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IL LEGIONARIO COMMENTARIVS DEL SOLDATO ROMANO
NOTIZIARIO DELL’ASSOCIAZIONE
ANNO VI N.53 – MARZO 2019 -
Testo e struttura a cura di TETRVS
GUERRIGLIA!
Foto ROMARS . Da: “La storia attraverso le illustrazioni di Raffaele Caruso”
GUERRIGLIA!
PREMESSA
La guerriglia (detta anche guerrilla, termine d’origine spagnola) è una modalità di
combattimento armato in cui uno dei due avversari evita lo scontro diretto in massa con l'esercito
nemico attraverso l’impiego delle proprie forze in unità ridotte e molto mobili impegnando il
nemico in azioni di disturbo (agguati, rappresaglie, incursioni , ecc.) volte a logorarlo sia
fisicamente sia psicologicamente nonché ad abbassarne il potenziale bellico obbligandolo a
sacrificare mezzi e risorse inutilmente.
I Romani non hanno lasciato un vero e proprio manuale di tattica sulla guerriglia (non
avendo un termine in tal senso), se non qualche elemento sparso tra le varie opere dedicate alla
guerra (es. Vegezio) ma ne sono stati protagonisti sia in senso attivo (ossia applicando tale metodo)
sia in senso passivo (subendolo da parte dei loro avversari).
L’esercito romano era – nella sua composizione e modalità strategica – un esercito di tipo
“convenzionale”, strutturato in reparti (coorti, legioni, ecc.) che dovevano rispondere alle esigenze
di uno scontro di massa; si presentava quindi come un’arma potente e affilata, utile a colpire - in
determinate condizioni di territori e consistenza numerica - un certo tipo di nemico. Si prestava di
meno, invece, in interventi di rastrellamento, agguati o azioni di logoramento, dovendo in questo
caso comportare una diversa configurazione tattica in base al territorio sociale (amico od ostile), a
quello geografico (urbano, extraurbano, conformazione dello scenario di scontro, ecc.),
all’impossibilità di affrontare l’avversario in modo diretto …
LA GUERRIGLIA SECONDO I ROMANI
Tatticamente la guerriglia non prevede azioni di massa, anche quando il territorio e le
opportunità possano prevederlo; le azioni di guerriglia sono rapide ed isolate, che possono avere
anche un incremento di intensità e di durata colpendo molto più frequentemente obiettivi isolati,
quantitativamente e qualitativamente non estesi.
Il campo di azione non è mai il fronte diretto ma si sostanzia “dietro le linee nemiche” o
nelle aree di comunicazione (anche per interromperne i contatti), in territori familiari all’incursore e
poco noti alle forze obiettivo, in zone quindi occupate dal nemico ma anche in linee di confine
contese tra le parti avversarie.
Vegezio, nel suo famoso trattato sulla guerra (Epitoma Rei Militaris), fornisce alcune
indicazioni indirette (precauzioni durante lo spostamento di truppe) che possono essere considerate
principi-base di eventuali azioni di disturbo del nemico e di prevenzione dalle stesse o di controllo
del territorio:
a) conoscenza del territorio;
b) tipologia delle vie di comunicazione (strade, corsi fluviali, passi montani,…);
c) natura del terreno (orografia, foreste, pianure);
d) impiego di esploratori e guide
La conoscenza del territorio consente di evitare punti pericolosi dove potrebbero annidarsi
sacche di resistenza nemiche pronte ad imboscate o agguati (nonché di conoscere le zone più
favorevoli dove schierare l’esercito) nonché a valutare dove e quando potrebbe verificarsi attacchi a
singole unità maggiormente esposte;
Sapere le caratteristiche delle vie di comunicazione permette di sapere come far arrivare
l’esercito ma conoscere, altresì, possibili vie di fuga (sia per una strategica ritirata sia per inseguire,
eventualmente, nemici in rotta). Inoltre, la tipologia consente di conoscere come bloccare ( o evitare
che siano bloccate) le comunicazioni tra le sfere dei comandi e gli altri nodi militari.
La conoscenza della conformazione orografica è importante per valutare sia azioni di attacco
sia azioni di difesa. Difatti, sapere i punti in cui vi sono valichi, passi, strettoie determinati da alture
di varie dimensioni consente di evitare agguati (oppure predisporli), in quanto la necessità di un
rapido spostamento (sia in avanzata sia in ritirata) può essere ostacolata da angusti passaggi che ben
potrebbero prestarsi ad imboscate o attacchi da posizioni altamente favorevoli.
L’utilizzo di guide ed esploratori è funzionale ai punti precedenti avendo cura di scegliere
elementi esperti e fidati.
Il tutto deve essere – ovviamente – accompagnato da una minuziosa conoscenza del nemico,
delle sue forze e delle sue caratteristiche belliche (armi, tattiche, strategie …)
Quando Roma era rivolta all’espansione dei suoi territori, soprattutto nel periodo alto imperiale,
gli scontri erano sostanzialmente di tipo campale: grandi schieramenti compatti (anche secondo il
tipo di avversario) che si fronteggiavano in modo cruento per finalità che dovevano essere
risolutive. Quando si passò ad una politica meno offensiva ma di contenimento, la tattica difensiva
vide un più frequente impiego di tattiche stile guerriglia.
Questa modalità può avere un punto di svolta significativo forse a partire dal III secolo in cui, ad
esempio, le incursioni e altre azioni di guerriglia hanno lo scopo di essere anche un deterrente per
scoraggiare offensive nemiche anche sul territorio avverso.
Ne sono un esempio gli attacchi e le spedizioni punitive condotte sulle frontiere fluviali di Reno
e Danubio che sconfinano anche sui territori dei barbari.
In questo caso, le azioni sono svolte soprattutto dalle unità limitatenses o riparienses le quali si
specializzano proprio nella guerriglia di frontiera contro i barbari. Sono operazioni che spesso si
rendono necessarie sotto un duplice punto di vista:
a) in primo luogo, perché i barbari - in certi casi – tendono ad evitare lo scontro campale
con i Romani quando valutano oggettivamente la superiorità numerica, tattica, di addestramento e
di armi delle legioni;
b) in secondo luogo, perché queste azioni (soprattutto in territorio nemico) hanno un forte
contraccolpo psicologico sugli avversari.
Di questi scontri abbiamo qualche notizia storica. Infatti “… Zosimo (Historia Nova III 7,1) ci
descrive le operazioni di guerriglia condotte nel 358 d. C.da Charietto, un capo Franco al servizio
dei Romani, contro i Franchi Salii, mentre Ammiano Marcellino (Res Gestae XXXI, 11, 2 - 4), ci
descrive le operazioni "a bassa intensità" condotte tra il 378 ed il 380 d.C. da Sebastiano e
Modares contro i Goti. A sottolineare l'importanza di tali operazioni, dalla Notitia Dignitatum ci
vengono tramandati nomi pittoreschi di unità quali i Superventores, i Praeventores e gli
Insidiatores.” [Gianfranco Cimino - L'esercito imperiale romano nel IV secolo (II parte) It.Cultura.Storia.Militare On-
Line]
Queste incursioni sono svolte soprattutto attraverso la cavalleria leggera (in genere Dalmati,
Mauri, ecc.). Questi reparti avevano funzioni di esplorazione, ricognizione e protezione dei fianchi
dei raparti di fanteria in marcia ma venivano impiegati anche nelle azioni di schermaglia contro il
nemico o in veri e propri raid che servivano a disorganizzare e destrutturare i reparti nemici. Infine
avevano anche compiti di inseguire nemici in fuga o al contrario coprire la ritirato dei propri
commilitoni
Quando però è il nemico a superare il limes e il conflitto si sposta nel terreno amico, allora sono le
unità mobili dei comitatenses ad operare azioni di guerriglia. Ma, come scrive lo storico Ian Hughes
“… la strategia preferita dai romani per affrontare i barbari era la guerriglia assillante. Essa era
perlopiù eseguita dai reparti stanziati nelle province interne, stanziati nelle città e nelle
fortificazioni strategiche” [Ian Hughes – Stilicone – ed- ed. LEG, pag. 90].
Oltre un secolo dopo Vegezio, tattiche e tecniche di guerriglia vengono riprese nel famoso
manuale “Strategikon”.
Lo Strategikon è un trattato di strategia bellica, attribuito all’imperatore d’Oriente Maurizio
(539-602) che descrive in modo pratico ed essenziale, strutture, addestramento e tecniche
dell’esercito Romano finalizzate a contrastare il serio pericolo che incombeva sull’ Impero Romano
verso la fine del VI secolo. Esso rappresenta uno dei più completi e d elevati esempi di manualistica
di guerra romana.
Con spunti ripresi dalle antiche tradizioni delle legioni romane, Lo Strategikon affronta il
problema delle “invasioni” che premevano sullo stato romano e sulle forze preposte alla sua difesa e
illustra come – in funzione del mutato scenario e degli avversari – l’esercito romano si modifica per
adattarsi alle nuove circostanze e ai pericoli che esse comportano.
Anche in questo manuale si evidenzia la necessità di conoscere le caratteristiche dei popoli
nemici e delle loro tecniche di combattimento, allo scopo di adeguare attacchi, difesa e altre forme
di offesa o resistenza alle loro modalità belliche, non trascurando sia gli aspetti fisici sia quelli
psicologici. Infatti, un esempio di analisi è quello fornito sui cosiddetti “popoli biondi” (in sostanza
Franchi e Longobardi): questi popoli germanici vengono sì presentati come pieni di furore bellico
ed eroici ma anche non disciplinati e insofferenti a situazioni di logorio, motivi per cui contro di
loro è preferibile applicare la tattica logorante della guerriglia.
Nell’ambito delle riforme verso un’evoluzione dell’esercito si passa sempre più a formazioni
snelle e veloci, meno pesanti con un sempre maggior impiego della cavalleria (leggera e pesante).
La guerra viene dunque concepita non più come un massiccio scontro frontale finalizzato
all’annientamento quanto piuttosto ad una guerra di logoramento fatta di rapidi attacchi e ancor più
rapidi disimpegni, agguati e imboscate comunque non disgiunti da azioni diplomatiche fatte di
accordi, tregue o intese.
Per quanto sopra, lo Strategikon sottolinea la necessità di addestramento ed esercitazioni
costanti con riguardo a manovre di fanteria e di cavalleria e, in quest’ultimo caso, con particolare
attenzione alla tecnica di uso dell’arco mutuata dai popoli delle steppe nel rispetto della prudenza
per non compiere azioni avventate che avrebbero avuto un effetto boomerang in caso di esito
negativo.
In conclusione, emerge – dall’analisi di questi manuali della tarda antichità – come, oltre
alle costanti esercitazioni volte a temprare sia il fisico che il carattere del soldato romano, si renda
altresì necessaria la presenza di una forma di “intelligence” (in genere svolta da speculatores,
frumentarii, ecc.) al fine di ottenere preziosi informazioni sul nemico.
EPISODI DI GUERRIGLIA
Si riportano di seguito, solo a titolo di esempio, alcuni episodi o personaggi che illustrano il
modo in cui è stata impiegata la tattica della guerriglia sia dai Romani sia dai loro nemici o dagli
stessi romani contro i Romani.
Le Forche Caudine (321 a. C.)
L’evento è compreso nella seconda guerra sannitica e il luogo delle Forche Caudine
potrebbe essere ricondotto ad una valle nell’area campana fra i comuni di Arienzo ed Arpaia,
valle attraversata dalla via Appia; in particolare la seconda gola, (quella che i Romani intendevano
attraversare per uscire da essa) oggi chiamata Stretta di Arpaia.
Fonte: 2001-2019 montidelmatese.it
Probabilmente,pensando di fare una scorciatoia e portare aiuto agli alleati, i Romani si
addentrarono in quelle gole senza però preoccuparsi di mandare degli esploratori in avanscoperta.
Giunti alla seconda gola, i Romani trovarono il passo sbarrato e videro che i Sanniti erano
appostati sopra le alture. Allora fecero retromarcia ma giunte alla prima gola, le legioni scoprirono
che anche quella era stata successivamente sbarrata
Per evitare un preannunciato massacro, I Romani furono costretti ad arrendersi e accettare le
condizioni dei Sanniti tra cui il passaggio del “giogo”, l’umiliazione per cui sono ricordate le Forche
Caudine
Quinto Fabio Massimo detto Cunctator, "il Temporeggiatore" (275 a.C. – 203 a.C.)
Quinto Fabio Massimo fu nominato prodittatore dopo la sconfitta romana sul lago
Trasimeno (seconda guerra punica), Pur non eccellendo in particolare per doti militari, Fabio
Massimo intuì le tattiche di Annibale (che ne riconobbe e apprezzò il comportamento) improntando
la sua campagna bellica in azioni di disturbo che avrebbero dovuto snervare il nemico. Anticipando
l’obiettivo di Annibale (Roma), rese inespugnabili il Lazio e le aree limitrofe spostando
l’accampamento da un’altura ad un'altra, in punti dove la cavalleria numida e la fanteria iberica di
Annibale non sarebbero potuti arrivare. Inoltre evitò ogni attacco diretto campale contro i
cartaginesi.
Il Temporeggiatore stabilì punti di osservazione per studiare le mosse avversarie e con
rapide incursioni catturò diversi nemici con un riflesso anche psicologico sugli alleati di Annibale.
Fabio Massimo riuscì, altresì, nell’impresa di intrappolare l’esercito cartaginese in una delle
valli tra Cales e il Volturno, trappola da cui riuscirono a fuggire solo grazie ad un espediente ossia
legare sulle corna di alcuni buoi delle fascine ardenti facendoli salire sul crinale di una collina.
Purtroppo la prudenza e la tattica temporeggiatrice di Fabio Massimo furono male
interpretati a Roma per cui venne sospettato di voler prolungare la guerra a su vantaggio (e anche
accusato di tradimento) nonostante il prodittatore avesse donato i prodotti dei suoi terreni per
riscattare dei prigionieri romani. Di conseguenza, fu ridotto il suo potere e condivise il suo incarico
con Marco Minucio Rufo, capo dei suoi oppositori
L’agguato della Selva Litana (216 a. C.)
La Selva Litana si doveva trovare tra l’Alta Toscana e l’Emilia-Romagna. Non è sicuro dove sia
avvenuto questo scontro anche se recenti studi sembrano collocare la zona tra le province di Parma
e Reggio Emilia, forse intorno all’odierna S. Ilario d’Enza [cfr. Andrea Violi – La Selva Litana era fra
Reggio e Parma : i Galli massacrarono i Romani vicino a S. Ilario – in “Storia di Parma “ ne “La Gazzetta di Parma” 15
Febbraio 2014]
L’episodio si inserisce nella complessa situazione della seconda guerra punica. Annibale era
riuscito ad avere l’appoggio dei Galli (Boi, Senoni, ecc.) contro i Romani. Questi ultimi, dopo le
sconfitte del Trasimeno e di Canne, avevano deciso di contrattaccare per spegnere le velleità dei
Galli Boi. Per raggiungere l’area obiettivo preferirono una via secondaria (un sentiero battuto da
mercanti e piccole unità armate locali) piuttosto che percorrere la Via Flaminia.
I Galli Boi, profondi conoscitori del proprio territorio e delle proprie forze decisero di attuare
un’azione che evitasse lo scontro aperto. Sapendo che i Romani si stavano inoltrando nella selva,
«… incisero gli alberi a destra e a sinistra della strada, in maniera che stessero ritti ma che
cadessero al minimo urto» [Tito Livio, Ab Urbe condita libri, XXIII, 24.7; Mondadori, Milano, trad.: C. Vitali]
Quando l'esercito romano si trovò addentrato nella foresta, i Galli Boi fecero cadere gli alberi i
quali - per effetto domino – trascinarono giù gli altri rovinando sopra le truppe romane causando
disordine e confusione. Chi non morì travolto dagli alberi fu poi ucciso dal susseguente assalto dei
Galli causando una perdita di quasi 25.000 soldati romani compreso il comandante Lucio Postumio
Albino.
SCHERMA CON LA DAGA (17a e ultima parte)
PARATE CON LA DAGA IMPUGNATA CON LA DESTRA
Con l’impugnatura secondo la tecnica A, le parate sono analoghe a quelle effettuate con il
gladio in base ai diversi colpi. Occorre ricordare che:
la daga è più corta del gladio;
le lame vanno incrociate;
la parata deve avvenire con la parte forte della daga;
può essere necessario aiutarsi con la mano destra se non impegnata con lo
scudo. PARATE CON LA DAGA IMPUGNATA CON LA SINISTRA
Vengono qui descritte due tecniche di base da utilizzare con l’impugnatura tecnica A (come da
appunti tratti dall’opera di Giovanni Delle Agocchie). La mano è quella sinistra in quanto le
parate sono previste per il combattimento congiunto gladio-daga.
1)Parata di daga rispetto a colpi di dritto (o mandritto)
Il colpo proviene verso il nostro lato sinistro per cui:
braccio armato disteso verso l’esterno;
punta verso l’alto per colpi al capo o al tronco e verso il basso se verso il bacino
o le gambe;
parata col filo dritto della daga sul lato forte nostro (e sul lato debole
avversario);
spazzata del colpo avversario;
passo indietro L’azione ha lo scopo di interrompere l’attacco avversario deviandone l’arma verso la nostra
sinistra facendogli scoprire la guardia e permettendo così l’esecuzione di un colpo in
controtempo.
E’ammesso – con rischio – l’uso del piatto della lama per deviare la punta avversaria e
mantenere il contatto tra le due lame.
2)Parata di daga rispetto a colpi di rovescio
Il colpo proviene verso il nostro lato destro per cui:
parata con il filo dritto;
torsione del busto per profilare il lato sx rispetto all’avversario
Pugio III secolo d.C.
FINE
EVENTI
14 aprile 2019 AB VRBE CONDITA Roma Tomba di Cecilia Metella
Da h.10.00 Banchi didattici
sul Tardo Impero
22 aprile 2019 NATALE DI ROMA Roma Circo Massimo
Da h.11.00
Quadro Storico: “L’epopea di Ezio”
7 giugno 2019 I GORDIANI Roma Parco Archeologico
della Villa dei Gordiani “piece teatrale”
NUMERI DISPONIBILI (i titoli non citati sono esauriti) 11) 284-395, IL PRIMO TARDO IMPERO 12) IL PRETORIANO DI CRISTO 13) MAGNVS MAXIMVS 14) IL GIORNO DELL’ALLIA 15) I MISTERIOSI ARCANI 16) LA VIA DEL TRIONFO 17) L’ASSEDIO DI MASADA 18) DE REDITV SVO 19) I DUE VOLTI DELL’IMPERO ROMANO 20) L’ETRUSCO UCCIDE ANCORA 21) TERRA DESOLATA 22) SEGNALI DI FUOCO 23) CORNELIO IL CENTURIONE 24) LA BATTAGLIA DELL’ALLELUJA 25) 395-476, IL SECONDO TARDO IMPERO 26) LE CARCERI DELL’ORRORE 27) TARRACINAE, OBSEDIT! 28) MEDIO IMPERO ROMANO 29)INDAGINE SU UN SOLDATO ROMANO DEL TERZO SECOLO 30) SOTTO PONZIO PILATO 31) UTUS 32) RIVOLTA NELL’URBE
33) TORTURA! 34) IL TRAMONTO DEGLI DEI 35) ULTIMI GIORNI AD OCCIDENTE 36) ESERCITI DI ROMA NEL QUINTO SECOLO 37) LONTANO OVEST ROMANO 38) I NUOVI GUERRIERI 39) ODOACRE, CHI SEI? 40) EPITOMA REI MILITARIS 41)TRA STORIA E LEGGENDA 42)LA FORTEZZA ANTONIA 43)SAN GIORGIO E IL DRAGO 44)PRAEFECTVS VRBIS 45)LEGIO II BRITANNICA 46)SERMO CASTRENSIS 47)SAGITTARIA 48)VERSO IL CASTELLO 49)L’ULTIMO LEGIONARIO 50)TETRICVS 51)LA GUARNIGIONE DI ROMA 52) REGNO D’ITALIA, PRIMO ALTO MEDIOEVO 53)GUERRIGLIA!
CONTATTI:
3332765818---3883683997
ROMARS legioIIbritannica Cohors I Praetoria et X Urbana
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