua madre parlano il te-desco, mentre la percentuale rimanenteha una migliore padronanza con il ladino. Il gruppo linguistico italiano prevale so-lamente in cinque Comuni. La presenza dei tre gruppi, che convivo-no pacificamente fianco a fianco ormaida anni, ha permesso all’Alto Adige di di-ventare un modello da imitare. Non è in-fatti raro che delegazioni estere si rechi-no nella provincia autonoma perchè in-tenzionate a studiarne il funzionamento.Un esempio recente di quanto detto ècostituito dalla Serbia, interessata aprendere spunto dalla situazione altoa-tesina per risolvere il caso spinoso delKosovo. Un modello sociale che funziona, e cheaccoglie al suo interno cittadini apparte-nenti a gruppi linguistici differenti, rap-

Bolzano ripresa dalla funivia che porta all'altopiano del Renon.

La Torre Druso, all'imbocco della Val Sarentina.

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ASPETTANDO L’ADUNATA

presenta non solo un motivo di orgoglioper i suoi abitanti, ma anche un’indiscus-sa risorsa economico-culturale. In un suorecente scritto, il giornalista e deputatoal Parlamento Europeo Magdi CristianoAllam, ha definito non a caso l’Alto Adi-ge come un territorio che “risulta all’a-vanguardia sia sul piano dello sviluppoeconomico sia sul piano della stabilità edella sicurezza sociale”. E non è un caso nemmeno se il trilingui-smo, insieme alla ricerca e all’innovazio-ne, sia uno dei punti di partenza princi-pali su cui è stata fondata la Libera Uni-versità di Bolzano. Nata soltanto nel1997, la Lub è già considerata tra gli ate-nei più “europei” proprio grazie alla suaofferta didattica plurilingue. Un valoreaggiunto per una realtà territoriale comequella bolzanina che affonda le sue radi-ci in una vocazione commerciale cheperdura sin dal Medioevo.

*Sorta in un punto strategico sul quale siincrociavano le strade percorse dai mer-canti durante i loro viaggi, la città hamantenuto la sua caratteristica tendenzaal traffico di merci, grazie anche all’im-portante lavoro svolto dalla locale Ca-mera di commercio di Bolzano,che trae le sue origini dall’anticoMagistrato mercantile. Esso fuistituito dal privilegio emanatonel lontano settembre 1635 dal-l’arciduchessa d’Austria e reggen-te del Tirolo Claudia de’ Medici.Tale magistratura era costituita daun tribunale con due istanze perla definizione di controversiecommerciali, i cui collegi giudi-canti erano composti da un presi-dente e due assessori scelti alter-nativamente tra i due gruppi lin-guistici italiano e tedesco. Una similecomposizione testimonia come già se-coli addietro si volesse fare delle diffe-renze linguistiche un punto di forza sulquale fare affidamento, anziché un anti-produttivo motivo di diversità.La possibilità di poter comunicare sia inlingua italiana che in quella tedesca, haquindi permesso, e consente tutt’oggi, diaccogliere numerosi turisti provenientida oltre confine e di realizzare numerosie cospicui scambi (vini, prodotti agricolie tipici su tutti) con i paesi germanofoni.Il commercio estero svolge infatti unruolo importante nell’ambito dell’eco-nomia altoatesina. Le importazioni supe-rano ogni anno i 3.000 milioni di euro(l’1,0% sul totale nazionale), mentre le

Il centro storico di Bolzano. Sotto: una pista ciclabile.

Un castello sulla strada per la Val Sarentino.

e sull’11% delle esportazioni totali).L’incrocio tra turismo, agricoltura, indu-stria, l’attenta amministrazione, il combi-narsi degli interessi individuali con l’inte-resse collettivo sono stati fattori impor-tanti che hanno permesso di superaremolte difficoltà e di arrivare alla compo-sizione di una società benestante, solida

e multilingue, che ha ricevuto be-nefici sia come maggioranza localesia come minoranza nazionale, conpiena soddisfazione dei suoi abi-tanti. Il trilinguismo rappresentaquindi per la città di Bolzano, e perl’intera provincia autonoma dell’Al-to Adige, una risorsa fondamentaleche permette di guardare con otti-mismo non solo al presente, ma an-che al futuro.

A cura dell’Azienda di soggiorno e turismo – Bolzano

(Foto di Valeria Marchetti - L’Alpino)

esportazioni vanno oltre i 2.500 milionidi euro (lo 0,9% sul totale nazionale). Idue principali partner commerciali del-l’Alto Adige sono, in linea con quantoprecedentemente anticipato,  la Germa-nia (dalla quale proviene il 45% delle im-portazioni e verso la quale è diretto il40% delle esportazioni totali) e l’Austria(che incide per il 26% sulle importazioni

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ASPETTANDO L’ADUNATA

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1° SETTORE: Inizio sfilamento: ore 9

• 1ª Fanfara militare;• Reparto Alpino di formazione con bandiera.• Gruppo ufficiali e sottufficiali delle TT.AA. in servizio.• Gonfaloni di: Regione Trentino Alto Adige, Provincia di Bolzano, Comune di Bolzano,

tutti i Comuni della Provincia di Bolzano.• Rappresentanza “Pianeta Difesa”.• 2ª Fanfara militare.• Labaro dell'Associazione Nazionale Alpini.• Stendardo U.N.I.R.R.• Stendardo Istituto Nastro Azzurro.• Alpini decorati, mutilati e invalidi su automezzo.• Rappresentanza equipaggio Nave alpino con striscione• Rappresentanza I.F.M.S. e Militari stranieri.• C.C.I.O. (Centro Coordinamento Interventi Operativi) della P.C. • Rappresentanza crocerossine.• Ospedale da Campo.

2° SETTORE: Presumibile inizio sfilamento: ore 9.30

• Alpini di ZARA - FIUME - POLA.• Sezioni all’estero: SUD AFRICA - ARGENTINA - AUSTRALIA - BRASILE - CANADA - NEW YORK

- COLOMBIA - PERÙ - CILE - URUGUAY - VENEZUELA - BELGIO - LUSSEMBURGO - GRANBRETAGNA - NORDICA - GERMANIA - BALCANICA CARPATICA DANUBIANA - FRANCIA -SVIZZERA.

3° SETTORE: Presumibile inizio sfilamento: ore 10

• Protezione civile 4° rgpt.;• Sezioni del Centro Sud e isole: SICILIA - SARDEGNA - BARI - NAPOLI - LATINA - ROMA -

MARCHE - MOLISE - ABRUZZI.• Sezioni della Toscana: FIRENZE - PISA/LUCCA/LIVORNO - MASSA CARRARA.

4° SETTORE: Presumibile inizio sfilamento: ore 10.45

• Protezione civile 1° rgpt.;• Sezioni della Liguria: IMPERIA - SAVONA - GENOVA - LA SPEZIA. • Sezione della Valle d’Aosta: AOSTA• Sezioni del Piemonte: CUNEO - MONDOVÌ - CEVA - SALUZZO - VAL SUSA - PINEROLO -

TORINO - DOMODOSSOLA - OMEGNA - INTRA - ACQUI TERME - ALESSANDRIA - CASALEMONFERRATO - IVREA - ASTI - VALSESIANA - BIELLA - VERCELLI - NOVARA.

5° SETTORE: Presumibile inizio sfilamento: ore 13.15

• Protezione civile 2° rgpt.;• Sezioni dell'Emilia - Romagna: BOLOGNESE ROMAGNOLA - MODENA - REGGIO EMILIA -

PARMA - PIACENZA.• Sezioni della Lombardia: TIRANO - SONDRIO - COLICO - LUINO - VARESE - COMO -

LECCO - MONZA - MILANO - PAVIA - CREMONA - BERGAMO - VALLECAMONICA - SALÒ -BRESCIA.

6° SETTORE: Presumibile inizio sfilamento: ore 16.30

• Protezione civile 3° rgpt.;• Sezioni del Friuli - Venezia Giulia: TRIESTE - GORIZIA - CARNICA - GEMONA - CIVIDALE -

UDINE - PALMANOVA - PORDENONE• Sezioni del Veneto: CADORE - BELLUNO - FELTRE - VALDOBBIADENE - VITTORIO VENETO

- CONEGLIANO - TREVISO - VENEZIA - PADOVA - ASIAGO - MAROSTICA - BASSANO DELGRAPPA - VALDAGNO - VICENZA - VERONA.

• Sezioni del Trentino - Alto Adige: TRENTO.

7° SETTORE: Presumibile inizio sfilamento ore 19.30

• Sezione BOLZANO• Gonfalone Comune di Piacenza con striscione ARRIVEDERCI A PIACENZA• Gruppo di 140 Bandiere a ricordo dei 140 anni del Corpo degli alpini.• Rappresentanza del Servizio d’Ordine Nazionale.

N.B. I RIFERIMENTI ORARI SONO PURAMENTE INDICATIVI E POTRANNO SUBIRE VARIAZIONI IN PIÙ O IN MENO

ANCHE IN MISURA SIGNIFICATIVA

ORDINE DI SFILAMENTO (x 9) DELLE RAPPRESENTANZE E DELLE SEZIONIPER LA 85ª ADUNATA NAZIONALE BOLZANO 11- 12- 13 Maggio 2012 Maria Luisa

ci ha lasciato

V enerdì 6gennaioMaria Lui-

sa Ferri ci ha la-sciato. Aveva 47anni e da 25 lavo-rava alla nostrasede nazionale divia Marsala, all'uf-ficio associati. Per noi era Ma-rilù, riservata e

schiva, ma sempre aperta al sorriso.Sul lavoro era scrupolosissima. Era lavoce per tante migliaia di alpini chechiamavano il suo ufficio per avereinformazioni e per tanti Gruppi e Se-zioni con i quali era in costante con-tatto. Il male che l'aveva colpita nonl'aveva cambiata, l'ha sopportato congrande coraggio e dignità. È rimastaal suo posto fino all'ultimo, quasi perancorarsi a qualcosa che era partedella sua vita. Noi sapevamo del suodramma, abbiamo assistito impoten-ti al suo compimento, giorno dopogiorno. Lungo la malattia è stata assi-stita con infinito amore dal maritoEugenio e dagli altri famigliari. Al suofunerale, celebrato nella chiesa diSan Pio X, a Cinisello Balsamo, ac-canto ad Eugenio c'erano la madreGiovanna, il padre Francesco e il fra-tello Angelo. E poi tanti alpini, presi-denti di Sezione e consiglieri nazio-nali giunti da tante parti d'Italia. Il presidente nazionale Perona al ter-mine dell'ufficio funebre ha pronun-ciato sul sagrato un commovente di-scorso. “Era una di noi - ha detto -della nostra famiglia alpina”. Ed ha ri-cordato la riunione degli auguri, pri-ma della chiusura per le festività na-talizie, quando, come sua affettuosaconsuetudine, ha consegnato un do-no alle impiegate. “Con Marilù ci sia-mo guardati negli occhi, senza parla-re. Poi ci siamo abbracciati”.Maria Luisa ha appoggiato la testasulla spalla del presidente, e non hapotuto nascondere le lacrime. Conangoscia, abbiamo capito che quelloera il suo addio.

I colleghi di lavoro

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La mia generazione, macredo non solo la mia, hain testa un cliché degli

ufficiali superiori che ricalca ladescrizione fatta dall’aspiran-te ufficiale Ermes Rosa, nel bellibro “Arditi sul Grappa”, delprimo incontro - era in legge-ro ritardo dovuto alla baraon-da della guerra - con il coman-dante del suo reggimento. “Ilcolonnello ci guarda con i suoiocchi freddi, poi si alza con uncrescendo di voce da far crol-lare la caverna, ci dice… inse-gnerò loro cosa vuol dire ub-bidire sotto le armi… intantotengano gli arresti”.Più di novant’anni dopo, all’A-dunata di Torino, sfila un belgruppo di alpini con al centroun generale di Divisione in ser-vizio. Salutano festosi la follache li acclama; sembrano ave-re appena varcato la soglia della casermaper la libera uscita. L’ufficiale, anzi il loro “capitano”, è PaoloSerra, un militare dall’aplomb molto in-glese ma dal tratto misurato e familiare.Sa stabilire con chiunque un rapporto diserena fermezza basato sulla capacità distare sempre al livello dell’interlocutore.Piemontese, anzi torinese, rifugge con na-turalezza ogni gesto o parola lontana-mente esibizionistici, entra subito in sim-patia riuscendo a dare anche alla conver-sazione più rituale una consequenzialitàstringente.Con alle spalle una brillante carriera inItalia e all’estero, porta come fiore all’oc-chiello il comando della brigata Julia euna lunga esperienza in teatri operativicome l’Afghanistan. Anche lì ha dimostra-to di non essere semplicemente un “tec-nico” militare, ma un comandante chestudia a fondo le risorse umane di cui di-spone, le peculiarità dell’ambiente, lemodalità per operare efficacemente incontesti ambientali problematici, consa-pevole che un remunerativo impiego del-la forza armata richiede prima di tuttouna perfetta conoscenza dell’obiettivoda perseguire.Ora la notizia che al gen. Serra è stato af-fidato il duplice incarico di comandantemilitare e Capo Missione (Force Com-

mander e Head of Mission) in Libano nonsorprende. Quel Paese, un tempo la Sviz-zera del Medio Oriente, crocevia dellegrandi civiltà e degli interessi che hannofatto da ponte con l’Occidente, si trovaoggi incuneato nel cuore di conflittualitàcomplicate e pericolose e vive una lungatregua armata garantita dalla presenza di15.000 uomini dell’ONU, appartenenti adoltre 30 nazionalità. L’uomo giusto in quel posto, lasciato po-co tempo fa da un altro grande alpino,ora capo di Stato Maggiore dell’ Esercito,il gen. C.A. Claudio Graziano, è lui. Non viè dubbio che i responsabili del Palazzo diVetro a New York sono consapevoli che ilrequisito numero uno per chi deve ope-rare in Libano con il casco blu è saper fa-re uso della saggezza più che della forza.Compito di grande responsabilità che ri-chiede un militare dall’alto profilo pro-fessionale, umano e culturale, consape-vole che prima dell’arte militare in quellaterra viene la conoscenza della sua storia,delle dinamiche del pensiero politicoche proprio in questi mesi sta cambiandola fisionomia del Mediterraneo, della pe-ricolosità insidiosa dei fondamentalismie della fragilità dell’ideale democratico incontesti storicamente complessi. In unaparola: un alpino.

Vittorio Brunello

PROFILO DI UN GENERALE

Ancora un alpino a Beirut

Il gen. D. Serra con il presidente Perona nella sala del Consiglio Nazionale a Milano.

IN BREVE

PRIMA PIETRA DELLA BAITAA Manoppello Scalo è stata posata la prima pietraper la costruzione della nuova sede del gruppo diSanta Maria Arabona, sezione Abruzzi.

GLI ABRUZZESI IN RUSSIAPresso la sede ANA di Ro-ma, con l’organizzazionedel presidente sezionaleEnzo Fuggetta e della So-cietà Storica per la Guer-ra Bianca, è stato proiet-tato un documentario su-gli alpini abruzzesi in Russia. I registi RAI FabrizioFranceschelli e Anna Cavasinni hanno raccolto le te-stimonianze dei reduci del btg. L’Aquila. Particolar-mente emozionante è stata la testimonianza del re-duce Valentino Di Franco, amputato di entrambi gliarti inferiori per congelamento, e quella di Giusep-pe Pedrola, artigliere del Morbegno.

UN BEL TRAGUARDO102 anni. È questo il bel traguardo raggiunto dall'arti-gliere da montagna Alberto Da Ren, iscritto al grup-po di Cagliari della sezione Sardegna. Originario diAgordo, nel bellunese, giunse giovanissimo nell'isolaper lavorare nelle miniere del Sulcis-Iglesiente, e quisi stabilì con la famiglia. Per festeggiarlo una delega-zione di alpini, con a capo il presidente della sezioneSardegna Aldo Zuliani, si è recata presso la sua abita-zione dove vive con la figlia e il genero.

ESCURSIONE SUL PAL PICCOLOIl gruppo di Povoletto, sezione di Cividale, ha orga-nizzato una escursione sul Pal Piccolo, simbolo del-la guerra in Friuli, per celebrare i 150 anni dell’Unitàd’Italia. Hanno partecipato anche gli alpini delgruppo di Grions del Torre.

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L’iniziativa ha aperto il fine settimanadedicato, in collaborazione con ilComune, al 69° anniversario della batta-glia di Nowo Postojalowka del gennaio1943, che segnò il calvario della DivisioneMartire. Il viaggio di andata e ritorno in

Commemorato a Ceva il 69° anniversario dellabattaglia di Nowo Postojalowka del gennaio 1943

Venerdì 13 gennaio ore 14: dalla sta-zione di Ceva inizia il viaggio lun-go la linea ferroviaria Ceva-Or-

mea, sulle tracce della tradotta che seandò con tanti giovani dell’Alta Val Tana-ro per la tragica Campagna di Russia.

treno sulle tracce di quella tradotta èritornato nelle lettere, lette durante ilviaggio, inviate dal fronte da alcuni diquegli alpini.Ogni anno le quattro Sezioni della pro-vincia, Cuneo, Saluzzo, Mondovì e Ceva,ricordano l’anniversario del tragico ripie-gamento dalla Russia e gli oltre 15.000Caduti della Cuneense e quelli dellealtre Divisioni tra cui il battaglione Ceva,annientato in Russia. Un anniversarioparticolarmente vivo nel cuore dellagente, perché non c’è famiglia che nonabbia ancor oggi il ricordo di NowoPostojalowka, una ferita rimasta sempreaperta. Alle 21, nella biblioteca di Ceva, proie-zione del video “Sulle rive del Don” epresentazione dei libri di Romano

“Cuneense, andouma prou!”, avanti!Un momento della sfilata.

Il presidenta Perona con alla sua destra il consigliere nazionale Greco, il sindaco Vizio (primo a sinistra) e il presidente sezionale Daprea (ultimo a destra), con alcuni reduci della Cuneense.

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Nicolino “Russia, inverno 43 testimo-nianze di 6 reduci sulla loro odissea” e diAngelo Bagnasco “Anno 1942 dalla Russiacon...”; alla fine dibattito. Sabato sera, presso il teatro Marenco,serata con la corale Penne Nere dellaValle Bormida e fanfara sezionale, pre-miazione dei disegni degli alunni dellescuole medie di Ceva, consegna degliattestati ai volontari che hanno parteci-pato alle operazioni in soccorso dei ter-remotati in Abruzzo nel 2009, consegnaal museo della città di Ceva della valigiadell’alpino Luigi Odasso, tornato a casa,nella valle di Valcasotto, dopo due annidi prigionia in Russia: le sue condizionierano tali che la madre non l’aveva rico-nosciuto, tanto era debilitato.

Domenica mattina alle 9 inizia l’ammas-samento di migliaia di alpini, giuntianche dalla Liguria e dalla Lombardia.C’è il presidente nazionale Perona con ilvice presidente nazionale Bertino e iconsiglieri nazionali Duretto, Gatti,Greco, Lavizzari e Superina. E poi tantigonfaloni con i sindaci delle città dellaprovincia e non solo, decine di vessillicon i rispettivi presidenti e un mare digagliardetti. Fra le rappresentanze milita-ri il comandante del 1° reggimento arti-glieria da montagna di Fossano, col. AldoCostigliolo e il comandante del btg.Saluzzo, ten. col. Andrea Menta.C’è un drappello di alpini in vecchieuniformi che segue il passo con gli scar-poni chiodati, come allora, marciano lecrocerossine, segue il pullmino dellaProtezione civile che trasporta gli ultimireduci, il cui passaggio viene sottolinea-to dagli applausi. È un momento di com-mozione, che si ripete quando scendono

davanti al Duomo per salire la scalinata epartecipare alla Messa celebrata dal cap-pellano del 2° Alpini, don Cesare.Perchè loro il fronte russo, il gelo e la ter-ribile battaglia li hanno vissuti davvero,sulla loro pelle. E ricordano le migliaia dicompagni che non sono tornati: il lorosimbolo è quel cappello del tenenteGiuseppe Navone, portato adagiato suun cuscino a ricordo di tutti quei ragazziche riposano in terra di Russia.Nei discorsi commemorativi, il sindacodi Ceva Alfredo Vizio, ha rievocato inparticolare il sacrificio degli alpini delbattaglione Ceva, praticamente annien-tato durante l’inarrestabile offensivasovietica. La ricostruzione della tragicaCampagna culminata con la battaglia diNowo Postojalowka è stata fatta dalconsigliere nazionale Giovanni Greco,che ha parlato del tentativo di romperel’accerchiamento da parte dei battaglio-ni del 2° Alpini (btg. Saluzzo, Borgo San

Dalmazzo e Dronero, con il 4° artiglieriada montagna) e del 1° reggimento Alpini(btg. Ceva, Pieve di Teco e Mondovì). Frai personaggi ricordati, il cappellano delCeva, don Trappo, che accompagnò aRossosch 1.200 giovani rincalzi dei qualisoltanto 46 fecero ritorno a casa; e poi ilcaporal maggiore Giorgio Corbia, sardoe sanguigno, caposquadra del plotoneassaltatori: erano gli alpini che andavanosotto i carri sovietici con le mine magne-tiche per farli saltare. Catturato e inter-nato in uno dei terribili campi russi, riu-scì a sopravvivere e a tornare in Patria.

Gianpaolo Daprea

Alcuni vessilli durante la Messa.

I bambini premiati per i loro disegni.

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Non avevo ancoravent’anni quandofui chiamato a mili-

tare, con un anno di antici-po rispetto alla normalechiamata di leva: l’Italia erain guerra a fianco dellaGermania di Hitler e Mus-solini aveva bisogno di sol-dati. Alla visita di leva neldistretto di Sacile mi asse-gnarono agli alpini. Prote-stai dicendo che non vole-vo andare in un reparto dimontagna: ritenevo di nonriuscire a sopportare le fa-tiche degli alpini a causadel mio fisico gracile. Midissero che ci avrebberopensato loro ad irrobustir-mi. Fui assegnato alla “Ju-lia”, 8° Alpini, battaglione“Gemona”. Ci portarono a Plezzo, oggi vi-cino al confine della Slovenia, dove co-minciarono le esercitazioni a fuoco. Fuiassegnato alla Compagnia Comando. Ilmio incarico fu quello di barbiere, cheera una delle mie professioni da civile. Inquesto modo evitai molte faticose mar-ce e anche l’addestramento con le arminon fu molto impegnativo. A Plezzo nonrimanemmo tanto perché arrivò l’ordinedi partire per la Sicilia, dove saremmosalpati poi per la Grecia per presidiare iterritori appena conquistati: la Campa-gna di Grecia era appena terminata. In Si-cilia arrivai a fine estate, rimanendoviquindici giorni. Partiti per la Grecia, sbar-cammo a Corinto per presidiare quellazona. In Grecia in quel periodo non sistava male, si riusciva a mangiare a suffi-cienza; era sicuramente un’altra vita ri-spetto a quella dei molti alpini che ave-vano partecipato all’invasione e avevanopatito lutti, disagi e fame. Nel frattempola Germania preparava l’invasione della

Quella notte sul GalileaIL RACCONTO DEL REDUCE BRUNO GALET, SCAMPATO ALLA TRAGEDIA DEL 28 MARZO 1942

Bruno Galet è nato il 24 ottobre 1921 e vive a San Giovanni del Tempio, unafrazione di Sacile. Partì giovanissimo per la Grecia con il btg. “Gemona” e fu unodei pochi superstiti del Galilea, silurato la notte del 28 marzo 1942. In questatestimonianza rivive la speranza del rientro in Patria, il tragico momentodell’affondamento, il salvataggio e l’angoscia per aver perso tanti compagni.

Russia, e anche l’Italia vole-va partecipare ad una con-quista che al Duce sembra-va facile. Giunse l’ordine dirimpatriare. Il convoglio peril rientro era formato da piùimbarcazioni, con navi datrasporto e navi da guerra discorta. Noi del “Gemona”salimmo sul Galilea, che erauna motonave per il tra-sporto di passeggeri. Erava-mo pieni di speranza ditempi migliori e con tantavoglia di tornare a casa.Alla partenza stavo nellastiva per paura delle incur-sioni aeree inglesi, maquando fummo in mareaperto molti alpini cercaro-no di salire ed avvicinarsi alponte, temendo un silura-

mento: il siluro colpisce la parte inferio-re della nave. Il mare era in burrasca ecupi presentimenti occupavano la miamente. Anch’io cercavo di salire peressere avvantaggiato, anche se non erapermesso. Durante la notte mi portai dinascosto nel corridoio superiore, dovec’erano le cabine degli ufficiali.Me ne stavo lì, con altri alpini, disteso,quando un marinaio ci disse che nonpotevamo restare. Risposi che avevo uncattivo presentimento, che questa nottesarebbe successo qualcosa di brutto. Ilmarinaio cercò di rassicurarmi dicendoche quella rotta l’aveva fatta molte voltee che non era mai successo nulla.Comunque ci permise di restare. Erano leotto e tre quarti della sera. Ad un certopunto udii un’esplosione (il Galilea fucolpita sulla sinistra, subito sotto ilponte di comando). La nave era statacolpita. Mi dissi: “Questo è un siluro equi è la morte in palio”. Rimasi semprelucido, ragionando su ogni mossa che

facevo. Per esempio, decisi di non but-tarmi subito in mare, ma di aspettare l’ul-timo momento, per non restare troppotempo nell’acqua fredda. Cominciaronoa calare le scialuppe, c’era una grandeconfusione: chi gridava, chi piangeva, chipregava, un caos totale. Non tutti man-tennero la lucidità: molti, per timore diun rapido affondamento, si gettarono inmare e annegarono, mentre da bordo,visto che la nave non affondò subito,forse sarebbero riusciti a salire in qual-che scialuppa di salvataggio e le vittimesarebbero state sicuramente inferiori dinumero. Aiutandomi con una corda micalai in una grande scialuppa. Il mare eramolto agitato e il barcone non riusciva astaccarsi dal fianco della nave. Non riu-scivamo ad allontanarci, anzi le ondatesbattevano violentemente la nostraimbarcazione di salvataggio contro lachiglia della nave. Lì non si poteva resta-re perché se la nave fosse affondataavrebbe risucchiato anche la scialuppa, epoi non potevamo sapere quanto avreb-be resistito agli urti. Risalii quindi sulponte, corsi al centro della nave e assi-stetti al tentativo di calare un’altra scia-luppa carica di uomini, almeno 20 o 25persone. La scialuppa dondolò pericolo-samente, poi si rovesciò e tutti gli occu-panti caddero in acqua, alla fine caddeanche la scialuppa stessa, proprio sopraagli alpini che si trovavano in mare.La nave si era inclinata e io raggiunsi laparte bassa. Vidi in mare un altro barco-ne, dove c’erano già molti alpini, e micalai dentro anch’io. Neanche con que-sto mezzo riuscimmo ad allontanarcidalla nave, i nostri remi non riuscivano avincere la forza delle onde. Sentii un leg-gero rantolio, vidi un alpino in acqua,attaccato alla nostra barca ma senza piùla forza di issarsi dentro, lo aiutai a sali-re. Era un meridionale di cognomeScianchi.Uno sprazzo di luce lunare illuminò ilmare. Vidi così una barca vuota distantetrenta o quaranta metri dal punto in cuimi trovavo. La barca era più piccola delnostro barcone e più manovrabile.Assieme a me c’era un amico friulano,Giacomo Giordani, credo di Meduno,

L’alpino Bruno Galeta Trieste nel 1941.

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buon nuotatore, che quando vide labarca si gettò in acqua per raggiungerla,nonostante io gridassi di non andareperché la barca era ancora troppo lonta-na. Non riuscì a raggiungerla e non lo vidipiù. Io continuai a tener d’occhio labarca e quando ritenni che fosse abba-stanza vicina per le mie forze mi fecicoraggio, mi buttai in acqua e la raggiun-si. Fin da giovane andavo a nuotare neifiumi e perciò anch’io me la cavavo benein acqua. Mi dissi: “Bruno, datti coraggio che seisalvo”. Ripresi un po’ di forze, poi mi misiai remi che erano in dotazione, e cosìpotei avvicinarmi al barcone e caricarecon me sette o otto persone. Pensavo:“Più siamo, più possiamo farci coraggio eaiutarci per avere maggiori possibilità disalvezza”. Ci allontanammo dalla naveremando, anche per scaldarci.La torpediniera Antonio Mosto, di scor-ta al convoglio, invertì la rotta e venne insoccorso dei naufraghi. Il suo capitanoaveva l’ordine di proseguire sulla rottaper l’Italia perché doveva scortare le navisuperstiti e perchè tornando indietroanche la sua nave rischiava di essere silu-rata. L’ufficiale però non si curò degliordini e neanche del rischio che facevacorrere alla sua imbarcazione e cosìsalvò la vita a centinaia di alpini. Ironiadella sorte, per questo gesto, in seguito,fu processato. Noi vedemmo la nave e tutti gridammoper farci notare, ma non ci sentirono,solo al secondo passaggio, finalmente, ci

issarono a bordo. Il salvataggio avvennequando era quasi mattina e durò parec-chio tempo perché il mare aveva disper-so le varie scialuppe e la nave eracostretta a girare intorno. I marinai checi soccorrevano issandoci a bordo dellatorpediniera ci facevano coraggio dicen-doci: “Bravi alpini, bravi”. Io mi ritenevoormai salvo, non mi passava per la testache avremmo potuto essere siluratiun’altra volta.Ci portarono a Prèvesa, dove restammouna quindicina di giorni, poi con il trenoattraversammo la Jugoslavia fino aTrieste e finalmente arrivammo a casacon un mese di licenza.Finito il permesso raggiunsi il battaglionea Plezzo dove, mentre ero in un bar, unalpino mi riconobbe e, con accentomeridionale, mi disse: “Tu sei il mio sal-vatore!”. Era Scianchi, quello aggrappato

Foto della torpediniera Antonio Mosto.

(9 erano alpini) e 19 sottufficiali (3 alpini)mentre i corpi recuperati, secondo stimerimaste provvisorie, furono circa due-cento. Sono i dati che lo studioso PaoloMontina, referente del Centro StudiANA per la sezione di Udine, ha finoraraccolto per la stesura di questo lavoro,assieme ad oltre duecento foto di alpinie non, che saranno pubblicate con unelenco nominativo (il più completo pos-sibile) dei morti, dispersi e sopravvissuti.In particolare sarebbe utile conoscere inomi dei Caduti che le famiglie hannofatto traslare nei cimiteri dei paesi di ori-gine. Per questo si chiede la collabora-zione di quanti possono fornire docu-mentazione al riguardo (informazioni, fo-to, lettere, ecc.) che contribuiscano a farconoscere finalmente in modo comple-to quanto accadde in quella tragica not-

te del marzo 1942. Inviare il materiale alla sezione di Udi-ne, [email protected] o direttamente all’au-tore: Paolo Montina, via Liruti 2 - 33017 Tar-cento (UD) [email protected] -tel. 0432-783089. �

In occasione del 70° anniversariodell’affondamento del piroscafo“Galilea”, avvenuto nel mar Egeo la

notte tra il 28 e il 29 marzo 1942, il grup-po di Muris di Ragogna (Udine) sta cu-rando la pubblicazione di una memoriastorica per la quale chiede la collabora-zione di chiunque sia in grado di fornireinformazioni. Il “Galilea” riportava inpatria 875 alpini (di cui 650 del btg.“Gemona”) una quarantina di bersaglie-ri, altrettanti carabinieri, oltre a marinaiimbarcati a vario titolo (una ventina),artiglieri, autieri e militari di varie armiche si recavano in licenza, per un totaledi circa 1.275 uomini, compresi 75 mari-nai civili militarizzati. Sulla nave si tro-vavano anche alcuni prigionieri greci.Dal disastro si salvarono circa 280 uo-mini, tra cui 15 ufficiali delle varie Armi

Ricerca di testimonianze storiche sull’affondamento del “Galilea”

L’ultima foto del “Galilea”, ripreso dal cacciatorpediniere Crispi, in navigazione nel mar Egeo verso l’Italia. Poche ore dopo il siluramento e la tragedia.

alla nostra barca che non riusciva a sali-re e che io tirai a bordo.Molti dei miei compagni di sventurafurono successivamente inviati in Russia.Io, per fortuna, rimasi in Italia. In seguitoal naufragio, quando tutto era finito e miero salvato, mi colse una specie di esau-rimento nervoso per cui di soventevaneggiavo e parlavo in maniera sconclu-sionata. I miei superiori ritennero che inquelle condizioni non sarei stato ingrado di sostenere una Campagna milita-re impegnativa come quella russa. Sefossi andato in Russia, probabilmentenon ce l’avrei fatta a sopravvivere perchésoffro molto il freddo. Mi mandarono aprestare servizio sanitario a Monfalcone,dove rimasi fino all’8 settembre 1943, poiscappai e tornai a casa.

Renato Camilottida La più bela fameja

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GLI ALPINI NELLA STORIA D’ITALIA

di Gianni Oliva

DODICESIMA PUNTATA

Concluso il conflitto mondiale, l’I-talia è un paese a “sovranità limita-ta”: il regime armistiziale e la pre-

senza del governo militare alleato, unita-mente alle difficoltà economiche dovu-te a cinque anni di conflitto e di bombar-damenti, impediscono di affrontare la ri-costruzione con la rapidità che moltivorrebbero. Entro questa cornice storica(che troverà sollievo solo con l’ingressonell’Alleanza Atlantica del 1949), anche la

rifondazione delle Truppe alpine subiscerallentamenti: dagli iniziali due battaglio-ni (“Piemonte” e “L’Aquila”) che avevanopartecipato alla guerra di Liberazione, al-la formazione delle cinque brigate chehanno costituito l’organico del Corpo si-no agli anni Novanta (“Julia”, “Tridentina”,“Taurinense”, “Orobica”, “Cadore”), tra-scorrono otto anni. I primi reparti ad essere ricostituiti sono,nella primavera 1946, il 4°, 6° e 8° reggi-mento; nell’ottobre 1949 è la volta dellabrigata “Julia”, dislocata in Friuli e in Car-nia; nel maggio 1951 la brigata “Tridenti-

na”, dislocata nell’Alto Adige centroorientale; nell’aprile 1952 la brigata “Tau-rinense”, in Piemonte; nel 1953, infine, la“Orobica” (Alto Adige centro occidenta-le) e la “Cadore” (Bellunese e Cadore).Nell’estate 1948, inoltre, viene ricostitui-ta la Scuola Militare Alpina di Aosta, cheera stata sciolta in seguito all’armistizio.“Ricostituzione” non significa sempliceriorganizzazione dei reparti sciolti o di-strutti durante la guerra: significa ancheriflessione sui compiti e sull’attualitàdelle Truppe alpine nel quadro di una si-tuazione internazionale nuova e di una

Da due battaglioni a cinque brigate

GLI ANNI DELLA RICOSTRUZIONE E IL DIBATTITO SULLA VALIDITÀ DELLE TRUPPE DA MONTAGNA

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rapida evoluzione dei mezzi bellici.La domanda da cui prende le mosse il di-battito è netta e ineludibile: nell’era del-la guerra atomica inaugurata con i bom-bardamenti di Hiroshima e Nagasaki, eproseguita con le ricerche e le sperimen-tazioni della bomba H, ha ancora sensoparlare di “guerra di montagna”? Le ri-sposte sono articolate in numerosi inter-venti comparsi sulla “Rivista Militare” trala fine degli anni Quaranta e l’inizio deglianni Sessanta. Tra i tanti, vale la pena ri-cordare quello del generale Antonio Li-beratore e quello dell’allora tenente co-lonnello Andrea Cucino.Il generale Liberatore non nega le tra-sformazioni in atto, ma proprio da que-ste trae conferma all’attualità della guer-ra in montagna: “Sembrerebbe anacroni-stico per un avversario ben dotato di for-ze aviotrasportate portare la guerra inquota, dove le operazioni ristagnano perla maggior parte dell’anno: ma è propriola minaccia dell’arma nucleare semprepiù potente, la maggior facilità a porreostacoli rilevanti al movimento di mezziruotati o cingolati, la micidialità dellepiane e delle colline che spingerà gli Sta-ti Maggiori a ricercare la via più sicura oper lo meno più protetta da offese nu-cleari. Quale Stato Maggiore potrà assu-mersi la responsabilità di trascurare o an-che solo sottovalutare la montagna? Levie di alimentazione di montagna posso-no servire a un eventuale avversario perammassare truppe e mezzi allo sboccodelle valli e, al momento opportuno,

piombare nella piana sul fianco o sul ter-go di unità operanti entro la soglia nu-cleare”. La conclusione del generale Libe-ratore è perentoria: “La micidialità dellearmi nucleari rivalorizzerà la montagna ecostringerà a ricercare vie più sicure, fracui le classiche vie di invasione montane”.Le considerazioni che il generale Libera-tore svolge dal punto di vista dell’attac-co vengono sviluppate dal tenente co-lonnello Cucino dal punto di vista delladifesa con uguale esito: “Data la compar-timentazione e la localizzazione dellevie tattiche, si può asserire che le armiatomiche esaltano la capacità di arrestodella difesa. Pertanto, più che in passatola difesa avrà la convenienza ad appog-giarsi alla montagna, che potrà utilizzareper organizzarvi ridotti controffensivi digrande importanza strategica e condurreuna difesa economica, esaltando le ca-

ratteristiche dell’elasticità, della profon-dità e della reattività”. Dall’insieme deldibattito, il ruolo dell’alpino esce dun-que valorizzato e le tradizionali caratte-ristiche del Corpo (reclutamento territo-riale e addestramento in montagna) tro-vano una significativa conferma. Come scrive il generale Inaudi: “Anche sesi parla di guerra atomica e di ‘push bot-ton’, è sempre l’uomo a tracciare il cam-mino della storia e questo principio, vali-do in una guerra normale, lo sarà in misu-ra ancor maggiore per la guerra in am-biente di ostacolo come quello monta-no”. Le considerazioni che un secolo pri-ma avevano permesso a Perrucchetti disostenere la sua originale tesi e di giun-gere alla costituzione del Corpo, vengo-no così riprese in un quadro storico etecnologico completamente mutato. �

(12 - continua)

Quando gli organici erano completi...

...e c’erano i muli.

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Nelle nostre Forze Armate abbiamoenti, reparti, unità dalle caratteri-stiche completamente diverse tra

di loro. Da dove deriva questa caratterizza-zione, in che cosa consiste, quali effettiproduce? In sintesi, questa caratterizzazio-ne deriva dalla storia dell’Unità e costitui-sce quella che comunemente viene indica-ta come la “tradizione” di questo o quel-l’ente, reparto o unità. Ma cosa intendiamoper “tradizione”?Il termine deriva dal verbo latino tràdere,che vuol dire consegnare, trasmettere, cioè- per noi - far arrivare ai posteri, attraverso iltempo, le caratteristiche della cultura di unpopolo, di una comunità. Significa darequalcosa a qualcuno e può essere definitocome il variegato insieme dei costumi, dellecredenze, degli atteggiamenti, delle abitudi-ni, dei valori e degli ideali, che ogni comu-nità ha appreso, conservato e trasmesso allegenerazioni in divenire.La storia, quindi, genera tradizione, filo con-duttore che lega il passato al presente equesto al futuro; è un grande patrimoniomorale, culturale e spirituale.La tradizione è anche cultura e come tale èsoggetta ad analisi, a rielaborazioni e, con-seguentemente, a cambiamenti. Non è un“pacchetto” chiuso ed inalterabile, ma un li-bro aperto da leggere e rileggere continua-mente. È, pertanto, una forza non solo stati-ca, ma anche dinamica, quindi motrice, chespinge tutti a visionare il passato per megliocomprendere il presente ed individuare, nelcontempo, l’essenza delle linee guida peraffrontare il futuro. Quanto è stato detto è mirabilmente sinte-tizzato nella seguente affermazione di Gu-stav Thibon, filosofo francese vissuto nelsecolo scorso: “Non vi accorgete che quan-do piango sulla rottura di una tradizione, èsoprattutto all’avvenire che penso. Quan-do vedo morire una radice, ho pietà deifiori che seccheranno domani per mancan-za di linfa”.

Quando la tradizione è una forza

Gli effetti sul soldato della conoscenza del-la tradizione sono senza dubbio molti e tut-ti positivi. Tra di essi spiccano: l’orgogliodell’appartenenza, l’acquisizione di unamaggiore sicurezza in se stesso, una co-sciente convinzione di quello che si fa e, so-prattutto, perché lo si fa.La tradizione deve essere, pertanto, acquisi-ta dai nostri militari e costantemente riela-borata ed attualizzata, partendo, natural-mente, dalla conoscenza del passato. Deveesistere, pertanto, in ogni ente e repartouna cultura della tradizione da tenere co-stantemente viva e vitale, se non si vuole ar-rivare all’interruzione di questa linfa senza laquale “la radice marcisce, il fiore muore”.Un apporto alla soluzione di questo delica-to ed importante problema potrebbe esse-re fornito dalle Associazioni d’Arma, a cuisono associate persone dalle più svariateprovenienze: dagli ufficiali, alcuni dei qualireduci da incarichi di grande rilievo e re-sponsabilità, ai sottufficiali, vere colonneportanti di comandi e reparti, ai militari ditruppa, indispensabili in qualsiasi attivitàoperativa. Si tratta di persone preparate, ca-paci, animate da seria volontà realizzatrice eche portano ancora nel proprio cuore la di-visa e tutto quello che essa rappresenta; neè testimone il fatto che molti costituisconoun bacino di volontari, cui spesso attingonole Associazioni per la propria gestione.È veramente un gran peccato lasciare inope-roso un così grande e qualificato potenzialeumano. Le attività che questa risorsa umana,morale e culturale potrebbe svolgere, incollaborazione con le istituzioni militari o,

eccezionalmente, in loro sostituzione, inquesto specifico settore, sono diverse.Quelle più significative riguardano: la costi-tuzione di specifici centri di studio, l’inse-gnamento della storia in generale e di quel-la di ciascun reparto in particolare, la realiz-zazione di “sale ricordi”, ove possibile, con ilcompito, tra l’altro, di far conoscere ai gio-vani, con conferenze, incontri, mostre, ecc.,queste realtà militari e quello che esse han-no rappresentato e rappresentano nell’am-bito della società.La realizzazione di questa collaborazionetra associazioni d’Arma e Forze Armate nonsembra estremamente complicata. Si trattadi stipulare specifiche convenzioni. Natu-ralmente il ministero della Difesa deveemanare le opportune direttive e le Asso-ciazioni interessate devono provvedere adadeguare gli Statuti. Le Forze Armate sonocambiate, mentre si ha l’impressione che,nella sostanza, siano rimasti immutati i rap-porti con le Associazioni d’Arma. È forse ar-rivato il momento di cambiare, alla base,questi rapporti. Bisogna, in ultima analisi, vitalizzare le fun-zioni delle Associazioni d’Arma, attribuen-do loro nuovi compiti finalizzati alla colla-borazione con gli enti istituzionali, special-mente in un momento in cui scarseggianole risorse umane e, soprattutto, quelle eco-nomiche.Non più, quindi, associazioni finalizzate es-senzialmente alla custodia delle tradizioni edegli ideali della propria Forza Armata, armao specialità, ma anche e soprattutto arteficidella formazione culturale degli uomini indivisa. Forza attiva per i complessi in armi. Insintesi rendiamo operativo il concetto, dicui molti sono fermamente convinti e cioè:le Associazioni d’Arma sono una risorsa enon un peso per le istituzioni militari.

Gen. D. (ris.) Antonino MozzicatoCon la collaborazione

del gen. B. (aus.) Nicola Tauro

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lenzio” che hanno chiuso la cerimonia.Sono seguite la visita al piccolo museoallestito all’ingresso del cimitero e la ce-lebrazione della Messa nella chiesa diMilovice. Al termine, alla Casa del popo-lo è stato servito il pranzo durante il qua-le sono stati scambiati vari doni in un cli-ma di amicizia.

Il cimitero di Milovice, nei pressi diPraga, è stato teatro anche quest’an-no di una cerimonia densa di emo-

zioni nel ricordo dei 5.276 connazionaliinternati deceduti durante la primaguerra mondiale. È stata una cerimoniamolto semplice, con la deposizione del-le corone alla presenza dell’ambasciato-re italiano a Praga  Pasquale D’Avino, delten. col. Romeo Tomassetti delle ForzeNato, esponenti militari delle forze ar-mate della Repubblica Ceca, religiosidella chiesa cattolica e ortodossa, redu-ci boemi, il sindaco di Milovice con mol-ti suoi concittadini e, a sorpresa, ancheuna folta rappresentanza di italiani resi-denti a Praga.La delegazione italiana era formata dalvice presidente vicario della sezione diBelluno Angelo Dal Borgo e dai consi-glieri sezionali Parissenti, De Pra e Reoloncon il vessillo; dai gruppi ANA di BellunoCentro, Canale d’Agordo, Frassenè Agor-dino, Cavarzano Oltrardo, Tambre, Bor-soi, Spert, Farra e Puos d’Alpago con i ga-gliardetti e i gonfaloni di questi due co-muni dell’Alpago.La delegazione di Conegliano, con il gon-falone del Comune, era guidata dal presi-dente onorario Lino Chies con il vessillosezionale e rappresentanze con gagliar-detti dei gruppi di Ogliano, San Fior,Gaiarine e San Vendemiano, mentre unadelegazione del gruppo ANA di Cison diValmarino era presente con lo stendar-do  dei famigliari dei Caduti alpini del“Bosco delle Penne Mozze”.Nella trasferta si erano uniti agli alpini ifamigliari di Rocco Melideo, soldato del17° Reggimento fanteria, nato a Chieti  il16 gennaio 1885, fatto prigioniero il 28ottobre 1917 e deceduto per malattiaproprio nel campo di Milovice il 15 mar-zo 1918, dove riposa in una fossa comunesegnata dal numero 2658. Con l’occasio-ne i suoi nipoti hanno potuto ricongiun-gere le ceneri del nonno e della sua spo-sa dopo oltre 90 anni e lunghe ricerche.Momenti di viva commozione sono stativissuti al suono degli inni nazionali boe-mo e italiano, alla recita della “Preghieradell’Alpino” da parte del ten. col. Tomas-setti e all’echeggiare delle note del “Si-

L’omaggio ai Caduti italianinel cimitero cèco di Milovice

Nelle foto due momenti della cerimonia: la deposizione della corona, portata da Dal Borgo e Chies e la Messa in suffragio dei Caduti.

Nel tardo pomeriggio una visita alla cittàdi Praga e all’indomani il lungo viaggio diritorno verso l’Italia. “Stanchi - hanno di-chiarato i due organizzatori Dal Borgo eChies - ma felici di aver onorato i nostrimilitari che riposano lontano dalla loroterra e che non sono e non saranno maidimenticati”. �

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Maria, una signora slovacca sposatacon un nostro connazionale, è

protagonista di una storia commovente,frutto di fatalità e coincidenze. Iniziatatanti anni fa e ci conduce nel cuore delBelpaese, a Monte Cassino...

*Nell’agosto 1989 Maria aveva dodici annie con i familiari passò un periodo di va-canza a Štrba, nei Monti Tatra, la catenamontuosa al confine tra Slovacchia e Po-lonia. Prima di partire per la villeggiatura,un’anziana zia della madre chiese un fa-vore alla famiglia: andare a visitare latomba di un cognato, Caduto nel 1944 inuno scontro con l’esercito tedesco. Poi-ché erano passati molti anni, serpeggiavaun certo scetticismo: avrebbero trovatoancora una tomba? Giunti al cimitero,con grande sorpresa trovarono la tombaben curata e con fiori freschi. Da lì a po-co una vecchietta si avvicinò a loro e co-minciò un commovente racconto. Du-

Fiori a un Caduto in Slovacchiaper il fratello morto a Cassino

rante la seconda guerra mondiale aveva tro-vato il ragazzo ucciso in un campo, colpitoda una raffica di mitra. Con grande umanitàsi era quindi occupata della sepoltura e del-le spese di mantenimento della tomba. Passarono gli anni e nel 2008 Maria, il mari-to e il figlio decisero di tornare, per le festedi Natale, sui monti Tatra. Ironia del desti-no, trovarono una pensione nello stessopaesino che era vicino al cimitero: non po-teva quindi non riaffiorare alla memoriaquella storia di tanti anni prima.Presa dalla curiosità, Maria con il marito sirecò di nuovo al camposanto. Come tantianni prima, accadde qualcosa di strano: latomba era ancora ben curata, in ordine epulita dalla neve.Chi si occupava ancora di quella tomba?Data l’età, la vecchietta era sicuramentemorta. Si avvicinò una signora, sulla sessan-tina, chiedendo se fossero parenti del ra-gazzo ucciso. Maria raccontò dell’incontrodi molti anni prima in quel luogo e scoprì

che la signora con cui parlava era la figliadella vecchietta, ormai scomparsa.Una domanda sorse spontanea: perchémadre e figlia si occupano da così tantianni della tomba di uno sconosciuto? Lasignora raccontò che il fratello di suamadre morì in Italia durante le battagliedi Monte Cassino. Negli anni, non poten-do piangere su nessuna tomba, i fami-gliari si sono allora occupati della tombadel soldato sconosciuto, sperando chequalcuno faccia lo stesso con il loro ca-ro: il suo nome è Michal Pletenik, com-batteva contro l’esercito tedesco e pro-babilmente fu sepolto in uno dei cimite-ri di Cassino.

*Maria ha raccontato questa storia all’al-pino Riccardo Fagotti della sezione diValdagno, che chiede una mano per ave-re informazioni sul caduto polacco Mi-chal Pletenik: “Sarebbe veramente unagioia per me - ci scrive Fagotti - portarea questa signora una prova che il suo ca-ro riposa in pace in terra italiana, nel ri-spetto di chi è Caduto, da una parte odall’altra”.Contattare la sig.ra Maria 349.6964039. �

COME ERAVAMO

Una foto ingiallita dal tempo, ragazzi poco più che ventenni che la guer-ra ha invecchiato anzitempo: sono sei alpini della 42ª batteria del 1° reg-

gimento artiglieria da montagna dopo 22 mesi di zona di guerra, quindici deiquali al fronte. La foto, scattata il 13 settembre del 1917, è di Michele Pellegri-no, del gruppo di Cortemilia (sezione di Mondovì) e ritrae suo padre Giovan-ni, (in piedi, il secondo da destra) che combatté sull’altopiano di Asiago. Og-gi non a caso vogliamo ricordare questi nostri Padri che seppero fare sacrifi-ci immani per l’Italia e viene da chiederci cosa potremmo fare noi, oggi… �

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Polonia e da qui mar-ciarono fino all’aero-porto di Kiev. Furonouniti ad altri 40mila pri-gionieri, affamati e ge-lati perché impreparatial rigido inverno russo.Dopo qualche tempoAgostino con altri6.000 prigionieri fu am-massato nei treni diret-ti a Cernikov. Nel cam-po, la notte si dormivaper terra, uno accanto

all’altro per sentire meno freddo, tra laneve alta e le case distrutte dalle bom-be. Dopo qualche tempo un’ispezionedella Croce Rossa vide come si viveva eordinò ai russi di costruire delle barac-che con dei letti a castello e di garantiredel sapone per pulirsi: era la prima volta,dopo un anno, che poterono lavarsi! Il cibo era appena sufficiente per starein piedi. Lavoravano 11 ore al giorno nel-le campagne e nei fiumi, dove recupera-vano tronchi d’albero. La sera erano tut-ti bagnati e non avevano la possibilità diasciugarsi o di riscaldarsi. In molti nonce la fecero e morirono. La prigionia durò tre lunghi anni. Poi il 28ottobre 1945 portarono i prigionieri allastazione e dissero che la prossima desti-nazione sarebbe stata l’Italia! Il 14 no-vembre 1945 il treno giunse al Brennero.Erano rimasti in trecento. Fu un arrivo commovente. Trovaronotante famiglie con le foto dei loro cariche imploravano i reduci di guardarle edir loro se li avevano visti. Il treno raggiunse quindi Verona. Qui ireduci si lavarono e indossarono dei ve-stiti puliti: avevano gli stessi abiti da ol-tre 3 anni!Quando Agostino fu prossimo al suopaese, Conegliano, i famigliari avvisatidell’arrivo gli inviarono un cavallo. Avvi-cinandosi al paese sentiva le campanesuonare e tutti che gridavano: “È arrivatoil primo dalla Russia!”. Agostino aveva lascabbia ed era pieno di pidocchi, ma ful’unico a tornare vivo tra i compaesanifatti prigionieri in guerra.

*Dal 1960 è emigrato in Australia, vicino aGriffith, e da subito ha iniziato a raduna-re attorno a sé qualche alpino per for-mare le prime Sezioni e i Gruppi alpininel continente. �

La storia del solda-to Agostino Peru-ch, iniziò nel 1936,

quando partì per laguerra d’Abissinia con il7° Alpini. Poco prima dilasciare l’Italia avevaottenuto la patente diguida per cui, una voltagiunto in Africa, gli fuordinato di guidare gliautocarri blindati lun-go la ferrovia AddisAbeba-Gibuti. Le con-dizioni igieniche e sanitarie non eranodelle migliori, tanto che nel gennaio1939 fu rimpatriato per aver contratto lamalaria. Fu ricoverato all’ospedale dellaMaddalena, a Napoli, dove rimase persei mesi, più altri tre mesi di convale-scenza nell’ospedale di Padova. Nel 1940, accertato “sano di salute”,Agostino fu richiamato alle armi e invia-to prima sul fronte jugoslavo e poi suquello albanese, dove rimase fino al1943. Durante una licenza di tre settima-ne, sposò la fidanzata, Maria. Dopo l’8 settembre 1943, il suo reggi-mento, comandato dal capitano Mosco-ni, si rifugiò sulle montagne albanesi. Mai tedeschi li catturarono, uccisero gli uf-ficiali e misero gli alpini a scavare trin-cee anti-carroarmato. Con l’intensificar-si dei combattimenti sul fronte orienta-le, il reggimento tedesco fu trasferito sulfronte russo e i prigionieri italiani furonocostretti a seguirli. Il nuovo compito per Agostino e i com-pagni prigionieri era in prima linea, dinotte, a scavare trincee. Dov’erano, sen-tivano i russi da dietro le loro linee cheli invitavano, con il megafono, ad abban-donare i tedeschi, e a raggiungerli, per-ché loro sì che erano “fratelli degli ita-liani”!La situazione sul fronte russo era dispe-rata: c’erano accerchiamenti, moltissimimorti e si pativa un gran freddo. CosìAgostino decise di fuggire con un grup-po di prigionieri. Durante una battagliaconcitata scapparono nel bosco, dovesapevano di trovare le avanguardie rus-se. Rimasero alla macchia, ma la fameera un’atroce nemica. Si avvicinaronoquindi alle case russe, sperando di trova-re un minimo di conforto. Una donna lisfamò, ma poco dopo furono catturatidai russi e furono inviati prigionieri in

I nove anni di guerra di Agostino Peruch

Un’immagine d’archivio di Agostino,nel giorno del suo 94° compleanno.

IN BREVEUN GRAZIE AGLI ALPINI DI ZIANO DI FIEMMEMarino e Lina Guarnieri, genitori di Walter, un ragaz-zo disabile, ci scrivono per ringraziare gli alpini delgruppo di Ziano di Fiemme, sezione di Trento, chetanto fanno per il loro figliolo, accolto nel Gruppocon affetto e invitato a tutte le manifestazioni.

PER 50 ANNI ALFIERE DELLA SEZIONE DI VICENZA Giuseppe Carli, quifotografato con ilpresidente dellasezione ANA di Vi-cenza GiuseppeGalvanin, ha rice-vuto un riconosci-mento per la sualunghissima militanza – 50 anni consecutivi – co-me alfiere della Sezione.

LA CUCINA DA CAMPO DI MASSA CARRARA Nei giorni 25 e 26 ottobre Toscana e Liguria sonostate interessate da una devastante alluvione. Ilgiornale informativo del Comune di Massa Carrara“Agorà” ci segnala l’opera della sezione ANA diMassa Carrara che, in poche ore, ha allestito adAulla una cucina da campo in grado di erogare piùdi cento pasti caldi al giorno.

IN VISITA AL “SENTIERO DEL SILENZIO” Gli alpini del gruppo di Molvena, sezione di Maro-stica, hanno accompagnato gli alunni delle classiquarta e quinta elementare di Molvena e le loro in-segnanti a visitare il “Sentiero del silenzio, portadella memoria” a Gallio-Campo Muletto. È questouno dei luoghi che hanno visto alcune delle più du-re battaglie della Grande Guerra, un vero e propriomuseo all’aperto: visitandolo, i ragazzi vengonoeducati a ricordare e rispettare il patrimonio diesperienza di chi li ha preceduti, indispensabile percostruire la pace.

IL CORO ANA ROMA... A SCUOLAIl coro ANA Roma ha cantato insieme ai 110 alunnidella scuola elementare Angelo Celli di Roma in oc-casione dei festeggiamenti per il 150° dell’Unità d’I-talia. Si è cominciato con l’alzabandiera, l’Inno na-zionale, canti della tradizione eseguiti con i bambi-ni, per finire con cante tipicamente alpine eseguitedal solo coro. Ai piccoli è molto piaciuto tanto chehanno scritto una articolo sul loro giornalino.

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IN BREVE

LA NUOVA BAITA DI ODERZOUn momento della cerimonia di inaugurazione dellanuova sede del gruppo di Oderzo, sezione di Treviso,alla presenza del vessillo sezionale, del presidenteLuigi Casagrande e del sindaco Pietro Dalla Libera.

CONSEGNATI I PIASTRINI A PALAZZO MARINOIl sindaco di Milano Giuliano Pisapia ha consegna-to ai famigliari i piastrini identificativi di due sol-dati scomparsi durante la Campagna di Russia, ri-trovati a Miciurinsk dall’alpino Antonio Respighi.Sono i piastrini di Pierino Macassoli del 3° rgt. ber-saglieri, 3ª Divisione Celere “Duca d’Aosta” e delcaporale Mario Mannelli del 37° rgt., 3ª Divisionefanteria “Ravenna”.

CITTADINANZA ONORARIA AL GEN. GRAZIANOAlla presenza diautorità religiose,civili e militari, ilsindaco di Villa-nova d’Asti haconsegnato la cit-tadinanza onora-ria al neo capo diStato Maggioredell’Esercito gen.C.A. Claudio Gra-ziano. Erano presenti i vessilli delle sezioni di Torinoe Asti con i rispettivi presidenti e un buon numero dialpini.

UN ONORE SUONARE PER GLI ALPINIFoto ricordo per il complesso musicale di SantoStefano d’Aveto (Genova), diretto dal maestro Pao-lo Mazza, che ha accompagnato con entusiasmo al-l’Adunata di Torino gli alpini del Gruppo locale.

in piazza del Municipio, ore 19.30 inaugu-razione mostra sulla storia del battaglio-ne Gemona presso il Palazzo Elti in via Bi-ni (aperta sabato e domenica dalle 9). Sabato 14 aprile: ore 8.30 alzabandiera inpiazza del Ferro, nella mattinata arrampi-cate sportive con gli alunni delle scuolemedie, ore 10.30 deposizione corona inricordo dei Caduti del terremoto pressoil monumento della Julia, ore 11.30 depo-sizione corona sul Monte Muris di Rago-gna in ricordo dei Caduti del Galilea, ore16 ricollocazione del cippo dedicato albattaglione Gemona presso la chiesadella Madonna delle Grazie in via Cane-va, ore 17 concerto di fanfare alpine sulsagrato del Duomo, ore 20.30 serata distoria e memorie sul battaglione Gemo-na con immagini e ricordi al Cinema Tea-tro Sociale. Domenica 15 aprile: ore 9.45 ammassa-mento e alzabandiera in Piazza del Ferroe discorsi ufficiali, ore 10.30 Messa inDuomo, ore 11.45 sfilata per le vie cittadi-ne, ore 12.30 rancio alpino in piazza delFerro, ore 17 ammainabandiera. Dalle 8alle 14 sotto la Loggia del Municipio saràattivo il servizio filatelico temporaneocon annullo speciale e medaglia comme-morativa.Per informazioni: sede ANA Gemona,via Scugjelars, 3 – 33013 Gemona delFriuli (Udine); tel. e fax: 0432/981216,e-mail: [email protected]; sito web:www.anagemona.it; coordinatore delraduno, cell. 347-4809887. �

Il btg. Gemona della brigata Julia - co-stituito nel 1887 a Gemona del Friuli,dove ebbe sede per circa 40 anni - è

stato sciolto il 14 ottobre 2006. Per ricor-dare e tramandare la memoria di questaUnità e delle sue compagnie fucilieri - la69ª "Gamei", la 70ª "Loufs", la 71ª "Mata-rans", la 155ª "La Pesante" e la CompagniaComando e Servizi - è stata costituitauna associazione. Nella guerra 1915-’18 combatté con l’8°Alpini e nella seconda guerra mondiale,inquadrato nella Divisione Julia, parte-cipò alle Campagne di Grecia e Russia.Sciolto dopo l’8 settembre 1943, fu rico-stituito nel 1956. Nel 1975 il "Gemona"passò alle dipendenze della brigata Julia.Nel 1976 partecipò alle operazioni disoccorso alle popolazioni friulane colpi-te dal terremoto e in seguito alle opera-zioni “Vespri siciliani” in Sicilia, “Albatros”in Mozambico e a quella di mantenimen-to della pace in Bosnia.

PROGRAMMA DI MASSIMAVenerdì 13 aprile: ore 19, alzabandiera edeposizione corona in memoria dei Ca-duti del Gemona presso il monumento

A Gemona: raduno del btg. e festa sezionale

Raduno dei volontari di Rossoschil 22 aprile a Fiume Veneto

Nel 1992 gli alpini diedero vita ad un grande progetto di solidarietà a Ros-sosch con l’Operazione sorriso che in poco più di un anno si concluse conla costruzione dell’asilo per i bambini russi. Al progetto lavorarono con

entusiasmo circa 700 penne nere.Il prossimo 22 aprile, a vent’anni dall’inizio dei lavori, i volontari si raduneranno aFiume Veneto (Pordenone). Il programma prevede alle ore 10 il ritrovo dei parte-cipanti presso la sede del gruppo ANA di Fiume Veneto (in via Trento 67); ore 11 al-zabandiera; a seguire omaggio floreale al monumento all’Alpino, Messa, discorsiufficiali; ore 12,30 rancio alpino e saluti di commiato.Per ulteriori informazioni contattare Giovanni Francescutti, cell. 347-7112845,[email protected]

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nale Luigi Casagrande e del capogruppodi Arcade Cecconato (oltre a una letteradel presidente della Regione VenetoZaia), sono state lette le motivazioni deipremi. Segnalati i racconti di Roberto Cipolatodi Funo di Argelato (Bologna), KatiaTormen di Trichiana (Belluno), PaoloVolpato di Roma, Angelo F. Paloschi diMestre (Venezia), Luigino Bravin diConegliano (Treviso), Aurora Cantini diNembro (Bergamo) e Annamaria Granatodi Firenze. Premiati speciali sono stati: LucianoRossi di Brugherio (Monza e Brianza) cheha vinto il trofeo “Ugo Bettiol” per unracconto di particolare attualità, e ValterFerrari di Tortona (Alessandria) che havinto la Rosa d’Argento “Manilla Bosi:sposa, madre e sorella di alpini”, per unracconto che ha come protagonista unadonna.I tre lavori vincitori sono: 3° classificato“Il respiro del vento” di Maricla Di Dio, diCalascibetta (Enna), al 2° posto “Chiusa laporta”, di Rita Mazzon di Padova, alprimo posto “Il sasso nel bicchiere”, diMichele Piccolino di Ausonia. A tutti èstata consegnata una targa, un trofeo in

AD ARCADE (TREVISO) LA CERIMONIA DELLA PREMIAZIONE DELLA 17ª EDIZIONE DEL CONCORSO LETTERARIO

Nella palestra del Comune di Ar-cade, come da tradizione, si èsvolta la premiazione della 17ª

edizione di “Parole attorno al fuoco”, ilpremio nazionale per un racconto sullamontagna, organizzato dalla sezioneANA di Treviso e dal gruppo di Arcade,con il patrocinio del ministero per i benie le attività culturali, dell’ANA nazionale,della Regione Veneto, della Provincia diTreviso, dei Comuni di Arcade e Treviso.Racconti attorno al focolare: come ilfamoso “Panevin di Arcade”, bruciato perpropiziare un buon 2012. Racconti sultema “genti, soldati e amanti della mon-tagna: storie e problemi di ieri e di oggi”,cioè un tema libero, ma centrato soprat-tutto sulla montagna e le sue possibilitàdi avventura, con le sue storie felici e tri-sti. Racconti come quelli che 52 autorihanno saputo raccontare e che sonostati valutati attentamente da una giuriadi persone d’esperienza e grande capa-cità critica, in primis il presidente, loscrittore e giornalista Giovanni Lugaresi,amico degli alpini, a cui il consiglierenazionale Nino Geronazzo ha indirizzatoparole d’affetto e ammirazione. Un premio letterario che si è dipanatocome continuazione naturale delle cele-brazioni nazionali per il 150° anniversariodell’Unità d’Italia.Lo stesso Lugaresi, nel suo breve discor-so di apertura, ha dichiarato: “La coralitàdi una partecipazione che va dalle Alpial Meridione rappresenta in ultima anali-si l’unità della Nazione. E il fatto stessoche a vincere il premio sia un autore danoi lontano nello spazio, ma non nellospirito, avendo egli preso in considera-zione la sciagura del Vajont, avvalora,conferma questa ipotesi”.Parole che trovano conferma nell’allocu-zione del consigliere Geronazzo e delvincitore Michele Piccolino di Ausonia(Frosinone). Prima e al termine della ceri-monia di premiazione il coro ANA diOderzo ha eseguito alcune cante alpine,con in apertura l’Inno nazionale cantatoda tutta la platea.Dopo i discorsi del sindaco di Arcade,del vice presidente della Provincia diTreviso Floriano, del consigliere naziona-le Nino Geronazzo, del presidente sezio-

“Parole attorno al fuoco” che vincono

La premiazione del primo classificato Michele Piccolino di Ausonia. Da sinistra: il consiglierenazionale Nino Geronazzo, il vice presidente della Provincia Zambon, il sindaco di Arcade Presti, il vincitore Michele Piccolino e il presidente della Giuria Giovanni Lugaresi.

cristallo e un assegno, metà del quale,come da regolamento, da destinare inbeneficenza. Al termine tutti i premiati e segnalatisono stati accompagnati dagli alpininella piazza del paese per partecipare alrito del “Panevin”, nella speranza che l’an-no appena iniziato porti veramente con-cordia, unità e maggior fortuna di quelloappena concluso. �

La seconda classificata, Rita Mazzon, di Padova,premiata dal presidente sezionale Luigi Casagrande.

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PERSONAGGI

no al 4.000 a.C., raffinati rasoi inglesi diSheffield e il primo rasoio di sicurezzabrevettato negli Stati Uniti nel 1880, finoai moderni “usa e getta”. Dimostrazione,questi ultimi, della fretta dell’uomo chenon ha più il culto del radersi ogni matti-na come l’aveva, per esempio, GabrieleD’Annunzio, che usava un ricercatissimorasoio del 1929 a cinque lame, finementecesellato, contenuto in un astuccio al-trettanto istoriato in perfetto stile Li-berty.

Collezionismo, che passione. Ce n’èper tutti i gusti, ma Franco Lorenzine ha trovato uno davvero parti-

colare: colleziona da oltre sessant’annirasoi e lame da barba e baffi. E quando,intorno al 1996, ha capito che gli servivaspazio per contenere le migliaia di pezziraccolti ha allestito un vero e propriomuseo nell’edificio che ospita il suo sto-rico negozio in via Montenapoleone 9, aMilano.Quella dei Lorenzi è una dinastia che ri-sale al ’500, originaria della val Rendena,in quel “Paese tra i mondi” che era consi-derato il Sudtirolo. Durante la GrandeGuerra il padre di Lorenzi, Giovanni, ven-ne arruolato assieme al fratello Olimpionell’esercito austriaco ed entrambi furo-no inviati come Alpenjäger in Galizia, acombattere per l’imperatore. La storia renderà giustizia dell’italianitàdella famiglia, perché il fratello minore,Battista, che nel 1914 aveva appena ottoanni, riceverà la cartolina d’arruolamentodall’esercito italiano e diventerà il primoalpino della casata. Sarà Giovanni adaprire il negozio in via Montenapoleonealla fine della seconda guerra, aiutato dalfiglio Franco che potrà alimentare la suapassione di collezionista.Dire rasoi è riduttivo, perché negli attua-li 4070 pezzi raccolti c’è molto di più. In-tanto la collezione ha reperti antichissi-mi, lame di selce e di ossidiana usate perfrecce e coltelli che sono testimonianzedella preistoria, reperti egizi che risalgo-

Franco Lorenzi e il suo museo unico al mondo

Un “pezzo”particolarmenteinteressante: ilrasoio a cinquelame usato daGabrieleD’Annunzio.

Franco Lorenzi, con la teca in cui conserva lemedaglie delle Adunate nazionali alle quali hapartecipato.

Ovviamente, intorno a questo universoproveniente da cinque continenti, c’ètanto altro. Per esempio un esercito diaffilalame, macchinette di precisione -che sono spesso un sofisticato capola-voro di ingegneria - e tutto quanto con-cerne il rito della rasatura e della cura deibaffi. E poi accessori, prototipi, disegni diprogetti che forniscono una particolarechiave di lettura delle abitudini dell’uo-mo lungo il corso dei secoli, della lorofantasia, del loro lavoro e della loro stes-sa condizione sociale.Così, fra la cura del suo negozio e unacantata, Lorenzi ha modo di incrementa-re la sua raccolta che è costantementeincompiuta. Abbiamo detto cantata? Sì,perché Lorenzi canta nel Coro della se-zione di Milano, come “basso”, da bensessant’anni. E non lo disturba essere ilpiù vecchio del coro al quale dà una no-ta di folclore con la sua barba folta e lun-ga, una sorta di controsenso che rispec-chia la sua personalità rivoluzionaria.Ovviamente, il canto è la seconda pas-sione di questo che resta soprattutto unalpino, dal tono imperioso e i tratti deci-si da buon caporale maggiore istruttore,come se fosse ancora negli anni 1953/’54a Merano, con le reclute. S’infiammaquando parla delle 57 medaglie delle al-trettante Adunate alle quali ha parteci-pato, delle centinaia di concerti eseguiti,della storia del coro in cinque volumiche conserva con scrupolo, dei libri cheha scritto sulle lame e i coltelli. Un alpi-no eclettico, dunque, e una collezioneunica al mondo fortunatamente aperta atutti, gratuitamente. Forse è per questoche non è molto conosciuta, soprattuttodalle cosiddette autorità preposte allacura della tradizione. Dovresti far pagareil biglietto d’ingresso, caro Lorenzi, allorasì che arriverebbero i visitatori! �

Uno scorcio del museo in via Montenapoleone, a Milano.

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I NOSTRI MUSEI

Il “Museo degli Alpini” inaugurato dal-la sezione di Genova nella sede delgruppo di Savignone, è certamente

uno dei più completi (anche se un museoè in continuo divenire) della nostra Asso-ciazione. Nacque da un’idea di un grandeamico degli alpini, Delfo Pieramati, che incollaborazione con l’alpino Alberto Via-nello, entrambi collezionisti, approntòuna mostra sulle Truppe alpine e sull’As-sociazione in occasione della festa sezio-nale del 1992 che si tenne a Savignone.Quando venne a mancare Pieramati, la fa-miglia donò alla Sezione la sua collezionedi distintivi. Fu allora che una commissio-ne, appositamente costituita, cominciòad occuparsi della creazione di un museo,che andò arricchendosi nel corso deltempo. Il problema della sede venne ri-solto utilizzando alcune sale messe a di-sposizione dal gruppo di Savignone, inte-grate da altre messe poi a disposizionedall’amministrazione comunale. In brevela valenza storica del museo venne rico-nosciuta anche dalla Provincia, dalla Re-gione – che lo catalogò come “museostorico-documentaristico” - e dalle altreistituzioni locali. Nel 2003, i locali sonostati ristrutturati e ampliati, grazie allacollaborazione del Comune di Savignonee degli alpini dei gruppi di Valbrevenna ePieve Ligure-Sori. Oggi completano il mu-

A Savignone, non solo museo

seo - diviso in sette settori espositivi -una biblioteca, una mostra di disegni euna mostra (itinerante) di fotografie. Par-ticolarmente interessante è il rapportocon le scuole elementari e medie: l’annoscorso i visitatori sono stati un migliaio.Sala del Tricolore: comprende la storiadella nostra Bandiera, manichini di divised’epoca e le foto delle 12 Medaglie d’Orodella Sezione.

GENOVA

Sala dei combattenti: con la Bandiera del1927 dell’Associazione Nazionale Com-battenti di Savignone, foto di alpini dellavalle Scrivia e una tavola del Bollettinodella Vittoria 1918.Sala padre Basilio Schenone: dedicata al-l’omonimo tenente cappellano, M.A.V.M.Integrano la sala numerose cartoline ori-ginali dei reggimenti e dei battaglioni,dalla costituzione del Corpo ai nostrigiorni con molti, relativi, erinnofili (bollichiudilettera).Sala sergente magg. Emilio Lombardo: èun’altra Medaglia d’Argento al V.M., origi-nario di Savignone. Questa è anche la sa-la riunioni, adibita anche a cineteca, in cuisi possono visionare documenti storicisugli alpini.Salone Delfo Pieramati: dedicato all’ami-co degli alpini promotore del museo.Contiene giornali d’epoca, manichini, fo-to e reperti vari che costituiscono un per-corso storico dalla nascita degli alpini fi-no ai nostri giorni.Salone Divisione Cuneense: non potevacerto mancare, visto l’apporto dei tantiliguri nella “Divisione martire”. Contienemanufatti costruiti dagli alpini durante iperiodi di riposo e una parete allestitasulla Scuola Militare Alpina.Caposaldo Frabosa: l’interno di un capo-saldo del fronte russo, costruito contronchi di betulla spaccati a metà.Una nota a parte meritano le “Mostre iti-neranti”: una con un centinaio di grandifotografie, molte inedite, che si riferisonoa momenti della Grande Guerra ed unasulla storia del battaglione “Pieve di Te-co” e una seconda sulle Truppe alpine fi-no ai nostri giorni. �

Per informazioni rivolgersi all’ANA diGenova, “Museo degli Alpini”, Muradelle Cappuccine 33 – 16128 Genova -Tel. 010.587236; fax 010.5709480;mail: [email protected] Museo degli Alpini, via Alpino C. Ca-prile, 12 - 16010 Savignone (Ge); e-mail: [email protected] ; Mau-ro Timossi, ore pasti, tel. 010.936930cell. 333.4799471.Al Comune di Savignone, via Garibaldi, 2– 16010 Savignone (Ge) - tel. 010.9360103sig.ra Barbara Porcile, ore ufficio.

Uniformi storiche, in un contesto di foto e giornali d’epoca.

Immagini che riportano al Don: il caposaldo “Frabosa”.

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Gli elaborati in concorso alla 10ª edizione del premio letterario nazionale “Alpinisempre” di narrativa e ricerca scolastica sugli alpini, dovranno riguardare “la vi-ta, le attività, la cultura, il ruolo sociale, militare, umanitario, svolto dagli alpini

sia in pace sia in guerra, senza limitazioni di luogo e di tempo”. Il premio è organizzatodal gruppo di Ponzone (sezione di Acqui Terme), in collaborazione con l’amministrazio-ne comunale, la Comunità Montana Appennino Aleramico Obertengo, e ha il patroci-nio della Regione Piemonte e della Provincia di Alessandria. Si suddivide nelle sezioni:libro edito (pubblicazione avvenuta dopo il 1º gennaio 2006); tesi di laurea o dotto-rato (realizzate dopo il 1º gennaio 2006); ricerca scolastica originale (interviste, te-stimonianze, ricordi). Le opere dovranno pervenire entro il 31 maggio 2012 all’indiriz-zo: Gruppo Alpini di Ponzone segreteria premio Alpini sempre, c/o Sergio Zendale, viaCrispi 75 - 15010 Acqui Terme (AL). La premiazione avrà luogo domenica 21 ottobre2012, presso il Centro Culturale “La Società”, corso Acqui 3, a Ponzone.Il bando integrale del concorso è pubblicato su www.ana.it. Per informazioni contatta-re la segreteria del premio, tel. 0144/56763, e-mail: [email protected]

Premio “Alpini sempre”: gli elaborati entro maggio

Durante una ricerca di foto storiche ci siamo imbattuti in questa foto che strappaun sorriso e che consideriamo troppo bella per relegarla nell’archivio. Non sap-

piamo come siano andate le trattative degli alpini con il proprietario dell’osteria incui voleva entrare e dell’altro conducente, in coda. Ma la foto, che risale ai primi an-ni Sessanta, è indicativa dello stretto rapporto fra l’alpino e il mulo: un rapporto nonsempre facile anche se, alla fine, entrambi finivano per trovare un compromesso… �

SE ANCHE IL MULO HA SETE...

IN BREVE

IL TRAGUARDO DEL SECOLO PER PIETRO...Pietro Salvi, iscritto al gruppo di Sale, sezione diAlessandria, ha raggiunto il traguardo dei 100 anni.Alpino del btg. Pieve di Teco, combatté su tre fron-ti: nel 1935-’36 in Etiopia, nel 1940-’41 in Grecia enel 1942-’43 in Russia. Prigioniero dei tedeschiscampò alla deportazione in Germania. Nella fotoè con la moglie Giannina di 93 anni.

... E LE 90 PRIMAVERE DI FELICEFelice Flori, reduce di Russia, ha festeggiato il suo90° compleanno circondato dagli amici del gruppodi Treiso, sezione di Cuneo.

UN GADGET TRICOLOREL’alpino Carlo Pelizzoli, del gruppo di Telgate, sezionedi Bergamo, in occasione del 150° dell’Unità d’Italiaha realizzato un bellissimo gadget tricolore: tutte lenostre sezioni all’estero ne hanno ricevuto uno. Perinformazioni chiamare Pelizzoli, cell. 328-7194186.

I VECI DELLA FANFARA TRIDENTINANonostante gli ottant’anni, suonano nella fanfaraTridentina di Brescia. A riconoscimento dell’impe-gno assiduo a loro e al maestro Riccardo Zucchini èstata consegnata una targa. Nella foto, da sinistra:Giuliano Bonomi, consigliere sezionale di Brescia,Flavio Abrami presidente della fanfara, il direttoreZucchini, i veci Carlo Montini (gruppo di BagnoloMella), Bruno Panada (gruppo di Mazzano), LorenzoSoldati (gruppo di Bagnolo Mella) e Walter Smussi,consigliere sezionale e responsabile della fanfara.

L’alluvione a La Spezia: gratitudine agli alpini

Il 19 dicembre scorso la Provincia di La Spezia ha promosso nel capoluogo un incon-tro per ringraziare l’ANA e le altre associazioni di volontariato che hanno contribui-to ai soccorsi e al superamento dell’emergenza provocata dall’alluvione in Liguria e

in Toscana. Un ringraziamento ai volontari è stato inviato in sede nazionale anche dalpresidente della Regione Liguria Claudio Burlando, dal dirigente della P.C. Maria LuisaGallinotti e dall’assessore alla P.C. regionale Renata Briano. L’impegno della Protezionecivile dell’ANA si è concluso ufficialmente il 15 dicembre e ha visto la partecipazione di1.150 volontari alpini. �

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CORI E FANFARE

Rispetto per la natura, per le istitu-zioni, per le tradizioni è il leitmo-tiv dei canti proposti dal coro

ANA “Campo dei Fiori” del gruppo di Va-rese, nell’ambito di un progetto patroci-nato dal Comune, dalla Provincia di Vare-se e dalla Regione Lombardia riservato astudenti e docenti di varie scuole supe-riori. Il progetto ribadisce la necessità diconservare le tradizioni culturali alpinein un momento di espansione multietni-ca che tende a uniformare e cancellare leidentità locali.Anche il canto può infatti contribuire arecuperare testimonianze e memorie delterritorio cui apparteniamo, perché unuomo che non è legato alle sue tradizio-ni è come un albero senza radici. Il canto trasmette valori, comunica unospaccato della tradizione della monta-

Storia “cantata” nelle scuole a VareseCORO CAMPO DEI FIORI

gna e stimola ad una riflessione sullecondizioni di vita dei ragazzi che nel pas-sato hanno indossato la divisa durante lanaja in pace e in guerra.

Attenti e commossi gli studenti dei Liceidi Varese, non hanno esitato ad unirsi alcoro ANA nell’intonare l’Inno di Mamelia conclusione delle rappresentazioni. �

Un viaggio nelle comunità italianenel nord-est degli Stati Uniti haportato idealmente il coro “Bri-

gata Alpina Julia Congedati” sulla traver-sata intrapresa da una moltitudine di no-stri connazionali in terra americana incerca di lavoro e fortuna. È stata unatournèe all'insegna del desiderio di por-tare diapositive sonore di un’Italia di-stante ma non lontana, del folklore dellenostre campagne e delle nostre tradizio-ni, della storia degli alpini, che è culmi-nata nel 16° congresso intersezionale de-gli alpini del Nord America. Il cammino è partito dal “Venetian Club”di Detroit ed è proseguito in Ohio doveil coro ha presenziato all’apertura dell’“Italian American Heritage”, il mese deifesteggiamenti tra il Consolato d’Italia ela municipalità di Cleveland.La presenza di veci alpini negli Stati Uni-ti è minore rispetto al Canada, ma sia adAkron che a Washington è stato emozio-nante cantare per loro facendo riaffiora-re emozioni e ricordi di un’Italia ancoravicina.Presso la “Seven Dolores Church” di Phi-ladelphia, dopo il concerto molto ap-plaudito dalla platea, la comunità ha re-

Tournée “CantaMela New York 2011”CORO BAJ

so omaggio ai reduci, ormai andati avan-ti, della prima e della seconda guerramondiale.Infine, New York, dove nella metropoli èiniziato il 16° Congresso Intersezionaledegli alpini del Nord America, coordina-to da Luigi Covati, presidente della se-zione di New York. Poi giornata dedicataalle cerimonie, dove il coro BAJ ha ri-scosso un’ovazione eseguendo gli Inninazionali di Italia, Canada e USA. Il Con-

gresso ANA ha avuto il suo epilogo du-rante i festeggiamenti per il “ColumbusDay” a Manhattan: una sfilata lunghissi-ma con tutte le comunità italiane degliUSA, alla quale non potevano mancaregli alpini ed il coro BAJ.Sono stati dieci giorni intensi, pieni diemozioni, alpinità, italianità ritrovata ecuriosità degli americani affascinati dalcappello con la penna nera che noi por-tiamo. �

Coro BAJ Congedati mentre canta l'Inno nazionale americano al Congresso Intersezionale degli alpini del Nord America a New York.

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La nostra penna – Sez. FirenzeLARGO DEGLI ALPINI “Il gruppo di Palazzuolo sul Senio ha ospitato il raduno del-le sezioni di Firenze e Bolognese Romagnola, vicina di casa.Dopo il saluto del sindaco Cristian Menghetti nella sala con-siliare si è composto il corteo che ha reso omaggio al monu-mento ai Caduti (a suo tempo ristrutturato dagli alpini delGruppo), alla cappella votiva e al monumento dedicato aisoldati inglesi che liberarono il paese. Il punto focale dellamanifestazione è stata l’inaugurazione di uno spazio chel’amministrazione ha voluto intitolare “Largo degli Alpini” elo scoprimento di un pannello rappresentante momenti dinaja alpina, opera dell’alpino Carlo Cardelli”.

Quota zero – Sez. VeneziaCOME 90 ANNI FA“Come 90 anni fa, il treno commemorativo, allestito dal mi-nistero della Difesa e dalla Presidenza del Consiglio dei Mini-stri, dopo Aquileia è giunto a Venezia, fermandosi nella sta-zione di Santa Lucia. È stata la rievocazione dello storicoviaggio del feretro con la salma del Milite Ignoto che tran-sitò sostando in 120 Comuni, tra enormi ali di folla, prima diarrivare a Roma, dove il 4 novembre 1921, caricato su di un af-fusto di cannone, fu scortato al Vittoriale e vi fu tumulato.Racconta la vicenda il colonnello Lorenzo Cadeddu, autoredi “Alla ricerca del Milite Ignoto”: “L’idea di rendere onore aisoldati, a coloro che la guerra l’avevano fatta, patita e vintavenne al colonnello Giulio Douhet, nel 1920. Per la primavolta si onorava l’umile soldato…”.

Arpin dër pin, gr. Pino Torinese – Sez. TorinoIL NOSTRO CAPOGRUPPO“Nei primi di agosto Gastone ha lasciato la sua casa di Pinoper trasferirsi in una ridente località Monferrina, GabianoMonferrato. Certamente è una grossa perdita per noi: Ga-stone era il factotum, la mente che per vent’anni ha guidatoin maniera ineccepibile il nostro gruppo. Era anche il soste-gno morale, colui che con la sua esperienza ci dava la sicu-rezza di sapere a chi rivolgerci nel caso del bisogno, l’amicosempre pronto a confortare e aiutare senza secondi fini,senza ambiguità… Gabiano non è in capo al mondo. Qualcu-no di noi è già stato a fargli visita e altri lo faranno ancora,perché Gastone è pur sempre il nostro capogruppo onora-rio, la nostra memoria storica, un carissimo amico”.

Alpini in trasferta – Sez. canadesi e USAPERONA A NEW YORK“Il presidente Perona ha un modo tutto suo di parlare agli al-pini. Uno stile spontaneo, schietto, semplice. Forse è proprioper questo che quando parla, chi lo ascolta pende letteral-mente dalle sue labbra. Sa commuovere ed incoraggiare altempo stesso. Un momento ti fa venire un nodo alla gola edil momento dopo ti strappa l’applauso. Perché il suo discorsoè vero, come la vita. E la vita, si sa, è fatta di momenti dolci emomenti amari. Così è stato a New York, ancora una volta, inoccasione del XVI congresso degli alpini del Nord America.Senza perdere troppo tempo con inutili preamboli, Perona èandato dritto al punto. Il suo mandato si avvicina all’ultimoanno e siccome la matematica non è un’opinione, nel 2013,anno del prossimo congresso degli alpini del Nord America,lui non sarà più presidente. Questa è l’ultima volta. E lo dicecon un pizzico di amarezza usando una delle più alpine delleespressioni: “Sono pronto a mettere lo zaino a terra”.

Sfogliando i nostri giornali

Pino l’alpino d’oltremanica – Sez. Gran BretagnaLA VOCE DEL DIRETTORE“L’edizione di quest’anno, la settantesima del nostro giorna-le, è particolarmente voluminosa. Infatti, salvo errori, è la piùvoluminosa in senso assoluto dall’inizio delle pubblicazionitrentotto anni orsono: siamo arrivati a 48 pagine, contro le36/40 dei numeri precedenti. Abbiamo voluto dare risalto al150° anniversario dell’unificazione del nostro Paese ed è par-ticolarmente remunerativo che finalmente si siano fattiavanti altri collaboratori che hanno contribuito con interes-santi articoli. Ma trovo molto più gratificante notare, oltrealla quantità, l’ottima qualità e la varietà degli articoli che miauguro troverete di vostro gradimento. Come presidente disezione poi vorrei far notare che, per quanto riguarda la si-tuazione dei nostri soci, sia alpini che amici degli alpini, è ri-masta abbastanza stazionaria, ma con un’importante inco-raggiante eccezione: abbiamo iscritto un nuovo vecio, classe1916, che a settembre ha compiuto 95 anni. Finchè c’è vita c’èsperanza”.

Mondvì ardì – Sez. MondovìIL RIFUGIO SIMONETTI“Gli alpini monregalesi hanno costruito il rifugio alpino po-sto alla Colla della Novonera e intestato al gen. Simonettiche il gruppo di San Giovanni dei Govoni ha fortemente vo-luto e portato a termine grazie alla collaborazione del suogruppo di PC, dei suoi soci (signore comprese), al contributodi varie fondazioni bancarie, dalla Regione Piemonte, all’o-pera gratuita di liberi professionisti ed al beneplacito deicomuni di Roburent e Pamparato. La struttura iniziale andòdistrutta per gli eventi bellici 1940-45 e da allora è rimastaabbandonata fino al 1996 quando alcuni componenti delgruppo alpini di San Giovanni dei Govoni, guidati dal capo-gruppo Vanni Aimo, individuarono il rudere e decisero dirimboccarsi le maniche per creare un nuovo rifugio alpino. Il28 agosto alla presenza di centinaia di alpini ed escursionistisi è svolta la cerimonia inaugurale del taglio del nastro daparte del presidente nazionale Corrado Perona…”.

Fruzons di plume, gr. S. Giorgio di Nogaro – Sez. PalmanovaA FAR DEL BENE…“In occasione della rassegna corale “Una casa per Luca” abbiamo visto il vero volto della solidarietà. La buona partecipazionee l’ottima raccolta di fondi della serata ci hanno stupito. Inoltre il coro Ardito Desio della sezione di Palmanova ed il gruppocorale femminile Polivoice di Aquileia hanno deciso di devolvere il loro rimborso spese a favore di Luca. Ci fa piacere notarecome la solidarietà sia ancora un valore per molti. A fare del bene non si sbaglia mai”.

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I libri recensiti in questa rubrica si possono reperirepresso la Libreria Militare (via Morigi 15, angolo via Vigna, Milano; tel. 02-89010725)

punto vendita gestito da due alpini.

A CURA DELLA SEZIONE ANA VALLECAMONICAGUERRA BIANCA IN ADAMELLOImmagini del capitano Aldo VarennaPubblicato in occa-sione del 90° di fon-dazione della sezio-ne Vallecamonica,questo libro foto-grafico contiene piùdi cento bellissimeimmagini in biancoe nero, stampate in grande formato. Le scattò(per donarle poi alla sezione Vallecamonica) ilcapitano Aldo Varenna, classe 1891, comandan-te di una Compagnia di sciatori del btg. MonteMandrone durante la guerra bianca in Adamel-lo. Ferito durante un attacco sul ghiacciaio delPresena, fu insignito di Medaglia di Bronzo alValor Militare.Pagg. 70 con bella copertina cartonataeuro 15 più spese postaliPer l’acquisto rivolgersi alla sezione ANA Valle-camonica, Breno (BS) – tel. 0364-321783

ARDITI SUL GRAPPA

Salire sul Grappa neimomenti critici

della fine del 1917 edella prima metà del1918 sapendo di averepoche probabilità ditornare e vivere egual-mente la guerra con gliocchi incantati di unragazzo del ’99, arditoper scelta, è un’avven-tura da raccontare eper noi una lettura danon perdere. Nellanarrazione e nella ric-chissima documenta-zione fotografica del libro nulla traspare del climaeroico di quei tempi: si vive la guerra in ogni momen-to dello scorrere del tempo con la consapevolezzache bisogna combattere senza risparmiarsi se si vuolesalvare l’Italia. E il diario di Ermes accompagna il letto-re nei fatti d’arme più accaniti e gloriosi, che diederouna svolta alla Grande Guerra, con la semplicità di chinon mette in conto il sacrificio estremo quando deveaffrontare imprese estreme. Un bel volume, avvincen-te e ricco di umanità che fa venir voglia di tornare sulGrappa.

ERMES AURELIO ROSAARDITI SUL GRAPPAA cura di Ruggero Dal MolinPagg. 220 – euro 23Itinera Progetti Editore – Bassano del Grappatel. 0424-503467In vendita in tutte le librerie

ALPINI, STORIA E MITO

“Sui sentieri dellePenne Nere”,

chiarisce il sottotitolodi questo libro bello einteressante scritto daDiego Vaschetto, ungeologo dalla mul-tiforme attività di cul-tore dell’ambiente edella montagna. Inquest’opera troviamouna serie di itinerariverso i luoghi che furono teatri di epici scontri nellaGrande Guerra sul fronte alpino. C’è la storia delleTruppe alpine, delle loro divise, dei reggimenti e infi-ne la ricostruzione dei vari episodi bellici, dal monteVaccia alla Cengia Martini, al Cristallo, alle Tofane:dodici itinerari della memoria, che sono anche altret-tante escursioni. Il volume, ben costruito, si presentacon una gradevole veste grafica e per concezione,iconografia e cura, si differenzia da tanti altri portan-do una novità nel grande universo dell’editoria alpina.

DIEGO VASCHETTOALPINI, STORIA E MITOSui sentieri delle Penne Nere Pagg. 180 – euro 8,90 Edizioni del Capricorno - tel. [email protected]

LUCIA DANZOL’ULTIMO INVERNO DI GIOVANNI 1942-1943Lettere dal fronte russo di un soldato delle contrade valdagnesiL’autrice Lucia Danzo, ènipote di Giovanni To-sato, artigliere del grup-po Udine, mai tornatodalla Campagna di Rus-sia: i genitori e la sorella lo aspettarono per an-ni. Pubblica in questo libro le sue lettere dalfronte salvandole così dall’oblio e, con esse, isuoi ricordi di bambina. Pagg. 143 – euro 10Stampato dalla tipografia Danzo di Cornedo(Vicenza).Per l’acquisto rivolgersi alla sezione di Valdagnotel. 0445-480028 – [email protected] proventi del libro saranno devoluti al pro-getto “Una casa per Luca”

ARRIGO CURIELALBO D’ORO DEGLI ALPINILe Medaglie d’Oro dal 1895 al 1945 sintesiantologica di tutti i frontiIl libro di Curiel, purtrattando delle guerreche hanno funestato ilXX secolo, non è unvero e proprio testo distoria. Dà voce a que-gli uomini che, indos-sando l’uniforme alpi-na, hanno combattutoe sono morti per tenerfede a un giuramento.Pagg. 140 – euro 12Casa Editrice Kimerik – Patti (Messina)tel. 0941-21503 – www.kimerik.it

B I B L I O T E C A

ROBERTO BENSOALPIN FA GRADOStoria e memoria del gruppo alpini di Novi Ligure“M.O. ten. AldoZanotta”La storia del grup-po di Novi Ligure ela biografia delten. Aldo ZanottaMOVM, a cui è in-titolato.Non manca il ri-cordo degli alpini novesi caduti.Pagg. 267 – Offerta minima 12 euro.Per l’acquisto rivolgersi al gruppo di Novi Ligure tel. 0143-745979e-mail: [email protected] proventi del libro saranno destinati allepopolazioni colpite dalla recente alluvione.

ENRICO MOROE IL NAUFRAGAR M’È DOLCE IN QUESTI MONTIScorci delle Prealpi VicentineL’ingegner Moro è unsocio del gruppo di Ro-vigo, un ingegnere cheama la natura e la poe-sia. Questo libro non èil solito elenco di itinerari, ma la descrizione dipersone, animali, suoni, colori, pervasi da unapoesia che rende questi posti godimento perl’anima. Pagg. 133 - Prezzo a offerta libera.Per l’acquisto rivolgersi alle sezioni ANA di Pa-dova, tel. 049-603502, e-mail: [email protected] –di Vicenza, tel. 0444-926988,e-mail: [email protected] al gruppo ANA di Ro-vigo, contattando Roberto Giusberti: [email protected].

ALBERTO BURBELLOPAROLE DAL GRAPPAEpigrafia militare dal Brenta al Piave1915-1919Un lavoro impegnativo: la ri-cerca, scoperta e cataloga-zione di targhe, lapidi, graffi-ti lasciate dai soldati di en-trambi gli eserciti durante laprima guerra mondiale sulmassiccio del Grappa, costato all’autore ben 8anni di lavoro, con l’aiuto di numerosi volonta-ri. Il libro è bilingue (italiano e inglese), contie-ne 220 schede monografiche (la foto del re-perto con una piccola descrizione) e 250 foto-grafie storiche ed attuali.L’opera, pubblicata grazie ai finanziamenti delParlamento Europeo, non è più in vendita peresaurimento delle copie cartacee, ma può es-sere scaricata gratuitamente in formato PDF dalsito www.paroledalgrappa.it

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I N C O N T R I

Gli artiglieri del gruppo Pinerolo che hanno prestato servizio a Susa, Rivoli, Paularo e Tolmezzo si ritroveranno a Varazze il prossimo 19 marzo,dove sarà ricordato Delfino comandante della torpediniera che 70 anni fa soccorse gli alpini del Gemona, naufraghi del Galilea. ContattareFelice Vernazza, al nr. 331-3939827; e-mail: [email protected] oppure Luigi Bertino, al nr. 331-2300357.

I congedati del btg. Edolo durante la sfilata del 22° raduno a Pisogne(Brescia). Per partecipare al prossimo incontro che si svolgerà il 25marzo a Montichiari, contattare Giovanni Goffi, 0365-313557; oppu-re Pier Angelo Moleri, 332-470904.

Cinquantadue alpini del Comando Truppe Carnia (C.T.C.) si sono dati appuntamento a San Daniele delFriuli. Eccoli mentre posano per la foto ricordo.

Incontro pieno di emozione edi ricordi di naja tra Vittorio DiDaniel e Ferruccio Toffolon,entrambi classe 1931, che sisono ritrovati ad Aviano.Cinquantasette anni fa eranonel 3° da montagna.

Mauro Monti, Leonardo Bartolini,Leonardo Fagnoli, Lino Dall’Aglioe Otello Martelli, commilitonidella Cadore a Tai, classe 1941.

Alcuni commilitoni della 16ªcp. “La bella”, btg. Cividale aChiusaforte nel 1971. Sono, dasinistra, Rampazzo, Moro,Angotti, Facchin e Nobile.

Adriano Pescio del gruppo diGaglianico e Giovanni Pavia diAgliano Terme insieme dopooltre 50 anni. Nel 1958 erano allacaserma reggimentale di Torino.

Gli alpini del 7°, della 64ª cp., btg. Feltre, caserma Zannettelli, congedati nel 1963, durante il loro quintoincontro, dopo 48 anni a Grazzano Visconti (Piacenza). Con loro, nella foto, il vice comandante, ora gene-rale Giacomo Giannuzzi e i tenenti Gigi Bussolino e Zeno Migliavacca. Contattare Bruno Dalla Valle,0445-740788; e-mail: [email protected]

Mario Beltrame del gruppo diManzano (Udine), e FlorindoNoaro capogruppo di MonticelloConte Otto (Vicenza), entrambiclasse 1930, si sono incontratidopo 57 anni. Erano nell’8° Alpini,btg. Cividale, cp. comando e ser-vizi.

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I N C O N T R I

Alpini del btg. Bassano, classi 1937-38-39 e aggregati alle cp. 62ª e 129ª mortai, davanti al santuario della Madonna del Frassino a Peschiera delGarda. Per il prossimo raduno, previsto per il 21 aprile contattare Giovanni Battista Marconi, 348-4104316; oppure Angelo Desena, 329-4238273.

Alpini del 7°, btg. Val Cismon, 2°/’75, brg. Cadore, radunatisi a Pez diCesiomaggiore (BL), dopo 36 anni.

Incontro dopo 43 anni tra commilitoni delle salmerie del btg.Bassano che nel 1968 erano a San Candido. Contattare GiuseppeAllegri, 045-6550103; oppure Avogaro, 045-7613201.

Artiglieri della Tridentina, gr. Asiago negli anni 1967-68 si sono ritro-vati a Passo Fittanze Erbezzo (Verona).

Ritrovo a Belluno, a 10 anni del congedo dei VFA del 6°/2001 cheerano a Feltre con il 7° Alpini. Telefonare a Norbedo, 335-5792240;oppure a Moletta, 348-7945593.

Artiglieri della 41ª, 42ª e 43ª batteria, 6° da montagna, di nuovoinsieme a 45 anni dal congedo con l’allora capitano (ora generale)Agosto. Per contatti Emilio Giorgio Piotto, 0424-540084; oppureLuciano Pettenon, 0424-708372.

Ritrovo a 25anni dalcongedo aFontigo(Treviso). Sono gli alpinidel 6°/’85 che erano aChiusaforte(Udine) neglianni 1985-86.

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B E L L E F A M I G L I E A L P I N E

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Il capogruppo di Favaro (sezione di Biella) Maurilio CODA ZABETTAe la nipotina Chiara nel giorno del suo battesimo. Da sinistra, lo zioCorrado VALLIVERO, il padrino Luca Delpiano, gli amici DavideAntonelli, Daniele Coda Caseia, Luca Ramella Paia, il papà Davidee il prozio Umberto.

La piccola Linda in braccio a papà Mirko LIGHEZZOLO, cl. ’76, 7°Alpini. Da sinistra, nonno Enni SERMAN, cl. ’48, naja 2°/68 alla“Cadore”, gli zii Mirko BERNARDI, cl. ’69, naja a Pieve di Cadore,7°/88, e Flavio Lighezzolo, cl. ’66, 7° Alpini, il nonno paternoFernando, cl. ’37, 7° Alpini e zio Alberto Serman, cl. ’78, 16° rgt.“Belluno”. Sono iscritti al gruppo di Posina (sezione di Vicenza).

Dal gruppo di Andezeno (sezio-ne di Torino), l’alpino SimoneROC, la figlia Alessia, i nonniCarlo, iscritto al gruppo diChieri e, a destra, GiuseppeVIBERTI.

Nonno Marino ROIATTI tienein braccio, il giorno del battesi-mo il nipotino Tomas. Alle spal-le, da sinistra, papà Claudio, lozio Stefano (tutti del gruppo diZiracco, sezione di Cividale) e lozio Ezio ZANOR del gruppo diStregna.

Dal gruppo di Ardesio (sezione diBergamo) l’alpino SerafinoBIGONI, cl. ’33, sua moglie, ilfiglio Alberto, cl. ’86, il nipoteSalvatore NICOLETTA, cl. ’88 ei pronipoti.

I gemelli POVOLO: Victoria, Masha, Ashley, Marcus, Michael,venuti in Italia dal New Jersey (USA) per conoscere i parenti recoare-si. Nella foto sono con nonno Ferruccio e lo zio Carlo ALBIERO.

Il matrimonio a Taurano (Avellino) dell’alpino Angelo e di Carmela.Attorno agli sposi il cugino dello sposo, Carmeluzzo (ultimo adestra), padre Franco e gli amici alpini Usi, Gianpiero, e Roberto delgruppo di None (sezione di Pinerolo).

L’artigliere da montagnaGiuseppe BARCA, cl. 1923,Medaglia di Bronzo al V.M., con ilfiglio Giovanni, i generi MarioBAUDINO, consigliere del grup-po di Rivarolo Canavese, eAlfredo TURCHETTI.

Il caporale Matteo NAVA, cl. ’77, e la moglie Lorena DUGONI, con ilpapà dello sposo, Marcello, cl. ’47, 6° Alpini, btg. “Bolzano”, iscritto algruppo di Longuelo (sezione di Bergamo) e i commilitoni del 5° Alpini,btg. “Morbegno”, VFA 7°/2000: Zenari, Sala, Guidotto, Mion eValsecchi.

Dal gruppo di Casalborgone(sezione di Torino) AugustoCAMINO, cl. 1923, reduce daiBalcani con il 3° Alpini, btg.“Exilles”, poi con il btg. Piemonte,nel gruppo “Legnano” del CorpoItaliano di Liberazione. Nellafoto è con tre nipoti alpini: asinistra Albino OMEGNA, cl. ’35,suo fratello Francesco, cl. ’39,del 4° Alpini C.C.S.R. della“Taurinense” e, a destra, il col.Luigino SEGLIE, cl. ’41, brigata“Taurinense”.

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B E L L E F A M I G L I E A L P I N E

392-2012

Dal gruppo di Lipomo (sezione diComo), il socio fondatoreBortolo BENINCÁ, cl. ’31, capo-ral maggiore alla 25ª Compagniadel btg. “Belluno” con il pronipo-te Leonardo, il nonnoGianfranco GUZZETTI, cl. ’38,che regge il gagliardetto delGruppo e, a sinistra, lo zio.

Nonno Santo VOLPI, cl. ’36,alpino del “Valchiese”, tiene inbraccio l’ultimo arrivato,Federico. Accanto il generoAlberto FAROLDI, cl. ’68 e suofratello Sergio, cl. ’67, entrambialpini del btg. “Trento” e la nipo-te. Sono iscritti al gruppo diMarzio (sezione di Varese).

L’alpino Maurizio DELUCA, 76ª compagniadel btg. “Cividale”, conla moglie FrancescaCASCO, la figlia Giada,il papà Attilio e il suo-cero Graziello, en-trambi del btg. “Civi-dale”. Sono soci delgruppo di Udine-Rizzi.

Claudio VETTORETTO, artigliere del 3° rgt., la moglie Serena SILVE-STRI, lo zio dello sposo, Gino, 3° artiglieria da montagna, il capo-gruppo di Coste-Crespignaga-Madonna della Salute e consiglieredella sezione di Treviso Flavio Baldissera, 8° Alpini, btg. “Cividale”,parenti e amici alpini.

Dal gruppo di Pasian di Prato (sezione di Udine) il ten. col. EnricoASTORINA, in servizio al Comando brigata “Julia”, oggi docente diStudi strategici presso l’Accademia militare di Modena, con la moglieClaudia, nel giorno del matrimonio. Posano con i nipoti Pierluigi,reparto comando e supporti tattici della “Julia” e Dario, 4° rgt. Alpiniparacadutisti, lo zio Sergio ZORZI, 14° Alpini, il cognato Pierino, btg.“Cividale”, il cugino Raffaele, comando brigata “Julia” e gli amici alpi-ni di Colloredo di Prato e Udine.

I nipotini Gabriele e Tommasotra il nonno Gelindo DECAMPO, già sottotenente all’8°Alpini, btg. “Gemona” a MoggioUdinese e il papà Nicola, sotto-tenente al 3° rgt. artiglieria damontagna a Tolmezzo.

Nonno Aldo PENTENERO, 1° rgt.artiglieria, 2ª batteria, gruppo “Susa”e 1° contingente NATO in Norvegianel ’64, la nipote Giulia, suo papàMauro ISENI, 40ª batteria, gruppo“Susa”, e lo zio Giovanni, 4ª batteria,gruppo “Aosta”.

Il caporale Emiliano SPEZIALI, 5° artiglieria da montagna, la moglieSimona BOLETTI, il suocero Giuliano, 8° Alpini e le penne nere delgruppo di Padenghe sul Garda (sezione di Brescia).

L’alpino Emil BENTIVOGLIO, cl. ’79, nel giorno del matrimonio conManuela BRUNO. Di fianco allo sposo il papà Valter, cl. ’55, sociodel gruppo di Barge e, accanto alla sposa, il suocero Michele, cl. ’54,del gruppo di Villafranca Piemonte (sezione di Saluzzo). Al centro,seduto, nonno Antonio, classe 1924.

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402-2012

CHI SI RICONOSCE? INCONTRIAMOCI! • ALPINO CHIAMA ALPINO

A Malles Venosta nel 1973: corso specialisti al tiro con mortai da 120,107ª cp., caserma Menini a Vipiteno. Contattare Faustini (nella foto conGustav Thoeni, Menchise, Corradini, Pivato, Molinari, Cavaliere, Ricci,Biondi e Benvenuti), al nr. 329-5456276; e-mail: [email protected]

Un momento di pausa dopo l’addestramento, nel 1941, forse a Gar-gnano. Giuseppe Amadini cerca notizie delle zio Giuseppe Pe,sdraiato nella foto, 6° Alpini, distaccamento reclute, 2° reparto e poinel btg. Valchiese, 253ª cp. della Tridentina, caduto in Russia. Con-tattare il nipote all’indirizzo mail: [email protected]

Squadra pionieri, brigata Cadore, campo estivo nel 1972 a Cimolais(Pordenone). Contattare Gianluigi Follin, al nr. 333-1568522.

CAR a L’Aquila, anni 1971-72. Contattare Marino Pin, 0424-580861;oppure 339-8272848.

CAR A L’AQUILA

Componenti del coro delle reclute della CAM Cadore di Boves du-rante il concorso dei cori a Cuneo, nel 1968. Contattare GiovanniWarzog, al nr. 0049-89-4471514; e-mail: [email protected]

CUNEO NEL 1968

BRG. CADORE, NEL 1972

MALLES, NEL 1973

Claudio Peli (tel. 030-25111126)cerca i commilitoni del gruppoAsiago nel 1977, in particolareAlfonso Pepoi e Adriano Sandri.

GR. ASIAGO, NEL 1977

Campo invernale a Paluzza con il 3°/’57. Fausto Milani, che cerca inparticolare Mario Colcera, risponde al nr. 339-1436496.

PALUZZA, 3°/’57

Caserma Zucchi di Chiusaforte(Udine) anni 1970-73. Scrivere aGiovanni Torres, all’indirizzomail: [email protected]

A CHIUSAFORTE,CASERMA ZUCCHI

Gastone Michielon (tel. 348-2516228) cerca notizie del gen. Giorgio Cop-pini che durante il terremoto in Friuli lavorava con un gruppo di toscaniallestendo gabbioni in ferro riempiti di pietre per riarginare il Taglia-mento. Se qualcuno si ricorda di lui è pregato di contattare Michielon.

GEN. GIORGIO COPPINI

GIUSEPPE PE

Su iniziativa di Ornello Capannolo si propone un incontro convivia-le a Sirmione, nei giorni 31 marzo e 1° aprile, di consiglieri nazionali,revisori dei conti e vice presidenti nazionali che hanno concluso illoro mandato o che sono tuttora in carica. Coloro che intendonopartecipare, si mettano in contatto con Ornello Capannolo, tel.0862-410012- cell. 368-3201645; e-mail: [email protected]

INCONTRO CONVIVIALE DI EX

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412-2012

CHI SI RICONOSCE? INCONTRIAMOCI! • ALPINO CHIAMA ALPINO

Roberto Cordioli del 2°/’86 con incarico 106 alpiere a Tarvisio, cor-so roccia a Sappada, cerca i commilitoni dell’esercitazione Peralba1986 (Albrizio, Fior, Lattanzi e Grillo). Contattarlo al nr. 348-6001031;e-mail: [email protected]

Caserma D’Angelo a Bressano-ne, 127ª cp. Mortai, 3°/’48.Contattare Paolo Giuliani (nel-la foto con Dal Maso, Colom-bo e Usuelli) al nr. 340-2137666.

Angelo Cristina (tel. 031-530514) cerca Ottorino Brunello che era conlui a Prato Piazza (Bolzano) durante il campo estivo della brigata Tri-dentina nel 1952.

PRATO PIAZZA, BRG. TRIDENTINA

PERALBA 1986

BRESSANONE, 127ª CP.

Campo invernale del btg. Cividale, 20ª cp., 2°/’36, rifugio AttilioGreco. Telefonare ad Angelo Basso, al nr. 0432-720054.

BTG. CIVIDALE, 20ª CP.

Mauro Barzizza cerca i commi-litoni che erano alla casermaIgnazio Vian di Cuneo, nel mar-zo 1983. Contattarlo al nr. 335-6082682;e-mail: [email protected]

CASERMA VIAN DI CUNEO

Vincenzo Graglia (tel. 333-2825527) cerca i commilitoni che eranocon lui e Gianni Donà a Feltre nel reparto comando del gruppoAgordo, 6° da montagna. Contattatelo.

GRUPPO AGORDO

Chi si ricorda di Guglielmo Valle di Poirino (Torino) e Pier FerruccioOstinelli di Aosta? Nel 1967 erano al CAR di Bra. Contattare Valle alnr. 328-1168924.

CAR DI BRA, NEL 1967

I centralinisti Guglielmo Mancini e Olimpio Oggioni del 7° Alpini, ca-serma Salsa nel 1968, cercano i commilitoni. Contattateli al nr. 339-2710399; e-mail: [email protected]

7°ALPINI, CASERMA SALSA

Pier Carlo Castelli, e-mail: [email protected] cerca i commilitoni delquadro permanente, cp. Bassano, 2°/’67, 2° Alpini, btg. Taurinense,caserma Cesare Battisti di Cuneo.

CP. BASSANO, 2° ALPINI

Scuola allievi comandanti di squadra alpini a Merano nel 1942 e l’annodopo alla SAUCA di Bassano del Grappa. Giuseppino Giorgio Orengo,via Ciacconio 5 – 00153 Roma cerca in particolare Vito Paolo Cinieroe Valerio Falciani di Genova, con lui nella foto. Contattatelo.

CINIERO E FALCIANI

Cp. Comando, 8° Alpini, caserma Del Din, a Tolmezzo negli anni 1955-56. Contattare Isidoro Martinis, al nr. 0433-80117.

8° ALPINI A TOLMEZZO

Btg. Tolmezzo,114ª cp. Mortai ad Artegnanel 1959. Telefonare a Nello Ravaglia, 051-557965.

ARTEGNA, NEL 1959

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S E Z I O N I I T A L I A

AMonza al teatro “Binario 7” si è tenuta l’ultima delle 18 confe-renze organizzate per festeggiare i 150 anni dell’Unità d’Italia,

con la partecipazione di molte associazioni culturali presenti incittà.Possiamo dire che, su questo tema, vi è stata una sentita partecipa-zione corale, con richiesta di coinvolgimento anche di una rappre-sentanza dell’ANA nazionale per la manifestazione di chiusura. Ciò ciha molto onorato per il riconoscimento cittadino e, per la disponi-bilità del presidente Corrado Perona che non ha esitato a darci l’ap-poggio. Sono intervenuti il consigliere nazionale Cesare Lavizzari edil past-president Beppe Parazzini. C’era anche il socio milanese Gian-luca Marchesi, che ha partecipato attivamente alla serata portandoriflessioni sul coinvolgimento della gente, suo argomento tipico an-

MONZAche nei nostri CISA. È stato proiettato innanzitutto un film dell’I-stituto Luce sull’analisi dei sentimenti di identità nazionale a se-guito dell’unificazione nel 1861. Quindi è seguita una tavola roton-da (nella foto) con relatori di tutto rispetto, i quali hanno portatoriflessioni molto attuali sull’argomento. Ha aperto il dibattito ladottoressa Anna Martinetti, preside di scuola media, che ha pre-sentato una interessante evoluzione delle scuole monzesi, dal 1861ad oggi, dal titolo “La scuola che ha fatto gli Italiani”. Ha continuato Cesare Lavizzari sul tema “Gli Alpini: un Corpo nelcuore degli italiani” considerando che il Corpo degli alpini è com-posto da gente di montagna, da gente lontana dalle pulsioni citta-dine, abituata a fare il proprio dovere senza discutere, con lealtà erispetto verso le Istituzioni. Ha terminato sottolineando che questo spirito di servizio e il sen-so del dovere è nel DNA alpino, ed è parte integrante e fondantedei valori della nostra Associazione. Ha concluso la serata la dottoressa Elena Riva, docente di storiacontemporanea all’Università Cattolica di Milano, con l’intervento“Il problema dell'identità nazionale”, riprendendo quanto già dettodalla dottoressa Martinetti sull’educazione e formazione delle co-scienze giovanili e considerando che una certa politicizzazione de-gli stessi insegnanti ha talvolta portato un messaggio distorto del-l’identificazione nel senso di Patria. Marco Biffi

Chiuse le manifestazioni del 150°

“Un Segno per ricordare”. È questa l’introduzione alla targaposta sul basamento della croce eretta dagli alpini sul

Monte Cadrigna, in Comune di Veddasca sopra Passo Forcora chefu sede, nel 1999, di una tappa di Camminaitalia.In cima al Cadrigna, balcone dominante il Verbano, a 1.300 metri diquota sopra Maccagno, c’è un pianoro chiamato “Pian de la Cros”.I resti di un basamento ricordavano che ai tempi una croce pro-teggeva quel luogo. L’alpino Gianmario Piazza, nativo dell’alta val-le, pensò un giorno che sarebbe stato bello posarne una nuova elo propose. Raccolta fondi, autorizzazioni, lavoro dei soliti noti,ora la croce è su, a ricordare e onorare, nel 150° dell’Italia unita,tutti i Caduti, in particolare i dispersi, gli infoibati e chi è sepoltosenza il segno della sua fede cristiana.

LUINO

L’inaugurazione è avvenuta in occasione del “Raduno di Monte” conla decima “Marcia dal Lago alla Montagna”. Numerosi alpini e simpa-tizzanti hanno fatto corona ai vessilli delle sezioni Intra, Como, Va-rese e Luino, e poi 54 gagliardetti, i consiglieri nazionali Adriano Cru-gnola e Mauro Gatti, presidente della Commissione IFMS. Presenzed’onore, cinque reduci, fra i quali Antonio Porrini, sezione di Varese,a pochi mesi dai 100 anni. Dopo l’alzabandiera, la deposizione di fiori e la benedizione dellatarga commemorativa hanno preso la parola, fra gli altri, il sindaco diVeddasca Adolfo Dellea, alpino, e il consigliere nazionale Crugnola.La Messa e una toccante omelia di don Andrea Caelli hanno chiusola manifestazione.

Giobot

Una croce, per ricordare

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S E Z I O N I I T A L I A

BASSANO

ALESSANDRIA

Tortona ha dedicato una piazza alla brigata alpina Taurinense(nella foto), quella antistante la sede del gruppo alpini, promo-

tori dell’iniziativa accolta di buon grado dal Consiglio comunale. Lacerimonia - presente il vice comandante della brigata col. SerafinoCanale e il sindaco Massimo Berutti - è stata accompagnata dallafanfara alpina Valle Bormida. In serata, al Teatro Civico, prima delconcerto del coro alpini Montenero della sezione di Alessandria, èstato conferito alla brigata il “Grosso d’Oro”, massima onorificenzacittadina che viene assegnata a persone o enti meritevoli attivi sulterritorio. Il gruppo ha proposto la brigata per l’impegno profuso

A Tortona una “Piazza brigata Taurinense”

Il rastrellamento nazi-fa-scista sul Grappa del set-tembre 1944 ha segnato unadelle pagine più tragichedella storia italiana perchéha visto figli della stessa Pa-tria gli uni contro gli altri inuna spietata guerra fratrici-da. Si concluse con più di500 Caduti e 400 deportati.Culminò il 26 settembre1944 con 31 impiccagioni,compiute da fascisti italianicon allucinante modalità aBassano, agli ordini del vice-brigadiere delle SS KarlFranz Tausch, un criminalesfuggito alla giustizia che havissuto, impunito, in Assia. Il gruppo di Romano d’Ezze-lino della sezione di Bassanodel Grappa, in collaborazio-ne con le Associazioni Com-battentistiche e d’Arma ha voluto ricordare questi martiri con unaMessa celebrata da don Giuseppe Benacchio, nativo di San Nazario,che in gioventù ha vissuto gli orrori del rastrellamento e che ancoraoggi ne conserva il ricordo indelebile. Presenti anche il sindaco Ros-sella Olivo con altre autorità civili e militari, nonché molti famigliari

Nel ricordo dei martiri del 1944

nelle missioni all’estero e per gli interventi sul territorio piemontese.Il coro, nell’occasione, ha presentato al vice comandante il canto al-pino “Un giorno di Maggio” composto e musicato dal Coro Monte-nero dopo l’attentato in Afghanistan nel quale persero la vita due al-pini della Taurinense: il serg. Massimiliano Ramadù e il caporal magg.Luigi Pascazio. La domenica è stato celebrato il 139° Anno di Fonda-zione delle Truppe alpine con la consueta cerimonia presso il monu-mento all’alpino di Tortona, la sfilata per le vie della città e la Messa,al Santuario della Madonna della Guardia, accompagnata dal coro al-pino Valtanaro della sezione Alessandria. �

dei Caduti ognuno dei quali ha pregato per il padre, il fratello, lozio o l’amico che quel 24 settembre è stato impiccato, o fucilato odeportato nei campi di concentramento e mai più tornato. Alcunedrammatiche testimonianze hanno contribuito a rendere la ceri-monia ancora più commovente e partecipata. �

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S E Z I O N I I T A L I A

Per la seconda volta in meno di dieci anni Camisano Vicentino haspalancato le braccia alle penne nere. E, ancora una volta, gli al-

pini sono stati accolti con tanti tricolori che dalle finestre li hannoaccompagnati per tutta la sfilata.Per fortuna la pioggia caduta così fitta da impedire la visibilità è ces-sata un quarto d’ora prima della partenza del corteo; e la tregua haretto per tutto lo sfilamento. Il vessillo sezionale scortato dai verti-

VICENZAci associativi ha attraversato lestrade di Camisano: via Roma, piaz-za Umberto I, via Marconi, via II Ri-sorgimento, via Pertini; così, ancheidealmente, le penne nere hannoripercorso il 150° d’unità d’Italia. Gli alpini hanno marciato compattirispettando un copione che seppursempre uguale, ogni volta è diversonei volti, nelle immagini e nelleemozioni. Hanno sfilato le squadree i mezzi della Protezione civile:fiore all’occhiello della Sezione equotidiana dimostrazione dell’im-pegno degli alpini nella comunità. Ad aspettare le 2500 penne nere in

piazza della Repubblica, insieme alle autorità militari e civili, in tri-buna c’era anche Bruno De Lorenzi, classe 1920 e reduce di El Ala-mein: come allora, ha indossato sahariana ed elmetto coloniale, lemedaglie fieramente appuntate al petto, mentre accoglieva conun sorriso contagioso gli alpini berici. L’appuntamento è per l’anno prossimo a Vicenza, per festeggiare il90° compleanno della Sezione. Federico Murzio

Ancora una volta gli alpini della sezione di Torino sono statiprotagonisti di una storia che ha le sue origini nel 1928. Infat-

ti è da allora che il Parco della Rimembranza è entrato nel nostrocuore. Da quell’anno, e fatta eccezione per il periodo bellico, i pel-legrinaggi annuali si susseguono per mantenere vivo e presente ilricordo dei Caduti torinesi.La cerimonia all’Ara del Parco, programmata e organizzata il 3 no-vembre di ogni anno dal gruppo di Torino Centro, ha acquistatonell’ultimo decennio una particolare e prestigiosa valenza con unanotevole partecipazione di autorità militari, rappresentanti dellaRegione, della Provincia e della città, oltre ad Associazioni d’Arma,allievi delle scuole medie cittadine e con il patrocinio dell’ammi-

TORINO

nistrazione comunale, della brigata alpina Taurinense e del comandodella Regione Militare Nord.Questo della Rimembranza che tutti ci invidiano è il più vasto parcod’Europa, con una cattedrale di alberi di 2.000 piante di 480 speciediverse. I viali, i piazzali e i sentieri che lo percorrono ospitano lamemoria dei 4.810 Caduti torinesi della Grande Guerra, fratelli cheoggi vogliamo onorare unitamente ai Caduti di tutte le guerre e aiCaduti delle recenti missioni di pace, molti dei quali appartenevanoalla brigata alpina Taurinense.Sin dall’anno precedente a quello dell’Adunata nazionale gli alpinisono intervenuti per ripristinare vialetti, muri a secco e palizzate: unlungo e impegnativo lavoro avviato, senza interruzione, che ha im-pegnato non solo gli alpini del gruppo Centro ma anche quelli deglialtri gruppi torinesi e dei comuni collinari. I nostri volontari hannoinoltre provveduto all’espianto ed all’impianto di 4.904 pali, al ripri-stino di targhe e piastrine identificative numerate per rendere piùagevoli i futuri interventi di manutenzione. Iniziati ad ottobre del2010 sono terminati nell’ottobre scorso, dopo 4084 ore di lavoro. Arendere ancor più significativa la manifestazione in ricordo dei nostriCaduti, gli alpini della sezione di Torino hanno voluto riconsegnaresimbolicamente il Parco della Rimembranza alla città di Torino. UnaMessa (nella foto) è stata celebrata nel rinnovato parco dai cappel-lani militari a suffragio di tutti i Caduti. Gli alpini hanno così solen-nizzato, con soddisfazione e orgoglio, l’anno che ha visto la città alcentro delle celebrazioni dell’Unità d’Italia.

Giorgio CoizzaCapogruppo di Torino Centro

Restaurato il Parco della Rimembranzaper onorare l’Italia e i suoi Caduti

A Camisano l’Adunata sezionale

Nelle foto: la sfilata aperta dal vessillo scortato dal consigliere nazionale Antonio Munari e dal presidente della Sezione Giuseppe Galvanin, e il reduce di El Alamein Bruno De Lorenzi.

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S E Z I O N I I T A L I A

Si è tenuto a Pontremoli il 17° raduno alpini della Lunigiana, orga-nizzato dai gruppi di Pontremoli e Zeri della sezione di Parma e

dai gruppi di Bagnone, Villafranca in Lunigiana e Tresana della sezio-ne di La Spezia. Si comincia il venerdì con l’esibizione dei cori alpiniMonte Orsaro di Parma e Monte Sillara di Bagnone presso il Teatro“La Rosa” di Pontremoli, gremito in ogni ordine di posti, alla presen-za del sindaco di Pontremoli Lucia Baracchini e del consigliere sezio-nale Renato Atti.Il sabato concerto della “Musica Cittadina” di Pontremoli e presen-tazione del libro "Il Battesimo" di Andrea Filattiera, esperienze di uncapitano medico alpino in Afghanistan, presenti il vice presidentenazionale ANA Luigi Bertino e i presidenti sezionali di Parma e LaSpezia Mauro Azzi e Alfredo Ponticelli.La domenica ammassamento e sfilata verso piazza Unità d’Italia con

PARMA

alzabandiera e onori ai Caduti: Messa celebrata da mons. AntonioVigo, cappellano militare della Marina. È seguita la cerimonia digemellaggio del gruppo alpini di Pontremoli con l’ANMI (Associa-zione Nazionale Marinai d’Italia), gruppo di Fivizzano presiedutodal comandante Antonio Silvesri e con la sezione ANMI di Pontre-moli presieduta da Mario Bertolini. Interventi delle autorità, sfila-ta verso la sede del Gruppo e inaugurazione e benedizione delmonumento dedicato alla nave “Alpino”.Erano presenti il gonfalone della Provincia di Massa Carrara, dellaComunità Montana, dei Comuni di Pontremoli, Zeri, Tresana, Filat-tiera e Corniglio, il sindaco e il gen. C.A. Armando Novelli, e moltealtre autorità civili e militari. Folta la rappresentanza della sezionedi Parma guidata dal vice presidente Giovanni Conforti, con variconsiglieri. �

Pontremoli: il raduno dei gruppi della Lunigiana

La realizzazione del volume “Salvare la memoria, graffiti della Grande Guerranei campi di battaglia dei cinque Comuni del Pasubio”, ha impegnato gli auto-

ri ed i loro collaboratori in numerose uscite nella zona. A passo Buole, sul muro asecco accanto alla cappella commemorativa sorta nel 1964, è inciso “3° AlpiniExilles” a ricordo degli alpini del btg. Exilles, del 3° Rgt., che furono impegnati nel-la costruzione della camionabile Marani-Passo Buole-Zugna. L’Exilles, dopo un periodo in linea sul Corno Battisti, l’11 febbraio 1917, passandoper Schio, si trasferì in ferrovia in Val Lagarina alle dipendenze del XXIX Corpod’Armata. Il battaglione rimase tra passo Buole e il settore Coni Zugna e ZugnaTorta fino al 17 luglio 1918 e fu impiegato anche alla difesa del settore di MonteAltissimo. Uno dei due autori, l’ing. Roberto Greselin, trovandosi in sede nazionale a Milanoquale componente della giuria del Premio De Cia, ha colto l’occasione per dona-re il calco della targa che testimonia il contributo dato dal btg. Exilles sulle mon-tagne venete e trentine. Per prepararlo sono state necessarie due uscite dell’inge-gner Greselin a Passo Buole, insieme a Valter Borgo e Ugo Borsato. I quattro arti-gli dell’aquila che sostengono la targa sono stati realizzati in rame da Giorgio Bor-sato, unico alpino del gruppo, che ha anche realizzato l’originale imballo per il tra-sporto. �

VAL SUSA Una targa a ricordo del btg. Exilles

Roberto Greselin consegna il calco della targa in pietra al presidente della sezione Val SusaGiancarlo Sosello, nella sala riunioni davanti al quadro raffigurante il monumento al gen. Cantore.

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Il gruppo di Alfedena, nato nel 1934 e sciolto per la seconda guerramondiale, venne ricostituito nel 1951: all’epoca erano nove i Grup-pi della sezione Abruzzi.

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S E Z I O N I I T A L I AABRUZZI Alfedena: 60° della ricostituzione del gruppo

Il 60° della ricostituzione è stato commemorato con belle cerimo-nie che hanno visto il paese tappezzato dal Tricolore, alla presen-za del presidente sezionale Giovanni Natale, del col. Fabio Assocomandante del 9° Alpini, del cappellano militare don FaustoAmantea, del sindaco Massimo Scura, del presidente della sezioneMolise Donato Labella e di molte autorità civili e militari. Dopo l’alzabandiera, la deposizione di una corona di alloro e laMessa, sono stati resi gli onori ai Caduti di tutte le guerre e alle vit-time civili. La serata si è conclusa con l’esibizione del coro alpino“Stella del Gran Sasso” di Isola del Gran Sasso. I festeggiamenti hanno avuto il loro epilogo la domenica con lasfilata per le vie del paese, aperta dalla fanfara alpina di Borbona.C’erano i gonfaloni e i sindaci di Alfedena, Barrea, Villetta Barrea, ivessilli della sezione Abruzzi e della sezione Molise, consiglieri se-zionali, numerosi alpini intervenuti dall’Abruzzo e dal Molise con iloro gagliardetti in rappresentanza di 39 Gruppi, una rappresentan-za della Protezione civile della sesta zona e la fanfara alpina diMontaquila. �

Il premio “La penna alpina per la nostra montagna”, giunto alla se-conda edizione, è stato istituito dalla sezione di Feltre con loscopo di far risaltare l’operato di quanti svolgono azioni a favoredella popolazione e del territorio della provincia di Belluno. Nelcorso della cerimonia sono anche state consegnate le targhe “Ge-nerale Giangi Bonzo”, per azioni di alto valore militare e civilecompiute da alpini in servizio al 7° Reggimento. Quest’ultimo rico-noscimento è stato conferito alla memoria dei cinque militari Ca-duti lo scorso anno in Afghanistan nell’ambito della missione dipace ISAF. In un’atmosfera di commozione sono intervenuti i fami-gliari di Gianmarco Manca, Sebastiano Ville, Marco Pedone e Mat-teo Miotto, mentre per Francesco Vannozzi, assenti i congiunti, latarga è stata ritirata dal colonnello Paolo Sfarra, comandante delreggimento, che la consegnerà alla famiglia. Le note del “Silenzio” della tromba del maestro Renato Pante e il

FELTRE

“Signore delle Cime” intonato dal gruppo corale “Amici del Gruppodi Carpen”, hanno stretto il pubblico nel ricordo dei cinque ragazzidel battaglione “Feltre” caduti nel compimento del servizio.Il premio “La penna alpina per la nostra montagna” è stato assegna-to ex-aequo al Comitato “Cengia Martini-Lagazuoi” e all’ostetricaMaria Pollacci. Al Comitato “Cengia Martini-Lagazuoi” per l’impor-tante lavoro di restauro e valorizzazione dei luoghi della GrandeGuerra, tra Lagazuoi e Sasso di Stria, e a Maria Pollacci per la lunga emeritoria opera di ostetrica, esercitata tra Appennini e Dolomiti congenerosità, e per l’instancabile attività di volontariato svolta a favo-re di chi vive gravi situazioni di disagio sociale.La manifestazione svoltasi nel teatro all’aperto della Birreria Pedave-na, ha visto la partecipazione di numerose autorità civili e militari tracui il presidente nazionale Corrado Perona.

Roberto Casagrande

“La penna alpina per la nostra montagna”

Nelle foto: i rappresentanti del “Comitato Cengia Martini-Lagazuoi” e l’ostetrica Maria Pollacci, con il presidente della sezione Carlo Balestra.

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472-2012

S E Z I O N I E S T E R O

A lpini della sezione New York durante la cerimonia del Vete-ran’s Day, al cimitero di Pinelawn, a New York. �

Veteran’s Day

Adelaide: il vecio e la nipote

NEW YORK

AUSTRALIA

Giovanni Faggionato, vice presidentedella sezione di Adelaide (Austra-

lia), intitolata a Franco Bertagnolli, ab-braccia orgoglioso la nipote Ashlee Ma-rie Faggionato, studentessa di medicinaalla University of South Australia. �

CANADA

Il 6 novembre gli alpini del gruppo di Welland, sezione di Hamil-ton (Canada), guidato da Doro Di Donato, dopo la Messa cele-brata in onore dei Caduti di tutte le guerre, hanno deposto unacorona al monumento che sorge davanti a “Casa Dante” (ritrovodegli italiani). La corona è stata portata dal vice capogruppo Ga-briele Labricciosa e dal giovane Carlo Capostagno (che vediamonella foto con divisa da cadetto), nipote dell’alpino Alfonso Bian-chi deceduto da qualche anno. Dopo gli onori ai Caduti gli alpini,con un centinaio di amici, hanno partecipato ad un rinfresco pre-parato dalle signore. �

A Welland il ricordo dei Caduti

Sono state consegnate a Vancouver le borse di studio “FrancoBertagnolli 2010” che vengono assegnate annualmente a figli o

nipoti di alpini iscritti alle sezioni ANA all’estero che si siano di-stinti negli studi. I vincitori di questa edizione sono: Nathalie Pel-lizzari, nipote di Antonio Pellizzari e Eric Salvador, nipote di ToniVolpe (entrambi soci della sezione di Vancouver).Nella foto da sinistra: Antonio, Nathalie e Antonia Pellizzari, ilconsole Francesco de Conno, il vice presidente sezionale Rober-to Zanotto, Tecla Volpe, Eric Salvador, Toni Volpe e il tesorieresezionale Paolo Zonta. �

Vancouver: le borse di studio Bertagnolli

SVIZZERA

Gli alpini del gruppo di Ginevra con il gagliardetto e il Tricolorehanno partecipato alla tradizionale cerimonia in onore dei Ca-

duti svizzeri svoltasi al parco Mon Repos. Vi hanno partecipato an-che rappresentanti di altre associazione d’Arma italiane. Una lungasfilata, preceduta dalla fanfara dei Cadetti di Ginevra, ha raggiuntoil monumento ai Caduti al quale è stata deposta una corona men-tre la fanfara suonava l’inno nazionale svizzero. Brevi parole sonostate espresse dal gen. Berger, poi lo scioglimento e vin d’honneurofferto dall’esercito svizzero.Nella foto: gli alpini del gruppo hanno aperto la sfilata delle rap-presentanze italiane. �

Cerimonia per i Caduti a Mon Repos

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Obiettivo sulla montagnaEcco un’immagine che riassume in gran parte la tipologia di questosingolare inverno senza (per ora) neve. Una fioritura precoce contemperature notturne che avvolgono di ghiaccio i fiori, come in ungiardino stregato. Questi, che conservano intatta la loro meraviglia,sono bucaneve (Galanthus nivalis) ripresi da Linda Argenta a Roncoi, frazione di San Gregorio, nelle Alpi bellunesi.