Health Online18

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IL PERIODICO DI INFORMAZIONE SULLA SANITÀ INTEGRATIVA marzo/aprile 2017 - N°18 IN EVIDENZA CON HELIXAFE, GRAZIE A UN SEMPLICE PRELIEVO DEL SANGUE, SI PUÒ PREVEDERE L’ARRIVO DI UN TUMORE PRIMA CHE SI MANIFESTINO I SINTOMI ATTUALITÀ ALIMENTAZIONE INNOVAZIONE Farmaci, è emergenza: un italiano su due rinuncia all’acquisto Attenzione piena o testa piena di pensieri: cosa portiamo con noi mentre mangiamo? Ce lo dice il Mindful Eating La chirurgia robotica per il cancro della prostata e il nuovo centro della Clinica Paideia

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Il perIodIco dI InformazIone sulla sanItà IntegratIva

HEALTHmarzo/aprile 2017 - n°18

In evIdenzacon HelIxafe, grazIe a un semplIce prelIevo del sangue, sI può prevedere l’arrIvo dI un tumore prIma cHe sI manIfestIno I sIntomI

attualItà

alImentazIone

InnovazIone

Farmaci, è emergenza: un italiano su due rinuncia all’acquisto

Attenzione piena o testa piena di pensieri: cosa portiamo con noi mentre mangiamo? Ce lo dice il Mindful Eating

La chirurgia robotica per il cancro della prostata e il nuovo centro della Clinica Paideia

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Disponibile da maggio 2017

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Presentano

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Il Fondo Garanzia Salute nasce nell’ottica di offrire un servizio in linea con i principi cardine cui si ispira una Società di Mutuo Soccorso, la solidarietà e la cooperazione, che riconoscono

nella sanità integrativa l’unica forma di assistenza concreta e sostenibile che opera senza scopo di lucro.

La volontà di diffondere il più possibile il principio di prevenzione ha spinto Mutua MBA ad affidarsi a Radio Radio, emittente radiofonica romana che sin dalla sua nascita si è caratterizzata come talk radio, ed elaborare per gli ascoltatori un’offerta di 9 sussidi:

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La sanità d’eccellenza per le

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Da un recente studio effettuato in Italia è emerso come quasi una persona

adulta su due sia completamente avulsa dall’adottare una linea di prevenzione

medica adeguata.Prerogativa di una società di Mutuo

Soccorso non può, pertanto, essere “solo” quella di garantire l’accesso privilegiato alla

salute attraverso una valida integrazione al Sistema Sanitario Nazionale, ma deve forzatamente infondere la cultura della

prevenzione intesa come cura di sé stessi, poiché in essa stessa risiede l’unica via

utile a soddisfare la crescente domanda di assistenza che la sanità pubblica non riesce

– e non riuscirà - ad accontentare. Per tale motivo Mutua MBA ha deciso

di raccogliere interviste, analisi e studi di settore, ma soprattutto consigli pratici,

esercizi e ricette culinarie per innescare l’attitudine a prendersi cura di noi stessi, con l’intento di prevenire il più possibile

malattie e infortuni.

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HealtH onlIne

perIodIco bImestrale dI InformazIone sulla sanItà

IntegratIva

anno 4° marzo/aprile 2017 - n°18

dIrettore responsabIleIng. roberto anzanello

comItato dI redazIonealessandro brigato

mariachiara manopulonicoletta mele giulia riganelli

dIrezIone e proprIetàHealth Italia

via di santa cornelia, 900060 - formello (rm)

[email protected]

tutti i diritti sono riservati.nessuna parte può essere

riprodotta in alcun modo senza permesso scritto del direttore editoriale. articoli, notizie e recensioni firmati o siglati

esprimono soltanto l’opinione dell’autore e comportano di

conseguenza esclusivamente la sua responsabilità diretta.

IscrItto presso Il regIstro stampa del trIbunale dI tIvolIn. 2/2016 - diffusione telematican.3/2016 - diffusione cartacea

9 maggio 2016

ImpagInazIone e grafIcagiulia riganelli

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HEALTH

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Sempre più spesso si sente e si legge di confronti sul tema della sanità integrativa e degli enti abilitati a gestirla e poiché informare i nostri lettori con precisione e riferimenti corretti rimane uno dei nostri obiettivi prioritari ecco che diviene opportuno sgombrare il campo da illazioni, ipotesi, supposizioni, interpretazioni fornendo un’informativa chiara e circostanziata sulle soluzioni di sanità integrativa praticabili e delle regole che le determinano al fine di evitare la diffusione di considerazioni errate.

Innanzitutto è opportuno stabilire con chiarezza che gli unici enti abilitati a gestire la sanità integrativa sono:• i Fondi Sanitari (disciplinati dall’art. 9 del D. Lgs. 30 dicembre 1992, n. 502, come modificato dall’art.9 del D. Lgs. 19 giugno 1999, n. 229 e dal D.M. 31 marzo 2008, reso operativo con successivo D.M. 27 ottobre 2009);• le Società Generali di Mutuo Soccorso (normate dalla Legge n. 3818 del 15 aprile 1886 e dalla successiva modifica rappresentata dall’art. 23 del Decreto Crescita BIS, D.L. 18 ottobre 2012, n.179);• le Casse di Assistenza Sanitaria (disposte secondo l’art.1 del D.M. 31 marzo 2008).

Questi enti, in virtù della loro natura di enti senza scopo di lucro sono gli unici che consentono ai loro associati di usufruire delle agevolazioni fiscali disposte dagli articoli 10, 15 e 51 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (DPR 917/1986).In base alle norme contenute nei decreti che li riguardano gli enti di sanità integrativa sono sottoposti al controllo del Ministero dello Sviluppo Economico, del Ministero della Salute e dell’Agenzia delle Entrate, sono iscrivibili all’anagrafe dei Fondi, hanno diritto ad avere personalità giuridica, sono iscrivibili in Camera di Commercio ed hanno bilanci pubblici ed, in molti casi, anche revisionati.L’obiettivo di queste norme, che nel loro insieme, costituiscono un sistema articolato ed integrato, è quello di garantire che a fianco del Sistema Sanitario Nazionale, che come abbiamo più volte spiegato e ribadito dovrà necessariamente per ragioni statistico matematiche dedicarsi sempre più alle fasce economicamente più deboli della popolazione, il cittadino possa avvalersi di copertura sanitarie integrative gestite da enti senza scopo di lucro basati sul concetto della mutualità.Le leggi che regolano la nostra Repubblica inoltre consentono a questi enti di promuovere le loro attività di prevenzione sanitaria e diffusione dei valori mutualistici (Art. 45 della Costituzione e articolo 23 del D.L. 18 ottobre 2012 n. 179, convertito in lg. 221 del 17 dicembre 2012) per mezzo dell’attività dei loro soci.Le norme vigenti consentono inoltre al cittadino, a compimento del sistema di assistenza sanitaria a tre pilastri, di valutare anche l’opportunità di usufruire di coperture

sanitarie private prestate da società che rispondono a logiche completamente differenti, quali le compagnie assicurative, che essendo società per azioni aventi come scopo la remunerazioni dei propri azionisti non consentono ai loro clienti però le agevolazioni fiscali previste per gli enti di sanità integrativa.

Molto importante rappresentare quindi che il sistema a tre pilastri, ben regolamentato e normato, prevede già da tempo nel nostro paese:• Un sistema sanitario nazionale (Primo Pilastro) diretto a garantire l’assistenza sanitaria di base a tutti i cittadini e, principalmente, prestazioni sanitarie adeguate alle fasce economicamente più deboli della popolazione, gestito dallo Stato e dalle Regioni tramite le strutture organizzative a questo preposte (ASL) e normate dalle leggi vigenti in tema di sanità;• Un sistema di sanità integrativa (Secondo Pilastro) gestito dagli enti di sanità integrativa (Fondi Sanitari, Società Generali di Mutuo Soccorso e Casse di Assistenza Sanitaria) finalizzato a garantire il diritto alla salute di tutti i cittadini e promosso tramite l’opera dei soci di questi enti come regolamentato dalle leggi vigenti in tema di Fondi Sanitari, Società di Mutuo Soccorso e Casse di Assistenza Sanitaria;• Un sistema di sanità privata (Terzo Pilastro) gestito dalle compagnie assicurative e finalizzato a prestare coperture sanitarie costruite in funzione di elementi attuariali e proposte dagli intermediari assicurativi come codificato dalle norme riportate nel Testo Unico sulle Assicurazioni Private e di Interesse Collettivo.

Il sistema così ideato, progettato, realizzato e compiuto dallo stato e dal legislatore prevede con estrema chiarezza ruoli, funzioni ed attività e, soprattutto, non contempla la possibilità di fare confusione tra i tre diversi modelli che rappresentano, separatamente da un punto di vista sia giuridico che normativo, i tre pilastri.I tre sistemi che regolano i tre pilastri non sono tra loro opportunamente né sovrapponibili né mischiabili: il paragone più semplice può essere assunto dal mondo dello sport ove negli sport di squadra abbiamo, per esempio, il calcio, il rugby ed il basket, che sono tutti e tre sport, tutti e tre di squadra ma ognuno con le proprie regole non sovrapponibili a quelle dell’altro.Cercare di confondere le idee ai cittadini, mischiare le carte, diffondere il concetto che le regole non esistano, non è quindi che un tentativo di disinformazione sul quale è stato ed è necessario fare chiarezza rappresentando la realtà dei fatti per evitare confusione, affinché ognuno possa garantirsi il diritto costituzionale alla salute con un modello, come quello italiano, che è sempre stato riconosciuto all’avanguardia nel mondo e che lo è tutt’ora.

A cura di Roberto AnzanelloedItorIale

realtà e confusione

SoM

MA

RIo

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SoM

MA

RIo

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IDRoCoLoN TERAPIA, una TECNICA ANTICA per il benessere dell’organismo

Cosa portiamo CoN NoI MENTRE MANGIAMo? Ce lo dice il MINDFUL EATING

DALL’oSPEDALE ALLA CASA DELLA SALUTE. Come si trasformerà il sistema sanitario nazionale?

La ChIRURGIA RoBoTICA per il cancro della prostata e il NUovo CENTRo DELLA CLINICA PAIDEIA

Monitoraggio con hELIxAFE, il programma di PREvENzIoNE PRIMARIA di Bioscience Genomics

In evIdenza

17Adolescenti e BLUE WhALE, un GIoCo PSICoLoGICo PERICoLoSo. Cosa sta succedendo?

26FARMACI, è EMERGENzA: un italiano su due RINUNCIA ALL’ACqUISTo

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SoM

MA

RIo

39INCoNTINENzA FECALE IN ETà PEDIATRICA. L’intervista al prof. Alessio Pini Prato

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L’importanza della TELEMEDICINA: PENSARE DIGITALE. L’intervista al dott. Sergio Pillon

LE RICETTEDELLA SALUTE

I 7 CoNSIGLI meno conosciuti per ALLEvIARE IL DoLoRE AL CoLLo

Che cos’è la SCLERoDERMIA, e perché NE SoFFRoNo IN MoLTI senza saperlo?

35I DIRITTI DEI MINoRI: quale diritto alla salute per i bambini?

5 MutazioniCELLULA MAL IGNA

CromosomiCELLULA NORMALE

1 Mutazione 2 Mutazioni 4 Mutazioni3 Mutazioni

SOLID CANCER EARLY DETECTION®

3DSOLID CANCER EARLY DETECTION

®

Geni selezionati 50

Mutazioni selezionate 2800

>99,9% 95%*

>99,9% 98%*

>0,50% >1%

SI SI

SI

-

-

SI

50

ALK,BRAF,EGFR, ERBB2,

KRAS, MAP2K1, MET,

NRAS, PIK3CA,

ROS1, TP53

AKT1, EGFR, ERBB2,

ERBB3, ESR1,

FBXW7, KRAS,

PIK3CA, SF3B1, TP53

AKT1, BRAF, CTNNB1, EGFR,

ERBB2, FBXW7, GNAS, KRAS,

MAP2K1, NRAS, PIK3CA,

SMAD4, TP53, and APC

2800 169 Hotspot 245 Hotspot157 Hotspot

95%* 100% >99,9%>99,9%

98%* 98% >99,9%>99,9%

>1% >0,50% >0,50%>0,50%

SI

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Mutazioni

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Specificità

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CTCs

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DNAGerminale

NGS

MonitoraggioDiagnosi precoceValutazione del rischio

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hEALTh tIpsSapevi che...

le fragoline di bosco sono ricche di vitamina c, iodio, ferro, calcio e fosforo, sono indicate per combattere le infiammazioni del cavo orale e la loro pianta è ricca di oli essenziali, tannino e flavone. come erba medicinale può essere impiegata per alleviare i disturbi gastrointestinali.

l’ecografia alla tiroide è un esame diagnostico per ottenere informazioni sulla ghiandola tiroidea: il suo volume, i processi infiammatori in atto e l’eventuale presenza di noduli benigni o maligni. con i dati raccolti dall’esame lo specialista formula un referto ed indica la terapia da seguire, la quale, può consistere in un trattamento farmacologico, nei casi più gravi chirurgico, o in esami bioptici. va eseguita a scopo di prevenzione, soprattutto dai soggetti con presenza già nota di noduli o disfunzioni alla tiroide.

oltre a farci ricaricare le batterie, il “pisolino” ha molti i benefici per la nostra salute: abbassa la pressione sanguigna, migliora la memoria, abbassa i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress. È importante però non superare i 20 minuti: superata la soglia dei trenta minuti si entra nel sonno

profondo e un brusco risveglio potrebbe rendere difficile il ritorno alla normalità.

l’ecografia alla vescica permette di diagnosticare non solo le patologie più comuni, ma anche irregolarità più gravi. fornisce informazioni specifiche che da altri controlli potrebbero non risultare. si studia il grado di inspessimento delle pareti della vescica, al fine di individuare l’eventuale presenza di lesioni maligne o benigne. Inoltre, è utilizzata per valutare la capacità di svuotamento dell’organo e la presenza di polipi o calcoli.

I semi di canapa,

assunti post allenamento, rafforzano il sistema immunitario

e prevengono colesterolo, sinusite,

asma e tutte le malattie legate all’apparato

cardiocircolatorio. In più contengono omega3

e omega6 e sono antiossidanti.

per evitare il “piede d’atleta”, una infezione fungina, che si annida negli spazi tra le dita o nella

pianta del piede, bisogna prestare molta attenzione alle scarpe e indossare sempre le calze di

fibra naturale. occorre lavarsi i piedi subito dopo l’attività fisica e quando sono sudati, con saponi non aggressivi. fondamentale asciugarli molto bene. per

la terapia si possono utilizzare sia antifungini locali come creme e pomate, sia sistemici.

I kinesio taping sono cerotti elastici, non medicati. devono essere applicati da esperti, in modo che

seguano la lunghezza del muscolo e del tendine che si vuole proteggere, per supportarne il movimento e

proteggerlo da eventuali contratture. rappresentano la soluzione ideale per salvaguardare la

salute delle articolazioni, del ginocchio, delle spalle, delle

caviglie e del polso.

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La chirurgia robotica per il cancro della prostata e il nuovo centro della clinica paideia

a cura dinicoletta mele

Il cancro della prostata è il tumore maligno più frequente del

sesso maschile. Rispetto al tumore del polmone, le cui nuove

diagnosi sono 26.000 all’anno, il cancro della prostata ha

un’incidenza di 45.000 nuovi casi all’anno. Per tali motivi è

considerato una malattia dal forte impatto sociale, gravata

da notevoli costi per la collettività, a fronte di ottimi tassi di

guarigione.

Stando ai dati, oggi i tassi di guarigione sono infatti molto

elevati (circa 85% a 10 anni), sempre che la malattia venga

diagnosticata nelle sue fasi iniziali. La diagnosi del cancro

della prostata in stadio precoce è più che triplicata negli

ultimi 15 anni, grazie a metodiche che permettono di

diagnosticare questo tumore in fase iniziale, quando è

ancora possibile attuare una terapia con intento curativo.

Negli anni c’è stata un’evoluzione della chirurgia robotica

in urologia ed in particolare, nella terapia del cancro della

prostata.

In Italia, la prostatectomia radicale robotica si sta quindi

progressivamente diffondendo, in quanto rispetto alla

chirurgia tradizionale è molto meno invasiva, molto meno

traumatica e più delicata.

Ed è così che alla Clinica Paideia si sta lavorando per un

miglioramento rispetto agli standard già raggiunti con la

prostatectomia radicale tradizionale e laparoscopica,

grazie al neonato centro multi specialistico di alta tecnologia

in chirurgia robotica.

In cosa consiste l’intervento chirurgico alla prostata con

la tecnologia robotica? Quali sono i vantaggi rispetto ai

metodi tradizionali? L’abbiamo chiesto al Prof. Gianluca

D’Elia, Direttore Urologia ospedale San Giovanni di Roma

e Direttore Scientifico Fondazione per la Ricerca in Urologia.

“La prostatectomia radicale robotica

- ha spiegato il professor D’Elia - è una

tecnica chirurgica innovativa ed al tempo

stesso standardizzata che presenta, a

parità di radicalità oncologica, numerosi

potenziali vantaggi per i malati di cancro

della prostata. Nella tecnica chirurgica

tradizionale si asporta la prostata tramite

un’incisione chirurgica. La tecnica robotica

consente invece l’accesso al campo

operatorio attraverso piccoli fori, come nella

laparoscopia classica”.

Rispetto alla classica laparoscopia quali

sono i principali vantaggi?

“Innanzitutto i movimenti delle mani del chirurgo, seduto ad

una console, vengono pesati, filtrati e tradotti in modo fluido,

‘senza scatti’, in precisi movimenti degli strumenti chirurgici,

sostenuti dalle braccia del robot. Inoltre, la visione delle

strutture anatomiche è tridimensionale ad alta definizione

e permette al chirurgo una vera e propria ‘immersione’ nel

campo operatorio. E un chirurgo che vede meglio opera,

naturalmente, meglio”.

è quindi oggi lo strumento più avanzato che ha a disposizione

il chirurgo per potenziare le sue capacità operative e

rendere l’intervento molto più efficace, diretto e preciso?

“Non vi è alcun dubbio che, allo stato attuale, l’intervento

robotico per il cancro della prostata rappresenti lo standard

di riferimento chirurgico. Negli Stati Uniti, ormai, il 98 % degli

interventi chirurgici per la cura del cancro della prostata

vengono effettuati in robotica”.

è possibile trattare con questo strumento il tumore alla

prostata in stato avanzato?

“La chirurgia robotica permette, al pari della chirurgia

tradizionale ‘a cielo aperto’ e della chirurgia laparoscopica

di trattare tumori della prostata anche in stadio avanzato,

ottenendo gli stessi risultati in termini di radicalità oncologica”.

Sotto l’aspetto funzionale e della qualità di vita, rispetto al

metodo tradizionale, quali sono i tempi di recupero per il

paziente?

“L’aspetto funzionale nella chirurgia del cancro della

prostata si riflette nella conservazione della continenza

urinaria e della funzione erettile. Tutte

le casistiche internazionali e nazionali –

compresa la mia, consistente in 1.250 casi

– dimostrano che la chirurgia robotica

permette la preservazione della continenza

urinaria nella quasi totalità dei casi e la

preservazione della funzione erettile quasi

nell’ 80 % dei casi. E questo rappresenta

un grosso vantaggio rispetto ai risultati

ottenuti dalla chirurgia ‘a cielo aperto’ e

laparoscopica. Per quanto riguarda i tempi

di recupero, nella mia personale casistica il

paziente può essere dimesso dalla struttura

sanitaria già due giorni dopo l’intervento,

con un ritorno alle normali attività sociali e

lavorative entro 15 giorni”.

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11

Perché negli anni c’è stata l’evoluzione della chirurgia mini

invasiva robotica soprattutto per la neoplasia alla prostata?

“L’intervento chirurgico per cancro della prostata presenta

delle peculiarità che lo rendono diverso da tutti gli altri tipi

di intervento per tumore. Bisogna potenzialmente ottenere

la radicalità oncologica e nel contempo mantenere

sessualmente potente e

continente il paziente.

La prostata è a stretto

contatto sia con i fasci

nervosi, che assicurano la

componente neurogena

della funzione erettile, sia

con lo sfintere urinario,

che assicura un gran

parte della continenza

urinaria. L’intervento

laparoscopico ed ancor

di più quello tradizionale

‘a cielo aperto’ spesso

non permettevano di

trovare il giusto piano

di dissezione anatomico per conservare queste strutture.

La chirurgia robotica, grazie alla visione tridimensionale

ad alta definizione ed alla precisione nei movimenti dei

delicati strumenti chirurgici, consente di visualizzare meglio

il campo operatorio ed è molto più precisa e delicata sui

tessuti, permettendo una miglior conservazione di queste

importanti strutture anatomiche. In altri termini è una

chirurgia più ‘gentile’”.

Sotto il profilo oncologico la robotica è quindi una chirurgia

sicura?

“Proprio grazie alla migliore visibilità, la chirurgia robotica

permette di ottenere ottimi risultati in termini di radicalità

oncologica”.

Alla Paideia è nato di recente il centro multi specialistico di

alta tecnologia in chirurgia robotica.

Quali possono essere i vantaggi della multidisciplinarietà?

“è sottinteso che bisogna cercare di sfruttare al meglio

l’opportunità che ci offre la Paideia nel poter utilizzare una

tecnologia di alta complessità come il Robot ‘Da vinci’.

Tutti i pazienti – non solo in ambito urologico – possono

beneficiare dei notevoli vantaggi ottenuti dalla chirurgia

robotica. E questo vale sia per gli interventi di chirurgia

generale, sia per gli interventi ginecologici.”

quanto è importante affidarsi a mani esperte per un

intervento di chirurgia robotica?

“Stiamo cercando di standardizzare la formazione in

chirurgia robotica con dei simulatori, per garantire anche

ai chirurghi che hanno meno esperienza di ottenere risultati

oncologici e funzionali ottimali. Ma come in tutti i tipi di

chirurgia è l’esperienza che conta. è ovvio che un chirurgo

che ha effettuato mille interventi robotici ha più esperienza

e più competenza di un chirurgo che ne ha effettuati

cento. In ogni caso, la formazione in chirurgia robotica è

ben diversa rispetto agli altri tipi di chirurgia. Non basta solo

conoscere l’anatomia

e la tecnica chirurgica,

è necessario anche

conoscere il ‘robot’. Se mi

permette un paragone,

tutti sappiamo più o meno

guidare un’automobile

ma se vuoi guidare

un’auto di Formula 1 devi

conoscere a menadito il

suo funzionamento”.

Guardando al futuro, è

possibile ipotizzare che

la chirurgia robotica

possa entrare anche

in quelle patologie urologiche benigne e malformazioni

dell’apparato urologico?

“La chirurgia robotica del cancro della prostata non è l’unica

indicazione in urologia. In ambito uro-oncologico operiamo

molto di frequente anche tumori del rene e tumori della

vescica, che necessitano complesse ricostruzioni delle vie

urinarie. Nell’ambito delle patologie urologiche benigne una

consolidata indicazione all’intervento chirurgico in robotica

è rappresentata dalla malformazione denominata ‘stenosi

del giunto pielo-ureterale’, la cui correzione chirurgica in

robotica ha risultati funzionali ben superiori rispetto alla

chirurgia laparoscopica o tradizionale”.

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dall’ospedale alla casa della salute. Come si trasformerà il sistema sanitario nazionale?

a cura dialessandro notarnicola

Suona bene e migliora il rapporto tra il cittadino e

la sanità pubblica: si tratta della Casa della Salute,

il nuovo modo – a detta di molti – di intendere gli

ospedali, istituzioni per l’assistenza sanitaria, il ricovero

e la cura dei pazienti, nate nell’antichità (ne parla per

primo omero nella letteratura greca) e poi intese con

l’attuale accezione a partire dal Rinascimento italiano.

Chiaramente non si tratta di una sostituzione improvvisa,

né tanto meno si potrebbe supporre un capovolgimento

della sanità pubblica; la casa della salute è da

intendersi come la sede pubblica dove si riuniscono,

nello stesso spazio fisico, i servizi territoriali che erogano

prestazioni sanitarie, compresi gli ambulatori di medicina

generale e specialistica ambulatoriale, e sociali per una

determinata e programmata porzione di popolazione.

Diverse, inoltre, sono le funzioni da allocare nella Casa

della Salute, alcune di natura amministrativa, altre di

natura sanitaria e altre ancora di natura sociale. Esse

possono essere raggruppate in 4 aree principali a diverso

grado di complessità essendo la casa della salute un

modello che si adatta alle caratteristiche del territorio e

non il contrario.

Il primo a parlare di Casa della Salute è stato il professore

Giulio Maccacaro, fondatore di Medicina Democratica,

Page 13: Health Online18

13

e di altre riviste come Sapere ed Epidemiologia e

Prevenzione. Maccacaro, scomparso nel 1977 dopo essere

stato il direttore dell’Istituto di Biometria e statistica medica

dell’Università di Milano, nel 1972 intervenendo su “L’Unità

Sanitaria Locale come sistema” individuò la casa della

salute come sua struttura elementare, soprattutto come

luogo di partecipazione dei cittadini alla strutturazione

dell’organizzazione sanitaria, come verifica del suo

funzionamento, come indicazione di programmi e progetti

di salute.

Su questa base a Poggibonsi, in provincia di Siena, in

Toscana, è nato un presidio che

raccoglierà presto in un unico

luogo un polo di sette medici di

medicina generale, specialisti

ambulatoriali e il personale

dell’azienda sanitaria locale

protagonista dell’erogazione

dei vari servizi distrettuali. “Un

investimento – commenta David

Bussagli presidente della Società

della Salute Alta val d’Elsa – da

tempo in programma nei piani

della Usl, che realizza in un unico luogo un modello

organizzativo funzionale all’integrazione tra discipline

sanitarie con altre di natura amministrativa e altre ancora

di natura socio-sanitaria con l’obiettivo di creare percorsi

virtuosi per il cittadino e risposte più celeri alla propria

esigenza clinica o socio sanitaria”.

La Casa della Salute di Poggibonsi è allocata all’interno

del Presidio distrettuale di via della Costituzione dove si

trova il medico di comunità, lo sportello di front office

amministrativo, l’ambulatorio infermieristico, il riferimento

logistico per l’assistenza domiciliare, il punto di erogazione

dell’assistenza integrativa diretta, indiretta e protesica e

alcuni ambulatori specialistici, il punto prelievi sangue per

le analisi, il consultorio, il servizio sociale, il Punto Insieme,

l’igiene pubblica, la medicina legale e la ex guardia

medica.

L’istituzione e la messa a punto delle Case della salute

rimanda dunque all’idea di una comunità che si prende

cura di se stessa, della propria salute, del proprio benessere,

ove per “proprio” si intende quello dell’intera collettività.

Tutto questo, tuttavia, non potrebbe essere separato da uno

studio che si attua sulla Comunità stessa nella quale la Casa

si inserisce, dei suoi bisogni particolari, e dei professionisti

che operano in quel contesto per assicurare la salute in

quel determinato territorio. Generalmente, per quanto

concerne il territorio italiano, laddove si pensa di collocare

una Casa della Salute vi sono territori che cominciano ad

avere tutto ciò che è necessario per garantire un’ottima

assistenza territoriale. Questa scelta

è orientata, inoltre, verso le fasce

più deboli della popolazione, si

pensi infatti agli anziani, ai malati,

a coloro che presentano disabilità

multiple, e chiaramente ai loro cari

o assistenti, che necessitano di un

supporto medico e delle cure non

indifferente.

Tuttavia, non è la prima volta che in

Italia nasce una Casa della Salute,

molto pubblicizzata è stata, ad esempio, l’organizzazione

e l’apertura di quella di Colorno, in provincia di Parma,

nel 2012, nella sede dell’ex ospedale. La nuova struttura

in questi anni è diventata un vero e proprio punto di

riferimento per i cittadini nel quale i servizi di assistenza

primaria si integrano con quelli di natura specialistica,

della sanità pubblica, della salute mentale ma anche

con i servizi sociali e le associazioni di volontario. Le

Case della Salute, d’altra parte, possono essere definite

come le figlie dei nostri cari e rassicuranti ospedali: sono

semplicemente una nuova porta di accesso alle cure, un

nucleo inserito all’interno delle Comunità che se da una

parte rappresentano un’organizzazione medico-sanitaria

più attrezzata e accogliente verso il cittadino, dall’altra

sono veri e propri centri di cultura e specializzazione per i

professionisti che vi lavorano.

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Cosa portiamo con noi mentre mangiamo? Ce lo dice il mindful eating

a cura dicristiana ficoneri

Cos’è questo Mindful Eating? In Italiano lo traduciamo

con Alimentazione Consapevole, ed è nient’altro che

l’applicazione della Mindfulness all’alimentazione.

Detto così sembra un gioco di parole, allora cos’è la

Mindfulness…

la parola inglese “mindfulness” può essere tradotta come

consapevolezza, attenzione, presenza mentale. Non è

facile tradurre il concetto di Mindfulness (proveniente

dalla cultura buddhista) perché essendo molto vasto

è stato utilizzato a seconda dei contesti per intendere

cose diverse. è salito alla ribalta mondiale grazie al fatto

che alcuni medici e psicologi americani dagli anni ‘70 in

poi hanno ideato degli “interventi terapeutici basati sulla

Mindfulness” che traevano

spunto da tradizioni

contemplative millenarie

e potevano essere studiati

e validati da un punto di

vista scientifico.

Si tratta sostanzialmente

di coltivare uno stato

mentale in cui la persona

ascolta e osserva le proprie

emozioni, le proprie

sensazioni fisiche e i propri

pensieri, accettandoli

così come sono, senza

giudicarli, senza cercare di

modificarli, né bloccarli. Si

sta con ciò che c’è, nulla

è sbagliato o proibito.

E funziona per la salute?

Come dimostrano

molti studi la Mindfulness è stata parte integrante del

trattamento di tanti disturbi fisiologici (come la psoriasi,

il dolore cronico, la fibromialgia) e psicologici (come la

depressione, i disturbi del sonno, disturbi d’ansia, ADhD,

dipendenze e varie altre psicopatologie), e la letteratura

scientifica ha confermato che ci sono effetti positivi che si

devono al miglioramento della regolazione dell’attenzione

e delle emozioni e dei processi di controllo esecutivo. In

alcuni casi sono stati riscontrati dei cambiamenti strutturali

a livello della corteccia cerebrale.

E l’alimentazione?

Naturalmente esiste un Mindful Eating inteso come pratica

di Mindfulness più strettamente religiosa e all’estremo

opposto la vulgata modaiola della “dieta della Mindfulness”

(a mio parere una terribile contraddizione in termini), ma

qui stiamo parlando di Mindfulness intesa come intervento

terapeutico.

Anche se l’applicazione della Mindfulness all’alimentazione

è di data relativamente recente, vari studi ne hanno

testimoniato l’efficacia nel migliorare il senso di

accettazione, i comportamenti di abbuffata e il mangiare

sotto la spinta delle emozioni, con un riflesso sulla perdita di

peso anche quando questo non era un obiettivo esplicito

degli studi.

Come ci si può avvicinare

al Mindful Eating?

Seguendo un corso

apposito ad esempio. In

Italia è una realtà nuova,

presente soprattutto nelle

città più grandi. Un corso

tipico è costituito da

8/9 incontri a cadenza

settimanale, condotti

da un insegnante di

Mindfulness, che può avere

anche altre competenze

di tipo psicologico o

nutrizionistico, ma che

soprattutto deve aver

seguito un training

specifico, nutrito da una

comprovata pratica

di Mindfulness. sono

incontri di gruppo in cui si

alternano momenti esperienziali costituiti da pratiche di

meditazione formali o informali e meditazioni guidate su

argomenti specifici (immagine corporea, peso, appetito e

sazietà...). L’idea della meditazione può suscitare timore o

diffidenza ma all’interno del corso essa è pensata come

un training dell’attenzione assolutamente laico, in grado

di rendere le persone consapevoli dei propri schemi

automatici e liberarsi dall’eccessiva reattività, nonchè di

fermarsi ad ascoltare quei segnali fisiologici che devono

guidare il comportamento verso il benessere.

In pratica ciò significa diventare consapevoli delle

opportunità positive e nutrienti che ci vengono offerte

Page 15: Health Online18

15

attraverso una scelta e una preparazione degli alimenti

effettuata rispettando la nostra saggezza interna.

Il tutto è inserito in un contesto di conoscenze che

riguardano l’autoregolazione dell’assunzione di cibo, il

ruolo degli stimoli fisici ed emotivi della fame, gli indizi di

sazietà, fino alla regolazione emotiva e alla gestione dello

stress…

Durante l’intervento vengono svolte delle esercitazioni

guidate legate all’alimentazione: alcune di esse si svolgono

con l’ausilio del cibo, per arrivare a saper scegliere in

consapevolezza di fronte ad un buffet imbandito. Alcune

sessioni incorporano un lavoro sul corpo: lo yoga sdraiati o

seduti sulla sedia, delle meditazioni camminate…

I partecipanti sono istruiti anche a fermarsi per alcuni minuti

durante momenti chiave della giornata (ai pasti ad es.) e

praticare la consapevolezza di pensieri ed emozioni.

Quel che più conta è che il partecipante è spinto in modo

esperienziale e non teorico, a coltivare la consapevolezza

dei segnali fisici interni. Ad es. imparare ad andare incontro

all’esperienza presente del gusto e notare quando il

piacere di un alimento che si sta assaporando comincia

a diminuire, può aiutare una persona ad ottimizzare la

soddisfazione del cibo con porzioni più piccole.

E tutto questo in sole 8 settimane?

Le 8 settimane servono ad imparare il modo di far ripartire

il motore che è in noi, un motore che quasi sempre esce

integro dalla “fabbrica” e va alimentato correttamente.

Il tempo che segue farà il resto. I risultati duraturi si

costruiscono con la pazienza. I cambiamenti che si

susseguono col Mindful Eating possono essere più o meno

vistosi, ma l’efficacia diventa visibile quando si sommano

insieme: molti momenti di ascolto alle nostre vere esigenze,

giorno per giorno, mese dopo mese, anno dopo anno,

produrranno scelte basate su una saggezza interna che

coniugata alle conoscenze corrette ci renderà più liberi e

più sani. è stato calcolato che ogni giorno siamo chiamati

a prendere più di 200 decisioni in campo alimentare...non

è poco!

Per chi è indicato il Mindful Eating?

Per tutti quei casi di comportamento alimentare più o meno

“problematico” che generano a breve o lungo termine

complicanze di tipo fisico e un forte carico di sofferenza

psicologica ad esempio.

Di questo gruppo fanno parte i Disturbi del Comportamento

Alimentare più tradizionali e più conosciuti - ad es.la Bulimia

Nervosa e il Binge Eating Disorder - ma anche molti casi

di obesità, dai tipi più gravi a quelli più diffusi, ma sempre

caratterizzati da un rapporto poco sereno con il cibo. Uno

stile disinibito di alimentazione può includere ad esempio

stramangiare anche in assenza di fame, o sotto lo stimolo

di qualche emozione (emotional eating) o in risposta a

stimoli esterni come lo stress, il freddo, la vista, il profumo

di un alimento (external eating) o subire un craving intenso

o perdere il controllo. Inoltre può essere d’aiuto in vari stati

fisiologici come la gravidanza o l’età pediatrica.

La ricerca ci mostra come i bambini che sono messi in grado

di nutrirsi da soli hanno meno probabilità di diventare obesi.

In realtà a pensarci bene, il Mindful Eating è indicato…per

chiunque mangi.

Cosa dicono le persone che praticano il Mindful Eating?

Molto spesso ci sentiamo dire: ”Non so perchè ma mi sento

più soddisfatto pur mangiando meno di prima”. Questo

dipende dal fatto che dando la dovuta attenzione,

una sana attenzione, all’esperienza del mangiare e

del bere, l’esperienza si espande e viene percepita dal

nostro cervello come più ricca e nutriente. Quando si

evita il multitasking e si è mentalmente presenti mentre si

mangia (o si fa qualunque altra cosa) si sperimenta una

connessione maggiore con il cibo che assaporiamo, col

nostro corpo che lo riceve, magari con le persone che nella

filiera hanno contribuito a farlo arrivare alla nostra tavola…

Quel che spesso si cerca in un alimento confortante è il

sollievo da un tumulto interno, dall’insoddisfazione del

cuore e della mente, una maggiore dolcezza e tranquillità.

Ma la dolcezza degli zuccheri è a breve termine mentre

non lo è quel che si prova quando riusciamo a raggiungere

-magari casualmente- quel senso di interconnessione che

ci fa sentire più integri e …a posto. Nel nostro posto. Ecco

tutto questo è Mindful Eating!

Per informazioni sui corsi cerca i contatti su Facebook

“Percorsi di Mindful Eating “ : https://www.facebook.com/

mangiasorridendo/

Quando si è mentalmente presenti mentre si mangia si sperimenta una connessione maggiore con il cibo che

assaporiamo. Dando quindi la dovuta

attenzione, una sana attenzione, all’esperienza del mangiare e del bere, l’esperienza si espande e viene percepita dal nostro

cervello come più ricca e nutriente.

Page 16: Health Online18

Nessuna distinzione per numero di componenti della famiglia

Nessuna distinzione di etàSussidi per Single o Nucleo famigliare

Detraibilità fiscale (Art. 15 TUIR)Nessuna disdetta all’associato

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Page 17: Health Online18

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a cura dinicoletta mele Adolescenti e blue Whale, un

gioco psicologico pericoloso. Cosa sta succedendo?

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Cos’è il Blue Whale? Cosa sta succedendo agli adolescenti?

Per Health Online lo psicologo clinico e psicoterapeuta

Roberta Fedele e il vice presidente del MOIGE, Movimento

Italiano Genitori Onlus, Elisabetta Scala.

Blue Whale Challenge (Balena Azzurra) non è il titolo di

un film, ma il nome di un gioco, definito un vero e proprio

rituale psicologico, legato ai social network, proveniente

dalla Russia e che sta causando molte vittime tra gli

adolescenti. In Russia fino ad oggi, riferiscono i media, la

cifra delle vittime che hanno “terminato” il gioco con il suicidio, è pari a 157.

La prima a morire nel gioco perverso è stata la teenager

russa Rina Paleonkova, il cui scatto prima di morire ha fatto

il giro del mondo.

Il fenomeno purtroppo si sta diffondendo anche in altri

Paesi, tra cui Gran Bretagna, Brasile, Francia e Italia, dove

lo scorso febbraio un giovane quindicenne si è tolto la vita

lanciandosi da un palazzo di 26 piani a Livorno.

Non è ancora chiaro se il gesto sia legato al gioco, infatti

le indagini stanno procedendo, ma il rischio sono le

emulazioni.

A Pescara una tredicenne è stata fortunatamente salvata

poco prima del suicidio, grazie all’allarme lanciato da una

sua compagnia di classe e all’intervento dei suoi genitori.

La ragazzina ha ammesso di aver partecipato al gioco

e secondo gli investigatori il fatto che avesse ammesso

e deciso di posticipare il suicidio è stato un segno che

l’adolescente si fosse resa conto di quanto le stava per

accadere.

Il gioco dell’orrore consiste nel seguire alcune regole

per 50 giorni, scritte su una lista inviata alla vittima dagli

organizzatori, e l’ultimo giorno è previsto il suicidio,

gettandosi da un palazzo molto alto.

Regola numero uno, per chi prende parte al gioco

attraverso l’iscrizione a specifici gruppi sui social, è quella

di tagliarsi la mano e inviare la foto al curatore, la

seconda invece è quella di alzarsi alle 4.20 del

mattino e guardare dei video psichedelici, la

terza tagliarsi il braccio lungo la vena, non

troppo in fondo, fare 3 tagli e inviare la foto

al curatore. Disegnarsi sul braccio una

balena e inviare la foto al curatore

è la quarta regola, la quinta invece è incidersi “yes”

sulla gamba se si è pronti a essere una balena, altrimenti

bisogna punirsi con alcuni tagli. Più si va avanti nei giorni

e più le regole del gioco dell’orrore diventano allucinanti:

la quattordicesima regola, ad esempio, prevede il taglio

sul labbro, alla sedicesima giornata bisogna procurarsi

tanto dolore. il 26 esimo giorno il “tutor” comunicherà

all’adolescente il giorno in cui dovrà morire, che avverrà

allo scattare del 50esimo giorno. Chi arriva all’ultimo giorno

viene celebrato dagli altri membri della comunità.

Uno dei tutor, tale Philips Budeikin, ventiduenne che per

tre anni ha frequentato la facoltà di psicologia, è stato

arrestato, grazie all’abilità degli investigatori russi che

si sono finti teenagers, con l’accusa di aver causato il

suicidio di 16 ragazzine. Al momento dell’arresto Budeikin

non ha battuto ciglio e non è apparso pentito, anzi ha

affermato, come è stato riportato da Metro.co.uk, di aver

pulito la società e che le ragazzine, da lui definite materiale

organico di scarto, erano felici di morire perché per la

prima volta aveva dato loro tutto quello che non avevano

avuto nelle loro vite: calore, comprensione,

importanza.

“Ci sono le persone e gli scarti biologici –

ha detto nel corso dell’interrogatorio – Io

selezionavo gli scarti biologici, quelli

più facilmente manipolabili, che

avrebbero fatto solo danni a loro

stessi e alla società. Li ho spinti

al suicidio per purificare la

nostra società”.

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Page 18: Health Online18

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Cosa spinge gli adolescenti di oggi a seguire rituali con un

tragico finale senza possibilità di ritorno? E com’è possibile

manipolare le menti degli adolescenti tanto da spingerli

per 50 giorni a sottoporsi a torture continue fino alla morte?

health online ha chiesto il parere dello psicologo clinico e

psicoterapeuta Roberta Fedele.

Gli adolescenti e le loro fragilità. Far parte di una comunità

agghiacciante denominata “club dei suicidi”, fa sì che i

ragazzini si sentano compresi, amati e importanti, come ha

detto Budeikin?

“Il fenomeno del Blue Whale sembra cavalcare alcuni

degli aspetti propri dell’adolescenza esistenti da sempre,

con l’aggiunta però di elementi che sono assolutamente

figli del periodo storico in cui viviamo. Le caratteristiche

dell’adolescenza sono quelle di sempre, ma si dispiegano

in un mondo contemporaneo così profondamente diverso

per gli strumenti di conoscenza e di comunicazione che

vanno a generare il formarsi di nuovi sistemi di significato.

L’adolescenza è un periodo di forte crisi dello spazio

mentale e della sua integrazione, che vede l’adolescente

impegnato in vari compiti evolutivi, quali il conflitto tra la

dipendenza e l’indipendenza, il processo di individuazione,

la chiusura in se stessi e l’isolamento, l’importanza che

riveste l’appartenenza ad un gruppo ed i movimenti

identitari ad esso collegati.

Sembra in particolare che questi due ultimi aspetti

siano coinvolti nel fenomeno del Blue Whale. Infatti, il

partecipare al “gioco” prevede l’entrare a far parte di un

certo gruppo ed esso, come la maggior parte dei gruppi

adolescenziali, scatena al suo interno dinamiche molto

intense, è caratterizzato da rigidità e chiusura agli adulti e

spesso chi vi appartiene ne accetta le regole e le modalità

comunicative. Il gruppo soddisfa spesso un bisogno di

sicurezza che il giovane vive in relazione alla propria

confusione emotiva.

Spesso il gruppo di pari si contrappone al nucleo

familiare, in particolare alle figure genitoriali, le quali

tendono a conservare una visione del giovane ancora

associata a quella di un bambino; esso soddisfa bisogni

di orientamento, di elaborazione di valori diversi da quelli

degli adulti, e dà vita ad intensi processi di identificazione

su cui si basa la coesione e l’organizzazione del gruppo

stesso. Tali movimenti identificatori sono ancora più

significativi se il giovane vive una situazione di isolamento

e di ritiro in se stesso, percependosi come l’unico garante

della propria assoluta autonomia. Ecco quindi che il

senso di appartenenza e il sentirsi compreso svolgono un

importante peso”.

Il gioco macabro prevede prove fisiche di autolesionismo

di difficile comprensione. Cosa spinge un ragazzino a

compiere gesti di questo tipo?

“In adolescenza il suicidio o il tentativo di suicidio si

identifica come un passaggio all’atto, o acting out, che

è una modalità difensiva di cui si serve l’individuo per

affrontare i conflitti e le angosce caratteristici della fase

di vita che sta attraversando. è bene ricordare che i

passaggi all’atto sono comportamenti presenti non solo

negli adolescenti che presentano disturbi psicologici ma in

ogni adolescente e che assumono le forme più disparate

quali fughe, il vagabondaggio, il furto e le manifestazioni

di etero e autoaggressività. Si tratta di un arresto o un

disturbo delle capacità simboliche e rappresentative,

una confusione fra la dimensione interna e quella esterna,

tra quella soggettiva e quella oggettiva. Il disagio non

avrebbe parole per essere rappresentato, cosa che lo

inquadra come il meccanismo prelogico e preverbale per

eccellenza, senza alcuna possibilità di pensiero introspettivo

o basato sulla internalizzazione e sul pensiero verbale.

Rispetto alla domanda su cosa li spinge, andrebbero presi

in considerazione una molteplicità di fattori ed il significato

va comunque sempre ricercato nella specificità di ogni

singola situazione; tuttavia è possibile individuare alcune

situazioni ricorrenti: ci potrebbe essere una difficoltà

a tollerare i sentimenti di solitudine e isolamento che

accompagnano il processo di separazione dalle figure

parentali e di individuazione della propria nuova identità.

questa difficoltà potrebbe non essere adeguatamente

controbilanciata dal sentimento di acquisizione della

propria nuova identità, delle proprie personali capacità

e responsabilità, ma invece sfociare in depressione che,

in certi casi, aumenta a dismisura soprattutto perché ha

a che fare con un sentimento di scarsa stima di Sé ed

un vissuto di inadeguatezza a nuovi compiti. Ancora il

fisiologico bisogno di sfidare, che resta sempre una delle

maggiori difese in adolescenza.

La trasformazione del corpo nell’adolescenza: il tentato

suicidio è un attacco al corpo che a tratti è percepito come

estraneo, sconosciuto ed incontrollabile, non appartenente

al sé psichico. Il corpo è allora oggetto di odio e non più

fonte potenziale di piacere. L’idea del suicidio permette

di compensare l’impotenza che assale l’adolescente

che, a differenza dello spazio mentale, non esercita alcun

controllo su quello corporeo. Ma questo è un conflitto che

deve assolutamente rimanere nella testa, a livello psichico.

Ancora la fantasia di essere salvati dalla morte, la speranza

di poter trovare o ritrovare una condizione di pace

attraverso il suicidio, di sollievo rispetto alle difficoltà che

si stanno attraversando. A questa fantasia se ne aggiunge

spesso un’altra, e cioè che mediante la morte si attesti la

propria onnipotenza ed il trionfo di Sé sulla realtà.

In molti casi di suicidio c’è il bisogno di trasformare in azione

attiva ciò che dovrà essere subìto passivamente, ancora

una volta, esercitare una certa dose di controllo su se stessi

e su quello che, anche se in un futuro, accadrà.

va inoltre considerato il fatto che le condotte suicidarie

hanno una profonda valenza relazionale. Il suicidio, atto

solitario per eccellenza, è sempre anche rivolto mentalmente

a qualcuno in particolare o “agli altri” in generale. Secondo

Pietropolli Charmet (2009) l’adolescente suicidario lancia

una sfida prepotente all’adulto: il genitore è chiamato a

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fare i conti con l’estrema impotenza e l’enorme distanza

che lo separa dall’adolescente e con i sentimenti di paura,

disperazione e sgomento per qualcosa che è impensabile

e che si palesa violentemente. Il gesto suicidale, sempre

secondo l’autore, è un gesto violento perché, seppur

rappresentativo dell’estrema impossibilità di pensare

ed elaborare rabbia e delusione, vissuti annichilenti e di

umiliazione, è un attacco dell’adolescente al senso della

relazione con i genitori e imprigiona tutti nella alternanza

colpa/espiazione”.

Alla base di questo perverso meccanismo c’è una forte

conoscenza degli elementi psicologici da parte dei

creatori del gioco?

“Potrebbe esserci sicuramente una profonda conoscenza

dei meccanismi psicologici propri della adolescenza e

di come questi si incastrino e si amplifichino con i mezzi

e gli strumenti moderni, quali la tecnologia, internet, i

videogiochi, ecc. Il computer diventa spesso una specie di

versione altra di se stessi, senza di esso ci si sente persi e si è

fuori dal mondo; lo psichiatra e psicoanalista statunitense

Glen o’ Gabbard ha parlato di “Cyber-Se’”. Esso può fornire

in pochi secondi così tante informazioni e così tanti contatti

e relazioni, che però spesso hanno più il sapore di una non

relazione, in quanto si tratta di rapporti che potrebbero non

concretizzarsi mai, rimanendo nel limbo del cyberspazio.

Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione

consentono all’adolescente di oggi di ridurre il confronto

faccia a faccia e di sostituire l’esperienza diretta con una

percezione mediata.

Ci sarebbe da chiedersi se essere sempre connessi,

attraverso smartphone, internet, Facebook, ecc. muta il

modo di rappresentarsi, se permette di ammorbidire il senso

di solitudine che nasce in adolescenza, e se quindi questo

vada considerato come una nuova forma di gruppalità,

oppure lascia l’adolescente più che mai isolato e chiuso in

un suo mondo illusorio”.

Sono state raccolte delle testimonianze di mamme che

hanno perso i loro figli a causa del “rituale psicologico”.

“Sembravano tranquille – hanno detto – anche il giorno

in cui hanno deciso di suicidarsi hanno fatto quello

che facevano tutte le mattine. Ci sono persone che

garantiscono ai ragazzi di ‘salvarli’ dai problemi che li

affliggono, ma i nostri figli non soffrivano di depressione,

erano giovani, solari e pieni di vita. Partecipare a quel

‘gioco’ li ha cambiati e portati alla morte”.

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la vita a causa di una sofferenza covata nel silenzio e

nell’indifferenza.

In che modo i genitori possono vigilare sulla vita sociale dei

propri figli senza entrare in contrasto?

health online l’ha chiesto a Elisabetta Scala, vice

presidente del MoIGE, Movimento Italiano Genitori onlus,

che da anni svolge la sua attività a sostengo delle famiglie

per una maggiore tutela dei diritti dei minori e dei genitori.

quanto è preoccupante questo fenomeno? qual è la

vostra posizione?

è molto preoccupante e noi come Movimento Italiano

Genitori in questi giorni stiamo cercando di campire

l’ampiezza del fenomeno proprio per parlarne con i

nostri figli. Inoltre, stiamo dando delle informazioni ai

nostri volontari, i quali daranno a loro volta delle risposte.

La nostra raccomandazione è quella di parlare del

fenomeno ai ragazzi,

spiegare loro quanto

sia terribile questo

gioco macabro, in

modo tale che se sono

venuti a contatto con

qualcuno coinvolto

possano reagire”.

Spesso i genitori degli

adolescenti sono

all’oscuro di alcuni

aspetti della vita

sociale dei propri

figli. Uno sguardo

attento potrebbe

aiutare i genitori a

comprendere in

tempo eventuali

c o m p o r t a m e n t i

anomali dei figli, specie se pre-adolescenti?

“Innanzitutto tanto più sono piccoli i bambini tanto più

non devono navigare sui social da soli, non bisogna

lasciare in mano a un pre-adolescente un telefonino con

la connessione h24. è dovere di ogni genitore prestare

sempre grande attenzione e parlare con i figli. Parlare con

i figli per noi è la prima regola”.

Come controllare i figli senza entrare in conflitto con loro?

“L’utilizzo della rete e di conseguenza i social oggi ci

costringono ad entrare nel privato dei nostri figli, è nostro

dovere guidarli e anche controllarli chiedendo loro

l’amicizia su Facebook”.

Oggi tutto è a portata di click. Se da una parte l’avvento

dell’era digitale e la portabilità dei dispositivi hanno

dato dei grandi benefici alla società, dall’altra però

Dottoressa Fedele, la regola fondamentale per chi

partecipa al gioco è quella di non dire nulla ai genitori

e non lasciare tracce in giro. Quali sono i campanelli

d’allarme da non sottovalutare per i genitori?

“Sicuramente sarebbe molto importante prestare

attenzione ai cambi di umore, ragazzi che sono solari e che

invece improvvisamente diventano cupi e silenziosi, agli

scatti di ira, alle manifestazioni di ritiro e di isolamento, alle

espressioni di irritabilità, al cambiamento improvviso delle

abitudini cosi’ come alle manifestazioni ossessive”.

Diverse sono state le reazioni da parte dell’opinione

pubblica sul Blu Whale: c’è chi si è sentito angosciato e

chi non ha trovato parole per descrivere il fenomeno

rifiutandosi di capire il motivo. Secondo lei, mettere la

testa sotto la sabbia è uno degli elementi che permette a

fenomeni come Blue Whale di svilupparsi?

“La mia opinione

su questo è che

ci sia una sorta di

corresponsabilità da

parte della società

allargata e che si

potrebbe fare molto

di più in termini

di prevenzione,

informazione e azione

rispetto al fenomeno;

sarebbe necessario

infatti creare degli

sportelli di ascolto,

divulgare il più

possibile informazioni

circa il cyberbullismo,

supportare i genitori,

soprattutto con

approfondimenti che riguardano un uso perverso del

mezzo mediatico e di internet. Più che mettere la testa sotto

la sabbia, credo che questi fenomeni abbiano trovato

terreno fertile in una società totalmente impreparata ad

affrontarli e che ancora non è riuscita a reagire; credo

inoltre che internet non sia la causa ma il mezzo attraverso

il quale la problematica prende forma”.

La Russia, luogo dove è nato il gioco e dove ci sono state

maggiori vittime, si sta mobilitando e sta prendendo dei

seri provvedimenti per arginare il fenomeno sfuggito al

controllo della rete. è stata istituita, insieme con un team

di psicologi ed esperti, un’associazione di assistenza ai

famigliari e un numero verde di ascolto e denuncia.

Può davvero un gioco cambiare un ragazzino fino a

portarlo alla morte? E com’è possibile fingersi tranquilli

davanti gli occhi di un genitore?

Ai genitori spetta il compito più importante quello cioè di

vigilare sui propri figli affinché non decidano di togliersi

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hanno provocato, e continuano a provocare, seri danni

soprattutto se questi strumenti vengono utilizzarti in maniera

errata dagli adolescenti, sempre più dipendenti dalla rete.

Secondo il rapporto “Benessere dei quindicenni”,

pubblicato da ocse, è emerso che quasi un quarto degli

adolescenti italiani dichiara di trascorrere oltre 6 ore al

giorno su internet al di fuori della scuola. Un’abitudine che,

si trasforma quindi in vera e propria dipendenza: 47 alunni

italiani su cento dichiarano infatti di “sentirsi male se non

c’è una connessione a internet”.

Le relazioni attraverso uno schermo escludono la

comunicazione verbale fondamentale per relazionarsi

con gli altri e a nascondere le emotività, ecco quindi che

internet, come ha affermato nel corso di un’intervista a

La Repubblica, Federico Tonioni, Ricercatore all’Università

cattolica e direttore dell’ambulatorio sulle dipendenze da

internet al Policlinico Gemelli di Roma, “è diventato non la

causa ma la risposta ad un disagio profondo. Le relazioni

online sono spesso le uniche rimaste all’adolescente

sempre più orientato ad un ritiro sociale”.

Dottoressa Scala, cosa ne pensa? L’educazione all’utilizzo

di internet e della tecnologia resta fondamentale. Il Moige

e la Polizia di Stato hanno promosso il progetto “Giovani

ambasciatori contro il bullismo e il cyberbullismo per un web

sicuro”, con l’obiettivo proprio di fornire a ragazzi, genitori

e insegnanti tutte le informazioni necessarie per un corretto

e responsabile uso della rete. Quanto sono importanti

iniziative volte alla sensibilizzazione e informazione in un

periodo storico come quello che stiamo vivendo?

“Il rapporto pubblicato da Ocse ha un fondamento, i nostri

ragazzi sono eternamente connessi: ascoltano la musica,

vedono programmi televisivi e video con i loro cellulari,

anche quando sono impegnati nello studio devono

verificare se c’è connessione e nel caso arriva un messaggio

devono vederlo e rispondere immediatamente, vivono i

social in maniera ansiogena. Questo è un atteggiamento

sbagliato e noi dobbiamo dare loro delle regole, quando

si sta a tavola o quando si studia il telefonino deve essere

messo in disparte. Dobbiamo coinvolgere i nostri figli in

attività sportive, creargli delle situazioni da fare nella

vita reale e invitarli ad incontrarsi personalmente non

attraverso la rete. occorre educarli. E proprio per questo

motivo che la nostra iniziativa “per un web più sicuro” è

ormai diventata un appuntamento annuale. Quest’anno

c’è stata una novità che ha avuto un grande successo:

abbiamo formato dei ragazzi, “gli ambasciatori”, che a

loro volta insegnano ai loro coetanei, questo ha funzionato

molto perché i giovani sono più predisposti ad ascoltare

i loro coetanei che gli adulti. In questo periodo storico

occorre cambiare la mentalità, è prioritaria la prevenzione,

non si può arrivare ad affrontare il problema a quando c’è

l’emergenza”.

Dottoressa Fedele, quanto è importante ristabilire un

rapporto tra genitori e figli in età adolescenziale? quali

sono i suoi consigli?

“Il giusto investimento di tempo e di energie durante

l’infanzia e la fanciullezza aiuta a prevenire il trasformarsi

dei piccoli problemi di queste fasi, nei grandi problemi

dell’adolescenza, ed è importante pensare a questo come

un processo che va costruito nel tempo. Rispetto proprio

all’utilizzo dei dispositivi elettronici quali smartphone, ipad,

ecc., sarebbe importante stabilire delle regole e delle

limitazioni in maniera precoce; diventa molto complicato

infatti, soprattutto con l’adolescenza, ridurre l’uso del

computer se per anni il bimbo a tavola ha mangiato con

l’ipad acceso oppure gli è stato permesso di giocare al

cellulare durante le cene tra amici per “distrarlo”. Questa

infatti diventa una realtà abituale e conosciuta per il

bambino che, ora adolescente, non si spiega e non

accetta il perché non può continuare a fare quello che in

sostanza faceva anche prima.

Ritornando alla domanda, durante la adolescenza la

parola chiave è osservare i ragazzi, ma una osservazione

che li veda, che li guardi veramente, cogliendone i

segnali, sia positivi che di disagio, senza però trasformarli

immediatamente in scoppi di ansia da parte dei genitori.

Nel caso del fenomeno di cui stiamo parlando, per

esempio, sarebbe stato importante destinare una certa

quota di attenzione al ritiro dei ragazzi nelle loro stanze per

periodi prolungati, oppure al fatto che uscivano di casa

alle prime ore del mattino. Spesso il nucleo familiare tollera

l’autoreclusione del ragazzo, agevolandolo implicitamente

o esplicitamente nel suo rintanarsi nella sua stanza.

In generale è importante adottare un atteggiamento

empatico, di comprensione, mostrarsi supportivi nei

momenti di difficoltà e anche consolarli se è necessario;

stabilire sempre regole chiare, non troppo restrittive, da

concordare in anticipo con i ragazzi e che prevedano

sanzioni realmente applicabili; notare non solo i

comportamenti disfunzionali ma anche quelli adattivi,

rinforzandoli positivamente; favorire l’autonomia e

l’affermazione di sentimenti e delle aspirazioni (nei limiti

consentiti dall’età) da parte del figlio, anche se non

sono in linea con quelle che si aspettano i genitori. La

capacità educativa dei genitori sta proprio nel permettere

l’attuazione di questa separazione del figlio dalle proprie

figure e insieme nella capacità di offrire sostegno,

comprensione e disponibilità comunicativa in questo

momento difficile per il giovane”.

Felicità e gioia di vivere. questo è lo scopo di Pink Whale,

un’iniziativa nata in Brasile come risposta al macabro gioco

Blue Whale.

La vita è un bene prezioso e va vissuta fino in fondo.

“Sono troppo convinta che la vita sia bella anche quando

è brutta, che nascere sia il miracolo dei miracoli, vivere: il

regalo dei regali”. oriana Fallaci.

Page 22: Health Online18

TanTe e diverse opporTuniTà a chi inTende passare 7 o più giorni nel nord della sardegna, negli incanTevoli scenari di valledoria,

Terme di casTeldoria e san pieTro a mare.

Di seguito le condizioni esclusive riservate agli aderenti alla convenzione Health Italia, per l’affitto di appartamenti:

10% di sconTo per il periodo che va da maggio a seTTembre

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La mail dovrà riportare le seguenti indicazioni:OggettO: Convenzione Health ItaliaAllegAtO: Tesserino Health ItaliaNome e CognomePeriodo e struttura scelteNumero di persone

spese non comprese nel soggiorno:

Pulizie finali_60 € (obbligatorio con tutte le tariffe)Check-in o Check-Out fuori orario_20 €

Set biancheria letto e bagno su richiesta (per persona)_20 €Telo mare su richiesta_5 €

Animali domestici. Extra per pulizie_20 €Culla da campeggio e biancheria su richiesta_20 €

Deposito cauzionale rimborsabile (da versare all’arrivo)_200 €

www.casainvestimento.it [email protected]

Page 23: Health Online18

23

a cura dialessia elem Idrocolon terapia,

una tecnica antica per il benessere dell’organismo

Cattive abitudini alimentari, stress e ansia sono situazioni

che possono mettere a repentaglio la salute del colon.

Il colon è un organo cavo in sede addominale, che

inizia a livello della valvola ileo-cecale - tratto terminale

dell’intestino tenue - e termina con il retto ed il canale

anale.

La sua principale funzione è quella di assorbire acqua e

elettroliti (sali) ed è anche il naturale terreno di coltura dei

batteri, il cui scopo consiste nel neutralizzare,

evitare e prevenire lo sviluppo di una sua

condizione di tossicità. Quando nel colon

si produce un eccesso di fermentazione e

putrefazione, perché non lo si è tenuto il

più possibile libero dalle feci e dagli scarti, i

batteri patogeni proliferano e danno origine

a disturbi.

Cosa succede al nostro organismo quando

il colon è intasato e irritato? Perde la sua

funzionalità e le tossine che si depositano

possono causare diverse patologie che interessano l’intero

organismo.

Per evitare dei rischi alla salute è importante mantenere

pulito l’organismo e questo è possibile grazie anche

all’Idrocolon terapia, un trattamento medico antico in

grado di restituire una corretta funzionalità del colon senza

nessun disagio, né dolore per il paziente.

quali sono i benefici dell’idrocolon terapia? E quando è

consigliata?

L’abbiamo chiesto alla dottoressa Alessandra Merendino,

Tecnico di Neurofisiopatologia, specialista in Colon-

Idro-Terapia presso Rome American hospital, Centro

Diagnostico Pigafetta e al Centro diagnostico Monteverde.

(www.dottoressamerendino.eu)

“I benefici sono numerosi - ha spiegato - ma il primo è

l’immediata e piacevole sensazione di

sgonfiore addominale e il benessere della

schiena: l’apparato muscolo scheletrico è

composto dall’insieme di ossa, articolazioni

e muscoli, la loro azione sostiene l’organismo

e ne permette movimenti, mentre il colon

è il naturale terreno di coltura dei batteri, il

cui scopo consiste nel neutralizzare, evitare

e prevenire lo sviluppo di una condizione di

tossicità dello stesso. Durante il trattamento

eseguo una particolare manovra manuale,

denominata ‘terapia muscolo – viscero – tensiva’, un

massaggio mirato a ristabilire un’omeostasi generale

del corpo. Grazie a questo massaggio mirato si ritrova

armonia nella zona addominale, il piacere di avere una

pancia sgonfia, libera da stress, ansia, stipsi, colite, acidità

di stomaco, torcicollo, lombosciatalgia, dolori articolari e

sottoscapolarigonalgia, tendiniti, insonnia, cefalea.

L’idrocolon terapia elimina i parassiti (Escherichia coli,

Tenia), le tossine, i vecchi fecalomi, migliora lo stato

23

Page 24: Health Online18

24

della pelle ed è anche un ottimo aiuto per chi vuole

perdere peso. questo strumento rappresenta quindi una

soluzione semplice, non invasiva, che grazie alle moderne

apparecchiature ha reso la terapia igienica, indolore e

inodore garantendo la massima sicurezza ed efficacia

terapeutica ed offrendo al paziente igiene e confort. è un

perfetto connubio naturale di salute, benessere e bellezza”.

Un intestino che non svolge in maniera corretta le proprie

funzioni cosa può provocare?

“Sono diverse le conseguenze che può provocare un mal

funzionamento intestinale, vanno dall’alitosi, al reflusso

gastroesofageo, al mal di schiena, acne, cefalea fino a

colite, cistite, candida intestinale, e gonfiore addominale”.

Per il trattamento è prevista una preparazione?

“Sì, nei tre giorni precedenti al

trattamento il colon necessita di una

precisa preparazione per agevolare

la fuori uscita dei residui fecali più duri

che, se non ben espulsi, posso causare

un’occlusione intestinale”.

In che modo viene effettuato il

trattamento?

“In generale, l’idrocolon terapia è

caratterizzata da tre fasi. La prima è

quella diagnostica, in cui si verificano le

condizioni del soggetto da trattare e le

caratteristiche della sua patologia, comporta una accurata

valutazione sia da un punto di vista della salute in generale,

che in particolare, della funzione digestiva.

Nella fase preparatoria invece si cerca di modificare la

consistenza del contenuto intestinale, per rendere più

agevole lo svuotamento del colon. Una preparazione

accurata è estremamente utile per rendere la pratica meno

disagevole per il paziente e più radicale nei suoi effetti e

nelle sue risultanze terapeutiche. Infine, c’è il lavaggio che

costituisce l’elemento centrale della terapia e che ha lo

scopo di eliminare tutto il materiale fecale dal colon e le

tossine”.

In particolare ci può spiegare in che modo avviene?

“Nel corso del primo incontro, presso tutti i centri dove

esercito la mia professione, a tutti i pazienti viene fatta

un’accurata anamnesi, con la compilazione di una scheda

dettagliata con tutte le patologie inerenti il colon. Ad ognuno

viene consegnato un kit monouso completo per l’esecuzione

del trattamento, dopodiché il paziente si sdraia in modo

confortevole sulla schiena. viene introdotta una canula sterile

(e monouso) nel retto, questa è fornita di due tubi, uno per

l’entrata dell’acqua l’altro per asportare il materiale fecale e

l’acqua usata. Il paziente per tutta la durata del trattamento,

di circa un’ora, è in posizione supina.

Se l’idrocolon terapia viene effettuata per preparazione

alla colonscopia, al paziente viene eseguita una seduta di

maggiore durata, e trattandosi di un doppio esame (idrocolon

+ colonscopia) il paziente avrà bisogno sia del lavaggio per

pulire in profondità le pareti intestinali, che della preparazione

standard, che va invece a sciogliere tutti i residui fecali più

duri e più profondi nel colon”.

è quindi anche un mezzo di preparazione per gli esami

diagnostici del colon?

“Sì, perché pulisce in profondità grazie al macchinario,

regolato a seconda delle caratteristiche del paziente, dotato

di un sistema idraulico composto da un’unica specola rettale

dotata di due ingressi: uno per l’acqua pulita e l’altro per

l’eliminazione di tutti i batteri e di tutte le vecchie scorie che

risiedono nell’intestino. questo particolare sistema dunque è

molto utile come preparazione per tutti gli esami diagnostici

del colon: colonscopie, rettoscopie,

rx addome completo, ecografie

addomo pelviche”.

L’idrocolon terapia è uno strumento di

prevenzione e cura per le patologie

dell’apparato digerente?

“Si, previene la formazione del cancro

al colon ed è uno strumento d’aiuto

per tutti i pazienti asmatici, allergici e

coloro che soffrono di infiammazioni

urinarie”.

Quante sedute sono necessarie per una profonda riuscita

della pulizia del colon? E con quale frequenza?

“Per una pulizia efficace e duratura nel tempo, è necessario un ciclo minimo di almeno 3 sedute. Le sedute vanno eseguite

ad una distanza di una settimana l’una dall’altra, tempo

necessario alla flora intestinale di ricrearsi naturalmente”.

è consigliabile ai pazienti affetti da quali patologie?

“A tutti coloro che soffrono di stitichezza ostinata, colite,

diverticoli, polipi, gonfiori addominali, allergie, celiachia,

candida intestinale, intolleranze alimentari, occlusione

intestinale. è molto utile per chi si sottopone alla chemioterapia,

a pazienti con sclerosi multipla e autistici”.

Quando invece è sconsigliata?

“Nei casi in cui si hanno emorroidi sanguinanti, diverticoli

e insufficienza renale, gravidanze, emorragie, aneurismi,

tumore in atto del colon-retto.

L’intestino è un organo fondamentale per il benessere del

nostro organismo ed è quindi importante mantenere un colon

pulito grazie ad una tecnica antica che oggi si avvale di una

moderna tecnologia e di un sistema igienizzato e sicuro, in

grado di non comportare troppi disagi per il paziente”.

Page 25: Health Online18

La Selvotta Suite è un’elegante Guest House nel cuore del Parco di Vejo, a pochi chilometri dallo storico comune di Formello ed a soli 17 Km a nord della città di Roma.

La bellezza del bosco di querce e la vicinanza al Parco della Selvotta rendono questa location unica nel suo genere, offrendo un’oasi di pace per varie specie di animali la cui compagnia sorprenderà piacevolmente i propri ospiti.

La camere, curate nei dettagli in forme e colori, dispongono tutte di servizi privati con doccia, asciugacapelli, TV, riscaldamento autonomo, aria condizionata, frigobar, cassaforte e Wi-Fi free. Su richiesta inoltre, è possibile usufruire del servizio lavanderia.

www.laselvottasuite.it | [email protected] della Selvotta, 23 | 00060 | Formello (RM)

Page 26: Health Online18

26

farmaci, è emergenza: un italiano su due rinuncia all’acquisto

a cura dimariachiara manopulo

Lo scorso 17 marzo, nell’ambito del congresso Farmacista

più, è stata presentata l’indagine “Nuove povertà

e bisogni sanitari”, realizzata da Doxa per il Banco

Farmaceutico. I dati emersi sono a dir poco allarmanti,

e rappresentano l’ennesima conferma di quanto la crisi

stia pungendo le famiglie, mettendo a rischio anche il

diritto alla salute. quasi 1 italiano su 2 (45%) ha rinunciato

nell’ultimo anno ad acquistare farmaci, in particolare

quelli completamente a carico del cittadino. La ricerca,

che si pone l’obiettivo di indagare e analizzare le

difficoltà che incontrano i cittadini nell’accesso alle cure,

evidenziando i profili più a rischio, dimostra che il tasso di

rinuncia è più elevato tra le casalinghe e i pensionati: 52%

quando vivono in famiglia, 53% quando vivono da soli.

Sono a rischio i lavoratori precari (per loro la percentuale

raggiunge il 41% se vivono in famiglia e il 40% se vivono da

soli), ma anche chi ha un lavoro stabile: in questo caso, la

percentuale è del 39% per chi vive in famiglia e il 46% tra

chi vive solo.

quasi la metà degli intervistati (il 45%) ha dichiarato di

avere in famiglia almeno un caso di patologia rilevante.

E quanto più aumenta il numero delle malattie in

concomitanza in famiglia, tanto più è difficile l’accesso

ai farmaci. Nei nuclei famigliari in cui c’è almeno una

patologia rilevante, la rinuncia all’acquisto di medicinali

raggiunge quota 54%, mentre in quelli con due o tre

malattie arriva al 57%. Nelle famiglie con quattro patologie

o più, si rinuncia nel 64% dei casi.

Ma i problemi non si fermano all’acquisto di farmaci. È

allarme anche per quanto concerne le rinunce alle visite

mediche o ai controlli: 1 italiano su 4 (il 26%) nell’ultimo anno

ha rinunciato almeno ad una visita medica, in particolare

a terapie di riabilitazione e visite odontoiatriche.

26

Page 27: Health Online18

27

Le categorie più a rischio sono sempre i lavoratori precari,

le casalinghe e i pensionati, oltre ai genitori separati con

figli a carico.

Più di 1 famiglia su 2 dichiara di avere problemi economici

per l’accesso alle visite specialistiche: le difficoltà più

grosse si riscontrano nell’effettuare visite specialistiche

a pagamento (32%), esami del sangue (31%), visite

specialistiche ospedaliere con pagamento del ticket se

previsto (28%), visite odontoiatriche (26%).

Eppure, nonostante tutto, sono pochissime le persone

che chiedono aiuto: solamente l’1% degli intervistati ha

infatti ammesso di avere ricevuto un supporto da enti

assistenziali è marginale.

ormai - e questo è evidente - la povertà sanitaria è una

emergenza con la quale siamo costretti a fare i conti tutti

i giorni, perché riguarda grandi fasce della popolazione.

Per molti, il diritto alla salute è sempre più a rischio.

La Fondazione Banco Farmaceutico onlus è nata

proprio per dare un supporto e rispondere al bisogno

farmaceutico di tutte quelle persone per cui curarsi è

ormai diventato un lusso. Per saperne di più, abbiamo

fatto qualche domanda al presidente della Fondazione,

il dott. Paolo Gradnik.

I dati dell’ultima indagine Doxa sono molto preoccupanti:

nell’ultimo anno 1 italiano su 2 ha rinunciato all’acquisto

di un farmaco e molti rinunciano anche a controlli e

visite mediche. Le famiglie, insomma, stanno “tirando la

cinghia” sulla salute. Curarsi sta diventando davvero un

lusso?

I dati emersi sono effettivamente molto preoccupanti:

il rinunciare ad assumere un farmaco di cui abbiamo

bisogno, ad effettuare un controllo o una visita medica

necessarie mettono a rischio la nostra salute e ci

espongono a trovarci poi con problemi ancora più seri.

questo sta succedendo in Italia (ma è un dato che

emerge un po’ in tutta Europa).

oggi il SSN copre poco più del 60% della spesa

farmaceutica degli italiani, il resto il cittadino lo deve

pagare di tasca propria e, se non ha i soldi per farlo nasce

il problema.

Come si può affrontare la situazione e quali sono i passi

da portare avanti affinché la salute torni ad essere una

priorità?

prima di tutto basta con le dichiarazioni di principio

e confrontiamoci con la realtà: il ssn garantisce solo

una parte della salute degli italiani e la situazione non

cambierà in futuro, sarà già molto se questa parte non

diminuirà ulteriormente nei prossimi anni. Perché curarsi

adeguatamente non diventi davvero una possibilità per

soli ricchi occorre da un lato che lo Stato aumenti le risorse

a disposizione della farmaceutica territoriale e dall’altro

che si incentivi l’assistenza che la rete di realtà caritatevoli

presente nel nostro paese può dare a chi non ha i soldi

per farsi carico del 40% che resta.

Secondo l’indagine, nonostante tutti i problemi di accesso

ai servizi sanitari, la percentuale di persone che dichiara

di aver ricevuto supporto da enti assistenziali è veramente

marginale. Ma quali possono essere i motivi?

Questa, a mio modo di vedere, è la conseguenza di due

fattori concomitanti. Il primo è che siamo di fronte alle

“nuove povertà”, cittadini italiani che fino a poco tempo

fa godevano di redditi sufficienti e si sono improvvisamente

trovati (per varie cause) in condizioni disagiate: queste

persone da un lato possono vivere con disagio l’idea

di rivolgersi a strutture che hanno sempre considerato

“per i poveri” e dall’altro sono probabilmente spaesati

rispetto ad un sistema di assistenza dove tradizionalmente

funziona molto il “passa parola”.

Il secondo è che il sistema degli enti caritativi, seppur ricco

di realtà fantastiche dal punto di vista umano, è molto

parcellizzato e così spesso fa fatica ad essere visibile.

questo è un punto su cui occorre che il mondo non profit

italiano rifletta a fondo.

Il Banco Farmaceutico promuove ogni anno la Giornata

di Raccolta del Farmaco, proprio per aiutare le persone

che non possono permettersi di acquistare le medicine.

Quali farmaci possono essere donati e a come funziona

la distribuzione delle medicine raccolte?

La GRF è dedicata alla raccolta dei farmaci che si

acquistano senza ricetta medica, che per definizione

non sono erogati dal SSN e pertanto sono proprio quelli

a cui più facilmente le persone povere sono costrette a

rinunciare. I farmaci raccolti in farmacia vengono messi

a disposizione gratuitamente dell’ente di assistenza

convenzionato più vicino alla farmacia stessa. Trasparenza

e aiuto di prossimità.

quali sono i numeri della Giornata di Raccolta del

Farmaco? quanti farmaci si riescono a raccogliere, di

media, ad ogni edizione?

Lo scorso 11 febbraio abbiamo effettuato la raccolta

in 3850 farmacie di tutta Italia, raccogliendo 375.239

farmaci per un controvalore superiore a 2.205.000€. Un

risultato lusinghiero, in quanto è aumentata sia la raccolta

totale che quella media per farmacia.

L’ordine di grandezza si è consolidato negli ultimi anni e

questo testimonia un gesto che non stanca ed una carità

sempre viva.

Page 28: Health Online18

28

Ci sono differenze importanti tra le varie regioni italiane?

Le differenze derivano dal grado di copertura che

l’iniziativa ha nelle varie provincie italiane e dal numero

di farmacie che vi aderiscono, non certo dalla generosità

dei cittadini che si rivela sempre eccezionale: in ogni

parte d’Italia due persone su tre che entrano in farmacia

durante la giornata di raccolta donano almeno un

farmaco. Il primo grazie va sempre al cuore degli italiani.

quanto sono aumentate in questi anni le persone assistite

dal Banco Farmaceutico?

quest’anno siamo riusciti ad assistere 578.000 persone,

un aumento rispetto all’anno scorso di circa il 10%. è un

numero significativo, impensabile 17 anni fa quando

siamo partiti, ma moltissimo resta ancora da fare. Basti

pensare che l’ISTAT ci dice che oggi in Italia ci sono oltre 5

milioni di famiglie in condizione di povertà assoluta.

Queste famiglie hanno

bisogno di curarsi

adeguatamente e le loro

condizioni economiche non

glielo permettono. L’attività

del Banco tuttavia non si

esaurisce con la Giornata

di Raccolta del Farmaco

ma continua tutto l’anno,

raccogliendo donazioni da

tutta la filiera del farmaco.

Questo ci permette di

rispondere al bisogno con

continuità, anche in caso di

calamità o nei Paesi in via di

sviluppo. Nel 2016 abbiamo

distribuito gratuitamente un

totale di circa 1,8 milioni di

farmaci.

Sono tantissimi i farmaci che vengono sprecati ogni anno,

che restano inutilizzati nelle nostre case, fino a scadere,

o che vengono gettati via. Banco Farmaceutico ha

promosso proprio per questo il progetto “Recupero

farmaci validi non scaduti”. Come funziona? è attivo in

tutta Italia?

Il fatto che nelle case, specie quelle delle persone anziane,

vi siano farmaci perfettamente validi e non più utilizzati è

un fenomeno fisiologico: basta pensare banalmente alla

necessità frequente di cambio di terapia in presenza di

patologie croniche.

Recuperare questi farmaci e nel contempo assicurarsi

che essi siano integri e perfettamente utilizzabili in

condizioni di sicurezza non è una cosa semplice. Tuttavia,

dato l’importante significato che questo gesto ha sia

in termini di aiuto al bisogno che in termini di recupero

di risorse preziose, Banco Farmaceutico già da alcuni

anni ha avviato dei progetti pilota in varie città d’Italia,

posizionando appositi bidoni nelle farmacie.

l’auspicio è di poter estendere questo servizio ad un

numero sufficiente di farmacie e località da poter

rendere il gesto facile ed abituale a tutti i cittadini

italiani. occorrono però risorse, anche economiche. Da

questo punto di vista vorrei vedere un ruolo più attivo

delle varie amministrazioni comunali che, oltre a tutto,

risparmierebbero i costi di smaltimento di questi farmaci

“sprecati”.

Banco Farmaceutico conta su tantissimi volontari. Come

si può entrare a fare parte della vostra realtà?

Sono oltre 14.000 i volontari che ogni anno dedicano

qualche ora del loro tempo e tutto il loro entusiasmo

alla riuscita della colletta

farmaceutica. A questi

vanno aggiunti i volontari,

circa 400, che si dedicano

con continuità all’opera di

Banco Farmaceutico. La

nostra è un’opera che si

basa sul volontariato, per cui

le persone di buona volontà

che vogliono partecipare a

questo gesto non bastano

mai. Invito tutti a contattare

le nostre sedi provinciali o

direttamente la Fondazione

a Milano: il tempo che

vorranno dedicare a Banco

Farmaceutico sarà prezioso

per aiutare chi è meno

fortunato di noi ma sono

sicuro che sarà anche un’esperienza che renderà più

ricca la vita.

Come si può sostenere le vostre iniziative?

Innanzitutto indicando la Fondazione Banco Farmaceutico

Onlus ed il suo codice fiscale 97503510154 nello spazio

del 5x1000 della dichiarazione dei redditi: un gesto che

non costa nulla ma che aiuta concretamente la nostra

attività.

Invito però tutti anche a scaricare l’app DoLine sul

proprio telefonino, in questo modo si resterà sempre al

corrente di tutte le campagne di aiuto concreto che

Banco Farmaceutico lancia durante l’anno e si potrà

partecipare attivamente, donando dei farmaci preziosi a

sostegno di quelle stesse campagne.

Page 29: Health Online18

Caritas della ParroCChia di san lorenzo Martire

la Fondazione ha elaborato un sussidio sanitario che consente la copertura di spese per medicinali e spese mediche che il servizio sanitario nazionale non copre

adeguatamente. in questo modo i costi medici sostenuti dalle

famiglie sono alleggeriti e le stesse famiglie sono stimolate a curare e

preservare la loro salute!

Museo del Mutuo soCCorso

la Fondazione ha ereditato da MBa la collezione del Museo del Mutuo

soccorso; il museo, nato con la volontà di raccogliere significative testimonianze sulla storia del movimento mutualistico dal 1886 ad oggi, si prefigge da un lato

di salvaguardare e rendere fruibile al pubblico i beni attualmente in dotazione e dall’altro di promuovere la conoscenza e

la ricerca sul tema della Mutualità.

la Fondazione Basis, costituita per iniziativa congiunta di Mutua MBa, health italia e Coopsalute, insieme di realtà impegnate nel sociale e operanti primariamente nel settore della sanità integrativa, si propone di svolgere le proprie attività nei settori dell’assistenza socio-sanitaria, nella promozione e nella gestione di servizi educativi, culturali, sportivi e ricreativi, nella istituzione di borse di studio ed iniziative volte a migliorare e gratificare l’esperienza didattica, avvalendosi di strutture ricettive e servizi di accoglienza per giovani e per studenti.

Fondazione Basis | Via di santa Cornelia, 9 | 00060 | Formello (rM) | www.fondazionebasis.org | [email protected]

supportarefavorire

promuovereUn servizio dedicato alle realtà che costituiscono espressione della Società Civile!

tra le varie attività, la Fondazione Basis si è dedicata a:

Page 30: Health Online18

30

Monitoraggio con Helixafe, il programma di prevenzione primaria di Bioscience Genomics

a cura dinicoletta mele

Un semplice prelievo del sangue stabilisce se è in arrivo un

tumore prima che si manifestino i sintomi.

Individuare un tumore solido in fase precocissima da

oggi è possibile grazie al brevetto helixafe di Bioscience

Genomics (http://www.bioinst.com), la piattaforma di

genomica presente a San Marino, all’Università Tor vergata

di Roma, al San Raffaele hospital di Milano e a Dubai, che

permette, attraverso un esame non invasivo, ovvero un

semplice prelievo di sangue di

soli 10 cc, di stilare un profilo

individuale di stabilità genetica

mediante la ripetizione annuale

della lettura delle mutazioni.

Con questo programma si

ottiene un tracciato che esprime il trend di stabilità dei

50 geni e delle relative 2800 mutazioni connesse ai tumori

solidi. Il programma, inoltre, può anche essere mirato a

geni e mutazioni correlati a specifici stili di vita e quindi a

relativi fattori di rischio.

L’origine del tumore è un’instabilità genetica. I tumori solidi

sono il risultato di un insieme di mutazioni genetiche, dette

anche somatiche, che sopraggiungono e si accumulano

nel corso della vita, nelle cellule dell’individuo.

le mutazioni sono quindi la conseguenza dei danni apportati

al dna da diversi fattori come fumo, inquinamento, alcool,

farmaci, obesità, invecchiamento, ecc. Tali danni, in

condizioni di normalità, vengono spontaneamente riparati

dall’organismo, ma può accadere che l’organismo non

riesca a riparare e quindi si assiste allo sviluppo di una

neoplasia.

La tendenza al progressivo accumulo di mutazioni, nel

tempo, è espressione della condizione di “instabilità

genetica” rispetto al gene a cui quella mutazione fa

riferimento. Tale instabilità può essere considerata come la

fase prodromica del cancro - tra la comparsa della prima

mutazione e l’evoluzione finale della malattia potrebbero

passare dai 10 fino ai 30 anni - perché, nonostante

l’individuo sia sano e privo di sintomi, sta sviluppando il

tumore.

Con il programma helixife è possibile tenere sotto controllo

la salute attraverso la valutazione dei parametri oggettivi e

non basandosi solo sullo studio della storia familiare.

La ripetizione annuale del test consente il rilevamento

del trend di stabilità della frequenza di mutazioni e/o la

variazione allelica di quelle già esistenti, individuando così

l’eventuale instabilità genetica che potrebbe portare

all’insorgenza del cancro nel corso degli anni.

L’individuazione precoce delle mutazioni che precedono

lo sviluppo del cancro, può migliorare significativamente

i tassi di sopravvivenza. I metodi diagnostici come la

mammografia, la colonscopia, o la dermoscopia,

individuano i tumori quando già si sono formate le masse

cancerose, identificare invece le mutazioni che causano

direttamente il cancro, permette quindi, non solo una

maggiore precocità nella diagnosi, ma anche la scelta

di terapie focalizzate nel capire

la componente genetica

della malattia, con maggiori

probabilità di successo e minori

invasività.

Per saperne di più abbiamo

intervistato il dott. Giuseppe Mucci, Amministratore

Delegato di Bioscience Institute, la prima azienda al mondo

che esegue nei suoi laboratori il programma di valutazione

di stabilità genetica.

Dott. Mucci, prevedere il cancro attraverso il monitoraggio

delle mutazioni genetiche è una rivoluzionaria scoperta

per la lotta alle neoplasie. Come si è arrivati a questo

straordinario risultato?

“L’Istituto di Bioscience è nato a San Marino nel 2006 e in

collaborazione con le principali Università svolge l’attività

di ricerca scientifica. Comprende la Medicina rigenerativa

e la piattaforma Genomica.

30

Page 31: Health Online18

31

di normalità viene riparato dall’organismo, ma quando

questo non avviene più si crea una mutazione, la somma

nel tempo di queste mutazioni è espressione di instabilità

genetica.

Oltre alle mutazioni somatiche ci sono le mutazioni

germinali, comunemente conosciute come ereditarie,

cioè già presenti al momento della nascita, trasferite da

uno od entrambi i genitori e tutte le cellule dell’organismo

presenteranno in questo caso lo stesso difetto. La presenza

di queste anomalie non porta necessariamente a

sviluppare un tumore nel corso della vita, ma rappresenta

una predisposizione genetica a sviluppare la malattia, che

aumenta il rischio in misura variabile da una mutazione

all’altra. Quando una mutazione è già presente alla

nascita basta un minor

numero di danni al DNA

per innescare il processo

di sviluppo del cancro. In

questo caso, a seconda della

predisposizione genetica del

soggetto, si può procedere

con un programma specifico

oltre a quello helixafe”.

helixafe ha una sensibilità di

risultato vicina al 100%?

“Si va dal 95% al 100% di

sensibilità perché la lettura delle mutazioni genetiche

avviene con l’isolamento del DNA libero circolante dal

sangue periferico per poi sequenziarlo con tecnologie e

protocolli sofisticati”.

Il programma helixafe interessa tutti i tumori solidi, ad

eccezione di quelli al cervello e va ad individuare la stabilità

dei 50 geni e delle circa 3000 mutazioni connesse ai tumori

solidi. Il vostro programma prevede anche degli esami

specifici correlati al tumore al polmone, alla mammella,

all’ovaio e al colon. Può spiegare cosa prevedono

helixmoker, helixgyn e helixcolon?

“Helixafe, come spiegato, fa una mappatura di tutti i 50

geni e quasi 3000 mutazioni correlate ai tumori solidi ed è

indicato a persone che non appartengono a categorie a

rischio. ha una sensibilità del 95%.

Helixmoker è indicato per fumatori e persone che vivono

in ambienti inquinati. Interessa geni e mutazioni legati al

tumore al polmone e ha una sensibilità del 100%.

Helixgyn analizza geni e mutazioni legati al tumore ovaio e

mammella ed è indicato a donne che fanno uso di cure a

base ormonale. ha una sensibilità del 99.9%.

Helixcolon, invece è per individui che hanno predisposizioni

Bioscience Genomics è uno spin off accademico

partecipato dall’Università degli Studi di Roma Tor vergata

e da Bioscience Institute Spa. I laboratori di Bioscience

Genomics, realizzati secondo gli standard di qualità più

rigorosi, sono situati presso il Dipartimento di Biologia

dell’Università Tor vergata. oggi siamo riusciti a creare un

programma di monitoraggio delle mutazioni avvalendoci

di tecnologie particolarmente avanzate. è possibile

leggere dalla prima mutazione in avanti e questo consente

di verificare, anno per anno, la frequenza e la quantità

delle mutazioni. se le mutazioni risultano essere sempre le

stesse significa che c’è una stabilità genetica e si può stare

tranquilli, in caso contrario invece si sta sviluppando un

cancro. Con questo sistema quindi possiamo monitorare

il nostro DNA ed intervenire

ancor prima della diagnosi

precoce. Nel programma

helixafe le mutazioni rilevate

nel corso del tempo vengono

analizzate mediante

l’algoritmo KRI (Key Risk

Indicator) di Bioscience

Genomics, che valuta la

tendenza di ciascuna (circa

3.000) rispetto agli standard

di stabilità. Per i pazienti

oncologici è possibile

individuare terapie mirate

senza gli effetti collaterali delle classiche terapie. Questo

sistema offrirà quindi al medico la potenzialità diagnostica

e terapeutica del paziente, dal follow-up al monitoraggio

dell’efficacia della terapia oncologica e alle scelte

terapeutiche successive. Provvederà, all’interno di trial

clinici, a impattare sulla sopravvivenza globale del paziente

riducendo le terapie inefficaci, e a migliorare o addirittura

eliminare effetti iatrogeni”.

Il programma di valutazione di stabilità genetica può essere

eseguito da soggetti sani ed è anche uno strumento di

screening ‘sentinella’ per le persone a rischio per familiarità,

comorbidità e stili di vita?

“Sì, helixafe è il programma di prevenzione primaria che

tutti i soggetti sani possono eseguire. Non è previsto un

limite di età, vero è che più si va avanti negli anni e più

il rischio di cancro può aumentare. Secondo le statistiche

oggi l’età media in cui il paziente può ricevere una diagnosi

di cancro è 66 anni, ma la malattia purtroppo può arrivare

in qualsiasi momento.

nel corso della vita ognuno di noi è soggetto a mutazioni

somatiche causate dagli ambienti esterni e gli stili di vita.

questo provoca un danno al DNA che in una condizione

In evIdenza

Page 32: Health Online18

32

al tumore colon-retto ed ha una sensibilità del 99.9%.

Un esempio: helixmoker è il programma specifico per i

fumatori i quali generano quotidianamente dei danni al

DNA che l’organismo ripara. L’unica possibilità che si ha

per ridurre il rischio di morire di cancro ai polmoni è quello

di leggere ogni anno le mutazioni legate al tumore al

polmone. Fin quando queste mutazioni sono stabili vuol dire

che c’è una stabilità genetica e quindi la persona non ha

generato nessun tipo di danno al DNA e paradossalmente

il fumatore può continuare a fumare, ma nel momento in

cui dovesse venire alla luce che le mutazioni cominciano

ad aumentare di anno in anno, vuol dire che sta nascendo

l’instabilità genetica. A questo punto è necessario indagare

con una “lente” all’interno della singola mutazione per

intervenire in maniera precoce. Si procede con la ricerca

di tracce di DNA tumorale circolante attraverso la biopsia

liquida (test SCED).”

Perché fino ad oggi non è stato possibile sviluppare questo

programma di prevenzione? Gli studi rispettano i parametri

del rigore scientifico?

“Non è stato possibile perché le tecnologie ed i protocolli

in grado di fornire l’adeguata affidabilità del risultato sono

recentissime. Gli studi rispettano i parametri del rigore

scientifico nella tecnologia che abbiamo utilizzato”.

Intervenire nel programma di prevenzione in anticipo

rispetto alla diagnosi precoce ed accedere alle

terapie personalizzate su base biomolecolare aumenta

esponenzialmente le possibilità di guarigione e

sopravvivenza. Il punto di forza è proprio quello di giocare

in anticipo contro il male?

“Esatto, conoscere le mutazioni, oggetto della instabilità

genetica, non ha solo il vantaggio di intervenire nella fase

antecedente alla diagnosi precoce, ma serve anche a

fornire le informazioni genetiche indispensabili per trattare

il cancro partendo dalla mutazione da cui ha avuto origine

piuttosto che dal tessuto che ne è espressione”.

Il test deve essere ripetuto una volta l’anno proprio per

capire se nel tempo si sono verificate delle mutazioni. è

possibile già dal primo esame avere un quadro clinico del

paziente?

“Sì perché si potrebbero evidenziare, fin dal primo test, dei

valori alti di mutazione tali da far partire immediatamente

un programma di diagnosi precoce. Dopo il prelievo,

che il paziente può eseguire presso un laboratorio con

noi convenzionato che gli verrà indicato chiamando

al numero verde 800 690914, un medico genetista o un

oncogenetista presente nel nostro network, dopo circa 3-4

settimane, rilascerà un referto e darà indicazioni su come

proseguire il programma”.

L’eventuale instabilità genetica rilevata da helixafe, a

carico di un determinato gene, indurrà lo specialista quindi

5 MutazioniCELLULA MAL IGNA

CromosomiCELLULA NORMALE

1 Mutazione 2 Mutazioni 4 Mutazioni3 Mutazioni

SOLID CANCER EARLY DETECTION®

3DSOLID CANCER EARLY DETECTION

®

Geni selezionati 50

Mutazioni selezionate 2800

>99,9% 95%*

>99,9% 98%*

>0,50% >1%

SI SI

SI

-

-

SI

50

ALK,BRAF,EGFR, ERBB2,

KRAS, MAP2K1, MET,

NRAS, PIK3CA,

ROS1, TP53

AKT1, EGFR, ERBB2,

ERBB3, ESR1,

FBXW7, KRAS,

PIK3CA, SF3B1, TP53

AKT1, BRAF, CTNNB1, EGFR,

ERBB2, FBXW7, GNAS, KRAS,

MAP2K1, NRAS, PIK3CA,

SMAD4, TP53, and APC

2800 169 Hotspot 245 Hotspot157 Hotspot

95%* 100% >99,9%>99,9%

98%* 98% >99,9%>99,9%

>1% >0,50% >0,50%>0,50%

SI

SI

SI

SI

SI

SI

SI

SI

- - --

SI SI SISI SI SI

PE

RFO

RM

AN

CE

Geni

Mutazioni

Sensibilità

Specificità

FrequenzeAlleliche %

CTCs

ctDNA

DNAGerminale

NGS

MonitoraggioDiagnosi precoceValutazione del rischio

MODELLO DI PREVENZIONE PRIMARIA

NEGATIVO

INSTABILE

POSITIVO

NEGATIVO NEGATIVO

STABILESTABILE

STABILESTABILE

STABILE STABILE

monitoraggio della terapia

diagnosi precoce

valutazione del rischio

Page 33: Health Online18

33

alla mutazione e questo è un fattore importante perché

i tumori provocano cambiamenti genetici, nel corso e in

conseguenza della terapia, che causano la diffusione del

cancro e che non necessariamente avvengono in tutti i

pazienti che presentano lo stesso tipo di cancro”.

quanto costa sottoporsi al programma helixafe?

“Il costo è di circa 700 euro che confrontato al costo di

una mammografia o di una colonscopia, esami che

evidenziano un tumore quando è già formato, risulta

particolarmente sostenibile in considerazione dello svariato

numero di tumori che indaga e della precocità con cui li

evidenzia”.

Il monitoraggio nel tempo della nostra salute passa

attraverso un programma di prevenzione primaria.

L’individuazione precoce delle mutazioni che precedono

lo sviluppo del cancro, può migliorare significativamente

i tassi di sopravvivenza perché non solo si ha una diagnosi

precocissima, ma nel caso in cui si è in presenza di una

neoplasia si può capire la componente genetica della

malattia ed intervenire con terapie mirate. Fare prevenzione

è importante soprattutto nella fase prodromica del cancro

perché consente di affrontare e sconfiggere il “nemico”

sul nascere. Il programma helixafe è quindi uno strumento

rivoluzionario che la ricerca e la tecnologia avanzata oggi

hanno messo in campo proprio per la lotta alle neoplasie

nella fase che precede la manifestazione clinica della

malattia. L’assenza di sintomi non vuol dire che non si stia

sviluppando il tumore, per questo motivo occorre agire in

anticipo.

Una delle frasi celebri della scrittrice e intellettuale

statunitense Susan Sontag è “Il cancro: la malattia che

non bussa prima di entrare”, ecco, non permettiamogli di

entrare, apriamo la porta alla prevenzione ancor prima

che il cancro possa solo pensare di essere un ospite…

indesiderato.

a rilasciare il referto e consigliare un programma di diagnosi

precoce che ha come obiettivo la ricerca di tracce di

DNA tumorale circolante con il test SCED - o biopsia liquida

- che svolge un’accuratissima analisi dei geni e delle

mutazioni che determinano l’instabilità rilevata.

“sced è un percorso di diagnosi precoce - ha spiegato

mucci - usato quando Helixafe, che analizza il dna libero

circolante, ha rilevato un’instabilità genetica e si ricerca

un approfondimento mirato. SCED coinvolge diverse figure

specialistiche, quali genetisti, patologi biomolecolari o

oncologi, in funzione delle informazioni contenute nel

referto. Faccio un esempio: quando si fa la prevenzione

per il melanoma, il dermatologo esegue una mappatura

di tutti i nevi e poi avvia un monitoraggio periodico di

quelli sospetti, che dura tutta la vita. Col monitoraggio il

dermatologo verifica se nel tempo il nevo abbia subito

variazioni morfologiche che possano indurre a una

diagnosi di melanoma. con Helixafe la mappatura viene

fatta ai geni, protagonisti dei tumori solidi, che vengono

sottoposti al monitoraggio delle frequenze di mutazione al

fine di verificare che le stesse non esprimano, nel tempo,

la tendenza ad aumentare. Il percorso helixafe, quindi,

non conduce ad un referto positivo o negativo, bensì

alla valutazione della individuale stabilità genetica del

soggetto, sulla quale viene impostato il programma di

monitoraggio.

Abbiamo anche realizzato l’esame SCED 3D che

rappresenta l’approccio ideale proprio per il monitoraggio

alla cura perché incrocia i dati ottenuti dall’analisi delle

cellule tumorali Circolanti (CTC), del DNA tumorale

circolante e del DNA germinale”.

SCED è uno strumento di screening precoce “sentinella”

che non si sostituisce alla biopsia tradizionale, ma ha dei

vantaggi. Quali?

“A differenza della biopsia dei tessuti malati, la biopsia

liquida, tramite helixafe e SCED, è un esame non invasivo,

un prelievo di sangue e può essere ripetuto un illimitato

numero di volte.”

Medicina di precisione: il programma di monitoraggio

viene utilizzato anche per scopi terapeutici e permettere

così al paziente a cui è stato diagnosticato il cancro di

seguire una terapia mirata?

“Sì, la medicina di precisione cambia l’approccio

tradizionale perché permette al medico di selezionare i

trattamenti che hanno maggiore efficacia, basandosi sulla

conoscenza genetica della patologia. I pazienti affetti da

tumore ricevono la terapia in base alla mutazione che

l’ha generato, a prescindere dal tessuto coinvolto e non

viene quindi somministrata la stessa terapia di chi ha lo

stesso tipo di tumore allo stesso stadio. La cura è mirata

Page 34: Health Online18

34

Siamo una delle più grandi realtà nel panorama della Sanità Integrativa e lo dobbiamo al lavoro, alla passione e alla professionalità che mettiamo in ogni sfida che dobbiamo affrontare.Siamo impegnati nella ricerca costante di nuovi traguardi da raggiungere, forti di un credo che vede la Salute e il Benessere della persona al centro di ogni nostra attività, diritti fondamentali da tutelare e promuovere.In questi anni abbiamo formato professionisti della Salute, sposando i principi di una Società moderna e collaborativa in cui tutti possano contribuire alla costruzione di un sistema socio-assistenziale solido, orientato sulla Cura Totale della persona.Insieme abbiamo creato una rete efficiente e ben organizzata sul territorio credendo nei nostri progetti, ma soprattutto nelle persone che ci hanno dimostrato, nel tempo, dedizione e disponibilità a formarsi. Persone che, ogni giorno, ci consentono di scrutare l’orizzonte con serenità e voglia di fare e alle quali vorremmo dire il nostro grazie.

ITALIA

“La salute è la più grande forza di un popolo civile”

Page 35: Health Online18

35

a cura diantonina marotta

Il diritto alla salute costituisce uno dei diritti fondamentali di ciascun essere umano, qualunque sia la sua razza, la sua religione, le sue opinioni politiche, la sua condizione economica e sociale; è un diritto che riconosce la dignità della persona, che deve essere salvaguardato anche attraverso l’azione dei pubblici poteri. La salute è un bene prezioso per la persona e la collettività, da promuovere, conservare e tutelare, dedicando mezzi, risorse ed energie necessarie al fine di mettere tutti nelle condizioni di poterne fruire in eguale misura e tutelare i soggetti deboli e marginali.Ma quanto l’obiettivo del diritto alla salute per tutti sia sfocato e lontano, in primo luogo per motivi sociali, economici e politici, è sotto gli occhi di tutti. Molte popolazioni del mondo non hanno accesso alle risorse necessarie per soddisfare i bisogni fondamentali, in modo particolare per quanto riguarda la salute.Nonostante negli ultimi decenni siano stati compiuti importanti progressi in materia di tutela dei diritti, anche per quanto riguarda i minori, di fatto in molti Paesi del mondo i diritti già acquisiti sulla carta non vengono rispettati, vengono ignorati gli accordi sottoscritti e milioni di bambini vengono privati sia dei loro diritti specifici, sia di quelli che appartengono a ogni essere umano.una bambina venuta alla luce oggi può sperare di vivere più di 80 anni se nata in alcune parti del mondo, ma meno di 45 anni se nata in altre. All’interno dei diversi Paesi ci sono drammatiche differenze nella salute che sono strettamente legate al grado di svantaggio sociale. Il diritto di accesso alla sanità è ancora negato a gran parte delle popolazioni nelle “periferie del mondo”.

La salute e il benessere dei bambini, sanciti dalla Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza del 1989 (artt. n. 6, 24 e 27), fanno riferimento a molteplici aspetti, fisici, psicologici, sociali, economici e ciò che determina principalmente la differenza nell’assicurare tale diritti sono la povertà, l’isolamento sociale e le discriminazioni persistenti non solo nei paesi poveri (Africa sub-sahariana e Asia meridionale), dove spesso intervengono anche conflitti, crisi, carestie, scarsità d’acqua e politiche che ignorano sistematicamente i bambini e le loro famiglie, ma anche nell’area dei paesi dell’Unione Europea e dell’oCSE, cosiddetti “paesi ricchi”. si conta che un miliardo di persone non ricevono le cure sanitarie di cui avrebbero bisogno né hanno accesso alle medicine di base, e milioni di bambini continuano a vivere – e a morire – in condizioni inaccettabili. Nel 2015, in base alle stime, 5,9 milioni di bambini sono morti prima di compiere i cinque anni, soprattutto per malattie prevenibili e curabili in modo rapido e non troppo costoso. un bambino può vivere appieno i propri diritti se la

sua famiglia accede a sistemi di sicurezza sociale che garantiscano l’ambiente famigliare. Situazioni di svantaggio economico, negazione delle opportunità e difficoltà sociali vissute nei primi anni di vita incidono sul benessere e sulla salute di ogni persona. Curare gli aspetti della salute, dello sviluppo fisico, sociale, emotivo e cognitivo nei primi anni di vita influenza lo stato di salute, la partecipazione e il contributo culturale ed economico alla società nell’età adulta. Un investimento in questo senso è possibile se la famiglia è inserita in un contesto politico che la sostiene.

A livello globale i Paesi che investono sull’infanzia e sulle famiglie godono del migliore stato di benessere e hanno i livelli più bassi di diseguaglianza nel campo della salute.Il diritto alla salute dei bambini nell’ambito dell’ospedalizzazione non è stato tradotto giuridicamente dalla Convenzione Internazionale sui Diritti per l’Infanzia; la prima Carta Europea dei bambini in ospedale fu redatta da 12 associazioni europee nel 1988 a Leida, la carta di Each. In

Italia bisogna arrivare al 2013, quando un gruppo di lavoro multidisciplinare, al quale hanno aderito un insieme di istituzioni, enti e associazioni che operano nel campo dei diritti dei minori e della sanità pediatrica, ha presentato al ministero della Salute un documento, il “Codice del Diritto del Minore alla Salute e ai Servizi Sanitari”, che rappresenta un notevole passo avanti verso la garanzia dei diritti dei minorenni in campo pediatrico

sanitario. Il Codice, composto da 22 articoli, ha lo scopo di assicurare l’assistenza sanitaria e la cura dei minori nel pieno rispetto delle loro esigenze globali, individuandone le problematiche e sostenendoli nella gestione della malattia.Il Codice è un passo avanti significativo, perché definisce i diritti irrinunciabili di salute per tutti i piccoli degenti e mette insieme per la prima volta in un documento condiviso la duplice esigenza di disporre di un’assistenza tecnologicamente avanzata in tutti i presidi dedicati all’infanzia, ospedali e territorio, al pari di una concreta umanizzazione e dell’ascolto necessario al paziente e ai familiari. Ma l’obiettivo più ambizioso del codice è la diffusione della cultura del diritto del minore alla salute nella società, partendo dal presupposto che il “superiore interesse del minore” debba essere il criterio determinante in ogni questione che lo riguardi e debba quindi essere applicato non solo in ambito sanitario, ma anche sociale, amministrativo, politico, economico, legale, ambientale, all’istruzione, ai media.

La salute è il bene più prezioso di cui l’umanità possa disporre e lo è ancora di più se riferito ai bambini che sono proprio il futuro dell’umanità; ecco perché è fondamentale tutelare, diffondere, preservare questo diritto fondamentale.

I diritti dei minori: quale diritto alla salute per i bambini?

Page 36: Health Online18

36

I 7 consigli meno conosciuti per alleviare il dolore al collo

a cura dichristian tonanzi

Per molte persone che soffrono di dolore alla cervicale

rivolgersi ad uno specialista o assumere farmaci non sempre

è sufficiente per risolvere il problema.

Sono fattori legati al nostro stile di vita e alle nostre abitudini

quotidiane che contribuiscono a mantenere vivo il dolore e

impediscono la piena guarigione!

In questo articolo spiego alcune piccole accortezze

da adottare sin da subito per ridurre, se non eliminare

completamente, i fattori che hanno contribuito all’insorgere

del problema.

1. Mantenersi idratato

I dischi intervertebrali hanno bisogno di acqua per

mantenere integra la propria altezza e ridurre la pressione

sulla colonna vertebrale. Ogni disco è composto infatti

alla nascita per l’80% di acqua per poi progressivamente

disidratarsi man mano che cresciamo e cominciamo ad

invecchiare.

Bere molta acqua aiuta a prevenire una eccessiva

disidratazione dei dischi intervertebrali e ridurre dunque il

dolore al collo.

2. Fare attenzione a come si utilizza il telefono

Il telefono cellulare contribuisce in maniera significativa

ad aumentare i disturbi alla cervicale: parlare al telefono

tenendo il cellulare tra la spalla e l’orecchio, o tenere la

testa piegata in avanti per scrivere e leggere messaggi

contribuisce ad applicare ulteriore stress sulla colonna

cervicale e far aumentare il dolore.

Per evitare il dolore si possono adottare queste piccole

accortezze:

- Usare l’auricolare per effettuare chiamate

- Quando si scrivono messaggi o si naviga su internet tenere

il telefono in alto davanti agli occhi per diminuire l’angolo

che il collo deve fare

- Fare piccole e frequenti pause per rilassare i muscoli del collo

3. Andare in piscina

Gli effetti terapeutici della piscina sulla cervicale sono

numerosi specialmente quando si tratta di ridurre

l’infiammazione e rilassare le tensioni muscolari.

Ecco alcuni consigli utili:

Page 37: Health Online18

Direzione operativa eD

organizzazione Back office

consulenza mirata per costituzione

o restyling societario

assistenza soci DeDicata aD hoc

con numero verDe e personale DeDicato

health service proviDer con 1560

strutture sanitarie sul territorio

marketing e strategie Di

comunicazione ai soci

organizzazione Di convegni

nazionali Di settore

formazione personale interno

eD incaricati al contatto

con i soci

social meDia strategist per una

comunicazione al passo con i tempi

consulenza per compliance e policy interna

consulenza giuriDica e fiscale

operation per la gestione Dei

regolamentiapplicativi

assistenza, realizzazione piattaforme,

siti weB eD aree intranet

Dati, stuDi e ricerche sul monDo

Della sanità integrativa

ansi, associazione nazionale sanità integrativa, nasce dalla volontà di alcuni primari fondi sanitari di creare non solo un’associazione di categoria “indipendente”, ma anche un interlocutore qualificato che si renda portavoce attivo tra istituzioni, sistema sanitario nazionale e fondi sanitari integrativi.

ansi vuole diventare il soggetto capace di tutelare, aggregare e sostenere le diverse forme mutualistiche operanti in italia, che garantiscono la salute di circa ¼ della popolazione italiana.

“Auspichiamo il benessere e la salute per tutti i cittadini, come diritto fondamentale dell’uomo

e patrimonio sociale della collettività”

www.sanitaintegrativa.org [email protected]

- Camminare in vasca rimanendo con il corpo immerso fino

al mento

- Sempre con l’acqua fino al mento muovere la testa in alto

e in basso, a destra e sinistra

- Adottare uno stile di nuoto che non comporti molti

movimenti con il collo e la testa. Nuotare a dorso potrebbe

essere una soluzione o in alternativa, si può parlarne con

l’istruttore di nuoto che di certo saprà consigliare nel migliore

dei modi in base alla situazione.

Se ci si trova nella fase acuta e a causa del dolore troppo

intenso il nuoto risulta difficoltoso, una buona alternativa

potrebbero essere le terme!

4. Consultare un osteopata

Quando si ha dolore alla cervicale è tipico pensare

all’osteopata come quello ti “scrocchia” il collo e il dolore

sparisce all’istante! Se in parte questo è vero, un bravo

osteopata in questi casi è in grado di fare anche molto altro:

- Identificare la causa del dolore

- Dare consigli su come evitare di farsi male nuovamente

- Insegnare esercizi specifici per rinforzare i muscoli del collo

e migliorare la postura

5. Considerare l’agopuntura

Quando si soffre di tensioni muscolari, soprattutto nella zona

delle spalle e del collo, l’agopuntura può risultare molto

efficace: l’inserimento di piccoli aghi all’interno dei muscoli

in tensione rilassa immediatamente le contratture dando un

beneficio quasi immediato.

Attenzione!!! qualora si decidesse per questo tipo di

trattamento è molto importante affidarsi ad un professionista

altamente formato, in quanto l’efficacia di questa

metodologia dipende molto dalla bravura di chi la pratica.

6. Scegliere la sedia giusta

Mantenere una buona postura quando si è seduti è una

delle migliori strategie per tenere sotto controllo la cervicale.

Una sedia ergonomica con poggiatesta può aiutare

a mantenere la testa in posizione neutra ed evitare di

affaticare i muscoli del collo e delle spalle. Fare attenzione

anche alla postura che si adotta in macchina, regolando il

poggiatesta del sedile in modo tale da avere il collo nella

giusta posizione.

7. Aumentare l’assunzione di Magnesio

Per tutte le problematiche legate al dolore al collo può

aiutare anche una corretta assunzione di di magnesio,

che regola la contrazione dei muscoli, e può risultare molto

efficace nel ridurre tensioni e dolori ai muscoli del collo.

Il magnesio si trova nelle verdure a foglia verde, nei legumi

come fagioli e piselli, nei germogli di soia, nei cereali e nelle

farine integrali.

Page 38: Health Online18

Coopsaluteil primo network italiano in forma cooperativa

al servizio della salute e del benessere

Punto di incontro tra la Domanda e l’Offerta di prestazioni nei settori dell’Assistenza Sanitaria Integrativa, dei servizi Socio Assistenziali e Socio Sanitari, grazie a Familydea

si rivolge anche al comparto del Welfare e dei servizi ai privati!

Coopsalute - società Cooperativa per azioni Via di Santa Cornelia, 9 - 00060 - Formello (RM) - Italia | www.coopsalute.org | Facebook: Coopsalute

per i servizi sanitari e socio assistenziali, anche domiciliari:

800.511.311

per le strutture del Network o a coloro che intendano candidarsi al convenzionamento:

Ufficio Convenzioni: 06.9019801 (Tasto 2)e-mail: [email protected] www.familydea.it

Page 39: Health Online18

39

a cura dialessia elem

L’incontinenza fecale nei bambini è un argomento poco

trattato, ma che merita attenzione per capire come

assicurare ai piccoli una buona salute intestinale e un

rapporto sereno con il loro corpo.

I bambini molto piccoli non sono in grado di controllare gli

sfinteri, ma grazie ad un graduale insegnamento, tra i 18

mesi e i 3 anni, riescono ad essere autonomi ed eliminare

il pannolino. Qualche volta però accade che non si

raggiunge una completa autonomia e si manifestano così

episodi di incontinenza fecale. A cosa è dovuto questo

problema e quali sono i rimedi?

Lo abbiamo chiesto al Dott. Alessio Pini Prato, Direttore

della Struttura Complessa di Chirurgia Pediatrica

dell’Azienda ospedaliera

Santi Antonio e Biagio e

Cesare Arrigo di Alessandria,

struttura di eccellenza dove

si sta lavorando per un vero

e proprio protocollo integrato

multidisciplinare.

Quali sono le cause

dell’incontinenza fecale e

come diagnosticarla?

“Per incontinenza fecale

si intende incapacità

di controllo sfinterico in un/a bambino/a che, per

definizione, abbia compiuto i 4 anni di vita. Tale disturbo

può essere definito primario (se il/la piccolo/a non ha mai

acquisito la continenza) o secondario (se questi invece

ha acquisito la continenza e poi qualche evento è

intervento, interferendo con una situazione di equilibrio).

Per incontinenza si intende solitamente una situazione di

totale assenza del controllo sfinterico. Più di frequente ci

troviamo di fronte alla cosiddetta encopresi, che indica

la tendenza del soggetto a perdere piccole quantità

di feci, che comunque rendono il disturbo socialmente

‘sgradevole’. Le cause sono molteplici e si distinguono

sostanzialmente in organiche e funzionali. Fra le prime

includiamo malformazioni e/o disturbi a carico del sistema

nervoso centrale e/o periferico, malformazioni anorettali,

traumi, esiti chirurgici ed altre affezioni meno frequenti a

carico del retto e delle strutture perirettali. Fra le seconde

invece includiamo la cosiddetta encopresi ritentiva

e l’encopresi idiopatica, entrambe sostanzialmente

espressione della perdita di coordinazione del complesso

meccanismo della continenza, effetto di eccessivo

ristagno fecale (encopresi o incontinenza da ‘troppo

pieno’) o di erronee dinamiche comportamentali ed

abitudini intestinali. L’applicazione di un algoritmo

diagnostico che comprende adeguate anamnesi

familiari e personali (interviste indaganti la presenza di

anomalie congenite o malformazioni nei familiari di primo

e secondo grado e nel soggetto in questione) ed un

approfondito esame obiettivo generale (addome, genitali

esterni, colonna vertebrale dorsale e lombosacrale, riflessi,

anatomia perineale e posizione e conformazione di ano e

complesso sfinterico) consente solitamente di identificare

i segnali di allarme che rappresentano indicazione ad

eseguire approfondimenti

diagnostici di I e II livello. Nella

mia esperienza, su oltre 1800

pazienti pediatrici con disturbi

della continenza fecale

(dalla stipsi all’incontinenza),

l’applicazione di tale ferreo

algoritmo ci ha permesso di

non perdere mai diagnosi

organiche e di intercettare

sempre (almeno fino ad oggi)

le cause non funzionali del

disturbo”.

Anche difetti congeniti possono essere una delle cause?

“Anomalie malformative congenite del midollo spinale

(spina bifida e regressione caudale), malformazioni

anorettali e stenosi anali possono essere causa di

incontinenza su base organica. Anche malattie

metaboliche quali ipotiroidismo e celiachia, in grado di

determinare stipsi organica, possono secondariamente

condurre ad encopresi o incontinenza da ‘troppo pieno’.

Queste ultime passando però necessariamente da una

fase di stipsi ostinata cronica”.

In che modo avviene la riabilitazione del pavimento

pelvico nel bambino con dissinergia dell’evacuazione?

“Qualora l’incontinenza o l’encopresi siano attribuibili

unicamente a dissinergie dell’evacuazione (perdita

delle normali coordinazioni e dinamiche, non

riconoscimento della sensazione di impellenza

Incontinenza fecale in età pediatrica. L’intervista al

prof. Alessio Pini Prato

39

Page 40: Health Online18

40

all’evacuazione, stipsi cronica scompensata), vi è la

possibilità di agire applicando alcune banali misure

riabilitative, che prevedono corretti regimi dietetici e

misure comportamentali con evacuazioni ‘a comando’

dopo i pasti. Tale riabilitazione di base può essere

successivamente implementata applicando gli stessi

concetti utilizzati per la riabilitazione dell’incontinenza

secondaria a problematiche chirurgiche”.

E invece con problematiche di continenza post-

chirurgiche?

“L’incontinenza e l’encopresi post-chirurgica

rappresentano una delle problematiche più complesse

e coinvolgono un elevato numero di soggetti in età

pediatrica e non.

Nell’ambito dei centri di chirurgia colorettale dell’adulto

esistono già da molti anni ambulatori o servizi di

riabilitazione del pavimento pelvico, specificamente

rivolti alla riabilitazione della continenza fecale.

Analogamente non si può dire per l’ambito pediatrico,

che fino ad oggi si è limitato all’applicazione di misure

riabilitative di “base”, consistenti nelle misure dietetiche

e comportamentali descritte prima e nell’applicazione

del biofeedback elettromanometrico. Quest’ultima

procedura riabilitativa consiste nell’allenamento del

complesso sfinterico previo utilizzo di misure di feedback

visivo, che consentono al paziente di riconoscere e

dirigere la contrazione sfinterica. Uno dei limiti di questa

tecnologia riabilitativa consiste nella bassa persistenza

dei risultati che riesce a fornire. In poche parole, entro

6 mesi dalla sospensione del biofeedback, si osserva

spesso una regressione dei sintomi a quelli presenti

prima dell’inizio del trattamento. Tale regressione

può avere esiti “nefasti” sul piccolo paziente che può

percepire un’evidente frustrazione nel vedere vanificato

il considerevole sforzo e le aspettative ad esso connesse.

L’applicazione di misure riabilitative più complesse ed

integrate è essenziale per il trattamento dei pazienti

affetti da incontinenza o encopresi post-chirurgica,

proprio in considerazione della non reversibilità delle

lesioni o alterazioni alla base del disturbo”.

Page 41: Health Online18

41

Stando ai dati, il 5% delle visite ambulatoriali pediatriche

affrontano il problema stipsi ed un 10% dei bambini con

stipsi hanno dissinergie. Circa 300-400 bambini ricevono

ogni anno chirurgia a rischio di ledere il meccanismo

sfinterico in età pediatrica.

La somma di questi due gruppi di pazienti ammonta a

circa 1000-1500 pazienti con dissinergia del pavimento

pelvico da trattare e non trattati o trattati in modo

inadeguato o insufficiente in Italia.

Dott. Pini Prato, cosa ne pensa?

“Condivido le considerazioni epidemiologiche ed aspiro

alla diffusione dei centri riabilitativi pediatrici su tutto il

territorio nazionale.

La durata media di un ciclo completo di riabilitazione

si aggira infatti attorno ai 7-15 gg, a seconda di età e

collaborazione del paziente, e rappresenta un grosso

limite alla partecipazione

delle famiglie provenienti da

zone lontane da quelle in cui

tali protocolli sono in uso. la

diffusione di efficaci centri di

riabilitazione consentirebbe

a tutte le famiglie un accesso

a tale imprescindibile misura

terapeutica.

Ad oggi, le famiglie che

vogliono partecipare

alla riabilitazione devono

infatti investire dei piccoli

patrimoni per vitto, alloggio

e spostamento da e per i

centri di riferimento”.

Presso il centro di Alessandria state sviluppando un

protocollo integrato multidisciplinare, può spiegare in

cosa consiste?

“La riabilitazione del complesso sfinterico è parte

integrante del progetto riabilitativo che sta prendendo

corpo presso l’ospedale Infantile di Alessandria, nel

contesto della Azienda ospedaliera di Rilevanza

Nazionale Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo.

Tale progetto riabilitativo, sempre preceduto da una

valutazione psicologica di eleggibilità del singolo

paziente (aspettative, compliance, strutturazione

mentale adeguata, etc), ha l’obiettivo di migliorare

la comprensione e l’acquisizione della piena

consapevolezza del proprio corpo (spiegazione delle basi

anatomiche e funzionali con utilizzo di materiale didattico,

disegni, brochure), di ottimizzare la coordinazione fra

respirazione, ponzamento e contrazione del complesso

sfinterico, ed infine di potenziare la forza e l’efficacia

contrattile del pavimento pelvico.

Il progetto che stiamo implementando presso l’Ospedale

Infantile di Alessandria altro non è che un’evoluzione

di quanto introdotto circa 2 anni fa presso l’Istituto

Giannina Gaslini e che ha riscosso grande successo, pur

con i limiti di regressione descritti in precedenza. L’analisi

di eleggibilità di ogni singolo paziente e la ripetizione di

brevi cicli di ‘retraining’ hanno lo scopo di ottimizzare il

risultato funzionale sia in termini di entità che di durata e

persistenza dei risultati”.

Che fare per assicurare al bambino una buona salute

intestinale e un rapporto sereno con il suo corpo? Quali

sono i suoi consigli?

“L’argomento ‘cacca’ dovrebbe essere vissuto in famiglia

come un evento normale, fisiologico, né bello né brutto

ma necessario e funzionale al benessere psicofisico

dell’individuo. Il caricare

di accezioni negative la

‘cacca’ (‘... questa cosa

è cacca...’ o messaggi

simili utilizzati solitamente

per disincentivare i nostri

figli) può avere effetti

negativi e servire da

trigger per l’insorgenza di

disturbi della continenza

(stipsi o incontinenza/

encopresi), che vedono

spesso in un evento

esterno turbativo la loro

genesi. Un’infiammazione

anale, una ragade, i vermi o altri eventi che generino

dolore durante l’evacuazione possono infatti trovare

terreno fertile in determinate condizioni e generare

un condizionamento negativo, con conseguente

atteggiamento ritenzionista, in un circolo vizioso auto-

amplificante in grado di portare a gradi severi di stipsi,

fino allo scompenso con encopresi paradossa o da

‘troppo pieno’. Anche eventi psicologicamente turbanti

come la nascita di un fratellino/sorellina o le separazioni

dei genitori possono svolgere un analogo effetto che

scatena il ritenzionismo e getta le basi per tali disturbi.

Dal momento che non è possibile eliminare determinati

eventi, parafisiologici e normali nel corso della vita

di tutti i bambini, l’importante è rimanere ben vigili,

monitorare il comportamento intestinale dei nostri figli e

ricorrere al parere dello specialista in caso di anomalie

comportamentali quali quelle descritte sopra.

La diagnosi precoce ed un trattamento adeguato

possono spesso risolvere in breve tempo problematiche

che altrimenti tendono a strutturarsi fino a richiedere

misure terapeutiche molto più prolungate e stressanti”.

Page 42: Health Online18

L’allestimento museale è stato progettato per offrire al visitatore un quadro completo ed esaustivo sulla storia delle società di mutuo soccorso. Il percorso si apre con dei pannelli informativi che raccontano, in una sequenza cronologica, il fenomeno del mutualismo e continua con delle grandi teche espositive in cui è racchiusa una notevole varietà di materiale documentario, nonché un ragguardevole insieme di medaglie, spille, distintivi ed alcuni cimeli di notevole rarità, riconducibilli ad oltre duecentro tra enti e società di mutuo soccorso, con sedi in Italia e all’estero.

All’interno del museo è presente uno spazio multifunzionale nel

quale coesistono un archivio storico, una biblioteca e un centro

studi. Inoltre, è stato riservato uno spazio per ospitare ogni forma

d’arte: mostre, concerti di musica e rappresentazioni teatrali.

Previa prenotazione, ogni artista potrà esporre o esibirsi

gratuitamente all’interno dello spazio dedicato.

Il Museo del Mutuo Soccorso, nato dalla volontà di valorizzare la storia delle società di mutuo soccorso, si prefigge di salvaguardare e rendere fruibile al pubblico i beni attualmente in dotazione e di promuovere la conoscenza e la ricerca sul tema della mutualità. visitando il museo si ha la possibilità di conoscere da vicino le società di mutuo soccorso, le loro tradizioni e l’importanza sociale che hanno ricoperto nelle varie vicende storiche del nostro Paese.

La struttura accoglie i visitatori anche con visite guidate e per le scuole sono pensati percorsi e laboratori didattici tematici. Sono, inoltre, previste aperture straordinarie nelle quali sarà possibile visitare le mostre in corso, assistere agli spettacoli e partecipare ad eventi e attività didattiche

Apertura:Dal lunedì al venerdì previa prenotazione

11.00 - 13.00 | 15.00 - 18.00 Ultimo ingresso 17.30 (ingresso libero)

Info e prenotazioni:+39 337 1590905

[email protected]

Indirizzo:Palasalute

via di Santa Cornelia, 900060 - Formello (RM)

Page 43: Health Online18

43

a cura dialessandro notarnicola

Lo scorso anno aveva fatto discutere il caso di Lisa Goodman-

helfand e di Chanel White che avevano deciso di postare

assieme le loro foto su Facebook per parlare della malattia

che aveva colpito entrambe, la sclerodermia, ma il social

più famoso al mondo non aveva accettato le foto delle due

donne spiegando che le immagini comparative tra il prima

e il dopo non sono ben accette in casa zuckerberg. Le due

donne avevano cercato di spiegare all’amministrazione di

Facebook che si trattava di due persone diverse, e non della

stessa, e che il fine di quelle foto era puramente informativo,

ma dal social la risposta è stata sempre la stessa: bannare

i post. oltre questo caso balzato all’onore delle cronache,

sono stati pochi altri i tentativi da parte di terzi di parlare di una

patologia come la sclerodermia poco nota ai più (persino a

Facebook che tutto sa) e abbastanza anomala (visti i sintomi

con cui si presenta e la diversità che questi assumono di

persona in persona).

La Sclerosi Sistemica (SSc) è una malattia

cronica del tessuto connettivo, ad

eziologia multifattoriale e patogenesi

autoimmunitaria, caratterizzata da

alterazioni del sistema immunitario,

disfunzione endoteliale e progressivo

accumulo di tessuto fibroso a carico

della cute e degli organi interni.

l’incidenza di questa patologia è stimata tra i 4 e i 20 nuovi casi per 1.000.000 per anno e per la prevalenza tra i 30 e 450 casi per 1.000.000; sono quindi circa 25.000 le persone

colpite in Italia, con 1000 nuovi casi annui soprattutto tra

le donne. Sabato 18 marzo, celebrando la xIII Giornata

nazionale dedicata a questa particolare patologia, il Gruppo

Italiano per la Lotta alla Sclerodermia (GILS) ha tenuto presso

l’Università Statale di Milano un convegno dedicato alla

diagnosi precoce e ai progressi nella ricerca. “Prima si scopre

la malattia, prima si può intervenire e bloccarne l’avanzare”,

ha detto Carla Garbagnati Crosti, presidente GILS parlando

della capillaroscopia, un esame che denuncia anomalie

nei capillari, e consigliando un esame del sangue più

approfondito tramite il quale è possibile capire se si è affetti

da sclerodermia.

La sclerodermia, inoltre, è una patologia infiammatoria

di natura autoimmune, che può interessare la pelle e gli

organi interni (è questo il caso di Chanel White il cui aspetto

esteriore non è stato per niente intaccato o modificato dalla

malattia). I tessuti colpiti subiscono dei cambiamenti a causa

del processo di sclerotizzazione, che provoca un progressivo

indurimento e una completa perdita del movimento e delle

proprie funzioni. Il primo segno della malattia il più delle volte

è dato dal fenomeno Raynaud, che si manifesta con pallore

alle dita di mani e piedi se esposte al freddo e determinato

da uno spasmo dei vasi con riduzione temporanea del

rifornimento di sangue. Questo disturbo rappresenta un

campanello di allarme che dovrebbe condurre a un

approfondimento diagnostico con la capillaroscopia. la sclerodermia, colpendo il viso e le mani, non solo cambia completamente il tenore di vita della persona che ne resta affetta ma muta in maniera decisiva la fisionomia e mette in crisi l’identità stessa delle persone con evidenti ripercussioni sulla vita di relazione. Ecco la ragione per cui

il GILS ha presentato a quattro strutture sanitarie di Milano

(specializzate nello studio e nella cura della Sclerosi Sistemica)

il nuovo progetto ScleroNet. Fondazione IRCCS Ca’ Granda

Ospedale Maggiore Policlinico, Ospedale Metropolitano

Niguarda, Ospedale di Legnano e IRCCS Istituto Clinico

Humanitas hanno condiviso l’impegno dell’Associazione

accettandone l’invito e dando vita a

una rete integrata di unità operative e

ambulatori, riconosciuti come centri di

alta specializzazione e di eccellenza nel

percorso diagnostico terapeutico per i

pazienti affetti da sclerosi sistemica.

“La ricerca scientifica – ha precisato

Carla Crosti – è una delle priorità del GILS

e su di essa abbiamo puntato in questi

anni, impegnando dal 2008 ad oggi

in Bandi di ricerca e studi 1.444.285,00 euro coinvolgendo

giovani ricercatori italiani. Ai nostri giovani medici chiediamo

una sintesi di cosa sia emerso dalle ultime ricerche. Dal

coinvolgimento intestinale alle alterazioni della regolazione

del sistema immunitario, fino ad un progetto che parla di vita:

“gravi danza, la ricerca che accarezza”.

La risposta delle Istituzioni e della Sanità milanese è stata

- come già anticipato - più che favorevole: “Dobbiamo

lavorare insieme per dare risposte concrete innanzitutto alle

persone colpite da questa malattia nella quasi totalità donne

e purtroppo sempre più giovani, al fine di aiutarle nel percorso

di cura e sostenerle nella vita quotidiana”, ha fatto sapere

l’assessore alle Politiche sociali e Salute, Pierfrancesco Majorino.

Che cos’è la sclerodermia, e perché ne soffrono in

molti senza saperlo?

I tessuti colpiti subiscono dei cambiamenti a causa del

processo di sclerotizzazione, che provoca un progressivo

indurimento e una completa perdita del movimento e delle

proprie funzioni

Page 44: Health Online18

44

L’importanza della telemedicina: pensare digitale.L’intervista al dott. Sergio Pillon

a cura dinicoletta mele

La parola “digitale” o “digital” si sta affermando in tutti i

settori della società come sinonimo di nuova frontiera

capace di superare i limiti tradizionali e anche il sistema

sanitario è orientato verso questa direzione, avviata con lo

sviluppo della telemedicina.

“La telemedicina è l’erogazione di servizi sanitari, quando

la distanza è un fattore critico, per cui è necessario usare,

da parte degli operatori, le tecnologie dell’informazione e

delle telecomunicazioni al fine di scambiare informazioni

utili alla diagnosi, al trattamento e alla prevenzione delle

malattie e per garantire un’informazione continua agli

erogatori di prestazioni sanitarie e supportare la ricerca e

la valutazione della cura” (Organizzazione Mondiale della

Sanità).

Le informazioni utili per la diagnosi, il trattamento e

la prevenzione sono trasformate in bit e i bit possono

essere trasmessi, condivisi, analizzati, archiviati molto

più velocemente e semplicemente delle corrispondenti

informazioni su carta. Una realtà consolidata negli Stati

Uniti e in Canada, mentre in Francia, Norvegia, Finlandia,

Svezia e Danimarca, la telemedicina è già molto diffusa e

regolamentata.

È Israele però il paese all’avanguardia nell’utilizzo degli

strumenti digitali in ambito sanitario. Il cittadino che

ha bisogno del proprio medico di medicina generale

può prenotare l’appuntamento via web, tutti i referti

sono trasmessi per via elettronica, tutto è archiviato,

dall’ambulatorio all’ospedale, fino agli eventi amministrativi,

in un vero big data sanitario. Incrociare questi dati con le

informazioni anagrafiche, storiche, familiari del paziente

consente al medico di anticipare la diagnosi e la cura, di

passare dal “curare” al “prendersi cura”.

Qual è la situazione in Italia? Secondo i dati forniti

dall’osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School

44

Page 45: Health Online18

45

of Management del Politecnico di

Milano, il 24% degli utenti prenota

online visite ed esami, il 15% consulta

documenti clinici. Oltre metà dei

Medici di Medicina Generale usa

WhatsApp per comunicare con i

pazienti. Il nostro Paese risulta essere

in ritardo rispetto ad alcune nazioni

del mondo.

quali sono le cause? L’abbiamo

chiesto al dott. Sergio Pillon, Direttore

UOD Telemedicina, Dipartimento

Cardiovascolare, A.O. San Camillo-

Forlanini di Roma, cofondatore della

SIT (Società italiana di Telemedicina), membro dell’Ufficio

Studi di ANSI (Associazione nazionale Sanità Integrativa) e

nominato nel 2015 dal Ministro della Salute coordinatore

della commissione nazionale per il governo delle linee di

indirizzo della Telemedicina Italiana.

“Non c’è nessun altro paese al mondo - ha spiegato Pillon

- con una tale concentrazione di aziende del settore della

scienza della vita come accade in Israele. La caratteristica

che ho trovato realmente innovativa (partecipando

all’evento Med in Israel che si tiene a Tel Aviv ogni due anni

n.d.r) è la strettissima cooperazione tra il sistema sanitario

pubblico e le aziende. Israele ha un sistema sanitario con

molte similitudini con quello Italiano ma le aziende sono

profondamente radicate nelle istituzioni accademiche, di

ricerca, nazionali internazionali. Sono anche strettamente

collegate alle aziende sanitarie operative, per supportarle

per esplorare l’innovazione per rispondere sfide odierne:

abbassare i costi complessivi dell’assistenza sanitaria,

soddisfare le esigenze in continua evoluzione in un mondo

con un costante invecchiamento della popolazione”.

In Israele la Digital health è l’asse portante del sistema

e il Clalit è la maggiore delle quattro organizzazioni che

gestiscono il sistema sanitario nazionale Israeliano. oltre 100

anni di attività, 4,4 milioni di assistiti, 14 ospedali pubblici,

9,638 medici, 11,081 infermieri, 100 centri odontoiatrici,1,503

poliambulatori, 48 poliambulatori pediatrici e 384,408

sessioni di telemedicina.

Dott. Pillon lei ha trovato delle caratteristiche simili con

l’Italia dove però ancora la telemedicina tarda a decollare.

Secondo lei, il punto sta proprio nel “pensare digitale”?

“La semplice trasposizione di un flusso di lavoro in digitale

non lo rende più efficiente, spesso anzi lo rende solo più

complesso, perché bisogna lavorare con un PC, un Tablet,

oggetti che hanno bisogno di corrente, di connessione,

di scrivania, si rompono se cadono. La penna cade mille

volte, la carta si strappa e si butta nel cestino e la cartella

clinica è frutto di decine di anni

di perfezionamenti. Fare lo stesso

lavoro con un tablet ed una penna

digitale rende il lavoro molto più

faticoso e chi lo nega non ha mai

provato a farlo. Pensare il digitale

vuol dire che non esiste più ‘la

cartella clinica’, esiste un algoritmo

che estrae i dati del paziente da

tutte le banche dati ospedaliere,

amministrazione, laboratorio,

radiologia, servizi specialistici,

prenotazioni, farmacia e li rende

disponibili al medico, all’infermiere,

all’amministratore, aggregati

secondo le sue esigenze. Il cardiologo vorrà una vista

d’insieme specifica, l’anestesista un’altra, il chirurgo

una ancora differente e, per fare un esempio, in caso di

incidente si avrà una vista dei dati sanitari ulteriormente

diversa. Pensare digitale, solo per rimanere nell’esempio,

elimina il concetto di cartella clinica così come siamo

abituati a vederla. In Europa la chiamiamo ‘medicina

personalizzata’, una modalità di diagnosi e cura che cuce

i dati addosso al paziente come un abito su misura, di volta

in volta, e consente di curare le persone e non le malattie”.

Lei è stato uno dei fondatori e per molti anni il vice presidente

della Società Italiana di Telemedicina (SIT), Direttore UoD

Telemedicina del Dipartimento Cardiovascolare dell’ A.o.

San Camillo-Forlanini di Roma. L’azienda ospedaliera

romana è stata tra le prime in Italia ad istituire un servizio

di trattamento della malattia a distanza. Nella sua

esperienza quali sono stati i vantaggi sperimentati con la

telemedicina? Quanto è importante la collaborazione tra

tutti gli operatori del sistema?

“Nella nostra esperienza nel campo delle ‘piaghe’, meglio

definite come ‘ferite difficili’, in otto anni abbiamo ridotto del

38% i costi, ridotto i tempi di guarigione del 50%, azzerato

le necessità di ricoveri urgenti e ottenuto una soddisfazione

dei pazienti superiore al 95%. La collaborazione è una

condizione indispensabile, medici ed infermieri, ma anche

di tutte le funzioni dell’azienda sanitaria, dall’ICT alla

Direzione Generale, dal governo clinico alla formazione.

L’esempio israeliano è stato lampante: tutte le funzioni

hanno concordato verso una gestione dei dati ed ognuno

ha investito le proprie competenze per supportare l’ICT

nella realizzazione del sistema”.

Come immagina in Italia un sistema come quello israeliano?

è possibile o solo un miraggio?

“Ci sono in Italia strutture sanitarie private che sono vicine al

modello israeliano, anche se si tratta di strutture di dimensioni

Page 46: Health Online18

46

molto inferiori a quelle del Clalit. Io credo che sia possibile

arrivare anche in Italia, nelle grandi aziende sanitarie,

a sistemi analoghi a quello che ho visto funzionante.

Management intelligente e motivato, credo che il privato

arriverà molto prima del pubblico, tradizionalmente lento

e legato ad un management profondamente ‘analogico’”.

obiettivo è quello di fare uso delle nuove tecnologie per

spostare le informazioni e non il paziente. quanto è difficile

far capire che la telemedicina è un investimento e non un

costo?

“Quando parlo con i manager sanitari mi dicono sempre:

‘Sa Pillon, noi siamo vincolati al costo zero, nessun budget

per costi aggiuntivi’. Far capire che costo zero non

vuol dire ‘investimento zero’ sembra impossibile, anche

perché in genere la visione dei manager sanitari è di mesi,

raramente supera i due-tre anni. credo che sia giunto

il momento che debbano

muoversi i pazienti, con le

associazioni rappresentative

dei pazienti fragili, per

pretendere un diritto alla

salute degno dell’era

digitale. Il vero obiettivo è

far ruotare le informazioni

attorno al paziente, quelle

che servono e nel momento

giusto”.

In Israele il cittadino è

assistito per l’assistenza base

da un sistema nazionale

e può scegliere tra diversi

fornitori tra i quali Clalit che

è una delle ‘mutue” più grandi e storiche del Paese

e, non a caso, il padiglione centrale dell’evento era

dedicato proprio a Clalit. quanto è importante il ruolo

che svolgono le società di mutuo soccorso?

“Le società di mutuo soccorso da sempre hanno

coperto quegli spazi assistenziali che i lavoratori ‘deboli’

non riuscivano a vedere riconosciuti. Oggi possono

essere lo strumento di accesso alla salute digitale, al

prendersi cura, a quelle che sono le opportunità offerte

dal digitale proprio per le categorie più deboli, quelle

che soffrono maggiormente per l’incremento dei costi

di una sanità ‘analogica’, che deve ridurre le prestazioni

perché non riesce ad essere efficiente e a coprire i costi

dell’assistenza tutto a tutti”.

Qual è la sua opinione in merito ad una sinergia tra

Sanità pubblica e integrativa e digitale? Potrebbe

rappresentare la chiave di volta per favorire la tutela

della salute del cittadino?

“Il modello israeliano prevede il cosiddetto ‘secondo

pilastro’, una sanità integrativa per tutti i cittadini, che

offre prestazioni aggiuntive rispetto a quelle di base a

costi controllati e il modello è così efficiente che sta

aprendo il mercato della sanità Israeliana al ‘turismo

sanitario’, da molti paesi vanno in Israele per farsi curare.

Si usa anche la telemedicina in fase di iniziale valutazione

e dopo la dimissione del paziente, si sposta il paziente

solo per il trattamento in Israele per la parte invasiva.

La sanità integrativa per definizione deve essere efficace,

efficiente ed appropriata, dovendo essere ‘integrativa’,

la potremmo definire ‘digitale by design’. Ritengo che

sia nell’immediato futuro una degli migliori opportunità di

promozione di una medicina ‘della persona’ integrando

il sistema sanitario nazionale con le esigenze del singolo

cittadino/paziente”.

Alla luce di quanto detto, la

possibilità di utilizzare i dati

a distanza è sicuramente un

elemento di forza sia per il

sistema che per il cittadino

con risparmi di costi e di

tempo. Secondo lei, quali

sono le prospettive e lo

sviluppo della telemedicina

in Italia?

“Mi viene da rispondere in

più modi: il primo è con una

battuta tratta dal libro di

Marcello D’orta, ‘non lo so,

ma io speriamo che me la

cavo’. Più seriamente io vedo il futuro prossimo analogo al

percorso visto fare all’innovazione tecnologica sanitaria

negli ultimi 20 anni: il settore privato che fa da pioniere,

introduce modelli e percorsi clinici ed il settore pubblico

che pian piano raccoglie ed implementa l’esperienza.

In fondo la Risonanza Magnetica, l’Ecografia, la TAC ,

la radiologia digitale, solo per fare alcuni esempi, sono

analoghe alla Telemedicina, sono tecnologie che

favoriscono l’erogazione dei servizi di diagnosi e di cura,

non sono un fine, sono uno strumento. Un aiuto allo

sviluppo della telemedicina sarebbe semplicemente

cambiarne il nome (ed il punto di vista): smettiamo tutti

di parlare di tecnologie, di sanità digitale, iniziamo a

parlare di ‘prendersi cura’ di ‘medicina personalizzata’,

di ‘long term care’, e i dati digitali servono esattamente

a questo, a garantire il diritto ad essere curati nell’era

digitale, anche nel proprio domicilio e prima di doversi

ricoverare in ospedale. Questa è la sanità che tutti

vorremmo”.

Page 47: Health Online18

ScegliereSalute

ITALIA

Page 48: Health Online18

48

LE RICETTE DELLA SALUTE

Come di consueto abbiamo il piacere di presentare ricette sane e gustose per promuovere uno stile di vita corretto ed equilibrato, che parta proprio dalle nostre tavole.Non sempre “piatto saporito” equivale a dire “sano” per questo è importante incentivare, per noi che abbiamo a cuore la salute dei nostri lettori, la riscoperta di gusti e ingredienti genuini e proporre soluzioni che preservino da patologie più o meno rischiose.In questo numero health online ha il piacere di presentare una ricetta elaborata con Farro Spelta Fitowell, l’innovativa linea di prodotti vegetali ad alto contenuto proteico pensata per apportare all’organismo più proteine salubri possibili, senza ricorrere ad un uso smodato della carne e dei suoi derivati.

per scoprire le altre ricette Fitowell visita il sito www.fitowell.com

Polpette di Farro Spelta

Ingredianti per 3 persone

130g di farro spelta1 zucchina lessa1 patata lessa1 carota lessa

20g di pinoli tritati finemente1 pizzico di curry

Olio extravergine di olivaFarina di risoPangrattato

Sale rosa(oppure quello che preferite)PepeAcqua

Procedimento

Sciacquate il farro sotto l’acqua corrente e dopodiché cuocete in abbondante acqua bollente per 30 minuti. In una capiente terrina aggiungete le verdure

e schiacciate il tutto con una forchetta. Aggiungete 2 cucchiaini abbondanti di farina di riso, 1 cucchiaio di olio, i pinoli e amalgamate tutto con cura.Scolate

il farro e lasciate raffreddare per 10 minuti. Trasferite il farro nella terrina, aggiungete due pizzichi di sale, un cucchiaino di curry e due pizzichi di pepe. In una ciotolina aggiungete 70g di farina di riso, un bicchiere di acqua e mescolate il tutto. Realizzate le vostre polpette con le mani,

rasferitele nella pastella di riso e subito dopo nel pangrattato. Lasciate riposare in frigo per 10 minuti e poi cuocere in padella con un cucchiaio

di olio 5 minuti per lato oppure in forno a 180°per circa 25 minuti.

di “Riganelli Alessandro Azienda Agraria”

48

Page 49: Health Online18

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Spesso l’importanza e i benefici che contraddistinguono i prodotti ricchi di proteine di origine vegetale vengono sottovalutati e l’apporto giornaliero della componente

proteica avviene per lo più tramite il consumo di carne e suoi derivati.

Vi è ampio accordo nel mondo scientifico, nel consigliare una dieta basata sul minor utilizzo di carne, di buona qualità, alternata a fonti proteiche di origine vegetale.Seguire una dieta il più possibile varia, infatti, assicura all’organismo tutti i nutrienti

necessari a vivere in salute e favorisce un migliore benessere psico-fisico.

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Speltaperlato

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Grano saraceno

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FagioliAdzuki

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Lenticchiarossa

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