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Le novità di OMAT 2010 Appuntamento a Milano il 30 e 31 marzo Non solo PDF Una panoramica sulla famiglia di formati digitali basati sullo standard PDF Le anticipazioni del Rapporto Assinform 2010 sull’andamento del mercato ICT Posta Elettonica Cetificata Il futuro finalmente è arrivato Editore: ITER srl Direttore Responsabile: Domenico Piazza; Direttore Contenuti: Vincenzo Gambetta Redazione: Via Rovetta 18, 20127 Milano, e-mail: [email protected], tel 02 2831161, fax 02 28311666 Supplemento a iged.it n 1 - 2010. Autorizzazione del Tribunale di Milano n.157 del 7 marzo 1992 GESTIONE DELLE INFORMAZIONI DIGITALI 02.2010

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Periodico dedicato alla gestione elettronica di documenti, informazioni e processi aziendali.

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Le novità di OMAT 2010Appuntamento a Milano il 30 e 31 marzo

Non solo PDFUna panoramica sulla famiglia di formati digitali basati sullo standard PDF

Le anticipazioni del Rapporto Assinform 2010 sull’andamento del mercato ICT

Posta Elettonica Cetificata Il futuro finalmente è arrivato

Editore: ITER srlDirettore Responsabile: Domenico Piazza; Direttore Contenuti: Vincenzo Gambetta

Redazione: Via Rovetta 18, 20127 Milano, e-mail: [email protected], tel 02 2831161, fax 02 28311666Supplemento a iged.it n 1 - 2010. Autorizzazione del Tribunale di Milano n.157 del 7 marzo 1992

GESTIONE DELLE INFORMAZIONI DIGITALI

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Ogni edizione di OMAT è una gradita sorpresa e un’utile occasione per aggiornarsi

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EDITORIALE

Ad una mostra che vede presenze anche dalla Francia, in questa edi-zione di fine marzo spiccano le otto sessioni del Convegno.Le due plenarie si occuperanno, in apertura, di “come impiegare al meglio l’energia insita nelle informazioni digitali, che ogni organizzazione ha a disposizione, per generare efficienza ed innovazione” e, in chiusura, “delle più recenti realizzazio-ni in materia di Fatturazione Elettronica e delle implicazioni delle ultime decisioni in materia in abito europeo”. Due sessioni porteranno all’atten-zione dei visitatori istruttive applica-zioni di Dematerializzazione/Digitaliz-zazione; una di queste si concentrerà in modo specifico sul mondo della Sanità.Dopo un paio di anni di intensa atti-vità normativa, sono, oggi, in “can-tiere” le modifiche al Cad - Codice dell’amministrazione digitale - pre-viste dalla Legge 69/2009 (che fan-no molto discutere), le disposizioni in materia di atto pubblico informa-tico redatto dai notai, le disposizio-ni in materia di semplificazione dei rapporti della Pubblica amministra-zione con cittadini e imprese, origi-nariamente previste dal Disegno di legge collegato all’ultima finanziaria (revisione del 2215-bis, conserva-zione delle cartelle cliniche, ricetta medica elettronica, pagella elettro-nica e università digitale, digitalizza-

zione della giustizia ed altro ancora). Sono, anche, attese a breve le Rego-le Tecniche di cui all’articolo 71 del Codice dell’amministrazione digi-tale sulla conservazione digitale ed il tanto sospirato Decreto, di cui al comma 213 dell’articolo 1 della leg-ge 244/2007, che stabilirà le regole per rendere effettiva la Fatturazione Elettronica nei confronti della PA ed … altro ancora!Questa fase del processo normativo sulla Digitalizzazione rischia di di-ventare una valanga e vi è il realistico rischio di perdere di vista il necessa-rio coordinamento che garantisca la dovuta omogeneità ed integrità di un quadro normativo.L’ingresso nell’Era del Digitale por-ta, inoltre, a situazioni, fattispecie e problematiche del tutto nuove e, a volte, imprevedibili; ciò, oltre alla complessità del fenomeno, dovreb-be indurre ad una estrema pruden-za nella stesura delle norme che la riguardano, ad una grande umiltà e collaborazione continua delle parti in causa (politici, giuristi, tecnici, ...) e al progressivo raggruppamento, per evitare conflitti, delle norme in questione in testi omogenei. Un importate contributo in questa direzione, come ormai tradizione, lo darà un Convegno dedicato alle Norme.Il Digitale se, da un lato, rende

estremamente facile generare nuo-va informazione e disporre di essa ovunque ci si trovi, dall’altro, ne-cessita per la sua conservazione di dispositivi molto più “fragili” di quanto non siano la pietra, le tavo-lette di argilla, i papiri, le pergamene e l’amata carta.OMAT Milano 2010 dedicherà due Convegni alla Conservazione della Me-moria Digitale, una dedicata agli stan-dard ed alle strategie mentre l’altra proporrà casi reali di realizzazioni in tal senso.Infine, le tecnologie che stanno ca-ratterizzando, e caratterizzeranno, l’Era del Digitale sono in continua evoluzione: non poteva mancare un Convegno dedicato all’evoluzione dell’Enterprise Information Management: dal Cloud Computing, al Content Analytics, al Social Knowledge Ma-nagement alla Convergenza tra in-formazioni, processi ed intelligen-ce; saranno proposti ai Partecipanti esempi concrete di realizzazioni.

Questa 35-esima edizione di OMAT promette di essere, pertanto, ancor più interessante delle precedenti!

A presto rivederci ad OMAT dun-que.

l’Editore e la Redazione

Indice

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05 Le novità di OMAT MilanoDalla normativa alle soluzioni, dai convegni all’area espositiva, sono molti i motivi per partecipare alla prossima edizione di OMAT

10Non solo PDFUna panoramica sulla famiglia di formati basati sul Portable Document Format

20 Anticipazioni del Rapporto Assinform del 2010 sull’andamento del mercato ICT Presentate a Milano il 13 marzo 2010

25Posta elettronica certificata: il futuro è arrivatoLe tappe della sua evoluzione, dalla nascita ai più recenti interventi normativi e governativi

29Meaning Based Marketing: la personalizzazione oggi è realtàQualcuno lo aveva già previsto: il web ha davvero rivoluzionato tutto ciò che è relativo al marketing

32Grazie alla tecnologia Fujitsu, Aon cambia il modo di archiviare le informazioni

35Siav è l’unica società italiana nel Magic Qadrant di GartnerL’azeinda padovana ottiene l’importante riconoscimento internazionale da parte del qualificato analista nel settore dell’Information Technology

38La lettura ottica nell’industria moderna

42Notizie flash

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Si avvicina l’appuntamento con la prossima edizione di OMAT, l’even-to dedicato alla gestione elettronica di documenti e informazioni, che si terrà a Milano il 30 e 31 marzo. Il sito internet della manifestazione è www.omat360.it/mi10.Un’edizione particolarmente ricca di novità tanto sotto l’aspetto normati-

vo quanto sotto quello applicativo.Innanzitutto, il Consiglio dei Mini-stri ha recentemente approvato le ultime modifiche al Codice dell’Am-ministrazione Digitale richieste dalla Legge 69/2009, uno dei pilastri su cui poggia il disegno di modernizza-zione e digitalizzazione della Pubbli-ca Amministrazione.

Come riportato in una nota del Go-verno, le principali novità riguarda-no:

riorganizzazione delle pubbliche amministrazioni attraverso l’isti-tuzione di un ufficio unico re-sponsabile delle attività ICT, la razionalizzazione organizzativa e informatica dei procedimen-

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Le novità di OMAT MilanoDalla normativa alle soluzioni, dai convegni all’area espositiva, sono molti i motivi per partecipare alla prossima edizione di OMAT

STEFANO FORESTI

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ti, l’introduzione del protocollo informatico e del fascicolo elet-tronico;semplificazione dei rapporti con i cittadini e con le imprese attra-verso l’introduzione di forme di pagamenti informatici, lo scam-bio di dati tra imprese e PA, la diffusione e l’uso della PEC, l’accesso ai servizi in rete, l’uti-lizzo della firma digitale, la de-materializzazione dei documenti e l’arricchimento dei contenuti dei siti istituzionali in termini di trasparenza;sicurezza e lo scambio dei dati attraverso la predisposizione, in caso di eventi disastrosi, di pia-ni di emergenza per garantire la continuità operativa nella forni-tura di servizi e lo scambio di dati tra PA e cittadini.

Grazie alla partecipazione dei prin-cipali autori del Codice, OMAT costituisce una preziosa occasione per tutti coloro che vogliono trarre i massimi benefici dal processo di di-gitalizzazione del Paese e dialogare con la PA nel modo corretto.

È in arrivo il Decreto attuativo per la fatturazione elettronica nei confron-

ti della PA che definisce modalità e tempi con cui pubbliche amministra-zioni centrali e fornitori dello Stato dovranno adeguarsi: un importante passo avanti nel processo norma-tivo italiano, che verrà analizzato a OMAT con l’apporto dei legislatori

coinvolti e messo in relazione con la situazione internazionale.

È atteso a breve anche il DPCM contenente le regole tecniche per la conservazione della memoria digita-le.

Inoltre, si discuteranno i temi legati al Disegno di Legge “Disposizioni in materia di semplificazione dei rap-porti della Pubblica amministrazio-ne con cittadini e imprese”, il quale prevede, oltre alla riscrittura dell’ar-ticolo 2215 - bis (Documentazione informatica) del CC che ha generato tanti problemi e dubbi, norme rela-tive alla conservazione delle cartelle cliniche, alla ricetta medica elettro-nica, alla pagella elettronica e alla di-gitalizzazione della Giustizia.Insomma, molte sono le opportuni-tà da cogliere, ma altrettanti sono i dubbi da chiarire.

GLI ESPERTI RISPONDONO

Per eliminare definitivamente ogni incertezza e ottenere il massimo dalla partecipa-zione ad OMAT, è possibile inviare le proprie domande ai relatori compilando il modulo che si trova all’indirizzo www.omat360.it/domande; gli esperti presenti a OMAT rispon-deranno nel corso della sessione indicata!

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OMAT Milano il 30 e il 31 marzo.

I CONVEGNI DI OMATArticolato lungo entrambe le gior-nate, il programma dei convegni di OMAT inizia con la sessione plena-ria intitolata I dati digitali: l’energia del-la tua azienda, che sarà moderata da Francesco Di Martile, direttore Ict Business e giornalista Economy. La sessione vedrà, tra gli altri, la parte-cipazione di Mariano Corso, Profes-sore presso la facoltà di Ingegneria dei Sistemi del Politecnico di Mi-lano, di Rossana Ugenti, Direttore Generale della Direzione Generale del Sistema Informativo, Ministero del Lavoro, della Salute e delle Po-litiche sociali e dell’Assessore alla Sanità della Regione Lombardia, Luciano Bresciani.Nel pomeriggio sono previste tre sessioni parallele.Sanità digitale: applicazioni, servizi, espe-rienze e prospettive, moderata da Lidia Di Minco, Direttore Ufficio Coordi-namento, sviluppo e gestione NSIS

- Direzione Generale del Sistema Informativo, Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali.Dematerializzare: come fare - applicazio-ni e servizi, casi pratici, outsourcing si o no verrà moderata da Flavia Marza-no, Presidente di UnaRete e vedrà la partecipazione di diversi importanti fornitori di servizi e soluzioni per la dematerializzazione dei documenti che porteranno interessanti casi-utente.Proteggere e conservare la memoria digi-tale: strategie e standard sarà modera-ta da Stefano Pigliapoco, Docente di Informatica documentale presso l’Università degli Studi di Macerata; parteciperanno alla discussione nu-merosi esperti e accademici del cali-bro di Stefano Allegrezza, Docente di Informatica e Pierluigi Feliciati, Professore aggregato di Sistemi di elaborazione delle informazioni.Impostazione contraria per il se-condo giorno, con tre convegni la

I CONVEGNI DI OMAT MILANO 2010

Martedì 30 marzo - primo giorno

I DATI DIGITALI: L’ENERGIA DELLA TUA AZIENDA

SANITÀ DIGITALE: APPLICAZIONI, SERVIZI, ESPERIENZE E PROSPETTIVE

DEMATERIALIZZARE: COME FAREAPPLICAZIONI E SERVIZI CASI PRATICI

OUTSOURCING SI O NO

PROTEGGERE E CONSERVARE LA MEMORIA DIGITALE: STRATEGIE E

STANDARD

Mercoledì 31 marzo - secondo giorno

LA NORMATIVA ITALIANA PER UN CORRETTO USO DELLE

INFORMAZIONI DIGITALI

L’EVOLUZIONE DELL’ENTERPRISE INFORMATION MANAGEMENT:

VIRTUALIZZAZIONE, CLOUD COMPUTING, GREEN, …

CONSERVARE IN MODO SICURO LE INFORMAZIONI DIGITALI: APPLICAZIONI

E TECNOLOGIE

FATTURAZIONE ELETTRONICA - CASI PRATICI, NORME E PROSPETTIVE ITALIANE ED EUROPEE

mattina e una sessione plenaria nel pomeriggio.Moderata dall’Avvocato Allegra Stracuzzi, esperta in Diritto dell’In-formatica, la sessione La normativa italiana per un corretto uso delle infor-mazioni digitali ospiterà i contributi di importanti esponenti del mondo normativo e tributario, tra cui Anna Luigia Cazzato, Funzionario Dire-zione centrale normativa e conten-zioso dell’Agenzia delle Entrate. Per la prima volta nella storia di OMAT, darà il proprio contributo un Magi-strato.L’evoluzione dell’enterprise information management: virtualizzazione, cloud com-puting, green affronterà i temi più at-tuali legati alla gestione delle infor-mazioni digitali, illustrando l’attuale stato dell’arte e prefigurandone gli sviluppi futuri. Conservare in modo sicuro le informa-zioni digitali: applicazioni e tecnologie verrà moderata da Pierluigi Ridol-

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fi (un’istituzione tra le istituzioni); sono previsti numerosi interventi da parte di esperti provenienti tanto da Enti pubblici quanto da aziende private.

Infine, la sessione Fatturazione elet-tronica - casi pratici, norme e prospettive italiane ed europee, in programma nel pomeriggio concluderà i lavori di OMAT Milano con un’approfon-dita discussione sulle più recenti disposizioni normative, moderata da Vincenzo Gambetta, Consulente Gestione Dati, Informazioni e Con-tenuti e Direttore contenuti iged.it e iged.it/online

Le agende aggiornate sono dispo-nibili all’indirizzo www.omat360.it/convegni.

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PERCHÉ PARTECIPARE

OMAT è riconosciuta dal mercato come l’evento di riferimento nel settore del document management. Per capire come incanalare e sfruttare al meglio il flusso di dati digitali che ogni azienda crea e riceve, OMAT è la manifestazione alla quale nessun manager può mancare.

COME PARTECIPARE

Grazie agli espositori e agli sponsor, l’ingresso a OMAT è completamente gratuito previa iscrizione su www.omat360.it/iscrizione.

DOVE & QUANDO

OMAT si svolgerà a Milano il 30 e 31 marzo presso l’Atahotel Executive, in viale Don luigi Sturzo 45, di fronte alla stazione di Porta Garibaldi.

LE AZIENDE COINVOLTE

All’indirizzo www.omat360.it/espositori_sponsor sono pubblicati i loghi e i profili delle aziende che partecipano a OMAT in convegno e in area expo.

L’AREA EXPOOltre trenta aziende animeranno l’area espositiva con le proprie so-luzioni, tra le quali si segnala la pre-senza (per la prima volta in Italia) di UbiFrance e dei partner A2ia, B-process, Cryptolog, EZ, Imprimerie Nazionale e Keynetics.Confermata inoltre la presenza in area expo di Aim Fulmedia, Anorc, Areapress, Arxivar, Asg, Bancama-tica, Bm&Planeta, Canon, CGK Solutions, Credemtel, Datamanager, Datasis Group, Docuware, Edicom, Edok, Emc2, Epson, Euroged, Exalead, Faber System, Farnell, Fullpress, IBM, iged.It, Klaus, Ko-dak, Nica, Open Text, Panasonic, Pfu, Polonord Adeste, Postel, Psd, Quattroemme, Raecycle, Recogni-form, Ricoh, Siav, Storage&Backup,

Wireless4innovation e Zerouno.

Appuntamento quindi il 30 e 31 marzo presso l’Atahotel Executi-ve di Milano; grazie al contributo degli espositori e sponsor, la par-tecipazione a OMAT è competa-mente gratuita previa iscrizione su www.omat360.it/iscrizione.

STEFANO FORESTI

Communication manager, ITER

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IL FORMATO PDFIl formato PDF (Portable Docu-ment Format) è diventato in questi anni lo standard de facto per la pre-sentazione e divulgazione dei con-tenuti digitali, in particolare quelli a prevalente contenuto testuale. Ideato da Adobe Systems nel 1991 e costantemente perfezionato nei suoi quasi venti anni di vita, è di-ventato recentemente anche uno standard de jure, almeno per quanto riguarda la versione 1.7 che è stata riconosciuta standard dall’ISO1 con la pubblicazione della norma ISO 32000-1:2008 Document manage-ment -- Portable document format -- Part 1: PDF 1.7. È un formato indipendente dalla piattaforma, aperto e completa-mente documentato, accessibile (se viene fatto un uso corretto dei tag), non modificabile ed efficiente. È utilizzato in tutto il mondo grazie alla sua portabilità, alle dimensioni relativamente ridotte dei file e alla disponibilità di viewer gratuiti. Il formato PDF è stato originaria-mente creato per “sostituire” i do-

cumenti cartacei ed è, quindi, un formato di descrizione di pagina con ottime capacità di conservazio-ne dei caratteri fisici del documento originale. Se correttamente formati, i file PDF vengono visualizzati allo stesso modo su qualsiasi piattafor-ma supportata e stampati in manie-ra coerente su qualsiasi periferica di stampa. Vi sono, tuttavia, situazioni in cui anche la conservazione dell’aspet-to, punto di forza del formato, non viene affatto garantita: ad esempio, non essendo obbligatoria la loro inclusione, i file PDF potrebbero non incorporare i font e quindi ri-schiano di essere rappresentati in maniera non prevedibile. Inoltre, nel corso degli anni il PDF è evo-luto in qualcosa che è molto di più che un semplice formato di descri-zione di pagina: caratteristiche avan-zate e tecnologie moderne quali la compressione e la cifratura perso-nalizzabili, la firma digitale, la pos-sibilità di inserire codice Javascript, le funzionalità di business logic, ne hanno fatto un formato potente, in-

terattivo ed intelligente. Purtroppo, mentre alcune delle caratteristiche di base del PDF sono compatibili con un processo di conservazione digi-tale, parecchie delle funzionalità ag-giuntive, che, spesso, dipendono da estensioni delle specifiche ufficiali del formato o che sono introdotte da applicazioni esterne (plug-in)2, possono minare la longevità dei file nei quali vengono utilizzate. Per tut-te queste ragioni, occorre prendere ogni precauzione per assicurare che i file PDF creati per finalità di ar-chiviazione non includano elementi non adatti a tale scopo. È questa la principale ragione che ha portato alla creazione del nuovo formato PDF/A, come si vedrà tra breve.

LA FAMIGLIA DI FORMATI BASATI SUL PDFAccanto al PDF/A sono stati svi-luppati anche altri formati, anch’es-si basati sul PDF, che costituisco-no nel loro complesso una vera e propria famiglia (si veda la Figura 1). Ciascuno di questi formati è, di fatto, una versione “limitata” del formato PDF, ovvero una versione

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Non solo PDFUna panoramica sulla famiglia di formati basati sul Portable Document Format

STEFANO ALLEGREZZA

L’ISO (International Organization for Standardization) è un organismo internazionale composto da 148 enti di standardizzazione nazionali provenienti da tutte le regioni del mondo e rappresentativi di Paesi grandi o piccoli, industrializzati o in via di sviluppo. Il Segretariato Generale ha sede a Ginevra (Svizzera). Il sito web dell’organizzazione è <http://www.iso.org>.Ad esempio, nel file potrebbero essere incorporati video codificati mediante il codec DivX, o file audio codificati utilizzando stan-dard proprietari. Il file potrebbe poi far uso dell’algoritmo di crittografia AES, e così via. Si tratta di elementi che non fanno parte della specifiche del formato PDF.

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che implementa deliberatamente solo un determinato sottoinsieme dei costrutti del PDF. Con termino-logia tecnica si dice che ciascuno di tali formati costituisce un profilo del formato PDF (per motivi di sempli-cità, nel seguito utilizzeremo i termi-ni “profilo” e “formato” in maniera interscambiabile).Attualmente la famiglia di formati basati sul PDF è composta dai se-guenti profili3:

PDF/A (PDF/Archiving) per l’archiviazione a lungo termine;

PDF/X (PDF/eXchange) per le arti grafiche e la prestampa;PDF/E (PDF/Engineering) per la documentazione di tipo inge-gneristico;PDF/H (PDF/Healthcare) per il settore sanitario;PDF/UA (PDF/Universal Ac-cessibility) per l’accessibilità.

I profili PDF/A, PDF/E e PDF/X sono già stati riconosciuti standard ISO, mentre il PDF/UA è in procin-to di diventarlo4. Si noti che un file PDF può essere conforme contem-

poraneamente alle specifiche di più profili, ad esempio sia a quelle del PDF/A che a quelle del PDF/X.

PDF/A, il PDF per la conserva-zione digitaleCome già detto, il PDF nella sua for-ma standard è un formato che non può essere considerato compatibile con un processo di conservazione digitale in quanto non è in grado di garantire la riproducibilità a lungo termine e neanche la conservazione dell’aspetto visivo5. Questo fatto è in qualche modo da porre in relazione con la natura estremamente ricca di funzionalità del PDF, che consente ai file codificati secondo questo for-mato una variabilità forse troppo ampia nella struttura interna, oltre alla possibilità di essere “composti” in maniera dinamica, nel momento in cui vengono visualizzati, a partire dalle più disparate fonti esterne. Tut-to ciò conduce, come rovescio della medaglia, a effettive difficoltà nella capacità di assicurare una riprodu-zione sempre uguale indipendente-mente dall’ambiente tecnologico in cui essa avviene.Per risolvere queste ed altre diffi-coltà, è stato necessario uno sforzo internazionale che ha portato alla definizione di una versione “limi-tata” del formato PDF, esplicita-mente pensata per la conservazio-ne a lungo termine dei documenti elettronici e denominata PDF/A (PDF/Archiving). La “/A” presente nel nome del formato, sebbene non venga formalmente definita in alcun documento tecnico, fa evidente-mente riferimento ai termini ingle-

Figura 1. La famiglia di formati basati sul formato PDF

Si veda <http://www.adobe.com/it/products/acrobat/standards.html>.Per conoscere con precisione lo stato attuale dei processi di standardizzazione si può fare riferimento, oltre che al sito dell’ISO <http://www.iso.org>, anche al sito dell’AIIM <http://www.aiim.org>.Ciò dipende da molteplici motivi come, ad esempio, il fatto che i file PDF standard non sono necessariamente auto-contenuti (pos-sono presentare dipendenze dai font utilizzati o da oggetti esterni al file stesso). Di conseguenza, se si cerca di visualizzare questi file su sistemi diversi da quelli in cui sono stati creati, non è garantito che vengano riprodotti in maniera coerente.

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PDF/A1-bPDF 1.4

PDF/A1-a

si “Archiving” o “Archive”. Questo nuovo formato nasce quindi per rispondere al bisogno crescente di conservazione a lungo termine dei documenti elettronici.Il formato PDF/A è stato sviluppa-to dall’AIIM basandosi sul formato PDF di Adobe Systems e di questo utilizza solamente quelle caratteristi-che che permettono di produrre file in grado di conservare nel tempo la loro rappresentazione (sia su scher-mo sia in stampa o attraverso altri si-stemi di output), indipendentemente dagli strumenti tecnologici utilizzati. Per fare un esempio, il PDF/A non consente alcuna funzionalità basata su tecnologie proprietarie, come la compressione con l’algoritmo LZW. Tra le caratteristiche espressamente proibite troviamo l’utilizzo di con-tenuti multimediali audio e video; l’utilizzo di codice eseguibile (ad es. Javascript); la cifratura del file; l’uso delle trasparenze; l’uso di collega-menti (link) esterni; l’utilizzo di file incorporati, etc. Ci sono poi carat-teristiche obbligatorie, come l’inclu-sione dei font utilizzati all’interno del file per avere la certezza della loro disponibilità in fase di rappre-sentazione.Il PDF/A è un formato standard de jure (ma non ancora de facto) essendo stato riconosciuto il 28 set-tembre 2005 come standard ISO

19005-1:2005 Document manage-ment - Electronic document file format for long-term preservation - Part 1: Use of PDF (PDF/A1)6. La norma si basa sul PDF Reference, Third Edition, Version 1.47. Si trat-ta di uno standard multi-parte: ciò significa che esso terrà conto delle successive evoluzioni del formato PDF e, in caso di pubblicazione di nuove specifiche del PDF, potranno essere approvate ulteriori parti dello standard (che faranno riferimento alle nuove specifiche) senza invali-dare quelle precedenti.La norma ISO 19005-1 specifica due possibili livelli di conformità:

PDF/A-1a (ISO 19005-1 Level •

A Conformance in Part 1)PDF/A-1b (ISO 19005-1 Level B Conformance in Part 1)

I due livelli differiscono per il gra-do di conformità allo standard ed in particolare per la presenza di infor-mazioni sulla struttura del file e per la possibilità di interpretare seman-ticamente il testo. In particolare, il PDF/A-1a è il livello di conformità completa, che assicura la rispon-denza a tutti i requisiti della norma ISO 19005-1, compresi quelli relati-vi all’utilizzo dei tag grazie ai quali è possibile fornire informazioni sulla struttura del file e sulla semantica. In sostanza, il PDF/A-1a non solo assicura che il file venga riprodotto

Figura 2. La relazione tra le varie versioni del PDF/A-1

La norma, composta da circa 290 pagine, è disponibile per l’acquisto presso diversi siti, tra cui: <http://www.iso.org>; <http://www.ansi.org>; <http://www.npes.org/standards/orderform.html>; <http://www.aiim.org/bookstore>. Una versione draft della norma è tuttora disponibile all’indirizzo <http://www.aiim.org/documents/standards/ ISO_19005-1_(E).doc>.Il PDF Reference è il documento che contiene le specifiche del formato. Il PDF Reference 1.4 contiene le specifiche del formato PDF versione 1.4, utilizzato in Adobe Acrobat 5. Analogamente il PDF Reference 1.5 contiene le specifiche del formato PDF versione 1.5, utilizzato in Adobe Acrobat 6, e così via. I PDF Reference sono disponibili gratuitamente sul sito di Adobe Systems. Ad esempio, l’ultima versione, la 1.7, è disponibile all’indirizzo <http://partners.adobe.com/public/developer/en/pdf/ PDFRefe-rence.pdf>.Come richiesto dalla Section 508 del U.S. Rehabilitation Act per quanto riguarda l’accessibilità. Le norme federali statunitensi riguar-danti l’accessibilità sono definite nella cosiddetta Section 508. Con questa locuzione si indica un emendamento del 1998 al Workforce Rehabilitation Act del 1973, una legge che stabiliva i requisiti di cui le amministrazioni pubbliche dovevano dotarsi per eliminare discriminazioni nell’accesso alle informazioni e ai servizi, sia da parte degli impiegati federali che dei cittadini. Un’apposita commis-sione tecnica, istituita per trasformare in norme concrete di accessibilità il dettato piuttosto generale dell’emendamento del 1998, ha rilasciato alla fine dell’anno 2000 una serie di linee guida che rappresentano lo standard di legge a cui attenersi. Si veda all’indirizzo <http://www.section508.gov>.

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sempre alla stessa maniera, ma an-che che il suo contenuto possa es-sere interpretato in maniera seman-ticamente corretta, che sia possibile la ricerca e l’estrazione del testo in esso contenuto, che sia accessibile alle persone con deficit sensoriali8

e che possa essere ristrutturato (re-flowed) per poter essere fruito, ad esempio, in dispositivi palmari o al-tri apparati. Il PDF/A-1b è, invece, il livello di conformità minima, che assicura la rispondenza solamen-te ai requisiti minimi della norma ISO 19005-1, ovvero quei requisiti sufficienti a garantire che l’aspet-to visivo di un file PDF/A venga conservato nel tempo. In altre paro-le, questo livello assicura che il file apparirà sempre allo stesso modo quando sarà visualizzato nel futuro, ma non garantisce, ad esempio, che sia possibile interpretare semantica-mente il suo contenuto9. Trattandosi di condizioni più stringenti, un file conforme alle specifiche del PDF/A-1a è conforme anche a quelle del PDF/A-1b; non vale ovviamente il viceversa (si veda la Figura 2).Il PDF/A presenta caratteristiche molto interessanti per quanto ri-

guarda la compatibilità con un pro-cesso di conservazione digitale: è non proprietario, indipendente dalla piattaforma, aperto e completamen-te documentato, auto-contenuto ed auto-documentato, privo di mecca-nismi tecnici di protezione e di limi-tazioni sul suo utilizzo, accessibile se viene fatto un uso corretto dei tag, non modificabile ed efficiente10. È, quindi, un formato che si candida ad essere utilizzato da records ma-nager, archivisti e professionisti nel campo della gestione documentale ai fini della conservazione a lungo termine dei documenti elettronici.

PDF/X, il PDF per il settore delle arti graficheIl PDF/X11 (PDF/eXchange) è la versione del formato PDF apposi-tamente pensata per lo scambio di contenuti grafici e destinata princi-palmente al settore delle arti grafiche e all’industria della stampa. Mentre nel passato era ampiamente utilizza-to in tali settori il formato PDF, oggi il PDF/X è diventato il formato di default perché consente le verifiche di pre-stampa (pre-flight) prima del-l’invio dei file e, di conseguenza, ne

fa un formato particolarmente adat-to per garantire la massima prevedi-bilità del risultato in fase di stampa. Inoltre, un file che è conforme al formato PDF/X deve contenere in-formazioni sulle condizioni di stam-pa per le quali è stato preparato: in questo modo esso verrà elaborato con un risultato più prevedibile ri-spetto a quanto potrebbe accadere con il formato PDF generico. Così come nel caso del PDF/A, anche il PDF/X costituisce in real-tà una famiglia di formati (si veda ancora la Figura 1), alcuni dei quali sono già stati riconosciuti standard dall’ISO con la norma ISO 15930-1:200112. Anche in questo caso si tratta di uno standard multi-par-te che tiene conto delle successive evoluzioni del formato mediante la pubblicazione di nuove parti dello standard che vanno via via ad ag-giungersi alle precedenti. Rispetto al PDF, il profilo PDF/X prevede deliberatamente la limita-zione di tutte quelle funzionalità che non sono necessarie nella pro-duzione di stampe di alta qualità. Ad esempio, il PDF/X-1a, uno dei primi profili ad essere sviluppato,

Ad esempio, un documento su carta, acquisito, mediante il processo di scansione, in formato immagine e successivamente convertito in formato PDF, rispetta i requisiti del livello di conformità PDF/A-1b. Al contrario del PDF/A-1a, il formato PDF/A-1b non garantisce la conformità a quanto richiesto dalla sezione 508 del U.S. Rehabilitation Act.Per uno studio più approfondito delle caratteristiche del formato PDF/A e degli altri formati che sono stati proposti per la con-servazione digitale si rimanda al volume S.Allegrezza, S.Pigliapoco, Produzione e conservazione del documento digitale. Requisiti e standard per i formati elettronici. Volume I, Edizioni EUM, Macerata, 2008Per approfondimenti su questo tema si veda il sito dell’Associazione tecnici arti grafiche in Italia, <http://www.taga.it>. Un’altra ottima fonte di informazione è costituita da <http://www.pdfx3.org>.Nel dettaglio le norme ISO di riferimento sono le seguenti: ISO 15930-1:2001 - Graphic Technology - Prepress digital data exchange - Use of PDF - Part 1: Complete exchange using CMYK data (PDF/X-1 and PDF/X-1a) (basato sul PDF 1.3); ISO 15930-3:2002 - Graphic technology - Prepress digital data exchange -- Use of PDF - Part 3: Complete exchange suitable for colour-managed workflows (PDF/X-3) (basato sul PDF 1.3); ISO 15930-4:2003 - Graphic technology - Prepress digital data exchange using PDF - Part 4: Complete exchange of CMYK and spot colour printing data using PDF 1.4 (PDF/X-1a) (basato su PDF 1.4); ISO 15930-5:2003 - Graphic technology - Prepress digital data exchange using PDF - Part 5: Partial exchange of printing data using PDF 1.4 (PDF/X-2) (basato sul PDF 1.4); ISO 15930-6:2003 - Graphic technology - Prepress digital data exchange using PDF - Part 6: Complete exchange of printing data suitable for colour-managed workflows using PDF 1.4 (PDF/X-3) (basato sul PDF 1.4); ISO 15930-7:2008 - Graphic technology - Prepress digital data exchange using PDF - Part 7: Complete exchange of printing data (PDF/X-4) and partial exchange of printing data with external profile reference (PDF/X-4p) using PDF 1.6; ISO 15930-8:2008 - Graphic technology - Prepress digital data exchange using PDF - Part 8: Partial exchange of printing data using PDF 1.6 (PDF/X-5). Alcune di queste norme si trovano attualmente nella fase di revisione.

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Il processo di standardizzazione ha preso avvio all’inizio del 2004. Il 1° marzo 2004 AIIM e NPES hanno annunciato congiun-tamente la formazione dell’iniziativa PDF/E con la costituzione di un PDF/E Working Group. Un primo incontro si è svolto il 10 marzo 2004 all’AIIM Expo 2004. Nel mese di marzo 2005 è stato sottoposto all’ISO, per essere rivisto da un comitato tecnico internazionale (TC 171/SC 2), un New Work Item Proposal (NP), il quale ha ottenuto l’approvazione nel giugno 2005. Il comitato ha preparato un Committe Draft (CD) che nel febbraio 2006 è stato sottoposto all’ISO ed è stato approvato nel maggio 2006. Il successivo Draft International Standard (DIS) è stato sottoposto all’ISO nel novembre 2006 ed è stato approvato come International Standard (IS) nel giugno 2007. Nel maggio 2008 lo standard è stato oggetto di una nuova pubblicazione a seguito di aggiornamento. Nel periodo trascorso tra la pubblicazione come Draft International Standard e la pubblicazione come International Standard sono state risolte questioni importanti, come quelle relative all’implementazione della grafica 3D, alle firme digitali e alla gestione dei diritti digitali (DRM, Digital Rights Management). Cfr. PDF/E Overview, Marzo 2007, disponibile sul sito dell’AIIM (si veda il link “What is PDF-E”) all’indirizzo <http://www.aiim.org/pdfe>.

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richiede che tutti i font siano incor-porati e che tutte le immagini siano definite i determinati spazi di colore (come il CMYK); è, inoltre, vieta-to l’uso di annotazioni, segnalibri, commenti, indici, contenuti multi-mediali incorporati e collegamenti ipertestuali. Purtroppo tutte questi vincoli si sono rivelati ben presto eccessivamente limitanti nella stam-pa moderna e così fu sviluppato lo standard successivo, il PDF/X-2, che prevede requisiti meno strin-genti (ad esempio, permette l’utiliz-zo dei profili ICC, delle specifiche OPI ed accetta anche altri spazi di colore, come l’RGB). Questo profi-lo era ovviamente molto più ricco di funzionalità rispetto al precedente, ma probabilmente la sua eccessiva complessità lo rendeva di più diffi-cile impiego, aumentando il rischio di errori. Come risultato di tutto ciò, è stato sviluppato un terzo profilo, il PDF/X-3, con funzionalità inter-medie tra quelle del PDF/X-1a e quelle del PDF/X-2. Gli standard ad oggi più utilizzati sono il PDF/X-1a (basato sulla versione 1.3 o 1.4 del PDF Reference), il PDF/X-3 (an-ch’esso basato sulla versione 1.3 o 1.4 del PDF Reference) e, dal 2007, il PDF/X-4 (basato sulla versione 1.6 del PDF Reference).

PDF/E, il PDF per il settore dell’ingegneriaIl PDF/E (PDF/Engineering) è il profilo pensato per l’interscambio affidabile di documentazione tecni-

ca tra architetti, ingegneri, profes-sionisti nel campo dell’edilizia e del GIS (Geographical Information Sy-stems); il suo scopo è fare in modo che tale documentazione, spesso costituita da eleborati tecnici e dise-gni complessi e di grande formato, vengano visualizzati correttamente garantendo un appropriato livello di affidabilità in fase di rappresen-

tazione. Così come gli altri profili del PDF, anche il PDF/E è stato sviluppato dall’AIIM e riconosciuto standard dall’ISO nel giugno 2007 con la norma ISO 24517-1:2008 - Document management - Enginee-ring document format using PDF - Part 1: Use of PDF 1.6 (PDF/E-1)13. Come gli altri standard della famiglia, anche questo è multi-par-

Figura 3. Riepilogo dei principali standard della famiglia PDF

te, ovvero costituito da parti che verranno sviluppate nel tempo in relazione alle successive versioni del PDF Reference. La prima parte, il PDF/E-1, si basa sul PDF Referen-ce 1.6; rispetto a questo è stato pri-vato di alcune funzionalità che non sono utilizzate nella creazione di do-cumentazione tecnica. I documenti PDF/E-1 non possono contenere collegamenti a oggetti esterni, mo-duli dinamici o codice JavaScript che non sia associato ad oggetti 3D; possono essere firmati digitalmente ed utilizzare la crittografia, le tra-sparenze ed i layer; devono obbli-gatoriamente prevedere l’incorpora-zione dei font, l’utilizzo di spazi di colore indipendenti dall’hardware e l’impiego dello standard XMP (eX-tensible Matadata Platform)14 per i metadati.Il PDF/E comincia oggi ad avere un certo grado di adozione come formato per la produzione e l’inter-scambio di documenti tecnici e di ingegneria.

PDF/UA, il PDF per l’accessi-bilitàPDF/UA (PDF/Universal Access) è il formato pensato per creare docu-menti accessibili da chiunque, com-prese le persone diversamente abili che utilizzano tecnologie assistive (ad esempio, gli screen reader impie-gati dai portatori di difetti visivi). Il formato è conforme alle specifiche

della Section 508 del U.S. Rehabili-tation Act. Il comitato dell’AIIM15 responsabile per questo standard ha proposto all’ISO un draft basa-to sul PDF Reference 1.6; tale do-cumento si trova attualmente nello stato di Approved Work Item (AWI) con la denominazione di ISO/AWI 14289 Document management ap-plications -- Electronic document file format enhancement for acces-sibility (PDF/UA). Il lungo proces-so per la definizione dello standard è quindi già cominciato e dovrebbe concludersi, se tutto andrà nel verso giusto, con il riconoscimento di uno standard per l’accessibilità dei docu-menti PDF16.

PDF/H, il PDF per il settore della sanitàL’ultimo arrivato nella famiglia di profili PDF è il PDF/H (PDF/Healthcare)17. Si tratta di un forma-to nato con lo scopo di consentire ai fornitori di servizi sanitari e ai loro utenti (ad esempio, i pazienti) di uti-lizzare un “contenitore elettronico” affidabile, universale e appositamen-te progettato per visualizzare, con-dividere, archiviare e conservare le informazioni sanitarie in modo più sicuro. È utilizzabile, ad esempio, per i dati XML mediante i quali av-viene l’interscambio di informazioni tra i vari sistemi informativi sanita-ri, per i dati e le immagini DICOM, per le note cliniche, per i referti di

laboratorio, per le scansioni di im-magini e fotografie, per le radiogra-fie digitali, per i tracciati ECG e, in generale, per la quasi totalità della documentazione utilizzata in ambi-to sanitario.Questo formato si differenzia rispet-to agli altri perché è nato con l’in-tenzione di costituire non uno stan-dard ma una guida alle best practice (PDF/H Best Practices Guide)18. Ai lavori del comitato che segue lo svi-luppo del formato partecipa il Co-mitato E31 (Committee on Health Informatics) dell’ASTM (American Society for Testing and Materials)19.

PREPARARSI AGLI STANDARD FUTURICome si è potuto vedere nel corso di questa breve trattazione, oggi non si può più parlare solamente di for-mato PDF, ma esiste una vera e pro-pria famiglia di formati basati su di esso. Oltre al PDF, sic et simpliciter, di uso ormai pressoché universale, sono stati creati vari profili del for-mato ciascuno per uno scopo ben preciso: il PDF/A per l’archiviazio-ne e la conservazione a lungo termi-ne, il PDF/X per il settore delle arti grafiche e della stampa, il PDF/E per il settore dei disegni tecnici e del-l’ingegneria, il PDF/UA per garanti-re l’accessibilità universale e, infine, il PDF/H per il settore della sanità. Di questi, i profili PDF/A, PDF/X e PDF/E hanno già ottenuto il rico-

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XMP (eXtensible Matadata Platform) è una tecnologia creata da Adobe Systems per l’elaborazione e la gestione di metadati standard e proprietari.Il comitato opera attraverso un wiki (sito web editabile) come piattaforma di sviluppo documentale per il suo lavoro. L’accesso alla piattaforma, raggiungibile all’indirizzo <http://pdf.editme.com/PDFUA>, è ristretto ai membri del Comitato. Si veda anche <http://www.aiim.org/pdfua>.I requisiti, assai stringenti, relativi all’accessibilità previsti dal formato PDF/UA non sono supportati nella loro interezza dal formato PDF come descritto dalla norma ISO 32000-1:2008, ma dovrebbero essere recepiti dalla nuova versione della norma, la ISO/NP 32000-2 Document management -- Portable document format -- Part 2: PDF 2.0, che si trova attualmente nello stadio di NP (New Proposal) presso l’ISO.Per un approfondimento si veda il sito <http://www.aiim.org/pdfh>La guida “AIIM/ASTM BP01-2008, Best Practices - Portable Document Format Healthcare - A Best Practices Guide” è disponibile all’indirizzo <http://www.aiim.org/productcatalog/product.aspx?ID=1675>Sito web <http://www.astm.org>.

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STEFANO ALLEGREZZA

Docente di Informatica presso l’Università degli Studi di Macerata

Si noti che Adobe Acrobat 9, l’ultima versione attualmente disponibile, permette di gestire, oltre al formato PDF; anche i formati PDF/A, PDF/E e PDF/X. Inoltre, consente di ottimizzare i documenti elettronici per consentire l’accesso alle persone diversa-mente abili (PDF/UA).Lo standard ECMA 363 è disponibile all’indirizzo <http://www.ecma-international.org/publications/files/ECMA-ST/Ecma-363.pdf>.Le specifiche del formato si trovano attualmente nello stadio di DIS (Draft International Standard) con il nome di ISO/DIS 16612-2 Graphic technology -- Variable data exchange -- Part 2: Using PDF/X-4 and PDF/X-5 (PDF/VT-1 and PDF/VT-216612-2.L’acquisizione si è conclusa formalmente il 3 dicembre 2005 ed ha portato all’integrazione della tecnologia video Flash sviluppata da Macromedia all’interno dei prodotti di Adobe Systems.

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noscimento come standard20 men-tre il PDF/UA sta compiendo l’iter verso la standardizzazione (si veda la Figura 3).Nel frattempo altri formati stan-no cominciando ad affacciarsi sulla scena, come l’U3D (Universal 3D), un formato aperto e scalabile per la condivisione e la visualizzazione di progetti 3D interattivi, utilizzabile da architetti, ingegneri e professio-nisti del design nel settore del CAE (Computer Aided Engineering) e del CAM (Computer Aided Manu-facturing) e già riconosciuto dall’Ec-ma (European Computer Manufac-turers Association) International come standard ECMA 36321; op-pure il formato PRC (Product Re-presentation Compact), progettato specificatamente da Adobe Systems anche in questo caso per la rappre-sentazione di contenuti 3D e per il quale, a seguito del rilascio all’ISO delle specifiche del formato, è sta-to costituito un apposito Comita-to Tecnico che sta lavorando per la standardizzazione del formato e per la sua inclusione nella prossima versione del PDF/E; od, ancora, il PDF/VT (dove “V” sta per “Varia-ble” e “T” per “Transactional”), un nuovo formato anch’esso basato sul PDF e creato appositamente per la produzione di documenti con dati variabili e transazionali (ad esempio, fatture, estratti conto, etc.), in modo tale da consentirne una produzione efficiente e soprattutto prevedibile; anche per questo formato è in cor-so l’iter di standardizzazione presso

l’ISO22.Sia l’U3D che il PRC sono stati bene accolti dalla comunità dei professio-nisti come formati solidi e neutrali per lo scambio di dati tecnici e la conservazione a lungo termine. Gli oggetti tridimensionali codificati sia nell’uno che nell’altro formato pos-sono essere incorporati direttamen-te in un file PDF, semplificando così in maniera notevole la distribuzione, la revisione o la riprogettazione dei contenuti 3D. Il PDF/VT è invece un nuovo profilo del formato PDF che andrà ad aggiungersi agli altri già analizzati in precedenza. Quanto visto fin qui indica in ma-niera piuttosto evidente la direzione verso cui sembra muoversi il PDF: da formato utilizzato per la codifica di documenti a prevalente contenu-to testuale (il motivo per cui è stato utilizzato fino ad oggi dalla maggior parte degli utenti) il PDF si appresta a diventare il primo formato “uni-versale”, capace cioè di includere qualsiasi tipo di contenuto digitale (immagini, registrazioni audio, con-tenuti video, oggetti 3D, ecc.). Non è un caso, infatti, che, grazie anche all’acquisizione della software house Macromedia23 da parte di Adobe Sy-stems, nelle ultime versioni del prin-cipale software per la produzione di documenti in formato PDF, Adobe Acrobat, sia stata aggiunta la possi-bilità di incorporare all’interno di un documento PDF anche contenuti video in formato Flash e, virtual-mente, in qualsiasi altro formato.

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IL QUADRO MACROECONOMICO MONDIALE E L’ICTNel 2009 l’economia ha sperimen-tato una vera e propria recessione: il PIL mondiale è diminuito dello 0,8% a fronte di una crescita del 3% nel 2008, con una forte contrazione nelle economie avanzate (-3,2%) ed in Europa – Centrale ed Orientale (-4,3%).Il forte arretramento verificatosi nel primo semestre non è stato bilancia-to dai deboli segnali di ripresa del secondo.

In Italia, nel 2009, gli effetti della crisi sono stati molto evidenti. L’an-no si è chiuso con un calo del PIL del 5%, simile a quello registrato in Germania, Gran Bretagna e Giap-pone, ma doppio rispetto a Francia e Stati Uniti. Il secondo semestre ha mostrato qualche timido migliora-mento, ma più in termini di arresto della caduta che in termini di ripre-sa. Hanno tenuto meglio che in altri Paesi i conti con l’estero e i conti pubblici.Il mercato ICT (Informatica e Te-

lecomunicazioni) ha, pertanto, regi-strato per la prima volta, dopo un 2008 ancora in crescita (+4,4%), un calo del 1,5% (da 3.012 a 2.968 mi-liardi di dollari). Il calo maggiore si è avuto nel Nord America (-3,1%) che resta, comunque, il mercato più importante con un valore di 913,5 miliardi di dollari.Un andamento simile si è avuto nel-l’Europa dei 27 (-2,4%9, il secondo mercato al mondo con 837,5 miliar-di di dollari, mentre l’Asia-Pacifico ha proseguito la sua crescita(+1.0%) raggiungendo il valore di 758 miliar-di di dollari.

Mentre negli anni precedenti IT e TLC erano cresciuti con tassi abba-stanza omogenei nel 2009 i tassi di crescita sono risultati in contrasto evidenziando le differenti caratte-ristiche strutturali dei due mercati (ciclico e business driven quello IT e aciclico e consumer driven quello TLC).Il mercato dell’Informatica è calato del 5,4%, mentre quello delle Tele-comunicazioni è cresciuto del 1,1%.Nel IT la componente Hardware è stata ancora penalizzata dal feno-meno del downpricing che ha, ulte-

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Le anticipazioni del Rapporto Assinform del 2010 sull’andamento del mercato ICTPresentate a Milano il 13 marzo 2010

LA REDAZIONE

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riormente enfatizzato la forbice tra volumi e valori.La crescita delle TLC è da attribui-re, principalmente, all’andamento (positivo) dei servizi, in particolare quelli su rete mobile (4,5 miliardi di linee), mentre gli apparati han-no mostrato una flessione dovuta al calo delle vendite di sistemi e alla riduzione degli investimenti in infra-strutture.

IL QUADRO MERCATO ITALIANO DELL’ICTIn Italia è emerso in tutta la sua gravità l’affanno per la domanda di prodotti e servizi ICT.Il mercato ICT, nel 2009, si è atte-stato a quota 61.771 milioni di euro, con un calo del 4,2% rispetto all’an-no precedente; calo che ha ripropo-sto, e confermato, le criticità emerse nel 2008 che avevano, di fatto, arre-stato (+ 0,1%) la dinamica di cresci-ta registrata da anni.La frenata rispetto al 2008 è, poi, da ascrivere ad un rallentamento di entrambe le componenti, molto più marcato per quanto concerne la componente IT.Il mercato dell’Informatica non è andato oltre i 18.686 milioni di Euro con un calo del 8,1% sul 2008, che non mostrava ancora dinamiche ne-

gative. Tale risultato è la peggior pre-stazione annuale dal lontano 1991. Hanno regredito tutte le compo-nenti (Hardware, Software, Servizi ed Assistenza) con un picco molto evidente per lo Hardware.Il mercato delle Telecomunicazio-ni, (Apparati, Terminali e Servizi per reti fisse e mobili) è risultato di 43.085 milioni di euro, con un calo del 2,3% rispetto all’anno preceden-te, evidenziando per la prima volta un arresto nei servizi di fonia mobi-le (-1,5%).

IL MERCATO IT IN ITALIAIl calo del 8,1% del mercato IT si spiega sia con il persistere dell’an-damento in discesa dei prezzi del Hardware sia con la netta contrazio-ne della spesa e degli investimenti IT nelle imprese.La domanda IT nelle grandi impre-se, che rappresenta più della metà del mercato (56,9%), è calata del 10,3%, quella delle medie imprese, che pesa per un quarto (25,1%), del 7,3% e quella delle piccole, che pesa per il restante quinto circa (18,0%), dell’8%.Tutte le imprese hanno, dunque, ri-dotto la spesa in IT nel 2009, men-tre negli anni precedenti si trattava di una, anche se importante, lentez-za di crescita.Analizzando l’andamento del mer-cato IT per componente d’offer-ta (Hardware, Software, Servizi ed Assistenza) il 2009 ha registrato un calo in tutte le componenti: Softwa-re e Servizi (13.057 milioni di euro) -5,6%, Assistenza tecnica (755 mi-lioni di Euro) -5,0%, ma soprattutto l’Hardware (4.874 milioni di euro) con – 14,8%. Analizzando l’anda-mento dell’Hardware, si sono regi-strati i seguenti andamenti negativi,

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legati principalmente alla riduzione degli investimenti strutturali ed ap-plicativi: Sistemi Mainframe -48,3%, Personal Computer – 12,9%, Server – 24,6%, Stampanti -25,9%, Storage -15,0 %.Anche il mercato dei Personal Com-puter ha, anche considerando l’an-damento in volumi, mostrato segni di arresto.La domanda in unità si è attestata sui 6.942.000 pezzi (+0,5%), per la prima volta stazionaria dopo qua-si trent’anni di crescita a due cifre. Ciò nonostante il permanere di un relativo dinamismo del mercato consumer (2.320.000 unità, +5,7% rispetto al 2008) che ha compensato il calo di vendite alle imprese e alla PA (4.622.000 unità, -1,9%). Continua a crescere il peso dei por-tatili (oltre il 70% delle vendite di PC) grazie anche al boom dei no-tebook che dall’iniziale 12,7% del 2008 rappresentano oggi il 22,5% dei PC venduti nel 2009.Anche nel Software (4.307 milioni di Euro, -3,6%) tutte le componenti sono risultate in calo: Software ap-plicativo -4,1%, Middleware -2,0%, Software di sistema – 4,6%.Scenario analogo si è avuto nei ser-vizi (8.750 milioni di Euro -3,6%),

che rappresentano la metà circa del mercato IT e che, fattore molto im-portante, contribuiscono in misura significativa all’occupazione più qua-lificata: -5% per i Sistemi embedded, -9,3% per i Servizi di elaborazione, -8,8% per la Formazione, -6,8% per la Sistem Integration, -7,0% per la Consulenza e -8,7% per lo Svilup-po e la Manutenzione applicativa. Hanno ceduto meno i servizi in Outsourcing (-3,5%), in parte per i risparmi che inducono e in parte perché spesso soggetti a contratti di durata pluriennale che, ancorché

rinegoziabili, subiscono meno gli ef-fetti più marcati indotti dalla crisi.

PREVISIONI PER IL MERCATO ICT IN ITALIAIl 2010 si prospetta ancora come un anno abbastanza difficile, con un PIL che, dopo i -5 punti del 2009, è atteso in ripresa del 1%. Dando per scontata una reattività differita della domanda di beni di investimento ci si attende ancora un anno difficile per il mercato ICT.Per il 2010 si prevede che il mercato ICT raggiunga i 61.247 milioni di euro in calo dello 0,8% sul 2009.Il dato complessivo cela, però situa-zioni differenti con le Telecomu-nicazioni attese attestarsi ai livelli dell’anno appena trascorso a quo-ta 43.175 milioni di euro (+0,2%), mentre l’Informatica dovrebbe fer-marsi a 18.099 milioni di Euro con una contrazione meno drammatica di quella del 2009 seppure non tra-scurabile (-3,1%).Si ritiene che nessuna componen-te IT possa considerarsi al riparo dalla coda della crisi che si sta su-perando: le previsioni indicano una relativa miglior tenuta del Software (4.241 milioni di euro, -1,5%) rispet-to ai Servizi (8.471 milioni di euro, -3,2%), all’Assistenza tecnica (730

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milioni di euro, -3,3%) ed anche ri-spetto al Hardware (4.657 milioni di euro, -4,5%) che è atteso calare de-cisamente meno di quanto registra-to nel 2009 anche per effetto della ripresa del ciclo di sostituzione.La leggera ripresa prevista per le TLC (43.175 milioni di euro, +0,2%) sarà il risultato del carattere anticicli-co della componente servizi, che è preponderante e si attende sostan-zialmente stabile (34.190 milioni di

euro, -0,1%), e di un leggero recupe-ro sul lato apparati (8.985 milioni di euro, +1,3%) a seguito dello sblocco di alcuni progetti e della ripresa del ciclo di sostituzione delle apparec-chiature.

I COMMENTI DI ASSINFORMPaolo Angelucci, Presidente di As-sinform, nel presentare oggi a Mi-lano i dati di anticipazione del Rap-porto Assinform, che fotografano

un settore IT fortemente penaliz-zato dalla crisi, non ha usato mez-zi termini: “Il disinvestimento italiano in Information Technology, pari a 1.657 milioni di euro, è un segnale allarmante di arretramento del Paese verso assetti strutturali di basso profilo competitivo, che rischiano di condannarci alla stagnazio-ne. Le istituzioni pubbliche e le imprese, appaiono intrappolate da un approccio dal respiro troppo corto, che non riesce a superare l’orizzonte contingente dell’emer-genza. Con queste premesse anche il 2010 sarà un anno molto difficile”. “Sebbene l’IT - ha continuato Ange-lucci - con 400.000 addetti e 97.000 imprese, sia il quarto settore industriale del paese, non solo non riscuote dalla poli-tica la giusta attenzione, ma il suo impatto economico e occupazionale, nonché le sue potenzialità nei processi di sviluppo del Paese sono largamente sottovalutati dalle istituzioni. Eppure, per uscire dalla crisi e aprire la strada della crescita, l’Italia non ha scelta, deve riprendere a investire in Information Technology. Per questo oc-corre un’azione che sia un segnale chiaro di inversione di tendenza, anticipatore di una politica strategica per l’innovazione e lo sviluppo. Va in questo senso la nostra proposta di rottamazione del software sia come misura di incentivo all’innovazione per il Made in Italy, sia come sostegno all’occupazione del settore IT. I software applicativi, infatti, sono fattori cruciali per la modernizzazione delle imprese, dell’eco-nomia, della PA e costituiscono il cuore del valore aggiunto prodotto dal settore in Italia. Nella produzione di software, l’IT italiana concentra la maggior parte dell’occupazio-ne qualificata che, già provata dalla perdi-ta di 16.000 posti di lavoro nel 2009, se i dati di previsione verranno confermati, rischia nel 2010 di lasciare a casa altri 8.000 addetti”.

Ing. Paolo Angelucci, Presidente Assinform

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Dopo diversi mesi di attesa, lo scor-so 25 gennaio il Dipartimento per la Digitalizzazione della pubblica amministrazione e l’Innovazione tecnologica (DDI), la struttura di supporto di cui si avvale il Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione, ha finalmente chiu-so la partita della Posta Elettronica Certificata per i cittadini. I prossimi mesi rappresentano quindi il vero banco di prova per questa tecnolo-gia e soprattutto per le pubbliche amministrazioni, le quali dovranno essere capaci di rispondere in modo corretto e quanto mai rapido alle sollecitazioni dei cittadini. A tal pro-posito ci chiediamo: qual è il quadro attuale e quali sono le aspettative e i

progetti per il futuro? La posta elettronica sta diventan-do sempre di più uno strumento quotidiano di comunicazione e con l’introduzione e la diffusione della Posta Elettronica Certificata si darà una maggiore certezza alla spedi-zione e alla ricezione del messaggio elettronico rafforzando, quindi, la validità giuridica della stessa comu-nicazione telematica. Purtroppo, come spesso accade nel campo del-le nuove tecnologie, anche la PEC dovrà affrontare mille difficoltà di carattere operativo, ma sicuramente rappresenta un veicolo indispensa-bile per la diffusione di paradigmi standard di comunicazione sicura e per l’evoluzione verso la Pubblica

Amministrazione digitale.Le fondamenta della PEC sono di certo le regole tecniche che, dal 2005, regolano gli aspetti operativi relativi alle modalità di erogazione e fruizione del servizio reso dispo-nibile dai gestori PEC, ovvero quei soggetti abilitati a gestire e fornire il servizio di posta elettronica certifi-cata. Per la cronaca tale abilitazione è il risultato positivo della procedura di accreditamento all’elenco pubbli-co dei gestori PEC tenuto dal CNI-PA, ora DigitPA.Oltre alle fondamenta, dovrebbe tuttavia essere chiaro come è cam-biato il mondo delle comunicazioni sicure con la diffusione della PEC, ma soprattutto quali possono esse-

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re i possibili campi d’azione dello strumento. Essendo infatti trascorsi diversi anni dalla nascita della PEC, ci si chiede quali siano le intenzioni delle istituzioni e quali le potenziali-tà del mercato. I numeri relativi alla diffusione sul territorio nazionale evidenziano nel-l’ultimo bimestre 2009 oltre 70 mila domini, oltre 1.350 milioni di caselle e oltre 43 milioni di messaggi scam-biati, con un trend estremamente positivo rispetto allo scorso anno in termini di domini (+216%) e casel-le (+350). Diversamente il dato sul numero dei messaggi mostra come il percorso di crescita si sia ferma-to ad un comunque positivo +41%, non manifestando un exploit deciso come i precedenti valori. In questo senso, nuove norme han-no recentemente tentato, a vari livel-li, di dare un impulso alla diffusione della PEC. In particolare l’ultimo decreto anti-crisi, convertito con la Legge 2/2009, è la norma che mag-giormente ha inciso sul mondo della posta elettronica certificata, prescri-vendo una serie di obblighi che pro-muovono l’impiego della PEC.Mantenendo la cronologia dei com-mi, i primi soggetti ad essere coin-volti sono le imprese costituite in forma societaria, che “sono tenute a indicare il proprio indirizzo di posta elet-tronica certificata nella domanda di iscri-zione al registro delle imprese”. L’obbli-go riguarda non solo le aziende di nuova costituzione, ma anche quelle già esistenti che, “entro tre anni dalla data di entrata in vigore del decreto”, ov-vero entro il 29/11/2011, “dovranno comunicare al registro delle imprese l’indi-rizzo di posta elettronica certificata”.

Con quest’ottica nel giro di po-chi mesi potrebbero già comparire procedure di gara accessibili esclu-sivamente mediante PEC, oppure flussi di comunicazione tra aziende che hanno la necessità di scambiare

informazioni e attestare l’effettiva data dell’invio e quindi il rispetto di vincoli e tempistiche contrattuali.Il comma successivo alle imprese ri-guarda invece i professionisti e i re-lativi ordini professionali. La norma prescrive infatti che “i professionisti iscritti in albi ed elenchi istituiti con legge dello Stato devono comunicare ai rispettivi ordini o collegi il proprio indirizzo di po-sta elettronica certificata”. Gli ordini, a loro volta, devono “pubblicare in un elenco riservato, consultabile in via telema-tica esclusivamente dalle pubbliche ammi-nistrazioni, i dati identificativi degli iscritti con il relativo indirizzo di posta elettronica certificata”.Nel frattempo, mentre la situazio-ne degli ordini professionali, che secondo le direttive dell’ultimo de-creto anticrisi dovrebbero già aver pubblicato l’elenco delle PEC dei professionisti, è ancora da definire, alcune iniziative autonome degli or-dini stessi stanno provvedendo alla

distribuzione di caselle PEC ai ri-spettivi iscritti. La singola casella ri-ferita all’iscritto viene offerta spesso in modo gratuito come servizio ag-giuntivo legato all’iscrizione, si veda il caso dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma, oppure con convenzioni che riducono il co-sto totale di acquisto, si veda il caso dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Capitale.Di certo il ritardo accumulato fino a questo momento dai professionisti nel dotarsi di una propria casella di posta elettronica certificata, rispetto alla prescrizione di legge che ave-va definito come termine ultimo lo scorso 28 novembre 2009, evidenzia la mancanza di una adeguata “predi-sposizione” tecnica ancor prima che di un’appropriata cultura digitale. Tuttavia, a parte le prevedibili dif-ficoltà nell’introduzione di un nuo-vo meccanismo di comunicazione, sarebbe importante comprendere

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ti dei suddetti provvedimenti, il Go-verno, in data 8 febbraio 2010, ha scelto di prorogare al 30 luglio 2010 la scadenza dei termini indicati nel-l’avviso relativo all’iniziativa “Met-tiamoci la faccia”. Ricordiamo che quest’ultima prevede la correspon-sione di un bonus per l’acquisto da parte dei piccoli Comuni e Unioni di Comuni - rispondenti a specifici re-quisiti dimensionali - di “dotazioni tecnologiche” ed eventualmente di firma digitale e/o PEC.A conclusione di tutto questo ma-rasma di norme, posizioni e oppor-tunità, i cittadini si ritrovano ora con la possibilità di disporre di una casella di posta elettronica certifica-ta. Come accennato, infatti, il DDI ha pubblicato la conclusione della fase di selezione delle offerte per la concessione del servizio di Posta Elettronica Certificata (CEC-PAC) gratuita per i cittadini, con la vittoria del raggruppamento temporaneo di imprese costituito da Poste Italiane, Postecom e Telecom Italia, che ha superato le proposte concorrenti di Aruba, Fastweb e Lottomatica, ag-giudicandosi, a meno di clamorose smentite, l’assegnazione definitiva per un totale economico che po-trebbe anche raggiungere i 50 milio-ni di euro.Nelle more previste dalla gara di concessione del servizio CEC-PAC, i cittadini potranno quindi effettuare richieste, attivare procedure e sotto-porre domande alla pubblica ammi-nistrazione e solo a questa, visto che la casella resa disponibile non potrà essere utilizzata per altri scopi. Risulta quindi evidente che la partita sul futuro della PEC si giocherà sui servizi che soprattutto la PA riuscirà a rendere disponibili utilizzando la posta certificata come meccanismo trasmissivo. Sicuramente le potenzialità della PEC sono elevate, sia per le caratte-ristiche tecniche dello strumento sia

per gli aspetti di flessibilità e di ri-sparmio economico. Bastano infatti pochi euro l’anno per attivare una delle offerte commerciali proposte dai gestori PEC, ottenendo un ser-vizio di base, che comunque risulta valido ad ogni effetto di legge.A fronte di questa spesa esigua, o addirittura nulla per i privati cittadi-ni, gli utenti potranno inviare e rice-vere messaggi con la stessa validità di una raccomandata con ricevuta di ritorno, rendendo lapalissiano ogni ragionamento sulla convenienza di utilizzo.Meno ovvio è il contesto tecnico e pratico, che andrebbe meglio pro-mosso attraverso campagne infor-mative. In molti sperano, vista l’in-tenzione di utilizzare la PEC come strumento principale di comunica-zione sicura, che lo stesso Governo sia in grado di predisporre al più presto interventi formativi che, a vario livello, siano in grado di descri-vere a funzionari, imprese e cittadi-ni come utilizzare al meglio la PEC. È infatti importante sciogliere ogni dubbio circa la natura trasmissiva della posta elettronica certificata, che ben si differenzia dai metodi atti a dare la certezza circa la paternità e l’integrità di un documento, che al momento può essere garantita solo dai meccanismi di firma elettronica qualificata definiti nel quadro nor-mativo vigente.

NOEMI RICCI

Ingegnere dell’Informazione

le reali motivazioni che inducono i professionisti a non utilizzare que-sto importante strumento, troppo spesso celate dietro a dichiarazioni strumentali che hanno l’unico effet-to di ridurre la spinta innovativa che la PEC potrebbe avere nei processi e nelle procedure amministrative.Anche le PA, poi, sono chiamate ad istituire una casella di posta cer-tificata per ciascun registro di pro-tocollo (qualora non abbiano già provveduto a farlo, in virtù di prece-denti obblighi, come quelli previsti dall’articolo 47 del Codice dell’Am-ministrazione digitale o CAD) e de-vono, secondo le ufficiali interpre-tazioni normative, rendere noti tali indirizzi presso l’Indice delle Pub-bliche Amministrazioni (IPA). Nel-lo specifico l’IPA, istituito nel 2000 e nuovamente definito all’art. 57-bis del CAD, è un ulteriore strumento d’innovazione atto ad assicurare la trasparenza delle attività istituziona-li. L’IPA è dunque preposto a for-nire gli indirizzi PEC da utilizzare per le comunicazioni, lo scambio di informazioni e l’invio di documen-ti validi a tutti gli effetti di legge fra le amministrazioni, ma anche, e so-prattutto, tra le amministrazioni ed i cittadini.Per preservare l’efficacia di questo strumento è quindi fondamentale l’inserimento e l’aggiornamento co-stante dei dati da parte delle PA, le quali rappresentano l’unico sogget-to proprietario delle informazioni e, quindi, titolato alle azioni di modifi-ca. Per questo motivo, vista la scar-sa pubblicazione e quindi presenza delle informazioni, lo stesso artico-lo 57-bis aggiunge che “la mancata comunicazione degli elementi necessari al completamento dell’indice e del loro aggior-namento è valutata ai fini della respon-sabilità dirigenziale e dell’attribuzione della retribuzione di risultato ai dirigenti responsabili”.Intanto in attesa di conoscere gli esi-

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La premessa alla base di questa considerazione è tanto importante quanto lo è il marketing in sé: più in-formazioni un’azienda ha sui propri clienti - cosa vogliono e cosa cerca-no, cosa pensano della stessa azienda e dei suoi prodotti - più è in grado di soddisfarli. Dato l’enorme volu-me di informazioni che si rendono disponibili nei molti punti di intera-zione dei clienti, si sarebbe propensi a pensare che siamo arrivati a una nuova era dell’efficienza del marke-ting in cui ogni singolo cliente riceve un trattamento personalizzato.

Questa personalizzazione individua-le è certamente quello che i clienti oggi si aspettano, ma come ognuno può attestare, questa aspettativa dif-

ficilmente viene soddisfatta. Ogni interazione, invece, sembra, di fatto, ripartire da zero, come se non ci fos-se memoria di quanto i clienti hanno espresso; i rapporti con gli stessi si basano sulle supposizioni e vaghe generalizzazioni del marketing an-ziché su informazioni reali e speci-fiche.

La fonte del problema non è un mistero: è vero che oggi le aziende hanno a disposizione più informa-zioni sui propri clienti rispetto al passato, ma farne un uso efficace non è stato così semplice. Poiché la stragrande maggioranza delle infor-mazioni di un cliente è disponibile in forma non strutturata (registrazioni di telefonate ai call center, recensio-

ni di prodotti, post su blog, messag-gi e-mail, ecc.) risulta molto difficile estrarne un significato che consen-ta di costruire un quadro d’insieme coerente e completo di ciascun in-dividuo. La tendenza è invece affidarsi a me-todi di profilazione non automatiz-zati come ad esempio la registrazio-ne manuale, raccogliendo così solo una minima parte di informazioni, spesso inaccurate e non aggiornate, di pochi selezionati clienti.

Pertanto, le segmentazioni dei clien-ti basate su questi profili incomple-ti e poco utili sono inevitabilmente approssimazioni che mancano della specificità e del “dinamismo” neces-sari a dare vita ad attività di marke-

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Meaning Based Marketing: la personalizzazione oggi è realtàQualcuno lo aveva già previsto: il web ha davvero rivoluzionato tutto ciò che è relativo al marketing

MARIANA PEREIRA

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ting immediate e davvero persona-lizzate.

Questo oggi può essere facilmente risolto: grazie a nuove tecnologie, basate su principi matematici col-laudati, è possibile avere un quadro completo dei clienti, attingendo a qualsiasi informazione che va dallo storico delle transazioni alle intera-zioni cross-channel, dai contenuti generati dagli utenti ai loro com-portamenti nelle community online, fino a contenuti generati da terze parti, e utilizzare queste conoscen-ze per offrire contenuti più precisi e adeguati ad ogni singolo visitatore.Il tutto in modo assolutamente au-tomatico!Ciò e possibile con il Meaning Based Marketing che si basa sul Meaning Based Computing e sfrutta tecniche matematiche, algoritmi di inferen-za e analisi statiche per estrarre il significato di tutte le informazioni non-strutturate, processando il con-tenuto rilevante durante il ciclo del “marketing”, dalla segmentazione

di mercato al rilascio dinamico e in tempo reale del contenuto giusto, senza dimenticare l’area di customer service & support.

Oggi l’unica azienda ad offrire tec-nologie per il Meaning Based Marke-ting è Autonomy: IDOL (Intelligent Data Operating Layer) basata sulla comprensione del significato del-l’informazione, raggiunge tutte le applicazioni chiave che potenziano le interazioni di un’azienda come il Web Content Management, il Digi-tal Asset Management, i Call Center e Website Optimization, permetto-no poi agli addetti al Marketing di creare, distribuire, ottimizzare, ed analizzare le esperienze dei clienti attraverso molteplici canali.

Il Meaning Based Marketing è fon-damentale per il successo delle azien-de. Per la prima volta, questa tecno-logia offre la capacità di ascoltare il cliente attraverso le sue parole e le sue azioni, e consente agli esperti di marketing di agire basandosi su una

MARIANA PEREIRA

Director, Social Media Products, Autonomy Interwoven

concreta comprensione concettuale del “sentiment” della propria clien-tela, e non su supposizioni e gene-ralizzazioni. Da parte loro, i clienti non dovranno più sentirsi insoddi-sfatti o frustrati per via di esperienze impersonali e irrilevanti. Le aziende, inoltre, potranno a tutelare meglio il proprio brand grazie alla possibilità di monitorare e agire direttamente sul “sentiment” dei consumatori an-cora prima che questo sia un dato noto a tutti.

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AON - L’AZIENDA

Il Gruppo Aon è sinonimo di consu-lenza, intermediazione assicurativa e riassicurativa e gestione del rischio. Aon conta oltre 1.000 dipendenti, è presente su tutto il territorio na-zionale con 40 uffici e nel 2008 ha realizzato ricavi netti per oltre 133 milioni di Euro, a fronte di premi in-termediati per 1,6 miliardi di Euro, con un portafoglio clienti di oltre 8.000 Aziende e 700 Enti Pubblici.

La mole di documenti che un bro-ker assicurativo è tenuto a gestire e archiviare è decisamente notevole:

se si considera il suo ruolo di “ter-za parte” - tra l’assicurato e la com-pagnia di assicurazione - si capisce perfettamente perché si parli di una quantità di documenti tre volte maggiore rispetto ad altre aziende di servizi. Basti pensare alla necessità di conservazione di tutte le polizze e di tutti i giustificativi relativi agli eventuali sinistri (dalle comunica-zioni all’assicurazione della contro-parte, alla cartella clinica in caso di danni alla persona, e così via).

“Una parte considerevole dei nostri uffici era destinato ad armadi per l’archiviazio-ne dei documenti e questo creava difficol-

tà logistiche non indifferenti. E, anche se può sembrare banale, era difficile anche posizionare una scrivania per un nuovo collega, perché mancava lo spazio fisico”, ha commentato Gianmaria Fusar, CIO di Aon. “Era tale la quantità di documenti da archiviare, che, da anni, sia-mo stati costretti ad affittare spazi presso service dedicati, con ingenti costi, crescenti nel tempo”.

Ai costi relativi allo spazio se ne ag-giungeva però anche un altro, meno facilmente stimabile ma altrettanto importante: il tempo e la fatica di dover recuperare i documenti ne-cessari per l’operatività quotidiana e

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Grazie alla tecnologia Fujitsu, Aon cambia il modo di archiviare le informazioniLA REDAZIONE

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ancor di più in caso di contestazioni su accadimenti passati.

PERCHÉ L’ARCHIVIAZIONE DIGITALE DEI DOCUMENTI?

Questi i presupposti che hanno spin-to Aon a cercare una soluzione che li aiutasse a dematerializzare l’archi-vio cartaceo, o almeno una parte di esso, e così snellire la gestione quo-tidiana della documentazione.

“La nostra scelta è ricaduta sulle soluzioni Fujitsu – riprende Fusar – che in passa-to avevamo già avuto modo di apprezzare e che ci hanno permesso – in soli 10 mesi – di liberare gli spazi per creare alcune decine di posti di lavoro”.Per la tipicità del processo di gestio-ne documentale in Aon, erano ne-cessari due tipi di scanner: uno per le attività di gestione day-by-day, che offrisse tre funzioni insieme - scan to mail, scan to folder e scan to fax - e un secondo scanner per la digi-talizzazione massiva. La tecnolo-gia Fujitsu ha permesso ad Aon di

catturare automaticamente le infor-mazioni contenute nei documenti, e grazie all’introduzione del codice a barre si sono evitate le scansioni manuali dei singoli fogli. Il barcode ha dato inoltre la possibilità di in-stradare e successivamente rintrac-ciare automaticamente i documenti in tutte le fasi di elaborazione.

LA SOLUZIONE SCELTA

Soltanto alcuni scanner Fujitsu ri-spondevano a queste esigenze, tra cui il fi-6010N, da utilizzarsi per le esigenze di gestione documentale del day by day.

Lo scanner di rete Fujitsu fi-6010N permette di gestire le più comuni funzioni di comunicazione all’inter-no dell’ufficio, come: la trasforma-zione di documenti cartacei in file e la loro archiviazione in repository, o ancora l’invio ai colleghi tramite posta elettronica, al fax, a cartel-le condivise o direttamente a una stampante. E’ stato studiato anche

per integrarsi senza interrompere i flussi di lavoro, all’interno dei siste-mi di Enterprise Content Manage-ment (ECM).Aon ha acquistato 40 unità del mo-dello Fujitsu fi-6010N per gli uffici di Milano, Roma, Parma, Bergamo e Modena e prevede di acquistarne altrettante nel prossimo anno.Con l’aiuto di BDF, la società part-ner di PFU Imaging Solutions (già Fujitsu Europe Limited) che ha sup-portato Aon nella scelta tecnologi-ca, é stato possibile avviare tutto il progetto in tempi davvero limitati.“Inizialmente abbiamo anche avuto la possibilità di provare i prodotti per un lungo periodo, senza alcuna pressione da parte di PFU Imaging Solutions che si è dimostrata un ottimo partner con la com-petenza tecnologica di cui avevamo proprio bisogno”, riprende Fusar.

I RISULTATI DI UNA PARTNERSHIP DI SUCCESSO

Tra i dipendenti Aon che sono sta-ti coinvolti nel nuovo processo di archiviazione digitale, ci sono sta-te inizialmente alcune perplessità, più che altro di natura culturale, ma oggi la velocità di archiviazione e la gestione semplificata dei documenti è giudicata positivamente da tutti: è stata sufficiente qualche giornata di training, per permettere al nuovo si-stema di essere apprezzato.

“I benefici che abbiamo potuto toccare con mano sono molteplici”, ha concluso Fu-sar. “Innanzitutto la condivisione delle informazioni, che è immediata, completa e sicura. Inoltre possiamo avere la certezza che i dati siano archiviati nel tempo, senza rischi legati al deperimento o a danni fisi-ci, propri degli archivi cartacei. Ma, forse, il vantaggio più tangibile è quello di aver liberato degli spazi negli uffici, miglioran-done la qualità e creando nuove postazioni di lavoro”.Lo scanner FI-6010N

Senza titolo-2 1 1-03-2010 13:21:04Mercato_Lucariello_h.indd 3 2-03-2010 19:17:01

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Il mercato dell’ECM (Enterprise Content Management) anche se può essere considerato un mercato rela-tivamente maturo è certamente un mercato che non è in fase di stagna-zione.Gartner Research ha valutato che,anche in un periodo negativo perl’economia e pur non riuscendo a

onseguire una crescita a due cifre come negli anni dal 2004 al 2007, il mercato mondiale del ECM ha vi-sto, nel 2008, una crescita sostanzia-le, anche se ad una sola cifra, con un fatturato 3,3 miliardi di $ in licenze software e manutenzione.Secondo l’ultimo “Magic Quadrant for Enterprise Content Manage-

ment” di Gartner Research il mer-cato CM è previsto riprendere una crescita sostenuta a partire dal 2009, con una previsione di oltre 5,1 mi-liardi di $ nel 2013. Questo è, dunque, un mercato “sano”, ma si fa notare che è anche in continua trasformazione in rela-zione ad una attività di consolida-

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Siav è l’unica società italiananel Magic Quadrant di GartnerL’azienda padovana ottiene l’importante riconoscimento internazionale da parte delqualificato analista nel settore dell’Information Technology

LA REDAZIONE

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mento e dall’importanza che stannoacquisendo alcuni operatori di nic-chia.Fino dalla sua ideazione nel 2005 il“ECM Magic Quadrant” ha identi-ficato sei principali funzionalità che caratterizzano l’ECM:

Document ManagementDocument ImagingRecords ManagementWorkflow ManagementWeb content managementDocument-centric Collabora-tion

I fornitori inclusi nel Magic Qua-drant evono soddisfare a precisi e rigidi criteri quali un fatturato su-periore ai 10 milioni di $ in licen-ze di software EMC e offrire una piattaforma integrata comprensiva

••••••

di almeno quattro delle preceden-ti funzionalità, mentre le rimanenti possono essere integrate dai part-ner.Il Magic Quadrant offre, dunque, una fotografia del mercato del-l’ECM in un particolare momento storico, rappresentando, per coloro che devono prendere decisioni sul-lo sviluppo di strategie di Content Management, un utile strumento per valutare quali fornitori posseg-gono le opportune credenziali per supportarli.Importante è, pertanto, il fatto che Siav - società italiana che progetta e sviluppa soluzioni software ed offre servizi di consulenza ed outsourcing per la dematerializzazione dei docu-menti cartacei, l’organizzazione dei

processi documentali, la gestione dei processi di e-Government e la conservazione del patrimonio sto-rico e artistico - sia stata inserita in tale qualificato contesto a valenza internazionale.Significativa ed efficace è la dichia-razione di Alfieri Voltan, Presiden-te di Siav S.p.A. “Ottenere un ricono-scimento a livello internazionale da parte di un ente di prestigio come Gartner non solo ci riempie di orgoglio, ma è anche un incentivo a rendere sempre più efficiente la nostra offerta tecnologica e ad espandere la nostra presenza sul mercato. Questa è la testimonianza di come le best practice e le eccellenze italiane possono essere un fiore all’occhiello del made in Italy anche nel campo dei software”.

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ITALIA: UN PAESE INDUSTRIALE Nel settore industriale una costante attività di controllo consente di in-tervenire tempestivamente qualora siano riscontrate delle anomalie nel normale ciclo di produzione.

È sufficiente fare un giro su una qualsiasi linea di produzione per trovare centinaia di moduli cartacei, compilati dagli operatori, ciascuno dei quali rappresenta un report del-l’attività effettuata su una certa mac-china o su una certa linea. Moduli a volte semplici e a volte complessi, nei quali oltre ai valori di “testata” (giorno, mese, anno, operatore…) sono presenti tutte le indicazioni necessarie a quantificare e qualifi-care l’attività svolta: fermi macchi-na con relative causali, numero di pezzi prodotti, numero di scarti con relative motivazioni, lotti comple-tati, controlli eseguiti, certificazioni di qualità da parte dell’operatore, e così via.

RILEVARE PER RIVELARETutti questi dati vengono rilevati e dalla loro analisi nascono interventi correttivi e/o migliorativi specifi-ci, indispensabili per migliorare la competitività e far sorridere il conto economico aziendale.Ma come avviene tutto ciò?Girando tra le linee, e soprattutto

oltre i vetri che le separano dagli uf-fici dei responsabili di produzione, scopriamo un esercito di persone dedicate a questa attività, impegnate ore ed ore nella rilevazione dei dati. Questo quando va bene: in altri casi scopriamo cumuli di fogli di carta abbandonati, che forse più in là sa-ranno elaborati per popolare l’archi-vio necessario per la varie analisi, o che forse resteranno lì fino al mo-mento in cui saranno buttati perché ormai obsoleti. Buttati via, privati del loro significa-to originario, privi di quella nobile funzione assegnatagli che era, sem-

plicemente, un “avviso” di qualcosa che, forse, non andava per il verso giusto. E così, dopo mesi, si sco-pre una linea che lavora solo al 70%, che centinaia di articoli vengono resi e che tutti presentano lo stesso di-fetto... Difetto denunciato il giorno stesso della sua prima comparsa, di-fetto rilevato anche il giorno dopo, ma il cui valore informativo è stato lasciato lì, su un pezzo di carta.

UNA EFFICIENZA POSSIBILEFortunatamente non è sempre così: oggi molte aziende si sono dotate di sistemi di rilevazione, monitoraggio

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La lettura ottica nell’industria modernaROBERTO PUCINO

Fig. 1: Particolare di un classico modulo di rilevazione dati in produzione.

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e controllo della produzione molto efficaci: dai palmari ai touch screen sulle macchine, dai dispositivi a ra-dio-frequenza alla carta. Alla carta? Ancora alla carta? Ebbene si, pro-prio alla carta. In molti casi la carta è l’unico strumento utilizzabile e, di certo, è quello che gode di maggior familiarità per l’utente, che costa meno e che, cosa non trascurabile, ha un impatto praticamente nullo sul modo acquisito di lavorare, spes-so consolidato negli anni.Sebbene il supporto cartaceo non rappresenti un novità, è nella moda-lità d’uso dello stesso che avviene il cambiamento: infatti l’innovazione è nel modo in cui questi dati vengono rilevati. Non più eserciti di opera-tori dediti al data entry, non più er-rori di trascrizione, non più dati in tremendo ritardo, non più dati che non arriveranno mai. Introdurre la lettura ottica nell’azienda moderna significa dare una svolta al modo in cui questi dati sono estratti: le mo-derne tecnologie di scansione e di ri-conoscimento ottico ci consentono di elaborare migliaia di informazioni

in pochi minuti, con elevati livelli qualitativi e a costi incredibilmente ridotti. Perché non approfittarne?

POCHI PASSIL’implementazione di una moderna soluzione di lettura ottica in ambito rilevazione dati di produzione può essere schematizzata nei seguenti

step:Analisi delle esigenze: spesso non tutti i dati estratti sono rilevanti, talvolta mancano dati essenzia-li. L’analisi del “cosa” ci serve rilevare è alla base della buona riuscita di un sistema. Disegno del modulo: identificato il “cosa”, serve stabilire il “come”. In base alla quantità dei dati si può optare per la costruzione di un modulo con un layout speci-fico, sapientemente ottimizzato per la lettura ottica, semplice da compilare, ma adatto a velociz-zare il riconoscimento minimiz-zando la possibilità di errori.Definizione di controlli qualitativi: è possibile delegare al software di riconoscimento ottico gran pare delle verifiche qualitative dei dati estratti, così da inviare in output solo quei dati qualitativamente perfetti, evitando così di inquina-re i database con informazioni errate.

I RISULTATIDefiniti gli aspetti preliminari re-sta da capire “cosa” effettivamente cambia. Cambia poco in apparen-

1.

2.

3.Fig. 2: Il layout di un modulo progettato per la lettura ottica da Recogniform

Technologies SpA: quantità e tipologia dei dati da leggere sono definibili in base alle specifiche esigenze.

Fig. 3: L’interfaccia grafica di correzione integrata in Recogniform Reader è semplice ed intuitiva: la fase di validazione dei dati sospetti

risulta estremamente veloce ed immediata.

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za ma molto in sostanza. L’utilizzo di semplici moduli cartacei per la raccolta dati non richiede una for-mazione agli operatori né ingenti in-vestimenti in attrezzature: l’impatto in termini operativi ed economici è minimo. Uno o più scanner, su una o più linee, in uno o più stabilimen-ti, in uno o più Paesi per acquisire i moduli: uno scanner documen-tale dotato di ADF di fascia bassa acquisisce 35-40 moduli al minuto. Le immagini sono automaticamente trasferite via rete ad un server che si occupa del loro “riconoscimen-to”: li raddrizza, li ripulisce, li auto-orienta, li legge e li controlla. Al termine di questa fase i dati sono in-viati in output, le informazioni sono rilasciate dove e come servono, su file o DBMS, arricchite se necessa-rio incrociando i dati provenienti da altre sorgenti. E se qualche dato non è formalmente corretto? Se il software non è sicuro di aver letto

un certo valore? Se il codice artico-lo inserito non è presente nella mia anagrafica? Niente paura: la confer-ma dei dati avviene in pochi istanti, mediante una comoda interfaccia di validazione/correzione, in cui il campo “sospetto” viene presentato all’operatore direttamente sul mo-nitor. Niente più carta, quindi. A viaggiare sono le immagini, e con le immagini viaggiano le informazioni in esse contenute.

CONCLUSIONELa lettura ottica deve inserire ele-menti di flessibilità nell’azienda mo-derna e non deve in alcun modo rappresentare un’ulteriore rigidità. È quindi di fondamentale importanza adottare una soluzione potente, fles-sibile e gestibile in totale autonomia. Le esigenze produttive cambiano in continuazione e con esse mutano le informazioni di cui abbiamo biso-gno: si deve essere in grado di poter

apportare in autonomia tutte le mo-difiche necessarie, in modo semplice, veloce ed economico. È indispen-sabile adottare soluzioni software che mi consentano di elaborare un numero illimitato di documenti, in modo efficace e veloce, minimiz-zando l’intervento umano. È im-portante scegliere un software che si adatti alle esigenze del momento e che mi consenta, se necessario, di aumentare la mia capacità produtti-va senza costi extra. E’ determinan-te ricercare un partner tecnologico affidabile, con esperienza nel settore e, ancor meglio, chi sia proprietario della tecnologia utilizzata. La lettura ottica applicata alla rileva-zione ed al monitoraggio della pro-duzione fa sì che in pochi istanti si abbia tutto quanto necessario per la nostra analisi, in tempo pressoché reale. Si è così subito pronti ad in-tervenire per correggere quel difet-to, verificare quella macchina o, più semplicemente, per rispondere alla domanda “cosa” e “come” ho pro-dotto. Quando? Oggi.

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Fig. 4: La struttura di un software “modulabile” quale Recogniform Reader: è possibile utilizzare un numero illimitato di postazioni di acquisizione e verifica,

così da gestire al meglio eventuali “picchi” di lavorazione.

ROBERTO PUCINO

Product SpecialistRecogniform Technologies SpA

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VALERIO ZAPPALÀ È IL NUOVO DIRETTORE GENERALE DI INFOCAMERE Valerio Zappalà è il nuovo Direttore Generale di InfoCamere, la Società di informatica delle Camere di Commercio. Romano, 44 anni, ha svolto gran parte della propria carriera profes-sionale nel settore della consulenza direzionale presso grandi società internazionali.

È stato partner di Ernst & Young Financial - Business Advisors, e negli ultimi due anni di Deloitte Consulting SpA. dove ha ricoperto la responsabilità del mercato della Pubblica Amministrazione.

Dal luglio 2006 al luglio 2008 è stato Amministratore Delegato e Direttore Generale di Sogei SpA.

NUOVA PARTNERSHIP CBT - KODAK

Cosmic Blue Team (CBT), attiva da 30 anni nel mercato dell’Infor-mation & Communication Tech-nology, e Kodak, uno dei principali produttori mondiali di prodotti per il trattamento dei documenti, hanno stipulato un importante accordo di partnership.

Tale accordo, con l’inserimento di CBT nel “Reseller Club” di Kodak - un club di cui fanno parte solo 13 membri italiani - prevede la possi-bilità per CBT di commercializzare e supportare prodotti e tecnologie Kodak per il trattamento digitale delle immagini. Il rapporto diret-to con il produttore consentirà fra l’altro a CBT di recepire immediata-mente le novità e gli aggiornamenti introdotti in questo campo.

La partnership con uno dei pro-duttori più attivi nella fornitura di moderne tecnologie di imaging in-tegrate consente di migliorare la qualità delle immagini che alimenta-no le soluzioni CBT di document e workflow management, di cui Web Rainbow rappresenta la piattaforma principale.

Web Rainbow è un software di En-terprise Content Management che offre una infrastruttura semplice, progettata in ambiente SOA, dina-mica e rapida per la realizzazione e l’adeguamento di soluzioni verticali nell’ambito ECM.

Sviluppato interamente su piattafor-ma J2EE, è indipendente dalle piat-taforme HW e SW ed è conforme agli standard internazionali per l’in-terscambio di informazioni.

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DALL’INTUIZIONE ALLA REALTÀ

“KLAUS” da dieci anni una garanzia nel campo dell’archi-viazione documentale digitale e della conservazione sostitutiva

di Marialuigia Dione

La KLAUS S.R.L., nasce nel 2001 dall’idea imprenditoriale di Nicola Gallelli (Amministratore Unico).Dopo aver conseguito il diploma presso il liceo scientifico “Don Bosco” di Taranto e la laurea in Economia e Commercio presso la facoltà di Bari, Nicola Gallelli inizia l’attività di imprenditore nel Gen-naio del 2001, creando un’azienda per “l’erogazione di servizi di archi-viazione ottica dei documenti con conservazione sostitutiva” a norma di legge, puntando sulle potenzialità del proprio territorio.Il dott. Gallelli si è scontrato, sin dall’inizio della sua attività, con la realtà ostruzionista della politica lo-cale, e ha cercato da sempre di su-perarla grazie ad un forte spirito di sacrificio e ad una spiccata ed intui-tiva capacità imprenditoriale, che lo hanno col tempo premiato in cam-po lavorativo.La KLAUS S.R.L, dopo solo pochi anni dalla sua costituzione, ha rag-giunto una posizione leader nel suo settore, superando ogni tentativo di concorrenza e registrando un eleva-to fatturato, originato dall’esigenza di alcuni clienti privati di “trasfor-mare” i propri archivi cartacei in ar-chivi digitali, così da raggiungere una più rapida e semplice consultazione interna in attesa della legge che au-torizzasse la “conservazione sostitu-tiva dei documenti contabili”.I traguardi raggiunti dalla KLAUS S.R.L. nel corso degli anni sono stati molteplici, uno dei primi da annoverare è il riconoscimento del-

l’impegno, delle risorse umane ed economiche impiegate nell’esercizio dell’attività, mediante l’iscrizione nella sezione Terziario Avanzato di Confindustria di Taranto (al n. 1088 del Libro dei Soci) e la successiva nomina del Dott. Gallelli nel consi-glio direttivo della stessa sezione.Il dott. Gallelli ha assistito, con gran-de soddisfazione, ad un rilevante in-cremento del capitale sociale sino ad €. 110.000.000, che gli ha permes-so, tra l’altro, di ottenere un rating aziendale scandito da ben “AAA”.Successivamente la KLAUS S.R.L. ha contribuito in maniera attiva alla stesura e realizzazione dei princi-pi fondamentali dell’attuale Codi-ce della Amministrazione Digitale (CAD) tramite lo studio dell’evoluzione legislativa in mate-ria di “conservazione sostitutiva dei documenti contabili” (tra cui la deli-berazione CNIPA n. 11/2004 e De-creto del 23 gennaio 2004 del Mini-stro dell’Economia e delle Finanze).La KLAUS S.R.L. nel contempo ha investito risorse per ottenere e consolidare la certificazione dap-prima secondo la norma UNI EN ISO 9001:2000 e, successivamente, secondo la norma UNI EN ISO 9001:2008 per “l’erogazione di ser-vizi di archiviazione ottica di docu-menti con conservazione sostituti-va”, come previsto dal Codice della Amministrazione Digitale (Decreto Legislativo 7 marzo 2005, n. 82) e la certificazione per il trattamento di documenti e dati sensibili.In seguito l’Azienda ha incremen-tato la sua mission mediante l’of-ferta di servizi digitali integrati con l’attivazione in outsourcing di “Se-curity and intelligence technology services”, rientranti nell’ambito del settore marketing e delle ricerche di mercato.Nello stesso periodo la KLAUS S.R.L., insieme ai maggiori espo-nenti ed esperti nazionali del settore

della digitalizzazione, diventa cofon-datrice dell’ANORC (Associazione Nazionale per Operatori e Respon-sabili della Conservazione Digitale).Dal 2009 l’azienda è impegnata con la collaborazione e il sostegno da parte di Enti preposti a sviluppare, agevolare e promuovere i rappor-ti economici e commerciali italiani all’estero (Istituto nazionale per il Commercio Estero – ICE) nel pro-getto di “Internazionalizzazione di imprese” nelle aree geografiche EMEA (Europa, Medio Oriente ed Africa) che ha le seguenti finalità ed obiettivi:

consentire al paese estero di poter beneficiare dell’efficienza dei servizi innovativi della Klaus S.r.l. laddove, fino a questo mo-mento, erano totalmente assenti a causa della scarsa propensione delle imprese locali ad effettuare investimenti nel settore dell’in-novazione, ricerca e sviluppo;ridurre il costo del lavoro;migliorare la performance com-plessiva dell’impresa;accedere ai nuovi mercati.

Nel 2010, oltre a partecipare allo “Shanghai world expo 2010” che si terrà dal 1 Maggio al 31 Ottobre, la Klaus S.r.l. è impegnata nell’ apertu-ra delle nuove sedi in : Algeria, Ci-pro, Libano e Israele; basi concrete di partenza per la copertura interna-zionale delle regioni del Nord Afri-ca e del Medio Oriente, il cui com-pletamento avverrà entro la fine del 2011. A partire dal 2012 invece è previsto il consolidamento della pre-senza della Klaus S.r.l. nei paesi dell’ Est Europeo (Albania, Montenegro, Serbia, Macedonia, Bosnia, Croazia, Slovenia, Ungheria, Romania, Bul-garia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia e Moldavia), con la costitu-zione della Klaus Holding S.p.A. . Tutto il progetto aziendale è realiz-zabile anche grazie alla presenza di personale giovane, preparato e co-

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TECNICHE RELAZIONALI DI VENDITAVendere è un’arte o una scienza? Perché al-cuni vendono ed altri no? È solo partendo da se stesso - attraverso la propria credibilità di professionista, la propria immagine e una co-municazione efficace - che un venditore può raggiungere l’obiettivo della vendita di suc-cesso.

L’ARTE DELLA VENDITA TELEFONICAÈ indubbio che il telefono sia uno strumento di lavoro fondamentale, ma per utilizzarlo al meglio occorre un’adeguata preparazione che include la conoscenza e la pratica di tecniche avanzate di marketing e di comunicazione. Il corso insegna come gestire in modo ottimale le telefonate, nonché le principali tecniche di telemarketing.

GESTIONE POST VENDITAAcquisire nuovi clienti è un’attività fondamen-tale per ogni azienda, ma non meno impor-tante è fidelizzare la clientela già acquisita, monitorandone la soddisfazione, gestendo efficacemente ogni eventuale situazione post vendita.

SOCIAL MEDIA STRATEGYFacebook, MySpace, Linkedin e gli altri Social Media hanno cambiato per sempre il nostro modo di comunicare. Le aziende sono oggi di fronte a un bivio: adeguarsi oppure essere scavalcate dal cambiamento, a vantaggio della concorrenza.

L’E-COMMERCE COME OPPORTU NITÀ PER LE PMIIn tempi di crisi è necessario che le PMI sfrut-tino tutte le opportunità offerte loro da internet e, in particolare, dal web-marketing. In questo corso verranno analizzate tali opportunità e verranno svelati tutti i segreti dell’e-commerce in maniera pratica e concreta.

EMAIL MARKETI NGUn seminario operativo, grazie al quale impa-rerà come scrivere messaggi efficaci, che non vengano interpretati come spam e nel pieno rispetto delle norme sulla privacy.

WEBLAB 2.0Un seminario per imparare come analizzare il comportamento degli utenti sui nostri conte-nuti e come orientarne la produzione di conse-guenza; perché un testo per la stampa non è uguale ad un testo per il web.

WEBMARKETI NGDal SEO/SEM ai web analytics e alle strategie di promozione in rete. Un seminario indispen-sabile per tutti coloro che vogliono sfruttare al massimo il canale online per studiare il mer-cato e sviluppare nuovi rapporti commerciali (promozione/pubblicità, distribuzione, vendita, assistenza alla clientela, etc.) tramite il Web.

EVENTO 2.0Un seminario per imparare ad organizzare un evento con il web. Strumenti, tecniche, eco-nomie e molta esercitazione pratica, grazie ad una simulazione di gestione di un evento in ot-tica 2.0. Dall’importanza strategica dell’even-to come strumento di relazione e comunicazio-ne, alle diverse forme di promozione e ai nuovi strumenti a disposizione dell’event manager.

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stantemente aggiornato. Pur rispet-tando le gerarchie, esiste una marca-ta sinergia dalla direzione generale ai reparti tecnici-operativi. L’azienda si avvale di uno staff pragmatico, strutturato, veloce, dotato di capaci-tà tecnica e flessibilità operativa, in grado di gestire situazioni comples-se in modo ordinato, di individuare il problema e di fornire risposte in-novative e che funzionino. I punti di forza di questa struttura organizza-tiva sono sia la direzione Network/Internazionalizzazione con esperti della comunicazione, sia la direzione Tecnica che si avvale dell’esperienza dei suoi collaboratori informatici. In questo nuovo scenario di svilup-po, la Klaus S.r.l. con i migliori part-ner attualmente presenti sul mercato, è radicata su tutto il territorio nazio-nale in maniera capillare. Attraver-so concessionari specializzati, Area Manager ed agenti offre soluzioni tecnologiche avanzate per l’archi-viazione dello storico e del corrente alle aziende private ed alle pubbliche amministrazioni, consentendo alle stesse un risparmio minimo pari al 30% dei costi e un aumento di pro-duttività pari al 10%.Per soddisfare le esigenze delle aziende di archiviare e gestire masse di documenti spesso di onerosa ar-chiviazione, ha realizzato un sistema di digitalizzazione dei documenti che si pone come soluzione ideale a tale problema e si realizza mediante la fornitura del Klaus NoProblem, che consente: l’acquisizione, l’archi-viazione, la conservazione sostituti-va a norma di legge (con firma digi-tale e marca temporale), la gestione e l’ottimizzazione dei flussi informa-tivi, la consultazione, la stampa e la distribuzione di contenuti, immagini e documenti.Per la digitalizzazione degli archivi cartacei storici la Klaus S.r.l. forni-sce un servizio di scansione e ar-chiviazione digitale: il Klaus Legal

Digital Storage (KLDS) attraverso il quale è possibile archiviare digi-talmente in un server dedicato tutti i documenti degli anni precedenti, con conseguente dematerializzazio-ne del cartaceo.In tal modo le aziende diventano più efficienti ed abbattono i costi di gestione. Infatti è possibile reperi-re tutti i documenti desiderati, con una capacità di ricerca e consulta-zione (stampa, visualizzazione, ela-borazione) semplice ed immediata. La consultazione e la tempestiva disponibilità delle informazioni è senza dubbio attualmente uno dei maggiori problemi di tutte le azien-de ed enti. Inoltre, la conservazione sostitutiva contribuisce al risparmio di carta e quindi alla salvaguardia dell’ambiente con la relativa ridu-zione dell’abbattimento di alberi, minori emissioni di co², risparmio di acqua e di energia, riduzione di consumo di petrolio, ma soprattutto risparmio economico (carta, toner, e smaltimento rifiuti).

KROLL ONTRACK FA IL PUNTO SUGLI ULTIMI TREND NEL MERCATO DEL RECUPERO DATI

Le nuove tecnologie di storage, l’incremento della capacità di archi-viazione e le richieste per tempi di lavorazione più rapidi stanno modi-ficando l’attività di recupero dati

Kroll Ontrack®, azienda che opera nel campo di soluzioni e servizi di recupero dati, cancellazione sicura e computer forensics, evidenzia come alcuni trend stiano modificando l’at-tività di recupero dei dati. In parti-colare i tecnici di Ontrack® Data Recovery riferiscono come le richie-ste di recupero dati sono aumentate

di sette volte dal 2005. Questo fatto sommato con i significativi sviluppi delle architetture di archiviazione e con richieste per tempi di lavorazio-ne sempre più rapidi, necessitano di innovazioni per gestire casi che van-no oltre il recupero dati a causa di guasti standard del disco.

Nello specifico, si evidenziano i se-guenti trend nel recupero dati:

Il recupero dati da cloud è una realtà e una necessità per le aziende. Nel 2009 il cloud computing è diventata una valida opzione di archivia-zione dei dati critici per aziende di grandi dimensioni. Gli utenti beneficiano di servizi tecnolo-gici globali, senza essere legati ad un’infrastruttura informatica dedicata. Se le nuove tecnologie, come quella cloud, consentono di ottimizzare l’archiviazione, l’hardware rimane però ancora alla base della tecnologia stessa rendendo anche queste soluzio-ni informatiche innovative a ri-schio di perdita dei dati. In uno dei primi casi di recupero dati da ambiente cloud, il cliente aveva accidentalmente isolato uno dei volumi di archiviazione virtuale mentre era nell’ambiente cloud. Una volta ricollegato, il sistema riportava il volume come spazio non allocato con l’impossibili-tà di procedere al montaggio. Kroll Ontrack con la tecnologia Remote Data Recovery ha ripa-rato da remoto il volume cloud danneggiato e lo ha reso nuova-mente attivo in quattro ore.Le richieste di recupero dati da am-bienti virtuali sono in forte crescita, la causa primaria della perdita è l’errore umano. I software di virtualizza-zione consentono alle aziende di consolidare i sistemi operativi e di aumentare la produttività del-l’hardware, offrendo significati-vi vantaggi e riduzione dei costi.

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Tuttavia, dato il maggiore con-solidamento di dati importanti su un unico sistema, l’eventuale loro perdita è un avvenimento ancora più grave che rende an-cor più necessario un intervento di recupero efficace ed efficien-te. Di conseguenza, le richieste di recupero dati da ambienti virtuali sono cresciute del 58% nel 2009 rispetto al 2008. Dei numerosi casi di recupero dati da ambienti virtuali che i tecnici di Ontrack Data Recovery han-no effettuato nel corso del 2009, l’87% è stato causato da errore umano per le complessità asso-ciate alla realizzazione, gestione e/o migrazione verso un am-biente virtuale.Gli small office (SOHO) sono i più importanti fattori di aumento dei dati. Dal 2005 al 2009, il team mon-diale di Ontrack Data Recovery ha visto aumentare la quantità di dati recuperati da 3,2 petabyte nel 2005 a 14 petabyte nel 2009 (1 PB = 1024 TB). Il settore SOHO è stato il più grande pro-pulsore di questo incremento.

OLIVETTI RILANCIA SUI PC CON UNA NUOVA OFFERTA DI NOTEBOOK INTEGRATI A SERVIZI INNOVATIVI

Olivetti, con la presentazione, a metà marzo, di nuovi Notebook ri-volti sia alla clientela Business sia a quella Consumer (tramite Telecom Italia), ritorna nel mercato dei PC e lancia una gamma di Notebook e Netbook di nuova generazione inte-grati a servizi software disponibili in modalità “on demand”. La nuova offerta di Notebook e Net-book coniuga design e innovazione avvalendosi anche dei nuovi pro-cessori Intel e del sistema operativo

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Microsoft Windows 7. Inizialmen-te disponibile con i servizi Olivetti PC Guard per la protezione di PC e dati; la nuova linea di Notebook e Netbook verrà successivamente in-tegrata con un’ampia gamma di ser-vizi ed applicazioni evolute, in gra-do di ottimizzare costi e prestazioni delle imprese grazie all’erogazione secondo il modello “software as a service” e “pay per use”. Questo consente alle aziende di attingere a soluzioni costantemente aggiornate senza la necessità di investire in in-frastrutture tecnologiche.“Con questa nuova offerta – ha dichiarato Patrizia Grieco, Ammi-nistratore Delegato di Olivetti – l’azienda compie oggi un altro passo importante nel percorso di riposi-zionamento strategico iniziato lo scorso anno con il lancio dell’Hub Documentale, per la gestione digita-le dei documenti, che ne ha sancito l’entrata nel mercato delle soluzioni software e dei servizi IT”.La nuova offerta si avvale inoltre delle competenze tecnologiche di Advalso, il centro servizi di Olivet-ti e si inserisce nella nuova strategia di riposizionamento di Olivetti nel mercato delle soluzioni software e dei servizi IT all’interno del quale l’azienda integra ai prodotti hard-ware, servizi e applicazioni evoluti, operando in sinergia con Telecom Italia e avvalendosi di partner qua-lificati.La nuova gamma di Notebook Oli-vetti si compone inizialmente dei modelli Olibook S1300 e Olibook S1550, da 13,3’’ e 15’’, indirizzati rispettivamente alla clientela profes-sionale e alle Piccole e Medie Impre-se, e dal modello Olibook S1500, da 15,6’’, dedicato sia alla clientela con-sumer sia a quella professionale. Alla gamma si aggiunge, inoltre, il Netbook Olibook M1025, di 10’’, indirizzato a tutte le fasce di utenza. I modelli, che si differenziano so-

prattutto per capacità di calcolo e di memoria, sono dotati di tecnologia hardware e software di ultima gene-razione: nuovo processore Intel® Core ™ 2 Duo Ultra Low Volta-ge (ULV) sul Notebook Olibook S1300, per una maggiore durata delle batterie, e nuovo processore Intel® Core™ i3 e Intel® Core™ i5, rispettivamente sui Notebook Olibook S1500 e Olibook S1550, nuova piattaforma Intel® con pro-cessore Atom™ N450 per il Net-book Olibook M1025 e nuovo siste-ma operativo Microsoft Windows 7 per tutta la gamma, declinato nelle versioni Starter, Home Premium e Professional.L’intera gamma dei Notebook Oli-book è inoltre dotata della funzione Intel® My WiFi.I Notebook Olibook S1300 e S1550 si avvalgono, inoltre, della funzio-ne Always Aware che consente di proteggere l’hard disk da cadute accidentali e di attivare un allarme sonoro in presenza di tentativi di ri-mozione del notebook.

Turin, June 16 - 17, 2010Politecnico di Torino

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