Giornalino 7

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2 Sommario

Poesia p. 3

La Parola della Fondatrice oggi p. 4

Noi … del Consiglio p. 6

Ministeri e Dimensioni p. 8

I Laici Canossiani p. 20

Nel Segno delle Missioni p. 22

L’Oggi di Dio per il Domani p. 23

Le “Montagne di Gemme” p. 25

Provocazioni Laiche alla V.C. p. 28

Il Breviario del Prete p. 30

La Voce dei Territori p. 32

Parliamo di… p. 54

Semi di Riflessione p. 57

Prossimi Appuntamenti p. 58

Freschi di Stampa p. 58

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Poesia 3

“La poesia non è un modo di esprimere un’opinione. E’ un canto che sale da una ferita sanguinante o da labbra sorridenti “.

Kahlil Gibran

E’ da queste labbra sorridenti, dopo essere fiorita nel suo cuore di fanciullo, che sale, puntuale ad ogni Natale, la poesia di Mons. Pio Vigo, Vescovo emerito di Acireale.

Grate per la sua amicizia che continua fedelmente nel tempo, gli assicuriamo la nostra preghiera.

Era notte fonda quando l’infinito entrò nel tempo senza fare rumore. Il silenzio divenne luminoso facendosi culla del Verbo di Dio. Una capanna lo accolse come figlio nel cuore del mondo. I grandi si rifiutarono di accettarlo. Solo i poveri senza città e i piccoli furono capaci di gioire trovandolo Bambino. Il suo sorriso parla ancora oggi di cielo e le sue mani piccine consegnano anche a noi nuove tutte le cose.

Natale 2011 Pio Vigo

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4 La Parola della Fondatrice

Un fraterno saluto a voi Sorelle, Fratelli e Amici

che siete in sintonia con il carisma

di S. Maddalena di Canossa.

Desidero condividere con voi una breve riflessione, dopo avere letto più volte gli

articoli di fondo dei quotidiani.

Tutti parlano della crisi economica, di crisi strutturale, di cui il tempo presente è

testimone. Siamo di fronte non ad un’epoca di mutamenti, ma di un mutamento

d’epoca1. Mi sorgono spontanee alcune domande: “Come vivere il tempo presente?

Come leggere, da credenti, questo tempo in cui siamo chiamati a vivere?”

La mia riflessione offre quindi alcuni spunti sulla dimensione esistenziale del tempo

presente.

1. Il tempo scorre. Gli avvenimenti si susseguono. Alcuni passano senza lasciare

particolare traccia dentro di noi, altri si sedimentano nel nostro cuore e fanno

nascere sentimenti di gratitudine, di responsabilità, di preoccupazione e di

incertezza, o di gioia e di speranza. Sembra che questo tempo favorisca il

prevalere delle “passioni tristi”2 perché il desiderio lascia spazio alla noia, la

promessa alla minaccia, la felicità all’infelicità. Oggi sembra che perfino evitare

l’infelicità sia un compito troppo arduo.

2. Il tempo coinvolge. Vivere in questo momento storico non è indifferente per la

nostra vita personale, sociale, ecclesiale. Le domande esistenziali, che

attraversano tutte le epoche, chiedono risposte adeguate alla vita degli uomini e

donne di oggi. Questo tempo auspica la presenza di persone capaci di porsi in

ascolto e ricerca, pronte a collaborare, entusiaste e motivate ad intraprendere un

cammino che spalanchi un orizzonte di solidarietà, di sobrietà e di fratellanza. Solo

il coinvolgimento personale, sociale ed ecclesiale con la storia di oggi, permetterà

di superare il pericolo di essere stranieri nelle proprie dimore, intrecciando

relazioni esclusivamente contrattuali o utilitaristiche.

1 Cfr. A. Matteo, Presenza infranta, Cittadella Editrice, Assisi, 2011

2 Cfr. M. Benasayag, G. Schmit, L’epoca delle passioni tristi, Feltrinelli, Mi, 2007

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La Parola della Fondatrice 5

3 Sant'Ambrogio, De Virginitate, 16, 99).

4 Cfr. Lc 11, 11-13

3. Il tempo propone. Il tempo presente si fa opportunità, offre l’occasione per

ridire il senso della vita, per riscoprire i valori che sostengono il cammino

dell’umana esistenza, per annunciare che Cristo, oggi, è con noi, cammina con

noi e ci invita a proporre di “scommettere” su di Lui, come Egli ha scommesso

su noi quando ancora non lo conoscevamo.

Scrive S. Ambrogio annunciando il “volto” di Cristo:

“Se vuoi curare le tue ferite, Egli è medico.

Se sei ardente di febbre, Egli è la fontana.

Se sei oppresso dall’iniquità, Egli è la giustizia.

Se hai bisogno di aiuto, Egli è vigore.

Se temi la morte, Egli è la vita.

Se desideri il cielo, Egli è la via.

Se sei nelle tenebre, Egli è la luce.

Se cerchi cibo, Egli è l’alimento”.3

La nostra Fondatrice ha vissuto il suo tempo come possibilità di essere credente in

Cristo, donando amore ai piccoli e ai poveri che ha incontrato negli ambienti in cui

è vissuta.

Sorelle, Fratelli e Amici, ci sia dato di vivere questo tempo come “tempo di grazia”,

come possibilità a noi offerta per sperimentare che Cristo è con noi e non ci darà

una “pietra per pane”4; come opportunità per raccontare che la vita è un dono, la

salvezza una promessa del Signore, l’amore di Dio una certezza che attraversa

l’umana esistenza e tutte le epoche storiche.

_______________________

Superiora Provinciale

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6 Noi … del Consiglio

La solennità dell’Immacolata ci ha regalato, con il suo arcano mistero, anche

la conferma di Madre Marilena Pagiato, quale Superiora Provinciale della

Provincia “S. Maddalena di Canossa”, per il secondo triennio.

A lei rinnoviamo, anche da queste pagine, il nostro caloroso augurio: possa

sentirsi sostenuta dall’affetto e dalla vicinanza di tutte noi e accompagnata

quotidianamente dalla preghiera che si eleva per lei da Favignana a Trieste,

da Foggia a Monte Olimpino e dalle quattordici comunità di infermeria

presenti nei cinque Territori.

Con M. Marilena guardiamo al futuro con fiduciosa speranza, nonostante la

preoccupante situazione economica e finanziaria che l’Italia e l’Europa

stanno vivendo.

A pochi giorni dal rinnovo del mandato, la Madre Provinciale, con le sue

Consigliere, inizia una settimana “di fuoco”.

Il 12 e il 13 dicembre coordina la riflessione sugli apprezzamenti ed i

suggerimenti offerti dal Consiglio Generale riguardo alla nostra Provincia.

Il 14 e il 15, invece, incontra, con le sue Consigliere, il Consiglio Generale al

completo.

I due Consigli rivisitano insieme i cinque Territori, ne colgono le costanti e gli

incoraggiamenti relativi ad una migliore qualità della vita delle nostre 92

comunità.

Si confrontano anche sul futuro, sul processo di ridimensionamento e di

rivitalizzazione, sulla sostenibilità dei nostri ministeri, in particolare delle

scuole.

La Madre Generale, M. Margaret Peter, spesso pone la domanda: “Perché

facciamo queste scelte? Perché ci affatichiamo così?” e, immancabilmente, ci

rimanda a quel “A motivo di Cristo” che ha dato il “la” al Capitolo Generale

2008 e che tuttora rimane il “leit-motiv” del nostro cammino formativo.

Il giorno 16, aggiungiamo, a quello consueto, un altro tavolo e sei sedie e

accogliamo le nostre cinque Econome Territoriali e l’Economa Generale.

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Noi … del Consiglio 7

Il contenuto del nostro confronto è quanto mai concreto.

La Madre Generale e le sue Consigliere esprimono gratitudine e apprezzamento

per il lavoro che viene svolto dalle Sorelle Econome e dalle loro équipes, lavoro

strettamente legato alla missione, quale difesa e garanzia della sua continuità.

Nel pomeriggio di venerdì, 16 dicembre, la Madre Generale dichiara conclusa la

Visita Canonica non solo alla nostra Provincia, ma a tutte le Province Canossiane

del mondo.

Dal 2008 ad oggi, sono state visitate 342 comunità e incontrate 2662 Sorelle,

200 Juniores, 51 Novizie, e 55 Postulanti, comunità e Sorelle che costituiscono

la nostra Famiglia Canossiana Internazionale.

La mattina di sabato 17 dicembre, prima con le Econome e poi separatamente,

il Consiglio Provinciale termina il lavoro di discernimento.

Ci si scambiano gli auguri di Buon Natale e di sereno Anno Nuovo, auguri che ora

estendiamo anche a voi, lettrici di “Una finestra sulla Provincia”:

Auguri di Gioia,

di Grazia

e di Pace.

M. Giovanna Radice

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8 Ministeri e Dimensioni

“Quelli che … studiare non serve …” è una delle provocazioni della scrittrice Paola

Mastracola contenute nel suo saggio sulla libertà di studiare.

Riandando al 2 ottobre 2011 a Verona “Casa Madre” e alle artistiche foto scattate a

rinnovato ricordo nei vari angoli della scuola, con in primo piano le giovani e meno

giovani “EX-alunne canossiane”, appare la solita doppia verità dell’esperienza

scolastica.

C’è chi, legittimamente, si chiede se lo studio serva ancora, e chi, avendo concluso da

anni il percorso e trattenendo l’emozione, con un moto di entusiasmo, quasi annuncio

profetico, proclama: “Esperienza felice la scuola, dove anche l’errore si trasforma in

insegnamento. Si sono affrontate difficoltà, sconfitte, sacrifici, vittorie, alimentate

aspettative … Siamo state sostenute nella lettura del nostro vissuto per trovare

risposte personali a scelte e a comportamenti. Si è maturata più consapevolezza sul

valore della vita. L’aula si trasformava in spazio privilegiato di formazione. L’incontro

con gli insegnanti diventava momento, non solo professionale o intellettuale, ma

soprattutto umano”.

Tutti parlano di cambiamento, oggi, ma pochi sottolineano che trasformare

l’educazione in accompagnamento è esperienza essenziale.

Non si sentono retrograde le nostre EX perché durante il loro periodo scolastico non

sono state introdotte alle nuove abilità web: navigare, chattare, collegarsi a facebook.

Vivono con disinvoltura e serenità la loro moderna realtà di mamme, di professioniste,

di giovani alla ricerca di un lavoro che confermi la loro serietà e preparazione. Nel

mondo si moltiplicano le discussioni in termini socio-politico-economici sulla

promozione dell’eccellenza, “virtù tradizionale”, difficile da riabilitare..

Le nostre EX fortunatamente ci ricordano come lo stile, che guida i vari momenti delle

loro giornate, è quello appreso dalle Madri e dagli Insegnanti: delicato e fermo,

intuitivo … Nessuna simulazione artificiale a tavolino con “avatar” che fanno le veci di

alunni e professori, ma realtà testata.

Sta resistendo al tempo e alle

intemperie culturali questa formazione

disinteressatamente donata: successo,

carriera rapida e brillante, matrimoni

scelti, figli al momento programmato …

non sono stati i principi fondanti.

Nella spaziosa aula magna veronese, si

incontrano un centinaio di EX

provenienti dalle varie parti delle scuole

canossiane in Italia, hanno volti distesi,

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Ministeri e Dimensioni 9

capaci ancora di sorridere, di commuoversi, di applaudire al canto– preghiera animato da

Don Giosy Cento che, per tutta la mattinata, ha catalizzato e animato l’assemblea.

Un entusiasmante raduno che ha offerto la possibilità di ritornare su temi coinvolgenti della

giovinezza per concludersi poi in bellissime chiacchierate tra amiche, a tavola e lungo il

percorso diretto a Palazzo Canossa, in cui la solenne storico-artistica abitazione si fa

testimonianza dei momenti di gloria e di sofferenza che hanno tracciato il percorso della

nostra Fondatrice e Santa, Maddalena di Canossa. È un piacere sentirle condividere le loro

avventure, non si sentono tradite dalla società, non hanno fatto rivoluzioni per le varie

democrazie, pur consapevoli di quanto il contesto attuale richieda da fare per un vero

risanamento. Hanno invece sfidato disagi, distanze, lontananza dalla famiglia pur di

studiare e, soprattutto, maturato, non l’idea della vittima che si immola, ma la

consapevolezza che ogni stagione richiede a ciascuno, come ogni giornata, responsabilità e

impegno non delegabili.

Si illuminano di serenità i loro occhi ritornando ai “leaders della scuola”: personalità

rassicuranti e carismatiche, fondate sulle doti pedagogiche di dovere e di umiltà. Non si

dimostrano bisognose di inventare qualcosa di nuovo le nostre EX per mantenere vivo lo

“spirito canossiano”, perché cresce, cammina con loro, con la loro coscienza cristiana e

civile: sono donne del nostro tempo e per il nostro tempo.

Nessun passo vacillante, si prosegue in sinergia!

Deve solo prosperare il numero delle EX presenti ai prossimi incontri per sostenere un

dibattito sempre più aperto e compartecipato.

M. Liliana Ugoletti

Ed ora alcune testimonianze degli ex allievi/e sulla giornata

Domenica 2 ottobre è stata una giornata del tutto particolare, una di quelle in cui si fa il

bilancio della propria vita e lo si confronta con quello delle persone che sono state al nastro

di partenza insieme a noi.

L’incontro mi ha portato ad una sincera riflessione

su quanto l’educazione cristiana, ricevuta nei vari

momenti della mia formazione, abbia influito sulla

mia vita e su quella dei miei compagni presenti.

Guardandomi indietro, mi rendo conto che quei

piccoli semi, piantati con un incessante lavoro

quotidiano delle Madri, durante gli anni della

fanciullezza e della scolarizzazione, sono

germinati, rendendomi una persona che cerca di

vivere nutrendo principi spirituali e non materiali.

La fede di queste splendide persone, che hanno

dedicato tutta la vita all’educazione scolastica e spirituale dei fanciulli, ha rinnovato in noi le

radici che sono a fondamento del nostro essere e, in questo periodo buio, ci ha dato

speranza in un futuro migliore.

Ritengo questi incontri estremamente utili e sarei felice se fossero organizzati anche a

livello locale, coinvolgendo così un maggior numero di ex allievi che ora non possono

spostarsi a livello nazionale.

Nicola Bonomi

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10 Ministeri e Dimensioni

Quando Madre Dorina mi invitò alla giornata Nazionale ex allievi, subito mi diedi da fare

per coinvolgere gli altri miei compagni di Fidenza; molti di loro non li sentivo da tempo

e, sicuramente, avrebbero avuto tanti impegni, tra studio, esami all’università e lavoro.

Ben presto, però, ho ricevuto risposte positive e abbiamo formato un gruppo entusiasta

di partecipare, fatto di giovani che hanno “vinto la pigrizia” per uscire dai confini della

propria realtà cittadina e condividere una nuova esperienza.

Subito l’accoglienza al teatro: nelle parole di Madre Adriana Sicilia cogliamo l’importanza

delle proprie radici per guardare al futuro, forti dei valori che, fin dall’infanzia, ci sono

stati insegnati, per diffondere il messaggio canossiano anche tra coloro che “ non amano

Cristo perché non lo conoscono”.

Madre Marilena Pagiato ci parla poi dei tanti ex alunni rincontrati negli anni, magari sul

treno, che dell’esperienza vissuta a scuola ricordano l’affettuosa accoglienza delle Madri

e l’impegno di insegnanti ed educatori per un progetto formativo comune.

Prima della celebrazione in San Zeno, Don Giosy Cento “scalda gli animi” dei presenti

con il suo “concerto - preghiera” per cantare insieme un messaggio di speranza e fiducia

nel futuro.

Dopo il pranzo in Casa Madre, ci si reca a

Palazzo Canossa, dove si è ricevuti col

sorriso e ci si sente tutti parte della

comunità canossiana: un momento per

capire davvero il percorso di questa Santa,

che, dalla ricchezza familiare, sceglie di

andare nei quartieri più bisognosi, tra

coloro che vivono situazioni di disagio e

povertà, che ella affronta con l’istruzione e

la diffusione dell’insegnamento di Cristo.

Più volte, nel corso del Convegno, si è

detto che quello che siamo diventati è

frutto dell’educazione ricevuta: che bello sarebbe per noi giovani riuscire a diventare

“testimoni” del messaggio di Maddalena.

In questa giornata ci siamo ritrovati sotto l’impulso di Madre Dorina e, arricchiti di

questo nostro incontro, ci auguriamo di poter proseguire “sui passi di Maddalena”.

Alice Brambilla

Ex alunna Scuola Elementare di Fidenza

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Ministeri e Dimensioni 11

Madre Antonella R., Madre Antonella L., Mary, Elena,

Francesco: quattro donne ed un uomo, coraggioso solo per la

sua presenza, con il desiderio e la voglia di vivere alcuni giorni

a servizio verso altri, nello Spirito del Vangelo.

Catania. Già, quest’anno la meta della nostra esperienza di Volontariato Canossiano

non è uscita dai confini nazionali. L’Africa nel cuore e in testa e l’imponenza dell’Etna

davanti agli occhi…

Non ero mai stata in Sicilia, il più delle informazioni che conoscevo erano l’eco di luoghi

comuni più o meno veri. Granite, arance, cassate, urla per le strade, panni stesi per le

vie da una finestra all’altra, il caldo.. Certo le temperature roventi si sono fatte sentire,

lo sciopero dei mezzi pubblici, il traffico della città ed il rischio di vedere chiuso

l’aeroporto al nostro arrivo, hanno complicato le cose in una maniera che avrebbe

potuto essere la trama di uno sceneggiato siciliano. Ma l’aver incontrato alcune delle

cose appartenenti alle comuni visioni non è bastato a dipingere l’idea che mi sono

fatta di Catania, delle persone che la abitano.

La prima esperienza di servizio è stata presso la Locanda del Buon Samaritano, un

centro d’accoglienza dove molte persone in difficoltà si recano per problemi diversi.

Qualcuno vi si reca per consumare un pasto caldo, per parlare, per altri il centro ha la

funzione di dormitorio per un periodo, però, che non può essere più lungo di tre mesi

consecutivi. Siamo giunti alla Locanda di giovedì sera per una strada tutta in salita.

Erano quasi le cinque, ma il sole non lasciava spazio ad alcuna frescura. Ad accoglierci,

Manuela, una volontaria Caritas, che ci ha spiegato brevemente la realtà del luogo

dove stavamo entrando. Abbiamo iniziato a conoscere alcuni di loro pulendo la cucina

dove venivano preparati i pasti.

Mentre passavamo lo straccio imbevuto d’aceto, seguendo i consigli di un omone

esperto della locanda, e poco più tardi di olio, dando retta a quelli canossiani di Madre

Antonella, scoprivo anche Mary e Francesco, parlavo con loro, insieme facevamo

domande a chi stava con noi tra i fornelli, a quelli che passavano ogni tanto a prendere

un bicchiere d’acqua. E chi avrebbe immaginato che quei visi, profondamente diversi

ed al pari uguali per il livello di conoscenza che potevamo averne, sarebbero rimasti

impressi nella mente come quelli di chi si è incontrato e non si puo’ proprio

dimenticare?

La realtà della Locanda mi ha lasciato un profondo segno e parecchi interrogativi.

Le cene con gli ospiti sono stati i momenti più significativi. Le pietanze erano cucinate

e servite a turno. Così come a turno erano organizzate le altre faccende domestiche

per tenere ordinati gli ambienti. Mentre sedevamo a fianco a loro a tavola, scoprivamo

persone di passaggio a Catania, oppure gente che aveva messo lì le radici,

cavandosela tra un lavoro e l’altro.

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12 Ministeri e Dimensioni

Salvo aveva una storia legata allo spaccio di droga ed ora dava ordini a destra e a manca

per tenere tutto scrupolosamente in ordine; Roberto aveva commesso qualche furto, non

era di molte parole e quando apriva bocca era per raccontare della moglie, che ora l’aveva

lasciato; Wolf era giunto dalla Germania in giovane età e non vi aveva più fatto ritorno…

Quanto siamo diversi… Spalla a spalla sedevano uomini provenienti del Maghreb, dallo

Sri Lanca, dell’est Europa. Raccontavano le loro giornate passate alla ricerca di un lavoro,

anche breve, per mandare qualche somma di denaro alla famiglia lontana. Qualcuno

parlava molto, altri tacevano. C’erano ragazze e donne dell’est, donne incinte, giovani

madri africane e bei bimbi che stavano buoni in braccio, come Good Luck, che non

aspettava altro che assaggiare i cibi nei piatti altrui, o in giro per il quartiere come ‘Pig’,

che rispondeva a tono in dialetto catanese, anche se aveva la pelle color dell’ebano.

Ciascuno con la sua storia, complicata, triste. Ma tutti sembrava avessero la voglia di

andare avanti. E là si respirava una rara serenità. Una di quelle che non ci si spiega

quando esistono così tanti problemi.

Padre Valerio, il direttore della Caritas, conosceva la situazione di ciascuno. Il suo modo di

stare in mezzo a quelle persone sapeva essere l’equilibrio tra ironia e fermezza. Usava un

tono scherzoso, provocante talvolta, ma si intuiva che poteva permetterselo per le regole

solide che tutti conoscevano. Da parecchi anni si fa carico della povertà in Città.

Proprio lui ci ha indirizzati verso la seconda esperienza che abbiamo vissuto a Catania

presso l’Help Center, un vero e proprio “pronto soccorso sociale” della Caritas della

Diocesi, un centro che offre servizi di vario genere a persone in condizione di povertà

estrema. Al mattino è possibile fare colazione, usufruire del Servizio docce; è attivo lo

Sportello Orientamento al Lavoro per aiutare le persone che sono uscite dal mercato

del lavoro a trovare una nuova occupazione e lo Sportello orientamento alla Casa, per

risolvere i problemi abitativi che molte persone devono affrontare a causa dei sempre più

numerosi sfratti.

Tutti i pomeriggi, durante l’anno, i volontari animano il Corso di Lingua Italiana per

stranieri e la sera c’è la Mensa che distribuisce pasti a quasi duecento persone. Oltre a

preparare i pasti per gli utenti che si recano direttamente all' Help Center, i volontari

preparano le pietanze anche per il servizio Unità di Strada e per i due dormitori.

Il nostro aiuto si è collocato qui. Abbiamo collaborato nel servizio di preparazione-

distribuzione pasti ed affiancato i volontari che, da molti anni, proseguono

instancabilmente la loro attività. Per necessità e mancanza di spazi, sono state poche le

occasioni di incontro vero con le persone che venivano a consumare la cena. Il ricambio

tra i commensali era piuttosto rapido e lo stile degli altri operatori improntato più al fare

concreto che al dialogo.

E' difficile tradurre in parole quanto si prova nel gesto di dare il pane o nel ricevere un

sorriso. A volte ci si sente un po’ superficiali nel credere di fare qualcosa di grande.

Eppure osservare l’impegno di chi serviva, nutrirsi degli sguardi di chi entrava nella sala,

ascoltare una frase inaspettata di ringraziamento, porta a riflettere su molti aspetti e

sprona ad essere operatori di pace e dispensatori di serenità in un mondo che, mai come

oggi, ha bisogno di questi valori. Ovunque ci si trovi.

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Ministeri e Dimensioni 13

La preghiera ha accompagnato le nostre giornate. Il canto, la chitarra di Mary hanno

fatto da colonna sonora a queste giornate intense vissute anche visitando le bellezze

storico-culturali e naturalistiche del territorio: il duomo, il Liotro, la Chiesa di san

Nicola ed il Monastero annesso, i Crateri Silvestri sull’ Etna...

Il nostro piccolo gruppo è diventato ricco

anche grazie ai momenti di condivisione dei

vissuti e quelli di riflessione guidati da Madre

Antonella.

Le Madri Canossiane di Catania hanno

dimostrato una disponibilità generosa che ha

sempre molto da insegnare. Più o meno

anziane, hanno sempre regalato il sorriso di

chi sa accogliere con gioia. Persino in una

casetta di legno estiva, ai piedi dell’Etna,

dove siamo giunti domenica a pranzo o in un appartamento nel quartiere Balatelle, in

periferia della città, dove pare impossibile abitare per il grado di povertà, sempre

erano interessate ai nostri racconti e pronte a complimentarsi per il servizio che

stavamo prestando.

L’esperienza vissuta in questi giorni estivi, seppure breve, ha reso possibili una serie

di riflessioni che spesso rimangono in secondo piano durante l’anno.

E’ evidente che molto si potrebbe fare senza allontanarsi dalla propria città. Ma le

cose da lontano si scoprono con forza inaspettata. A volte, paradossalmente, serve

proprio allontanarsene per vivere più intensamente il quotidiano.

Avevamo bisogno di “dare una mano”, ma forse, stringendone tante, accompagnate

dagli sguardi di riconoscenza, abbiamo ricevuto qualcosa di più grande da portare a

casa. Ancora una volta.

...DA UNA LETTERA AD UN'AMICA...

(Racconto dell'esperienza vissuta a Roma tra il 30 giugno e il 7 luglio 2011, per il servizio alla Mensa Caritas)

Roma, 6 luglio 2011 Cara amica,

… sono partita il giovedì mattina e sono arrivata a Roma il giovedì sera; il viaggio è

stato lungo, ma non noioso perchè ho avuto modo di conoscere meglio il gruppo che

proviene dalla mia stessa zona... Poi, alla sera, sono arrivate (dopo di noi) anche le

altre e ho stretto subito amicizia anche con loro.

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14 Ministeri e Dimensioni

Il giorno dopo abbiamo cominciato ad andare alla Caritas. Devo dire che ero parecchio

spaventata e disorientata: non credevo che in una città ci potessero essere così tanti

poveri.

La prima sera sono stata in ostello: lì ho servito il tè e il panettone...Mi hanno fatto

sentire veramente bene e accettata, anche se è stato difficile essere sempre sorridente,

gentile e avere un discorso pronto per tutti.

Le sere successive sono stata in sala, in cucina e a servire il cibo. Ho avuto modo di

ascoltare tantissime storie, tutte diverse: ragazzi, anziani, gente di mezza età che,

durante la vita, avevano avuto soltanto sfortuna ed ora si ritrovano a non avere

nemmeno un posto in cui dormire. Persone con delle qualità: ex psicologi, insegnanti,

operai oppure persone vittime di disastri familiari.

Mi ha toccato davvero quest'esperienza, proprio nel profondo. Queste persone sono così

semplici che basta un sorriso per sollevare loro l'animo.

Una delle ultime sere ho conosciuto un pittore che mi ha fatto un ritratto, ci ha messo il

cuore per quel lavoro e poi mi ha pure scritto una dedica e un augurio per la mia vita.

La stessa sera ho potuto constatare che il cibo della Caritas non è per niente male!

Sono tornata a casa arricchita nel profondo da quest'esperienza e davvero contenta sia

per la consapevolezza di essere stata apprezzata da loro e sia per il fatto che io stessa

ora apprezzo queste persone. Inoltre ho conosciuto nuove ragazze davvero simpatiche

con le quali spero di mantenere i contatti !!

…. E alla fine si ripercorre il tempo trascorso insieme...Tutto è incominciato dalla

descrizione di questa esperienza da alcune mie amiche...mi è iniziata ad interessare già

da subito l'idea; poi un giorno, a scuola, è arrivata la comunicazione e io l'ho proposta ai

miei genitori; subito anche loro si sono interessati. Così ho compilato il foglio di

iscrizione al viaggio di volontariato a Roma e, il 30giugno, io e altre mie compagne e

amiche siamo partite.

Arrivate a Roma, abbiamo iniziato a conoscerci, rispettando i ritmi … delle giornate.

Alle 16.30, circa, si partiva per recarci alla mensa Caritas, vicino alla stazione Termini.

Qui ci si divideva e si andava o al servizio mensa o all'ostello.

A me, fin dall'inizio, è piaciuto il servizio mensa dove si incontrava tutta la gente

bisognosa che non poteva permettersi il pranzo o la cena; mi sono stupita del fatto che

gran parte di questa gente fosse italiana. Stando in compagnia di queste persone, ho

iniziato a conoscerne alcune intelligenti e con gran cuore a cui mi sono affezionata e che

è stato difficile salutare. Oltre alla vita “da volontaria”, ho iniziato ad amare anche quella

insieme agli altri volontari, con cui, fin dall'inizio ho legato...

Spero solo di aver lasciato un segno nel cuore della gente che ho conosciuto come loro

hanno segnato il mio. Elisabetta e Carlotta

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Ministeri e Dimensioni 15

Non ricordo in quale momento preciso il mio cuore abbia detto “Sì” a questo grande evento

di Chiesa Mondiale…. Ho letto dalla lettera del Papa i 5

motivi per partecipare :

- È un invito esplicito e accorato del Papa

- e’ un’intensa esperienza di Chiesa

- e’ un momento d’incontro con Cristo

- è un dare sostegno alla Chiesa di Spagna

- - è una prospettiva missionaria e un investimento per

- il futuro ….

-

- e come un fiume in piena mi sono trovata insieme a

tanti giovani ad essere “PELLEGRINA sulle strade di

MADRID “.

C’è UN PRIMA – un DURANTE – un DOPO -

PRIMA

Un anno fa è iniziato il cammino di

sensibilizzazione e di preparazione a

livello di

- Comunità Pastorale di Maria Madre

della Chiesa di Cassina De’ Pecchi

- Decanato di Cernusco

- Diocesi di Milano.

In diverse occasioni si è meditato e

pregato la lettera di Benedetto XVI per la

XXVI Giornata Mondiale della Gioventù:

“Radicati e fondati in Cristo, saldi

nella Fede .” Col 2,7.

In tutto questo tempo di preparazione mi

hanno guidato diverse immagini racchiu -

se nella lettera del Papa :

- l’ albero radicato al suolo tramite le

radici che lo rendono stabile e lo

alimentano.

- la casa fondata sulla roccia

- l’ anello. Ogni credente è come un

anello nella grande catena dei credenti.

Io non posso credere senza essere

sorretta dalla Fede degli altri e, con la

mia Fede, contribuisco a sostenere la

Fede di tanti fratelli.

L’immagine dell’anello ha motivato e

significato i miei giorni…. perché riconosco di

essere questo piccolo segno che vive,

cresce, ama, crede, sente di appartenere alla

grande Famiglia umana, ecclesiale e religiosa

canossiana.

Sì, RELIGIOSA CANOSSIANA, un dono che

mi ha preceduto, mi sostiene giorno per

giorno e m’invita, mi stimola ad essere

testimone gioiosa di CRISTO a tanti ragazzi,

adolescenti, giovani sui passi di Maddalena

nostra Madre: “Soprattutto fate conoscere

GESU’ CRISTO “.

In questo “prima” ogni tanto affioravano nel

mio cuore alcune perplessità e domande :

Ce la farò? Sarò capace di sostenere questa

fatica, gli imprevisti ?

Ricordo che in una serata di preparazione il

sacerdote che aveva tenuto la riflessione

aveva suggerito questo pensiero :

“ abbiamo bisogno di riscoprire la Spiritualità della

Sorpresa, della Improvvisata di Dio dentro i nostri giorni, dentro il nostro quotidiano… Ciò che accade non è un caso, ma segni provvidenziali di Dio. Gesù passa, le cose di Dio accadono, il dono del suo Amore precede, accompagna, segue…occorrono occhi e cuore aperti alla

sorpresa, allo stupore, a intuire sapientemente i

suoi segni.”

E così mi sono lasciata condurre, guidare.

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16 Ministeri e Dimensioni

DURANTE La GMG è stata la festa dei popoli, una

sinfonia di voci, un‘ armonia di colori.

Era la prima volta che partecipavo ad un

evento così grande ..immenso.

FESTA DEI POPOLI: la Spagna, in

particolare Madrid era invasa da migliaia

e migliaia di volti, di cuori di tutti i Popoli,

nazioni, razze.

Ad ogni passo incontravi giovani e meno

giovani che ti esprimevano la loro storia,

la loro provenienza.

SINFONIA DI VOCI: perché i cori, i canti, gli slogans sono stati il motivo di ogni

incontro, il saluto di ogni momento, dall’ alba al tramonto, di notte e di giorno …

ARMONIA DI COLORI: ogni Diocesi, Nazione, aveva i suoi simboli, i suoi colori, dal

cappello alla maglietta, dalla borsa allo zaino, dalle bandiere alle bandane …

Colori, colori, colori con un’ unica sigla GMG 2011 – MADRID.

Significative per me sono state le giornate di Catechesi . Intensi i momenti dell’ annuncio,

del silenzio, delle domande che i giovani stessi ponevano ai Vescovi dai quali ricevevano

adeguate risposte.

Mi porto in cuore i 5 verbi che il card. Bagnasco ha consegnato loro:

“Giovani, state, dimorate, custodite, vivete, testimoniate la bellezza, la bontà, la gioia di Cristo “.

Intense le Celebrazioni Eucaristiche di ogni giorno, animate da diversi gruppi.

Per noi di Milano, particolarmente significativa è stata la giornata di Giovedì nella quale

abbiamo vissuto un ulteriore momento: il

saluto dei Giovani al cardinale Dionigi

Tettamanzi e l’accoglienza al nuovo

arcivescovo Card. Angelo Scola. Ciascuno dei

due Vescovi ha consegnato ai giovani della

grande Diocesi di Milano una parola

significativa.

Si è percepito molto forte l’amore e il senso di

appartenenza alla Chiesa, la gratitudine verso i

nostri Pastori, la grande passione educativa dei

sacerdoti diocesani presenti innumerevoli e

guide di tutti quei giovani che si contavano a

migliaia…

Commovente è stato per me vedere la presenza e la partecipazione di giovani al

SACRAMENTO della RICONCILIAZIONE, in ogni metro di spazio, in ogni momento, di

giorno e di notte vedevi sacerdoti con il camice e la stola e i penitenti….un ritmo

continuo… la grande corrente della inesauribile Misericordia di Dio ha rigenerato cuori e

vite …..

Page 17: Giornalino 7

Ministeri e Dimensioni 17

Ma arriviamo alla famosa notte della Veglia del Sabato e all’Eucaristia della Domenica.

Venerdì mattino ci mettiamo in cammino per Km e Km …..sotto un sole cocente e avvolti

da infiniti canti. La gente, al nostro passaggio, saluta, augura un buon cammino; alcuni ci

rinfrescano con le canne dell’acqua, ci spruzzano: sollievo infinito…. Finalmente si arriva

alla grande spianata dell’ aeroporto Cuatro Vientos ……ma, al momento della Veglia,

vento, acqua, tuoni…si scatenano attorno a noi.

Signore, non ci abbandonare ! Resta con

noi.

Giunge il Papa, riesco a vedere un puntino

bianco nella papa mobile e, sul palco

appositamente preparato, uno sfondo

bianco, simbolo della Roccia di Cristo che

gradatamente s’ illumina…

Riassumere le sue parole non è possibile;

raccolgo alcune gemme che porto dentro

di me come perle preziose:

“Con Gesù diamo ala alla nostra libertà”.

“ Facciamo della fiducia in Dio il fondamento della vita”.

“All’origine della nostra esistenza c’è un progetto d’amore di Dio: Dio ci ama, rimaniamo nel suo

amore, in una relazione profonda, intima con Gesù Cristo“.

“ Portiamo agli altri la gioia della fede”.

Sorprendenti i cori che si alzano per tutto il tempo della preghiera, che resistono al vento e

alla pioggia che improvvisamente colpisce tutto e tutti….. come altrettanto sorprendente il

silenzio che ricopre tutta l’immensa area dell’aeroporto al momento dell’ Adorazione del

Santissimo….Silenzio che continua per tutta la notte, interrotto solo dai canti di gruppi

catecumenali che accompagnano il nostro sonno fino all’alba quando il sole inizia a

sorgere…

I disagi non sono stati pochi: mancanza di acqua,

carenza di servizi igienici per tutte quelle migliaia di

persone, addormentarsi bagnati ……

Ma che cosa può attirare a sé così fortemente se non

l’ amore di CRISTO ?

Domenica, alle ore 13, tutto è finito e il 23 agosto, alle

ore 24, siamo già in Italia, mentre ci accompagna il

ritornello dell’inno della GMG 2011:

“Forti nelle Fede,

camminiamo in Cristo nostro amico, nostro Signore. Gloria sempre a Lui.”

Page 18: Giornalino 7

18 Ministeri e Dimensioni

DOPO

Ora, mentre sto scrivendo , sono davanti al tabernacolo della Comunità “MARIA MADRE

DELLA CHIESA”di Cassina (MI)….Cosa posso far affiorare dal mio cuore ?

Sentimenti di Gratitudine , di Gioia, di Stupore , di Commozione….e alcune considerazioni:

- Io, sorella Elisa, non più giovane, ero a Madrid; ce l’ho fatta, sono ritornata viva!

- E’ vivo il senso di appartenenza alla grande famiglia umana, alla Chiesa intera,

guidata dalla fragilità del suo Pastore, ma fortemente radicata e fondata sul suo

Signore: Gesu’ Cristo.

- Commuove pensare alla solidarietà dei giovani che si prendevano cura delle altrui

debolezze.

- E’ bello riscoprire il senso e il valore di ciò che hai sempre e lo dai per scontato, come

il dono dell’acqua, del letto su cui riposare, delle comodità a portata di mano di cui, a

volte, ti pare di non poterne fare a meno…

- E’ stata grande la gioia di essere accolti e custoditi da tante persone volontarie che

hanno offerto tempo e capacità per noi pellegrini italiani.

- E….poi ..sobrietà, essenzialità, fragilità, imprevisti, sorprese… fanno parte del

cammino del Pellegrino.

Ascoltare il cuore, che si è riempito di tutto e di tanto, è come attingere ad una sorgente

inesauribile. E’ per questo che desidero concludere la mia semplice testimonianza con la

forma più bella e vera che è la Preghiera:

“Signore Gesù Cristo, tu che sei il fondamento immutabile della tua Chiesa , edificala e sostienila con la forza del tuo Amore fedele,

con la Misericordia del tuo Perdono ; ravvivala con nuove e generose vocazioni

perché possano portare, fino agli estremi confini della terra, la tua Parola di Salvezza, così che ogni uomo

conosca il tuo amore e possa amarti e lodarti. Amen.

M. Elisa Soldavini

Page 19: Giornalino 7

Ministeri e Dimensioni 19

Provo a scrivere due parole sull’esperienza vissuta , durante l’estate, a Limone del

Garda, presso la casa dei Padri Comboniani.

Esperienza chiamata “scuola di preghiera”, iniziata nel pomeriggio di venerdì 29 luglio e

terminata lunedì primo agosto, dopo pranzo.

Le giornate sono state un’ alternanza di momenti di

riflessione personale, condivisione in gruppo,

preghiera personale, preghiera di gruppo e

spiegazione della Parola di Dio, atta ad approfondire e

a far conoscere gli strumenti necessari per un

cammino di crescita spirituale, volto alla pienezza

umana, filo conduttore di questi giorni.

Personalmente ho capito che la pienezza comprende

tanti tasselli, un po’ come un puzzle, che devono

trovare armonia tra di loro nella vita quotidiana.

Il cammino della pienezza non è facile e non termina mai

perché è una continua crescita. Bisogna prendere

consapevolezza di se stessi, provando a capire quale sia

il progetto di Dio su di noi, aprirgli la porta del nostro

cuore con sincerità, lealtà, umiltà…, volerlo e accettarlo

come compagno di viaggio nella nostra vita, accettando e

favorendo il profondo cambiamento che avviene pian

piano in noi durante il nostro cammino per giungere alla

pienezza, inseriti nei nostri abituali contesti di vita.

Il nome non rende l’idea di ciò che si fa in questi giorni

perché non è una scuola in cui si imparano preghiere, ma

si impara a pregare e a scoprire la vita, te stesso,

guardandoti sotto occhi diversi dal solito, occhi liberi da

ogni interferenza che ci giunge dalle nostre vite ormai

frenetiche dove non vi è più tempo per fermarsi un attimo; sono occhi pieni di luce

limpida e amore di Dio, di cui beneficia tutto il nostro essere umano: spirito, mente e

corpo.

Per fare un paragone “sciocco” che rende l’idea è come essere un’ automobile in riserva

di carburante e bisognosa del tagliando o della pulizia dei filtri per farla funzionare. In

questi giorni si fa il pieno di parola di Dio e della sua presenza, carburante per il nostro

viaggio di vita, senza il quale non funzioniamo, continuiamo a ingolfarci e a girare a

vuoto.

Un grazie sincero a chi ci ha accompagnato in questi giorni, sono persone e esperienze

che lasciano un segno indelebile nella nostra vita.

Silvia Soldi

Page 20: Giornalino 7

20 I Laici Canossiani

Questa consegna della Fondatrice alle sue Figlie e a quanti, con loro, avrebbero, nel

tempo, accolto e condiviso il suo carisma, è stato il tema sul quale la Famiglia Laicale

Canossiana ha riflettuto nel Congresso Internazionale che si è tenuto, a San Fidenzio-

Verona, dal 31 luglio al 4 agosto 2011.

“ Vi raccomando quanto posso i miei amati poveri”:una consegna antica e preziosa

che ci interpella continuamente e ci invita

a ripensare ai destinatari della nostra

missione.

I poveri, “i nostri padroni”: quelli di casa

nostra, quelli della casa accanto, ma

anche i tanti che incontriamo per strada,

gli scarti che la nostra società

postmoderna e globalizzata produce a

non finire!

L’ obiettivo del Congresso non era

tanto interrogarsi “sulle povertà, antiche

e nuove, che costellano il cielo della

comunità ecclesiale e della società

moderna, quanto riflettere sul nostro

modo di riconoscerle, interpretarle,

accoglierle, guarirle, perché i poveri siano, sempre più, al Centro della nostra

Famiglia Canossiana”.

Con i Delegati di 18 Paesi, che ci hanno permesso di tenere gli occhi aperti sul

mondo, anche attraverso la visione di DVD, appositamente preparati, erano presenti

al Congresso la nostra Madre Generale, M. Margaret Peter, la sua Consigliera,

M. Annamaria Babbini, Referente dei Laici, il Padre Generale, P. Antonio Papa e il suo

Vicario, P. Gianluigi Andolfo che ha proposto ai partecipanti una interessante riflessione

carismatica.

Al Congresso è seguito il Convegno Internazionale durante il quale è stato presentato

e consegnato il nuovo Statuto dell’ Associazione Laici Canossiani, approvato

“ad experimentum” per cinque anni dalla Congregazione per gli Istituti di vita

consacrata.

Lo Statuto sarà lo strumento che permetterà ai due Istituti Religiosi,maschile e

femminile, di realizzare, in un cammino ed un’azione comuni, l’animazione e la

formazione e dei Laici Canossiani, perché “possano vivere una più profonda vitalità e

corresponsabilità ecclesiale, con gli altri membri della Famiglia Canossiana”

Page 21: Giornalino 7

I Laici Canossiani 21

I delegati partecipanti al Convegno hanno proceduto poi all’elezione della Presidente-

Coordinatrice Internazionale dei Laici Canossiani e della sua èquipe.

Sono stati confermati la Presidente uscente, Adele Cremonesi, e gli altri membri del

Coordinamento.

A lei e ai suoi collaboratori, che hanno operato nel quinquennio precedente con fine

sensibilità e, soprattutto, con grande passione carismatica, facciamo gli auguri

perché, attraverso di loro, tanti altri laici possano scoprire e condividere la ricchezza

del carisma canossiano e, attenti alle molteplici povertà umane, testimoniare con la

vita, nel servizio agli ultimi, “ l’Amore più grande”.

Page 22: Giornalino 7

22 Nel Segno delle Missioni

Si celebrano quest’anno i 150 anni dalla morte di Mons. Angelo Ramazzotti, Fondatore

del Pime, Vescovo di Pavia e Patriarca di Venezia, amico dell’Istituto Canossiano “che

sentiva suo”, promotore, con M. Luigia Grassi, delle Missioni Canossiane in Asia.

Angelo Montonati, nella sua biografia “Angelo Ramazzotti, Fondatore del Pime” Emi

2000, così ce lo presenta:

“Sentiva il fascino del pulpito” e si dedicava alle “missioni al popolo”. Sull’esempio di S.

Vincenzo dei Paoli, suo maestro e modello, dava ai Predicatori questo suggerimento:

“Poca oratoria, poca retorica, linguaggio semplice e molto catechismo”, sapeva adattare

“il suo stile ad ogni tipo di uditorio: con i sacerdoti usava il linguaggio dei teologi e degli

esegeti, con il popolo cambiava totalmente registro, esprimendosi in modo semplice e

schietto e ricorrendo spesso al dialetto. “Parla proprio da paesano” commentavano

soddisfatti gli ascoltatori”.

E … alle Canossiane come parlava, con quale tono, con quale cuore?

Lo possiamo facilmente dedurre da una lettera inviata alla Madre Grassi nel 1856:

“Quando le Figlie della Carità, anche quelle di Pavia, saranno in Paradiso

in mezzo ad una quantità di ragazze salve per la loro carità… che festa!

La bontà di Dio sarà anche per me.”

La passione di apostolo che bruciava nel suo cuore era la stessa che Maddalena aveva

trasmesso alle sue figlie le quali, obbedienti alla parola della Chiesa, raggiungevano, il

27 febbraio 1860, Hong Kong, incoraggiate dalle parole augurali del Patriarca:

“Partite, andate a navigare sotto la vela dell’obbedienza”.

Il 13 febbraio 1976 fu aperto a Milano il Processo Storico Diocesano per la sua causa di

Beatificazione. Il 4 dicembre 1998 la Congregazione dei Santi ne decretò la validità.

La causa è tuttora in corso

A.S.

Page 23: Giornalino 7

L’oggi di Dio per la Storia di Domani 23

Seduta davanti alla mia scrivania, guardo fuori dalla finestra.

Il cielo è di un azzurro intenso e, anche se ai miei occhi direttamente non arriva, il sole è

alto e, con i suoi raggi, abbraccia tutto e tutti in queste giornate calde e afose.

Non si sente nessuno per le strade e intorno a me il silenzio avvolge anche i miei pensieri

fino a quando la valigia, che sta per terra alla destra dei miei piedi, cattura la mia

attenzione; è aperta e ormai vuota. Vuota sì, ma così… smisuratamente piena!!

Sul muro della mia stanza è ancora appeso il post it con

elencate le date che scandivano la mia estate. Lo stacco…

leggo…

Chiudo gli occhi e ripercorro con la mente ogni esperienza.

Anche il cuore entra in gioco nel ricordare alcuni avvenimenti

particolari, volti, luoghi, dialoghi, emozioni!

E’ stata davvero un’estate nuov-izia, perché tutto quello che ho

vissuto è stato una novità o… forse perché il mio essere novizia

ha reso “una novità” le semplici cose!

Infatti, se non fossi stata novizia… la mia valigia non si sarebbe

chiusa lunedì 4 luglio.

Grazie ai miei Superiori, mi è stato data la possibilità di stare qualche giorno con i miei

genitori.

Il Trentino ha fatto da cornice alle nostre poche, ma intense giornate, e il “ritrovarci”, dopo

più di 12 anni che non stavamo insieme durate l’estate, a causa dei nostri impegni

lavorativi, è stato motivo di una grande gioia. Ci siamo risentiti “Famiglia”!

Dopo breve tempo, il lunedì 11, la mia valigia era già ben preparata con ordine e chiusa,

ma, questa volta, per un cammino più impegnativo.

Meta: Venezia. Tema: sui passi di Maddalena.

Sono stati tre giorni di formazione molto forti dove, con la mia Madre Maestra, ho

ripercorso alcune tappe fondamentali dell’inizio dell’opera di Maddalena nel cuore di

Venezia. Camminare dove lei aveva camminato, vedere posti, case, chiese, dove lei aveva

contemplato e vissuto, fa nascere in cuore un brivido.

Dopo l’incontro del mattino, con uno zaino in spalla e una bottiglia fresca sempre in mano,

attraversando ponti e percorrendo stradine che sembravano tutte uguali, ci inoltravamo

sempre di più nel tempo di Maddalena; il ricordo delle Memorie rendeva più emozionante

l’essere lì.

Quante emozioni ho vissuto in quei giorni!! Non dimenticherò facilmente la stretta al cuore

che ho provato quando ho visto la casa dove Maddalena ha abitato con le sue prime due

compagne, prima di trasferirsi nel monastero di santa Lucia: la casetta di sant’Andrea.

Da palazzo Canossa a un “buco”, come io l’ho chiamato! Eppure Maddalena c’è stata, senza

lamentarsi, anzi, infondendo coraggio alle “afflitte” sue compagne, che, alle sue parole,

diventavano in breve giubilanti!

Mercoledì 13, sul treno che mi riportava a Verona, continuavo a ripensare a Maddalena, a

quel “fuoco” che aveva nel cuore e che “la divorava” d’amore, a quel suo zelo nel voler far

conoscere il suo Signore che non le ha permesso solo di aiutare i poveri, ma di farsi lei

stessa povera!! Non ci sono parole, ma solo la possibilità di contemplare in silenzio la vita

di questa fantastica donna!

Page 24: Giornalino 7

24 L’oggi di Dio per la Storia di Domani

Pochi giorni per riposarsi, far prendere aria alla valigia, sistemare i vestiti e domenica 17,

di nuovo ecco che la cerniera della valigia, con un dolce ma lentissimo movimento, si

chiude.

Meta: Costalunga, per vivere la mia prima settimana di esercizi.

Sono partita con un po’ di smarrimento perché non sapevo bene cosa mi aspettava; sono

tornata a casa con una gioia immensa. Posso riassumere il ricordo di quei giorni in quattro

parole, che prendo in prestito da Maddalena: “Sola, con Dio solo!”.

Temevo il silenzio e invece alla fine lo bramavo.

Temevo di restare da sola e invece ho scoperto che il “Dio solo” di Maddalena è il “Dio con

me”.

Mi domando: perché tanta paura di questo Signore che, in fondo, altro non vuole che il mio

bene? Maddalena questo l’aveva capito e desiderava ardentemente che anche noi, sue

figlie, ne facessimo esperienza…. In quanti modi ce lo ha lasciato scritto!!!

In assoluto gli Esercizi sono stati il punto forte della mia estate.

Dopo un breve periodo di riposo, ecco che di nuovo i miei vestiti trovano posto nella valigia

e domenica 7 agosto la macchina è già pronta. Mi aspetta un campo estivo con gli

adolescenti della diocesi dell’età di 15-16 anni.

Meta: Campofontana. Tema del campo: la fede.

Cento ragazzi hanno riempito la tranquilla casa di Campofontana con la loro voglia di stare

insieme e di mettersi in gioco. Con la loro creatività hanno animato le serate, ma nulla è

riuscito a distoglierli dal tema del campo… nemmeno la musica assordante della sera

faceva tacere nella loro testa le domande che nascevano in cuor loro dalle riflessioni della

giornata.

Tante domande, tanti dubbi nascevano anche tra di noi animatori… La domanda che,

personalmente, mi ha messo irrequietezza in cuore è stata quella riguardo la Resurrezione

di Gesù: “La tomba è vuota, perché è vuota? o è vuota di un corpo, ma piena di una vita

nuova?”

L'esperienza del SAF diventa sempre un momento speciale nel quale sperimentare la

bellezza di credere e di sentirsi cristiani... non da soli!

L’esperienza del campo SAF non è solo per gli adolescenti, ma anche per noi educatori,

perché ci permette di riscoprire la bellezza della nostra fede e, allo stesso tempo,

riqualificare la nostra relazione con Gesù.

Ritrovarmi con i miei genitori, camminare sui passi di Maddalena, restare SOLA con il mio

Signore nel silenzio, accompagnare gli ado… è stata un’estate nuov-izia perché nuova era

la vita che batteva dentro di me. Pur essendo sempre Michela, qualcosa mi rendeva

“diversa”, e forse è proprio quel mio essere novizia che ha dato qualità nuova alla mia vita.

Se non fossi stata novizia, sarebbe stata semplicemente un’estate come tante altre.

Piego il mio post- it e lo getto nel cestino…

Chiudo con delicatezza la mia valigia e la sistemo ordinatamente sopra l’armadio.

Ora guardo avanti; inizierà l’autunno, le foglie diventeranno gialle e gli alberi spogli. I

maglioni prenderanno il posto delle magliette a mezze maniche… chissà se potrò dire che

anche ciò che vivrò durante l’inverno sarà nuov-izio!!!

Michela Rota

Page 25: Giornalino 7

Le “ Montagne di Gemme” 25

La pittura del ‘700 ha come tema fondamentale la chiarezza razionale contro

l’oscurità. Si oppone ai forti contrasti chiaroscurali, ricupera leggerezza di forme e

luminosità che porta alla “schiarita dei colori”. E’ anche ricerca della “bella

semplicità”; è ritorno alla vita immersa nella natura, nella quale trova la sua

espressione più tangibile, più autentica.

Il Quadro, posto sull’altare centrale di Casa

Madre, è attribuito a Giambettino Cignaroli, pittore

veronese (1706 – 1770). Tale paternità, tuttavia, è

molto incerta. Sicura, invece, è l’appartenenza alla

Scuola Veronese, che, nel ‘700, era ancora attiva,

conosciuta, apprezzata anche fuori della patria.

Nel suo insieme, il quadro rivela un’affettuosa

sensibilità coloristica, attraverso la morbidezza dei

colori naturali, dolcemente accarezzati nel gioco delle

ombre.

I colori sono investiti dagli ultimi raggi del sole,

che dà loro una tonalità sufficientemente dorata e,

allo stesso tempo, li amalgama. Le ombre della sera

smorzeranno questa delicata accensione e uniformeranno ogni elemento naturale,

rendendo il tutto incolore e/o indistinto.

Il quadro è tagliato in due parti: la parte collinare è abitata dalle due divine

Persone. L’altra, lontana, è illuminata dagli ultimi sprazzi di un sole calante che si sta

abbandonando al crepuscolo della sera e alla quiete della notte. E’ quindi il tipico

momento del giorno in cui il silenzio, assenza di rumori e cessazione di lavori esterni,

favorisce raccoglimento, distensione, tranquillità, dolce solitudine, riposo.

L’alta siepe, alle spalle di Maria, costruisce e chiude il sacro spazio nel quale

trovano asilo/riposo la Madre e il Piccolo. Maria tiene Gesù tra le braccia; ciò favorisce il

contatto fisico tra la Madre e il Figlio, quasi un trapasso di calore corporeo, di intimità. Il

Piccolo è completamente abbandonato nel sonno, dorme tranquillo. Maria è concentrata

con la mente e con il cuore sul Bambino. Le sue palpebre pesanti, per metà abbassate,

lasciano intravedere uno sguardo assorto, pensoso, apprensivo. Il suo sguardo di

Madre non riposa.

Il Piccolo, misteriosamente concepito, è tra le sue braccia. Forse Ella ne

presagisce, ne prefigura il futuro: il Verbo, fatto carne, irromperà nel nostro mondo, il

Silenzio si fa Parola fino al supremo grido dell’ora nona. E’ l’estasi di un Dio innamorato

della sua creatura, di noi.

Il Grembo di Maria è diventato dimora ospitale dell’Altro. Non potrà essere suo

quel Bimbo. Maria non capisce , non comprende … si lascia abbracciare dalla Verità

della Parola di Dio. Maria ascolta e conserva nel cuore …

S.F.

Page 26: Giornalino 7

26 Le “ Montagne di Gemme”

Maddalena esorta noi sue figlie: “Vi raccomando una tenera e costante devozione a

Maria SS.ma”. Noi della comunità di Seregno amiamo tanto la Madonna, la

veneriamo e onoriamo con gratitudine, con la preghiera e con la vita.

Quest’anno la nostra Madre Superiora ha progettato un itinerario alquanto originale.

Ogni settimana si compiva un pellegrinaggio mariano; ci si incontrava in professato per

recitare il rosario davanti alla statua della Vergine di un determinato Santuario: Lourdes,

Caravaggio, Seregno – Madonna di S. Valeria - e Fatima. E, in quel momento, lì era

presente una piccola Chiesa: si pregava, si lodava con fervore, si cantava più col cuore

che con le labbra.

La prima settimana ci siamo recate in pellegrinaggio a Lourdes e, allora, il

nostro pensiero e il nostro cuore riandavano all’incontro con Bernadette alla quale Maria

disse: “Io sono l’Immacolata Concezione… Pregate per i poveri peccatori”.

Come da Lourdes non si riparte senza commozione e senza stupore, così anche dalla

nostra preghiera non ci si allontanava mai senza nuova tenerezza in cuore per la Madre

divina. Quante volte ripetiamo, nelle nostre devozioni, l’invocazione: “Immacolata”;

anche nella recita dei sette dolori!

Nella seconda settimana abbiamo visitato Caravaggio.

Qui il cuore umanissimo di Maria la conduce ad incontrare Giannetta, povera donna

32enne, sofferente. La Madonna le parla e la consola; per lei ha fatto scaturire una fonte

di acqua zampillante e sempre per lei ha fatto fiorire un ramo secco.

Maria SS.ma conosce il cuore di ciascun uomo e donna perché è Madre, comprende e

intuisce perché ama.

Siamo alla terza settimana: in professato viene esposta l’effige della Madonna

di S. Valeria che si trova in Seregno, nella nostra Parrocchia. La devozione a questa

Madonna è molto antica. Dai documenti scritti appare evidente che, già nella seconda

metà del secolo XVIII, il culto per la miracolosa effige era sentito in tutta la Brianza e la

gente accorreva da lontano per impetrare grazie per i diversi bisogni spirituali e

temporali. Il quadro, in bronzo dorato, troneggia sull’altare maggiore della Chiesa parrocchiale. A lei ci rivolgiamo con l’espressione di Paolo VI:

“O Maria, implora al mondo la capacità di valutare ogni cosa come dono di Dio e la virtù di operare con bontà e di usare tali doni con sapienza e provvidenza.

O Maria, fa a noi vedere che tu ci sei Madre! Amen”

Quarta ed ultima settimana: viene esposta sul nostro altare la statua della

Madonna di Fatima. Quante volte il Papa Beato Giovanni Paolo II ha appoggiato, con

devozione di figlio, il suo capo sul cuore della Vergine Santa.

La Vergine appare a tre pastorelli, Francesco, Giacinta e Lucia, tra l’aprile e l’ottobre

1916, ai quali si mostra pure, per tre volte, un Angelo che si presenta come l’Angelo della Pace e che, in queste occasioni, insegna loro due preghiere:

“Mio Dio, io credo, adoro, spero e ti amo. Vi chiedo perdono per tutti quelli che non credono, non adorano, non sperano, non vi amano…”.

E Papa Benedetto XVI così pregava:

“Maria, Madonna di Fatima, porta del cielo, aiutaci a levare in alto lo sguardo.

Vogliamo vedere Gesù, parlare con Lui, annunciare a tutti il suo amore”.

Abbiamo così concluso il nostro simpatico e devoto pellegrinaggio ai diversi Santuari,

chiedendo a Maria di imprimere in noi i suoi sentimenti e la sua docilità, di insegnarci il

suo silenzio che sa ascoltare e far fiorire la Parola in scelte di vera libertà. Amen!

Le Madri di Seregno

Page 27: Giornalino 7

Le “ Montagne di Gemme” 27

Così scriveva l’Autrice della poesia:

“Sono versi casarecci, nati verso la fine del mio ritiro annuale e vorrei tanto che

divenissero il canto di fondo del cammino che mi rimane da percorrere per entrare

nella Tenda dell’Amore Eterno”.

Ti auguriamo, M. Ilva, di camminare sempre con questo canto nel cuore e con la

sicura certezza di continuare a narrare l’Amore più grande ai fratelli vicini e lontani.

Quasi all’improvviso, mi trovo davanti

ad un grande portale, con la scritta: “riservato alla tarda maturità “.

Non senza una qualche titubanza, ne varco la soglia.

Chi mi accoglie per primo è un particolare Silenzio:

Silenzio che, abitato per lunghi anni da ricordi ed eventi significativi,

custodisce con efficacia l’arte di contemplare e condividere

Verità, Bontà, Bellezza!

Una Voce,vibrante e dolce insieme, ora mi interpella

dal profondo dello stesso mio cuore… “Che cerchi in questa

speciale dimora, amica mia? Quale dono desideri diventare

per il mondo, nella Chiesa?”

Ecco, sento ora una nuova speranza crescere dentro di me

quasi in risposta alla Tua domanda, Amico dell’uomo:

“quella di vivere a mia volta e riflettere la mite ed umile bellezza

del Tuo cuore: Pane e Parola del Padre,

inneggiante al Suo AMORE”.…

Se Tu, Divina Trinità, mi rimani accanto,

benedicendo la mia età matura, essa può certamente divenire,

con il Tuo aiuto, luogo di rapporti filiali e fraterni,

secondo il Tuo Sogno…

Essa saprà certamente narrare al nostro mondo che l’Amore più grande

può ancora operare salvezza, donando la Pace,

la Tua preziosa Pace

Che ne dici, Signore?

M. Ilva Fornaro

Page 28: Giornalino 7

28 Provocazioni Laiche alla Vita Consacrata

Ho provato a fare una ricerca sulle comunità religiose esistenti. Ho dovuto constatare

che, al di là di quelle di mia conoscenza, ce ne sono tantissime.

Non parlo solo di quelle storiche o di quelle più note, ma anche di quelle più piccole

che continuano a nascere, a sperimentare percorsi spirituali nuovi, sotto la spinta di

un bisogno profondo di vivere l’essenzialità.

Spesso le comunità religiose vengono guardate con diversi atteggiamenti:

sufficienza, ammirazione, o addirittura vengono viste come realtà suggestive,

trascurando la grande ricchezza spirituale che sono in grado di trasmettere al

territorio nel quale risiedono e operano.

Anche nella mia terra sono presenti alcune realtà religiose. Rispetto a diversi anni fa,

alcune sono scomparse, anche tra una certa indifferenza, e ci siamo ritrovati con una

terra spiritualmente più povera. Il processo è stato lento, quasi impercettibile, e, ogni

volta, è come se fosse venuta a mancare una voce, un riferimento, uno stimolo, una

domanda.

La scelta della vita religiosa, soprattutto nell’ Occidente, sta attraversando un periodo

di grossa crisi, come del resto le scelte vocazionali in generale. Un numero sempre

minore di giovani fa questa scelta. Anch’ io me ne sono chiesto la ragione.

Forse perché l’esperienza della vita religiosa non è in grado di rispondere più alle

domande dell’uomo di oggi ed è vista come anacronistica? Forse perché l’uomo si

sta sempre di più allontanando dalla strada di Dio? Forse perché le comunità

religiose non riescono più a trasmettere in maniera convincente la bellezza e il

senso della propria scelta, a volte preferendo arroccarsi nella sicurezza della

propria casa monastica?

O forse perché è lo stesso Spirito che, suscitando nel tempo le esperienze che

meglio rispondono alle caratteristiche del periodo storico e alle domande

dell'uomo, spinge in modo misterioso a intraprendere nuove strade, diverse da

quelle che ormai conosciamo e che percorriamo in maniera consolidata da anni o

da secoli?

E se è così,

quali strade nuove sta indicando all’uomo lo Spirito? E' una domanda fondamentale dalla quale non si può prescindere.

Page 29: Giornalino 7

Provocazioni Laiche alla Vita Consacrata 29 Certo, rispetto a quel che accadeva un tempo, chi oggi sceglie la vita religiosa lo fa molto

di più sulla base di motivazioni religiose o evangeliche piuttosto che sulla base di esigenze

personali, come la necessità di trovare una pace interiore, lontano dal mondo e dalla

famiglia. Sono scelte, diciamo, di qualità.

Personalmente, ho avuto sempre la percezione che la scelta di vita religiosa rispondesse,

come dicevo all'inizio, proprio al bisogno di inseguire l’essenziale, di affacciarsi alla

dimensione del mistero e del messaggio evangelico in maniera totalizzante.

Le comunità religiose possono essere definite “le culle” dell'Assoluto.

Nella fraternità esse vivono dell'Assoluto e ne diventano profezia, affermando la gioia

della presenza del Cristo risorto, testimoniando la comunione fraterna attraverso la

ricerca di strade che facciano incontrare le ricchezze presenti nella diversità delle persone

e delle culture per collaborare alla costruzione di un mondo più giusto, mettendosi al

servizio dei fratelli, incominciando dai più poveri, lontani e abbandonati, vivendo la

preghiera come dimensione fondamentale del rapporto con Dio e come forza concreta e

misteriosa con cui abbracciare il mondo in un grande atto di amore verso Dio e verso

l'uomo.

Ho avuto modo di conoscere di persona alcune di queste realtà e ho sempre respirato

questa profonda dimensione spirituale. Ricordo la loro presenza nella vita della diocesi o

della parrocchia: le faticose attività di formazione e di dialogo, le attività di carità verso i

più bisognosi e disadattati, la profondità spirituale, come quella che ho avuto modo di

toccare in alcune notti di capodanno trascorse in preghiera presso un monastero, la gioia

semplice, vera e contagiosa irradiata nello sguardo e nelle parole in ogni occasione di

incontro, il coraggio e la prontezza nel partire in ogni momento per raggiungere qualsiasi

terra di missione, anche a rischio della vita, come pure ci testimoniano cronache recenti.

Sono convinto che esse rappresentino ancora oggi un segno importante nel nostro tempo,

un segno dell'Assoluto in un'epoca piena di confusione e di assoluti falsi e passeggeri, un

richiamo al senso di Dio e dell'uomo da ricercare nelle profondità della persona nella vita

di comunità. Costituiscono una grande ricchezza spirituale e spero che non venga

mai a mancare. Mancherebbe proprio “la culla” dell'Assoluto.

Aldo Amodeo

C.N.R. Potenza

Aldo Amodeo

Page 30: Giornalino 7

30 Il Breviario Sacerdotale

Con queste parole Gesù, nel Vangelo di Giovanni,

completa la sua missione terrena dall’alto della

croce: “Tutto è compiuto” (Gv 19,30). Come il

Cristo, così il presbitero, prima della notte, porta

dinanzi al Padre la missione quotidiana compiuta.

Il giorno è terminato, siamo pronti per il riposo. Due sentimenti attraversano il

cuore dell’orante, del presbitero che si addormenta: da una parte il ripercorrere, in

un solo istante, la giornata e le sue tappe per esaminare la propria coscienza e

riconoscere quanto del tempo è stato speso in comunione con Dio e quanto, per

superficialità ed errore, se ne è allontanato; dall’altra l’abbandonarsi nel sonno che

fa paura come se fosse la morte, ma, nello stesso tempo, appare come un’occasione

di abbandono fiducioso nelle mani di Dio.

Il termine “compieta” indica appunto il compimento del giorno, il suo essersi

concluso. Il giorno trascorso è motivo di rendimento di grazie. Sul cuore della notte

non siamo soli, siamo sempre, anche se chiusi nella nostra stanzetta, nel letto pulito

e vuoto, siamo con la nostra sposa, la Chiesa, che custodiamo dalle insidie del male

come l’anima nostra.

L’anima orante, anche quella del pastore, mentre ringrazia e chiede perdono,

avverte il brivido della notte, immagine della morte e della tentazione che può

provocare la morte spirituale.

In tale stato d’animo, invoca con le parole dell’antico inno, attribuito a

Sant’Ambrogio, che anche Dante riporta nel canto VIII del Purgatorio (vv.13-16):

“Te lucis ante” sì devotamente

le uscio di bocca e con sì dolci note,

che ne fece me a me uscir di mente;

e l’altre poi dolcemente e devote

seguitar lei per tutto l’inno intero,

avendo li occhi a le superne rote.

Dante pone questa scena idilliaca nell’anticamera del Paradiso. Anime pie pregano

per purgarsi dei peccati, in una valletta che è coperta di meravigliosi fiori e fragranti

profumi. Dinanzi alla notte, anche il prete si sente così, mentre le forze lo

abbandonano; dolcemente invoca la luce di Cristo come realtà che permane anche

nel buio della notte.

Page 31: Giornalino 7

Il Breviario Sacerdotale 31

“Al termine del giorno, o sommo Creatore,

vegliaci nel riposo con amore di Padre.”

Sono le parole della Chiesa, ma ad esse si associano quelle del vecchio Simeone del

racconto lucano (Lc 2, 29-32), un sacerdote dell’antica legge che profetizza del bambino a

Gerusalemme.

La notte non fa paura perché la luce che la illumina non è solo quella solare diurna, ma

quella solare notturna dell’Agnello che brilla nella Santa Gerusalemme, come viene detto

nella lettura breve della compieta dopo i secondi Vespri:

“Gli eletti vedranno la faccia del Signore e porteranno

il suo nome sulla fronte. Non vi sarà più notte e non

avranno più bisogno di luce di lampada, né di luce

di sole, perché il Signore Dio li illuminerà e regneranno

nei secoli dei secoli ”. (Ap 22, 4-5).

E, come ricorda l’altro inno iniziale alternativo al precedente:

Gesù, luce da luce,

sole senza tramonto,

tu rischiari le tenebre

nella notte del mondo.

Come Simeone che, nella sua veneranda età, ha una piccola - grande fiammella, che

risplende nella sua anima, ossia la speranza di un incontro, suggerita dallo Spirito, così il

sacerdote, presbitero, anche se giovane di età, va incontro alla notte/morte come ad un

abbraccio desiderato. La morte non gli fa paura: è ferita dalla luce della speranza, quella

per la quale ha speso la giornata della sua vita.

Il miglior commento a questo episodio me lo ha fornito il Padre Marranzini , mio professore

e teologo di fama, che, dinanzi alla salma di un confratello gesuita, alla luce del giorno,

recitava la compieta. Alle mie obiezioni perplesse, serenamente replicò:

“Dies vitae completa!”.

Don Emilio Salvatore

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32 La Voce dei TERRITORI: notizie flash

Vogliamo ricordare con gioia e riconoscenza, alcuni eventi che hanno coinvolto tutta la

Famiglia Canossiana.

Convegno Ex Allieve/i. Il 2 ottobre, anniversario della proclamazione della

santità di Maddalena, Verona, e in particolare Casa Madre, ha accolto il folto gruppo di ex

allieve/i, convenuti dal Nord al Sud della nostra bella Italia per il Secondo Convegno

Nazionale.

Dopo il forte messaggio lanciato da Giosy Cento e la bella Celebrazione Eucaristica nella

maestosa Basilica di S. Zeno, circa 150

ex si sono dati appuntamento in Casa

Madre per il pranzo, momento forte di

amicizia e di scambio, seguito dalla

visita alla casa, il luogo che parla in

in modo particolare della presenza di

Santa Maddalena, dalla chiesa alla cella,

al piccolo museo ricco di ricordi.

Certamente per tutti i convenuti è stata

una bellissima opportunità per fare

memoria degli anni vissuti nella scuola,

ma anche di un richiamo al carisma che

ha inciso nella formazione della

personalità di ciascuno. S. Maddalena,

dalla sua urna, sembrava sorridente e

compiaciuta nel rivedere tanti volti

familiari all’ambiente canossiano.

3 ottobre 2011. A Verona, nella casa di S. Stefano, c’è molto movimento. Con il taglio

del nastro e la benedizione di Mons. Roberto Visentin, in rappresentanza del Vescovo,

viene inaugurata l’ala dell’edificio appena ristrutturato, che aprirà le porte a donne in

difficoltà per un aiuto all’inserimento nella vita e nel mondo del lavoro.

L’opera, a favore “degli amati poveri”, è sostenuta dalla cooperativa “S. Maddalena di

Canossa”, nata per questo scopo, in collaborazione con le Sorelle Canossiane e

l’Associazione Famiglia Canossiana “Nuova Primavera” che opera a Parona, nella prima

casa di accoglienza.

“Il vero riscatto di una persona parte dalla formazione, che è fondamentale per

l’autonomia”, dice Alberto Zorzi, presidente della Cooperativa S. Maddalena di Canossa,

nell’ Aula Magna del Liceo “Fracastoro” dove, prima della benedizione, i promotori

si sono incontrati con gli esponenti della Famiglia Canossiana, le Autorità civili ed

ecclesiali, i rappresentanti degli Enti sostenitori, Volontari e Collaboratori, insieme a

M. Marilena Pagiato, Superiora Provinciale d’ Italia, P. Antonio Papa, Generale dei

Canossiani, P. Adolfo, Madri, Padri, Fratelli e Sorelle Laici, volontari, amici e altri.

È stato un momento forte per tutta la Famiglia Canossiana, di gratitudine a Dio per quanto

si è realizzato e di tanta speranza per un cammino di promozione e di aiuto a chi vive in

situazioni di disagio. S. Maddalena guardi anche a quest’opera con amore e la sostenga

nello spirito che la anima.

Alla benedizione è seguita la visita agli ambienti, arredati con cura, e un allegro rinfresco

per tutti.

Page 33: Giornalino 7

La Voce dei TERRITORI: notizie flash 33

Un evento inedito: A Verona, con una semplice, ma suggestiva cerimonia, il giorno 6

novembre 2011 è stata inaugurata e benedetta una lapide, posta sul piazzale della chiesa

di S. Pietro Incarnario, che ricorda nove nomi di cittadini veronesi, Sacerdoti, Fondatori e

Fondatrici che, nei dintorni della zona dei Filippini, hanno operato nella pastorale o hanno

dato vita a opere di carità promozionale ed assistenziale a favore della gente e dei più

poveri. Tra questi emerge S. Maddalena di Canossa che iniziò lì la sua opera di carità

(1801-1808 - E’ scritto così). Chi viene a Verona può vedere la lapide in P.tta S. Pietro

Incarnario.

La partenza delle Madri da Nove (VI).

Il 20 novembre 2011, la comunità parrocchiale e civile di Nove ha dato il saluto alle Madri

Canossiane che, dopo 114 anni di presenza e di servizio pastorale ed educativo, lasciano il

paese. Il clima di festa, di grazie e di tanta riconoscenza per il bene seminato, ha

largamente prevalso su una comprensibile sofferenza per il venir meno della preziosa

presenza canossiana.

Sul sagrato della chiesa c’erano tutti: i bambini con il loro canto augurale, il corpo

bandistico che, all’arrivo delle Madri, si è esibito con il canto: “In alto sui cieli…”, i nonni, un

tempo bimbi dell’asilo, il Sindaco, con la Giunta comunale, che ha conferito all’Istituto

Canossiano la cittadinanza onoraria in segno di gratitudine.

La S. Messa, celebrata dal Parroco e concelebrata da due sacerdoti, uno dei quali P. Luciano

Facchinello, canossiano, nativo di Nove, è stata animata dal coro composto di varie

generazioni.

Il parroco, nell’omelia, ha evidenziato lo spirito di umile servizio delle Madri che si sono

avvicendate lungo gli anni e che ha permesso

loro di entrare in relazione con tutti. Come

Gesù, Cristo Re, è entrato in relazione con il

Padre e con tutti, così anche loro: Madri e

Regine, regine perché madri…

A fianco dell’altare un gigantesco cuore di

ferro battuto sosteneva 65 lampade per

ricordare le 66 Madri che si sono succedute

negli anni; la 66ma il Parroco l’ha consegnata

a M. Maria Morandini che, per quest’anno,

continua la sua presenza, spostandosi dalla

vicina comunità di Bassano e, quindi,

mantiene viva la fiamma.

Al termine della S. Messa, il Sindaco ha consegnato alle Madri la chiave di ceramica e la

pergamena attestante il conferimento della cittadinanza onoraria di Nove. Nel suo discorso

ha affermato tra l’altro: “Se la comunità di Nove oggi vive ancora valori civili come la

solidarietà, il rispetto, l’attività del volontariato che si esprime nelle numerose Associazioni

presenti, lo deve anche alla comunità canossiana che ha saputo trasmettere a generazioni

intere di bambini e ragazzi i fondamentali valori cristiani”.

La festa è continuata con il pranzo offerto a tutte le Madri presenti insieme a un folto

gruppo di persone che si sono unite con tanta riconoscenza.

M. Angelina Garonzi

Page 34: Giornalino 7

34 La Voce dei TERRITORI: notizie flash

In questo “convento” antico di molti e molti anni ci sono delle “cose” che, se prendessero

vita e raccontassero, ne avrebbero di storie da condividere.

In occasione del Natale abbiamo voluto dar “voce” ad una panchina, anzi, alla panchina

della portineria, e l’abbiamo scelta come “spazio” privilegiato per accogliere Gesù.

La panchina è un luogo di sosta, un’utopia realizzata. È “vacanza a portata di mano”.

Sulle panchine si contempla lo spettacolo del mondo, si guarda senza essere visti e ci si dà

il tempo di perder tempo, come leggere un romanzo.

orse non serve nemmeno una presentazione: sono la panchina

della portineria, una panchina, non molto graziosa e forse, anche un

po’ scomoda, ma custode di tanti anni e di tanti incontri.

Si è perso nella notte dei tempi il numero dei miei anni. Fino a qualche mese fa forse

c’era chi conservava la memoria della mia origine e del mio arrivo. Era “la porta di

ferro battuto, cara dolce compagnia di anni e anni trascorsi assieme; poi, d’improvviso

senza dir niente, hanno deciso di portarla via e, tra le lacrime, la mia compagna di

molte attese se ne è andata in un tiepido giorno di settembre.

Non ho mai confidato a nessuno il dolore provato, perché chi ha il tempo di raccogliere

le confidenze di una vecchia panchina, ormai tarlata e quasi da ricovero?

Ho pianto tutte le mie lacrime nel vederla partire! Lei apriva e chiudeva per dare il

buon giorno e la buona sera a chi entrava e usciva e io sempre pronta ad accogliere e

ospitare. Ma, talvolta, nella vita è così: ti usano finché servi e poi ti ripongono in una

angolo oscuro delle soffitta e più nessuno si ricorda di te, solo la polvere e le ragnatele.

Di vita ne ho vista e ne vedo scorrere molta. La gente, sopra, aspetta, e, aspettando, si

riposa, pensa, chiacchera, ascolta… I bimbi si trastullano e, con le gambe a penzoloni,

mi solleticano.

I giovani e gli adulti quasi non mi degnano di uno guardo, indaffarati, corrono avanti e

indietro immersi nel loro mondo, nei loro affanni.

Ma poi eccoli, sono loro i miei amici di lunga data: gli anziani, questi sì mi apprezzano;

sedendosi su di me, mi fanno sentire importante, anzi per loro in particolare io esisto e,

grazie a loro, io vivo e sopravvivo allo scorrere del tempo. E durante il mio servizio,

indisturbata, “orecchio”; c’è chi, arrivando trafelato, si siede e si riposa; chi parla tra sé

e sé pensando allo scorrere del tempo e agli affetti che non tornano più. C’è chi confida

ad una Sorella i propri crucci e chi, con sussurro del cuore, eleva a Dio la sua preghiera.

Ecco alcuni dei non piccoli piaceri del sedersi su una panchina. Come se la mia gratuità

e la mia grazia fossero ripagate dalla ricchezza della vita che qui si acquieta.

Sopra di me soggiornano i poveri e i ricchi, i bambini insieme agli anziani, i comunitari

e gli extracomunitari Cosa può esserci di più umano e universale di una panchina?

“…sedendo e mirando, interminati spazi e sovrumani silenzi, e profondissima quiete”.

E’ così, quasi all’improvviso, che il Divino si confonde con l’umano. E’ il “premio

eterno” promesso a chi, come me, si è fatto accoglienza, ospitalità, ascolto…

“ero stanco e tu mi hai dato riposo e sollievo”

Page 35: Giornalino 7

La Voce dei TERRITORI: notizie flash 35

Ma qui, nel Convento Canossiano, dove scorre la vita di grandi e piccini, sì proprio qui,

proprio dentro queste mura, sopra questa panchina “Il Verbo si farà Carne e verrà ad

abitare in mezzo a noi, sì, proprio in mezzo a Noi.

E, sotto di me, l’asino e il bue a riscaldar l’attesa; un gran trambusto anche per loro,

un po’ di paglia e niente fieno,,,

Venite, accorrete Pastori a veder questo Prodigio: portate qui i vostri affanni, attese e

speranze qui deponete… Per tutti c’è un posto: perché il Messia fa sosta qui!

E per ciascuno un augurio. La vita di ognuno un'attesa.

Il presente non basta a nessuno: l'occhio e il cuore sono sempre avanti.

In un primo momento della nostra esperienza pare che ci manchi qualcosa;

più tardi ci si accorge che ci manca "qualcuno",

e lo attendiamo... La promessa di Dio

si realizza nell’oggi della storia, Le tenebre non dureranno sempre;

nei solchi delle nostre attese si compie la promessa.

L’Emmanuele, Dio con noi, appare all’orizzonte.

Buon Natale!

La Comunità di Villafranca

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36 La Voce dei TERRITORI: notizie flash

Appuntamento davvero insolito, domenica 27 novembre

2011: le Sorelle Canossiane di Mirano, Veternigo, Treviso

e Schio, si ritrovano alle 11.30, a Zianigo (VE), per una

solenne inaugurazione-benedizione di un Capitello

dedicato a S. Giuseppina Bakhita.

È il secondo costruito nel paese veneto che l’accolse nel

1885 ed è innalzato, con genio di cuore, nel giardino

adiacente alla strada su cui si affaccia la casa dove la

Santa Moretta trascorse i suoi primi anni in Italia. Il

terreno è stato donato dal proprietario, il signor Almerino

Valotto, in cessione perpetua alla Parrocchia.

C’era aria di festa nella zona. Le campane suonavano a

distesa, bandierine e nastri colorati sventolavano in Via

Righi e in Via Bollati e gente di ogni età animava lo

speciale evento. Anche il cielo contribuiva a rendere più

allegra la festa con il suo azzurro terso e con il sole carico

di caldi raggi. Il volto dei volontari, che hanno realizzato

l’opera, esprimeva soddisfazione, gioia e compiacimento

per l’insolita impresa in onore di Bakhita, conclusa lodevolmente.

Il pittore, Michelangelo Gatto, ha voluto sottolineare che non sa se basti questo affresco a

sdebitarsi nei confronti della Santa che, in più occasioni, gli è venuta in aiuto. Due cori, con i

loro canti, hanno reso più lieta la cerimonia, seguita poi da un rinfresco offerto da alcune

famiglie del luogo.

Prima della benedizione, il parroco, don Ruggero Gallo, ha ringraziato tutti i presenti e

quanti, con passione e impegno, hanno contribuito alla realizzazione della bella iniziativa a

perenne ricordo del soggiorno a Zianigo di Bakhita. Si è poi soffermato sulla scelta

dell’immagine: Madre Bakhita che contempla il Crocifisso. Scelta obbligata! Sì, perché

proprio lì, grazie al dono prezioso del signor Illuminato Checchini, la giovane africana,

ancora schiava, iniziava la meravigliosa storia d’amore con il suo Gesù. Mentre il parroco

spiegava, non riuscivo a staccare lo sguardo dalla finestra della stanzetta dove la

Canossiana in erba, attratta da quella misteriosa Figura in croce, viveva già l’ inspice et fac

che S. Maddalena raccomanda alle sue Figlie. Pareva di vederla in profonda contemplazione

e di sentirla raccontare a distanza di anni, ancora sorpresa e stupita:

“Il signor Illuminato, nel darmelo (il Crocifisso), lo baciò con devozione, poi mi spiegò che Gesù

Cristo, Figlio di Dio, era morto per noi. Io non sapevo che cosa fosse, ma spinta da una forza

misteriosa lo nascosi per paura che la signora (Turina Michieli) me lo prendesse. Prima non avevo mai

nascosto nulla, perché non ero attaccata a niente. Ricordo che nascostamente lo guardavo e sentivo

una cosa in me che non sapevo spiegare”.

E quella “cosa”, quella forte attrattiva verso il suo bon Paron, che ebbe poi la fortuna di

conoscere, l’accompagnò per sempre e la rese presenza di pace e di gioia per tutti.

Santa Giuseppina Bakhita, rendici partecipi del tuo segreto d’amore! Sr. Pia Deromedi

Page 37: Giornalino 7

La Voce dei TERRITORI: notizie flash 37

Dopo l’esperienza vissuta nel mese di febbraio a Cura Carpignano, Prado e

Calignano, e nelle settimane a cavallo tra maggio e giugno a Magherno, Copiano,

Vistarino e Vivente, riprendiamo ancora il cammino verso una nuova zona dello stesso

Vicariato pastorale che comprende le parrocchie di Marzano, Castel Lambro, Torre

d’Arese, Spirago e Gattinara.

Siamo ancora noi quattro: M. Mariangela Moioli, M. Carla Meroni, M. Antonella Rocca e

M. Milena Regazzoni, insieme agli stessi Padri di Rho con i quali abbiamo condiviso le precedenti

esperienze, lungo le strade e nelle case di tanta gente.

A conclusione di questa lunga missione, che ha rivelato, nel suo insieme buoni frutti di

partecipazione, di ascolto della Parola e di condivisione da parte dei ragazzi, adolescenti,

giovani e adulti, sentiamo di dover dire il nostro grazie al Signore per questa singolare

esperienza di annuncio che ci ha fatto incontrare tante famiglie.

Ciascuna persona, nella semplicità e nella “sete e fame di bene” che porta in cuore, ci ha

“consegnato” con fiducia, parte della sua vita, soprattutto le difficoltà, le sofferenze, i

desideri e i “sogni” per il futuro dei propri figli e nipoti e per il proprio cammino verso la

riconsegna della vita al Signore.

Noi Sorelle sentiamo di essere cresciute nella fede e avvertiamo in noi una rinnovata

passione per “far conoscere e amare Gesù” in concreto, con una presenza che sa ascoltare

e sa offrire, con discrezione, una parola di speranza e di gioia. Il mondo di oggi ha bisogno

in particolare di questo annuncio fraterno.

Ora siamo ancor più convinte che, se S. Maddalena fosse qui oggi, intraprenderebbe

questa strada come opportunità preziosa e incisiva per annunciare “la vita buona del

Vangelo” ai fratelli e alle sorelle che sperimentano, purtroppo il fallimento, il disagio, mille

difficoltà nel cammino quotidiano.

Riportiamo alcuni passaggi dell’articolo scritto dalla giornalista Daniela Scherrer,

pubblicato sul giornale pavese “Il Ticino” per dare un’idea più ampia del significato e dei

frutti che la missione popolare può rivelare.

Quattro Padri Oblati di Rho e

quattro religiose Canossiane hanno

animato le settimane di missione in diverse

unità pastorali della Diocesi Pavese.

Si sono susseguiti momenti intensi per

le comunità interessate, scanditi da

occasioni per approfondire la Parola di Dio,

ma anche per aprire la porta di casa

all'incontro con una presenza "amica". I

Parroci (che sono alla guida di tre o

quattro parrocchie ciascuno), a missione

conclusa, ci hanno invitati a raccogliere

pareri e sensazioni dai diretti interessati.

I Padri Oblati portatori di spiritualità per

i più "vicini".

Ai Padri Oblati è stata affidata la cura

spirituale delle anime in queste settimane

di missione popolare. Questo è il loro

carisma specifico e lo hanno applicato in

ogni località in cui sono stati chiamati.

A coordinare la missione è stato padre

Ilario, ormai un veterano del settore,

affiancato da altri Padri della stessa

Comunità di Rho.

Ogni Padre ha svolto il proprio ruolo

specifico, pronti sempre a inter-scambiarsi

e a confrontarsi in un vero "gioco di

squadra" che portasse al successo finale.

“Ho avuto l'impressione di trovarmi

di fronte a comunità molto identitarie -

ha sottolineato padre Ilario - con un volto

Page 38: Giornalino 7

38 La Voce dei TERRITORI: notizie flash

e una storia ben precise, ma anche

con una solida tradizione nella fede.

Guidati dai loro Parroci, stanno

compiendo passi importanti, anche

se un po' faticosi, verso l'apertura

all' unità pastorale e la realizza -

zione di una comunità interparroc-

chiale più vasta".

Chiediamo a padre Ilario una sorta

di mappatura geografica relativa agli

incontri proposti. Risponde così: 'Innanzitutto i numeri sono stati

lusinghieri e questo testimonia una realtà di popolo ben radicata: agli incontri serali era preponderante la fascia di mezza età, con la presenza però di una realtà di giovani coppie che stanno affrontando i primi anni di matrimonio. Alla mattina

presto si registrava la presenza di alcuni studenti e di qualche giovane professionista, che voleva iniziare la giornata con la preghiera".

Soddisfazioni sono giunte anche

dai bambini, dai ragazzi e dai giovani.

“Abbiamo cercato di insegnare loro a trovare la perla preziosa della loro vita

perché il Signore dà il seme, ma poi tocca loro coltivarlo bene e portare buon frutto. Sono soddisfatto, perché con i

criteri interattivi adottati seguivano e adempivano agli impegni dati a casa".

Un altro Padre ha invece incontrato

la gente alla Messa:

“Vorrei sottolineare la cordialità

riscontrata sia nei nostri confronti,

per farci sentire “di famiglia”; sia

anche tra loro stessi. Alcune famiglie

hanno poi evidenziato una tale

intensità di vita spirituale da susci-

tare anche in me un esame di

coscienza”.

A conclusione padre Ilario ha posto

l'accento sui momenti di adorazione.

“E' stato quasi commovente vedere

gruppetti di persone che si

alternavano senza mai lasciare la

chiesa sguarnita. Lasciamo questo

Vicariato e le sue numerose

parrocchie con la consapevolezza di

avere incontrato persone sconosciute,

ma che parlano il medesimo

linguaggio della fede. E sono

fortunate perché possono contare su

Sacerdoti che vivono il loro ministero

pastorale con grande passione”.

Le quattro Canossiane

hanno bussato alle porte dei "nuovi"

Alle religiose Canossiane M. Antonella,

M. Mariangela, M. Milena e M. Carla è stato

invece affidato il compito dì bussare alla

porta delle famiglie per una preghiera

insieme e, per chi lo desiderava – e sono

stati molti - anche per un momento di sosta

più confidenziale, occasione che tanti hanno

colto.

“La visita alle famiglie – sottolinea

Suor Antonella - è stato un momento della

missione particolarmente atteso e abbiamo

infatti riscontrato un senso di grande

accoglienza da parte della gente. Per molti

non è stato semplicemente un "aprire la

porta", ma una condivisione del cammino

di fede e anche un consegnare le proprie

sofferenze".

M. Mariangela, M. Milena e M. Carla

confermano totalmente e spiegano che, in

alcune circostanze, c'è stato modo di

incontrare contemporaneamente tre genera-

zioni (nonni, genitori e figli) e che spesso

sono stati proprio i bambini, con la loro

spontaneità, i più abili a "rompere il

ghiaccio" delle titubanze iniziali.

"Tanti ci hanno chiesto di pregare per

loro, è stata una richiesta pressochè una-

nime; tutti hanno ringraziato perché in

questo periodo, così delicato per la Chiesa

e per la società, c'è davvero bisogno di

parole belle e di gesti di apertura e di

accoglienza”.

E di fronte alle porte che non si sono

aperte per indifferenza, per distrazione, per

la fretta dei troppi impegni, come si è

chiamati a reagire?

“Di fronte a una porta chiusa, devi

fermarti a riflettere e cercare un'altra stra-

da per incontrare chi sta dietro a quella

porta e questa è una sfida importante

anche per noi religiose Canossiane".

Page 39: Giornalino 7

La Voce dei TERRITORI: notizie flash 39

a Porto san Giorgio

"Sorelle, ci siamo tutte?...

Bene, possiamo partire!" - dice sr. Carla, la Superiora (per capirci!!! ... ma non

chiamatela così, per carità!) e il pullman Gran Turismo da 24 posti si avvia verso le

mete prefissate: Cascia, Norcia e Castelluccio di Norcia. E' il 13 agosto: giorno del mio

69° compleanno! Le sorelle mi cantano gli auguri ed io, commossa, penso che è

fantastico trovarci così, tutte insieme, a ringraziare il Dio della Vita e a benedirLo per il

dono che ci ha fatto chiamandoci alla Vita Religiosa, all'esperienza - dono della vita in

fraternità.

Il cielo è splendido, così come è sereno il nostro cuore. Dopo circa due ore di viaggio,

ci inoltriamo nella Val Nerina, tra le bellezze dell'Appennino umbro-marchigiano, che

sembra accoglierci come in un grande abbraccio. Lungo il tragitto che ci porta a

Cascia, tanti piccoli Paesi, accovacciati sui cocuzzoli delle dolci colline tondeggianti,

pare che ci salutino sbucando tra il verde. Tre Speakers - diligentemente preparatesi

per l'occasione - ci illustrano le bellezze naturali, artistiche e spirituali che via via

incontriamo. Parcheggiamo in un ampio piazzale e iniziamo la nostra salita verso il

Santuario... salita impossibile per

tante di noi, ma ... santa Rita è la

Santa degli impossibili o no !!! .. ed

ecco che ci accolgono

"provvidenziali" scale mobili e

ascensore che ci permettono di

raggiungere la meta.

C'è chi entra subito in preghiera,

chi visita il monastero delle

agostiniane, chi contempla il

bellissimo paesaggio... Anch'io mi

fermo a riflettere su uno dei

messaggi della Santa che ci sono stati letti in pullman, poco prima:

Page 40: Giornalino 7

40 La Voce dei TERRITORI: notizie flash

"Santa Rita proclama il Vangelo dell'interiorità, perchè senza di essa

non c'è libertà e le cose effimere, facilmente ci possono sedurre".

Ecco un altro regalo - mi dico - soddisfatta - e mi avvio con un gruppetto di Sorelle

verso una comoda panchina panoramica, per mangiare il nostro panino.Nel primo

pomeriggio arriviamo a Norcia che ci appare maestosa e un tantino severa, avvolta

nella sua cinta muraria medioevale. Visitiamo, sorprese, la cripta dove sono ben

visibili i resti delle casa natale di Benedetto e Scolastica, i fratelli gemelli che tanto

lustro hanno dato alla Chiesa con la loro santità.

Due passi in centro sono sufficienti per capire quanta cultura e quante tradizioni

vivono in questi luoghi e ci fanno esclamare: ma quant'è bella l'Italia!

Sono circa le 15.00 quando abbandoniamo Norcia e ci inerpichiamo lungo la strada

che ci porta a Castelluccio, cioè a 1457 metri sul livello del mare!

Il paesaggio è unico, incantevole: il Monte Vettore e tutta la catena dei Sibillini

stanno di fronte a noi. Il Pian Grande

si distende in tutta la sua ampiezza,

come un immenso zerbino, steso ai

loro piedi. E' un panorama

mozzafiato!

Resto estasiata, davanti alla

grandezza di Dio e penso:

“Un compleanno così non l'ho proprio

mai festeggiato".

Dopo la rituale foto di gruppo,

raggiungiamo il Paese, anch'esso

abbarbicato su un cocuzzolo prospiciente la spianata. Chiudo gli occhi e immagino i

colori di questo pianoro, nella stagione della fioritura.

Sono ormai le 17.00: è l'ora del ritorno. Per altra strada, tra colli, boschi, antichi

Borghi e gallerie, eleviamo al Signore la nostra Lode della sera, pregando il Rosario

e cantando il Vespro.

Arriviamo a casa, giusto per l'ora di cena, un po' stanche, ma felici e sorridenti, con

il cuore gonfio di riconoscenza al Signore che ha fatto bene ogni cosa e ai nostri

Superiori che ci hanno permesso di godere una giornata indimenticabile.

Mentre scendo dal pullman, mi dico: "Davvero non poteva esserci modo migliore

per festeggiare il compleanno"!

Sr. Maria

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La Voce dei TERRITORI: notizie flash 41

Festa dei Giubilei

50° di M. Silvana e 60° di M. Adriana e di M. Anna

GIOIA è stata la caratteristica di questa festa.

La giornata si è presentata subito quasi primaverile con i colori autunnali caldi e

sfumati dei fiori e delle foglie del giardino, con il tiepido sole e con il cielo azzurro che

sembrava volesse invitarci a guardare in alto. Ci è sembrato di sentire le parole di

Mons. Bregantini:

“…Occorre alzare spesso gli occhi verso la bellezza delle mete.

C’è sempre più bisogno infatti di cielo. Quel cielo che è già

dentro di noi, ma che va costantemente rivisitato, ripulito, nel

cuore e negli occhi. La speranza è il cielo che fa vibrare il cuore

e ne allarga gli orizzonti. Un cielo che non dimentica la terra,

ma ne diviene la vera identità.”

Gioia nel primo pomeriggio con l’arrivo degli invitati: Madri, parenti, ex-alunne,

amici; è tutto un rincorrersi di saluti , di abbracci gioiosi mentre cominciano a

diffondersi le voci e la musica dei 40 cantori che stanno facendo le prove.

In Cappella tutto è pronto: le persone in attesa, i fiori, i paramenti, la luce del sole

che penetra dalle ampie finestre, così il Celebrante e le festeggiate possono fare

l’ingresso solenne accompagnato dal canto.

Le tre Madri sono emozionate, ma serene, felici di incontrarsi di nuovo col Signore

della loro vita, un Dio che le ha amate e scelte , pronte a ridare la loro vita all’Amore.

La Parola di Dio di questa domenica sembra scelta per questa occasione e il

Celebrante ne sottolinea i diversi passaggi:

“Rendiamo grazie a Dio” (1Ts. 1,2) Questo è il giorno del ringraziamento per la

vita, per la vocazione, per la fedeltà di Dio e per la corrispondenza alla chiamata in

tutti questi lunghi anni di donazione al Signore di queste nostre Sorelle…..

E poi: “..di chi è l’immagine e l’iscrizione della moneta?” (Mt. 22,19) La nostra vita

è come una moneta che porta impressa l’immagine di Dio; abbiamo bisogno di un

lungo cammino perché essa diventi un riflesso visibile e credibile di Lui, come

dovrebbe essere la persona consacrata.”

Page 42: Giornalino 7

42 Voce dei TERRITORI: notizie flash

Con voce commossa, ma sicura le tre

Madri, davanti a tutti, rinnovano il voto di

seguire Gesù povero, casto e obbediente.

Un silenzio attento sottolinea l’ammirazione

per queste suore che, pur avanti negli anni,

con tanta gioia e sicurezza offrono la loro

vita al Signore per il bene del prossimo.

All’offertorio M. Silvana porta una

pergamena in bianco:

“ Ecco nelle tue mani la nostra vita come

carta libera su cui potrai scrivere le tue

richieste a cui risponderemo: ECCOMI”.

Le ex- alunne, con molta sensibilità e tanta riconoscenza per il bene ricevuto dalle

Madri che le hanno educate, offrono alle tre festeggiate una pergamena ricordo.

La Celebrazione prosegue in questo clima di offerta delle Sorelle che si uniscono al

sacrificio di Cristo che si fa presente sull’altare.

Madre Adriana poi ringrazia tutti, promette preghiere e…giovinezza di spirito.

La festa, con il rinfresco, continua in sala dove spicca la scritta:

E qui, mentre ci si rifocilla, si susseguono : taglio della torta, applausi, abbracci,

fotografie e gioia di incontrarsi

Le frasi che si sentono: ” Grazie dell’invito.- Complimenti! – Che bello! – Sono felice

di essere venuta! Avanti sempre con questo spirito! Auguri…”

A Maria, Madre nostra, affidiamo le persone che hanno partecipato a questa festa, le

loro gioie e i loro problemi. Ella ci tenga tutti sotto il suo manto ,vicino al cuore di

Gesù.

Signore Gesù

rendi la nostra vita

un umile, delicato,

concentrato lavoro

di cesello perché,

come in una moneta

lucidata con tanta cura,

la tua immagine risplenda

in noi senza ombre!

Siamo centesimi di poco

valore

ma in ciascuno di noi brilla

inestimabile, la tua impronta

(Fratel Michael Davide)

Page 43: Giornalino 7

La Voce dei TERRITORI: notizie flash 43

Ed ora una lettera da una cugina di una delle festeggiate

Cara Madre Adriana,

avevo segnato da tempo in agenda la scadenza del tuo anniversario, non volevo mancare, lo sai che mi stai simpatica … suora da 60 anni! Mi sembra ieri ( 50 anni fa) quando la nonna mi faceva scrivere missive indirizzate a te…allora eri insegnante elementare a Caprino Bergamasco.

Pensavo comunque a una festa un po’ compassata: l’anniversario di tre suore ( due 60° e un 50°), una festa “anziana” e un po’ formale: invece mi sono trovata davanti un evento particolare, curiosamente “giovane”, sereno e dinamico. La festa - ho saputo dopo - preparata da voi personalmente, era allegra e spontanea, direi ”luminosa” in una giornata generosamente quasi estiva.

Il cielo bellissimo, le persone allegre: i tuoi parenti, anche quelli più lontani sono venuti da te e per te, i tuoi amici, le ex allieve che hanno aiutato, addobbato ,… la Corale “Imago Vocis” di Curnasco, tutti quelli che hai conosciuto nei tuoi percorsi, da insegnante, da superiora, e altro ancora.

E poi la Messa, con voi tre che fate l’ingresso solenne tra i canti … e le emozioni, e la lettura della Lettera di S. Paolo ”....Siete stati scelti da Lui..” che evidenzia il dono della chiamata e la predica vivace e serena che termina: “ nella vostra vita , come su una moneta lucidata, risplenda sempre l’immagine di Dio.”

Eccovi per la “rinnovazione dei voti “ con la riconferma di Povertà-Castità-Obbedienza . E voi lì, quasi giovani,” belle” nella vostra convinzione e gioia del dono.

Don Alessandro celebra contagiato dal clima che si respira, spontaneo, disponibile, comunicativo, sereno, dentro un momento liturgico un po’ magico e molto umano. Ecco l’Offertorio: arrivano i bambini che portano i doni, il pane e l’ uva, la gioia con i fiori, la fede con il cero, l’universalità del vostro Istituto con il mappamondo, la Regola, la pergamena bianca.

E la S. Messa continua in questo clima sereno e partecipato.

Alla fine tu ringrazi, sottolinei con commozione la partecipazione gioiosa di tutti all’evento, la libertà e la freschezza che si respira. Ringrazi l’Istituto che ti ha accolto e di cui sei orgogliosa, specie per la tua Fondatrice Maddalena di Canossa che definisci “grande donna, apostola e mistica”, ringrazi la tua Comunità, i parenti, i cantori, gli amici, le ex alunne e concludi “gli anni sono tanti, ma cercheremo di mantenere il brio e la giovinezza dello spirito nel Signore.”

Infine in sala: un piccolo rinfresco con gli amici consolidati nel tempo e la loro allegria, i parenti venuti da lontano, il loro ritrovarsi, il loro modo di esprimerti vicinanza, il loro ringraziarti; un appuntamento molto originale per la storia della tua famiglia allargata…. quasi unico anche per me, che mi sono avvicinata di più a questo Dio che sa dare valore e gioia alla vita delle persone.

Grazie, Madre Adriana …dalla tua cugina

Gioli Bassanelli Bergamo, 16 ottobre 2011

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44 La Voce dei TERRITORI: notizie flash

E’ sempre bello ritrovarsi con i colleghi e insieme ripensare i valori fondanti della nostra

missione educativa.

Siamo Docenti del CFP Fondazione Enac Lombardia, di Cuggiono (Mi). Il carisma di

Santa Maddalena ci accompagna da molti anni, ma, ogni volta che ne facciamo memoria,

qualco qualcosa di nuovo scatta nel nostro cuore.

Le giornate formative annuali, che ci vengono proposte dalla Fondazione, ci aprono ad

una visione sempre più ampia e ci fanno comprendere la ricchezza della Famiglia

Canossiana.

Il tema formativo di quest’anno è: ”A piccoli passi verso la famiglia”. Essendo la

diocesi di Milano la “casa” che, nel 2012, accoglierà l’incontro mondiale delle famiglie,

questa tematica sembrava scontata;

invece, attraverso i vari interventi proposti,

abbiamo ricevuto molti e preziosi spunti di

riflessione.

La preghiera introduttiva ci ha immessi

nella dimensione dello Spirito e a Lui ci

siamo affidati per vivere la nostra

missione.

La Madre Provinciale,M. Marilena Pagiato,

ci ha condotto, con stile e profondità, a

scoprire “i piccoli passi “ verso la Famiglia

Canossiana, a coglierne lo spessore della

spiritualità e la sua attualità e ricchezza.

Don Walter Magnoni ci ha presentato

un’ ampia visione della famiglia dal punto

di vista sociale/ecclesiale, con le sue

ricchezze e complicanze, soprattutto dal punto di vista educativo.

La dott. Wilma Mauri ci ha fatto riflettere sulle problematiche psicologiche della famiglia

nel rapporto con i figli nelle varie fasi della vita.

Il momento conclusivo e toccante è stata la testimonianza dei coniugi Antonella e

Alessandro Franzin, del loro cammino di coppia e di famiglia. Si sono presentati come

“famiglia comune”, ma, ascoltandoli, abbiamo scoperto che, oltre il termine comune,

esisteva un’originalità unica, una vitalità che aveva tutto il sapore dell’opera creativa,

umile e semplice, delle persone che si lasciano condurre dallo Spirito e che seminano

speranza e fiducia.

Grazie alla Famiglia Canossiana per questa arricchente esperienza.

Le docenti di Cuggiono

Page 45: Giornalino 7

La Voce dei TERRITORI: notizie flash 45

Sottobosco: parola poco usata … nella sapienza corrente…, eppure così ricca di

significato e altrettanto misteriosa.

Ho davanti agli occhi l’arrivo dell’autunno in quel di Asiago, nel bosco abitato da alti

pini, davanti la casa. Ma, non sono proprio loro a richiamare l’attenzione: è il sottobosco.

Eccolo in un momento del giorno in cui i raggi del sole, radenti terra, lo accendono di

luce. Bisogna quasi piegarsi per vederlo: fili d’erba d’ogni minima statura; piantine

selvatiche, quasi invisibili, che hanno il coraggio di mostrarti il loro frutto rosso; rametti

di foglioline rosseggianti, mazzetto pronto per un semplice dono. Insomma, un’infinita

varietà!

Tutto questo, però, a raso terra…

E’ lo specchio di una vitalità silenziosa, quasi nascosta … ma, a raso terra.

L’oggi presta più attenzione a ciò che emerge, che s’impone, dove tutto sembra uguale

e … rischia di cadere. Ma il sottobosco no: ciò che è a raso terra non può cadere….

Così è l’umiltà: un sottobosco della vita così ricco, che ti permette di dipingere il vero

volto del Carisma nel volto dell’altro; che ti dona il coraggio, la forza di indossare le

scarpe dei “piccoli passi” … e procedere nel cammino … “A motivo di Cristo, con

Maddalena”.

Che il nostro cuore lo desideri. Che il Signore ce lo conceda ……

Sr. Giulia Gallocchio

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46 La Voce dei TERRITORI: notizie flash

I giovani universitari che approdano a Catania sono moltissimi. Quarantamila i fuori

sede. Molti di loro, tenaci nello studio, si laureano in fretta per cercare futuro nel

Continente. Altri faticano di più e rinunciano a sognare, a progettare in grande. Si

sentono mortificati dalle fragili condizioni economiche e dall’impossibilità a mantenersi

da soli. E tornano sui loro passi! Un ritorno rassicurante, un po’ perdente. Il diritto

allo studio e al lavoro non è più garantito dalla società che li accoglie e dovrebbe

impegnarsi ad accompagnare sulla soglia della vita adulta. Esperienza di crescita

difficile per tutti, ma al Sud del nostro amato Paese, fatica e frustrazione si sentono di

più. I “giovani” rischiano di diventare davvero i “più poveri”, perché senza futuro. In

loro viene meno la speranza di potersi realizzare, contando sull’aiuto della comunità

civile. Questo ci interroga, come persone adulte, molto più come chiesa. E nel

custodire in cuore la domanda, qualche piccola risposta cerchiamo di trovarla, anche a

Catania.

Una manciata di adulti, insieme ad alcuni giovani, sta realizzando un “punto di

riferimento” per gli studenti universitari che desiderano prendere in mano

la loro vita, a partire dalla fede. L’anno scorso, l’esperienza è stata battezzata cosi:

“La Parola nel cuore della notte”. La notte di chi non vede e cerca la luce. La notte

di chi vorrebbe camminare e non sa dove andare. La notte di chi non ha grandi

motivazioni per sperare in un domani migliore. La notte dei giovani è stata

“intercettata” da questa proposta: fermarsi, ascoltare la Parola per sperimentare,

oltre le tenebre, il desiderio di vita e di futuro che è in fondo al cuore. Una sfida. Una

bella esperienza. I giovani, iniziando il secondo anno, si sentono già parte di un

gruppo che ama vivere, sognare, progettare, pur nella fatica del cammino. La notte

incomincia ad illuminarsi. Il giorno è ancora molto faticoso. Ma una promessa certa

risuona nell’interiorità di chi sta camminando con il Signore: “Sono con voi, non

temete!”.

I giovani, una quarantina, oggi amano definirsi così: “Quelli del martedì”, il giorno

in cui si incontrano. Significativo. C’è un tempo che unisce e aggrega al di là dello

studio e della serata piacevole, vissuta con gli amici. E’ un tempo dedicato alla

formazione personale.

La Parola resta al centro della proposta formativa, ma in questo secondo anno di

cammino si articola diversamente: c’è un tempo per mettersi in ascolto di un brano

evangelico: il primo martedì; c’è un tempo per imparare a contemplare, stare in

silenzio davanti al Signore: secondo martedì; c’è un tempo per condividere con i

fratelli ciò che abbiamo ascoltato e contemplato: terzo martedì; e c’è un tempo per

mettersi in ascolto dei fratelli più poveri: quarto martedì. La “cattedra dei poveri”,

l’abbiamo chiamata così l’ultima tappa del nostro itinerario mensile, aiuta i giovani a

misurarsi con chi fa tanta fatica a vivere ed è terribilmente solo. Stiamo facendo i

primi passi, ma la Parola ascoltata in chi vive da povero ed emarginato ha già detto

molto, alla nostra vita. Il silenzio torna ad essere riflessivo e contemplativo, in attesa

di poter formulare una risposta di vicinanza e solidarietà.

Sono solo quaranta in cammino? Certamente no! Forse mille o diecimila, ma sempre

pochi. Occorre risvegliare la passione per il mondo giovani, la stessa che bruciava il

cuore di Maddalena: “Cristo non è amato perché non è conosciuto”. Un nuovo Avvento, invochiamo!

Sr.Santina e Sr Filomena

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La Voce dei TERRITORI: notizie flash 47

Nel mondo dei forse, non lo so, non ne vale la pena, in un tempo di incertezza e

precarietà per tutti, in particolare per i giovani che abitano al Sud (il 27% è

disoccupato), in una società in cui è sempre più difficile mettersi dalla parte degli altri

e scegliere la vicinanza dei più poveri, vogliamo renderci testimoni autentici e sinceri

di un Sì possibile e duraturo: un Sì coraggioso e gioioso, un Sì che riveli la

disponibilità personale a mettersi in gioco, a dare una risposta concreta ai maggiori

bisogni di chi ci passa accanto ogni giorno e rischia di sentirsi solamente «estraneo»

tra molti «indifferenti». Una risposta personale che parta dal profondo del cuore e

cambi la nostra stessa vita, ci renda più «prossimi» e più capaci di esprimere all’altro il

venirci incontro del Signore: la realtà del Natale.

Tutti i giovani che stanno facendo un cammino di fede ed intendono continuarlo ogni

giorno, in particolare i giovani che hanno partecipato alla GMG di Madrid, sono invitati

a vivere il nuovo anno liturgico come l’anno del Sì. Il primo passo? “Dire Sì a

Gesù Cristo come maestro sicuro ed amico fedele per dare senso e gioia alla vita”

(Benedetto XVI). Proprio così! Chi, con coraggio, dice Sì al Signore investe e rischia, si

spaventa ed entra nel dubbio. Teme di non farcela, come tutti. Ma a lungo andare

trova gioia piena: il frutto maturo del Sì detto in coscienza, con il Signore. Il nostro sì,

come ci ricorda il Papa, è sempre una risposta al grande SI’ che il Signore pronuncia

per noi, ogni giorno. Questa è la nostra fede, la nostra certezza e la nostra forza. Solo

nella fede, radicata e fondata in Cristo, sono possibili molti nostri sì quotidiani.

Un sì personale, ma un sì detto insieme. Un sì che domanda interiorità: silenzio,

ascolto e preghiera. Questo è il senso del nostro Ritiro Spirituale, all’inizio

dell’Avvento, nella diocesi di Catania. Recita così, l’invito: “Giovani, siate presenti per

concedervi una sosta, per orientare meglio la vostra vita, per discernere, ritrovare la

strada, comprendere che chi dice Si al Signore e ai fratelli più poveri ha una marcia in

più. Ha più forza, serenità, gioia”. La scelta di vivere con maggiore consapevolezza e

responsabilità la fede nasce dall’ascolto della Parola, dalla condivisione della vita, dalla

testimonianza di chi ha già detto Sì. E nella nostra terra siciliana, molte persone hanno

già detto sì, pagando un prezzo molto alto, per dare speranza a molti. 100 passi, per

dire sì? Un unico passo, magari coraggioso? Il passo della fede nasce dall’incontro con

il Signore. Ritroviamoci. Diamo un segno forte che credere, dire sì insieme, è una forza

grande, oggi.

Sono tanti gli uomini e le donne che hanno detto sì e continuano a dire dei sì credibili,

decisi a contrastare una deriva culturale che porta a scegliere, nel qui e ora della

nostra storia, il più comodo, il più vantaggioso, il più rassicurante e facile. Un tempo

di sosta, in un luogo silenzioso molto caro, il santuario arcidiocesano di Mompilieri,

dedicato all’Annunciazione di Maria, ci potrà restituire l’energia necessaria per

ripartire con il sì di ogni giorno. Nella sua casa, Maria ci attende, ci accoglie, ci fa

buona compagnia, ci aiuta a riscaldare il cuore, ci accompagna, ci sollecita a non

temere, ci incoraggia a dire quel “SI” che può cambiare una storia, la nostra!

Francesco Patanè

membro della pastorale giovanile di Catania e catechista nella comunità canossiana di via Etnea ( Ct )

Page 48: Giornalino 7

48 La Voce dei TERRITORI: notizie flash

Assisi: IX Pellegrinaggio degli universitari romani e accoglienza delle matricole

Sono stati oltre quattromila i giovani che hanno raggiunto Assisi, lo

scorso 12 novembre, in occasione del IX Pellegrinaggio degli Universitari, organizzato

dall'Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma, che, quest’anno,

compie ben vent’anni.

È stata scelta la cittadina umbra come luogo di forte spiritualità per dare ai giovani la

possibilità di riflettere sul tema “Il tuo volto, Signore, io cerco” tratto dal Salmo 26,8.

Sull’esempio di San Francesco, che è

stato e continua ad essere un maestro

per i cristiani di oggi, siamo chiamati a

cercare e riconoscere il volto di Cristo

in chi ci sta a fianco, negli emarginati,

nei nostri fratelli, proprio come il

poverello d’Assisi lo riconosceva nei

lebbrosi, negli ammalati, negli ultimi.

La cantante Giorgia, nel suo ultimo

singolo, canta: È l’amore che conta,

non sono i numeri, neanche i lividi…

Proprio per la pertinenza al tema dell’incontro, la sua canzone è stata inserita nel cd

audio che abbiamo ascoltato sugli oltre cinquanta pullman partiti da Roma alla volta

di Assisi.

Anche se noi giovani ci tratteniamo nell’ammetterlo, siamo tutti alla ricerca della

verità e alla ricerca di un incontro che ha il volto di Cristo.

Come vederlo e soprattutto come riconoscerlo? La soluzione ce l’ha data lo stesso

Cristo: “ama il tuo prossimo come te

stesso.”

Per far ciò, siamo chiamati ad un

“allenamento costante”: solo accettando

gli altri, così come sono, possiamo

vederlo e incontrarlo.

In Gesù, il Messia, contempliamo il Volto

desiderato e atteso, splendore della

gloria entrato nella storia. Ma, nel

guardare, ci scopriamo guardati: lo

sguardo di Dio su ognuno di noi, che è

sguardo di compassione, di perdono, di

tenerezza accogliente.

Page 49: Giornalino 7

La Voce dei TERRITORI: notizie flash 49

Don Fabio Rosini, direttore del Servizio per le vocazioni del Vicariato di Roma, che ha

animato la catechesi svoltasi nell’area meeting della Basilica inferiore, ha suggerito alcuni

spunti di riflessione:

“Dio è con voi, non vi lascia mai soli, ma attraverso i vostri sbagli

e le sue prove, vuole aiutarvi a capire qual è la vostra strada,

quella giusta che vi porterà verso una felicità autentica e non

magari più semplice ma effimera. Oggi, molti giovani sono

insoddisfatti di se stessi, ma proprio la ricerca del volto di Dio può

donare loro quella gioia a cui tanto anelano, perché solo in Lui c'è

la vera speranza.”

E, proprio sulla ricerca del volto di Cristo, si è soffermato anche il vescovo Enrico dal

Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense, che ci ha invitati a scoprire il volto

di Gesù soprattutto in coloro che soffrono, nei poveri, negli ammalati, a non aver paura di

fare scelte controcorrente, perché Dio stesso ci chiede di essere coraggiosi come lo fu

Francesco.

Mentre nella Basilica inferiore si svolgevano l’Adorazione Eucaristica e le confessioni

individuali, nel centro storico della cittadina umbra sono state organizzate, da varie realtà

universitarie, delle attività artistiche e culturali per dare una testimonianza di fede

giovane. I giovani dell’Università europea erano presenti nella piazza del comune con un

coro gospel, mentre gli universitari della Sapienza hanno curato un momento di

evangelizzazione con musica e danze in Piazza Santa Chiara. Infine, noi giovani di Tor

Vergata, abbiamo realizzato una “Lectura Dantis” a cura di don Fabio Iodice, nella Chiesa

di Santa Maria sopra Minerva, con intermezzi musicali, musicati dal chitarrista Leonardo

Di Stefano e dall’organista Francesco Cancellara, e canti eseguiti da alcuni esponenti del

Coro San Tommaso D’Aquino, diretti da Daniele Esposito. Due giovani, tra cui Giuseppe

Riso, studente di Medicina e Chirurgia di Tor Vergata, hanno declamato il V canto

dell’Inferno, il canto dell’amore, e l’XI del Paradiso, sul poverello d’Assisi.

La giornata si è conclusa con la Celebrazione Eucaristica presieduta da

Mons. Lorenzo Leuzzi, direttore dell'Ufficio per la Pastorale Universitaria, che ha detto

nell’ Omelia:

“Tutti voi avete ricevuto in dono dal Signore dei talenti. Pregate perché vi aiuti

a capire quali sono e ad usarli nel migliore dei modi secondo la sua volontà! “

Francesca Politi

Page 50: Giornalino 7

50 La Voce dei TERRITORI: notizie flash

Una sottolineatura della sponsalità nella vita consacrata

Don Salvatore Consoli è presbitero della Chiesa di Catania che ha dedicato la vita

all’insegnamento e alla formazione di giovani candidati al presbiterato, come pure

all’accompagnamento di tante consacrate

appartenenti a Istituti secolari, Congregazioni

religiose o claustrali.

A partire da questa sua fraterna

condivisione e lunga dedizione, nasce il testo

“La vergine 'Sposa di Cristo” pubblicato per le

edizioni Klimax nel maggio 2011. Esso ha lo

scopo – come dice il sottotitolo – di favorire

“un recupero cristocentrico della vita

consacrata” e di ribadire, come ancora afferma

l’Autore nell’Introduzione (p. 11, citando Vita

Consecrata), che la vera sconfitta della vita

consacrata non sta nel declino numerico, ma

nel venir meno dell’adesione spirituale al

Signore e alla propria vocazione e missione”!.

In quindici capitoletti il testo

Evidenzia la coscienza attuale che la

Chiesa ha della consacrazione come

sponsalità, così come è espressa nella

liturgia a partire dal Vaticano II

Richiama alcuni testimoni della tradizione – sia antica (Ambrogio e Agostino),

sia moderna (Angela Merici)

Si lascia illuminare da alcuni testi biblici dell’AT e

NT, usati solitamente nelle professioni religiose

Individua i luoghi della vita fraterna e claustrale

quali elementi fondamentali per vivere la

sponsalità – aiuto e impegno quotidiano in tale

cammino – sotto la guida dello Spirito

Conclude con un riferimento a Maria, quale

modello di dedizione piena e di sequela

obbediente del Signore.

Mi piace, introducendo questo testo e invitando a

prenderlo tra le mani, riferirmi alla presentazione

che ne fa P. Alberto Neglia, carmelitano, il quale

sottolinea che La sponsalità non è nativamente della vita religiosa e per analogia della vergine consacrata. Le prime nozze di Cristo sono con l’umanità e in particolare con l’umanità crocifissa. La Vita

religiosa, però, si costruisce nel progressivo svelarsi di queste nozze che lui ha compiuto con l’umanità crocifissa […] è fedeltà a queste nozze di Dio con l’umanità; questo evento vuole testimoniare e raccontare con la propria esistenza, tra i fratelli (l.cit. 8)

Ci doni lo Spirito di continuare a dire, attraverso la nostra vita appartenente a

Dio, di questo suo Amore misericordioso e fedele per l’umanità intera.

Ci doni di perseverare ogni giorno nella ricerca del suo Volto e nell’ascolto

paziente, vigilante e umile della Parola che ne rivela i tratti.

Sr. Filomena Rispoli

Page 51: Giornalino 7

TERRITORI: notizie flash 51

Un pellegrinaggio dei detenuti del carcere romano di Rebibbia sui luoghi di san Paolo

A causa del Vangelo «io soffro fino a portare le catene come un malfattore, ma la

Parola di Dio non è incatenata!». San Paolo scriveva questo messaggio – tra realtà e

metafora – al discepolo Timoteo (2Tim 2,9). Sono parole che fanno riferimento al

realismo della sofferenza, lasciando intravvedere allo stesso tempo la luce della

speranza.

Per aprire le porte del cuore alla fiducia e alla speranza a chi vive la stessa esperienza

di Paolo (la detenzione), sabato 29 ottobre u.s. è stata organizzata un’iniziativa

particolare: una giornata di pellegrinaggio sui luoghi paolini a Roma. Dell’evento ha

usufruito un gruppo di ospiti della casa di reclusione del carcere romano di Rebibbia,

che beneficiavano di un permesso speciale della direzione. Accompagnati dalla vicedirettrice, dott.sa Grella, da alcuni educatori e volontari, dalle

religiose suor Rita e suor Carla, dal cappellano, padre Roberto, da un altro sacerdote

carmelitano, padre Andrea, e dal diacono Luigi Barbini, i

carcerati hanno potuto trascorrere una giornata diversa

visitando luoghi significativi per arte e storia, soffermandosi

a pregare e a meditare sul senso della loro esperienza e su

testi biblici, trascorrendo ore di libertà e di fraternità.

La prima meta del pellegrinaggio è stata il Carcere

Mamertino dove, secondo la tradizione, sia Pietro sia Paolo

furono rinchiusi. Le condizioni disumane di quella

detenzione hanno impressionato il gruppo dei pellegrini, che

ha sostato in preghiera per intercedere per tutte le vittime

di violenza, di oppressione e di soprusi. Successivamente il

gruppo si è trasferito alla basilica di san Paolo fuori le mura,

che custodisce la tomba dell’Apostolo e la reliquia delle

catene della sua prigionia. È stato questo il momento

centrale del pellegrinaggio: dopo la visita

alla basilica, infatti, ampio rilievo è stato

dato ad un momento di lectio divina sul

testo di san Paolo a Timoteo. La Parola di

Dio ha offerto le basi per un’apertura alla

fiducia e alla speranza, invitando al tempo

stesso a riflettere su quali siano le vere

catene che imprigionano il cuore dell’uomo:

quella rete del male, dell’egoismo, della

falsità, della sete di potere. L’itinerario si è concluso all’abbazia delle

Tre Fontane, tradizionalmente identificata

con il luogo della decapitazione dell’Apostolo. Prima della visita alla chiesa (e prima di

gustare il delizioso cioccolato dei Trappisti), il pranzo presso le Piccole sorelle di Gesù

ha offerto l’occasione di un lungo momento di fraternità, di condivisione e di

distensione.

Il gruppo si è sciolto nel tardo pomeriggio con il proposito di approfondire l’itinerario

di fede nell’ascolto della Parola, che libera dalle catene e dai lacci del male, e con il

desiderio di ripetere analoghe esperienze. Padre Roberto Fornara, ocd

Page 52: Giornalino 7

52 La Voce dei TERRITORI: notizie flash

Insieme per “una solidarietà promozionale” che incontri le vere esigenze delle persone

meno favorite: ancora troppe nel mondo!

Insieme, dalla parte degli ultimi, per un aiuto concreto che non deluda.

Insieme per … è l’obiettivo che ogni anno si propone la Fondazione Canossiana e che,

fortunatamente, riesce a raggiungere, grazie ad una rete capillare, sviluppata su tutto il

territorio nazionale e internazionale, che si arricchisce, con ritmo regolare, di nuovi amici

e sostenitori.

Diamo così il nostro benvenuto al “LICEO SCIENTIFICO STATALE “E. Fermi” di

Cosenza, al Dirigente Scolastico, Prof.ssa Michelina Bilotta, che, con tatto discreto, ma

efficace, ha sensibilizzato le classi al progetto “Togo - Precedenza ai Giovani studenti”.

E, quando un giovane incontra altri giovani, pur di culture diverse, il sostegno non ha

bisogno di appelli o di profondi convincimenti, si lancia con entusiasmo e generosità.

Grazie, Greta e Valentina, la vostra lettera dimostra il desiderio di spaziare in nuovi,

possibili orizzonti.

M. Liliana Ugoletti

Uguaglianza! … Questa parola, così ripetuta e apparentemente insignificante, in realtà

racchiude quella che dovrebbe essere la nostra visione della vita. Nel mondo ci sono

circa sette miliardi di persone, ma la domanda è: siamo tutti uguali?! Certo che si! In

teoria tutti dovremmo avere gli stessi diritti, le stesse comodità, le stesse esigenze …

Purtroppo però i fatti testimoniano il contrario: infatti, nel mondo una persona su

quattro è analfabeta. Sembra che l’istruzione stia diventando un lusso per pochi, mentre

è una necessità, oltre che un diritto. Per i Paesi poveri rappresenta un mezzo di riscatto,

l’opportunità di imparare come difendersi dalle malattie, ma soprattutto di avere la

consapevolezza della propria degradante condizione e dei motivi che l’hanno prodotta.

Il problema è che nel mondo ci sono persone che non sanno nemmeno cosa vuol dire

istruirsi, andare a scuola, avere un lavoro …

Queste persone ogni giorno si svegliano e iniziano a fare tutto ciò che possono per

continuare a vivere! Per loro la cosa più importante è riuscire ad arrivare al giorno dopo.

La cosa più triste di questa situazione è che noi spesso non ci interessiamo alla loro vita

e continuiamo a vivere la nostra come se niente fosse, come se una parte del mondo

non esistesse. Ma… questo non è giusto. Possiamo ancora “cambiare rotta”, aiutando,

per quanto ci è possibile, la gente meno fortunata di noi.

Venuti a conoscenza che le Madri Canossiane, per combattere il fenomeno

dell’alfabetismo, nel 1999 hanno realizzato in Togo, precisamente nella cittadina di

Agoè, il Centro di Formazione Professionale intitolato a “M. Agata Carelli”,

impareggiabile educatrice cremonese, “vagabonda della carità” e amante degli ultimi, ci

siamo dati subito da fare.

Nel piccolo villaggio africano, che sorge nella periferia nord-est di Lomè, capitale del

Paese, gran parte dei bambini sono costretti a vivere in situazioni malsane, a soffrire per

gravi squilibri nutrizionali, a vedersi rapito il periodo più bello della vita: l’infanzia!

Page 53: Giornalino 7

La Voce dei TERRITORI: notizie flash 53

Ad essi, agli adolescenti e ai giovani, le Canossiane vogliono offrire la possibilità di un

futuro migliore, attraverso l’istruzione e l’apprendimento di una professione valida per

l’inserimento nel mondo del lavoro. Attualmente, diverse sono le difficoltà: la presenza

ridotta di scuole secondarie, la distanza dalle sedi educative (gli studenti dai 10 ai 18 anni

devono percorrere 12 km a piedi per raggiungere la scuola più vicina),il sovraffollamento

delle classi (più di 100 alunni per classe) e la reale impossibilità per le famiglie di pagare

le tasse scolastiche.

Per rimediare a tutto ciò e sensibilizzare a questa iniziativa così nobile, è stato avviato un

progetto per il quale si può dare un sostegno economico a distanza. Pertanto, su proposta

della Madre Canossiana, M. Gabriella, nostra docente di lettere, si è pensato di

coinvolgere gli alunni del nostro liceo “Enrico Fermi” di Cosenza e partecipare all’acquisto

di banchi e sedie, indispensabili per rendere l’ambiente più familiare e vivibile ad

insegnanti e alunni. A questa iniziativa non è rimasta indifferente la nostra stimata

Dirigente Scolastica, Prof.ssa Michelina Bilotta che l’ha accolta con particolare gioia ed

entusiasmo, invitando tutti noi ad impegnarci per portarla a termine brillantemente in

occasione del Natale, con un’offerta scaturita da qualche piccolo sacrificio personale.

Questo di Natale è il periodo in cui siamo tutti più buoni: ci scambiamo regali e doni,

perché non farne anche ai nostri fratelli africani?! I pochi soldi che doniamo loro non ci

cambieranno certo la vita, però potrebbero cambiarla ad un bambino che ancora non sa

nemmeno cos’è la vita!

E’ un modo per rendere il presente migliore, un mondo un po’ più buono, offrendo la

nostra solidarietà a questa folla di indigenti che alzano le braccia verso di noi!

Greta Gencarelli e Magliocchi Valentina

Alunne delle classi 1° D e 1 I del Liceo Scientifico “E. Fermi”di Cosenza

LICEO SCIENTIFICO STATALE “E. Fermi” Tel. 0984/ 412496 (centralino) - Tel . 0984/ 411675 (Presidenza) - Tel. 0984/412135 (Fax)

Sito- www.liceofermics.gov.it E.Mail – [email protected] Cod. Fisc. 80006570784 Cod. Min. CSPS020001

Via Isnardi, 2 - 87100 COSENZA ________________________________________________________________________________

N. PROT. 9940 c/17g Agli Studenti

Ai docenti

OGGETTO: Progetto Direzione solidarietà: Italia -Togo

Si accoglie con entusiasmo la proposta della prof.ssa Gabriella Muto di far partecipare il

nostro Liceo al progetto in oggetto promosso dalla Fondazione Canossiana con lo scopo

di rispondere alla mancanza di strutture educative nei villaggi dello Stato africano.

Si invitano gli alunni rappresentanti di classe di raccogliere, nelle classi che vorranno,

fondi per contribuire all’acquisto di banchi e sedie di quelle realtà scolastiche.

Cosenza, 05.12.2011

Il Dirigente Scolastico (Prof.ssa Michelina Bilotta)

Page 54: Giornalino 7

54 Parliamo di … (notizie varie)

di Cristina Uguccioni

Due libri, un solo autore: padre Ermes Ronchi, sacerdote dei Servi di Maria. Due libri

che uniscono sapienza evangelica e ardore poetico, semplicemente imperdibili, di

quelli che si leggono e rileggono, e ogni volta regalano sorprese nuove tanto sono

ricchi di cielo e di verità.

Padre Ronchi possiede la capacità - rara - di saper mostrare, con immagini che

sprigionano fuoco e incanti, la bellezza luminosa del volto di Cristo e, allo stesso

tempo, quali passioni, speranze, desideri, possibilità abitino nel profondo di ogni

essere umano.

Il primo libro, illustrato con grandi capolavori dell’arte cristiana, si intitola “Natale.

L’abbraccio di Dio” (Edizioni Paoline, € 15,50) e raccoglie i commenti ai vangeli del

periodo natalizio. Con delicatezza padre Ronchi prende per mano il lettore e lo

accompagna in un viaggio bellissimo nelle profondità del mistero dell’incarnazione,

quando finisce l’eterno viaggio di Dio in cerca dell’uomo e ha inizio per l’uomo la più

sorprendente avventura: diventare Verbo e figlio di Dio perché “destino di ogni

creatura è diventare sillaba di Dio, carne intrisa di cielo”. È un viaggio che porta ad

amare - insieme a Maria e Giuseppe - Dio che si fa bambino, a capire che

incarnazione significa salvezza. La salvezza è Gesù venuto dentro la carne, “come

lievito mite e possente di ogni esistenza, come pezzo di me. Cristo in me e in tutte le

creature come forza ascensionale verso più luminosa vita”.

Il secondo libro si intitola “Come un girasole. Note sulla preghiera” (Edizioni

Messaggero Padova, € 7,00) e propone 35 interventi sul tema della preghiera, alcuni

dei quali dedicati alle singole invocazioni del Padre nostro e a particolari episodi del

vangelo. Trentacinque interventi per raccontare la vocazione dell’uomo, mendicante di

cielo, e quella di Dio, eterno innamorato in cerca della sua creatura. Della preghiera

padre Ronchi svela la bellezza e la necessità, ne coglie il senso ultimo, ne suscita il

desiderio. E, con parole che profumano di vangelo e di terra, così ne scrive: “pregare

è molto più che dire preghiere, è far circolare l’amore nel corpo di Cristo, la vita nelle

vene del mondo, comunione per l’arsura del cuore. Nelle profondità di Dio e nelle

profondità dell’uomo arde la stessa sete: passione di comunione, bisogno di unirsi. E

allora pregare è molto facile, è cosa naturale. L’intima essenza di ogni creatura è di

essere preghiera, di essere sete e passione di una sorgente”.

L’ABBRACCIO DI DIO

Vi proponiamo un brano tratto dal libro “Natale. L’abbraccio di Dio”.

“A Betlemme, in ebraico “casa di pane”, è partorito un bambino che un giorno dirà: “Io

sono il pane”, sono un Dio da mangiare, da nutrirsene, da essere vivi. Il pane è segno

bellissimo e terribile.

Page 55: Giornalino 7

Parliamo di … (notizie varie) 55

Passa attraverso la macina e il fuoco, ti fa vivere e si annulla per te, ti nutre e ti distrugge.

Dio come pane ti alimenta e scompare. Fino a questo punti va l’incarnazione! L’amore non

ha protetto Dio, lo ha esposto. L’amore espone, e disarma, e mette a rischio Dio, al rischio

perfino di essere rifiutato. Ma Dio, lui, non può rifiutare l’uomo. Questa è la forza

invincibile del Natale.

Il Verbo si è fatto pane. Non so spiegare, ma guardo il Bambino di Betlemme, il neonato

che cerca il latte della madre e dico: il Verbo si è fatto fame. Non gli angeli ma una ragazza

inesperta e generosa si occupa di Lui: il Verbo si è fatto bisogno. Penso agli abbracci che

Gesù ha ricevuto e poi ha riservato ai piccoli e agli amici, e dico: il Verbo si è fatto carezza.

Penso al pianto di Gesù davanti alla tomba dell’amico Lazzaro, e dico: il Verbo si è fatto

lacrime.

Poi penso alla croce: il Verbo si è fatto agnello, carne in cui grida il dolore. E con me che

piango anche lui imparerà a piangere, e se tu devi morire anche lui conoscerà la morte.

Colui che ha camminato su tappeti di galassie si fa piccolo e ricomincia da Betlemme, da

una mangiatoia. Colui che ha separato luce e tenebra, firmamento e terra, si fa inchiodare

su una croce. Ci deve, per forza, essere qualcosa di vero in questo troppo disarmato amore.

Dio è là dove la ragione si scandalizza, dove la logica si arresta.

Guardo il Bambino: i suoi occhi sono gli occhi di Dio, la sua fame è la fame di Dio, quelle

mani che si tendono verso la madre sono le mani di Dio che si protendono verso di me.

E se della storia di Gesù i due vertici sono una mangiatoia e una croce, questa nostra fede

non può che essere da Dio, non è invenzione d’uomo. A Betlemme non c’è nessun inganno,

nessun raggiro, nessuna menzogna: lo garantiscono una mangiatoia e una croce”.

LA PREGHIERA

Ecco un brano tratto dal volume “Come un girasole. Note di preghiera”:

“Il fiore che preferisco è il girasole. Mi piace la

fiamma gialla dei suoi petali, dove si condensa la

luce; sembrano i raggi di un ostensorio attorno

allo scrigno, al tabernacolo dai cento semi. Mi

piace l’arroganza dello stelo diritto e robusto, la

danza immobile della sua corolla, il peso del frutto che ne fa reclinare il capo

sul seno della terra. (…) Fra tutte le creature, l’immagine più bella della preghiera è proprio

il girasole: pregare è lasciarsi irradiare dal sole che è Dio; radicarsi con salde radici nella

terra e poi muovere verso il cielo. La preghiera non consiste nel dire preghiere, ma è un

tendere, con tutto me stesso, verso l’Oltre, verso l’Alto, spesso senza parole, come una

pianta che ha sete. (…)

Girasole della preghiera passiva. Che non fa nulla se non esporsi alla luce, bere il blu del

cielo e l’oro del sole, lasciarsi amare. La forza non è in noi, la forza è nel sole, basta

lasciarsi irradiare, esporsi. Davanti al Crocifisso non si va per guardare il Crocifisso, ma

per lasciarsi guardare da quel corpo dove l’amore ha scritto il suo racconto con l’alfabeto

delle ferite, indelebili come l’amore”.

Page 56: Giornalino 7

56 Parliamo di … (notizie varie)

“Nel ritorno poi da Venezia, siccome la famiglia era

ritornata dal Grezzano, mi unii alla cognata, e

ricevemmo alla scala il Sovrano, ed il Principe. Le

confesso coll'intenzione, nel cuore, di

rispettosamente esporre la mia ragione, se venivo

interrogata, ma non fu chiamato che mio fratello, e

la cara mia cognata all'udienza di Sua Maestà nel

tempo del suo pranzo. Sua Altezza Imperiale però

ebbe nuovamente la bontà d'introdurre il discorso

in lode di quest'opera, che fu pure nuovamente

approvata dall'Imperatore. Allora si scoprì, che vi

era un'opinione, ch'Ella ben sa essere veramente

insussistente, intorno ai miei modi, perché il

Principe disse al fratello, che aveva in me una

sorella ricca, la quale aveva quindici mille lire di

Milano annue de' suoi propri fondi, ma restò molto

sorpreso quando mio fratello gli rispose non aver io

che quell'assegnamento che mi passa la famiglia,

col quale, e con qualche sussidio che manda la

Provvidenza, sostengo l'Opera”.

La nostra Fondatrice a Carlotti Antonio- Benefattore

… Sorelle, le fatiche e le incomprensioni furono anche della Fondatrice: la pensavano ricca e nella possibilità di gestire tanti soldi, ma non era così!

Page 57: Giornalino 7

Semi di riflessione 57

E così il lungo viaggio “canonico” – India, Australia, Africa ecc…..- si è concluso

con la Visita agli ultimi territori della Provincia d ‘Italia!

Le procedure tradizionali di attuazione di questa antica istituzione sono state

adottate secondo i canoni del Diritto Canonico e del Diritto Proprio: Indizione della

Visita mediante Lettera Circolare, calendario, incontri con le comunità, redazione dei

verbali, comunicazione di sintesi su alcune convergenze e indicazioni pratiche,

messaggio conclusivo ecc ,ecc.

Gli obiettivi istituzionali ed ecclesiali, a loro volta, hanno, sicuramente , guidato lo

spirito delle Visitatrici : verificare la visibilità valoriale, la qualità formativa, la spinta

missionaria delle comunità ecc.

Tutto si è svolto, come da copione , nei tempi e nei modi previsti e collaudati da

una lunga tradizione . Tuttavia, il tempo registra un trasformarsi progressivo di questa

antica operazione di verifica, un mutamento che ne riguarda sia le forme, sia gli

orientamenti di fondo.

Ben lungi dalla pretesa di aprire una riflessione su temi assai complessi, comunque

anche solo in riferimento alla limitata esperienza che ciascuna può aver fatto nella

propria comunità o nel proprio Territorio in margine alla Visita canonica, è innegabile la

costatazione o anche solo la percezione di un modo nuovo di confrontarci , di

discernere, di adottare criteri di verifica.

Per accennare solo ad alcuni riscontri tra i più semplici anche se non sempre tra i

più scontati:

L’afflato sereno e informale che ha permeato i momenti vari dell’ evento: un’ aria di

“casa nostra”, ormai diversa da quella che, nei lontani anni pre-conciliari, lo tingeva

di una certa apprensione.

Ma, ben oltre questa nota di sfondo, si avverte che lo sguardo di analisi sui dati e i

problemi legati alla vita, alla missione, alla formazione, parte dai riferimenti valoriali

di sempre, e, tuttavia, è cambiato

Di fatto il quadro dei valori espressivi dell’identità consacrata che aveva, per chi di

noi ha vissuto un po’ nella stagione preconciliare, il proprio riferimento centrale nella

Regola, da molti anni ormai, pur non prescindendo affatto da essa, trova una

risorsa valoriale di coesione spirituale, istituzionale, ecclesiale e

disciplinare di più ampio respiro nel tema del Carisma, vale a dire nel Progetto di

Istituto ripensato e visibilizzato all’interno di una determinata esperienza storico-

ecclesiale.

Questa prospettiva più ampia determina sicuramente il modo nuovo delle comunità

di consacrati di individuare sia i problemi “esterni” (annuncio, missione, organizzazione

dei servizi, progettazione di opere..) sia quelli “interni” (Vita fraterna, modalità di

formazione, testimonianza comunitaria dei Voti, amministrazione dei beni..).

Le nostre sorelle maggiori, pertanto, ci hanno sollecitato a verificare con quale forza

tale Carisma,” inserito nella Chiesa, riesce a leggere e a tradurre i segni del tempo

come momento favorevole di tutta la realtà ecclesiale, a chiederci, cioè, fino a quanto

il nostro sia un pensare e un agire dal punto di vista della Chiesa e non

immediatamente dal nostro punto di vista.

Page 58: Giornalino 7

58 Semi di riflessione

Per quanto concerne la realtà delle nostre Comunità ci hanno aiutato, pur nello

spazio ristretto di una breve visita, a ricomprendere il potere aggregante del

quadro di valori espressi dal Carisma in ordine alla Vita fraterna, alla Consacrazione,

alla Testimonianza.

A fronte di una realtà comunitaria non più coesa, come in passato, da esperienze

culturali e formative saldate su lunghe e tranquille stagioni, né tutelata più dalle

normative che regolavano il parlare e il tacere, l’agire, il vivere, siamo invitate ad

attingere, più in profondità, le risorse per camminare verso una vera integrazione

umana e spirituale.

In questo senso il Carisma, raccolto attorno alla legge della Carità umilissima,

pazientissima, generosissima di Gesù, offre uno spazio inesauribile di sapienza

evangelica tradotta in modello di vita.

E così pure la domanda circa la qualità della preghiera è stata, come giusto, una

verifica dei ritmi irrinunciabili del nostro fedele, comunitario parlare e lodare

“insieme” il Signore, ma , ancora più, l’incoraggiamento a qualificare la personale

ricerca del luogo dove sta il nostro cuore e, quindi, il nostro Tesoro.

Diversamente corriamo il rischio dì essere presi per mano dalla routine, dalla

mediocrità, dalla delusione.

Abbiamo avvertito, inoltre, come nota specifica della Visita Canonica condotta in

questo contesto “Italiano”, segnato dall’invecchiamento, dalla crisi vocazionale,

dalla sofferenza di chiusure di opere e di case, un invito forte e discreto alla

Speranza.

La speranza che punta come sfida non tanto al mutamento miracolistico delle

condizioni di vita che contrassegnano il passaggio epocale di una cultura, una

società, una stagione ecclesiale - un passaggio fisiologico, in buona parte scontato

- ma rivolta a noi stesse, alla nostra capacità di obbedienza creativa al Kairòs di

questo nostro tempo, alla nostra capacità di “affidarci”, di credere, più che mai, al

dono immenso della nostra chiamata e della nostra missione.

Alcune note di forma, nuove sia pur relativamente, che ci hanno fatto piacere,

vanno, infine, riconosciute nella ampiezza del dialogo, personale e comunitario, che

ci è stata consentita e nel responsabile coinvolgimento che ha stimolato il nostro

senso di partecipazione alla laboriosa verifica preparatoria all’incontro con le nostre

Superiore.

E che dire dello stile di presenza di chi è venuto a “visitarci”? Un passaggio molto

discreto, come è stato il passaggio degli inviati del Signore davanti alla tenda di

Abramo, un evento di serenità e anche di gioia.

Sì, perché dà molta più gioia uno sguardo fraterno vivo, aperto

all’incoraggiamento e al sorriso, di quanta ne dia lo stesso, fissato nella

convenzionale staticità fotografica, che vediamo ogni giorno, appeso in “Professato”!

Di tutto e a nome di tutte:

GRAZIE !

M. Isa Roda

Page 59: Giornalino 7

Calendario dei prossimi Appuntamenti 59

Freschi di stampa (documenti di Chiesa – Novità librarie) 59

Suggeriamo la lettura dei seguenti Testi:

1. Anselm Grün “Ciò che alimenta l’amore”

2. Anselm Grün “La meraviglia dell’amore”

3. Ermes Ronchi “Natale, l’abbraccio di Dio”

4. Ermes Ronchi “Come un girasole-Note sulla preghiera”

5. Mariangela Magrini “Uno sguardo luminoso” –

Beata Chiara Badano

6. Gabriele Nissim “La bontà insensata”

Il segreto degli uomini giusti

Edizioni Queriniana

Edizioni Queriniana

Edizioni Paoline

Edizioni Messaggero Padova

Edizioni Paoline / San Paolo

Mondadori

2 - 4 Dicembre Seminario Formativo per Sorelle 51-60 anni – Venezia San Trovaso

8 Dicembre Comunicazione Nomina Madri Provinciali

12-13 Dicembre Consiglio Provinciale - Roma – Via don Orione

14-15 Dicembre Conclusione Visita Canonica Provincia “S. Maddalena” Italia

Consiglio Generale e Provinciale - Roma, Via Don Orione

16 Dicembre Consiglio Generale e Provinciale ed Econome Territoriali - Roma –V.Don Orione

17 Dicembre Consiglio Provinciale ed Econome Territoriali - Roma –Via Don Orione

2- 5 Gennaio Incontro Sorelle Perpetui 2009 - VR

2- 5 Gennaio Incontro Sor. Juniores - VR

9-13 Gennaio Consiglio Provinciale – Roma

27-29 Gennaio Seminario Formativo per Sorelle fino ai 50 anni – Costalunga (BS)

2 Febbraio Comunicazione Nomina Consiglio Provinciale

8-10 Febbraio Incontro Econome Territoriali - Roma

13-16 Febbraio Consiglio Provinciale – Roma

18-20 Febbraio Seminario Formativo per Sorelle dai 71-80 anni – Caprino Bergamasco

24-26 Febbraio Seminario Formativo per Sorelle dai 71-80 anni – Roma

3 Marzo Assemblea Territoriale VR

4 Marzo Assemblea Territoriale PD

10 Marzo Assemblea Territoriale BS

11 Marzo Assemblea Territoriale MI

18 Marzo Assemblea Territoriale Roma – Centro Sud

19-23 Marzo Consiglio Provinciale

31 Marzo Assemblea Territoriale CT

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