Il Bambù n. 33 - 03/2014

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Centro Volontari della Sofferenza Bari-Bitonto – Anno IX, marzo 2014 33 Il Bambù Il Bambù Il Bambù Il Bambù Il Bambù Il Bambù Il Bambù Il Bambù Il Bambù Cristo Vera Speranza Speciale XXII Speciale XXII Speciale XXII Speciale XXII Speciale XXII Speciale XXII Speciale XXII Speciale XXII Speciale XXII Giornata Mondiale Giornata Mondiale Giornata Mondiale Giornata Mondiale Giornata Mondiale Giornata Mondiale Giornata Mondiale Giornata Mondiale Giornata Mondiale del Malato del Malato del Malato del Malato del Malato del Malato del Malato del Malato del Malato

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Giornalino del Centro Volontari della Sofferenza (CVS) - Diocesi di Bari - Bitonto ONLUS

Transcript of Il Bambù n. 33 - 03/2014

Centro Volontari della Sofferenza Bari-Bitonto – Anno IX, marzo 2014

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Speciale XXIISpeciale XXIISpeciale XXIISpeciale XXIISpeciale XXIISpeciale XXIISpeciale XXIISpeciale XXIISpeciale XXII

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del Malatodel Malatodel Malatodel Malatodel Malatodel Malatodel Malatodel Malatodel Malato

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C'era un giardino molto

bello. Il suo Signore ne era

orgoglioso. Il più bello degli

alberi, e anche il più caro al Signore, era un prezioso bambù. E lo stesso

sapeva di essere l'albero prediletto del Signore. Il Signore un giorno con fac-

cia seria si avvicinò al bambù e disse: “Caro bambù, io ho bisogno di te”.

Per il bambù sembrava venuto il giorno più bello della sua vita e con

gioia rispose: “Eccomi, Signore! Prendimi e fa' di me quello che vuoi!”.

“Caro bambù – il Signore rispose – ti devo tagliare,”

“Tagliare? No! Signore. Vedi che sono il più bello dei tuoi alberi – e tu mi

vuoi tagliare?”.

“Caro bambù, se non ti posso tagliare non ho bisogno di te”.

Dopo un lungo silenzio l'albero disse: “Se non ti posso servire senza essere

tagliato, allora, tagliami”.

Ma il Signore gli rispose con la stessa faccia seria: “Devo tagliare anche i tuoi

rami e le tue foglie”.

“No, Signore! Sai bene che la mia unica bellezza sono i rami e le foglie.

Tagliami, ma non togliermi i rami e le foglie”.

“Caro bambù, se non ti posso tagliare i rami e le foglie, non ho bisogno di te”.

“Signore, – disse il bambù a bassa voce – prendi i miei rami e le mie foglie”.

“Caro bambù io ti devo ancora dividere in due parti e devo strappare il tuo cuore!".

Dopo un lungo silenzio il bambù si inclinò davanti al Signore e disse: “Tagliami e

dividimi”.

Così il Signore del giardino tagliò il bambù, tirò via i rami, strappò le sue foglie,

lo divise in due parti e gli strappò il cuore.

Poi lo prese e lo portò dove acqua fresca da una sorgente sgorgava verso

campi aridi. Là il Signore posò il suo bambù e collegò un capo del tronco

tagliato con la sorgente e incanalò l'altro capo verso il campo.

La sorgente cantò un benvenuto e le chiare scintillanti acque si

riversarono attraverso il corpo straziato del bambù verso il canale che

correva sui campi inariditi che ne avevano tanto bisogno.

Così quello che era un magnifico bambù diventò una grande

benedizione in tutta la sua fragilità e umiltà.

Quando era ancora grande e bello egli cresceva solo per se stesso e

gioiva per la propria bellezza, invece per mezzo della sua

distruzione diventò un canale che il Signore poteva

usare per rendere il suo

regno più fruttuoso.

(Da un racconto

popolare cinese)

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Il dialogo con il sig. Rossi continua...

“Vieni al pozzo e parlerò al tuo

cuore” (cf Os 2, 16): per unaQuaresima alla Papa Francesco

Sig. Rossi: Comprendo l’accenno alpozzo, caro don Vittorio, dato chequesto anno pastorale 2014, cometutti ben sappiamo, lo stiamo dedi-cando, su input del vescovo, allaSamaritana; mi riesce, invece, deltutto incomprensibile il riferimentoa Papa Francesco…

– Caro sig. Rossi, si tratta diun piccolo trucco del sotto-scritto: essendo oggi il giornoin cui Papa Francesco spegnela sua prima candelina diSuccessore di Pietro (e tutti imass media non possono nondarne un eccezionale risalto),io voglio approfittarne per ti-rare l’acqua al mio mulino,pardon!, al mio pozzo, quellodella Quaresima! Tra Papa eQuaresima, del resto, se tume lo consenti, è molto piùimportante e decisiva per tut-ti la seconda!Sig. Rossi: E quale sarebbe questo“pozzo della Quaresima”?– Non mi sembra operare unaforzatura se chiamo “pozzo”anche la Quaresima. Non èinfatti, questa, il pozzo al qua-le Dio vuole incontrarci per

(almeno) quaranta giorni? Sipossono anche fare ogni ve-nerdì le più devote “Vie Cru-cis”, nonché tutti i “fioretti” diquesto mondo, si tratteràsempre di “Quaresima mino-re/minore/minore”: la Quare-sima maggiore è solo quellaattorno al pozzo, in un Tu pertu che, per l’uomo, è la sommarealizzazione/felicità.Sig. Rossi: Sei ancora piùsibillino…

– Per spiegarmi al meglio tischematizzo la mia argomen-tazione.

1. La Quaresima è come un

pozzo

Devi sapere, caro sig. Rossi,che nella Sacra Scrittura ilpozzo significa qualcosa dimolto importante. «L’incontro

presso il pozzo è uno dei temi

più importanti nella storia dei

patriarchi. I pozzi e i luoghi

dove c’è acqua determinarono,

infatti, l’itinerario terrestre e

spirituale dei patriarchi e del

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popolo dell’esodo. Ma c’è

di più: l’acqua di sorgen-

te diventò, specie nei libri

profetici, il simbolo della

vita che Dio dà, soprat-

tutto nei tempi messiani-

ci, ed anche il simbolo

della Sapienza e della

Legge che danno la vita.

Nello stesso Vangelo di

Giovanni, del resto,

l’acqua viva diventerà,

addirittura, il simbolo dello

Spirito Santo» (cf Bibbia diGerusalemme, ed. 1971, notaa Gv 4,1-42). Il pozzo, dunque,non era considerato solo illuogo degli incontri tra gli uo-mini (ricordi certamente, sig.Rossi, come un bel po’ di ma-trimoni fiorirono presso il poz-zo nella vita dei patriarchi),ma il pozzo era addiritturaconsiderato come il luogo de-gli appuntamenti tra Dio el’uomo, perché – lo grida tuttala Bibbia – Dio incontral’uomo non solo in chiesa, maanche “in situazione”.L’immagine in alto a destra loraffigura graficamente me-diante i nomi scritti nei fu-metti: “io” e “Gesù diNazareth”. Questo è in veritàil sogno di Dio (e non solo inQuaresima, naturalmente):

che ogni Sua creatura, nessu-na esclusa, entri in dialogo in-tensissimo con Lui, vuoi in un“Tu per tu” nel segreto delcuore (questa è la cosiddetta“lectio divina”), vuoi attraver-so quella “chiacchierata

settimanale al pozzo”, or-

dinariamente chiamata

“catechesi di gruppo”. Mistai capendo, sig. Rossi? Seuno non ha compreso qual è laposta in gioco (si tratta – ad-dirittura! – di incontrarsi conDio) non troverà mai la vo-glia/la forza di lasciare il cal-duccio di casa o le camicie dastirare, o la partita di calcioalla TV, o qualche preziosaora di studio in vistadell’interrogazione scolastica,etc.!!! Ma c’è di più!

2) Al pozzo della Quaresi-

ma il primo ad arrivare è

Gesù

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Il “Tu per tu” stupendo!

Lo dimostra proprio l’episodiodella samaritana: hai mai no-tato, sig. Rossi, che Gesù quelgiorno era come comandato dauna necessità del cuore ad an-dare al pozzo di Giacobbe? Etu, sei pienamente convintoche il primo ad aver sete dellatua sete è proprio Lui? Ci cre-di davvero che Lui considerate, per dirla con il PiccoloPrincipe, “unico al mondo aiSuoi occhi” ed è perciò una ne-cessità del Suo cuore incon-trarsi proprio con te ogni annoal pozzo della Quaresima?Non deludere, allora, il desi-derio di Dio:

3) A questo stesso pozzo

perché non arrivare anche

tu?

Sig. Rossi: E dunque io cosa dovreifare?

– Nient’altro che ritrovarti neipanni della donna samarita-na. Nulla di più facile: essa cirappresenta tutti. «Ogni uomoha sete e passa da un pozzoall’altro: un vagare incessan-te, un desiderio inesauribile,rivolto ai molteplici beni delcorpo e dello spirito» (Catechi-smo degli Adulti, 3). Non devifare altro, sig. Rossi, che en-trare anche tu nella “storiainfinita” del pozzo di Giacob-

be. La samaritana sei tu, sonoio, è ciascuno di noi. Oh, sedavvero riuscissi a percepireche il Signore Gesù è Lui afissare un appuntamento conte presso il pozzo della cate-chesi settimanale, non è unafissa dei parroci e, soprattut-to, non è una perdita di tem-po, è tutto esattamente ilcontrario! Oh, se fossi tu comela cerva anelante ai corsid’acqua, oh, se potessi tu ripe-tere insieme con il salmista«l’anima mia ha sete di Dio,del Dio vivente: quando verròe vedrò il volto di Dio?» (Sal42,3)!Sig. Rossi: Ma non è sufficiente cheio cerchi (ed incontri) Dio per contomio: che bisogno c’è di venire alpozzo della catechesi di gruppo?

– Così ragionando, sig. Rossi,dimentichi che l’uomo è fattoa immagine e somiglianza delDio uno e trino: è questo ilmotivo per cui tutto quello chesi fa insieme ha un valore ag-giunto. Hai mai sperimentatoche, quando si ha un dolore elo si condivide, questo doloresi addolcisce; e, viceversa,quando si ha una gioia e la sicondivide, questa gioia vienemoltiplicata? Applica questoalla catechesi e sperimenteraiche condividere il “bere” la

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Parola di Dio rendequesta Parola piùgustosa e frizzante:non ha affermatoGesù in persona:«Dove due o tre sonoriuniti nel mionome, io sono inmezzo a loro?» (Mt18,20). Convincitiuna buona volta,sig. Rossi, di tuttociò e passerai, contua somma felicità,dalla catechesi delle3 S (Stancamente, Saltuaria-mente, Scipitamente) alla ca-

techesi delle 3 A

(Ardentemente, Assidua-

mente, Appassionatamen-

te). Il tifo mio (e di Papa France-sco) è che tu, come la Samari-tana, diventi sorgente,fontana zampillante per glialtri. Non è la società di oggiun aridissimo deserto? E “nel

deserto c’è bisogno soprattutto

di persone di fede che con la

loro stessa vita indichino la

via verso la Terra promessa e

così tengano viva la speranza.

In ogni caso, in quelle circo-

stanze siamo chiamati [tutti]

ad essere persone-anfore per

dare da bere agli altri. A volte

l’anfora si trasforma in una

pesante croce, ma è proprio

sulla Croce dove, trafitto, il

Signore si è consegnato a noi

come fonte di acqua viva. Non

lasciamoci rubare la speran-

za!” (Papa Francesco, Evange-

lii gaudium, 86).Buona bevuta, buona be-

vuta sig. Rossi!

Tuo don Vittorio

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Insieme, ancora più stupendo!

Una guida che

continuaRiportiamo qui alcuni pen-sieri che Emmanuele hascritto nel corso degli annisu “Cristo Vera Speranza”,la prima storica testata delnostro giornalino.

Marzo 1986

Sul numero 9-10, settem-bre-ottobre 1985 di L'Ancora,pag. 15, c'è una bella frase didon Luigino Garosio che con-densa la vita e la spiritualitàdell'associazione. Riporto lafrase e invito tutti a meditare:“Quale consolante verità pertanto tempo essersi sentiti dipeso e inutili e finalmentescoprire che, nel mondo, nellasocietà, nella Chiesa, a motivodella sofferenza che ci allonta-na dal consorzio degli uominipossiamo diventare con Cristoveri artefici di salvezza pertanti nostri fratelli”. Medita-tela e riferite le vostre rifles-sioni nelle riunioni dei vostrigruppi.

L'11 marzo presso l'IstitutoMerloni al rione Japigia diBari abbiamo tenuto un picco-lo ritiro quaresimale. Giorna-ta splendida e calda. Allamattina un bel po' di gente hapartecipato, ma il pomeriggiov'era poca gente. Mi è dispia-ciuto un po'. Durante la Mes-sa, celebrata da don Vittorio,ogni gruppo lesse la relazionerisultante dal gruppo di stu-dio tenuto.

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Emmanuele con la sua 'arma'preferita di apostolato

CVS-TG

➔ 22 dicembre: il Padre celeste ha chiamato nella Sua casaInes Sanguedolce, mamma di Maria Rita Pisani (GdA S.Maria Assunta, Palo del Colle). Preghiamo per lei, che ap-pena l'anno scorso aveva aderito alla nostra associazione,e per i suoi familiari.

➔ 3 febbraio: dopo una rapida malattia, è deceduto in Cam-pania il fratello di Matteo Landi (GdA S. Maria delMonte Carmelo 2). Il CVS si stringe attorno a Matteo ealla famiglia tutta porgendo fraterne condoglianze.

➔ 28 febbraio: è nato Leonardo, secondogeni-to di Giuseppe Pastore e Maria Pina Minen-na (GdA Ss. Medici, Bitonto). Auguri alneonato, ai genitori e al fratellino Paolo!

➔ 24 giugno: Dario Donateo, che da semi-narista ha svolto il tirocinio pastorale nel-la nostra associazione, sarà ordinatopresbitero nella Cattedrale di Gallipoli.Cercando di partecipare numerosi di per-sona, sosteniamolo con la preghiera el'offerta delle nostre sofferenze a favoredella sua santificazione.

La redazione

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“Ala di riserva”

notizie➔ Ogni civuessino può aiutarci a continua-

re a “volare abbracciati insieme”, comedice la preghiera di don Tonino Bello. Come? Sempli-ce:

○ visitando il punto espositivo in Via Brennero 14/a;

○ facendoci un po' di pubblicità tra amici, parenti,parrocchiani…

○ proponendo ai genitori dei bambini e dei ragazzidella tua Parrocchia di fare da noi le bombonie-

re per i Battesimi e le Comunioni;

○ segnalando le nostre iniziative a genitori di

ragazzi disabili, interessati a seguire i nostri labo-ratori, che come detto sono totalmente gratuiti;

○ donando un po' del tuo tempo per far crescere lenostre iniziative e progetti: le “forze” non bastanomai. Potrebbe essere anche solo un'ora ogni tanto,quando vuoi, quando puoi... e potresti scoprire chevieni per "dare" e invece "ricevi". Se seiinteressato/a, contattaci

■ via email a [email protected]

■ o telefonicamente al 3284656475

Invitiamo tutti i civuessini a continuare a diffondere que-sto appello.

La redazione

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La ri... scoperta

del CVS!

Finalmente anche a Sanni-candro di Bari è sorto il GdAdel CVS, da 2 anni!

Ne sono contenta, l’ho sem-pre sperato. Soprattutto hosperato di dare una mano aidisabili che sono ancora chiusinelle proprie case.

Ho avuto la fortuna di co-noscere (non di persona!) il ca-rissimo Beato Mons. LuigiNovarese, fondatore della no-stra associazione, diversi annifa. Ho frequentato il corso didecorazione su ceramica nellacasa di Arco di Trento, inquanto conoscevo la comunitàdi Valleluogo.

Grazie a qualcuno che hacreduto in questo e con tantafatica e buona volontà, conl’aiuto di Dio, siamo arrivatiqui!

Quest’anno il Natale asso-ciativo è stato festeggiato nelnostro meraviglioso storico ca-stello. C’era un buon numero

E’ andato tutto bene, anche lapiccola vendita di alcuni og-getti creati nel nostro labora-torio con semplicità, ma congioia di lavorare insieme!

Che dire, andiamo avanti!Cerchiamo di essere ottimistie tenendo presente la tenaciadel nostro fondatore diamouna mano al fratello che sof-fre fisicamente e moralmentee scopriremo che da soli siamonulla.

Un abbraccio e augurio dicuore a tutti!

Vitina Fariello

(GdA Maria SS. del Carmine,

Sannicandro di Bari)

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Le Famiglie

del CVS in

Cattedrale

Come ogni anno le famigliedella Diocesi incontrano l’arci-vescovo in occasione FestaDiocesana della Famiglia.Come ogni anno, noi famigliedel CVS cerchiamo di non per-dere questa magnifica occa-

sione: vivere un momentoforte di spiritualità con il no-stro Padre Arcivescovo e conle altre famiglie della diocesi erinnovare le promesse ma-

trimoniali.Quest’anno, però, noi del

CVS del Monte Carmelo ri-schiavamo di saltare l’appun-tamento perché la FestaDiocesana della Famigliacoincideva con il nostro incon-tro dei GdA.

Il Signore però non soloascolta le richieste dei suoi fi-gli, ma dona loro il centuplo diquanto viene chiesto. È que-

sta l’esperienza che abbiamofatto l’11 gennaio 2014. Nonsolo siamo riusciti ad arrivarein tempo per la CelebrazioneEucaristica ma abbiamo an-che trovato posto a sedere(cosa che non sempre succedein questa occasione) e siamo

stati accompagnati da Lui-

gi e Luca, i nostri cari se-

minaristi, che alla finedell’incontro ci hanno fatto gliauguri. Per giunta, grazie allarichiesta di Mariella, abbiamoanche immortalato il momen-to.

Ringraziamo il Signore einvitiamo le altre famiglie delCVS di Bari-Bitonto ad unirsia noi in occasioni imperdibilicome questa.

Le Famiglie dei GdA di

S. Maria del Monte Carmelo

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Beati

Fratelli/Sorelle

del CVS per una

gioia sovversivaRelazione incontro Regionale

Fratelli e Sorelle. Bari,

19/01/2014

Vivere il carisma del CVSvoluto dal fondatore BeatoMons. Luigi Novarese è unmodello di vita cristiana ed èil massimo, esser chiamati afar parte di questa associazio-ne non lo si comprende subitoma lo si scopre man mano checi impegniamo a crescere spi-ritualmente. E' proprio quelloche vivo ogni giorno oltre aprendermi cura del mio lavoroe della mia famiglia.

GLI INIZI

Vi racconto come mi sonoinnamorato di questa associa-zione, la mia avventura. Allafine del 1978 avevo 20 anni,attraversavo dei momenti buidella mia vita spiritualeodiando persino i preti, ero di-ventato un grande bestem-miatore dandomi alla pazzagioia, contavano per me solo illavoro e i divertimenti. Un belgiorno si avvicina Antonio12 Il Bambù - Marzo 2014

lavorando insieme come unafamiglia.

La cosa che mi colpì del la-boratorio era come questi am-malati erano impegnati contranquillità e serenità a svol-gere il loro lavoro pur avendodei limiti fisici che li condizio-navano. Dentro di me riflette-vo chiedendomi: io mi lamentomi arrabbio quando non riesconel mio intento eppure sonosano, immagina loro che sonoimpediti? Invece no. Questo alprimo impatto. La cosa mi in-curiosiva. Poi quando son sce-so altre volte ho capito. illavoro si, ma non era tutto, illoro segreto era la preghiera el’affidamento alla VergineMaria. Certo la condivisione,l’aiuto reciproco e tra un lavo-ro e l’altro si pregava: recitadelle Lodi, il santo Rosario. iVespri, si condivideva il pran-zo insieme, tutto con armoniae gioia interiore che traspari-va dai loro volti. E un via vaidi persone che entravano eduscivano non solo per motividi lavoro, ma anche con pro-blematiche personali. Questovoluto dal fondatore perchél’ammalato con i suoi limiti sirealizzasse anche nel lavoro.Ringrazio il Signore di questaesperienza che mi ha fatto ca-

pire, anche nel mondo del la-voro con la nostra testimo-nianza si può fare tanto diquel bene.

L'ADESIONE

Con il passare del tempomi recavo a casa di Antoniopiù frequentemente ed ungiorno mi propose di fare lanovena del santo Natale alle5,30 la mattina. Lì ci fu lamia prima confessione dopo 5o 6 anni che non la facevo. Poifui invitato più volte agli in-contri che si tenevano al Se-minario vescovile a Tarantodove ho conosciuto Anna eItalia. Il giorno 15/05/1980 hodato l’adesione al CVS comefratelli degli ammalati, da orain poi cominciavo a far partedi questa famiglia lavorandonel Gruppo d’Avanguardia. IlGruppo d’Avanguardia è alprimo posto per la vitalità delCVS diocesano e ne fanno par-te ammalati, sani, giovani,bambini. Il mio primo Gruppod’appartenenza è stato quellodi Mimmo Rotolo, un amma-lato paralizzato nel letto: conla sua testimonianza mi hafatto capire che anche se in-chiodato in un letto la gioiatraspare sempre, infatti neimomenti di scoraggiamentomi avvicinavo a casa sua acco-

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standomi al suo capezzale peressere aiutato a superare e af-frontare i disagi e le difficoltà.L’inserimento e la partecipa-zione alla vita del Gruppod’Avanguardia è per me comeuna famiglia, così ci si devesentire, qui si ascolta la Paro-la di Dio, poi si fa un pro-gramma di lavoro peraccostare altri fratelli. Tuttodeve partire dal Gruppod’Avanguardia, penso che sia-mo convinti di questo.

L'APOSTOLATO

Con Antonio sempre ci re-cavamo quasi tutte le domeni-che pomeriggio, con il rischiodi non andare a Messa, face-vamo l’apostolato: “l’ammala-to per mezzo dell’ammalatocon l’aiuto del fratello sano”.Mettendo a disposizione l’autoci recavamo a casa degli am-malati, non solo a Mottola main tutti i paesi della diocesiper diffondere questo carismaassociativo: quanti ammalatinascosti, abbandonati a sestessi! Con tanta cura e deli-catezza ci accostavamo alleloro famiglie per conquistarela loro amicizia, così venivanofuori tutte le loro problemati-che. Antonio si impegnava ad-dirittura per fare la domandadi invalidità o per avere

l’accompagnamento o per ave-re qualche carrozzina o altroche serviva per l’ammalatostesso. Quando poi comincia-vano ad avere fiducia in noi sicominciava a prospettargli uncammino spirituale, i sacra-menti, la vita di grazia, e poisi presentava l’associazione, ilcarisma associativo “la valo-rizzazione della persona soffe-rente”.

Quante difficoltà a far capi-re che anche nella loro situa-zione di ammalati si èsoggetti attivi. L’ammalatonon è un oggetto da accudire ebasta, ma lui nei suoi limiti èchiamato a rendere testimo-nianza, a lavorare e realizzar-si.

Andavamo a Massafra pe-riodicamente nella casa diLuigi ove con la mamma soffe-rente e altre persone – che civenivano segnalate da Pietroche insegnava a Massafra –che poi andavamo a trovare ecercavamo di far nascere ilgruppo lì e inserirsi. Andava-mo anche a Castellaneta, Pa-lagiano e Laterza perconoscere nuovi ammalati.Tante volte siamo andati daiparroci, dal Vescovo per cono-scenza per poi lasciare delmateriale per la diffusione

14 Il Bambù - Marzo 2014

della nostra associazione, delparlare della Lega Sacerdota-le Mariana, del pellegrinaggioa Lourdes e tante altre inizia-tive dei SOdC e anche delCVS come la festa a Gesù Mi-sericordioso che organizziamoda quando fu fatto il convegnoa Re nel 1980. Questa espe-rienza mi ha fatto capirequanto è importante la diffu-sione di questo carisma, quan-to è importante curare laparte spirituale. Perché se cu-riamo la parte spirituale dinoi ne ha giovamento anche ilcorpo. il nostro Vescovo in unaomelia in occasione della festadella Misericordia ha detto:"Se siamo vuoti dentro nondiamo nulla ai nostri fratelli".

ESERCIZI SPIRITUALI

All’epoca il CVS di Castel-laneta era legato con Tarantoe quindi tutti gli incontri diformazione si tenevano a Ta-ranto. Ho partecipato a dueconvegni a Re, ho avuto lagrazia di conoscere il BeatoMons. Luigi Novarese con So-rella Myriam; chi di voi haavuto la possibilità di cono-scerli? Sono stato a Fatimaall’inaugurazione e inizio atti-vità dell’associazione. Mal’esperienza più forte e piùimportante per la crescita spi-

rituale è l’esperienza degliEsercizi Spirituali ed ognianno siamo chiamati a parte-ciparvi. Il fondatore ci tenevatanto, quanti sacrifici ha fattoper la formazione spiritualedegli ammalati a tal punto diesser preso per pazzo. È unaesperienza che bisogna fareanche se costa sacrificio e di-sagio, ma i frutti poi si vedo-no. Come dice Gesù: dai fruttivi riconosceranno. Voglio insi-stere molto su questo affinchéognuno di noi faccia ogni annoquesta esperienza per unacrescita spirituale. Gli Eserci-zi Spirituali si tengono a Val-leluogo, per noi del sud, nellacasa madre, penso che lo sap-piamo tutti. All’inizio facevofatica a capire, andavo perchécoinvolto dagli ammalati peraccompagnarli ed assisterli,aiutare la comunità di Valle-luogo (Silenziosi Operai dellaCroce) nella pulizia dellacasa, lavare i piatti, apparec-chiare il refettorio. Poi misono innamorato anche io diquesta esperienza unica peruna crescita spirituale. Pertre giorni si ascolta la paroladi Dio predicata da validissi-mi oratori, meditandola nelsilenzio per poi condividerlatutti insieme. Altre due gior-

Il Bambù - Marzo 2014 15

nate erano dedicate allo stu-dio e programmazionedell’apostolato per cui emer-gono difficoltà e problemati-che anche personali. Ungrazie ai Silenziosi Operaidella Croce che ogni anno or-ganizzano gli Esercizi Spiri-tuali ai quali partecipo conserenità e entusiasmo, comedel resto credo che tutti fac-ciamo. È un esperienza che ri-peto ogni anno, lascio tutto,ieri solo il mio impegno di la-voro, oggi anche la mia fami-glia; negli anni passati hocoinvolto anche mia moglie e iragazzi, ora sono grandi e fan-no parte del CVS come del re-sto anche mia moglie. Certofrancamente quando si è sin-gle si è più liberi e si può por-tare avanti qualche impegnoassociativo in più mentre conla famiglia, che bisogna cura-re prima di tutto, si ha menodisponibilità. E' vero, peròtutto si può quando si vuole.Mia moglie conosce l’associa-zione anche se qualche voltami fa una tiratina di orecchieperché trascuro la famiglia,però condivide il mio operareperché è anche merito suo semi impegno nei vari incontriassociativi diocesani, regiona-li, incontri di gruppo.

SVILUPPO DEL CVS DIO-

CESANO

Da circa 20/25 anni ci sia-mo distaccati da Taranto, hofatto parte e tuttora faccioparte del Consiglio diocesanoe sono stato Responsabilementre ora sono Animatoredei Gruppi, quindi andare neiGruppi e aiutarli e stimolarliad impegnarsi. Da 10 anni epiù sono ministro straordina-rio dell’Eucarestia per seguiree curare meglio gli ammalatidell’associazione che si spo-stavano per esigenze e proble-mi familiari da unaparrocchia all’altra portandol’Eucarestia. Ogni sabatomattina come associazioneCVS io con un’altra sorella,Sisina che è qui presente, sia-mo impegnati in una casa diriposo, ove aiutiamo gli am-malati e recitiamo il Rosario epoi animiamo la celebrazioneeucaristica. Faccio parte delGruppo d’Avanguardia dellaparrocchia di San Giuseppe etra un lavoro e l’altro cerco divisitare gli ammalati con en-tusiasmo anche se qualchevolta viene meno perché inizioa sentire il peso della stan-chezza, rendo testimonianzacon parole di conforto, di soli-darietà a quelle persone disa-

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giate, scoraggiate, in difficol-tà. Tutto con gioia, umiltà, ca-rità e spirito di servizio versoil fratello ammalato.

LE BEATITUDINI

Beati fratelli/sorelle peruna gioia sovversiva, è il temadi quest'anno, siamo tuttichiamati a fare nostre le Bea-titudini. È il documento di ri-conoscimento di ognicristiano, è la caratteristica diogni battezzato. Perché Gesùchiede questo a noi? Perchévuole che se noi apparteniamoa Lui ci santifichiamo anchenoi, Lui che è il Santo deiSanti e prima di annunciare anoi le ha fatte Sue nella Suavita terrena. Siamo tutti chia-mati a incamminarci e a farenostri gli insegnamenti diGesù. Saremo beati nell’eter-nità quando incontreremo fac-cia a faccia Gesù. Siamochiamati ad essere poveri inspirito e nostro sarà il regnodei cieli. Quando siamo nelpianto, nella tristezza saremobeati se confidiamo in Cristo.Beati i miti: rispettare il fra-tello senza discriminazioni.Beati quelli che hanno fame esete di giustizia perché saran-no saziati, quella giustizia di-

vina ove non c’è quella del ta-glione, "occhio per occhio, den-te per dente". Beati imisericordiosi: essere semprepronti al perdono e saper tro-vare in ogni uomo il lato posi-tivo. Beati i puri di cuore:tutte le nostre azioni partonodal cuore, e che in ognuno dinoi non ci sia solo un cuore dicarne che batte ma un cuoresempre pronto ad amare. Bea-ti gli operatori di pace: primadi tutto essere in pace noistessi, sapersi accettare cosìcome siamo con i nostri limitie difficoltà, poi essere operato-ri di pace con i parenti e contutti quelli che ci circondano.Beati i perseguitati per la giu-stizia, per la verità e la paroladi Dio: chi in un modo chi inun altro modo un po’ tutti sia-mo perseguitati, non solo imissionari in Africa e Asia maanche noi nel nostro piccolo.Per essere certi di aver ab-bracciato Cristo Gesù nellanostra vita saremo anche per-seguitati, calpestati, derisi.Rallegratevi ed esultate per-ché grande è la vostra ricom-pensa nei cieli.

Pietro Mandorino

(CVS Castellaneta)

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Messaggeri della tenerezza di

Dio accanto a chi soffrePassi della traccia della relazione di sr Elena Bosetti

Bari, 25 gennaio 2014, incontro formativo

per i ministri straordinari della S. Comunione

Sono contenta di essere nuo-

vamente qui con voi in occa-

sione della Giornata mondiale

del malato.

Non abbiate paura della

tenerezza!

Tenerezza è parola assai caraa Papa Francesco che findall’inizio del suo ministeropetrino ci ha esortato a nonavere timore della bontà, del-la tenerezza (19 marzo 2013).Non solo bontà, non solo amo-re, anche tenerezza. Che cosaaggiunge la tenerezza all’amo-re? Il tocco del gratuito, unsorriso, una carezza… Noisiamo creati e guariti dalla te-nerezza di Dio che ci abbrac-cia nella carne umanissima diGesù e siamo inviati comemessaggeri/messaggere dellasua tenerezza. “Oggi la gente– osserva Papa Francesco –ha bisogno certamente di pa-role, ma soprattutto che noitestimoniamo la misericordia,la tenerezza del Signore chescalda il cuore, che risveglia

la speranza, che attira verso ilbene (...) La diffusione delVangelo non è assicurata nédal numero delle persone, nédal prestigio dell’istituzione,né dalla quantità di risorse di-sponibili, ma solo dalla tene-rezza e dall’amore di Cristo”(Omelia del 7 luglio 2013). Anche nel Messaggio per que-sta XXII Giornata mondialedel malato il Santo Padre par-la di tenerezza. Ci esorta a“crescere nella tenerezza, nel-la carità rispettosa edelicata”, seguendo il lumino-so esempio della madre del Si-gnore. [...] Sullo sfondo di questa essen-ziale premessa, […] articoleròle mia riflessione in tre pas-saggi.

1. Come un padre che sol-

leva il figlio alla sua guan-

cia

Il profeta Osea rilegge l’espe-rienza dell’Esodo in chiave ditenerezza, vede Israele come

18 Il Bambù - Marzo 2014

un bambino su cui Dio si chi-na con amorevole cura per nu-trirlo e insegnargli acamminare “tenendolo permano”, proprio come si fa conun bambino che muove i primipassi e deve acquisire sicurez-za. Il Signore ci insegna acamminare nella via dei suoicomandamenti, sulla stradache porta alla vita piena e fe-lice. Come un padre si prende curadi suo figlio, così ha fatto Diocon il suo popolo durante laperegrinazione nel deserto.Non solo lo ha custodito, lo hanutrito con la manna, lo hadissetato con acqua dalla roc-cia, ma più ancora lo ha fattovivere della sua parola, lo hacome ricreato mediante le pa-role della sua bocca, parole divita e di alleanza. Lo scenariodel deserto riecheggia conti-nuamente la domanda essen-ziale: “Non è lui il padre che tiha creato, non è lui che ti hafatto e ti ha costituito?” (Dt32,6). Recita il salmista chericorda le meraviglie e i bene-fici del Signore: “Come è tene-ro un padre verso i figli, così ilSignore è tenero verso quelliche lo temono” (Sal 103,13).[…] Siamo chiamati a portare

a tutti la bella notizia,l’abbraccio del Padre, il suosorriso. È necessario però chei nostri vicini, le persone chevisitiamo e di cui ci prendia-mo cura, possano sentire e ve-dere che non sono soltantobelle parole, che Dio è vera-mente così, pieno di tenerez-za: padre/madre per ciascunodi noi, sue creature. La genteha spesso in testa un’altraidea di Dio, quella del Signoreonnipotente che se poi non fail miracolo è visto come “onni-potente indifferente” se nonproprio ostile. Come annun-ciare la tenerezza divina agente che è arrabbiata con lavita? Non tanto con le parole,quanto piuttosto con la nostravita. Occorre che i messaggerie le messaggere siano piena-mente sintonizzati con il mes-saggio che annunciano, che nesiano talmente impregnati dapoterlo comunicare, per cosìdire, attraverso tutti i pori.

2. Come una madre che ac-

carezza e consola

Per esprimere la tenerezza diDio la Bibbia parla anche diviscere materne che fremonodi compassione. Dio per Isaiaè come una madre che nonpuò dimenticare la sua crea-

Il Bambù - Marzo 2014 19

tura. Anzi, se dolorosamentepuò accadere che una madreabbandoni il proprio figlio,Dio invece non ci dimentiche-rà mai (Is 49,14-16): Sion ha detto: «Il Signore mi ha ab-bandonato, il Signore mi ha dimenticato». Si dimentica forse una donna del suobambino, così da non commuoversi per il figliodelle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai. Ecco, sulle palme delle mie mani ti hodisegnato, le tue mura sono sempre davanti ame.

La città di Sion si lamenta diessere stata dimenticata dalSignore, e a questo lamentoDio risponde per bocca delprofeta con parole che toccanoil cuore, che fanno vibrarel’animo aprendolo alla pienafiducia. La madre esprime illegame originario e la forzaquasi istintiva del prendersicura. È il corpo stesso dellamadre che dichiara questo le-game affettivo, un corpo che sicontrae e si dilata in funzionedella creatura che porta ingrembo, un corpo che accogliee nutre la vita. Per dire il suo indelebile e te-nerissimo amore Dio fa leva

su questa forza primordiale,sulla memoria iscritta nelleviscere materne. Anche se(terribilmente) una madre sidimenticasse del suo bambi-no, egli invece non si dimenti-cherà mai dei suoi figli. Dioconosce bene le paure del no-stro cuore e ci vuole rassicura-re: fidati di me che ti vogliobene, ti sono affezionato piùdi quanto lo sia la più teneradelle madri, non ti abbando-nerò mai! Ricordo l’emozionesuscitata dalle parole di Gio-vanni Paolo I quando com-mentò, con il suo stilesemplice e diretto: «Il popoloebraico ha passato un tempo

20 Il Bambù - Marzo 2014

Madonna della tenerezza

momenti difficili e si è rivoltoal Signore lamentandosi di-cendo: “Ci hai abbandonati, cihai dimenticati!”. “No! - ha ri-sposto per mezzo di Isaia pro-feta - può forse una mammadimenticare il proprio bambi-no? Ma anche se succedesse,mai Dio dimenticherà il suopopolo (cf. Is. 49,15)”. Anchenoi che siamo qui, abbiamo glistessi sentimenti; noi siamooggetti da parte di Dio di unamore intramontabile. Sap-piamo: ha sempre gli occhiaperti su di noi, anche quandosembra ci sia notte. È papà;più ancora è madre» (10 set-tembre 1978). [...]La debolezza, la povertà eperfino il peccato non sono diostacolo all’Amore, anzi lo at-traggono: la misericordia ab-braccia la miseria. S. Teresinaha capito che la tenerezza èradicata nel mistero stesso diDio. Possiamo essere molto li-mitati nel dare amore, matutti possiamo essere infinitinel lasciarsi amare.

3. Come Gesù, con la sua

tenerezza

Gesù è la tenerezza di Dio fat-ta carne. Egli ci comunica conl’intera vita, con il suo inse-gnamento e i segni di guari-

gione nel corpo e nello spirito,come Dio ha tanto amato eama il mondo. Gesù rivela ilvolto del Padre con cuore dimadre, pieno di misericordia ecompassione. Basti pensarealle parabole e in particolarea Lc 15, all’abbraccio del pa-dre che vede da lontano il fi-glio che torna a casa dopoaver sperperato la sua eredi-tà, gli corre incontro, gli sigetta al collo e lo abbraccia te-neramente colmo di gioia…Lascio a voi approfondire que-ste stupende parabole. Qui milimito a evidenziare alcuni se-gni (miracoli) che rendono vi-sibile la tenerezza di Gesù neiconfronti dei malati nel corpoe nello spirito. Notiamo anzitutto che Gesùnon solo comunica tenerezzama è capace di accoglierla. Silascia amare teneramente (eanche pubblicamente) da don-ne che non godono fama disantità, come l’anonima pec-catrice di cui parla Luca al ca-pitolo sette. Non interrompe ilpianto di quella donna, non ledice “adesso basta”, lascia chepianga tutte le sue lacrime,che gli asciughi i piedi con isuoi lunghi capelli, che glielibaci e cosparga di profumo

Il Bambù - Marzo 2014 21

[...]Gesù imponeva le mani suciascuno, pur essendo innu-merevoli i malati che andava-no da lui: «Tutti quelli cheavevano infermi affetti da va-rie malattie li condussero alui. Ed egli, imponendo su cia-scuno le mani, li guariva» (Lc4,40). Colpisce l’insistenza suquesto contatto diretto diGesù con le persone. Gesù nonha fretta, vuole avere un con-tatto diretto con ogni uomo edonna: la sua è una cura per-sonalizzata. [...]Il Cristo è abitato da un’infi-nita compassione. La suaazione terapeutica muove daldi dentro, dalle ferite profon-de dell’anima, ma riabilita(mette in piedi) tutta la perso-na, come appare chiaramentenella guarigione del paraliticoal quale Gesù dice anzitutto«ti sono perdonati i peccati» equindi: «Alzati, prendi la tuabarella e va’ a casa tua» (Mc2,9-11). La scena è da film,così plastica che sembra di ve-derla. L’uomo paralitico diste-so sulla barella prontamentesi alza, si regge sulle sue gam-be, sta in piedi e cammina,riesce anche a portarsi la ba-rella sulle spalle! Gesù guari-

sce l’uomo tutt’intero, anima ecorpo. La sua parola ha il po-tere di farci alzare (posizionedel risorto) e di metterci incammino interiormente ricon-ciliati, in grado di ritornare acasa con piena dignità. Chinato su di lei

Il primo miracolo compiuto daGesù a favore di una donnaha per protagonista la suoceradi Pietro. Su questo dato con-cordano tutti e tre i Sinottici.Diversamente da Marco cheregistra l’interessamento deiparenti («e subito gli parlaro-no di lei»: Mc 1,30), Luca sot-tolinea la dimensione dipreghiera che caratterizzaquella casa: «lo pregarono perlei» (Lc 4,38). Gesù li esaudi-sce. Si avvicina al letto e sichina con tenerezza sulla ma-lata per guarirla e riabilitarlanella sua dignità vocazionalee ministeriale. Si tratta diuna guarigione per la diako-nia. Questa donna, infatti,prontamente si mette a “servi-re” i suoi ospiti. [...]Figlia, la tua fede ti ha

salvata

In Lc 8,41-56 sono intrecciatidue miracoli: la guarigione diuna donna che da dodici annisoffriva perdite di sangue e la

22 Il Bambù - Marzo 2014

risurrezione della dodicennefiglia di Giairo. La figura diquest’ultima è inseparabil-mente legata a quella del pa-dre, l’unico personaggio di cuiè detto il nome (Giairo inebraico significa “Dio risplen-de”). [...]Gesù accetta di andare a gua-rirla. Ma strada facendo eccoun incontro fuori programma:una donna che soffriva diemorragia da dodici anni, eche nessuno era riuscito aguarire, gli si avvicinò allespalle e gli toccò il lembo delmantello… L’evangelista Marco presentala situazione in forma assaipiù cruda: quella donna avevaspeso tutto il suo patrimonioper consultare i medici e loaveva fatto inutilmente, anzisi era ridotta in miseria. Luca(“medico”) risparmia l’affrontoai colleghi, si limita a dire che«nessuno era riuscito a gua-rirla». Ma è più che sufficienteper dipingere la realtà doloro-sa di quella poveretta. Umi-liata dal suo male che larendeva “impura” secondo laLegge (Levitico 15,19-27), leisperava tanto di ottenere laguarigione passando inosser-vata. Solo Luca riferisce il

particolare, così espressivo,del “lembo del mantello”. Gesù non si sottrae al bisognoumano del contatto. Anzi, citiene a esplicitare la tenerez-za: «Chi mi ha toccato?», chie-de alla folla che gli si stringeattorno. E non si arrende,benché Pietro gli faccia notarela situazione: «Maestro, la fol-la ti stringe da ogni parte e tischiaccia». Ma Gesù insiste:«Qualcuno mi ha toccato. Hosentito che una forza è uscitada me» (Lc 8,46). La donna al-lora si fa avanti, si gettata aipiedi del Signore, dichiara ilmotivo per cui l’aveva toccatoe come subito era stata guari-ta. E qui accade il vero mira-colo e si comprende perché ilMaestro cercava con tanta in-sistenza chi lo avesse toccato.Non certo per rimproverare,ma piuttosto per comunicarealla persona guarita la sua di-gnità filiale. Gesù guarda contenerezza la donna che congrande fede gli aveva toccatoil mantello e la chiama«figlia». Ecco perché la cerca-va! Si può forse lasciare anda-re una figlia senzariconoscerla? Lei non è sem-plicemente una miracolata trale tante, ma una figlia. Gesù

Il Bambù - Marzo 2014 23

vuole che abbia piena consa-pevolezza dell’affetto che luinutre per lei, deve poter conti-nuare a vivere di quel suo af-fetto... La tenerezza di Gesù siesprime nel dare volto, nome,significato. È tenerezza checonferma e rassicura: «Figlia,la tua fede ti ha salvata, và (erimani) nella pace!» (Lc 8,48).

Per continuare la riflessio-

ne

[…] La forma fisica della crocerichiama quella dell’abbrac-cio. L’essere umano (a diffe-renza dell’animale) è capacedi stare in piedi e di stenderele sue mani. La “croce” impli-ca l’essere innalzati e aprirele braccia in sego di accoglien-za. Cristo è l’unico fondatoredi una religione che muorecon le braccia aperte ad acco-gliere l’intera umanità. Ab-braccio universale di cui laChiesa è frutto e primizia. Dioha disteso nella sua sofferen-za le mani e ha abbracciatol’universo per annunciare cheda oriente a occidente un po-polo nuovo sarebbe venuto adadunarsi sotto le sue ali (Lat-

tanzio) [...]La prima comunità cristianaha sperimentato l’energia vi-vificante del Risorto, l’effusio-ne dello Spirito con lamolteplicità dei suoi carismi.Segni e prodigi accompagna-vano la predicazione degliapostoli (At 5,12). Non si trat-ta di incrementare la caccia aimiracoli e l’insaziabile biso-gno di vedere segni prodigiosi,atteggiamento da cui Cristostesso prende le distanze (vediMt 12,38-39 e testi paralleli).Si tratta piuttosto di saper in-tercettare la domanda profon-da che abita i nostricontemporanei, la ricerca disenso, le fatiche, lo smarri-mento, il vuoto esistenziale...Occorre diventare simili aGesù e lasciarci abitare dalsuo Spirito per vedere le cose(e le persone) come le ha vistelui, con il suo sguardo lumino-so, con il suo fremito di com-passione e la sua infinitatenerezza.

Sr Elena Bosetti

(Suore di Gesù Buon Pastore)

24 Il Bambù - Marzo 2014

Fede e Carità: “Anche noi

dobbiamo dare la vita per

fratelli” (1 Gv 3, 16)

XXII Giornata

Mondiale del

Malato11 febbraio 2014

L’11 febbraio u.s. è statacelebrata la XXII GiornataMondiale del Malato. PapaFrancesco, nel suo messaggioinviato per tale occasione, ciha ricordato che “anche noi

possiamo amare gli altri come

Dio ha amato noi, dando la

vita per i fratelli” e che “quan-

do ci accostiamo con tenerezza

a coloro che sono bisognosi di

cure, portiamo la speranza e il

sorriso di Dio nelle contraddi-

zioni del mondo”.Come ogni comunità par-

rocchiale e gruppo impegnatonella pastorale per la salute,il nostro GdA ha cercato di vi-vere il messaggio di questagiornata.

Un gruppo rappresentativodi tutto il GdA di Sannican-dro, accompagnato dal nostroparroco don Francesco Gra-megna e da don Vittorio Bor-

racci assistente regionale, hapartecipato alla S. Messa, ce-lebrata in occasione di talegiornata, presso l’ospedaleMiulli di Acquaviva delle Fon-ti.

La S. Messa, presieduta damons. Giovanni Ricchiuti ve-scovo della diocesi di Altamu-ra – Gravina – Acquavivadelle Fonti, è stata celebratanei corridoi del 4° pianodell’ospedale. Gesù è andatoincontro ai Suoi ammalati!

Il “baricentro” di ogni cosaè stato orientato tutto versogli ammalati, non nella lorocondizione di “meri pazienti”

Il Bambù - Marzo 2014 25

ma di “fratelli ammalati”! Sa-cerdoti, personale medico, re-ligiosi, volontari, parenti.. lìpresenti per “consolare ed es-sere consolati”, per... gioiredella Misericordia di Dio! Unapiccola Lourdes tra le corsiedi un ospedale: al centroGesù, abbracciato dalla Suadolce Madre Maria, e tutti at-torno con e per l’ammalato!

Nel corso della celebrazio-ne, agli ammalati presenti èstato fatto un “dono” prezio-so.. il Sacramento dell’Unzio-ne degli infermi, dono che liaccompagnerà, come “unguen-to che lenisce e rinfranca”, nelcammino e nelle prove di ognigiorno. Ringraziamo davverodi cuore Gesù, che attraversoi Suoi “operai” ci ha permessodi vivere questa giornata, dicrescere nell’amore per il fra-tello ammalato… Volto diGesù tra noi!

La giornata, però, non eraancora finita! Nel pomeriggioabbiamo partecipato e collabo-rato all’animazione delle duecelebrazioni organizzate, nellenostre due parrocchie, per laXXII Giornata Mondiale delMalato.

Che gioia… la “piccolaLourdes” si trasferiva a San-

nicandro!Per questa ragione ci sia-

mo, opportunamente, suddivi-si tra le due parrocchie,proprio per non far mancarein nessuna di esse la nostrapartecipazione, la nostra pre-senza “segno” dell’amoredell’ammalato per mezzo

dell’ammalato con l’aiuto del

fratello sano!I presenti del nostro GdA

nella Chiesa Maria SS. delCarmine hanno potuto contri-buire all’animazione del S.Rosario e della S. Messa, du-rante la quale gli ammalati sisono avvicinati all’altare perricevere il Sacramentodell’Unzione degli infermi. Altermine della celebrazione erastata programmata anche unafiaccolata fino alla grotta del-la Beata Vergine di Lourdes,presso il Villaggio del Fanciul-lo del nostro paese, ma le con-dizioni del tempo non sonostate clementi!

Nella nostra parrocchiaMaria SS. del Carmine, dome-nica 9 febbraio, abbiamo avu-to anche la gioia di vivere unacelebrazione in preparazionealla Giornata Mondiale delMalato con i bambini e le fa-miglie, in cui i volontari del

26 Il Bambù - Marzo 2014

nostro GdA si sono presentatiall’altare come… “luce” allasequela di Gesù! Mentre nellaparrocchia SS. Maria Assuntai membri del nostro GdA han-no animato il S. Rosario e laCelebrazione eucaristica. Altermine si è proseguito con lapartecipazione alla Via Crucisall’interno della Chiesa.

Ogni celebrazione dedicataa questa Giornata del Malatoè stata “condita”, nelle nostrecomunità parrocchiali, dalleparole del messaggio del caroPapa Francesco, dalla pre-ghiera del malato diquest’anno e dal nostro amato

canto-preghiera, donatoci dalBeato Luigi Novarese, “Fam-mi credere”, che come“freccia” colpisce e segna icuori di chi, ammalato o no,ascolta, medita e viene con-quistato da quella tenerezzache ha in sé ogni dolore che è

forza per portare amore!Grazie Gesù per questi bei

momenti che ci permetti di vi-vere. La strada è lunga, si sa,ma è bello in questo camminotrovare ristoro con Te!

Antonella Tamborrino

(Capogruppo GdA

Maria SS. del Carmine,

Sannicandro di Bari)

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Il GdA all'ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti con

Mons. Ricchiuti

Papa Francesco dice: Dobbiamo

dare la nostra vita per i fratelliQuest'anno ricorre la 22°

Giornata Mondiale del Mala-to, avente come tema: Fede ecarità: "Anche noi dobbiamodare la vita per i fratelli" (1Giov. 3,16), e Papa Francescosi rivolge in modo particolareagli ammalati e a tutti coloroche prestano loro cura e assi-stenza. Gli ammalati, quindi,sono considerati per la Chiesal'immagine e la presenza diGesù sofferente, in cui c'èquella di Dio che ne porta in-sieme a noi il peso e ne rivelail senso.

Infatti il Figlio di Dio nonha eliminato la malattia e lasofferenza, ma le ha trasfor-mate in vita nuova, perché in-sieme a Dio diventi positività.Perché come Dio ci ama, an-che noi dobbiamo amare glialtri, mettendo a disposizionela nostra vita, dandoci forzaimmensa, per riuscire adamare anche i nemici. Quan-do ci avviciniamo a coloro chesono bisognosi di cure, con te-nerezza e amore, portiamo lasperanza e il sorriso di Dio, inun mondo così perverso. In

questo percorso, abbiamocome modello la Madonna,che non abbandona mai i suoifigli, serbando nel suo cuoretutto quello che è successonella sua vita; perciò è consi-derata la Madre di tutti i sof-ferenti e dei malati.

L'apostolo Giovanni ci fa ri-cordare che la fede e la caritàsono importanti, in quantoDio è amore e ci dice che nonpossiamo amare Dio, se nonamiamo i fratelli. Il simbolo èla Croce, che rappresental'amore fedele di Dio per noi;esso entra nel peccato, nellasofferenza e nella morte perliberarci e salvarci.

Il 28/2/2014, nella nostraparrocchia del PreziosissimoSangue in San Rocco, codestagiornata è stata coadiuvatadalla partecipazione alla fun-zione religiosa di alcuni mem-bri, volontari e non, del nostroGdA. E' stata posticipata ri-spetto all'11/2, perché è statacongiunta alla festa di SantaMaria De Mattias. Per cui e'stato il 2° giorno in ricordodella Santa (a causa del Tri-

28 Il Bambù - Marzo 2014

duo a Lei dedicato).Una suora ha letto alcuni

tratti della vita e dell'aposto-lato della Santa, sin dal gior-no precedente, e completatocon la celebrazione della S.Messa, anche il giorno succes-sivo. Sempre il 28/2, durantela S. Messa serale, è stato am-ministrato il Sacramentodell'Unzione degli Infermi apersone oltre il 65° anno dietà, a malati nel corpo e nellospirito e a persone in carroz-zella. Questa cerimonia e' sta-ta avvalorata anche dallapresenza dei ministri straor-dinari della S. Comunione edall'associazione UNITALSIin gran uniforme. Al terminedella S. Messa abbiamo lettotutti insieme, sulla figurinadataci, la preghiera della gior-nata mondiale del malato, de-dicata a tutti gli ammalati,anche a quelli che sono impos-sibilitati ad uscire di casa.

Tutto sommato e' andatabene.

Rosa Pasqua Moschetta

(GdA San Rocco)

Preghiera

della CEI per

la Giornata

del Malato

2014

Ti rendiamo grazie e ti be-nediciamo, Padre santo emisericordioso,

perché hai tanto amato ilmondo da dare a noi il tuoFiglio.

A te Signore della vita, chedoni forza ai deboli e spe-ranza a quanti sono nellaprova, ci rivolgiamo fidu-ciosi.

Manda il tuo Santo Spiritoperché spinti dalla carità diCristo,

che sulla croce ha dato lasua vita per noi, anche noidoniamo la vita per i fratel-li.

Giunga a tutti o Padre, laParola che risana.

Guarisci i malati, consolagli afflitti, e con Maria, sa-lute degli infermi, fa’ chegiungiamo alla gioia senzafine. Amen.

Il Bambù - Marzo 2014 29

La posta del Bambù

Caro Bambù, ecco una mia poesia.

Raffaele Giannelli (GdA S. Rocco)

Finalmente

Mi sento libero!

Ho tolto la mia maschera.

Ora vivo col mio volto!

Quella maschera

nascondeva

i miei capricci,

le mie bugie

a chi credeva in me,

a chi pensava a me.

Sono stato solo un egoista!

Per che cosa?

Per farmi solo del male.

Caro Bambù,

ancora una volta ecco una freddura per ilettori. Ciao

Mino Cagnetta (GdA S. Antonio)

- Michele Scardicchio, tu che hai una ditta di carrelli

elevatori, puoi portare il dolce!

- Che dolce?

- Il tiramisù!

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Sommario“Vieni al pozzo e parlerò al tuo cuore” (cf Os 2, 16): per una Quaresima alla Papa Francesco..............................................3Una guida che continua...........................................................7CVS-TG....................................................................................8“Ala di riserva” notizie.............................................................9La ri... scoperta del CVS!.......................................................10Le Famiglie del CVS in Cattedrale.......................................11Beati Fratelli/Sorelle del CVS per una gioia sovversiva......12Messaggeri della tenerezza di Dio accanto a chi soffre........18XXII Giornata Mondiale del Malato.....................................25Papa Francesco dice: Dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli.....................................................................................28La posta del Bambù...............................................................30Dona il tuo 5 per mille al CVS...............................................32

“Il Bambù” è la continuazione di “Cristo Vera Speranza”, il glorio-so giornalino che ha raccontato il cammino del CVS di Bari-Biton-to per molti anni.

La nuova testata si rifà ad una antichissima parabola cineseche esprime (inconsapevolmente) in termini poetici il carisma del-la nostra associazione: così infatti il bambù esclama con terminimolto... cristiani: «Eccomi, Signore! Prendimi e fa' di me quelloche vuoi» (cfr. Lc 1,38 e Mc 14,36).

Hanno collaborato a questo numero: Sr Elena Bosetti, Vitina Fariello, le Famiglie dei GdA S. Mariadel Monte Carmelo, Pietro Mandorino, Rosa Pasqua Moschetta,Rosa Sinisi, Antonella Tamborrino

Redazione: Don Vittorio Borracci, Angela e Damiana Moschetta (Andria), Floriano Scioscia, Maria Ida Todisco (Bisceglie)

Indirizzo postale: “Il Bambù”, c/o Scioscia, Via Maranelli 2, 70125 BariIndirizzo e-mail: [email protected]

Sito Web della Confederazione CVS: www.sodcvs.org Sito Web del CVS diocesano: cvsbari.altervista.org

Il Bambù - Marzo 2014 31

DONA IL TUO 5 PERMILLE AL CVS

C'è un modo di contribuire alleattività della nostra associazioneche non ti costa nulla: devolvereil 5 per mille della tuadichiarazione dei redditi.

Il codice fiscale del CVS di Bari-Bitonto è

93071810720ATTENZIONE: il codice è cambiato rispetto agli anni scorsi!

Se presenti il Modello 730 o Unico:● compila la scheda sul modello 730 o Unico;● firma nel riquadro indicato come "Sostegno del

volontariato...";● indica nel riquadro il codice fiscale 93071810720

Anche se non sei tenuto a presentare la dichiarazione dei redditi puoi devolvere al CVS il tuo 5 per mille:

1. Compila la scheda fornita insieme al CUD dal tuo datore di lavoro o dall'ente erogatore della pensione, firmando nel riquadro indicato come "Sostegno del volontariato..." e indicando il codice fiscale 93071810720

2. inserisci la scheda in una busta chiusa; 3. scrivi sulla busta "DESTINAZIONE CINQUE PER MILLE

IRPEF" e indica il tuo cognome, nome e codice fiscale;4. consegnala a un ufficio postale, a uno sportello bancario - che

le ricevono gratuitamente - o a un intermediario abilitato alla trasmissione telematica (CAF, commercialisti...).

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