il cinofilo magazine 4

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La razza del mese GOLDEN RETRIEVER GENTILE AMICHEVOLE AFFIDABILE BOULEDOGUE FRANCESE Un piccolo molosso di successo CANE DA PASTORE DI BEAUCE Dalla Francia un guardiano incorruttibile CANE DA ORSO DELLA CARELIA Un nordico dal temperamento di fuoco Umberto Cuomo Editore Anno I Numero 4 il C inofilo Mensile di cultura e informazione © Umberto Cuomo Editore ilCinofilo Anno I Numero 4 Umberto Cuomo Editore PREZZO SPECIALE 3,90

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La rivista dei cinofili esperti e per quelli che lo vogliono diventare

Transcript of il cinofilo magazine 4

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La razza del meseGOLDEN RETRIEVERG E N T I L E A M I C H E V O L EA F F I D A B I L E

BOULEDOGUEFRANCESEUn piccolo molossodi successo

CANEDA PASTOREDI BEAUCEDalla Franciaun guardianoincorruttibile

CANE DA ORSODELLA CARELIAUn nordicodal temperamentodi fuoco

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PREZZOSPECIALE

3,90€

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un felice 2010 a tutti

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R i v i s t a d i C u l t u r a e I n f o r m a z i o n e C i n o f i l a

E D I T O R I A L E 4Il cane è amoredi Umberto Cuomo

P A R L I A M O N E 9Le domande dei lettoridi Umberto Cuomo

C I N O F I L I A D ’ A L T R I T E M P I 14Uno sguardo al passatodi Umberto Cuomo

INFORMAZIONE CINOFIL A 106Pastore Svizzero Biancodi Mauro De Cillis

I L B O U L E D O G U E F R A N C E S E I N I T A L I A 68di Umberto Cuomo

A T T U A L I T À 110Gli affetti non si regalano, si conquistanodi Umberto Cuomo

I L C A N E D E L L A D I S C O R D I A 54Cane da orso della Careliadi Matteo Azzari

R A Z Z E P O C O C O N O S C I U T E 92L’Hovawartdi Umberto Cuomo

G L I A R T I C O L I

L A L E G G E N D A D I J O N A T H A N 84di Maura Cresta

I L D O B E R M A N N I N I T A L I A 89di Umberto Cuomo

I M P R E S S I O N A R E P E R F A R S I C O N O S C E R E 96Riflessionidi Matteo Azzari

contatti

SERVIZIO [email protected]

[email protected]

www.umbertocuomoeditore.com

U m b e r t o C u o m o

Direttore responsabile

Da oltre quarant’anni è studioso di sto-ria delle razze canine: argomento del quale è considerato uno dei massimi conoscitori. Giornalista per profes-sione, grande esperto di Bulldog, dal 1986 collabora con le più importanti riviste di cinofilia. Dal 1989 ha scritto numerosi libri che trattano di cani.

A l e s s a n d r o G i u l i a n i

Vice Direttore

Alleva amatorialmente Rottweiler e La-brador Retriever. Operatore commer-ciale di successo nel campo dei prodot-ti per animali, nel 2007 ha fondato con l’amico Umberto Cuomo la Umberto Cuomo Editore.

R I V I S T A a c u r a d i :

M a u r o D e C i l l i s

Consulente Tecnico Scientifico

Allevatore dal 1970 di Pastori Tedeschi, e Giudice specialista dal 1977, ha giudi-cato per sette volte consecutive il Cam-pionato Italiano della razza (record al momento imbattuto). Giornalista, romanziere e collaboratore di riviste di cinofilia, ha pubblicato numerosi libri e monografie sull’argomento.

,L E R U B R I C H E

Cinofiloil

L A R A Z Z A D E L M E S E 22

GOLDEN

RETRIEVER

G E N T I L E A M I C H E V O L E A F F I D A B I L E

Quella del Golden Retriever è una delle razze che in Italia ha avuto negli ultimi anni un incremento

molto importante, ed è passata dalle 125 iscrizioni ai Libri Genealogici italiani del 1990 alle 3800

del 2008. Merito di tanto successo è certamente il carattere leale e affidabile oltre alla indiscuti-

bile bellezza delle forme, del mantello e del colore. Dolce e affettuoso compagno della famiglia,

amico sicuro dei bambini, compagno allegro ed entusiasta di gite e passeggiate, il Golden Retrie-

ver si è imposto nel mondo della cinofilia nonostante non sia mai apparso sui mezzi di comunica-

zione, ma ugualmente è stato segnalato negli scorsi anni come uno degli indicatori dello “stato

sociale” delle persone assieme ad una determinata automobile e a una marca di orologi.

L A C O P E R T I N ACuccioli di Golden Retriever

(Allevamento Royal Crest)

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Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta o memorizzata in sistemi d’archivio o trasmessa in qualsiasi forma o mezzo elettronico, mec-canico, registrazione o altri, senza preventiva autorizzzazione scritta da parte dell’Editore, ad eccezione di brevi passaggi per recensioni. Per quanto riguar-da i diritti di riproduzione, l’Editore si dichiara disponibile a regolare eventuali spettanze per quelle immagini di cui non sia stato possibile reperire la fonte.

CinofiloM e n s i l e d i c u l t u r a e i n f o r m a z i o n e

ilM A G A Z I N E

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IL CINOFILO on linewww.ilcinofilomagazine.com

Visita il nostro nuovo sito, reportage, notizie, Forum e molto altro in una meravigliosa ricerca elettronica...www.umbertocuomoeditore.com

“Un cane è la sola cosa su questa terra che vi ami più di quanto non ami se stesso”

Nicholas Vachel Lindsay

E D I T O R I A L E

Umberto Cuomo

Direttore Responsabile: UMBERTO CUOMO

Vice Direttore: ALESSANDRO GIULIANO

Consulenza Scientifica: MAURO DE CILLIS

Editing: IMAGE

Editor: ARMANDO LORENZINI

Art Directors: MARCO COTTI

VANESSA TRAVENZOLLO

Redazione CHIARA F. ZUCCO

Hanno collaborato a questo numero:

MATTEO AZZARI, UMBERTO CUOMO, MAURO DE CILLIS,

GIORGIO GNEMMI, MAURA CRESTA

PUBBLICITÀ

Umberto Cuomo Editore srl - via Malpensata 12

28924 Fondotoce (VB)

per contatti e informazioni:

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ABBONAMENTI E ARRETRATI

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STAMPA

PRESS GRAFICA - Gravellona Toce

Distribuzione per l’Italia

MESSAGGERIE PERIODICI SpA

Via G.Carcano 32 - 20141 Milano

Registrazione Tribunale di Verbania

n°7 del 16.10.2008

Iscrizione nel Registro degli Operatori di Comunicazione

(R.O.C.) al numero 18585.

R i v i s t a d i C u l t u r a e I n f o r m a z i o n e C i n o f i l a

UMBERTO CUOMO EDITORE

via Malpensata 12 - 28924 Fondotoce (VB)

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Auguri

a tutti voi

Uno degli aspetti più sorprendenti e misteriosi del rapporto tra uomo e cane sta nella qualità

dell’amore che quest’ultimo prova e manifesta. Discendente dal lupo selvaggio, del quale conser-

va ancora in modo più o meno sviluppato gli istinti; addomesticato dai nostri antenati pare 15000

anni fa solo con fini utilitaristici; trattato per tutto questo tempo nella maggior parte dei casi in

modo duro e talvolta spietato, il cane ha invece sviluppato nel corso dei secoli un amore profondo

e incondizionato verso l’uomo, suo compagno di viaggio nell’avventura terrena che li accomuna.

È un amore totale, che non chiede nulla ma è pronto a dare tutto, anche la vita. È un amore per

noi incomprensibile, tanto nobile e alto da essere portato ad esempio di fedeltà e dedizione. Per

millenni però la parola “cane” è stata usata come dispregiativo per indicare una persona indegna,

e doveva invece essere considerata un complimento: magari ci fossero sulla terra solo uomini con

i sentimenti del cane. Per noi, per lo più abituati a ragionare in termini di utilità, di reciprocità

di benefici, di egoismo, il comportamento del cane è difficile da capire. Vi sono cani maltrattati,

malnutriti, ignorati, abbandonati da soli per giorni che alla vista del padrone in arrivo hanno gli

occhi che brillano e gli vanno incontro scodinzolando felici; altri sempre trattati male che fanno

la guardia alle sue proprietà e perfino lo difendono, talvolta a prezzo della vita. Pare impossibile,

ma nonostante tutto quello che l’uomo nella sua storia gli ha fatto passare, da animale selvaggio

qual’era il cane è riuscito a sviluppare un amore che raggiunge vette incredibili. È un amore totale,

che antepone l’altro a se stesso; è un amore che ci mette in crisi, perché ci mostra quello che

dovremmo essere e ci fa vedere quello che invece siamo.

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N O T I Z I E D A L L ’ A U T H O R I T Y

P E R G L I A N I M A L I

CACCIATORI Di Rispetto

I n f o : w w w . m p l i . i t / w p / ? p a g e _ i d = 2 0 9 0M a i l : t u t e l a . a n i m a i @ m p l i . i t

Alla mail del dipartimento, così come nel corso dei miei incontri presso rifugi e canili sparsi nel territorio, rice-vo segnalazioni che lamentano decine di casi di cani da caccia “abbandonati” al loro destino (nei casi più fortu-nati…): rei, a insindacabile giudizio dei cacciatori cui ap-partenevano, di essere “incapaci” di servire degnamen-te la causa della dea Diana e dei suoi seguaci. Io stesso posseggo una setterina irlandese, precocemente “dimis-sionata”, e i segni della sua presunta inettitudine sono evidenti!

Chiariamo immediatamente ogni dubbio: come Movi-mento per l’Italia, promotori della petizione per l’istituzio-ne dell’ Authority per gli animali, non prendiamo nessuna posizione nei confronti della caccia fino a quando questa viene regolamentata da norme adeguatamente applicate e fatte rispettare (essendo proprio il rispetto delle leggi il “movente” della nostra richiesta istituzionale). Prendia-mo, viceversa, ferma posizione nei confronti di ogni caso di maltrattamento nei confronti degli animali, in questo caso dei cani. Sappiamo bene come il rapporto caccia-tore-cane sia sì improntato al rispetto, ma ad un rispetto che vorrei definire “strumentale”: ti offro cibo, vaccinazio-ni (non sempre…) e una cuccia per ripararti dalle intempe-rie sino a che “funzioni” durante le battute di caccia; arri-vo anche a dirti “brava Diana” se mi stani un fagiano, mi insegui un cinghiale, o mi riporti una preda…Ma che suc-cede se il cane invecchia e cala la sua efficienza, o se non è “tagliato” per la caccia o, addirittura, se ha paura dei colpi d’arma da fuoco? Sono testimone di poveri segugi picchiati, abbandonati e terrorizzati nei migliori dei casi: altre volte “il cacciatore” ritiene che volgere il fucile verso il suo “ex” sottoposto sia più semplice e sbrigativo: un col-po che non può non andare a segno, visto che la “preda” è lì a pochi passi che lo guarda stupita! Bella o brutta che sia, manifestazione atavica o meno, business o passione, voglio comunque pensare che nella caccia ci debba esse-re una componente di nobiltà d’animo cui un uomo, pro-prio perché armato, e quindi in posizione di ovvia supre-

mazia, non dovrebbe venir meno. Mi appello quindi alle migliaia di cacciatori: non posso sindacare sulle abitudini e sul trattamento che riservate ai vostri cani, ma invitar-vi a “sbarazzarvene” in maniera civile, questo si! Quasi sempre i vostri “amici” a quattro zampe sono addirittura di razza, spesso con tanto di pedigree: nell’ universo delle povere bestiole in cerca di un vero “padrone-amico”, pro-prio le vostre rischierebbero di trovare casa più facilmen-te…Quindi: non abbandonatele, e soprattutto, non soppri-metele sommariamente! Decine, centinaia di volontari, potrebbero intervenire “risolvendo il vostro problema”.Usate Internet non solo per scambiarvi messaggi o in-formazioni, ma anche per dimostrare la vostra civiltà! Luigi FavaliResponsabile Dipartimento Difesa e Tutela dei Diritti degli Animali – Movimento per l’ Italia

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P A R L I A M O N Ea c u r a d i U m b e r t o C u o m o e M a u r o D e C i l l i s

R i v i s t a d i C u l t u r a e I n f o r m a z i o n e C i n o f i l a

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D- Gentile editore,

Le scrive Maurizio Cusimano.

Ho acquistato e letto con piacere la vostra

ultima pubblicazione “Il cinofilo” ed al ri-

guardo porgo i miei auguri e complimenti

per una rivista che non tarderà ad essere

punto di riferimento per i cinofili ed i cino-

logi italiani; bella l’impostazione, il taglio

giornalistico....il riferimento al Maestro

Scanziani. Una piccola nota, sempre che

sia gradita la critica. Se possibile, inviti i

suoi autori a sostituire il termine “bastar-

do” con “meticcio”. Conscio dell’importan-

za della razza e del parteggiamento di chi

alleva razza ed investe energie, tempo ed

altro è davvero brutto, alle soglie del 2010

coniare con lo spregiativo “Bastardo” un

cane con proprie attitudini, carattere, tem-

pra e temperamento. Sicuri della revisione

della linea editoriale in tema, porgo

Distinti Saluti

Maurizio Cusimano

Risposta del Direttore

Gentilissimo signor Maurizio, grazie per

le considerazioni sulla nostra rivista e per

gli auguri: sono uno sprone a fare sempre

meglio. Circa la sua osservazione, desidero

fare una precisazione.

Anche se ormai è divenuta un termine spre-

giativo, la parola “bastardo” deriva dal tar-

do francese ed è di incerta etimologia, ma

come è specificato sul vocabolario Zinga-

relli indica un soggetto nato dall’accoppia-

mento di individui di razza non pura. Il termi-

ne “meticcio” deriva invece dal tardo latino

“mixticium”, che ha portato allo spagnolo

“mestizo” dal quale discende la parola del

tardo francese “métis”. Questo vocabolo

(sempre spiega lo Zingarelli) indica un sog-

getto nato da genitori della stessa specie

ma di razze diverse: per intenderci ad esem-

pio il figlio di un Boxer e di un Labrador.

Mi rendo conto che il vocabolo” bastardo”

usato dall’articolista Mauro De Cillis, che

è un cinologo di fama mondiale e autore di

molti libri di cinofilia tra i quali “Una grande

razza, il bastardo” edito dalla Mursia, può

sembrare un po’ forte, ma è corretto ed è

stato impiegato proprio per accentuare il

contrasto tra il comune significato dispre-

giativo e la straordinaria ricchezza di qua-

lità di tali cani. Grazie ancora per averci

contattato, e sappia che i complimenti sono

certo graditi, ma le osservazioni e le critiche

lo sono ancor di più, perché ci spingono a

prestare sempre più attenzione a quello che

pubblichiamo.

Lascio ora la parola a Mauro De Cillis, che

risponderà esaurientemente.

Umberto Cuomo

Precisazione di Mauro De Cillis

Gentile signor Cusumano

Comprendo benissimo l’istintivo senso di

fastidio destato in Lei dal termine “bastar-

do”, d’altra parte il mestiere dello scrivere

impone regole precise, prima fra tutte quel-

la di utilizzare termini appropriati.

Se “bastardo” e “meticcio” fossero sinonimi

esaudirei volentieri il Suo desiderio, ma pur-

troppo non lo sono.

Infatti “meticcio” deriva dallo spagnolo “me-

stizo” (mischiato) ovvero nato da due razze

diverse, in particolare, nato da un bianco e

da un’india. Il termine divenne di uso corren-

te al tempo della conquista delle americhe,

quando gli spagnoli avevano sviluppato

l’abitudine di sterminare gli indios e di vio-

lentare le loro donne. Un’origine, come

vede, non particolarmente simpatica.

Allo stesso periodo di incontri e scontri di

varia umanità risalgono i termini “mulatto”

(nato da un bianco e da una nera) e “zambo”

(nato da un nero e da un’india). O viceversa.

Per quel che riguarda l’etimologia, la tesi

che “bastardo” derivi dal tedesco “Boes”

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P A R L I A M O N E

R i v i s t a d i C u l t u r a e I n f o r m a z i o n e C i n o f i l a

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M A G A Z I N Eil

M A G A Z I N EM A G A Z I N ECinofilo

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La razza del meseBASSOTTI

I B A S S I C H E T I G U A R D A N OD A L L ’ A L T O

HUSKY&MALAMUTEPotenza e resistenza

I CANIDA PASTOREConduttori e guardiani

DOGPARADEIl cane occidentale

BORDERTERRIERUn simpatico pasticcione

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M A G A Z I N Eil

M AA G A ZZ II NN ECinofilo

U m b e r t o C u o m o E d i t o r e

La razza del meseGOLDEN RETRIEVERG E N T I L E A M I C H E V O L EA F F I D A B I L E

BOULEDOGUEFRANCESEUn piccolo molossodi successo

CANEDA PASTOREDI BEAUCEDalla Franciaun guardianoincorruttibile

CANE DA ORSODELLA CARELIAUn nordicodal temperamentodi fuoco

M e n s i l e d i c u l t u r a e i n f o r m a z i o n e

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C I N O F I L I A D ’ A L T T U A L I T

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(maligno) e “Art” (natura) è poco attendibile

e confutata da molti autori, quali, ad esem-

pio il Delatre, perchè non spiega la pre-

senza della “T” mediana. È assai probabile

invece che il termine abbia origine da “Bast”

(corteccia) e “Art” (natura )ovvero “esterno,

avventizio”, figlio adottivo, illegittimo, di in-

certi natali.

“ Boes- Art (agg. boesartig) “ non è dunque

all’origine di “bastardo” bensì di “bugiardo”

come spiega il Pianigiani.

Ma, etimologia a parte, sostituire “meticcio”

con “bastardo” in qualsiasi contesto giorna-

listico, letterario o semplicemente parlato,

risulterebbe impresa impossibile e lo dimo-

stra il fatto che “suona” male.

Provare per credere: “Hai visto che bel ba-

stardino!“ “Hai visto che bel meticcino!”

“Guarda che simpatico bastardone!” “

Guarda che simpatico meticcione!”

Ce ne accorgemmo con l’Editore (Mursia)

quando si trattò di scegliere il titolo del mio

libro sull’argomento e, dopo aver preso in

considerazione diverse possibilità (“Una

grande razza: il meticcio“, “Una grande raz-

za: il cane-fantasia” ecc.) fummo giocoforza

costretti ad optare per “Una grande razza:

il bastardo“ che ottenne, tra l’altro, un buon

successo di pubblico.

Ci piaccia o no, anche alle soglie del 2010

dobbiamo tenerci il termine, perchè, alme-

no per il momento, non c’è un sinonimo

che lo possa sostituire senza alterarne

il significato. Oggigiorno, all’insegna del

“politicamente corretto” è tutto un fiorire di

neologismi miranti a “sterilizzare” la crudez-

za di certi termini quali: “uomo di colore”,

“diversamente abile”, “non vedente” , “non

udente”, “operatore scolastico” ecc. quasi

che essere neri, handicappati, ciechi, sor-

di, bidelli costituisca una colpa, un tabù da

esorcizzare mediante ogni sorta di grotte-

schi eufemismi.

Consuetudine che, se ancora può reggere

in un contesto socioburocratico, diventa

impraticabile nella vita di tutti i giorni, pena

il grottesco. Come si fa a scrivere: “Non c’è

peggior non udente di chi non vuol udire“.

Oppure “Mi sono cacciato in un vicolo non

vedente”? O infine “Mio fratello è bravo in

cucina, io invece sono diversamente abile:

mi occupo di giardinaggio”?

Come in natura le mutazioni genetiche, dei

tanti neologismi che spuntano ogni giorno

ben pochi hanno la capacità di resistere al

tempo, quei pochi che, sempre come in na-

tura, esprimono realtà semplici e universali!

MAURO DE CILLIS

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Il ‘BIOLOGICAMENTE APPROPRIATO’ rappresentauna nuova generazione di alimenti studiati per riprodurre ciò dicui cani e gatti si nutrirebbero allo stato selvatico.

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Alleviamo e selezioniamo dogue de borde-aux e cao de aguail nostro allevamento è a livello amato-riale e di piccole dimensioni, si richiedela prenotazione dei cuccioli dato cheabbiamo una cucciolataall’anno per ognirazza e semprecon fattricidiverse .

Allevamento amatoriale montalbano via monte albano 23 bologna tel 0514399129 cell. 3205626086 telefonareper visite su appuntamento o per informazioni sito web : www.allevamentomontalbano.it

email : [email protected]

caõde

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Vintage - Old English postcard

Vintage - Old English Beagle postcard

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C I N O F I L I AD ’ A L T R I T E M P I

di Umberto Cuomo

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Vintage - francobolli d’epoca

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Umberto Cuomo Editore

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ECCO COSA SCR IVEVANO I P IÙ GRANDI C INOLOGI DEL ‘ 900

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L A R A Z Z A D E L M E S E

G O L D E N R E T R I E V E R

Gentile amic

affidabile

di Mauro De Cillis

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Kindly Friendley

Confident

Nonostante sia stato per secoli impiegato nel riporto della selvaggina ferita o abbattuta, il Golden Retriever possiede un carattere

che lo rende particolarmente adatto alla vita in famiglia. Docile, affettuosa, molto legata ai membri della casa, specie i bambini,

questa meravigliosa razza s’è rivelata anche eccellente nel soccorso in acqua e particolarmente predisposta per la Pet Therapy.

hevole

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Doti fondamentali del Golden sono dolcezza e affidabilità. Vengono prima di ogni altro pre-gio fisico. L’allevatore deve sempre tener pre-sente, nei suoi programmi di riproduzione, che il carattere è una priorità.“kindly” è menzionato due volte nello stan-dard. La prima come “espressione amichevo-le”, la seconda come “ amichevole e fiducio-so”.Queste caratteristiche debbono esser ben evidenti e vanno considerate nel giudi-zio, specie se il soggetto manifesta il contra-rio! Un cane che mostri qualsiasi segno di ag-gressività o di ostilità senza esser provocato va considerato fuori dal tipo della razza. “( Wendy Andrews, commento allo standard)

UN CARATTERE SPECIALE...

L A R A Z Z A D E L M E S E

Un passato di marinaio e di cacciatore

La storia anticaRicostruire le origini di una razza è impresa difficile perchè il concetto di razza

pura, almeno come la intendiamo oggi, è piuttosto recente.

In passato le razze si “autoselezionavano” in base all’utilizzo che ne faceva l’uo-

mo. Tanto più importante e articolato era il lavoro che doveva svolgere, tanto

più intelligente e riuscita era la razza.

Per questo le razze ancor oggi più apprezzate restano quelle da caccia e da

pastore, attività che richiedono doti di intelligenza, equili-

brio, discernimento, disponibilità, attenzione, vitalità,

resistenza. Doti consolidate in millenni di spietata

selezione funzionale che hanno consentito a questi

cani di attraversare i secoli, affrontando brillante-

mente ruoli e situazioni del tutto nuove ma altret-

tanto importanti.

Non a caso ai primi quattro i posti dell’intelligenza

ubbiditiva redatta da Stanley Coren figurano due con-

duttori del gregge (border collie e pastore tedesco)

e due water dog (barbone e golden retriever).

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Page 26: il cinofilo magazine 4

26 26

La straordinaria capacità di movimento

in acqua ha fatto pensare che il Golden

Retriever avesse le zampe palmate; non è

vero, si tratta solo della grande capacità

di presa dei grossi piedi.

Aiuta il suo utilizzo in acqua il mantel-

lo dotato di folto sottopelo che lo rende

praticamente impermeabile.

Page 27: il cinofilo magazine 4

2727

Page 28: il cinofilo magazine 4

28

il disegno dello standard

L A R A Z Z A D E L M E S E

Standard

del Golden

retriever

Differenza

del Labrador

dal Golden

Dipinto di Maria Rosa Ciapparelli

Cane armonico, attivo, potente, ben compatto nella sua andatura, di costituzione forte, con una espressione decisamente di dolcezza. Altezza al garrese: maschio da 56 a 61 cm, femmina da 51 a 56 cm.

Testa ben proporzionata e ben modellata. Cranio largo senza ap-pesantimenti. Bella attaccatura della testa alle spalle. Muso impo-nente, largo e alto. La lunghezza del muso è quasi uguale a quella del cranio, con stop ben marcato all’occipite. Il tartufo è nero.

Corpo bene equilibrato, reni corti, petto ben disceso nella regione dello sterno; costole sono ben scese. Linea superiore orizzontale.Reni e le membra posteriori sono forti e muscolosi. Le gambe sono solide e i grassetti sono ben angolati. I garretti sono ben di-scesi. I fusi metatarsici, visti posteriormente, sono in appiombo. I garretti non girano ne verso l’esterno ne l’interno. I garretti a muc-ca sono da scartare.Coda attaccata al livello del dorso, raggiunge il garretto, non si arriccia all’estremità.

SE L’ASPETTO FISICO È LO STRUMENTO, IL CARATTERE NEÈ LA MUSICA

Se la musica è dissonante, o l’esecutore è mediocre o lo stru-mento è stato rovinato in prece-denza”. Se lo sguardo è lo spec-chio dell’anima, quello del golden esprime allegria, bontà, gioia di vivere. L’espressione è dolce, in-telligente, solare, scevra da pro-tervia e arroganza.Non sfida, invita.È l’espressione dell’eterno ado-lescente fiducioso, ottimista e sempre disponibile.Al suo cospetto, anche le perso-ne che temono i cani, si sentono, loro malgrado, rassicurate e az-zardano una timida carezza.In questa sintonia tra corpo e ani-ma risiede il fascino del Golden e rovinarla sarebbe un delitto.

Page 29: il cinofilo magazine 4

29

Il RiportoMa perchè alcuni cani amano il riporto e altri no?

Questa tendenza è presente nei cuccioli di tutte le razze. Si divertono un mondo a riportare qualsiasi cosa venga loro

lanciata invitando il padrone a continuare il gioco fino allo sfinimento.

Poi, col sopravvenire della pubertà, l’interesse gradualmente si affievolisce per scomparire del tutto nell’età adulta.

Setter, pointer, pastori tedeschi non amano affatto il riporto cui spesso vengono costretti con sistemi d’addestramen-

to coercitivi ( per esempio tramite il collare elettrico!).

Nei retriever invece, la propensione al riporto è parte della componente istintuale e dura tutta la vita.

Come mai?

La neotenia ci fornisce una risposta attendibile.

Cuccioli per semprePer “neotenia” si intende la permanenza di caratteristiche infantili nell’individuo adulto.

Che il cane costituisca in misura più o meno marcata la forma neotenica del lupo lo si è sempre intuito. Già un secolo

fa, Max von Stephanitz faceva notare come il cranio del cucciolo di lupo fosse simile a quello del cane adulto.

Page 30: il cinofilo magazine 4

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31

3° stadio “del paratore” (dai 6 ai 10 mesi)

aspetto fisico: si allunga il muso, scompaiono le rughe, la

complessione si fa più slanciata e atletica.

comportamento: tendenza alla “parata” ovvero ad intercet-

tare qualsiasi cosa si muova tagliandole la strada.

Apparterebbero a questo stadio i cani da conduzione del

gregge e quelli da ferma.

4° stadio “ del tallonatore “ ( dai 10 mesi in poi)

aspetto fisico: muso appuntito, orecchie spesso erette o

semierette, occhio a mandorla.

comportamento: prossimo a quello del predatore adulto.

Vivo interesse per la caccia e l’inseguimento della preda

che cercano di bloccare mordendola sul posteriore.

Apparterrebbero a questo stadio i cani nordici, i levrieri e

talune razze da seguita.

Ovviamente questo schema non va interpretato con trop-

pa rigidità perchè nei cani esistono forme intermedie (in

particolare meticci e bastardi). Si dirà perciò che un cane

appartiene a un certo stadio quando prevalgano in lui de-

terminate caratteristiche morfocomportamentali rispetto

ad altre. Ma, in linea di massima, lo schema funziona e

spiega perchè un golden o un labrador mostrano attitudini

e comportamenti differenti da un bull dog, da un setter

inglese o da un siberian husky. In particolare per quan-to riguarda il riporto, che altro non è se non un invito a ribadire il rapporto giocoso ed emotivo cane-padrone.

Da marinaio a cacciatoreAbbiamo anticipato che ai primi quattro posti (su 79 razze

testate) in classifica dell’intelligenza ubbiditiva (attitudine

all’addestramento)redatta da Stanley Coren, figurano due

razze da conduzione del gregge (border e pastore tedesco)

e due water dog (barbone e golden retriever).

A ulteriore conferma che le razze più adatte a lavorare in

simbiosi con l’uomo sono quelle appartenenti agli stadi

Page 32: il cinofilo magazine 4

32

L A R A Z Z A D E L M E S E

intermedi (2° e 3°) dove curiosità, dipendenza dal padro-

ne, interesse al gioco e, di conseguenza, capacità d’appren-

dimento coesistono in proporzioni ottimali. Negli stadi

precedenti o successivi, (1° e 4°) al contrario, abbiamo un

rendimento molto minore, per difetto ( molossoidi) o per

eccesso di evoluzione (nordici).

Il bulldog, per esempio, si classifica al 77° posto dell’in-

telligenza ubbiditiva e il levriero afgano addirittura al 79°!

Questo non vuol dire che tali cani debbano per forza es-

sere meno intelligenti in assoluto, ma semplicemente che

sono meno portati all’addestramento.

Come mai i retriever, da marinai quali erano in origine,

divennero cacciatori?

La colpa fu del fucile a retrocarica...

Cani da ferma e cani da riportoNel passato, la caccia era considerata una nobile arte, pra-

ticata da sovrani e gentiluomini.

Prima del fucile, i cani utilizzati erano quelli da seguita

il cui compito era di inseguire, circondare e azzannare la

preda, in attesa che il cacciatore la finisse.

L’invenzione delle armi da fuoco modificò radicalmente

lo sport venatorio, attribuendo al cane un ruolo ben più

centrale e raffinato.

Cane e cacciatore divennero un’unica entità, con sei zam-

pe, una coda e un fucile.

In Inghilterra nacquero così le razze da ferma, specializza-

te nel fiutare l’emanazione del selvatico, segnalarne la pre-

senza al cacciatore permettendogli di abbatterlo una volta

levatosi in volo.

Per fermare fagiani, quaglie, beccacce e galli cedroni che si

trovavano nei campi, boschi e cespugli impareggiabili era-

no il setter e il pointer, mentre per farli “frullare” venivano

adoperati gli springer. Le razze da ferma e da scovo, pur

essendo in qualche modo capaci di riportare, non erano

state selezionate per questo impiego specifico.

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34

L A R A Z Z A D E L M E S E

UN PREZIOSO AIUTANTE DELL’UOMO

34

Le origini dei retrieverÈ probabile che tutti gli attuali retriever abbiano i medesimi an-

tenati. L’area geografica che vide nascere queste razze non inclu-

deva soltanto l’isola di Terranova, bensì tutti i territori del conti-

nente americano, dal golfo di S. Lorenzo fino al Maryland.

Si ipotizza che nella Nuova Scozia, il cane di St. John, incrociato

al pointer abbia generato l ‘Oated Coated Retriever, progenitore

del Labrador mentre cani originari dell’isola di Anticosti, accop-

piati col Barbet e con l’Irish Water Spaniel, abbiano prodotto il

Curly Coated Retriever dal manto crespo.

Sempre il St. John (o qualcosa di simile), mescolato ai setter e agli

epagneul avrebbe generato il Flat Coated Retriever, dal quale,

con ulteriori reincroci di setter e Bloodhound, sarebbe scaturito

il Golden Retriever.

Contemporaneamente, sulle sponde della Chesapeake Bay, la

coppia di Terranova Saylor e Canton, scampata nel 1807 ad un

naufragio, incrociata con Water Spaniel, Coon Dogs e altri cani

locali, fu la capostipite del Chesapeake Bay Retriever dal pelo

grasso, ondulato e impermeabile all’acqua.

Si tratta ovviamente di mere ricostruzioni ipotetiche, da conside-

rare con un certo beneficio di inventario.

Le origini storiche del goldenUna razza esce dalla preistoria e dal mito per entrare finalmente

nella storia con la redazione del pedigree e, successivamente, con

la stesura dello standard.

Ma il mito è una tentazione irrinunciabile dell’animo umano.

Per diverso tempo si credette che il golden discendesse da un

gruppo di retriever gialli, giunti in Inghilterra al seguito di un

circo russo all’inizio dell’ 800, considerati ottimi riportatori in

acqua da Oliver Goldsmith (1847).

Tesi ribadita da Stonehenge, dopo aver osservato attentamen-

te i disegni del Colonnello Hutchinson. Viaggiatori parlano di

psuedosetter russi di color fegato, dorato o marrone. Allsbro-

ok, proprietario e buon conoscitore di golden, riferisce di aver

incontrato in Siberia cani molto simili ai suoi. Il Colonnello

Le Poer Trench, appassionato cinofilo, difese strenuamente la

tesi dell’origine russa, al punto da convincere il Kennel Club

a registrare i suoi cani come retriever russi.

Oltre che un valido retriever e un grande compagno della famiglia e dei bambini, il Golden Retriever è impiegato dalle Forze di Polizia di tut-to il mondo come cane per la ricerca di droga ed esplosivi.Si è dimostrato anche una preziosa guida per i non vedenti

Page 35: il cinofilo magazine 4

35

Nel 1913 fu istituita una classe per i golden (che allora

si chiamavano ancora Flat Coated gialli) e un’altra per i

retriever russi e lo spareggio finale fu vinto addirittura da

uno di questi ultimi!

La disputa tra i fautori delle origini russe e quelli delle

origini inglesi del golden si concluse qualche anno dopo

con la vittoria finale dei secondi.

D’altra parte non è detto che i primi fossero in mala fede.

A quei tempi il concetto di razza pura, almeno come la

intendiamo oggi, era quanto mai aleatorio.

Cani di origini, struttura e attitudini diverse venivano

continuamente incrociati e reincrociati al fine di ottenere

soggetti adatti a determinati impieghi. Inoltre i caratteri

ereditari non si trasmettono separati gli uni dagli altri ma

“a grappoli”, perciò, come ho potuto verificare anche nei

bastardi, può accadere che determinate tipologie tendano

a ripresentarsi indipendentemente da quelle dei genitori o

dei nonni. Anni fa incontrai in Piemonte un gattino ran-

dagio assolutamente identico al mio. Stesse dimensioni,

stesse macchie, stesso colore degli occhi, stesso comporta-

mento. Potevano essere gemelli omozigoti! Ora, dato che

il mio era un trovatello nato in Brianza, le probabilità che

tra i due esistesse una qualche parentela erano da conside-

rare prossime allo zero.

Nulla di strano perciò se in Russia, specie nelle zone flu-

viali, siano apparsi retriever con caratteristiche simili a

quelli inglesi. Ma la vera storia del golden retriever, sup-

portata da una precisa documentazione genealogica, ci è

stata raccontata nel 1952 dal bisnipote del suo creatore,

Sir Dudley Majoribanks, primo Lord di Tweedmouth a

Inverness, Scozia. Gran cinofilo e cacciatore, nel 1865 ac-

quistò da un calzolaio di Brighton un cucciolo giallo, unico

di una cucciolata nera, di nome Nous (in greco: saggezza).

Il giallo, nei retriever, è un carattere recessivo e, di con-

seguenza, si manifesta solo in forma omozigote. Ciò non

toglie che sul colore del mantello del golden interagiscano

anche altri geni che ne determinano l’intensità (dal panna

chiaro fino al quasi mogano).

Page 36: il cinofilo magazine 4

36

L A R A Z Z A D E L M E S E

G l i a n t e n a t id e l G o l d e n r e t r i e v e r

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38

L A R A Z Z A D E L M E S E

Gradazioni cromatiche del Golden (esclusi: bianco puro e mogano)

Il golden in americaIl Golden giunge in America prima della 1° guerra mon-

diale e diviene subito popolare nell’ambiente della caccia

per la sua forza, intelligenza e propensione al riporto.

A quel tempo, soprattutto in prossimità dei fiumi, c’era so-

vrabbondanza di selvaggina e il golden sembrava fatto ap-

posta per rendere felice anche il più esigente dei cacciatori.

Nel 1932 la razza viene ufficialmente riconosciuta dal

Kennel Club Americano che ne redige uno standard con

un’impronta leggermente diversa da quello inglese, più

mirante alla funzionalità che non alla pura estetica.

Purtroppo, in assenza di regole venatorie di qualsiasi tipo

e con l’uso generalizzato del fucile a ripetizione, si compi-

rono vere e proprie stragi di volatili, al punto che attorno

al 1930, restava ormai ben poco a cui sparare.

Furono varate leggi speciali per limitare la caccia indiscri-

minata e iniziare un programma di ripopolamento, ma con

risultati assai modesti.

L’impiego di cani adatti a riportare prede numerose ter-

minò in quel periodo e di conseguenza il golden rischiò

addirittura di scomparire, tanto che nel 1938, quando ven-

ne fondato il primo Club Americano a tutela, fu definito

“razza a rischio di estinzione”.

Ma a partire dagli anni ‘50, in concomitanza al boom eco-

nomico che modificò radicalmente mentalità e stile di vita

degli americani, ebbe inizio la rinascita. Adesso la gente

stava meglio e aveva più tempo libero.

In compenso avvertiva di più la solitudine e lo smarrimen-

to derivanti dalla perdita delle radici e dalla frammenta-

zione del nucleo familiare.

Il golden si dimostrò ideale per rispondere a queste nuove

esigenze affettive. Dolce, fiducioso, disponibile, dall’aspet-

to accattivante e poco aggressivo, in breve divenne il pro-

totipo del cane da famiglia. Le sue doti di intelligenza e

attitudine ad operare in sintonia con l’uomo, collaudate e

affinate da una durissima selezione sul campo, fecero di lui

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L A R A Z Z A D E L M E S E

alla conquista dell’Europa divenendo in breve tra le razze

maggiormente diffuse in Italia, Francia, Spagna, Germa-

nia e Scandinavia.

Nel 2007 sono stati iscritti 4.205 Golden in Italia, 8.456 in

Francia, 4.051 in Spagna e 2.164 in Germania!

AspettoPur mostrando una certa somiglianza col labrador ( il pro-

fano può confonderlo con un Labrador a pelo lungo e non

è escluso che qualche allevatore non sia ricorso ad incroci

tra le due razze) il golden differisce da quest’ultimo sotto

diversi aspetti morfologici e caratteriali.

In primo luogo nella tessitura e nel colore del mantello.

Il pelo del labrador è corto e compatto, quello del golden è

lungo e frangiato, con folto sottopelo. Nel labrador i colori

ammessi sono tre: nero, cioccolato e giallo, nel golden tutte

le tonalità del giallo, in una gamma che va dal panna all’oro

intenso. Il bianco (tipo samoiedo) e il mogano (tipo setter

irlandese) sono tassativamente esclusi.

Quest’ultima è una precisazione importante perchè il co-

lore è un aspetto fondamentale per la tipicità della razza.

Troppo spesso si vedono oggi in esposizione soggetti chia-

ri e slavati in barba al nome stesso di golden, che vuol dire

appunto “dorato”.

In secondo dalla forma e dall’espressione della testa.

La testa del labrador è più massiccia e squadrata, con

guance più piene e masseteri più sviluppati. L’espressione,

pur senza essere aggressiva, è impertinente, talvolta perfino

arrogante, mentre quella del golden ha un’espressione più

dolce, con profili più arrotondati e stop meno accentuato.

In terzo la struttura del tronco. Il tronco del labrador è leg-

germente più corto in proporzione agli arti, con torace più

sviluppato in larghezza e meno in altezza e in profondità.

La groppa tende all’orizzontale con angolature posteriori

più aperte. Tale struttura ne fa un eccellente nuotatore ma

un modesto trottatore, più incline al galoppo camminato

(kanter) che non al trotto. Il golden presenta un tronco un

po’ più allungato, con torace meno largo ma, in compenso,

più disceso, la groppa è più inclinata, con angolature po-

steriori più accentuate. Pur cavandosela quasi altrettanto

bene in acqua, il golden è anche capace di un trotto elasti-

co e bilanciato, con buona copertura di terreno.

Il bilanciamento delle masse corporee rappresenta un ele-

mento essenziale. Fermo sui quattro piedi, un golden ben

costruito esprime un’immagine di armonia ed equilibrio.

Il dimorfismo sessuale è ben evidente nella taglia, nelle

proporzioni e nell’espressione.

Le femmine sono piuttosto prolifiche, dimostrandosi ge-

neralmente ottime madri, in grado di allattare senza pro-

blemi fino a 8-9 cuccioli. Nell’insieme, sempre che non

vengano commessi errori nella selezione, il golden resta

una razza forte, robusta, sana e vitale.

Page 41: il cinofilo magazine 4

41

Golden retriever Golden retrieverLabrador

CarattereSu 190 giudici di prove intervistati da Stanley Coren, ben

167 indicarono il golden come la razza più addestrabile,

alla pari col pastore tedesco. In particolare nelle gare di

obedience, dove è determinante il desiderio di compiacere

il padrone. Più di una volta, nei campionati statunitensi

di questa disciplina, i golden hanno avuto ragione dei più

titolati border e pastori tedeschi. “Il miglior cane da obe-

dience “ afferma un famoso addestratore americano “ è il

golden ottuso. Anche perchè un golden ottuso è comun-

que abbastanza intelligente da capire cosa gli si chiede e

fa del suo meglio per compiacere il padrone. Altro aspetto

importante: non si annoia e non si distrae facilmente. Sic-

come non cerca di immaginarsi cosa stia succedendo, non

si inventa risposte nuove e finisce per rifare tale e quale ciò

che gli hanno insegnato”. Osservando lo sguardo adorante

del golden, fisso sul padrone, non possiamo non rimanerne

affascinati a nostra volta.

Page 42: il cinofilo magazine 4

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L A R A Z Z A D E L M E S E

Gradazioni cromatiche del Golden

L’espressione è dolce, solare, fiduciosa, intelligente, senza

l’impertinenza del Labrador o la prepotenza del Rottwei-

ler. In base alla scala neotenica il Golden si troverebbe a

cavallo tra il secondo e il terzo stadio evolutivo (giocatore-

paratore) stadio in cui il cucciolo di lupo incomincia a so-

cializzare e a giocare con i suoi simili, rincorrendo qualsiasi

oggetto attiri la sua attenzione. L’istinto al riporto è tipico

di questa fase e il cane impara quasi subito a riconsegnare

l’oggetto al padrone, nella speranza che questi lo rilanci

e continui il gioco. La sua indole dolce e poco aggressi-

va lo induce a non stringere troppo l’oggetto (a differenza

di molti altri cani da ferma, cui è più difficile insegnarlo),

qualità che si rivelerà preziosa nella caccia pratica, evitando

di rovinare il selvatico. Poco aggressivo nei confronti degli

altri cani, può facilmente convivere e lavorare in gruppo,

senza creare particolari problemi quando lo si porta a pas-

seggio nei parchi pubblici. Ciò dipende dal fatto che, nello

stadio del giocatore, la socialità è già ben sviluppata mentre

gli istinti di predazione e di competizione gerarchica sono

ancora a livello embrionale. Queste qualità sono alla base

del crescente successo del golden, facendo di questo cane,

selezionato in origine per la caccia, un compagno ideale

anche nell’ambiente urbano, sempre che ne venga compre-

sa e rispettata l’originaria natura, la quale richiede affetto,

coerenza e una certa dose di movimento giornaliero.

Il golden, infatti, possiede un indole molto più delicata

e sensibile del Labrador e, di fronte a un atteggiamento

scioccamente autoritario o peggio ancora, contraddittorio

del padrone, tende a chiudersi in se stesso piombando in

vere e proprie crisi d’identità.

L’utilizzo delle qualità naturali a fini sportivo-venatoriLa naturale propensione del golden al riporto trova impiego

vantaggioso nella caccia pratica. Gli inglesi lo hanno spes-

so utilizzato sia in abbinamento al cane da ferma (setter e

pointer) sia a quello da cerca (springer spaniel).

Ciò non vuol dire che, se opportunamente addestrato, que-

sto cane non si dimostri egli stesso un buon soggetto per la

ricerca autonoma.

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44

Il marking: consiste nell’insegnare al cane la misura ovve-

ro la distanza tra lui e l’oggetto lanciato da riportare. Tale

distanza può essere, all’inizio, di 20-30 m., a seconda delle

naturali capacità del soggetto.

In questa prima fase bisognerà lanciare il “dummy” su un

terreno piano e pulito, in modo che il cane impari a ripor-

tarlo “a vista”. Solo una volta certi della piena assimilazio-

ne e della corretta esecuzione dell’esercizio, si potrà passare

al lancio dell’oggetto nel terreno “sporco” (erba alta, rovi,

cespugli) dove il cane dovrà aiutarsi con il fiuto. L’ottima

memoria consente a un golden esperto di andare a prende-

re e riportare senza confondersi fino a 5-6oggetti, lanciati

uno dopo l’altro in punti differenti.

L’hunting: è l’esercizio preparatorio alla ricerca. Consiste

nell’abituare il cane a perlustrare il terreno “in profondità”

ovvero a zig zag, senza trascurarne alcuna porzione.

L’hunting è un comportamento istintuale della specie,

presente in quasi tutti cani, perciò, più che “insegnato”, va

semplicemente risvegliato e disciplinato.

A seconda delle razze ha assunto denominazioni diver-

se: lacet nell’addestramento del cane da ferma, revier negli

esercizi di ricerca del figurante in quello da difesa.

Nel nostro caso si procede disponendo diversi oggetti lun-

go il percorso a zig zag, col vento a favore, incitando il cane

con espressivi gesti della mano e, contemporaneamente,

spostandosi a destra e a sinistra.

La stessa tecnica adottata anche nell’addestramento del

cane da conduzione del gregge!

Il line: è l’invio in avanti in linea retta. Costituisce la fase

successiva del marking e si insegna polarizzando l’atten-

zione del cane su di un oggetto posto a una certa distanza

di fronte a lui. Dopo che il padrone gli ha impartito il co-

mando del riporto, una seconda persona, nascosta nei pres-

si del primo oggetto, ne lascerà cadere un altro un po’ più

lontano, sulla medesima direttrice e contemporaneamente

richiamerà l’attenzione del cane, in modo da abituarlo a

recuperare anche il secondo oggetto e così via, aumentan-

do gradatamente la distanza.

Un corretto apprendimento del “line” è fondamentale per-

chè consentirà al conduttore l’invio del cane direttamente

sul luogo dove dovrà iniziare l’hunting, guadagnando mol-

to tempo nella ricerca della preda abbattuta.

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46

Il Golden in ItaliaIscrizioni ai Libri Genealogici dell’E.N.C.I.Non sappiamo se prima del 1950 qualche Golden Retriever fu im-portato in Italia, poiché fino ai primi anni ’50 del secolo scorso esso era genericamente registrato tra i cani da caccia di tipo “Retriever (vari)”. Sotto tale denominazione vi fu una prima registrazione ai Registri del all’allora Kennel Club nel biennio 1922-23; e fino al 1950 i “Retriever (vari)” iscritti in Italia furono solo 51. Ugual-mente poche furono le iscrizioni fino ai primi anni ’90, quando l’interesse dei cinofili si rivolse alla razza: ecco i dati.

1990 – 125 iscrizioni1991 – 133 iscrizioni1992 – 141 iscrizioni1993 – 244 iscrizioni1994 – 419 iscrizioni1995 – 575 iscrizioni1996 – 896 iscrizioni1997 – 1104 iscrizioni1998 – 1699 iscrizioni1999 – 2086 iscrizioni2000 – 2487 iscrizioni2001 – 2668 iscrizioni2002 – 3235 iscrizioni2003 – 3732 iscrizioni2004 – 3610 iscrizioni2005 – 3497 iscrizioni2006 – 3442 iscrizioni2007 – 4205 iscrizioni2008 – 3800 iscrizioni

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48

Per la selezione dello Yorkshire Terrier, Bouledogue Francese e Chihuahua

All.to Amatoriale “Elisco” di Elisa Scosciavia San Paolo c.p.81-06081 Assisi (Pg) ItaliaTel: 347-2967007 | 335-430762 | 329-6146370

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49

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50

La voglio bella, intelligente, lavoratrice e buona canterina...

ah, dimenticavo la cosa più importante, dovrà essere seria, sì, soprattutto seria, mica una

di quelle con troppi grilli per la testa!

S T O R I E B E S T I A L I

46

MAURO DE CILLIS

C’era una volta un grillo, di nome Teodorico, che aveva un’esa-

gerata opinione di se stesso.

In effetti, era molto bello, tutto nero e lucido, con zampe d’atleta

e una bellissima voce.

Le grillesse, quando lo vedevano passare, si fermavano ammira-

te e gli dicevano: “ Ei, bel grillo, dove te ne vai tutto solo? Perchè

non vieni a far quattro salti con noi?”

Ma lui manco le degnava di un’occhiata.

“ Stupide “ pensava “ ci vuol

altro che una grillina da due

soldi per conquistare il mio

cuore. Sono un tipo speciale

io e se un giorno deciderò

di sposarmi, lo farò soltanto

con una che sia degna di me.

La voglio bella, intelligente, lavoratrice e buona canterina.. ah,

dimenticavo la cosa più importante, dovrà essere seria, sì, so-

prattutto seria, mica una di quelle con troppi grilli per la testa!”

Alla ricerca di questa compagna ideale ebbe molte avventure,

ma nessuna che lo soddisfacesse fino in fondo.

Affascinato dal suo bel canto, uscì per qualche tempo con una

cicala, ma presto si stancò di lei accorgendosi che, oltre al canto,

non possedeva altre virtù.

Per reazione alla fatuità della cicala, prese a frequentare una

grilla-talpa, giudiziosa, responsabile, tutta tana e lavoro ma, in

compenso, terribilmente noiosa e del tutto priva di fantasia.

Poi fu la volta di Veronica, una splendida cavalletta verde sme-

raldo, elegante e slanciata come una modella, ma anche questa lo

deluse, perchè ignorante, vanesia e stonata come una campana.

Persuaso di aver sbagliato a mettersi con delle forestiere, con-

cluse che la cosa migliore era quella di cercarsi una fidanzata tra

quelle della sua specie.

Così conobbe Gianna, una bella grillina nera, lucida, grassottel-

la e sempre allegra che sembrava fatta apposta per render felice

qualsiasi grillo, anche il più esigente.

Anche se non aveva il fisico da indossatrice della cavalletta, l’at-

taccamento al lavoro della grilla talpa, la voce melodiosa della

cicala, riuniva in sé, in misura più che soddisfacente, tutte queste

doti messe insieme e in lei sembrò a Teodorico di aver final-

mente trovato l’anima gemella.

Uscivano tutte le sere e face-

vano lunghe passeggiate tra

gli steli umidi di rugiada, in-

tonando duetti canori molto

suggestivi. Gianna era sim-

patica e divertente e sapeva

sempre trovare il modo per

ravvivare una serata.

Ma dopo qualche tempo Teodorico tornò di nuovo a sentirsi

irrequieto e insoddisfatto.

La sua nuova fidanzata era bella, spiritosa, brillante eppure..ep-

pure le mancava qualcosa, ma che cosa? Teodorico continuava a

lambiccarsi il cervello, senza venirne a capo diventando sempre

più irritabile e poco comunicativo.

Accorgendosi di quel progressivo cambiamento d’umore Gian-

na cercava di sdrammatizzare la situazione raccontando sto-

rielle buffe, facendo capriole, imitando alla perfezione un grillo

balbuziente. Fatica sprecata perché lui, invece di ridere, si rin-

chiudeva sempre di più in se stesso.

“ Che cosa le manca?” rimuginava tra sé “ Perchè neppure lei

riesce a soddisfarmi del tutto? Di che cosa mai posso rimpro-

verarla?”

Dopo aver studiato e ristudiato il comportamento di lei con

l’occhio freddo dell’entomologo, concluse che le mancava la se

Page 51: il cinofilo magazine 4

S T O R I E B E S T I A L I

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rietà. Gianna era troppo sveglia, troppo scherzosa, troppo scan-

zonata per prender sul serio il ruolo matrimoniale!

No, il loro rapporto non poteva avere un futuro!

Giunto a tale conclusione, la sera dopo, invece di andare a pren-

derla come tutte le sere, decise di farsi una passeggiata da solo.

Girovagò per il prato senza meta, pensando al suo triste destino

d’eterno scapolo, cantando una struggente canzone d’amore.

Che interruppe all’improvviso, quando, su di uno stelo proprio

davanti di lui, apparve una creatura di sogno.

Una creatura bellissima, regale, le zampine anteriori congiunte

in un composto atteggiamento di preghiera.

Nell’aspetto e nel colore ricordava un po’ Veronica, la sua secon-

da fidanzata, ma con ben altra classe ed eleganza!

“ Perchè hai smesso di cantare? “ gli domandò la splendida cre-

atura, volgendo graziosamente il capo.

“ Temevo...temevo di disturbarti, visto…visto che stavi pregan-

do…”balbettò Teodorico, confuso.

“ Non preoccuparti, avevo quasi terminato e poi canti così bene!”

“ Davvero ti piace come canto?”

“ Davvero. Non ho mai sentito nessuno cantare bene come te,

continua, te ne prego!”

Emozionato e anche un po’ orgoglioso, Teodorico terminò la

sua canzone.

“ Bravissimo “ disse lei “ Sono felice di aver fatto la tua cono-

scenza, come ti chiami?”

“ Mi chiamo Teodorico e tu?”

“ Samantide, Samanta per gli amici…”

“ E io posso avere il privilegio di esserti amico?”

“ Naturalmente, specie dopo che hai cantato per me, ma non

startene laggiù con le antenne in aria e vieni su da me!”

Teodorico non se lo fece ripetere due volte e salì accanto a lei.

Da vicino appariva ancora più bella e affascinante.

“ Sei…sei bellissima! La creatura più bella che abbia mai cono-

sciuto “ le disse, sorpreso lui stesso della sua sfacciataggine.

“ Sei bello anche tu! “ rispose Samantide, sfiorandolo

con antenne di seta. Teodorico avvertì un brivido

lungo la schiena e si domandò se avesse final-

mente incontrato la compagna ideale. Bellissima,

aristocratica, seria e…e anche religiosa il che, in una moglie, di

certo non guasta!

“ Preghi spesso? “ le domandò.

“ Tutte le mattine e tutte le sere. Prego il Signore degli Insetti

e gli esprimo i miei desideri. Questa sera, per esempio gli stavo

chiedendo…ma è una cosa troppo personale, non vorrei sem-

brarti sfacciata..”.

“ Che cosa gli stavi chiedendo?”

“ E va bene, se proprio insisti…gli stavo chiedendo di incontra-

re uno come te, bello, forte, romantico…”.

“ Anch’io ho sempre desiderato incontrare una come te, anche

se ormai non ci speravo più!” balbettò Teodorico, il cuore che gli

batteva all’impazzata.

Con lentezza e misura regali Samantide dischiuse le zampette

anteriori, cingendolo in un caldo abbraccio.

Un abbraccio che toglieva il respiro.

“ Teodorico, tu non sei solo bello, devi essere anche buono, mol-

to, moolto buono!” sussurrò lei, accentuando la stretta.

MAURO DE CILLIS

Page 52: il cinofilo magazine 4

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ALLEVAMANTO “DEI CINEGTI”ALANI FULVI E TIGRATI

Marina SalmoiraghiSan Giorgio di Lomellina (PV)

tel. 0384.43329 - [email protected]

Page 53: il cinofilo magazine 4

53

Page 54: il cinofilo magazine 4

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U N N O R D I C O D A L T E M P E R A M E N T O D I F U O C O

DELLA DISCORDIA

I L C A N Edi Matteo Azzari

Inumiditevi le labbra e pronunciate questa parola: KARJALANKARHUKOIRA

No, non vi ho fatto insultare nessuno:è semplicemente il nome finnico del Cane Da Orso Della Carelia

Che i conflitti tra uomini nascano per lo più per avere l’egemonia su un lembo di terra è risaputo, ma che un

cane possa divenire il simbolo della vittoria è un ulteriore motivo di astio tra popolazioni.

Originaria della Carelia, regione che si estende dal Mar Bianco al golfo di Finlandia, questa razza è stata più

volte sull’orlo dell’estinzione.

Fin dall’epoca degli Zar, la Finlandia era una delle province dell’impero Russo.

Nell’ottobre del 1917, approfittando dello scoppio della rivoluzione russa, la Finlandia proclamò la sua indipendenza.

Le ostilità cessarono nel 1920 quando madre Russia dovette cedere i territori della Carelia alla Finlandia.

Il Careliano divenne simbolo dell’indipendenza finlandese, ma i russi ne rivendicavano la paternità in quanto la razza

era sempre stata presente nei territori del lago Ladoga.

Page 55: il cinofilo magazine 4

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An

no

I

n

um

er

o

4

Queste zone erano in terra finlandese, ma durante il pe-

riodo bolscevico vi si erano rifugiati molti russi portando

con loro numerosi cani specializzati nella caccia all’orso e

all’alce. Per i russi questi cani non erano altro che quelli che

nel 1935 il Kennel Club di Helsinky riconobbe con il nome

di: Cane Da Orso Della Carelia. Prima di arrivare alla ste-

sura dello standard ci fu un grosso lavoro da parte degli

allevatori, perché i cani che avevano a disposizione non

erano tutti omogenei. Vi erano soggetti completamente

neri, completamente bianchi, rossicci o marroni, dalle code

cortissime o portate alte, manti dalle diverse lunghezze e

anche le corporature differivano da soggetto a soggetto.

Page 56: il cinofilo magazine 4

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Si cercò di prendere in considerazione gli esemplari con

caratteristiche fisiche e caratteriali idonee alla caccia gros-

sa. Quindi si eliminarono dalla riproduzione i soggetti

dalle dimensioni ridotte o eccessivamente aggressivi. Un

cane che deve cacciare l’orso non dovrà mai arrivare allo

scontro, ma dovrà avere il sangue freddo di portare il plan-

tigrado verso il cacciatore.

La redazione del primo standard fu opera di Antii Tantu

che già aveva messo la firma su altri due standard: quello

dello Spitz Finnico e del Segugio Finlandese.

Quattro anni più tardi (1939) L’Urss attaccò violentemen-

te la Finlandia con lo scopo di riprendersi i territori che

aveva dovuto abbandonare nel 1920.

Questa invasione mise in forte pericolo la sopravvivenza

della razza, vennero tratti in salvo solamente sessanta sog-

getti grazie alla dedizione degli allevatori, che continua-

rono a salvaguardarlo anche durante il Secondo conflitto

mondiale. Quello che oggi conosciamo è un cane forte,

agile ed elegante, non di grande mole.

Più lungo che alto (raggiunge un’altezza al garrese in me-

dia di 57 centimetri per i maschi), è un cane da lavoro e la

caccia è naturalmente il suo habitat.

Negli anni non è stato solamente impiegato nella caccia

all’orso e all’alce, ma anche in quella a lontre, linci, scoiat-

toli, martore, ungolati e cinghiali.

I territori di caccia finnici sono caratterizzati dalla loro va-

stità, e qui la razza, risoluta come poche, si affida alla sua

vista, al suo olfatto e al suo udito proverbiale.

Nei paesi del nord Europa non è solo esclusivamente im-

piegato nella caccia ,ma è anche un ottimo cane da compa-

gnia, questo perchè a differenza di altri cani appartenenti

al gruppo 5 (cani di tipo Spitz e primitivo) è molto meno

freddo. La storia del Careliano è, come quelle di molte al-

tre razze, legata alla storia di uomini che ricercano il cane

Page 57: il cinofilo magazine 4

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Page 58: il cinofilo magazine 4

58 58

U N N O R D I C O D A L T E M P E R A M E N T O D I F U O C O

Imparò a conciare pelli prima che a cacciare gli animali che le

fornivano, e i lapponi, che ci misero del tempo a convincersi

del suo operato, piano piano si presero cura di quel ragazzino

e lo aiutarono a divenire un giovane uomo.

Mikka comprese che quanto più dura e fredda fosse stata una

giornata, tanto più caldo sarebbe stato l’abbraccio della tenda.

Era ritornato nelle sue terre dopo quindici anni di assenza,

e in poco e tempo le sue gesta di cacciatore d’orsi erano

diventate leggenda.

I suoi cani avevano un manto nero e bianco. Il nero, so-

prannominato nero-orso, era talmente intenso da per-

dercisi dentro, il bianco più candido della neve. Avevano

un’ossatura più potente rispetto ai cani che da sempre si

erano visti in quelle zone.

C’era un po’ d’invidia da parte degli altri cacciatori nel ve-

dere i cani di Mikka al lavoro.

Scovavano la preda quando gli altri esemplari si erano ar-

resi nella ricerca, e una volta trovata, la spingevano verso

Mikka, mostrandosi sempre determinati, ma mai aggres-

sivi. L’eccessiva aggressività era una pecca degli altri cani e

dei primi cani di Mikka.

Furono i lapponi a spiegargli che una pelle rovinata dal

morso di un cane è una pelle che ha molto meno valore, e

così negli anni iniziò a selezionare soggetti che nella caccia

evitavano lo scontro con l’orso o l’alce di turno.

Finalmente, ormai esausto, Mikka si incontrò con altri due

cacciatori e le loro mute di cani. Quel giorno stavano cer-

cando di colpire un maschio di alce che per settimane era

loro sfuggito. Iniziarono la battuta. Tver e Onega erano

infaticabili, il loro olfatto non era paragonabile a quello

degli altri cani.

Finalmente i cani avevano segnalato il maschio d’alce e

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P E R I L E T T O R I P I Ù E S I G E N T I

Mauro De CillisCinologo

Di tanto in tanto la nostra rivista proporrà degli articoli di straordinaria levatura tecnica e scientifica, scritti dai maggiori esperti esistenti.

R i v i s t a d i C u l t u r a e I n f o r m a z i o n e C i n o f i l a

Il cane, a qualsiasi razza appartenga, non andrebbe mai

osservato mentre si muove nell’ambiente artificioso del

ring, sorretto dal guinzaglio, ma nel suo elemento naturale

dove, più o meno mascherata, emerge la sua antica natura

di animale da preda, agile, sciolto, elastico, instancabile.

Capire il cane vuol dire capire il suo movimento.

(Foto 1) Per muoversi, i mammiferi hanno evoluto soluzioni

diverse. I più hanno adottato un’andatura quadrupedal-dia-

gonale, nel senso che la spinta dell’arto posteriore viene

trasmessa, attraverso la colonna vertebrale all’arto ante-

riore diagonale opposto (p. es. posteriore sinistro-anterio-

re destro). Questo meccanismo permane anche in bipedi

come l’uomo che, quando corre, salta o cammina, bilancia

l’azione delle gambe con quella delle braccia.

(Foto 2) Condizione indispensabile per poter sviluppare un

buon movimento è l’ottimale rapporto tra lunghezza e incli-

nazione dei segmenti ossei del posteriore (bacino, femore,

tibia, tarso, metatarso) con quelli omologhi dell’anteriore

(scapola, omero, ossa dell’avambraccio, carpo e metacar-

po). (Foto 3) Di regola i primi, che generano la spinta, sono

leggermente più lunghi e più inclinati rispetto ai secondi

che la ricevono. Tale differenza deve comunque rispettare

il principio del massimo rendimento col minimo dispendio

di energia perchè qualsiasi sproporzione tra di essi com-

prometterebbe in modo più o meno grave la funzionalità

dell’intero sistema, tanto in fase dinamica quanto in fase

statica perchè nulla stanca di più un quadrupede che lo

stare fermo sulle quattro zampe.

Ma la soluzione diagonale non è l’unica possibile, come

dimostrano i saltatori e gli ambiatori.

I primi hanno sovradimensionato i segmenti ossei degli

arti posteriori che formano angoli piuttosto chiusi, capaci

di generare uno scatto potente. La lepre, ad esempio, è

in grado di raggiungere in tal modo una notevole veloci-

tà procedendo a salti, ma è pressoché incapace di cam-

minare o di trottare. (Foto 4) Il canguro ha portato agli

estremi questa soluzione, rinunciando definitivamente

agli arti anteriori, ridotti a pura funzione prensile. In com-

penso ha sviluppato una lunga e robustissima coda che

funge tanto da bilanciere quanto da terzo arto, in base

ad un meccanismo simile a quello di un pendolo che slit-

ta sul suo centro di sospensione. Ne deriva un’andatura

abbastanza veloce ed economica, probabilmente la più

economica che esista in natura. (Foto 5) Gli ambiatori

(giraffa, cammello, elefante ecc.) sono generalmente ani-

mali di mole imponente, più alti che lunghi, con diametri

trasversali relativamente stretti e i segmenti ossei degli

arti con angoli molto aperti, tendenti alla verticale, per

poter meglio sorreggere l’ingente peso del corpo. (Foto

6) Una simile costruzione, come spiegheremo meglio in

Page 61: il cinofilo magazine 4

61

seguito, rende loro impossibile una trasmissione diagonale, costringendoli ad adottarne una latero-laterale (ambio),

ovvero muovendo alternativamente i due bipedi laterali (posteriore destro-anteriore destro, posteriore sinistro anteriore

sinistro). L’ambio è un’andatura rigida, dondolante e assai radente al terreno.

Foto 1

Foto 3

Page 62: il cinofilo magazine 4

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Foto 6

Esempio meccanico: la barca a remi.

Esempio nel cane: l’azione che genera la spinta dell’arto

posteriore dove la potenza è rappresentata dall’azione del

tricipite surale (il braccio della potenza PF è dalla sommità

del calcagno al suolo, il fulcro F è al suolo, la resistenza è

il peso dell’animale e il suo braccio RF va dall’articolazione

tibio tarsica o del garretto al suolo).

c) leve di terzo genere : la potenza si trova tra il

fulcro e la resistenza.

Sono svantaggiose perchè il braccio della potenza è sem-

pre minore di quello della resistenza.

Trovano impiego prevalente nel dosaggio della forza quan-

do, per esempio, la cagna vuol sollevare delicatamente un

cucciolo per la collottola.

Esempio meccanico: le pinze chirurgiche

Esempio nel cane: l’azione della mandibola a livello degli

Foto 4

Page 64: il cinofilo magazine 4

64

P E R I L E T T O R I P I Ù E S I G E N T IP E R I L E T T O R I P I Ù E S I G E N T I

R i v i s t a d i C u l t u r a e I n f o r m a z i o n e C i n o f i l a

incisivi, dove la potenza è rappresentata dalla contrazione

dei muscoli masseteri (PF: dall’inserzione di questi all’arti-

colazione temporo-mandibolare), la resistenza è costituita

dall’oggetto da stringere tra gli incisivi (RF: dall’articola-

zione temporomandibolare agli incisivi stessi) e il fulcro si

trova nell’articolazione temporomandibolare. (Foto 7)

EQUILIBRIO STATICO ED EQUILIBRIO DINAMICO

Per muoversi, il quadrupede deve passare dalla fase di

equilibrio statico a quella di equilibrio dinamico.

Si ha equilibrio statico quando il baricentro o centro di gra-

vità, si trova all’interno della base d’appoggio (nella fatti-

specie un rettangolo). (Foto 8)

Nel cane il baricentro si trova grosso modo sul piano sagit-

tale nel punto di intersezione tra l’orizzontale passante per

l’articolazione scapolo-omerale e la verticale passante per

l’estremità inferiore dello sterno (apofisi xifoidea), ovvero

un po’ in avanti rispetto alla metà della base d’appoggio.

Da ciò l’importanza di una corretta conformazione dell’an-

teriore, in quanto il peso in movimento è dato dal peso

stesso sommato alla spinta in avanti! Si ha equilibrio dina-

mico quando il baricentro viene spostato in alto e in avan-

ti, fuori dalla base d’appoggio e alternativamente riportato

all’interno di essa, in modo da correggere la parabola di-

scendente prima che l’animale cada al suolo!

Fine prima puntata.

Nella prossima tratteremo del meccanismo del movimento

mentre nelle successive descriveremo le diverse andature

nel cane.

MAURO DE CILLIS

Foto 5 Foto 7

Page 65: il cinofilo magazine 4

65

Foto 8

Page 66: il cinofilo magazine 4

66

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che tendono al sovrappeso e/o hanno defecazioni maleodoranti;

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vita;- Trainer Personal Sensirenal

una corretta funzionalità renale dei

Silvia Signoretti

Page 67: il cinofilo magazine 4

67

Page 68: il cinofilo magazine 4

68

IL BOULEDOGUE FRANCESE

IN ITALIA

I L P I C C O L O E R C O L E D E L L A C I N O F I L I A

CH. Chiquito (1911)

Lady (1932)

Cuccioloni gemelli (1929)

di Umberto Cuomo

Il Bouledogue Francese giunse in

Italia nel 1911. In quell’anno, infat-

ti, il Marchese De Mari di Genova

incaricò il noto ed esperto cinofilo

dottor Giuseppe Solaro, che stava

per recarsi a Parigi per una espo-

sizione canina, di acquistargli il più

bel esemplare della razza che fosse riuscito a trovare e

di portarlo con lui in Italia. Il Solaro a Parigi fece molte ri-

cerche, e alla fine trovò un soggetto straordinariamente

promettente presso un lampionaio parigino di nome M.

François che lo vendette per l’allora favolosa somma di

ottomila franchi francesi.

Il Giovane Bouledogue fu chiamato dal padrone Chiqui-

to, e venne iscritto nel 1913 ai Libri Genealogici italiani.

Chiquito divenne il primo Campione Italiano della razza,

ma non produsse cucciolate e non vi furono cinofili ita-

liani che imitarono il Marchese De Mari, così il Boule-

dogue Francese non ebbe nell’immediato uno sviluppo.

Dopo pochi anni seguì un’altra iscrizione nel 1918;

un’altra ancora nel 1920, e poi tre nel 1921 e ancora

tre nel biennio 1922-23 (dal 1922 al 1927 i dati sono

stati forniti per bienni). Dodici esemplari furono iscritti

nel biennio 1924-25, e cinque in quello 1926-27; ai quali

ne seguirono quattordici nel 1928, e sette nel 1929.

Siamo arrivati agli anni ’30 del secolo scorso; ed è

proprio in questo periodo che il Bouledogue Francese

cambia la vita di uno dei più importanti cinologi e dei

maggiori scrittori europei del Novecento: Piero Scan-

ziani. Scanziani, nato nel 1908 a Chiasso, nello svizzero

Canton Ticino, era giunto a Roma nel 1929 dopo essere

stato congedato per motivi di salute dall’esercito elveti-

Page 69: il cinofilo magazine 4

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Page 70: il cinofilo magazine 4

70

I L P I C C O L O E R C O L E D E L L A C I N O F I L I A

Lady al guinzaglio, vide che la cagnolina si dirigeva

spedita verso il portone di una lussuosa villa annusan-

dolo freneticamente. Dall’interno della casa li vide una

domestica, che uscì e fu accolta con grandi feste da

Lady. La donna spiegò che il senatore che abitava in

quella casa aveva acquistato una coppia di Bouledo-

gue Francesi entrambi di grande stirpe, ma Lady fa-

ceva molti danni scavando in giardino, e così era stata

data via. Disse anche che le orecchie originariamente

erano diritte, ma l’abitudine che alcuni ragazzi avevano

di prenderla per lì le avevano fatte piegare.

Scanziani scrisse al senatore il quale rispose indican-

do il grande allevamento austriaco nel quale aveva

comprato i due Bouledogue, che era di proprietà di

una contessa. Piero scrisse anche alla contessa che

gli inviò il pedigree. Nel frattempo Scanziani aveva sa-

puto che un tale che lavorava nel mondo dell’ippica

aveva un maschio; deciso a fere una cucciolata con-

tattò il proprietario che gli disse che anche il suo cane

non aveva il pedigree. L’accoppiamento fu fatto ugual-

mente nel 1932 e nacquero 9 cuccioli.

Piero richiese all’ente cinofilo austriaco il pedigree an-

che del maschio e la cucciolata fu registrata nel 1933.

A quei tempi Scanziani era corrispondente svizzero

in Italia; così mise in giro nell’ambiente della stampa

estera la voce della cucciolata che aveva prodotto e in

tal modo vendette subito tutti i cuccioli a trecen-

to lire l’uno: una cifra considerevole per l’epoca!

Inoltre, poiché non guadagnava molto, aveva già

una famiglia da mantenere ed era in attesa di un

altro figlio, l’idea di arrotondare lo stipendio con

la vendita di cuccioli lo indusse a iniziare ad al-

levare; e in questo modo è nata l’avventura di

allevatore di Piero Scanziani, che nel 1933 fon-

dò l’allevamento “di Villanova” – dal nome di un

mistico spagnolo che Piero ammirava – e che

produsse in quegli anni numerosi buoni soggetti,

come Lady di Villanova, Duca di Villanova, Conte

di Villanova, Figaro di Villanova, Folletto di Villa-

nova. Purtroppo nel 1938, essendo Scanziani svizzero

e non potendo date le leggi dell’epoca lavorare come

giornalista in Italia, fu obbligato a tornare in Svizzera, a

Berna, dove trovò impiego presso l’Agenzia Telegrafi-

ca Svizzera, ma non poté portare con sé i cani perché

il padrone della casa che lo scrittore aveva preso in

affitto non voleva animali nel suo immobile: li cedette

quindi ad un signore inglese che abitava in una gran-

de villa a Firenze e che era un ammiratore dei cani di

Piero. L’allevamento di Villanova riprese l’attività dopo

il conflitto.

Torniamo al Bouledogue in Italia.

Nel 1930 furono iscritti ai Libri Genealogici italiani 20

Bouledogue Francesi; 4 nel 1931 e uno nel 1932. Nel

1933 le iscrizioni furono 19, e ancora 19 nel 1934; poi

25 nel 1935, 29 nel 1936, 38 nel 1939, 27 nel 1940 e

solo una nel 1941.

Oltre a Scanziani, negli anni precedenti la Seconda

guerra mondiale allevarono con successo la razza il

grande cinologo Ernesto Tron, che aveva l’affisso “di

Val San Martino” con il quale allevò anche Bulldog. Il

Tron ha anche scritto un bel libro sulle due razze pub-

blicato dalla casa editrice Hoepli di Milano. Altri alleva-

tori furono: la signora Del Saz (Allevamento della Perla

Nera); la signora Sacchetti (Allevamento del Parco); la

signora Stigand (Allevamento La fiorentina).

Page 71: il cinofilo magazine 4

Umberto Cuomo Editore

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Page 72: il cinofilo magazine 4

72

I L P I C C O L O E R C O L E D E L L A C I N O F I L I A

Maria Elisabetta Czarnocki Lucheski di Venezia (San

Barnaba 3197).

Ancora nel 1950 la signora Maretta Menna di Roma

(via F.lli Ruspali, 10) possedeva la femmina Josette,

regolarmente iscritta al LOI.

Due grandi protagonisti del dopoguerra furono il già

citato Campione Till e la femmina, anche lei Campio-

nessa, Michetta, che nel 1949 erano considerati la più

bella coppia di Bouledogue Francese esistente in Ita-

lia. Nel loro sangue scorreva il sangue dei famosi cam-

pioni prebellici Conte di Villanova e Patrizio del Parco,

ed entrambi erano di proprietà della signora Amabile

Fasolini Marcus di Roma. Questi soggetti all’espo-

sizione internazionale di Roma del 1950 tenutasi al

Giardino del Lago non solo formarono la miglior cop-

pia dell’esposizione, ma il bianco e tigrato Till risultò

miglior Bouledogue Francese maschio, battendo nello

spareggio il bellissimo Stromboli; mentre la sempre

bianco tigrata Michetta risultò miglior femmina batten-

do la pur molto bella e sempre Eccellente Suzy.

Erano quelli anni nei quali il Bouledogue Francese era

compagno di personaggi molto conosciuti, come lo

scrittore Ezio d’Errico, che dedicò un suo libro appena

pubblicato al suo Bouledogue Francese; e anche l’at-

trice allora nota Silvana Jachino in pubblico era sem-

pre accompagnata dal suo Bouledogue Francese.

Dopo questo inizio promettente dell’immediato dopo-

guerra il Bouledogue Francese conobbe un periodo

di declino (basti pensare che nel 1968 i Bouledogue

Francesi iscritti ai Libri Genealogici italiani furono otto,

e undici l’anno seguente) fino agli anni ’70 del secolo

scorso. Infatti, dopo aver acquistato nel 1972 in un fa-

moso negozio di animali di Piazza Castello a Torino un

Bouledogue Francese di nome Bjorn of Rassmussen,

nato in Svezia e di colore bianco con una macchia per-

fettamente circolare sulla schiena di colore nero lacca,

a fine estate del 1973 iniziai a frequentare le esposi-

zioni canine partendo con quella di Varese, che a quei

tempi si teneva nei giardini della Villa Reale di Varese,

ottenendo un buon giudizio.

In quegli anni era abituale la presenza con qualche suo

soggetto del signor Galimberti di Lugano, che assie-

me a un suo amico allevava Bouledogue Francesi e

Bulldog. Ma la razza rimaneva molto rara, e nel 1970

Page 73: il cinofilo magazine 4

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Page 74: il cinofilo magazine 4

74

I L P I C C O L O E R C O L E D E L L A C I N O F I L I A

82 nel 1990 – 82 LOI – 0 LIR106 nel 1991 – 105 LOI – 1 LIR127 nel 1992 – 116 LOI – 11 LIR146 nel 1993 – 141 LOI – 5 LIR141 nel 1994 – 130 LOI – 11 LIR158 nel 1995 – 153 LOI – 5 LIR198 nel 1996 – 174 LOI – 24 LIR187 nel 1997 – 186 LOI – 1 LIR274 nel 1998 – 261 LOI – 13 LIR209 nel 1999 – 203 LOI – 6 LIR194 nel 2000 – 194 ROI – 0 RSR232 nel 2001 – 228 ROI – 4 RSR247 nel 2002 – 240 ROI – 7 RSR334 nel 2003 – 326 ROI – 8 RSR343 nel 2004 – 337 ROI – 6 RSR405 nel 2005 – 381 ROI – 24 RSR446 nel 2006 – 433 ROI – 13 RSR507 nel 2007510 nel 2008

Club del Bouledogue Francese Italia CBFIIl successo che il Bouledogue Francese sta conqui-

stando anno dopo anno nel nostro Paese rende sem-

pre più necessaria la formazione di un’associazione

che ne segua e tuteli lo sviluppo. Ecco che dopo la

brevissima esperienza della “Società per la difesa del

bulldog francese” di fine anni ’30, da poco è nato un

nuovo e dinamico Club, per ora non ancora riconosciu-

to dall’E.N.C.I.

L’idea di costituire un’Associazione esclusiva per il

Bouledogue Francese nasce dall’esigenza di creare

un qualcosa che in Italia non esisteva ancora: un Club

che si prefigge di riunire e far dialogare tra loro gli ap-

passionati del Bouledogue Francese.

Si tratta di un gruppo di allevatori, esperti della razza,

veterinari e semplici appassionati che si è creato negli

anni tra i ring delle esposizioni canine e fuori dai circuiti

cinofili fin da quando in Italia era raro trovare esemplari

di Bouledogue Francese (inizialmente poco conosciu-

to) sino alla situazione odierna di prosperità e di inte-

resse per la razza, che è notevolmente aumentato.

Il CBFI si propone di offrire informazioni e consigli ai

proprietari di Bouledogue o a tutti coloro che deside-

rano diventarlo, mettendo a disposizione l’esperienza

ventennale di allevatori e di veterinari che rispondono

a domande specifiche su carattere, salute e alimenta-

zione. Inoltre i soci si impegnano a venire in aiuto dei

Bouledogue abbandonati o maltrattati che necessita-

no di una sistemazione in famiglia o di un’adozione,

sostenendo e lavorando in collaborazione con il Re-

scuecenter ( www.rescuecenter.it) per far conoscere

ai membri dell’associazione i Bouledogue in difficoltà.

Il Club vuole mettere in contatto fra loro gli appassio-

nati della razza tramite il forum Boulezone (www.Bou-

lezone.it) per confrontarsi, condividere le esperienze

personali, discutere e raccontare il proprio amore per

i Bouledogue, organizzare incontri amichevoli volti a

confrontare in modo costruttivo gli esemplari, e in par-

ticolare per passare giornate rilassanti tra persone che

condividono la stessa passione.

Page 75: il cinofilo magazine 4

75

La nascita del CBFIIl 7 luglio 2007, durante un pranzo estivo tra amici,

sotto un fresco porticato a Robecco sul Naviglio (Mi),

per la prima volta si è lanciata l’idea di un club dedicato

al Bouledogue Francese. Dopo altri incontri informali

l’idea si è fatta più concreta e finalmente l’Assemblea

costitutiva del CBFI è stata convocata per il 2 Gennaio

2009 nello stesso luogo.

I Soci Fondatori sono:

LUIGI GATTI e ANGIOLAMARIA NOTARIO, affisso

“dei Boulegatti” di Lauriano (TO), VALERIO VITALI,

affisso “dell’Oldoynio Lengai” di Urgnano (BG), CRI-

STIANA LAZZARI, affisso “des Jolies Chouettes” di

Zoagli (GE), ARCANGELO BUNGARO e JEROME

BONNET, “de la Ciboulette” di Milano (MI), ALLIEVI

GIA, di Livorno, NICOLA FILOTTO, di Castelgober-

to (VI), IVAN GARBEROGLIO, “del Bullo” di Casal

Cermelli (AL), VERONICA ZITO, affisso “dei due Bri-

ganti” di Rivoli (TO), DONATELLA BENNATI, “di Villa

Margot” di Civitella di Romagna (FC), ai quali sono

stati in seguito aggiunti alcuni amici del Rescue e del

Forum che condividono gli stessi intenti.

Il primo Consiglio eletto è stato formato da:

Luigi Gatti (Presidente)

Valerio Vitali (Vice Presidente)

Cristiana Lazzari (Segretario)

Veronica Zito (Consigliere con delega al Rescue)

Jerome Bonnet (Tesoriere)

Club Bouledogue Francese Italia – CBFIParco degli Ulivi, 3116030 ZOAGLI (GE)[email protected]

Primo Meeting organizzato dal Club Bouledogue Francese Italia – CBFIPer il 13 settembre 2009 il Club Bouledogue Francese

Italia – CBFI ha organizzato a Robecco sul Naviglio (MI)

il Primo Boule Meeting. Luogo dell’incontro lo splen-

Page 76: il cinofilo magazine 4

Umberto Cuomo Editore

Se siete interessati alla rivista completapotete contattare il servizio arretrati a:

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Page 77: il cinofilo magazine 4

77

novitàEDITORIALE

Il bellissimo trofeo per il vincitore eseguito e offerto dal Socio Arcangelo Bungaro

Miglior soggetto del sesso opposto BOS è stato giu-

dicato la femmina caille – multi ch EGIXIA DELL’OL-

DOYNIO LENGAI – shsb 664877 – nata il 20.09.2006

da multi ch Victor du Fiacre de Montparnasse e da

Weiss dell’Oldoinyo Lengai, all.re Valerio Vitali – pro-

prietario S. Joerg.

Miglior soggetto giovane assoluto si è qualificato la bel-

la femmina caille CASSANDRE AU COEUR TENDRE

rsr 08/128418 – nata il 13.08.2008 da multi ch Vicking

du Fiacre de Montparnasse e da multi ch Ondine all.

re – propr. Arcangelo Bungaro, che ha vinto la scultura

artistica messa in palio dall’Allevamento Van den Me-

streechteneerkes dei signori Meerten.

La straordinaria affluenza di Bouledogue Francesi al

Boule Meeting ha messo in evidenza sia la passione

degli amanti della razza, che per una competizione

amatoriale sono venuti perfino da località e Paesi mol-

to lontani, sia la qualità dei Bouledogue italiani, che è

molto cresciuta negli ultimi anni. In particolare, nelle

classi Baby, Juniores, Giovani, Intermedia erano iscrit-

ti soggetti molto tipici, che sono una bella speranza

per lo sviluppo del Bouledogue in Italia.

Ora non resta che auspicare il riconoscimento di que-

sto giovane ma dinamico e preparato Club, che ha di-

mostrato di saper attirare e riunire un gran numero di

appassionati.

Per chi vuole avere informazioni complete sulla

razza Bouledogue Francese, è in vendita nel-

le migliori librerie il libro “Il Grande Libro del Bouledogue Francese”: la più grande opera

mai scritta sulla razza. In questo volume straor-

dinario sono presi in esame le origini del cane,

la storia della razza, la sua avventura in Italia, lo

Standard, il suo commento, il carattere, l’edu-

cazione, la riproduzione, l’alimentazione, la sa-

lute e le esposizioni.

Una straordinaria opera che tratta del Boule-

dogue Francese in modo completo.

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Page 78: il cinofilo magazine 4

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Page 79: il cinofilo magazine 4

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Page 80: il cinofilo magazine 4

80

Il nostro gatto di casa discende da felini originari del deserto, che

si nutrivano di piccoli roditori e, visto il clima, avevano raramen-

te la possibilità di bere. Da essi il micio domestico ha ereditato

l’abitudine di consumare tanti piccoli pasti giornalieri e la scarsa

attitudine a bere. Se il cibo è lasciato sempre a sua disposizione,

il gatto consuma circa 16 pasti al giorno, mangiando in media 8

grammi di cibo alla volta. Per quanto riguarda il bere, egli assume

circa 120 ml d’acqua al giorno, suddivisi in 9-10 volte. Per soddisfa-

re queste esigenze, è opportuno lasciare a sua disposizione per

l’intera giornata una ciotola di crocchette corrispondente al do-

saggio giornaliero ed acqua fresca a volontà. Inoltre, potete som-

ministrare due volte al giorno del cibo umido in patè o bocconcini.

Occorre prestare attenzione anche a come gli viene servito il cibo.

Sono da evitare le ciotole in plastica, che presentano un odore sgra-

devole al gatto, che non viene eliminato nemmeno con ripetuti lavag-

gi. Preferite i contenitori in ceramica, vetro o metallo. La ciotola va

lavata alla fine di ogni pasto, perché il gatto, dotato di un olfatto molto

sviluppato, percepisce gli odori residui e potrebbe addirittura rifiutar-

si di mangiare. Risciacquate la ciotola sotto l’acqua corrente e non

utilizzate detersivi per i piatti, che hanno profumazioni molto intense.

Anche la forma è molto importante, poiché il gatto non ama dover

sfregare i propri baffi, le vibrisse, contro le pareti della ciotola, in

quanto questi sono veri e propri organi di senso. L’ideale è quin-

di un piatto, oppure un contenitore dall’apertura molto ampia.

Evitate di posizionarla accanto alla lettiera, in quanto, anche in natura,

i felini selvatici non si alimentano mai nei pressi dei loro “bisogni” ed il

vostro micio, per questa ragione, potrebbe addirittura rifiutare il cibo.

I gatti che passano l’intera giornata in casa sono predisposti al

sovrappeso, a causa della vita prettamente sedentaria, in cui

è quasi nullo il dispendio di energie. La maggior parte dei gat-

ti cittadini, inoltre, è sterilizzata e lo squilibrio ormonale che ne

consegue comporta un’ulteriore diminuzione del fabbisogno

energetico di circa il 20% ed un aumento dell’appetito. Contem-

poraneamente, ci troviamo di fronte a mangimi sempre più appe-

tibili e ricchi di energia, che spingono il gatto, specie nei momenti

di noia e solitudine, ad assumerne più del necessario, rendendolo

incapace di auto-regolarsi, come succederebbe, invece, in natura.

Ed infine, non bisogna dimenticare il male peggiore: i pro-

prietari, che coccolano il loro animale ricoprendolo di atten-

zioni che, nella maggior parte dei casi, corrisponde a riempi-

re a dismisura la ciotola di bocconcini sempre più prelibati.

Per far fronte a tutti questi problemi, le industrie mangimistiche han

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81

no studiato dei prodotti specifici per il gatto che vive in casa, spesso

caratterizzati dalla dicitura “indoor” o semplicemente “light“. Questi

mangimi presentano un minore apporto calorico, rispetto ad un ali-

mento per gatti attivi e, in alcuni casi, vengono aggiunte sostanze in

grado di favorire lo smaltimento dei grassi, come la L-carnitina.

Questi alimenti vanno somministrati nei dosaggi indicati sulla confe-

zione, mentre è assolutamente inutile lasciare la ciotola sempre piena.

Un altro modo per tenere il micio in forma è impegnarlo con giochi

sempre nuovi, in modo da aumentare la sua attività fisica e, contem-

poraneamente, impedire che mangi per noia.

Via libera, allora, alla vostra fantasia! Spesso basta una pallina od un

pezzetto di spago per stimolare la curiosità del micio e la sua voglia

di correre e saltare, permettendoci di passare più tempo con lui e di

rafforzare il legame reciproco.no, in quanto quest’ultimo è stato for-

mulato per gli specifici fabbisogni dell’uomo, ma non è assoluta-

mente equilibrato per un carnivoro.

Un buon integratore non si ottiene semplicemente mescolan-

do tutte le vitamine di cui l’animale ha bisogno nelle giuste

proporzioni, ma necessita di un complesso processo di

produzione. Le vitamine hanno spesso odori sgradevoli

ed il cane ed il gatto, il cui olfatto è molto sviluppato,

si rifiutano di assumerle così come sono e vengono

aromatizzate con sostanze gradite all’animale.

Le vitamine sono molto labili e, se sottoposte a

riscaldamento o esposte al contatto con aria

o metallo, tendono a perdere la loro azione

sull’organismo. Il contenitore in cui vengo-

no confezionate, quindi, deve proteggerle

dalla luce, dall’aria e dall’umidità. Inoltre

esse vengono incapsulate all’interno di

microsferule di circa 0,1 mm, composte

da gelatina, destrine, silicone, cellulose

e grassi e di solito vengono aggiunte

sostanze antiossidanti.

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P U B B L I R E D A Z I O N A L I

Boutique Record

Regali per tuttiA Natale si è più portati a spendere, a fare acquisti d’impulso. E Record aumenta le tentazioni rinnovando l’assortimento di re-gali per gli amici a due e a quattro zampe.La calza ripiena di dolciumi, l’albero colora-to di snack, il topolino con i colori di Babbo Natale...L’assortimento della Rinaldo Franco spa per le festività ormai vicine è un’esplosione di idee, dalle più tradizionali, in linea con il sempiterno spirito natalizio, alle più innova-tive e originali per stupire ogni anno il clien-te con qualcosa di nuovo.Anche quando la congiuntura economica non è troppo favorevole, il periodo del Na-tale corrisponde sempre a un momento in cui il consumatore è più portato a spendere: sta al negoziante catturare questa maggio-re propensione all’acquisto per indirizzarla a suo vantaggio.Il punto di forza dell’assortimento Record è il fatto di essere poliedrico e, quindi, adat-tabile a diverse circostanze di vendita. La Rinaldo Franco spa, infatti, non propone soltanto i tradizionali regali per il cane o il

gatto, ma anche un’ampia serie di gadget a tema perfettamente indicati per un regalo a qualsiasi persona. Ecco, allora, che da oggi e fino al 6 gennaio, la vetrina del petshop potrebbe essere in grado di colpire e attira-re non solo la solita clientela o, comunque, i semplici proprietari di animali, ma tutto

quell’universo di compratori che non fa par-te di questa categoria.Sotto Natale, infatti, la spinta all’acquisto d’impulso è sempre più forte: è il momento in cui si dedica maggiore attenzione alle occasioni-regalo. Un piccolo presente, si sa, non si nega a nessun amico, sia esso a due o a quattro zampe. Ecco perché creare nel punto vendita un angolo dedicato all’og-gettistica natalizia è una strategia che con-sente un buon ritorno commerciale e aiuta ad ampliare il bacino d’utenza.Soddisfare ogni richiestaCompletare l’assortimento tradizionale del negozio con articoli originali in pieno spirito natalizio è facile grazie al vasto assortimen-to offerto dalla Rinaldo Franco spa: strenne graziose, simpatiche, attraenti per ogni tar-get e per tutte le tasche, sempre innovati-ve. Il catalogo Record si rinnova di anno in anno ed è ricco di ogni genere di articoli, dai giochi ai dolciumi fino all’oggettistica: mette davvero in grado il petshop di soddisfare qualsiasi richiesta dell’acquirente. Le tantis-

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sime proposte vestono di festa e allegria le vetrine e i punti vendita con idee allettanti per tutti:chiunque può trovare doni, gadget, oggetti simpatici e originali per vedere il cane sco-dinzolare felice o il gatto fare teneramente le fusa. Gli allegri alberi natalizi si riempiono di biscotti colorati in vari gusti, e sempre at-tenti agli aspetti dieteticie nutrizionali, le calze della Befana sono colme di snack sani e saporiti, gli ossi si vestono dei colori del Natale, i sacchettini si gonfiano di luccicanti monete con otti-me leccornie. E non mancano neppure lo scarpone e le confezioni con tanti giochini simpatici e stuzzicanti, allegri e divertenti, per la gioia del cane e del gatto. Infine, ecco anche delle vere e proprie scatole regalo con un assortimento completo di dolciumi adatti agli amici quattrozampe.Fin qui i regali da mettere sotto l’albero per il pet di casa, ma Record propone anche un vasto catalogo di gadget che sollecita-no l’acquisto d’impulso e consentono al petshop di distinguersi dalla grande distri-buzione offrendo grandi soddisfazioni com-merciali al rivenditore. Le ultima novità in casa Record sono l’elegante linea Retrò e la simpatica gamma di oggettistica condizio-ne di soddisfare qualsiasi richiesta dell’ac-quirente.La linea Retrò è caratterizzata dalle stam-pe in bianco e nero e comprende borse e borsette, portachiavi e portacellulari, tazze, piatti portafrutta… Tutto con belle immagini di cani e gatti e con strass che simulano, per esempio, il collare e rendono molto prezio-so l’accessorio. Per chi, invece, ama l’alle-gria a tutto tondo, ecco la linea Colore, che in modo molto grazioso vede occhieggiare da borse, zaini, piatti e tazze le belle compo-sizioni di simpatici quattro zampe.E se è vero che i gadget Record sono ide-ali per affiancare la vendita tradizionale del petshop in ogni momento dell’anno, è altret-tanto incontestabile che sono ancora più ef-ficaci nel periodo natalizio, quando i clienti

sono alla ricerca di regali graziosi, allegri, attraenti e, soprattutto, innovativi.E che dire dei calendari? Sono una vera strenna perfetta per tutti gli appassiona-ti di animali. L’almanacco edizione 2010 comprende oltre 60 razze diverse di cani e gatti, ma anche altri animali, con stupende foto d’autore rinnovate di anno in anno per costituire una collezione senza precedenti: una per ogni mese dell’anno, più la tredice-sima pagina che contiene i mesi da ottobre

a dicembre 2009, in modo da offrire l’op-portunità di anticipare la vendita all’ultimo periodo dell’anno. I calendari si presentano bene sul loroespositore da banco o da terra e, inoltre, la Rinaldo Franco spa assicura su questo ar-ticolo eccezionali (a cura di Rita Tambiuni)

Rinaldo Franco spa, via Kuliscioff 26/28, 20152 Milano, tel. 0248376157, fax 0241291840,www.recordid.com, [email protected]

Page 84: il cinofilo magazine 4

84 84

L A L E G G E N D A D I J O N A T H A N

immagini in bassa

di Maura Cresta

Il mio ultimo nome è stato Jonathan, Jonathan vom Peter-

sberg per la precisione: una montagna di cane da fare invidia

anche a un cammello. Sissignori, 82 cm al garrese per 64 kg

di peso corporeo. Gli esseri umani che dicevano di inten-

dersene sostenevano che fossi il più bel esemplare di razza

landseer che avesse mai vissuto a sud delle Alpi.

Lo pensavo anch’ io e lo davo a vedere ad ogni esposizione

canina in cui, ovviamente, non potevano che farmi vincere

(detto tra noi: mai che ci fossero un osso o un paio di salsicce

tra i famosi premi, no, sempre inutili coccarde e gingilli per

far felici tutti fuorché noi cani, i veri vincitori).

Ad ogni modo partecipare alle mostre canine mi piaceva un

sacco...tutti mi osannavano, mi contemplavano, mi viziava-

no e poi un sacco di belle cagnette a cui correr dietro.

Eh si, ho sempre avuto un debole per le picco-

line. Ricordo che una volta persi la testa per

una barboncina nana... un pelo come pochi

e un’andatura da far svenire! Non che a

casa fossi a corto di risorse: avevo due

compagne fisse e in più gli umani mi

trovavano sempre nuove fidanzate

con residenze in mezza Europa;

per loro era una cosa talmente

importante avere figli miei

che, a volte, mentre or-

ganizzavano l’ennesimo

viaggio dall’ennesima

fidanzata, mi chiede

JONATHAN,

JONATHAN VOM PETERSBERG PROFESSIONE?

LANDSEER, A TEMPO INDETERMINATO

I L M I O N O M E ?

Page 85: il cinofilo magazine 4

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L A L E G G E N D A D I J O N A T H A N

della Germania nel 1996; la mia allevatrice, la signora Mate-

naar, tremava all’idea di mandarmi in Italia e glielo fece sapere

chiaro e tondo, senza giraci troppo intorno:”Mi è stato detto di

non vendere cuccioli agli italiani perchè non ci sanno fare. È

la prima volta che faccio un’eccezione, spero di non sbagliare.”

disse a Maura con un fare un po’ sostenuto. E così toccò a me,

in rappresentanza di tutta la razza, varcare la soglia del Bel Pa-

ese. Quante volte Maura si deve essere ricordata di quella frase,

che allora l’aveva un po’ offesa, quando, intrappolata negli artigli

dell’educazione, cercava disperatamente un modo gentile di dire

“no” a chi si voleva portare via i miei figli come se stesse trattan-

do l’acquisto di una scatola di piselli. È vero che gli italiani di

allora non ci sapevano fare molto, ma le cose prima o poi cam-

biano ovunque e chi telefona ora in cerca della mia discendenza

è quasi sempre consapevole della scelta che sta per fare: tanto

pelo da spazzolare in primavera, tanto spazio per lasciarci liberi

di correre e saltare, tanto tempo da trascorrere insieme a noi

perchè abbiamo una montagna di bene da regalare.

Pare che oggi il landseer cominci ad essere riconosciuto anche

sui sentieri di montagna italiani...peccato essere nati troppo pre-

sto! Eh, eh...probabilmente tra un paio d’anni saranno i San

Bernardo ad essere chiamati Chopin e i terranova bianche e neri

ad essere chiamati “incrocio”: me la godrò tutta quella scena,

anche se da quassù.

Già, continuo a parlare di quassù come fosse scontato il posto

in cui mi trovo. Beh, le cose sono andate così: una notte di pri-

mavera dell’anno scorso il mio stomaco ha deciso di non farcela

proprio più; io ho provato in tutti i modi a dirgli di resistere,

che sarebbe passato, che c’erano un sacco di cose ancora da fare

prima di abbandonare il pianeta Terra ma lui niente, aveva de-

ciso di torcersi e nessuno è stato in grado di fermarlo. E così

ho lasciato il mio corpo immobile tra le braccia e le lacrime di

Mauro di cui ero stato il migliore amico per undici lunghi anni.

Brutta storia questa della torsione allo stomaco delle razze di

taglia gigante! Per il resto ero sano come un pesce, niente displa-

sia, niente oculopatie, un cuore grande e forte così...tutto a posto

insomma. Scusate se aggiungo qualcosa di personale ma è un

messaggio molto importante:”Tieni duro Mauro, in un modo

o nell’altro vedrai che ti raggiungerò di nuovo” ... “Ah, dimenti-

cavo! Non chiamare più le mie nipoti ranocchie! Ricordati che

sono sangue del mio sangue!”

Ringrazio il redattore per avermi permesso questa divagazione.

Page 87: il cinofilo magazine 4

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Altro che ranocchie comunque! Buon sangue non mente: Ipa-

nema è mia nipote, figlia di mia figlia Gioconda e di quel pa-

cioccone svizzero di nome Aladin von Metternich, da picco-

la l’ho tirata su io, come ho fatto con tutti i nostri cuccioli, ci

eravamo organizzati così: le fattrici li mettevano al mondo e

io pensavo alla loro educazione - non rubare, non saltare sul

divano, dai la caccia ai topi ogni volta che li vedi, seppellisci le

ossa più buone e tirale fuori nei momenti di magra, fai finta di

ingerire le pastiglie che ti potrebbero dare dicendo che è per il

tuo bene e poi sputale senza che se ne accorgano...il minimo

indispensabile insomma per una sana esistenza al fianco degli

umani. Angelina invece, figlia della figlia di mia figlia Fortuna,

purtroppo l’ho vista solo pochi mesi, è arrivata dalla Germa-

nia appena prima che il mio stomaco andasse in sciopero. Gran

cane quello! Dimostra coraggio di fronte a tutto e a tutti: buo-

na, bella, allegra anche quando dorme, cerca sempre carezze ma

non passa un giorno in cui non sottolinei in qualche modo che

il rispetto che si pretende da lei lo esige anche lei dagli altri, non

importa quante zampe abbiano...non può che arrivare dalla mia

linea di sangue, qui suo padre non c’entra niente, quello è uno

che si stende al fresco e se la dorme volentieri tutto il giorno.

Eh si, questo del carattere è sempre stato un tema spinoso nel

rapporto cani-esseri umani.

“È buono?” Chiedevano timorose molte persone quando mi ve-

devano al guinzaglio...come se tra me e chi poneva la domanda

fossi io a far parte della specie più pericolosa dell’intero pianeta!

Ricordo però che negli ultimi anni erano arrivate in casa tradu-

zioni italiane di libri che parlavano di “metodo positivo”, testi

che spiegavano meticolosamente una vecchia importante verità:

con la gentilezza si ottiene tutto, anche nei rapporti tra specie

diverse. E da quando Maura ne faceva dei riassunti e li conse-

gnava insiemi ai miei nipotini, sembrava che i rapporti uomo-

landseer partissero in ogni famiglia con il piede giusto. Non che

lei stessa non perdesse mai la calma, anzi! Ma c’eravamo noi a

educarla e lei ammetteva che l’educazione tra uomo e cane non

avviene mai a senso unico: un gran passo avanti per un semplice

essere umano, non vi pare?

Eh si, devo proprio trovare un modo per infilarmi di nuovo nel

pelo di un landseer prima o poi; mi sembra ancora di sentirmi

addosso tutta quella mole, quei muscoli scattanti e quella pace

interiore...no, l’ultima non è un sogno, quella me la sono portata

fin qui e me la tengo stretta!

A proposito di “qui”! Bella gente (e se brutta non importa) mi è

piaciuto raccontarvi un po’ della mia storia ma, al di là della pace

interiore, avrei un paio di cosette da sbrigare anche da queste

parti: mi hanno detto che è appena arrivata un gran pezzo di

barboncina nera...che sia quella di cui vi ho raccontato prima?

State allegri mi raccomando e se dovessi trovare il modo di tor-

nare, non chiamatemi più Beethoven, ma nemmeno Chopin:

sarebbe troppo banale!

P.S. Adesso che siamo diventati quasi amici intimi vi do l’indi-

rizzo delle mie nipotine Angelina e Ipanema ma, mi raccoman-

do, acqua in bocca!

...Cos’ho detto? Acqua?...Di nuovo quella robaccia liquida!...

volevo dire: osso in bocca!!

Una leccata sul naso a tutti.

JohnnyAh già, dimenticavo l’indirizzo:

Allevamento di Johnny (riconosciuto ENCI)Via Due Riviere, 56 - 28836 - Gignese (NO)[email protected] - tel. 0323 208172 - 338 5615048

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in Italia

I L D O B E R M A N N

L ’ I N S U P E R A B I L E D I F E N S O R EL ’ I N S E P A R A B I L E D I F E N S O R E

di Umberto Cuomo

Dobermann anni ‘60

Oggi quella del Dobermann è una razza cono-

sciuta e popolare in Italia, è allevata a livelli quali-

tativi elevatissimi e ogni anno sono migliaia i sog-

getti iscritti ai Libri Genealogici del nostro Paese;

e anche se la punta massima si ebbe nel 1975

con 6161 registrazioni, negli ultimi anni queste

sono state sempre superiori ai duemila esemplari.

L’avventura del dobermann nel nostro Paese è inizia-

ta nei primi decenni del millenovecento, e ha coinvol-

to molti appassionati di questa meravigliosa razza.

La prima registrazione ai Libri Genealogici italia-

ni del Dobermann è avvenuta nel 1920 ed è stata

di un solo esemplare. Due sono state quelle del

1921, e 14 quelle del biennio 1922-23 (dal 1922

al 1927 le registrazioni ai Libri Genealogici in Italia

furono riportate per bienni: 22-23; 24-25; 26-27).

Nel nostro Paese in quegli anni il Dobermann era

quasi sconosciuto, nonostante le ottime prestazio-

ni fornite come cane da guerra nel Primo conflitto

mondiale. Perfino esperti cinofili come il Fajelli e

il Martini nei loro scritti riportavano notizie impre-

cise e vaghe; per di più i primi soggetti importa-

ti non erano di grande qualità e non suscitarono

interesse nel pubblico italiano. Tra i Dobermann

importati e qualche esemplare frutto di cuccio-

late italiane tra il 1920 e il 1930 furono iscritti

93 soggetti, ma nessuno di particolare pregio.

Per avere un importante salto di qualità della

razza da noi si deve attendere il 1932, quando a

Sirmione, in provincia di Brescia, Aldo de’ Stefa-

ni iniziò ad allevare con l’affisso “del Leoncino”,

che è stato il primo allevamento specialistico di

Dobermann in Italia, il quale importò dalla Germa-

nia esemplari di rilievo portandone ben sei a con-

seguire il Campionato Italiano. Con Aiax von Iller-

blick riuscì non solo a raggiungere il Campionato

nel 1946, ma a far conseguire a questo importan-

te Dobermann il titolo di miglior soggetto all’Espo-

sizione Internazionale di Milano di quell’anno.

Il primo Dobermann ad essere proclamato Campio-

ne Italiano fu, nel 1932, Cherloc von Rauhfelsen, im-

portato dalla Germania e nato nel 1932; nel

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Graf Belling Von Grönlandiscritto al n.1 nel libro origini del Dobermann

Gerhilde Von Grönlandiscritta al n.2 nel libro origini del Dobermann

entrambi di proprietà di Otto GÖller

An

no

I

n

um

er

o

4

1937 si ebbe la prima femmina a conseguire il titolo

di Campione Italiano: era la Campionessa Amazo-

ra von Schloss Droyssing, nata anche lei nel 1932.

Nel 1938 divenne Campione Kalif von Burgund Wie-

du, un’importazione germanica di proprietà della

principessa Jolanda Calvi, di Bergolo. Finalmente

nel 1939 fu un soggetto allevato in Italia a conse-

guire il titolo di Campione: è Alma del Leoncino.

Tuttavia, nonostante gli sforzi degli appassio-

nati, il Dobermann era da noi ancora poco co-

nosciuto, anche perché la Seconda guerra

mondiale costrinse ad una battuta d’arresto

molte attività, tra le quali anche quella cinofila.

Subito dopo il conflitto raggiunse una certa notorietà

il Dobermann Mac dell’Esmeralda, detto Andy, nato il

19 giugno 1945 da Bobi della Costa e da Mara di Mila-

no, di proprietà della signora Mary Gaslini, di Milano.

Nel dopoguerra l’attività cinofila riprese e i

Club di razza tedesco e austriaco diedero de-

gli indirizzi di selezione molto restrittivi al fine

di preservare la morfologia e il carattere tipici.

Certamente in quegli anni l’allevamento italiano che

si fece conoscere anche sui ring di tutta Europa fu

quello della Sfinge, che importò dalla Germania e

dall’Olanda ottimi soggetti, tra i quali si imposero

tra la fine degli anni ’40 e i primi anni ’50 Gino von

Langhang, Vira della Sfinge, Gudrun von Nortburga-

tal, nata nel 1948, Doris von Weyerthal: tutti campio-

ni. Ma l’esemplare che più fece conoscere questo

allevamento in tutto il mondo fu lo straordinario cam-

pione Graaf Dagobert von Neerlands Stam, nato il

25 dicembre 1946, che vinse 27 CACIB internazio-

nali divenendo oltre che Campione italiano nel 1951,

anche Campione svizzero, olandese, austriaco, Sie-

ger a Vienna, conquistò CACIB in Norvegia, Francia,

Belgio e Germania, e fu miglior soggetto assoluto

alle esposizioni di Bruxelles (1948) e Lussemburgo

(1949), tanto che nel 1951 fu considerato uno dei

più grandi, se non il più grande, soggetto al mondo.

Anche alcuni privati negli anni ’50 possedettero al-

cuni buoni Dobermann, come il signor Perrone di

Roma, che presentò con successo alle esposizioni

il suo Ulrich du Muhlbach, e il dottor Leto Ridi di

Roma, che possedeva un bel Dobermann di nome

Furia, o Natalino Accornero di Bologna, che vinse

10 primi posti su dodici esposizioni con il suo Aki

v.d. Wolfsburg, nato il 28 aprile del 1952, o ancora

la signora Ada Ramperti di Roma, che possedeva

Nero, cane addestrato alla difesa, e Lina Ranucci, di

Genova, proprietaria del Campione italiano Dover.

Un accenno merita il Dobermann Johnny, nato il 28

febbraio 1948 e di proprietà del professor Luigi Mar-

ziani di Roma, che divenne noto per la sua bravura

nel saltare gli ostaco

Page 91: il cinofilo magazine 4

Umberto Cuomo Editore

Se siete interessati alla rivista completapotete contattare il servizio arretrati a:

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Page 92: il cinofilo magazine 4

92

R A Z Z E P O C O C O N O S C I U T E

L’ HOVAWART

D a l p a s s a t o u n g u a r d i a n oe c c e z i o n a l e

R i v i s t a d i C u l t u r a e I n f o r m a z i o n e C i n o f i l a

di Umberto Cuomo

La storia

In tedesco Hofwart significa “guardiano del cortile”, e

indica il compito che per secoli l’Hovawart ha svolto.

Potente e robustissimo, sembra che questo cane discenda

dai molossoidi giunti in Europa al seguito delle popolazioni

orientali che in più riprese hanno raggiunto il nostro conti-

nente. Per secoli è stato il cane delle fattorie del Württen-

berg, dove svolgeva il compito di guardiano e anche quello

di spazzino, ripulendo dagli avanzi commestibili il suolo,

come facevano i suoi lontani antenati negli accampamenti.

Di un cane con caratteristiche assai simili si ha notizia già

nel 1230 nell’opera Sachsenspiegel di Eike von Repgow,

e ancora nel 1473 è citato da Müsinger che lo dice adatto

alla guardia.

Verso la fine del XIX secolo l’Hovawart era quasi estinto,

e solo la passione di un piccolo gruppo di cinofili tedeschi

Page 93: il cinofilo magazine 4

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94R i v i s t a d i C u l t u r a e I n f o r m a z i o n e C i n o f i l a

R A Z Z E P O C O C O N O S C I U T E

Proprio in questo campo ha raggiunto risultati splendidi in

competizione, grazie al suo equilibrio ed anche al fine olfat-

to. Con gli altri cani non concede molta confidenza e tende

ad essere dominante ma prudente.

È un buon nuotatore e con i bambini è tollerante anche se

un po’ riservato. Ama vivere all’aperto, quindi l’ideale sa-

rebbe ospitarlo in una cuccia in giardino.

Nel suo Paese ha dato buoni risultati anche come cane per

la Protezione Civile.

Riassunto delle caratteristiche

Cane di media taglia, vigoroso, dal pelo lungo, di struttura ret-

tangolare, con corpo lungo il 110% dell’altezza al garrese.

Altezza al garrese: maschi cm. 63-70; femmine cm. 58-65,

peso proporzionato alla taglia per resistere alla fatica.

Pelo: lungo, molto appariscente, leggermente ondulato.

Colori: a) nero-focato; b) nero; c) biondo.

Testa: forte, con fronte larga ed arrotondata, assi cranio-

facciali paralleli, canna nasale diritta, stop leggero ma per-

cepibile, tartufo nero.

Occhi: tra rotondo e ovale, scuri.

Orecchie: triangolari che ricadono molli ai lati della testa,

ben distanziati tra loro.

Collo: mediamente lungo e robusto.

Arti anteriori: diritti e forti, ben muscolosi.

Arti posteriori: bene angolati, cosce muscolose, garretti

forti ed abbassati.

Piedi: chiusi e bene arcuati, speroni a quelli anteriori da

asportare.

Torace: largo, profondo e forte.

Dorso: fermo e diritto, groppa non troppo lunga e legger-

mente abbassata, ventre non molto retratto.

Coda: lunga, arriva oltre il garretto ma non fino a terra.

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9594

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96

Per Farsi Conoscere

Impressionaredi Matteo Azzari

Matteo Azzari

R I F L E S S I O N I

“Tutta questa polvere negli occhi

comincia a bruciare, faccio mol-

ta fatica ad orientarmi e capire

quale possa essere la via giusta.

Mi preoccupa anche questo odo-

re forte di gas che insieme con

la polvere mi sta raschiando la

gola. Mi sono imbattuto in si-

tuazioni peggiori e ne sono sempre venuto fuori da vincito-

re. Non mi abbatto mai e non sarà certo oggi il giorno della

disfatta! Se solo facessero più silenzio e la smettessero di usa-

re quelle scavatrici, forse avrei delle chances in più per senti-

re qualche rumore che mi possa far capire dove devo cercare,

con questo gas nell ’aria il mio olfatto non mi può aiutare.

Sono qui da quasi tre ore e ancora nulla! Diranno che non ho

più l ’età e che cinque anni fa avrei già trovato tutti gli uomini

sepolti qui sotto.”

“Eppure anche questa mattina mi hanno caricato su un aero-

plano e mi hanno fatto fare quattro ore di volo per portarmi

sul luogo del disastro. Dicono e sparlano, ma si fidano ancora di

questo vecchio soccorritore! D’altronde sono nato per questo, per

soccorrere gli uomini che si perdono o che vengono sepolti dal

crollo di un palazzo.”

“Sono passati dieci anni dal mio primo ritrovament: un signore

anziano con problemi di memoria aveva perso l ’orientamento

sui monti e io l ’ho ritrovato. Mi ricordo ancora l ’emozione di

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97

R I F L E S S I O N I RIFLESSIONI

quella volta e negli anni a seguire ce ne sono state tante altre!

Sono il primo di quattro fratelli, tutti Beauceron D.O.C!

Non siamo una razza molto conosciuta e non mi è an-

cora chiaro il perché. Potete chiamarci anche Pasto-

re della Beauce o, se preferite, anche Bas Rouge: calzet-

te rosse, soprannome che si riferisce alla colorazione del

nostro manto. Abbiamo doti caratteriali incredibili, possiamo

essere usati per mille scopi, basterebbe pensare ai miei fratelli.”

“Croz abita in montagna ed è un cane da ricerca sotto le va-

langhe, a pochi chilometri da casa sua c’è Pascal, il suo lavoro

è quello di badare alle pecore. Infine c’è nostra sorella, l ’incan-

tevole Cécil. Io la chiamo “modella”, ha calcato i ring di mezzo

mondo fino a diventare campionessa mondiale di bellezza.

Però non è solo lustrini e paillettes. Quattro anni fa ha sventa-

to un furto nella villa dei suoi padroni, quella sera modella ha

tirato fuori le unghie da strega.”

“Maledizione! Qui ci sono solo macerie, ferri del cemento ar-

mato, mobili, indumenti, materassi, scarpe: era la camera da

letto. Ma dove sono gli uomini? Mille rumori, ma qui non sen-

to nulla che valga la pena di segnalare. Devo convincere Enzo

ad andare da un’altra parte, non possiamo perdere tempo.”

Sonar si allontanò da tutti e cercò da tutt’altra parte. C’erano

almeno cinquanta soccorritori tra pompieri, volontari, forze

dell ’ordine e cinque cani, tutti concentrati in un unico punto

su un cumulo altissimo di macerie. “Sonar qui!!” Il cane non

rispose al richiamo, allora Enzo si convinse a lasciarlo fare e  lo

incitò : “Vai vecchio Sonar, cerca! Cerca!”

“Quando sento l ’ordine “cerca!” impartito dal mio amico Enzo,

mi carico e faccio vedere a tutti di che pasta è fatto un Beau-

ceron! Avrò anche undici anni, ma Enzo ha ancora fiducia in

me. Ricerche sotto le macerie ne abbiamo fatte molte insieme,

purtroppo non sempre sono andate a buon fine: è il mio lavoro

e accetto anche l ’amara sconfitta. Oggi no! Credo che questa

sarà la mia ultima sfida, Enzo ha deciso che è giunta l ’ora della

meritata pensione, mi aspetta un divano tutto per me e forse

potrò dare qualche consiglio al piccolo Jacques, il cucciolo ap-

pena arrivato a casa in questi giorni, che seguirà le mie orme

nella Protezione Civile.”

Page 98: il cinofilo magazine 4

98

CH ANXANUM AL CAPONE TOP DOG 2008 - proprietà Allevamento ANXANUM

Page 99: il cinofilo magazine 4

Umberto Cuomo Editore

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100

R I F L E S S I O N I RIFLESSIONI

il mio istinto mi ha guidato nel posto giusto...”

Enzo urlò a  Sonar di tornare da lui, quella zona era troppo

distante rispetto a dove si credeva ci fossero ancora super-

stiti. Sonar però era cocciuto, Enzo lo conosceva bene e

sapeva che se il suo cane si allontanava, era per un valido

motivo.

“Non sono umile e modesto, lo so, è un mio difetto, sono troppo

sicuro di me, ma... so che questa è la strada giusta, è il mio

istinto che me lo dice. Devo provare a strisciare qui sotto.”

Enzo richiamò nuovamente il cane, l’anfratto dove si era

infilato Sonar era stretto a tal punto che il cane si era pro-

curato una ferita alla schiena e questa volta Sonar tornò da

Enzo. Mentre si faceva medicare, i due si guardarono in-

tensamente ed Enzo capì che Sonar aveva una gran voglia

di tornare a cercare e lo lasciò andare!

“Grazie Enzo, non avevo dubbi che avresti capito il mio

sguardo, tra poco torneremo a casa, aspetta solo il mio segnale.”

Sonar continuava imperterrito, anche se stanco e ferito,

nella sua ricerca, le altre squadre ormai avevano abban-

donato la perlustrazione, quando sentirono un abbaio for-

tissimo, era l’abbaio di Sonar. Enzo era a pochi passi dal

suo amico e continuava a lodarlo. Il cane, anche una volta

uscito dall’anfratto, non smetteva di abbaiare per attirare

l’attenzione di tutti: aveva trovato due uomini sotto quei

cumuli di macerie.

Quando li estrassero, si levò un applauso assordante e So-

nar si fermò a godersi il momento.

“Sono nato per questo, l ’ho sempre saputo! Ora posso veramente

tornare a casa e godermi la mia pensione!”

Tutti accarezzavano Sonar e lo applaudivano. Poco distan

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101

R I F L E S S I O N I RIFLESSIONI

te un ragazzo che aveva seguito tutte le operazioni di soc-

corso rivolgendosi ad altri amici disse: “Io voglio un cane di

quella razza!”

E Sonar pensò che sì, è proprio destino dei Beauceron es-

sere notati solo quando compiono qualcosa di eccezionale!

Matteo Azzari nasce a Milano il 1 agosto del 1976. Ha da subito un amore innato per tutti gli animali e in età adolescenziale svi-luppa la sua passione per il mondo cinofilo. Inizia a studiare in maniera approfondita l’evoluzione delle razze canine, ponendo una maggiore attenzione alla correlazione tra esse e il contesto storico-geocrafico in cui si originano. Frequenta innumerevoli esposizio-ni di bellezza e prove di lavoro di ogni tipo. Nel 1994 inizia ad allevare amatorialmente, dapprima il Cane Corso e successivamente lo Staffordshire Bull Terrier. Ha collaborato con riviste del settore ed è autore di numerosi scritti su ogni razza.

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I quesiti di cinofilia più frequenti

a curadi Umberto Cuomo

LO

SA

PEV

AT

E C

HE...

L’unico modo per sapere se un cane è di razza pura o no è quello di vedere se ha il pedigree. Si tratta di un documento rilasciato dall’ente cinofilo di una nazione legata alla Federazione Cinologica Interna-zionale che attesta la sua appartenenza a una deter-minata razza e ne indica gli antenati per alcune ge-nerazioni. Se non ha questo documento il cane non può essere considerato di razza pura riconosciuta internazionalmente.

Lavaggi troppo frequenti non sono indicati per nes-suna razza, a meno che non siano necessari per sporco eccessivo o a causa di cure veterinarie. La distanza tra un lavaggio e l’altro dipende poi dalla razza e da tipo di pelle e di mantello. Cani col pelo liscio e con giusta quantità di sebo (il grasso che ricopre la pelle) cutaneo possono essere lavati mol-to di rado. Viceversa soggetti con pelo lungo o che si sporcano facilmente debbono essere lavati con maggiore frequenze. Generalmente mai più di una volta al mese.

In natura nei branchi di lupi, che sono gli antenati dei cani, s’accoppiano tra loro solo il capobranco e la femmina alfa (dominante). Nei cani se un maschio non fa mai una monta (come accade ai lupi gregari che non divengono mai capobranco) non succede nulla, e dopo qualche anno perfino l’istinto alla ri-produzione diminuisce e il carattere si fa più docile. Ugualmente le femmine che non fanno mai cuccio-late vivono bene lo stesso, e possono essere steriliz-zate dopo avere finito il primo calore.

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P A S T O R E S V I Z Z E R OB I A N C O

I N F O R M A Z I O N E C I N O F I L A

Mauro De Cillis

Nel giugno 2006 è sorto il “P.S.B.C.I.”, Club per la tutela

e la diffusione del Pastore Svizzero Bianco in Italia.

UNA QUERELLE CHE VA AVANTI DA QUASI UN SECOLO

Quando, circa un secolo fa, Max von Stephanitz, insieme

ad un gruppo di collaboratori entusiasti, diede inizio alla se-

lezione del Pastore Tedesco, l’ultima delle sue preoccupa-

zioni era il colore del mantello.

L’obbiettivo era quello di creare un cane da lavoro sano,

forte, intelligente e funzionale, in grado di svolgere i com-

piti più svariati. Il capostipite della nuova razza fu Hektor

Linksrhein, ribattezzato Horand vom Grafrath, un maschio

grigio, alto 61 cm. e pesante 24 kg.

Grigi furono altresì molti dei suoi discendenti, ma non man-

cavano anche soggetti neri, bianchi e nero focati.

Questi ultimi si conquistarono gradatamente le simpatie degli

allevatori fino a diventare la grandissima maggioranza.

E i bianchi?

I bianchi, per una sorta di razzismo al contrario, furono per-

seguitati fin dalle origini, tanto che per salvarsi dovettero

emigrare negli Stati Uniti e nel Canada.

Da dove un giorno sarebbe ritornati in Europa per rivendica-

re il posto che loro spettava.

IL BIANCO È UN DIFETTO?

Anche se molti ancora lo credono, facendo una gran confu-

sione con l’albino (caratteristica legata al fattore dominante

della serie Merle “M” associato a gravi problemi di salute

quali cecità, sordità, sterilità), il bianco non costituisce un

difetto. È semplicemente una delle tante varietà cromatiche

del mantello escogitate dalla natura per adattarsi all’am-

biente e non è mai associato a depigmentazione di occhi,

unghie e mucose.

Bianchi sono quasi tutti gli animali artici, dall’orso al lupo,

dalla lepre alla pernice. Dipende da un fattore genetico re-

cessivo (serie albina C) che comporta la diluizione estrema

del fulvo sul mantello (per questo, in alcuni esemplari sono

visibili tracce isabella sul dorso e dietro le orecchie).

Bianche sono diverse razze canine quali il Samoiedo, Il Ma-

remmano, il Pireneo, il Dogo che godono tutte di ottima

salute. Io stesso, molti anni fa, ho allevato soggetti bianchi

sani, robusti, vitali e di buon carattere.

E allora perchè tanto accanimento persecutorio da parte

della Società Specializzata?

Possiamo azzardare un paio ipotesi.

1) Il bianco non conferisce un aspetto abbastanza “marzia-

le”. Tant’è vero che quasi tutte le razze tedesche “da utili-

tà” (dobermann, schnautzer, rottweiler ecc.) sono grigie o

nero focate, con focature nette, che ricordano lo stile delle

divise militari.

a sinistra: Pastore svizzero bianco

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2) Il cane conduttore, a differenza del cane guardiano (p.

es. maremmano abruzzese) deve poter essere facilmente

distinguibile dalle pecore, generalmente di colore bianco,

per facilitare il lavoro del pastore.

Lascio al lettore la libertà di scelta.

In ogni caso il bianco piace, desta un’immediata corrente

di ammirazione e di simpatia. Il principe delle favole cavalca

sempre un cavallo bianco e l’elefante bianco rappresenta

per gli indiani il simbolo vivente della divinità.

Nella reale dimora degli Asburgo erano allevati pastori bian-

chi anche perchè si intonavano magnificamente con i cavalli

Lipizziani in servizio a corte.

IL LUNGO CAMMINO DEL PASTORE BIANCO

Talvolta le persecuzioni fanno la fortuna dei perseguitati.

Se i pastori tedeschi che avevano avuto la sventura di

nascere di questo colore non fossero stati regolarmente

Horand Grafrath, il primo Pastoretedesco iscritto ai Libri Genealogicitedeschi

Gruppo di Pastori svizzeri bianchi

Pastore svizzero bianco

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110 110

A T T U A L I T À

Gli affetti non si regalano,

si conquistano

l 25 dicembre ricorre la festività del Natale, e in Occidente è

consuetudine scambiarsi regali di vario tipo per festeggiare la

ricorrenza; naturalmente i più felici sono i bambini, che rice-

vono doni di tutti i tipi. Tra le cose che possono essere rega-

late vi sono anche degli animali, di solito cuccioli di gatto o

di cane, che i genitori, ma anche altri parenti, fanno trovare

ai bimbi sotto l’albero. A prima vista può sembrare un fatto

positivo: i ragazzini hanno manifestato il desiderio di riceve-

re un animale, i genitori lo comprano in un negozio o, i più

avveduti, in un allevamento o da conoscenti che hanno pro-

dotto una cucciolata, il cucciolo trova una casa dove essere

accolto e tutti pare siano felici e contenti. Non sempre è così.

In primo luogo adottare un cucciolo d qualsiasi animale per

far contenti i bambini è un grosso sbaglio; ancor più gran-

de se come dono viene scelto un cane, perché gatti, uccelli-

ni, tartarughe, ecc possono stare da soli e non hanno biso-

gno di fare regolari (e fin che è cucciolo frequenti) uscite.

Tutti gli animali necessitano di attenzioni e amore, ma il

cane ha bisogno anche di uno stretto contatto con il padro-

ne, richiede di essere portato a passeggio più volte ogni

giorno, costa di più degli altri normali animali da famiglia

in vaccinazioni e alimentazione, crea problemi a chi è abi-

tuato ad assentarsi da casa per periodi lunghi, magari per

andare in ferie. Spesso a tutte queste cose non si pensa al

momento dell’acquisto, e quando sarà passato il periodo di ec-

citazione e felicità (di solito non dura a lungo), cominceran-

no a manifestarsi i problemi che possedere un cane comporta.

I bambini, che prima di ricevere il regalo giuravano che si sa-

rebbero occupati loro del nuovo giovane amico, ben presto si

disinteresseranno di lui, e saranno i genitori a doversi sob-

barcare le uscite e la sua cura. Senza contare che un cuccio-

lo di cane finché è piccolo sporca anche in casa, e chi non è

abituato a questo “rodaggio” e non sa come insegnare l’edu-

cazione al suo giovane amico può trovarsi in seria difficoltà.

Altro momento critico ci sarà se la famiglia è abitua-

ta a fare viaggi e non è disposta o non può portare con

sé il cane. Lasciarlo in pensione costa, come costa-

no il nutrimento, le vaccinazioni e le spese veterinarie.

Quindi, se la scelta non è fatta con il cuore e non è sorretta dalla

passione cinofila, ma è solo dettata dal capriccio di un momento,

è bene che i cani, come tutti gli animali, non siano regalati a nes-

suno se non dopo un serio e obiettivo esame della situazione reale.

Bisogna ricordare che tutti gli animali hanno una loro sen-

sibilità, ma il cane l’ha ancora maggiore, tanto che or-

mai in certi suoi atteggiamenti è molto “umanizzato”, ed

è capace di grande amore e dedizione: un amore che non

andrà tradito appena si presentano le prime difficoltà.

Ecco perché un affetto non si compra e non si regala (né a

Natale né mai) ma si conquista con dedizione e passione.

Auguri! Um-

berto Cuomo

Umberto Cuomo

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Bisogna ricordare che tutti gli animali hanno una loro sensibilità,

ma il cane l’ha ancora maggiore, tanto che ormai in certi suoi atteggiamenti

è molto “umanizzato”, ed è capace di grande amore e dedizione:

un amore che non andrà tradito appena si presentano le prime difficoltà.

Ecco perché un affetto non si compra e non si regala.la (né a Natale

né mai) ma si conquista con dedizione e passione.

e fe l ice anno nuovo

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