iged.it online n° 1/2009

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Entrate pure. Di sicuro è un affare. www.registroimprese.it Con un solo click, potete accedere a informazioni ufficiali, complete e aggiornate su 6 milioni di imprese. RI_EntratePure_185x115_070709:Layout 1 08/07/09 15:15 Pagina 1 Verso la dematerializzazione dei registri assicurativi Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 30 marzo 2009 Affrontare la crisi: standardizzazione e integrazione Conservazione digitale: bisogna organizzarla e farla bene Editore: ITER srl Direttore Responsabile: Domenico Piazza; Direttore Contenuti: Vincenzo Gambetta Redazione: Via Rovetta 18, 20127 Milano, e-mail: [email protected], tel 02 2831161, fax 02 28311666 Supplemento a iged.it n 2 - 2009. Autorizzazione del Tribunale di Milano n.157 del 7 marzo 1992 BACK OFFICE - INFORMAZIONI PER LA GESTIONE ELETTRONICA DEI DOCUMENTI 01.2009

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Periodico dedicato alla gestione elettronica di documenti, informazioni e processi aziendali.

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Entrate pure.Di sicuroè un affare.

www.registroimprese.it Con un solo click,potete accedere ainformazioni ufficiali,complete e aggiornatesu 6 milioni di imprese.

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Verso la dematerializzazione dei registri assicurativi

Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 30 marzo 2009

Affrontare la crisi: standardizzazione e integrazione

Conservazione digitale:bisogna organizzarla e farla bene

Editore: ITER srlDirettore Responsabile: Domenico Piazza; Direttore Contenuti: Vincenzo Gambetta

Redazione: Via Rovetta 18, 20127 Milano, e-mail: [email protected], tel 02 2831161, fax 02 28311666Supplemento a iged.it n 2 - 2009. Autorizzazione del Tribunale di Milano n.157 del 7 marzo 1992

BACK OFFICE - INFORMAZIONI PER LA GESTIONE ELETTRONICA DEI DOCUMENTI

01.2009

Il cammino delle norme è sulla buona strada

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EDITORIALE

Come sottolineato nell’editoriale di iged.it n. 02-2009, stiamo attraver-sando un periodo in cui il processo normativo, sia pure con qualche in-congruenza, si presenta molto pro-duttivo ed evidenzia la convinzione diffusa che sia necessario procedere speditamente sulla strada della de-materializzazione o digitalizzazione che dir si voglia.

Partendo dal DPCM 30 marzo 2009, brevemente analizzato in questo nu-mero, siamo in attesa di vedere pub-blicate le Norme Tecniche (sotto forma di Deliberazione del CNIPA) previste dal DPCM stesso.

Altra cosa particolarmente impor-tante da fare in tema di norme è porre al più presto rimedio al “pa-sticciaccio” dell’Articolo 2215-bis del Codice Civile!Un provvedimento che il mercato

attende, poi, con ansia è il Decreto, previsto dal comma 213 dell’articolo 1 della Legge 244/2007, che renderà attuabile il processo di fatturazione elettronica nei confronti della Pub-blica Amministrazione.In questo caso, forse più che in altri, la speranza (o l’esigenza), che allo stato dell’arte pare proprio non sarà delusa, è di avere una norma il più possibile realizzabile, produttiva per l’intera comunità di business e aper-ta ai futuri sviluppi: vi è la certezza che il mercato è disposto in cambio ad accettare qualche ritardo nella sua emanazione.

Altro importante argomento cui mettere mano è, infine, quello delle Regole Tecniche, di cui all’articolo 71 del Codice dell’amministrazione digitale, sulla conservazione digitale (ex Conservazione Sostitutiva): le norme attuali sono palesemente su-

perate e l’esigenza è quella di proce-dere speditamente su questa strada!

Un’ultima considerazione meri-ta quanto previsto dalla Legge 69/2009, in particolare le richieste modifiche al Cad: ben vengano, ma è importante, o forse è meglio dire fondamentale, affinché possano produrre gli effetti auspicati dal Le-gislatore, che siano ben ponderate e, perché no, se non proprio con-divise, almeno sottoposte per com-menti agli esperti ed utenti che, ne-gli anni, hanno ormai acquisito una sufficiente maturità per contribuire a “costruire” delle buone norme in materio di digitale.

Ancora molto da fare, ma … sulla buona strada.

L’editore e la Redazione

Indice

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04 Verso la dematerializzazione dei registri assicurativiDal primo luglio 2009, con l’entrata in vigore del Regolamento ISVAP n. 27 del 14 ottobre 2008, le imprese di assicura-zione hanno la possibilità di adempiere agli obblighi di compilazione dei registri assicurativi e di conservazione dei docu-menti assicurativi in maniera informatica, abbandonando la tradizionale forma cartacea di archiviazione

09Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 30 marzo 2009Regole tecniche in materia di generazione, apposizione e verifica delle firme digitali e validazione temporale dei documenti informatici. (Pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 129 del 06/06/2009)

13 Affrontare la crisiÈ possibile con una strategia volta alla standardizzazione e all’integrazione ridurre i costi fino all’1% del fatturato

17Conservazione digitaleBisogna organizzarla e farla bene

20L’attenzione politica che riceviamo non equivale al peso economico dimostrato!Forte denuncia delle carenze esistenti di Ennio Lucarelli, Presidente di Assin-form, alla presentazione del Rapporto 2009 e del 1° Rapporto sul settore IT in Italia

29I processi d’acquisto dei servizi documentaliRiflessioni emerse dalla tavola rotonda organizzata da Sda Bocconi School of Management

34I rischi legati al Data LeakageUn studio voluto da Cisco analizza diversi aspetti legati alla perdita dei dati aziendali

39Gare di cartaIl Comune di Reggio Emilia lancia un nuovo servizio per le gare d’appalto

41Non solo archiviazione: uno strumento facile per gestire anche i processi aziendali più complessiLa gestione dei documenti e delle infor-mazioni si fa sempre più strategica per le organizzazioni che vogliono affrontare la crisi non solo con tagli ai costi operativi, ma soprattutto affrontando le aree di inefficienza

46La dematerializzazione intelligente per reagire alla crisi“Scritta in cinese la parola crisi è compo-sta di due caratteri. Uno rappresenta il pericolo e l’altro rappresenta l’opportuni-tà.” J.F. Kennedy

5020 anni di scanner per il mercato professionaleFujitsu Europe Limited Group, attiva in più di 40 paesi, con un potenziale di oltre 600 milioni di persone, vanta quote di mercato molto elevate nel mercato mon-diale degli scanner documentali: il 42% in Europa e Nord America e il 65% in Giappone

52Notizie flash

Verso la dematerializzazione dei registri assicurativiDal primo luglio 2009, con l’entrata in vigore del Regolamento ISVAP n. 27 del 14 ottobre 2008, le imprese di assicurazione hanno la possibilità di adempiere agli obblighi di compilazione dei registri assicurativi e di conservazione dei documenti assicurativi in maniera informatica, ab-bandonando la tradizionale forma cartacea di archiviazione

SERENA MARZUCCHI

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I tempi per introdurre la conserva-zione digitale anche nel settore assi-curativo sono maturi. I recenti presidi introdotti in mate-ria dal Codice dell’amministrazione digitale (decreto legislativo n. 82 del 2005) hanno indotto l’Autorità di vigilanza del mercato assicurativo ad accogliere le istanze emerse du-rante la pubblica consultazione che ha preceduto l’emanazione del rego-lamento e a prevedere, accanto alla tradizionale conservazione cartacea, forme informatiche di gestione dei documenti e dei registri assicurati-vi. In fase di attuazione dell’articolo 101 del Codice delle assicurazioni private, che prevede l’obbligo da parte delle imprese di assicurazione di tenuta di specifici registri, il pote-re regolamentare di definizione del-le modalità di tenuta e conservazio-ne degli stessi attribuito all’ISVAP è stato esercitato, quindi, sulle orme della disciplina in materia di libri e scritture contabili che aveva già aperto la strada alla dematerializza-zione in materia fiscale (decreto del Ministro dell’Economia e delle Fi-nanze del 23 gennaio 2004).

Il regolamento n. 27, per quanto ri-guarda le modalità di tenuta e con-servazione dei registri, si fonda su tre pilastri: flessibilità delle modalità di conservazione, equivalenza tra le modalità di conservazione, rinvio alle generali regole tecniche in mate-ria di conservazione digitale.

Flessibilità: l’ISVAP non ha so-stituito la forma cartacea di ar-chiviazione con quella digitale, ma ha affiancato quest’ultima alla tradizionale forma di con-servazione cartacea prevista dalla circolare ISVAP n. 99 del 1988; è stata inoltre introdotta una terza via, la conservazione digitale sostitutiva per le imprese che intendono trasferire i registri analogici su supporti digitali.Equivalenza: dal regolamento non emerge una preferenza del

1.

2.

supervisor verso uno dei due modelli di conservazione, ferma restando la completezza dei re-gistri e dei documenti e il rispet-to di tecniche che ne garan-tiscano l’immodificabilità anche nella versione digitale.Tecnica del rinvio: l’utilizzo del rinvio mobile alle regole tecni-che recate dal Codice dell’ammi-nistrazione digitale per stabilire le modalità di tenuta e conserva-zione dei registri, che consentirà l’adeguamento automatico del regolamento agli sviluppi e alle novità normative che dovesse-ro sopraggiungere, ha il pregio di non replicare o plasmare le norme generali, creando così un ulteriore “regime speciale” di conservazione, ma di rinviare alle stesse, preso atto della loro

3.

i registri assicurativi non sono emes-si, ma sono alimentati continuamen-te in base alle attività compiute dal-l’impresa. Ciò considerato, la firma digitale dell’autore che attesta la pa-ternità del documento informatico contente il registro e conferisce allo stesso la staticità e l’immodificabili-tà ai sensi dell’articolo 20, comma 2, del Codice dell’amministrazione digitale deve essere apposta entro la data in cui viene effettuata l’ultima registrazione del periodo di riferi-mento. Ciò non toglie che l’impresa di assicurazione, sebbene non obbli-gata ad apporre una firma digitale su ciascuna registrazione come accade appunto per le fatture, nell’ambito della propria autonomia organizza-tiva possa aumentare la frequenza periodica delle firme digitali. Il rego-

le informazioni contenute in regi-stri destinati comunque ad essere stampati su carta. In questo senso, il semplice inserimento di dati in un file non implica che l’impresa abbia deciso di intraprendere la via della dematerializzazione dei registri in quanto il mezzo informatico di per sé, formato senza alcuna formalità, è esclusivamente uno strumento in-termedio per la compilazione carta-cea dei registri.Al contrario il supporto informati-co, se formato con le garanzie previ-ste dal Codice dell’amministrazione digitale, non sarà mai stampato, ma compilato e conservato in maniera digitale secondo le modalità previste dal successivo articolo 5.Sulla base di tali regole tecniche, il cui rispetto distingue il supporto in-formatico dal generico supporto, il registro deve essere sottoscritto con firma elettronica qualificata, o firma digitale, che garantiscano l’identifi-cabilità dell’autore, l’integrità e l’im-modificabilità del documento.Analogamente a quanto osservato dall’Agenzia delle Entrate per i do-cumenti fiscali diversi dalle fatture (Circolare n. 36 del 2006),

idoneità a garantire l’immodifi-cabilità dei registri.

Il regolamento, applicabile alle im-prese italiane di assicurazione e riassicurazione, nonché alle sedi se-condarie in Italia di imprese di assi-curazione e riassicurazione con sede legale in uno Stato terzo, distingue nettamente la disciplina della fase della compilazione dei registri, reca-ta dall’articolo 4, da quella della fase di conservazione degli stessi, disci-plinata dal successivo articolo 5.Per ciò che concerne il momento genetico, l’articolo 4 prevede che le imprese possano tenere i registri su supporto cartaceo nel rispetto del-l’articolo 2421, comma 3, c.c. il qua-le, rinviando all’articolo 2215 c.c., in-direttamente ne impone la bollatura e numerazione, ovvero su supporto informatico secondo le regole stabi-lite dal Codice dell’amministrazione digitale. Nel momento della creazione del registro le imprese sono chiamate a scegliere quale dei due regimi di te-nuta adottare. Il generico riferimen-to al supporto cartaceo può con-sentire di ritenere compresi anche i supporti meccanografici sui quali memorizzare temporaneamente

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tenuta di registri prescelta, le impre-se, ai sensi della normativa fiscale cui il regolamento rinvia, devono deci-dere in via preventiva se intendono tenere i registri in modalità digitale in quanto hanno l’obbligo di comu-nicare preventivamente all’Agenzia delle Entrate l’importo dell’imposta di bollo da versare per la tenuta del documento informatico.

I registri, alimentati costantemente con annotazioni da effettuare sul supporto - cartaceo, meccanogra-fico o informatico - entro sessanta giorni dalla data cui l’operazione si riferisce, sono soggetti all’obbligo di conservazione nella sede legale dell’impresa, o in altro luogo previa comunicazione all’ISVAP, nei modi e con i tempi previsti dall’articolo 5 del regolamento n. 27. In parti-colare, il comma 4 dispone che la conservazione venga effettuata alla chiusura di ciascun trimestre. Dalla mancata indicazione di un momen-to iniziale - ad esempio la data della prima registrazione - da cui far de-correre i tre mesi al fine di indivi-

del 2000, sostituito, per la parte che interessa in questa sede, dal Codice dell’amministrazione digitale), l’ar-ticolo 4 effettuerebbe un superfluo doppio rinvio, mentre nelle ipotesi in cui il citato DM stabilisce regole diverse e derogatorie rispetto al Co-dice dell’amministrazione digitale si porrebbe il problema della discipli-na applicabile ai registri assicurativi (il Codice dell’Amministrazione di-gitale o il DM?).Ai sensi dell’articolo 7, l’imposta di bollo sui documenti informatici è corrisposta mediante versamento nei modi di cui al decreto legislativo n. 237 del 1997. Come chiarito dalla ri-soluzione dell’Agenzia delle Entrate n. 161 del 2007, il DM richiede che l’interessato (alias il soggetto tenuto al pagamento dell’imposta di bollo) comunichi entro il mese di gennaio di ciascun anno all’ufficio dell’Agen-zia competente il numero presuntivo degli atti che potranno essere emessi nel corso dell’anno e l’importo del-l’imposta. Nonostante il regolamen-to n. 27 non imponga alle imprese di comunicare all’ISVAP la modalità di

lamento n. 27, infatti, non stabilisce direttamente la periodicità dell’ap-posizione della firma che, tuttavia, dovrà avere almeno cadenza trime-strale in coincidenza con i termini previsti per completare il processo di conservazione digitale (art. 5).

L’articolo 4 impone, inoltre, che il supporto informatico sia tenuto “nel rispetto delle disposizioni del decre-to del Ministro dell’Economia e del-le Finanze del 23 gennaio 2004 in materia di assolvimento degli obbli-ghi fiscali”. Tale richiamo si intende al solo articolo 7 del decreto “Mo-dalità di assolvimento dell’imposta di bollo sui documenti informatici”. Interpretare il riferimento come un rinvio a tutto il DM, oltre che in con-trasto con il dato letterale della di-sposizione, potrebbe risultare inutile o contraddittorio, considerato che il regolamento fa riferimento anche al Codice dell’amministrazione digita-le. In questo senso, quando il DM 23 gennaio 2004 rinvia alle dispo-sizioni del Codice dell’amministra-zione digitale (rectius al DPR n. 445

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duare la data di chiusura, si evince che l’espressione faccia riferimento al trimestre solare.In questo senso la norma impone alle imprese di effettuare la conser-vazione dei registri alle date del 31 marzo, 30 giugno, 30 settembre e 31 dicembre rebus sic stantibus. In altri termini, il registro è reso immodifi-cabile nello stato in cui si trova nelmomento in cui viene sottoposto alla procedura di conservazione.

Le modalità di conservazione previ-ste dal regolamento variano in rela-zione al sistema di tenuta dei registri adottato dall’impresa. In particolare, la conservazione dei registri è effet-tuata mediante stampa del registro bollato e vidimato ai sensi dell’arti-colo 2421, comma 3, c.c., se il regi-stro è tenuto su supporto cartaceo o meccanografico, oppure mediante il processo di conservazione digitale dei documenti originali nel caso di alimentazione su supporto infor-matico. Nelle more dell’adozione delle regole tecniche di attuazione ai sensi dell’articolo 71 del Codice dell’amministrazione digitale, cui il regolamento 27 rinvia, la disciplina della conservazione digitale è recata dalla delibera CNIPA n. 11 del 2004 che stabilisce l’obbligo di memoriz-zazione del documento informatico su supporto ottico il quale, successi-vamente, viene reso immodificabile mediante l’apposizione della marca temporale e della firma digitale da parte del responsabile della conser-vazione. Il regolamento ha introdotto anche la possibilità di procedere alla con-servazione sostitutiva dei registri tenuti come documenti analogici in maniera tale da consentire alle im-prese di eliminare i numerosi registri cartacei già formati e per i quali non è ancora decorso il termine decen-nale o ventennale di conservazione.In relazione alle nuove modalità di

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conservazione dei registri, la vigi-lanza ispettiva dell’ISVAP in tale materia, tradizionalmente orientata alla verifica della correttezza e com-pletezza delle registrazioni nei ter-mini previsti dalla normativa, com-prenderà anche il controllo della regolarità delle procedure di tenuta e conservazione nel caso di registri digitali.

Infine, il comma 6 dell’articolo 5 prevede che le imprese rendano di-sponibili le informazioni contenute nei registri in basi di dati, conservate per lo stesso periodo dei registri, che consentano l’estrazione e l’elabora-zione elettronica delle informazioni relative anche a più registri. Le re-gistrazioni effettuate dall’impresa, anche nel caso di tradizionali registri cartacei, devono quindi essere river-sate su basi dati in maniera tale da aumentare la potenzialità esplorati-va delle informazioni contenute nel registro.Il testo regolamentare non definisce né il numero né la struttura delle basi di dati. Rispetto alla versione in pubblica consultazione, che prevedeva la co-stituzione di una base di dati, la ver-sione definitiva del regolamento fa riferimento ad una pluralità di basi di dati senza però prevedere espres-samente che debba essere costituita una base di dati per ciascun regi-stro. Si ricorda che il regolamento, quando ha inteso stabilire modalità e limiti alla possibilità di unificare di-stinti documenti, lo ha fatto espres-samente come nel caso dei registri che, ai sensi dell’articolo 4, comma 5, le cui annotazioni possono esse-re riunite in un unico registro solo a condizione che sia sempre possi-bile l’esatta e completa rilevazione di tutti gli elementi da riportare per ciascun ramo e ciascun registro. Ciò che certamente rileva, per il rispetto delle prescrizioni regolamentari, è la

possibilità di estrazione e elabora-zione delle informazioni contenute nelle basi di dati; a tal fine è neces-sario che la struttura non preveda interfacce, programmi particolari di visualizzazione, filtri o chiavi di ricer-ca standardizzate e predeterminate. Il regolamento, infine, dispone che la base di dati sia “conservata” sen-za la necessità di rispettare le regole tecniche del Codice dell’amministra-zione digitale e di dover procedere, quindi, alla conservazione digitale. Ciò è in linea con la ratio sottesa al-l’obbligo di costituzione delle basi di dati, le quali sono finalizzate ad assi-curare all’Autorità un utilizzo dina-mico delle informazioni contenute nei registri per ragioni di vigilanza, mentre le esigenze di certezza ed di immodificabilità del contenuto dei dati, conseguite mediante la partico-lare procedura di conservazione so-stitutiva, attengono esclusivamente alla compilazione dei registri.

N.d.R. Le opinioni dell’Avvocato Mar-zucchi non impegnano né sono espressione dell’indirizzo dell’Autorità di appartenen-za.

SERENA MARZUCCHI

L’Avvocato S. Marzucchi è dipendente ISVAP

Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 30 marzo 2009Regole tecniche in materia di generazione, apposizione e verifica delle firme digitali e validazione temporale dei documenti informatici.(Pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 129 del 06/06/2009)

VINCENZO GAMBETTA

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Obiettivo di questo scritto è passa-re in rassegna alcune delle principali modifiche di questo decreto rispetto al DPCM 13 gennaio 20001 del qua-le è la naturale evoluzione e che so-stituirà integralmente alla data di en-trata in vigore (3 dicembre 20092).

Tra gli intereventi, apparentemente, di minor importanza, sono l’armo-nizzazione con le altre norme in vi-gore ed, in particolare, con il Codice dell’amministrazione digitale (De-creto Legislativo 7 marzo 2005, n. 82) nonché alcune riformulazioni a garanzia di una più concreta adesio-ne alla realtà o di una reale applica-

bilità [vedansi, ad esempio: Articolo 5, Articolo 7, comma 3, lettera a), Articolo 8, comma 4, Articolo 10, commi 2 e 3, Articolo 12, Articolo 14, Articolo 17, Articolo 26 (già 25), Articolo 27 (già 26), Articolo 28 (già 27), Articolo 31 (già 30), Articolo 32 (già 31), Articolo 39 (già 41), Arti-colo 50 (già 51)]

Impiego degli HSMIniziando con l’Articolo 1 (Defini-zioni), fa piacere rilevare il riferi-mento a quelle del Cad riportando in questa sede solo quelle ivi non citate.Tra queste ultime è da notare quella

di “dati per la creazione della firma” contenuta al punto e): l’insieme dei codici personali e delle chiavi crittografiche private, utilizzate dal firmatario per creare una firma elettronica.Questa definizione, letta insieme al-l’Articolo 7, comma 3, punto d)3 e all’Articolo 9, comma 24, rende con-cretamente fattibile al Certificatore (qualificato) conservare nei propri locali, opportunamente protetti, dispositivi sicuri di firma quali gli HSM (Hardware Security Module); dispositivi che al loro interno con-tengono le chiavi private (utilizzabili per apporre una firma digitale) di Titolari.

1 Regole tecniche per la formazione, la trasmissione, la conservazione, la duplicazione, la riproduzione e la validazione, anche temporale, dei documenti informatici.2 Art. 53 – (Disposizioni finali), comma 1. Il presente decreto entra in vigore decorsi centottanta giorni dalla data di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.3 Articolo 7 (Conservazione delle chiavi e dei dati per la creazione della firma)3. Il titolare della coppia di chiavi:d) mantiene in modo esclusivo la conoscenza o la disponibilità di almeno uno dei dati per la creazione della firma.4 Articolo 9 (Dispositivi sicuri e procedure per la generazione della firma)2. Il dispositivo sicuro per la generazione delle firme deve poter essere attivato esclusivamente dal titolare mediante codici personali prima di procedere alla gene-razione della firma.

Questa impostazione rende ora possibile da parte del Titolare attiva-re da remoto il dispositivo (sicuro) di firma e apporre la propria firma digitale, mantenendo inalterato nel-l’uso della chiave privata il principio di sicurezza basato sull’esclusività sia del possesso di qualcosa sia della conoscenza di un’informazione.Analogamente a quello che succede oggi dove il Titolare ha il possesso del dispositivo di firma (smart card, token, …) ed è l’unico a conoscerne il PIN per attivarlo, nel nuovo con-testo il Titolare avrà un dispositivo automatico per la generazione (ogni volta che lo si richiede il risultato sarà diverso) di un PIN per attivare il dispositivo remoto e conoscerà il PIN per attivarlo. In questo modo, non solo si rende possibile l’impiego di dispositivi per l’impiego massivo di firme, ma si svincola, anche, l’apposizione di una firma digitale dalla disponibilità da parte del Titolare di un dispositivo (ad esempio smart card) che, peral-tro, per essere utilizzato necessita in locale di un hardware per la lettura del dispositivo stesso e di un appo-

colo 37 estende la previsione del precedente Articolo 39 prevedendo l’impiego della Marcatura Postale Elettronica ed estendendo ai pri-vati i riferimenti temporali ottenuti tramite la Posta Elettronica Certi-ficata, derivanti dalla segnatura di protocollo (da parte di una Pubblica Amministrazione) nonché quelli de-rivanti da processi di conservazione di documenti ad opera di un pubbli-co ufficiale o di una Pubblica Am-ministrazione.

Validità delle Marche TemporaliL’Articolo 496 (precedentemente Articolo 50) allinea la conservazio-ne delle Marche Temporali alla con-servazione, prevista dal CAD, delle informazioni relative ai certificati digitali stabilendo che anche queste ultime debbano essere conservate almeno per venti anni (attualmente sono cinque).

Tra le principali conseguenze di tale nuovo limite è il venir meno, nei processi di conservazione digitale di documenti che necessitano di essere conservati per meno di venti anni (sicuramente tutti quelli di rilevanza fiscale ed amministrativa), l’esigenza di dover proteggere con un’ulteriore Marca Temporale la firma apposta dal Responsabile della Conservazio-ne, e l’associata Marca Temporale, a chiusura di ogni processo di conser-vazione.

Cessazione dell’attività di un certificatoreA proposito della conservazione da

sito applicativo /client.

Certificati rilasciati su richiesta o con l’autorizzazione di Orga-nizzazioniDi interesse è anche quanto stabilito nel comma 45 dell’Articolo 15 (In-formazioni contenute nei certificati qualificati) dove si sancisce l’obbligo da parte del Certificatore di inserire nei certificati (qualificati) le previste informazioni relative all’organizza-zione che ne autorizza, o richiede, l’emissione nonché il suo impegno a richiedere al Certificatore stesso la revoca del certificato al modificarsi di tali informazioni.

Questa prescrizione è di particolare rilevanza per la gestione del certifi-cato del Responsabile della Conser-vazione a tutela degli interessi del-l’organizzazione.

Periodo di validità di un certifi-catoSempre all’articolo 15 si trova un’in-teressante novità: anche se si riba-disce che è il Certificatore a deter-minare il periodo di validità di un certificato qualificato, se ne limita in un certo qual modo la facoltà sta-bilendo che è il CNIPA a determi-nare il periodo massimo di validità del certificato in funzione degli al-goritmi e delle caratteristiche delle chiavi.

Riferimenti temporali opponibili a terziPer quanto concerne i riferimenti temporali opponibili a terzi, l’arti-

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5 Le informazioni e le qualifiche di cui all’art. 28, comma 3, lettera a)del Codice, codificate secondo le molalità indicate dalla delibera del CNIPA prevista ai sensi dell’art. 38, comma 4, del presente decreto, sono inserite d’ufficio dal certificatore nel certificato qualificato, nel caso in cui l’organizzazione di appartenenza abbia autorizzato la richiesta di emissione del certificato medesimo. In quest’ultimo caso l’organizzazione richiedente assume l’impegno di richiedere la revoca del certificato qualificato qualora venga a conoscenza della variazione delle informazioni contenute nello stesso.6 Articolo 49 (Registrazione delle marche generate)1. Tutte le marche temporali emesse da un sistema di validazione sono conservate in un apposito archivio digitale non modificabile per un periodo non inferiore a venti anni ovvero, su richiesta dell’interessato, per un periodo maggiore, alle condizioni previste dal certificatore.2. La marca temporale e’ valida per il periodo di conservazione stabilito o concordato con il certificatore di cui al comma 1.

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parte dei Certificatori delle informa-zioni rilevanti relative a certificati digitali e marche temporali, è stato inserito il nuovo Articolo 52 (Ces-sazione dell’attività di certificatore) che prevede - nel caso di cessazione dell’attività di un Certificatore senza che venga indicato un Certificatore sostitutivo, ai sensi dell’Articolo 37, comma 2 del Cad, e senza garantire la conservazione e la disponibilità della documentazione prevista dallo stesso Cad e dal decreto in esame - sarà il CNIPA a rendersi depositario di tali informazioni critiche.

La Firma Digitale NON scade!A fare chiarezza sul tema e a ribadire che la firma digitale continua a man-tenere la propria validità anche oltre il termine di validità del certificato che la accompagna, è stato elimina-to il precedente Articolo 52 (Esten-sione della validità del documento informatico) ed integralmente sosti-tuito con il nuovo Articolo 51 (Va-lore della firma digitale nel tempo) nel quale si “ricorda” che una Firma Digitale non perde la sua efficacia, anche nel caso che il certificato ad essa associato sia scaduto, revocato

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o sospeso, se è possibile (tramite op-portuno riferimento temporale op-ponibile a terzi) posizionare la sua apposizione in un momento antece-dente all’evento che ha fatto perdere la validità del certificato stesso.

Separazione tra norme generali e norme di carattere prettamen-te tecnologicoDopo anni di continue riflessioni e sollecitazioni, finalmente, le pre-scrizioni che prevedono riferimenti tecnologici non vengono inserite in norme primarie (che richiedono processi abbastanza complessi per essere approvate, modificate o ag-giornate) bensì le si delega ad atti normativi autonomi di organismi, qualificati ed autorizzati, in grado di rispettare i tempi dettati dall’evolu-zione tecnologica9.In questo caso viene richiesto al CNIPA di emettere le necessarie norme tecniche. È pertanto attesa a breve una nuova Deliberazione CNIPA contenente le Regole Tec-niche per il riconoscimento e la ve-rifica dei documenti informatici che dovrebbe sostituire le tre precedenti circolari/deliberazioni in materia10.

VINCENZO GAMBETTA

Consulente Gestione Dati, Informazioni e Contenuti digitali e Direttore Contenuti di iged.it e iged.it online

7 La validità di un documento informatico, i cui effetti si protraggano nel tempo oltre il limite della validità della chiave di sottoscrizione, può essere estesa mediante l’associazione di una marca temporale.8 La firma digitale, ancorché sia scaduto, revocato o sospeso il relativo certificato qualificato del sottoscrittore, è valida se alla stessa è associabile un rife-rimento temporale opponibile ai terzi che colloca la generazione di detta firma digitale in un momento precedente alla sospensione, scadenza o revoca del suddetto certificato.9 Articolo 3 (Norme tecniche di riferimento)2. Gli algoritmi di generazione e verifica delle firme, le caratteristiche delle chiavi utilizzate, le funzioni di hash, i formati e le caratteristiche dei certificati qua-lificati, le caratteristiche delle firme digitali e delle marche temporali, il formato dell’elenco di cui all’art. 39 del presente decreto, sono definiti, anche ai fini del riconoscimento e della verifica del documento informatico, con deliberazioni del CNIPA e pubblicati sul sito internet dello stesso Centro nazionale.Articolo 38 (Obblighi per i certificatori accreditati)4. I certificatori accreditati, al fine di ottenere e mantenere il riconoscimento di cui all’art. 29, comma 1 del codice, svolgono la propria attività in conformità con quanto previsto dalla Deliberazione CNIPA, 17 febbraio 2005, n. 4, recante regole per il riconoscimento e la verifica del documento informatico e successive modificazioni.10 Circolare AIPA del 19 giugno 2000, n. 24 - Art. 16, comma 1, dell’allegato tecnico al decreto del Presidente del Consiglio dei Mi-nistri 8 febbraio 1999, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale – serie generale - del 15 aprile 1999 n. 87 - Linee guida per l’interoperabilità tra i certificatori iscritti nell’elenco pubblico di cui all’art. 8, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 10 novembre 1997, n. 513. Deliberazione CNIPA del 17 febbraio 2005, n. 4 - Regole per il riconoscimento e la verifica del documento informatico. Deliberazione CNIPA del 18 maggio 2006, n 34 - Regole tecniche per la definizione del profilo di busta crittografica per la firma digitale in linguaggio XML.

Affrontare la crisiÈ possibile con una strategia volta alla standardizzazione e all’integrazione ridurre i costi fino all’1% del fatturato

ANTONIO BRISSA

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Siamo entrati in tempi economica-mente difficili che, stando alle previ-sioni dei principali esperti mondiali, potrebbero estendersi almeno per tutto il 2009. Com’è noto, uno degli effetti scatenanti è stata la riduzione dei flussi creditizi dovuta allo scop-pio della bolla dei mutui facili e dei titoli-spazzatura.

In questo contesto, le aziende – pic-cole o grandi che siano – sviluppano un’attenzione particolare ai costi e si trovano costrette a cercare fonti di possibile finanziamento interno. Il

taglio dei costi - operazione a cui si è fatto spesso ricorso nel passato - è il primo effetto, la tipica reazione di chi, in presenza di vento contrario, tende a ritirarsi cancellando tutte le nuove iniziative e prestando atten-zione solo alle attività di base, uni-camente per “mantenere a galla la nave”. Il processo di globalizzazione, inol-tre, rende la concorrenza più agguer-rita: raggiungere i budget è sempre

più difficile e le aziende si ritrovano a puntare sulle marginalità. Essere in grado di ridurre i costi e agevolare

i progetti che prospettano un rapi-do ROI (Return On Investment) assume, quindi, un peso sempre più

strategico e determinante. Tuttavia, nel clima recessivo, occorre pensare anche al recupero di flussi di natura finanziaria e all’individuazione di at-tività che possano generare crescita durante e, soprattutto, dopo il pas-saggio della crisi.

L’allineamento fra flussi operativi e finanziari diventa ancora più im-portante per tradurre i primi in un contributo misurabile in termini di creazione di valore per l’azienda. La gestione della supply chain è cer-tamente uno dei fattori che posso-no “fare la differenza” nell’attuale scenario congiunturale. La capacità di garantire un controllo organico e sincronizzato del complesso di flussi logistici e produttivi richiede, però, l’impostazione di un modello di gestione dal quale ricavare indici misurabili di creazione del valore per l’azienda.È essenziale rendere efficienti tutti i

livelli della supply chain tradizionale: dallo sviluppo dei prodotti alla ge-stione on line degli ordini, dalla pia-nificazione integrata con i fornitori alla fatturazione elettronica. L’in-tegrazione della catena del valore connette l’impresa alla propria rete di fornitori e clienti, consentendole una gestione ottimale dei dati rela-tivi ai fornitori, la visibilità di tutti i processi produttivi, il miglioramen-to di tutto il processo logistico, ecc. Il risultato è un insieme di notevoli vantaggi che derivano dalla possibi-lità di ridurre i costi operativi, au-mentare l’efficienza e sperimentare continuamente nuovi modelli di bu-

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siness.Sebbene ci siano azioni che possono dare risultati anche nel breve termi-ne, va sempre tenuto presente che una strategia di supply chain mana-gement deve essere impostata sul medio-lungo termine. Di certo, occorre avere una visione integrata del problema, per poter operare scelte organiche, verso tec-nologie e soluzioni standardizzate in grado di offrire garanzie di rapida generazione di valore. Per ottenere risultati tangibili è importante poter-si concentrare sulla pianificazione e sul correlato lavoro di analisi; ma ciò implica una scelta di automazione spinta sul fronte delle attività day-by-day. La diffusione di soluzioni di tipo Software-as-a-Service (SaaS) fornisce in questo contesto un aiuto essenziale in direzione della flessibi-lità, mentre la standardizzazione di processi e flussi, ad esempio in tutta l’area amministrativa, può portare a quei risparmi di costi che servono al reparto IT per assicurarsi il suppor-to del management.È proprio in questo scenario gene-rale che il modello SaaS assume un ruolo importante, in quanto per-mette di alleggerire il workload della struttura IT di un’azienda, spesso chiamata ad affrontare molteplici impegni, ma può far risparmiare ri-sorse economiche in termini di sup-porto e manutenzione IT. Anche secondo l’opinione di Gart-ner, il modello SaaS è la risposta vin-cente alla crisi attuale: l’ultimo rap-porto stilato dagli analisti Gartner evidenzia, infatti, come il mercato dell’outsourcing IT sia fra i pochis-simi a risentire positivamente della crisi dell’economia e, per questo motivo, il 2009 sarà caratterizzato da un’elevata propensione delle azien-de verso l’aumento dei contratti di outsourcing al fine di incrementare l’efficienza operativa e tenere sotto controllo i costi.

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ANTONIO BRISSA

Presidente di Crossgate Italia

Secondo questi dati, il mercato è in forte crescita: nel 2008 circa il 76% dei contratti in outsourcing siglati con i fornitori di servizi erano rela-tivi a nuovi clienti; solo il rimanente 24%, invece, è stato rappresentato dall’estensione o dal rinnovo di con-tratti già esistenti. A ulteriore conferma, recenti studi di IDC indicano che al momento l’adozione nelle imprese di soluzio-ni SaaS segna una crescita di oltre il 40%, superando addirittura le pre-cedenti stime degli analisti che ipo-tizzavano un incremento di circa il 36%. Molti leader di mercato stanno in-fatti iniziando a rivolgersi a Partner esterni per affidare loro la gestione di attività IT a basso valore aggiun-to, facendo sì che la struttura interna possa accelerare la propria capacità di sostenere una crescita globale.Stiamo parlando di attività che sono spesso time-consuming, richiedono una competenza specifica e posso-no, inoltre, esporre l’azienda a rischi operativi e ritardi. Esse possono, quindi, essere affidate in outsour-cing a un partner di fiducia, meglio se in grado di fornire una copertura a livello internazionale. Grazie alla globalizzazione, le catene logistiche

delle aziende si sono ormai estese in maniera tale che oggi una gestio-ne delle interfacce B2B deve tenere conto anche di variabili internazio-nali, come la lingua o i differenti orari lavorativi. Secondo l’ultimo studio IT Outlook 2008 diffuso dall’OCSE (Organiz-zazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), nel corso di quest’anno la crisi economica con-tinuerà a incidere sul settore dell’IT, per il quale è prevista una crescita stabile o addirittura un calo. All’in-terno del mercato IT in generale, gli analisti dell’OCSE hanno però sti-mato che il comparto dei software e dei servizi dovrebbe superare la crisi con volumi di produzione e di ven-dita sostanzialmente stabili. Ciò an-che in relazione a quanto è accaduto nel 2008: il Rapporto Assinform, preconsuntivo 2008 ha rilevato come i servizi informatici abbiano tenuto (+0,2 per cento rispetto al 2007, 9.332 milioni di Euro), men-tre il software sia cresciuto in modo apprezzabile (4.467 milioni di euro, +3,3 per cento rispetto al 2007).A prescindere dalla congiuntura, l’economia globale è ormai un dato di fatto che si caratterizza per una crescente interdipendenza fra le

aziende (Business Network Tran-sformation). In questo contesto, l’integrazione delle proprie relazioni di business può divenire un vantaggio competi-tivo, se inserita nell’ambito della ge-nerale revisione dei processi, spinta dalla necessità di contenimento dei costi. Per le aziende industriali e commerciali che lavorano soprat-tutto con l’estero è consigliabile non aspettare di essere costretti ad ade-guarsi a processi imposti dai part-ner e fornitori che hanno già capito come migliorare la propria efficien-za, ma guidare un cambiamento che faccia dell’integrazione B2B un per-no strategico per la generazione di valore.Le aziende che ottimizzando i pro-cessi B2B affidandosi a un Partner di fiducia possono raggiunge l’obiet-tivo di un’integrazione elettronica B2B a 360°, senza investimenti di base e con risparmi quantificabili fino all’1% del fatturato. Su un fat-turato di 10 milioni di Euro, per fare un esempio, sarà possibile rispar-miare fino a 100mila Euro.È da sempre risaputo che le aziende che sono in grado di valorizzare gli aspetti positivi di una crisi ne trar-ranno vantaggio in futuro. Chi saprà innovare senza sprechi per sostenere la propria competitività, valorizzando qualità ed efficienza, ma sempre con un occhio attento al rapporto costi/benefici, uscirà an-cora più forte dalla crisi e sarà sem-pre più al passo con i tempi.

Conservazione digitaleBisogna organizzarla e farla bene

FRANCO RUGGIERI

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Con il Decreto cosiddetto anticrisi, il DL 185/2008 poi trasformato nella legge 2/2009, sono state introdotte alcune modifiche molto rilevanti, si potrebbero definire “rivoluziona-rie”, tra cui l’art. 16, comma 12 che ha cambiato i commi 4 e 5 dell’art. 23 del Codice dell’amministrazione digitale.1

Con tali modifiche, infatti, viene di

gran lunga agevolata la conservazio-ne digitale2 dei cosiddetti originali analogici unici su carta, microfilm, lastre radiografiche, ecc. Quello che per alcuni era, infatti, un serio ostacolo in quanto faceva au-mentare i costi, cioè l’intervento di

un Pubblico Ufficiale, è praticamen-te sparito.Ora però c’è un altro aspetto da considerare, ma dobbiamo fare un passo indietro nel tempo, un flash back, come in alcuni libri o film.Cominciamo con il ricordare che la

1 Il nuovo testo è:“«4. Le copie su supporto informatico di qualsiasi tipologia di documenti analogici originali, formati in origine su supporto cartaceo o su altro supporto non informatico, sostituiscono ad ogni effetto di legge gli originali da cui sono tratte se la loro conformità all’origi-nale è assicurata da chi lo detiene mediante l’utilizzo della propria firma digitale e nel rispetto delle regole tecniche di cui all’arti-colo 71. 5. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri possono essere indi-viduate particolari tipologie di documenti analogici originali unici per le quali, in ra-gione di esigenze di natura pubblicistica, permane l’obbligo della conservazione del-l’originale analogico oppure, in caso di con-servazione ottica sostitutiva, la loro confor-mità all’originale deve essere autenticata da un notaio o da altro pubblico ufficiale a ciò autorizzato con dichiarazione da questi fir-mata digitalmente ed allegata al documento informatico.».2 Usiamo questo termine al posto di “conservazione ottica sostitutiva” perché è ora di fare un salto mentale: il documento non dovrebbe necessariamente nascere su carta per poi essere convertito in modo so-stitutivo: dovrebbe nascere e restare in bit e byte.

di costo diverso, il consumatore ten-derà a scegliere quelli di costo mi-nore a cui però, nella maggior parte dei casi, corrisponde una qualità in-feriore. Questo fatto, se da un lato penalizza l’acquirente che si trova per le mani prodotti e servizi meno buoni, alla lunga fa anche sparire dal mercato i prodotti e servizi migliori, il che non è certo quello che tutti auspi-chiamo. Torniamo al caso in questione. Supponiamo, per esempio, che una azienda non disponga delle com-petenze necessarie per valutare l’affidabilità tecnico/organizzativa dei vari fornitori di servizi di con-servazione digitale. In mancanza di informazioni oggettive, quali quelle che sarebbero fornite appunto dal citato sistema di “accreditamento facoltativo”, tale azienda potrebbe essere tentata di usare il costo come elemento prevalente di scelta, in-fatti, stante la ipotizzata carenza di competenze, tutti i servizi offerti sembreranno a questa azienda equi-valenti. Essa si troverebbe quindi ad affidare a un fornitore, ad esempio, i propri documenti fiscali, fatture e si-mili, sulla base dei costi del servizio e non di una maggiore o minore af-fidabilità tecnica. Tale contribuente, in questa situazione, potrebbe corre-re il rischio che il proprio fornitore non sia in grado di esibire una certa fattura su richiesta della Guardia di Finanza. In tal caso, purtroppo, sa-rebbe il contribuente, non il forni-tore, a “passare i guai” con il Fisco, ma ormai sarebbe troppo tardi per rimediare.Questo concetto, sopra riassunto in

vato…”. Già in molti hanno sottolineato che l’opportunità di tali sistemi di ac-creditamento, sia pure, si ribadisce, “facoltativi”3, è evidente se si pen-sa alle conseguenze di un’eventuale conservazione non affidabile.Questo è un argomento che deriva direttamente dagli studi che l’econo-mista George Akerlof pubblicò già nel 19704 e che gli valsero nel 2001 il premio Nobel. In pochissime parole: senza un qual-che cosa che metta il consumatore in grado di capire la differenza tra prodotti e servizi di tipo analogo ma

validità legale della conservazione digitale si basa sulla firma digitale di colui che la Deliberazione AIPA 11/2004 definisce all’art. 5 “Respon-sabile della conservazione”, quindi la Conservazione sostitutiva è a tutti gli effetti un “servizio di certifica-zione”, come da Direttiva 1999/93/CE, quella sulla firma elettronica.Spieghiamo meglio questo concetto. Tale Direttiva definisce “«prestatore di servizi di certificazione», un’entità o una persona fisica o giuridica che rilascia cer-tificati o fornisce altri servizi connessi alle firme elettroniche”. Il nostro Codice dell’Amministra-zione Digitale ha preferito usare il termine “certificatore”, che è più breve, di cui dà una definizione so-stanzialmente identica: “certificatore: il soggetto che presta servizi di certificazione delle firme elettroniche o che fornisce altri servizi connessi con queste ultime”. Per togliere qualsiasi dubbio residuo ci-tiamo la premessa 9 della Direttiva: “… la definizione di tali prodotti e servizi [cioè di quelli “facenti uso di firme elet-troniche o ad esse collegati”] non dovrebbe essere limitata al rilascio e alla gestione di certificati, ma comprenderebbe anche ogni altro servizio e prodotto facente uso di fir-me elettroniche, o ad esse ausiliario …”. Da questo testo viene confermato quanto asserito prima: la Conserva-zione sostitutiva è a tutti gli effetti un “servizio di certificazione” che però, ovviamente, non rilascia certi-ficati qualificati. Ne deriva che a tale servizio si applica quanto è previsto dalla Direttiva 1999/93/EC all’art. 3, comma 2: “… gli Stati membri possono introdurre o conservare sistemi di accreditamento facoltativi volti a fornire servizi di certificazione di livello più ele-

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3 Ricordiamo per completezza che per quei certificatori che rilasciano certificati qualificati la supervisione da parte del relativo Stato membro è invece obbligatoria.on dovrebbe necessariamente nascere su carta per poi essere convertito in modo sostitutivo: dovreb-be nascere e restare in bit e byte.4 “The Market for Lemons: Quality Uncertainty and the Market Mechanism”, pubblicato nel 1970 sulle pagine del Quarterly Journal of Economics.

doli, indica le politiche di sicurezza da adottare da parte di quei fornitori di servizi affidabili che emettano o conservino documenti contabili ba-sati sulla firma digitale6.Sembrerebbe quindi che sia tutto pronto per consentire ai fornitori di servizi di conservazione digitale di far “certificare o valutare le loro attività da organismi indipendenti o accreditati”. Invece manca ancora un elemento: manca, cioè, quella che possiamo chiamare una “Guida pratica alla rea-lizzazione e alla ispezione”. Questo docu-mento, recependo e interpretando le “Prac-tices” indicate nello ISO/IEC 27002 e nello ETSI TS 102 573, eventualmente integrandole in base alle caratteristiche pe-culiari di questo tipo di servizio in Italia, sarebbe utilizzato da un lato dai fornitori, per realizzare un sistema in grado di for-nire un affidabile servizio di conservazione sostitutiva, e dall’altro dagli “auditor” per valutare in modo oggettivo tale affidabilità. In Italia abbiamo già un documento di tale tipo, sia pure relativo ad altri tipi di cer-tificatori: sono le “Linee guida per la vigi-lanza sui certificatori qualificati e accredi-tati7” , in vigore dal 15 gennaio 2007, in base alle quali il CNIPA opera.

informatico, l’aspetto principale da prendere in considerazione è la loro sicurezza, appunto, informa-tica. Non basta la certificazione di qualità, cioè il fatto che i fornitori in questione si attengano alle proce-dure da essi stessi dichiarate, ma è indispensabile, sì: “indispensabile”, che i sistemi informatici siano valu-tati in modo oggettivo per quanto riguarda le misure di sicurezza, le modalità con cui i dati sono messi a disposizione dei richiedenti, l’af-fidabilità organizzativa, ecc. Esiste a questo proposito una famiglia di standard pubblicati e gestiti dallo ISO (International Organization for Standardization) che trae origine da quanto già a metà degli anni ’90 era stato codificato dal British Standar-ds Institute: la famiglia degli ISO/IEC 27000. Non entriamo nei dettagli, chia-riamo solamente che lo ISO/IEC 27001 indica gli argomenti in base ai quali viene valutato e certificato il settore ICT di una azienda, mentre lo ISO/IEC 27002 fornisce un’in-dicazione delle “Best practices” che tale settore dovrebbe adottare per raggiungere un livello di sicurezza tale da ottenere una positiva valuta-zione e quindi una certificazione. E’ ovvio che queste Best practices non possono comprendere tutte le pos-sibili forme di servizi forniti, per cui lo ETSI (European Telecommunica-tions Standards Institute, uno dei tre European Standards Organisation riconosciuti dalla Unione Europea) ha prodotto un’integrazione: il Te-chnical Specification ETSI TS 102 573 che, basandosi, appunto, sui ci-tati standard ISO/IEC ed estenden-

modo molto succinto ed elemen-tare, lo ritroviamo per fortuna alla base di un’altra Direttiva europea: la oramai famosa Direttiva 2006/123/CE, cosiddetta Direttiva servizi, la quale all’art. 26 recita, senza possi-bilità di fraintendimenti, al comma 1: “Gli Stati membri, in collaborazione con la Commissione, adottano misure di accompagnamento volte ad incoraggiare i prestatori a garantire, su base volontaria, la qualità dei servizi, in particolare:a) facendo certificare o valutare le loro at-tività da organismi indipendenti o accre-ditati;b) elaborando una carta di qualità propria o aderendo alle carte o ai marchi di qualità messi a punto da organismi e ordini profes-sionali a livello comunitario.”Esaminando i commi successivi si scopre che l’adozione della “carta di qualità” equivale, in buona sostanza, a una forma di certificazione/accre-ditamento.Insomma, ormai non ci sono più scappatoie: l’Italia deve (il testo in-glese della Direttiva è chiaramente esplicito: “shall … take …”) met-tere in atto le citate “misure di accom-pagnamento”. Questa Direttiva deve essere recepita dai 27 stati membri entro il 28/12/20095, quindi non resta più tanto tempo per attuare quanto previsto dal citato art. 26, il che richiede, ad esempio, la defini-zione delle caratteristiche tecniche e organizzative, l’individuazione di un’eventuale autorità di riferimento, i sistemi di certificazione o valuta-zione.In conclusione: alcune parole sui principali standard di riferimento.Poiché questi servizi di conserva-zione sono, ovviamente, di tipo

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5 Art. 44: “Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per confor-marsi alle disposizioni della presente direttiva entro il 28 dicembre 2009….”6 “Policy requirements for trust service providers signing and/or storing data for digital accounting”7 Reperibili all’indirizzo Internet http://www.cnipa.gov.it/site/_files/CNIPA%20-%20LINEE%20GUIDA%20(vigilanza%20sui%20certificatori%20qualificati%20e%20accreditati)v1.1%20.pdf

FRANCO RUGGIERI

Consulente di firma digitale

L’attenzione politica che riceviamo non equivale al peso economico dimostrato!Il Presidente di Assinform, Ennio Lucarelli, alla presentazione del Rapporto 2009 e del 1° Rap-porto sul settore IT in Italia denuncia fortemente le carenze esistenti

ANTONIO TOCI

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Le ultime importanti iniziative del-l’Associazione sono state le presen-tazioni, il 27 Maggio presso il Lin-gotto di Torino, del Rapporto 20091, e del 1° Rapporto sul settore IT in Italia Il 26 giugno 2009. Mentre il primo studio giunge alla sua 40esi-ma edizione, il secondo, redatto in collaborazione con la Camera di Commercio di Milano, fornisce la panoramica sul ruolo che il compar-to della ICT italiana svolge nel no-stro Paese e quale sia il suo supporto ai principali settori produttivi italia-ni. Il nuovo rapporto integra e com-pleta, con opportune indicazioni, quanto contenuto nel tradizionale che invece analizza il complesso del mercato italiano e le sue principali componenti. Dall’insieme dei due rapporti e delle due presentazioni emerge un quadro articolato e mi-nuzioso dello stato dell’ICT e della economia italiana che vale la pena

tratteggiare.

Il Rapporto 2009Il professor Capitani concludeva la sua presentazione del 40esimo rap-porto Assinform con una citazione di Franklin Delano Roosvelt: “L’uni-ca cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura” per ammorbidire il negativo

che ha percorso l’intera presenta-zione di un 2008 forte discontinui-tà per tutti i settori economici. Le economie mondiali sono entrate in recessione in modo sincrono molti-plicando così gli effetti negativi del-la crisi attuale. Questo è successo anche ai paesi emergenti (Cina ed India) che da tempo trainano la cre-

Fin dalla sua fondazione, avvenuta negli anni 60 durante agli albori dell’in-troduzione delle tecnologie informatiche in Italia, Assinform svolge il ruolo di punto di riferimento e raccordo fra chi produce le tecnologie informatiche e le principali forze economiche, istituzionali e di mercato che vedono il ricorso alle tecnologie ICT come uno strumento per la promozione del Sistema Paese. Oltre alla redazione del Rapporto Annuale, Assinform ha contribuito a far cre-scere la coscienza ICT italiana con numerosi studi di settore e ricerche spe-cialistiche nell’ambito delle varie discipline informatiche. Oggi i temi trattati dalla Associazione confindustriale sono vasti e articolati: si va dall’analisi del mercato italiano ICT -dalle Telecomunicazioni, alle Applicazioni Software, alle tecnologie mobili. Affianca gli studi di mercato con richieste propositive e sug-gerimenti indirizzati ad enti governativi che, di volta in volta, individua come interlocutori primari.Nell’ambito di queste iniziative e nel corso degli anni passati l’Associazione ha saputo costruire una propria autorevolezza grazie alla qualità dei propri dati, delle informazioni e alla caratteristica costruttiva delle posizioni espresse circa le politiche economiche di settore.

1 Il Rapporto Assinform sull’infor-matica, le Telecomunicazioni e i Contenuti Multimediali compie 40 anni non conside-rando la edizione del 1969 che trattava non l’anno precedente, ma quello in corso.

condo anno - ha continuato a con-trarre i suoi finanziamenti (-0,6% nel 2007 e -0,5% nel 2008). Anche la crescita della spesa delle famiglie è scesa dal 10,5% del 2007 al 4,4% del 2008.

È significativo che fra le imprese, le grandi (0,7%) e le medie (1,2%) abbiano fatto crescere, se pur debol-mente, la loro spesa, mentre le PMI hanno addirittura contratto (-0,7%) i loro budget rispetto all’anno pre-cedente. La spesa per HW (–0,2%) e manutenzione (-2,5%) attesta il desiderio delle imprese di rinviare a tempi migliori il rinnovo del par-co macchine (purtroppo anche nel 2009 è previsto un decremento del 15%), mentre la discreta crescita del-la spesa del software (+3,2%) indica che si cerca di far funzionare meglio e con più efficienza quanto si ha. C’è però anche da dire, specialmente per l’hardware e lo stesso vale anche per i servizi (+0,4%), i fatturati sono erosi dal persistente fenomeno del downpricing. Un discorso a parte, purtroppo particolarmente negati-vo, va fatto per le telecomunicazio-ni che, per la prima volta dopo anni di continua crescita, denunciano un calo del proprio fatturato (0,2%) imputabile alla debole e comunque rallentata crescita del mobile oltre al forte calo del fatturato sulla telefonia fissa. Anche in questo caso il feno-meno del downpricing delle tariffe spiega molte cose anche perché, se andiamo a ben vedere, c’è una forte crescita degli accessi a banda larga (+12%) soprattutto per la tecnolo-gia xDSL anche se rimaniamo mol-to indietro nella classifica europea del numero di accessi attivati per abitanti.La crescita della telefonia mobile è estremamente rallentata perché il settore con le sue 92 milioni di linee ha chiaramente raggiunto la satura-zione del mercato per un numero di

ove il PIL decresce addirittura con segno negativo mentre l’IT cresce di un esiguo 0,8% (rispetto ad una media europea del 3,8%) e le tele-comunicazioni, per la prima volta in Italia, affondano ad un -0,2% .

In questo macroscenario i settori di domanda si sono comportati diver-samente: le imprese, hanno ridotto i budget per la loro spesa IT (0,7% rispetto all’1,9% del 2007), la PA - specialmente la Centrale - per il se-

scita dell’economia e dell’ICT mon-diali. Tuttavia l’innovazione è l’uni-co percorso che ci consentirebbe di superare la crisi.

2008 da dimenticareLa curva di crescita dell’economia delineata sul PIL è, a livello interna-zionale, allineata a quella delle due componenti ICT (IT e TLC): ovve-ro l’ICT non è più anticiclica rispetto al PIL. Questa ciclicità è addirittura amplificata nel caso, italiano e unico,

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go dovrebbero dare spazio a una ripresa. C’è un notevole spazio di miglioramento possibile nell’appli-cazione delle tecnologie all’interno di processi produttivi. Questo spa-zio per l’Italia è molto ampio dato che il nostro indice di innovazione nell’Europa a 27 ci colloca al 21esi-mo posto. Inoltre questo ritardo è concreto e diffuso in molti settori. Paradossalmente possiamo creare crescita economica proprio perché abbiamo tanto spazio da ricuperare e basta che ci si metta a fare qualcosa di appropriato dovremmo riuscire a migliorare il nostro ranking.Le organizzazioni reagiscono in modo diverso alla crisi e mentre al-cune puntano solo alla riduzione dei costi (Grandi aziende e PMI) altre cercano sia di ridurre i costi, come d’investire in innovazione (PAL e Medie imprese qualificate a misu-rarsi sui mercati internazionali. C’è da aggiungere che la PA centrale ha dei buoni spunti innovativi sparsi qua e là, ma purtroppo questi punti non riescono a fare rete, o sistema, e dunque l’azione risultante e pre-valente è solo quella della riduzione delle spese. Un altro spazio di ripresa può venire

aziende a cui deve il 95% della sua cubatura lasciando alle famiglie ed agli individui il solo 5%. Il calo sarà spalmato abbastanza omoge-neamente su tutti i quattro macro settori IT (servizi -6,7%; Software -3,6%; Assistenza Tecnica -5,5% e Hardware -6,4%).

Che cosa fare?Tuttavia … in questo scenario ab-bastanza fosco … ci sono alcuni fattori che nel periodo medio lun-

utenze che è circa la metà (46 mi-lioni).

Quali previsioni, dunque?La ripresa non arriverà, né dai con-sumi, né dagli investimenti delle imprese. La ripresa avverrà grazie alle politiche anticrisi varate dai vari governi specialmente se saranno state corredate di risorse finanziare adeguate. Perciò se il settore privato non saprà esprimere una domanda sufficiente a far ripartire il mercato saranno le risorse specificatamente anticrisi ( incentivi, ammortizzatori sociali ecc.) a fare da motori. In pro-posito siamo mal posizionati perché il governo italiano al momento ha stanziato uno 0,3% del Pil contro il quasi 6% degli USA o il 4,5% della Spagna.Queste previsioni macroeconomi-che, ribaltate sul piano dell’ICT, porteranno nel 2009 ad un calo ge-neralizzato del mercato italiano del (-1,3%) che da un lato sarà deter-minato da una leggerissima cresci-ta delle telecomunicazioni (+0,7%) e dall’altro da un crollo (-5,6%) del comparto IT anche perché l’infor-matica risente molto di più dell’an-damento dell’economia reale delle

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dal territorio italiano inteso nella sua accezione più ampia. Il territorio è in grado di esprimere delle vere positività perché è conte-nitore di sistemi produttivi e di acco-glienza turistica eccellenti. Esistono 161 territori contenitori di distretti industriali tradizionali che reagi-scono alla crisi innovando - come dimostrato dai rapporti del Centro Studi di Banca Intesa San Paolo – e perciò riescono a crescere ed espor-tare. Infine la terza catalogazione

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vede il territorio come contenitore di poli tecnologici (distretti tecno-logici) che potrebbero configurarsi, secondo il Prof. Capitani, in punti di agglomerazione di centri di ser-vizi adatti a diffondere innovazione sul tessuto delle imprese più piccole. La quarta classificazione vede il ter-ritorio come contenitore di econo-mie esterne che possono diffondere innovazione nel sistema produttivo. Ad esempio in questo ambito pos-siamo parlare di fiscalità di distretto2

che può determinare un’identità di distretto verso un interesse comune e l’altra è un rating di filiera3 ovvero il passaggio da un territorio conte-nitore di attività di singole aziende ad un territorio di “filiere”. Ovvero piccole e medie imprese che coo-perano ed hanno transazioni fra di loro dovrebbero così avere maggior facilità di accesso al credito, come proposto dal vicepresidente di Con-fidustria Bonomi. Ci sono infine alcuni punti qualifi-canti da cui occorrerebbe partire per ricreare quella crescita: miglior effi-cienza della PA che comporti minori costi della burocrazia, riduzione del Digital Divide; il varo di nuovi ser-vizi su banda larga; la riduzione del-l’analfabetismo digitale; la demate-rializzazione dei documenti di ogni genere; l’innovazione nelle PMI. A soccorso di quello che c’è da fare e, in parte, su come lo si potrebbe fare, lo si intravede dal 1° Rapporto sul settore IT in Italia.

Il 1° Rapporto sul settore IT in ItaliaLa ICT made in Italy è viva e ve-geta! Questa è la prima considera-zione per certi versi rivoluzionaria, comunque destinata a ridisegnare almeno in parte la geografia ma-croeconomica della nostra econo-mia, che emerge dal nuovo rapporto Assinform. L’ICT Italiana, settore

2 Le imprese appartenenti a uno stesso distretto “possono esercitare l’opzione per la tassazione di distretto, ai fini dell’applicazione dell’imposta sul reddito delle società”. In altre parole il reddito imponibile del distretto si forma sulla sommatoria del reddito delle imprese componenti, ma la ripartizione del carico tributario tra le imprese è assegnata allo stesso distretto, che agisce quindi come camera di compensazione.3 Esiste un progetto allo studio di Confindustria per facilitare l’accesso al cre-dito assegna un rating alle reti tra imprese, ai distretti e alle filiere produttive.

industriale un tempo considera-to strategico, ma successivamente progressivamente declassato a “di-smesso” con la scomparsa della Oli-vetti, in realtà è un comparto vivo e vegeto che per addetti impiegati si posiziona nei primissimi posti del-l’economia nazionale. Pochi sanno che le 97000 imprese e i 390mila addetti collocano questo settore al terzo posto sopra altri settori ap-parentemente più “pesanti” quali: automobilistico, chimico, le poste e telecomunicazioni,dell’industria del legno e dei mobili, del tessile e della moda, dell’industria degli elettrodo-mestici, dell’energia, e del trasporto aereo. Grazie al nuovo rapporto scopriamo che la IT italiana si dimostra capace di assorbire risorse umane di altissi-ma qualità. Il “capitale umano” che impiega “per unità di prodotto”, Infatti, è secondo solo a quello del comparto della ricerca e dello svi-luppo. Messa in termini meno tecni-ci questo significa che l’ICT è un na-turale mercato del lavoro per risorse altamente qualificate ed è secondo solo alla Ricerca ed allo Sviluppo settore che per sua stessa natura è necessariamente all’avanguardia per

la caratteristica della intensità intel-lettuale del proprio lavoro.Lucarelli, Presidente di Assinform, in proposito afferma: “L’Italia, nella dotazione di capitale umano esprime in genere una debolezza, risultato sia della mancata evoluzione del sistema formativo, sia del prevalere di specializzazioni pro-duttive a bassa intensità di lavoro qualifi-cato. Al contrario, il nostro Paese trova nel capitale umano del settore IT un proprio vantaggio competitivo che ci consente di pri-meggiare in Europa”. Grazie anche a

questa peculiarità di alta intensità in-tellettuale il comparto mantiene po-sizioni di assoluto rilievo in ambito europeo. Nell’Europa dei 27 siamo, infatti, terzi per addetti impiegati (dopo Inghilterra e Germania) e se-condi, dopo la sola l’Inghilterra, per numero di Aziende in essere.

L’ICT per settori e per aree geografiche“Il settore IT italiano è oggi costituito, in linea con la tendenza europea, per il 92,4% da attività di software, contro il 3,6% di hardware e il 4% di assistenza tecnica” aggiunge il Presidente uscen-te di Assinform che ancora fa notare “ Un fenomeno di assoluto rilievo è rappre-sentato dal nucleo delle 40 medie imprese italiane di produzione di hardware che, con un fatturato di oltre 1.500 milioni di euro (dati 2006), si colloca ai primissimi posti in Europa, e supera 1.300 milioni di euro generati dalle 46 medie imprese inglesi. Gli altri paesi sono ampiamente staccati”Se nell’hardware siamo dunque par-ticolarmente vivaci ed efficienti , per il software e i servizi, che impiagano circa il 70% degli addetti, le cose, pur andando bene, non sono così eccellenti. Siamo infatti quarti dopo UK, Germania e Francia con un fat-

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turato di circa 19miliardi di euro.La segmentazione per aree geo-grafiche compiuta dal 1° Rapporto sul settore IT in Italia fa emergere che la Lombardia ed il Lazio, con le due capitali italiane, sono i poli ove si concentrano, in quantità, oltre il

38,5% delle imprese e il 42% degli addetti al settore sul totale nazionale e, in valore, il 43,4 % del fatturato totale del settore che è pari a circa il 2,8% del PIL.Commenta Lucarelli durante la sua presentazione: “È Roma, tutta-

via, che presenta insediamenti produttivi mediamente più grandi rispetto al dato nazionale, con una media di 5,9 addetti per imprese, in linea, quindi, con la me-dia europea che è di 6 addetti per impresa (UE a 15 paesi); mentre Milano scende a 5,1 addetti per impresa, un dato comun-que più elevato della media nazionale che, come vedremo, è di 4 addetti per impresa” Un ultimo dato fondamentale è rap-presentato dall’l’evoluzione cultura-le dell’imprenditorialità del settore. L’ICT made in Italy privilegia la for-ma giuridica societaria (il 60% delle aziende adottano forme societarie di vario genere e di questo il 50% sono società di capitale) contro la tradizionale propensione nella mag-gior parte dei settori dell’industria e dei servizi che alle aziende di natura individuale.

Un “esercito acquartierato” a cui manca l’obiettivo?Sintetizzando al massimo queste caratteristiche, tutte molto positive, potremmo dire che abbiamo un ot-

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timo strumento per:dare al Paese un salutare impul-so all’innovazione tecnologicacompetere sul mercato europeo, e forse oltre, per raggiungere posizioni, se proprio non di vera e propria leadership, di buona presenza di mercato.

In metafora è come avessimo un esercito di ottima struttura, orga-nizzato in reparti affiatati e con soldati di altissima qualità. In que-sto scenario sembra che basterebbe dare l’ordine per poter iniziare la conquista del mercato e di fatturati più sostanziosi. In realtà non è così perché questo esercito, in una qual-che maniera, è come fosse acquar-tierato nelle caserme ed incapace di manovrare, per così dire, all’attacco. Perché?

CriticitàAssinform, presentando il suo rap-porto, punta l’indice su tre criticità:

FrammentazioneMarginalitàInternazionalizzazione inade-guata

Per il primo punto il settore sconta,

1.

2.

1.2.3.

sia al suo interno, sia verso l’esterno nazionale l’estrema frammentazione delle strutture aziendali italiane. La debolezza endogena nasce dal fatto che la media del settore in Italia è di quattro addetti per azienda, mentre quella europea (Europa a 15) è di sei addetti. Una maggior concentrazio-ne aiuterebbe le nostre aziende di settore, specialmente se molto in-novative, a tenere il passo della “glo-balizzazione, sottoposte come sono alla pressione costante del rapido cambiamento

tecnologico, che rende obsoleto ciò che è stato sviluppato solo pochi mesi prima” com-menta Lucarelli. Tutto questo si tra-duce, dal lato offerta, in una grande difficoltà “a creare grandi filoni d’inno-vazione che, come dimostrano le statistiche ed alcuni esempi d’eccellenza, sono alla nostra portata” conclude in proposito Lucarelli.

A parere di chi scrive questo effet-to si esaspera quando guardiamo il lato della domanda. Gran parte di essa appare frammentata, struttural-mente irraggiungibile se non a costi infinitamente onerosi. Il mercato, visto con la lente delle ubicazioni (uffici aziendali e pubblici presen-ti sul territorio – dati Istat 2003), è una piramide rovesciata ove gli oltre 4,7 milioni di ubicazioni delle orga-nizzazioni italiane (aziende e PA) di territorio che contano da 1 a 49 dipendenti, per numerosità rappre-sentano il 99,1% mentre per fattura-to realizzano solo il 18 % del totale. Per contro le aziende grandi (oltre le 250 persone impiegate) rappre-sentano lo 0,1 della numerosità, ma quasi il 57% del fatturato del settore e per quanto queste possano inno-vare il loro peso specifico (0,1 del

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totale numerico) è talmente esiguo da essere quasi irrisorio.

È necessario generare una doman-da di innovazione qualitativamente qualificata e quantitativamente re-munerativa, ma portare l’innovazio-ne in un mercato così frammentato è molto più faticoso e induce - come ormai sappiamo - margini poco re-munerativi.

In proposito, appaiono interessanti le iniziative governative che cercano di favorire, a livello locale se non di-strettuale, i contratti “di rete”4. Ve-dremo sul campo quanto potranno, da un lato, rendere accessibile l’in-novazione tecnologica necessaria a gruppi di aziende che saranno ca-paci di fare rete in termini operati-vi e contrattuali e, dall’altro, quanto indurranno ad un consolidamento, prima nella operatività quotidiana di alcune loro attività, poi nella strut-tura industriale del distretto o del territorio.Appare dunque necessario il dispie-gamento di politiche sia locali sia europee capaci di creare un ambien-te favorevole a far crescere la picco-la dimensione delle aziende facendo,

secondo Lucarelli, leva su “coope-razione vera e continua con l’università, disponibilità di capitali pronti a sostenere i buoni progetti, capacità di difendere la produzione intellettuale”.La frammentazione sia dell’offerta, sia della domanda spinge le azien-de ICT italiane ad una concorrenza che viene fatta più sul confronto sui prezzi piuttosto che sui contenuti. Questo atteggiamento è devastante sui margini e, di riflesso, sulla pos-sibilità di crescita sana del settore. Può essere, a breve e medio termine, una politica che favorisce la penetra-zione sui mercati esteri ma, a gioco lungo, la necessità di competere nel mercato interno solo sul prezzo rende finanziariamente asfittiche le nostre aziende con tutto ciò che ne consegue.Secondo Lucarelli, infatti, tutto que-sto si riflette puntualmente sulla in-ternazionalizzazione del nostro set-tore ICT che denuncia una cronica “sofferenza della bilancia commerciale,con un deficit nel 2008 di circa 5,1 miliardi di euro (importiamo circa 7 miliardi e ne esportiamo circa 1,9)”. Ma a ben vedere questo dato sta migliorando perché rispetto al 2005 questo deficit5 è ca-lato globalmente del 18% in tutte le

sue componenti: hardware, software e servizi. Per questi ultimi, anzi, il disavanzo attivo sta crescendo con forza a dimostrazione della quali-tà del valore che siamo in grado di offrire internazionalmente, sempre che non sia solo una competizione vinta unicamente sul prezzo.

ConclusioniLucarelli conclude l’esposizione del rapporto affermando che: ”Il Made in Italy dell’informatica costituisce un grande potenziale di innovazione tecnolo-gica a disposizione della modernizzazione del Paese. Si tratta, tuttavia, di un poten-ziale di innovazione ancora poco utilizza-to e valutato.” In sintesi: l’attenzione politica che il settore riceve non è equivalente al peso economico di-mostrato.Continua indicando che, anche per il settore ICT sono necessari inter-venti governativi forti come quelli già programmati per il settore del-l’auto o del tessile che per altro, è di-mostrato dal rapporto, sono meno “pesanti” dell’ICT. Già nel suo intervento di presen-tazione del Rapporto 2009 il Presi-dente Assinform aveva affermato che è necessario utilizzare due leve: una nel settore pubblico, l’altra in quello privato. È necessario un forte cambiamento di atteggiamento ver-so l’innovazione che passi attraverso improrogabili iniziative quali la de-tassazione degli utili delle imprese investiti in innovazione digitale; gli incentivi all’innovazione inseriti in ogni iniziativa del piano anticrisi; ri-lancio dei finanziamenti Fas (Fondo Aree Sottoutilizzate 2009-2011 circa

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4 in proposito fare riferimento alle parole di Mastrobuono.5 Sarebbe interessante verificare se la riduzione dipende unicamente dal noto fenomeno di downsizing dei prezzi tipico del settore Hi-Tech.

l’impiego delle poche risorse dispo-nibili per l’innovazione al fine di co-gliere le opportunità che offre l’uso strategico di strumenti innovativi per il presidio e la conquista di mer-cati, con un particolare accento alla cooperazione produttiva di filiera e di distretto, al commercio on line, al social networking e alla marketing intelligence. In altre parole di con-sentire alle Pmi italiane di sfruttare tutte le potenzialità messe oggi in campo da Internet ad alta velocità e dalle potenze di calcolo in rete.”

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ANTONIO TOCI

Analista di Sistemi Informativi

14 mld su cui deciderà il Cipe nella prossima riunione) finalizzandoli al progetto IT Industria 2015 e lancia-re nuovi programmi, in particolare il Piano e-Government 2012. L’amministrazione pubblica, nel suo complesso, ha l’obbligo di trai-nare la domanda di ICT. Negli ul-timi periodi, basandosi su processi di in-housing che ormai assorbono il 60% degli investimenti pubbli-ci del settore, la PA ha sottratto al mercato risorse importanti, mentre negli altri paesi europei, invece, tali risorse costituiscono un potente sti-molo dell’innovazione e della quali-tà dell’offerta, grazie a un mercato pubblico concorrenziale e traspa-rente. È perciò necessario un forte cambiamento di atteggiamento ver-so l’innovazione che passi attraver-so improrogabili iniziative quali: la detassazione degli utili delle imprese investiti in innovazione digitale; gli incentivi all’innovazione inseriti in ogni iniziativa del piano anticrisi; ri-lancio dei finanziamenti Fas (Fondo Aree Sottoutilizzate 2009-2011 circa 14 mld su cui deciderà il Cipe nella prossima riunione) finalizzandoli al progetto IT Industria 2015 e lancia-re nuovi programmi, in particolare il

Piano e-Government 2012.La PA dovrà anche guarire di alcuni mali tradizionali quali le lentezze e complessità nelle procedure d’ac-quisto, inclusa la grave e sempre più diffusa patologia dei ritardi dei pa-gamenti, che aggrava la già lamenta-ta esiguità degli investimenti. Relativamente al privato Lucarelli conclude affermando che bisogna superare la frammentazione delle PMI italiane puntando, da un lato, a creare una forte cooperazione, so-stanzialmente una alleanza, tra setto-ri industriali tradizionali e settore IT, capace di “promuovere l’aggrega-zione della domanda, sia facendola passare dal livello d’impresa al livel-lo di distretto e/o di rete d’imprese, sia consentendo la circolazione delle best practices e delle eccellenze, in modo da costituire dei validi punti di riferimento territoriali e naziona-li.” Dall’altro si tratta di “ottimizzare

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Il mercato mondiale delle soluzioni del settore dell’ECM (infrastrutture, softwa-re, servizi) ammontava, nel 2007, al 2,9 miliardi di $ (Gartner Group); gli investi-menti in questo comparto applicativo sono ancora in crescita, Dataquest afferma che cresceranno del 12% almeno fino al 2012

e … finalmente da qualche anno le piatta-forma ECM sono considerate a pieno tito-lo come parte integrante dell’infrastruttura IT di un’azienda (AIIM, 2009).Eppure il consumo di carta cresce, sempre più e con maggiore intensi-tà, da quando l’informazione elet-

tronica è prodotta e circola, con maggiore facilità, in rete. Le stesse informazioni che nascono elettroniche crescono: ogni giorno noi creiamo e archiviamo più infor-mazioni in formato digitale di quan-te ne siano state create fin dall’origi-

I processi d’acquisto dei servizi documentaliRiflessioni emerse dalla tavola rotonda organizzata da Sda Bocconi School of Management

ROBERTA RAIMONDI

Francesco Carbone, Direttore Ope-rations di Edison;Roberto Carreri, Responsabile Pro-gettazione e Sviluppo, Direzione Sistemi Informativi e Telecomuni-cazioni di ATM;Fabrizio Pedrazzini, Direttore Ri-sorse Umane, Qualità e Sicurezza di Gruppo Pellegrini;Giovanni Piccinelli, Funzione Orga-nizzazione di Reale Mutua Assicura-zioni;Adriano Riboni, Direttore Sistemi Informativi di Sanofi Aventis.

All’interno delle aziende oggi spes-so non esiste una specifica funzione che si occupi, con ruolo decisionale, degli acquisti documentali. La collocazione degli attori princi-pali non è uniforme, la scelta può essere condivisa e coinvolgere più ambiti dell’organizzazione: per tal motivo alla tavola rotonda sono sta-ti invitati a discuterne relatori pro-

e system integrator sono coinvolti in un processo di convergenza che ha come catalizzatore proprio la ne-cessità di “mettere al centro l’infor-mazione”, sovente contenuta in un documento, magari cartaceo. Nella realtà di oggi questa continuità dei flussi informativi non emerge anco-ra con chiarezza, ne’ nel sistema del-l’offerta, ne’ nella percezione delle aziende della domanda, che realizza-no progetti di information manage-ment non sempre lungimiranti.

Come queste considerazioni do-vrebbero influenzare i criteri di de-cisione sugli acquisti di prodotti e/o servizi documentali?

Se ne è discusso nella tavola rotonda organizzata da Document Management Academy di Sda Bocconi School of Ma-nagement, Asso.iT e Xplor Italia.All’incontro, moderato dal Prof. Paolo Pasini, sono intervenuti:

ne della carta (John Battelle, 2008). Eppure oggi quello che manca non è l’informazione, non sono i siste-mi per trattarla (infrastrutture, solu-zioni software, ...), ma i meccanismi della comprensione necessari a trar-ne valore.Lavorare sul ciclo di vita dell’in-formazione significa realizzare una visione che permetta di pianificare e programmare, per piccoli passi, interventi che armonizzino flussi documentali, competenze, flussi di attività nei processi organizzativi e, naturalmente, tecnologie.Il settore dei prodotti e dei servizi documentali è però ancora molto frammentato e variegato, popolato da operatori con DNA molto dif-ferenti, provenienti da comparti di-stanti tra loro. Aziende che offrono infrastrutture di acquisizione e/o stampa, fornitori di software per la gestione dei flussi informativi specializzati sui formati

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cessità di scansire i documenti cartacei per trasmettere meglio le informazioni. Abbia-mo razionalizzato il parco dei dispositivi di stampa (passando da 1.000 dispositivi a 600), installando dispositivi multifun-zione in rete che garantiscono qualità e velocità elevate. Il passo successivo ha ri-guardato l’adozione di una piattaforma documentale che fungesse da “contenitore” per le informazioni. In tutti questi progetti l’importante è riuscire a calare le soluzioni all’interno dei processi e non dimenticare la parte destrutturata del dato la cui gestione rappresenta una sfida che le imprese de-vono riuscire a vincere. Attualmente sono quattro le aree su cui stiamo concentrando i nostri maggiori sforzi: un’ulteriore ottimiz-

delle informazioni. Siamo partiti con un progetto volto a evitare la proliferazione di dispositivi di stampa privilegiando la multifunzionalità; ora stiamo valutando la dematerializzazione del ciclo attivo. In tutti i progetti teniamo conto del fatto che il passaggio dalla carta al digitale è molto delicato e richiede un grande sforzo orga-nizzativo, perché si rischia di far partire progetti che, se non sono supportati dal top management e condivisi dagli utenti, sono destinati al fallimento”. Dalle esigenze degli utenti che ha preso, invece, vita il progetto di Document Management in Reale Mutua: “Gli utenti – spiega Giovan-ni Piccinelli – hanno manifestato la ne-

venienti da diverse unità operative, accomunati soltanto dall’aver avuto un ruolo fondamentale nelle deci-sioni di acquisto.Le domande che hanno guidato gli interventi sono state le seguenti:

Quali i motivi principali per l’ac-quisto di prodotti e/o servizi in campo documentale?Quali progetti aziendali richie-dono questo tipo di infrastrut-ture e/o soluzioni?Come è stata condotta la “Sof-tware/Partner selection”?Quale ruolo la specifica funzio-ne aziendale ha speso nel pro-cesso di acquisto?

Di seguito sono le principali consi-derazioni emerse della discussione.

Le motivazioni d’acquistoEdison è un’azienda attiva nel setto-re dell’energia che è cambiata molto rispetto al passato e sta cambiando ancora, spostando il proprio focus dalla produzione di energia elettrica alla vendita sul mass market. “Questo cambiamento – dice Francesco Carbone – investe tutti i processi dell’organizza-zione. Per riuscire a competere è necessa-rio ridurre il cost-to-service e allo stesso tempo migliorare la qualità del servizio. Coniugare questi due aspetti è possibile, dal momento che le soluzioni che permet-tono di ottimizzare i costi sono quelle che consentono anche un migliore trattamento dell’informazione”. Anche Fabrizio Pedrazzini di Grup-po Pellegrini, uno dei principali player della ristorazione e dei servizi integrati per le aziende, si sofferma sulla necessità di ottimizzare i pro-cessi interni per migliorare i livelli di servizio. “Migliorare gli aspetti riguar-danti la gestione documentale – spiega – è un modo per migliorare il servizio. Già da tempo stiamo valutando in che modo ottimizzare i processi di gestione docu-mentale e le risorse impegnate e, allo stesso tempo, migliorare la qualità e la sicurezza

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Bioforum è la mostra convegno dedicata alle biotecnologie in cui scien-za e impresa si incontrano, un appuntamento che dal 2004 riunisce aziende, università, istituzioni, centri di ricerca, startup e spin-off per promuovere i processi di trasferimento tecnologico nel settore biotech.

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Ministero dello Sviluppo Economico

Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita

zazione del parco dei dispositivi di stam-pa, con l’obiettivo di mettere a disposizione degli utenti soluzioni che integrano funzio-nalità avanzate di gestione documentale, l’adozione del fax-server, la conservazione sostitutiva dei libri bollati e contabili e pro-getti specifici per i diversi settori di business finalizzati all’eliminazione di passaggi manuali di documenti cartacei. Sono poi in fase embrionale progetti riguardanti la Posta Elettronica Certificata e la Firma Elettronica”. La dematerializzazione permette alle imprese di ottenere vantaggi ri-levanti, non solo nella riduzione dei costi (per la produzione cartacea dei documenti, la loro spedizione trami-te posta e la conservazione in spa-zi fisici), ma anche per la maggiore qualità e affidabilità dei dati e delle informazioni gestite. La dematerializzazione è entrata in ATM nel 2000, come spiega Rober-to Carreri: “L’obiettivo è stato quello di informatizzare il workflow delle pratiche dei sinistri in cui erano coinvolti nostre vet-ture e nostri passeggeri. Le pratiche erano dei faldoni piuttosto voluminosi, mentre ora vengono gestite mediante un workflow digi-tale. Questa prima esperienza di gestione documentale è stata molto positiva, tanto che abbiamo deciso di iniziare un proget-to per la gestione elettronica del protocol-lo aziendale, ovvero della corrispondenza interna ed esterna all’azienda. Questa ge-stione era un processo lento, oneroso e pre-sentava evidenti criticità e inefficienze come per esempio la duplicazione dello stesso documento e il continuo spostamento fisico dello stesso. Tutte problematiche superate grazie alla digitalizzazione. Abbiamo, poi, iniziato a lavorare sulla dematerializ-zazione delle fatture del ciclo passivo con l’obiettivo di rendere i processi più efficien-ti. I progetti di dematerializzazione sono portati avanti per gradi perché c’è un forte impatto negli aspetti organizzativi. Non si possono ignorare gli utenti e le esigenze del-l’organizzazione devono essere coniugate con le loro”.

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L’informazione al centroIn Sanofi-Aventis la dematerializ-zazione è cominciata nel 1998 con l’invio del fax da PC, è proseguita nel 2002 con la gestione del diclo passivo e nel 2008 con il ciclo atti-vo per abbracciare, infine, il mon-do destrutturato con l’adozione di una piattaforma di ECM. “Il percorso di dematerializzazione – dice Adriano Riboni – è in essere da diversi anni; non si può pensare di fare altrimenti, dal mo-mento che la carta diventa sempre più one-rosa da gestire. Con l’ECM siamo riusciti a migliorare il processo di approvazione del dossier contenente tutto il materiale promozionale, relativo ai farmaci. Questo materiale, che include anche informazioni destrutturate come per esempio il video pro-mozionale, segue un iter di approvazioni interno all’azienda prima di essere sotto-posto al Ministero della Salute. Per quanto riguarda il ciclo di approvazione interno, ci avvaliamo di meccanismi di workflow con la possibilità, per gli attori coinvolti, di ap-porre commenti sui documenti. Il sistema tiene traccia delle diverse versioni e fa ri-partire da capo il workflow nel caso in cui sia necessario”.

Fornitori o partner?Non più fornitori, ma partner che, partendo dall’analisi delle specifi-che esigenze, realizzino progetti in grado di traghettare l’impresa ver-so l’innovazione e il cambiamento. Questo è quello che cercano le im-prese. “Il contributo consulenziale del for-nitore – dice Roberto Carreri di ATM – è determinante. Non vogliamo qualcuno che fornisca solo prodotti, ma anche consu-lenza strategica che includa la conoscenza degli aspetti legali e fiscali. Servono partner che sappiano gestire i progetti fin dalla fase embrionale”. Su questo argomento Carbone di Edison aggiunge: “Siamo partiti rivol-gendoci a fornitori del mondo del software perché avevamo bisogno di riuscire a gestire meglio i documenti. Poi abbiamo capito che per ottenere i benefici maggiori è necessario

gestire i processi end-to-end, per cui ci fac-ciamo supportare da aziende specialiste di processo. Servono fornitori che portino me-todologie, KPI e nuovi modi di guardare ai processi. I progetti di gestione documentale hanno impatti su tutta l’organizzazione per cui, anche grazie all’aiuto del fornitore, è necessario rivedere i processi e prendere in considerazione gli aspetti di change mana-gement”. “I criteri che prendiamo in considerazio-ne nella scelta dei fornitori – conclude Riboni di Sanofi-Aventis – dipendono molto dalla tipologia di progetto. In ge-nerale, privilegiamo i fornitori che hanno esperienze nel mondo farmaceutico e che siano in grado di coniugare le necessità di cambiamento dell’azienda con le esigenze degli utenti. Il prezzo non è quindi l’unico elemento che prendiamo in considerazione, tanto che abbiamo deciso di eliminare le gare on line perché troppo basate legate a questo aspetto”.

ROBERTA RAIMONDI

Professore di Sistemi Informativi presso la School of Management dell’Univer-sità Bocconi di Milano - Direttore della “Document Management Academy”, Sda Bocconi, AssoIt, Xplor Italia

I rischi legati al Data LeakageUn studio voluto da Cisco analizza diversi aspetti legati alla perdita dei dati aziendali

LA REDAZIONE

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Negli ultimi mesi Cisco ha realizzato una ricerca, suddivisa in tre fasi, sul Data Leakage, ossia la perdita di in-formazioni aziendali. Per effettuare questo studio sono stati intervistati circa 2.000 impiega-ti e professionisti di 10 paesi (Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Germa-

nia, Italia, Giappone, Cina, India, Australia e Brasile) operanti nel-l’Information Technology. I diversi Paesi, sono stati scelti per creare un insieme diversificato di culture ed ambienti sociali, con diversi livelli di industrializzazione e di adozione di Internet.

I risultati sono stati unificati sotto 3 grandi argomenti, diffusi in tem-pi diversi: gli errori più comuni che portano alla perdita di dati aziendali, le “policy” aziendali relazionate ai rischi legati al Data Leakage e, infi-ne, l’analisi sulle minacce interne.Tutte queste ricerche sono state

al “lavoro senza confini” cui sono soggette. Dall’indagine emerge che il paese che meno ha adottato “policy” di questo tipo è il Giappone.Nonostante l’adozione di “policy” di sicurezza all’interno delle aziende, gli impiegati hanno spesso ammesso di non rispettarle o di ignorarle. I fattori che spingono gli impiegati ad aderire o no a tali “policy” sono moltissimi:- Consapevolezza: la differen-za tra i professionisti IT che sono consapevoli dell’esistenza di queste “policy” e il numero di impiegati che lo sono è molto ampio (i professio-nisti IT consci sono circa il 20-30% in più degli impiegati). Naturalmen-te, il dubbio che ne consegue riguar-da le modalità di comunicazione dell’esistenza di queste “policy”.- Comunicazione: l’11% degli impiegati ha dichiarato che l’IT non comunica le “policy” di sicurezza. Anche quando la comunicazione avviane, nella maggior parte ven-gono delle volte vengono utilizzati strumenti indiretti come posta elet-tronica, voice mail, ecc…- Aggiornamenti: il 77% dei professionisti intervistati e il 49% degli impiegati, pensa che le “po-

parenti, ecc…- Utilizzo dei dispositivi aziendali per comunicazioni perso-nali: è un fattore che riguarda circa 2 dipendenti su 3. Tra i vari utilizzi sono compresi il download di musi-ca, lo shopping, le operazioni ban-carie, ecc…- Memorizzazione di chiavi di accesso e password: 1 dipendente su 5 memorizza gli elementi in questio-ne sul proprio computer o le scrive sul più classico dei post-it attaccati al computer.

Come detto, il passo successivo del-la ricerca è stato quello di indagare la diffusione e l’efficacia delle “policy” di sicurezza nelle aziende e le mo-tivazioni che spingono gli impiegati a non rispettarle o, al contrario, ad adeguarsi. Naturalmente, uno studio approfon-dito di queste tematiche consente ai team IT di creare “policy” specifi-che in grado di rispondere ai bisogni dei dipendenti. Fin da un’analisi preliminare dei dati emerge che il 77% delle aziende ha attuato delle “policy”. Delle aziende che non l’hanno fatto, ben un quar-to ha motivato la scelta legandola alla mobilità, alla collaborazione e

commissionate in un periodo si-gnificativo per quanto concerne il mutamento dello stile di vita dei dipendenti e del luogo di lavoro: di conseguenza il coincidere tra vita lavorativa e personale dipende in gran parte dalla proliferazione di di-spositivi ed applicazioni per la col-laborazione utilizzati in entrambe le situazioni, inclusi telefoni cellulari, notebook, applicazioni Web 2.0, supporti video e strumenti sociali.

Il primo aspetto studiato (gli errori che causano la perdita ed il furto dei dati) ha portato all’emersione di al-cuni comportamenti particolarmen-te interessanti:- Alterazione delle imposta-zioni di sicurezza sui computer: 1 dipendente su 5 ha alterato le im-postazioni di sicurezza sui propri dispositivi di lavoro per aggirare le “policy” IT e poter così accedere a siti Web non autorizzati.- Utilizzo di applicazioni non autorizzate: secondo 7 intervistati su 10, una delle principali cause di perdita dei dati aziendali, è rappre-sentata dagli accessi non autorizzati ad applicazioni o siti Web.- Accesso non autorizzato alla rete/struttura: negli anni scor-si, 2 professionisti IT su 5 hanno avuto a che fare con questo gene-re di problema. Tra tutte le persone coinvolte, circa i due terzi ha dovuto fronteggiare diversi incidenti di que-sto tipo negli anni passati, mentre al 14% il problema gli si ripresenta mensilmente. In Italia, circa il 40% degli intervistati ha avuto a che fare con dipendenti che sono entrati senza autorizzazione in diverse aree dell’azienda e nella rete.- Condivisione di informa-zioni aziendali sensibili: il 24% dei dipendenti ha ammesso di condivi-dere informazioni aziendali sensi-bili con persone non appartenenti all’azienda come, ad esempio, amici,

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Figura 1 - Frequenza d’uso dei dispositivi aziendali per uso personale

è che per i responsabili IT gli impie-gati sono sempre più a conoscenza dei rischi connessi alla sicurezza dei dati e, partendo da questo dato, sono diventati più diligenti nella protezio-ne dei dati stessi. Nonostante questo, il dato più interessante che emerge dalla ricerca è che le minacce inter-ne alle aziende, indipendentemente dalla loro natura, sono più frequenti di quelle esterne. A far pendere la bilancia delle minacce verso il fronte interno vi sono diversi fattori. Il maggior rischio è rappresentato, innanzitutto, dai dipendenti negli-genti e/o scontenti.Gli altri rischi principali sono rap-presentati dall’introduzione in azien-da di hard disk portatili, il furto o la perdita dei vari dispositivi aziendali e dalla vendita o il furto di informa-zioni e dispositivi.Come spiega John N. Stewart, Chief Security Officer di Cisco: ”Conside-riamo la proprietà intellettuale come il bene più importante da proteggere, mentre l’impatto e le perdite maggiori si hanno quando un’azienda perde i dati dei clienti. Se pensiamo a ciò, i dati sono la risorsa più importante da proteggere in un’organizza-

Il terzo e ultimo step della ricerca, reso pubblico a gennaio di quest’an-no, riguarda i rischi provenienti dai reali comportamenti, sia volonta-ri sia dolosi, degli impiegati; i quali possono danneggiare non solo l’im-magine delle aziende, ma, talvolta, hanno anche come conseguenza quella di far perdere loro molto de-naro.Il primo risultato che salta agli occhi

licy” richiedano maggiori aggior-namenti. Questi dati aumentano in modo sensibile in quei paesi come Cina e India, con economie avviate e con forza lavoro in aumento, che si stanno connettendo alla Rete per la prima volta.- Imparzialità: in 8 Paesi su 10 la maggior parte degli impiegati crede che le polizze aziendali siano ingiuste. Le sole due eccezioni sono Germania e Stati Uniti. In quest’otti-ca diventa fondamentale per i dipar-timenti IT proteggere gli impiegati che usano nuove tecnologie, senza costringerli in “policy” eccessiva-mente rigide.- Non conformità: certamen-te la divergenza di opinioni tra im-piegati ed i responsabili IT relativa-mente alla conformità o meno delle “policy” attuate rappresenta il dato più significativo. In particolare, gli impiegati hanno dichiarato che la ragione principale della non confor-mità è che le “policy” attuate non sono allineate con ciò che realmente hanno bisogno per svolgere il pro-prio lavoro. Il 42% degli impiegati ha presentato una lamentela di que-sto genere.

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Figura 2 - Gap tra impiegati e responsabili IT in materia di conoscenza di politiche aziendali di sicurezza

Figura 3 - I Responsabili IT individuano accessi fisici o in rete non autorizzati?

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zione proprio perché non sono nostri. Sia-mo dei “guardiani” e i clienti si affidano a noi per proteggere le loro informazioni”.“I dati degli impiegati, che quasi tutte le aziende hanno da qualche parte, sono al-trettanto importanti – continua Stewart - perché vogliamo che chi lavora per e con noi sia certo che le informazioni personali che li riguardano siano protette e al sicu-ro. Detto ciò, le proprietà intellettuali sono chiaramente di valore e per la maggior parte delle volte di proprietà dell’azienda. Comunque sia, in tutti i casi, la perdita

di dati può minare il brand di un’azien-da, danneggiare il vantaggio competitivo, influire sul valore delle azioni, intaccare la fiducia dei clienti e mettere a repentaglio le partnership”.Proprio per evitare questi rischi, Stewart fa notare come sia possibile intraprendere diverse azioni per evi-tare la perdita dei dati e contenere i relativi costi. Le principali mosse attuabili sono: individuare i dati che devono essere protetti, comunicare agli impiegati quali dati vanno pro-

tetti (perché spesso non è una cosa scontata che essi lo sappiano), far in modo che tutte le figure azienda-li abbiano la stessa cultura della si-curezza, non perdere di vista come procede il lavoro degli impiegati.

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Gare di cartaIl Comune di Reggio Emilia lancia un nuovo servizio per le gare d’appalto.

MARCO MIGLIARESE

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Il comune di Reggio Emilia, nelle settimane passate, ha lanciato un nuovo strumento per la gestione delle gare d’appalto denominato “Gare senza carta”.Il servizio, nato sulla scorta dell’on-data di smaterializzazione e di digi-talizzazione che sta coinvolgendo tutta la Pubblica Amministrazione, prevede la pubblicazione on-line non solo dei bandi di gara, ma an-che di tutti i documenti relativi alla gara stessa.Come spiega la dottoressa Rita En-rica Montanari :”L’idea è nata dal-l’esigenza di semplificare la presa visione degli elaborati”. Questo pro-cedimento, infatti, spesso coinvolge tra le 40 e le 60 aziende, generando così grossi costi per tutti i soggetti coinvolti: sia per gli interessati a par-tecipare alla gara, sia per l’ammini-strazione comunale.Il sistema realizzato per raggiunge-re con l’obiettivo in questione è ca-

ratterizzato dal succedersi di diversi passi: il primo è la pubblicazione del bando on-line sia sul sito del comu-ne emiliano quasi in contemporanea con l’invio di un avviso del bando di gara alla posta elettronica certifi-cata di ciascuna azienda; il secondo passo è la presa visione via Internet della documentazione da parte degli interessati, l’ultimo è rappresentato dalla gara vera e propria. In modo particolare, l’uso della Pec rappresenta la vera novità. La scelta di introdurre questo sistema è dovu-ta dall’analisi di un sondaggio realiz-zato appositamente dal Comune: da questo risultava, infatti, che solo il 50% delle aziende intervistate usava abitualmente o aveva intenzione di munirsi di un Pec. L’utilizzo di un si-stema di questo tipo fa sì che i docu-menti cartacei reperibili al negli uffi-ci comunali e quelli digitali riportati in un’area apposita del sito abbiano le stessa caratteristiche di validità.

Il Comune, inoltre, ha fornito le aziende interessate di un dispositivo di firma digitale opportunamente attivato, in modo da rendere sicura e riconducile ad un’azienda specifica la registrazione della presa visione di un documento avvenuta con un particolare log-in in un’area riser-vata del sito del Comune. L’entrata in questa zona particolare del sito è effettuata dal server del Comune, lo stesso che conserverà memoria di chi è entrato. Va sottolineato che i server in questione registrano solo il primo accesso e quindi non i suc-cessivi, né tanto meno gli eventuali download dei vari documenti. L’individuazione delle aziende che hanno preso visione degli atti per-mette agli amministratori comuna-li di coinvolgere nelle gare solo le aziende giuste.Come detto poco sopra, il rispar-mio, non va dimenticato, coinvolge anche le aziende, in modo partico-

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lare quelle che, essendo fuori zona, oltre a tutto devono anche sostenere delle spese di trasporto importanti per raggiungere Reggio Emilia. Per le aziende con questo problema il Comune evidenzia come il rispar-mio medio, stando almeno al que-stionario informativo distribuito alle aziende, si aggira sui 300-400 euro per ciascuna gara.Per rendere possibile tutto ciò il co-mune di Reggio Emilia si è mosso su più piani: non solo il già citato questionario tra le aziende, ma an-che un accordo con il TAI (Tavolo Associazioni Imprese) al fine di in-dividuare modalità condivise per la realizzazione del progetto.Naturalmente, come appare chiaro, il passo successivo che il Comune auspica di poter attuare è quello di svolgere le gare direttamente e com-pletamente online, senza limitarsi, come è adesso, alla sola presa visio-ne degli atti.

MARCO MIGLIARESE

Giornalista pubblicista, collaboratore di iged.it.

Non solo archiviazione: uno strumento facile per gestire anche i processi aziendali più complessiLa gestione dei documenti e delle informazioni si fa sempre più strategica per le organizzazioni che vogliono affrontare la crisi non solo con tagli ai costi operativi, ma soprattutto affrontando le aree di inefficienza, con un investimento orientato all’innovazione per migliorare la qualità dei propri pro-dotti o servizi. Un primo passo per raggiungere gli obiettivi ed emergere dal gruppo è rappresentato non solo dalla de-materializzazione, ma anche dalla capacità di automatizzare i processi ormai consolidati in azienda con dei workflow facili da implementare

ENRICO ROTA

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Per il secondo anno Doxoft Italy ha presentato con successo a OMAT la soluzione documentale “DOXOFT DMS & WF” durante la sessione del convegno Gestire 1 - APPLICAZIONI E SERVIZI PER GESTIRE IL PATRIMONIO DIGITALE con l’intervento dal ti-tolo: “Non solo archiviazione: uno strumento facile per gestire anche i processi aziendali più complessi ”. L’intervento si è aperto con la pre-sentazione di Doxoft Italy S.r.l., una società italiana specializzata nel rea-lizzare soluzioni di Document Ma-nagement e di controllo della qualità, attraverso la tecnologia web. Doxoft Italy nasce con la missione di com-mercializzare e supportare soluzio-ni per la gestione di informazioni e applicazioni documentali, basate su

di tecnologia, il software deve copri-re tutte le necessità senza richiedere troppa inventiva da parte dell’utiliz-zatore. E’ il caso del prodotto Do-xoft Compact venduto in bundle con prodotti HP che riunisce i be-nefici di una soluzione pre-integra-ta e pre-configurata per gli scanner HP, con un architettura web-based e funzionalità complete che coprono il ciclo di vita di un documento dal-l’acquisizione all’archiviazione. Molto spesso è una questione di strategia, il software completo per quanto semplice da usare ha biso-gno di essere configurato con meto-do per ottenere un effettivo miglio-ramento ed una riduzione dei costi operativi. Fondamentale è trovare il giusto bilanciamento tra le proce-dure esistenti e le nuove procedure da implementare in un ambiente elettronico senza introdurre nuove difficoltà. È il caso Doxoft DMS & WF la soluzione documentale completa, uno strumento non solo per archiviare, ma anche in grado di organizzare i flussi di lavoro, che possono essere disegnati ed usati dai dipendenti dell’azienda. Attraverso i Form Elettronici è possibile creare e archiviare in modo semplice ogni

L’obiettivo di Doxoft è quello di fornire uno strumento informati-co in grado di guidare il cliente nel compimento delle proprie attività giornaliere in modo semplice e sen-za ulteriori difficoltà introdotte dalla tecnologia attraverso un processo di innovazione. In dettaglio qual è il valore dell’in-novazione nell’utilizzo delle soluzio-ni Doxoft? A volte è solamente una questione

workflow. Ricerca e Sviluppo sono affidate a Doxoft Technologies, un’azienda situata in Turchia che è riuscita in breve tempo ad acquisi-re una clientela di primo piano e ad estendere il proprio raggio d’azione in campo internazionale. Le aree di maggior diffusione di Doxoft sono il settore della finanza, delle assicurazioni e della pubblica amministrazione. Inoltre la soluzio-ne Doxoft è ampiamente utilizzata nel settore industriale, manifatturie-ro e dell’energia, nel settore della sa-nità e nei servizi. L’avanguardia tecnologica è lo spi-rito di innovazione con cui Doxoft ha costruito un insieme di prodotti configurabili ed adattabili ad ogni tipo di soluzione richiesta dalle ne-cessità dei clienti, modellabile secon-do le specifiche esigenze del settore di appartenenza e che sia economi-camente sostenibile rispetto alle po-tenzialità di investimento dell’azien-da. Per questo motivo la tecnologia usata è stata resa disponibile in tre soluzioni scalabili in modo da copri-re le esigenze di ogni tipo di attività e azienda qualsiasi sia la sua tipolo-gia o dimensione.

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portato ad evidenziare i reali bisogni delle aziende, ovvero la necessità di gestire la forte crescita di informa-zioni e documenti fino ad ora gestiti dai singoli. I bisogni dei clienti non si limitano alla sola necessità di archiviazione, ma arrivano inevitabilmente alla ge-stione del processo. Prima di tutto il cliente ha bisogno di memorizzare i documenti su un sistema sicuro che organizzi le informazioni non solo dal punto di vista dei documenti archiviati, ma che sia comprensivo di tutte le informazioni associate (come email, fax o commenti) per tenere traccia dei contenuti classifi-candoli in conformità con la strut-tura societaria. Un sistema che per-metta di fornire una memoria storica dell’impresa, da interrogare in modo semplice secondo necessità e che sia integrabile con le consolidate ap-plicazioni aziendali. Come naturale conseguenza di una nuova organiz-zazione aziendale, nascono ulteriori possibili miglioramenti dal punto di vista del processo. Per esempio at-traverso l’analisi e la progettazione dei flussi aziendali è possibile otte-nere un miglioramento dal punto di vista organizzativo tagliando tutti i costi operativi. L’utilizzo dei moduli elettronici permette di organizzare tutta la documentazione cartacea (moduli, questionari, richieste fe-rie o malattia) e il monitoraggio dei processi e la reportistica associata permettono di evidenziare le aree di inefficienza. La proposta di DOXOFT è sfrut-tare il cambiamento per una orga-nizzazione dei processi attraverso uno strumento semplice e intuitivo. Come possiamo riuscirci? Il primo passo è un analisi approfondita per affrontare il processo di de-materia-lizzazione in ogni divisione azien-dale. Prima di tutto è fondamentale capire quali sono i documenti car-tacei o le brutte abitudini da elimi-

to di come questo processo porti a dei chiari e immediati ritorni dell’in-vestimento. Da una previsione del mercato fatta da IDC nel 2006 in cui era prevista negli anni una forte crescita di inve-stimenti nella gestione dei contenuti; nonostante la crisi, nel 2009 possia-mo dire che i dati hanno mantenuto una certa vitalità grazie al trend po-sitivo di questi segmenti che hanno

tipo di informazione fino ad ora ge-stito dai singoli. E’ chiaro che l’introduzione di una soluzione documentale in azienda richiede un investimento, ma forni-sce la possibilità di gestire in manie-ra organizzata le informazioni non strutturate non presenti nel gestio-nale o ricevute regolarmente da for-nitori o clienti e negli anni le aziende hanno incominciato a rendersi con-

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nare (stampa di email ad esempio) per trarre immediato vantaggio nella riduzione dei costi. Dopo di che si incomincia a valutare quali sono i documenti o le attività da ridurre pur mantenendo lo stan-dard di servizio consolidato negli anni. L’introduzione di un nuovo sistema permetterà di capire quali documen-ti o attività aumentare per migliorare e trarre vantaggio da una memoria storica dell’impresa in ambiente elettronico. Ed infine, come ultima attività, sarà necessario capire quali documenti, form, processi imple-mentare per ottenere un ritorno im-mediato nell’automatizzare i flussi di lavoro. A queste semplici esigenze deve corrispondere uno strumento in grado di soddisfare ogni richiesta del cliente sia dal punto di vista dell’archiviazione sia degli specifici processi. Doxoft fornisce un’appli-cazione web-based sia per la gestio-ne del ciclo di vita della documenta-zione sia per la gestione dei flussi di lavoro e consente all’utente di gesti-re documenti e dati in modo sempli-ce e intuitivo. DOXOFT permette di disegnare l’azienda all’interno di un ambiente elettronico, definendo il ruolo delle persone coinvolte, il tipo di documenti da archiviare e i compiti da assegnare alle diverse figure aziendali per automatizzare i normali compiti operativi. Tutto ciò ottenendo un immediato ritor-no attraverso un monitoraggio de-gli eventi e una soluzione di audit in grado di fornire informazioni molto utili per il miglioramento qualitativo. Fornisce un “editor” per creare mo-duli elettronici in grado di sostituire qualunque modulo cartaceo utiliz-zato in azienda. (esempi: richiesta ferie, permessi orari, richieste di allocazione risorse, controllo quali-tà, accettazione materiali, gestione reso, anagrafiche clienti, anagrafiche

fornitori e molti altri) . II sistema prevede anche una docu-mentazione storica completa di tut-te le attività, delle procedure seguite e dei processi di approvazione ef-fettuati che permette di monitorare e di garantire la conformità con le procedure stabilite dall’azienda. La tecnologia consente di descrivere i processi, di definire i flussi e di aiu-tare l’operatore nell’ adempimento delle procedure. Una delle caratteristiche uniche della tecnologia è costituita dal modulo di creazione dei workflow, un ambien-te visuale per costruire i flussi delle informazioni e distribuire i compi-ti al gruppo attraverso 14 semplici azioni. Questo modulo permette di descrivere un flusso documentale e le procedure mediante una serie di “oggetti” specifici che vengono chiamati e legati tramite il drag & drop di icone. In questo modo si possono costruire facilmente i gra-fici dei flussi che sono composti di nodi collegati da linee che descrivo-no attività sequenziali e attività pa-rallele ed i loro legami. L’utente coinvolto viene avvisa-to mediante email dell’arrivo di un

nuovo processo in entrata e monito-rizza le fasi successive (ad esempio la lettura dei documenti, la scrittura di modifiche, di note, l’inoltro del documento ad altri utenti interessati e le risposte al mittente). Un insie-me di fasi in grado di automatizzare semplici trasferimenti di informa-zioni per una corretta archiviazione secondo tipologia di documento, fino a supportare flussi organizzati-vi più complessi legati, per esempio, alle norme di sicurezza per appalti e servizi per la codifica dei fornitori aziendali. Come ulteriore conseguenza or-ganizzativa in base al tipo di docu-mentazione da inserire nel sistema, Doxoft si occupa di analizzare i me-todi e le integrazioni necessarie per ridurre al minimo il tempo dedicato dal personale dell’azienda all’inseri-mento di informazioni nel sistema. Per esempio, se la documentazione da inserire nel sistema è cartacea, Doxoft attraverso specifici partner tecnologici implementa soluzioni integrate in grado di acquisire i do-cumenti in modo semplice e veloce. Grazie alla collaborazione con HP siamo in grado di implementare spe-

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cifiche postazioni per l’acquisizione dei documenti attraverso un proces-so di OCR che rende il documento completamente ricercabile (full text search) attraverso la funzionalità di ricerca delle informazioni e dove i volumi documentali diventano si-gnificativi implementiamo soluzioni per l’inserimento massivo dei docu-menti attraverso una postazione di scansione centralizzata. In maniera ancora più avanzata, grazie al nostro partner DigiForm siamo in grado di riconoscere parti del documento OCR, anche scritte a mano (ICR), per inserire nel siste-ma in maniera automatica gli attri-buti associati al documento in modo da descrivere e classificare automa-ticamente ogni informazione utiliz-zando algoritmi brevettati per il re-cupero delle informazioni. Infine per soddisfare le esigenze dei clienti che chiedono di lavorare in un “ambiente digitale sicuro” Doxoft permette l’integrazione del sistema con la tecnologia di firma digitale di terze parti ed implementa nei flussi di approvazione dei processi la pos-sibilità di accettare un documento con specifica aggiunta della firma

digitale come autenticazione del per-sonale autorizzato all’approvazione. Il meccanismo di approvazione con doppia firma consente ai manager di delegare ai propri assistenti tutte le attività inerenti ai flussi di documen-tazione, pur mantenendo l’esclusivi-tà di approvazione. In conclusione di intervento è stato illustrato il grafico del valore delle soluzioni Doxoft rispetto al meto-do tradizionale utilizzato in azien-da e rispetto ad altre soluzioni nel mercato. Per capire a fondo il giusto valore da attribuire al processo di in-novazione è importante poter capire quanto e come è possibile ridurre i costi operativi di progetto a fronte all’investimento iniziale. Rispetto ai metodi tradizionali, le soluzioni DOXOFT necessitano di qualche investimento in più, ma sono sicuramente meno costose di altre soluzioni presenti sul mercato, permettono di affrontare l’innova-zione nell’utilizzo di una nuova tec-nologia senza creare difficoltà nello svolgimento delle procedure quoti-diane, perché è semplice da usare. Un’unica soluzione che ti offre un ampio insieme di funzionalità opzio-

nali in grado di soddisfare ogni futu-ra esigenza aziendale che garantisca un’elevata velocità ed accuratezza nella gestione delle informazioni strategiche per l’azienda. Utilizzare un unico software modellabile se-condo lo specifico settore di attività e da utilizzare in modo graduale in tutte le divisioni aziendali permette di implementare una soluzione che verrà utilizzata da tutti i dipendenti dell’azienda. Le aree di applicazione del prodotto Doxoft sono molteplici in ogni di-visione aziendale nei diversi settori industriali, un’efficace soluzione che si appoggia ad un unico prodotto per gestire informazioni, documenti e processi.

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ENRICO ROTA

Business Developer Manager di Doxoft Italy

La dematerializzazione intelligente per reagire alla crisi!“Scritta in cinese la parola crisi è composta di due caratteri. Uno rappresenta il pericolo e l’altro rappresenta l’opportunità.” J.F. Kennedy

GIAN MARIO CANAPARO

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In questo particolare scenario a li-vello mondiale, quando ci si trova ad affrontare il tema IT spesso si incontrano due correnti di pensie-ro: chi vorrebbe fruire delle sempre nuove e più interessanti potenzialità che offre il mercato e chi si trova a dover ridurre i costi “a tutti i costi”.Non sempre però questi due ap-procci si escludono a vicenda: esi-stono diverse soluzioni che riescono a soddisfare entrambe le esigenze.Una soluzione che oggi sta pren-

dendo sempre più piede è la Con-servazione Sostitutiva: l’insieme di norme e procedure informatiche, definite dal CNIPA e riconosciute dalla legge italiana, che conferisco-no ai documenti informatici che ri-spettino tali norme, la stessa valenza del documento originale cartaceo. Questo processo si applica a tutti quei documenti che abbiano valenza fiscale, tributaria o legale, consen-tendo diversi vantaggi in termini di:

SPAZIO: un Hard Disk da 300 •

GB, grande come un pacchetto di chewing gum, contiene circa 30.000.000 di pagine che equi-valgono a 500 m3 o 1.800 quin-tali di carta; praticamente l’equi-valente di 6 o 7 TIRIMPATTO ECOLOGICO: 30.000.000 di pagine equivalgo-no ad un bosco di 400 alberi che richiede 120 barili di petrolio per la conversione in cartaNON STAMPA: la stampa di registri, libri, fatture attive ha un costo altissimo e spesso non calcolato che comprende per-sonale, materiali, apparati, ma-nutenzioni, spazi, logistica di movimentazione, distribuzione, ecc. STOCCAGGIO e MOVIMEN-TAZIONE: il costo stimato per ogni pagina è di 0.3 centesimi/annoREPERIBILITÀ, SICUREZ-ZA, DURATA, TRANQUIL-LITÀ, e soprattuttoRISPARMI: i risparmi consen-titi da un sistema di conserva-zione sostitutiva sono spesso impensabili perché spesso è dif-ficile calcolare i costi che stanno

Schema dei componenti LegalBunker

zione quotidiana.Un sistema di Gestione Documen-tale o ECM consente la creazione, la raccolta e la memorizzazione delle informazioni in maniera organizzata e strutturata, indipendentemente dal loro formato, al fine di migliorare e facilitare l’accesso ai dati.L’automazione dei processi di ge-stione dei contenuti e la loro inte-grazione con i diversi sistemi di bu-siness, consentono di ridurre tempi e costi, determinando una notevole crescita dell’efficienza aziendale. Tutti gli utenti avranno disponibile, in qualsiasi momento ed in qualun-que luogo, l’ultima versione aggior-nata in tempo reale del documento e, se autorizzati, potranno revisio-narli ed approvali. Tale processo porta notevoli benefici all’interno di un’organizzazione: una maggior efficienza e tempestività delle infor-mazioni, una riduzione dei costi per la riduzione degli spazi di archivio e la riduzione dei tempi di ricerca, con un impatto positivo sulla customer satisfaction.

relativi al processo di Conservazio-ne Sostitutiva.

Conservazione Sostitutiva e Ge-stione DocumentalePer reagire alla crisi sicuramente è indispensabile il contenimento dei costi, ma è altrettanto importante offrire un elevato livello di servizio alla propria clientela, che diventa ogni giorno più esigente.La Conservazione Sostitutiva offre un valido aiuto per ridurre le spese di gestione della documentazione a valenza fiscale, tributaria o legale. Per aumentare il livello di servizio si può adottare un sistema di Gestione Documentale. Molte volte Conser-vazione Sostitutiva e Gestione Do-cumentale vengono confuse, sono in realtà due soluzioni molto vici-ne, spesso integrate, ma distinte. La Conservazione Sostitutiva riguarda esclusivamente i documenti giuridi-camente rilevanti e la loro esibizione sarà consentita a pochi reparti, men-tre un sistema di Gestione Docu-mentale coinvolge tutti i documenti e tutti i reparti gestendo la consulta-

dietro la gestione cartacea. Visti i costi contenuti di queste solu-zioni il ROI è solitamente infe-riore all’anno, molto spesso di pochi mesi.

La soluzione LegalBunkerLegalBunker è la soluzione di Ima-ging Progetti per la Conservazione Sostitutiva.È la prima soluzione in Italia ad aver ottenuto la certificazione CI-SQCERT, disponibile sia in house sia in ASP.LegalBunker in house: l’applicazio-ne di Conservazione Sostitutiva vie-ne installata sui sistemi del Cliente che, guidato dall’applicativo, cura e segue direttamente le attività relative al processo di Conservazione Sosti-tutiva apponendo le relative firme ed i relativi Time Stamping.LegalBunker ASP: l’applicazione risiede sui sistemi di Imaging Pro-getti. I dati sono inviati dal cliente a Imaging Progetti su linee sicure, con strong authentication su VPN cifra-ta. Imaging Progetti cura e segue tutte le attività e gli obblighi legali

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Architettura modulare di LegalBunker

Sempre nell’ottica di incrementare l’efficienza è molto importante co-noscere i propri processi per poterli gestire al meglio. Qui le soluzioni di BPM ci danno sicuramente un grande aiuto perché ci consentono di analizzare, definire, eseguire, ot-timizzare, monitorare e integrare i processi aziendali al fine di rendere più efficiente ed efficace il business dell’azienda.Le tecnologie di BPM migliorano l’efficacia, la flessibilità ed il con-trollo del lavoro portando ad un miglioramento dei processi perché

Le soluzioni di ECM di Imaging Progetti Le soluzioni di ECM che Imaging Progetti propone dal 1994 sono basate su tecnologie leader a livel-lo mondiale, come IBM Filenet P8, IBM CM ed altre. Queste ci consentono di realizzare applicazioni personalizzate per ogni esigenza; sono infatti utilizzate da anni da grandissimi gruppi assicura-tivi e bancari, ma anche da aziende di dimensioni medio-piccole a cui hanno risolto le più disparate pro-blematiche.

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rendono i documenti “intelligen-ti”. Nel momento in cui sono chiari ed espliciti i processi che vengono implementati all’interno di un’or-ganizzazione ci si può lavorare per migliorarli, automatizzare i vari step da seguire e monitorare, per poi pre-venire, eventuali colli di bottiglia o problematiche.Reagire alla crisi non è facile, se così fosse sarebbe già finita. L’informati-ca ci consente di risparmiare gesten-do meglio il proprio business, il che è sicuramente un’opportunità per tutti.

GIAN MARIO CANAPARO

Amministratore Delegato di Imaging Progetti

20 anni di scanner per il mercato professionale Fujitsu Europe Limited Group, attiva in più di 40 paesi, con un potenziale di oltre 600 milioni di persone, vanta quote di mercato molto elevate nel mercato mondiale degli scanner documentali: il 42% in Europa e Nord America e il 65% in Giappone.

LA REDAZIONE

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L’offertaL’offerta scanner di Fujitsu copre tutte le esigenze del mercato, dai prodotti personali e portatili alle so-luzioni per piccoli gruppi di lavoro o dipartimentali. FujitsuGli scanner portatili, quali ScanSnap S300 o ScanSnap S1500, sono studiati per tutti quei profes-sionisti che hanno la necessità di realizzare copie digitali di documenti cartacei o contratti anche fuori dal-l’ufficio, come ad esempio gli agenti

immobiliari. Piccoli, ma efficienti, gli scanner della famiglia ScanSnap stanno comodamente nelle vali-gette da lavoro, si autoalimentano attraverso il cavo USB. Ideali per migliorare la produttività anche di piccoli uffici, gli scanner ScanSnap sono dotati di una particolare fun-zione per i biglietti da visita che in fase di acquisizione dei documenti riconosce i dati personali e offre la possibilità di salvarli direttamente nei propri contatti di Outlook.

Gli scanner di rete, come lo scanner fi-6010N, invece sono studiati pre-valentemente per le aziende ad uso intensivo di documenti: sono dotati di schermo touch screen e tastiera integrata e possono quindi essere utilizzati senza l’appoggio di un PC. Si tratta di vere e proprie soluzio-ni per la gestione documentale in quanto permettono di acquisire documenti, condividerli o inviarli. Inoltre, per favorire la condivisio-ne dei documenti, i nuovi scanner documentali Fujitsu integrano Mi-crosoft Office SharePoint Server 2007 e, grazie alla partnership stra-tegica tra Fujitsu e KnowledgeLake, si basano sulla tecnologia Knowle-dgeLake Connect, un’applicazione desktop che permette di salvare i documenti in SharePoint in un solo passaggio senza interruzione del lavoro. Con la piattaforma Share-Point le aziende possono collegare facilmente isole di dati disconnesse, integrare la tecnologia con i processi di business e creare un ambiente di lavoro sostanzialmente più produtti-vo ed efficiente per gruppi di lavoro e singoli individui. I vantaggi legati alla digitalizzazione dei documenti del resto sono molte-plici ed evidenti non solo in termini

ScanSnap S1500

partecipato produttori, distributo-ri, sviluppatori, rivenditori e uten-ti finali del settore dell’imaging, ha dedicato particolare attenzione allo sviluppo della comunità di Partner, alla solidità delle pratiche di business e alla valutazione delle novità tecno-logiche presentate dai partecipanti. Nel corso dell’evento è stato anche annunciato l’ampliamento dell’Ima-ging Channel Partner Program at-traverso nuovi concetti di marketing di canale, nuove categorie di partner di canale, e iniziative mirate come ad esempio training personalizzati su vendite e servizi.

e brevetti sui progetti sviluppati.Ogni anno Fujitsu organizza, inoltre, un evento dedicato a tutta la propria rete di Partner di Canale, di cui l’ulti-ma edizione si è tenuta a Marrakech a febbraio 2009, con la presenza di ben 340 Partner provenienti da 42 Paesi - inclusi Europa, Stati dell’ Ex Unione Sovietica, Medio Oriente, Africa e rappresentanti degli Stati Uniti. Questi incontri sono un’occa-sione per Fujitsu di illustrare i nuo-vi prodotti, ma anche per parlare di innovazioni presenti e future, e per condividere le ultime tendenze con gli analisti del settore.L’evento di Marakech, cui hanno

di costi, visto che gli archivi digita-li costano meno di quelli fisici, ma anche in termini di tempo che le persone devono dedicare alla ricerca dei documenti e, soprattutto, elimi-nano i rischi legati alla possibilità di errori umani come lo smarrimento dei documenti.

Una referenzaLa banca turca Yapi Credi Bank, del gruppo Unicredit, ad esempio ha scelto gli scanner Fujitsu, come ha illustrato Lorenzo Todeschini, diret-tore vendite Italia e Paesi del Medi-terraneo, per semplificare l’accesso ai documenti, migliorare la soddisfa-zione di clienti e dipendenti, ridurre gli archivi fisici e al tempo stesso i costi operativi, migliorando la pro-duttività.La banca, che conta circa 1.500 filia-li, ha installato circa 2.500 scanner presso i propri sportelli con conse-guente ottimizzazione dei processi e riduzione dei rischi di errore per frode o negligenza. Inoltre oggi i documenti dei clienti possono es-sere velocemente condivisi tra più filiali senza la necessità di spedire o trasmettere copia cartacea degli stessi.

Il canalePer la distribuzione dei propri scan-ner, personali e di rete, Fujitsu ha scelto di avvalersi di un Canale se-lezionato di distributori e rivenditori e nel 2007 ha annunciato “Imaging Channel Partner Program”, un nuo-vo programma specifico per l’area EMEA con l’obiettivo di aiutare i propri partner attraverso un sup-porto personalizzato.Il programma prevede vari livelli di certificazione dei partner, a cui cor-rispondono diversi vantaggi com-merciali, quali sconti, incentivi di vendita, supporto co-marketing, as-sistenza tecnica e commerciale, con-dizioni agevolate per ricevere demo,

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START CUP MILANO LOMBARDIA 2009Prosegue l’edizione 2009 della Start Cup Milano Lombardia, la business plan competition che favorisce la nascita di nuove imprese ad alto contenuto tecnologico. Se avete un’idea imprenditoriale in-novativa, ma non sapete redigere un piano d’impresa, partecipate en-tro il 15 maggio 2009 alla “Call For Ideas”. I proponenti delle migliori idee imprenditoriali usufruiranno di un ciclo formativo gratuito e po-tranno avvalersi della consulenza di tutor ed esperti per redigere il busi-ness plan. Se, invece, avete un business plan già pronto, potete inviarcelo subito e fino al 4 settembre 2009. Se siete esperti di management e de-siderate affiancare il proponente di un’idea imprenditoriale ad alto con-tenuto tecnologico, ma carente di competenze manageriali, partecipa-te alla “Call For People”: inviateci il CV entro il 12 giugno e vi aiuteremo a trovare l’idea imprenditoriale più adatta. La finale della Start Cup si terrà a Milano a fine ottobre e assegnerà premi in denaro. I vincitori parteci-peranno inoltre al Premio Nazionale per l’Innovazione 2009, che si terrà a Perugia il 3 e 4 dicembre.La settima edizione della Start Cup Milano Lombardia è un’iniziativa di sei università lombarde – Politecnico di Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università Commer-

ciale Luigi Bocconi, Università de-gli Studi di Milano, Università degli Studi Milano-Bicocca e Libera Uni-versità di Lingue e Comunicazione IULM – e del partner strategico Vo-dafone Italia, per incoraggiare e so-stenere la nuova imprenditorialità. La Start Cup Milano Lombardia è coordinata dall’Acceleratore d’Im-presa del Politecnico di Milano e dalla Fondazione Politecnico di Mi-lano. Per ogni informazione:www.startcupml.net

tenze e delle esperienze dei compo-nenti del Comitato si sono concre-tizzate nella realizzazione di questo progetto editoriale.Curata e coordinata dal Comitato, con una supervisione particolare e puntuale del prof. Pierluigi Ridolfi, la Collana di Minigrafie sulla “Tec-nologia dei Processi Documentali” ha l’intento, senza alcuna presun-zione, di andare a colmare le lacune di tipo normativo ed operativo che l’occhio attento di Siav ha intercet-tato durante quasi vent’anni di forte presenza sul mercato.Per richiedere le minigrafie Siav, compli-lare il form all’indirizzowww.siav.com/Resource/adesione_standard_.htm.

VOICECOM NEWS 2 - 2009È uscito il nuovo numero di Voice-Com news, il trimestrale dedicato alla gestione delle relazioni con il cliente e il cittadino.In questo numero, focus su social media e networking, il Customer Management nell’era 2.0, Facebook per le aziende e molto altro ancora.Per maggiori informazioni:www.voicecomnews.itwww.linkedin.com/groups?gid=1803530&trk=hb_side_g

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LA CONSERVAZIONE DELLA MEMORIA DIGITALEÈ uscita la nuova minigrafia “La conservazione della memoria digi-tale”, di Vincenzo Gambetta, per la collana Siav “Tecnologia dei Proces-si Documentali”.La Collana Editoriale, che vede Siav nell’inedito ruolo di editore, è un progetto che coinvolge molti attori, che si avvale di tanti contributi e che ha richiesto di specializzare diverse competenze.Da circa un anno Siav si avvale della consulenza strategica di un “Comi-tato Scientifico” (clicca qui per ap-profondire) formato da esperti ed accademici: l’insieme delle compe-