7 – Giornalino di Ottobre 2013

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Giornalino di Ottobre 2013

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AGAPEGIORNALINO A CURA DEI GIOVANI DELL’ORATORIO

ASSOCIAZIONE “DON BOSCO”

Con le opere di

carità ci chiudiamo le porte dell'inferno e ci apriamo il paradiso.

ANNO 3 N°7 (OTTOBRE 2013)

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Il lunedì è il giorno della settima-na in cui si ritorna al lavoro dopo il week-end, in cui ci si alza presto per ritornare a scuola. Per tutte le fasce d’età è il momento di rimboc-carsi le maniche e lavorare, fare il proprio dovere, per portare avanti i propri sogni e renderli sempre più reali. Così possiamo definire Set-tembre “il lunedì dell’anno”, perché è il mese in cui, dopo le vacanze estive, si riprende a pieno ritmo la routine invernale.Il lavoro dà dignità all’uomo, lo nobilita, perché lo rende utile, gli fa avere un posto nella società. Anche da noi studenti l’impegno scolastico o universitario, deve essere considerato un lavoro a tempo pieno. Non bisogna sotto-valutarevalutare lo studio poiché un giorno darà anche a noi un ruolo nel

mondo. Per questo siamo tutti invi-tati a seguire Gesù facendo del nostro meglio ogni giorno. Anche Gesù ha seguito Giuseppe nel lavoro da falegname. Egli per primo ci ha dato il Suo esempio anche sotto questo aspetto.Cari ragazzi e ragazze, siamo chiamati ogni giorno a seguire l’esempio di Gesù nel nostro pic-colo quotidiano. Con questo pro-posito iniziamo questo nuovo anno e ci auguriamo che porti frutti, di cui un giorno potremo godere.

Milena lopriore

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VEGLIA DI PREGHIERA PER LA PACE DEL MONDO

“… Ripeto a voce alta: non è la cultura dello scontro, la cul-tura del conflitto quella che co-struisce la convivenza nei popoli e tra i popoli, ma questa: la cultura dell’incontro, la cultura del dialogo; questa è l’unica strada per la pace. Il grido della pace si levi alto perché giunga al cuore di tutti e tutti depongano le armi e si lascino guidare dall’anelito di pace. Per questo, fratelli e so-relle, ho deciso di indire per tutta la Chiesa, il 7 settembre prossimo, vigilia della ricorren-za della natività di Maria, Regina della Pace, una gior-nata di digiuno e di preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente, e nel mondo intero, e anche invito ad unirsi a questa iniziativa, nel modo che riter-ranno più opportuno, i fratelli cristiani non cattolici, gli ap-partenenti alle altre Religioni e gli uomini di buona volontà”

(Papa Francesco, Angelus del 1 settembre 2013).

Con questa esorta-zione, il Papa ha invita-to cristiani e non, a pre-gare per la pace nel mondo. La nostra par-rocchia “Santa Maria del Carmine” accogliendo con gioia il suo invito, ha organizzato nel giorno richiesto dal Santo Padre, una veglia di preghiera fatta di adorazione eu-caristica e di digiuno dalle ore 20.00 alle ore 24.00. Anche noi vi ab-biamo partecipato, divisi in 4 gruppi. La veglia di preghiera è stata organizzata ap-

puntopunto in 4 fasce orarie ed ogni gruppo ha partecipato a turno. E’ stata una bella giornata di preghiera, che non si deve con-cludere, però, in se stessa. Deve essere, infatti, un input per tutti quanti noi, affinché ci spingaspinga a pregare ogni giorno per la pace del mondo. Non fer-miamoci mai a pregare per questo motivo e chiediamo al Signore di donarci anche la pace interiore.

Alessio Pappalardo

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Quando nelle nostre Chiese guardiamo le icone e/o gli affre-schi dei martiri cristiani il pensie-ro va alle gesta eroiche di coloro che sono stati perseguitati dagli imperatori romani; costretti a na-scondersi anche solo per celebrare il “Giorno del Signore”. In un articolo di qualche mese fa abbiamo ricordato i 49 martiri di Abitene che hanno preferito andare incontro alla morte, piut-tosto che rinunciare a celebrare il giorno del Signore.Papa Francesco in Piazza San Pietro, durante l’Angelus di Do-menica 23 giugno ha detto che: “i martiri sono l’esempio massimo del perdere la vita per Cristo. In duemila anni sono una schiera immensa gli uomini e le donne cheche hanno sacrificato la vita per rimanere fedeli a Gesù Cristo e al suo Vangelo. E oggi, in tante parti del mondo, ci sono tanti, tanti martiri - più che nei primi secoli - che danno la propria vita per Cristo, che sono disposti alla mortemorte pur di non rinnegarLo. Questa è la nostra Chiesa. Oggi abbiamo più martiri che nei primi secoli! Ma c’è anche una forma di martirio quotidiano, che non com-porta la morte, ma anch’esso è un “perdere la vita” per Cristo, compiendo il proprio dovere con amore, secondo la logica di Gesù, la logica del dono, del sa-crificio”.

II “Martiri della domenica” sono coloro che non rinunciano all’assemblea domenicale; non ri-nunciano a se stessi; non rinne-gano la propria identità di cristia-ni. I “Martiri della domenica” sono coloro che celebrano la domenica come giorno del Signore, ma anche coloro che vivono come uomini della domenica. In un mondo come il nostro in cui la Santa Messa domenicale, soprattutto per i giovani, si pre-senta come un rito che non è im-mediatamente percepito in fun-zione della vita, ma come un ob-bligo a cui adempiere, abbiamo tutti un compito delicato. Bisogna avere la capacità di offrire un in-segnamento, non solo con argo-menti convincenti sugli aspetti della vita cristiana, ma essere te-stimoni di ciò che si dice.La testimonianza che dobbiamo dare è innanzitutto ciò che noi profondamente crediamo sia vero, buono e bello da vivere.“Questo è il giorno che ha fatto il Signore, rallegriamoci ed esul-tiamo in esso”.

Antonio Di Napoli

I MARTIRI DELLA DOMENICA

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Egli ha incominciato dicendo che la Parola di Dio, che ci viene donata ogni giorno, è una luce ed una scia da seguire e che le linee pastorali non sono altro che un’intuizione lumino-sa nella Parola di Dio. Inoltre haha spiegato che nel capitolo 5 di Luca c’è una visione eccle-siologica; infatti qui si vanno delineando i primi tratti della primitiva comunità cristiana chiamata ad aprirsi a tutti gli uomini, anche ai peccatori. Ha sottolineato, inoltre, che l’evangelista racconta l’esperienza personale che fa Pietro con Gesù e questa sarà la garanzia di ciò che Gesù dirà a Pietro al versetto 10: “Tu sarai pescatore di uomini”. Questo particolare ci fa capire come la potenza dell’annuncio non proviene da noi stessi o dalle parole che usiamo, ma proviene dall’esperienza quotidiana con Gesù. L’annuncioL’annuncio del Vangelo è far vedere Gesù che salve; è la-sciar lavorare lo Spirito Santo; è credere che Gesù cerca cose grandi nella nostra vita e la Chiesa è formata da persone che, raggiunte dalla Parola di Cristo, vi hanno aderito profonCristo, vi hanno aderito profon-damente. In questa analisi ci ha guidati a scoprire quanto noi abbiamo bisogno di Dio e di rafforzare il nostro rapporto con Lui; noi che siamo chiamati a tirar fuori l’uomo dall’ambiente di morte in cui è caduto, con la forza dell’annunciodell’annuncio della Parola di Dio.

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Successivamente vi è stato l’intervento dell’insegnante Dina Diurno, che lavora nella comuni-tà di immigrati di Borgo Mezza-none, focalizzato principalmen-te su due punti: 1. La testimonianza della pro-pria esperienza sul campo;2. L’accoglienza: parte del nostro essere cristiani.Dopo questo bellissimo inter-vento, gli uffici della diocesi ci hanno presentato ciò che è stato fatto da ognuno di loro du-rante tutto quest’anno.In conclusione il vescovo ha cercato di rispondere ad una do-manda: “Di quale Chiesa ha bi-sogno oggi il mondo?”. Il discorso è stato sviluppato a partire dalla risposta del Papa a

tale interrogativo: il mondo, per il Papa, oggi ha bisogno di una Chiesa che sia capace di riscal-dare il mondo. Su questa scia il vescovo ha continuato dicendo che la prima sfida per la Chiesa di oggi è capire i cambiamenti d’epocad’epoca che ci sono nel mondo, i nuovi segni dei tempi, e sfa-marli imparando a parlare al cuore, non alla ragione. La pa-storale non si deve appoggiare sulle sue risorse ma sulla creati-vità dell’amore, e per fare questo i cristiani devono opera-re una conversione pastorale. La Chiesa di oggi deve risco-prire la misericordia per entrare in un mondo pieno di feriti, e non deve aver paura di incontrare persone che si sono allontanate da lei.Infine c’è stata la conclusione del momento di preghiera. L’augurio è che la nostra Dioce-si, attraverso queste linee pa-storali e attraverso l’aiuto dell’amore misericordioso di Dio, possa portare frutto e mostrare l’amore di Dio nel mondo di oggi.

Alessio Pappalardo

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evangelizzazione, e quindi si è dato importanza ai “centri d’ascolto”. Essi sono una novità per le parrocchie, che devono essere arricchite rivalorizzando ciò che si ha e facendo sempre meglio.AbbiamoAbbiamo analizzato i sette punti del documento della CEI (“Il nuovo volto della parroc-chia” a pag. 19).La nostra guida ci ha spronato nell’unire tutte le forze: bambini, adulti e anziani, per ritrovarci uniti nell’ Eucarestia, dando vita alla comunione fraterna attorno ad uno stesso altare.IlIl settore giovanile, inoltre, svolge un ruolo importante perché ha la missione di curare i giovani nell’oratorio. Il vescovo lo considera,infatti, come un po-tenziale ancora tutto da scopri-re, potrebbe costituire una buona opportunità per aggan-ciare molti ragazzi e adolescen-ti, dando anche molta importan-za ai laboratori artistici parroc-chiali.Don Antonio ha invitato tutti a prendersi cura della parrocchia perché: “la parrocchia non è il sacerdote, ma è tutta la comu-nità”, ecco perché ognuno di noi deve sentirsi responsabile.

Concludo con una citazione biblica (Ezechiele 3,16-17):"Figlio d’uomo, io ti ho posto come sentinella per la casa

d’Israele. Quando sen-tirai dalla mia bocca una parola, tu li dovrai avver-tire da parte mia”.

Gianluca Spagnuolo

CONSIGLIO PASTORALE

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Il pellegrinaggio vero non è quello che si fa uscendo da noi stessi, ma entrando in noi stessi, osservando quindi ciò che va bene e che non va bene, metten-do ordine nella nostra vita. Esso ha come mèta un santuario che diventa una “clinica dello spirito”.diventa una “clinica dello spirito”.

Il tutto si può concludere con una domanda. Forse abbiamo smarrito la strada e dobbiamo trovarla?

Gianluca Spagnuolo

LA SCALA SANTA

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Oggi l’atteggiamento di sfi-ducia dei giovani nei riguardi del Signore è molto diffuso. Accettano di dedicarsi per un po' di tempo a qualche opera generosa ma non trovano il coraggio di impegnarsi in modomodo definitivo contando sulla grazia di Dio.L’oratorio è il luogo in cui i ragazzi trovano il coraggio di fidarsi del Signore e, come tanti lumicini accesi dal Van-gelo, fanno luce a chi cammi-na nel buio delle tenebre alla ricerca di tutto ciò che non è Dio.L’oratorio è un punto di rife-rimento preciso dove poter incontrare la vera Luce, Cristo, e in Lui il volto del Padre. "Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre

opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (Matteo 5,16) LaLa coerenza tra fede e vita; l’accoglienza; l’impegno di soli-darietà con gli altri; il servizio in Parrocchia; la preghiera; le feste accendono l’oratorio di una luce che tutte le tenebre del mondo non possono spegnere. "Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa". (Matteo 5,14-15)casa". (Matteo 5,14-15)

Antonio Di Napoli

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