Giornalino Gennaio

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Spirito e parola Mensile della parrocchia dello Spirito Santo - N°23 - 3 Gennaio 2010 “Non c’era posto nell’alloggio” di Roberto Bonomo E’ l’una di notte, sono in viaggio dalle 18, l’aereo era in ritardo e arrivo alla stazione di Bologna quando il mio treno è già partito. Fuori il termometro segna -12 e dovrò rimandare l’incontro con la mia famiglia e con il letto caldo perché tutti i treni sono in ritardo a causa della neve e del ghiaccio. Il treno successivo quello delle 3 e 40 ha appena 225 minuti di ritardo cioè 3 ore e 45 minuti, il freddo mi ha intorpidito il cervello e faccio fatica a fare i conti per capire a che ora arriverà (forse!) ma capisco che ce n’è uno che giungerà certamente prima: alle 5 e 22. Un po’ contrariato e un po’ congelato m’incammino verso la sala d’attesa, ho un libro da leggere passerò il tempo così. La sala d’attesa è gremita di gente che, come me, non sa bene a che ora potrà ripartire e sta in adorazione del tabellone luminoso sul quale i ritardi dei treni aumentano continuamente. Guardandomi un po’ intorno per vedere se c’è un posto per sedermi mi accorgo che non tutti sono passeggeri; ci sono infatti almeno una trentina di cosiddetti “barboni” che tentano di ripararsi dal freddo pungente e magari anche di dormire. Tutto il mio disagio, a questo punto, scompare e mi sembra di essere già, con qualche giorno d’anticipo, alla messa di mezzanotte del giorno di Natale. Mi viene infatti in mente il vangelo di quella messa dove l’evangelista Luca racconta: Segue a pagina 6 (...) Il 26 dicembre 1999, un uragano chiamato Lothar si abbattè sull’Europa, in modo particolare nell’est della Francia. Si stima che 300 milioni di alberi furono distrutti nel territorio francese. L’uragano lasciò dietro di sé uno spettacolo di desolazione con una sessantina di morti e un certo numero di suicidi di guardie forestali o di proprietari che non poterono sopportare l’ampiezza della catastrofe. “Una cattedrale distrutta non è grave”, esclamava una guardia forestale, “la si può ricostruire, ma una quercia di 300 o di 400 anni, no”.Dopo la catastrofe, uci e studi subito elaborarono programmi di rimboschimento con progetti di rimessa a dimora, ecc. Ma nell’eseguirli, gli ingegneri forestali constatarono che il bosco li aveva anticipati: era già in atto una rigenerazione più rapida del previsto che metteva in discussione i piani di rimboschimento elaborati, manifestando congurazioni nuove più vantaggiose alle quali gli uci e gli studi non avevano pensato. La rigenerazione naturale della foresta aveva manifestato una migliore biodiversità e un migliore equilibrio ecologico tra piante e fogliame. Da una politica volontaristica di ricostruzione del bosco, gli ingegneri forestali passarono a una politica di accompagnamento della rigenerazione naturale del bosco assumendo le nuove possibilità più vantaggiose della rinascita naturale. “Sono germogliate tenere pianticelle di varie specie - aermava un ingegnere forestale - il nostro lavoro è stato allora di estrarle delicatamente, di accogliere la vita della natura piuttosto che ripiantarle articialmente”. Anche la Chiesa ha conosciuto, soprattutto da circa 40 anni, un uragano. Il paesaggio religioso, perlomeno nelle sue espressioni tradizionali, è devastato. Ci interessa, per analogia, il cambiamento di comportamento dei forestali: da una politica volontaristica di ricostruzione del bosco a una politica di aancamento a una rigenerazione in corso. Pastorale secondo il paradigma della pro-creazione: accompagnare quello che nasce. Segue a pagina 6 (...) Rimboschire la foresta dopo la tempesta Una parabola per il nostro tempo Dio è il principio e la ne proposto da Giovanni Dazzi

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Spirito e parolaM e n s i l e d e l l a p a r r o c c h i a d e l l o S p i r i t o S a n t o - N ° 2 3 - 3 G e n n a i o 2 0 1 0

“Non c ’era posto nell’alloggio”

di Roberto Bonomo

E’ l’una di notte, sono in viaggio dalle 18, l’aereo era in ritardo e arrivo alla stazione di Bologna quando il mio treno è già partito.Fuori il termometro segna -12 e dovrò rimandare l’incontro con la mia famiglia e con il letto caldo perché tutti i treni sono in ritardo a causa della neve e del ghiaccio.Il treno successivo quello delle 3 e 40 ha appena 225 minuti di ritardo cioè 3 ore e 45 minuti, il freddo mi ha intorpidito il cervello e faccio fatica a fare i conti per capire a che ora arriverà (forse!) ma capisco che ce n’è uno che giungerà certamente prima: alle 5 e 22.Un po’ contrariato e un po’ congelato m’incammino verso la sala d’attesa, ho un libro da leggere passerò il tempo così.La sala d’attesa è gremita di gente che, come me, non sa bene a che ora potrà ripartire e sta in adorazione del tabellone luminoso sul quale i ritardi dei treni aumentano continuamente.Guardandomi un po’ intorno per vedere se c’è un posto per sedermi mi accorgo che non tutti sono passeggeri; ci sono infatti almeno una trentina di cosiddetti “barboni” che tentano di ripararsi dal freddo pungente e magari anche di dormire.Tutto il mio disagio, a questo punto, scompare e mi sembra di essere già, con qualche giorno d’anticipo, alla messa di mezzanotte del giorno di Natale. Mi viene infatti in mente il vangelo di quella messa dove l’evangelista Luca racconta:

Segue a pagina 6 (...)

Il 26 dicembre 1999, un uragano chiamato Lothar si abbattè sull’Europa, in modo particolare nell’est della Francia. Si stima che 300 milioni di alberi furono distrutti nel territorio francese. L’uragano lasciò dietro di sé uno spettacolo di desolazione con una sessantina di morti e un certo numero di suicidi di guardie forestali o di proprietari che non poterono sopportare l’ampiezza della catastrofe. “Una cattedrale distrutta non è grave”, esclamava una guardia forestale, “la si può ricostruire, ma una quercia di 300 o di 400 anni, no”.Dopo la catastrofe, u!ci e studi subito elaborarono programmi di rimboschimento con progetti di rimessa a dimora, ecc. Ma nell’eseguirli, gli ingegneri forestali constatarono che il bosco li aveva anticipati: era già in atto una rigenerazione più rapida del previsto che metteva in discussione i piani di rimboschimento elaborati, manifestando con"gurazioni nuove più vantaggiose alle quali gli u!ci e gli studi non avevano pensato. La rigenerazione naturale della foresta aveva manifestato una migliore

biodiversità e un migliore equilibrio ecologico tra piante e fogliame. Da una politica volontaristica di ricostruzione del bosco, gli ingegneri forestali passarono a una politica di accompagnamento della rigenerazione naturale del bosco assumendo le nuove possibilità più vantaggiose della rinascita naturale. “Sono germogliate tenere pianticelle di varie specie - a#ermava un ingegnere forestale - il nostro lavoro è stato allora di estrarle delicatamente, di accogliere la vita della natura piuttosto che ripiantarle arti"cialmente”. Anche la Chiesa ha conosciuto, soprattutto da circa 40 anni, un uragano. Il paesaggio religioso, perlomeno nelle sue espressioni tradizionali, è devastato. Ci interessa, per analogia, il cambiamento di comportamento dei forestali: da una politica volontaristica di ricostruzione del bosco a una politica di a!ancamento a una rigenerazione in corso. Pastorale secondo il paradigma della pro-creazione: accompagnare quello che nasce. Segue a pagina 6 (...)

R i m b o s c h i r e l a f o r e s t a d o p o l a t e m p e s t aUna parabola per il nostro tempo

Dio è il principio e la

!ne

proposto da Giovanni Dazzi

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N°23, Gennaio 2010 Spirito e parola 2

I l d o n o d e i M a g iUn dollaro e ottantasette cents. Era tutto. E s e s s a n t a cents erano in pennies. P e n n i e s r i s p a r m i a t i

uno o due per volta, contesi al droghiere e al verduraio e al macellaio, "nché, convinti di taccagneria da quelle puntigliose trattative, le guance vi si coprono di rossore. Tre volte Della contò il denaro. Un dollaro e ottantasette cents. E l’indomani era Natale. Era chiaro: non c’era altro da fare che lasciarsi cadere sul nudo lettino e mettersi a urlare. E così appunto si comportò Della. E ciò vale a stimolare la ri$essione morale che la vita è fatta di singhiozzi, sospiri e sorrisi, con una certa preponderanza di sospiri.Mentre la signora della casa gradualmente trapassa dal primo al secondo stadio, date una occhiata alla casa. Un appartamento ammobiliato a otto dollari per settimana. Non si può dire che superi qualsiasi descrizione: ma certo la mette a duro cimento. Nell’atrio, a pianterreno, stava una cassetta delle lettere in cui non entrava mai una lettera, ed un pulsante elettrico dal quale nessun dito umano avrebbe potuto estorcere un suono. A tutto ciò aggiungevasi un cartoncino recante il nome « Mr. James Dillingham Young ».Durante trascorsi periodi di prosperità, quando il proprietario guadagnava trenta dollari la settimana, quel « Dillingham » aveva garrito al vento. Ora, ridottosi il reddito a venti dollari, le lettere del « Dillingham » apparivano confuse, quasi meditassero seriamente di contrarsi in un modesto, sommesso D. Ma ogni qualvolta Mr. James Dillingham Younh tornava a casa, al suo appartamento al piano di sopra, si sentiva chiamare « Jim » e grandemente lo coccolava la signora Dillingham Young, già presentatavi col nome di Della. E ciò è molto bello.

Della portò a termine il suo pianto e si passò il piumino sulle guance. Poi si pose alla "nestra a guardare stancamente il gatto grigio che percorreva la stecconata grigia del grigio cortile. L’indomani era Natale, e lei aveva soltanto un dollaro e ottantasette cents per fare un regalo a Jim. Per mesi aveva risparmiato un cent dopo l’altro: e quello era il risultato. Con venti dollari la settimana non si fa gran che. Le spese erano state maggiori del previsto. Succede sempre così. Solo un dollaro e ottantasette per comprare un regalo a Jim. Al suo Jim. Molte ore felici ella aveva trascorso a pensare qualcosa di carino per lui. Qualcosa di bello e raro e autentico, qualcosa che non fosse troppo indegno dell’onore di appartenere a Jim.Tra le due "nestre della stanza stava uno specchio stretto e alto. Forse voi li avete già visti, questi specchi da muro che si trovano negli appartamenti da otto dollari. Una persona agile e sottile può, cogliendo la propria immagine in una rapida sequenza di strisce longitudinali, pervenire ad un concetto sostanzialmente adeguato del proprio aspetto. Della, che era sottiletta, era padrona dell’arte. Con una piroetta improvvisa si scostò dalla "nestra e ristette di fronte allo specchio. Gli occhi le splendevano intensamente, ma in venti secondi il suo volto perse ogni colore. Rapidamente si sciolse la chioma e la lasciò cadere per tutta la sua lunghezza. Ora, di due possessi i Dillingham erano profondamente orgogliosi. Uno era l’orologio d’oro di Jim, che era stato di suo padre e del padre di suo padre. L’altro era la chioma di Della. Se la regina di Saba avesse abitato nell’appartamento di fronte, Della avrebbe lasciato pendere i capelli alla "nestra per asciugarli, soltanto per fare scorno ai gioielli e ai doni di Sua Maestà. Se re Salomone fosse stato il portiere con tutti i suoi tesori ammucchiati in cantina, Jim avrebbe tratto dal taschino il suo orologio ogni qualvolta gli fosse passato davanti, per il solo gusto

di vederlo strapparsi la barba per l’invidia.Così ora cadde la bella chioma di Della, ondeggiante e splendente come una cascata di acque scure. Le arrivò "n sotto il ginocchio, la avvolse quasi come un vestito. Poi Della la riavvolse, con gesti rapidi e nervosi. Parve esitare un istante, e rimase immobile, mentre una o due lacrime cadevano sul rosso tappeto frusto. Indossò la vecchia giacca marrone. Si mise in capo il vecchio capello marrone. Con un frullo di gonne, gli occhi ancora luccicanti, scivolò fuori della porta, scese le scale e raggiunse la strada. Si fermò davanti ad una insegna: « M.me Sofronie. Parrucche di ogni tipo ». Della salì di corsa una rampa di scale, e si fermò ansimante. Madame, ampia, troppo bianca, gelida, non aveva l’aria di una « Sofronie ».« Volete comprare i miei capelli? » domandò Della. « Io compro capelli » disse Madame. « Fate un po’ vedere ». Si disciolse la bruna cascata. « Venti dollari » disse Madame, reggendo la massa con mano esperta. « Datemeli subito » disse Della. Oh, le due ore seguenti volarono su ali di rosa. Perdonate la trita metafora. Della andava setacciando un magazzino dopo l’altro, in cerca di un regalo per Jim. Lo trovò alla "ne. Certamente era stato fatto per Jim e per nessun altro. Niente di simile aveva trovato in tutti gli altri negozi, e li aveva passati da cima in fondo. Era una catenella per orologio, da taschino, in platino, di casto e semplice disegno, che opportunamente manifestava il proprio valore per virtù della sola sostanza, senza far ricorso a indecorosi orpelli: come debbono tutte le buone cose. Era per"no degno dell’orologio. Non appena l’ebbe vista, ella seppe che spettava a Jim. Era come lui. Pregio e semplicità, la de"nizione valeva per entrambi. Le presero ventun dollari, ed ella si precipitò a casa con i suoi ottantasette cents. Con quella catena all’orologio, in qualsiasi compagnia si fosse trovato, Jim avrebbe potuto senza disdoro preoccuparsi di tanto in

*di O. Henry

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N°23, Gennaio 2010 Spirito e parola 3

I l d o n o d e i M a g ia cura di Sara Fiorini

*di O. Henry

Eccoci giunti agli esordi del 2010... e cosa ci lasciamo alle spalle di questo anno appena passato? Le emozioni più recenti si riconducono sicuramente alla telefonata che don Landini, col suo cellulare, ha riservato al convalescente don Mario, durantela messa del giorno di Natale. Grazie al “viva voce”, il nostro don ha potuto abbracciare,

virtualmente, dall’Rsa di Albinea, la sua comunità. Un momento intriso di tanta commozione: in questo mese la sua mancanza si è sentita molto ma, nonostante questo, bambini, ragazzi, educatori e adulti non si sono fermati, ma hanno cercato di coordinarsi al meglio per non far mancare nulla alla parrocchia. E il grande regalo per il ritorno del

nostro caro don sarà proprio lo spettacolo-musical che i nostri ragazzi stanno organizzando per il 6 gennaio, indice di come, ancora una volta, l’unione fa la forza, anche nei momenti più di!cili!Ed allora un caro augurio per un 2010 ancor più improntato a questa collaborazione ed unione, ed un caro abbraccio collettivo al nostro don Mario! Auguri!

tanto del trascorrere del tempo. Per quanto meraviglioso fosse l’orologio, infatti, ora gli accadeva di scrutarlo con occhiate furtive, per via di quel vecchio cinturino di cuoio che usava in vece di catenella. Quando Della giunse a casa l’ebbrezza cedette un poco alla prudenza e alla ragione. Trasse fuori i ferri per arricciare i capelli, accese il gas, e si accinse a porre riparo al guasto fatto dalla generosità aggiunta all’amore. E questo è sempre un compito terribile, amici carissimi, un’impresa da mammut. Quaranta minuti dopo, Della aveva una testa coperta di ricci "tti e minuti, che la facevano del tutto somigliante ad uno scolaretto scapestrato. Considerò la propria immagine allo specchio, a lungo, minutamente, e con occhio critico. «Se Jim non mi uccide prima di darmi una seconda occhiata , » si disse « dirà che sembro una corista di Coney Island. Ma che potevo fare, ahimè, che potevo fare con un dollaro e ottantasette cents? ». Alle sette il ca#è era fatto, e la padella era dietro la stufa, calda e pronta a cuocere le costolette. Jim non era mai in ritardo. Della chiuse nella mano la catenella dell’orologio e sedette su un angolo della tavola vicino alla porta. Poi udì il suo passo sulla prima rampa delle

scale, e per un istante diventò pallida. Aveva l’abitudine di dire piccole preghiere silenziose per le cose più semplici di ogni giorno ed ora ella sussurrò: « Dio, per piacere fagli pensare che sono ancora carina ». La porta si aprì, Jim entrò e la rinchiuse. Era assai

magrolino, e d’aria tanto seria. Povero diavolo, soltanto ventidue anni e già con il carico di una famiglia! Aveva proprio bisogno di un cappotto nuovo, e non aveva guanti.Varcata la soglia, Jim si fermò immobile come un setter che abbia colto l’usta della

quaglia. I suo occhi erano "ssi su Della, ed avevano una espressione che non riusciva di decifrare, che l’atterriva. Non era ira, né sorpresa, né biasimo, né orrore, né alcun altro sentimento che ella avesse previsto. La guardava con occhi "ssi e intenti, e il suo volto aveva quella strana espressione.Cautamente Della scese dal tavolo e gli si avvicinò. « Jim, caro, » gridò « non guardarmi a quel modo. Mi son fatta tagliare i capelli e li ho venduti perché non avrei potuto sopravvivere a questo Natale se non avessi potuto farti un regalo. Cresceranno di nuovo... A te non dispiace, vero? Dovevo farlo. I miei capelli crescono così alla svelta. Dimmi “Buon Natale”, Jim, e siamo

felici. Tu non sai che bel regalo, che regalo splendido ho trovato per te ».« Tu ti sei tagliata i capelli? » chiese Jim faticosamente, come se nemmeno dopo il più intenso sforzo mentale fosse riuscito ad a#errare quel fatto del tutto evidente. « Li ho tagliati e venduti » disse Della. « Non ti piaccio lo stesso? Sono io anche senza i miei capelli, vero? ».Jim si guardò attorno con aria curiosa. « Hai detto che i tuoi capelli non ci sono più? » disse, con un tono che rasentava l’idiozia. « Non cercarli, » disse Della. « Li ho venduti, ti dico; li ho venduti, non ci sono più. E’ la vigilia di Natale. Sii buono con me, l’ho fatto per te. Forse i capelli che stavano sul mio capo erano contati, » proseguì con una subitanea dolce gravità « ma nessuno potrebbe mai misurare il mio amore per te. Vuoi che metta su le costolette, Jim? ». Jim parve riscuotersi bruscamente dal suo stordimento. Abbracciò la sua Della. Per dieci secondi vogliamo il nostro sguardo discreto da un’altra parte. Che di#erenza vi è tra otto dollari alla settimana e un milione di dollari l’anno? Un matematico o un uomo di spirito ci darebbe la risposta sbagliata. Doni di gran pregio recarono i Magi, ma non questo. Oscura asserzione, che verrà chiarita più avanti. Segue a pagina 6 (...)

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N°23, Gennaio 2010 Spirito e parola 4

Presepe realizzato da Marco Rampini e Margherita Torelli. Un ringraziamento sentito per l’impegno profuso nella realizzazione di questa bellissima opera.

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Segue da pagina 3 (...)

Jim si trasse un pacchetto dalla tasca del cappotto e lo gettò sul tavolo. « Non fraintendermi, Della » disse. « Non penso che un taglio di capelli o una rasatura o uno sciampo possano rendere meno bella la mia ragazza. Ma se vorrai aprire quel pacchetto, capirai perché mi avevi fatto restare senza "ato ». Candide dita ed agili lacerarono corda e carta. E poi un estatico grido di gioira; e poi, ahimè, un subito femmineo insorgere di isteriche lacrime e gemiti, che imposero l’immediato intervento di tutti i poteri consolatori del signore della dimora. Giacché lì stavano i Pettini, tutta intera la serie dei pettini da porre sulla nuca e ai lati, che Della aveva a lungo vagheggiato in una vetrina di Broadway. Splendidi pettini, puro guscio di tartaruga con orli ingioiellati: e per l’appunto della tinta che si accordava alla splendida chioma svanita. Ed erano pettini di pregio, ella lo sapeva, ed il cuore li aveva bramati ed anelati senza alcuna speranza di possesso.

Ora erano suoi, ma le trecce che dovevano adornarsi degli agognati ornamenti erano scomparse. Ma se li strinse al seno, ed alla "ne riuscì ad alzare i suoi occhi scuri e a sorridere mentre diceva: « I miei capelli crescono così alla svelta, Jim! ». E poi Della si mise a saltare come un gattino scottato e gridò: « Oh! oh! ». Jim non aveva ancora visto il suo bel regalo. Della glielo porse ansiosamente sulla palma aperta. Il prezioso metallo opaco pareva balenare del ri$esso della sua anima luminosa ed ardente. « Non è un amore, Jim? Ho frugato tutta la città per trovarlo. Adesso dovrai guardare le ore cento volte al giorno. Dammi l’orologio. Voglio vedere come sta ». Invece di ubbidire, Jim si lasciò andare sul letto, si mise le mani dietro la nuca e sorrise. « Della, » disse « mettiamo via i nostri regali di Natale per un po’ di tempo. Sono troppo belli per usarli subito. Io ho venduto l’orologio per comparti i pettini. Ora è forse il momento di mettere su le costolette ». I Magi, come sapete, erano uomini

saggi – uomini incredibilmente saggi – che portarono i doni al Bambino nella mangiatoia. Furono loro ad inventare l’arte di fare regali a Natale. Giacché eran saggi, non v’è dubbio che anche i loro regali fossero saggi, e probabilmente era possibile scambiarli, nel caso ve ne fossero due uguali. Io vi ho go#amente raccontato la povera cronaca di due sciocchi bambini che senza saggezza sacri"carono l’uno per l’altro i più grandi tesori della loro casa. Ma si dica un’ultima parola ai saggi dei nostri giorni: di tutti coloro che fanno doni, quei due furono i più saggi. Di tutti coloro che ricevono e fanno doni, questi sono i più saggi. Dovunque e sempre essi sono i più saggi. Sono loro i re Magi.

(traduzione di Giorgio Manganelli)

*O. Henry – pseudonimo di William Sydney Porter – nacque a Greensboro, North Carolina, nel 1862 e morì a New York nel 1910. Scrisse soltanto racconti.

Segue da pagina 1 (...)“…Diede alla luce il suo "glio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’alloggio”. In un istante mi sono ritrovato in un presepio dove ci sono tanti Gesù Bambino. Io sognavo il letto caldo e loro tutte le notti dormono seduti nelle pose più strane nel vano tentativo di trovarne una comoda; uno dorme sdraiato per terra in un sacco a pelo e mi si congela la schiena al solo guardarlo. Un altro, seduto accanto a me, dal sacchetto della spesa che contiene tutte la sue proprietà, tira fuori un termometro (evidentemente per lui strumento di sopravvivenza) e guarda che temperatura c’è poi lo ripone e si riaddormenta.Alle 5 tutti fuori al freddo perché ci sono le pulizie nella sala d’attesa, alle 5 e 30 salgo sul mio treno verso la mia vita normale mentre loro rimangono lì in attesa di un nuovo giorno “normale”. Gesù è nato e continua a nascere ogni giorno ma spesso non ce ne accorgiamo.

Roberto Bonomo

Segue da pagina 1 (...)Si tratta di accompagnare, con discernimento e competenza, una rigenerazione e una crescita di cui non siamo noi i padroni, di vagliare le nuove opportunità che si o#rono senza averle programmate, di mettersi al servizio di quello che nasce, discernere le aspirazioni, prendere il tempo della concertazione, cioè, prendere decisioni che liberano. È accogliere e lanciare progetti, donando possibilità all’inedito, contando sui fattori che non padroneggiamo, dando "ducia a forze che non sono le nostre.In una pastorale di pro-creazione, uno accetta la condizione di ogni nascita: non siamo noi all’origine della nascita e della crescita e generiamo sempre qualcosa di diverso da noi stessi. La trasmissione della fede infatti non è nell’ordine della riproduzione o della clonazione, ma nell’ordine di un nuovo evento. L’essere umano è “capace di Dio”. Non siamo noi a dover produrre

in lui questa capacità. Neanche abbiamo il potere di comunicare la fede. Non fabbrichiamo nuovi cristiani così come fabbrichiamo panini o pneumatici Michelin. La fede di un nuovo credente sarà sempre una sorpresa e non il frutto dei nostri sforzi. Certo, la fede non si trasmette senza di noi, ma non abbiamo il potere di comunicarla. Il nostro dovere è vegliare sulle condizioni che la rendono possibile, praticabile e desiderabile. La pastorale lavora sulle condizioni. Il resto è il lavoro della grazia e della libertà. Tutto questo è coerente col Vangelo. Ciò che possiamo fare è seminare. È il Vangelo che parla della missione come seminagione (Mc 4,26-27).Di André Fossion ,gesuita belga, professore al Centro internazionale di Catechesi e Pastorale ‘‘Lumen vitae’’ di Bruxelles. È autore di numerose pubblicazioni nel settore catechetico.

proposto da Giovanni Dazzi

I l d o n o d e i M a g i

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N°23, Gennaio 2010 Spirito e parola 7

I lettori scrivono....Spazio dedicato a chiunque voglia lasciare scritto qualcosa, proporre spunti di riflessione o esprimere un proprio pensiero, firmato o anonimo. Potete inviare materiale attraverso l’indirizzo di posta elettronica segnalato o lasciare una lettera nella cassetta posta all’entrata della chiesa. La redazione si avvale del diritto di selezionare gli articoli più interessanti da pubblicare nello spazio. Vi aspettiamo...

Per scriverci potete utilizzare questa casella di posta elettronica: [email protected], oppure la cassetta postale posizionata all’entrata della chiesa.

C’era una volta...

L a l e g g e n d a d e l q u a r t o R eIl musical che verrà recitato dai ragazzi il 6 gennaio a partire dalle 17.00 all’interno della chiesa

PER CHI VOLESSE RICEVERE IL GIORNALINO IN FORMATO ELETTRONICO, CON LA POSSIBILITÀ DI VEDERE LE FOTO A COLORI, INVIARE UNA E-MAIL ALL’INDIRIZZO: [email protected]

La storia di Artabano, il quarto dei Re Magi, che si mette in viaggio come gli altri tre più famosi verso Betlemme, ma non vi arriva a causa di molte vicissitudini, è nata nel 1896 dalla fantasia di uno scrittore americano di origine olandese, Henry Van Dyke.Anche Artabano, come Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, vede la luce della stella e decide di andare ad adorare il Re bambino, portandogli doni preziosi. A questo

scopo, vende tutti i suoi averi e acquista tre gemme: un rubino, uno za!ro e una perla.Mentre è in viaggio, però, il quarto saggio non riesce a rispettare i tempi di marcia: incontra molte persone, e alcune di loro hanno bisogno del suo aiuto. Egli s’interroga ogni volta: cosa fare? Averne compassione, perdere tempo con loro, o proseguire dritto per la strada, in cerca del bambino da adorare?

Accorrete numerosi allo spettacolo!!!

Tombolata dell’EpifaniaMartedì 5 gennaio alle ore 20.30

presso i locali della parrocchia Spirito Santo

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N°23, Gennaio 2010 Spirito e parola 8

C a l e n d a r i oD o m e n i c a 3 G e n n a i o 2 0 1 0II Domenica dopo Natale

Ore 9.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]Ore 11.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]

Sir 24,1-4.8-12; Sal 147; Ef 1,3-6.15-18; Gv 1,1-18 - Amb.: Sir 24, 1-12; Sal 147, 1-4. 8-9 / R: Giovanni 1, 14a; Rm 8, 3b-9a; Lc 4, 14-22 - Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi

M e r c o l e d ì 6 G e n n a i o 2 0 1 0Epifania

Ore 9.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]Ore 11.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]

Is 60,1-6; Sal 71; Ef 3,2-3.5-6; Mt 2,1-12 - Amb.: Is 60, 1-6; Sal 71, 1-2.7-8.10-11; Tt 2, 11 - 3, 2; Mt 2, 1-12 - Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra

D o m e n i c a 1 0 G e n n a i o 2 0 1 0Battesimo del Signore

Ore 9.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]Ore 11.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]

Is 40,1-5.9-11; Sal 103; Tt 2,11-14; 3,4-7; Lc 3,15-16.21-22 - Amb.: Is 55, 4-7; Sal 28, 1-3a. 3c-4. 3b. 9c-10; Sal Ef 2, 13-22; Lc 3, 15-16.21-22 - Benedetto il Signore che dona la vita

D o m e n i c a 1 7 G e n n a i o 2 0 1 0II Domenica tempo ordinario

Ore 9.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]Ore 11.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]

Is 62,1-5; Sal 95; 1Cor 12,4-11; Gv 2,1-12 - Amb.: Est 5, 1-1c. 2-5; Sal 44, 11-12. 14-15. 17-18; Ef 1, 3-14; Gv 2, 1-11 - Hai fatto nuove, Signore, tutte le cose

D o m e n i c a 2 4 G e n n a i o 2 0 1 0III Domenica tempo ordinario

Ore 9.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]Ore 11.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]

Ne 8,2-4a.5-6.8-10; Sal 18; 1Cor 12,12-31a; Lc 1,1-4; 4,14-21 -

Amb.: Nm 13, 1-2. 17-27; Sal 104, 1-3.8-11.43-45; 2Cor 9, 7-14; Lc 15, 32-38 - Le tue parole, Signore, sono spirito e vita

D o m e n i c a 3 1 G e n n a i o 2 0 1 0IV Domenica tempo ordinario

Ore 9.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]Ore 11.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]

Ger 1,4-5.17-19; Sal 70; 1Cor 12,31-13,13; Lc 4,21-30 - Amb.: Sir 44, 23-45, 1a. 2-5; Sal 111, 1-4. 6-7; Ef 5, 33 - 6, 4; Mt 2, 19-23 - La mia bocca annunzierà la tua giustizia

M e s s eSabato: Santa messa ore 18.30 [Chiesa Spirito Santo]

A l t r e D a t eCatechismo: Tutti i sabati ore 14.30Oratorio: Tutti i sabati ore 16.00Casa di carità: Sabato 9 e Domenica 24 GennaioTombolata: Martedì 5 Gennaio ore 20.30 nel salone della parrocchiaMusical: Mercoledì 6 Gennaio ore 17.00

B u o n C o m p l e a n n o a . . .Roberto Bonomo: Domenica 10 GennaioStefania Iotti: Martedì 12 GennaioAndrea Rampini: Giovedì 14 GennaioKatia Salsi: Venerdì 29 Gennaio