Health Online 22

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IL PERIODICO DI INFORMAZIONE SULLA SANITÀ INTEGRATIVA novembre/dicembre 2017 - N°22 IN EVIDENZA TUMORE ALLA LARINGE: COME EFFETTUARE LA DIAGNOSI PRECOCE E QUALI SONO LE TECNICHE CHIRURGICHE IMPIEGATE NELLA CURA DI QUESTA PATOLOGIA. CE LO SPIEGA LA DOTTORESSA LISA LICITRA INNOVAZIONE MALATTIE RARE SANITÀ PUBBLICA MATERNITÀ Utilizzare le cellule staminali nella medicina estetica e nella chirurgia plastica VIII Congresso sulle Malattie Bollose Autoimmuni Il Rapporto PIT Salute dice che è sempre più lenta e sempre più cara Diabete gestazionale: di cosa si tratta?

Transcript of Health Online 22

Il perIodIco dI InformazIone sulla sanItà IntegratIva

HEALTHnovembre/dicembre 2017 - n°22

In evIdenzatumore alla larInge: come effettuare la dIagnosI precoce e qualI sono le tecnIche chIrurgIche ImpIegate nella cura dI questa patologIa. ce lo spIega la dottoressa lIsa lIcItra

InnovazIone

malattIe rare

sanItà pubblIca

maternItà

Utilizzare le cellule staminali nella medicina estetica e nella chirurgia

plastica

VIII Congresso sulle Malattie Bollose

Autoimmuni

Il Rapporto PIT Salute dice che è sempre più

lenta e sempre più cara

Diabete gestazionale: di cosa si tratta?

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fInalmente sono natI glI

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health onlIneperIodIco bImestrale dI

InformazIone sulla sanItà IntegratIva

anno 4° novembre/dicembre 2017 - n°22

dIrettore responsabIlenicoletta mele

dIrettore edItorIaleIng. roberto anzanello

comItato dI redazIonealessandro brigato

mariachiara manopulogiulia riganelli

dIrezIone e proprIetàhealth Italia

via di santa cornelia, 900060 - formello (rm)

[email protected]

tutti i diritti sono riservati.nessuna parte può essere

riprodotta in alcun modo senza permesso scritto del direttore editoriale. articoli, notizie e recensioni firmati o siglati

esprimono soltanto l’opinione dell’autore e comportano di

conseguenza esclusivamente la sua responsabilità diretta.

IscrItto presso Il regIstro stampa del trIbunale dI tIvolIn. 2/2016 - diffusione telematican.3/2016 - diffusione cartacea

9 maggio 2016

ImpagInazIone e grafIcagiulia riganelli

ImmagInI© fotolia

tiratura 102.864 copie

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HEALTH

Gli enti si sanità integrativa quali Fondi Sanitari, Società Generali di Mutuo Soccorso e Casse di Assistenza Sanitaria, hanno sempre avuto una loro precisa disciplina giuridica da un punto di vista societario con specifiche regole per quanto concerne gli aspetti sociali, economici, fiscali, bilancistici e di controllo e sono sempre stati gli unici organismi abilitati a gestire la sanità integrativa come abbiamo sempre sostenuto dalle pagine di questo periodico.

Spesso abbiamo letto di argomentazioni che confutavano questa impostazione in virtù di norme e leggi che regolamentavano altri settori economici abilitati a fornire prestazioni sanitarie ed abbiamo spesso argomentato da queste colonne che la sanità integrativa discende direttamente dal diritto alla salute sancito costituzionalmente per ogni cittadino e l’esercizio di tale attività da parte degli enti giuridicamente abilitati discende direttamente dal diritto all’associazionismo sempre sancito dalla nostra costituzione.

Il percorso giuridico impostato dal legislatore ha sempre confermato questa logica ed ha sempre sostenuto questi diritti e nel 2017 abbiamo avuto una ulteriore importante conferma di questo indirizzo principalmente per quanto concerne le Società Generali di Mutuo Soccorso.

Infatti il Codice del Terzo Settore emanato con il D.lgs 3 Luglio 2017 ha inserito al Titolo 2, art. 4, punto 1 le Società Generali di Mutuo Soccorso ufficialmente tra i soggetti del Terzo Settore che perseguono finalità di interesse generale secondo logiche di sussidiarietà ed abilitati a fornire prestazioni sanitarie.L’obiettivo del decreto legge è molto chiaro in quanto, come cita testualmente l’art. 1 la normativa del terzo settore è stata legiferata “al fine di sostenere l’autonoma iniziativa dei cittadini che concorrono, anche in forma associata, a perseguire il bene comune, ad elevare i livelli di cittadinanza attiva, di coesione e protezione sociale, favorendo la partecipazione, l’inclusione ed il pieno sviluppo della persona, a valorizzare il potenziale di crescita e di occupazione lavorativa, in attuazione degli articoli 2, 3, 4, 9, 18 e 118, quarto comma, della Costituzione”.In conclusione, e lo scriviamo anche, consentiteci, con soddisfazione, il terzo settore è una realtà ed è stato stabilito con una legge apposita che si tratta di un settore economico differente da altri settori economici, con i

propri diritti e doveri, i propri organi di controllo, i propri modelli e le proprie attività e questo a valere anche per le Società Generali di Mutuo Soccorso.Anche se il fondamento giuridico era già chiaro precedentemente, di fatto con questo decreto legge si chiude definitivamente ogni possibilità di interpretazione sul diritto delle Società Generali di Mutuo Soccorso ad esercitare le attività di sanità integrativa secondo modalità e sistemi propri che non possono in alcun modo essere sottoposti a normative differenti.Si chiude definitivamente la possibilità di comparare settori economici diversi e di cercare di applicare normative discendenti da altre logiche.

Si chiude definitivamente la polemica mirata, a volte per interessi corporativi e di parte, di cercare di far rientrare altre realtà economiche nel diritto di esercizio della sanità integrativa od addirittura di cercare di applicare regole e sistemi di controllo differenti agli enti di sanità integrativa in generale ed alle Società Generali di Mutuo Soccorso in particolare.Trattiamo l’argomento da queste pagine perché siamo di fronte alla conferma definitiva e senza appello di diritti fondamentali per i cittadini del nostro paese che consentono e consentiranno ancora di più di ottenere tre importanti benefici:

• Il controllo della spesa sanitaria da parte dello stato;• Il diritto alla salute di ciascun cittadino;• Lo sviluppo armonico degli enti di sanità integrativa.

Naturalmente ora “la palla” passa agli enti di sanità integrativa che dovranno sempre di più sviluppare la propria capacità di fornire servizi di sanità integrativa adeguati alle esigenze dei cittadini, che dovranno sempre di più esercitare il valore della prossimità consentendo maggiore facilità di accesso alle cure per ciascuno, che dovranno sempre di più organizzare percorsi di prevenzione finalizzati a mutare il paradigma da “soggetto malato-cura” a “soggetto sano-prevenzione”.Sicuramente per Fondi Sanitari, Società Generali di Mutuo Soccorso e Casse di assistenza Sanitaria si tratterà di applicare sistemi ancora più efficienti, di innovare con modelli operativi ancora più moderni e di determinare il successo definitivo della sanità integrativa e noi, dalle pagine di Health On line, a tutto questo nell’interesse del diritto alla salute di ogni cittadino cercheremo di dare sempre il nostro attivo contributo.

A cura di Roberto AnzanelloedItorIale

terzo settore e società generali di mutuo soccorso

SOM

MA

RIO

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AGOPunTuRA: un aiuto per RIDuRRe IL DOLORe e I FARMACi analgesici

Le CeLLuLe STAMInALI sono la vera clinica della beLLezzA…nATuRALe!

TuMORe ALLA LARInGe: diagnosi e cura

In evIdenza

18bRACCIA MeCCAnICHe e TeLeCAMeRA assistono il chirurgo In SALA OPeRATORIA PeDIATRICA

La SAnITà PubbLICA: sempre PIù LenTA e sempre PIù CARA

08VIOLenzA SuLLe DOnne. Aumentano i PeRCORSI TeRAPeuTICI PeR uOMInI violenti

27L’InCOnTInenzA uRInARIA: come si può prevenire?

SOM

MA

RIO

31Stop al DISTuRbO DA GIOCO D’AzzARDO! Le strategie di intervento

28VIII Congresso sulle MALATTIe bOLLOSe AuTOIMMunI

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DIAbeTe GeSTAzIOnALe: di cosa si tratta?

CASO ILVA. L’acciaieria italiana che PReOCCuPA L’euROPA

permettendo così una immediata diagnosi differenziale rispetto ad una casistica di riferimento.

Forte interesse della platea dei pazienti, con forte interazione durante e dopo la presentazione, è stato scaturito dalla presentazione della dott.ssa Francesca Rota, Endocrinologa dell’Azienda Ospedaliera S. Camillo – Forlanini di Roma, sulla gestione degli effetti collaterali degli steroidi. Diabete, ipertensione e osteoporosi la causa delle principali co-morbilità che colpiscono gli ammalati di malattie bollose autoimmuni, soggetti a terapie ad alti dosi di corticosteroidi prolungate nel tempo.

Il pomeriggio è proseguito con la riunione dei soci ANPPI, che come di consueto, è stata una eccezionale occasione di confronto e scambio di informazioni tra persone, che le difficoltà e le sofferenze che queste patologie comportano rendono “comunità”. L’appuntamento è per il prossimo anno, con la IX edizione del congresso.

Filippo Lattuca

ANPPI – Vice presidente

L’Associazione Nazionale Pemfigo/Pemfigoide Italy - ANPPI L’ANPPI – Associazione Nazionale Pemfigo/Pemfigoide Italy, è nata nell’Ottobre del 2009 come associazione di malati e loro familiari, con lo scopo ultimo di contribuire a migliorare le condizioni di vita degli ammalati di queste patologie rare; i principali obiettivi

HeALTH tIpsSapevi che...

l’assunzione di zucchero, qualsiasi esso sia, dovrebbe essere idealmente inferiore al 10% della quantità totale di energia che assumiamo attraverso i cibi durante la giornata, e ancor meglio a meno del 5% dell’energia totale

giornaliera, ovvero circa 25 grammi/6 cucchiaini da tè.

la vitamina e aiuta a curare l’acne, è utile in caso di disturbi oculari, rafforza le difese immunitarie, previene il declino cognitivo e combatte i problemi cardiovascolari. si trova negli oli di semi (di girasole, di arachidi), nella frutta secca, nei cereali, nel latte e nei suoi derivati. chi soffre di ipertensione dovrebbe fare però attenzione a non eccedere con le dosi.

per restituire morbidezza ai capelli si può preparare un impacco mescolando gel d’aloe puro, ad azione intensamente idratante e remineralizzante, e olio di semi di lino, che lucida il fusto, e grazie all’acido linoleico e all’acido alfa linoleico ristruttura senza appesantire.

la fitboxe mixa attività aerobica con arti marziali ed è perfetta per tenersi in forma e scolpire il fisico: in una lezione di 40 minuti si bruciano dalle 500 alle 600 calorie. tirare calci e pugni al sacco aiuta poi ad

allenare stress e tensioni, oltre ad aumentare l’autostima.

la barbabietola rossa è un alimento ideale per reintegrare i sali minerali

persi nell’organismo: contiene potassio, ferro, magnesio, fosforo e calcio. è

ricca di flavonoidi e antiossidanti utili a contrastare i radicali liberi.

Il test del dna fetale analizza il dna del feto presente nel sangue della mamma. non è invasivo – consiste in un prelievo di sangue - e consente di valutare il rischio che il feto sia affetto da alcune malattie date da anomalia cromosomica, come la sindrome di down. si può fare a partire dalla decima settimana di gravidanza.

la papaya fermentata è un ottimo alleato della pelle. ha una forte azione antiossidante e gli enzimi di cui è ricca contrastano la formazione di brufoli e impurità, rafforzando la barriera cutanea. apporta anche tanti benefici in caso di pelle sensibile e contrasta la comparsa di eczema e psoriasi.

grazie all’azione antibatterica e antivirale, l’olio essenziale di limone è un aiuto naturale contro le irritazioni della gola e la tosse. si può versarne 2 gocce in un cucchiaino di miele, da assumere 2 o 3 volte al giorno, oppure aggiungere 3 gocce a

una tisana calda. contro tosse secca, catarro e bronchite sono efficaci l’olio essenziale di timo, eucalipto, tea tree oil, issopo e

incenso, da utilizzare per suffumigi o un massaggio sul petto.

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violenza sulle donne. Aumentano i percorsi terapeutici per uomini violenti

a cura dialessandro notarnicola

Adamo dove sei? Dove sei uomo? Questo richiamo biblico

più volte ripreso da Papa Francesco nei suoi accorati appelli

all’uomo dell’oggi, risulta essere quanto mai efficace se si

parla della violenza ordinaria che gli uomini riservano alle

proprie donne in casa, sotto lo sguardo impotente dei figli.

Il fenomeno, negli ultimi tempi, si è allargato a macchia

d’olio e, se in principio riguardava le classi sociali meno

abbienti, ora invece coinvolge l’intera società, per questa

ragione se ne parla caricandolo di un’accezione culturale

determinante e allarmante.

è “violenza contro le donne” ogni atto di violenza fondata

sul genere che provochi un danno

o una sofferenza fisica, sessuale o

psicologica per le donne, incluse

le minacce, la coercizione o la

privazione arbitraria della libertà. Così

recita l’articolo 1 della dichiarazione

onu sull’eliminazione della violenza

contro le donne.

Ma cos’è che spinge gli uomini a

essere prepotenti nei riguardi delle

donne che amano o che sostengono

di amare? Alla protezione si sostituisce

una sberla, alla fiducia un clima di

paura e di sottomissione che nella

maggior parte dei casi induce le

donne vittime di violenza a mostrarsi

condiscendenti e sottomesse pur di

non subire ulteriormente del male. Acquisendo dei risvolti

sempre più allarmanti, il delicato tema è stato affrontato

partendo dalla parte accusata, cioè dagli uomini. In tutta

Italia, infatti, sono stati istituiti percorsi terapeutici per uomini

violenti. L’ultimo è stato aperto a Faenza. Si tratta di realtà

pensate e ideate congiuntamente da associazioni e dalle

istituzioni. Su tutto il territorio nazionale sarebbero oltre 25

i centri che offrono agli “uomini maltrattanti” percorsi di

recupero. Il dato è offerto dal sito di Redattore Sociale,

agenzia di documentazione e formazione sui temi sociali,

promossa dalla Comunità di Capodarco di Fermo, dal

1966.

Ogni anno i centri accolgono circa 300 uomini, di diversa

estrazione sociale, disposti a dare avvio a un percorso di

cambiamento. L’adesione a questo tipo di programmi

è del tutto volontaria e gli uomini possono rivolgersi di

propria iniziativa, anche se è davvero raro che lo facciano.

Spesso infatti il soggetto violento non solo non riconosce

di esserlo ma addebita ogni colpa alla compagna o

moglie accusate di essere libertine. In pochi casi, invece,

l’inizio del percorso avviene su invio di servizi sociali, forze

dell’ordine, avvocati o magistrati. si parte da una semplice

accoglienza telefonica agli uomini che usano violenza o a

tutte le persone che hanno difficoltà a gestire una situazione

di maltrattamento e hanno bisogno di consulenza. Il primo

passo, fondamentale, è la telefonata. Il secondo round

dell’iter consiste nei colloqui iniziali con i maltrattanti

per cercare di capire insieme che percorso sia possibile

effettuare per interrompere la violenza. Il Centro offre

quindi una serie di consulenze e gruppi psicoeducativi per

aiutare e sostenere gli uomini nel loro

cambiamento. Per quanto riguarda

l’attività di formazione, essa è parte

integrante del lavoro di promozione

del cambiamento culturale con gli

operatori che aiutano a mettere in

discussione stereotipi e convinzioni

profonde e radicate sulla violenza.

Da gennaio 2017 ad oggi sono state

circa 26 mila le chiamate al 1522, il

numero del dipartimento delle pari

opportunità di palazzo chigi, che

raccoglie le storie di aiuto delle

donne vittime di violenza. Di queste

4.227 sono arrivate da donne vittima

di violenza, 630 per denunciare

casi di stalking, 113 chiamate sono

arrivate in una situazione di estrema emergenza. Anche se

in un primo momento possono sembrare cifre considerevoli,

in verità esse rappresentano solo una goccia nell’oceano

essendo tantissime le donne che non denunciano o che

scelgono di restare nel silenzio avendo la speranza che

tutto possa cambiare. Un alibi decisivo per le vittime è

rappresentato proprio dalla presenza dei figli, nei casi in

cui essi ci sono. Tuttavia, non indifferente alle più è stata

la vicenda che ha coinvolto il produttore hollywoodiano

Weinstein e gli altri casi di molestie sui red carpet di tutto

il mondo, Italia compresa. Si è trattato di una pentola

scoperchiata all’improvviso e le donne, attrici, politiche e

anche le casalinghe (seppur in netta minoranza) hanno

iniziato a fare squadra. In molte si sono esposte con

coraggio, raccontando le loro esperienze negative, molto

intime, rendendosi anche attaccabili. Adesso l’uomo sa

che non è più superpotente e sa che potrebbe anche

essere denunciato.

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tutta la tua salute, ora, in un’app!

nasce MyMBa, l’app dedicata ai soci di Mutua MBa, attraverso cui è possibile accedere a tutti

i servizi legati alla tua posizione o sussidio direttamente dal tuo smartphone o tablet.

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L’eterna giovinezza è un’utopia, lo è stato anche per le

matrigne di Raperonzolo e biancaneve - storiche, ma

sempre attuali produzioni di Walt Disney - e ormai ci siamo

anche rassegnati ad un “patto con il diavolo” come quello

che fa Dorian Gray nel romanzo di Oscar Wilde.

In età contemporanea, nel mondo dello showbiz ci sono

esempi di donne bellissime come Monica Bellucci, Pamela

Prati, Fiorella Mannoia, Milly Carlucci, Sharon Stone e Jane

Fonda, per citarne solo alcune, che senza malefici hanno

un aspetto giovane e curato tanto da essere riuscite a

sfidare, con eccellenti risultati, gli anni che passano. Sophia

Loren, 83 anni compiuti lo scorso settembre, è l’esempio

massimo che si può invecchiare mantenendo un aspetto

autentico.

Gli ultimi progressi della medicina estetica e della chirurgia

plastica sono un valido aiuto per rallentare, in modo

naturale, le lancette dell’orologio, permettendo così di

avere seno florido, un lato B invidiabile, una pelle dalla

texture liscia e luminosa priva di rughe, senza più ricorrere

all’intervento chirurgico e protesi da impiantare.

Secondo l’ultimo studio statistico realizzato dall’American

Society of Plastic Surgeons ASPS, nel 2016 l’acerrimo

nemico di tutti noi, il grasso, ha riscosso un gran successo

perché sempre più utilizzato nella chirurgia estetica: è

naturale e sicuro e nella stragrande maggioranza dei casi

disponibile. Lo dimostrano i numeri: lo scorso anno, infatti,

sono aumentati gli interventi di lipofilling al volto (+13%),

ma soprattutto ai glutei (+26%) e al seno (+72%). Qual è la

situazione nel nostro Paese? Secondo quanto riportato, in

una nota, del presidente della Società Italiana di Chirurgia

Plastica Ricostruttiva ed Estetica (SICPRE) Paolo Palombo,

“in Italia non disponiamo di dati statistici attendibili, ma

detto questo il ‘polso’ rilevato dalla società scientifica

che raccoglie l’80% dei chirurghi plastici italiani, tende

a confermare il primato della mastoplastica additiva,

l’aumento del seno con protesi”.

Gli studi scientifici sono andati oltre e c’è stato il debutto

in chirurgia plastica delle cellule staminali, meglio note

come mesenchimali, che essendo cellule multipotenti sono

a cura dinicoletta mele Le cellule staminali sono

la vera clinica della bellezza…naturale!

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in grado di replicarsi in un numero di

tipi cellulari limitato al tessuto in cui

risiedono.

Per saperne di più, Health Online ha

intervistato i fratelli (gemelli n.d.r.)

dott. roberto e maurizio viel, chirurghi

plastici di fama internazionale e

fondatori della London Centre for

Aesthetics Surgery di Dubai e Londra

(www.lcas.com).

“Il ringiovanimento della pelle - hanno

spiegato i Viel - comprese anche la

parte intima femminile e maschile,

aumentare il volume del seno e dei

glutei e rimodellare il corpo utilizzando le cellule staminali

espanse derivate dal proprio tessuto adiposo (ADSC), sono

realizzabili con una tecnica iniettiva sicura, naturale ed

efficace che permette di sfruttare sia l’azione volumizzante

del tessuto adiposo che quella rigenerante delle cellule

staminali staminali”.

Un connubio vincente che oggi ha portato al superamento

dei limiti del lipofilling, ovvero l’aumento di volume corporeo

ottenuto mediante il trasferimento del grasso da una parte

all’altra del corpo, ma con un riassorbimento “rapido” e

l’inevitabile perdita del risultato in pochi mesi.

La rivista scientifica The Lancet, ha pubblicato uno studio

clinico, condotto dall’Università di Copenaghen, dov’è stato

confrontato, su un gruppo di volontari, l’impianto di grasso

non addizionato di cellule staminali precedentemente

espanse in coltura con quello arricchito di ADSC.

Dallo studio è emerso che è pari all’85% il volume ottenuto

con il grasso ma si perde in soli 4 mesi, mentre lo stesso

impianto eseguito con ADSC espanse in scaffold di tessuto

adiposo - sempre considerando lo stesso arco di tempo -

ha perso solo il 19% di volume.

Dott. Viel quindi, per ottenere dei risultati duraturi nel tempo,

non basta soltanto prelevare il grasso, che contiene una

quantità scarsa di cellule staminali, e iniettarlo nelle zone da

“volumizzare”. Per raggiungere gli obiettivi sono necessarie

decine o centinaia di milioni di cellule staminali del tessuto

adiposo che si possono ottenere solo dopo la coltura in

Laboratorio. Come avviene la procedura? E quali sono i

vantaggi?

“La tecnica avviene in due fasi: nella prima, si procede

raccogliendo un campione di circa 10 ml (20-30 cc) di grasso

durante una comune liposuzione eseguita in condizione di

sedazione in anestesia locale. Il materiale verrà inviato a

una Cell factory, nel nostro caso a Dubai, presso Bioscience

Institute, dove le staminali mesenchimali verranno isolate,

poste in colture per 12 giorni e crioconservate a -196° per

un qualsiasi utilizzo futuro. Il giorno del reimpianto, si esegue

un secondo prelievo di adipociti che verranno impiantati

insieme alle staminali ottenute per

fornire un supporto iniziale alle cellule

espanse. Con il tempo, il grasso verrà

gradualmente assorbito e sostituito

da cellule adipose nuove, nate dalla

trasformazione delle staminali in

adipociti. Si potrà quindi modificare

ogni volume, sia nell’immediato

sia negli anni seguenti, grazie alla

crioconservazione delle staminali

nella cell factory. In sostanza, per

diversi anni si avrà a disposizione

una giacenza di staminali. Questo

trattamento riduce i rischi legati

agli interventi chirurgici invasivi,

ricordiamo anche che si escludono complicazioni in quanto

la procedura viene eseguita in sedazione e anestesia locale

e non generale, e poi c’è una rapida ripresa alle attività

quotidiane”.

Una sorta di “banca della bellezza” alla quale poter attingere

nel tempo e a seconda delle esigenze. È utile anche nella

ricostruzione mammaria post-chirurgia oncologica?

“Sì, perché oggi la ricostruzione mammaria oncologica con

innesto di grasso arricchito con cellule staminali garantisce

una maggiore longevità del trapianto”.

Quali sono i risultati che si ottengono rispetto alle tecniche

tradizionali?

“In linea generale i risultati sono istantanei e duraturi in

quanto si ha una maggiore flessibilità nel plasmare i

tessuti, conferendo i contorni e le forme esattamente

come richiesto dal paziente. I risultati individuali possono

comunque variare a seconda di diversi fattori, inclusa

la quantità di tessuto adiposo disponibile e la quantità di

volume che si desidera aumentare”.

Il desiderio è però spesso accompagnato dal timore che

le aspettative possono non corrispondere alla realtà. Ci si

domanda quale sarà il “nuovo” aspetto dopo l’intervento.

Grazie a Crisalix, il software di realtà virtuale in 3D o 4D,

anche questo limite è stato superato. Potreste spiegare di

cosa si tratta? Quanto è utilizzato questo sistema?

“Grazie a quest’ultimo ritrovato, abbastanza utilizzato, è

possibile avere una visione ‘reale’ del risultato finale, è

come fare un viaggio nel futuro! È un sistema di simulazione

con innesto di grasso che viene utilizzato per il viso, ma

soprattutto per il seno. È sufficiente caricare 3 foto standard

della paziente e insieme al chirurgo si stabilisce il volume che

si desidera raggiungere, considerando tutti gli aspetti fisici.

La paziente avrà a disposizione un occhiale grazie al quale,

con l’utilizzo del pc o dello smartphone, potrà vedere in

tutte le prospettive il risultato come se già avesse eseguito

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l’intervento. Una volta stabilita qual è la giusta misura con

la quale la paziente si sente a proprio agio, si procede con il

trattamento con estrema tranquillità. basta collegarsi al sito

www.crisalix.com/it per vedere il video”.

Quali sono gli altri trattamenti che offrite e quali quelli più

gettonati?

“Oltre ai classici botox, filler ed interventi di addominoplastica,

sta prendendo piede il ringiovanimento facciale con

utilizzo del proprio grasso. Tra gli interventi più comuni c’è

la liposuzione con sistema Vaser, ovvero l’utilizzo della forza

degli ultrasuoni che consente uno scioglimento del grasso

e quindi una maggiore facilità di estrazione dello stesso.

Rispetto alla metodica tradizionale è un sistema molto più

accurato, meno traumatico e aiuta anche a dare una

migliore retrazione cutanea.

Un altro trattamento molto popolare è il ringiovanimento del

volto con la tecnica del face lift

con cicatrice corta, noto con il

nome “vertical lift”. Si esegue in

anestesia locale con sedazione

attraverso due piccole incisioni,

per l’appunto verticali ed

invisibili, poste lungo la linea di

attaccatura dei capelli che

consentono di tirare i muscoli

e la cute del viso e del collo

verso l’alto. Il risultato, rispetto

al tradizionale lifting facciale,

è molto più naturale perché

anziché tirare la pelle e i tessuti

in direzione laterale, questo

trattamento va a riempire dove

è necessario. Il vertical lift è nato

proprio con l’intento di restituire forma e volume al volto

con una direttrice per “verticale” e non un aspetto “tirato”

che invece siamo abituati a vedere. Un trattamento che

oggi si sta diffondendo è quello del ringiovanimento e

miglioramento delle parti intime con lifting o infiltrazioni di

grasso e filler. Per gli uomini si tratta della peno plastica con

il trapianto di grasso nella zona intima, per le donne invece

il ringiovanimento vaginale che, oltre ad un fattore estetico,

aiuta a una migliore idratazione della stessa”.

Questa tecnica è un nuovo trend in crescita, come lo

dimostrano gli ultimi dati dell’American Society of Plastic

Surgeons ASPS secondo i quali, negli States, questi interventi

hanno infatti registrato lo scorso anno un aumento del 39%.

Da cosa dipende questo andamento? La domanda

crescente è la conferma che sono caduti determinati

tabù?

“Più che il superamento di alcuni tabù finalmente si è arrivati

a capire che oggi, con le nuove tecniche che si hanno a

disposizione, si possono effettuare trattamenti validi e sicuri

anche in quella parte del corpo che non veniva considerata

dal punto di vista estetico. la subspecialità della chirurgia

ginecologica-estetica sta aumentando sempre di più

perché non si tratta solo di un ringiovanimento, ma anche

un valido aiuto, con il laser e la radio frequenza, dopo la

meno pausa”.

Chirurgia estetica a 360 gradi. C’è chi è disposto a tutto

pur di somigliare ad una celebrità. È cronaca recente che

una ragazza di 22 anni, Sahar Tabar, di origini iraniane, si

sia sottoposta a 50 interventi di chirurgia estetica per

somigliare all’attrice Angelina Jolie. La giovane avrebbe

progressivamente modificato il suo corpo e perso 40 chili,

come ha dichiarato al sito belga Sud Info.

Cosa ne pensate? Vi è mai capitato di ricevere da parte di

pazienti richieste bizzarre? E quanti no avete detto?

“Quando un paziente arriva dal

chirurgo plastico con l’intento

di somigliare ad una celebrità,

si inizia con il piede sbagliato

perché non si ricorre alla

chirurgia plastica per diventare

simili a qualcuno altro. Il fine

è quello di ringiovanire e

migliorare il proprio aspetto e

non trasformarlo. nella nostra

carriera abbiamo ricevuto delle

richieste bizzarre, ma abbiamo

preferito dire di no”.

In conclusione, quali sono i vostri

consigli a chi intende sottoporsi

a trattamenti di chirurgia plastica?

“Innanzitutto, fare una buona ricerca personale e

avere una consultazione aperta con lo specialista.

È importante ricevere dal chirurgo una completa

informazione: la conoscenza dei risultati, dei possibili rischi

e delle complicazioni perché sono interventi, più o meno

aggressivi, che richiedono un periodo di convalescenza

e di recupero. È altrettanto importante affidarsi a validi

professionisti e strutture ben consolidate. Stabilire inoltre

un buon feeling e fiducia nel chirurgo al quale si affida il

proprio aspetto”.

Come disse Marilyn Monroe, una delle donne più belle e

famose del XX secolo: “Io voglio invecchiare senza lifting

facciali. Io voglio avere il coraggio di essere leale al viso

che mi sono creata”. Se proprio non si ha il coraggio di

restare leali al proprio viso e corpo, viste anche le continue

tentazioni messe in campo dalle nuove metodiche della

ricerca scientifica, ricorriamo alla chirurgia plastica...ma

quella naturale!

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La salute alla portata di tutti!

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tue conoscenze sul sistema della mutualità volontaria e sottoscrivere, se lo vorrai, un sussidio per te e per i tuoi cari!

SOSTEGNO

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presso laboratori specializzati e in ospedale.

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L’Agopuntura era anticamente considerata dagli abitanti

della Cina un ottimo rimedio per ridurre il dolore, e si è diffusa

oggi anche in Occidente, dove la scienza ne riconosce il

valore per la terapia dei disturbi di tipo funzionale.

La ricerca del trattamento del dolore, insieme alla

diagnostica delle cause, è tutt’oggi una parte della

medicina.

oggi le risposte quasi immediate al dolore sono la

chirurgia e gli analgesici, o gli antidolorifici, spesso a base

di oppiacei, ma se l’alternativa potesse essere una tecnica

come l’Agopuntura? Questa pratica antichissima è stata

oggetto di studio da parte di alcuni ricercatori bolognesi.

Lo studio dell’università di bologna sull’Agopuntura

pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica JAMA Surgery,

lo studio è stato realizzato da un gruppo di ricercatori

dell’Università di Bologna, in collaborazione con la Stanford

university.

Gli studiosi hanno analizzato gli effetti di agopuntura ed

elettroterapia in un periodo piuttosto lungo (25 anni),

arrivando alla conclusione che queste due terapie

“possono ridurre il consumo di analgesici a base di

oppiacei nei pazienti che si sottopongono a un intervento

particolarmente doloroso in fase postoperatoria”.

In particolare, si è parlato di interventi piuttosto invasivi,

come la protesi del ginocchio.

I ricercatori bolognesi, insieme a quelli californiani, hanno

selezionato 39 studi pubblicati tra il 1991 e il 2015 e

condotti su 2391 pazienti, analizzando gli effetti di cinque

tipi di trattamenti per la gestione del dolore non di tipo

farmacologico che comprendevano:

• Agopuntura

• Crioterapia

• elettroterapia

• Riabilitazione preoperatoria

• Continuous Passive Motion (CPM)

a cura disilvia terracciano agopuntura: un aiuto

per ridurre il dolore e i farmaci analgesici

15

16

Fra questi 5 trattamenti hanno rilevato come

agopuntura ed elettroterapia “possono portare ad

una riduzione clinicamente rilevante del consumo di

farmaci analgesici oppiacei”.

I ricercatori hanno concluso quindi che i 2 trattamenti

possono essere dei buoni alleati in affiancamento

alle terapie farmacologiche, per arrivare a una loro

riduzione.

Inoltre in un’intervista pubblicata su La Stampa, il

dottor Piero ettore Quirico, segretario della Federazione

Italiana della Società di Agopuntura FISA), ha indicato

che l’Agopuntura può essere utile per il trattamento di:

• Artrosi

• Sciatalgia

• Dolori cervicali

• epicondiliti

• Cefalee (sia di tipo emicranico che intensivo)

• nevralgie

• nevralgie del trigemino

• Herpes zoster

• Problemi ginecologici (amenorrea, dismenorrea,

infertilità)

• Sindrome del colon irritabile

Come funzione l’Agopuntura

L’Agopuntura è chiamata Zhen Jiu: zhen significa ‘metallo

che morde’ e sta ad indicare proprio gli aghi di cui si avvale

questa tecnica, mentre jiu indica l’azione lenta operata

dal fuoco.

Il fuoco si rifà invece alle fonti di calore spesso utilizzate

dagli agopuntori, come coni o sigari di artemisia, per

trattare alcuni disturbi in punti specifici.

L’Agopuntura utilizza dei piccoli aghi che vengono posti

nella pelle, ad una profondità che varia da 3 a 10 millimetri,

per trattare i disturbi del paziente e alleviare il dolore.

Questi aghi vengono posti in punti specifici del corpo dove si

ha l’attivazione e la distribuzione dell’energia vitale tramite dei

canali, chiamati Meridiani nella Medicina Tradizionale Cinese.

L’Agopuntura ha un effetto equilibrante, raggiungendo il

sistema nervoso e tramite esso i centri che governano le

funzioni dell’organismo. Cerca di ripristinare la funzionalità

ottimale e combatte la malattia che la ostacola.

Può avere risultati utili su alcuni tipi di disturbi non fisici, come

ansia, depressione, insonnia, malattie psicosomatiche,

perché l’Agopuntura è una terapia che cura la persona nel

suo insieme.

16

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SBM - Science of Biology in Medicine è una società di ricerca italiana all’avanguardia nello sviluppo scientifico e nella valorizzazione di integratori e dispositivi medici ispirati a principi di funzionamento presenti nell’organismo umano. Ogni prodotto SBM nasce da una rigorosa ricerca scientifica che ne prova l’efficacia ed è sviluppato con l’idea di trasmettere al consumatore il valore e l’originalità di questo approccio, in termini di cura della salute prima che della malattia.

SBM propone prodotti a base di collagene che agiscono attivando e valorizzando le potenzialità interne del corpo umano. Il collagene è la proteina più abbondante dell’organismo, ma è anche la più soggetta a una continua perdita attraverso i capelli, le unghie le secrezioni e per altre vie.

Il collagene è notificato alle Autorità sanitarie e introdotto nell’uso corrente come integratore alimentare e la sua proprietà caratterizzante è il sostegno al funzionamento fisiologico dell’organismo. Può essere ripristinato attraverso forme sistemiche e topiche, perciò SBM ha creato una linea di prodotti dedicata ad ogni esigenza!

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Corregge l’iperacidità gastrica, all’origine di bruciori, nausea e cattiva digestione

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SBM è una società del Gruppo Health Italia S.p.A.

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braccia meccaniche e telecamera assistono il chirurgo in sala operatoria pediatrica

a cura dialessia elem

Sanità d’eccellenza e all’avanguardia grazie all’utilizzo dei

robot chirurgici in sala operatoria.

L’evoluzione della tecnologia robotica e l’introduzione di

sistemi di nuova generazione hanno permesso, negli anni,

un progressivo incremento dell’attività chirurgia robotica

anche in campo pediatrico.

L’Ospedale Infantile di Alessandria, presidio dell’AOn SS

Antonio e Biagio e Cesare Arrigo, è tra i primi centri italiani

che recentemente ha eseguito due interventi chirurgici,

l’asportazione della milza a un bambino di 10 anni e la

rimozione del colon con la ricostruzione del retto a un altro

di 2 anni, avvalendosi della sofisticata apparecchiatura.

Qual è la differenza tra l’intervento eseguito con il

robot e quello tradizionale? Perché l’utilizzo di questa

apparecchiatura? Quali sono i vantaggi per il paziente?

Health online l’ha chiesto al dottor alessio pini prato,

Direttore della Struttura Complessa di Chirurgia Pediatrica

dell’Azienda Ospedaliera Santi Antonio e biagio e Cesare

Arrigo (ALeSSAnDRIA).

Che cos’è la chirurgia robotica? È una chirurgia minivasiva?

“I robot chirurgici si presentano come computer dotati

di braccia meccaniche e telecamera, che assistono il

chirurgo in particolare in caso di interventi di chirurgia

mini-invasiva (laparoscopia, toracoscopia, etc). Questi

interventi si eseguono normalmente praticando dei piccoli

forellini sulla pelle del paziente evitando così il tradizionale

taglio. In questi buchi si inseriscono dei tubi sottili, attraverso

i quali vengono fatti passare i vari strumenti ed una sottile

telecamera, che permette di vedere con ingrandimento ed

in 3D cosa si sta facendo, manovrati dal chirurgo assistito da

un aiuto che completa l’equipe operatoria”.

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È oggi lo strumento più avanzato che ha a

disposizione il chirurgo per potenziare le sue

capacità operative e in grado di rendere

l’intervento molto più efficace e preciso?

“Il robot rappresenta attualmente la massima

espressione tecnologica in ambito chirurgico.

Assistito da tutta una serie di devices che

possono arricchirne le caratteristiche

tecnologiche (sistemi di sutura, coagulazione,

manipolazione e dissezione), il robot consente

al chirurgo di eseguire procedure prima

impensabili con estrema precisione e

magnificazione del dettaglio”.

e quali sono i vantaggi per il paziente?

“I vantaggi per il paziente sono sostanzialmente i medesimi

che già erano stati ampiamente dimostrati per la chirurgia

mini-invasiva tradizionale (laparoscopia, toracoscopia etc)

e quindi ridotto traumatismo, minore stress postoperatorio,

miglior gestione del dolore, riduzione del rischio di aderenze

e problematiche di parete, miglior risultato estetico. Tuttavia

il reale beneficio, a mio avviso, è che il robot consente

al chirurgo di spingere le indicazioni della chirurgia mini-

invasiva anche a settori, tecniche chirurgiche e regioni

corporee prima unicamente

“aggredibili” con tecniche

convenzionali e con il noto

“taglio”. Quanto detto elimina

di fatto i limiti applicativi che fino

ad oggi aveva e continua ad

avere la chirurgia mini-invasiva

convenzionale, costituiti dalla

necessità di delicata dissezione,

zone corporee di dimensioni

estremamente ridotte, bisogno di

manipolazioni complesse, etc”.

I robot chirurgici hanno fatto il loro

ingresso anche in pediatria. Quali

sono le patologie pediatriche

dove è possibile intervenire con il robot piuttosto che con le

metodiche tradizionali? E perchè?

“Tutti gli interventi chirurgici eseguiti con l’approccio mini-

invasivo possono essere trattati con la robotica. Dati i costi

elevati di setting e manutenzione delle apparecchiature

robotiche, determinate procedure sono risultate essere

più adatte e “convenienti” sia per motivi clinici che per

ragioni “economiche”. L’utilizzo del robot ha infatti senso

nella misura in cui migliora la performance del chirurgo ed

assicura migliori risultati clinici mentre rappresenta un costo

insostenibile se non assicura tali risultati. ad oggi la chirurgia

esofago-gastrica, delle vie biliari, del retto ultrabasso,

della prostata e del rene, ma anche la chirurgia splenica,

soprattutto se ricostruttiva e complessa

rappresentano le indicazioni principali per

tale nuova frontiera tecnologica”.

Di recente sono stati eseguiti presso l’azienda

ospedaliera di Alessandria dove lei è Direttore

della Struttura Complessa di Chirurgia

Pediatrica, due interventi su pazienti pediatrici.

Perché la scelta di utilizzare i robot e quali

sono stati i risultati?

“L’AON SS Antonio e Biagio e Cesare Arrigo

è stata fra le prime in Italia a dotarsi di tale

apparecchiatura grazie all’intuito del dott. Spinoglio, ex

primario della Chirurgia Generale dell’Azienda. Ad oggi

la robotica era stata unicamente utilizzata in chirurgia

generale, urologia, ginecologia e poche altre specialità

dell’adulto. L’opportunità di utilizzare il robot in capo

pediatrico è stata decisa e concordata al momento della

definizione dei piani strategici con la Direzione Generale

dell’Azienda Ospedaliera ed ha coinvolto tutti i membri

dell’equipe dell’Ospedale Infantile di Alessandria, dai

chirurghi, alle infermiere di sala operatoria, al personale tutto

che ha condiviso il processo di crescita e di acquisizione

delle competenze necessarie per affrontare questa nuova

tecnologia. la scelta delle procedure da eseguire è stata

basata sui dati di letteratura

e sull’esperienza di altri centri

opinion leader mondiali. In

particolare, la ricostruzione

del retto con l’approccio

endorettale descritto da

Soave nei lontani anni ‘60, che

richiede una manipolazione

ed una delicatezza non

compatibili con l’approccio

laparoscopico tradizionale,

risulta particolarmente agevole

con l’ausilio del robot. I piccoli

pazienti che abbiamo operato

hanno potuto godere dei

vantaggi della robotica, quali

appunto meno cicatrici e un miglior risultato estetico, se

pensiamo che siamo di fronte ad un organismo in crescita,

minor perdita di sangue, minore traumatismo e stress, minore

ospedalizzazione”.

Quali sono i progetti per il futuro?

“Non siamo i primi e non siamo i soli ad utilizzare la robotica

in campo pediatrico in Italia e nel mondo, ma vogliamo

essere i primi a farlo con un criterio innovativo, mirato

all’identificazione dei settori di reale beneficio clinico e di

sostenibilità sanitaria, e con progettualità non limitata a brevi

esperienze fini a se stesse ma con una proiezione temporale

di almeno un decennio”.

Presentano

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Il Fondo Garanzia Salute nasce nell’ottica di offrire un servizio in linea con i principi cardine cui si ispira una Società di Mutuo Soccorso, la solidarietà e la cooperazione, che riconoscono

nella sanità integrativa l’unica forma di assistenza concreta e sostenibile che opera senza scopo di lucro.

La volontà di diffondere il più possibile il principio di prevenzione ha spinto Mutua MBA ad affidarsi a Radio Radio, emittente radiofonica romana che sin dalla sua nascita si è caratterizzata come talk radio, ed elaborare per gli ascoltatori un’offerta di 9 sussidi:

Pop, Rock, Techno e Dance dedicati agli under 65, Jazz, Classica, Blues, Country e Folk per gli over 65.

La sanità d’eccellenza per le

famiglie di Radio Radio!

21

liste di attesa sempre più lunghe, pronto soccorso in

affanno, alti cosi dei ticket e dei farmaci: sono queste le

principali note dolenti del nostro

Servizio Sanitario nazionale,

evidenziate dal Rapporto PIT Salute

“Sanità pubblica: prima scelta

ma a caro prezzo”, elaborato da

Cittadinanzattiva – Tribunale per i

diritti del malato, con il sostegno non

condizionato di Ipasvi, Fnomceo e

Fofi, e presentato a Roma lo scorso

12 dicembre.

Lo studio ha raccolto – nel 2016 -

25.000 segnalazioni provenienti da

tutta Italia: i dati emersi confermano

i problemi già ormai noti della sanità pubblica, e

dovrebbero indurre tutti – in particolare le istituzioni e chi

detiene il potere decisionale – ad una seria riflessione.

accesso alle prestazioni sanitarie: liste di attesa e costi

dei ticket

Il problema più grave, che

rappresenta la prima voce oggetto

di segnalazione per il 2016, è

l’accesso alle prestazioni sanitarie:

troppa burocrazia, ritardi, alti costi;

liste di attesa sempre più lunghe e

ticket sempre più costosi.

I cittadini segnalano soprattutto

tempi lunghi per accedere proprio

alle visite specialistiche, in misura di

un valore che passa dal 34,3% del

2015 al 40,3% del 2016. lunghi tempi

anche per gli interventi chirurgici e

per gli esami diagnostici. un anno di attesa per una visita

odontoiatrica, 10 mesi per una visita oncologica. Sei mesi

per una visita oculistica, un anno per una colonscopia,

a cura dimariachiara manopulo La sanità pubblica:

sempre più lenta e sempre più cara

21

22

un intervento di cataratta o di protesi al ginocchio. non

va meglio a chi deve sottoporsi ad una mammografia:

l’attesa media è di 13 mesi.

Un’altra problematica segnalata da moltissimi cittadini

(oltre una segnalazione su tre, in aumento rispetto allo

scorso anno), è l’eccessivo costo dei ticket per gli esami

diagnostici e le visite specialistiche. La situazione quindi

non va certo migliorando, anzi: peggiora, in tutto il Paese.

costi e reperibilità dei farmaci

Sui cittadini gravano anche i costi dei farmaci, anch’essi

in aumento dallo scorso anno: la spesa privata diventa

così insostenibile, soprattutto per i farmaci di fascia c

(non passati dal ssn, e quindi totalmente a carico dei

cittadini), per l’onere derivante dalla differenza di prezzo

fra brand e generico, e per l’aumento del ticket.

Particolarmente problematica risulta essere anche la

reperibilità dei farmaci. In particolare l’accesso ai farmaci

per l’epatite C: questo per mancanza di informazioni,

per le limitazioni imposte dai criteri d’accesso stabiliti da

AIFA, per le difficoltà causate del numero ristretto dei

centri prescrittori ed erogatori sul territorio, e dai tempi

per l’erogazione dei nuovi farmaci.

assistenza domiciliare e territoriale

Per gli italiani, l’assistenza sanitaria offerta a livello

territoriale è peggiorata rispetto al passato, con grandi

differenze tra una città e l’altra: sono stati segnalati infatti

moltissimi disagi nell’ottenere le prestazioni di assistenza

sanitaria e sociale sul territorio, quindi nelle strutture o al

domicilio.

Quasi un cittadino su tre, il 30,5%, evidenzia problemi

con l’assistenza primaria di base, soprattutto per rifiuto

prescrizioni da parte del medico, anche per effetto

del decreto appropriatezza, e per l’inadeguatezza

degli orari dello studio del medico di base. La carenza

di personale rappresenta una ulteriore criticità: per

il 16,6% degli intervistati ci sono problemi all’interno

delle strutture residenziali come Rsa e lungodegenze,

dovuti agli eccessivi costi della degenza, alla scarsa

assistenza medico-infermieristica, e alle lunghe liste di

attesa per l’accesso alle strutture. C’è chi (il 15%) ha

problemi con la riabilitazione, in particolare in regime

di degenza, valutato il più delle volte di scarsa qualità

- e in quasi un caso su quattro addirittura assente per

la carenza di strutture o posti letto. La riabilitazione a

domicilio a volte viene sospesa all’improvviso, altre non

si riesce nemmeno ad attivare. Il 14,3% delle segnalazioni

riguarda infine criticità nell’assistenza domiciliare: in un

caso su tre mancano le informazioni su come attivarla,

a volte c’è una burocrazia eccessiva che causa non

poche difficoltà, altre volte ancora il servizio non è

proprio previsto.

Invalidità ed handicap

Il riconoscimento di una situazione di invalidità risulta

nella maggior parte dei casi molto, molto lento. In un

caso su quattro si lamenta un esito dell’accertamento

inadeguato alle condizioni di salute, e sono lunghi

anche i tempi di erogazione dei benefici economici e

delle agevolazioni.

Per quanto riguarda la lentezza della burocrazia, il 52,6%

riscontra problemi nella presentazione della domanda,

il 18,5% attese troppo lunghe per la convocazione alla

prima visita (circa 7 mesi, in media). Il 14,8% lamenta tempi

lunghi per la convocazione alla visita di aggravamento,

il 10,4% per la ricezione del verbale definitivo (9 mesi), e

per l’erogazione dei benefici economici, 12 mesi.

pronto soccorso in affanno

Molti cittadini segnalano problematiche nell’assistenza

ospedaliera e nella mobilità sanitaria; è soprattutto nelle

urgenze che emergono i problemi più grossi, lunghe

attese e procedure non trasparenti. È soprattutto l’area

della emergenza urgenza ad essere nel mirino delle

lamentele delle persone che segnalano anche lunghe

attese al Pronto soccorso.

I cittadini denunciano di vedersi spesso rifiutato il

ricovero (34,5%), o di ottenerlo in un reparto inadeguato

(21,4%). segnalano anche la mancanza di servizi e

reparti, soprattutto in oncologia, neurologia e ortopedia.

Rispetto allo scorso anno, sono aumentate le segnalazioni

sulle dimissioni: per il 58,8% sono improprie, il 29,2% ha

difficoltà ad essere preso in carico dal territorio dopo la

dimissione, difficoltà che purtroppo riguardano anche i

malati nella fase finale della vita (11,8%).

Sappiamo bene che quello della mobilità sanitaria è

un fenomeno piuttosto diffuso nel nostro Paese: sono in

tanti costretti a spostarsi, in un’altra regione, o addirittura

all’estero, per ricevere cure adeguate. e anche qui ci

sono problemi con i tempi dei rimborsi (48,7%) e anche a

ricevere l’autorizzazione da parte della Asl di riferimento

(30,8%).

ScegliereSalute

ITALIA

24

tumore alla laringe: diagnosi e cura

a cura dinicoletta mele

Il tumore della laringe interessa mediamente 6 nuovi casi

su 100.000 persone all’anno.

Il 95% dei tumori della laringe e dell’ipofaringe originano il

più delle volte per danni provocati dal fumo e dal consumo

eccessivo di alcol. Anche in questo caso, l’uso combinato

di tabacco e alcol moltiplica il rischio di sviluppare un

tumore.

Il restante 5% dei tumori origina dagli altri tessuti presenti

nei vari organi del distretto, per esempio ghiandole

(adenomi), tessuto muscolare o connettivale, sarcomi, o

da tessuto linfatico (linfomi).

Complessivamente, la sopravvivenza a cinque anni dalla

diagnosi è del 60% circa, oscilla tra il 90-95% nei pazienti

con tumori limitati, ed è del 19% nei pazienti con tumori

metastatici (fonte AIRC).

Sono fondamentali la diagnosi precoce e l’applicazione

delle più aggiornate modalità terapeutiche e riabilitative.

Qual è la diagnosi e quali sono le tecniche chirurgiche

impiegate nella cura di questa patologia?

Health Online l’ha chiesto alla dottoressa lisa licitra della

fondazione I.r.c.c.s. Istituto nazionale dei tumori – di

milano.

Può spiegare brevemente ai nostri lettori quali sono le

funzioni della laringe?

“La laringe è un organo situato nel collo, tra la faringe e la

trachea, fa parte dell’apparato respiratorio ed è deputato

alla fonazione (emissione di suoni) e al passaggio dell’aria

inspirata ed espirata. È dotata di un dispositivo di chiusura

che non permette al cibo di passare nelle

vie aeree durante la deglutizione. Questo

dispositivo è l’epiglottide che, durante

la deglutizione, si abbassa a ricoprire

l’apertura della laringe chiudendola

temporaneamente e impedendo il

passaggio di cibo e saliva. La laringe

è suddivisa in tre porzioni (sovraglottica,

glottica e sottoglottica). nella porzione

centrale, detta glottica, hanno sede le

corde vocali”.

Quali sono i campanelli d’allarme ai

quali bisogna fare attenzione?

“tra i sintomi più frequenti vi è una

modificazione, un abbassamento del

tono della voce. Tale sintomo può prima

essere saltuario per poi anche prolungarsi nel tempo e

aggravarsi fino a perdere completamente la voce. Se il

tumore colpisce altre zone senza coinvolgere le corde

vocali, i sintomi possono essere diversi e si può avere una

sensazione di difficoltà nel deglutire bevande, cibi solidi o

la stessa saliva. Nei casi di tumori estesi oltre a difficoltà alla

deglutizione si può avere dolore che tipicamente coinvolge

anche l’orecchio (otalgia). A volte il primo sintomo può

anche essere la comparsa di una tumefazione a livello del

collo, che rappresenta un linfonodo ingrandito”.

Come si diagnostica il tumore alla laringe e quali sono le

indicazioni terapeutiche generali?

“Tra le principali metodiche utilizzate per diagnosticare

il tumore alla laringe vi è la laringoscopia, una tecnica

che permette appunto di vedere la laringe con

diverse modalità. esiste una metodica di base che è la

laringoscopia indiretta, ossia durante la visita clinica si

apprezza la laringe con uno specchietto e permette

anche di valutare la mobilità delle corde vocali.

In maniera diretta, invece, si può utilizzare un fibroscopio

che attraverso il naso permette di visualizzare la laringe

ed, eventualmente, di fare dei prelievi di tessuto.

Imprescindibile è anche la valutazione clinica del collo per

valutare che non ci siano dei linfonodi ingranditi. In caso

di dubbio si può procedere con una ecografia del collo.

Altri esami strumentali come la TC e, soprattutto, la RM

risultano utili a completamento diagnostico. Deve essere

eseguita anche una radiografia del torace, perché può

capitare che i tumori della laringe diano localizzazioni

secondarie (metastasi) a livello del

polmone.

Per quanto riguarda la terapia, in generale

si può dire che si cerca di proporre un

trattamento che miri alla preservazione

d’organo e alla conservazione della sua

funzione.

per gli stadi iniziali con tumori piccoli

(cosiddetti T1 e T2) e confinati le scelte

sono radioterapia oppure chirurgia

conservativa (ad esempio una

laringectomia parziale).

Se invece il tumore è più avanzato,

ma ancora suscettibile di chirurgia

conservativa, si può ancora intervenire

preservando la funzionalità della laringe

o in modo non chirurgico con radio-

chemioterapia oppure con chirurgia

25

conservativa, seguita a completamento da radioterapia

e/o chemioterapia.

Se il tumore è esteso da un punto di vista chirurgico

si dovrebbe proporre una laringectomia totale o in

alternativa un trattamento

chemioterapico e radioterapico

concomitante”.

Quanto è importante la

prevenzione? Presso l’Istituto

Istituto nazionale dei Tumori di

Milano (I.R.C.C.S), da qualche

anno avete messo in atto una

campagna di sensibilizzazione

sui tumori testa e collo. Ci può

spiegare di cosa si tratta?

“Ogni anno in Istituto si svolge la Settimana di Prevenzione

e Sensibilizzazione dei tumori Testa/collo, quest’anno

si è svolta a Settembre. Questa campagna fa parte

di un progetto europeo volto a sensibilizzare i pazienti

sulle varie tipologie di malattia, sul riconoscimento dei

sintomi precoci, in modo da incoraggiare a riferirsi ad

un medico il prima possibile.

Il nostro centro è anche coinvolto

nella gestione dei pazienti con

tumore testa e collo, assistendo

i pazienti con un percorso

riabilitativo avvalendosi anche

della collaborazione di AILAR”.

Quali sono i suoi consigli per una

prevenzione efficace?

“Per una prevenzione efficace

valgono i consigli che sono

validi per molte patologie

oncologiche, non fumare è sicuramente di primaria

importanza così come un’alimentazione corretta

evitando gli abusi”.

In evIdenza

2626

27

Con il passare degli anni, la ghiandola maschile che si trova

tra l’uretra e la vescica tende ad ingrossarsi: questo può

comportare dei problemi, come l’aumento della necessità

di urinare durante la giornata. superati i cinquant’anni, un

uomo su quattro soffre di questi disturbi e superati gli ottanta,

il problema diventa quasi fisiologico per la maggior parte

della popolazione maschile.

Quando si analizza la prostata di un individuo già a partire

dai trenta – quarant’anni, si può

individuare un’alterazione definita

iperplasia prostatica benigna,

cioè la presenza di un progressivo

aumento della zona centrale.

Queste alterazioni microscopiche

possono essere accompagnate

da un reale ingrossamento della

prostata. Quindi pressoché tutti gli

uomini superati i trent’anni hanno

un’iperplasia prostatica, ma non

tutti hanno un ingrossamento

reale della prostata. Con il

passare del tempo, l’aumento

della dimensione della zona di transizione può determinare

un adenomioma, con il progressivo schiacciamento del

condotto urinario e quindi la necessità di urinare più spesso.

L’incontinenza urinaria è l’incapacità di controllare e

trattenere l’urina: può manifestarsi con diverse gravità,

partendo da una perdita minima fino a una perdita

completa del volume urinario.

Queste perdite sono un problema igienico, oltre che causa

di disagio sociale, e possono compromettere in misura

rilevante la qualità della vita.

Le cause di questa disfunzione e malfunzionamento della

vescica sono dovute a diversi possibili fattori:

• Patologie o cause neurologiche congenite;

• Traumi ed infezioni urinarie: infatti i traumi diretti nella

zona possono portare a malfunzionamenti di essa, ed

allo stesso modo irritazioni della vescica provocano

contrazioni involontarie della stessa

• Vescica iperattiva: la sindrome della vescica iperattiva

si caratterizza per una urgenza di urinare spesso,

con un aumento della frequenza dello stimolo e con

incontinenza

• Interventi chirurgici: l’asportazione totale della

prostata, dovuta magari a un tumore, rende lo sfintere

incapace di svolgere la sua funzione di tenuta.

La sola presenza di un ingrossamento della prostata non

determina un’indicazione assoluta per il suo trattamento.

Deve essere curato solo quando provoca sintomi di

incontinenza urinaria. Il trattamento chirurgico è indicato

solo quando quello farmacologico non ha prodotto

benefici, o quando la vescica presenta un elevato

residuo dopo la minzione. La durata dell’intervento varia

a seconda delle dimensioni dell’adenoma affrontato, e

delle capacità endoscopiche dell’operatore.

I principali farmaci di prima linea

per l’ipertrofia prostatica sono:

1. gli alfa bloccanti non

uroselettivi e uroselettivi;

2. gli inibitori della 5 alfa

reduttasi.

La prevenzione svolge, come

sempre, un ruolo importante.

ecco alcuni semplici consigli per

prevenire il disturbo:

• Avere una alimentazione sana: un equilibrio tra fibre,

proteine e glucidi previene l’obesità e la stipsi, per

cui diminuiscono le pressioni sulla vescica. Anche

un’adeguata idratazione può conferire un’ottimale

peristalsi intestinale.

• Svolgere regolarmente attività fisica.

• eliminare il fumo.

• Mantenere una corretta funzione dell’intestino.

a cura dialessandro viganò l’incontinenza urinaria:

come si può prevenire?

28

Si è svolto sabato 7 ottobre, presso l’Istituto Dermopatico

dell’Immacolata a Roma, l’VIII Congresso sulle Malattie

Bollose Autoimmuni, organizzato dall’ANPPI, Associazione

Italiana degli Ammalati di pemfigo e pemfigoide, e dai

medici e ricercatori dell’IDI impegnati nella ricerca e nella

cura per queste famiglie di malattie rare.

Pemfigo e Pemfigoide sono due gruppi di rare patologie

bollose autoimmuni che colpiscono la cute e le

mucose, caratterizzate dalla presenza di lesioni bollose

rispettivamente subepiteliali e intraepiteliali.

I pazienti affetti da queste malattie, gravemente

invalidanti e potenzialmente letali se non trattate

adeguatamente, richiedono ripetute ospedalizzazioni

e necessitano di terapie immunosoppressive ad elevati

dosaggi e prolungate nel tempo.

Sono inserite all’interno della lista

delle malattie rare ai sensi del D.M.

279/2001.

a seconda della tipologia di

pemfigo/pemfigoide, le bolle e

le vesciche possono interessare,

oltre la pelle, anche le mucose

oculari, del cavo orale, delle vie

respiratorie, gastrointestinali e

genitali; nei casi più gravi e nelle

fasi più avanzate della malattia

(che a volte si raggiungono nel

giro di pochi mesi o anche settimane), le lesioni bollose

e le altre manifestazioni multiformi che caratterizzano le

diverse tipologie di malattia, possono estendersi in tutto

il corpo.

Il congresso

Il congresso si è aperto con il saluto della dott.sa

Gianna Zambruno e della dott.sa Annarita Panebianco,

rispettivamente direttore scientifico e direttore sanitario

dell’IDI IRCCS, che hanno riconfermato l’impegno

dell’Istituto sulla ricerca e sulla cura di queste patologie

gravemente invalidanti, e sottolineato ancora una volta

come le sinergie tra enti di ricerca e cura, e associazioni

pazienti siano di fondamentale importanza per il

progresso scientifico e il miglioramento della qualità di

vita dei pazienti; soprattutto nel caso di malattie rare

come queste.

Unico congresso specifico su questa tematica in Italia,

quest’anno si è fregiato della presenza del prof. Wataru

Nishie, dell’università di Hokkaido in Giappone, che ha

fatto il punto sulle ricerche del suo team sul pemfigoide.

Spunti di sicuro interesse il nuovo test che offre, con

maggiore accuratezza, uno strumento di diagnosi del

pemfigoide, e le correlazioni individuate tra casi di esordio

della malattia - con specifiche caratteristiche cliniche - e

somministrazione di alcuni tipi di farmaci anti diabete.

Altrettanto interessanti le novità relative alle prossime,

promettenti sperimentazioni cliniche presentate dal

Dottor Biagio Didona, responsabile dell’Ambulatorio

delle malattie rare presso l’IDI IRCCS, tanto a breve

quanto a medio-lungo termine: dalla sperimentazione di

nuovi farmaci biologici per il pemfigo che si affiancano

al Rituximab, già utilizzato - per quanto ancora in forma

sperimentale - da diversi reparti di dermatologia in Italia

e nel mondo, fino ad arrivare a

più avveniristici progetti che si

basano sull’ingegnerizzazione

di linfociti t per attaccare

selettivamente i linfociti b diretti

verso gli antigeni del pemfigo.

Il dott. Di Zenzo, ricercatore

dell’IDI, già autore di prestigiose

pubblicazioni sulle malattie

bollose autoimmuni, ha invece

presentato lo stato dell’arte

della ricerca sui nuovi approcci

diagnostici che possono essere utilizzati per identificare

la malattia e monitorarne l’andamento. Ha suscitato

particolare intessere sull’audience di medici e pazienti la

descrizione di un nuovo test su microchip, messo a punto

dai ricercatori dell’Istituto che potrebbe consentire con un

solo saggio ed una sola goccia di sangue l’identificazione

di anticorpi circolanti rivolti verso molteplici antigeni

tipici delle diverse patologie, permettendo così una

immediata diagnosi differenziale rispetto ad una casistica

di riferimento.

Grande interesse della platea dei pazienti, con forte

interazione durante e dopo la presentazione, è scaturito

dalla presentazione della dott.ssa Francesca Rota,

endocrinologa dell’Azienda Ospedaliera S. Camillo –

Forlanini di Roma, sulla gestione degli effetti collaterali

degli steroidi. Diabete, ipertensione e osteoporosi la causa

delle principali co-morbilità che colpiscono gli ammalati

di malattie bollose autoimmuni, soggetti a terapie ad alti

dosi di corticosteroidi prolungate nel tempo.

Il pomeriggio è proseguito con la riunione dei soci ANPPI,

VIII Congresso sulle malattie bollose autoimmuni

a cura difilippo lattuca

Vice presidente ANPPI

29

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che come di consueto, è stata una eccezionale occasione

di confronto e scambio di informazioni tra persone,

che le difficoltà e le sofferenze che queste patologie

comportano rendono “comunità”. L’appuntamento è

per il prossimo anno, con la IX edizione del congresso.

L’Associazione Nazionale Pemfigo/Pemfigoide Italy -

anppI

L’ANPPI – Associazione Nazionale Pemfigo/Pemfigoide Italy,

è nata nell’Ottobre del 2009 come associazione di malati e

loro familiari, con lo scopo ultimo di contribuire a migliorare

le condizioni di vita degli ammalati di queste patologie rare;

i principali obiettivi dell’associazione sono i seguenti:

• la diffusione delle informazioni su queste patologie e

la sensibilizzazione della classe medica e paramedica

circa le possibilità diagnostiche e terapeutiche;

• il supporto agli ammalati ed ai loro familiari con la

condivisione di esperienze e lo scambio di informazioni

e riferimenti per la gestione della malattia;

• la raccolta di fondi per sostenere la ricerca;

• mantenere gli ammalati aggiornati sulle ricerche

e sulle sperimentazioni terapeutiche in atto presso

strutture italiane ed estere, tramite un contatto

continuo con medici e ricercatori.

permettendo così una immediata diagnosi differenziale rispetto ad una casistica di riferimento.

Forte interesse della platea dei pazienti, con forte interazione durante e dopo la presentazione, è stato scaturito dalla presentazione della dott.ssa Francesca Rota, Endocrinologa dell’Azienda Ospedaliera S. Camillo – Forlanini di Roma, sulla gestione degli effetti collaterali degli steroidi. Diabete, ipertensione e osteoporosi la causa delle principali co-morbilità che colpiscono gli ammalati di malattie bollose autoimmuni, soggetti a terapie ad alti dosi di corticosteroidi prolungate nel tempo.

Il pomeriggio è proseguito con la riunione dei soci ANPPI, che come di consueto, è stata una eccezionale occasione di confronto e scambio di informazioni tra persone, che le difficoltà e le sofferenze che queste patologie comportano rendono “comunità”. L’appuntamento è per il prossimo anno, con la IX edizione del congresso.

Filippo Lattuca

ANPPI – Vice presidente

L’Associazione Nazionale Pemfigo/Pemfigoide Italy - ANPPI L’ANPPI – Associazione Nazionale Pemfigo/Pemfigoide Italy, è nata nell’Ottobre del 2009 come associazione di malati e loro familiari, con lo scopo ultimo di contribuire a migliorare le condizioni di vita degli ammalati di queste patologie rare; i principali obiettivi

L’AnPPI ha sede a Roma presso l’Istituto Dermopatico

dell’Immacolata, in via Monti di Creta 104, Roma.

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Marco ha una fidanzata e un sogno: lavorare in un

programma radiofonico. Aniello Apicello, direttore

dell’emittente privata “Fantasy”, gli affida un programma

del mattino, introducendolo non solo all’arte radiofonica

ma anche a quella del gioco d’azzardo. Marco ottiene

un contratto a Radio Deejay grazie a Claudio Cecchetto.

Lasciata Firenze, parte alla volta di Milano, dimenticando

amici e debiti. Nonostante i successi raccolti dietro al

microfono della più celebre radio nazionale, il giovane non

tarda nel mettersi nuovamente nei guai, giocando ai cavalli

e accumulando debiti. Spetterà alla famiglia, ai colleghi

e ad una cassiera di un’agenzia ippica riconsegnarli la

serenità. Marco, interpretato dall’attore Elio Germano, è il

protagonista del film “La mattina ha l’oro in bocca”, del

2008, diretto da Francesco Patierno e tratto dal romanzo

autobiografico di Marco Baldini, “il giocatore”, famoso

speaker toscano ed ex spalla di Fiorello, al quale il gioco

d’azzardo ha rovinato la vita tanto da fargli perdere il

lavoro e gli affetti.

È un film, uno dei tanti, che ha affrontato il gioco d’azzardo,

una dipendenza non chimica, che fa tante vittime nella vita

reale, tanto da essere addirittura considerata “l’eroina del

nuovo millennio”. Oltre a Marco baldini sono caduti nella

trappola del gioco d’azzardo anche Mara Maionchi, nota

produttrice discografica, che in un’intervista ha dichiarato

di aver contrastato quello che era diventato un pericoloso

vizio con le maniere forti. Emilio Fede, storico giornalista, è

stato uno dei più famosi giocatori d’azzardo. enzo Ghinazzi,

in arte Pupo, in un’intervista ha dichiarato che una volta

ha anche pensato al suicidio, aveva perso tutto quello

che aveva ed era succube degli strozzini. Insomma,

l’incapacità di resistere all’impulso di giocare d’azzardo

o fare scommesse in denaro si chiama disturbo del gioco

d’azzardo (DGA). è un comportamento compulsivo, con

serie conseguenze sia sulle relazioni sociali che sulla

propria salute. È quindi una patologia “sine substantia”

ed in letteratura è stata dimostrata la comorbilità con

altre patologie quali la depressione, l’ipomania, il disturbo

a cura dialessia elem Stop al disturbo da gioco

d’azzardo! Le strategie di intervento

31

32

bipolare, l’impulsività, l’abuso di sostanze (alcol, tabacco,

sostanze psicoattive illegali), disturbi della personalità

(antisociale, narcisistico, istrionico, borderline), il deficit

dell’attenzione con iperattività, il disturbo da attacchi di

panico con o senza agorafobia e altri disturbi fisici associati

allo stress (ulcera peptica, ipertensione arteriosa, etc).

In Italia è purtroppo un fenomeno in espansione e

secondo i dati diffusi dal Ministero della Salute, e dallo

Studio IPSAD (IFC-CNR Pisa), condotto nel 2013-2014, è

risultato che circa 17 milioni di persone adulte (42,9% della

popolazione) hanno giocato almeno una volta somme di

denaro. Di questi, meno del 15% ha un comportamento

definibile “a basso rischio”, il 4%

“a rischio moderato” e l’1,6%

“problematico” (oltre 800.000

persone, prevalentemente di

sesso maschile - rapporto M/

F=9:1). Secondo la relazione

annuale al Parlamento

2015 (Dipartimento Politiche

Antidroga), il totale di pazienti

in carico ai Servizi per GAP

ammonta ad oltre 12.300

persone. (fonte: http://www.

salute.gov.it/).

Il disturbo da gioco d’azzardo non è solo un fenomeno

sociale, ma una vera e propria patologia da non

sottovalutare sin dai primi segni. È possibile prevenire la

malattia? Come riconoscerla? Quali sono le cure?

Health Online l’ha chiesto alla dottoressa Adriana Iozzi,

f.f. Direttore di uFC SerD zona 1 Firenze, Psichiatra e

Psicoterapeuta; organizzatrice e coordinatrice insieme

alla dottoressa Antonella Manfredi, Direttore Area

Dipendenze, Azienda uSL Toscana Centro, del Convegno

svoltosi recentemente a Firenze dal titolo “Il disturbo

da Gioco d’azzardo: dalle evidenze scientifiche alle

strategie d’intervento”. L’iniziativa è stata promossa dal

Dipartimento salute mentale e dipendenze dell’AuSL

Toscana centro e ha avuto come obiettivo quello di

illustrare i vari aspetti clinici, dalla prevenzione alla cura

del disturbo da gioco

d’azzardo.

I Servizi per le dipendenze

(SerD) dell’AuSL Toscana

Centro si occupano

da anni di questo

tipo di dipendenza

c o m p o r t a m e n t a l e

e garantiscono una

pronta accoglienza

delle richieste da parte

degli utenti e delle loro

famiglie.

Dottoressa Iozzi da cosa nasce questa iniziativa quali

sono stati i punti fondamentali dell’incontro? Quanto

sono importanti iniziative volte alla sensibilizzazione e

all’informazione?

“Questa iniziativa nasce dall’esigenza di informare e

sensibilizzare non solo gli Operatori dei SerD, ma tutta la

Comunità sui rischi correlati al gioco d’azzardo. Abbiamo

esaminato tutti gli aspetti clinici del Disturbo da Gioco

d’Azzardo(DGA): dagli interventi di prevenzione rivolti alla

Comunità con la Lezione Magistrale del Prof. Gioacchino

Lavanco (università di Palermo) alla prevenzione mirata

agli adolescenti; a tale scopo

sono stati presentati i risultati

di un progetto nato dalla

collaborazione tra l’UF SERD C

di via Lorenzo il Magnifico, da

me diretto, e il Dipartimento

di NeuroFarba (prof.ssa

Caterina Primi). Sono state

presentate, dalla sottoscritta,

le Linee di Indirizzo sul Percorso

Diagnostico Terapeutico

Assistenziale(PDTA) che la

regione Toscana ha deliberato

il 6 settembre 2016. Tali Linee di Indirizzo sono state redatte

dal Gruppo Tecnico Regionale Gap, costituto da Operatori

dei SeRD della Toscana e Operatori del Privato Sociale, che

ccordino personalmente. Il PDTA della Regione Toscana

è stato approvato ed incluso nel documento elaborato

dall’Osservatorio nazionale sul GAP (Ministero della Salute)

il 25 settembre 2017.

Le relazioni successive hanno illustrato tutte le fasi del

percorso di cura rivolto al giocatore e ai familiari, nonché

i meccanismi neurobiologici che stanno alla base di tale

dipendenza comportamentale. Infine, sono stati trattati gli

aspetti giuridici e finanziari del DGA.

Come individuare quando si è di fronte ad una patologia?

“Quando iniziano ad esserci alcuni ‘campanelli di allarme’:

il giocatore trascorre gran parte del tempo a giocare,

aumenta sempre di più la quantità di denaro investito,

aumenta il suo coinvolgimento emotivo, mente ai familiari,

è ‘assente’ nei suoi ruoli, trascura gli affetti, il lavoro, inizia a

contrarre debiti”.

È un fenomeno in crescita? È vero che le fasi del ciclo di

vita dove più frequentemente emerge la dipendenza da

gioco d’azzardo sono l’adolescenza e l’età anziana?

È un fenomeno destinato ad aumentare perché l’offerta

è massiccia, per l’incremento di modalità di accesso al

gioco sia sul territorio, con una diffusione capillare dei punti

33

dove è possibile giocare, sia con

l’incremento di modalità di accesso

al gioco attraverso tecnologie quali

ad esempio cellulare, smartphone,

tablet e computer. La pubblicità è

incessante. Si può giocare nelle 24

ore ed in qualunque luogo. Ci sono

delle fasce più vulnerabili come

gli adolescenti e/o gli anziani ma il

gioco d’azzardo interessa tutte le

età.

Il Gratta e Vinci, le scommesse

sportive e i giochi d’azzardo online

sono quelli più “gettonati” tra i

giovani, mentre gli anziani invece,

preferiscono il gioco del bingo, le

lotterie e le slot machine. È così?

“Sì, forse il gioco del bingo non sembra essere così rilevante,

preoccupano molto di più le altre tipologie di gioco citate”.

Quanto influisce la varietà di tipologie dei giochi d’azzardo

facilmente reperibili e con vincite immediate?

“Sicuramente influisce la tipologia perché, ad esempio,

le basse vincite stimolano il giocatore a prolungare il

tempo dedicato al gioco, fino a alla perdita del controllo,

le caratteristiche delle new Slt e/o VLT, le luci, i suoni,

l’ambiente dove sono collocate. Infatti, le NewSlot

rappresentano il 27% della raccolta complessiva, le VLT il

24% (insieme oltre al 50%)”.

Il gioco ha la capacità di impossessarsi totalmente del

giocatore con conseguenze negative sulla vita reale. Quali

sono i rischi maggiori?

“Il DGA è una tipologia di dipendenza che ha il potere di

distruggere intere famiglie perché in questo caso la ‘droga’

è rappresentata dal denaro. Il giocatore patologico

non riesce a smettere di giocare nonostante i debiti che

contrae, anzi, è convinto di potersi rifare ‘rincorrendo

così le perdite’ (distorsioni cognitive). Oltre al patrimonio

familiare sono a rischio i rapporti affettivi, il posto di lavoro.

Quando arrivano al SeRD, le famiglie sono distrutte da tutti

i punti di vista; non dimentichiamo i rischi di suicidio per i

gravi sensi di colpa vissuti dal giocatore”.

Quali sono i primi segnali da non sottovalutare? È possibile

prevenire la patologia?

Quando si nota un cambiamento delle abitudini della

persona: è irritabile, insonne, trascorre maggior tempo fuori

casa, si dimentica impegni importanti, è spesso in ritardo al

lavoro, aumenta le spese, sottrae denaro, contrae debiti.

È possibile prevenire la dipendenza ma, soprattutto, è

necessario sensibilizzare le persone che è possibile curarla,

che è necessario intervenire precocemente per ridurre i

gravi danni correlati. Sia il giocatore che i familiari possono

rivolgersi, in modo gratuito e riservato, ai SERD cioè ai Servizi

specialistici con personale adeguatamente formato sul

problema. Ai SERD possono rivolgersi anche i familiari senza

il giocatore, quando quest’ultimo ancora non riconosce di

avere un problema con il gioco”.

Quali sono le strategie di intervento?

“l’equipe di professionisti è multidisciplinare (medico,

psicologo, assistente sociale, educatore). Viene effettuata

inizialmente, dopo l’accoglienza, una valutazione delle

condizioni psicofisiche della persona, delle relazioni familiari

per capire quale programma terapeutico è più indicato.

Sono previste all’interno del SeRD attività di gruppo ed

individuali. è possibile effettuare una consulenza legale

e/o finanziaria per la situazione debitoria presentata. È

indispensabile che la famiglia partecipi al programma

terapeutico. Ci sono poi interventi terapeutici specifici,

come quello sugli aspetti cognitivi disfunzionali presentati

dal giocatore e il tutoraggio economico, ovvero il controllo

delle spese, del flusso delle risorse economiche per poi

procedere ad un piano di risanamento debitorio”.

Alla luce di quanto detto, quali sono i suoi consigli?

“Quando c’è un sospetto che ci possa essere un familiare

con il problema del gioco d’azzardo, di rivolgersi quanto

prima ai nostri servizi, di non farsi dominare dal sentimento

di vergogna e/o di paura del giudizio.

per contattarci: [email protected] - tel.

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Il diabete gestazionale è un’alterazione del modo in cui

l’organismo utilizza il glucosio, lo zucchero del sangue che

fornisce energia alle cellule: si stima che ne soffra circa il 5%

delle donne in gravidanza.

Durante la gravidanza è importante tenere sotto controllo i livelli di

glicemia nel sangue e sottoporsi ad un esame specifico che viene

prescritto dal medico curante – la Curva Glicemica - per stabilire

l’eventuale predisposizione e prevenire eventuali complicazioni.

In presenza di diabete gestazionale l’insulina non funziona

bene e il glucosio, invece di essere trasportato nelle cellule,

si accumula nel sangue, alterando il nutrimento al feto.

Le cellule dell’organismo materno non riescono ad assorbire il

glucosio, mentre quelle del feto rischiano di assimilarne troppo.

Conseguenze

Se il diabete gravidico non viene diagnosticato, o se viene

trascurato dalla gestante, le conseguenze possono essere

anche gravi sia per la mamma che per il bambino: la

mamma potrà avere disturbi probabili di pressione durante

l’attesa e può aumentare il rischio di aborto spontaneo o

prematuro.

Per il bambino, si potrà avere una crescita superiore alla

norma, con sviluppo eccessivo della parte addominale,

del cuore e del fegato, ipoglicemia dopo il parto. Inoltre il

piccolo potrebbe essere predisposto a sviluppare il diabete

di tipo II.

a cura disilvia terracciano diabete gestazionale:

di cosa si tratta?

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Fattori di rischio

I fattori di rischio importanti di cui tenere conto durante la

gravidanza sono:

• la familiarità;

• il sovrappeso prima del concepimento e un eccessivo

aumento durante i nove mesi;

• l’età superiore ai 35 anni;

• precedenti gravidanze con complicazioni o precedenti

aborti.

È importante parlare col medico di eventuali problematiche

precedenti personali di salute e comunicare se si hanno

avuto problemi di sovrappeso o disturbi di tipo alimentare

come la bulimia.

Una alimentazione specifica con correzioni di tipo dietetico

possono aiutare a mantenere i livelli di glucosio dentro

limiti accettabili ed evitare problematiche per mamma e

bambino.

Come prevenirlo

È possibile cercare di prevenire il diabete gestazionale

cercando di mangiare in maniera corretta sin dalla

scoperta della gravidanza; se possibile anche da prima, se

si sta programmando la ricerca del bebè.

Ogni prevenzione programmata è senz’altro di aiuto per la

salute della mamma e del bambino e un regime alimentare

corretto non può di certo fare male.

Si può prevenire la comparsa del diabete gestazionale

con alcune semplici regole.

• Aumentare il consumo di fibre, introducendo, se già

non lo si fa, cereali integrali e porzioni più abbondanti

di verdura.

• Ridurre l’assunzione di calorie, che fanno aumentare il

peso e di conseguenza il rischio di diabete, diminuendo

il consumo di grassi.

• Preferire l’assunzione di cibo in maniera frazionata

durante la giornata in 5 o 6 volte.

• evitare digiuno prolungato.

• Consumare i pasti in orari regolari, senza saltarli e

senza variare le cadenze orarie, così facendo si aiuta

la digestione e si regola la presenza del glucosio nel

sangue.

• Evitare la cottura dei cibi grassi come le fritture.

• utilizzare per i condimenti oli vegetali come olio extra

vergine di oliva o di riso a crudo ed evitare di utilizzare

il burro.

• utilizzare latte e yogurt scremati invece di quelli interi.

• Limitare assunzione di grassi saturi eliminando i formaggi

molto grassi e i salumi, dalla carne preferibilmente

togliere il grasso.

Seguire una dieta varia senza eliminare del tutto i

carboidrati e gli zuccheri; al contrario di quello che si pensa

l’eliminazione completa non è salutare.

È importante evitare il consumo di alcuni cibi e bevande

come:

• dolci elaborati;

• bibite dolci e alcolici;

• miele o fruttosio in eccessive quantità;

• cioccolata al latte o con altre componenti;

• frutta sciroppata;

• eccesso di zucchero in caffè, tè o tisane;

• marmellate e confetture.

Accorgimenti in presenza di Diabete Gestazionale

Nel caso si sviluppasse il diabete gestazionale è importante

non farsi prendere dall’ansia e dallo stress ma seguire le

direttive del medico, una sana alimentazione e mettere in

pratica alcuni consigli utili come:

• rivolgersi a un nutrizionista specializzato;

• tenere un diario alimentare cosi da scrivere cosa si

mangia e l’orario;

• se possibile fare dell’esercizio fisico adeguato alla

gravidanza;

• controllare i valori della glicemia prima e dopo ogni

pasto, se ci sono alterazioni avvertire il medico;

• bere acqua;

• preferire cereali con un buon rapporto tra indice

glicemico e carico glicemico;

• fare largo uso di verdura, attenendosi alle regole

generali di una corretta gravidanza;

• tenere sotto controllo il peso;

• verranno fatte ecografie per il controllo del bambino

ogni 2 settimane circa, per controllare che non

cresca troppo di peso, misurando la circonferenza

addominale, inoltre verrà controllata la quantità di

liquido amniotico.

Il diabete gestazionale è un a patologia legata strettamente

alla gravidanza: passati i 9 mesi, al termine della stessa

tutto dovrebbe tornare nella norma.

Vanno comunque fatti i controlli post parto, in quanto

una donna che ha avuto il diabete gestazionale è più

predisposta a sviluppare il diabete di tipo II.

L’allestimento museale è stato progettato per offrire al visitatore un quadro completo ed esaustivo sulla storia delle società di mutuo soccorso. Il percorso si apre con dei pannelli informativi che raccontano, in una sequenza cronologica, il fenomeno del mutualismo e continua con delle grandi teche espositive in cui è racchiusa una notevole varietà di materiale documentario, nonché un ragguardevole insieme di medaglie, spille, distintivi ed alcuni cimeli di notevole rarità, riconducibilli ad oltre duecentro tra enti e società di mutuo soccorso, con sedi in Italia e all’estero.

All’interno del museo è presente uno spazio multifunzionale nel

quale coesistono un archivio storico, una biblioteca e un centro

studi. Inoltre, è stato riservato uno spazio per ospitare ogni forma

d’arte: mostre, concerti di musica e rappresentazioni teatrali.

Previa prenotazione, ogni artista potrà esporre o esibirsi

gratuitamente all’interno dello spazio dedicato.

Il Museo del Mutuo Soccorso, nato dalla volontà di valorizzare la storia delle società di mutuo soccorso, si prefigge di salvaguardare e rendere fruibile al pubblico i beni attualmente in dotazione e di promuovere la conoscenza e la ricerca sul tema della mutualità. Visitando il museo si ha la possibilità di conoscere da vicino le società di mutuo soccorso, le loro tradizioni e l’importanza sociale che hanno ricoperto nelle varie vicende storiche del nostro Paese.

La struttura accoglie i visitatori anche con visite guidate e per le scuole sono pensati percorsi e laboratori didattici tematici. Sono, inoltre, previste aperture straordinarie nelle quali sarà possibile visitare le mostre in corso, assistere agli spettacoli e partecipare ad eventi e attività didattiche

Apertura:Dal lunedì al venerdì previa prenotazione

11.00 - 13.00 | 15.00 - 18.00 Ultimo ingresso 17.30 (ingresso libero)

Info e prenotazioni:+39 337 1590905

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Indirizzo:Palasalute

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38

caso Ilva. L’acciaieria italiana che preoccupa l’europa

a cura dialessandro notarnicola

L’esplosione nell’impianto di distribuzione del gas a

baumgarten an der March, in Austria, avvenuta il 12

dicembre a una cinquantina di chilometri a nord-est di

Vienna, a molti ha ricordato il tragico incidente che il 23

gennaio 2016 colpì l’ILVA di Taranto con quattro operai

rimasti gravemente feriti. Chiaramente le dinamiche non

sono da paragonare, essendo due episodi che, se per un

verso si ravvicinano, per l’altro sono tra loro estranei per la

matrice. Tuttavia, il caso austriaco ha riacceso in europa

i riflettori sulla grigia realtà dello stabilimento industriale

tarantino, che si occupa storicamente della trasformazione

di acciaio.

La più grande acciaieria d’europa venne fondata nel

1961. Si tratta di un impianto

siderurgico a ciclo integrale,

dove avvengono tutti i

passaggi che dal minerale

di ferro creano l’acciaio. Il

fulcro della produzione sono

i cinque altoforni, impossibile

non vederli svettanti nel

cielo, dove viene prodotta

la ghisa. Ciascuno è alto più

di 40 metri e ha un diametro

tra 10 e i 15 metri: al

momento quattro altoforni

su cinque sono attivi.

l’Ilva di taranto è parte

del gruppo riva, che

si configura come il decimo produttore mondiale di

acciaio. nel 2011 l’Italia si posizionava all’11esimo posto

della classifica dei paesi che producono acciaio, con

28 milioni di tonnellate prodotte annualmente. L’ILVA

di Taranto produce da sola circa 9 milioni di tonnellate

l’anno e il Gruppo Riva nel suo complesso ne produce

più di 17. Ma come si rapporta alla salute degli operai e,

più in generale, alla salvaguardia dell’ambiente di cui si è

reso altissimo portavoce il presidente francese emmanuel

Macron sulla base degli Accordi di Parigi siglati nel 2015?

Proprio bruxelles ha puntato un faro sull’Italia: sale infatti la

preoccupazione per gli sviluppi del caso ILVA dopo il ricorso

al Tar della Regione Puglia, che contesta sia l’assegnazione

alla cordata ArcelorMittal/Marcegaglia sia, soprattutto, il

piano di risanamento ambientale.

A tal riguardo mercoledì 13 dicembre a Taranto, presso

la Sala Resta del centro congressi Subfor, si è tenuta una

tavola rotonda della Camera del lavoro dal titolo “ILVA:

una contrattazione per la tutela della salute, dell’ambiente,

del lavoro”. È stato un appuntamento importante poiché

ha permesso alle parti di confrontarsi con la cittadinanza e

le istituzioni territoriali su una partita strategica per il Paese,

ed è stata poi un’occasione per discutere delle proposte

da avanzare nel corso della trattativa al ministero dello

Sviluppo economico.

“Sono ormai 17 anni che lavoro in ILVA a Taranto con la

mansione di operaio manutentore elettrico. un lavoro

che mi soddisfa e che mi permette di provvedere al

sostentamento della mia bambina di 3 anni. Mi ritenevo

fortunato fino all’inizio di questo anno quando, a gennaio,

l’azienda ha diffuso la notizia della presenza di circa 4000

tonnellate d’amianto al suo

interno. una vera doccia

fredda! Mi sono chiesto:

“Come reagiremo a questa

nuova situazione?” abbiamo

lavorato per anni senza i

più elementari dispositivi di

prevenzione e protezione

come guanti e mascherine.

Siamo quindi tutti

potenzialmente a rischio?

C’era qualcuno che doveva

e/o poteva prevenire tutto

questo? Se affermativo

perché non è stato fatto?”.

Sono tutte domande che

adesso continuano a girarmi per la testa senza sapere se

avrò mai una risposta”. È il racconto di Pasquale Maggi,

pubblicato sul sito dell’Ona. L’altissimo livello di tossicità

delle emissioni dello stabilimento Ilva è stato ampiamente

dimostrato negli ultimi due decenni. A tal proposito, una

delle più recenti perizie mediche, ha stabilito che tra il 2004

e il 2010 le emissioni dì polveri sottili avrebbero causato nella

zona di Taranto una media di 83 morti l’anno, e di ben 648

ricoveri per cause cardiorespiratorie. a rischio non sono

solo gli operai, ma anche i residenti del quartiere tamburi,

uno di quelli più vicini alla fabbrica, assieme al san paolo.

Nel 2012 sono stati stanziati 110 milioni per la bonifica delle

zone avvelenate dall’Ilva: solo il 23 luglio 2015 sono poi stati

avviati i lavori di bonifica di una parte del rione Tamburi,

con l’avvio del progetto di riqualificazione ambientale “A

Tamburi battenti”, finanziato con 210.000 euro in tre anni

dalla Fondazione “Con il Sud” e 55.000 euro con i fondi

8xmille tramite la Caritas diocesana, con il coinvolgimento

di numerose associazioni locali.

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supportarefavorire

promuovere

Costituita per iniziativa di Health Italia, Mutua MBA e Coopsalute, la Fondazione Basis è un ente no-profit che svolge le proprie attività nei settori dell’assistenza socio-sanitaria, nella promozione e nella gestione

di servizi culturali, educativi, sportivi e ricreativi allo scopo di fornire sostegno a soggetti deboli quali, ad esempio, persone svantaggiate per malattia, disabilità fisica e/o psichica, indigenti, minori e persone

anziane non autosufficienti. Nello svolgimento delle proprie attività istituzionali, la Fondazione si propone di sensibilizzare l’opinione pubblica su tematiche quali la difesa e la tutela della salute, incentivando il concorso e

la partecipazione di tutte le realtà che costituiscono espressione della società civile.

Fondazione Basis ha ottenuto risultati significativi, soprattutto grazie al contributo di molti donatori, che rafforzano l’entusiasmo e la volontà nel proseguire per la strada intrapresa.

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Health Italia S.p.A. nasce dalla volontà di alcuni imprenditori fortemente convinti che la salute e il benessere della persona siano diritti fondamentali da tutelare e promuovere. È un player di riferimento nella promozione di soluzioni di sanità integrativa e sostitutiva, nell’erogazione di servizi amministrativi, liquidativi, informatici e consulenziali a Fondi Sanitari, Casse di Assistenza Sanitaria e Società di Mutuo Soccorso.

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