iBoo Magazine - Maggio 2014

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n° 32 Maggio 2014 periodico free press FASHION BLOGGER A tu per tu con Chiara Nasti DESIGN Baldessari e Baldessari MUSIC Levante si racconta TRAVEL Alla scoperta della Thailandia

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n° 32 Maggio 2014 periodico free press

FASHION BLOGGERA tu per tu con Chiara Nasti

DESIGNBaldessari e Baldessari

MUSICLevante si racconta

TRAVELAlla scoperta della

Thailandia

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INDICE

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CHIARA NASTI FASHION BLOGGER

BALDESSARI E BALDESSARI

CHEF RUBIO

LEVANTE SI RACCONTA

LA RAGAZZA DAI CAPELLI ROSSI

L’ARMADIO DEL DELITTO

EVENTI MUSICALI IN EUROPALA STILISTA ANGELA PAPAGNA

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MOSTRA FRIDA KAHLO

I PRERAFFAELLITI A TORINO

BEAUTY

COUNTING THE RICE

MARTIN CASTROGIOVANNI

IL MONDO IN PILLOLE

IL FASCINO DELLA THAILANDIALA TIMIDEZZA

55IBOOmagazine

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Gli occhi. Senza dubbio il prin-cipale organo di senso dell’ apparato visivo. Cattura-

no luce, immagini e storie di vita vissuta che indelebilmente ven-gono impresse nella memoria. Dagli occhi traspare l’ anima più pura della persona senza inganno alcuno. Raccontano sempre. Parlano, brilla-no, scrutano, piangono, amano, tan-to da non controllarne le emozioni.Gli occhi nella musica, dall’ Armaged-don degli Aerosmith, a quelli orientali di Daniele Silvestri passando per quelli di Betty Davis, cantati da Kim Carnes.Gli occhi nella poesia da Dante Ali-ghieri che decanta la “gentilezza e l’ onesta” della sua amata Beatri-ce, agli occhi chiusi di Pablo Neru-da nei versi di “Non solo il fuoco”.

Gli occhi sono in continuo movimen-to, alla ricerca di nuove emozio-ni e nuovi stati d’animo. Nel sonno si muovono a ritmo forsennato per immaginare, sperare e desidera-re una via d’uscita dalla vita reale. Gli occhi sono lo specchio dell’a-nima, pieni di vita e di storia.

VIRGINIA CIMINA’EDITORIALE

DIRETTORE RESPONSABILEVirginia Ciminà

HANNO COLLABORATOMario Degl’Innocenti

Martina Di DonatoChiara Gallo

Francesca LoriVirginia MaloniEnrico MoriscoRiccardo Sada

EDITOREDiamond Media Group s.r.l.

Via C. Levi, 1 Sant’Omero (TE)Tel. 0861 887405

[email protected]

IBOO MAGAZINEÈ una testata registrata presso

il Tribunale di Teramoal n.546 del 08/11/2005

GRAFICADiamond Media Group s.r.l.

STAMPAArti Grafiche Picene s.r.l.

PUBBLICITA’[email protected]

RESPONSABILE TRATTAMEN-TO DATI Dlgs 196/03

Virginia Ciminà

Riservato ogni diritto e uso.

Vietata la riproduzione anche parziale

La voce degli occhi

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CHIARA NASTI FASHION BLOGGERE’ di Napoli la regina più giovane del web. I grandi marchi la inseguono

FRANCESCA LORI

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9VITA DA BLOGGER

Chiara Nasti più che una sem-plice blogger é una teen fa-shion blogger. La seconda in Italia per po-

polarità e in assoluto la più gio-vane, 16 anni, è riuscita in poco tempo a conquistare miglia-ia di fan e le aziende di moda. Occhi verdi, capel-li castani, labbra carnose!

Sei la teen fashion blogger più giovane… raccontaci come è nata quest’avventura..

Quest’avventura è nata per caso. Amo la moda, ho iniziato a coltivare la mia passione e l’i-dea di aprire un blog in cui con-dividere le mie idee e le mie gior-nate con altre ragazze e ragazzi è venuta da sé, naturalmente.

Raccontaci la tua giornata tipo… La mia giornata è quella di una ragazza normale della mia età. Certo come si dice “pri-ma il dovere e poi il piacere” quindi prima la scuola e poi il divertimento con gli amici e la palestra quando ho tempo.

Nel tuo blog Chiaranasti.com condividi i tuoi outfit con miglia-ia di fan e seguaci… Le ragaz-ze della tua età ma anche le più adulte prendono spunto dai tuoi outfit…parlaci del tuo stile.Non è uno stile specifico, cer-co sempre di trovare degli outfit che rispecchino la mia personalità, che siano adatti a me. Penso a questo quan-do vado a fare shopping.

Cosa non deve mancare nel tuo armadio e nel tuo beauty…. Nel mio armadio non può mai

mancare un capo cool per la sera da sfoggiare nelle grandi oc-casioni. Nel mio beauty non può mai mancare un lipgloss che dà sempre un tocco di luce in più.

Sei testimonial di molti mar-chi famosi come riesci a conciliare scuola e lavoro? È difficile perché ci sono tan-ti impegni e cerco di non tra-scurare nulla, ma con una giusta organizzazione e de-terminazione si può fare tutto.

Qual è la particolarità che ti per-mette di differenziarti dalle altre?Credo la semplicità, come ho scritto nel mio blog non preten-do di dare consigli o lezioni a nessuno, mi piace l’idea di esse-re in contatto con persone che hanno la mia stessa passione.Che consiglio daresti a tut-te quelle ragazze giovani che sognano di potersi lancia-re nel mondo della moda?Avere il coraggio di se-guire sempre il proprio so-gno, senza scoraggiarsi mai.

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Courtesy ofTOP STUDIO

I Parrucchieri Nereto

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Courtesy ofTOP STUDIO

I Parrucchieri Nereto

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12 DESIGN

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Sensibilità estetica, gu-sto ed innovazione sono gli elementi che fanno grandi le opere dello studio Baldessari e Baldessari. Un esem-pio della loro arte è

racchiuso in una delle opere che li ha portati al successo: la Mollet-ta. Una creativa interpretazione di un oggetto di uso quotidiano adibito a panca o a tavolo espo-sto nel negozio Gucci di Brera a Milano.

Quali sono i vostri principi guida in fase di progettazione?“I nostri principi vengono dall’in-fluenza degli ambienti creativi che frequentiamo e sono quelli del rigore carichi al tempo stesso di ironicità. Realizziamo proget-ti disparati, dal packaging alla progettazione di insediamenti re-sidenziali, all’architettura di retail, uffici, alla progettazione di alle-stimenti espositivi sia per eventi culturali che fieristici, ma anche design di prodotto e grafica. In tutti i campi vengono appli-cate le stesse idee simmetria ed equilibrio delle parti che concor-

rono a formare l’insieme. Ogni progetto richiede molto impe-gno e disponibilità al dialogo e al confronto, che avviene sempre in maniera stimolante attraverso schizzi, disegni tecnici e render che sviluppiamo con bravi colla-boratori.” Curate allestimenti di mostre in Italia e all’estero, avete parteci-pato a diversi concorsi: “Una se-dia italiana per gli Usa”, nel 1991 al “Premio Alcan per l’uso dell’al-luminio nell’ambiente costruito” ed al concorso internazionale Trau per la progettazione di una workstation. Nel 2007 vi siete classificati al primo posto nel “Concorso di nuove sperimen-tazioni di arredo per esterno” al Sun Rimini 2007 e nel 2013 il pre-mio Pida nella sezione concept alberghieri. Raccontateci questa esperienza…“Realizzare un allestimento bello è prova di sensibilità estetica ed anche etica; tale attività deve fare da sfondo ma anche da supporto discreto ed elegante dell’opera esposta. L’allestimen-to deve essere pensato per es

BALDESSARI E BALDESSARI

Vincitore di premi nazionali di Architettura, lo studio Baldessari e

Baldessari realizza progettazioni di interni e di esterni

in cui vengono miscelate l’originalità e lo stile moderno con

un elemento di vecchia data come il legno

13DESIGN

FRANCESCA LORI

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sere montato in poco tempo ma deve raggiungere gli obiettivi della comunicazione ed emozio-nare il visitatore. Qui torna utile l’aver frequentato le platee ed i palchi dei teatri, le invenzioni sceniche teatrali sono di grande ispirazione. Anche l’aver allestito le mostre di Fortunato Depero sia in Italia che all’estero ci ha aiu-tato molto ad orientarci e spin-gerci verso la sperimentazione di soluzioni allestitive dinamiche e colorate. L’altra prova centrale per il no-stro studio è la partecipazione ai concorsi di progettazione che ci ha valso qualche riconoscimen-to”.

Vi occupate inoltre di progetti d’architettura d’interni, progetta-zioni pubbliche e private nel set-tore residenziale ed industriale, come restauri di palazzi storici. In quale progetto avete potuto esprimere al meglio la vostra creatività e la vostra innovativi-tà?“In ogni creazione c’è innovazio-ne tecnologica, creatività, ironia e funzionalità. Un armadio na-scosto nelle boiserie, uno spec-chio barocco sopra il blocco di una cucina grand chef, uno spazio doccia benessere ben ar-redato, un’opera d’arte posizio-nata in ambiti non usuali. Il gioco degli ossimori.”

Avete realizzato la panca Mol-letta. Vi va di raccontarci come ha preso vita questo progetto e le varie fasi realizzative?“Ogni giorno abbiamo confer-ma che le nostre mollette sono diventate un best seller. Un pez-zo ironico e pop che abbiamo realizzato dal piacere di vedere un oggetto di uso comune nelle nostre case. Abbiamo reinter-pretato ironicamente un pezzo di design anonimo, gli abbiamo donato un altro significato (pan-ca o tavolo basso).Da un altro oggetto di uso comu-ne abbiamo tirato fuori Arianna, una lampada a sospensione di legno di ciliegio e alluminio dise-gnato per Pallucco che fa rifer-mino all’arcolaio, un utensile tra-dizionale a noi molto caro.”

Secondo voi, qual è il valore aggiunto che sta dando l’archi-tettura italiana nel panorama internazionale? Dove invece ha ancora tanto da imparare?“Una capacità propria dell’ar-chitettura italiana è quella di attraversare “ crossando” tutta l’area della progettazione, “dal cucchiaio alla città” appunto. Si stanno avendo, a nostro avviso, delle prove di alta qualità”

Ci dareste qualche anticipazio-ne su progetti futuri o attualmen-te in corso di realizzazione?

“Nel mondo dell’architettura ed architettura d’interni, i due pro-getti recenti di hotellerie, che ab-biamo avuto modo di sviluppare sulle due straordinarie coste del Lago di Garda, ci hanno permes-so di proporre una nostra visione d’intervento light di riqualificazio-ne di strutture alberghiere. Gran-di rivoluzioni e cambiamenti ma con piccoli innesti risolutivi che tengono viva la tradizione fami-liare”.L’esperienza ci ha regalato la soddisfazione del riconoscimen-to del 2^ premio al “Premio In-ternazionale d’architettura PIDA 2013 di Ischia”.Nel mondo del design gli ultimi pezzi presentati al Salone del Mobile in particolare il sofà-div-ano “Casablanca” per Adele C, il tappeto “Colossal” per cc-tapis e i tavolini-servitore “Tribù” per De Castelli che avranno una de-clinazione ampia delle relative collezioni. Sul tavolo, altre interessanti ipote-si di progetto come per esempio una nuova collezione di corpi illu-minanti connotati dalla forte pre-senza del cristallo per la ricerca di un nuovo significato contem-poraneo; un nuovo complesso residenziale, il restyling di una he-adquarter industriale, un nuovo pack.

14 DESIGN

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“Un pessimista vede la difficoltà in ogni opportunità;un ottimista vede l'opportunitàin ogni difficoltà.”Winston Churchill

Diamond Media Group s.r.l. comunicazione - concessione pubblicitaria - editoria

Via C.Levi, 1 64027 Sant’ Omero (TE) Tel 0861.887405 mail: [email protected]

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16 VITA DA BLOGGER

LA RAGAZZA DAI CAPELLI ROSSI

Abbiamo incon-trato Federica Cimetti, una ra-gazza di 28 anni che della sua passione per la moda ne ha fat-

to un vero lavoro. Federica non solo è solo una fashion blogger che dà consigli nel suo blog “la ragazza dai capelli rossi”, ma è anche una beauty editor, fa-shion editor e il suo sogno è quel-lo di ventare una giornalista pro-fessionista. Pronta a dare sempre il consiglio giusto alle sue lettrici ed è per questo che il suo blog è molto seguito ed amato.

Raccontaci un po’ di te.. Come è iniziata questa avventura ?

La Ragazza dai Capelli Rossi na-sce nel 2010, in concomitanza con la scelta di specializzarmi in Scienze della Moda e del Costu-me. Sentivo l’esigenza di espri-mere le mie idee e, perché no, trasferire agli altri le conoscen-ze acquisite in Facoltà. Il bello del blogging è proprio questo, esprimere noi stessi e confrontar-ci con i lettori, è un’esperienza che mi ha fatta crescere molto. Il progetto nel corso degli anni si è evoluto e, con l’introduzione delle sezioni beauty capelli e nail

Federica nel suo blog dà consigli di bellezza e moda. Ma il suo sogno nel cassetto è di diventare una giornalista affermata

FRANCESCA LORI

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17VITA DA BLOGGER

art, oltre agli outfit e agli eventi, da semplice blog personale è di-ventato un blogzine multi tema-tico. Il tuo blog “La ragazza dai ca-pelli rossi “ha riscontrato ottimo successo sui social, per esempio su Facebook, dove vanti oltre 15 mila fan…come ci si sente?Sono contentissima di questo tra-guardo, rappresenta il riscontro tangibile alla passione e all’im-pegno che mi accompagnano sempre in questa avventura! Molti pensano che il blog sia solo un hobby (e per alcune colleghe è così) ma per me è un autenti-co lavoro, con tanto di impegni, scadenze e appuntamenti. Spes-so conciliare tutto questo con la vita “offline” non è semplice, ma le soddisfazioni che ne derivano valgono decisamente i sacrifi-ci, soprattutto quando leggo le e-mail ed i messaggi delle mie followers che ringraziano per una specifica review o per le dritte sullo shopping: non c’è nulla di più appagante!

Dai consigli di outift, beauty, ca-

pelli….parlaci del tuo stile. Cosa non deve mai mancare?Questa è la domanda che nes-suna fashion/beauty addicted vorrebbe ricevere, per noi niente è superfluo! (Come giustificherei altrimenti gli armadi che scop-piano???) Scherzi a parte non potrei mai rinunciare ad un paio di jeans, un blazer nero, un paio di ballerine, una semplice t-shirt bianca e una borsa capiente. Potrà sembrare banale ma è l’outfit adatto a tutte le occasio-ni di vita quotidiana, dalla mat-tina alla sera. Nel beauty case non può mancare la BB cream, il mascara ed il rossetto, i tre co-smetici che porterei con me sulla famosa isola deserta!

Ti definisci una fashion beauty blogger. Cosa consiglieresti alle nostre lettrici per l’estate? I trend per questa estate sono molti, ma generalmente con-siglio sempre alle lettrici di sce-gliere quello che realmente si addice al loro stile e al loro fisico. Credo non ci sia cosa peggio-re del seguire sì i trend, ma con capi che non valorizzano il no-stro corpo. Questa estate però c’è un trend che rivoluziona il mio pensiero perché sta bene a tutte ed è tremendamente chic: il kimono. Le ragazze alte e slanciate possono optare per la versione lunga fino al ginocchio, quelle più basse invece possono orientarsi verso quello lungo fino ai fianchi. La cosa importante è che sia ultra colorato e leggero! Per il makeup il discorso è ana-logo, è sempre bene scegliere prodotti che valorizzino i punti forti e nascondano quelli debo-li. L’estate ci viene in soccorso perché la pelle abbronzata è già bellissima: un velo di terra il-luminante, un ombretto shimmer e un lipgloss nei toni dell’arancio saranno più che sufficienti per ottenere un makeup fresco e lu-minoso!

La proposta di collaborazione che vorresti ricevere ? La proposta di collaborazione che vorrei ricevere l’ho ricevuta

proprio stamattina! Oltre che per scaramanzia, al momento non posso parlarne, ma posso antici-parvi che si tratta di una grande catena di abbigliamento low-cost…!Oltre alla moda c’è qualcos’altro che ti appassiona? A questa domanda risponde il mio lato nerd: amo tutto ciò che riguarda la tecnologia ed internet. Mi diletto nel disegnare siti web, ma anche nel montag-gio video e nella creazione di animazioni. Sono tutte esigenze nate per gestire al meglio il blog, ma si sono trasformate presto in vere e proprie passioni, complice anche il mio impiego in una so-cietà di informatica!

Progetti per il futuro? Prossime collaborazioni?

Al momento sto cercando di in-vestire tutte le mie energie nella realizzazione del sogno della vita: diventare a tutti gli effetti una giornalista. Al momento sono fa-shion e beauty editor per Grou-ponMag e per Vain Magazines, ma spero presto di poter scrivere anche per riviste cartacee. Ho lavorato per raggiungere questo obiettivo con lo studio e le specializzazioni, e lavoro tutt’ora per aumentare le esperienze sul campo. Inoltre sono una ferma sostenitrice del motto “Volere è potere”: niente potrà fermarmi!

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IL CUOCO CHE FA META IN TV

Chef Rubio, l’uomo dello street food, il

Gipsy della cucina, lo chef errante a

caccia continua di sfide e storie

Tutti lo conosciamo per essere il cuoco meno impostato della tv, anzi lo conosciamo come uno schietto, verace e combattente: baffo in su, tatuaggi che raccon-tano la sua vita e sguardo since-ro … è talmente unico non si può

non capire che si tratta di Chef Rubio, al secolo Gabriele Rubini. E’ da poco inizia-ta la seconda stagione di “Unti e Bisunti”, il programma che lo scorso anno lo ha por-tato al successo, è diventato un fumetto, ha scritto un libro ( di cui in realtà non si prende i meriti) e in tutto ciò continua a girovagare per le strade d’Italia a caccia della sfida perfetta. Perché nonostante si sia diplomato all’Alma (Scuola Internazio-nale di Cucina Italiana n.d.r.) lui preferisce la strada, la gente e le storie che essi han-no da offrire piuttosto che le stelle Michelin.

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MARTINA DI DONATO

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19PEOPLE

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Rubio, come ti sei avvicinato alla cucina? In origine eri un giocato-re di rugby, giusto? “ Ho giocato a rugby per molto tempo, ma era più una passione che una professione. Mi sono av-vicinato alla cucina sin da picco-lo, poi crescendo ho iniziato ad incuriosirmi sul perché dei sapo-ri”.

Quindi ami più gli odori della cu-cina che le mischie in campo?“E’ nella natura umana senti-re la mancanza delle cose che non si hanno più, quindi ora che cucino ti dico che mi mancano le mischie e l’odore del campo, ma se giocassi ti direi che mi mancherebbero gli odori della cucina. Sono così, siamo così. E’ normale”.

Lo scorso anno hai debuttato su “Unti e bisunti”, un programma itinerante in cui riproducevi piatti tipici di particolari zone. C’è stato un piatto in cui hai trovato più dif-ficoltà? E perché chiamare così un programma di cucina?“ C’è stata un po’ di difficoltà nella preparazione di quasi tutti i piatti, nell’individuare come ve-niva preparato e con cosa, ma non ce n’è stato uno in particola-re che mi abbia sconfitto. Il nome è stato scelto dalla produzione. Volevamo chiamarlo ”Sporchi, brutti e cattivi” ma c’era già il film! In genere con l’espressione unti e bisunti si intende qualco-sa di sporco, voleva essere un nome ironico, dato che di unto in questo programma c’è poco. Niente in realtà!

A dicembre, dopo “Unti e bi-sunti”, hai iniziato la conduzione di “Il cacciatore di tifosi”, in cui reclutavi persone per farle avvi-cinare al mondo del rugby. Sele-zionavi chiunque, dalla massaia allo studente. Come hanno rea-gito i partecipanti?“ Abbiamo deciso di reclutare persone di varie fasce di età, e tutti hanno reagito nel miglio-re dei modi, certo inizialmente quando veniva spiegato l’inten-to erano un po’ restii, ma una volta indossata la divisa e scesi in campo sembrava che volessero

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fare solo quello. Sono stati tutti entusiasti”

Dalle donne sei considerato un “belloccio”, nel senso positivo del termine. Ma tu come ti vedi? Senti di rispecchiare l’idea del “bello e rude”?“ No. Io faccio la mia vita, la con-duco nel modo più normale e naturale possibile, se non avessi fatto questo mestiere avrei avuto sicuramente meno consensi dal pubblico femminile, ma non mi sento affatto di ricoprire un ruolo o di rispecchiare un’idea”

Se dovessi invitare una donna a cena cosa le prepareresti?“ Sicuramente mia arrangerei il più possibile: cucinerei con quel-lo che c’è nel frigo e se non ci dovesse essere niente, allora prenderei la mia ragazza e la porterei … a fare la spesa con me. Però le preparerei sicura-mente qualcosa di semplice”

Qual è secondo te il miglior modo di mangiare un cibo?“ Con le mani, è chiaro. In Oc-cidente usiamo la forchetta per cultura, ma questo è un ponte e ci allontana molto dal cibo. Mangiare con le mani crea un rapporto più intimo tra cibo e corpo. Certo, non è che se vado a ristorante mangio con le mani, ma potendo scegliere preferirei non usare la forchetta!”.

Sei diventato anche un fumetto, infatti è da poco uscito “ Food Fighter”, sceneggiato da Diego Cajelli , scritto insieme a Stefano Ascari e disegnato da Enza Fon-tana e Giuseppe Lo Bocchiaro. Spiegaci il progetto? Come è stato vedere la tua faccia in ver-sione fumetto?“ Sono stato contattato da Giu-seppe Di Bernardo e mi ha espo-sto questa idea. Il mio ruolo era quello di spiegare cosa volessi raccontare, di chi volessi parlare e da lì la realizzazione. La storia è quello di un povero diavolo che si trova a dover combattere con-tro delle multinazionali. E’ una metafora di quello che sta acca-dendo, è una storia attuale e chi non dovesse capirla è perché in

fondo fa parte esso stesso di quel sistema che lo divora giorno per giorno. Dietro la storia c’è un si-gnificato molto forte. Per quanto riguarda il vedere la mia faccia diventata un fumetto inizialmen-te ero un po’ imbarazzato, ma poi mi sono sciolto, poi Enza ha fatto veramente un ottimo lavo-ro. Ha ripreso le mie espressioni e le ha disegnate benissimo”.

Visto che nel fumetto vesti i panni di un supereroe, ti chiedo qual è il tuo supereroe preferito?“Mi sono sempre riconosciuto in Dylan Dog per qualche atteg-giamento, per le idee. Lo leggo da quando ero ragazzino, ce li ho tutti.”E’ da poco uscito anche “ UNITI E BISUNTI. Viaggio nell’Italia del-lo street food” edito da Sperling & Kupfer in collaborazione con Discovery Italia e Pesci Combat-tenti.“ Si, il libro racconta alcune delle avventure legate al programma ed è stato scritto in un momento molto complicato, io ero sempre in viaggio per registrare, è sta-to un lavoro duro, ma grazie ad Arianna che ben interpretava i miei racconti tutto ciò è stato possibile.”

Qual è stato il tuo percorso, come ti sei ritrovato a condurre un programma televisivo?“ Avevo un canale su youtube, “Fishechip”, in collaborazione con il mio amico Michele Fonto-lan, mi hanno proposto la con-duzione di un programma televi-sivo e io ho accetto.”

A tuo avviso qual è la nazione che mangia meglio?

“ Asia e Medio Oriente. Sono popolazioni che mangiano per gusto e non dimenticano l’im-patto che il cibo ha sul corpo e sulla salute. Non dico l’Italia perché noi pur potendo non lo facciamo, anzi, ci stiamo ame-ricanizzando sotto questo punto di vista: il tasso di obesità infantile è in crescita. Abbiamo tante po-tenzialità ma siamo discontinui”.

Hai scelto di andare in mezzo alle persone. Quanto è impor-tante per te la relazione sociale?“ Tanto. Le persone sono tutto, e quello che volevamo era anda-re tra le persone che non hanno voce e che non vengono ascol-tate. Nel programma infatti oltre al cibo c’è anche la storia delle persone”.

C’è qualcosa che speri ti venga chiesto quando vieni intervistato ma che non ti chiedono mai?“ Le cose che vorrei dire sono tante, ma per molte questioni non posso dirle tutte in un’intervi-sta. Mi piacerebbe però poterci scrivere un libro”

21PEOPLE

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Claudia Lago-gna, al secolo Levante, è una delle belle sco-perte degli ulti-mi tempi. La sua voce graffia il

cuore e non te la levi più dalla te-sta. Nata in Sicilia, a Caltagirone, ma trasferitasi a Torino da ado-lescente ha in mano la chitarra da quando aveva 11 anni e a 13 aveva già il suo primo contratto discografico. Ispirata dai grandi della musica come Tori Amos, Jenis Joplin, ma anche Meg e Carmen Consoli, a 27 anni ha già conquistato gran parte del pub-blico italiano. Il boom c’è stato la scorsa estate con una canzone che parlava di un Alfoso, una fe-sta da dimenticare ed una frase che sicuramente è stata filosofia di vita di parecchie persone. Da lì non si è più fermata.Facendo un passo indietro lun-go un anno vediamo Levante ( chiamata così sin da piccola da

una sua amica influenzata dal film “Il ciclone”) affacciarsi al grande pubblico con un singolo che, né chi vi scrive né l’autrice, ama definire tormentone. Alfon-so, infatti era la storia triste di una ragazza che si sente sola seppur si trovi circondata di persone. Ed è proprio grazie ad Alfonso che arriva il successo prima su youtube e poi la proposta che tutti aspettano. Levante è stata chiamata ad aprire i concerti di un grande della musica italiana come Max Gazzè. “Sono stata molto onorata di suonare con Max- racconta Le-vante- lui è una persona meravi-gliosa, è degno di essere definito artista, ha un’umanità infinita. Dopo ogni concerto, quando il pubblico al massimo del diverti-mento lo chiamava per il bis, lui divideva la scena con me ed in-sieme cantavamo Alfonso”. Dopo il “Sotto casa tour” Levante ha tentato di percorrere la stra-da verso Sanremo “Non amo i ta-

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LevanteSI RACCONTA

Dal singolo fortunato “Alfonso” che le ha dato la notorietà alla bravura che l’ha portata a calcare molti palchi importantiMARTINA DI DONATO

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lent show- continua Levante- ma Sanremo rappresenta un sogno per ogni artista e quindi ho pro-vato, ma non è andata bene”. Poco male diremmo, visto che proprio mentre il Festival andava in onda lei incideva il suo primo album “Manuale distruzione”. Frutti di un duro lavoro durato anni e somma di tanti dolorosi passi in avanti, è da qui che na-sce il nome basato su giochi di parole “Nella vita spesso l’espe-rienza viene dalla sofferenza, che se da un lato ti distrugge dall’al-tro ti forma, esattamente come un manuale d’istruzione”.In que-ste 12 tracce sono raccontate delle storie personali di Levante, ma anche storie di amici, alcu-ne sono state scritte in momenti complicarti, come “Sbadiglio” in cui il “silenzio catartico” non è altro che la fine di un sentimen-to che probabilmente non c’era mai stato. Altre invece sono state scritte da amici ed è il caso “Nu-vola” scritta da Alberto Bianco.

Anche la copertina dell’album ha una sua storia particolare. “L’11 gennaio sono tornata a casa, in Sicilia- dichiara Levan-te- perché avevo bisogno del mio passato. Come sempre mi sono messa a rovistare negli ar-madi ed ho trovato il vestito da sposa di mia madre. Sono anda-ta in terrazza e lì ho avuto l’ispi-razione, quella doveva essere la copertina. Volevo qualcosa che rappresentasse l’inizio e la fine e cosa c’era di meglio del vestito che nel 1975 dava inizio all’amo-re dei miei genitori e delle mura che hanno visto la fine dopo la scomparsa di mio padre?”. Ed ecco un’altra idea riuscita. Il di-sco va bene e lei è fiera. “Dopo una gavetta passata ad accettare di fare cose che non rispecchiavano le mie idee- sot-tolinea Levante- avevo voglia di raccontare una storia e ci sono riuscita. Sono riuscita a dire esat-tamente quello che volevo e

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come volevo. Non rinnego nulla del mio passato, anche le espe-rienze sbagliate servono e a me sono servite a capire cosa non volevo”. Quindi è iniziato il suo tour che l’ha portata a cantare davanti al suo pubblico in tutta Italia con-fessa “non sai che gioia quando canti le tue canzoni e tutti urla-no a squarcia gola. Devo dire che quando arriva il ritornello di Alfonso mi sembrano tutti molto entusiasti di urlare che vita di..!”. Ma Levante ha calcato anche un palco che piace ai cantanti: quello del concertone del Primo Maggio. “il pubblico di Piazza San Giovanni non è proprio un pubblico facile- evidenzia Le-vante- perché è diverso da un concerto. Lì ci sono anche fans che aspettano il proprio artista preferito, ma devo dire che è an-data più che bene. E’ stata una sensazione bellissima, poi il tema di quest’anno era quello di por-tare sul palco la propria storia ed io l’ho fatto. Sono salita sul palco in maniere solenne, sia nell’ab-bigliamento che nell’esibizione fino a quando ho avuto voglia di tirare fuori tutta la grinta. Inol-tre devo ringraziare i fantastici musicisti che mi hanno accom-pagnato sul palco quel giorno e per tutto il tour: Alberto Bianco,

Daniele Celona, Federico Puttilli, Alessio Sanfilippo e Riccardo Par-ravicini ”. Levante è salita sul pal-co per raccontare la sua storia. La triste storia della scomparsa del padre che ha voluto ricorda-re con una scritta sul braccio.Messo da parte il primo maggio, Levante ha ripreso il suo tour e nel frattempo continua a scrive-re per il suo secondo album che uscirà a breve. Ma non ci sono solo canzoni nella sua vita, infatti è stata scelta come testimonial per il marchio di una stilista tori-nese e per un marchio di scarpe. “ per certi versi sono molto ti-mida- confessa Levante- ad esempio non riesco ad accet-tare i complimenti. E’ più forte di me,ma davanti alle teleca-mere non mi imbarazzo, anzi sin da piccola come tutti i bambini creativi amavo essere al centro dell’attenzione e mi esibivo per tutti. Ora che ho avuto l’occasio-ne di farlo sul serio posso dire che mi sono divertita e rimasta anche molto colpita dal fatto che non mi abbiano scelto perché sono una modella ma perché sono un personaggio”.“Sono veramente felice di essere riuscita ad esprimermi come vo-levo in tutte le mie canzoni- con-clude Levante- credo che tutto nella vita vada fatto con sinceri-

tà e dignità, anche gli errori che si commettono sono preziosi se vengono fatti con coerenza. Non ho mai smesso di credere nel mio grande sogno. Nono-stante io abbia sofferto, pianto, abbia sbattuto la testa contro il muro più e più volte non mi sono mai arresa, credo sia un fattore di sincerità con se stessi e con gli altri. La coerenza paga e io oggi posso dire che non rimpiango assolutamente nulla del mio per-corso artistico e personale”.E da quella festa di cui raccon-tava poco più di un anno fa ne ha fatta di strada Levante con la sua chitarra e la sua voce ha raccontato la sua storia con lu-cidità e sincerità, una storia che poi in realtà è anche un po’ la storia di ognuno di noi!

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EVEs

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28 VITA DA BLOGGER

Cècile, una ragazza francese che vende vestiti

vintage della zia Cecilia su Etsy. Nel suo blog

condivide i suoi outfit con le ragazze che

adorano rubare nell’armadio della nonna

L’ARMADIO DEL DELITTO

MARTINA DI DONATO

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29VITA DA BLOGGER

Cécile, da dove nasce la tua passione per il vintage?La mia famiglia è molto vinta-ge. Sono cre-

sciuta con il fascino della vita parigina di mia nonna negli anni ’20, con i racconti di quanto mio nonno fosse bravo a ballare lindy hop negli anni ’30, con le avven-ture in giro per l’Europa delle mie zie negli anni ’50. Tutti i vestiti, le valigie di pelle, gli oggetti di ogni genere legati a questi raccon-ti sono conservati nella casa di famiglia, una villa Belle-Epoque con carta da parati a fiori che dà sulla Manica, nel nord della Francia. Anch’io però da piccola, negli anni ’80, ero già vintage: mia mamma considerava la moda dei decenni passati più graziosa di quella degli anni ’80 e indos-savo i vestitini anni ’70 delle mie cugine o i maglioncini anni ’50 dei miei zii. Insomma ho sempre viaggiato nel tempo!

Come ti venuta l’idea di crea-re un blog? E perché chiamarlo “L’armadio del delitto”?Sono francese, e fino all’età di 21 anni non parlavo l’italiano. Nel 2009, quando ho creato il mio blog L’armadio del delitto, lavo-ravo per una rivista di wrestling e volevo migliorare il mio italiano scritto. Così ho deciso di aprire un blog per invogliarmi a scrive-re con regolarità. Avevo bisogno di parlare di cose più femminili del wrestling e ho cominciato a parlare di moda vintage. Ci te-

nevo però a dare al mio blog un nome interessante, che facesse più pensare ad un film misterioso che a un banale pomeriggio di shopping. E così mio marito ha proposto questo nome!

Quali sono gli argomenti che af-fronti?Su L’armadio del delitto, parlo di moda e cultura vintage, stile francese, fotografie belle e co-smetici naturali con tanti indirizzi e link di negozietti vintage o mar-che retrò ed etiche. Dò anche dei consigli su come scovare dei capi vintage nei mercatini del-le pulci, come indossare i vestiti della nonna e sembrare giovane comunque e dove andare a bal-lare swing o rock’n’roll, sempre con un tono leggero ed ironico.

C’è un personaggio in particola-re da cui prendi inspirazione?Le avventure dei miei nonni mi hanno influenzata molto, ma ho anche la memoria piena di film vecchi, di romanzi della metà del Novecento, e più semplice-mente di foto di blogger vintage di tutto il mondo. Inoltre ammiro molto le mie amiche vintage.

Perché, secondo te, il vintage è diventato moda?Penso che la gente abbia anco-ra un po’ di buon senso. In passa-to, ogni oggetto, ogni bene era prezioso. E poi è diventato nor-male nella società occidentale comprare cose pessime ma eco-nomiche per buttarle e ricom-prarle. Recuperare degli oggetti belli ma vecchi in realtà è una cosa naturale che tutti hanno

sempre fatto. Ma secondo me questa non è la sola ragione: la metà del Nove-cento è stata una delle epoche più creative da sempre nel cam-po della moda, ma anche del design, della musica, del cinema e così via. Le creazioni dell’epo-ca sono molto apprezzate oggi e hanno un ottimo rapporto quali-tà prezzo.

Daresti alle nostre lettrici un con-siglio per un outfit vintage estivo?

Niente di più semplice: prende-te un abitino svasato ma stretto in vita: è un taglio che sta bene a tutte le donne e che mette in risalto il punto vita e nasconde eventuali chili di troppo nella par-te bassa del corpo. Se è retrò o vintage è meglio, ma potete tro-vare dei tagli del genere anche nelle grandi catene (attenzione alla qualità del tessuto però). Aggiungete una borsetta retrò a tracolla, delle scarpe con tacchi non troppo alti e un paio di ac-cessori di vostra scelta: cappello di paglia, collana romantica o cintura sottile. Di sera aggiunge-te un bel rossetto rosso e voilà!

Sotto ogni pagina che scrive nel suo blog c’è la traduzione in fran-cese. Come mai? Generalmente si tende a tradurre in inglese.Sono francese, ma vivo in Italia, e passo da una lingua all’altra in continuo. L’armadio del delitto mi assomiglia!

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30 PEOPLE

Laureata in lingue e let-terature straniere con-serva il suo grande so-gno: creare una nuova eleganza street chic attraverso la sintesi del-le diverse forme d’arte

e delle culture. La linea di abbi-gliamento e accessori è sinoni-mo di ricerca, di creatività, ma soprattutto di unicità, esclusività, garantendo uno standard quali-tativo alto con prezzi accessibili. Alla base di Sof’ja Andreevna Bers c’è proprio l’idea di propor-re solo accessori artigianali e ab-bigliamento sartoriale in capsule collection.Il progetto Sof’ja Andreevna Bers, inoltre, funge da observer e raccoglie preview sui trend futuri.Sof’ja difatti non è solo brand, ma un percorso multi-sensoriale e multi-disciplinare tra stili e ide-ologie, il tutto esplicitato in un’u-nica interpretazione di forme e concetti, ridando vita anche all’ormai saturo concetto di vin-tage.

Quando hai compreso che era proprio questa la strada che vo-levi percorrere “da grande”?L’idea di realizzare abiti è sem-pre stata in me, seppur in forma embrionale, sin dalla mia infan-zia e adolescenza. Non sono to-talmente nuova nel settore. Mi sono sempre occupata di tessuti, di cucito, ho sperimentato, ho provato a fare ciò che le don-ne della mia famiglia facevano da tempo. Mi sono occupata di moda e di trend per anni, por-tando avanti segretamente que-

SOF’jA ANDREEVNA BERS Uno stile urbano e raffinato creato dall’interesse, dalla curiosità e dalla fantasia della giovane pugliese Angela Papagni

ENRICO MORISCO

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31PEOPLE

sto progetto in contemporanea alle mie lauree. Il momento in cui si è concretizzato, la nascita, è avvenuta qualche mese prima della mia seduta di laurea ma-gistrale. Quando ci si occupa di cultura russa e moda, e quando soprattutto si studiano figure forti ed enigmatiche come Sof’ja An-dreevna Bers, moglie di L. N. Tol-stoj, è facile sintetizzare il tutto in un unico prodotto.

Quale è stato il primo capo che hai creato? Per chi?Istintivamente, mi vengono in mente gli abiti realizzati per la Barbie, icona pop indiscussa. Tor-no seria. Il primo capo realizzato, e che mi ha permesso di dar vita seriamente al progetto, è stata una t-shirt in cotone bianco con una croce ortodossa in un tessu-to floreale posizionata al centro. Avevo questa idea in mente da tempo e ho deciso di esplicitarla in occasione di un evento in cui ho esposto per la primissima vol-ta i miei capi.

C’è un guru della moda a cui ti ispiri?Non proprio, non mi fossilizzo su un designer in particolare. Seguo i trend e sono per la sperimen-tazione. Preferisco mescolare gli stili e i capi in modo del tutto autonomo piuttosto che essere una spettatrice passiva. Mi lascio ispirare dalle cose, dalle sensa-zioni, dalle immagini. Mi ispira la

sacralità dei semplici momenti ed è quello che poi tento di tra-sportare in Sof’ja Andreevna. Mi lascio trasportare dalle frasi, dal-le descrizioni, in primis da quelle della vastità della natura e della cultura russa; dalla stessa Sof’ja Andreevna Bers, una donna pas-sionale, sensibile, forte e fragile al tempo stesso, colta, devota, tenace; da qui anche il logo e il nome del brand. E poi la me-moria, la nostalgia, il ricordo: elementi che mi permettono di riproporre quello stile a volte ur-bano e a volte sognatore, visio-nario.

Quando si crea generalmente si ha un punto focale, una visione

d’insieme che varia da persona a persona, il tuo da dove nasce?Sof’ja Andreevna, come prece-dentemente raccontato, è la sintesi di tutti i miei interessi perso-nali, di ciò che ha sempre occu-pato la mia mente, una amalga-ma che permette di dare sfogo alla mia creatività. Sono laureata in letteratura russa, sono affasci-nata dall’iconografia e da come questi concetti tradizionali possa-no vertere verso un nuovo utilizzo inusuale e innovativo nel mondo contemporaneo. Cerchiamo, inoltre, di non trascurare affatto la moda maschile. Crediamo sia importante offrire una valida al-ternativa. Purtroppo, in giro c’è una tale monotonia e poca of-ferta per gli uomini. Il nostro sco-

po è proprio quello di tentare di colmare questa lacuna propo-nendo dei capi e degli accessori irriverenti.

Parlaci della collezione, da come nasce il primo capo ad esempio, che generalmente è la linea di congiunzione di ogni capo…Ecco, è qui che ci lasciamo ispi-rare dai nostri stati emotivi. Per-sonalmente curo la parte don-na del brand Sof’ja Andreevna, mentre Valerio si occupa della parte menswear. Per la stagione P/E 2014 abbiamo rivisitato i 90s, abbiamo giocato con la nostal-gia e con l’iconografia di quegli anni. Ci siamo lasciati trasporta-re dalle big bubbles, dalla Coca Cola dei fast food americani, dai colori dei gelati della nostra infanzia. E poi dal grunge: crop top, shorts e pantaloni e gonne a vita alta. Per l’uomo, invece, crediamo nei volumi e nelle lun-ghezze rivisitate, nelle geometrie nette create dalla contrappo-sizione cromatica del bianco e del nero ed infine nell’eleganza delle linee pulite.

Cos’è per te la soddisfazione?A volte, con mia grande sorpresa e piacere, riconosco i nostri capi per strada, capi che entrano a far parte delle vite di chi li indos-sa. Ecco la vera soddisfazione. Immagino sempre poi di poter apprendere le occasioni in cui vengono indossati, dove la per

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sona va o cosa fa ogni volta che li ha addosso.

Rivalità, la conosci o l’hai cono-sciuta?Sicuramente l’ambiente della moda ha delle difficoltà per chi intraprende questa avventura. Capita a volte di doversi scontra-re con una realtà dura, special-mente quando lavori molto sulla promozione dei capi o organizzi eventi. L’importante è conser-vare la propria spiritualità e una grande dose di pazienza e non lasciarsi tangere da fattori ester-ni. Guardare al lavoro altrui to-glie tempo al proprio e bisogna restare sempre concentrati.

C’è una persona che ti ha inco-raggiata in questo progetto lavo-rativo?Valerio, oltre alla persona che lavora attivamente su Sof’ja An-dreevna e al Vlab Store, è colui che mi ha fatto rendere conto del potenziale che c’era in me. Probabilmente mi ha aiutata a liberarmi di alcuni vincoli e a la-sciar parlare la mia ispirazione. Fondamentali per me sono state le persone a me vicine, alcune amiche e la mia famiglia: loro fungono da consiglieri nei mo-menti di stress lavorativo e da tester quando un nuovo capo viene alla luce.

Hai piani per il futuro lavorativa-mente parlando?Non posso immaginare di poter smettere di occuparmi dei miei due progetti, del Vlab Store e di Sof’ja Andreevna. Siamo costan-temente a lavoro su entrambi i fronti, in store e sulla creazione dei capi. Vogliamo comunicare il nostro modo di essere e di ope-rare, vogliamo prenderci cura dei nostri clienti, vogliamo essere attenti alle loro esigenze. Il Vlab store, inoltre, è nascosto dal cir-cuito cittadino più commerciale proprio per preservare l’unicità delle scelte che propone, è per questo che vogliamo continuare a crescere e a lasciarci stimolare. L’ambiente viene costantemen-te rinnovato, oltre che nell’offer-ta merceologica, anche negli spazi in base alla nostra ricerca

quotidiana. Siamo molto eclet-tici in questo: non seguiamo le tendenze più commerciali e ci occupiamo del costante moni-toraggio dei trend.

Se potessi essere qualcun altro chi saresti?È una domanda curiosa, special-mente per una donna che opera in questo settore. Qualcuno po-trebbe lasciarsi incuriosire dalla vita professionale di noti desi-gner o delle muse della moda. Onestamente, dovendo pensare ad uno scambio di vite non sa-prei quale icona scegliere. Sono troppo curiosa di sapere come si svolgerà il mio percorso di cresci-ta lavorativa.

Se avessi un superpotere lo use-resti? Se sì, come?Il filosofo Émile-Auguste Chartier ha scritto “L’uomo si annoia del piacere ricevuto e preferisce di gran lunga quello conquistato”.Ho pensato al dono del teletra-sporto per potermi muovere più facilmente, alla moltiplicazione per creare duplicati fisici di me stessa ed essere più operativa, all’invulnerabilità per essere im-mune dai problemi di salute o alla chiaroveggenza per preve-dere il futuro, ma non voglio la-sciarmi tentare. Preferisco atten-dere che tutto si realizzi.

Il tuo segno zodiacale?Sono totalmente uno Scorpione, purtroppo o per fortuna. Lo è an-che Valerio. Sarà per questo che amiamo e ci occupiamo delle stesse cose?

Cosa vorresti dire ai lettori di iBoo Magazine?Sarei felice se fossero rimasti incu-riositi dall’universo Sof’ja Andree-vna e Vlab Store

32 PEOPLE

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I migliori festival europei si fan-no avanti. Sulla cartina sono posizionati qua e là, in Austria ma anche in Lettonia, in Ger-mania e nella terra di chi de-tiene il primato di numero di appuntamenti, ovvero la Cro-

azia; senza contare la vecchia cortina dell’est come la Polonia e la Serbia, e senza dimenticare di andare su, a nord, sino all’O-landa. Si chiamano Snowbom-bing, Positivus, Melt! e Time Warp, The Garden Festival, Off Festival, Exit e Amsterdam Dance Event. E a carattere internazionale sono davvero il massimo in relazione agli spettacoli offerti. Se la sta-gione dei grandi eventi è ormai dietro l’angolo, quale modo mi-gliore se non entrare già in un cli-

ma di festa. Dalle vacanze al sole sino ai rifugi montani, c’è un fe-stival per tutti. Per un’esperienza unica, accompagnata dai suoni innovativi, indie band, dj set, vi-sual, arte e installazioni, oltre che musica dai più grandi artisti del momento, da oggi sino ad au-tunno ci sarà da viaggiare e da ballare, da rilassarsi e da canta-re. Insomma, da divertirsi. Lasciati alle spalle ad aprile il Time Warp di Mannheim, che ha festeggia-to il suo ventesimo compleanno, e lo Snowbombing di Mayrho-fen, forte di una location fatta di Spa lussuose, luoghi segreti sulle montagne e interminabili sciate, si possono già fare le valigie per la costa dalmata dell’Adriatico.

É L’ORA DEL FESTIVAL La stagione dei grandi eventi è ormai nel pieno del suo fermento. La scelta è sempre più ricca di nuovi ed esclusivi eventi e l’attenzione in tutta Europa è alta. Dagli appuntamenti sulle spiagge assolate sino ad arrivare ai paesaggi urbani, è il momento di unire relax a viaggi, musica e intrattenimento

RICCARDO SADA

34 MUSIC

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35MUSIC

The Garden FestivalSito internet: www.thegardenfe-stival.euQuando: dal 2 al 9 luglioDove: Tisno, CroaziaChi si esibisce: Derrick Carter, Francois K, Levon Vincent, Bicep, Ewan Pearson, Soul Clap, Prosu-mer, Axel Boman, Seven Davis Jr, e altri ancora.Consigliato per le spiagge ba-ciate dal sole e le feste su barche con musica house, disco e funk.Il festival fondatore della scena estiva croata torna quest’anno in una perfetta cornice per il pub-blico: un’atmosfera intima acco-glierà artisti da tutto il mondo. I party sulla spiaggia avranno un clima più rilassato mentre quelli sulle barche o nei club presente-ranno un incredibile numero di dj internazionali house e Disco.

ExitSito internet: www.exitfest.orgQuando: dal 10 al 14 luglioDove: Novi Sad, SerbiaChi si esibisce: Disclosure, Rudi-mental, Damon Albarn, Carl Cox, Skrillex e altri.Consigliato per le feste a getto continuo in un’antica e storica fortezza locale; grandi i nomi che si cimenteranno nella leggenda-ria Dance Arena dove si terranno esclusivi back2back.Vincitore del premio “Miglior Grande Festival” durante gli Eu-ropean Festival Awards, l’Exit è nato 14 anni fa. Fondato da tre studenti, è stato la risposta al regime di Milosevic di fine anni Novanta. Situato nella fortezza di Petrovaradin a Novi Sad, in Serbia, offre un gran numero di generi musicali e di palcosceni-ci collegati da pittoresche stra-de di ciottoli, mura e gallerie. Quest’anno tra gli artisti ci sa-ranno Damon Albarn, Disclosu-re, Skrillex e tanti top dj. Da urlo

il faccia a faccia sonoro tra Carl Craig e Green Velvet.Melt!Sito internet: www.meltfestival.deQuando: dal 18 al 20 luglioDove: Ferropolis, GermaniaChi si esibisce: Portishead, Dixon, Jungle, Four Tet, Haim, Metro-nomy, Panda Bear, Mano Le Tou-gh e tanti altri.Consigliato a chi ama ballare sino all’alba e vuole conoscere i più interessanti artisti dell’anno.Torna il Melt!, sempre nella “Città del Ferro”, a due ore di macchi-na da Berlino. L’appuntamento attrae ogni anno i veri intenditori di musica elettronica, grazie alla sua innovativa line-up. Enormi macchine industriali prendono vita nella notte in un incredibile show audiovisivo. Quest’anno aspettatevi grandiose perfor-mance da grandi nomi come Portishead, Dixon e Jeff Mills.

PositivusSito internet: www.positivusfesti-val.comQuando: dal 18 al 20 luglioDove: Salacgriva, LettoniaChi si esibisce: Bastille, Ellie Goul-ding, MO, Kraftwerk, The 1975 e altri ancora.Consigliato per il suo paesaggio unico, con coste mozzafiato e musicisti in vetta alle classifiche.È il più grande festival di musica e arte nei Paesi Baltici. Si cele-bra nella pittoresca cittadina di mare di Salacgriva, in Lettonia. È il Positivus, che quest’anno ospiterà anche la Red Bull Music Academy in uno dei suoi tre pal-coscenici principali combinando perfettamente grandi nomi inter-nazionali e artisti emergenti. Il fe-stival offre anche attività di arte e danza.

Off FestivalSito internet: www.off-festival.pl

Quando: dal 2 al 4 agostoDove: Katowice, PoloniaChi si esibisce: Belle and Seba-stian, Fuck Buttons, Holden (live), Neutral Milk Hotel e altri. Consigliato per chi vuole vivere un’esperienza da festival elitario grazie a cui scoprire artisti inter-nazionali alternativi, audaci ed eclettici.Per gli amanti della musica indie ed alternativa, per chi opta per un mood lussureggiante che solo la Valle dei Tre Laghi di Katowi-ce, in Polonia, può dare, ecco Off, il festival che incarna uno stile di vita che va controcorren-te. Gli organizzatori sono dei veri esperti nel campo della musica innovativa e lo dimostrano i Ja-mes Holden e Belle & Sebastian in cartellone.

Amsterdam Dance Event (ADE)Sito internet: wwww.amster-dam-dance-event.nlQuando: dal 15 al 19 ottobreDove: Amsterdam, OlandaChi si esibisce: tutti gli artisti della dance, dalla A alla ZConsigliato per: chi ama le ma-ratone di 24 ore fatte di feste e seminari.ADE è l’unico modo per finire in bellezza la stagione dei festival. La città di Amsterdam viene presa in ostaggio dalla musica elettronica per cinque giorni e cinque notti. Più di 80 discoteche partecipano al più grande “Club Festival” del mondo, con oltre 200 dj internazionali che suonano di tutto, dalla house alla techno, dal bass trap alla trance. Gli aspi-ranti dj qui possono fiorire grazie al programma quotidiano ADE Playground che offre incontri per discutere di tecnica, poi dibattiti e prestazioni dal vivo.

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Alle scuderie del Quirinale di Roma, dal 20 marzo al 31 ago-sto 2014 la vita della pittrice, FridA Khalo sarà

esposta attraverso la mostra cu-rata da Helga Prignitz- Poda. Magdalena Carmen Frieda Kahlo y Calderòn, meglio nota come Frida, è stata una scrittri-ce, pittrice e sostenitrice della ri-voluzione messicana. “Sono nata con la rivoluzione. Diciamolo. E’ in quel fuoco che sono nata, portata dall’impeto della rivol-ta fino al momento de vedere il giorno. Il giorno era cocente. Mi ha formato per il resto della vita. Da bambina crepitavo, da adulta ero fiamma. Sono proprio figlia della rivoluzione, non c’è dubbio, e di un vecchio dio del fuoco adorato dai miei antena-ti”. Frida era nata il 6 luglio 1907 a Coyoacàn, ma lei amava dire

di essere nata nel 1910 ( l’anno in cui iniziò la Rivoluzione messi-cana). Terza, di quattro figlie, il padre desiderava darle un nome tedesco e così fu: Friede in tede-sco vuol dire pace. Frida Kahlo aveva una strava-gante personalità, mostrata sin da giovane, anche attraverso il rifiuto della convenzionalità. Nel periodo scolastico si legò ad un gruppo di studenti che sosteneva il nazional socialismo, nello stesso periodo inizia a dipingere, quasi per gioco. A 18 anni un terribile evento le cambierà per sempre la vita: l’autobus con il quale sta-va tornando a casa da scuola finì schiacciato contro un muro. Frida riportò gravi danni alla co-lonna vertebrale, al femore, alla gamba sinistra e in altri punti del corpo. Passò molto tempo a letto con il busto, annoiata dall’immo-bilizzazione, decise di iniziare a dipingere. I genitori decisero di regalarle un letto a baldacchi-

no con sopra uno specchio, così Frida poteva osservarsi bene e iniziare a creare i fantastici auto-ritratti che faranno la storia della sua pittura.Ma il dolore causato dall’inci-dente non fu l’unico dolore che Frida dovette affrontare nella sua vita: appena essersi ripre-sa, decise che i suoi quadri non dovevano rimanere chiusi in una stanza, per questo si recò da Diego Rivera, un illustre pittore al quale si rivolse per un giudizio critico. I due si trovarono in sinto-nia e Diego decise di prenderla come sua allieva. Da lì a poco, inevitabilmente, i due si innamo-rarono e nel 1929 convolarono a nozze ( alla cerimonia era pre-sente solo il padre di Frida), dan-do vita ad una delle storie d’a-more più travagliate di sempre. “ Ho subito due gravi incidenti nella mia vita … il primo è stato quando un tram mi ha travolto e il secondo è stato Diego”, questa

FRIDA KAHLO: TRA DOLORE E RIVOLUZIONE “Pintaria el dolor, el amor y la ternura”. Il mito di Fri-da Kahlo, icona di forza, coraggio e dignità

MARTINA DI DONATO

Frida KahloAutoritratto con collana di spine, 1940Olio su tela, cm 63,5 x 49,5Herry Ransom Center, Austin©Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo

Museums Trust, Mexico D.F. by SIAE 2014

36 ARTE

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37ARTE

frase racchiude a pieno tutta la sofferenza che Frida ha riversato in questo amore.Frida morì di polmonite bronchia-le il 13 luglio del 1954, dopo una vita all’insegna dell’ amore, del-la sofferenza, della tristezza, della delusione e soprattutto all’inse-gna della passione.Indubbiamente Frida ha segnato un’epoca e poi un’altra anco-ra, diventando così una vera e propria icona della cultura mes-sicana, ma non solo. Osanna-ta in tutto il mondo e sotto ogni forma si può definire percorritrice della cultura femminista e gran-de esempio di forza e coraggio, la sua storia è così conosciuta tanto da diventare soggetto di una pellicola Hollywoodiana del 2002.La mostra al palazzo alle Scude-rie del Quirinale è formata da 40 opere che racchiudono al me-glio la sua pittura, legata al suo mondo, al suo Messico, rappre-sentato con elementi tradizionali come il simbolo di Ollin, ma an-che il suo mondo interiore, ben descritto nei suoi famosi autori-tratti, come “Autoritratto con ve-stito di velluto” del 1926 oppure “Autoritratto con collana” dipin-to nel ’40 e mai fin’ora esposto in Italia. Fra le altre opere è esposto anche il meraviglioso dipinto dal titolo “L’amore abbraccio dell’u-niverso, la Terra (Messico), io, Die-go e il signor Xòlotl” (1949) che rappresenta al meglio la misticità di Frida e la sua sconfinata volon-tà di riuscire a far conciliare il suo cosmo con quello dell’amato Diego Rivera. La mostra espone le varie tappe del suo percorso artistico, dal Surrealismo al Reali-smo magico. E’ la storia a tappe della vita di una donna che ha fatto dell’arte la sua espressione imprimendo su di una tela i mo-menti di grande tristezza o quelli di grande passione, che lo spet-tatore riesce a cogliere ed lì che si attua la magia di quella donna che iniziò a dipingere quasi per caso. La mostra proseguirà al Palazzo Ducale di Genova, con un’esposizione dal titolo “ Frida Kahlo e Diego Rivera” ( dal 20 settembre al 15 febbraio 2015).

Frida KahloL’amoroso abbraccio dell’Universo, la Terra

(Messico), io, Diego e il signor Xolotl, 1949

Olio su tavola, cm 70 x 60,5The Jacques and Natasha

GelmanCollection of the 20th Cen-

tury Mexican Art and The Vergel Foundation ,

Cuernavaca© Banco de Mexico Diego

Rivera & FridaKahlo Museums Trust,

México D.F. bySIAE 2014

Frida Kahlo Moses o Nucleo Solare, 1945Olio su tavola, cm 61 x 75,6Collezione privata© Banco de México Diego Rivera & FridaKahlo Museum Trust, México D.F. bySIAE 2014

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38 ARTE

Quanto hanno influenzato il XX secolo i co-siddetti con-fratelli Preraf-felliti e quanto sono in realtà

conosciuti dal grande pubblico? Difficile a dirsi. Un’occasione im-perdibile per conoscere meglio questi artisti, dunque, quella pre-sentata il 19 aprile scorso presso Palazzo Chiablese di Torino nata dalla collaborazione tra il Sole 24 Ore e la Tate Gallery di Lon-dra. Un’opportunità che il nostro Paese non poteva lasciarsi sfug-gire e che è stata prontamen-te colta dall’Assessore Maurizio Braccialarghe e dal Direttore Generale dei Beni Culturali Mario Turetta. Dopo aver attraversa-to i continenti questa splendida collezione inglese infatti si ferma per un’ultima tappa proprio in Italia, quell’Italia che tanto ave-va ispirato la fantasia e la cre-atività della Confraternita dei Preraffaelliti. Nati ufficialmente dall’incontro tra Dante Gabriel

Rossetti e William Holman Hunt negli anni successi al 1848, que-sti pittori “ribelli”, sfuggivano la società del tempo, rifugiandosi all’interno di un’arte fantastica, sognata e simbolica, la quale rinnegava l’accademismo suc-cessivo all’idealista Raffaello. Un movimento nato e conclusosi in gran Bretagna negli anni in cui il motore della Seconda Rivolu-zione Industriale girava a pieno ritmo, sfornando meraviglie della tecnica e orrori delle nuove me-tropoli. Attraversando i corridoi di Palazzo Chiablese, è impossi-bile non collegare mentalmente l’immagine dell’Ofelia di John Everett Millais alla celebre ope-ra teatrale di Shakespeare, o la Beata Beatrix di Dante Gabriel Rossetti alla musa ispiratrice di Dante Alighieri. Un percorso di settanta opere che si sviluppa in sette sezioni all’interno delle qua-li vengono illustrate le principali tematiche che caratterizzarono questa ristretta cerchia di artisti. Si passa dalla rappresentazione di scene tratte dall’opera e dal

teatro, come nella trasposizione di Lear e Cordelia di Ford Mad-dox Brown, per ammirare poi alcuni capolavori rivolti ad un pubblico in origine privato che ritraggono episodi biblici o reli-giosi come in Ecce Ancilla Do-mini! di Dante Gabriel Rossetti, a cui seguono alcuni dei suoi più celebri lavori quali Proserpina o l’Amata, per giungere infine all’ormai quasi simbolista Edward Burne-Jones, autore dei quadri Vespertina Quies o Amore e il Pellegrino, con i quali termina la mostra. Un’esperienza artistica che si farà conoscere nel XX se-colo grazie allo stile Liberty, ma le cui cortesi e tuttavia seducenti donne, le illusorie fughe dalla re-altà, il romanticismo soffuso, han-no sedotto nel tempo artisti del calibro di Gustav Klimt, scrittori quali John Ruskin, musicisti quali i Bauhaus o i Cure. Registi, pittori addirittura stilisti, si sono ispirati ai loro paesaggi e alle loro dame, portando con sé quella malin-conica bellezza, adatta ad ogni luogo e tempo.

BELLEZZA MALINCONICA I Preraffaelliti a Palazzo Chiablese, Torino

CHIARA GALLO

John Everett Millais, Ofelia, 1851-52, olio su tela, Courtesy Tate, London 2014

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Potrebbe sembrare un orco, e forse un po’ lo è, ma solo sul campo, perché fuori Martin Castrogiovan-ni è altro. Fuori è una persona socievole,

che ama stare in mezzo ai bam-bini e sorridere alla gente. Fuori è il fidanzato che cucina, il pa-drone che gioca con il suo cane e il ragazzino che gioca con la playstation sul divano. E’ un ra-gazzo che ama la correttezza ed il rispetto per gli amici, per chi in-dossa la maglia di un altro colore e per le regole.

E’ da poco uscito nelle librerie “L’ovale rimbalza male” (Giunti Editore), un libro in cui tu, Gon-

zalo Canale e Sergio Parisse raccontate la vostra storia con il rugby e come questo vi abbia portato ad essere ciò che siete. Ti chiedo allora quanto e come ha influito il rugby nella tua vita.

“Il rugby e’ stato fondamentale nella mia vita, da quando ave-vo 18 anni vivo per questo sport e grazie al rugby ho fatto delle scelte di vita che probabilmente nessun’altra attività mi avrebbe permesso di fare. Ho vissuto in tre paesi differenti e conosciuto tantissime culture, mi ha insegnato il vero valore dell’a-micizia e del rispetto per gli altri e per il migliore. Credo che questi valori mi serviranno per sempre”.

IL PILONE RE DELL’ASADO Il pilone della nazionale italiana di rugby ci racconta dei suoi impegni fuori e dentro il campo, con e senza la palla ovale.MARTINA DI DONATO

CREDIT F. & P. Friends4

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41SPORT

Cosa c’è dietro la durezza del rugby?

“Come ho già detto dietro a questa durezza ci sono una mi-riade di valori. Siamo una squa-dra e siamo sempre uniti per gli stessi obiettivi, capire cosa vuol dire sacrificio e’ una delle parti più importanti”.

Qualche tempo fa sei stato pro-tagonista di un bellissimo spot pubblicitario in cui cercavi di in-trufolarti in squadre di pallavolo e ginnastica ritmica, come dimo-strazione della vicinanza a tutti gli atleti che hanno partecipato alle Olimpiadi del 2012 e soprat-tutto a quelli che non hanno par-tecipato, come voi. Infatti il rugby è uno sport che attualmente non è presente tra gli sport Olimpici, anche se nel 2016 verrà reinseri-to. Perché secondo te non viene considerato uno sport Olimpico?

“Soprattutto per una questione tempistica: non e’ fisicamente possibile giocare due partite in una settimana. Una settimana e’ il tempo minimo necessario per recuperare dalle “botte” prese durante uno scontro di rugby”.

Sei nato a Paranà in Argentina, ma le sue origini sono italiane. Hai giocato per il Leicester, squa-dra inglese, ora giochi in Francia con la squadra Tolone. Ma qual è il posto dove scappi appena puoi?

“Appena posso scappo sul Mon-tello, una collina vicino a Treviso dove ha vissuto la mia ragazza e tutt’ora vive mia suocera. E’ un posto stupendo immerso nel ver-de dove spero davvero di poter-ci andare a vivere quando finirò di giocare a rugby. Questo e’ un avvertimento per i fratelli di Giu-lia che sono gelosissimi di quella casa!!”

Da pilone della Nazionale italia-na a fidanzato e a breve marito. In quale ruolo ti senti più bravo?

“Da pilone posso esprimermi al 200%!! Ho sempre l’arbitro che mi rompe ma a casa Giulia fa da

arbitro”.

La tua fidanzata, Giulia Candia-go è anche lei una sportiva, è stata campionessa di sci. Qual è la cosa che ti colpisce maggior-mente di una donna?

“Delle donne mi colpisce la loro forza. Le mamme sono incredi-bili, si dedicano ai loro figli senza chiedere niente a nessuno e tro-vano sempre energie nuove per dedicarsi ai loro figli anche quan-do arrivano da giornate intere di lavoro. Sono incredibili”.

C’è una differenza nel modo di vedere il rugby in Argentina o in Inghilterra o in Francia?

“Il rugby e’ sempre rugby. Ci sono tecniche d’allenamento diver-se o tecniche di approccio alle partite diverse ma posso scom-mettere che non appena metti piede in campo ovunque tu sia, ti viene in automatico quello che devi fare”.

hai due ristoranti italiani a Lei-cester, insieme al rugbista irlan-dese Geordan Murphy. Come ti sente in versione chef? Qual è il piatto che più ami preparare, magari per Giulia?

“Mi piace cucinare, anche se da quando sono in Francia mi dedi-co molto meno. Preferisco ap-profittarne delle giornate di sole che chiudermi in cucina come facevo in Inghilterra perché pio-veva sempre. Il mio piatto forte rimane sempre e comunque l’a-sado. Anzi io sono IL RE DELL’ASA-DO”

Nel 2009 durante una festa tenu-tasi dopo la competizione “Sei nazioni” c’è stato uno spiacevole episodio con il giocatore france-se Chabal. Sembra che Lui ab-bia infastidito la tua fidanzata e come risposta ad un tuo sugge-rimento ad allontanarsi hai rice-vuto un pugno. Nella vita come reagisci alle aggressioni fisiche o verbali?

“Quella vicenda e’ stata gonfia-ta dai giornali perché in realtà

non e’ successo nulla di tutto ciò e forse perché sono una testa calda allora tutti si sono inventati delle storielle. Sto imparando con il tempo a non farmi prendere la testa non appena mi affrontano, alcune volte ci riesco altre sono piu’ istin-tivo ma fortunatamente quando succede qualcosa sono in un campo da rugby e posso sfogar-mi”.

Cosa provi prima di un match? E quando ti scontri con i temibili All Blacks?

“Prima della partita faccio sem-pre gli stessi passaggi, mai niente di diverso perché devo ritrovare al meglio la concentrazione e la sicurezza in me stesso. Che siano gli All Blacks o l’ultima squadra in campionato i pensieri sono sem-pre di dare il massimo”.

Hai un particolare rito scaraman-tico primo di scendere in cam-po?

“Devo sempre entrare cammi-nando in campo e passare la li-nea bianca di bordo campo con il piede sinistro”.

A fine giugno terrai un camp a Jesolo con i ragazzi che voglio-no avvicinarsi al rugby. Cosa ti aspetti da questa esperienza?

“L’obiettivo e’ cercare di tra-smettere il più possibile lo spirito del rugby ma divertirsi e’ la paro-la d’ordine per loro e anche per me! Spero chiaramente che ci sia una grande partecipazione perché io adoro i bambini e mi invento qualsiasi cosa quando sono con loro”.

Sei spesso ospite in programmi televisivi, lo scorso anno sei stato anche ospite al Festival di San-remo, secondo te come mai sei così amato dal pubblico?

“Credo che sia perché sono così come mi vedono tutti in tutti i mo-menti della mia vita. E perché ri-mango sempre e comunque un cialtrone”.

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MAGICA SFUMATURA EFFETTO SHATUSH DI COLLISTAR

Lo shatush è davvero la più irresistibile tra le tendenze del momentoCollistar ha creato Magica Sfumatura “effetto shatush”, straordinario gel che consente di realizzare a casa propria una naturalissima schiaritura su capelli da biondo a castano chiaro, anche colorati, assicurando un risultato super pro-fessionale. Non lascia residui e non richiede risciacquo. La sua formula non rovina il capello. Oltre alle sfumature tipiche dello shatush, si possono creare colpi di sole lu-centi o ‘graffiature’ luminose su tutta la lunghezza dei capelli con l’aiuto di un pettine, ma anche schiarirli uniformemente (€ 15,20)

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Collistar presenta Twist Mania: una nuova collezione che è una vera e propria esplosione di cromie e di glamour. Nuovi prodotti in mini ed extra-size che semplificano l’approccio al ma-ke-up, perfette per realizzare in pochissimi step un trucco veloce e luminoso, ideale per la bella stagione.

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COUNTING THE RICEMARINA ABRAMOVICH A GINEVRA

L’esperienza di Ella Marciello

CHIARA GALLO

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Cos’ hanno in comune il ful-cro dell’attivi-ta economica svizzera e la nota perfor-mer Marina

Abramovich? Apparentemente nulla. È proprio a Ginevra tutta-via che l’artista si è concessa al pubblico per uno dei suoi famosi workshop, all’interno del quale i partecipanti hanno preso parte per la prima volta all’esercizio “Counting the rice”. Abbiamo chiesto all’artista torinese Ella Marciello, quali sono state le sue impressioni sull’esperienza a cui ha preso parte.

Innanzitutto come ne sei venuta a conoscenza?Ho saputo di “Counting the rice” qualche settimana prima del suo inizio. Istintivamente ho deciso di andarci. Il workshop si è tenuto presso il Centro d’Arte Interna-zionale di Ginevra e si è svolto nella giornata del 3 maggio scor-so. Non sapevo esattamente cosa aspettarmi. Avevo letto di “Counting the rice” e lo cono-scevo come uno degli esercizi di “Cleaning the house”, basati sul-la concentrazione, la forza di vo-lontà e l’introspezione. L’esercizio in questione chiedeva per l’ap-punto di contare il riso. Perché il riso? Perché, come ha annuncia-to Marina una volta arrivati tutti i partecipanti, ripetendo un ge-sto così semplice più e più volte, quel gesto perde di significato acquistandone un altro. Esso di-venta tempo, galassia, universo. Di fronte ad ognuno di noi, riso e lenticchie aspettavano di essere contate. Dotati di carta e penna, tutti hanno dato il via alla propria personale sfida di concetrazio-ne che sarebbe durata di lì a sei ore. Anche io inizio a dividere, conto in gruppi di cento, tengo nota dei bianchi, dei neri, e poi di nuovo, da capo, in file ordi-nate. Il pensiero acquista quindi una profondità diversa, il tempo si dilata e la mente comincia il suo viaggio: una bolletta da pa-gare, un amore che è finito, quel-le mail da scrivere e mio padre che solo verso i trent’anni ha ini-

ziato a smettere di volermi capi-re... La concentrazione non pas-sa nemmeno per un istante, tra emozioni violente e pensieri della vita ordinaria. Lo scopo è quello analizzare la propria coscienza e il modo attraverso cui suddivi-diamo il mondo in categorie, lo affrontiamo e con quale profon-dità d’animo affichè esso diventi sempre più simile al nostro modo di essere. Il gesto si trasforma in automatismo ed eleva la mente. Ho terminato il conto con 4854 lenticchie e 6670 chicchi di riso.

Cos’ è che ti ha colpito di più di Marina?Ciò che mi ha colpito di più è la sua capacità di dominare lo spa-zio in cui si inserisce e la serenità che riesce a comunicarti attra-verso gesti che solo in seguito sei in grado di comprendere. È esat-tamente come avevo pensato che fosse.

Cosa ha rappresentato “Coun-ting the rice” per te?Difficile riassumere in poche ri-ghe ciò che quest’esperienza mi ha trasmesso. Sicuramente mi ha condotto ad esplorare una di-mensione molto profonda di me stessa e, al contempo, ad accet-tare che l’umiltà di un gesto così piccolo possa nascondere la chiave di accesso ad una forza di volontà e ad una consapevo-lezza che troppo spesso mettia-mo da parte.

Se dovessi incontrare di nuovo l’artista cosa le chiederesti?Uno dei punti del Manifesto di Marina Abramovic recita: “An Artist has to learn to forgive”, un artista deve imparare a perdo-nare. Le chiederei di svelarmi se lei ci è riuscita e come. .

Parlaci un po’ di te e della tua arte Ho sempre avuto molto da co-municare. L’ arte per me è una necessità, un bisogno intrinseco. Sono sempre stata appassiona-ta di Letteratura e Filosofia, oltre che di Arte, e queste passioni mi hanno permesso di trovare un equilibrio connesso con il con-cetto di spazio che fosse su una

tela o su un foglio di carta. Ho iniziato a sperimentare, trovando posto a metà strada tra l’infor-male, l’espressionismo astratto e la pittura materica. Non sono interessata alla forma. Sono in-teressata al contenuto, alla ma-teria, alla sensazione. I miei lavo-ri sono basati sulle emozioni che provo mentre dipingo, su ricordi, su connessioni o interazioni uma-ne. Cerco sempre di entrare in contatto con il fruitore e di emo-zionarlo attraverso l’espressione della mia arte.

In qualche modo le idee di Mari-na hanno influenzato il tuo lavo-ro? Ho un progetto in via di realizza-zione, che si chiama “Are you present?”. Nasce ispirandosi alla performance “The Artist is Pre-sent” di Marina Abramovic, pre-sentata al MoMa di New York nel 2010, in cui l’artista per tre mesi ha permesso a persone comuni di sedersi su una sedia di fronte a lei, rimanendo in silenzio e in con-templazione. Traendo spunto da queste persone, ho concepito le tele. Sono ritratti del breve pas-saggio di una consapevolezza nuova ed antica, quella della transitorietà dell’uomo; momenti di emozioni violente eppure si-lenziose e semplici, come il gesto sottovalutato di prendere posto davanti a qualcuno e di scam-biare con esso parte di se stessi. L’obiettivo di questa serie di lavo-ri è l’introspezione, intesa come studio dell’animo umano ad un nuovo punto di svolta: quello delle relazioni che intercorrono tra individui.

Dopo il workshop di Ginevra il tuo punto di vista in merito all’artista è cambiato?Non so se il mio punto di vista sia cambiato, direi piuttosto che si è ampliato. Quello che so con si-curezza è che molto può essere capito in un giorno qualunque, compiendo un gesto qualunque seduta tra perfetti estranei.

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52 IL MONDO IN PILLOLE IL MONDO IN PILLOLE

LA CHITARRA CHE VALE MIGLIAIA DI DOLLARI

George Harrison è stato una delle ico-ne degli anni ’60 soprattutto grazie al suo gruppo “The Beatles”. Ma come ogni mito anche la sua luce sembra non spegnersi mai. Lo scorso 21 maggio, infatti, è stata battuta all’asta la sua Rickenbacker 425 del 1962 per 657 mila dollari. Pensare che Geor-ge l’acquistò per meno di 500 dollari nel 1963. Un vero affare insomma!!

UN’ESPOSIZIONE “HAPPY” A PARIGI

Cantante, produttore, musicista, stilista e adesso anche artista, Wil-liam Pharrel non ne perde una. Il 27 maggio è stata inaugurata al Ma-rais di Parigi la mostra di arte con-temporanea del poliedrico Phar-rel. 49 opere il cui tema principale è il mondo femminile così come nel suo ultimo disco “GIRL”. L’o-pera è visitabile fino al 25 giugno.

DALL’ALBA AL TRAMON-TO, LA SERIE

From dusk till Dawn è la serie rivelazione tratta dall’omoni-mo film di Robert Rodriguez, che oltre ad aver prodotto la se-rie ha girato anche alcuni epi-sodi. La storia dei terrificanti fratelli Gecko è trasmessa su El Rey Network. In attesa che venga trasmessa anche in Italia!

JUSTIN TIMBERLAkE VINCE I BILLBOARD

Il cantante statunitense Justin Timberlake ha vinto il Billboard Music Award, uno dei premi mu-sicali più prestigiosi. All’ex com-ponente del gruppo pop ‘N Sync sono stati assegnati il premio come “Artista dell’anno” e altre 7 statuette. Chissà se ai tempi della sua apparizione al “Mickey Mouse Club” se lo sarebbe mai aspettato?{

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53IL MONDO IN PILLOLEIL MONDO IN PILLOLE

LA TECNOLOGIA NON SI ARRE-STA MAI

La Microsoft ha inventato una nuova applicazione che permetterà di tradur-re in tempo reale le conversazioni su Skype. L’applicazione prende il nome di “Skype translate” e dovrebbe approdare sul mercato a fine anno. Quindi se vole-te videochiamare qualcuno ma avete il problema della lingua, niente paura, la tecnologia ha pensato anche a questo!

LA MOSTRA CHE NON TI ASPETTI

All’ONO Arte di Bologna dal 15 mag-gio al 14 giugno sarà esposta una mostra dal titolo “Daft Punk: French Touch” in cui sarà ripercorsa la straordinaria carriera del duo francese a partire dal 1992, anno in cui Guy Manuel de Ho-mem-Christo e Thomas Bangalter si sono uniti. Da allora il gruppo non ha smesso di sfornare pezzi di successo.

MAYA ANGELOU UNA VITA DA POETESSA

La poetessa Maya Angelou è scom-parsa lo scorso 28 maggio all’età di 86 anni. Nata a St. Louis, è stata attivista nella lotta per i diritti civili accanto a Malcom X e a Martin Luther King. Ha vinto numerosi riconoscimenti, tra gli ultimi ricordiamo la Meda-glia presidenziale della Libertà asse-gnatagli nel 2001 da Barack Obama.

MEHDI GHADYANLOO E I SUOI MURALES

L’artista iraniano Mehdi Gha-dyanloo sta ricoprendo di mu-rales la città di Teheran, do-nando un tocco di gioia alle pareti spoglie e grigie degli edifici. Le immagini davvero spettacolari con effetto 3D stan-no incantando tutto il mondo.

}

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Ognuno di noi ha un proprio temperamen-to e modi di agire, ma la differenza tra una persona-

lità temeraria ed una più timida va ricercata non soltanto nella costruzione della individualità, e quindi la storia del soggetto, le sue relazioni primarie ecc, ma anche nel funzionamento del si-stema nervoso centrale. Infatti, per circoscrivere le peculiarità dell’introversione/estroversione dobbiamo fare riferimento all’in-

terazione complessa tra fattori genetico-biologici ed ambienta-li. Lo dimostrerebbe l’esito di uno studio di un gruppo di ricerca-tori della Fondazione Santa Lu-cia dell’Università la Sapienza di Roma. Lo studio mette in relazio-ne le dimensioni del cervelletto e le caratteristiche del carattere: cervelletto piccolo/personalità introversa e viceversa. Normal-mente tale organo è deputato alle funzioni motorie e cognitive e grazie a questa ricerca se ne rilevano le funzioni emotive. La timidezza però non è per for-za un difetto, come la persona

QUANDO L’ESSERE TIMIDI CI CONDIZIONA IL SUCCESSO SOCIALE E L’APPROCCIO CON IL PARTNER?

54 DIALOGO

Vi sentite persone

introverse, forse riflessive e timorose

rispetto a chi mostra

coraggio, spirito d’iniziativa e

determinazione?

VIRGINIA MALONI *

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estroversa non è per forza miglio-re di quella più chiusa. Dipende dal grado di percezione che la persona ha di se stessa e come questo le condiziona l’approccio con gli altri. Molto spesso si asso-cia la persona timida a quella problematica e ansiosa, ma non è proprio cosi. La paura di esse-re fuori luogo e inadeguati, non coincide con la timidezza. Sicu-ramente la persona timida sen-te delle difficoltà in maniera più amplificata, ma ha anche delle peculiarità importanti, come per esempio la maggiore e più pro-lungata capacità di attenzione e di ascolto verso l’altro. Questo rende le persone timide più pro-pense ad accogliere l’altro e a conservare un maggiore ricordo emotivo della relazione. Gli estro-versi sono coloro che sicuramen-te si imbattono nelle situazioni senza pensarci due volte e gioi-scono all’idea di stare al centro dell’attenzione. Si sentono più sicuri e gestiscono meglio le cri-tiche e lo stress rispetto ai timidi, i quali, anche se più sensibili e vulnerabili, risultano però essere più ponderati e con maggiori ca-pacità di concentrazione. Sarà dunque vero che l’estroversione è il segreto per avere successo nella vita? Forse non è sempre così. La rivista statunitense “Time” dichiara che una personalità timida in un’azienda riesce a prendere le decisioni migliori per l’azienda stessa: “le persone più chiuse hanno forse meno contat-ti personali, meno amici e meno conoscenze. Magari le loro cene di lavoro sono meno affollate e conviviali ma riescono ad avere rapporti molto profondi e duratu-ri e a ottenere il meglio da que-sta situazione”. Ed ecco un breve esempio di grandi manager che, pur essendo (moderatamente) timidi sono riusciti a diventare dei numeri uno: Bill Gates che ma-gari affronta le platee solo in po-chi e ben centellinati casi. Sicuramente anche i social network hanno aiutato i timidi a uscire allo scoperto e a comu-nicare maggiormente quando non si ha il coraggio di farlo aper-tamente.

*Psicoterapeuta

55DIALOGO

Alcuni suggerimenti per affrontare la timidezza:

1) Accettare me stesso: Accettare la convivenza con la propria timidezza è il primo passo per non creare un nemico dentro di noi. La cognizione del proprio modo di essere è importante e vi favo-rirà nell’affrontare situazioni più pesanti. Un esempio potrebbe essere ironizzare su se stessi, del tipo “scusate se parlo cosi, tanto ma la timidezza questa sera ha deciso di mantenere la riservatez-za…”. In questo modo si crea subito un clima di empatia e goliardia.

2) Nelle situazioni di riuscita sociale (lavorative, di carriera) è meglio essere ferrati su alcuni argomenti di discussio-ne leggera, che possano essere con-divisibili dagli altri, in tal modo avremo una chance in più per non andare in palla. Facciamo anche delle domande agli altri, di condivisione generale, cosi che siamo preparati prima ai contenuti

3) Anche se siete abituati a pensare, prima di parlare, esercitatevi a parlare sapendo che potreste essere interrot-ti. L’interruzione non significa giudizio sfavorevole.

4) Non giudicate migliori le caratteristi-che degli estroversi, ma solo diverse;

5) Non cercate di imitare gli estroversi, vi sentireste più inadeguati. Vestite i vostri panni e vedrete che vi sentirete più liberi.

BIBLIOGRAFIA: Stengel R. (2012). What if Introverts Ruled the World? Time,

Monday, Feb 06, 2012

Mobbs D., et al., (2005). Personality predicts activity in reward and emotional regions associated with humor. Pnas 2005;

102:16502-1656.

Manara F. (1997). Timidezza. Sperling & Kupfer Editori, Milano, 1997.

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THAILANDIA56 TRAVEL

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Il punto di partenza di un itinerario in Thailandia non può che essere Bangkok, per ragioni logistiche e culturali

MARIO DEGL’INNOCENTITAT ROME OFFICE

THAILANDIA

E’consigliabile, prima di affrontare un itine-rario in Thailandia del Nord, spendere 2/3 giorni nella straordina-ria capitale del Pae-

se dei Sorrisi e godere delle sue numerose attrattive culturali e religiose: il Palazzo Reale, che ospita il tempio buddhista Wat Phra Keo con la veneratissima statua del Buddha di Smeraldo; il Wat Pho e la sua antichissima scuola di massaggi thai; i mer-cati galleggianti lungo i khlongs, i celeberrimi canali; le vie dello shopping e la sua Chinatown. Una volta calati appieno nel-lo spirito thai, i visitatori saranno

pronti a proseguire e a godersi le tappe del loro itinerario nella Thailandia del Nord, la regione più autentica e antica del Paese. Dalla capitale si possono sceglie-re i più svariati mezzi di trasporto: da un volo interno all’autobus passando per i taxi, ma il per-corso più affascinante per dare inizio ad un itinerario in Thailan-dia del Nord è probabilmente il treno che percorre, in giornata o durante la notte, gli 800 chilo-metri che separano Bangkok da Chiang Mai, la “Rosa del Nord”. Proprio da Chiang Mai comincia-no tutti gli itinerari per scoprire il Nord del Paese: quest’antichis-sima città, seconda solo a Ban-

gkok per importanza e popola-zione, ospita tra le sue mura e nei suoi dintorni, centinaia di templi buddhisti molto importanti e ve-nerati dalla religione thai. Im-mancabili mete in questo senso sono il Wat Phan Tao, interamen-te in legno contiene centinaia di sacre immagini di Buddha e il Wat Phra Singh, dall’interno ric-camente decorato che ospita la statua di Buddha maggior-mente adorata a Chiang Mai. Facilmente raggiungibile da Chiang Mai, e tappa obbliga-ta è il monte Doi Suthep, sede di un Parco Nazionale dove, tra spettacolari cascate e un’im-mensa varietà di flora e fauna,

Foto concesse dall’Ente Nazionale per il Turismo Thailandese

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58 TRAVEL

sorge uno tra più venerati templi buddhisti di tutta la Thailandia: il dorato Wat Phrathat Doi Suthep domina Chiang Mai offrendo-ne un panorama mozzafiato.Proseguendo lungo l’ itinerario, si raggiunge Chiang Rai: anch’es-sa ospita bellissimi templi buddhi-sti quali il Wat Phra Kaeo, dove venne rinvenuta la statua del Buddha di Smeraldo, ed il Wat Rong Khun (il Tempio Bianco). Ma il suo principale fascino sta nell’essere attraversata dal fiume Mekok , navigabile sulle tradi-zionali long-tail boats (le tipiche imbarcazioni dalla lunga coda) ammirando scenari naturali uni-ci fino a raggiungere il cuore più autentico della Thailandia del Nord, la visita alle etnie indige-ne di questa regione prevalen-temente montuosa e collinare quali gli Akha, i Lisu con le loro vesti multicolori, e i Karen celebri come l’etnia delle donne-giraf-fa per via degli alti collari a spi-re metalliche da loro indossati.Un luogo veramente magico è la

città di Mae Hong Son, che si tro-va a circa 1000 chilometri a Nord di Bangkok, è la seconda provin-cia più settentrionale della Thai-landia e gode di un clima fresco durante tutto l’anno. Il territorio di questa provincia, attraversata dal fiume Pai, è prevalentemen-te montuoso. Questi territori po-sti ad una certa altitudine sono spesso avvolti da un velo di fo-schia che quando si dirada sve-la un paesaggio verdeggiante. Particolarmente degne di nota a Mae Hong Son sono le terme d’acqua calda che si trovano nei dintorni di Pai e vicino alla montagna di Doi Mae U Kho. Du-rante il mese di novembre , è un tappeto di meravigliosi girasoli (Dok bua Tong), che donano a questo ricco paesaggio verde un’allegra pennellata di colore.Non molto distante è il Parco Nazionale di Nam Tok Mae Surin, dove si trovano impressionan-ti cascate alte 80 metri da cui deriva il nome del parco. Per gli amanti della montagna, degli

splendidi panorami, delle verdi vallate e degli sport all’aperto come il rafting e le escursioni in montagna, questa regione è la meta ideale. Costituisce un’ot-tima base di partenza per la vi-sita delle tribù delle montagne.Spostandosi un po’ più ad Est è possibile, inoltre, toccare il pun-to più settentrionale del Paese presso la cittadina di Mae Sai, confine e facile punto d’acces-so al Myanmar ed alla regione del cosiddetto Triangolo d’Oro.Per concludere l’ itinerario in Thailandia del Nord bisogna rag-giungere il vero gioiello storico e artistico di questa regione: le rovine dell’antichissima città di Sukhothai, prima capitale del regno Thai, sono classificate Sito Patrimonio dell’Unesco grazie alla loro maestosa bellezza. Il Parco storico di Sukhothai ospi-ta numerose vestigia di edifici e templi buddhisti che fino ad oggi sono state rinvenute: si pos-sono ammirare aggirandosi a piedi o con le tante biciclette a

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noleggio, gustando le ultime im-magini dell’itinerario del Nord , l’anima antica di questo paese.THAILANDIA CENTRALELa Thailandia centrale è forma-ta da ventidue province e com-prende la capitale Bangkok: un itinerario che preveda questa zona dell’antico Siam non può non cominciare proprio da qui. Metropoli che fonde in se stessa gli aspetti più tradizionali e quelli più moderni, affascina proprio per questo. Non bisogna lasciarsi spaventare dalle idiosincrasie e dai forti contrasti, Krung Thep, la Città degli Angeli va vissuta per essere compresa. E’ bello iniziare l’ itinerario della Thailandia cen-trale in maniera originale a bor-do dei cosiddetti Tuk Tuk, veicoli a tre ruote che trasportano i visi-tatori ovunque vogliano in città: merito dei guidatori, esperti co-noscitori di ogni aspetto di que-sta babele affascinante. Esube-rante, Bangkok è il simbolo dello sviluppo moderno e presenta un paesaggio di svettanti grattacieli in cui trovano la loro sede uffici;

alberghi di classe mondiale che offrono comfort di lusso, sfavil-lanti centri commerciali ad otto piani con strutture mozzafiato e centri massaggi mastodontici; ristoranti trendy che servono le famose specialità speziate thai-landesi, come le altre grandi cucine dell’Est e dell’Ovest, ele-ganti coffee shop, disco-pale-stre, negozi specializzati per ogni tipologia di prodotto, folklore. Ed ancora luoghi di intrattenimen-to dove ammirare spettacoli di danze tradizionali, incontri di Muay Thai e discoteche tra le più mondane della Thailandia. Nessuna altra località dell’Asia è rivale di Bangkok per la sua ec-citante vita notturna anche se questa città offre molto più degli scintillanti disco-bar e pub. Tea-tri, cinema ultramoderni, spetta-coli culturali e sbalorditivi shows riempiono le serate dei visitatori.Stupefacente, nel mezzo di que-sto mondo dinamico e moder-no, Bangkok riesce a preservare il suo retaggio culturale di alto livello. I tetti e le svettanti gu-

glie del Palazzo Reale e dei suoi molti storici templi – Tempio del Buddha di Smeraldo, dell’Aurora , del Buddha d’Oro e di tantissi-mi altri templi evocativi -, pre-sentano al visitatore un mondo di classica meraviglia orientale. Contenuti tra i monumenti di Bangkok ci sono i tesori artistici e culturali della nazione, ciò che caratterizza la terra e la gente. L’influenza del passato non è li-mitata ai monumenti più impor-tanti, ma pervade la vita quo-tidiana. Il mercato dei fiori o le file di monaci vestiti color zaffe-rano che giornalmente fanno la questua, presentano una scena inalterata dello scorrere del tem-po. I grandi palazzi di recente costruzione aggiungono meravi-glia a tutto ciò e ad altre visioni. Ma la Thailandia centrale non è solo Bangkok. A circa settanta chilometri a Nord c’è Ayutthaya, città vecchia di quattrocento anni . Un tempo fu la grandiosa ed inespugnabile capitale del Regno del Siam ed oggi è stata dichiarata Patrimonio dell’Uma-

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nità dall’Unesco. Il XIII ed il XIV secolo sono da attribuire allo stile Khmer: ne sono testimonianza gli imponenti templi Wat Mahathat, Wat Phrarat e il Wat Ratchabu-rana. Intorno al XVI secolo si è imposto lo stile Sukhothai che ca-ratterizza il Palazzo Reale mentre l’ultimo stile è quello che si può ammirare nel tempio Wat Chai Wattanaram, stile che riprende gli edifici Khmer. Un itinerario del-la Thailandia centrale offre quin-di molte opportunità per osser-vare e capire la cultura locale. Un’altra interessante città del-la Thailandia centrale è Lopbu-ri. Qui si resta sorpresi di vedere scimmie in giro per la città: sono lasciate libere e gli abitanti del posto ne vanno molto fieri. Il tempio principale della città è un mirabile esempio di archi-tettura Khmer. Basta una gior-nata per apprezzare in tutte le

sue sfaccettature questo luogo. La provincia di Kanchanaburi è invece perfetta per tutti coloro che amano la natura: foreste ri-gogliose, cascate e bellezze na-turali incantevoli permetteranno di alternare l’itinerario della Thai-landia centrale tra città e natu-ra. Qui ci si rilassa circondati dal verde dei tanti parchi nazionali nei quali è diviso il territorio: i più frequentati sono quelli di Erawan e Sai Yok ma anche i restanti of-frono bellezze da vedere: Thong Pha Phum, Si Nakharin, Chalo-em Ratanakosin e Khao Laem. La Thailandia rimane un pae-se tropicale e un itinerario nella Thailandia centrale deve infine tener conto del clima. Il periodo migliore per andare è quello del-la stagione secca che va da no-vembre ad aprile. Tra dicembre e gennaio inizia a fare un po’ più fresco ma comunque le minime

non scendono al di sotto dei 16°. Come tutta la Thailandia anche questa zona risente dell’umidi-tà che caratterizza un po’ tutta la nazione: una giacca imper-meabile è sempre consigliabile!

THAILANDIA DEL SUDLa Thailandia del Sud offre un itinerario fatto soprattutto di mare. Striscia di terra bagnata a Est dal Golfo del Siam e a Ovest dal Mare delle Andamane, è la meta preferita da chi, a una va-canza, chiede principalmente riposo e bellezza. Formata da quattordici province, vanta co-ste lunghissime visto che entram-bi i lati sono bagnati da un mare stupendo che ospita molte isole. L’entroterra offre invece un pa-norama completamente diverso fatto di foreste e natura. Proprio per questa ambivalenza la Thai-landia del Sud permette di pro-

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grammare un itinerario dedicato al mare e uno alla flora e fauna locale: molti i safari organizzati tra queste montagne, fiumi e parchi, alcuni anche molto caratteristici come quelli a dorso d’elefante. La meta più famosa della Thai-landia del Sud è sicuramente Phuket, la cosiddetta Perla del Sud. Un itinerario in questa zona del paese difficilmente esula da un soggiorno in questa splendi-da località. Essendo l’isola thai-landese più grande, offre vera-mente molto per i viaggiatori e per le loro esigenze. La bellezza di questi luoghi salta subito agli occhi. Un mare dalle sfumature azzurrine a secondo della pro-fondità, circonda isole e isolotti ricoperti da una vegetazione lussureggiante per un effetto pa-radisiaco. E ancora palme da cocco, alberi della gomma e spiagge bianchissime che aspet-

tano solo di essere esplorate. Patong Beach è la spiaggia più famosa dell’isola: oltre al mare, offre molte e diverse occasioni di svago, dallo shopping ai lo-cali notturni. C’è poi la spiaggia più lunga di Phuket, quella di Mai Khao e ancora il Parco na-zionale Sirinat con altre spiagge incantevoli: Nai Thon, Nai Yang, Mai Khao e Sai Kaeo. Ed anco-ra Kata, Karon e Surin Beach.Un’altra meta da inserire in un ipotetico itinerario nella Thai-landia del Sud è Krabi, perfetta come base per scoprire le tante località che si trovano lì intorno. Famosa la spiaggia di Ao Nang così come interessanti sono le isole di Koh Dam, Koh Poda, Koh Jam, Kho Kai e l’incredibile lin-gua di sabbia fra due baie il Tha-le Waek. Se si decide per questo itinerario bisogna evitare di pre-notare durante la temuta stagio-

ne delle piogge che interessa i mesi da maggio a settembre. Se poi ci si vuole immergere un po’ nella natura allora è irrinunciabi-le la visita del Parco Nazionale Khao Phanom Bencha famo-so per le sue splendide casca-te e dei canyon di Ao-Thalane.Nella provincia di Krabi c’è poi Phi Phi Island, una delle località della Thailandia del Sud che mantiene un forte fascino e per questo at-tira sempre molti turisti. La ragio-ne è semplice: l’isola è perfetta sotto ogni punto di vista. Il mare è limpido, la sabbia bianchissima e soffice, la natura che circon-da il tutto è lussureggiante e la barriera corallina che la circon-da è stupenda da osservare at-traverso immersioni e snorkeling.

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