Health Online - 14

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IL PERIODICO DI INFORMAZIONE SULLA SANITÀ INTEGRATIVA luglio/agosto 2016 - N°14 COSA SUCCEDE QUANDO UN BIMBO NASCE PREMATURO E LA MADRE NON HA LA POSSIBILITÀ DI ALLATTARLO? SONO NATE LE BLUD, BANCHE DEL LATTE UMANO DONATO PREVENZIONE PROGRESSO SOCIALE IN EVIDENZA La disabilità come un altro modo di vivere: l’Associazione Mai Soli e la Fondazione Basis Sindrome feto-alcolica, ecco perchè dire no all’alcol in gravidanza Progetto Ronda: la prima palestra al mondo con robot indossabili per la riabilitazione Via libera alla produzione della cannabis per il trattamento di alcune patologie

Transcript of Health Online - 14

Il perIodIco dI InformazIone sulla sanItà IntegratIva

HEALTHluglio/agosto 2016 - n°14

cosa succede quando un bImbo nasce prematuro e la madre non ha la possIbIlItà dI allattarlo? sono nate le blud, banche del latte umano donato

prevenzIone

progresso

socIale

In evIdenza

La disabilità come un altro modo di vivere:

l’Associazione Mai Soli e la Fondazione Basis

Sindrome feto-alcolica, ecco perchè dire no

all’alcol in gravidanza

Progetto Ronda: la prima palestra al mondo

con robot indossabili per la riabilitazione

Via libera alla produzione della cannabis

per il trattamento di alcune patologie

Caritas della ParroCChia di san lorenzo Martire

la Fondazione ha elaborato un sussidio sanitario che consente la copertura di spese per medicinali e spese mediche che il servizio sanitario nazionale non copre

adeguatamente. in questo modo i costi medici sostenuti dalle

famiglie sono alleggeriti e le stesse famiglie sono stimolate a curare e

preservare la loro salute!

Museo del Mutuo soCCorso

la Fondazione ha ereditato da MBa la collezione del Museo del Mutuo

soccorso; il museo, nato con la volontà di raccogliere significative testimonianze sulla storia del movimento mutualistico dal 1886 ad oggi, si prefigge da un lato

di salvaguardare e rendere fruibile al pubblico i beni attualmente in dotazione e dall’altro di promuovere la conoscenza e

la ricerca sul tema della Mutualità.

la Fondazione Basis, costituita per iniziativa congiunta di Mutua MBa, health italia e Coopsalute, insieme di realtà impegnate nel sociale e operanti primariamente nel settore della sanità integrativa, si propone di svolgere le proprie attività nei settori dell’assistenza socio-sanitaria, nella promozione e nella gestione di servizi educativi, culturali, sportivi e ricreativi, nella istituzione di borse di studio ed iniziative volte a migliorare e gratificare l’esperienza didattica, avvalendosi di strutture ricettive e servizi di accoglienza per giovani e per studenti.

Fondazione Basis | Via di santa Cornelia, 9 | 00060 | Formello (rM) | www.fondazionebasis.org | [email protected]

supportarefavorire

promuovereUn servizio dedicato alle realtà che costituiscono espressione della Società Civile!

tra le varie attività, la Fondazione Basis si è dedicata a:

health onlIne

perIodIco bImestrale dI InformazIone sulla sanItà

IntegratIva

anno 3° luglio/agosto 2016 - n°14

dIrettore responsabIleIng. roberto anzanello

comItato dI redazIonealessandro brigato manuela fabbretti

mariachiara manopulonicoletta mele giulia riganelli

fabio vitale

redazIone e produzIonefabio vitale

dIrezIone e proprIetàhealth Italia

via di santa cornelia, 900060 - formello (rm)

[email protected]

tutti i diritti sono riservati.nessuna parte può essere

riprodotta in alcun modo senza permesso scritto del direttore editoriale. articoli, notizie e recensioni firmati o siglati

esprimono soltanto l’opinione dell’autore e comportano di

conseguenza esclusivamente la sua responsabilità diretta.

IscrItto presso Il regIstro stampa del trIbunale dI tIvolIn. 2/2016 - diffusione telematican.3/2016 - diffusione cartacea

9 maggio 2016

ImpagInazIone e grafIcagiulia riganelli

tiratura 100.317 copie

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di quelli precedenti!

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HEALTH

è ormai determinato senza ombra di dubbio che le previsioni demografiche, i diritti costituzionali, i parametri economici, gli indirizzi legislativi e l’evoluzione della medicina indicano quale soluzione integrata delle problematiche dell’assistenza sanitaria il modello mutualistico.

Modello mutualistico che nel nostro Paese piano piano si sta affermando come unica soluzione percorribile e giuridicamente indiscutibile per la gestione dell’assistenza sanitaria integrativa, il secondo pilastro di un sistema a tre pilastri ove l’assistenza sanitaria pubblica, primo pilastro, fornisce le coperture di base dirette soprattutto alle fasce più deboli della popolazione e l’assistenza sanitaria privata, terzo pilastro, consente, a chi lo desidera, di integrare la propria protezione sanitaria individuale.

Ma il problema sta proprio in quel “piano piano” perché, come altre volte abbiamo sottolineato, uno dei nodi da sciogliere per sviluppare e consolidare questa soluzione è proprio la velocità di diffusione del modello.

è quindi indispensabile avviare, organizzare, gestire, sviluppare le modalità più opportune per diffondere e promuovere la soluzione mutualistica, ancora troppo poco conosciuta, nell’interesse del sistema sanitario nel suo complesso.

Le prestazioni sanitarie offerte dai Fondi Sanitari per le collettività e dalle Società di Mutuo Soccorso sia per le collettività che per i singoli individui devono essere spiegate, diffuse, rappresentate a tutti affinché tutto il sistema dell’assistenza sanitaria ne possa trarre beneficio.

Alle persone e alle famiglie in quanto devono sapere che c’è una strada sicura per proteggere la propria salute, alle aziende, agli enti, alle istituzioni perché devono essere portate a conoscenza che c’è una soluzione di qualità per salvaguardare la salute dei propri dipendenti, alla pubblica amministrazione deve essere resa edotta del fatto che anche per il pubblico impiego esiste una soluzione di sanità integrativa.

La strada da percorre per la promozione della mutualità deve passare sicuramente attraverso due concetti: il primo è rappresentato dal socio che può, nell’interesse del Fondo Sanitario o della Società Generale di Mutuo Soccorso a cui si è associato, fare proselitismo esplicitando ad altri, che non conoscono la soluzione mutualistica, il valore della mutualità, il secondo è rappresentato dall’utilizzo della comunicazione come strumento di diffusione di massa.

è quindi indispensabile che i Fondi Sanitari e le Società di Mutuo Soccorso si organizzino, in coerenza con l’art. 23 della legge n. 221 del 17 dicembre 2012, per promuovere le finalità di prevenzione sanitaria e la diffusione dei valori mutualistici.

Ed è anche necessario che i Fondi Sanitari e le Società generali di Mutuo Soccorso che molto spesso sono concentrate storicamente ed istituzionalmente sullo studio

dell’offerta di prestazioni sanitarie e sulla gestione corretta di tali prestazioni, si focalizzino sulla strutturazione, anche tramite società specializzate, di modelli di promozione e comunicazione.

Dal lato promozionale le figure del Socio Informatore Mutualistico o del Socio Promotore Mutualistico che opera nell’interesse generale dell’allargamento della base sociale del proprio ente di riferimento è sicuramente una soluzione adeguata, professionale, coerente e, perché no, anche una buona strada per creare una nuova opportunità professionale.

Questi professionisti della salute, adeguatamente selezionati, opportunamente formati e qualitativamente professionalizzati sono un’ottima soluzione, in coerenza con la legislazione vigente, per dare forza alla soluzione mutualistica nell’interesse di tutti i cittadini, delle aziende, del sistema sanitario nazionale e del sistema paese nel suo complesso.

Dal lato comunicazionale l’utilizzo professionale di strumenti di diffusione di massa quali i vari social, la radio, la televisione, la carta stampata è sicuramente la strada più coerente e più rapida per dare compimento al ruolo della mutualità in un paese moderno.

Questi strumenti se utilizzati per promuovere e diffondere la cultura mutualistica rappresentano la chiave strategica per velocizzare la consapevolezza comune, la conoscenza diffusa, l’informazione allargata sul modello mutualistico quale soluzione valida ed integrata per la gestione dell’assistenza sanitaria complementare ed integrativa.

Bene fanno quindi quei Fondi Sanitari e quelle Società Generali di Mutuo Soccorso che stanno già andando in questa direzione mettendo a disposizione dell’ideale mutualistico strumenti, risorse, organizzazione in modo professionale, qualitativo e giuridicamente ineccepibile.

Sicuramente poi ci sarà chi, nell’interesse corporativo a protezione di consolidati vetusti vantaggi professionali, alzerà la voce per cercare di creare ombre su queste soluzioni schierandosi contro la indispensabile modernizzazione del sistema della mutualità ma noi, come abbiamo sempre fatto, dalle colonne di questa testata editoriale saremo sempre pronti a vigliare evidenziando ogni strumentalizzazione.

Questo perché dobbiamo essere tutti consapevoli che la soluzione per un sistema sanitario nazionale economicamente equilibrato, socialmente equo, scientificamente avanzato, legislativamente adeguato e costituzionalmente coerente finalizzato a salvaguardare la salute nostra e dei nostri cari passa anche tramite la capacità, quale esigenza primaria, di promuovere la mutualità con figure professionali e strumenti comunicazionali correttamente impostati, con buona pace di chi vuole schierarsi contro la modernità e l’interesse comune.

A cura di Roberto AnzanelloedItorIale

promuovere la mutualità: una necessità prioritaria

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SInDroMe Feto-alcolIca, ecco perchè dire no all’alcol In gravIDanza

“Pelle Sana…In corPore Sano”consigli di bellezza per PrePararSI all’autunno

SelFIeManIa: quando la vanità DIventa PatologIa

Profumo di MARE

L’importanza del latte Materno e il ruolo Delle bluD

I caPellI bIanchI e l’alimentazione

In evIdenza

16vIa lIbera alla produzione della cannabIS per il trattaMento DI alcune PatologIe

29La storia di Alex: parla di nuovo Due lIngue con il Solo eMISFero DeStro Del cervello FunzIonante

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35DonazIonI DI MIDollo oSSeo: l’emilia-romagna dei record fa accorDo con aDMo

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Progetto ronDa: in Italia la prima palestra al mondo con robot InDoSSabIlI Per la rIabIlItazIone

le rIcetteDella Salute

la DISabIlItà come un altro modo di vivere: l’Associazione MaI SolI e la FonDazIone baSIS

telefoni cellularI e tuMore al cervello, dobbiamo preoccuparci?

44Obesità e byPaSS gaStrIco

health tIpsSapevi che...

gli alimenti a base di cereali integrali, non industrialmente raffinati, sono ricchi di sostanze nutrienti e, grazie alla presenza di fibre, proteggono dallo sviluppo del cancro al colon.

I sali minerali contenuti nell’uva sono utili per la formazione dell’emoglobina, per stimolare la secrezione della bile e per favorire la digestione; inoltre, i sali minerali fungono da diuretico (potassio) e rimineralizzante.

I pomodori sono ricchi di antiossidanti e svolgono, nei confronti della pelle, una vera e propria azione rigenerante,

preziosa soprattutto per riparare i danni dell’esposizione ai raggi solari.

muoversi tutti i giorni è importante! l’attività

fisica, infatti, diminuisce il rischio di sviluppo di malattie cardiache e di diversi tumori, come

quelli del colon e del seno e previene e riduce l’osteoporosi e il rischio

di fratture, ma anche i disturbi muscolo-

scheletrici (per esempio il mal di schiena).

Oltre a tonificare i muscoli, il pilates interviene su postura, rieducazione post traumatica, equilibrio e presa di coscienza del corpo.

la risonanza magnetica cardiaca permette

di studiare in modo approfondito il cuore e

dare una risposta precisa circa la sua funzionalità

(sia per quanto riguarda il ventricolo sinistro che

destro) e la presenza di alterazioni della struttura

del muscolo cardiaco o del pericardio.

I primi controlli oculistici per i bambini, in assenza di strabismo e/o altri problemi oculari, sono opportuni a 3 e 6 anni.

I peperoni abbassano il colesterolo cattivo

(ldl) e alzano il colesterolo buono

(hdl), prevenendo così la formazione di placche

arterosclerotiche e lo sviluppo di malattie

cardiovascolari.

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Profumo di mare

a cura dilucrezia anzanello

La maggioranza degli italiani ha trascorso le vacanze

estive al mare. una simile scelta avrà sicuramente avuto

un effetto positivo sulla loro salute.

l’aria di mare, infatti, contiene una buona percentuale di

iodio (sebbene quanto assorbito con questa modalità non

soddisfa completamente le necessità di iodio dell’essere

umano, il quale viene assorbito principalmente tramite

l’intestino).

Lo iodio (termine che deriva dal greco ioeides) è un

elemento chimico e rappresenta un microelemento

essenziale per il funzionamento della tiroide. Quest’ultima

produce due ormoni - tiroxina o t4 e triiodotironina o t3 -

che contengono iodio nella loro struttura chimica e che

regolano numerosi processi metabolici nella maggior parte

delle cellule e svolgono un ruolo importantissimo nelle

prime fasi della crescita e nello sviluppo di diversi organi, in

particolare del cervello.

Il fabbisogno giornaliero di iodio per un adulto, fissato

dall’unione europea, è pari a 150 microgrammi (sino ad

un massimo di 600 microgrammi), mentre le donne in

gravidanza devono assumerne quantità maggiori al fine di

consentire il corretto sviluppo del feto.

La carenza di iodio può infatti comportare gravi danni

cerebrali e alterazioni permanenti dello sviluppo corporeo

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del bambino.

non solo. negli adulti, un’assunzione non adeguata di

iodio può condurre all’ipotiroidismo – disfunzione della

tiroide nella produzione di ormoni – che comporta alcune

conseguenze negative piuttosto rilevanti quali: aumento

del volume della tiroide (gozzo),

affaticamento fisico e debolezza

muscolare a causa della minor

sintesi proteica, rallentamento del

metabolismo e attività termogenica

scorretta con intolleranza alle basse

temperature, sonnolenza e sensibile

aumento del rischio di malattie

coronariche.

nel 2007, l’organizzazione Mondiale

della Sanità ha stimato che

diciannove paesi europei avevano un adeguato apporto

di iodio mentre tredici paesi presentavano una persistente

carenza di iodio.

Le conseguenze della carenza nutrizionale di iodio

costituiscono ancora oggi un grave problema sanitario e

sociale che interessa un numero elevato di persone nel

mondo. Si stima, infatti, che circa il 29% della popolazione

mondiale sia ancora esposta alla carenza di iodio.

In Italia, l’emanazione nel marzo del 2005 della legge

n. 55 “Disposizioni finalizzate alla prevenzione del gozzo

endemico e di altre patologie da carenza iodica”, mette

a disposizione a livello nazionale un importante strumento

legislativo volto a ridurre la frequenza dei disordini derivanti

della carenza di iodio, prevedendo una serie di misure

finalizzate a promuovere il consumo di sale arricchito di

iodio su tutto il territorio nazionale.

a supporto dello strumento legislativo, l’intesa Stato-regioni

del 26 febbraio 2009, ha istituito l’osservatorio nazionale per

il Monitoraggio della Iodoprofilassi in Italia (oSnaMI), il cui

coordinamento è stato affidato all’Istituto Superiore di Sanità.

I dati di monitoraggio attualmente raccolti dall’oSnaMI,

pur evidenziando un miglioramento dell’assunzione di iodio

a livello di popolazione rispetto al passato, confermano il

persistere in Italia di una carenza iodica che, seppure non

severa, determina ancora un’alta frequenza di gozzo e di

altri disordini correlati.

Al fine di garantire la corretta presenza nel corpo di questo

microessenziale è opportuno, oltre ad

assorbire lo iodio disperso nell’aria,

inserire nella propria dieta alimenti

ricchi di iodio che rappresentano

la fonte principale di iodio per

l’organismo umano.

tra questi si segnalano, in particolare,

le alghe (ad esempio le alghe

brune possono contenere sino a

8000 milligrammi di iodio al chilo), i

molluschi (798 microgrammi al chilo),

le uova (70-90 microgrammi al chilo)

e il latte (50-200 microgrammi al chilo).

Il Ministero della Salute e l’organizzazione Mondiale della

Sanità consigliano altresì di sostituire il sale comune (o il sale

rosa dell’himalaya se utilizzato) con il sale arricchito di iodio.

Il sale arricchito di iodio è un comune sale da cucina a

cui sono stati aggiunti dei sali di iodio e non presenta odori

o sapori particolari, né altera quello dei cibi a cui viene

aggiunto. Per evitare quanto più possibile perdite di iodio,

è consigliabile conservarlo in luogo fresco, al riparo della

luce e dell’umidità.

Secondo il Ministero della Salute, il sale arricchito di iodio

può essere utilizzato da chiunque non comportando

particolari rischi in caso di assunzione elevata.

Infine, è bene tenere presente che vi sono alcuni alimenti

(tra cui i broccoli, cavolfiore, rape e mandorle) il cui

consumo protratto o elevato può incidere negativamente

sulle funzionalità della tiroide e sull’assimilazione delle

iodio, per quanto casi di tossicità da iodio si verificano

solo a seguito dell’assunzione di un dosaggio importante

(triplicato rispetto al fabbisogno giornaliero) di tale

microessenziale.

CARDEACASSA MUTUA

La forza di un sistema mutualistico è determinata dalla consapevolezza che la contribuzione di ogni singolo Socio produrrà un vantaggio comune a tutti, senza arricchire soggetti terzi che si limitano a calcolare il rischio e, di fatto, a scommettere sulla nostra salute, peraltro a fine di lucro.

Una mUtUa che tUtela, Una mUtUa che previene,Una mUtUa che Unisce!

www.cassamutuacardea.org [email protected]

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Selfiemania: quando la vanità diventa patologia

a cura dialessia elem

La tecnologia digitale è in grado di fare qualunque cosa in

tempo reale. Basta un click e siamo connessi con il resto del

mondo e condividere opinioni, immagini e sensazioni. lo

smartphone è ormai diventato la nostra “seconda pelle”,

uno strumento del quale è impossibile fare a meno.

Il selfie, ovvero un autoscatto realizzato con una fotocamera

digitale, uno smartphone, un tablet o una webcam puntati

verso se stessi e condiviso sui social network, fa parte di

questo sistema.

Sulla pagina pubblica di Facebook della dottoressa

Marinella cozzolino, psicoterapeuta e sessuologa, è stata

recentemente pubblicata una riflessione che ha suscitato

il nostro interesse. Il titolo è “Donne, selfie e vanità” e di

questo articolo, prima di rivolgere

qualche domanda all’esperta

per approfondire il tema, health

Online intende riportare il testo

per intero:

“Sono mesi, forse anni, che mi

interrogo sui selfie.

Sono antica, ancora ferma

all’idea della macchinetta

fotografica che porti con

te quando hai qualcosa di

particolarmente bello da fotografare: quando vai in

vacanza, ad esempio, o se c’è un compleanno. Un

modo, il più semplice ed immediato, per bloccare i ricordi

in un’immagine. Per questo mi risultava davvero difficile

comprendere le motivazioni che spingevano e spingono

tante donne (soprattutto) ad autofotografarsi e a rendere

pubblici e condividere questi scatti che dovrebbero

rimanere privatissimi...

L’ho considerata per molto tempo una cosa parecchio

ridicola e molto infantile.

Ho cercato di darmi spiegazioni e

motivazioni, mentre, intanto, quella

del selfie, diveniva un’abitudine

molto condivisa se non una vera e

propria mania. Ho scomodato la

psicologia e gli studi sul narcisismo

e l’autostima senza mai trovare

una risposta che fosse esauriente e

soddisfacente per tutti i miei dubbi.

Alla fine, come spesso accade, arriva

inaspettatamente la folgorazione. La

risposta è la più semplice in assoluto,

senza bisogno di scomodare grandi menti: VANITà.

Vanità e bisogno di piacere, di essere approvati. I social in

questo aiutano ed alimentano.

La vanità non è un peccato, è un bisogno come mangiare

e bere, il bisogno di essere riconosciuti. Lo abbiamo tutti,

anche quelli che non si fanno autoscatti. Ognuno, a suo

modo e con i mezzi che ha a disposizione, cerca di saziare

il suo bisogno di approvazione. E non è un fatto fisico. Molte

foto non ritraggono donne bellissime, ma donne che si

piacciono e vogliono che questo piacere sia condiviso.

Il mondo non è cambiato per via della tecnologia, dei

social e dei selfie, è cambiato il livello di consapevolezza

della gente ed è cambiato

il senso della vergogna e del

pudore. Anni fa molte persone,

molte donne, avrebbero avuto

difficoltà ad ammettere il fatto

che amano piacere. Oggi

la chirurgia estetica e i selfie

stessi ci dicono che si tratta di

un problema che non ha più

nessuno e fanno bene. Non c’è

nulla di male a voler piacere, a

voler essere ammirati. Non è cosa

infantile, è cosa umana. La vanità non è un peccato, ma

un modo di vivere il piacere. è una presa di coscienza, ma

anche un atto di umiltà, un’ammissione”.

Dottoressa cozzolino, in questa “lettera aperta” parla

di vanità come risposta all’uso eccessivo che si fa degli

strumenti digitali, in particolar modo del fenomeno dei

selfie, perché?

“L’uso eccessivo degli strumenti digitali non alimenta la

vanità, la ‘legalizza’. le toglie l’aspetto imbarazzante, la

rende libera da pudore e vergogna. La tecnologia ha

diffuso la vanità, le ha dato voce”.

Per tanto tempo ha considerato

il selfie una “cosa ridicola e molto

infantile” che invece ha preso

piede tanto da diventare una vera

e propria mania. cosa spinge molte

persone a fare un autoscatto e

condividerlo sui social network?

“La parte femminile che è in ognuno

di noi (anche negli uomini) è vanitosa,

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lo è sempre stata. non esagero se dico che la vanità non

espressa rischia di farci ammalare per assenza di risposte

ad una inspiegabile insoddisfazione: cosa mi manca?

cosa cerco che non ho e non riesco a trovare? c’è una

sola risposta: l’approvazione altrui, il riconoscimento della

femminilità o della virilità. Piacere piace a tutti e non è

solo un desiderio, ma un bisogno”.

Quando il selfie diventa “ossessivo” è una patologia?

“tutto ciò che diventa ossessivo rischia di diventare

patologico. Ossessiva è qualsiasi cosa diventi un pensiero

fisso e ripetitivo. tutte le cose che ci piacciono e ci

interessano all’inizio diventano una piccola ossessione che,

però, nel giro di qualche giorno passa”.

Qual è il confine tra il concetto di vanità “sano” e il fatto

che non si riesca a far a meno del selfie per compiacere e

compiacersi?

“è pericoloso solo se il comportamento ossessivo diviene

invalidante, vale a dire quando si evitano alcune normali

faccende e relazioni del quotidiano per mettere in atto la

propria ossessione”.

alla luce di quanto scritto, vorrebbe aggiungere altro?

Quali sono i suoi consigli per evitare che diventi una

dipendenza dannosa per la salute?

“la tendenza a fare selfie, come accennato, è un modo

per liberarsi dall’ansia di non riuscire ad ammettere che sì,

ci piace piacere, ci piace sedurre ed essere corteggiati.

non c’è nulla di male e non fa male. Piuttosto fa male la

compensazione, la tendenza cioè a soddisfare questo

bisogno con un suo surrogato”.

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a cura difrancesca raio

la fine dell’estate è purtroppo un momento davvero

malinconico. Il ricordo nostalgico delle giornate passate al

sole, della salsedine e del vento tra i capelli diventa sempre

più sbiadito, ma non i segni che la bella stagione lascia sul

nostro corpo come un colpo di coda, prima di dileguarsi

del tutto.

come proteggere allora la nostra pelle ed i nostri capelli

dagli agenti aggressivi dei mesi estivi, che causano

l’invecchiamento precoce della cute?

In primis la prevenzione. come in ogni circostanza prevenire

è meglio che curare danni a volte irreversibili dovuti ad

un’eccessiva esposizione ai raggi uv. creme solari adatte

alla propria pelle, una continua idratazione accostata ad

una sana alimentazione e l’evitare la tintarella delle ore

più calde sono già la base di un’abbronzatura sana e

consapevole.

Ma quando la prevenzione non basta e nonostante

le attenzioni e le premure la nostra pelle appare poco

brillante e provata dallo “stress” del gran caldo, cosa fare?

Il primo step è dividere il corpo in zone ed assegnare ad

ognuna di esse il giusto trattamento e quindi concentrarsi

su una cura costante e prolungata nel tempo. nell’ambito

della cosmetica non esistono prodotti che siano adatti

allo stesso modo al viso ed al corpo in quanto ogni area

ha bisogno di un suo grado di idratazione. Sarà quindi

necessario individuare i prodotti che meglio si confanno

alla propria epidermide.

Riadattare il nostro corpo al clima cittadino dopo le

vacanze non è certo un’impresa facile. non passa tanto

tempo che i segni del sole, fino a poco prima nascosti

sotto una dorata abbronzatura, iniziano ad emergere man

mano che la pelle si schiarisce. Piccole rughe, capelli aridi

“pelle sana…in corpore sano”consigli di bellezza per prepararsi all’autunno

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e soprattutto la desquamazione – fenomeno naturale di

rigenerazione cellulare - che riportano la cute lentamente

e fastidiosamente al biancore invernale. Ormai farmacie

e profumerie hanno a disposizione una gamma vastissima

di prodotti adatti a tutte le età e le esigenze, ma se siete

troppo pigri per aggirarvi tra il labirinto degli scaffali

della cosmetica allora un buon centro estetico potrà

sicuramente aiutare. rivolgersi ad un esperto per un buono

scrub corporale o per una pulizia del viso costituiscono il

secondo step del percorso di preparazione all’avvento

dell’autunno. Ma mi raccomando… aspettate che la pelle

si sia sfiammata del tutto, altrimenti il risultato non sarà

tanto piacevole!

Per gli amanti del fai da te invece esistono tanti piccoli

rimedi della nonna e cure fatte in casa che renderanno

anche più divertente il percorso di “riabilitazione” cutaneo

nell’immediato.

L’aloe innanzitutto. L’aloe è una pianta dalle proprietà

eccezionali, un vero e proprio toccasana. Applicata nelle

zone scottate dal sole, viso o corpo che siano, dona un

immediato sollievo con il suo effetto cicatrizzante e lenitivo.

Se avete un giardino o semplicemente un balcone potrete

piantarla lì. non necessita di particolari cure essendo una

pianta grassa e si adatta abbastanza facilmente a qualsiasi

tipo di clima purché la temperatura non scenda sotto gli 0°.

ci sono diversi modi per utilizzarla, come impacchi o creme

fatte in casa per esempio. Ma il metodo più efficace

è estrarre direttamente il gel dalle foglie con un coltello

e spalmarlo sulle zone interessate. un vero e proprio

calmante ed idratante naturale, provare per credere!

Il latte, specialmente quello intero per il quantitativo di

grassi contenuti, è un altro lenitivo naturale. un panno

fresco e pulito immerso per qualche minuto al suo interno e

applicato sulle zone da trattare donerà alla pelle un rapido

conforto oltre ad una piacevole sensazione di liscezza.

Da non dimenticare anche il bicarbonato di sodio,

particolarmente efficace nella disinfiammazione della

pelle e nella sua preparazione a successivi trattamenti

post-vacanza.

non si può nascondere che l’estate dona al nostro aspetto

un’aria più sana. Merito forse della vita all’aria aperta e

dell’attività fisica a cui inevitabilmente la bella stagione

costringe. E allora perché non ricreare queste condizioni

anche in autunno? sport costante e alimentazione sana

anche in inverno aiuteranno a superare il trauma fisico da

rientro e prepareranno gradualmente all’estate successiva.

Soprattutto: una bella dose di buon umore manterrà vivo

il ricordo della bella stagione e permetterà di affrontare

l’avvento del freddo con un gran sorriso sulle labbra!

ScegliereSalute

ITALIA

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via libera alla produzione della cannabis per il trattamento di alcune patologie

a cura dinicoletta mele

negli ultimi anni, e sopratutto in questo periodo, l’uso

terapeutico dei derivati della cannabis sta vivendo un

globale processo di rivalutazione.

In Italia, l’uso di cannabinoidi per questioni di salute (cura

dei sintomi derivanti da patologie come Sla, sclerosi

multipla e cancro) è diventata legale dal 1997 grazie a un

decreto ministeriale che prevede la possibilità di importare

medicinali dall’estero, quando non sono disponibili in Italia.

le terapie a base di thc e

omologhi, esclusivamente in

forma sintetica, sono state

riconosciute per la prima

volta nel 2007, in un decreto

del Ministro della salute Livia

turco. nel 2013, poi, il ministro

renato balduzzi ha esteso il

riconoscimento dalle forme

sintetiche anche alla pianta e

quindi ai prodotti farmaceutici

contenenti estratti naturali.

Dal 2010 a oggi,

parallelamente alla

normativa nazionale, sono

state introdotte alcune leggi

regionali che prevedono l’erogazione di medicinali a base

di cannabinoidi a carico delle ASL.

Era il 18 settembre 2014 quando una conferenza stampa

dei Ministeri della Difesa e della Salute ha proclamato il via

libera alla produzione italiana di cannabis terapeutica.

Il progetto è stato fin da subito affidato allo Stabilimento

chimico farmaceutico militare di Firenze e le piantine di

partenza sono preparate all’interno del CREA di Rovigo,

un ente di ricerca posto sotto la tutela del Ministero per le

Politiche Agricole che si occupa dello studio della cannabis

dal 1995. Il crea, ente denominato consiglio per la ricerca

in agricoltura e analisi dell’economia agraria, è infatti

titolare di tutte le varietà di canapa selezionate in Italia,

dalle cultivar destinate all’uso agro-industriale a quelle ad

alto contenuto di sostanze psicotrope per uso medico.

Le prime varietà a basso contenuto di cannabinoidi

stupefacenti vengono utilizzate nel settore tessile e

alimentare, le seconde invece, ad alta concentrazione di

thc, vengono impiegate per la realizzazione dei prodotti

farmaceutici.

Per saperne di più, abbiamo intervistato il dott. gianpaolo

grassi, responsabile della ricerca del crea-cIn di rovigo.

Quali sono le potenzialità terapeutiche della cannabis?

“le funzioni fondamentali del nostro corpo, come

l’appetito, lo stato d’animo, il dolore, sono regolate

da un sistema denominato endocannabinoide.

Autonomamente produciamo sostanze al momento

del loro bisogno che si chiamano endocannabinoidi. La

pianta di cannabis produce

una famiglia di sostanze

che sono denominate

cannabinoidi ed ultimamente,

per distinguerli da quelli

endogeni, fitocannabinoidi

perché replicano buona

parte delle attività che gli

endocannabinoidi esplicano

quando interagiscono con

i recettori di questo sistema.

I recettori principali sono

due: cb1 e cb2. Quando la

persona è in salute, il sistema è

in equilibrio e non ha necessità

di mettere in circolazione

concentrazioni elevate di endocannabinoidi. Quando

interviene una patologia, il sistema si attiva e stimola

le cellule presenti in quasi tutti i distretti del nostro corpo

(cervello, sangue, ghiandole, ossa e così via) a produrre

endocannabinoidi a più elevata concentrazione, ma

talvolta queste non sono sufficienti e perciò apportando

dall’esterno i fitocannabinoidi, siamo in grado di

compensare il disequilibrio che si è venuto a creare. certe

patologie croniche (dolore neurologico, sclerosi multipla,

Sla, malattie in cui sia compromesso il sistema immunitario)

richiedono un costante

apporto dall’esterno di

fitocannabinoidi (derivati

dalla cannabis) o

cannabinoidi (come quelli

di sintesi). ciò che il nostro

sistema sanitario prevede

che si possa curare con la

cannabis è riportato nel

decreto del Ministero della

salute del 9 novembre 2015.

le frontiere più avanzate di

17

18

applicazione della cannabis sono il trattamento preventivo

e curativo dei tumori, la prevenzione delle malattie

degenerative del cervello (alzheimer, parkinson, demenza

senile) o l’obesità”.

lei è il primo ricercatore, nonché unico studioso della

canapa del centro di ricerca crea di rovigo, unico posto

in Italia insieme allo Stabilimento chimico farmaceutico

militare di Firenze, dove è possibile coltivare legalmente

delle piante di canapa che superino il limite di thc dello

0,2 %. ci può spiegare cosa significa?

“la legge che in Italia regola le sostanze stupefacenti

è la 309/90. In base a questo testo unico solo due sono

le condizioni possibili legalmente per usare le sostanze

stupefacenti: 1) per ricerca 2) per produzione. Salvo il caso

della canapa industriale che tutti gli agricoltori possono

liberamente coltivare in base all’art. 26 della nuova

legge n°79/2014, ex 309/90, quella che ha principi attivi

farmaceutici viene usata solo a seguito di autorizzazioni

che solo il Ministero della salute può concedere. Le

due possibili motivazioni che consentono di richiedere

l’autorizzazione sono lo studio e la ricerca e questa

possibilità è ammessa solo in caso di istituti pubblici di

ricerca come il nostro, università o cnr etc. un privato

non può ottenere l’autorizzazione per studio e ricerca

con sostanze stupefacenti. l’autorizzazione a produrre

sostanze stupefacenti, invece, è consentita alle aziende

farmaceutiche pubbliche o private che devono produrre.

Per ottenere e mantenere queste autorizzazioni che

normalmente hanno durata biennale, servono particolari

condizioni: sistemi di allarme, vigilanza, protezioni, nessun

precedente penale e tanta pazienza”.

Prima che la sperimentazione con il thc diventasse legale

avete sviluppato varietà ricche di cbD, una molecola

che si è dimostrata molto efficace per il trattamento

dell’epilessia, è così?

“noi abbiamo iniziato a studiare la canapa industriale nel

1994 e quella ad uso medicinale nel 2002. la legge 309 è del

1990 appunto e perciò da allora si sarebbe potuta studiare

Direzione operativa eD

organizzazione Back office

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o restyling societario

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Dati, stuDi e ricerche sul monDo

Della sanità integrativa

ansi, associazione nazionale sanità integrativa, nasce dalla volontà di alcuni primari fondi sanitari di creare non solo un’associazione di categoria “indipendente”, ma anche un interlocutore qualificato che si renda portavoce attivo tra istituzioni, sistema sanitario nazionale e fondi sanitari integrativi.

ansi vuole diventare il soggetto capace di tutelare, aggregare e sostenere le diverse forme mutualistiche operanti in italia, che garantiscono la salute di circa ¼ della popolazione italiana.

“Auspichiamo il benessere e la salute per tutti i cittadini, come diritto fondamentale dell’uomo

e patrimonio sociale della collettività”

www.sanitaintegrativa.org [email protected]

la canapa, come il papavero da oppio o la datura etc.

certamente era più agevole e sicuro studiare la cannabis

che produceva cannabinoidi non stupefacenti che sono

tutte o quasi le 150 varianti di cannabinoidi. Di stupefacente

c’è solo il thc e il cbn, ma quest’ultimo non è prodotto

direttamente dalla pianta, derivando dalla degradazione

del thc stesso. Queste semplificazioni ci sono servite

perché siamo stati spinti dalle norme che ci costringevano

a certe limitazioni a studiare più approfonditamente le

varietà con cannabinoidi non psicotropi come appunto

il cannabidiolo (cbD), oppure il cannabigerolo (cbg), la

cannabidivirina (cbDv), la tetraidrocannabivirina (thcv)

e così altri che ancora si stanno studiando dal punto di

vista del loro potenziale biologico e terapeutico. Queste

varietà ora sono meno comuni e perciò più ambite e

ricercate anche dai medici perché li possono utilizzare più

liberamente non essendo legati alle norme sulle sostanze

stupefacenti come quella che può determinare una pena

sino a 20 anni di prigione, se la si infrange”.

La scienza fa progressi e grazie ad essa oggi c’è una

maggiore tutela della nostra salute. Quanto è importante

l’uso di cannabinoidi per il trattamento sintomatologico di

determinate patologie?

“Io ho una visione meno medicale e più umanistica. I primi

posti in cui vorrei che la cannabis entrasse senza limitazioni

sono le case di riposo. negli ultimi anni di vita le persone

dovrebbero essere lasciate libere di poter vivere nel migliore

dei modi e senza particolari limitazioni. una delle attività più

collaudate e riconosciute della cannabis è quella di favorire

il sonno (se usata bene) e di far apprezzare di più la vita

oltre a togliere anche una parte dei dolori cronici. consideri

quanto bene farebbe agli anziani evitare di intossicarsi con

benzodiazepine e tornare liberi attraverso l’uso di sostanze

naturali di tipo fitoterapico. non perché lo dico io, ma perché

pubblicato e accettato da una rivista più che autorevole

come Lancet. Se si va a considerare la dipendenza dei

farmaci a base di benzodiazepine, la pericolosità è ben

superiore a quella della cannabis: 1,8 contro 0,8”.

ancora difficoltà e pregiudizi nei confronti della cannabis

in campo medico. Quanto tempo ci vorrà affinché alcune

barriere vengano meno?

“Devono iniziare ad uscire studenti formati da professori

aperti e competenti su questi argomenti. Al momento

sono ben pochi i “maestri” (professori) con una sufficiente

preparazione. credo di non sbagliare di molto affermando

che solo il 10% dei professori possono dirsi sufficientemente

preparati e disponibili a studiare e sperimentare all’università

questa pianta e la classe di sostanze che appartengono ai

cannabinoidi. senza i medici e ricercatori preparati non si

procederà molto veloci e perciò credo ci vorranno almeno

altri 20 anni”.

20

a cura dimariachiara manopulosindrome feto-alcolica, ecco

perchè dire no all’alcol in gravidanza

bere alcol durante la gravidanza non fa bene, né alla

mamma né al feto. Può causare la cosiddetta “sindrome

feto alcolica” (Fetal alcohol Syndrome-FaS), la più grave

disabilità permanente che si manifesta nel feto esposto,

durante la vita intrauterina, all’alcol consumato dalla

madre. Si tratta della manifestazione più grave dei danni

che le bevande alcoliche possono causare al feto.

Ma ci sono anche altre possibili complicanze, come

anomalie cranio facciali, rallentamenti nella crescita,

disabilità comportamentali e neuro-cognitive. tutte queste

alterazioni possono presentarsi con modalità molto diverse,

e causano un ampio spettro di disordini, ricompresi nella

sigla FaSD (Fetal alcohol Spectrum Disorder-FaSD).

Il riconoscimento delle gravi conseguenze provocate

dall’alcol sul feto è avvenuto negli anni ‘60: la prima

descrizione clinica di sintomi chiaramente riconducibili ai

danni dell’alcol è stata pubblicata in francia nel 1968 e,

pochi anni dopo, negli usa.

Da allora sono stati tantissimi gli studi, in tutto il mondo, che

hanno permesso di definire meglio la gamma dei diversi

disturbi del feto correlati all’esposizione all’alcol. Purtroppo,

20

21

la maggior parte dei casi di “spettro dei disordini feto-

alcolici” non sono ad oggi facilmente diagnosticati e

dunque non sono trattati in modo appropriato.

Quando la futura mamma beve, l’alcol arriva al feto in

pochi minuti: non lo può metabolizzare, non ha gli enzimi

per farlo. Quindi, l’alcol e i suoi metaboliti si accumulano

nel suo sistema nervoso e negli organi, danneggiandoli.

non si sa qual è la quantità di alcol “sicura”: per questo,

durante questi nove mesi speciali, dovrebbe essere vietato.

Ma purtroppo, molte volte, pur consapevoli del pericolo, i

medici concedono alle donne in gravidanza un bicchiere

di vino o di birra, in alcune occasioni. uno studio italo-

spagnolo di qualche mese fa, diretto dalla dott.ssa Simona

Pichini dell’Istituto Superiore di Sanità, ha dimostrato che

quantità modeste di alcol consumate durante tutta la

gravidanza sono rilevabili sia nel capello materno che nelle

prime feci (meconio) neonatali. Quindi, anche bere poco

ma spesso, ha ripercussioni sul bambino. tuttavia, lo spettro

dei disordini feto alcolici si manifesta tipicamente nei figli

di donne con consumo eccessivo di alcol in gravidanza,

e non nei figli di donne non

alcolizzate che hanno bevuto

piccole quantità di alcol prima di

sapere di aspettare un bambino.

non ci sono dati certi

sull’incidenza della sindrome

feto-alcolica nel nostro Paese.

uno studio del centro di

alcologia del Policlinico Umberto

I di Roma, effettuato nel lazio,

stima una prevalenza pari a 1,2

su 1000 nati vivi. Il 6% presenta

espressioni parziali della sindrome. Il rischio di partorire un

bambino con sintomi della sindrome fetale alcolica (fas) è

stimato attorno al 30-40% delle future mamme con un forte

consumo di alcol in gravidanza. non si conosce il motivo

della diversa suscettibilità dei bambini agli effetti dell’alcol,

la diversa risposta del feto è probabilmente dovuta alla

combinazione di abuso di alcol, fattori genetici, deficit

nutrizionali, fumo o uso di droghe. la maggior parte di

neonatologi e pediatri non diagnostica una FASD se non

c’è una storia di abuso alcolico da parte della madre

ben documentata, a meno che si evidenzi un chiaro ed

incontrovertibile dimorfismo facciale.

le disabilità primarie della sindrome feto-alcolica

includono:

• dismorfismi facciali, evidenziabili tra gli otto mesi e gli otto

anni (occhi piccoli e distanziati, naso corto e piatto, solco

naso-labiale allungato e piatto, labbro superiore molto

sottile, padiglioni delle orecchie scarsamente modellati,

ipoplasia mascellare e mandibolare);

• ritardo nella crescita (valori inferiori alla media per

altezza, peso corporeo e circonferenza cranica, segno

questo di danno cerebrale, possono essere presenti anche

malformazioni cardiache);

• anomalie nello sviluppo neurologico del sistema nervoso

centrale, con alterazioni cognitive e comportamentali.

la sindrome può comportare anche disabilità secondarie,

che si manifestano andando avanti con l’età, e possono

portare a problemi di salute mentale, difficoltà a scuola,

nel lavoro, nei rapporti sociali e sessuali.

Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, le dismorfologie

facciali e i problemi cerebrali si devono all’esposizione

all’alcol durante il primo trimestre di gravidanza, il deficit di

crescita è legato all’esposizione durante la seconda metà

della gestazione, mentre l’alterato sviluppo del cranio

è dovuto all’effetto dell’alcol nella quarta settimana di

gravidanza. difetti congeniti più gravi di norma subentrano

nei primi tre mesi di gravidanza, periodo in cui si sviluppano

gli organi del bambino e durante il quale a volte le donne

sono ancora inconsapevoli del proprio stato.

Il 9 settembre di ogni anno ricorre

la Giornata mondiale della

sindrome feto-alcolica.

nel 1999, in canada un gruppo

di genitori che aveva adottato

bambini affetti dallo spettro

dei disordini feto alcolici decise

che il 9 settembre di ogni anno

avrebbe ricordato al mondo

che durante i nove mesi di

gravidanza è bene astenersi dal

bere alcolici per la salute del

nascituro. L’iniziativa fu raccolta

dalla nuova zelanda, dove il 9 settembre del 1999 alle

ore 9.09, la campana della chiesa metodista di auckland

suonò nove rintocchi per celebrare la prima giornata di

consapevolezza su questa sindrome.

La Fas è una sindrome prevenibile al 100%: è sufficiente

evitare di assumere alcolici durante la gravidanza.

Secondo le statistiche, nonostante sia ormai chiaro che

l’abuso di alcol può danneggiare il feto, l’incidenza della

Fas è un aumento. evidentemente, non vi è ancora una

piena consapevolezza da parte dell’opinione pubblica.

Forse si tende ad associarla solo all’assunzione di

superalcolici, non pensando che anche il vino e la birra

possono avere effetti negativi. è necessaria una azione di

prevenzione efficace, che deve partire da operazioni di

informazione e sensibilizzazione non solo tra le donne, ma

anche tra i futuri papà, sul rischio rappresentato dall’alcol

per il nascituro. è anche compito del ginecologo capire

se una gravidanza è esposta o meno all’alcol. una cura

tempestiva può certamente essere utile per limitare i danni.

L’allestimento museale è stato progettato per offrire al visitatore un quadro completo ed esaustivo sulla storia delle società di mutuo soccorso. Il percorso si apre con dei pannelli informativi che raccontano, in una sequenza cronologica, il fenomeno del mutualismo e continua con delle grandi teche espositive in cui è racchiusa una notevole varietà di materiale documentario, nonché un ragguardevole insieme di medaglie, spille, distintivi ed alcuni cimeli di notevole rarità, riconducibilli ad oltre duecentro tra enti e società di mutuo soccorso, con sedi in Italia e all’estero.

All’interno del museo è presente uno spazio multifunzionale nel

quale coesistono un archivio storico, una biblioteca e un centro

studi. Inoltre, è stato riservato uno spazio per ospitare ogni forma

d’arte: mostre, concerti di musica e rappresentazioni teatrali.

Previa prenotazione, ogni artista potrà esporre o esibirsi

gratuitamente all’interno dello spazio dedicato.

Il Museo del Mutuo Soccorso, nato dalla volontà di valorizzare la storia delle società di mutuo soccorso, si prefigge di salvaguardare e rendere fruibile al pubblico i beni attualmente in dotazione e di promuovere la conoscenza e la ricerca sul tema della mutualità. visitando il museo si ha la possibilità di conoscere da vicino le società di mutuo soccorso, le loro tradizioni e l’importanza sociale che hanno ricoperto nelle varie vicende storiche del nostro Paese.

La struttura accoglie i visitatori anche con visite guidate e per le scuole sono pensati percorsi e laboratori didattici tematici. Sono, inoltre, previste aperture straordinarie nelle quali sarà possibile visitare le mostre in corso, assistere agli spettacoli e partecipare ad eventi e attività didattiche

Apertura:Dal lunedì al venerdì previa prenotazione

11.00 - 13.00 | 15.00 - 18.00 ultimo ingresso 17.30 (ingresso libero)

Info e prenotazioni:+39 337 1590905

[email protected]

Indirizzo:Palasalute

via di Santa cornelia, 900060 - Formello (rM)

23

a cura di carmina santillo I capelli bianchi

e l’alimentazione

certo che può essere definito segno di “Saggezza”, di

“MaturIta’” e anche di “eSPerIenza”, ma la comparsa del

primo capello bianco…è un trauma!!

Solitamente i primi fili bianchi cominciano a farsi vedere

intorno ai quarant’anni, ma sono tantissimi i ragazzi e le

ragazze che iniziano a scoprirli anche a trent’anni.

Le correnti di pensiero sulla motivazione della comparsa

dei capelli bianchi sono diverse: c’è chi sostiene che la

colpa dei capelli bianchi è esclusivamente dei geni, tutto è

scritto nel proprio Dna, c’è chi sostiene invece che la prima

comparsa dei capelli bianchi è la conseguenza di un forte

stress o di un trauma, un grosso dispiacere o uno spavento

che potrebbe farci venire i capelli bianchi anche nel giro

di 24 ore, e c’è chi invece sostiene che tutto dipende dal

nostro stile di vita. Il fumo, ad esempio, è uno dei fattori che

ne favorisce la comparsa!

è certo che, se si tratta esclusivamente di una questione

genetica, non esiste né prevenzione e né rimedio (a meno

della tinta).. e in questo caso non ci resta che accettarla!

Ma quando il Dna invece è dalla nostra parte, potremmo

prevenire.

naturalmente l’insieme dei vari fattori incide tantissimo ma,

scientificamente, al di là anche della questione estetica, i

capelli bianchi non sono altro che un accumulo di tossine

concentrate vicino alla zona celebrale: in termini molto

semplici, la presenza dei capelli bianchi si manifesta quando

i follicoli non sono più in grado di fornire la colorazione al

capello, e questo accade quando il nostro corpo non ha

24

sufficiente melanina.

L’elemento importante che incide sulla produzione di

melanina è proprio l’alimentazione. un’alimentazione non

ricca di vitamine e proteine potrebbe creare dei deficit

nutritivi che danneggiano la cute, facendo apparire i

capelli bianchi.

Andiamo ad analizzare quali sono gli alimenti di cui fare

una bella scorta, oppure da eliminare, o almeno ridurre:

- vitamina b3 (niacina): è fondamentale per la salute dei

nostri capelli, perché interviene nel corretto funzionamento

del metabolismo energetico, favorendo la circolazione

sanguigna verso il cuoio capelluto. Fonti alimentari sono:

lievito di birra, germe di grano, pesce, pollo, tacchino e

carne.

- vitamina b5 (acido proteico Acido pantoteico):

impedisce la formazione dei capelli bianchi e la perdita

dei capelli. Ricche fonti di questa vitamina sono: cereali

integrali, lievito di birra, frattaglie e tuorli d’uovo.

- vitamina b6 o Piridossina: è

coinvolta nell’assimilazione

delle proteine ed agisce

sull’enzima 5 alfa-reduttasi,

contrastando la produzione

di Dht, previene la perdita

dei capelli e aiuta a creare

melanina. Alimenti con

vitamina b6 sono il lievito

di birra, i cereali integrali,

le verdure, le frattaglie e il

tuorlo d’uovo.

- biotina o vitamina b7: produce cheratina ovvero la

sostanza che previene la perdita dei capelli e la comparsa

dei capelli grigi. Fonti di biotina sono: lievito di birra, cereali

integrali, tuorli d’uovo, fegato, riso e latte.

la vitamina b è la più importante per prevenire i capelli

bianchi e i carboidrati e le proteine sono le principali

famiglie di alimenti da considerare sempre nella nostra

quotidianità.

- vitamina a: è una vitamina antiossidante che aiuta a

produrre sebo nel cuoio capelluto e lo rende in tal modo

più sano. Ricche risorse di questa vitamina sono: olio di

fegato di pesce, carne, latte, formaggio, uova, spinaci,

broccoli, carote, albicocche e pesche..

- vitamina c: così come la vitamina a, si tratta di una

vitamina antiossidante che aiuta a mantenere, non solo i

capelli, ma anche la pelle in buono stato. alimenti ricchi di

vitamina c sono: agrumi, fragole, kiwi, ananas, pomodori,

peperoni verdi, patate e verdure verde scuro.

- vitamina e: questa vitamina è anch’essa un antiossidante,

che migliora la circolazione del sangue verso il cuoio

capelluto. ricche fonti di vitamina e sono: oli vegetali, olio

di germe di grano, soia, semi crudi e noci, fagioli secchi e

verdure a foglia verde.

Il cuoio capelluto ha bisogno che la circolazione sanguigna

non arrivi con difficoltà e le vitamine che consentono

questo processo permettono ai nostri capelli di mantenere

un colore naturale!

- rame: è il minerale la cui mancanza nel corpo umano

implica contribuzione alla comparsa prematura dei

capelli bianchi; gli alimenti ricchi di questo minerale sono:

frutta secca, avena, riso integrale, legumi, champignon,

cacao, patate dolci e frutti di mare. è fondamentale per la

produzione di melanina, pigmento essenziale per il colore

del capello!

- eccesso di sale: fattore che influisce sulla comparsa dei

capelli bianchi; si potrebbe

ovviare optando per il

sale marino o il sale rosa

dell’himalaya, ricchi di

minerali e di oligoelementi.

- cibi acidi: provocano

aumento del livello di acidità

nel corpo che giunge fino

ai capelli provocandone lo

sbiancamento. ridurli, come

il sale, sarebbe elemento

interessante di prevenzione!

un’alimentazione non corretta, ricca di troppi grassi, amidi,

zuccheri, cibi elaborati e non casarecci e povera invece di

vitamine e sali minerali, nonché di proteine ed aminoacidi,

non rappresenta sicuramente il perno per la salute del

proprio corpo, e la salute del cuoio capelluto necessita

delle medesime attenzioni!

un deficit di questi nutrienti essenziali rallenta il normale

lavoro delle cellule riservate alla produzione di melanina,

alternando lo stato di salute dei capelli.

Ma esiste una prevenzione più semplice per evitare lo

shock di una comparsa prematura dei capelli bianchi?

non c’è soluzione migliore e più semplice che “mangiare”!

è vero, bisognerebbe mangiare bene e non per tutti è

facile, facendo solo attenzione ad evitare le cose che

già di consueto rappresentano il nemico della nostra

salute, ma è altrettanto vero come sia positivo sapere che

prevenire, in questo caso, implicherebbe anche maggiore

soddisfazione per il nostro palato!

25

ITALIA

“La salute è la più grande forza di un popolo civile”

Siamo una delle più grandi realtà nel panorama della Sanità Integrativa e lo dobbiamo al lavoro, alla passione e alla professionalità che mettiamo in ogni sfida che dobbiamo affrontare.Siamo impegnati nella ricerca costante di nuovi traguardi da raggiungere, forti di un credo che vede la Salute e il Benessere della persona al centro di ogni nostra attività, diritti fondamentali da tutelare e promuovere.In questi anni abbiamo formato professionisti della Salute, sposando i principi di una Società moderna e collaborativa in cui tutti possano contribuire alla costruzione di un sistema socio-assistenziale solido, orientato sulla Cura Totale della persona.Insieme abbiamo creato una rete efficiente e ben organizzata sul territorio credendo nei nostri progetti, ma soprattutto nelle persone che ci hanno dimostrato, nel tempo, dedizione e disponibilità a formarsi. Persone che, ogni giorno, ci consentono di scrutare l’orizzonte con serenità e voglia di fare e alle quali vorremmo dire il nostro grazie.

26

a cura dimariachiara manopulo

Il latte materno rappresenta l’alimento migliore per i

neonati. Ma cosa succede quando un bimbo nasce

prematuro, e la madre non ha la possibilità di allattarlo?

Per questo sono nate le Banche

del latte umano donato (Blud): le

mamme che hanno latte in eccesso,

possono decidere di donarlo.

La promozione dell’allattamento

materno, in linea con le

raccomandazioni dell’unicef e

dell’oMS, è un obiettivo di salute

di grande importanza per la sanità

pubblica.

Pediatri e nutrizionisti sono d’accordo nel definire che il latte

materno rappresenti l’alimento migliore per i neonati, perché

fornisce tutti i nutrienti di cui hanno bisogno nella prima fase

della loro vita, come certi acidi grassi polinsaturi, proteine,

ferro assimilabile. Inoltre, contiene sostanze bioattive e

immunologiche, che non si trovano nei sostituti artificiali

ma che sono importantissimi sia per proteggere il bambino

da eventuali infezioni batteriche e virali, sia per favorire lo

sviluppo intestinale. e ancora, consente un corretto sviluppo

del sistema nervoso del neonato,

protegge dalla celiachia, da

allergie, contribuisce a prevenire

il diabete giovanile nei bimbi

geneticamente predisposti, può

aiutare a combattere sovrappeso

e obesità.

Per gli esperti, il latte materno

è specie-specifico, è cioè un

alimento biologicamente adatto

per l’essere umano. Per adeguarsi meglio alle necessità

di crescita del neonato, oltretutto, non ha mai la stessa

composizione.

Per favorire l’allattamento, i neonatologi consigliano di

attaccare il piccolo al seno subito dopo il parto, così

L’importanza del latte materno e il ruolo delle blud

27

In evIdenza

da instaurare con la mamma un

contatto “pelle a pelle”. Già nelle

primissime ore di vita, il piccolo è

in grado di trovare da solo il seno

materno e di succhiare. Inoltre il

corpo della mamma aiuta il bambino

a mantenere una temperatura

adeguata e il neonato ne risente in

modo positivo.

Il ministero della Salute ha promosso

quest’anno la campagna “Allattare al

seno, un investimento per la vita”, con

l’obiettivo di promuovere e sostenere

l’allattamento materno come pratica

naturale e di primaria importanza per

la salute del bambino.

Ma che succede se un bimbo nasce

prematuro e la mamma non ha la

possibilità di allattarlo? Per questo sono nate le Banche del

latte umano donato (Blud).

grazie alle blud, le mamme che hanno latte in eccesso

rispetto alle necessità del proprio bambino possono decidere

di donarlo. I bambini prematuri lottano ogni giorno contro

mille difficoltà; sono costretti a rimanere a lungo in ospedale,

e possono andare incontro a diverse problematiche, dovute

soprattutto all’immaturità dell’apparato gastroenterico e alla

incapacità di nutrirsi come un bambino normale. Soprattutto

per loro, il latte materno è una vera e propria medicina:

aiuta nella digestione, fornisce le preziose sostanze nutritive

nella forma più assimilabile, rafforza il sistema immunitario e

favorisce lo sviluppo del sistema nervoso centrale.

già nel 2013 la società europea

di gastroenterologia, epatologia

e nutrizione pediatrica

(espghan) ha raccomandato

l’impiego del latte di banca

come prima opzione in assenza

di latte materno.

Sempre nel 2013, in conferenza

Stato-regioni è stato raggiunto

un accordo sulla gestione delle

banche del latte umano donato:

su questa base sono state

elaborate le “Linee di indirizzo

nazionale per l’organizzazione

e la gestione delle banche del latte umano donato

nell’ambito della protezione, promozione e sostegno

dell’allattamento al seno”. con 32 banche attive, il nostro

paese è tra i più attivi in europa. chiaramente, il latte della

donna, come altri organi o tessuti umani, non può essere

commercializzato: la donazione è gratuita e la privacy

viene garantita.

Durante la Prima conferenza nazionale

“promozione e sostegno dell’allattamento

al seno”, svoltasi lo scorso 12 maggio

presso il ministero della Salute, è stato

firmato il documento “Promozione dell’uso

di latte materno nelle Unità di Terapia

Neonatale ed accesso dei genitori ai

reparti. Raccomandazione congiunta di

Tavolo Tecnico operativo interdisciplinare

per la promozione dell’allattamento al seno

(TAS), Società Italiana di Neonatologia (SIN)

e Vivere Onlus”, che tra gli altri, si pone

l’obiettivo di facilitare la costituzione di

banche del latte umano a base ospedaliera,

per aumentare l’uso del latte umano in

assenza di quello materno, soprattutto nei

neonati pretermine.

un eccellente esempio di banche del latte

umano arriva da Bologna. “Di mamme ce

n’è una sola. Ma a volte ne servono di più”: con questo

slogan l’ospedale Sant’orsola-Malpighi, più di tre anni fa,

ha creato la banca del latte umano donato “allattami”,

grazie alla partnership con Granarolo e alla partecipazione

dell’Associazione Cucciolo. è quindi un esempio di

collaborazione virtuosa tra pubblico e privato. La banca

fornisce fin dall’inizio latte materno alla neonatologia del

Sant’Orsola ma ha esteso il proprio raggio d’azione anche

al Maggiore di Bologna e al Policlinico di Ferrara. “allattami”,

come le altre banche, seleziona le mamme donatrici, ritira il

loro latte direttamente al domicilio – il trasporto avviene nel

rispetto della catena del freddo, in modo che il latte arrivi

alla banca ancora congelato -, lo pastorizza, lo conserva

in condizioni di sicurezza e lo

fornisce agli ospedali cittadini.

L’obiettivo è raccogliere almeno

i 600 litri di latte umano donato

che servono ai neonati ricoverati

nelle terapie intensive neonatali

del Policlinico Sant’Orsola e

dell’Ospedale Maggiore. Per

raggiungerlo, è stata avviata una

forte azione di sensibilizzazione

verso le future e nuove mamme,

grazie alla collaborazione

dell’azienda usl di bologna,

del collegio delle ostetriche,

dei Pediatri di famiglia e del

cucciolo, associazione bolognese dei genitori dei bambini

nati prematuri. La banca si basa su due componenti: una

di tipo medico-sanitario rappresentata dal Sant’orsola,

che seleziona le donatrici; e l’altra rappresentata da

granarolo, che segue l’aspetto tecnico di sanificazione del

latte, per renderlo assolutamente sicuro per i piccoli che lo

riceveranno.

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a cura di nicoletta mele La storia di Alex: parla di nuovo

due lingue con il solo emisfero destro del cervello funzionante

Alex è un ragazzo di origine romena che all’età di sette

anni ha imparato la lingua italiana frequentando tutte le

scuole dell’obbligo nella provincia di cuneo. Poco più

che ventenne, ha subito un gravissimo trauma cranico

encefalico, seguito da un lungo periodo di coma. ha

eseguito tutti gli accertamenti previsti e il risultato è stato

che il danno subito ha disintegrato totalmente l’emisfero

sinistro del suo cervello. Dal punto di vista visivo, la sua

risonanza magnetica era impressionante: tutto nero nella

parte di sinistra e tutto bianco, con le sue circonvallazioni,

e perfettamente integro quello di destra.

aveva perso totalmente la parola, il danno era così

importante che riusciva ad articolare solo pochi suoni per

esprimere bisogni, emozioni, richieste, risposte.

Dopo essere stato dimesso dall’ospedale ha proseguito

le terapie, in un primo momento presso il centro di

neuroriabilitazione di Fossano e poi al centro di riabilitazione

per traumatizzati cranici e gravi cerebrolesioni acquisite,

Puzzle di torino, diretto dalla professoressa Marina Zettin.

Per lui il programma giornaliero era intenso: lunghe ed

estenuanti ore di fisioterapia, logopedia, neuropsicologia

cognitiva, piscina, allenamenti del cervello. Dopo due anni

di lavoro, grazie anche alla grande forza di volontà e al

supporto della famiglia, alex ha sorpreso tutti: ha iniziato

a parlare con singole parole sia in lingua romena che

italiana, stessa quantità, quasi gli stessi vocaboli e dopo tre

anni il suo linguaggio si è addirittura arricchito.

La sua storia è a dir poco eccezionale e senza

30

precedenti dal punto di vista scientifico, lo dimostra la

recente pubblicazione sulla prestigiosa rivista scientifica

internazionale “Brain & Language”.

ognuno di noi ha due emisferi del cervello collegati tra loro:

l’emisfero di sinistra, detto dominante per i destrimani, le cui

aree corticali sono deputate alla funzione del linguaggio

e a tutte le funzioni intellettive superiori, e l’emisfero di

destra, tipicamente deputato a funzioni spaziali, musicali

ed emotive.

Quando si subisce un danno cerebrale nell’emisfero di

sinistra, il linguaggio subisce un importante deficit chiamato

afasia, che porta a una menomazione della parola, sia essa

su base motoria (il paziente non riesce più ad articolare le

parole) che sensoriale ed uditiva (cattiva comprensione

e produzione di un’insalata di parole incomprensibili e

indecifrabili).

I danni però, possono subire un’evoluzione positiva, un

recupero concesso da un ripristino cerebrale grazie alla

neuroplasticità del cervello.

Questa storia ha permesso al mondo scientifico di

conoscere un aspetto ancora sconosciuto.

Per saperne di più, abbiamo intervistato la professoressa

Marina zettin.

“alex è arrivato da noi con un’afasia molto importante,

il cervello era completamente distrutto. Mai in 35 anni di

carriera ho visto una tac come la sua. nessun essere umano,

in quelle condizioni, avrebbe potuto riacquistare l’uso

completo del linguaggio. Paradossalmente, invece, grazie

anche alle nuove tecniche di imitazione del linguaggio

utilizzate, è stato concesso all’emisfero di destra di avere

la possibilità di recuperare “copiando” entrambe le lingue.

questo caso ha dimostrato che l’emisfero destro può, in

seguito a cerebrolesione,

assumere un ruolo chiave

nel vicariare le funzioni

linguistiche normalmente

processate dalle aree di

sinistra. Il caso è eccezionale

perché di fronte a un danno

di questo genere nessuno

pensa che si possa recuperare

in maniera straordinaria e

questo ha rappresentato

anche l’importanza scientifica

di dimostrare che il cervello

ha aree supplementari

che si innescano e che la

riabilitazione (intensiva) ha un

ruolo fondamentale”.

Sembra quindi che il ruolo

svolto da questo emisfero nel

recupero del linguaggio sia molto meno marginale di

come si è pensato finora. già in passato era stato descritto

da barlow, uno studioso del XIX secolo, il caso di un

uomo con gravi deficit linguistici conseguenti a un danno

dell’emisfero sinistro che, con il tempo, aveva recuperato

le sue capacità, per poi perderle nuovamente a causa di

una lesione delle aree cerebrali di destra. Il ruolo cardine

svolto dall’emisfero destro nel recupero del linguaggio

è stato descritto anche in anni più recenti. nel 2001 un

gruppo di ricercatori tedeschi ha infatti scoperto che nel

60% dei pazienti con tumore al lobo frontale di sinistra le

aree corrispondenti di destra si attivavano durante lo

svolgimento di compiti linguistici.

Professoressa, avete utilizzato delle nuove tecniche del

linguaggio, può spiegare in cosa consistono?

“Sono delle tecniche che favoriscono l’incremento del

linguaggio attraverso le quali il paziente viene sottoposto

per circa due ore al giorno a dei programmi in cui sei attori

pronunciano per sei volte ciascuno una parola o una frase.

In questo caso si ha una ripetizione continua della parola e

il paziente vede per più volte anche il movimento labiale”.

alex ha recuperato due lingue lasciando, in questo caso,

“senza parole” gli specialisti. Quanto è stata determinante

la forza di volontà del ragazzo?

“I traumi cranici rispetto ai danni vascolari hanno delle

possibilità in più di recupero. In questo caso però era

talmente evidente l’importanza del danno che mai

avremmo potuto pensare un recupero di questo tipo.

Alex sin da subito si è dimostrato collaborativo e ha

dimostrato alla famiglia che non sarebbe mai diventato un

peso per loro. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di tornare

a parlare”.

Qual è il suo augurio per Alex?

“che possa essere collocato in

un posto di lavoro. tutto questo

sforzo sarebbe vano se la

società lo lasciasse emarginato

a casa. Questo sarebbe il vero

successo di tutto questo lungo

iter”.

Il cervello è ancora un

mistero, ma alex è stata la

dimostrazione che nulla è

impossibile e, quando meno te

lo aspetti, arrivano dei risultati

sorprendenti sconosciuti anche

al mondo scientifico.

Nessuna distinzione per numero di componenti della famiglia

Nessuna distinzione di etàSussidi per Single o Nucleo famigliare

Detraibilità fiscale (Art. 15 TUIR)Nessuna disdetta all’associato

Durata del rapporto associativo illimitataSoci e non “numeri”

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la disabilità come un altro modo di vivere: l’Associazione mai soli e la fondazione basis

a cura diredazione health online

Sono tante le associazioni che si rivolgono al mondo della

disabilità. L’Associazione Mai Soli è una di queste. è nata nel

dicembre 2008 dall’enorme impegno di genitori di persone

diversamente abili al fine di ottenere il loro benessere

psico-fisico e sociale. Sin dall’inizio, ha aperto un dialogo

permanente con le Istituzioni ed altre associazioni, sia nel

territorio di San cesareo, in provincia di roma, dove ha sede,

sia nei dintorni, in un’ottica di reciproca collaborazione. I

valori principali a cui si ispira sono la centralità della persona

e la salvaguardia della sua dignità, e si impegna per

raggiungere tutti i suoi obiettivi tramite un percorso attivo e

non di tipo assistenziale.

nel 2010 è stato realizzato un progetto “oggi cucino io”,

cofinanziato dalla comunità

Montana dei castelli

romani, con l’obiettivo di far

acquisire ai ragazzi capacità

prettamente tecniche

per renderli minimamente

autonomi che ha dato molte

soddisfazioni. nello stesso

anno, l’associazione ha

aderito per la prima volta al

movimento sportivo “Special

olympics Italia”, che nel 2011

ha selezionato 4 dei suoi atleti

per i mondiali di calcio a5 che si sono svolti ad atene; nel

2013 per gli europei di anversa e nel 2015 per i mondiali di los

angeles. tutte e tre le manifestazioni hanno regalato grandi

soddisfazioni ma soprattutto entusiasmo ed autostima ai

ragazzi.

L’associazione ha chiesto anche la collaborazione

dell’attrice e regista elisa capo, per formare una classe

di teatro con i ragazzi, per offrire loro una esperienza che

sarebbe stata stimolante e formativa. Elisa ha pensato

di utilizzare il potenziale di ognuno di loro, considerando

l’handicap non come punto di arrivo ma come punto di

partenza. Infatti, quest’anno per la prima volta si sono

confrontati con compagni normodotati con cui poter

scambiare tecniche, esercizi, improvvisazioni proprio come

una “normale” giovane compagnia teatrale sperimentale,

ottenendo un notevole successo presso i teatri di compagnie

“normali”.

Da alcuni mesi, l’associazione ha avviato una collaborazione

con la Fondazione basis, un ente no-profit che ha come

obiettivi la promozione di iniziative culturali, educative,

formative, di integrazione sociale, di assistenza sanitaria, e

la diffusione della cultura, costituita per iniziativa di health

Italia, della società di mutuo soccorso Mutua Mba e della

società cooperativa coopsalute.

“Dal nostro punto di vista ed alla luce della nostra esperienza

abbiamo capito che si deve evitare di riempire il tempo dei

nostri ragazzi con molteplici attività superflue, invece, lo si

deve utilizzare per creare insieme a loro un mondo dove

la disabilità è solo un altro modo di vivere. Infatti con la

Fondazione Basis abbiamo potuto costatare che quello che

era solo un nostro pensiero si è trasformato in realtà. Abbiamo

avuto la fortuna di conoscere il Presidente della Fondazione

Basis Massimiliano Alfieri, nonché il Vicepresidente Marco

Marcocci, con i quali abbiamo

potuto aprire un dialogo che

si è rivelato molto positivo

e ci auguriamo sia l’inizio

di una lunga e costruttiva

collaborazione volta alla

crescita ed al miglioramento

delle condizioni di vita dei

nostri ragazzi che hanno tanta

voglia di integrarsi ‘con il

resto del mondo’, sentendosi

a loro volta utili al prossimo”;

queste le parole di cristina

Spagnoletti, presidente associazione Mai Soli.

Per saperne di più su questa collaborazione, abbiamo

intervistato Marco Marcocci, vicepresidente della

Fondazione Basis.

come è nata l’idea di collaborazione con l’associazione

Mai Soli e quali sono i progetti che avete seguito insieme?

con l’associazione Mai Soli abbiamo iniziato a collaborare

a seguito di una loro presentazione qualche mese fa: ci

ha colpito il fatto che fossero principalmente famiglie che

sulle loro forze cercavano di accompagnare questi ragazzi

con disabilità nelle varie manifestazioni sportive. tra l’altro,

abbiamo avuto modo di verificare che partecipano con

grande profitto: c’è quindi anche una grande soddisfazione

nel vedere questi ragazzi, ricchi di una diversa abilità, che

riescono ad eccellere in queste discipline.

La Fondazione Basis ha quindi deciso di dare un contributo

per far fronte alle iniziative che già stavano portando avanti.

33

Il percorso di conoscenza, di collaborazione è andato

avanti in questi mesi: loro ci hanno proposto, anzi, ce lo

siamo proposti insieme, di organizzare una partita di

calcetto visto che gran parte di questi ragazzi si cimenta

soprattutto nel calcetto. Abbiamo giocato questa partita lo

scorso 27 maggio, e ci ha colpito la grande organizzazione

di gioco di questi ragazzi: quando fai una esperienza del

genere con ragazzi con disabilità, e riesci a dargli una

disciplina così precisa e, allo stesso tempo, regali loro la

gioia di farlo, senza stress, sentendo veramente il gusto di

fare sport e di stare insieme....hai vinto sempre!

ci ha colpito, è stata

una bella esperienza.

Siamo poi andati a

mangiare una pizza,

anche insieme a

tutte le famiglie: è

stata una occasione

per conoscerci a cui

hanno partecipato

anche i dipendenti di

Mba e di coopsalute

e a cui abbiamo

volentieri contribuito.

Da lì è nata poi

un’altra possibilità:

visto che alcuni

dei ragazzi

de l l ’Assoc iaz ione

hanno fatto tempo

fa un corso come

pizzaioli, abbiamo

organizzato un

evento alla Selvotta

Suite, una struttura

ricettiva di Formello

che fa parte

della nostra rete.

Abbiamo chiamato

i pizzaioli, abbiamo

coinvolto i ragazzi

de l l ’Assoc iaz ione

nel processo di

preparazione della

pizza e poi abbiamo mangiato insieme.

Siamo stati con le loro famiglie, abbiamo partecipato

anche noi con le nostre famiglie... è stato un bel

momento di integrazione. anche lì, ci ha colpito la gioia

spontanea di questi ragazzi e dei loro genitori, che vivono

gli accompagnamenti di questi figli in maniera sempre

dinamica e gioviale, nonostante il grande impegno che gli

viene richiesto.

La sera prima una loro delegazione ha partecipato

all’inaugurazione del Museo del Mutuo Soccorso: è

stato molto bello, perché abbiamo chiamato uno dei

rappresentanti di questa associazione, alessio, che ha

tagliato il nastro, suggellando questa collaborazione tra le

nostre realtà..

State già lavorando per altre iniziative?

Altre iniziative con l’Associazione Mai Soli sono in

definizione. l’obiettivo è consentire loro di partecipare

agli appuntamenti sportivi a cui si stanno preparando,

allo “Special olympics”, una occasione di sport dedicata

a chi ha disabilità...

Sono tutti progetti che

abbiamo in fieri, e sono

in corso valutazioni per

sostenerli anche in

altri progetti, in altre

attività.

Avete altri progetti

importanti in corso,

anche con altre

realtà?

con la caritas locale

di Formello abbiamo

realizzato un piano

sanitario, una serie

di garanzie sanitarie,

per le 157 famiglie

assistite dalla caritas.

Anche questa è

una esperienza

importante, data la

platea delle persone

che sono coinvolte

e il grande valore

dell’iniziativa per

persone che vivono

una condizione di

difficoltà economica.

In generale cerchiamo

di supportare anche

persone che vivono

situazioni particolari: tra tutte segnalo quella di Giorgia e

Sofia, due bimbe che hanno avuto una forma tumorale

molto grave...i genitori si sono trovati da un momento

all’altro con queste due bimbe di uno e tre anni di fronte

ad un “mostro”… noi abbiamo dato un contributo spese

per questi mesi per tutti gli spostamenti che devono fare i

genitori tra un ospedale e l’altro (Parigi e Milano)...genitori

che adesso vivono totalmente in funzione delle esigenze

di queste bimbe, con cui stanno cercando di combattere

questa forma molto grave di tumore.

Coopsalute è una cooperativa che nasce dalla volontà di costituire un unico punto di incontro tra la domanda e l’offerta di prestazioni e servizi socio- sanitari-assistenziali.

Peculiarità di Coopsalute è infatti quella di stipulare accordi e convenzioni con società di Mutuo Soccorso, Casse di Assistenza, Fondi Sanitari e Compagnie di Assicurazione da un lato e Cooperative, Società di Servizi e liberi professionisti dall’altro.Essere Cooperativa significa agire insieme per il benessere dell’ individuo e il miglioramento della qualità della vita, in un’ottica solidaristica e mutualistica.

Il primo network italiano dedicato all'assistenza domiciliare e a tutti quei servizi pensati e costruiti intorno alle esigenze dell'utente.

Coopsalute S.C.p.A. [email protected] www.coopsalute.org

Nello scenario socio-economico attuale, riveste un ruolo sempre più di rilievo l’assistenza domiciliare, rivolta ad anziani, disabili, malati e a chiunque si trovi a vivere particolari condizioni di fragilità. Per agevolare il paziente e la sua famiglia in termini di confort e privacy, è importante che tale prestazione sia svolta nel rispetto e nel mantenimento delle massime condizioni qualitative e con assoluta professionalità. Coopsalute assicura tali peculiarità, mediante un’accurata selezione su tutto il territorio nazionale degli erogatori di tali prestazioni, per poter poi formulare pacchetti di prestazioni e servizi ad hoc, da offrire ai suoi convenzionati.

Monitorando costantemente il mercato e i suoi mutamenti e i cambiamenti dei bisogni della collettività, Coopsalute, plasmandosi attorno ad essi, riesce a fornire prestazioni sempre innovative e attuali garantendo anche il costante supporto della sua Centrale Salute H24.

Coopsalute, convenzionata tra l’altro con oltre 20 Fondi Sanitari, casse di Assistenza e Società di Mutuo Soccorso, fruitori dei suoi servizi, intende proseguire la sua crescita, divenendo il principale punto di riferimento per tutti gli attori dello scenario socio-sanitario-assistenziale, il “regista” attraverso il quale le parti si incontrano, nel soddisfacimento di bisogni condivisi.

800 598 635

Centrale Cooperativa(riservato agli Assistiti)

06 90198069

info e ufficio convenzioni

aderente Aaderente Baderente Caderente D

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L'assistito si affida a CoopsaLute per la propria esigenza sanitaria.

CoopsaLute si occupa di reperire, all'interno del suo network, le prestazioni richieste.

L'assistito usufruisce del servizio adatto alle proprie necessità.

35

a cura di mariachiara manopulo donazioni di midollo osseo:

l’emilia-romagna dei record fa accordo con admo

L’Emilia-Romagna è al primo posto in Italia per numero di

donatori di midollo osseo. L’accordo che la Regione ha

stipulato con Admo è volto ad azzerare le liste d’attesa

e pianificare il reclutamento di circa 6000 nuovi donatori

l’anno.

Donare, donare, donare. È questa la parola d’ordine,

l’appello che i medici e i volontari delle associazioni fanno

ai cittadini: donare il midollo osseo.

per alcune malattie il trapianto di midollo osseo è l’unica

soluzione. La chemioterapia da sola non basta: elimina gran

parte della malattia ma non guarisce del tutto. Le speranze

di vita di molte persone malate sono legate all’esistenza

e alla disponibilità di chi si offre come donatore. Sono

moltissime le persone che

ogni anno nel nostro Paese

necessitano di trapianto, ma

purtroppo la compatibilità

genetica è un fattore molto

raro, ed esiste soprattutto tra

consanguinei. chi non ha un

donatore consanguineo ha

l’unica speranza di trovare

donatori volontari tipizzati, le

cui caratteristiche genetiche

sono già registrate in una

banca dati. ci sono dei

registri appositi, nazionali,

europei, mondiali. In Italia c’è

il registro Italiani Donatori Midollo osseo. la probabilità che

due persone non consanguinee siano compatibili per il

trapianto è di una ogni 100mila. troppo bassa. ed è a questo

che servono i registri: più donatori ci sono, più aumentano

le probabilità per il malato di trovare il “suo”nuovo midollo

osseo.

In Italia servono circa 1.000 nuovi donatori effettivi all’anno.

l’admo, Associazione Donatori Midollo Osseo, è nata nel

1990, con l’obiettivo principale di sensibilizzare e informare

la popolazione italiana sulla possibilità di combattere le

leucemie, i linfomi, il mieloma e altre neoplasie del sangue

proprio con la donazione e il trapianto di midollo osseo.

Si occupa di fornire agli interessati le informazioni sulla

donazione e invia i potenziali donatori ai centri trasfusionali

del Servizio Sanitario nazionale, presso i quali vengono

sottoposti a un prelievo di sangue, detto tipizzazione hla (un

semplice prelievo di sangue), necessario per poter stabilire

il grado di compatibilità tra un donatore e un paziente

che necessita un trapianto di midollo. I dati vengono poi

inviati al registro Italiano Donatori Midollo osseo (IbMDr),

rispettando ovviamente la normativa sulla privacy.

l’admo ha sedi in ogni regione, sono associazioni

autonome ma con uguale statuto e operanti sotto

lo stesso marchio d’immagine, coadiuvate - nel loro

lavoro - da sezioni e gruppi. l’admo emilia-romagna ha

recentemente, lo scorso 12 luglio, stabilito un rapporto

di collaborazione con la regione emilia-romagna, con

l’obiettivo principale di rendere più snello l’intero sistema

del trapianto di midollo, eliminando le liste d’attesa dei

potenziali donatori e coinvolgendone di nuovi.

l’emilia-romagna è al primo posto in Italia per numero

di nuovi donatori di midollo

osseo. nel 2015 i donatori

sono stati 5.090, soprattutto

giovani: il 70% degli iscritti nel

registro regionale ha tra i 18

e i 25 anni. Dal primo gennaio

al 30 giugno 2016, si sono

registrati più di 3.000 nuovi

donatori.

“numeri, questi,

estremamente positivi – ha

sottolineato la Regione in

un comunicato -, frutto

di modalità d’intervento

innovative - il prelievo di saliva

tramite un apposito kit - concordate tra aDMo e regione,

che vengono ora formalizzate nel rapporto”.

negli ultimi anni, in diverse province della regione si erano

create liste di donatori di midollo osseo in attesa di prelievo

per la tipizzazione hla. nel 2014 grazie ad admo sono state

ridotte le liste a parma e modena: durante manifestazioni

ed eventi, l’associazione ha raccolto i potenziali donatori

ed eseguito i prelievi con il tampone salivare, con l’aiuto di

personale sanitario volontario. I campioni sono stati inviati al

laboratorio di Immunogenetica dell’azienda ospedaliero-

universitaria Sant’orsola-Malpighi di bologna.

Il prelievo salivare rappresenta quindi una integrazione

al prelievo di sangue, e permette di evitare le attese

troppo lunghe ai donatori potenziali che aspettano di

essere chiamati dal centro Donatori. Il fatto poi che tutti i

campioni siano confluiti al laboratorio di Immunogenetica

dell’azienda ospedaliero-universitaria di bologna ha

36

fatto sì che le iscrizioni dei donatori avvenissero in modo

continuativo. nel 2015 il registro regionale dell’emilia-

romagna e il centro Donatori di bologna sono stati così

quelli che hanno fornito il maggior numero di nuove

iscrizioni a livello italiano.

L’accordo di collaborazione si pone quindi scopi precisi:

azzerare le liste d’attesa presenti in emilia-romagna

(attualmente, sono 400 le persone) attraverso il prelievo

dei campioni di saliva (campioni che verranno poi inviati al

laboratorio di Immunogenetica dell’azienda ospedaliero-

universitaria Sant’orsola-Malpighi di bologna) e pianificare

il reclutamento da parte di admo di circa 6000 nuovi

donatori l’anno, che verranno tipizzati con il prelievo

salivare.

Il rapporto stabilisce inoltre un termine massimo di 15 giorni

per la tipizzazione dei prelievi di sangue che vengono

fatti nelle diverse sedi regionali; in caso di impossibilità

dei laboratori di Immunogenetica di riferimento,

dovranno essere inviati al laboratorio di Immunogenetica

dell’azienda ospedaliero-universitaria di bologna.

l’accordo prevede poi che, a partire dal primo gennaio

2017, l’intera attività del registro regionale dei donatori di

midollo osseo venga centralizzata al Sant’orsola-Malpighi.

Sarà proprio il Sant’Orsola a elaborare e sottoscrivere una

specifica convenzione con admo emilia-romagna per

raggiungere questi obiettivi, per conto della regione,

37

coordinando le attività. Per l’associazione ci sarà un rimborso

di 59mila euro per i 6000 nuovi donatori previsti per l’anno

2016, per ogni kit utilizzato per il prelievo del campione

salivare e l’invio al laboratorio di Immunogenetica.

l’utilizzo del tampone salivare comporta diversi vantaggi,

soprattutto, il minore tempo impiegato dal donatore per

effettuare l’iscrizione: non servono più tutti i passaggi

burocratici necessari in caso di prelievo di sangue. La

possibilità di adesione attraverso una procedura immediata

porta i potenziali donatori ad iscriversi immediatamente

al registro, aumentando così il numero dei donatori e le

possibilità di trovare un donatore compatibile per i pazienti

a livello mondiale che necessitano di un trapianto di

midollo osseo.

Per saperne di più, health online ha intervistato rita

Malavolta, presidente di admo emilia-romagna.

Perché è così importante donare il midollo osseo, e chi può

candidarsi per la donazione?

la donazione di midollo osseo è molto importante,

soprattutto per quei casi in cui la chemioterapia non

sortisce effetto. Alcune patologie vengono inserite da

subito nella lista per il trapianto, altre solo dopo alcuni mesi

di chemioterapia, se questa da sola non basta. Purtroppo,

la compatibilità familiare è un evento sempre più raro,

ci sono sempre più figli unici, e la compatibilità massima

la si cerca oramai più che altro nel registro Italiano dei

Donatori di Midollo osseo. chiaramente, la compatibilità

massima si ha tra persone dello stesso gruppo etnico. I

potenziali donatori devono avere un’età compresa tra

i 18 e i 35 anni, un peso superiore ai 50 kili e l’assenza di

patologie particolari, come le malattie del sangue o altre

gravi forme infettive (aIDS, hIv, epatite). Il donatore può

essere chiamato a donare fino al compimento dei 55 anni.

si può donare per un non consanguineo una volta sola,

e si rimane, sempre su base volontaria, a disposizione di

quella persona per tutta la vita. La donazione per un non

consanguineo non preclude però la possibilità di donare

successivamente per un familiare. Mentre se la prima

donazione è a favore di un membro della famiglia, non ci

si può iscrivere al Registro.

la regione emilia-romagna detiene il record dei donatori

di midollo osseo. come si è arrivati a questo risultato?

come admo ci siamo impegnati al massimo in una

campagna massiccia di sensibilizzazione ed informazione.

ci siamo rivolti ai ragazzi, siamo andati nelle scuole, nelle

università, nei centri sportivi. Ma anche nelle aziende,

dove abbiamo svolto diversi incontri con i dipendenti, per

incentivarli ad iscriversi al registro. un ruolo importante per

combattere le liste di attesa è stato svolto dalla nuova

metodologia di prelievo salivare, che ci ha permesso di

reclutare potenziali donatori anche nel corso di eventi e

manifestazioni.

l’accordo con la regione prevede il reclutamento di 6000

nuovi donatori. come pensate di raggiungere questo

obiettivo?

continuando su questa strada, aumentando le iniziative di

sensibilizzazione e rivolgendoci ai giovani. Abbiamo anche

in corso una importante collaborazione con avis e Fidas,

le più importanti federazioni di associazioni di donatori di

sangue, e insieme stiamo facendo davvero un gran lavoro.

l’accordo con la regione emilia-romagna rappresenta

un risultato importantissimo. Si potrà replicare presto anche

in altre Regioni?

l’emilia-romagna è una regione molto avanti per quanto

riguarda queste iniziative. Purtroppo altre realtà sono più

difficili, ma stiamo comunque lavorando per estendere

questo modello anche nel resto del Paese. lombardia,

Piemonte, veneto, trentino alto-adige stanno lavorando

bene in tal senso, quindi prevediamo la realizzazione di un

modello simile entro brevissimo tempo anche nelle regioni

del nord Italia.

come si fa a diventare donatori di midollo osseo?

ci si può rivolgere direttamente noi. abbiamo sedi

in ogni regione d’Italia e collaboriamo a strettissimo

contatto con il Servizio Sanitario nazionale. Si

può quindi chiamare la sede Admo più vicina

e dopo una valutazione dei pre-requisiti si fissa

un appuntamento; dopo un colloquio con un

medico, si firma il consenso informato, l’adesione al

registro Italiano Donatori di Midollo osseo (IbMDr)

e si effettua un esame del sangue, la tipizzazione

hla. I risultati della tipizzazione vengono inseriti nel

registro nazionale, collegato con tutti i registri

internazionali. Se si trova una compatibilità con

un paziente in lista di attesa, il donatore verrà poi

chiamato per altri prelievi di sangue, per definire

ancora meglio il livello di compatibilità.

Il più delle volte, il donatore selezionato è l’unico al mondo

a essere compatibile con quel malato. Donare il midollo

osseo è un impegno che si prende una sola volta nella vita:

e salva una vita umana.

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Il telefono cellulare è diventato ormai uno strumento

indispensabile, usato non solo per comunicare, ma anche

per fare fotografie, video, ricerche internet e tanto altro,

grazie alle numerose App che abbiamo a disposizione.

negli anni, la tecnologia ci ha fornito un mezzo del quale

non riusciamo più a fare a meno anche se sono molti gli

interrogativi che continuano ad emergere riguardo al suo

uso, che per alcuni potrebbe favorire lo sviluppo di tumori,

soprattutto al cervello.

è recente il risultato di un grande studio del National

Toxicology Program statunitense, secondo il quale è emerso

che l’esposizione di ratti maschi alle radiofrequenze tipiche

dei cellulari aumenta i casi di tumore, in particolare il glioma,

un tipo di cancro al cervello, e lo schwannoma, gli stessi

riscontrati da alcuni studi epidemiologici sull’uomo. ad oggi,

sono stati pubblicati solo i risultati preliminari dello studio sui

ratti, mentre il rapporto completo, che è stato controllato

e verificato dalle autorità indipendenti, sarà pubblicato il

prossimo anno. Gli esperti hanno reso noto che la ricerca ha

trovato una bassa incidenza di gliomi maligni nel cervello e

schwannomi nel cuore dei ratti maschi esposti.

Dato l’ampio uso a tutte le età delle tecnologie per la

comunicazione mobile, anche un piccolo aumento che

dovesse risultare dall’esposizione, potrebbe avere grandi

implicazioni per la salute pubblica.

Il tema del legame fra cellulari e tumori è quindi molto

dibattuto. L’OMS ha classificato le radiofrequenze nel

gruppo b2 dei possibili cancerogeni, ma diverse ricerche

epidemiologiche, l’ultima delle quali condotta in australia,

hanno escluso connessioni.

Per saperne di più, abbiamo intervistato la dottoressa eva

negri, ricercatrice aIrc (associazione Italiana per la ricerca

sul cancro) presso il Dipartimento di epidemiologia - IrccS -

Istituto di ricerche Farmacologiche “Mario negri”.

l’oSM ha classificato le radiofrequenze nel gruppo b2 dei

possibili cancerogeni, ma diverse ricerche epidemiologiche

hanno escluso connessioni. lo studio in questione, però, ha

rilevato che ci sono stati dei piccoli, ma significativi aumenti

di gliomi. cosa ne pensa?

“Lo studio è stato condotto da un’istituzione prestigiosa su

un campione molto ampio e può aggiungere importanti

informazioni sugli effetti dei telefoni cellulari. I risultati tuttavia

sono preliminari e quindi necessitano ancora di una serie

di verifiche e di conferme. Il fatto che gli aumenti di tumori

cerebrali siano stati osservati solo nei ratti maschi e non nelle

femmine getta qualche dubbio sull’interpretazione causale

dei risultati. I dati presentati finora riguardano lo studio sui ratti,

mentre quello sui topi è ancora in corso e sarà importante

verificare se gli stessi effetti si evidenzieranno in entrambe le

specie. Inoltre, in questo studio i ratti sono stati esposti per

periodi molto lunghi (più di 9 ore al giorno da prima della

nascita fino a 2 anni) e ad elevata intensità. nonostante

queste esposizioni massive, gli effetti sono di modesta entità.

La rilevanza di questi risultati per i livelli di esposizione umana

è ancora da verificare. In conclusione, quindi, questo studio

presenta dei dati interessanti, ma preliminari, la cui rilevanza

per gli uomini resta incerta”.

Il tema del legame tra l’uso del cellulare e lo sviluppo del

tumore al cervello è molto dibattuto. Senza creare allarmismi,

ci sono dei rischi per la salute a causa dell’esposizione alle

radiofrequenze tipiche dei dispositivi mobili?

“gli studi sugli uomini sono a volte contraddittori, ma

nel complesso rassicuranti. Alcuni hanno riportato degli

eccessi di tumori cerebrali associati all’utilizzo di telefoni

cellulari in alcuni sottogruppi di popolazione, ma gli studi

metodologicamente più validi non hanno evidenziato

eccessi, altri sono ancora in corso. Dovremo attendere

ulteriori risultati per avere un quadro più chiaro. I dati già

disponibili suggeriscono che gli eventuali effetti, se esistono,

sono modesti e si verificano solo per esposizioni elevate.

non è quindi il caso di creare allarmismi perché i dati finora

non li giustificano. tuttavia, il buonsenso suggerisce di evitare

esposizioni eccessive (come per quasi tutto del resto)”.

Oggi il telefono cellulare è diventato uno strumento

essenziale. Quali sono i suoi consigli per non mettere a rischio

la nostra salute?

“bisogna preferire il telefono fisso, quando possibile, ed

evitarne l’utilizzo eccessivo. nel caso si debba utilizzare

il cellulare spesso o per tempi prolungati, si può ricorrere

alle tecnologie a mani libere come kit vivavoce e cuffie,

in modo da aumentare la distanza tra l’apparecchio e la

testa. Accessori vari che dichiarano di proteggere dalle

onde elettromagnetiche sono, invece, di dubbia efficacia”.

a cura dialessia elemtelefoni cellulari e tumore al

cervello, dobbiamo preoccuparci?

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“HeAltH Book”il priMo liBro di MutuA MBA dedicAto AllA prevenzione!

L‘ importanza della prevenzione in un libro

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I libri della salute di Mutua MBA

Da un recente studio effettuato in Italia è emerso come quasi una persona

adulta su due sia completamente avulsa dall’adottare una linea di prevenzione

medica adeguata.Prerogativa di una società di Mutuo

Soccorso non può, pertanto, essere “solo” quella di garantire l’accesso privilegiato alla

salute attraverso una valida integrazione al Sistema Sanitario Nazionale, ma deve forzatamente infondere la cultura della

prevenzione intesa come cura di sé stessi, poiché in essa stessa risiede l’unica via

utile a soddisfare la crescente domanda di assistenza che la sanità pubblica non riesce

– e non riuscirà - ad accontentare. Per tale motivo Mutua MBA ha deciso

di raccogliere interviste, analisi e studi di settore, ma soprattutto consigli pratici,

esercizi e ricette culinarie per innescare l’attitudine a prendersi cura di noi stessi, con l’intento di prevenire il più possibile

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a cura di nicoletta mele

nel mondo sono circa 15 milioni le persone che ogni anno

sono colpite da ictus, di cui circa 6 milioni muoiono e circa

5 milioni restano con disabilità permanenti come perdita

della vista o della parola.

l’ictus, noto anche come colpo apoplettico, è una

grave condizione patologica che si verifica quando i

rifornimenti di sangue diretti al cervello si interrompono o

sono fortemente ridotti. Senza questo apporto sanguigno

fondamentale, il tessuto cerebrale comincia a morire per

l’assenza di ossigeno e nutrienti.

l’ictus si contraddistingue per

l’insorgenza improvvisa e, a

causa degli effetti deleteri che

esso può avere, richiede un

intervento immediato.

Secondo gli esperti, i fattori

di rischio più importanti

sono la pressione alta,

un’alimentazione povera di

frutta, sovrappeso e obesità,

una dieta troppo ricca di sodio

o povera di verdure, il fumo, la

glicemia alta, l’inquinamento

ambientale e domestico (da

biomasse). Quasi un terzo,

esattamente il 29,2 %, della

disabilità globale associata all’ictus può essere ricollegata

proprio a quest’ultimo fattore, disaggregando il dato per

zone geografiche e qualità della vita, si va da un massimo

del 33,7 % nei cosiddetti paesi in via di sviluppo, a un minimo

del 10,2 % nelle nazioni più ricche.

Dopo l’ictus, il paziente dovrà

seguire un percorso

riabilitativo per

recuperare le funzionalità perse. Lo scopo della riabilitazione

è quello di rinforzare e rieducare il paziente per aiutarlo a

migliorare e a riprendere una vita il più normale possibile.

I pazienti affetti da patologia neurologica grave potranno

seguire dei programmi personalizzati per riabilitare

gli arti superiori grazie a un nuovo progetto di ricerca

italiano, unico al mondo, chiamato ronda, acronimo di

“robotica indossabile personalizzata per la riabilitazione

motoria dell’arto superiore per pazienti neurologici”, ha

una durata di 24 mesi con

un termine previsto per la

primavera 2018. è un palestra

equipaggiata con almeno

cinque stazioni di riabilitazione,

che garantiranno altrettanti

metodi personalizzati.

Il progetto è coordinato

dall’Istituto di biorobotica della

Scuola Superiore Sant’Anna di

Pisa, in particolare, dal prof.

Silvestro Micera, coadiuvato

dal prof. nicola vitiello dello

stesso Istituto e dal prof.

antonio Frisoli dell’Istituto

tecIP (tecnologie della comunicazione, Informazione,

Percezione) sempre della Scuola Superiore Sant’anna, e ha

come obiettivo quello di creare un polo clinico regionale

d’eccellenza, unico in Italia, garantendo alla toscana una

posizione d’avanguardia nel campo della riabilitazione

motoria post-ictus a livello nazionale e internazionale.

ogni partner scientifico di ronda seguirà una parte del

progetto complessivo. L’Istituto di Biorobotica e l’Istituto

TeCIP della Scuola Superiore Sant’Anna si occuperanno

di sviluppare e realizzare le soluzioni robotiche indossabili;

di ideare le interfacce uomo-macchina e strumenti di

realtà virtuale, mentre dell’analisi circa la possibilità di

immettere sul mercato i nuovi sistemi robotici indossabili si

occuperanno le spin off HumanWare e Wearable Robotics.

L’Azienda Ospedaliero-Universitaria pisana, l’Ospedale

Versilia e la riabilitazione dell’area pisana, si occuperanno

del reclutamento dei pazienti, dello sviluppo dei protocolli

riabilitativi personalizzati e della loro applicazione su gruppi

progetto ronda: in Italia la prima palestra al mondo con robot indossabili per la riabilitazione

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di pazienti affetti da esiti di ictus.

l’elaborazione di proposte di riabilitazione personalizzabili,

basate su analisi di segnali elettrofisiologici, sarà garantita

dai laboratori dell’Istituto di Neuroscienze del CNR.

Per saperne di più, abbiamo rivolto qualche domanda al

prof. nicola vitiello.

Qual è l’idea alla base del progetto?

“Innanzitutto voglio sottolineare il mio entusiasmo nel

lavorare a un progetto con grandi ambizioni scientifiche,

guidato da un collega eccezionale (prof. Micera) e che

nasce per risolvere un impellente problema: la necessità

di personalizzare i processi di riabilitazione motoria dei

pazienti colpiti da ictus attraverso la realizzazione di una

palestra equipaggiata con robot indossabili. L’obiettivo

sarà quello di portare nella palestra 2.0, adibita in due

strutture ospedaliere della regione toscana, più dispositivi

che operano in modo coordinato, con nuove interfacce

uomo-macchina in grado di tenere il paziente sempre

coinvolto nell’esercizio riabilitativo”.

Le cinque stazioni di riabilitazione saranno: due sistemi

robotici indossabili per la mobilizzazione della spalla e

del gomito, rispettivamente per pazienti neurologici con

ridotta capacità motoria e affetti da elevata spasticità,

e per pazienti con moderate capacità motorie residue;

dispositivi robotici per riabilitare la mano e il polso, una

nuova interfaccia tra uomo e macchina che consentirà

al paziente di sfruttare la capacità residua dei muscoli

dell’arto superiore per controllare i robot indossabili; un

sistema di realtà virtuale per la presentazione degli esercizi

in uno scenario motivante, per adattare la difficoltà degli

esercizi alla capacità motoria residua del paziente e per

stimolare la capacità cognitiva.

Prof. vitiello, perché puntare sui robot? Quali sono le

prospettive per il futuro?

“grazie a ronda i pazienti potranno beneficiare delle

opportunità che derivano dall’unione di strumenti

tecnologici innovativi, sotto forma di robot indossabili, e di

approcci riabilitativi personalizzati.

l’obiettivo futuro è la messa in opera, la progettazione,

la realizzazione e il test iniziale di tutte le macchine della

palestra. non partiamo da zero, ci sono già dei prototipi

che vanno migliorati e testati”.

ronda è un’altra sfida scientifica che vede il nostro

Paese primeggiare nel panorama della ricerca e della

tecnologia e, come ha dichiarato alle agenzie di stampa il

prof. Silvestro Micera, “con professionalità e innovazione il

progetto pone le basi per creare un polo clinico regionale

d’eccellenza, unico in Italia, garantendo alla toscana una

posizione di avanguardia a livello nazionale e internazionale

nel campo della riabilitazione motoria post-ictus”.

43

La Selvotta Suite è un’elegante Guest House nel cuore del Parco di Vejo, a pochi chilometri dallo storico comune di Formello ed a soli 17 Km a nord della città di Roma.

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www.laselvottasuite.it | [email protected] della Selvotta, 23 | 00060 | Formello (RM)

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un alimentazione sbagliata fin da bambini, può portare

ad avere diversi problemi di salute; sovrappeso e obesità

sono causa di molteplici disabilità, patologie croniche tra

le quali disturbi cardiovascolari ed endocrino metabolici.

L’obesità è una condizione medica caratterizzata da un

eccessivo accumulo di grasso corporeo che può portare

effetti negativi sulla salute con una conseguente riduzione

dell’aspettativa di vita.

Il termine “obesità” deriva da latino “obesitas” , che indica

una condizione di chi è “ grasso, paffuto”.

l’organizzazione Mondiale della Sanità definisce l’obesità

attraverso l’indice di massa corporea, un dato biometrico

che mette a confronto peso ed altezza.

l’obesità è una vera e propria condizione patologica,

che purtroppo appare in costante aumento soprattutto

nei paesi occidentali e rappresenta la principale causa

di morte prevedibile in tutto il mondo, con aumento della

prevalenza in età adulta.

I greci furono i primi a riconoscere l’obesità come un

disturbo medico; Ippocrate scrisse: “la corpulenza non è

solo una malattia , ma il presagio di altre”.

Quando il peso corporeo diventa ingestibile e le diete

non sono più strumento risolutivo, si ricorre alla chirurgia

bariatrica .

Il bypass gastrico, appunto considerato un intervento di

chirurgia bariatrica, è una procedura utilizzata per trarre

l’obesità morbida, riducendo così le dimensioni dello

stomaco bypassando l’intestino tenue .

Lo stomaco ridotto (di solito con una grandezza pari a

quella di un’albicocca) porta il paziente a raggiungere il

senso di sazietà molto prima, non sentendo più l’esigenza

di introdurre nell’organismo grandi quantità di cibo.

Molti chirurghi eseguono la procedura utilizzando un

laparoscopio – un piccolo strumento tubolare con

una video camera collegata, attraverso brevi incisioni

sull’addome (bypass gastrico laparoscopico).

rispetto al tradizionale by pass “aperto”, la tecnica

laparoscopica riduce in genere la degenza in ospedale e

porta ad un recupero più rapido.

Dopo l’intervento, le porzioni di cibo sono decisamente

ridotte ed il paziente, raggiungendo immediatamente il

senso di sazietà, può perdere peso oltre che facilmente

anche velocemente.

è necessario rispettare le dosi alimentari consigliate dai

medici e svolgere un’adeguata attività fisica: il risultato

finale dell’intervento di chirurgia bariatrica dipende molto

anche dall’aderenza del paziente a tale programma.

Il bypass gastrico infatti non è risolutivo, in assenza di una

grande forza di volontà e costanza durante la fase post

operatoria i risultati potrebbero non essere quelli sperati.

Le vecchie abitudini alimentari debbono essere solo un

ricordo lontano e non bisogna mai cadere nelle tentazioni.

Gli effetti positivi del bypass gastrico chiaramente non sono

esclusivamente estetici.

a livello medico si è riscontrato che, a seguito dell’intervento,

il 70 % dei pazienti smette di assumere farmaci per la

pressione, e l’80% riconosce una forte diminuzione dei

valori del colesterolo.

Anche i valori del diabete spesso risultano essere migliori.

negli anni non si sono riscontrate complicanze dopo questo

intervento di chirurgia bariatrica, tuttavia le complicazioni

possono verificarsi e a volte dipendono dallo stato di salute

del paziente.

generalmente possono essere complicanze mediche,

chirurgiche e legate anche al bypass gastrico.

Quelle mediche sono prevalentemente di natura

anestetica e legate alle condizioni generali del paziente

stesso; mentre quelle chirurgiche possono includere anche

fistole gastriche o intestinali, emorragie digestive, stenosi,

ernie interne ed occlusioni intestinali.

l’intervento di bypass gastrico, nell’aprile 2014 è stato

inserito nel consenso informato della società Italiana

di chirurgia dell’obesità e delle malattie metaboliche,

essendo pertanto accettato in toto dalla comunità

scientifica italiana.

Quindi, una buona ed equilibrata alimentazione, unita

all’attività fisica, sono fondamentali per condurre uno stile

di vita sano.

a cura dimonica valentiniObesità e

bypass gastrico

A livello medico si è riscontrato che, a seguito dell’intervento, il 70 % dei pazienti smette di assumere farmaci per la

pressione, e l’80% riconosce una forte diminuzione dei valori

del colesterolo. Anche i valori del diabete spesso risultano

essere migliori

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le rIcette Della Salute

come di consueto abbiamo il piacere di presentare ricette sane e gustose per promuovere uno stile di vita corretto ed equilibrato, che parta proprio dalle nostre tavole.non sempre “piatto saporito” equivale a dire “sano” per questo è importante incentivare, per noi che abbiamo a cuore la salute dei nostri lettori, la riscoperta di gusti e ingredienti genuini e proporre soluzioni che preservino da patologie più o meno rischiose.In questo numero health online ha il piacere di presentare una ricetta elaborata con lenticchia rossa Fitowell, l’innovativa linea di prodotti vegetali ad alto contenuto proteico pensata per apportare all’organismo più proteine salubri possibili, senza ricorrere ad un uso smodato della carne e dei suoi derivati.

per scoprire le altre ricette Fitowell visita il sito www.fitowell.com

Ragù di Lenticchia rossa

Ingredienti per 3 persone

250g di lenticchia rossa400ml di passata di pomodoro bio

Una tazza d’acquaMezzo bicchiere di vino bianco per sfumare(da agricoltura biologica)

1 gambo di sedano1 carota

1 scalognoOlio extravergine di oliva

Sale rosa(oppure quello che preferite)Pepe

Procedimento

Sciacquate le lenticchie sotto l’acqua corrente per bene e mettete da parte.

Fate un trito sottile di carota, sedano e scalogno.In un tegame antiaderente aggiungete un filo generoso di olio, il

trito e lasciate soffriggere per un minuto.Aggiungete il vino e lasciate sfumare.

Trasferite nel tegame le lenticchie, la passata di pomodoro e lasciate cuocere dolcemente per 15 minuti.

Aggiungete l’acqua, due pizzichi generosi di sale, due pizzichi di pepe e lasciate cuocere ancora per 20 minuti abbondanti(il sugo

deve diventare cremoso).Mantecate il tutto con la pasta che preferite.

di “Riganelli Alessandro Azienda Agraria”

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Spesso l’importanza e i benefici che contraddistinguono i prodotti ricchi di proteine di origine vegetale vengono sottovalutati e l’apporto giornaliero della componente

proteica avviene per lo più tramite il consumo di carne e suoi derivati.

Vi è ampio accordo nel mondo scientifico, nel consigliare una dieta basata sul minor utilizzo di carne, di buona qualità, alternata a fonti proteiche di origine vegetale.Seguire una dieta il più possibile varia, infatti, assicura all’organismo tutti i nutrienti

necessari a vivere in salute e favorisce un migliore benessere psico-fisico.

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Il Fondo Garanzia Salute nasce nell’ottica di offrire un servizio in linea con i principi cardine cui si ispira una Società di Mutuo Soccorso, la solidarietà e la cooperazione, che riconoscono

nella sanità integrativa l’unica forma di assistenza concreta e sostenibile che opera senza scopo di lucro.

La volontà di diffondere il più possibile il principio di prevenzione ha spinto Mutua MBA ad affidarsi a Radio Radio, emittente radiofonica romana che sin dalla sua nascita si è caratterizzata come talk radio, ed elaborare per gli ascoltatori un’offerta di 9 sussidi:

Pop, Rock, Techno e Dance dedicati agli under 65, Jazz, Classica, Blues, Country e Folk per gli over 65.

La sanità d’eccellenza per le

famiglie di Radio Radio!