GibaPress n. 3 // gennaio/febbraio 2009

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SPECIALE ELEZIONI Anche GIBA nel nuovo Consiglio Federale GENTILE Dalle magie in campo a quelle sulla panchina di Roma ISCHIA Isola felice dove il basket è solidarietà La difficile situazione dei giocatori naturalizzati e passaportati PERIODICO BIMESTRALE DI NOTIZIE, INFORMAZIONI E NEWS DELL‘ASSOCIAZIONE GIOCATORI BASKET E DEL FONDO DI FINE CARRIERA NUMERO 3 · GENNAIO/FEBBRAIO 2009 Straniero a chi?

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Periodico bimestrale di notizie, informazioni e news dell‘Associazione Giocatori Basket e del Fondo di Fine Carriera

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SPecialeelezioniAnche GIBA nel nuovo Consiglio Federale

GenTileDalle magie in campo a quelle sulla panchina di Roma

iScHiaIsola felice dove il basket è solidarietà

la difficile situazione dei giocatori naturalizzati e passaportati

Periodico bimestrale di notizie, informazioni e news dell‘AssociAzione GiocAtori BAsket e del Fondo di Fine cArrierAnumero 3 · Gennaio/FeBBraio 2009

Straniero a chi?

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CONTROPIEDI PIÙ VELOCI. CANESTRI PIÙ SPETTACOLARI.

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CONTROPIEDI PIÙ VELOCI. CANESTRI PIÙ SPETTACOLARI.

iI primi 2 mesi del nuovo governo fede-rale saranno decisivi non solo perché durante questo periodo si dovranno adottare alcune decisioni crucia-li, come quella relativa alle regole di tesseramento e di impiego dei gio-catori nei campionati professioni-stici nelle prossime stagioni, ma anche per l’impostazione generale che sarà data alla gestione federale.Si insedieranno le varie commissioni, che si presume avranno maggiore auto-nomia e spazio di azione rispetto al pas-sato, e proprio in seno alle stesse dovrà prendere corpo la volontà riformatrice che sembra animare i consiglieri fede-rali eletti.Di seguito, non in ordine di importanza, alcuni degli obiettivi che GIBA intende perseguire, e che i consiglieri eletti in rappresentanza degli atleti intendono portare all’attenzione del nuovo gover-no federale.

- Riforma del sistema elettorale della componente degli atleti, da ren-dere più autonomo ed accessibile a tutti i giocatori.- Contributo alla cura ed al perfeziona-mento della formazione sportiva dei giocatori, quale attività federale di interesse fondamentale per il mo-vimento.- Contributo alla divulgazione presso i

giovani giocatori della cultura spor-tiva e dei principi di correttezza, educazione e fair play. Contributo alla valorizzazione dei giocatori formati nei vivai giova-nili di club partecipanti a tornei orga-nizzati dalla FIP.- Contributo alla sensibilizzazione de-gli atleti al riconoscimento del valore delle Squadre Nazionali, la parte-cipazione alle quali deve essere consi-derato come il momento più alto e gra-tificante della loro carriera sportiva.- Incremento dell’impiego di atle-ti locali, o comunque riferibili alla pallacanestro italiana, nei campionati professionistici, in modo da ristabilire un equilibrio nel rapporto con gli atleti provenienti da altre federazioni, la cui presenza è oggi oggettivamente pre-ponderante.- Riconoscimento e tutela della di-gnità, della professionalità e dei diritti in generale di tutti i giocatori, professionisti e non professionisti, che dedicano alla attività sportiva parte prevalente del loro tempo, ricevendo-ne in cambio una retribuzione econo-mica. - Contributo alla codificazione di nor-me di salvaguardia e rispetto delle regole economiche, contabili e gestionali dell’attività sportiva, pro-

fessionistica e dilettantistica, al fine di garantire pari opportunità e chance a tutti i partecipanti alle competizioni agonistiche. - Tutela dei diritti fondamentali degli atleti, professionisti e dilettanti, in primo luogo del diritto alla salute, e riconoscimento di tutele assicura-tive e previdenziali anche in favo-re dei dilettanti, specie per coloro che traggono sostentamento dalla attività sportiva.- Parificazione delle tutele e dei diritti delle giocatrici a quelle dei giocato-ri.- Contributo alla codificazione di mo-delli contrattuali unici per gioca-trici e giocatori non professionisti dei campionati nazionali.- Contributo alla divulgazione pres-so gli atleti di valori extrasportivi fondamentali, da sviluppare in consi-derazione della brevità della carriera sportiva, quali soprattutto il valore dello studio e dell’approfondimento culturale.

Si tratta di obiettivi ambiziosi, ma rea-lizzabili, sui quali ci misureremo con le altre componenti del movimento, in un contesto federale nel quale sarà certa-mente più alta che in passato la consi-derazione per gli interessi e le aspettati-ve dei giocatori.

Ora passiamoai fatti

di Giuseppe Cassì

L`editoriale

Editoriale 3

Italiani? Sì, no, forse 4

Il Consiglio Federale dei prossimi quattro anni 8

In rampa di rilancio 10

Giba risponde 12

Anvedi come allena Nando 14

Sondaggio UBE 17

Gioventù al potere 18

Mascia , dream in the USA 19

Habemus Papadopoulos 20

Il ruggito del Leone 22

L’isola che c’è 23

Sommario

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in primo piano

Italiani si nasce e, a volte, si diventa. Questioni di famiglia, un nonno, un bisnonno emigrato, nato o vissuto nel nostro Paese, un amore, una mo-glie, un matrimonio. Tu chiamali, se vuoi, naturalizzati, per discenden-za, o passaportati, una volta spo-sati con un coniuge italiano. Vale per la legge dello Stato, vale per quella della FIP. O meglio, è valso fino ad ora, perché tra qualche mese le cose potrebbero cambiare. Rivoluzionan-do il mercato, ma soprattutto la vita di chi, fino a ieri, è stato trattato ed ha avuto gli stesso oneri ed onori degli italiani. Una decisione po-tenzialmente prorompente che non ha lasciato indifferenti i diretti interessati.

Pensieri insaniA partire da Sani Becirovic, play-guardia in forza alla Lottomatica Roma, nato a Lubiana il 19 mag-gio 1981, ma passaportato italia-no, avendo sposato una donna italiana: “Non mi sembra giusto mettere in discussione lo status di noi passaportati e naturalizzati, per-ché in questo modo si perdono dei diritti di lavoro acquisiti con le relative conseguenze. Non vedo per-ché, se sono considerato come un italiano a tutti gli effetti per la legge dello Stato, non posso

esserlo an-che per gio-care a pal-lacanestro. Capisco che, da un lato, la Federazione voglia dare più spazio ai giocatori italiani, ma dall’altro bi-sogna consi-derare anche la condizione di chi si trova nel mio sta-tus, perché, di fronte a certe decisioni, si arr iverebbe a commet-tere delle ingiustizie. Poi chi di do-vere farà le regole, ma, mi auguro, te-nendo conto di tutti questi aspetti”. Per non creare situazioni dif-ficili ad alcuni giocatori e ad alcune so-

di Damiano Montanari

itaLianiSi, no, forSeAspettando la decisione del Consiglio Federale sulla questione dei giocatori naturalizzati e passaportati, alcuni di loro esprimono perplessità e suggerimenti

Sì, no, forse

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cietà. “Non credo – prosegue infatti Becirovic – che nel mio caso avrei dei problemi nel trovare una squa-dra, qualora fossi considerato uno straniero. Piuttosto ritengo che una scelta del genere metterebbe in difficoltà la mia società che mi ha firmato per tre anni come italiano. E questo non è giusto”. Anche perché, secondo Becirovic, l’utilizzo di giocatori passaportati e naturalizzati non nuoce al livello del campionato italiano, anzi: “Tante so-cietà, tra cui Siena e Roma, si avval-gono delle regole attuali, impiegando giocatori naturalizzati o passaportati. In campionato sono protagoniste ed anche in Europa stanno ottenendo buoni successi e questo non può che contribuire a rilanciare il ba-sket italiano agli alti livelli che merita”. Per uscire dalle sabbie mo-bili di un momento difficile, anche grazie all’aiuto del nuovo presidente federale Dino Meneghin: “Personal-mente – afferma infatti Becirovic – credo che certi ruoli come quello di presidente della FIP debbano essere ricoperti da chi ha vissuto nel mondo del basket ed in questo senso pen-so che Meneghin sia la persona giusta. Se infatti da un lato non è fa-cile passare dal campo a dietro ad una scrivania, dall’altro è vero che, se c’è qualcuno che può riuscire a dare un cambiamento di rotta positivo, questi è Meneghin, che con il suo carisma e, naturalmente con l’aiuto di tutte le parti in gioco, ha le qualità per riu-scire nell’impresa”. A cominciare da quella che riguarda la questione dei giocatori extracomunitari. “Sarebbe meglio – propone Becirovic – che le squadre prendessero solo tre stranieri forti e che il resto del roster fosse composto da italiani. Tante squadre in serie A hanno tan-ti americani e stranieri, ma non tut-ti fanno veramente la differenza. Al posto loro meriterebbero più chance i giocatori italiani, che vanno valoriz-zati a partire dai vivai”.

Un salto per restareStatus leggermente diverso – natura-lizzato per un bisnonno italiano – ma identico dal punto di vista degli effet-ti giuridici per Nicolas Mazzarino, guardia trentatreenne originaria di Salto (Uruguay) ed attualmente

in forza a Cantù. Per lui i prossimi saranno mesi concitati, perché in se-guito alle future de-cisioni del Consiglio F e d e r a l e potrebbe-ro aprirsi s c e n a r i sp iacevo-li per la sua carrie-ra. “Sto a s p e t -tando con ansia la decisione che prenderà la Federazione – afferma infatti Mazzarino – consapevole che

non è per niente giusto discriminare n o i n a t u r a l i z z a t i

da tutti gli altri italiani, perché paghiamo le tasse come gli italiani e siamo soggetti alla legge del-lo Stato, ma, a quanto sem-bra, potrem-mo essere “di-versi” per

giocare a pallacanestro. Spe-ro che il Consiglio Federale prenderà una decisione giusta in merito, ma, se si dovessero verificare situazioni

Nella pagina accanto, Sani Becirovic con la maglia della Lottomatica Roma. Sopra, Nicolas Mazzarino, in forza alla NGC Cantù, in azione

non vedo perche,, se sono

considerato italiano per la

legge dello Stato, non posso

esserlo anche per giocare a

pallacanestro

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spiacevoli, credo che nessuno dei giocatori coinvolti rimarrà fermo, magari intraprendendo azioni legali”. A tutela di chi è ormai a tutti gli effetti un citta-dino italiano. “Sono arrivato qui nell’aprile del 2002 – racconta infatti Mazzarino – e questo è il mio settimo campionato in Italia, più i due mesi in cui ho giocato alla fine del-la stagione 2001-02. Sono un cittadino italiano e capisco che, qualora si dovesse andare a cambiare la situazione attuale, si creerebbero comunque delle discriminazioni. Per quanto mi riguarda, infatti, sarebbe giusto che un’eventuale decisione che non parificasse più i giocatori naturalizzati e i passaportati a quelli italiani non avesse effetto retroattivo, in modo da lasciare salvi i diritti di chi, prima della data della decisione, avesse ot-tenuto lo status di naturalizzato o di passaportato. Da un altro punto di vista, tuttavia, mi ac-corgo che anche una scelta di questo genere verrebbe a toglie-re delle possibi-lità ad e v e n -t u a l i f u t u r i natura-lizzati o p a s s a -p o r t a t i che po-trebbero v e n i r e a giocare in Italia con lo status di italiani. Mi chiedo: che diffe-renza ci sarebbe tra me e loro? Nessuna, se non quella che io ho potuto usufruire di una legge che per loro non ci sarebbe più. Quindi, alla fine, sarebbe for-se meglio continuare come adesso”. Nonostante in Italia certe cose debbano cambiare. “Quindici anni fa – ricorda infat-ti Mazzarino – il livello del ba-sket italiano era molto più alto, sia nel campionato nazionale, sia in Europa. Bisogna inter-venire, magari prendendo spunto dalla Spagna, che ha un campionato di alto livello ed

un’ottima Nazionale. Ci vorrebbero meno stranieri ed un gioco più euro-peo. E’ il momento di agire ed il nuo-vo presidente Dino Meneghin può essere la persona giusta per ap-portare i giusti cambiamenti”.

baluardo nazionalePer evitare situazioni potenzialmente grottesche come quelle di Richard Mason Rocca, trentunenne cen-tro in forza all’Armani Jeans Mi-lano, nativo di Chicago, naturaliz-zato italiano e punto di forza della Nazionale azzurra con 27 presen-ze ed una partecipazione ai Giochi del Mediterraneo del 2005 e ai Mondiali in Giappone del 2006. “Ho una bellissima esperienza in Nazionale – afferma infatti il gioca-tore – e tengo molto a rappresentare l’Italia. Anche se non sono nato qui, infatti, l’Italia per me è importante, tanto che i miei figli sono nati qui. E’ assurdo pensare di essere italiano a tutti gli effetti e di non poterlo essere per giocare a basket. Il problema è che non c’è chiarezza e che non cre-do spetti alla FIP decidere chi

è più italiano di un altro. Capisco l’esi-genza di dare più spazio ai giocatori italiani, ma, allo stesso tempo, non ha sen-so quanto meno pre-

vedere un effetto re-troattivo di un’eventuale decisione che consideri i giocatori natu-ralizzati e i passaportati come stranieri, anche per gli effetti ne-gativi che questa scelta porterebbe loro sul piano lavorativo. Spero che Meneghin, che è un uomo di gran-de carisma, possa trovare la giusta soluzione a questo problema”. E a quello dell’eccessivo impiego di gio-catori americani ed extracomunita-ri. “Il senso di appartenenza ad una società e l’attaccamento alla maglia sono concetti molto belli che negli USA non esisto-no. Sarebbe un peccato perder-li qui in Italia, perché non si dà spazio ai giocatori locali”.

in primo piano

Bisogna intervenire,

magari prendendo spunto

dalla Spagna, che ha un

campionato di alto livello

ed un,ottima

nazionale

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le idee di GuiChe, a volte, non credono abbastan-za di potere riuscire ad avere spazio in serie A, per cui si “accontentano” di giocare in Legadue o in A Dilet-tanti. Almeno secondo Gui Gio-vannoni, ventottenne ala forte della Virtus La Fortezza, nato a Piricicaba, in Brasile, e natura-lizzato italiano, che analizza così la situazione di chi si trova nel suo

status: “In Italia è in atto una crisi economica, per cui anche per le so-cietà è difficile fare delle scelte quando prendono dei giocatori. Negli ulti-mi anni i campioni che erano in Italia sono an-dati via ed il livello si è abbassato un pochino. Ora, tuttavia, qualcosa sta migliorando, con tre squadre italiane arrivate alle Top 16 di Eurolega. Al di là di questo credo comunque credo che il basket italiano stia vivendo un momen-to difficile, al quale il presidente Meneghin ri-

tengo potrà far fron-te nel migliore

dei modi, a partire dalla

decisione da prendere su

chi, come me, è na-

turaliz-zato. Perso-n a l m e n t e penso che

i giocatori naturalizzati

e passaportati fino ad oggi do-

vrebbero diventa-re italiani, anche per

una questione lavorati-va e legata al mercato.

Io sono in Italia dal 2002 ed ho giocato più campio-

nati qui che in qualsiasi altra parte del mondo. Non credo sia

giusto perdere un diritto ricono-sciuto fino a questo momento. Poi,

per dare più spazio agli italiani, si potrebbe guardare al modello

spagnolo, che sta dando ottimi frutti e che prevede l’impiego di soli due giocatori stra-nieri”.

azzerare è assurdoSu una linea molto simile an-che German Scarone, tren-

taquattrenne play tesserato da Rimini, nato a Buenos Aires

e naturalizzato italiano: “Quan-do nel 1990 sono arrivato in

Italia c’era solo un americano o uno straniero per squadra e nove italiani. Poi la legge Bosman ha cambiato le cose, dando ai giocatori italiani meno possibilità di cresce-re. E’ chiaro che ora qualcosa debba cambiare, ma togliere lo status di naturalizzati o passaportati a chi l’ha già ottenuto non ha senso, azzerare questa situazione è assurdo. Magari ci vorrebbero più fiducia e determinazione da parte dei giocatori italiani, che dovrebbero credere maggiormen-te in loro stessi e nei loro mezzi, e più pazienza da parte delle so-cietà che dovrebbero cominciare a preferire un giovane di 18-20 anni in rampa di lancio ad un passapor-tato o ad un naturalizzato esperto di 30. E’ giusto non dare cittadinan-ze e passaporti a cuor leggero, ma è altrettanto giusto tutelare chi ha acquisito questo diritto”. E di chi, come Scarone, ha tra l’altro difeso i colori della Nazionale italiana alle Olimpiadi di Sidney del 2000. Pen-sarlo straniero sarebbe un’assurdità. Perché italiani si nasce e, a volte, si diventa. Ma mai si smette di esserlo.

Nella pagina accanto, Richard Mason Rocca dell‘Armani Jeans Milano. Qui sopra, Gui Giovannoni della Virtus La Fortezza, di fianco, German Scarone con la canotta della Coopsette Rimini

Sì, no, forse

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InfORMAZIOnI, nEWS, DIRITTI DEGLI ASSOCIATI

Il Consiglio Federale è l’organo di gestione del-la Federazione e delibera su tutti i provvedimenti atti ad assicurare ed incrementare il buon andamento della vita e della attività federale (art.32.1 Statuto FIP). Il C.F. è costituito dal presidente e da 20 componenti con diritto di voto: il presidente federale eletto dall’assemblea generale; 9 consiglieri in rappresen-tanza delle società dei campionati regionali e pro-vinciali; 4 consiglieri in rappresentanza degli atleti professionisti (1) e non professionisti (3, di cui almeno 1 donna); 2 consiglieri in rappresentanza dei tecnici professionisti (1) e non professionisti (1); 3 consiglieri in rappresentanza delle 2 leghe pro-fessionistiche; 1 consigliere in rappresentanza delle società dei campionati nazionali maschili; 1 con-sigliere in rappresentanza delle società dei campio-nati nazionali femminili.

Alle riunioni del C.F partecipano, senza diritto di voto:

- un rappresentante eletto dalla consulta regionale (cioè da tutti i presidenti dei comitati regionali)- il presidente del Comitato Italiano Arbitri (CIA)- il presidente del Comitato Nazionale Allenatori (CNA)

Una volta eletti il presidente federale ed i 20 componenti con diritto di voto, il Consiglio Federale:- nomina 2 vicepresidenti, di cui uno vicario, nomi-na il consiglio di presidenza composto dai due vice presidenti, da due rappresentanti delle leghe, da un rappresentante degli atleti e da un rappresen-tante dei tecnici

Il Consiglio Federale dei prossimi quattro anni Eletti anche il Presidente della GIBA Giuseppe Cassì ed il vice Maurizio Ragazzi

infoGiBa

In alto, a sinistra, il presidente del CONI Gianni Petrucci, accanto il nuovo presidente della FIP Dino Meneghin. Nella pagina accanto, a sinistra, sopra: il presidente della GIBA e consigliere federale Giuseppe Cassì stringe la mano al presidente Meneghin, sotto: il vice presidente della GIBA e consigliere federale Maurizio Ragazzi stringe la mano al presidente Petrucci

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- nomina i presidenti ed i componenti delle va-rie commissioni ed i responsabili dei vari setto-ri cui sono demandate alcune specifiche competenze federal- nomina i responsabili del settore squadre na-zionali (SSN) maschili e femminili, che sono i delegati ad organizzare e seguire l’attività delle squa-dre nazionali, ne assumono la responsabilità e relazio-nano il consiglio.- nomina il responsabile del settore agonistico (SA), che sovraintende all’organizzazione dei campio-nati- nomina il responsabile del settore organizzati-vo territoriale (SOT) che sovraintende all’ organiz-zazione degli organi territoriali della FIP- nomina il responsabile del settore giovanile scolastico e minibasket (SGSM) che sovrainten-de all’organizzazione di tutta la attività giovanile e del minibasket- nomina il presidente ed i componenti del comi-tato italiano arbitri (CIA)- nomina il presidente ed i componenti del comi-tato nazionale allenatori (CNA)- nomina il presidente ed i componenti della commissione federale atleti (CFA)- nomina il responsabile del settore carte fede-rali che sovraintende alla gestione ed alla armonizza-zione dei regolamenti federali

E’ anche prevista la nomina di una commissione per la riforma dei campionati, cui sarà dato mandato di proporre all’approvazione del consiglio una proposta di

riforma in funzione del perseguimento degli obiettivi fe-derali.Le riunioni del C.F. sono valide con la presenza della metà più uno dei consiglieri eletti ele decisioni sono adottate a maggioranza semplice dei presenti. A parità di voti, il voto di chi presiede il con-siglio è decisivo. Di seguito i nomi dei com-ponenti del C.F. che si è insediato in esito all’as-semblea generale del 7 febbraio 2009 e che du-rerà in carica per il qua-drienno olimpico:

Presidente Federale: Dino Meneghin

Consiglieri in rappre-sentanza delle società dei campionati regio-nali e provinciali: Angela Albini, An-gelo Barnaba, Marcello Crosa-ra, Eugenio Crotti, Giovanni Del Fran-co, Adelmo Ferrari, Gaetano Laguardia, Giu-seppe Rutolini e Giancarlo Salvetti

Consigliere in rappresentanza delle società parteci-panti ai campionati nazionali maschili non professio-nistici:Pietro Moretti

Consigliere in rappresentanza delle società parteci-panti ai campionati nazionali femminili: Mario Di Marco

Consigliere in rappresentanza degli atleti professioni-sti: Giuseppe Cassì Consiglieri in rappresentanza degli atleti non profes-sionisti:Sandra Palombarini, Stefano Persichelli e Maurizio Ragazzi

Consigliere in rappresentanza dei tecnici professioni-sti: Gianni Zappi

Consigliere in rappresentanza dei tecnici non profes-sionisti: Bruno Sebastiano Boero

Rappresentante della Consulta Nazionale: Enrico Ragnolini

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Livornese d.o.c. se ce ne è uno (la parlata e la contagiosa simpatia non lasciano spazio a dubbi), figlio d’arte, Tommaso Fantoni non poteva non scegliere la città che gli ha dato i na-tali per ritrovare se stesso e rilanciar-si, dopo la poco fortunata parentesi di Treviso. Rimettersi in gioco per riacquistare quella fiducia prematu-

ramente e pericolosamente smarrita nella marca veneta era l’imperativo per un giocatore talentuoso cui, in campo e fuori, non ha mai fatto di-fetto il carattere. Del resto l’indole sanguigna è un tratto distintivo tipi-co dei livornesi, fieri come gli scogli forgiati dalle onde del mar Tirreno.

il richiamo del cuoreE proprio a Livorno è ripartito il cammino di Fantoni, nonostan-te non mancassero le sirene provenienti da molte squadre di Se-rie A. Il ritorno a casa ha una matrice soprat-tutto affettiva: la voglia di aiutare la società che l’ha cresciuto e formato non solo come gioca-tore, ma anche come uomo, ha prevalso su tutto, anche sulla pos-sibilità di continuare a giocare nella massima serie. Il legame con la scuola cestistica della Don Bosco, da sempre fucina di gran-di talenti non poteva non lasciare un segno indelebile su Tomma-so, che non ha resistito al richiamo del cuore: “Avevo l’esigenza di giocare, di avere un minutaggio consi-stente che mi consen-tisse di riacquisire quel-la fiducia nei miei

mezzi che avevo perso a Treviso ed al tempo stesso volevo dare una mano a Livorno, la mia città, per la quale mi sentivo in dovere di fare qualcosa”. Ed in effetti Fantoni non ha fatto mancare il proprio apporto al raggiungimento della salvezza, obiettivo reso ancor più difficile dalla penalizzazione di inizio stagione, tor-nando subito ad esprimersi ad alti li-velli. Punti, rimbalzi, intensità e grinta ne hanno fatto da subito per compagni, coach e tifosi un punto di riferimento, capace di incarna-re al meglio, sul parquet, lo spiri-to della Pallacanestro Livorno.

delusione trevigiana Il rilancio dopo la cocente ed amara delusione trevigiana è stato immedia-to. Certo che il boccone indigesto della mezza stagione trascor-sa nelle file dei “casuals” non è stato ancora completamente digerito e del resto non poteva es-sere altrimenti. Cercato e concupito da molte big, l’ala livornese era stata messa sotto contratto dalla Benetton dopo un lungo corteggiamento, per farne uno dei pilastri italiani della propria rifondazione. Ma qualcosa non è andato per il verso giusto. Quel-lo che doveva essere l’anno della rico-struzione in casa trevigiana si è in re-altà rivelato un fallimentare progetto tecnico abortito sul nascere, che ha finito per travolgere tutti, dal tecnico ai giocatori. A farne le spese anche chi, come Fantoni, non ha nemmeno avuto l’occasione per potere mostra-re tutto il proprio indiscusso talento e potenziale. Troppo pochi i 9’a partita, per di più in un contesto di anarchica

In RAMpADI RILAnCIO Dopo l’esperienza negativa alla Benetton Treviso e le buone cose fatte vedere a Livorno, Tommaso Fantoni ha scelto Casale Monferrato per dimostrare tutto il suo valore

di Massimo Bonarelli

il personaggio di legadue

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confusione e di scoramento generale, per lasciare il segno. Il rammarico è ancora forte, sebbene il campo, supremo giudice, abbia già abbon-dantemente reso giustizia all’ala cen-tro livornese. “Non posso negare che mi sia rimasto il rimpianto di non avere potuto dimostrare il mio valore a Treviso. Non rinnego però la scelta fatta, anche perché vestire la maglia di una società come la Benet-ton rimane il sogno di ogni giocatore. L’organizzazione era super così come la città, in più avevo anche la fortuna di conoscere coach Ramagli, vista la sua lunga militanza da allenatore del-le giovanili a Livorno”. Il subentro del farmacista Mahmuti al tecnico livor-nese ha comportato, nell’ambito della rivoluzione tecnica, la rinuncia a Fan-toni, ceduto in prestito fino al termine della stagione a Livorno.

il lungo del casaleMa non si entra nel giro azzurro a 14 anni, non si vince un titolo na-zionale cadetti e si esordisce in serie A diciassettenne per caso. Qui infatti le ottime cifre (11,5 punti e 6,5 rimbalzi a gara), che peraltro non dicono tutto sul reale contributo profuso sul parquet, hanno riportato in auge il suo nome, finito sul taccu-ino della dirigenza della Junior Casale Monferrato che lo ha fortemente voluto per farne l’architrave di una squadra allestita con il dichiarato obiettivo di tentare la scala-ta alla massima serie. L’ambizio-ne della società e la presenza di un allenatore come co-ach Marco Crespi hanno convinto Fantoni a lasciare il mare della sua amata Livorno per approdare in riva al Po, ai piedi delle colline del Monferrato. “Sono stato fortemen-te attirato dalla serietà del pro-getto della Junior e dalla guida tecnica di Crespi, un allenatore che stimo molto”. La fama del coach mi-lanese, noto per la meticolosità con cui porta avanti un lavoro specifico, improntato al miglioramento della tecnica individuale dei suoi giocato-ri, ha avuto un peso decisivo sulla scelta di Fantoni: “Sto facen-do col coach un grande lavoro quotidiano che riguarda un po’

tutti i fondamentali e gli aspetti del gioco, anche perché ormai nel basket moderno la distinzione tra i ruoli non è più netta come un tempo. Non ci sono più i centri puri. In campo io e Smith ci alterniamo nei ruoli di ala grande e centro: siamo due giocatori interscambiabili”. Nonostante la neb-bia avvolga non di rado le colline che fiancheggiano Casale, il futuro della Fastweb e di Fantoni appare lumino-so: “Finchè vinciamo sono contento: abbiamo tutte la carte in regola per fare un grande campionato, anche se, per scaramanzia, preferi-sco non parlare di promozione. C’è un equilibrio pazzesco, se devo fare dei nomi dico Varese, Soresina e Jesi”.

Più spazio agli italianiIntanto, da giocatore, si dichiara fe-lice dell’approdo di un mito come Dino Meneghin alla presidenza della Federazione: “E’ una figu-ra carismatica, sono certo che risucirà a fare bene anche da dirigente, nonostante il compito non sia dei p i ù

facili”. Dare maggiore spazio agli italiani è ciò che si augura per il fu-turo del movimento: “Sarebbe suf-ficiente ridurre a tre il numero degli extracomunitari e ad uno quello dei comunitari. Ciò - affer-ma Fantoni - consentirebbe ai giova-ni di emergere con più facilità e sono sicuro che il livello del gioco non ne risentirebbe. Del resto, lo spettacolo non è mai mancato nemmeno quan-do c’erano solo due stranieri per squadra”.

il personaggio di legadue

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?Si tratta di una anomalia dello sport

italiano. All’estero, l’atleta che perce-pisce una retribuzione o un compenso

per la propria attività di sportivo, è con-siderato un professionista, a prescindere

dallo sport, dal campionato, ed in genere dal livello delle sue qualità sportive. In Italia, invece, il CONI e la singola Fede-

razione stabiliscono se un determinato sport debba avere un settore professionistico oppu-

re no, e se sì, quale campionato debba consi-derarsi professionistico e quale dilettantistico,

e ciò a prescindere dalla intensità e dalla qualità dell’attività realmente svolta, ed a prescindere dal

rapporto esisente tra l’atleta ed il club (anche, quindi,

GIBA RISpOnDESecondo appuntamento della rubrica interamente dedicata alle domande più frequenti dei giocatori sul loro status, sui loro diritti e doveri, in stretto contatto con le tematiche più calde del momento. Uno spazio pensato e realizzato per fare chiarezza anche sulle situazioni che possono sembrare più controverse

infoGiBa

Nelle prossime settimane sarà presa una decisione sul tesseramento e l’impie-go dei giocatori (italiani e stranieri)

nei campionati professionistici, per le stagioni 2009/2010 e successive. Si tratta di una delle

prime spinose questioni che il Consiglio Fe-derale della FIP, che si è insediato il 7

febbraio, dovrà risolvere. Quello che è certo, e che è stato con-fermato dal presidente Meneghin

anche nel documento programmatico che ha presentato il giorno dell’elezione, è che la decisione scaturirà da un confronto tra fiP,

leghe e Giba e che non si seguirà il metodo del passato, quando la componente dei giocatori non era coinvolta nella decisione. Ad ispirare l’azione

federale dovrà essere il documento della Giunta del coni del 23 luglio 2008 nel quale sono riportate alcune indicazioni relative al metodo ed al me-rito dell’accordo. Non è in dubbio che le nuove regole dovranno prevedere: a) una riduzio-ne del numero dei gio-catori americani; b) la possibilità di accedere alla quota cosiddet-ta “riservata”, solo a giocatori che per adde-stramento e formazione siano realmente riferibili al movimento italiano della pallacanestro.

A ChE punTO SIAMO COn IL

nuMERO DI ITALIAnI E nOn ChE

pOSSOnO GIOCAREIn SERIE A

E LEGADuE?

pERChé In SERIE A E B DILETTAnTI I

GIOCATORI nOn hAnnO GLI STESSI DIRITTI

ChE nEI CAMpIOnATI pROfESSIOnISTICI, AnChE

SE SpESSO L’InTEnSITà DELL’IMpEGnO nOn è

InfERIORE?

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in presenza di previsione di pagamento di un compenso o della esistenza di un vin-colo disciplinare). si spiega così l’assurda situazione della Pallavolo, ai cui atleti non è riconosciuto lo status di professionisti pur essendo tra i meglio preparati e pagati del mondo. E si spiega così quanto accade nel basket, nel quale solo dal 1994 la fiP ha deci-so che ci debba essere un settore professio-nistico, limitandolo ai primi due campionati maschili. Per questa ragione, chi gioca in Serie A o in Legadue matura annualità di pensione, ha tutele previdenziali, salariali e contrattuali in genere di livello superiore rispetto a chi gioca negli altri campionati, anche perché la sua attività ed i suoi

rapporti con i club, proprio perché vige lo status di lavoratore subordinato, sono regolati da un

Accordo Collettivo di categoria siglato dalle Leghe professionistiche e dalla GIBA. Per i giocatori delle categorie non professionistiche, comunque, è in fase avanzata un confronto tra la lega nazionale Pallacanestro (che raggruppa tutti i club di serie

A, B e C dilettanti) e la Giba, per la formulazio-ne di un accordo economico tipo, nel quale sia-no riportate molte delle norme già in vigore a tutela dei giocatori professionisti. L’obiettivo è di giungere in breve allo stesso risultato anche per le giocatrici di serie a.

infoGiBa

Si tratta di malcostume molto diffuso ed assai rischioso per i giocatori. Lo schema utilizzato

è il seguente: il club professionistico propone di suddividere in due parti il compenso, e di inserire una parte nel contratto cosiddetto “di lega”

che è quello che viene depositato regolarmente, e la parte residua nel

contratto cosiddetto “di im-magine” che rimane solo

in mano alle parti. La convinzione diffusa (del tutto infon-data), è che sul primo si paghino le tasse e sul se-condo no. In base

a tale ragionamen-to (si ripete, sbaglia-

to e pericoloso), non è raro che vi siano

contratti di immagine spropositati rispetto ai contratti di lega. la verità è che con i contratti di immagine au-mentano enormemente le difficoltà di recupero delle somme eventualmente non corrisposte dal club all’at-leta; che sulla somma prevista nel contratto di immagine non si calcola il Fondo di Fine Carriera, nè il contributo previdenziale ENPALS ai fini pensionistici. Inoltre, con i contratti di immagine fuori controllo non è possibile operare quei controlli necessari per garantire la serie-tà e la regolarità del campionato: non è corretto che, a parità di budget, un club in regola con gli adempimenti fiscali (e che quindi caso mai andrebbe premiato e non penalizzato) possa investire in forza lavoro meno di un altro più spregiudicato, che deposita contratti con im-porti largamente inferiori a quelli in realtà corrisposti. E’ anche per questa ragione che in America o nel resto d’Europa il movimento della pallacanestro italiana è in genere considerato poco affidabile (a dir poco). E’ oppor-tuno che FIP, Leghe professionistiche ed Associazione Giocatori si adoperino sin dalla redazione delle nuove regole di tesseramento, e dal rinnovo dell’Accordo Collet-tivo, per risolvere tale anomalia.

COME pOSSO TuTELARMI SE LA

SOCIETà nOn vuOLE METTERE TuTTO IL MIO

COMpEnSO nELCOnTRATTO?

Il Fondo di Fine Carriera procede alla liquidazione in favore dei giocatori che

ne hanno maturato il diritto nel mese di marzo di ciascun anno. Le domande

da parte dei giocatori non più tesserati dovranno pertanto pervenire presso gli uf-

fici della GIBA entro il mese di febbraio di ogni stagione sportiva.!LIquIDAZIOnI fOnDO DI fInE CARRIERA

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Nome: Ferdinando. Cognome: Gentile. Professione: inventare magie. Segni particolari: un sorri-so pulito, che arriva da lontano, uno sguardo determinato, di chi ha fatto tanto strada, vincendo tanto, di chi sa che può ancora dare tan-to – e tanto sta dando – al mondo della pallacanestro. Ha comin-ciato strabiliando sul parquet, sta continuando a stupire come coach sulla panchina della Lottomatica Roma. D’altra parte i campioni sono così, sanno essere nel posto giusto al momento giusto e, bene o male, finiscono sempre per scrivere la sto-

ria. Questione di carisma, questione di magie. Una su tutte: 1°gennaio 1994, pallazzetto di Chiarbola, di fronte le prime due forze del campionato di A1: la Virtus Buckler Bologna – che poi vincerà lo scudetto - dei vari Brunamonti, Dani-lovic, Coldebella, Moret-ti e Binelli, e la Stefanel Trieste di Bodiroga, De Pol, Fucka, Lampley e, appunto, Nando Gentile. A 1” dalla fine, con la Vir-tus avanti 73-70, dopo i due liberi realizzati da Binelli, Gentile tira, sbilanciato, dalla sua metà campo col pallone che, dopo una parabola incredibile, strac-cia la retina dei biancone-ri, spalancando le porte dei supplementari alla Stefanel che poi vincerà l’incontro. Roba da fantascienza, roba da Nando Gentile.

trionfo made in casertaTalento approdato al basket,

quando, nella sua Caserta, cominciò a crescere l’interesse per la palla a spicchi. “Sono nato a Tuoro (Caserta) il 1°gennaio 1967 – ri-corda infatti Gentile - e, da piccolo, ho cominciato subito a giocare a calcio nei ragazzini della Caserta-na. Poi, a 12 anni, quando a Caserta stava iniziando a diffondersi la palla-canestro, decisi di provare il basket nella Juve Caserta”. Un matrimo-nio felice che regalerà grandi soddi-sfazioni ad entrambe le parti. “Ho vestito la maglia della squadra della mia città per ben undici anni, con-quistando una Coppa Italia nel

1988 ed uno scudetto nel 1991”. Un momento che Nando ricorda an-cora oggi con grande emozione. “Cer-ti momenti ti rimangono dentro per tutta la vita. Regalare alla mia città il primo scudetto della sua storia è stato indescrivibile, ricordo il calore della gente, la festa per le strade. E poi una squadra che, eccetto Frank e Shackleford, era composta praticamente tutta da giocato-ri casertani come me, Esposito, Fazzi, Rizzo, Tufano, Donadoni, Dell’Agnello – che non era caser-tano, ma era arrivato a Caserta a 19 anni - e l’allenatore Marcelletti, ovviamente, casertano”. Un trionfo senza uguali, anche se poi Nando con-tinuerà a vincere nella sua carriera: prima con la Stefanel Milano (una Coppa Italia ed uno scudetto nel 1996) – dopo avere vestito anche la maglia della Stefanel Trieste - poi in Grecia, al Panathinaikos, dove Gentile conquisterà addirittura tre titoli nazionali consecutivi ed una Eurolega (2000), trovandosi “benissimo in una grande società ed in una grande squadra, conoscendo un campionato molto fisico”. Quindi il ritorno in Italia, metà stagione ad Udine, l’altra metà a Reggio, infi-ne Siena e Maddaloni in B2, dove Nando, a 5 km dalla sua Caserta, si ritirerà dal basket giocato all’età di 38 anni.

la grande occasioneTutto finito? Neanche per sogno, per-ché, si sa, al cuore non si comanda, e alla passione nemmeno. E poi per-ché lasciar cadere nel vuoto tanto ta-lento? Basta convertirlo, non più sul parquet, ma leggermente di fianco, sulla panchina, a guidare una squa-dra, a cercare di far nascere nuovi talenti. “Nel 2005 – racconta infatti

di Damiano Montanari

AnvEDI COME ALLEnA nAnDO

il protagonista di ieri e di oggi

Dopo i successi come giocatore in Italia, all’estero ed in Nazionale, Gentile si sta affermando come coach di assoluto livello alla Lottomatica Roma

continua a pagina 16

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Foto A

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A sinistra, una sequenza in cui Gentile esprime la sua tipica gestualità sulla panchina di Roma. Sotto, con Vincenzo Esposito ai tempi della Phonola Caserta

Gentile – ho iniziato la mia avven-tura come allenatore nel settore giovanile di Maddaloni, poi, l’an-no seguente, sono passato come head coach ad Imola, in Lega-due”. Quindi un anno “sabbatico” in cui lavorare per Sky, fino alla grande occasione, presa al volo. “Quest’an-no sono partito come assistente di Repesa alla Lottomatica Roma, poi, nel momento in cui l’head coach ha rassegnato le sue dimissioni, ho accettato l’incarico di primo alle-natore. All’inizio non è stato facile ed avevo molte perplessità, ma poi ho deciso di provarci con la consa-pevolezza che i giocatori erano contenti di questa scelta e che la società mi stava dando tanta fiducia”. Subito ripagata con gli in-teressi da Nando Gentile che, con la stessa apparente semplicità con cui da giocatore riusciva ad essere de-terminante, ha subito uguagliato il record di vittorie di Repesa – ben 9 consecutive – sulla panchi-na romana, portando la squadra alle Top 16 di Eurolega e alle Final Four di Coppa Italia. “La squadra – afferma infatti Gentile – è attrezzata per essere competitiva su tutti i fronti. Cercheremo di fare il massimo”.

e’ tempo di cambiareUn po’ quello che ci si aspetta dal nuovo Consiglio Federale, chiamato a risollevare un movimento in dif-ficoltà come quello italiano. “Qual-cosa deve cambiare – commenta in merito Gentile – perché siamo ar-rivato ad un punto in cui i giocatori non sono pagati, le squadre falliscono e c’è troppa differenza tra la prima e l’ultima squadra in classifica, senza dimenticare la scarsa considerazione di cui soffrono gli italiani. E’ il mo-mento di fare il salto di qualità e penso che Meneghin sia l’uomo giusto per affrontare questo tipo di situazione”. A partire dalla questione legata al numero degli extracomuni-tari impiegati. “Io credo – continua Gentile – che gli stranieri non va-dano presi tanto per prender-li, ma che ci si dovrebbe limitare ad ingaggiare solo quelli che in effetti possono fare la differenza, dando così maggiori possibilità ai gioca-tori italiani. Porto l’esempio della mia società, Roma, che come politica sta investendo sui giovani. C’è biso-

gno che la gente si identifichi con dei propri beniamini, un po’ come succe-de qui con Gigli che è romano”.

nazionale e famigliaPer una questione di cuore e di un senso di appartenenza che dovrebbe sempre prevalere, soprattutto in Na-zionale. “Ho vestito la maglia az-zurra più di cento volte – afferma infatti Gentile – vincendo l’argento agli Europei del 1991 e credo che un giocatore non debba e non possa rifiutare la Nazionale. Piuttosto si cerchi di costruire una squadra competitiva, magari cre-ata attorno ai nostri tre americani, in modo che possano esserci stimoli sempre più importanti”. Gli stessi che Gentile sente quando sta insieme ai suoi cari, che vengono prima di tut-to. “Nel tempo libero amo stare in famiglia, che per me è un valore importante”. Ne saranno felici la mo-glie Maria Vittoria ed i figli - Ste-fano, 19 anni e tesserato da Ostuni in B1, ed Alessandro, 16 ed inserito nel settore giovanile della Benet-ton Treviso - che dal padre hanno ereditato la passione per la pallaca-nestro. Talento, cuore ed un pizzico di magia. Per continuare a scrivere la storia.

il protagonista di ieri e di oggi

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Sondaggio UBE // UBE survey

infoube

Equipment

Does your team provide practice gear? YES NO

Are you required to wear this gear during practice? YES NO

Please rate the practice gear and equipment of your team on a scale of 1-10?

low quality excellent quality

Do you receive basketball and running shoes? YES NO

If so, how many pairs?

Scheduling

Do you ever work on Sundays? YES NO

Do you ever work nights (after 8pm)? YES NO

Do you take paid vacation during your contract? YES NO

Do you have Christmas or other holidays free? YES NO

Do changes in your work schedule occur regularly? YES NO

Typically, how much time in advance do you know of a change?

In general, do your working hours fit in well with your family

or social commitments? YES NO

Are you satisfied with the way games are scheduled and

with the length of the season? YES NO

Please briefly describe below what changes should be made?

Discipline

Are you familiar with your league‘s disciplinary rules? YES NO

Are you familiar with FIBA disciplinary procedures? YES NO

Are you fined by your team when you get a technical foul? YES NO

If yes, what is the amount of the fine (in Euros)?

Did you and your team agree to the level of the fine? YES NO

Did you receive a copy of your team/league‘s disciplinary rules? YES NO

If you wish to receive the results, please don‘t forget to fill in your email on the back of this form

Survey Result Notification

If you wish to receive a copy of the results of the survey, please fill out your name

and email address (please print clearly):

Last name:

First name:

Email address:

Funded by a grant from the European Commission

DG Employment, Social Affairs and Equal Opportunities

Industrial Relations and Social Dialogue

Project VP/2008/001/0561

Survey on the Working Conditions

of Professional Basketball Players in Europe

VP/2008/001/0561

European Basketball Players

AssociationWHY A SURVEY OF PROFESSIONAL BASKETBALL PLAYERS?

For most players, our only sources of information on working conditions in different leagues are our agents or

word of mouth from other players. A survey on the working conditions for players in Europe will help the entire

basketball community - teams, players, leagues, federations, agents - and national governmental and European

institutions to become informed about where conditions are good and where improvement is needed. It is our

hope that this study will make our industry more transparent for the benefit of all of us.

This survey is being undertaken by UBE, the European Basketball Players Association with funding support

from the European Commission. UBE is a federation of basketball players unions that represents professional

basketball players at the European level. Members of UBE include the associations in Israel, Greece, Italy, Spain,

France, Germany, the Netherlands, Belgium, Portugal and Russia.

Every five years since 1991, the European Foundation for the Improvement of Working and Living Conditions

(EUROFOUND) has surveyed working conditions in the European Union. Although this study is important as a

general study, the rapid professionalization of sport necessitates a more specific analysis.

With the expansion of the European Union more information is needed about the conditions of players in

countries where no players association exists. In order to make a comparison, information is also needed about

current working conditions in countries with long established associations.

Collective Bargaining Agreements in basketball exist in Greece, Italy, Spain, France and Israel. These agreements

establish standards for the treatment of players as employees within their respective leagues.

Thank you for your participation!

Giuseppe Cassi

UBE President

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EquipaggiamentoLa sua squadra Le mette a disposizione un equipaggiamento sportivo? SÌ NO

Durante l‘allenamento deve portare l’equipaggiamento? SÌ NO

Giudichi la qualità dell‘equipaggiamento della Sua squadra in base alla scala da 1 a 10: pessima eccellenteVengono messe a disposizione scarpe da pallacanestro o da corsa? SÌ NO

In caso affermativo, quante paia?Orari di lavoroLe capita talvolta di dover lavorare anche di domenica? SÌ NO

Le capita talvolta di dover lavorare anche di notte (dopo le ore 20:00)? SÌ NO

Ha mai preso le ferie pagate durante il periodo contrattuale? SÌ NO

Nei giorni come Natale o altri festivi prende anche Lei le ferie? SÌ NO

L‘orario lavorativo viene regolarmente modificato? SÌ NO

Quanto tempo trascorre prima che Lei venga messo a conoscenza della modifica? Gli orari lavorativi si lasciano combinare con Suoi obblighi familiari e sociali? SÌ NO

È soddisfatto degli orari impostati delle partite e della durata della stagione? SÌ NO

Descriva brevemente in basso le modifiche da attuare:

Regole disciplinariConosce le regole disciplinari vigenti nella Sua serie? SÌ NO

Conosce le regole disciplinari FIBA? SÌ NO

Se commette un fallo tecnico la Sua squadra La punisce? SÌ NO

In caso affermativo, a quanto ammonta l‘ammenda (in euro)? Lei e la Sua squadra vi trovate d‘accordo sull‘ammontare dell‘ammenda? SÌ NO

Ha ricevuto una copia delle regole disciplinari della Sua squadra/serie in cui milita? SÌ NO

SE DESIDERA RICEVERE I RISULTATI DI QUESTO SONDAGGIO, SI RICORDI DI INDICARE IL SUO INDIRIZZO

DI POSTA ELETTRONICA A TERGO DI QUESTO MODULO

Comunicazioni sui risultati Se desidera ricevere una copia dei risultati del sondaggio, indichi in Suo nome e indirizzo di posta

elettronica (raccomandiamo di scrivere chiaramente):

Cognome:

Nome:

Indirizzo di posta elettronica:

Promosso dalla direzione generale della commissione europea per il lavoro, le questioni sociali, le pari opportunità, i rapporti di lavoro e il dialogo sociale Progetto VP/2008/001/0561

Sondaggio sulle condizioni lavorative dei giocatori professionisti di pallacanestro in Europa.

VP/2008/001/0561

Associazione europea dei giocatori di pallacanestro

PER QUALE MOTIVO VIENE CONDOTTO UN SONDAGGIO TRA I GIOCATORI PROFESSIONISTI

DI PALLACANESTRO?

Le uniche informazioni sulle condizioni lavorative dei giocatori che militano nelle differenti serie ci vengono

fornite dai nostri agenti oppure dagli altri giocatori. Un sondaggio sulle condizioni lavorative in Europa aiuta

l‘intera comunità del settore della pallacanestro (vale a dire le squadre, i giocatori, le associazioni, gli agenti e

i governi nazionali ed europei) a scoprire i punti in cui le condizioni lavorative risultano buone e dove occorre

migliorare. Ci auguriamo che questo studio contribuisca a rendere il nostro settore più trasparente.Questo sondaggio viene condotto alla UBE – sindacato europeo giocatori di pallacanestro - e sovvenzionato

dalla commissione europea. La UBE è un unione di associazioni di pallacanestro che rappresenta a livello europeo

gli interessi dei giocatori professionisti. I membri della UBE sono le associazioni di Israele, Grecia, Italia, Spagna,

Francia, Germania, Paesi Bassi, Belgio, Portogallo e Russia. Dal 1991 la EUROFOUND, la fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, effettua

ogni 5 anni dei sondaggi nell’UE. Sebbene questo studio venga considerato estremamente importante, se non

addirittura essenziale, l‘enorme professionalizzazione dello sport mostra che lo sport professionistico richiede

un‘analisi più specifica.

In Grecia, Italia, Spagna, Francia e Israele esistono degli accordi tariffari. Tali accordi stabiliscono gli standard per

considerare i giocatori come lavoratori dipendenti nell‘ambito delle rispettive serie in cui militano.Dall‘ampliamento dell‘Unione Europea emerge che occorrono maggiori informazioni sulle condizioni lavorative

dei giocatori che militano in quei paesi dove non esistono associazioni. È altrettanto evidente che per poter

fare un paragone servono informazioni sulle condizioni lavorative attuali vigenti nei paesi in cui le associazioni

esistono già da molto tempo.

La ringraziamo per la Sua partecipazione!Giuseppe CassiPresidente dell’UBE

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La Commissione Europea ha avviato un sondaggio per esaminare le condizioni lavorative dei giocatori di palla-canestro in Europa. Lo scopo è quello di ottenere una mi-gliore trasparenza del mercato lavorativo per tutte le parti. Questo sondaggio viene condotto in tutti i 27 Stati membri dell’Unione Europea e nei 3 Stati candidati all’ingresso nell’UE.

In caso di domande o annotazioni in merito, visitate il sito Internet dell’associazione europea dei giocatori di palla-canestro su www.ubeplayers.com oppure rivolgetevi diret-tamente al segretario generale della UBE, Walter Palmer, chiamando il numero +49-951 2413679 o inviando una e-mail all’indirizzo di posta elettronica [email protected]

I risultati saranno presenti a partire da giugno 2009.

The European Commission has funded a survey on the working conditions of basketball players in Europe in or-der to improve the transparency of the labor market for all parties. This survey is being carried out in all 27 E.U. countries and the three E.U. candidate countries.

If you have any questions or comments about the survey please go to the players association website – www.ube-players.com or contact UBE General Secretary, Walter Palmer directly at 0049 951 2413679 or by email at [email protected] .

Results will be available as of June, 2009.

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Carlo Recalcati, che già l’ha voluto nel giro della Nazionale, lo ha defini-to “la novità che sta dominando la A Dilettanti”. E, a pensarci bene, non c’è modo migliore per presentare Giancarlo Ferrero, ala-guardia ventenne, stella polare di Osimo e talento sopraffino, uno di quelli in grado di risolvere un match tutto da solo, di assicurare qualcosa come 22 punti di media ogni volta che mette piede sul parquet.

fortunate coincidenzeAl basket Ferrero è arrivato per caso: aveva 6 anni quando a Bra, suo pa-ese d’origine vicino a Cuneo, un alle-natore della squadra locale tenne a scuola una lezione di fondamentali. Il pomeriggio stesso, affascinato, si pre-cipitò sul campo a tentare la ventura del canestro, a innamorarsi di quella palla a spicchi che sarebbe diventata parte integrante della sua vita. Uno sport sconosciuto in famiglia, perché

“nessuno, né mamma, né papà, nemmeno uno zio sapevano le regole”, ci scherza sù Gian-carlo. Che da quel giorno ha iniziato una carriera fatta di costanza e soddisfazioni, lungo un percorso “sempre so-pra la media”, puntellato da segnali incoraggianti. Primo trasferimento a Casale Mon-ferrato, a 15 anni, “cento chilometri lontano da casa, un’esperienza che mi ha cam-biato”. Più tardi il momento di “una Coppa Italia vinta da spettatore non pagante” e, la stagione dopo, del salto in B2 conquistato con la nuo-va maglia del Valenza. Finiti gli studi - “volevo il diploma di geometra prima di spo-starmi sul serio” - l’approdo a Siena, una promozione sfio-rata, a lungo accarezzata, poi la chiamata di Franco Ciani all’Edilcost.

Un presente da protagonistaA Osimo Giancarlo non ci ha messo molto a vestire i panni

del leader, affascinando tutti. “Non è stato facile – confessa – alla mia età ci sono ragazzi già conosciuti, che sono stati buttati nella mischia da parecchio. Diciamo che sono stato bravo ad aspettare, a non avere fretta, a fare le cose al momento più adatto”. Anche questa è la forza di Ferrero, una testa ben fatta, una capacità innata di lasciare senza paro-le non solo quando tenta il tiro da tre, ma anche quando snocciola concetti che è difficile non condividere. Così, quando gli chiediamo che importanza dà a un’associazione come la GIBA, lui risponde sicuro: “Penso che non sia importante, ma fondamentale. È una realtà che in molti casi ci può aiu-tare, per questo noi giocatori dob-biamo sapere chi sono i nostri rappresentanti, andarli a votare”.

Un sogno tutto italianoOra, dal mare delle Marche dove si ri-fugia quando ha voglia di riflettere, “di chiudermi in me stesso”, di staccare la spina dalle pressioni, normali, che si trova a sostenere ogni giorno, Gian-carlo guarda al futuro, a quella sfida da portare fino in fondo, al desiderio di emergere come italiano in un mas-simo campionato imbottito di stranie-ri. Vorrebbe diventare qualcosa di simile al Soragna di Treviso o al Mordente di Milano, meritarsi la Nazionale, trasformarsi in un faro anche con la casacca azzurra. “Quan-to sono vicino a questo sogno? – si chiede senza mai smettere di sorride-re – Non lo so, non posso dirlo avendo visto le partite di quel livello solo in tv. Mi piacerebbe mettermi alla prova, intuire quanto manca per arrivare al traguardo”.

GIOvEnTùAL pOTERE Giancarlo Ferrero, 20 anni, si sta affermando ad Osimo come punto di forza della squadra e migliore marcatore del girone B della A Dilettanti

di Marco Morello

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il personaggio dei Dilettanti

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Svegliarsi la mattina con un sogno nella testa, tra fantasia e realtà, spe-rando che la fantasia diventi realtà. A volte può succedere, quando il talento incontra l’impegno, quando la bambi-na che per divertirsi tira a canestro si scopre campionessa. Raffaella Ma-sciadri, ventotto anni lo scorso 30 settembre, ne è l’esempio più lampante, con una carriera che parla da sola e quella ciliegina pescata e gu-stata Oltreoceano, la terra delle gran-di opportunità, dove i sogni diventano realtà.

trofei in serie“Ho cominciato la mia avventura nel mondo del basket – racconta “Ma-scia” - a dieci anni nel settore gio-vanile della Sireg Lissone (Mila-no), una società che era vicina a casa mia a Meda, anche se sono nata a Como. Lì sono rimasta fino a quat-tordici anni, quando sono passata alla Pool Comense”. Che fino all’estate del 2004 è stata la casa di Raffaella, prima del suo trasferimento alla Fa-mila Schio, la società in cui gioca attualmente. Poche maglie, ma una carriera costellata di successi per Ma-

scia, che può vantare un palmares invidiabile con 9 scudetti, 2 Cop-pe Italia, 2 Supercop-pe Italiane, 2 Scudetti Cadette, 1 Scudetto Juniores, 1 Scudetto Ragazze, 1 medaglia d’argento con la Nazionale ita-liana ai campionati del mondo universitari in Korea nel 2003, 1 Trofeo come miglior giovane del campionato di A1 nel 2000, 1 Trofeo come miglior giocatrice della Supercoppa 2000, 2 tito-li come migliore giocatrice di A1 nelle stagioni 2004-05 e 2005-06, 1 titolo come migliore realizzatrice italiana, 1 come migliore giocatri-ce della Supercoppa 2005, 1 come migliore giocatrice dei play-off 2006, 4 medaglie di bronzo con-ferite dal Coni per meriti sportivi ed il premio “San Vittore d’oro”, che il Comune di Meda le conferisce ormai da sei anni consecutivi.

america e nazionaleIn mezzo quella che è stata forse la più grande soddisfazione di Mascia, vale a dire la possibilità di giocare nella WNBA, il campionato professionisti-co femminile americano, con la ma-glia dei Los Angeles Sparks. “Era sempre stato il mio sogno – afferma infatti Raffaella – che sono riuscita a realizzare nelle estati 2004, 2005 e 2008. Per potervi partecipare ho dovuto rinunciare alla Naziona-le, ma da adesso in poi la maglia azzurra avrà sempre la prece-denza, perché ora ci sono gli Euro-pei da giocare, un appuntamento a cui siamo riuscite a qualificarci dopo dieci anni ed in cui dobbiamo riscattare la

d e -lusione

dell’ultima edizione casa-

linga. Saremo nel girone con Francia, Israele e Bielorus-sia ed il nostro obiettivo minimo è quello di pas-sare il primo turno. Sia-mo un gruppo molto affiatato ed abbiamo belle speranze”.

Giovani e GibaCome Raffaella che, aspettando di laurearsi in Giurisprudenza e colti-vando la sua passione per la lettura, le lingue e la Criminologia, non di-mentica coloro che rappresenteranno il futuro del basket femminile e chi ha e avrà concretamente il compito di essere per loro un punto di riferi-mento. “Conosco la GIBA – afferma infatti Mascia – e vi sono stata iscritta per parecchi anni. Sicuramente può avere un ruolo importante per le giocatrici: per questo ritengo che, in particolare le più giovani, dovrebbero saperne di più, in-formandosi ed avvicinandosi ad una realtà in grado di tutelare il loro presente ed il loro futuro”.

MASCIA,DREAMIn ThE uSARaffella Masciadri, talento di Schio e della Nazionale, racconta la sua esperienza e le sue aspettative tra vita privata, maglia azzurra e WNBA

di Damiano Montanari

basket femminile

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Doppia nazionalità, ma un unico grande obiettivo: continuare a vola-re alto, soprattutto ora con la maglia

della Fortitudo. Fisico da kouros greco (210 cm per 115 kg), ma determinazione ed abnegazione russa, Lazaros Papadopoulos è la perfetta sintesi delle caratteristiche migliori di entrambi i Paesi, avendo da subito respirato un’atmosfera “in-ternazionale” grazie al padre greco e alla madre russa.

due cuori, due PaesiChe evidentemente hanno trasmesso a Lazos, nato a Krasnodar, nell’ex Unione Sovietica, il 3 giugno 1980, il fascino di entrambe le realtà di provenienza, dal momento che il for-te centro biancoblu a suo tempo ha deciso di giocare per la Naziona-le greca, con cui ha poi conquista-

to l’oro agli Europei del 2005 e l’argento ai Mondiali del 2006, pur mantenendo un rapporto prefe-renziale con la Russia, dove dieci anni fa ha conosciuto Natalia Lo-banova, che quattro anni dopo lo ha sposato, dando poi alla luce due bambine, Danai e Nefeli, oggi di 5 e 3 anni. Due figlie che ogni we-ekend prendono l’aereo da Madrid insieme alla mamma per poter sta-re insieme al loro padre, due nomi che, non a caso, rimandano alla mi-tologia greca.

odissea biancobluCulla di leggende di un Paese che ha visto nascere e crescere il talento di Papadopoulos. “Appena furono ab-

Dual citizenship, but just one great objective; to continue to fly high, especially that now he will be wear-ing the Fortitudo jersey. Body of a Greek kouros, ( 210 cm and 115 kilos), but with the determination and abnegation of a Russian, La-zaros Papadopoulos is the perfect synthesis of the best characteristics of both of these countries., having always breathed in an international atmosphere thanks to his Greek fa-ther and Russian mother.

two hearts, two countriesThat evidently have transmitted to Lazos, born in Krasnodar, in the x- Soviet Union, the 3rd of June 1980, the charm of both realities of origin, seeing that the strong white and blue center in his time decided to play for the Greek nationals, with whom he won the gold at the European games of 2005 and the silver medal at the World games of 2006, while maintaining a special relationship with Russia, where ten years ago he met Natalia Loba-nova, and four years ago mar-ried, bringing to the world two chil-dren, Danai and Nefeli, who today are 5 and 3 years old. Two children who together with their mother take the aereoplane from Madrid to be able to stay with their father, two names, that, not by chance, go back to Greek mythology.

blue-white odessaThe legend is maintained in a coun-try that saw the birth and growth of the talent of Papadopoulos. “As soon as the confines were overcome, re-members Lazaros, my family and I transferred to Athens, where I started to play basketball when 10 years old”. He then became an au-thentic star of Greek basketball. “In 1997 I debuted with Iraklis Salon-icco, where I played until 2001, and then I had a two-year contract with Panathinaikos - with whom I won the Euroleague in 2002, overcom-ing Virtus in the final at PalaMalaguti and then returned in the 2003-2004 season to Salonicco”. From there the flight, seemingly desired by destiny, to Dinamo Moscow and three years later to Real Madrid from where last December I was lent to wear the For-titudo jersey.

hABEMuS pApADOpOuLOS

With a blitz on the market last December, Fortitudo assured itself the loan of Lazaros, one of the best European centers in circulation, to make a jump in quality

Con un blitz di mercato lo scorso dicembre, la Fortitudo si è assicurata il prestito di Lazaros, uno dei più forti centri europei in circolazione, per fare il salto di qualità

di Damiano Montanari // Traduzione di John Fultz

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in flight with the eagleAn adventure which Lazaros imme-diately got involved in: “As soon as I arrived I felt very well, since every-one tried to help me adapt in the best of ways. I’m glad to have chosen Fortitudo, because Bologna is the capital of basketball and the blue-white organization has a great team which is permitting me to get to know the Italian league, which I consider the correct mixture between the Spanish, which is faster, and the Greek, which is slower”. It is an-othere reason to try to do well, the fact that, “The Eagle started poorly, pay-ing for the many player and coaching changes, now we have to show our best face”.

for the player’s rightsWith the character and determi-nation that distinguishes Papa-dopoulos both when he is on the court as well as when president of the Greek Player’s Associ-ation he combats battles against the Sindicate. “We’re very satisfied”, says ,in fact, Lazaros - with what was obtained by threatening to strike last January (the pro-fessional status was ob-tained for the second divi-sion in Greece), because we obtained a success without precedents, seeing effectuated nine of the ten points requested. Next year, in the Greek second division, only Greek players can play. I think that this could be a proposal also for Italy that is having a very dif-

ficult situa-tion, maybe one of the worst in all

of Europe. In this situation,

I believe that GIBA could have

an important role. I know them

personally and as soon as I ar-rived they didn’t

make me feel like a foreigner but as if I was at my home. The

most important thing is that the Italian play-

ers are united together.

battuti i confini – ricorda infatti La-zaros – io e la mia famiglia ci trasfe-rimmo ad Atene, dove a dieci anni ho cominciato a giocare a basket”. Di-ventando un’autentica colonna della pallacanestro ellenica. “Nel 1997 ho debuttato con l’Iraklis Salonicco, dove sono stato fino al 2001, per poi fare un biennio al Panathinaikos – con cui conquistai anche l’Euro-lega nel 2002, superando la Virtus in finale al PalaMalaguti - e tornare, nella stagione 2003-04, proprio a Sa-lonicco”. Da lì il volo, quasi voluto dal destino, alla Dinamo Mosca, e, tre anni dopo, quello al Real Madrid, da dove, lo scorso dicembre, è partito in prestito per vestire la maglia della Fortitudo.

in volo con l’aquilaUn’avventura che ha subito coinvolto Lazaros: “Appena arrivato mi sono trovato benissimo, dal momento che tutti mi hanno aiutato ad inserirmi nel migliore dei modi. Sono contento di avere scelto la Fortitudo, per-ché Bologna è la capitale del basket e la società biancoblu un grande team che mi sta permettendo di conoscere un campionato come quello italia-no, che considero il giusto mezzo tra quello spagnolo, più veloce, e quello greco, più lento”. Un mo-tivo in più per cercare di fare bene. “L’Aquila ha cominciato male, pagan-do anche i molti cambi di giocatori ed allenatori. Ora dobbiamo mostrare la nostra faccia migliore”.

Per i diritti dei giocatoriCon quel carattere e quella determi-nazione che contraddistingue Pa-padopoulos sia quando scende sul parquet, sia quando, come presiden- te dell’Associazione Giocatori greca, combatte battaglie sindacali. “Siamo molto soddisfatti – afferma infatti Lazaros – di quanto abbiamo ottenuto con lo sciopero minaccia-to lo scorso gennaio (ndr promos-so per fare ottenere ai giocatori della seconda divi-sione greca lo status di profes-sionisti), perché abbiamo ottenuto un successo senza precedenti, veden-do avallati ben nove dei dieci punti richiesti. Il prossimo anno nella secon-da Lega greca potranno giocare solo giocatori greci. Penso che potrebbe essere una proposta anche per l’Italia che sta vivendo una situa-zione molto difficile, forse una delle peggiori in tutta Europa. In questo credo che possa giocare un ruolo importante la GIBA, che conosco personalmente e che appena arri-vato non mi ha fatto sentire uno straniero, ma come se fossi a casa mia. L’importante è che i giocatori italiani siano uniti tra loro”.

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Basket e solidarieta,

Nella foto qui sopra, Cesare Covino con Giampiero Ferrandino.A sinistra, Carolina Scibelli e Sonia Iacono. Sotto a sinistra, gruppo della Vacanza Basket: tra gli altri Maurizio Mondoni, Nino Pellacani, Marco Bonamico e Cristiano Masper.Sotto, la home page del sito di Trame Africane

Seconda strada a destra, que-sto è il cammi-no, e poi drit-to, seguendo l ’ e n t u s i a s m o degli oltre cen-t o c i n q u a n t a bambini del Centro Mini-basket A.S.C. Ischia (www.ischiabasket.it). Non è un’in-venzione e ne-nache un gioco

di parole, è una realtà che allarga il cuore ed il sorriso, perché dimostra che il basket non è solo uno splendido gioco, ma anche un mezzo per poter fare del bene, per potere coinvolgere chi è meno fortunato, per aiutare chi ha bisogno.

Una vita per i bambiniUn uomo alla base del progetto: Ce-sare Covino, 62 anni, istruttore nazionale di minibasket e for-matore. Sull’isola vicino al Vesu-vio è lui il vero vulcano, per la forza

prorompente delle sue iniziative, per quella fantasia che tanto lo avvicina al mondo dei bambini. “Sono il capo istruttore del Centro Minibasket

dell’A.S. Cestistica Ischia, che ha squadre dalla serie D, fino alle giovanili, alla B regionale femmi-nile, agli Esordienti e, appunto, al minibasket. Lavoro con bambini e bambine dai 3 ai 12 anni, oltre che con ragazzi e ragazze disabi-li. Abbiamo cominciato nel 1988 e siamo l’unica società dell’isola che ha inserito, nei corsi annuali, bam-bini disabili, dai down, agli autistici, agli spastici, ai muti. D’altra parte le altre società non li vogliono o, se li prendono, li fanno stare seduti a bordo campo a guardare gli altri, mentre io credo che tutti i bam-bini, senza nessuna differenza, debbano divertirsi in palestra”. Per questo Covino, che ama definir-si “un creativo”, ha inventato giochi come il “battitappeto” o utilizzato strumenti come gli sturalavandini, per insegnare e far divertire.

il basket per l’africaIl tutto senza dimenticare di costruire nel presente e per il futuro. “Organiz-zo diverse iniziative – racconta infatti Covino – come la “Vacanza Ba-sket”, giunta alla 26°edizione, che

in estate ha coin-volto giocatori del calibro di Gentile e allenatori come Bianchini, Bucci, Messina e Pan-cotto. Poi abbiamo la “Lunga notte del basket”, nel weekend del 1°mag-gio, una maratona cestistica dalle 17 fino alle 8 del mat-tino all’insegna del-lo stare insieme, ed il “Basket sotto

le stelle”, un’iniziativa simile, ma realizzata la notte di San Lorenzo”. Sempre a contatto coi “suoi” bambini, ma senza dimenticare i più lontani.

“Collaboriamo con la Onlus Trame Africane nel Machaka Project (www.trameafricane.com), per costruire un’ospedale ed una scuola in Kenya. Vendiamo gadgets e nel Centro Minibasket di Casamic-ciola, l’altro di cui sono responsabile, una parte della quota d’iscrizio-ne dei bambini, viene devoluta di-rettamente all’associazione”. Un sorriso alla Peter Pan, un entusiasmo forte come quello di un bambino. An-che se Cesare è cresciuto e con lui la sua splendida realtà ad Ischia, l’isola che c’è, sempre, per chi ama il basket ed i suoi valori più profondi.

L’ISOLA ChE C’è Alla scoperta della splendida realtà creata ad Ischia da Cesare Covino, istruttore di minibasket e formatore innovativo che promuove la vera essenza della pallacanestrodi Damiano Montanari

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Una delle più piacevoli sorprese del campionato di A dilettanti 2008-09 è sicuramente Filippo Alessandri, ventenne play-guardia di 190 cm, in forza alla TLC Palestrina. Arrivato in prestito dalla Virtus Siena nel mese di dicembre, l’esterno nativo di Marsciano, in provincia di Perugia, sta sfornando grandi prestazioni con la continuità e la maturità di un con-sumato veterano. Fisico possente, grande agonista dotato di un otti-mo tiro e di una marcata perso-nalità, Alessandri ha saputo sempre andare in doppia cifra nelle sei partite disputate con la nuova maglia, con un high di 28 punti e 43 di valutazione contro l’Igea Barcel-lona, dimostrando di avere trovato le condizioni ideali per esprimere tutto il proprio talento, senza accusare minimamente il salto di catego-ria: “Non ho avvertito una particolare differenza, se non il fatto che in serie A dilettanti si cura più nei dettagli la tattica, mentre in B viene lasciato mag-giore spazio all’istinto”.

scelta azzeccataQuello di Palestrina peraltro è un gra-dito ritorno, visto che proprio l’anno scorso il Leone - così ribattezzato a Siena - era stato uno dei maggiori arte-fici (10,3 punti saliti a 14,3 nei play off) della promozione della città laziale in A dilettanti. La scelta di tornare dove già aveva vinto e convinto non è stata quindi frutto del caso: “Dopo la vitto-

ria dell’ultimo campionato ero rientra-to alla Virtus Siena perché mi era stato prospettato un maggiore spazio, ma il minutaggio non è stato in linea con le mie aspettative, così ho optato nuova-mente per Palestrina: una realtà in cui mi ero trovato benissimo”. Anche se i rendez vous nello sport a volte si rivelano pericolosi boomerang, bisogna riconoscere che, ad oggi, la scelta si è rivelata azzeccatissima. Il Leone è tornato a ruggire forte. Lo testimoniano le cifre (quasi 22 punti a gara) sin qui collezionate: “Ho preso la decisione giusta, ne sono convinto. Mi sento molto migliorato a livel-lo individuale, in particolare sotto l’aspetto della sicurezza nei miei mezzi: ho accresciuto la fiducia in me stesso”. Il cammino da percorre-re è comunque ancora lungo, come del resto ci tiene a sottolineare lo stesso Alessandri con grande umiltà: “Non mi sento per nulla appagato. Devo progredire in ogni aspetto del gioco, e da questo punto di vista mi reputo for-tunato a potere lavorare con un coach molto preparato come Steffè, con il quale svolgo ogni giorno un program-ma individuale”.

frutti raccoltiIntanto si cominciano però a racco-gliere i frutti seminati fin da quando, ancora undicenne, Filippo prese la strada di Siena per approdare alla cor-te della Virtus: “ I primi due anni

feci il pendola-re da casa, fino a quando, quattor-dicenne, non mi trasferii a vivere in foresteria, dove sono rimasto fino al mio primo passag-gio a Palestrina”. Anni di sacrifici, verrebbe da dire, ma Alessandri non la pensa allo stesso modo: “Parlare di sacrifici mi sembra eccessivo, dal momento che ho sem-pre fatto ciò che più amavo, ossia giocare a pallacanestro. Non ho mai pensato alla possibilità di diventare un professionista, ho sempre cerca-to di fare un passo alla volta, cercando di migliorare gior-no per giorno grazie anche all’aiuto di persone come Maurizio Romani (ndr suo ex coach a Siena), che mi sono sempre state vicine dentro e fuori dal campo”. Grande estimatore di Poz-zecco - “il numero uno” - e di Mc In-tyre - “semplicemente fantastico” - il play umbro crede fermamente ai play off: “ E’ il nostro obiettivo, una volta entrati, ce la giochiamo con tutti”. Una cosa è certa: la determinazione non gli manca.

IL RuGGITO DEL LEOnE Giovanissimo, ma altrettanto determinante, Filippo Alessandri sta trascinando Palestrina verso l’obiettivo dichiarato dei play-off

di Massimo Bonarelli

Organo Uff icialeGIBA - Giocatori Italiani Basket AssociatiVIA MEZZOFANTI N. 79 40137 BOLOGNA Tel. 051/623.10.86 Fax. 051/[email protected]

Registrazione del Tribunale di Bologna n. 5323 in data 2/1/1986

Distribuzione gratuita

Numero 3Gennaio/Febbraio 2009

Direttore ResponsabileMaurizio Ragazzi

Direttore EditorialeDamiano Montanari

CollaboratoriMassimo Bonarelli, Marco MorelloSi ringrazia John Fultz

Progetto grafico e impaginazione Zonamista.it · Modena

Fotografie Ciamillo&Castoria

Stampa Grafiche Picmar s.r.l.via Ca dell‘Orbo 40/240050 Villanova di Castenaso (BO)

Periodico bimestrale di notizie, informazioni e news dell‘AssociAzione GiocAtori BAsket e del Fondo di Fine cArrierA

Periodico bimestrale di notizie, informazioni e news dell‘Associazione Giocatori Basket e del Fondo di Fine Carriera

Pianeta giovani

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